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il 5 per mille?<br />
alla GOG<br />
co<strong>di</strong>ce fiscale 80007850102<br />
GOG<br />
giovine orchestra genovese onlus<br />
Galleria Mazzini 1 primo piano<br />
16121 genova<br />
tel (+39) 010 8698216<br />
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www.gog.it<br />
con il contributo della<br />
COMUNE DI GENOVA REGIONE LIGURIA<br />
Un incontro con Elisa Pegreffi e Paolo Borciani<br />
Come conciliavate i problemi tecnico-esecutivi con quelli interpretativi? Mi spiego meglio:<br />
se gravi <strong>di</strong>fficoltà tecniche potevano ridurre la profon<strong>di</strong>tà interpretativa, preferivate<br />
attenervi alla partitura o svincolarvi in qualche momento? Ad esempio nelle arcate...<br />
Borciani: Quando un’arcata è troppo lunga, generalmente si rompe, senza farlo avvertire.<br />
E ciò richiede grande maestria.<br />
Pegreffi: Questa fu una delle prime cose che ci sentimmo <strong>di</strong>re da Busch. Egli ci <strong>di</strong>sse:<br />
«Rompete tutte le volte che lo credete più opportuno per la bellezza del vostro canto. Non<br />
affossate il suono, per mantenere un’arcata».<br />
E vi sentivate vincolati al rispetto dei tempi o li adattavate alla linea interpretativa?<br />
Borciani: Beh! il «tempo» (Allegro; Adagio; Allegretto ... ) è una in<strong>di</strong>cazione d’autore che è<br />
quasi sempre esatta. I metronomi no. Sui metronomi <strong>di</strong> Beethoven c’è, ad esempio, una<br />
grossa polemica. A mio avviso essi sono spesso errati. Intanto, ne sono state fatte due<br />
e<strong>di</strong>zioni, per lo meno. Beethoven ha messo, a posteriori, alcuni metronomi e gli amici<br />
(Czerny, Nottebohm e altri) hanno poi variato questi metronomi <strong>di</strong>cendo che Beethoven<br />
preferiva tempi più lenti <strong>di</strong> quelli che aveva inizialmente in<strong>di</strong>cato. Anche questa seconda<br />
e<strong>di</strong>zione, chiamiamola così, dei metronomi <strong>di</strong> Nottebohm è oggi a mio avviso poco<br />
atten<strong>di</strong>bile perché allora v’era una <strong>di</strong>versa maniera <strong>di</strong> suonare. Scegliendo un tempo,<br />
infatti, non si può prescindere dal vibrato, dal volume <strong>di</strong> suono dello strumento, dalla <strong>sala</strong><br />
in cui ci si trova, dalle nuance. Chi <strong>di</strong>ce al giorno d’oggi: «Beethoven ha scritto questo<br />
metronomo e così va eseguito», secondo me sbaglia. I rapporti invece tra «i numeri<br />
metronomici» quasi sempre vanno rispettati (ve<strong>di</strong> Scherzo e Trio del Quartetto op. 74:<br />
identico numero <strong>di</strong> metronomo, stessa velocità).<br />
Quin<strong>di</strong> Lei dà torto a Roger Fiske che su Gramophone dell’agosto 1973 giu<strong>di</strong>cò «eccentrica»<br />
la vostra esecuzione del primo movimento del Quartetto n. 15 in sol maggiore <strong>di</strong> Schubert?<br />
A parte poi il fatto che nei Quartetti <strong>di</strong> Schubert non vi sono in<strong>di</strong>cazioni metronomiche.<br />
Borciani: Ve<strong>di</strong>amo che scrive. Ah! Sì, ci rimprovera i «contrasti <strong>di</strong> tempo», le «variazioni<br />
<strong>di</strong> tempo» che per lui sono un po’ «inusuali, eccentriche». Non voglio <strong>di</strong>fendere il nostro<br />
