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Secondaria di II grado - Comune di Cividale del Friuli

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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Cividale</strong> <strong>del</strong> <strong>Friuli</strong><br />

Convitto Nazionale “Paolo Diacono” <strong>di</strong> <strong>Cividale</strong> <strong>del</strong> <strong>Friuli</strong><br />

Istituto d’Istruzione Superiore “Paolino d’Aquileia”- <strong>di</strong> <strong>Cividale</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Friuli</strong><br />

Convegno<br />

<strong>Cividale</strong> Longobarda<br />

patrimonio <strong>del</strong>l’Umanità UNESCO:<br />

chi, dove, come, quando per le scuole<br />

18 maggio 2012<br />

Con il sostegno <strong>del</strong>la Regione Autonoma <strong>Friuli</strong> Venezia Giulia<br />

Progetto speciale per l’arricchimento <strong>del</strong>l’offerta formativa <strong>del</strong>le<br />

istituzioni scolastiche (Legge reg.2 <strong>del</strong> 2006 art.7 comma 3)


Scuola <strong>Secondaria</strong> <strong>di</strong> <strong>II</strong> <strong>grado</strong> – Liceo scientifico<br />

Attività n. 7<br />

Il Ducato longobardo: un percorso <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>mento nel curriculum <strong>di</strong> storia <strong>del</strong> liceo<br />

scientifico<br />

Materie: latino, storia, geografia, <strong>di</strong>segno e storia <strong>del</strong>l’arte, italiano<br />

Classi seconde e terze a.s. 2008-09, 2009-10, 2010-11, 2011-12<br />

Docenti: Daniela Baldassi, Marzio Monai, Paola Parpinel, Maria Cristina<br />

Tonchia<br />

Materiale prodotto:<br />

Presentazione PPT<br />

ALLEGATI: Relazione e prove <strong>di</strong> verifica strutturate<br />

IL DUCATO LONGOBARDO DI CIVIDALE<br />

UN PERCORSO DI APPROFONDIMENTO<br />

NEL CURRICULUM DI STORIA DEL LICEO SCIENTIFICO<br />

MOTIVAZIONI E FINALITA’<br />

Come è noto una <strong>del</strong>le novità <strong>del</strong>la scuola superiore riformata è la creazione <strong>del</strong>la<br />

<strong>di</strong>sciplina “Storia e Geografia” nei bienni <strong>di</strong> tutti i licei con tre ore <strong>di</strong> lezione a<br />

settimana e un solo voto per conoscenze e abilità. Il para<strong>di</strong>gma geografico <strong>di</strong>venta,<br />

quin<strong>di</strong>, incisivo sulla qualità <strong>del</strong>la conoscenza <strong>del</strong> passato, migliorando la comprensione<br />

dei fenomeni indagati: l’obiettivo è quello <strong>di</strong> far comprendere il cambiamento e la<br />

<strong>di</strong>versità dei tempi storici, non solo in una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>acronica, attraverso il<br />

confronto fra epoche, ma anche in una <strong>di</strong>mensione sincronica, attraverso il confronto<br />

fra aree geografiche e culturali. Questo percorso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento risulta,<br />

pertanto, particolarmente esemplificativo <strong>di</strong> tale metodologia.<br />

La prima finalità è quella <strong>di</strong> aprire il giovane ad uno sguardo globale sulla temporalità,<br />

superando il pregiu<strong>di</strong>zio <strong>del</strong>l’anacronismo, secondo il quale gli uomini <strong>del</strong> passato<br />

vivevano e giu<strong>di</strong>cavano con le nostre stesse categorie, per abituarli a comprendere che<br />

i loro contesti erano, invece, profondamente <strong>di</strong>versi dai nostri. A partire dal fatto<br />

che per un ragazzo l’interesse nasce sempre dall’impatto con la realtà, da qualcosa che<br />

abbia a che fare con il presente, da una domanda sul presente, è necessario spiegare


che anche la storia è un approccio alla realtà, quella <strong>del</strong> passato, che ci è accessibile<br />

attraverso segni presenti; far comprendere che la <strong>di</strong>mensione storica è una<br />

<strong>di</strong>mensione strutturale, fondamentale per la vita quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> ciascuno. La memoria<br />

storica mira a conoscere e comprendere le caratteristiche specifiche ed intrinseche<br />

<strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione <strong>del</strong> popolo, <strong>del</strong> paese, <strong>del</strong>la nazione in cui siamo inseriti: essa è il<br />

sapere sulle nostre origini e sulle possibilità concrete <strong>del</strong>la <strong>di</strong>namica <strong>del</strong>l’avventura<br />

umana nel tempo, <strong>del</strong>l’intreccio <strong>del</strong> nostro io con la realtà umana che nel passato ha<br />

cercato <strong>di</strong> determinare il significato <strong>del</strong>la vita, <strong>di</strong> organizzare e sviluppare le<br />

istituzioni linguistiche, economiche, sociali e politiche.<br />

Un’altra finalità è quella <strong>di</strong> attivare in chi impara un meccanismo conoscitivo per poter<br />

apprendere un metodo adeguato all’oggetto specifico <strong>del</strong>la storia: proprio per questo<br />

la metodologia utilizzata viene costantemente esplicitata agli studenti nel corso <strong>del</strong><br />

percorso.<br />

SEQUENZA DELLE FASI DELL’ATTIVITA’ DIDATTICA<br />

E DEI LABORATORI<br />

1. RICOSTRUZIONE NARRATIVA<br />

Si parte dal racconto <strong>del</strong>la migrazione in Italia dei Longobar<strong>di</strong> nell’aprile <strong>del</strong> 568, fino<br />

alla costituzione <strong>del</strong> Ducato <strong>di</strong> Benevento nel 570. La declinazione pratica <strong>di</strong> questa<br />

attività è affidata alla creatività <strong>del</strong>l’insegnante e <strong>di</strong>pende dalle caratteristiche <strong>del</strong><br />

contesto educativo in cui si svolge il lavoro, per cui sono ipotizzabili <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong><br />

percorsi, da quello basato sul racconto orale, all’analisi dei documenti scritti, alla<br />

costruzione <strong>di</strong> prodotti multime<strong>di</strong>ali<br />

2. LE FONTI<br />

• archeologiche (necropoli, epigrafi e monumenti)<br />

• testimonianze dei protagonisti degli avvenimenti narrati (Paolo Diacono,<br />

Historia Langobardorum)<br />

• etimologia <strong>del</strong>le parole, alla ricerca <strong>del</strong>la loro origine<br />

La <strong>di</strong>dattica deve avere come mo<strong>del</strong>lo il modo <strong>di</strong> procedere <strong>del</strong>lo storico, nella forma<br />

<strong>del</strong>l’attività <strong>di</strong> ricerca. Esaminare le fonti, ove possibile, offre il vantaggio <strong>di</strong> uscire da


una <strong>di</strong>mensione libresca e mette nelle con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

indagare il passato, attraverso l’attivazione <strong>del</strong>la<br />

domanda e <strong>del</strong>la capacità critica. Scoprire nell’ambiente<br />

in cui viviamo quoti<strong>di</strong>anamente i segni <strong>del</strong> passato,<br />

interrogarli, inquadrarli nel contesto <strong>del</strong>le conoscenze<br />

apprese, costituisce un’esperienza <strong>di</strong> ricerca in atto, in<br />

cui lo studente può sentirsi protagonista. Aggiungiamo la<br />

componente <strong>di</strong> fascino e attrattiva che tali segni spesso<br />

esercitano e che facilita l’educazione a scoprirli, ad<br />

apprezzarli, a rispettarli.<br />

A <strong>Cividale</strong> si parte dall’archeologia<br />

<strong>Cividale</strong>, capitale <strong>del</strong> primo Ducato longobardo in Italia è<br />

il sito archeologico che ha restituito più materiali<br />

attribuiti all’epoca <strong>del</strong>l’immigrazione (568). Le fonti principali per conoscere il mo<strong>del</strong>lo<br />

culturale longobardo sono le sepolture con corredo.<br />

Il corredo funebre è il totale dei reperti rinvenuti in una tomba, deposti con il<br />

defunto secondo certe regole stabilite sia dalla tra<strong>di</strong>zione, sia dal significato<br />

simbolico; è costituito da deposizioni intenzionali (corredo rituale); deposizioni<br />

incidentali (per esempio i vestiti), deposizioni accidentali (tutto ciò che cade nella<br />

tomba involontariamente).<br />

I doni funebri consueti per gli uomini erano la spada lunga (spatha), la spada corta<br />

(sax), lo scudo <strong>di</strong> legno con l’umbone <strong>di</strong> ferro e la lancia, simboli <strong>del</strong>lo status militare e<br />

<strong>del</strong>la libertà. La posizione <strong>di</strong> questi oggetti nella tomba era costante: la spada veniva<br />

deposta sul lato sinistro, oppure sopra il petto <strong>del</strong> defunto; lo scudo pure sul lato<br />

sinistro, oppure all’altezza <strong>del</strong> petto <strong>del</strong> defunto; la lancia, invece, solitamente veniva<br />

collocata sul fianco destro. Altri oggetti posti in posizioni non fisse erano bacili <strong>di</strong><br />

metallo, vasi <strong>di</strong> ceramica, piccoli coltelli, forbici, oggetti <strong>del</strong> mestiere.


