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sensazionale.. manoscritti di Giuseppe Ungaretti

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I proverbi<br />

www.arte-si.com<br />

UNO<br />

S'incomincia per cantare<br />

E si canta per finire<br />

DUE<br />

E' nato per cantare<br />

Chi dall'amore muore.<br />

E' nato per amare<br />

Chi dal cantare muore.<br />

<strong>sensazionale</strong>..<br />

I «proverbi» <strong>di</strong><br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Ungaretti</strong><br />

E' stato ritrovato il<br />

manoscritto <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong><br />

<strong>Ungaretti</strong> dei “Proverbi”.<br />

Il manoscritto, in inchiostro<br />

verde, su due pagine è<br />

autografato dallo stesso<br />

Autore. Il ritrovamento è<br />

certamente <strong>sensazionale</strong>,<br />

poiché riguarda una nota<br />

poesia dell'Autore ed è<br />

documentato con expertise<br />

e foto.<br />

L'opera è custo<strong>di</strong>ta presso<br />

l'Associazione Culturale<br />

“OmpSi” <strong>di</strong> Assisi che ha<br />

deciso <strong>di</strong> metterla all'asta<br />

per destinare il ricavato in<br />

beneficenza. Sono<br />

molteplici le attività a sfondo<br />

umanitario sostenute<br />

dall'OmpSi<br />

(ve<strong>di</strong>: www.arte-si.com).<br />

<strong>di</strong>stribuzione internet, cartaceo, gratuite<br />

Pericle Fazzini: ritratto <strong>di</strong> <strong>Ungaretti</strong><br />

TRE<br />

Chi è nato per cantare<br />

Anche morendo canta.<br />

QUATTRO<br />

Chi nasce per amare<br />

D'amore morirà.<br />

CINQUE<br />

Nascendo non sai nulla,<br />

Vivendo impari poco,<br />

Ma forse nel morire ti parrà<br />

Che l'unica dottrina<br />

Sia quella che si affina<br />

Se in amore si segrega.<br />

<strong>manoscritti</strong> <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Ungaretti</strong><br />

Questo ritrovamento ha destato una riflessione in chi scrive. E' noto che <strong>Ungaretti</strong> ha<br />

segnato la letteratura a lui successiva, così come è noto che <strong>Ungaretti</strong> è un grande<br />

letterato, poeta del suo tempo, la cui gran<strong>di</strong>osità è riconosciuta in tutto il mondo.<br />

<strong>Ungaretti</strong> è l'Ermestismo del Novecento.<br />

Ma quanto <strong>Giuseppe</strong> <strong>Ungaretti</strong> è stato influenzato dagli eventi<br />

economici e sociali delle due guerre mon<strong>di</strong>ali? La risposta è:<br />

molto. Le sue opere testimoniano le paure, le incertezze, i dubbi e<br />

le violenze <strong>di</strong> un periodo storico drammatico per lo scenario<br />

internazionale coinvolto nelle due guerre mon<strong>di</strong>ali.<br />

Gli stessi dubbi influenzano il pensiero più ortodosso degli<br />

economisti che possono essere considerati, insieme agli artisti, nella<br />

categoria degli attenti osservatori degli umori collettivi. Nel novero,<br />

cioè, <strong>di</strong> coloro che s'interrogano sul perché delle problematiche<br />

sociali, su come sia possibile ottenere il meglio date le risorse scarse,<br />

l'irrazionalità umana e le rigi<strong>di</strong>tà dei comportamenti economici.<br />

A giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> chi scrive, in sintesi, il metodo ermetico della metrica <strong>di</strong><br />

<strong>Ungaretti</strong> può essere paragonato al metodo eterodosso e eclettico con<br />

cui alcuni economisti del Novecento si sono approcciati<br />

all'economia, come Enrico Barone.<br />

www.si-times.info<br />

info@si-times.info<br />

Il Ritratto <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Ungaretti</strong> realizzato da Pericle Fazzini<br />

Altra opera importante, messa a <strong>di</strong>sposizione per le progettualità <strong>di</strong> OmpSI è la “bozza in bronzo della<br />

testa” del Ritratto <strong>di</strong> <strong>Ungaretti</strong>, realizzata da Pericle Fazzini. L'opera, in legno, si trova presso la Galleria<br />