operato, ma se si prendono alcune interpretazioni <strong>di</strong> Furtwängler, vi sono delle variazioni<br />
<strong>di</strong> tempo notevolissime, eppure <strong>di</strong> grande logica musicale.<br />
Veniamo a Schubert, uno dei vostri autori pre<strong>di</strong>letti. Come risolvevate la «stanchezza»<br />
poetica e psichica dei suoi lunghi movimenti?<br />
Borciani: Come in tutti i casi bisogna fidarsi della musica. Affrettare i tempi, perché si teme<br />
la lunghezza, è un grosso errore. Per me, poi, non esiste mai «stanchezza» in Schubert.<br />
Come mai non avete inciso anche le opere giovanili e perché non avete fatto l’integrale<br />
degli ultimi quartetti?<br />
Borciani: Dei quartetti giovanili abbiamo inciso quello in do (D 32) e quello in mi bemolle<br />
(D 87). Le parti <strong>di</strong> quello in do ci vennero date tanti anni fa da un compositore svedese<br />
e non posso garantire della completa fedeltà al testo. Era nostra intenzione fare tutta<br />
l’integrale schubertiana.<br />
Penso che in certe Sonate <strong>di</strong> Schubert sia un po’ defatigante, anche sul piano psicologico,<br />
fare tutti i ritornelli. Si corre anche il rischio <strong>di</strong> non mantenere la stessa tensione poetica.<br />
Borciani: Nel Quartetto in sol (D 887) o nel Quartetto «La Morte e la Fanciulla» c’è<br />
effettivamente il dubbio se fare o no il ritornello del primo movimento, perché, rispettandolo,<br />
il tempo <strong>di</strong>venta assai lungo.<br />
Pegreffi: Noi anche nei <strong>di</strong>schi abbiamo eseguito i ritornelli. Ritengo sia più giusto.<br />
E anche una prova <strong>di</strong> rispetto.<br />
Pegreffi: Esatto!<br />
Borciani: Per concludere, secondo me i ritornelli vanno il più possibile eseguiti. Spesso,<br />
peraltro, l’autore <strong>di</strong>mostra chiaramente <strong>di</strong> esigerlo. Nello Scherzo del Quartetto op. 59<br />
n. 3 <strong>di</strong> Beethoven, il Trio va eseguito due volte e il Minuetto tre. E nell’op. 18/4 Beethoven<br />
scrive dopo il Trio «La seconda volta si prende il tempo (del Minuetto) più allegro».<br />
(Da un’intervista <strong>di</strong> Sergio Andreoni pubblicata sulla Rivista MUSICA n. 35, Dicembre<br />
1984)<br />
PROSSIMO CONCERTO<br />
lunedì 23 marzo<br />
Teatro Carlo Felice ore 21<br />
Sergej Krylov violino<br />
Aleksandar Madžar pianoforte<br />
Ludwig van Beethoven<br />
Sonata in la maggiore op. 47 “a Kreutzer”<br />
Johannes Brahms<br />
Sonata n. 1 in sol maggiore op. 78<br />
Franz Schubert<br />
Fantasia in do maggiore D 934<br />
La famosissima Sonata “a Kreutzer”, resa ancor più famosa dal racconto <strong>di</strong> Tolstoj, fu<br />
terminata nel 1803. La de<strong>di</strong>ca originale, “Sonata mulattica, composta per il mulatto<br />
Birdschdauer, gran pazzo e compositore mulattico”, era in<strong>di</strong>rizzata a George Polgreen<br />
Bridgetower, violinista mulatto <strong>di</strong> origine polacca che viveva a Londra e che fece delle<br />
tournée in Europa tra il 1802 e il 1803. La Sonata fu pubblicata nel 1805 da Simrock a<br />
Bonn con la seguente de<strong>di</strong>ca: “Sonata per pianoforte e un violino obbligato, scritta in uno<br />
stile molto concertante, quasi come <strong>di</strong> un concerto, composta e de<strong>di</strong>cata al suo amico<br />