I doni funebri consueti per le donne erano collane <strong>di</strong> perle vitree, pettini, battenti <strong>di</strong><br />

telaio a forma <strong>di</strong> spada. Altri oggetti meno comuni <strong>del</strong>le tombe femminili erano coltelli,<br />

forbici, chiavi, amuleti pendenti dalla cintura, brocche <strong>di</strong> bronzo o <strong>di</strong> ceramica, ciotole.<br />

L’oggetto più caratteristico è la fibula d’argento dorato <strong>del</strong> corredo femminile. Tali<br />

fibule venivano usate solitamente a coppie con funzione <strong>di</strong> chiusura <strong>del</strong>le vesti: le più<br />

piccole per chiudere sul petto una specie <strong>di</strong> blusa, le gran<strong>di</strong> per fissare la gonna<br />

ripiegata sul davanti.<br />

Verso la fine <strong>del</strong> VI secolo nelle inumazioni <strong>del</strong>la seconda generazione <strong>di</strong> immigrati<br />

longobar<strong>di</strong> compaiono i segni palesi <strong>del</strong>la progressiva assimilazione <strong>del</strong>le usanze<br />

romane: le fibule hanno mutato l’apparato decorativo, fondendo motivi animalistici e<br />

motivi nastriformi. Compare inoltre la fibula a <strong>di</strong>sco d’oro che si ritrova sotto il<br />

mento: un’innovazione collegata all’abbandono <strong>del</strong>l’antico costume longobardo e<br />

all’adozione <strong>del</strong>l’abito femminile latino-me<strong>di</strong>terraneo, con il mantello chiuso sul petto<br />

al centro. Le fibule a <strong>di</strong>sco sono ornate con lo stile bizantino.<br />

In seguito i Longobar<strong>di</strong> assunsero l’uso cristiano <strong>di</strong> applicare <strong>del</strong>le croci sui sudari con<br />

cui venivano avvolte le teste dei defunti (600 circa). Su alcune croci all’inizio si<br />

trovano ancora elementi zoomorfi, oppure ci sono croci prive <strong>di</strong> decorazioni, altre<br />

ornate <strong>di</strong> punzonatura o decorate a sbalzo con motivi zoomorfi o bizantini.<br />

I recipienti <strong>di</strong> bronzo e quelli vitrei documentano il commercio e le zone <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>del</strong>l’Alto Me<strong>di</strong>oevo.


Le aree <strong>di</strong> sepoltura a <strong>Cividale</strong> presentano tre <strong>di</strong>verse situazioni:<br />

• continuità d’uso <strong>di</strong> una necropoli romana, originariamente a cremazione, poi a<br />

inumazione (Cella - San Giovanni)<br />

• necropoli <strong>di</strong> nuova istituzione (San Mauro, Ferrovia, Gallo e Santo Stefano)<br />

• riuso <strong>di</strong> una necropoli romana a cremazione (zona <strong>di</strong> Piazza <strong>del</strong>la Resistenza)


Aree <strong>di</strong> sepoltura longobarde a <strong>Cividale</strong> (Ahumada Silva 1998)<br />

NECROPOLI CELLA –SAN GIOVANNI<br />

Si trova nella zona a Nord-Est <strong>del</strong>la città. E’ un esempio <strong>di</strong> continuità d’uso <strong>di</strong> una<br />

necropoli romana. E’ stata portata alla luce in due riprese a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> quasi un secolo<br />

una dall’altra. La parte <strong>del</strong>la necropoli da allora denominata Cella (per la prossimità con<br />

l’omonimo convento), scavata da Michele Della Torre fra il 1821 e il 1822, costituisce il<br />

primo scavo archeologico <strong>di</strong> una necropoli longobarda in Italia. I numerosi e<br />

significativi reperti non furono conservati <strong>di</strong>visi per tomba <strong>di</strong> provenienza, ma


attestano comunque sepolture <strong>di</strong> Longobar<strong>di</strong> appartenenti alla generazione immigrata<br />

e altre che si collocano nella prima metà <strong>del</strong> V<strong>II</strong> secolo. L’altra parte <strong>del</strong>la necropoli,<br />

denominata San Giovanni per la vicinanza alla porta citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> ugual nome, è stata<br />

portata alla luce durante i lavori eseguiti dal Genio militare per la costruzione <strong>del</strong><br />

tratto ferroviario <strong>Cividale</strong>- Caporetto, nel febbraio 1916. Gli scavi furono seguiti dal<br />

<strong>di</strong>rettore <strong>del</strong> Museo Archeologico, Ruggero <strong>del</strong>la Torre, tra molte <strong>di</strong>fficoltà, a causa<br />

<strong>del</strong>la vicinanza <strong>del</strong> fronte. Egli riuscì a raccogliere i materiali separandoli per tomba <strong>di</strong><br />

provenienza, ma la documentazione <strong>del</strong>lo scavo andò <strong>di</strong>spersa durante l’occupazione<br />

austriaca, dopo la ritirata <strong>di</strong> Caporetto (1917)<br />

NECROPOLI DI SAN MAURO<br />

Questa è una necropoli longobarde <strong>di</strong> nuova creazione. La prima scoperta <strong>di</strong> una ricca<br />

tomba femminile risale al 1886 e fu ritrovata da un conta<strong>di</strong>no che lavorava in un fondo.<br />

Gli scavi eseguiti dal 1994 al 1996 e nel 1998 hanno permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare 22 tombe<br />

longobarde, otto appartenenti a guerrieri adulti armati, <strong>di</strong> cui uno sepolto con il suo<br />

cavallo, sette a donne adulte, una con i resti <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> età giovanile ed altre<br />

cinque sepolture sono pertinenti ad in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> età infantile<br />

NECROPOLI DELLA FERROVIA<br />

Nel 1886 quando si scavava per la costruzione <strong>del</strong>la stazione fu trovata una ricca<br />

tomba <strong>di</strong> cavaliere con i finimenti <strong>del</strong> cavallo in argento e bronzo dorato, una lancia ed<br />

un bacile bronzeo. I nuovi scavi effettuati nel marzo 2012 hanno in<strong>di</strong>viduato circa un<br />

ottantina <strong>di</strong> sepolture e hanno consentito il ritrovamento <strong>di</strong> nuovi corre<strong>di</strong>.<br />

NECROPOLI GALLO<br />

Nel 1821 e nel 1908 furono recuperati una lancia, fibbie, un coltello, un armilla. Tra il<br />

1949 e il 1951, in occasione <strong>di</strong> lavori per la fognatura furono scavate 17 tombe, <strong>di</strong> cui<br />

almeno sei <strong>del</strong>la seconda metà <strong>del</strong> VI secolo. Fra queste vi sono due sepolture<br />

femminili con fibule, note già in Pannonia e due tombe maschili con umboni <strong>di</strong> scudo<br />

che trovano confronto con esemplari pannonici.<br />

NECROPOLI DI SANTO STEFANO IN PERTICA


Prende il nome dall’antica prepositura <strong>di</strong> Santo Stefano, scomparsa nel 1772 e<br />

l’in<strong>di</strong>cazione “in pertica” corrisponde al toponimo con il quale quest’area era conosciuta<br />

nel X<strong>II</strong>I secolo. Le prime tombe longobarde affiorarono nel 1922 e nel 1959: si tratta<br />

<strong>di</strong> due guerrieri con corre<strong>di</strong> d’armi <strong>del</strong>la seconda metà <strong>del</strong> VI secolo che documentano<br />

il nucleo più antico <strong>del</strong>la necropoli. Nel 1960, in occasione dei lavori <strong>di</strong> costruzione<br />

<strong>del</strong>la scuola materna comunale, furono scoperte altre sepolture con corre<strong>di</strong> molto<br />

ricchi. Poi nel 1987 e nel 1988 nei cortili <strong>del</strong>la scuola materna e <strong>del</strong>la scuola<br />

elementare, alcuni lavori per le fognature portarono alla scoperta <strong>di</strong> altre 28 tombe.<br />

Per questa necropoli esiste una ricca documentazione <strong>di</strong> indagini ra<strong>di</strong>ografiche,<br />

eseguite presso l’ospedale <strong>di</strong> <strong>Cividale</strong>, che consente <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le conoscenze dei<br />

caratteri antropologici <strong>del</strong>la popolazione longobarda.<br />

SEPOLTURE NELLO SPAZIO URBANO<br />

In ambito urbano abbiamo sepolture longobarde scavate presso strutture murarie in<br />

<strong>di</strong>suso e tombe in aree sepolcrali sorte presso gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto. Questi spazi vengono<br />

utilizzati dai Longobar<strong>di</strong> dalla fine <strong>del</strong> VI secolo e soprattutto nel V<strong>II</strong> secolo. Un<br />

significativo esempio <strong>di</strong> sepoltura inserita nello spazio urbano è costituito dalla tomba<br />

cosiddetta <strong>del</strong> Duca Gisulfo: il corredo funerario rinvenuto in questo sarcofago è uno<br />

dei più ricchi ed è databile dopo la metà <strong>del</strong> V<strong>II</strong> secolo. L’inumato era sepolto in cassa<br />

lignea, all’interno <strong>di</strong> un sarcofago <strong>di</strong> pietra d’Istria, con coperchio in marmo <strong>del</strong> tipo a<br />

tetto.


MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE<br />

Nel Museo sono conservati tutti i materiali archeologici rinvenuti a <strong>Cividale</strong> e nel suo<br />

territorio a partire dagli inizi <strong>del</strong>l’800, quando il canonico conte Michele Della Torre,<br />

avviò le prime ricerche sistematiche. Il Museo espone i principali corre<strong>di</strong> funebri, ove<br />

possibile ricostruiti nella loro interezza, <strong>del</strong>le necropoli suburbane e <strong>del</strong>le sepolture <strong>di</strong><br />

area urbana, oltre ad alcuni corre<strong>di</strong> <strong>di</strong> altre necropoli <strong>del</strong> ducato <strong>del</strong> <strong>Friuli</strong>.<br />

Attraverso l’archeologia funeraria è possibile seguire l’evoluzione <strong>del</strong> costume,<br />

<strong>del</strong>l’artigianato e <strong>del</strong>la vita quoti<strong>di</strong>ana dei Longobar<strong>di</strong> a <strong>Cividale</strong>, a partire dal loro<br />

arrivo in Italia, fino a tutto l’V<strong>II</strong>I secolo.<br />

Durante la visita al museo gli alunni possono scegliere gli oggetti da riprodurre in<br />

elaborati grafici da realizzare nell’ambito <strong>del</strong>le attività <strong>di</strong> Disegno e Storia <strong>del</strong>l’Arte.<br />

L’ALTARE DI RATCHIS<br />

Costruito tra il 737 e il 744, è conservato al Museo cristiano. Sulla fronte <strong>del</strong><br />

parallelepipedo in pietra carsica è riprodotta la Maestà <strong>del</strong> Signore, con il Cristo<br />

affiancato da due cherubini, in atto bene<strong>di</strong>cente e con il rotolo degli Evangelisti nella<br />

mano sinistra, chiusa entro la mistica mandorla sorretta da 4 angeli. Sulle due lastre<br />

laterali sono scolpite a sinistra la Visitazione, a destra l’Adorazione dei Magi. La<br />

struttura <strong>del</strong>l’opera è <strong>di</strong> origine romana, ma nettissima è l’impronta barbarica.<br />

IL BATTISTERO DI CALLISTO<br />

Conservato al Museo cristiano è un prestigioso monumento <strong>del</strong>la tarda epoca<br />

longobarda, fatto costruire dal Patriarca Callisto che nel 737 trasferisce la sede<br />

patriarcale da Cormons a <strong>Cividale</strong>. Si compone <strong>di</strong> due parti:<br />

• la vasca battesimale ad immersione<br />

• otto colonne <strong>di</strong> spoglio con relativi capitelli che sostengono il tegurio ad<br />

archetti.


Negli archetti sono scolpiti con realismo: pavoni, leoni, agnelli, pesci, grifi e cerbiatti:<br />

rappresentazioni simboliche cristiane, legate ad un messaggio <strong>di</strong> redenzione, con gli<br />

animali che si abbeverano alla fonte <strong>del</strong>la salvezza. Sulla cornice superiore degli<br />

archetti corre un’iscrizione de<strong>di</strong>catoria, in caratteri capitali riferita alle<br />

benemerenze <strong>di</strong> Callisto.<br />

IL TEMPIETTO LONGOBARDO<br />

E’ il monumento più complesso <strong>del</strong>l’Alto Me<strong>di</strong>oevo occidentale: costruzione e<br />

decorazione in stucco e a fresco vengono eseguite dopo la metà <strong>del</strong>l’ V<strong>II</strong>I secolo,<br />

verso il 760. L’e<strong>di</strong>ficio consta <strong>di</strong> un corpo centrale e <strong>del</strong> presbiterio a tre absi<strong>di</strong>. La<br />

volta è a crociera nell’aula, a botte nelle absi<strong>di</strong>ole. La raffinata decorazione interna<br />

con raggiere e statue in stucco, così come la tipologia degli affreschi collocano il<br />

Tempietto nell’ambito <strong>del</strong>la cultura bizantino-orientale<br />

Paolo Diacono, Historia Langobardorum<br />

L’analisi <strong>del</strong>le fonti scritte risulta in questo caso particolarmente interessante, perché<br />

consente un collegamento inter<strong>di</strong>sciplinare con l’insegnamento <strong>del</strong> latino. Gli alunni<br />

possono mettere in gioco le proprie competenze traduttive e nello stesso tempo<br />

sperimentare in maniera concreta le azioni <strong>di</strong> uno storico.<br />

Paolo Diacono, nato a <strong>Cividale</strong> verso il 730 da famiglia longobarda, è il più illustre<br />

esponente <strong>del</strong>la cultura <strong>del</strong> suo popolo; quando nel 777 il duca friulano Ratchis viene<br />

eletto re, egli lo segue a Pavia, dove <strong>di</strong>venta maestro <strong>di</strong> corte; poi si trasferisce a<br />

Benevento, al seguito <strong>del</strong> duca Arechi <strong>II</strong>, anche lui friulano. Negli anni <strong>del</strong>la crisi <strong>del</strong><br />

regno longobardo d’Italia, Paolo entra nel monastero <strong>di</strong> Montecassino, dove, ad<br />

eccezione <strong>di</strong> alcuni anni vissuti alla corte <strong>di</strong> Carlo Magno, trascorre il resto <strong>del</strong>la sua<br />

vita, fino alla morte nel 799. Paolo Diacono scrive l’Historia Langobardorum in cui<br />

racconta le vicende <strong>del</strong> suo popolo dalle origini al regno <strong>di</strong> Liutprando.<br />

Per brevità si riporta soltanto un esempio dei passi tradotti e analizzati.


L’analisi <strong>di</strong> un brano<br />

Un simpatico aneddoto riportato nel libro I (8 e 9) <strong>del</strong>l’Historia, descrive l’origine <strong>del</strong><br />

nome “Longobar<strong>di</strong>”.<br />

“Refert hoc loco antiquitas ri<strong>di</strong>culam fabulam: quod accedentes Wandali ad Godan<br />

victoriam de Winnilis postulaverint, illeque responderit, se illis victoriam daturum quos<br />

primum oriente sole conspexisset. Tunc accessisse Gambara ad Fream, uxorem Godan,<br />

et Winnilis victoriam postulasse, Freaque consilium de<strong>di</strong>sse, ut Winnilorum mulieres<br />

solutos crines erga faciem ad barbae similitu<strong>di</strong>nem conponerent maneque primo cum<br />

viris adessent seseque Godan videndas pariter e regione, qua ille per fenestram<br />

orientem versus erat solitus aspicere, conlocarent. Atque ita factum fuisse. Quas cum<br />

Godan oriente sole conspiceret, <strong>di</strong>xisse: “Qui sunt isti longibar<strong>di</strong>?”. Tunc Frea<br />

subiunxisse, ut quibus nomen tribuerat victoriam condonaret. Sicque Winnilis Godan<br />

victoriam concessisse. (…) Certum tamen est, Langobardos ab intactae ferro barbae<br />

longitu<strong>di</strong>ne, cum primis Winnili <strong>di</strong>cti fuerint, ita postmodum appellatos. Nam iuxta<br />

illorum linguam “lang” longam, “bart” barbam significat”.<br />

1. Leggere il primo periodo<br />

“Refert hoc loco antiquitas ri<strong>di</strong>culam fabulam/: quod accedentes Wandali ad Godan<br />

victoriam de Winnilis postulaverint/, illeque responderit/, se illis victoriam daturum/<br />

quos primum oriente sole conspexisset”.<br />

2. Sottolineare i verbi: refert, accedentes, postulaverint, responderit, daturum,<br />

conspexisset<br />

3. Analizzare le singole voci verbali per poter in<strong>di</strong>viduare la proposizione principale e<br />

le secondarie<br />

4. Analizzare il periodo: <strong>di</strong>videre con una / ciascuna proposizione, cerchiare le<br />

eventuali preposizioni e le congiunzioni


5. A questo punto è interessante schematizzare la struttura <strong>del</strong> periodo analizzato<br />

per permettere agli alunni <strong>di</strong> visualizzare la costruzione, consolidare la propria<br />

capacità <strong>di</strong> analisi e capire lo stile <strong>del</strong>l’autore<br />

6. Traduzione <strong>di</strong> lavoro<br />

7. Traduzione contrastiva<br />

L’indagine sul lessico<br />

PRINCIPALE<br />

Refert hoc loco antiquitas ri<strong>di</strong>cola fabulam:<br />

DICHIARATIVA<br />

quod accedentes Wandali ad<br />

Godan victoriam de Winnilis<br />

postulaverint<br />

DICHIARATIVA<br />

COORDINATA<br />

Illeque responderit<br />

INFINITIVA<br />

Se illis victoriam daturum<br />

(esse)<br />

RELATIVA<br />

quos primum oriente sole<br />

conspexisset<br />

Una <strong>del</strong>le più vive testimonianze lasciate dai Longobar<strong>di</strong> è rappresentata dagli apporti<br />

che la loro lingua ha dato all’italiano. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tale influenza, in particolare, ha<br />

come principale ricaduta la comprensione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>rette conseguenze che la presenza <strong>di</strong><br />

questo popolo in Italia ha determinato e determina ancora oggi sulla nostra civiltà e<br />

sulla nostra vita quoti<strong>di</strong>ana. L’analisi <strong>di</strong> questo aspetto, inoltre, consente <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>re lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>le origini <strong>del</strong>l’italiano, e, più in generale, <strong>del</strong>le lingue volgari,<br />

facendo prendere coscienza ai ragazzi dei meccanismi e <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni storiche e<br />

sociali che hanno portato alla trasformazione <strong>del</strong>la lingua latina negli i<strong>di</strong>omi da esso


derivati. La trattazione viene affrontata attraverso una lezione frontale che prevede<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> un documento power-point incentrato sui <strong>di</strong>fferenti aspetti che la<br />

tematica permette <strong>di</strong> sviscerare. Innanzi tutto è utile realizzare un rapido ripasso<br />

