storie di straordinaria imprenditorialità - Economia e Management
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PURICELLI<br />
PROFESSIONE AFFINATORE:<br />
IL CASO LUIGI GUFFANTI<br />
<strong>storie</strong> <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria impren<strong>di</strong>torialità<br />
a cura <strong>di</strong> Paolo Preti e Marina Puricelli<br />
Ecco un’azienda atipica che, pur restando commerciale, non sarà mai superata,<br />
né a monte né a valle, rispettivamente dai propri fornitori e clienti,<br />
per oggettive <strong>di</strong>fficoltà strutturali: i piccoli casari non hanno la mentalità<br />
e i mezzi per proporsi in modo adeguato ai gourmet internazionali;<br />
questi ultimi non hanno convenienza a esplorare gli alpeggi delle<br />
montagne europee. E i concorrenti? Tutti e nessuno…<br />
120<br />
<strong>di</strong> Marina Puricelli<br />
Ho appuntamento in una delle<br />
tante imprese familiari italiane.<br />
Pare si tratti <strong>di</strong> un vero caso<br />
aziendale, assolutamente originale,<br />
da conoscere. È la Luigi Guffanti <strong>di</strong> Arona.<br />
Come si legge nel logo: “Formaggi<br />
per tra<strong>di</strong>zione dal 1876”.<br />
Mi trovo in un cortile del tutto anonimo,<br />
con un paio <strong>di</strong> autisti indaffarati a caricare<br />
furgoni dotati <strong>di</strong> celle frigorifere.<br />
Mi <strong>di</strong>rigo verso l’unica entrata che sembra<br />
avere la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> un ingresso per i<br />
visitatori e, come in<strong>di</strong>cato in modo perentorio<br />
da una scritta a pennarello, suono<br />
il citofono. Nessuna risposta. Nuova<br />
scampanellata, ma invano. Al terzo tentativo,<br />
quando inizio a pensare <strong>di</strong> essere<br />
finita nel posto sbagliato, un magazziniere<br />
<strong>di</strong> passaggio, per pura cortesia, mi<br />
apre la porta e mi chiede cosa voglio, chi<br />
cerco. In quell’istante una signora, la moglie<br />
dell’impren<strong>di</strong>tore, si precipita verso<br />
<strong>di</strong> me scusandosi per l’accoglienza poco<br />
formale. Nell’attesa <strong>di</strong> incontrare il marito,<br />
mi propone <strong>di</strong> ingannare il tempo visitando<br />
l’azienda in compagnia del figlio.<br />
Con un montacarichi scen<strong>di</strong>amo in un<br />
grande scantinato e solo lì capisco quello<br />
che, alla prima impressione, avevo messo<br />
in dubbio: l’originalità della formula<br />
impren<strong>di</strong>toriale della Luigi Guffanti.<br />
Il giovane impren<strong>di</strong>tore mi fa da Cicerone<br />
in un labirinto <strong>di</strong> odori forti, <strong>di</strong> forme<br />
che sembrano vive, <strong>di</strong> colori indescrivibili<br />
assunti dai formaggi <strong>di</strong>sposti in perfetto<br />
or<strong>di</strong>ne sulle scaffalature in legno.<br />
Giovanni Fiori non si trattiene: parte dalla<br />
denominazione, risale alle origini, alla<br />
preparazione, mi rivela qualche aned-<br />
economia & management 1 | 2005
economia & management 1 | 2005<br />
STORIE DI STRAORDINARIA IMPRENDITORIALITÀ<br />
doto sul casaro che produce un determinato<br />
formaggio, mi racconta della stagionatura,<br />
prende in mano le forme, le<br />
accarezza, le annusa, mi spiega tutto degli<br />
acari e delle muffe che attaccano le<br />
croste. L’impressione è <strong>di</strong> essere finita<br />
nelle segrete lon<strong>di</strong>nesi <strong>di</strong> Sotheby’s, accompagnata<br />
da un ban<strong>di</strong>tore fanatico<br />
che mi mostra i pezzi rari che l’indomani<br />
verranno messi all’asta: Blu del Moncenisio<br />
d’Alpeggio, Ossolano ubriacato<br />
nelle vinacce del vitigno Prunent, Erborinato<br />
<strong>di</strong> pecora della Val Pusteria, Robiola<br />
<strong>di</strong> capra in foglia <strong>di</strong> verza, Provolone<br />
Valpadana Salamone – due quintali<br />
<strong>di</strong> peso per quasi due metri <strong>di</strong> altezza,<br />
praticamente una enorme scultura <strong>di</strong><br />
formaggio, che viene comprata ogni anno<br />
da un cliente newyorkese per allestire<br />
la sua vetrina natalizia sulla Fifth Avenue.<br />
Nel dedalo <strong>di</strong> scaffali intravedo un<br />
ragazzone <strong>di</strong> colore, uno dei quin<strong>di</strong>ci<br />
collaboratori dell’azienda, che maneggia<br />
i formaggi come un archeologo ripulisce<br />
i reperti: con una frizione <strong>di</strong> olio, acqua,<br />