R. Kreutzer, membro del Conservatorio <strong>di</strong> Musica in Parigi, primo violino dell’Accademia<br />
della Arti e della Camera Imperiale, da L.v. B., op. 47”. Forse il compositore decise <strong>di</strong><br />
de<strong>di</strong>carla a Kreutzer per ingraziarsi un membro piuttosto importante dell’entourage<br />
musicale parigino. Kreutzer molto probabilmente non seppe mai della de<strong>di</strong>ca, ed è quasi<br />
certo che non suonò mai questo pezzo.<br />
La prima delle tre sonate per violino e pianoforte fu iniziata da Brahms verso la fine del<br />
1878 e finita nell’estate successiva a Pörtschach in Carinzia, dove anche fu composto,<br />
quasi nello stesso periodo, il Concerto per violino. La prima esecuzione pubblica avvenne<br />
a Vienna il 20 novembre del 1880 per opera del compositore stesso e del violinista<br />
Hellmesberger. La Sonata è conosciuta con il titolo “Regensonate” (Sonata della pioggia)<br />
per l’utilizzo nel primo e nell’ultimo movimento del tema del suo Regenlied (Canto della<br />
pioggia) op. 59 n. 3 su testo <strong>di</strong> Klaus Groth e del successivo Nachklang (Eco) op. 59 n. 4,<br />
che presenta la stessa melo<strong>di</strong>a.<br />
La Fantasia in do maggiore D 934 fu scritta nel <strong>di</strong>cembre del 1827 per il violinista<br />
Josef Slavik e il pianista Karl Maria von Bocklet, lo stesso duo che aveva eseguito il<br />
Rondeau brillant in si minore. La prima esecuzione avvenne a Vienna il 20 gennaio 1828.<br />
L’opera, in un unico movimento <strong>di</strong>viso in quattro sezioni, presenta un materiale tematico<br />
particolarmente ricco e tecnicamente impegnativo. Il bellissimo “Andantino” riprende il<br />
tema <strong>di</strong> uno straor<strong>di</strong>nario Lied scritto nel 1822 su testo del poeta Friedrich Rückert “Sei<br />
mir gegrüsst”.<br />
G<br />
O<br />
G<br />
Teatro Carlo Felice ore 21<br />
lunedì 16 marzo 2009<br />
Quartetto Artemis<br />
Natalia Prischepenko violino<br />
Gregor Sigl violino<br />
Friedemann Weigle viola<br />
Eckart Runge violoncello<br />
CONCERTI DAL 1912<br />
08<br />
09
Il Quartetto in sol minore D 173 fu iniziato da Schubert il 25 marzo del 1815 (il giorno prima<br />
aveva terminato la Seconda Sinfonia) e archiviato il primo aprile successivo, - quin<strong>di</strong><br />
solo in una settimana. È probabile che la prima esecuzione privata avvenne in famiglia,<br />
durante le feste <strong>di</strong> Pasqua. È interessante notare che solo per questo quartetto Schubert<br />
utilizza la tonalità <strong>di</strong> sol minore, - così evocatrice <strong>di</strong> Mozart. La stessa robustezza ritmica<br />
del primo movimento si ritrova nel Rondò finale, tanto che si può quasi <strong>di</strong>re che il ritmo<br />
sia l’elemento unificatore dell’opera.<br />
Jörg Widmann ha stu<strong>di</strong>ato clarinetto al Conservatorio <strong>di</strong> Monaco e alla Juilliard School of<br />
Music. Ha vinto primi premi al Concorso Carl Maria von Weber, al Concorso dei Collegi<br />
Musicali Tedeschi e nel 1996 ha ricevuto il premio destinato dalla Baviera ai giovani<br />
artisti. A un<strong>di</strong>ci anni ha cominciato a stu<strong>di</strong>are composizione con Kay Westermann, e<br />
successivamente con Hans Werner Henze, Wilfried Hiller e Wolfgang Rihm. Oggi è<br />