<strong>del</strong>la cronologia <strong>del</strong>l’invasione e <strong>del</strong>la dominazione longobarda che permetta <strong>di</strong><br />

rimarcare come i Longobar<strong>di</strong> avessero avuto limitatissimi contatti con il mondo romano<br />

prima <strong>del</strong> loro arrivo nella penisola. Questo consente <strong>di</strong> sottolineare la lontananza che<br />

li caratterizzava sul piano culturale rispetto al mondo me<strong>di</strong>terraneo: si pensi ai loro<br />

costumi arcaici in merito alla vita materiale, all’organizzazione sociale fondata ancora<br />

sul sistema tribale, alla loro adesione all’arianesimo dal punto <strong>di</strong> vista religioso. Tali<br />

osservazioni mirano a rimarcare quanto i Longobar<strong>di</strong> abbiano ben presto sentito un<br />

certo fascino nei confronti <strong>del</strong> patrimonio culturale <strong>del</strong>la popolazione romana, <strong>di</strong> cui<br />

cercarono <strong>di</strong> appropriarsi, in primo luogo abbandonando progressivamente il loro<br />

i<strong>di</strong>oma ed accostandosi sempre più alla lingua latina. Essa venne utilizzata non solo<br />

nella trattazione <strong>di</strong> quegli specifici ambiti nei quali i Romani si erano <strong>di</strong>stinti (si pensi a<br />

quello giuri<strong>di</strong>co) ma venne adottata anche come lingua parlata, spesso in forma<br />

imperfetta. Questa situazione <strong>di</strong> bilinguismo (favorito anche dai numerosi matrimoni<br />

misti) determinò un’accelerazione nel processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione <strong>del</strong>la lingua latina e,<br />

conseguentemente, nella costituzione <strong>del</strong>le lingue romanze. Nello specifico, la<br />

presentazione degli apporti che la lingua longobarda ha dato alla formazione<br />

<strong>del</strong>l’italiano deve mettere in luce come vi siano tre principali ambiti nei quali tale<br />

influenza si è fatta maggiormente sentire: la toponomastica, i nomi personali (che<br />

hanno pesato anche nella costituzione dei cognomi) ed il lessico <strong>del</strong>la lingua d’uso, in<br />

particolar modo entro determinati ambiti lessicali, maggiormente legati alla civiltà e<br />

alle consuetu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita degli invasori. Per quanto riguarda i nomi <strong>di</strong> luogo, è<br />

interessante far notare come il termine “fara” (il raggruppamento familiare alla base<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione militare longobarda) abbia originato molti toponimi, sparsi in varie<br />

regioni <strong>del</strong>la penisola e come, pertanto, esso sia un in<strong>di</strong>catore <strong>del</strong>l’estensione <strong>del</strong><br />

dominio longobardo. A questo proposito si può presentare ai ragazzi una cartina <strong>del</strong>la<br />

penisola in cui vengano localizzati tali centri (ad esempio Farra d’Isonzo – Go -, Farla –


Ud -, Farla <strong>di</strong> Soligo – Tv -, Farra d’Alpago – Bl, Fara Gera d’Adda – Bg -, Fara in<br />

Sabina – Ri -, Fara Filiorum Petri – Ch -, Valle Fara – Ch -). Altri toponimi derivanti dal<br />

longobardo, con in<strong>di</strong>cazione <strong>del</strong> relativo termine <strong>di</strong> provenienza sono Valperga (To),<br />

Val<strong>di</strong>perga (Pi) da Berg («monte»); Biaca (Vi), e Cornablacca (Bs) da Blahha («teritorio<br />

con piantagione <strong>di</strong> querce e castagni»); Braida (Tn e Ud), Breda <strong>di</strong> Piave (Tv), Brera<br />

(Mi) da Braida («pianura»); Gaggio, Gazzo, Mazzuolo (rispettivamente in Lombar<strong>di</strong>a,<br />

Piemonte, Emilia) da Gahagi («siepe, steccato»). Altre denominazioni, poi, rimandano<br />

all’amministrazione imposta dai Longobar<strong>di</strong>: Gastal<strong>di</strong> (To) da Gastald («amministratore<br />

dei beni pubblici»); Eribanno (Bs) da Haribann («bando militare»); Casale <strong>di</strong> Scodosia<br />

(Pd), Scaldasole (Pv) da Skuldhaizo («giu<strong>di</strong>ce»). La presenza longobarda è, poi,<br />

ravvisabile anche nei suffissi dei toponimi terminanti in -engo ed –ingo (uniti talvolta<br />

anche a nomi personali latini): Massalengo (Mi) < long. Mazo; Dardengo (Tv) < long.<br />

Audhard ; Pastrengo (Vr) < lat. Pastor. Per quanto concerne la derivazione <strong>di</strong> nomi<br />

personali si possono citare a titolo d’esempio i nomi propri Baldo e Berto (long. berht<br />

«splendente») da cui derivano numerosi cognomi quali Bal<strong>di</strong>, Bal<strong>di</strong>ni oppure Berti,<br />

Bretoni, Bertini, Bertolini, Alberti, Albertoni, Albertini, Albertazzi ecc. In merito<br />

all’inserimento nell’italiano <strong>di</strong> termini provenienti dalla lingua longobarda, va<br />

sottolineato come tale apporto sia stato abbastanza consistente (quantificabile nello<br />

specifico in 300 lemmi circa): esso è stato maggiore rispetto a quello <strong>del</strong>l’ostrogoto.<br />

Si può inoltre <strong>di</strong>stinguere come da un lato alcuni termini siano entrati a far parte<br />

<strong>del</strong>l’uso letterario (si pensi a stamberga, derivato da stainberga “casa <strong>di</strong> pietra”)<br />

mentre altri si siano <strong>di</strong>ffusi nell’uso popolare e, in certi casi, <strong>di</strong>alettale (si pensi a<br />

ruspi “grezzo, ruvido”, che è presente nei <strong>di</strong>aletti <strong>del</strong>l’Italia settentrionale). Va,<br />

peraltro, notato come alcune parole longobarde abbiano visto mo<strong>di</strong>ficare il loro<br />

significato entrando in italiano: è il caso <strong>di</strong> spëhon “osservare attentamente” che<br />

restringe significato a “spiare” oppure wahtari “guar<strong>di</strong>a” <strong>di</strong>venta “sguattero” (=<br />

lavapiatti). Per quanto riguarda le famiglie lessicali cui si possono ricondurre i nuovi<br />

termini entrati in italiano, si deve sottolineare come siano pochi i prestiti che si<br />

riferiscono all’ambito <strong>del</strong>le armi (stral “freccia” ha dato “strale”) in quanto in questo


campo sono prevalsi i termini franconi, in seguito all’invasione franca che ha<br />

determinato la fine <strong>del</strong> dominio longobardo sulla penisola. Riguardo agli altri insiemi<br />

spiccano le parole in<strong>di</strong>canti parti <strong>del</strong> corpo umano: guancia, schiena, nocca, milza, anca,<br />

stinco; <strong>di</strong> essi alcuni implicano connotazione spregiativa: ciuffo, zazzera, nappa<br />

(“naso”), sberleffo, zanna, grinza, grinfia, spanna; vi è, poi, qualche nome <strong>di</strong> animale<br />

(stambecco, taccola, zecca) e anche termini riferiti a boschi ed utilizzo <strong>del</strong>la legna:<br />

stecco, pollone, cafaggio; per quanto riguarda i termini che denotano materie coloranti<br />

si deve ricordare biacca, guado e forse il colore bianco; in merito ai vocaboli in<strong>di</strong>canti<br />

cariche e professioni: manigoldo, sgherro, castaldo; vi sono poi dei verbi che designano<br />

azioni concrete tecniche: imbastire, spaccare, strofinare, tuffare, russare; non molto<br />

numerosi gli astratti (smacco, scherno, tanfo, tonfo) e gli aggettivi (gramo, ricco,<br />

stracco). Altri termini da ricordare sono: banco e palco da balk e palk, pre<strong>del</strong>la da<br />

bre<strong>del</strong> ed inoltre banda e panca, scranna, gruccia, spranga, greppia, trappola, palla.<br />

<strong>Cividale</strong><br />

3. VISITE GUIDATE E VIAGGI D’ISTRUZIONE<br />

Queste attività sono occasione privilegiata per la scoperta <strong>del</strong>la presenza longobarda<br />

sul territorio, a cominciare dalle classi prime che, già nell’ambito <strong>del</strong> “Progetto<br />

accoglienza”, visitano alcuni siti longobar<strong>di</strong>.


Questa iniziativa costituisce una prima introduzione al percorso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

<strong>del</strong>la storia dei Longobar<strong>di</strong> che gli allievi affronteranno nella prosecuzione <strong>del</strong>l’attività<br />

scolastica. Si tratta <strong>di</strong> una lunga passeggiata che copre un anello le cui tappe più<br />

significative, relativamente alla tematica longobarda, sono la chiesa <strong>di</strong> San Martino, il<br />

tempietto annesso al convento <strong>di</strong> Santa Maria in Valle, la chiesa dei Santi Pietro e<br />

Biagio, la chiesa <strong>di</strong> San Giovanni in Xenodochio, quella <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong> corte, la<br />

chiesa <strong>di</strong> San Floriano a Sanguarzo, e, rientrando a <strong>Cividale</strong>, piazza Paolo<br />

Diacono,dove, secondo la tra<strong>di</strong>zione, era collocata la casa natale <strong>del</strong>lo storico<br />

longobardo e luogo <strong>del</strong> ritrovamento <strong>del</strong> presunto sarcofago <strong>di</strong> Gisulfo. Il percorso,<br />

inoltre, offre la possibilità <strong>di</strong> presentare ai ragazzi la collocazione <strong>di</strong> alcune tra le<br />

principali necropoli longobarde (San Giovanni in Valle, San Mauro e Santo Stefano).<br />

