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CRONACA Periodico trimestrale di difesa personale arti marziali e sport da combattimento IL PRIMO PASSO PER GUARIRE DALLA VIOLENZA E’ inevitabile notare come sempre più donne vengano aggredite o subiscano abusi. Una ventenne del Ghana costretta a subire un rapporto sessuale in pieno centro a Pordenone, Hina accoltellata dal padre a Brescia, Sara colpita a morte da un amico a Torino. Queste sono solo tre delle sfortunate vittime che ogni anno in Italia subiscono violenza fisica o sessuale. Le cifre sono vertiginose e dovrebbero far riflettere e spingere a prendere misure di precauzione al fine di essere in grado di difendersi per evitare il peggio. Nei primi mesi del 2007, 62 donne sono state uccise, 141 hanno rischiato di essere uccise, 1.805 hanno subìto violenza, 10.383 sono state picchiate, terrorizzate e private della propria dignità. Fa rabbrividire che questi dati siano parziali e imprecisi: la maggior parte delle vittime, infatti, non denuncia l’accaduto per vergogna e per paura di eventuali ritorsioni. Se un tempo questi fatti avvenivano soprattutto in circostanze particolari, come durante la guerra, oggi sono avvenimenti sempre più frequenti e gratuiti, che accadono con una cadenza martellante e che, soprattutto, colpiscono ogni fascia d’età. Non stupisce quasi più infatti sentire di ragazzi di 13-14 anni che abusano di loro coetanee. Viene naturale chiedersi se questo sia il prodotto di una società che si è creata dopo il benessere verificatosi dopo anni di guerre e cattiverie, ma soprattutto di una società che è rimasta ormai da molto priva di valori morali. La violenza sulle donne, fisica e non, è la peste dei nostri giorni, un morbo inestirpabile che grava sulla sicurezza delle vittime. Stri- scia silenziosa vicino ad ognuno di noi e ci assale infida alle nostre spalle, rendendo complicata anche la cosa più semplice come un’uscita fra amici. Ma ciò che rende la violenza e gli abusi una terribile piaga è il fatto che molte donne restano invischiate nella convinzione di non subirla mai in prima persona, come se fosse un fatto che riguarda solo terzi. I dati dell’Istat e del Viminale ci dicono che in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne hanno subìto una volta nella vita abusi o violenze. Le vittime, comprese per lo più tra i 24 e i 50 anni, sono soprattutto donne emancipate, universitarie, laureate, dirigenti e imprenditrici. La violenza è ormai la prima causa di morte o di invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Un’entità incappucciata e dotata di falce che colpisce e stermina più del cancro o degli incidenti stradali. Si trova ovunque e in particolar e ( c o n t r a r i a m e n t e all’immaginario comune che vede l’aggressore appostato per strada) nella normalità, nei luoghi o fra le persone con cui ci si dovrebbe sentire al sicuro, come la famiglia o il partner, ”si confonde con gli affetti, si annida là dove il potere maschile è sempre stato considerato naturale”, direbbe Lea Mean- dri, saggista e femminista. “Da anni ripetiamo che è la famiglia il luogo più pericoloso per le donne. È lì che subiscono violenza di ogni tipo fino a perdere la vita", denuncia "Nondasola", la Casa delle donne di Reggio Emilia a cui si era rivolta Vjosa uccisa dal marito da cui aveva deciso di separarsi. "Da noi partner e persone conosciute sono i colpevoli nel 90 per cento delle violenze che vediamo. E purtroppo c'è un aumento", dice Marisa Guarnieri presidente della Casa delle donne maltrattate di Milano. "All'interno delle mura domestiche la violenza ha spesso le forme di autentici annientamenti - spiega Marina Pasqua, avvocato, impegnata nel centro antiviolenza di Cosenza, una media di 800 telefonate di denuncia l'anno - Si comincia isolando la donna dal contesto amicale, poi proibendo l'uso del telefono, poi si passa alle minacce e così via in una escalation che non ha fine". Molto spesso in Italia si verifica il f e n o m e n o d e l c o s i d d e t t o “stalking”, ossia un comportamento ossessivo e soffocante che degrada e che porta all’assoluta disgregazione della propria autostima, della propria sicurezza, sino alla completa distruzione che si verifica con la riluttanza alla vita stessa. Per questo motivo le donne dei centri antiviolenza hanno visto positivamente l’approvazione del testo base sui reati di stalking e omofobia, in Commissione Giustizia. Il primo passo per giungere alla denuncia e, in seguito, alla punizione dello stalking è innanzi tutto il riconoscimento di quest’ultimo. Circa il 96% delle donne che subiscono violenza o abusi, infatti, 3
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