sale e aceto, dal mattino alla sera, deterge<br />
le croste, gira le forme e le tassella per<br />
verificare che la stagionatura proceda<br />
correttamente.<br />
Riemergo da questo luogo delle meraviglie<br />
e mi viene incontro Carlo Fiori, il patron,<br />
l’affinatore <strong>di</strong> formaggi. Per sua volontà<br />
la missione dell’azienda <strong>di</strong> famiglia,<br />
in origine limitata al commercio <strong>di</strong><br />
gorgonzola, è <strong>di</strong>ventata quella <strong>di</strong> selezionare<br />
formaggi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssima qualità, <strong>di</strong><br />
affinarli, ossia <strong>di</strong> seguirne la stagionatura<br />
con meto<strong>di</strong> rigorosi, <strong>di</strong> porzionarli e<br />
<strong>di</strong> venderli ai migliori negozi specializ-<br />
zati e ai più rinomati ristoranti del mondo.<br />
Mi spiega che il mestiere dell’affinatore<br />
non è solo questo: vuol <strong>di</strong>re risalire<br />
impervie mulattiere per scoprire nuovi<br />
alpeggi, entrare in relazione con i pastori<br />
delle malghe, stimolarli a continui miglioramenti<br />
nella preparazione del formaggio,<br />
evitare che vengano <strong>di</strong>sperse le<br />
abilità e i saperi dei casari più anziani,<br />
incentivare i giovani a continuare nella<br />
tra<strong>di</strong>zione casearia in alta montagna,<br />
supportare finanziariamente le produzioni<br />
più artigianali che non potrebbero<br />
reggere alle ferree leggi del mercato. Mi<br />
mostra poi una sequenza <strong>di</strong> foto che documentano<br />
una sua recente missione in<br />
Sicilia, a Capo Passero: è lì che ha scoperto<br />
una delle poche famiglie che ancora<br />
produce artigianalmente il caciocavallo<br />
ragusano, una varietà particolare <strong>di</strong><br />
formaggio dalla forma rettangolare ottenuto<br />
da vacche <strong>di</strong> pura razza mo<strong>di</strong>cana<br />
che non poteva mancare nell’assortimento<br />
della Guffanti. Mentre racconta<br />
questa strana professione si appassiona,<br />
ma la passione non è sufficiente e, soprattutto,<br />
non spiega il tasso <strong>di</strong> crescita a<br />
due cifre dell’azienda, dal 1997 a oggi.<br />
All’amore per il prodotto, Carlo Fiori aggiunge<br />
una professionalità unica nel panorama<br />
nazionale: doti olfattive e gustative<br />
riconosciute persino dai colleghi<br />
francesi, sperimentazione <strong>di</strong> nuove soluzioni<br />
per migliorare l’affinatura, ampliamento<br />
della gamma offerta fino a<br />
duecento varietà <strong>di</strong> formaggi italiani e<br />
svariate decine <strong>di</strong> formaggi <strong>di</strong> altre nazioni<br />
europee, promozione continua<br />
dell’azienda in tutte le più importanti<br />
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PURICELLI<br />
fiere e manifestazioni eno-gastronomiche<br />
internazionali, presenza consolidata<br />
sui principali mercati esteri (Germania,<br />
Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Hong<br />
Kong, Giappone).<br />
Così facendo, la sua azienda è <strong>di</strong>ventata<br />
lo strumento per valorizzare produzioni<br />
artigianali, in qualche caso al limite dell’estinzione,<br />
e connetterle a una clientela<br />
<strong>di</strong> buongustai sparsi nel mondo e capaci<br />
<strong>di</strong> apprezzare formaggi sofisticati.<br />
Per comprendere l’ultima fase del processo,<br />
vengo invitata a osservare i <strong>di</strong>pendenti<br />
impegnati nella fase <strong>di</strong> porzionatura,<br />
<strong>di</strong> confezionamento e <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione.<br />
Tra loro, mi viene in<strong>di</strong>cata una ragazza,<br />
laureata ad<strong>di</strong>rittura in filosofia, in<br />
azienda da almeno <strong>di</strong>eci anni, impegnata<br />
nella spe<strong>di</strong>zione più complessa: deve<br />
fare in modo che ogni settimana trenta<br />
chili <strong>di</strong> mozzarella <strong>di</strong> bufala <strong>di</strong> Aversa arrivino<br />
sulle tavole giapponesi, non impiegando<br />
più <strong>di</strong> due giorni e mezzo per<br />
la spe<strong>di</strong>zione. “La mozzarella” sentenzia<br />
il nostro affinatore “dovrebbe essere<br />
mangiata appena prodotta, dopo che il<br />
casaro ha preso nel palmo della mano la<br />
pasta <strong>di</strong> formaggio e l’ha plasmata e<br />
tranciata per conferirle quella forma<br />