Nel complesso, dunque, l’attività presenta <strong>di</strong>verse ricadute positive per quanto<br />

riguarda l’acquisizione <strong>di</strong> una prima infarinatura relativa alle conoscenze sulla storia<br />

dei Longobar<strong>di</strong> e per quel che concerne l’elaborazione <strong>di</strong> basilari competenze sul piano


metodologico. Da un lato, infatti, nel corso <strong>del</strong>l’uscita ai ragazzi sono esposte, durante<br />

brevi soste, notizie sull’arrivo dei Longobar<strong>di</strong>, sull’organizzazione <strong>del</strong> loro dominio e sui<br />

principali aspetti <strong>del</strong>la loro vita materiale. La visita dei luoghi sopra in<strong>di</strong>cati, inoltre,<br />

dà modo <strong>di</strong> sviluppare specifiche riflessioni in merito ad alcune tematiche rilevanti ai<br />

fini <strong>del</strong>la conoscenza <strong>del</strong>la storia <strong>di</strong> questo popolo. Nella fattispecie si può fare cenno<br />

alla produzione artistica (si pensi ai rilievi che adornano il tempietto, e che consentono<br />

<strong>di</strong> far riferimento anche ai rapporti culturali intrattenuti dai Longobar<strong>di</strong> con il mondo<br />

bizantino), alle credenze relative all’al<strong>di</strong>là e quin<strong>di</strong> al sentimento religioso e, più in<br />

generale, alle abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questa popolazione, attraverso la descrizione degli<br />

oggetti ritrovati nei corre<strong>di</strong> funebri presenti nelle tombe portate alla luce. Il<br />

riferimento, poi, alle campagne <strong>di</strong> scavo offre l’occasione per esporre a gran<strong>di</strong> linee<br />

l’importanza <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduazione e <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong>le fonti ai fini <strong>del</strong>la ricerca storica.<br />

Risulta possibile, dunque, accennare ai mezzi cui gli storici e gli archeologi ricorrono<br />

per l’acquisizione, in particolar modo, <strong>di</strong> fonti <strong>di</strong> tipo materiale. Dopo l’uscita i ragazzi<br />

vengono regolarmente sottoposti ad una verifica che consiste nella risposta ad una<br />

serie <strong>di</strong> domande aperte. Essa da un lato serve a cogliere quanto è stato recepito da<br />

parte degli allievi sul piano <strong>del</strong>le conoscenze, relativamente ai monumenti visitati e<br />

dall’altro a fare il punto sulla comprensione degli aspetti metodologici che sono stati<br />

affrontati.


LA CARNIA<br />

A completamento <strong>del</strong>l’indagine e <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>le testimonianze longobarde sul<br />

territorio vengono realizzate escursioni in Carnia, alla scoperta dei siti longobar<strong>di</strong>. Le<br />

località più significative per la nostra indagine sono le seguenti: Zuglio. Illegio, Ovaro,<br />

Cesclans, Invillino. Per esempio la comprensione <strong>del</strong> particolare ruolo che in epoca<br />

longobarda assume la località <strong>di</strong> Zuglio, che in primo tempo è sede vescovile e poi<br />

perde tale prerogativa, proprio a favore <strong>di</strong> <strong>Cividale</strong> verso lo scadere <strong>del</strong> VI secolo,<br />

permette <strong>di</strong> far luce sulle trasformazioni che nell’Alto Me<strong>di</strong>oevo sono in atto. Nello<br />

specifico per quanto riguarda la Pieve, poi, la sua collocazione in un luogo sopraelevato<br />

allo sbocco <strong>di</strong> una valle che conduce ad un passo alpino, punto <strong>di</strong> passaggio obbligato<br />

lungo la strada verso il Norico, permette <strong>di</strong> prendere in considerazione e <strong>di</strong> far<br />

comprendere agli allievi le modalità <strong>di</strong> organizzazione e <strong>di</strong>fesa <strong>del</strong> territorio che i<br />

Longobar<strong>di</strong> adottavano. In questo senso è possibile far acquisire agli allievi coscienza


<strong>del</strong> ruolo che l’istituzione ecclesiastica all’epoca aveva come punto <strong>di</strong> riferimento per<br />

la popolazione, non solo sul piano spirituale, ma anche come ruolo <strong>di</strong>fensivo.<br />

I DUCATI LONGOBARDI IN ITALIA<br />

Nella programmazione dei viaggi d’istruzione si in<strong>di</strong>viduano mete che consentano alle<br />

varie classi <strong>di</strong> visitare anche siti longobar<strong>di</strong> <strong>di</strong> altre regioni italiane.<br />

Un’ esperienza particolarmente interessante è stata la partecipazione, nel 2009, al<br />

progetto “I Longobar<strong>di</strong> - Gemellaggi formativi e itinerari <strong>di</strong> turismo scolastico”. Si<br />

tratta <strong>di</strong> un’iniziativa che, attraverso la costituzione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> scuole, ha i<br />

seguenti obiettivi:<br />

• creare occasioni <strong>di</strong> incontro tra i giovani dei territori che conservano memorie,<br />

documenti, monumenti, tra<strong>di</strong>zioni longobarde;


• ideare itinerari <strong>di</strong> turismo scolastico rivolti alle scuole italiane; itinerari<br />

progettati, attuati e gestiti dagli studenti per gli studenti in visita;<br />

• far crescere la coscienza e la consapevolezza <strong>del</strong> patrimonio lasciatoci dalla<br />

presenza longobarda, a supporto <strong>del</strong>la can<strong>di</strong>datura a patrimonio mon<strong>di</strong>ale<br />

<strong>del</strong>l'umanità (World Heritage List) <strong>del</strong>l'UNESCO.<br />

Il Liceo Scientifico ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Istituto Buonarroti <strong>di</strong><br />

Caserta.<br />

In seguito a tale protocollo le classi terze, durante il viaggio d’istruzione in Campania,<br />

nel novembre <strong>del</strong> 2009, sono state guidate dagli allievi <strong>del</strong>l’Istituto casertano nella<br />

visita <strong>di</strong> alcuni importanti siti <strong>del</strong>la LANGOBARDIA MINOR: Capua e Santa Maria<br />

Capua Vetere, Casertavecchia, Salerno e il Castello <strong>di</strong> Arechi (nei pressi <strong>di</strong> Salerno).<br />

In ciascun sito la scuola ospitante ha preparato per i nostri studenti interessanti<br />

attività <strong>di</strong> animazione /lu<strong>di</strong>co-pratiche:<br />

- laboratorio sull’ “Exultet” nella Chiesa <strong>di</strong> Sant’Angelo in Formis (A ogni studente è<br />

stata consegnata una piccola parte <strong>di</strong> una riproduzione <strong>di</strong> un “Exultet” me<strong>di</strong>evale,<br />

un testo liturgico su un lungo rotolo <strong>di</strong> pergamena, scritto solo da un lato, con<br />

testo musicale e letterale in un verso e immagini nell’altro). Al termine tutti<br />

insieme hanno intonato il canto “ricostruito”.<br />

- “catalogazione <strong>di</strong> reperti” presso il Museo Archeologico <strong>di</strong> Santa Maria Capua<br />

Vetere;


- laboratorio <strong>di</strong> danza me<strong>di</strong>evale, presso l’istituto Buonarroti (illustrazione <strong>del</strong>le<br />

nozioni <strong>di</strong> base <strong>del</strong>le danze me<strong>di</strong>evali e organizzazione <strong>di</strong> alcune danze,<br />

accompagnate da musiche d’epoca).<br />

Nella primavera <strong>del</strong> 2010 l’Istituto “Buonarroti” ha ricambiato la visita effettuando il<br />

viaggio d’istruzione in <strong>Friuli</strong>. In tale occasione gli studenti campani sono stati<br />

accompagnati nelle visite a <strong>Cividale</strong> e nelle altre località <strong>del</strong>la Regione da un gruppo <strong>di</strong><br />

studenti <strong>del</strong>le classi che erano state in Campania.<br />

Nell’ottobre 2011 le classi terze hanno partecipato ad un viaggio d’istruzione in<br />

Umbria all’interno <strong>del</strong> quale un momento particolarmente significativo è stato


l’incontro con il Liceo Scientifico “A. Volta” <strong>di</strong> SPOLETO. Il gruppo è stato accolto a<br />

scuola dal Dirigente e quin<strong>di</strong> guidato da una docente e da alcuni studenti locali nella<br />

visita ai luoghi più significativi: la Basilica <strong>di</strong> San Salvatore, la Chiesa <strong>di</strong> Sant’Eufemia,<br />

il Tempietto longobardo a Campello sul Clitumno.<br />

Anche il viaggio d’istruzione previsto per le classi seconde in Campania, nel marzo<br />

2012, è stato organizzato in modo tale da poter inserire tra le mete anche la città <strong>di</strong><br />

BENEVENTO, capitale <strong>del</strong> ducato <strong>del</strong>la Langobar<strong>di</strong>a Minor.<br />

A tale scopo l’insegnante referente ha preso contatti con tutti gli istituti superiori<br />

<strong>del</strong>la città comunicando il proprio programma <strong>di</strong> visita e l’intenzione <strong>di</strong> incontrare gli<br />

studenti <strong>del</strong> posto.<br />

Tra le <strong>di</strong>verse risposte positive è stata scelta la collaborazione offerta dal Liceo<br />

Linguistico “Guacci”. All’arrivo a Benevento i nostri studenti sono stati ricevuti e<br />

guidati nella visita ai principali monumenti <strong>del</strong>la città da una classe e da un insegnante.


Gli studenti campani hanno preparato per l’occasione un opuscolo contenente le<br />

informazioni sui principali monumenti <strong>del</strong>la città, con particolare riferimento ai siti<br />

longobar<strong>di</strong>: la chiesa <strong>di</strong> Sant’Ilario, la chiesa <strong>di</strong> Santa Sofia con l’attiguo chiostro,<br />

dove è ospitato il museo <strong>del</strong> Sannio; le mura longobarde; le porte: Port’Arsa e quella<br />

che nel Me<strong>di</strong>oevo veniva detta Port’Aurea, ovvero il fornice <strong>del</strong>l’Arco <strong>di</strong> Traiano.