considerato uno dei più interessanti compositori della sua generazione. Nel gennaio del<br />
2007 Pierre Boulez e i Wiener Philharmoniker hanno eseguito il suo nuovo lavoro per<br />
orchestra “Armonica”. I cinque quartetti per archi <strong>di</strong> Jörg Widmann sono una sorta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong><br />
concentrati, come quelli del suo maestro Wolfgang Rihm. Presi uno per uno l’attenzione<br />
va posta sulla tecnica e sull’idea estetica su cui si basa ciascuno <strong>di</strong> essi. Quando vengono<br />
eseguiti tutti insieme come un ciclo unitario, tuttavia, si avvicinano molto alla ben nota<br />
forma classica in più movimenti. Il tema del Primo Quartetto per archi è l’inizio da cui tutto<br />
prende avvio: un’introduzione in cui un suono sforzato riesce ad arrivare agli armonici<br />
solo dopo un po’ <strong>di</strong> tempo. A quel punto è la viola, il “parente povero” nella letteratura per<br />
quartetto d’archi, a definire l’intero lavoro.<br />
Il Quartetto in sol maggiore D 887 quin<strong>di</strong>cesimo ed ultimo dei quartetti <strong>di</strong> Schubert, fu<br />
scritto in appena <strong>di</strong>eci giorni dal 20 al 30 giugno del 1826. Solo il primo movimento<br />
fu eseguito mentre era ancora in vita il compositore, nell’unico concerto viennese <strong>di</strong><br />
sue opere, organizzato da lui stesso, il 26 marzo 1828 con il Quartetto Schuppenzigh.<br />
La prima esecuzione integrale dell’opera ebbe luogo solamente nel 1850 ad opera del<br />
Quartetto Hellmesberger e fu pubblicato nel novembre dell’anno successivo, da Diabelli.<br />
Esemplare per originalità <strong>di</strong> sviluppi, potenza <strong>di</strong>alogica e capacità <strong>di</strong> utilizzo della tecnica<br />
della variazione, questo quartetto manifesta una particolare propensione a oltrepassare<br />
i confini delle sonorità tipicamente cameristiche, per giungere ad un timbro ed una<br />
intensità “sinfonica”. La scelta della tonalità <strong>di</strong> sol maggiore può rappresentare una<br />
rivincita sul re minore del Quartetto “La morte e la fanciulla”, quasi un cambio <strong>di</strong> pagina.<br />
Inoltre sul piano della condotta armonica, l’oscillazione permanente tra il modo maggiore<br />
e il modo minore – caratteristica del linguaggio schubertiano della maturità – determina la<br />
struttura del quartetto suggerendo all’ascoltatore quasi un sentimento <strong>di</strong> instabilità. Nella<br />
sua gran<strong>di</strong>osità, il susseguirsi delle varie idee non necessariamente esclude la visione<br />
d’insieme.<br />
Franz Schubert<br />
compone il<br />
Quartetto in sol<br />
minore D 173<br />
1815<br />
Franz Schubert<br />
compone il<br />
Quartetto in sol<br />
maggiore D 887<br />
1826<br />
Schubert a<br />
Eisenstadt per<br />
rendere omaggio<br />
alle spoglie <strong>di</strong><br />
Haydn; contrae<br />
una terribile febbre<br />
tifoide che lo<br />
porterà alla morte<br />
1828<br />
1882<br />
Nasce a Monaco Karl<br />
Valentin cabarettista,<br />
attore teatrale e produttore<br />
cinematografico.<br />
Influenzerà la cultura<br />
durante la repubblica <strong>di</strong><br />
Weimar<br />
Thomas Mann pubblica<br />
il suo primo romanzo<br />
I Buddenbrook:<br />
decadenza <strong>di</strong> una<br />