Nazionale <strong>di</strong> Arte Moderna <strong>di</strong> Roma. Fazzini s'inserì nella storia dell'arte precocemente, con<br />

un'imme<strong>di</strong>atezza creativa e una potenza sorgiva veramente mirabile. Era poco più che ventenne, questo<br />

provinciale delle Marche trapiantato nell'imperiale mascherata romana, quando incise questo ritratto del<br />

poeta, burbero ed ironico, scostante nella sua invadente umanità. Lo scultore punta, corre al risultato<br />

espressivo senza incertezze. Ignora volutamente ogni decente regola formale, taglia, rabbercia, rafforza il<br />

legno con concitata brutalità. La <strong>di</strong>sadorna semplicità che ne deriva, mentre conserva la vibrazione <strong>di</strong> una<br />

natura umana sanguigna e conturbante, nella sua naturalezza provocatoria, attinge, per forza d'intuizione,<br />

una monumentalità autentica, interiore.<br />

Come è noto, l'artista lavora per tutta la sua vita in uno stu<strong>di</strong>o in via Margutta. Si isola dall'ambiente artistico<br />

romano, realizzando, in solitu<strong>di</strong>ne, alcuni dei suoi massimi capolavori, come il Ritratto <strong>di</strong> <strong>Ungaretti</strong>. Negli<br />

ultimi anni della sua vita, Fazzini si de<strong>di</strong>ca soprattutto ai bronzetti, all'incisione e anche a raccogliere i molti<br />

scritti e appunti. In uno dei suoi ultimi appunti si legge: “La morte e la vita sono la medesima cosa, fanno<br />

parte dell'infinito mistero in cui gli uomini e i piccoli invisibili insetti hanno lo stesso peso, in un sempre più<br />

misterioso universo che non si logora mai”.


Si Times - n. 13 -pag.2<br />

L'ermetismo <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Ungaretti</strong><br />

antiquariato & collezionismo<br />

Durante il ventennio fascista si sviluppa il movimento ermetico che<br />

realizza un rinnovamento del linguaggio, <strong>di</strong>verso e svincolato dagli<br />

schemi tra<strong>di</strong>zionali della poesia. Il termine fu coniato, nel 1936, dal<br />

critico letterario Francesco Flora, per in<strong>di</strong>care che si trattava <strong>di</strong> una<br />

poesia pura e fuori dagli schemi.<br />

Il compito della poesia ermetica era <strong>di</strong> portare alla luce l'essenza segreta del reale,<br />

scoprendo i lati più nascosti dell'animo umano e delle cose, testimoniando la<br />

sofferenza esistenziale. La poesia ermetica interpreta una con<strong>di</strong>zione spirituale<br />

nuova e legata alle vicende storiche italiane (prima guerra mon<strong>di</strong>ale, dopoguerra,<br />

fascismo) ed esprime il <strong>di</strong>sagio dell'uomo sui problemi della società. I temi ricorrenti<br />

sono: il senso <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un mondo ostile, l'angoscia che deriva dal non<br />

comprendere il significato della vita, l'impossibilità <strong>di</strong> stabilire un rapporto<br />

armonioso tra persone e universo. La metrica tra<strong>di</strong>zionale è superata dal trionfo del<br />

verso libero. La punteggiatura, talvolta, viene abolita o ridotta al minimo. I poeti<br />

ricorrono all'uso della metafora, della sinestesia, dell'analogia, per rendere carichi<br />

<strong>di</strong> significato i loro messaggi. Con mille sfaccettature e soluzioni <strong>di</strong>verse, gli ermetici<br />

cercano <strong>di</strong> restituire al linguaggio della poesia una sua <strong>di</strong>mensione essenziale,<br />

scabra, talvolta volutamente oscura (<strong>di</strong> qui il termine), al fine <strong>di</strong> restituire alla parola<br />

abusata verginità e novità. Così riscattate, le parole tornano ad essere specchio della<br />

realtà e consentono all'uomo <strong>di</strong> percepire l'inesprimibile sostanza <strong>di</strong> quel mondo,<br />

apparentemente privo <strong>di</strong> senso che lo circonda. Strumento tecnico fondamentale per<br />

gli ermetici è l'analogia, intesa però in un senso tutto particolare ben spiegato dallo<br />

stesso <strong>Ungaretti</strong>: "il poeta d'oggi cercherà <strong>di</strong> mettere a contatto immagini lontane,<br />

senza fili". Per l'ermetismo la realtà era profondamente unitaria e ogni suo aspetto<br />

era accettato come parte <strong>di</strong> un'unica totalità che tutto pervadeva e tutto comprendeva,<br />

un tutto unico in cui <strong>di</strong>cotomie e <strong>di</strong>stinzioni, come quelle tra anima e corpo, spirito e<br />

materia, si adattavano e s’integravano armoniosamente. Ogni cosa, a suo modo,<br />

aveva un valore ed era inglobata in un <strong>di</strong>segno complessivo.<br />