BIBLIOGRAFIA<br />

- I. AHUMADA SILVA, P. LOPREATO, A. TAGLIAFERRI (a cura <strong>di</strong>), La necropoli<br />

<strong>di</strong> S. Stefano “in Pertica”. Campagne <strong>di</strong> scavo 1987-1988, Città <strong>di</strong> Castello 1990.<br />

- I. AHUMADA SILVA, Il percorso longobardo nel Museo archeologico nazionale<br />

<strong>di</strong> <strong>Cividale</strong>, Soprintendenza per i Beni Archeologici <strong>del</strong> <strong>Friuli</strong> Venezia Giulia,<br />

2009<br />

- G. BERGAMINI (a cura <strong>di</strong>), Longobar<strong>di</strong>, ENTE FRIULI NEL MONDO, 1991<br />

- S. CARMO (a cura <strong>di</strong>), La storia nella scuola, Marietti, Milano, 2002<br />

- DECRETO MINISTERIALE 22 agosto 2007, n. 139<br />

- C. GIORDA, M. PUTTILLI, Educare al territorio, educare il territorio, Carocci,<br />

Roma, 2011<br />

- M. LUNAZZI, Il cammino <strong>del</strong>le Pievi in Carnia, Tipografia Moro, U<strong>di</strong>ne 2011<br />

- G. MENIS (a cura <strong>di</strong>), I Longobar<strong>di</strong>, Electa, Milano, 1990<br />

- B. MIGLIORINI, Storia <strong>del</strong>la lingua italiana, Bompiani, Milano 2001<br />

- PAOLO DIACONO, La storia dei Longobar<strong>di</strong>, con traduzione a fronte <strong>di</strong> Elio<br />

Bartolini, TEA, Milano, 1988<br />

- UNESCO WORLD HERITAGE LIST, DOSSIER DI CANDIDATURA, ITALIA<br />

LANGOBARDORUM, 2008


MATERIALI PER LE VERIFICHE<br />

Le prove sono finalizzate a verificare, oltre alla correttezza <strong>del</strong>le informazioni, la<br />

capacità da parte <strong>del</strong>l’allievo <strong>di</strong> instaurare confronti e relazioni fra i fatti. Vengono<br />

valutate le competenze acquisite nella lettura e nella deco<strong>di</strong>ficazioni <strong>del</strong>le fonti. Il<br />

lavoro sulle fonti rappresenta l’obiettivo metodologico più significativo che deve<br />

<strong>di</strong>ventare la base propedeutica <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la storia negli anni successivi. A<br />

conclusione <strong>del</strong> percorso si privilegia la produzione <strong>di</strong> testi scritti, anche sul mo<strong>del</strong>lo<br />

<strong>del</strong> saggio breve.<br />

Di seguito riportiamo alcuni esempi in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> verifiche<br />

26


Esercitazione <strong>di</strong> Storia- Classe <strong>II</strong><br />

• Descrivi l’immigrazione in Italia dei Longobar<strong>di</strong> precisando il percorso compiuto,<br />

la data, le modalità.<br />

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2. Segna sulla cartina i domini<br />

longobar<strong>di</strong> in Italia e in<strong>di</strong>ca l’or<strong>di</strong>ne<br />

cronologico in cui è stata realizzata<br />

l’occupazione.<br />

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3.Che cos’è la “Historia langobardorum” ?<br />

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4. Descrivi le aree sepolcrali longobarde a <strong>Cividale</strong><br />

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5. Che cos’è un corredo funebre ?<br />

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6. Descrivi questa tomba maschile.<br />

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7. Descrivi gli oggetti che si possono<br />

trovare in una tomba femminile.<br />

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ESERCITAZIONE DI LATINO –CLASSE <strong>II</strong><br />

8. Refert hoc loco antiquitas ri<strong>di</strong>culam fabulam: quod accedentes Wandali ad Godan victoriam<br />

de Winilis postulaverint, illeque responderit, se illis victoriam daturum quos primum oriente<br />

sole conspexisset. Tunc accessisse Gambaram ad Fream, uxorem Godan, et Winilis victoriam<br />

postulasse, Freamque consilium de<strong>di</strong>sse, ut Winilorum mulieres solutos crines erga faciem ad<br />

barbae similitu<strong>di</strong>nem componerent maneque primo cum viris adessent seseque a Godan<br />

videndas pariter e regione, qua ille per fenestram orientem versus erat solitus aspicere,<br />

collocarent. Atque ita factum fuisse. Quas cum Godan oriente sole conspiceret, <strong>di</strong>xisse: "Qui<br />

sunt isti longibarbi?". Tunc Fream subiunxisse, ut quibus nomen tribuerat victoriam<br />

condonaret. Sicque Winilis Godan victoriam concessisse. Haec risu <strong>di</strong>gna sunt et pro nihilo<br />

habenda. Victoria enim non potestati est adtributa hominum, sed de caelo potius ministratur.<br />

9. Certum tamen est, Langobardos ab intactae ferro barbae longitu<strong>di</strong>ne, cum primitus Winili<br />

<strong>di</strong>cti fuerint, ita postmodum appellatos. Nam iuxta illorum linguam lang longam, bard barbam<br />

significat.<br />

Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 8-9<br />

• Analizza e traduci le seguenti forme verbali presenti nel passo:<br />

refert – accedentes – postulaverint – oriente - conspexisset – accessisse -<br />

componerent – aspicere - <strong>di</strong>gna sunt – habenda – ministratur<br />

• In<strong>di</strong>vidua e analizza pronomi e aggettivi <strong>di</strong>mostrativi.<br />

• In<strong>di</strong>ca quale caso reggono le seguenti preposizioni e spiega quali complementi<br />

introducono nello specifico:<br />

de – ad – e – per – ab -<br />

• Realizza lo schema ad albero <strong>del</strong> seguente periodo:<br />

Refert hoc loco antiquitas ri<strong>di</strong>culam fabulam: quod accedentes Wandali ad Godan<br />

victoriam de Winilis postulaverint, illeque responderit, se illis victoriam daturum quos<br />

primum oriente sole conspexisset.<br />

• Chiarisci il motivo per cui la frase relativa quos […] conspexisset presenta il verbo<br />

al modo congiuntivo.<br />

• In<strong>di</strong>vidua il valore sintattico <strong>del</strong> pronome relativo Quas<br />

• Proponi una traduzione <strong>del</strong> passo.<br />

• Riassumi il brano spiegando l’etimologia <strong>del</strong> termine “longobardo” che esso propone.<br />

30


• Interpreta il motivo per cui Paolo Diacono definisce questo aneddoto una ri<strong>di</strong>culam<br />

fabulam.<br />

• Attingendo anche alle tue conoscenze acquisite attraverso lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la storia,<br />

relative ai costumi dei Longobar<strong>di</strong>, sten<strong>di</strong> un breve testo in cui emerga il ruolo<br />

<strong>del</strong>la donna nella cultura <strong>di</strong> questo popolo barbarico.<br />

ESERCITAZIONE D’ITALIANO<br />

(lessico <strong>di</strong> origine longobarda) classe <strong>II</strong><br />

1. In<strong>di</strong>ca quali relazioni si stabilirono tra i Longobar<strong>di</strong> e la popolazione latina a livello<br />

culturale e linguistico nel primo periodo che seguì l’invasione <strong>del</strong> 568.<br />

2. Proponi una classificazione <strong>del</strong>le lingue germaniche, specificando a quale gruppo<br />

apparteneva la parlata dei Longobar<strong>di</strong>.<br />

3. Spiega da quali fonti sono giunte a noi testimonianze <strong>del</strong>la lingua longobarda.<br />

4. Chiarisci perché il termine fara è importante ai fini <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la presenza<br />

longobarda in Italia.<br />

5. In<strong>di</strong>ca quale significato presentano i seguenti termini longobar<strong>di</strong>, attestati in<br />

alcuni toponimi italiani: Braida, Berg, Haribann, Gastald.<br />

6. Elenca almeno 2 termini italiani derivanti dal longobardo, per ciascuna <strong>del</strong>le<br />

seguenti famiglie lessicali:<br />

• oggetti<br />

• parti <strong>del</strong> corpo<br />

• animali<br />

• silvicoltura<br />

• professioni<br />

• verbi <strong>di</strong> azione concreta<br />

• aggettivi<br />

TIPOLOGIA C- TEMA STORICO<br />

COMPITO D’ITALIANO classe <strong>II</strong>I<br />

31


1. Nel Me<strong>di</strong>oevo in Umbria si sviluppa la civiltà comunale : le comunità urbane conquistano<br />

una crescente autonomia, svincolandosi dai signori feudali , dall’imperatore e dal papa. La<br />

nuova organizzazione sociale adotta anche un nuovo mo<strong>del</strong>lo architettonico, improntato alla<br />

collaborazione e alla convivenza . Illustra questo fenomeno attraverso precisi riferimenti alle<br />

città che hai visitato nel viaggio d’istruzione.<br />

2. Il ducato Longobardo <strong>di</strong> Spoleto e le testimonianze storiche e archeologiche.<br />

TIPOLOGIA D- TEMA DI ORDINE GENERALE<br />

La parola viaggio deriva dal provenzale viatge, che a sua volta proviene dal latino viaticum, un<br />

derivato <strong>di</strong> via. Viaticum in latino era la provvista necessaria per mettersi in viaggio, e passò<br />

più tar<strong>di</strong> a significare il viaggio stesso. La mobilità è molto cresciuta nel corso dei secoli, e le<br />

