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Anno IX n. 32 - Provincia Italia

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46<br />

L’ULTIMA CAMPANELLA<br />

Una presenza discreta e cordiale: Fratel Edgardo Furfaro<br />

(Torino 12/01/1922 - 16/12/2011)<br />

Quando nell’ottobre<br />

del 1938 Domenico entrò<br />

al Noviziato di Rivalta<br />

e assunse il nome religioso<br />

di Fratel Edgardo,<br />

quale segno di una<br />

nuova vita che stava intraprendendo,<br />

non poteva<br />

immaginare quanto<br />

bene il Signore, tramite<br />

la sua persona,<br />

avrebbe seminato nelle<br />

numerose istituzioni<br />

(Vercelli, Grugliasco,<br />

Giaveno, Arti e Mestieri<br />

e La Salle di Torino, Paderno, Ferrara, Bassano, Genova,<br />

Parma, Spin di Romano, Biella. . .) che lo videro impegnato<br />

per oltre sessant’anni, ora come docente, ora<br />

come direttore.<br />

Da bambino aveva frequentato la<br />

scuola elementare di Santa Pelagia, in<br />

via delle Rosine a Torino, al tempo del<br />

venerabile Fratel Teodoreto, respirando<br />

e assorbendo lo zelo<br />

apostolico di quel santo<br />

Fratello, Fondatore dell’Istituto<br />

Secolare<br />

“Unione Catechisti<br />

del SS. Crocifisso e<br />

di Maria SS. Immacolata”.<br />

Le persone che<br />

hanno conosciuto<br />

Fratel Edgardo<br />

ricordano la sua<br />

umanità, la sensibilità<br />

e la cordialità, l’amore per la cultura, il senso del<br />

dovere, la disponibilità verso tutti, la discrezione. In compagnia,<br />

si concedeva volentieri un buon bicchiere di Barbera<br />

e, nei momenti di relax, si abbandonava alle dolci<br />

note della sua clavietta 25 tasti.<br />

Fratel Flavio Martini, che ha condiviso con Fratel Edgardo<br />

un bel po’ di anni, lo ricorda così: “Ho conosciuto<br />

Fratel Edgardo in due periodi della mia vita: a Spin di<br />

Romano negli anni sessanta, quando, giovanissimo Fratello,<br />

avevo tutto da imparare, negli anni delle prime esperienze<br />

apostoliche. Lui era direttore della comunità e del-<br />

l’Aspirantato. Non ricordo precisi aneddoti, ma emerge<br />

di lui una figura sensibile, umanamente attenta a sostenere<br />

e incoraggiare, accompagnando con comprensione<br />

e disponibilità noi giovani Fratelli negli studi intrapresi.<br />

Metodico nella scuola, paterno con i ragazzi, accogliente<br />

con le famiglie.<br />

Ho vissuto poi con Fratel Edgardo altri otto anni (dall’anno<br />

scolastico 1996-97 a quello del 2003-2004) all’Istituto<br />

La Marmora di Biella, questa volta il sottoscritto in<br />

qualità di direttore, mentre lui era nell’età della “pensione”,<br />

essendo stato sollevato da precisi impegni scolastici,<br />

data l’età e la salute. Di questo periodo, ricordo di Fratel<br />

Edgardo la presenza discreta e cordiale, spesso incoraggiante,<br />

sia nelle vicende della vita della comunità, sia nei<br />

confronti dei docenti laici e dei ragazzi della scuola.<br />

Ricordo poi in modo vivo i suoi rapporti con alcune<br />

persone amiche, con cui aveva condiviso in passato esperienze<br />

gratificanti; mi riferisco a Fratelli che aveva conosciuto<br />

in Bretagna, che nominava spesso e con i quali intratteneva<br />

cordiali rapporti, e che anche negli ultimi anni<br />

frequentava per due o tre settimane durante il periodo<br />

estivo, nonostante le condizioni di salute ormai<br />

sconsigliassero lunghi viaggi.<br />

Era poi molto legato ad alcuni<br />

insegnanti tedeschi conosciuti<br />

a Spin di Romano<br />

d’Ezzelino in occasione<br />

dei Giochi Lasalliani<br />

lì organizzati. Li nominava<br />

spesso e<br />

manifestava loro<br />

uno spiccato senso<br />

di ospitalità<br />

quando venivano<br />

in <strong>Italia</strong> e gli facevano<br />

visita.<br />

Era pure in contatto frequente con i parenti di Torino,<br />

cui telefonava spesso e visitava quando possibile. Venerava<br />

suo Fratello Gustavo; quando lo nominava gli si illuminavano<br />

gli occhi, ne tesseva le lodi e si capiva che<br />

era orgoglioso di aver avuto un fratello così”.<br />

Fratel Egidio Mura, che ha seguito Fratel Edgardo<br />

nell’ultima stagione, quella della vecchiaia e della sofferenza,<br />

rammenta come per lui “la scuola sia stata la<br />

sua chiesa e la cattedra il suo altare” e nell’ultimo periodo<br />

“nell’immobilità della croce sia stato sempre in<br />

totale adesione alla volontà di Dio”.

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