famiglia che ambienta<br />
nella città natale,<br />
Lubecca<br />
1901<br />
Quartetto Artemis<br />
Natalia Prischepenko violino<br />
Gregor Sigl violino<br />
Friedemann Weigle viola<br />
Eckart Runge violoncello<br />
Franz Schubert<br />
(Vienna, 1797 – Vienna, 1828)<br />
Quartetto in sol minore D 173<br />
Allegro con brio<br />
Andantino<br />
Allegro vivace<br />
Allegro<br />
Jörg Widmann<br />
(Monaco, 1973)<br />
1. Streichquartett<br />
•<br />
Franz Schubert<br />
Quartetto in sol maggiore D 887<br />
Allegro molto moderato<br />
Andante un poco moto<br />
Scherzo: Allegro vivace<br />
Allegro assai<br />
1919<br />
Grosz e Heartfield<br />
si fanno fotografare<br />
mentre espongono lo<br />
slogan L’arte è morta.<br />
Lunga vita alla nuova<br />
arte <strong>di</strong> Tatlin!<br />
Prima proiezione<br />
de Il gobbo e la<br />
ballerina, film <strong>di</strong><br />
F.W. Murnau scritto<br />
da Carl Mayer<br />
1920<br />
1920-30<br />
Nascono nella periferia <strong>di</strong><br />
Monaco i Tingel Tangel,<br />
locali fumosi dove bottegai<br />
e impiegati <strong>di</strong>menticano le<br />
privazioni del quoti<strong>di</strong>ano<br />
davanti ad uno spettacolo,<br />
wurstel e crauti<br />
Nasce sulle<br />
colonne della<br />
Weltbühne il<br />
personaggio<br />
più famoso <strong>di</strong><br />
Kurt Tucholsky,<br />
Herr Wendriner<br />
1924<br />
1927<br />
L’attrice e cantante<br />
viennese Lotte<br />
Lenya protagonista<br />
<strong>di</strong> Mahagonny:<br />
musicato dal marito<br />
Kurt Weill su testo<br />
<strong>di</strong> Berthold Brecht<br />
Il Quartetto Artemis, venne fondato nel 1989 presso la Musikhochschule <strong>di</strong> Lubecca,<br />
come formazione studentesca. Mentori del Quartetto sono stati Walter Levin, i Quartetti<br />
Emerson, Juilliard e Alban Berg.<br />
Dal 1994 il Quartetto suona professionalmente e si è subito qualificato come il migliore<br />
della sua generazione. Con il Primo Premio al Concorso ARD <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera nel<br />
1996 e con il successivo Premio Borciani, avviene il grande salto, ma il Quartetto rinvia<br />
l’inizio della carriera internazionale per proseguire gli stu<strong>di</strong>: nel 1998 trascorre un anno<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o a Vienna con il Quartetto Alban Berg, seguito da una “residence” <strong>di</strong> tre messi<br />
presso il Wissenschaftskolleg <strong>di</strong> Berlino.<br />
Il debutto ufficiale si tiene alla Philharmonie <strong>di</strong> Berlino nel giugno 1999. Nel luglio 2007<br />
avviene il grande cambiamento: con Gregor Sigl e Friedemann Weigle il Quartetto si<br />
presenta nella nuova formazione. La prima tournée lo vede impegnato al Festival <strong>di</strong><br />
Salisburgo, alla Schubertiade <strong>di</strong> Schwarzenberg, al Musik Festival Rheingau e al Festival<br />
<strong>di</strong> Montreux Vevey. Dal 2004 il Quartetto ha una propria serie, acclamata da pubblico e<br />
critica, presso la Philharmonie <strong>di</strong> Berlino.<br />
Sin dall’inizio della sua attività il Quartetto ha collaborato con importanti colleghi: Juliane<br />
Banse, Truls Mørk, Leif Ove Andsnes. Anche la musica contemporanea ha largo spazio<br />
