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IL MAGNIFICAT di Don ALBERIONE - Parrocchia S. Maria Regina ...

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<strong>IL</strong> <strong>MAGNIFICAT</strong><br />

<strong>di</strong><br />

<strong>Don</strong> <strong>ALBERIONE</strong><br />

“La mariologia alberioniana”:<br />

storia, arte e pensiero.<br />

a cura <strong>di</strong><br />

don Bruno SIMONETTO ssp<br />

© Società San Paolo, Roma – 2004<br />

PREFAZIONE<br />

Ricorre – il 29 Novembre <strong>di</strong> quest’anno – il Cinquantenario della<br />

De<strong>di</strong>cazione del Santuario-Basilica Minore <strong>Regina</strong> Apostolomm in Roma,<br />

comune “Casa materna” <strong>di</strong> tutta la Famiglia Paolina.<br />

Madre <strong>di</strong> Dio – rivista mariana considerata nel tempo “la voce” del<br />

Santuario e l’organo <strong>di</strong> promozione della spiritualità mariano-alberioniana<br />

centrata sulla devozione a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli – intende celebrare<br />

l’evento <strong>di</strong>ffondendo tra i suoi Lettori e, a mezzo loro, in tutta la Chiesa<br />

italiana il volume dal significativo titolo: “Il Magnificat <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione”.<br />

Scriviamo più avanti [cfr. Cap. I, Trilogia del Magnificat alberioniano] che<br />

sarebbe certo interessante approfon<strong>di</strong>re il <strong>di</strong>scorso del nesso tra le origini<br />

della rivista Madre <strong>di</strong> Dio e del Santuario de<strong>di</strong>cato alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Di certo, non è soltanto un nesso temporale, legato al XV Centenario del<br />

Concilio <strong>di</strong> Efeso. Pare, piuttosto, che queste due realizzazioni apostoliche<br />

siano parte <strong>di</strong> quel progetto unitario <strong>di</strong> spiritualità mariana che sta al centro<br />

del pensiero e dell’opera alberioniani.<br />

Con gli Appunti <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria profon<strong>di</strong>tà e bellezza dell’opuscolo<br />

manoscritto del 1947 “Via humanitatis, storia della Salvezza”, che esprimono<br />

il vertice della mariologia <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, la rivista Madre <strong>di</strong> Dio e il<br />

Santuario-Basilica Minore della <strong>Regina</strong> degli Apostoli costituiscono una<br />

specie <strong>di</strong> trilogia del Magnificat del Fondatore della Famiglia Paolina.<br />

E, nel quadro <strong>di</strong> queste gran<strong>di</strong> opere da Dio compiute in Alberione ad<br />

onore della Madonna, resta da focalizzare la ragione <strong>di</strong> fondo<br />

dell’affidamento specifico della Famiglia Paolina alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Le celebrazioni del Cinquantenario della De<strong>di</strong>cazione del nostro Santuario-<br />

Basilica Minore avranno il loro culmine l’8 Dicembre, legandole così al<br />

Cinquantenario del primo Anno <strong>Maria</strong>no della storia della Chiesa e al 90° <strong>di</strong><br />

1


fondazione della Società San Paolo, avvenuta in Alba il 20 Agosto 1914, come<br />

si ricorderà.<br />

Del contenuto del presente volume celebrativo occorre rilevare che si sono<br />

voluti privilegiare gli aspetti dottrinali più originali della spiritualità marianoalberioniana,<br />

centrata nell’identificazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli in<br />

quanto Madre dell’Umanità.<br />

Un risalto particolare assumono, in tale contesto, gli Appunti della Via<br />

humanitatis, con i quali l’Alberione ci conduce a scoprire in <strong>Maria</strong> la Summa<br />

humanitatis e la forma humanitatis.<br />

Espressioni non vuote, queste, ma sostanziate dalle continue e profonde<br />

traduzioni <strong>di</strong> vita nelle preghiere mariane dell’Alberione, alle quali<br />

de<strong>di</strong>chiamo ben nove dei se<strong>di</strong>ci capitoli che compongono questo libro.<br />