<strong>di</strong>stanze si sono accorciate enormemente col migliorare dei collegamenti; ma nel linguaggio<br />

familiare viaggio conserva a volte il senso <strong>di</strong> impegno, lunghezza, fatica che era proprio dei<br />

viaggi <strong>di</strong> una volta, perché anche oggi quando si parte per un viaggio si devono lasciare a casa<br />

le proprie abitu<strong>di</strong>ni e le proprie como<strong>di</strong>tà, i propri cari. Le scoperte, gli incontri, anche le<br />

<strong>di</strong>savventure <strong>di</strong> un viaggio aprono la mente, liberano dai pregiu<strong>di</strong>zi, rendono gli uomini migliori.<br />

Prova a parlare <strong>del</strong> viaggio prendendo come esempio la visita <strong>del</strong>l’Umbria.<br />

ESERCITAZIONE ATTIVITA’ DI ACCOGLIENZA classi I<br />

• Traccia in rosso sulla cartina il percorso effettuato ed evidenzia i luoghi in cui<br />

abbiamo sostato.<br />

• Abbiamo costeggiato la riva destra o sinistra <strong>del</strong> Fiume Natisone?<br />

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• Ti ricor<strong>di</strong> dove si trovano la sorgente e la foce <strong>del</strong> Natisone?<br />

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• Quali coltivazioni agricole hai osservato lungo il percorso?<br />

...........................................................................................................................................................<br />

• Quali piante spontanee hai riconosciuto nel tragitto?<br />

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• Quali montagne si possono scorgere dal Ponte <strong>del</strong> <strong>di</strong>avolo?<br />

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• Chi è Paolo Diacono?<br />

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• A chi sono de<strong>di</strong>cate le Chiese che hai visto durante la passeggiata?<br />

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• Dove conduceva anticamente la strada <strong>di</strong> Borgo Brossana?<br />

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• Da che cosa deriva il nome <strong>del</strong>la strada <strong>di</strong> Via <strong>del</strong>le acque?<br />

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• Dove ti è stata segnalata lungo il percorso la presenza degli inse<strong>di</strong>amenti<br />

longobar<strong>di</strong>?<br />

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• Che cosa ti ha colpito maggiormente <strong>di</strong> questa visita <strong>del</strong>la città <strong>di</strong> <strong>Cividale</strong>?<br />

-<br />

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33


Scuola <strong>Secondaria</strong> <strong>di</strong> <strong>II</strong> <strong>grado</strong> – liceo classico<br />

Attività n. 8<br />

<strong>Cividale</strong> e i Longobar<strong>di</strong> nell'Historia<br />

Langobardorum <strong>di</strong> Paolo Diacono<br />

Alcuni passi significativi tratti dall'opera riguardanti le<br />

origini, le migrazioni e la storia ( Paolo Diacono, il re Alboino,<br />

il patriarca Callisto, il duca Ratchis, gli scontri con gli Avari<br />

e le popolazioni slave): traduzione eseguita dai ragazzi dei<br />

capitoli selezionati e un loro breve commento storico e<br />

linguistico ai testi stessi<br />

Materie: Latino<br />

Classe V ginnasio a.s. 2011/2012<br />

Docente: Paola Panont<br />

Materiale prodotto: presentazione in Prezi<br />

Unità <strong>di</strong> verifica: domande inerenti ai contenuti e alle caratteristiche<br />

linguistiche (dal testo in latino o con traduzione italiana)<br />

Nota: nella cartella Historia… cliccare su Prezi per visualizzare il documento<br />

34


UNITA’ <strong>di</strong> VERIFICA<br />

relativa ai seguenti passi tratti<br />

dall’Historia Langobardorum<br />

<strong>di</strong> Paolo Diacono:<br />

libro I, capp. 1-3; libro <strong>II</strong>, capp. 6-9, 31-32; libro IV, capp. 22, 37, 42-44;<br />

libro V, capp. 22-24; libro VI, capp. 51-53.<br />

(tipologia: questionario con domande a risposta aperta)<br />

• Quali informazioni sul popolo dei Longobar<strong>di</strong> e le loro origini ci fornisce Paolo Diacono nei<br />

primi paragrafi <strong>del</strong> I libro?<br />

• Per quali ragioni e con quali modalità avvenne la migrazione nella penisola italica? Quale fu<br />

il ruolo <strong>di</strong> Alboino?<br />

• Dove e perché fu costituito il primo ducato?<br />

• Cosa accadde dopo la morte <strong>del</strong> re Alboino?<br />

• Che cosa sappiamo <strong>del</strong>l’aspetto dei Longobar<strong>di</strong> a quell’epoca?<br />

• Che immagini <strong>di</strong> donne affiorano nei capitoli letti?<br />

• Che cosa ci riferisce Paolo Diacono degli scontri avvenuti nel nostro territorio con altre<br />

popolazioni “barbare”?<br />

• Che cosa ci racconta l’autore <strong>del</strong>le origini <strong>del</strong>la sua famiglia?<br />

• Qual è la prospettiva con cui Paolo Diacono guarda agli eventi <strong>del</strong> suo tempo?<br />

• Che cosa ci colpisce <strong>del</strong>lo stile e <strong>del</strong>la lingua <strong>del</strong>lo scrittore ?<br />

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Attività n. 9<br />

Pedalala<strong>Cividale</strong>- <strong>Cividale</strong> by bike<br />

Traduzione <strong>del</strong> testo <strong>del</strong> video vincitore <strong>del</strong> concorso nazionale<br />

“Italia Nostra – Miur” a.s.2010-11 in inglese<br />

Materia: Inglese<br />

Classe I liceo classico a.s. 2011/2012<br />

Docente: Lorella Demergazzi<br />

Materiale prodotto: presentazione Video in inglese<br />

Unità <strong>di</strong> verifica: una attività <strong>di</strong> comprensione testo, utilizzando un estratto<br />

relativo al Tempietto Longobardo dal sito “Italia Langobardorum”<br />

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THE TEMPIETTO<br />

The so-called “Tempietto Longobardo”, Oratory of Santa Maria in Valle, is one of the most complex and original<br />

buil<strong>di</strong>ngs of Longobard architecture. It’s composed by a single chamber, square-plan, covered in a spacious cross-vault,<br />

which terminates in a lower presbytery, <strong>di</strong>vided by pairs of columns in three parts covered in barrel vaults.<br />

The majority of scholars believe that the Tempietto, which rose in the area pertaining to the gastaldus, was erected to act<br />

as a palace chapel, and that the exalted quality of the buil<strong>di</strong>ng is the result of royal patronage. But from the point of view<br />

of the chronology, the prevailing view is that the buil<strong>di</strong>ng and decoration date from the middle of the 8th century, or to the<br />

years between 733 and 766 A.D., that is, to the reign of Astulf (749-756) or Desiderius.<br />

THE STRUCTURE<br />

The buil<strong>di</strong>ng faced east and included two rooms: the presbyterial area covered by three barrel vaults, and a hall with an<br />

almost square plan, with a cross vault ceiling. The plan is based on a 3 to 5 relationship between the two spaces, while<br />

the elevation is based on the golden rule.<br />

The possible existence of a narthex, which some researchers have proposed, has not been ascertained. The buil<strong>di</strong>ng’s<br />

exterior was executed using a mix of techniques, and appears quite plain, the walls being enlivened only by simple blind<br />

arches; this creates a contrast with the decorative wealth of the interior’s surfaces.<br />

THE WALLS AND THE ARCHES<br />

The Western wall of the hall has overall preserved its original appearance, the walls being <strong>di</strong>vided into three areas, a rule<br />

which was also followed on the north and south walls; it is thus easy to reconstruct the appearance of the small buil<strong>di</strong>ng<br />

in the 8th century.<br />

The walls were covered by a tall marble skirting, over which ran the complex decoration of the middle section,<br />

comprising frescoes depicting male Saints, placed on either side of the large central arch; the latter was decorated by<br />

vine trellis motifs, and was supported by two tall capitals mo<strong>del</strong>led in stucco, and rested on semi-columns.<br />

The magnificent arches were originally covered in polychrome decoration, possibly touched up in some areas with gold<br />

leaf, and were meant to offset the lunettes containing frescoes: to the West was a scene showing ‘Christ among the<br />

Archangels Michael and Gabriel’, on the south side the ‘Madonna and Child between two Archangels’. The scene in the<br />

fresco which graced the lunette on the north wall is too badly damaged and cannot be interpreted.<br />

In the upper section of each wall there are five windows, each flanked by small columns, and by arches decorated with<br />

sculptural openwork: one window takes up the central part of the West wall, while other two grace the side walls.<br />

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THE FEMALE SAINTS<br />

On either side of the windows runs a stucco high relief decoration, consisting in a line of twelve female figures: six<br />

survive on the west wall on either side of the window, while other ones, now missing, probably stood in groups of three<br />

on either side of the other windows on the side walls. These figures are a little larger than life, and each wears a nimbus,<br />

or square shaped halo. The ones on either side of the window are turned slightly inwards, at a slight angle, in a pose<br />

signifying religious worship, and both wear a tunic and a cloak called palla, raised to cover their heads. The remaining<br />

four are depicted frontally, richly clothed and wearing gem studded collars and <strong>di</strong>adems, and each holds the crown of<br />

martyrdom and a cross.<br />

The wall decoration is further enriched by ledges mo<strong>del</strong>led in stucco showing flower motifs, with glass<br />

ampoules inserted in the centre of each flower, accor<strong>di</strong>ng to a technique also found in San Salvatore, at<br />