nella preparazione dei loro programmi: Sotelo, Widmann, Larcher hanno composto per<br />
loro.<br />
Oltre all’attività concertistica, il Quartetto Artemis si occupa anche <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a: già nel 1996<br />
ha partecipato ad un film EMI de<strong>di</strong>cato al Quartetto Alban Berg, prodotto e girato da<br />
Bruno Monsaingeon ed intitolato La Morte e la Fanciulla. Cinque anni dopo Monsaingeon<br />
ha loro de<strong>di</strong>cato un importante ritratto nel documentario “Strings Attached” (WDR 2001)<br />
con l’esecuzione della Grande Fuga op. 133 <strong>di</strong> Beethoven. Nel 2003 la Fondazione della<br />
Beethoven Haus li ha nominati Membri Onorari per le loro interpretazioni beethoveniane<br />
e, nel 2004, il Quartetto è stato insignito del Premio Internazionale Accademia Musicale<br />
Chigiana <strong>di</strong> Siena.<br />
Nel 2005 il Quartetto ha firmato il suo primo contratto <strong>di</strong>scografico in esclusiva con la<br />
Virgin Classics/EMI che prevede la produzione <strong>di</strong> 10 CD nell’arco <strong>di</strong> 5 anni: per ora sono<br />
stati pubblicati i Quartetti <strong>di</strong> Janáček e Dvoˇrák, nel settembre 2007 è stata la volta <strong>di</strong><br />
Brahms e Schumann con Andsnes. La prima incisione nella nuova formazione prevede<br />
opere <strong>di</strong> Schubert, compreso il Quintetto per due violoncelli con Truls Mørk. Le precedenti<br />
incisioni <strong>di</strong>scografiche del Quartetto – prima con Ars Musici ora con Virgin Classics/EMI – si<br />
sono aggiu<strong>di</strong>cate i più importanti premi <strong>di</strong>scografici internazionali. Nell’ottobre 2006<br />
ha ricevuto l’ECHO PREIS per la migliore interpretazione cameristica dell’anno, con i<br />
Quartetti op. 95 e op. 59 n. 1 <strong>di</strong> Beethoven.<br />
Paul Hindemith<br />
scrive l’opera<br />
Mathis der Maler<br />
basata sulla vita<br />
del pittore Mathias<br />
Grunewald<br />
1933-35<br />
1936<br />
Otto Dix <strong>di</strong>pinge<br />
Le fiandre:<br />
drammatica<br />
esemplificazione<br />
della vita dei<br />
soldati in trincea<br />
Lubecca<br />
perde<br />
lo stato<br />
<strong>di</strong> città<br />
libera che<br />
deteneva<br />
dal 1226<br />
1937<br />
1944<br />
L’aviazione inglese<br />
bombarda l’e<strong>di</strong>ficio del<br />
Hofbräuhaus il Birrificio<br />
Nazionale della Corte in<br />
Monaco fatto costruire nel<br />
1589 da Guglielmo V<br />
Recuperato dal fango del<br />
fiume Weser lo scafo <strong>di</strong><br />
un Kogge tipica nave a<br />
vela del Mare del Nord<br />
datata 1380<br />
1962<br />
Per riascoltare<br />
Lo 1. Streichquartett, Primo Quartetto per archi, <strong>di</strong> Jörg Widmann è stato registrato lo<br />
scorso anno insieme con l’intero corpus <strong>di</strong> cinque dal Leipziger Streichquartett che ne<br />
esalta tutta la tesa rarefazione con assoluta precisione e duttilità (MDG 307 1531-2).<br />
Gli stessi hanno letto per altro con grande calore e morbidezza anche il Quartetto n. 9 in sol<br />
minore D 173 <strong>di</strong> Schubert (MDG 307 0607-2) <strong>di</strong> cui il Kodály Quartet affronta con estrema<br />
perizia l’aperta teatralità dell’inizio per arrivare ottimamente alla seriosità compunta del<br />
complesso e appassionante finale (Naxos 8.550592).<br />