Per gli ermetici, inoltre, le analogie, o corrispondenze che collegano i <strong>di</strong>versi piani<br />

della realtà, trovano massima espressione nei simboli, che per loro non erano solo<br />

una pratica semplificazione grafica, ma erano anche, come i suoni, le lettere e le<br />

parole in egiziano e in ebraico, cellule cariche <strong>di</strong> energia latente, maglie nel tessuto<br />

della realtà, intrecci che tengono insieme la rete. Come avrebbe detto Baudelaire<br />

quasi duemila anni dopo, la realtà è una “foresta <strong>di</strong> simboli”. Per <strong>di</strong> più tali simboli<br />

potevano essere "attivati" e manipolati, come gli elementi e le molecole in chimica,<br />

per formare nuovi composti, nuovi amalgami <strong>di</strong> possibilità e, in virtù <strong>di</strong> tale<br />

manipolazione, provocare mutamenti. Con l'ermetismo, dunque, si fece strada nel<br />

pensiero umano un concetto del tutto nuovo, cioè la convinzione che invece <strong>di</strong> restare<br />

passivo e impotente, in balia dei capricci degli dei, l'uomo poteva <strong>di</strong>ventare "agente"<br />

e affrontare con grande vigore la ricerca dei mezzi attraverso i quali provocare<br />

mutamenti nel mondo circostante e in se stesso. Nel bene o nel male, l'uomo era<br />

finalmente in grado <strong>di</strong> iniziare a manipolare la realtà. Ebbe così inizio una ricerca,<br />

ra<strong>di</strong>calmente nuova ed estremamente <strong>di</strong>namica, sul cosmo e i suoi processi. Questa<br />

ricerca sarebbe <strong>di</strong>ventata il fondamento non solo della tra<strong>di</strong>zione magica occidentale<br />

(conosciuta come "Alchimia") ma anche, a partire dal Rinascimento, della stessa<br />

ricerca scientifica.<br />

GIUSEPPE UNGARETTI (1888-1970)<br />

Nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888 da genitori<br />

lucchesi, emigrati sia per motivi <strong>di</strong> lavoro sia per le<br />

loro idee anarchiche. Il padre, operaio allo scavo del<br />

Canale <strong>di</strong> Suez, morirà due anni dopo la nascita del<br />

poeta. La madre era fornaia. Può comunque fare gli<br />

stu<strong>di</strong> superiori in una delle più prestigiose scuole <strong>di</strong><br />

Alessandria. Nella prima giovinezza frequenta le<br />

associazioni anarchiche e socialiste dei nostri<br />

emigrati. Legge Baudelaire, Leopar<strong>di</strong> e Nietzsche. Dal<br />

1912 al 1914 frequenta, a Parigi, la Sorbona e<br />

partecipa ai <strong>di</strong>battiti delle avanguar<strong>di</strong>e artistiche e<br />

letterarie del tempo, legandosi, in amicizia, al poeta<br />

surrealista Apollinaire e a pittori come Picasso<br />

(cubista), De Chirico (metafisico) e Mo<strong>di</strong>gliani.<br />

Apprezza anche il simbolismo <strong>di</strong> Valery e la filosofia<br />

intuizionistica <strong>di</strong> Bergson. Ma lo interessano anche le<br />

esperienze <strong>di</strong> rinnovamento della forma e della parola<br />

poetica, operate dai crepuscolari e dai futuristi (ha<br />

infatti scambi epistolari con Soffici, Papini,<br />

Palazzeschi). Giunto in Italia nel 1914, entra subito in<br />

contatto con i giovani intellettuali che facevano capo<br />

alle riviste "La Voce" (anti- dannunziana) e "Lacerba"<br />

(su quest'ultima <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo futurista) pubblica le sue<br />

prime poesie, anch'esse influenzate dai mo<strong>di</strong><br />

crepuscolari e futuristi. Nel 1916 pubblica, in<br />

pochissime copie, la sua prima raccolta <strong>di</strong> poesie, "Il<br />

porto sepolto", che confluirà poi nell’ " Allegria <strong>di</strong><br />

naufragi " del 1919. In questa raccolta è evidente lo<br />

stretto legame tra poesia ed esperienza<br />

autobiografica. Viene chiamato alle armi e combatte<br />

dal 1915 al 1918 come soldato semplice prima sul<br />

Carso e sull'Isonzo, poi sul fronte francese. <strong>Ungaretti</strong><br />

era <strong>di</strong> idee interventiste. E' nel corso della guerra che<br />

definisce i temi fondamentali della sua poesia. Egli<br />

matura la convinzione che, essendo la sua un'epoca<br />

"tragica", la poesia deve fornire una conoscenza alogica,<br />

a-razionale, intuitiva, che aiuti a ritrovare<br />

l'originaria purezza-innocenza.<br />

Dopo la fine della guerra soggiorna ancora a Parigi,<br />

poi nel 1920 si stabilisce a Roma con un impiego<br />

presso il Ministero degli Esteri. Nel 1923 ripubblica " Il<br />

porto sepolto " : questa volta con una presentazione <strong>di</strong><br />

Mussolini. Intorno al 1928, nel monastero <strong>di</strong> Subiaco,<br />

realizza la sua conversione religiosa, poiché egli si<br />

rende conto che scoprire il mistero dell'animo umano<br />

significa, in ultima istanza, scoprire Dio. Scrive gli<br />

" Inni " , che sono il cuore del suo secondo libro,<br />

" Sentimento del tempo " , pubblicato nel 1933. Nel<br />

1931 aveva ripubblicato la raccolta " Allegria <strong>di</strong><br />

naufragi " , col titolo " Allegria " . Nel 1936, a causa <strong>di</strong><br />

ristrettezze economiche, decide <strong>di</strong> accettare la<br />

Cattedra <strong>di</strong> Letteratura italiana presso l'Università <strong>di</strong><br />

