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apertura. Vedremo se questo sinodo di ottobre e l’anno della<br />
fede saranno una vera Pentecoste, come la chiamava il Beato<br />
Papa Giovanni XXIII.<br />
Torniamo, per un attimo, a Giovanni XXIII. Nell’ultima<br />
pagina, famosa, del Giornale dell’anima affermava,<br />
rispetto alle cr<strong>it</strong>iche reazionarie che avevano<br />
invest<strong>it</strong>o la sua enciclica Pacem in terris: “non è il<br />
Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo<br />
a comprenderlo meglio”. Le chiedo: è questo il profondo<br />
dinamismo delle riforme del Concilio?<br />
Io penso di sì, per esempio la "Pacem in terris" rappresenta una<br />
nov<strong>it</strong>à, perché per la prima volta un Papa non parla di questioni<br />
religiose rivolgendosi ai cattolici, ma di un grande valore umano,<br />
come la pace, rivolgendosi a tutti gli uomini di buona volontà.<br />
Questo poi ha spinto il Concilio alla cost<strong>it</strong>uzione della Chiesa<br />
nel mondo contemporaneo, la Chiesa presenta i valori cristiani<br />
a tutta l‘uman<strong>it</strong>à, anche a coloro che non sono cristiani perché,<br />
pur non diventando Chiesa, continuino a camminare verso il<br />
Regno di Dio, che è il mondo che si apre ai grandi valori, di cui<br />
Dio è il sommo e che si apre agli altri; la Chiesa deve essere<br />
fermento e liev<strong>it</strong>o per tutta l’uman<strong>it</strong>à, perché diventi migliore.<br />
Il grande valore dell’uomo, della famiglia e di ogni famiglia, della<br />
cultura e di ogni cultura, dell’economia e di ogni economia, i valori<br />
della fede, in cui il cristiano trova il motivo in più per essere<br />
un buon c<strong>it</strong>tadino, un buon essere umano, come tutti dobbiamo<br />
essere.<br />
Il Concilio, nei suoi documenti, ha esaltato il ruolo<br />
dei laici nella Chiesa. Questo, nell’immediato post-<br />
Concilio, ha portato in Italia, con alcuni lim<strong>it</strong>i, ad<br />
un grande protagonismo laicale. Oggi pare invece<br />
assistere, nell’’amb<strong>it</strong>o dei laici “impegnati”, ad una<br />
“rincorsa” a chi è più conformista nei confronti della<br />
gerarchia. E’ così?<br />
Forse è vero che dopo tanti secoli clericali si fa fatica ad ammettere<br />
la corresponsabil<strong>it</strong>à dei laici, la Chiesa richiama i principi,<br />
ma sono i laici che devono dare la loro testimonianza, la loro<br />
coerenza. Le mie diffidenze sono nate prima ancora che con la<br />
lettera a Berlinguer, con la lettera che avevo scr<strong>it</strong>to al segretario<br />
della Democrazia cristiana, dopo Tangentopoli, quando il presidente<br />
della Democrazia cristiana aveva detto: “vi meravigliate<br />
che facciamo così? in pol<strong>it</strong>ica tutti fanno così” No, allora non<br />
dire che sei cristiano: perché il cristiano deve portare in pol<strong>it</strong>ica<br />
la traduzione della sua coerenza con il Vangelo nella onestà e<br />
legal<strong>it</strong>à, nell’apertura nella solidarietà verso i più poveri e disagiati.<br />
Questa dovrebbe essere la testimonianza dei laici e come<br />
gerarchia dovremmo richiamarlo di più, e forse è una delle cose<br />
in cui il 50esimo del Concilio dovrebbe richiamare la prior<strong>it</strong>à<br />
del popolo di Dio sulla gerarchia. Il primo testo della Chiesa<br />
era “Chiesa, gerarchia, fedeli”, i vescovi hanno voluto che fosse<br />
“Chiesa, popolo di Dio e gerarchia”.<br />
C’è spazio, oggi nella Chiesa, per una fede “adulta”?<br />
Credo che il richiamo a questi principi, al fatto che non sono<br />
stati profondamente attuati, voglio pensare che sia un’occasione<br />
per ripartire e attuare il Concilio. Lo dice anche il Papa: la nuova<br />
evangelizzazione è l’attuazione del Concilio. L’occasione credo<br />
sia buona e che abbiamo speranza: come il Concilio è arrivato<br />
all’improvviso, se ognuno nella chiesa fa quello che può, quello<br />
che deve, credo ci possa essere questo rinnovamento profondo<br />
nell’attuazione del Concilio.<br />
Laic<strong>it</strong>à e principi “non negoziabili”. Alla luce del Vaticano<br />
II come si dovrebbe sviluppare il rapporto tra<br />
questi due “poli”’?<br />
Per me il grande principio non negoziabile è la solidarietà, e<br />
dovremmo far capire che contro l’aborto e l’eutanasia sono due<br />
forme di s<strong>it</strong>uazioni di solidarietà nei confronti del più debole,<br />
non siamo convincenti se difendiamo la v<strong>it</strong>a all’inizio e alla fine<br />
e non nel suo corso: se non siamo contro la guerra, se non cerchiamo<br />
di favorire il lavoro per i giovani, la possibil<strong>it</strong>à del matrimonio<br />
perché le s<strong>it</strong>uazioni sono tali che li scoraggiano, la difesa<br />
della v<strong>it</strong>a all’inizio e alla fine non è convincente se non è difesa<br />
nel suo corso. Il vero principio non negoziabile è la solidarietà<br />
nei confronti dei più deboli e dei più poveri.<br />
Allora cosa resta, oggi nella Chiesa cattolica, di quello<br />
spir<strong>it</strong>o rinnovatore, la “Pentecoste” appunto, che<br />
animò i Padri conciliari?<br />
Io dico “già e non ancora”, perché è vero che se guardiamo a<br />
prima del Concilio, qualcosa si è fatto, si legge di più la Parola di<br />
Dio, e anche il fatto che si discuta di queste cose, prima non se<br />
ne sarebbe certo parlato; il non ancora è che questi principi devono<br />
essere portati fino in fondo, attuati nella loro profond<strong>it</strong>à, il<br />
rischio è di leggere il Concilio come fosse un testo di dir<strong>it</strong>to, e si<br />
sa il dir<strong>it</strong>to lo si interpreta e lo si applica al minimo, ecco questo<br />
testo deve essere interpretato al massimo. Voglio sperare che<br />
questo anno della fede possa portare più speranza.<br />
Mons. Luigi Bettazzi<br />
Ausiliare del Cardinal Lercaro ai tempi del Concilio<br />
Ecumenico Vaticano II<br />
Gen. 2013 ilPorto - 7