Brescia.<br />

The female Saints in stucco and the male Saints painted in fresco were meant ideally to converge towards the triumphal<br />

arch on which had been placed, presumably within a rich frame, a stucco sculpture group of figures, probably of a slightly<br />

larger size than the figures of female Saints, possibly depicting an ‘Annunciation’ or a figure of ‘Christ in glory’.<br />

The surviving elements at the base of the vault may in<strong>di</strong>cate that the hall’s original ceiling formed a barrel shaped vault,<br />

and was embellished by mosaics, but collapsed in the 13th century and was thus rebuilt. The presence of both precious<br />

marble, as well as polychrome, gilded stuccoes and mosaics also characterized the transept area.<br />

The traces left by nails on the preparation layer which still adheres to the three small vaults, in the transept<br />

area seems to suggest a mosaic or stucco decoration, which would have further enhanced this section,<br />

where one finds a central vault supported by six columns with Corinthian capitals on which rest two re-used<br />

roman epistyles decorated with vegetal volutes.<br />

Between the presbyterial area and the aula, the main body of the buil<strong>di</strong>ng, there is a section consisting of<br />

plutei in proconnesian marble on which rest two small piers crowned by Corinthian capitals, supporting a<br />

wooden lintel beam.<br />

The aula preserves large parts of the original floor mosaic in opus sectile comprising geometric motifs<br />

(hexagons and triangles), similar to the one partly still preserved in the Church of Santa Maria foris portas at<br />

Castelseprio, and to the one which graced Santa Sofia in Benevento.<br />

THE PRESBYTERYAL AREA<br />

The presbyterial area is today floored by re-used marble elements; in the north-east corner although the<br />

marble covering has gone missing, it is possible to inspect the preparatory layer of the earlier pavement in<br />

opus sectile, which still shows traces of the imprint of small stone slabs of hexagonal and triangular shape.<br />

On the north side of the presbyterial area stand two marble slabs decorated with bas reliefs showing<br />

entwined motifs and other elements typical of the decorative repertoire of the early me<strong>di</strong>eval period; these<br />

slabs originally belonged to an 8th century ambo, and were <strong>di</strong>smantled and re-used as sides of a<br />

sarcophagus placed in the same presbyterial area, possibly around the beginning of the 9th century.<br />

The buil<strong>di</strong>ng, includes frescoes dating from the late Me<strong>di</strong>eval period have been partly preserved, and also holds a<br />

wooden choir dating from the 14th century.<br />

In ad<strong>di</strong>tion to the figures of Saints, this middle area to the West also contained a de<strong>di</strong>catory inscription which started here<br />

and ended on the wall east of the apse, comprising characters painted in white and ochre pigments over a purple<br />

background, totaling twenty four hexameters in all.<br />

38


This fragmentary inscription, of which only a few lines are legible today, invokes the protection of the Virgin Mary and of<br />

the redeemer, and mentions events involving deaths, and the buil<strong>di</strong>ng’s pii auctores (literally “the pious authors”),<br />

unfortunately without stating their actual names; this has led researchers such as Hjilmar Torp to identify them as<br />

representing the royal couple Astulf and Giseltrude.<br />

39


THE TEMPIETTO - Worksheet (total score ______/80)<br />

Read the text and do the following activities.<br />

.<br />

Write the definitions in the map using the following: hall, presbytery, columns, western wall, choir. (Sore ___/5)<br />

Scan the text and complete the glossary in the translation column. Try and guess the meanings from the context<br />

or use the <strong>di</strong>ctionary when you are not sure. (Score _______/20)<br />

Arch<br />

Apse<br />

Beam Trave<br />

Blind arch<br />

Capital<br />

Ceiling Soffitto<br />

Chamber<br />

Column<br />

Elevation Alzata<br />

Exterior Esterno<br />

Epistyle<br />

Frame Cornice<br />

Fresco<br />

Gold leaf<br />

Hall<br />

High-relief<br />

Layer Strato<br />

40


Ledge Sporgenza, aggetto, ripiano, mensola<br />

Lunette<br />

Narthex<br />

Openwork Lavoro <strong>di</strong> traforo<br />

Pier Piedritto, montante, pilastro<br />

Plan<br />

Pluteus (pl. plutei) Pluteo<br />

Presbytery<br />

Semi-column<br />

Skirting Zoccolatura<br />

Slab<br />

Transept<br />

Vault (cross vault/ barrel vault)<br />

Wall<br />

Answer the following questions: (Score 5 points each __________/40)<br />

1. What was the original function of the Tempietto?<br />

2. When was it erected?<br />

3. The large central arch is considered the most important decorative element in the Tempietto. What is its main<br />

decorative feature?<br />

4. How many are the female saints still visible on the western wall? What are they supposed to be doing?<br />

5. Which part of the Tempietto preserves the original floor mosaic? What kind of floor is it?<br />

6. What time do the frescoes of the presbytery date back?<br />

7. What time does the wooden choir date back? What do you think it was used for?<br />

8. In the presbytery, in the middle area to the West, there is a de<strong>di</strong>catory inscription: what does it say?<br />

Fill in the gaps with words from the text. (Score ___________/10)<br />

THE FEMALE SAINTS. Each female saint wears a nimbus, or _______- shaped halo. The ones on either side of the<br />

window both wear a __________ and a _________ called palla, raised to cover their ________. The remaining four are<br />

richly __________ and wearing _____- studded _________ and ____________, and each holds the __________of<br />

martyrdom and a _______.<br />

Personal response. (score _____/5)<br />

The “Golden Rule” is mentioned in the text. What do you know about it?<br />

41


Attività n. 10<br />

Pedalala<strong>Cividale</strong> - La guida<br />

Testi, mappe, fotografie che illustrano i percorsi suggeriti dal<br />

video vincitore <strong>del</strong> concorso nazionale “Italia Nostra – Miur” da<br />

poter stampare ed utilizzare durante la visita.<br />

Materia: italiano<br />

Classe I liceo classico a.s. 2011/2012<br />

Docente: Francesca Bertuzzi<br />

Materiale prodotto: documento Pdf<br />

42


Attività n. 11<br />

Percorsi emotivi,una nuova geografia urbana: i<br />

nostri studenti a Spoleto<br />

La teoria, l’applicazione a Bologna con illustrazione <strong>del</strong> sito, la<br />

trasformazione in esercizio <strong>di</strong>dattico per una quarta ginnasio,<br />

alcuni esiti<br />

Classe IV ginnasio a.s. 2010-11<br />

Docente: Anna Emilia Polano<br />

Materiale prodotto: presentazione con Video<br />

43


Attività n. 12<br />

“<strong>Cividale</strong> : il Novecento tra memoria e oblio”<br />

Esplorare lo strato superficiale <strong>del</strong>la Città, ambito <strong>del</strong> centro<br />

storico, campionando esempi urbanistici e architettonici, per<br />

tratteggiare una storia <strong>del</strong> presente.<br />

Strumenti: foto, video, testi.<br />

Materia: storia<br />

Classe I-<strong>II</strong> liceo a.s. 2011/2012<br />

Docente: Domenico Pinto<br />

Materiale prodotto: presentazione video<br />

Unità <strong>di</strong> verifica: questionario a risposte aperte<br />

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Attività n. 12<br />

“<strong>Cividale</strong>: il Novecento. Tra memoria e oblio”<br />

Esplorare lo strato superficiale <strong>del</strong>la Città, ambito <strong>del</strong> centro storico, campionando esempi<br />

urbanistici e architettonici, per tratteggiare una storia <strong>del</strong> presente.<br />

Scheda <strong>di</strong> verifica.<br />

Quali luoghi <strong>del</strong>la Città sono stati oggetto <strong>di</strong> analisi e perché sono state scelte le piazze?<br />

Qual è la caratteristica saliente <strong>del</strong>la piazza San Francesco, quanto alla determinazione <strong>del</strong> suo<br />

perimetro?<br />

Quale forma geometrica caratterizza la piazza <strong>del</strong> Duomo e qual è il palazzo che la domina,<br />

determinando il punto <strong>di</strong> vista principale?<br />

Qual è il fulcro <strong>del</strong>la piazza Paolo Diacono e perché?<br />

Quali sono gli elementi problematici <strong>del</strong>la piazza Alberto Picco e dei luoghi limitrofi?<br />

Quali fra gli elementi in<strong>di</strong>viduati come critici sono <strong>di</strong> carattere urbanistico e quali <strong>di</strong> carattere<br />

architettonico?<br />

Qual è, se c’è, la tipologia e<strong>di</strong>lizia dominante in ciascuno dei contesti considerati?<br />

Nei luoghi visitati, c’è una tipologia e<strong>di</strong>lizia capace <strong>di</strong> caratterizzare il Novecento?<br />

Quale criterio <strong>di</strong> partenza è stato utilizzato per l’analisi e con quali esiti?<br />

Prova a definire un giu<strong>di</strong>zio su uno dei luoghi che hai visto nel film, evitando la riduzione alle<br />

categorie <strong>di</strong> bello e <strong>di</strong> brutto.<br />

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Attività n. 13<br />

Il caso <strong>del</strong>l’agro <strong>di</strong> Forum Iulii - Nuovi strumenti<br />

per lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> territorio antico<br />

Impiego <strong>di</strong> fonti “tra<strong>di</strong>zionali” stu<strong>di</strong>ati con strumenti non<br />

tra<strong>di</strong>zionali: il GIS<br />

Concorso Italia-Nostra MIUR a.s.2011-12<br />

Materie: Lettere classiche<br />

Classi I-<strong>II</strong>-.<strong>II</strong>I liceo, a.s. 2011/2012 (alunni volontari)<br />

Docente: Sandro Colussa (coor<strong>di</strong>natore)<br />

Materiale prodotto: sintesi <strong>del</strong> video che illustra tutte le fasi <strong>del</strong><br />

progetto presentato al concorso<br />

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