San Paolo in Brasile, dove resterà, con la famiglia,<br />

sino al 1942, cioè fino a quando anche il Brasile<br />

entrerà nella seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Nel 1939 gli muore il figlio Antonio <strong>di</strong> 9 anni: questa<br />

esperienza, insieme a quella della morte del fratello e<br />

allo scoppio della guerra, lo portano a scrivere nel<br />

1947 " Il dolore " . Finalmente ottiene, per chiara fama,<br />

la Cattedra <strong>di</strong> Letteratura moderna e contemporanea<br />

all'Università <strong>di</strong> Roma, dove resterà fino al 1958.<br />

Muore a Milano nel 1970, al ritorno da un viaggio<br />

negli Usa. Poco prima Mondadori aveva pubblicato in<br />

un unico volume tutta la sua produzione letteraria:<br />

" Vita d'un uomo " .


50 anni <strong>di</strong> poesia <strong>di</strong> Eugenio Montale<br />

con 10 litografie <strong>di</strong> Virgilio Gui<strong>di</strong><br />

La Nuova Foglio<br />

Il volume è e<strong>di</strong>to dalla “storica” Casa E<strong>di</strong>trice La Nuova Foglio<br />

(copyright Mondadori e Gallimard), voluto da Eugenio Montale per<br />

un'e<strong>di</strong>zione che ha visto impegnati i maggiori artisti a livello<br />

internazionale. Ogni artista ha illustrato un'e<strong>di</strong>zione, stampata in sole<br />

99 copie, oggi introvabili. Citiamo alcuni maestri: Brin<strong>di</strong>si, Annigoni,<br />

Gui<strong>di</strong>, Migneco, Fiume, Treccani, Lilloni, Kodra, Notte, Cassinari,<br />

Purificato, Saetti, Bueno, Vedova, Conti, Pignon, Labisse, Lebestain,<br />

Corneille, Le Parc, Soto, Debrè…<br />

L'e<strong>di</strong>zione illustrata da Virgilio Gui<strong>di</strong> è un'opera resa unica dalle<br />

de<strong>di</strong>che autografe <strong>di</strong> Montale e <strong>di</strong> Gui<strong>di</strong> all'e<strong>di</strong>tore e dalle 10 litografie<br />

numerate e firmate dal Maestro. Dopo la presentazione (Terrazza<br />

Martini, Milano - 1976) ad Eugenio Montale è stato assegnato il premio<br />

Nobel per la letteratura.<br />

Eugenio Montale esprime una nuova intensità derivante da una<br />

continua ricerca, nelle cose e nelle parole, <strong>di</strong> un legame con la situazione<br />

umana, originato anche dalla forza <strong>di</strong> un linguaggio fortemente ancorato<br />

al presente. Montale in<strong>di</strong>vidua, così, il punto <strong>di</strong> equilibrio tra la<br />

letteratura e il quoti<strong>di</strong>ano: uno spazio vissuto con un sereno <strong>di</strong>stacco,<br />

lontano dal turbinoso mutare dei tempi e del significato esistenziale.<br />

Montale e Gui<strong>di</strong> si sono incontrati nel periodo della Biennale <strong>di</strong> Venezia<br />

e nel periodo <strong>di</strong> Virgilio Gui<strong>di</strong> conosciuto come “Momento Spaziale”. Le<br />

10 litografie del volume, infatti, sono cariche delle tensioni della trage<strong>di</strong>a<br />

vissuta dall'Europa nel dopoguerra, queste grafiche esprimono la<br />

matericità suggeritagli dalla conoscenza dell'Informale e dalla poetica<br />

della “luce spaziale”. Egli stesso cita, in proposito, Sant'Agostino, per<br />

cui senza luce non ci sarebbero né forme né colori.<br />

Si Times - n. 13 -pag.3<br />

Virgilio Gui<strong>di</strong> nasce a Roma nel 1891, da giovane segue i corsi<br />

dell'Istituto Tecnico a Roma, appassionato <strong>di</strong> geometria e<br />

<strong>di</strong>segno.<br />

La pubblicazione, unica ed irripetibile, è stata donata dall’E<strong>di</strong>tore, perché l’Osservatorio «OMPSI» possa cederla al<br />

migliore offerente, per ricavarne i mezzi necessari per sostenere le proprie attività culturali ed i propri progetti.