Ci avvarremo nelle nostre riflessioni <strong>di</strong> due piccoli ma essenziali lavori <strong>di</strong><br />

ricerca compiuti da don Rosario Esposito “La <strong>di</strong>mensione cosmica della<br />

preghiera - La ‘Via humanitatis’ <strong>di</strong> <strong>Don</strong> G. Alberione”, (San Paolo - Casa<br />

Generalizia, 1999); e da Fr. Silvano De Biasio - <strong>Don</strong> Eliseo Sgarbossa “Le<br />

preghiere mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione”, (Archivio Storico della Famiglia<br />

Paolina, 1988).<br />

Coscienti, peraltro, <strong>di</strong> non esaurire in tal modo le innumerevoli <strong>di</strong>vitiae<br />

gratiae suae concesse al beato Padre fondatore della Famiglia Paolina anche<br />

in tema <strong>di</strong> spiritualità mariana, ci <strong>di</strong>ciamo convinti che quest’opera<br />

incompiuta potrà avvalersi in seguito <strong>di</strong> altri apporti, quali la ricostruzione<br />

biografica della presenza <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nella vita <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione e la<br />

presentazione, criticamente analizzata, <strong>di</strong> brani scelti dalle sue opere mariane,<br />

estratti particolarmente dal trittico Grandezze <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> - Vita <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> -<br />

Feste <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, dal volume <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli e dalla settantina <strong>di</strong><br />

suoi contributi, pubblicati sulla rivista Madre <strong>di</strong> Dio dal 1932 al 1963.<br />

Una vera miniera che è bene ripromettersi fin d’ora <strong>di</strong> esplorare, seguitando<br />

le nostre riflessioni.<br />

Tale è l’intento del presente volume del quale facciamo omaggio ai Lettori<br />

<strong>di</strong> Madre dì Dio, il più fedele dei quali [perché “Abbonato” fin dal primo<br />

numero della rivista] è proprio Sua Eminenza il Car<strong>di</strong>nale Virgilio Noè,<br />

titolare del Santuario-Basilica Minore <strong>Regina</strong> degli Apostoli, all’ombra del<br />

quale la nostra rivista offre il suo servizio <strong>di</strong> promozione della spiritualità<br />

paolino-alberioniana che abbiamo qui tentato <strong>di</strong> abbozzare.<br />

l’Autore<br />

Direttore <strong>di</strong> “Madre <strong>di</strong> Dio “<br />

Capitolo I<br />

2


TR<strong>IL</strong>OGIA<br />

DEL <strong>MAGNIFICAT</strong> ALBERIONIANO<br />

Nel Cinquantenario della De<strong>di</strong>cazione del Santuario-Basilica Minore<br />

<strong>Regina</strong> Apostolorum in Roma, è doveroso ricordare anzitutto le ragioni<br />

storiche e teologiche della particolare devozione paolino-alberioniana alla<br />

Madonna,<br />

Lo facciamo rileggendo intanto una pagina <strong>di</strong> Cronaca della rivista Madre<br />

<strong>di</strong> Dio [il mensile che <strong>Don</strong> Alberione volle come “organo del Santuario”],<br />

rievocata in un Quaderno della stessa rivista del 1991.<br />

«Nel 1931 – scrive E. Sgarbossa – cadeva il XV Centenario del Concilio <strong>di</strong><br />

Efeso, celebrato nel 431 e rimasto celebre come il Concilio della “Theotokos”,<br />

la Madre <strong>di</strong> Dio.<br />

Fu così che nel 1932 – anno in cui la Famiglia Paolina vive una stagione<br />

privilegiata per il suo sviluppo – nasce l’idea <strong>di</strong> dar vita a una pubblicazione<br />

mariana che apra un <strong>di</strong>scorso destinato a durare, come un colloquio fatto <strong>di</strong><br />

attese e <strong>di</strong> incontri, <strong>di</strong> silenzi e <strong>di</strong> parole scritte, rilette, me<strong>di</strong>tate, pregate. <strong>Don</strong><br />

