La quercia caduta. Fra grammatica e simboli in ... - PIMPIRIMPANA
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generoso come aiuto difesa e protezione di chi vi si rifugiava: la lotta contro i turb<strong>in</strong>i; la difesa dei<br />
nidi (appunto, ora che non c’è la <strong>quercia</strong> i nidi spariscono e i turb<strong>in</strong>i imperversano); <strong>in</strong> più, anche<br />
morta la <strong>quercia</strong> offre la sua generosità, con i gravi fasci di legna per ardere che ognuno taglia per<br />
sé e si porta via (<strong>in</strong> questo senso, la <strong>quercia</strong> che lotta contro i fulm<strong>in</strong>i dell’aria è feconda del fuoco<br />
lasciando i suoi rami alla gente che ne fa dei fasci). <strong>La</strong> <strong>quercia</strong> rappresenta il ristoro generoso<br />
dell’ombra, la bontà e la forza guerriera (“tenzona”), i fulm<strong>in</strong>i sono avversari di lotta; la gente<br />
m<strong>in</strong>uta e <strong>in</strong>dividualista (due volte la folla della “gente” che si sm<strong>in</strong>uzza poi <strong>in</strong> “ognuno”; già<br />
sott<strong>in</strong>tesa <strong>in</strong> due occorrenze “or vedo” per un totale di 5); i nidi (plurale vezzeggiativo “nidïetti”;<br />
più quello della cap<strong>in</strong>era). L’unico dato patetico è della cap<strong>in</strong>era isolata e abbandonata a sé stessa<br />
nel sostantivo metonimico “pianto” nell’“aria”, smarrito e solo – una solitud<strong>in</strong>e di lutto, di<br />
sofferenza, di dolore ribadito anche dal chiasmo con gli estremi verbali capovolti; “che cerca il<br />
nido – che non troverà”: i due pronomi relativi uno con funzione di soggetto; e uno di<br />
complemento oggetto. Quanto agli estremi va rilevato anche che essi compongono il quadro del<br />
tempo: “dov’era” diventa “non troverà”, cioè il “non” del futuro, mentre il presente “cerca” fa <strong>in</strong><br />
modo che questa ricerca sia dest<strong>in</strong>ata ad un eterno presente che gira a vuoto, “cerca” “cerca”…<br />
non avrà un futuro senza riscontri.<br />
Aggettivi: 4, cioè, m<strong>in</strong>imi, avendo più bisogno il poeta di presenze attive (o passive) che di<br />
colorirle, di qualificarle. Due sono molto forti: “morta” <strong>in</strong> enjambement, come predicativo<br />
dell’oggetto: “(sé) spande / morta”; e “grave”, come misura del bott<strong>in</strong>o di rami nel saccheggio<br />
della gente. Gli aggettivi sono però assegnati alla lode (“buona”, “grande”, “grave” del peso<br />
consistente dei rami portati via): <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, l’unica ad essere qualificata è la <strong>quercia</strong>,<br />
sarcasticamente, quasi a presa di giro, l’unica figura positiva è la vittima… In più appare una<br />
specie di chiasmo: “morta – pur grande – pur buona – grave”: la condizione della <strong>quercia</strong> morta<br />
si flette nei due aggettivi positivi della lode, così sembra che il suo morire abbia elevato il grado di<br />
valutazione del sacrificio della <strong>quercia</strong> (“grave”). E gli aggettivi sanciscono questa eroica valenza<br />
dell’albero: la <strong>quercia</strong> morta viene riconosciuta coralmente come grande e buona; e ciascuno,<br />
carico e gravato della legna, forse coglie il bisogno della lode proprio <strong>in</strong> quanto gravato del<br />
beneficio ottenuto dalla morte dell’albero: anzi, “morta” diventa il term<strong>in</strong>e di riferimento, ed ogni<br />
apprezzamento risulta anche ironico: la <strong>quercia</strong> è morta, che brava che generosa; ed io la lodo<br />
sotto il peso della sua ultima generosità. Ipocrisia confermata!<br />
Verbi: 13 sono molti, quasi quanto i sostantivi, qu<strong>in</strong>di c’è forte tensione articolatoria attorno alla<br />
<strong>quercia</strong> protagonista passiva nella maggioranza dei casi, gran daffare attorno ad un albero morto,<br />
IN <strong>PIMPIRIMPANA</strong> N. 3 DELL’AGOSTO 2012 PAG. 2