Si Times - n. 13 -pag.4<br />

Capitolo Primo<br />

I Cavalieri Crociati <strong>di</strong> San Giovanni<br />

L’Or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri dell’Ospedale <strong>di</strong> San Giovanni <strong>di</strong> Gerusalemme (detto<br />

anche Ospitaliero) è stato fondato da Beato Gerardo in Palestina, in seguito alla<br />

prima Crociata. Come confermato dalla Bolla papale <strong>di</strong> Papa Pasquale II del<br />

1113. Scopo dell’Or<strong>di</strong>ne era quello <strong>di</strong> rendere sicure le vie della costa me<strong>di</strong>terranea<br />

che portavano in Palestina, <strong>di</strong> curare i malati, <strong>di</strong> accogliere i pellegrini <strong>di</strong>retti<br />

a Gerusalemme e nei Luoghi Santi.<br />

Presto, però, si occupò anche della <strong>di</strong>fesa militare dei pellegrini, fino a <strong>di</strong>ventare<br />

una vera e propria forza armata. Il successore <strong>di</strong> Beato Gerardo fu Raymond du<br />

Pay de Provence che istituì il primo ospedale degli Ospitalieri nei pressi della<br />

Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Assieme ai Cavalieri Templari e ai<br />

Teutonici, gli Ospitalieri <strong>di</strong>vennero uno dei più potenti gruppi cristiani delle terre<br />

arabe.<br />

Le vicende dei Cavalieri Crociati in breve<br />

Nel 1152 il Papa Eugenio riconosce l’Or<strong>di</strong>ne come <strong>di</strong>pendente<br />

solo da Roma e non più dal patriarca <strong>di</strong> Gerusalemme.<br />

La lontananza tra Roma e Gerusalemme<br />

comportò ampia libertà <strong>di</strong> governo ai Cavalieri Crociati<br />

che, contrariamente agli usi della Chiesa <strong>di</strong> quel<br />

periodo, ospitavano nei loro ospedali anche i bisognosi<br />

<strong>di</strong> fede mussulmana e gli ebrei. Tutto ciò, se può essere<br />

considerato come un’apertura culturale e religiosa<br />

della missione evangelica in quei luoghi che favorì<br />

il <strong>di</strong>alogo e la tolleranza dell’Oriente verso la civiltà<br />

latina, venne visto dagli uomini <strong>di</strong> potere della Chiesa<br />

<strong>di</strong> Occidente con <strong>di</strong>ffidenza e avversione. Nel 1187 i<br />

Crociati devono lasciare Gerusalemme in seguito alla<br />

<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> Tiberiade; ripiegando nei posse<strong>di</strong>menti vicini<br />

alla Terra Santa.<br />

Nel 1271 la leggendaria fortezza del Krak cade sotto<br />

l’attacco dei mussulmani. La sua per<strong>di</strong>ta e lo sterminio<br />

dell’intera guarnigione cristiana non destarono interesse<br />

in Europa che era occupata a risolvere conflitti<br />

che si erano accesi al suo interno.<br />

Bastarono pochi anni per riorganizzare l’Or<strong>di</strong>ne a Cipro<br />

e renderlo nuovamente pronto, sotto il profilo sia<br />

militare che spirituale, per <strong>di</strong>fendere i Luoghi Santi<br />

dall’oppressione dell’Islam. Lo scenario non è più il<br />

deserto, non più le rocche dei valichi libanesi, ma il<br />

mare. Avvalendosi della consulenza <strong>di</strong> esperti architetti<br />

navali genovesi, approntano una flotta <strong>di</strong> agili<br />

galere. I Cavalieri <strong>di</strong> San Giovanni armarono la nave<br />

Comtesse e organizzarono una flotta ben addestrata<br />

per attaccare le coste libanesi e siriane controllate<br />

dai Turchi. Ben presto si impossessano <strong>di</strong> Lero, Cos,<br />

Nisiro, Calchi, Limonia, Castelrosso e numerose altre<br />

isole dell’Egeo. Un Capitolo generale tenuto a Cipro<br />

conferma la politica dell’Or<strong>di</strong>ne: rimanere vicino alla<br />

Palestina per essere pronti a conquistare i Luoghi Santi;<br />

dare asilo e assistere i pellegrini. Intorno al 1294,<br />

a Cipro, l’Or<strong>di</strong>ne perfeziona la sua organizzazione<br />

amministrativa e organizza i suoi territori in commende.<br />

Nel 1306 i Cavalieri sbarcano a Ro<strong>di</strong>. Isola vasta,<br />

fertile e con buoni porti. Geograficamente era abbastanza<br />

vicina all’Asia Minore per attaccare i Turchi.<br />

L’isola fu fortificata in modo considerevole dai Cavalieri.<br />

L’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>venne, così, sovrano <strong>di</strong> un’isola e <strong>di</strong><br />

uno stato in<strong>di</strong>pendente e iniziò a battere moneta. Ro<strong>di</strong><br />

conquistata dai Cavalieri <strong>di</strong>venne cristiana e rappresentò<br />

l’avamposto occidentale più vicino all’Oriente.<br />

Le fortune dei Cavalieri <strong>di</strong> San Giovanni, <strong>di</strong>venuti ora<br />