Alberione sentiva che era necessario parlare <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, o meglio: far parlare<br />

<strong>Maria</strong> e ascoltare le materne lezioni <strong>di</strong> questa impareggiabile educatrice».<br />

Il numero “zero” de La Madre <strong>di</strong> Dio uscì per l’Assunta del 1932, con il<br />

titolo provvisorio La S. Madonna; ma probabilmente fu preannunciato da<br />

qualche saggio risalente all’anno precedente. Si trattava della pubblicazione <strong>di</strong><br />

un perio<strong>di</strong>co quin<strong>di</strong>cinale che continuò fino all’anno successivo, quando la<br />

rivista assunse il titolo La Madre <strong>di</strong> Dio.<br />

<strong>Don</strong> Alberione, che ne fu collaboratore fedele soprattutto negli anni maturi<br />

[dal 1953 al 1963 quasi ogni numero porta un suo articolo], amava<br />

riesaminare spesso il cammino percorso e abbozzare dei bilanci su questo<br />

perio<strong>di</strong>co, che ebbe sempre fra i più cari.<br />

A ragione il nostro beato Fondatore, concludendo nel 1957 il suo bilancio<br />

sui venticinque anni de La Madre <strong>di</strong> Dio, riba<strong>di</strong>va che «la rivista deve<br />

continuare a portare il suo frutto». Quale frutto? Quello <strong>di</strong> far conoscere in<br />

ogni chiamato l’apostolo <strong>di</strong> Cristo, il quale, come Gesù «procede dallo Spirito<br />

Santo e si forma nel Cuore Immacolato <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>».<br />

Ecco la parola ultima ed autentica della Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli. Perciò <strong>Don</strong> Alberione esortava a «leggere questa rivista, a farla<br />

leggere, a zelarne l’abbonamento» come «contributo all’apostolato e alla<br />

cristianizzazione del mondo» (cfr. E. Sgarbossa, Alberione e <strong>Maria</strong>. Storia <strong>di</strong><br />

un amore, pagg. 38-42).<br />

Dalla rivista Madre <strong>di</strong> Dio<br />

al Santuario <strong>Regina</strong> Apostolorum<br />

3


È consuetu<strong>di</strong>ne, fra i Paolini, attribuire l’origine del Santuario de<strong>di</strong>cato in<br />

Roma alla loro Madonna, la <strong>Regina</strong> degli Apostoli, all’esau<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un voto<br />

fatto dal Fondatore durante l’ultima guerra, in un momento particolarmente<br />

drammatico del 1943: se la Madonna avesse risparmiato la vita a tutti i<br />

Paolini, avrebbe fatto costruire un Santuario a lei de<strong>di</strong>cato. In realtà, l’idea è<br />

stata assai più remota, come documenta anche una ricerca <strong>di</strong> G. B. Perego,<br />

che la ricollega proprio al Centenario del Concilio <strong>di</strong> Efeso, nei primi Anni<br />

Trenta.<br />

Eccone, in sintesi la storia.<br />

Nel 1933 il progetto della costruzione <strong>di</strong> un Tempio da de<strong>di</strong>care alla <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli era già pronto; e i <strong>di</strong>segni originali dell’ingegner B. Gallo <strong>di</strong><br />

Torino furono giu<strong>di</strong>cati “un gioiello <strong>di</strong> arte sacra”. Ma la recessione<br />

economica, aggravata dalle sanzioni mon<strong>di</strong>ali contro l’Italia, aveva costretto a<br />

<strong>di</strong>lazionare l’inizio dei lavori. Nel 1938 <strong>Don</strong> Alberione annunziò che era<br />

giunto il tempo <strong>di</strong> «costruire una conveniente chiesa per la Comunità<br />