La registrazione del Quartetto n. 15 in sol maggiore op. posth. 161 D 887 <strong>di</strong> Franz<br />
Schubert che il Busch Quartett realizzò nel novembre 1938 a Londra (EMI Classics<br />
Great Recor<strong>di</strong>ngs of the Century 3 61588-2) è uno dei più commoventi pezzi da camera<br />
dell’intera <strong>di</strong>scografia. Pren<strong>di</strong>amo il monumentale (13 minuti e 12 secon<strong>di</strong> loro, 15:25<br />
l’Amadeus, 22:50 l’Italiano che rispetta tutti i ritornelli) Allegro molto moderato iniziale.<br />
I Busch ne danno una lettura brusca e corrusca, che poco a poco, qui e nell’Andante<br />
ancor <strong>di</strong> più <strong>di</strong>viene una capacità <strong>di</strong> commuovere quasi insopportabile, avevano appena<br />
lasciato la Germania per l’adesione che loro, non ebrei, stavano dando alla trage<strong>di</strong>a<br />
dei loro fratelli. Di quella fine qui danno sentore, con mezzi musicali stupefacenti e<br />
umanissimi, una chiarezza implacabile, una partecipazione drammatica allo stato puro.<br />
L’ancor giovane Amadeus Quartet lo ha inciso nel 1954 in una lettura stranamente acida,<br />
quasi aggressiva, rapida, magnificamente <strong>di</strong>versificata anche se teatralmente forse un po’<br />
superficiale (7 cd Deutsche Grammophon 474 730-2 e 7 cd Brilliant 93807). Il Quartetto<br />
Ungherese (Magyar Vonósnógyes) può essere riascoltato in una esecuzione <strong>di</strong> questo<br />
lavoro schubertiano raccolta in concerto al Mozarteum <strong>di</strong> Salisburgo nell’agosto 1961 e<br />
l’effetto del pubblico si sente in una lettura estremamente intensa ed emozionale (Orfeo<br />
C604031B).<br />
Il Quartetto Italiano lo ha inciso solo nel luglio del 1977 e il loro rispettare ogni nota<br />
e riconoscere ogni intenzione dell’autore porta a una dolcissima commozione, <strong>di</strong>versa<br />
da quella trapassante dei Busch, non meno profonda, alternando la tensione con la<br />
gentilezza e con la grazia (2 cd Philips Duo 446 163-2). L’Emerson String Quartet ne fa un<br />
quartetto assai moderno, fine novecento, senza occuparsi delle intenzioni <strong>di</strong> Schubert,<br />
ma suonando benissimo e pure con una certa tenerezza pur restando brillanti e acuminati<br />
(3 cd Deutsche Grammophon Trio 477 045-2). Ritroviamo infine il Kodály Quartet in una<br />
delle loro interpretazioni migliori che si apre molto teatralmente e mantiene una costante<br />
concentrazione attraversando tutte le <strong>di</strong>verse atmosfere della composizione (Naxos<br />
8.557125). mi.man.<br />
1969<br />
Diventa cancelliere<br />
della DDR Willy Brand<br />
nato a Lubecca<br />
e famoso per la<br />
Ostpolitik orientata alla<br />
<strong>di</strong>stensione dei rapporti<br />
con i paesi dell’est<br />
Jörg Widmann<br />
compone<br />
1. Streichquartett<br />
1997<br />
2005<br />
Ad Amburgo l’artista<br />
Michael Batz installa<br />
la prima delle 150 Blue<br />
Goals porte calcistiche<br />
con lampade al neon<br />
blu<br />
Günter Grass<br />
premio<br />
Nobel per la<br />
letteratura<br />
1999<br />
si tiene a Lubecca lo<br />
Schleswig-Holstein Musik<br />
Festival; intervengono<br />
tra gli altri Anne-Sophie<br />
Mutter, Sabine Mayer,<br />
Frank Peter Zimmermann,<br />
e Widmann<br />
11 luglio – 30 agosto<br />
2009