<strong>di</strong> Ro<strong>di</strong>, sono da questo momento affidate al mare: sia<br />

per quanto riguarda i commerci che per quello che rimane<br />

la loro crociata permanente, la lotta contro la forza<br />

turca e la pirateria barbaresca. L’Or<strong>di</strong>ne può a tutti<br />

gli effetti considerarsi, in questa fase della sua storia,<br />

una repubblica marinara aristocratica e ecumenica, le<br />

cui navi battono le rotte più impraticabili, spingendosi<br />

oltre il Bosforo fino al Mar Nero. L’Or<strong>di</strong>ne partecipe-<br />

rà alle imprese navali più spettacolari della cristianità,<br />

quali la presa <strong>di</strong> Smirne, e i frequenti sbarchi sulle<br />

coste nordafricane. L’Or<strong>di</strong>ne riesce ad avere il controllo<br />

delle coste palestinesi e siriane e a organizzare<br />

una <strong>di</strong>fesa marina più potente <strong>di</strong> quella del re <strong>di</strong> Cipro.<br />

Nel 1522 Solimano II attacca l’isola <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong> con<br />

settecento navi e un esercito <strong>di</strong> duecentomila uomini,<br />

più reparti minori e genieri addestrati alla scavo e alla<br />

demolizione. Lo sbarco è preceduto da un massiccio<br />

bombardamento navale. I cavalieri cristiani sono solo<br />

trecento, più alcune migliaia <strong>di</strong> militi reclutati tra la<br />

popolazione. La per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong> fu vissuta dall’Occidente<br />

nella più totale in<strong>di</strong>fferenza. Il sultano Solimano<br />

offre loro l’onore delle armi e la promessa che i ro<strong>di</strong>oti<br />

non subiranno violenze. La popolazione, ciò nonostante,<br />

chiederà e otterrà <strong>di</strong> seguire gli Ospitalieri sulle<br />

loro navi, che fanno vela verso Can<strong>di</strong>a. Trascorsero<br />

otto anni da quando i Cavalieri furono cacciati da Ro<strong>di</strong><br />

e si inse<strong>di</strong>ano a Malta. In questi otto anni i Cavalieri<br />

<strong>di</strong> San Giovanni si trasformarono in Cavalieri erranti.<br />

Spostandosi da una corte europea all’altra vivevano<br />

a bordo <strong>di</strong> navi come la Sant’Anna che era il quartier<br />

generale del Gran Maestro dell’Or<strong>di</strong>ne. Questa situazione<br />

era per i Cavalieri insostenibile sia perchè non<br />

erano abituati al noma<strong>di</strong>smo sia perchè una tale vita<br />

non permetteva loro <strong>di</strong> svolgere regolarmente la loro<br />

attività <strong>di</strong> Ospitalieri. La necessità <strong>di</strong> assicurarsi una<br />

nuova base stabile si fece pressante. Nel 1530 Carlo<br />

V offre l’Isola <strong>di</strong> Malta, Gozo e Tripoli <strong>di</strong> Barbaria<br />

ai Cavalieri <strong>di</strong> San Giovanni. Quest’ultima è situata<br />

sulla costa della Tripolitania, i Cavalieri terranno la<br />

città fino a quando non verrà, nel 1551, conquistata<br />

dai mussulmani.<br />

L’idea <strong>di</strong> installarsi a Malta non entusiasma i Cavalieri.<br />

Ma i Cavalieri si resero conto ben presto che Malta<br />

e Gozo rappresentano invece un avamposto strategico<br />

importantissimo per l’Occidente, che nel frattempo<br />

seguiva con preoccupazione l’allargamento dei territori<br />

<strong>di</strong> Oriente da parte dei mussulmani. Malta soffriva<br />

della mancanza <strong>di</strong> derrate alimentari, la produzione<br />

agricola non era sufficiente a sfamare gli abitanti<br />

e i numerosi viaggiatori. Spesso i governi me<strong>di</strong>evali<br />

dovevano fare ricorso a importazioni <strong>di</strong> cereali dalla<br />

Sicilia, spesso indebitandosi. Malta andò sempre più<br />

sottraendosi al suo isolamento tanto economico che<br />

politico, guadagnandosi anzi un ruolo determinante in<br />

fatto <strong>di</strong> equilibrio politico nel bacino del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />

dotandosi <strong>di</strong> infrastrutture che ancora oggi si rivelano<br />

importanti. Innegabile è stato il contributo dei<br />

Cavalieri nel tessuto architettonico e nella e<strong>di</strong>ficazioni<br />

<strong>di</strong> centri urbani, <strong>di</strong> palazzi, <strong>di</strong> chiese, oltre alla nota<br />

struttura ospedaliera.<br />

I Cavalieri riuscirono a risollevare le con<strong>di</strong>zioni economiche<br />

e sanitarie dell’isola grazie ai loro posse<strong>di</strong>menti<br />

in Europa. Importarono <strong>di</strong> tutto: dai generi alimentari,<br />

all’acqua, al vestiario, alle me<strong>di</strong>cine, persino il legname.<br />