unica che tutti conosciamo. I miei <strong>di</strong>pendenti<br />
sanno che, al massimo, possiamo<br />
tollerare che passino tre giorni da<br />
quel momento magico al consumo del<br />
prodotto, quin<strong>di</strong> i ritar<strong>di</strong> nella consegna,<br />
anche se in Giappone, non sono ammessi!<br />
Figuriamoci poi quando ci viene<br />
chiesta una selezione <strong>di</strong> caprini aromatizzati<br />
per completare il cenone <strong>di</strong> capodanno<br />
in uno dei resort più esclusivi delle<br />
Mal<strong>di</strong>ve. Non è proprio possibile fare<br />
altrimenti. Sulle consegne dobbiamo essere<br />
impeccabili!”.<br />
Al <strong>di</strong> là delle suggestioni olfattive e gustative<br />
che questa storia offre, vorrei sottolineare<br />
un tratto della Luigi Guffanti –<br />
quello <strong>di</strong> essere un’azienda commerciale<br />
atipica – poiché è da questa caratteristica<br />
<strong>di</strong>stintiva che si può ricavare qualche<br />
utile spunto <strong>di</strong> riflessione.<br />
Nella maggioranza dei casi, un’impresa<br />
commerciale è strutturalmente debole per<br />
il fatto <strong>di</strong> avere fornitori forti e clienti deboli.<br />
I primi sono in molti casi aziende <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, con un raggio d’azione<br />
multinazionale, con marchi affermati e<br />
politiche commerciali aggressive che finiscono<br />
spesso con lo scaricare parte del ri-<br />
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schio impren<strong>di</strong>toriale sui loro partner <strong>di</strong>stributivi.<br />
I clienti deboli sono quelli che<br />
acquistano secondo scelte <strong>di</strong> convenienza<br />
economica più che <strong>di</strong> qualità, <strong>di</strong>scriminando<br />
in funzione del prezzo. Nel caso<br />
dell’impresa commerciale il cambiamento<br />
più utile sarebbe quello più ra<strong>di</strong>cale:<br />
riuscire ad avere fornitori deboli e clienti<br />
forti, nel senso <strong>di</strong> ricercare un prodotto o<br />
un servizio <strong>di</strong> qualità che, <strong>di</strong>fficilmente,<br />
senza un interme<strong>di</strong>ario arriverebbe al<br />
consumatore finale, e <strong>di</strong> fargliene apprezzare<br />
il valore nelle sue componenti materiali<br />
e immateriali.<br />
È il caso della Guffanti che, pur restando<br />
commerciale, non sarà mai superata, né<br />
a monte né a valle, rispettivamente dai<br />
propri fornitori e clienti, per oggettive<br />
<strong>di</strong>fficoltà strutturali. I piccoli e isolati casari<br />
non hanno la mentalità e i mezzi per<br />
“scendere a valle” e proporsi in modo<br />
adeguato ai più noti gourmet internazionali.<br />
Questi ultimi non hanno convenienza<br />
a esplorare gli alpeggi delle montagne<br />
europee per ricercare produzioni<br />
autoctone. E i concorrenti della Guffanti?<br />
Tutti e nessuno, come si può facilmente<br />
intuire: non i gran<strong>di</strong> caseifici industriali<br />
e non i singoli artigiani, eccellenti<br />
in una produzione specifica ma privi<br />
<strong>di</strong> gamma, senza la possibilità <strong>di</strong> offrire<br />
un servizio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione capillare.<br />
Se ripetere questa esperienza in altri settori<br />
può non essere facile, alla portata <strong>di</strong><br />
tutti c’è invece la <strong>di</strong>versificazione dei fornitori,<br />
anche se spesso ciò si realizza attraverso<br />
l’apertura <strong>di</strong> altre aziende per ridurre<br />
il rischio <strong>di</strong> concorrenza con il fornitore<br />
storico. L’altra strada per ridurre<br />
la <strong>di</strong>pendenza sembrerebbe essere quella<br />
<strong>di</strong> procedere ad aggregazioni tra imprese<br />
commerciali simili per aumentare<br />
la forza negoziale con il fornitore: quale<br />
sia, però, la modalità organizzativa seguita<br />
per realizzare tali collaborazioni, e<br />
purché si riesca a superare le facili e giustificate<br />
ritrosie dell’azienda fornitrice,<br />
la sostanza del problema non cambia, e<br />
dunque essere meno deboli non significa<br />
automaticamente essere più forti:<br />
manca ancora alla base un’idea impren<strong>di</strong>toriale<br />
originale e colui – l’impren<strong>di</strong>tore<br />
– che la realizzi. Fattori che, al contrario,<br />
troviamo bene esemplificati nel<br />
caso della Luigi Guffanti.<br />
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