[paolina], che sarebbe un omaggio a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli». E la<br />

spiegazione che ne dava ai Cooperatori era la seguente: «In Alba si è eretta<br />

una grande chiesa omaggio al Divin Maestro, un’altra <strong>di</strong> omaggio a San Paolo;<br />

ora è dovere rendere pure omaggio alla nostra Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli».<br />

L’inizio dei lavori <strong>di</strong> costruzione era stato annunziato per il febbraio del<br />

1939; ma trascorse tutto l’anno – tra <strong>di</strong>fficoltà economiche e ristrettezze<br />

finanziarie – finché i venti <strong>di</strong> guerra bloccarono ogni progetto.<br />

La notte successiva al 10 giugno 1940 – data dell’entrata in guerra<br />

dell’Italia – mentre le sirene del primo allarme aereo spingevano i Romani nei<br />

rifugi, <strong>Don</strong> Alberione stette solitario a scrutare il cielo e a recitare il Rosario<br />

per l’incolumità dei suoi. Fu in quelle ore che maturò in lui la certezza <strong>di</strong> una<br />

speciale assistenza <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> su tutti i Paolini, a patto che essi restassero fedeli<br />

ai propri compiti <strong>di</strong> apostolato e alla promessa <strong>di</strong> costruire l’annunciato<br />

Santuario. Accadde poi, il 28 <strong>di</strong>cembre 1943, un episo<strong>di</strong>o particolarmente<br />

drammatico che <strong>Don</strong> Alberione stesso – scrivendo in terza persona – così<br />

narra: «Verso le ore 14.00, le sirene <strong>di</strong>edero l’allarme: uno stormo <strong>di</strong> aerei da<br />

bombardamento, avanzando da Ostia verso Roma, si avvicinava alle nostre<br />

Case paoline. Tutti allora si <strong>di</strong>ressero nella grotta-rifugio [...]. Il Primo<br />

Maestro [<strong>Don</strong> Alberione] volle rendersi conto anche delle suore Figlie <strong>di</strong> San<br />

Paolo; e si avviò verso la loro Casa, passando per il sentiero <strong>di</strong> allora. A circa<br />

metà strada, una bomba cadde a pochi metri; qualche scheggia sfiorò il suo<br />

capo [...]. Passato il pericolo, fu preso l’impegno: “O <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli, se salverai tutte le vite dei nostri e delle nostre, qui costruiremo la<br />

chiesa al tuo nome”. E fu stabilito il posto: il luogo della promessa è press’a<br />

poco il centro della chiesa poi costruita...» (cfr. CISP, 596).<br />

4


A guerra finita, già nel 1946 iniziarono i lavori <strong>di</strong> sterro per le fondamenta<br />

del Santuario che ebbe la sua consacrazione il 29-30 novembre 1954, all’inizio<br />

della Novena conclusiva del primo Anno <strong>Maria</strong>no della storia della Chiesa.<br />

Dinamica mariana per il nostro tempo<br />

Sarebbe interessante approfon<strong>di</strong>re il <strong>di</strong>scorso del nesso tra le origini della<br />

rivista Madre <strong>di</strong> Dio e del Santuario de<strong>di</strong>cato alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli. Di<br />

certo, non è soltanto un nesso temporale, legato al XV Centenario del Concilio<br />

<strong>di</strong> Efeso. Pare, piuttosto, che queste due realizzazioni apostoliche siano parte<br />

<strong>di</strong> quel progetto unitario <strong>di</strong> spiritualità mariana che sta al centro del pensiero<br />

e dell’opera alberioniani.<br />

Con gli appunti dell’opuscolo manoscritto del 1947 “Via humanitatis, storia<br />

della Salvezza”, che esprimono il vertice della mariologia dell’Alberione, la<br />

rivista Madre <strong>di</strong> Dio e il Santuario della <strong>Regina</strong> degli Apostoli costituiscono<br />

una specie <strong>di</strong> trilogia del Magnificat del Fondatore della Famiglia Paolina.<br />