Nel 1532 i Cavalieri e<strong>di</strong>ficano un ospedale nel<br />

Borgo e riprenderanno la loro vocazione <strong>di</strong> Ospetalieri.<br />

Con la Rivoluzione francese i beni finanziari della<br />

Chiesa vengono secolarizzati.<br />

Il Gran Maestro Rohan, per salvare le ricchezze dell’Or<strong>di</strong>ne,<br />

si appella al principio che l’Or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri<br />

Crociati <strong>di</strong> San Giovanni era una potenza internazionale<br />

che aveva finalità caritative e ospedaliere.<br />

Rohan, che non gode <strong>di</strong> buona salute, spende tutte le<br />

sue ricchezze per mantenere i cavalieri francesi e i familiari<br />

sopraggiunti a Malta dalla Francia per cercare<br />

rifugio; iniziarono a mancare i fon<strong>di</strong> per sostenere gli<br />

ospedali. Quel che è peggio si stava delineando una situazione<br />

internazionale minacciosa per Malta.


Si Times - n. 13 -pag.5


Si Times - n. 13 -pag.6


Si Times - n. 13 -pag.7


Si Times - n. 13 -pag.8


Le Crociate del Nord<br />

Qualunque provve<strong>di</strong>mento poliziesco<br />

o militare a carico <strong>di</strong> un movimento <strong>di</strong><br />

persone aggregato attorno a un ideale<br />

<strong>di</strong> vita, che si protrae nel tempo fino<br />

alla completa sottomissione <strong>di</strong> tale<br />

compagine o fino al suo annientamento,<br />

in caso <strong>di</strong> resistenza attiva, può essere<br />

definito col termine <strong>di</strong> “crociata”.<br />

Che poi l’ideale <strong>di</strong> vita sia <strong>di</strong> tipo religioso<br />