Ma nel quadro delle gran<strong>di</strong> opere in onore della Madonna e dei numerosi<br />

scritti dell’Alberione de<strong>di</strong>cati alla Vergine, resta da focalizzare la ragione <strong>di</strong><br />

fondo dell’affidamento specifico della Famiglia Paolina alla <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli.<br />

Esaminando alcune centinaia <strong>di</strong> brani alberioniani sulla Madonna in un<br />

“Quaderno <strong>di</strong> Spiritualità” del 1973, G. Roatta ne riassumeva il pensiero con la<br />

espressione: «<strong>Regina</strong> degli Apostoli: <strong>di</strong>namica mariana per il nostro tempo».<br />

E argomentava: dare al mondo Gesù, missione essenziale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, è la<br />

missione essenziale della Chiesa, che continua a incarnarsi in uomini e donne<br />

– sacerdoti, religiosi, laici – che nella Chiesa accettano <strong>di</strong> operare attivamente<br />

per chiamare tutti a salvezza.<br />

Qui sta la “inesauribile <strong>di</strong>namica mariana per il nostro tempo”, in cui il<br />

riferimento a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli si fa più insistente e più universale:<br />

Il Concilio Vaticano II ne ha proposto specificamente il titolo e il modello<br />

operativo a tutti i sacerdoti (cfr. PO 18), a tutti i missionari (cfr. AG 42), a tutti<br />

i laici impegnati nell’apostolato (cfr. AA4).<br />

<strong>Don</strong> Alberione aveva fatto questa scelta all’inizio del secolo, e vi aveva<br />

orientato con sommo impegno la sua Famiglia religiosa. Egli assicura che<br />

questa è l’ora della <strong>Regina</strong> degli Apostoli, e ai suoi <strong>di</strong>scepoli, figli e figlie, dà<br />

precisa incombenza <strong>di</strong> portarne il messaggio semplice e <strong>di</strong>namico in tutto il<br />

mondo.<br />

Durante un corso <strong>di</strong> Esercizi Spirituali tenuto nell’aprile 1960 <strong>di</strong>ceva, ad<br />

esempio: «Questa è l’ora della <strong>Regina</strong> Apostolorum. [...] Occorre rifare il<br />

mondo dalle fondamenta – come <strong>di</strong>sse Pio XII – ma nei momenti <strong>di</strong>fficili<br />

sempre interviene <strong>Maria</strong>. È l’ora <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> invocata col titolo <strong>Regina</strong><br />

Apostolorum» (cfr. UPS, IV, 267).<br />

5


L’Alberione era tanto convinto <strong>di</strong> onorare la Madonna come <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli da affermare: «Il titolo <strong>Regina</strong> degli Apostoli è il più glorioso dopo<br />

quello <strong>di</strong> Madre <strong>di</strong> Dio» (cfr. VdM, 125).<br />

In riferimento alla festa <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli – peraltro già<br />

concessa dalla Congregazione per il Culto Divino ai Padri Pallottini, per il<br />

sabato dopo l’Ascensione del Signore – ebbe a precisare: «<strong>Maria</strong> iniziò nel<br />

Cenacolo la missione <strong>di</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli. Li raccolse, li confortò, li<br />

assistette nella preghiera; con essi sperò, desiderò, pregò; con essi fu esau<strong>di</strong>ta<br />

e ricevette lo Spirito Santo il giorno della Pentecoste» (cfr. FdM. 68).<br />

Ecco la grande motivazione teologico-ecclesiale della scelta <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli a speciale protettrice della Famiglia Paolina e della sua opera:<br />

lo Spirito Santo su <strong>Maria</strong> e sulla Comunità della Pentecoste; le due nascite<br />

dallo Spirito: Gesù e la Chiesa; <strong>Maria</strong>, modello e madre spirituale della<br />

Comunità ecclesiale dove il suo Figlio continua a vivere e a operare.<br />

Capitolo II<br />

LA “VIA HUMANITATIS”<br />

Per capire bene quale finalità si sia prefisso il Fondatore della Famiglia<br />

Paolina, dando origine alla rivista Madre <strong>di</strong> Dio, è necessario inquadrare tale<br />

iniziativa nel contesto più ampio della sua devozione mariana; anzi, della sua<br />

spiritualità mariana, fondata su una precisa visione della Vergine <strong>di</strong> Nazareth<br />

in relazione alla storia della Salvezza.<br />

Al riguardo, non c’è dubbio che sia appropriato parlare <strong>di</strong> una vera e<br />

propria mariologia alberioniana, centrata nella identificazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli e Madre della Umanità. Ci ricorda Rosario Esposito,<br />

nel suo ricco commento all’opuscolo alberioniano Via humanitatis, che <strong>Don</strong><br />

Alberione, tra libri e opuscoli, ha de<strong>di</strong>cato al tema mariano più o meno<br />

duemila pagine e forse più, precisando che la grande maggioranza <strong>di</strong> questi<br />

scritti si colloca nell’ambito dell’e<strong>di</strong>ficazione e della <strong>di</strong>vulgazione, e sono<br />

ispirati per lo più a sant’Alfonso de’ Liguori, a san Francesco <strong>di</strong> Sales e a san<br />

Luigi M. Grignion de Montfort, pur non <strong>di</strong>sdegnando l’Alberione <strong>di</strong> citare<br />

documenti pontifici (specie quelli ‘rosariali’ <strong>di</strong> Leone XIII), fonti patristiche e<br />

teologiche, che soleva riportare in schede utilizzate nei suoi scritti come nella<br />

pre<strong>di</strong>cazione.<br />

Ma è proprio nella Via humanitatis che il beato Giacomo Alberione<br />

costruisce la sua mariologia, centrata sul contestuale titolo da riconoscere alla<br />

Madonna come <strong>Regina</strong> degli Apostoli e Madre dell’umanità.<br />

“Per <strong>Maria</strong>m, in Christo et in Ecclesia”<br />

6


È questa la premessa che l’Alberione ha posto davanti ai 31 “quadri” che<br />

costituiscono le pietre miliari della sua Via humanitatìs, specificando molto<br />

sinteticamente nel Proemio:<br />

- Tutto viene da Dio-Principio; per tornare a Dio-Fine: a sua gloria ed a<br />

felicità dell’uomo.<br />

- <strong>Maria</strong> guida alla via sicura, che è Cristo, nella Chiesa da lui fondata.<br />

- In Cristo Via Verità e Vita si ha l’adozione e l’ere<strong>di</strong>tà dei figli <strong>di</strong> Dio.<br />

- L’uomo e l’umanità per Cristo invisibile, nella Chiesa visibile hanno ogni<br />

bene temporale ed eterno.<br />

- Tutti i figli sono attesi nella casa del Padre celeste; ognuno per <strong>Maria</strong> può<br />

trovare la Via-Cristo. Tutti la in<strong>di</strong>chino in spirito <strong>di</strong> carità e <strong>di</strong> apostolato.<br />

E in quest’opuscolo – secondo l’analisi che ne fa Rosario Esposito –<br />

convergono gli elementi mariologici che <strong>Don</strong> Alberione ha in<strong>di</strong>cato nella sua<br />

vasta produzione <strong>di</strong> libri, articoli e scritti vari sulla Vergine <strong>di</strong> Nazareth:<br />

- <strong>Maria</strong> Santissima <strong>Regina</strong> della storia<br />

- <strong>Maria</strong> Santissima e il Magistero universale del Cristo<br />

- Missione socio-politica della “Madre dell’umanità”<br />

- <strong>Maria</strong> e la promozione della donna.<br />

Esponendo le “linee per una lettura teologica del testo” in esame, Rosario<br />

Esposito aggiunge fra l’altro:<br />

«La mariologia <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione raramente si allinea alle affermazioni <strong>di</strong><br />

carattere emotivo, benché non si possa escludere una motivazione <strong>di</strong> carattere<br />

antropologico, quale del resto è possibile reperire nei gran<strong>di</strong> cantori della<br />