o laico, la sostanza non cambia.<br />

Dunque vanno considerate “crociate”<br />

non solo le spe<strong>di</strong>zioni militari contro<br />

gli arabi, ma anche quelle contro i turchi,<br />

che avvennero molti secoli dopo<br />

quelli classici del basso Me<strong>di</strong>oevo, e<br />

sono state vere e proprie “crociate”<br />

tutte quelle compiute contro le popolazioni<br />

<strong>di</strong> religione “pagana”, cioè “non<br />

cristiana”, come appunto i germani e<br />

gli slavi confinanti con il sacro romano<br />

impero (senza <strong>di</strong>menticare quelle<br />

compiute contro le popolazioni americane,<br />

africane e asiatiche), e persino<br />

quelle compiute dai cattolici-romani<br />

contro gli ortodossi-bizantini o quelle<br />

tra cattolici-romani e protestanti, per<br />

motivi <strong>di</strong> rivalità su un ideale comune<br />

<strong>di</strong> cristianità. Se c’è una cosa che non<br />

si può trovare nei manuali scolastici <strong>di</strong><br />

storia sono proprio le crociate cattoliche<br />

nelle terre baltiche o nel Nord-Est<br />

dell’Europa: uno <strong>di</strong> quegli eventi che<br />

praticamente risulta non essere mai<br />

accaduto. Eppure sono durate infinitamente<br />

<strong>di</strong> più <strong>di</strong> quelle contro l’Islam.<br />

Generalmente i manuali scolastici parlano<br />

<strong>di</strong> otto crociate che si svolsero nell’arco<br />

<strong>di</strong> 200 anni e furono <strong>di</strong>rette tutte<br />

verso il Me<strong>di</strong>o Oriente, il Me<strong>di</strong>terraneo<br />

orientale, ivi incluso il saccheggio<br />

<strong>di</strong> Costantinopoli nel corso della quarta<br />

crociata (ma non dobbiamo <strong>di</strong>menticare<br />

l’atteggiamento che assunsero<br />

Portogallo e Spagna all’interno dei<br />

loro paesi nei confronti degli islamici<br />

e degli ebrei). Protagonisti principali<br />

delle crociate anti-islamiche i francesi,<br />

gli italiani e i tedeschi, ma vi furono<br />

significative presenze degli inglesi e<br />

nella quinta degli austro-ungheresi. In<br />

realtà le crociate furono molte <strong>di</strong> più e<br />

l’idea stessa <strong>di</strong> crociata non riguardò<br />

unicamente la guerra anti-islamica. Va<br />

tuttavia detto che gli stessi musulmani,<br />

partiti dalla terra d’Arabia, arrivarono<br />

in Europa sino alle porte dei Pirenei e<br />

<strong>di</strong> Vienna. Anche questa in fondo era<br />

per loro una sorta <strong>di</strong> “crociata”, forse<br />

con una <strong>di</strong>fferenza, se si vuole: che,<br />

mentre gli islamici erano consapevoli<br />

<strong>di</strong> non avere una cultura superiore a<br />

quella cristiana, e si limitavano ad assoggettare<br />

politicamente ed economicamente<br />

i cristiani, quest’ultimi invece<br />

pretendevano una sottomissione completa<br />

da ogni punto <strong>di</strong> vista. Se consideriamo<br />

che già con Carlo Magno<br />

l’espansione franco-cattolica verso est<br />

costituiva parte integrante della politica<br />

estera carolingia e che le ultimissime<br />

crociate terminano nella prima<br />

metà del XVI sec., qui praticamente si<br />

ha a che fare con un periodo <strong>di</strong> almeno<br />

sette secoli. Tutti i paesi europei centro-orientali<br />

<strong>di</strong> religione cattolica devono<br />

la loro cultura, la religione, spesso<br />

anche la loro lingua e quasi sempre<br />

i loro confini proprio allo sviluppo <strong>di</strong><br />

queste crociate. Questi stessi paesi,<br />

una volta <strong>di</strong>venuti cattolici, assunsero<br />

iniziative bellicose contro i paesi limitrofi<br />

ancora <strong>di</strong> religione o <strong>di</strong> cultura<br />

pre-cristiana o <strong>di</strong>venuti cristiano-ortodossi<br />

a partire dall’XI sec. Particolarmente<br />

attivi in senso bellicista gli Stati<br />

cattolici furono quando in Europa occidentale<br />

cominciarono a svilupparsi,<br />

verso la fine dell’alto Me<strong>di</strong>oevo, i<br />

traffici commerciali nell’area me<strong>di</strong>terranea<br />

e più in generale con l’Oriente.<br />

Questi traffici da un lato stimolavano<br />

l’interesse dei nuovi ceti borghesi per<br />

le risorse umane e materiali dell’est,<br />

dall’altro mandavano in crisi l’istituto<br />

del servaggio, su cui fino a quel momento<br />

avevano fatto le loro fortune i<br />

ceti agrari e nobiliari. Le crociate del-<br />

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l’Europa del Nord, esattamente come<br />

nel Vicino Oriente, avevano lo scopo<br />

<strong>di</strong> arricchire non solo i mercanti, che<br />

con la loro attività volevano superare i<br />

limiti del feudalesimo, ma anche i feudatari,<br />

che non volevano rinunciare all’idea<br />

<strong>di</strong> vivere <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta e che pensavano<br />

<strong>di</strong> poter ottenere, all’estero, con<br />

la forza delle armi, quelle ricchezze<br />

che stavano perdendo, all’interno, con<br />

la forza del denaro dei nuovi ceti commerciali<br />

e impren<strong>di</strong>toriali. Gli antagonismi<br />

feudali, che la borghesia andava<br />

esasperando, non produssero, se non<br />

in forme limitate, un movimento <strong>di</strong><br />

opposizione del mondo conta<strong>di</strong>no in<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un’equa ripartizione delle<br />

terre, ma un enorme travaso <strong>di</strong> popolazioni<br />

da ovest verso est, preceduto da<br />

accanite campagne militari, delle cui<br />

motivazioni ideologiche si fece carico<br />

il clero cattolico, secolare e soprattutto<br />

regolare. I protagonisti <strong>di</strong> queste crociate<br />

furono i Teutonici che, <strong>di</strong> origine<br />

germanica, erano molto più interessati<br />

a inse<strong>di</strong>are il loro potere politico<br />

nell’Europa del Nord piuttosto che a<br />

intraprendere battaglie <strong>di</strong>fficilmente<br />

vincibili contro la forza dei musulmani.<br />

Nel corso della storia me<strong>di</strong>evale le<br />

crociate contro i movimenti ereticali<br />

e pauperistici sono state un’infinità e<br />

tutte molto cruenti. Quanto, in queste<br />

decisioni così unilaterali, abbia pesato<br />

la trasformazione del beneficio vitalizio<br />

della terra in possesso ere<strong>di</strong>tario, è<br />

facile capirlo. Allorquando in Francia<br />

le terre passarono in proprietà dal padre<br />

al primogenito (maggiorasco), si<br />

rese relativamente <strong>di</strong>fficile la vita agli<br />

altri figli, che come alternativa avevano<br />

o la carriera ecclesiastica o appunto<br />

quella militare in terre da conquistare.<br />

Nel lungo periodo storico che ha visto<br />

i Teutonici impegnati in sanguinose e<br />

feroci battaglie contro la popolazione<br />

del Nord sono emersi personaggi, Gran<br />

Maestri condottieri, che hanno saputo<br />

dare prova <strong>di</strong> coraggio e fierezza.


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