Madonna. Per lui è l’asse portante della storia della Salvezza.<br />

Capolavoro della creazione, punto <strong>di</strong> orientamento dell’uomo e della<br />

comunità umana decaduta, la Madonna è tuttavia in<strong>di</strong>cata come elemento <strong>di</strong><br />

rilievo fin dal mistero nascosto nei secoli e che via via affianca tutte le<br />

manifestazioni della via salvifica (cfr. quadri I, III, IV, VII, VIII, XV).<br />

È elemento fondamentale dell’ecclesiologia e della vita del Popolo <strong>di</strong> Dio<br />

(cfr. quadri XVI, XIX), il quale è anzi affidato alle sue cure (cfr. quadro<br />

XXII). Ugualmente rilevante è la sua presenza nel pellegrinaggio eterno della<br />

escatologia (cfr. quadro XXX)».<br />

Quadro <strong>di</strong> riferimento<br />

della mariologia alberioniana<br />

Volendo sintetizzare al massimo il <strong>di</strong>scorso, ci pare molto illuminante<br />

riportare, infine, quella che l’Esposito chiama «illustre parentela esistente tra<br />

il messaggio teologico <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione e un saggio del card. Jean Daniélou»,<br />

pubblicato nel 1953 presso la Morcelliana: La Vergine e il tempo, nel vol. Il<br />

mistero dell’Avvento (pp. 110-132).<br />

Il teologo gesuita interpreta il periodo <strong>di</strong> preparazione al Natale<br />

interamente in prospettiva missionaria: il Figlio <strong>di</strong> Dio s’incarna per re<strong>di</strong>mere<br />

7


l’umanità, e da quel momento la tensione della Comunità cristiana non può<br />

più sottrarsi all’impegno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere in tutto il mondo l’evento salvifico <strong>di</strong><br />

Betlemme, perché tutti gli uomini <strong>di</strong>vengano partecipi dei frutti che esso ha<br />

portato nella storia.<br />

«I tre punti fondamentali <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>scorso mariano – precisa Rosario<br />

Esposito – combaciano egregiamente con l’epopea artistica che<br />

[nell’iconografia in<strong>di</strong>cata dall’Alberione per illustrare i 31 quadri della Via<br />

humanitatìs nel Santuario de<strong>di</strong>cato a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli] il<br />

Fondatore della Famiglia Paolina collega con la Via humanitatis:<br />

- La Madonna adempie l’attesa dell’umanità precristiana. “In lei<br />

convergono e confluiscono tutte le preparazioni, tutte le aspirazioni e tutte le<br />

ispirazioni, tutte le grazie, tutte le prefigurazioni che avevano riempito<br />

l’Antico Testamento, così da poter <strong>di</strong>re che, alla vigilia della venuta del Cristo,<br />

<strong>Maria</strong> riassume e incarna la lunga attesa dei tanti secoli da cui era stata<br />

preceduta...”» (p.lll).<br />

- La Santa Vergine è la Summa humanitatis, “il meraviglioso fiore sbocciato<br />

da Israele” (p. 112) che ha redento le infedeltà d’Israele. Giustamente la<br />

liturgia le applica il Cantico dei Cantici che proclama l’alleanza tra Dio e il suo<br />

popolo, “giacché è lei che, dopo tante infedeltà, ha dato alla fedeltà <strong>di</strong> Dio la<br />

risposta della razza umana” (p.l14).<br />

- Il piano <strong>di</strong> Dio è unico e universale; la Santa Vergine lo realizza nei<br />

confronti <strong>di</strong> tutti gli uomini. Lei è “la creatura con la quale la razza israelitica<br />

sfocia nell’umanità intera”, sicché lei è “madre della grazia, me<strong>di</strong>atrice<br />

universale, madre del genere umano”» (cfr. R. Esposito, La <strong>di</strong>mensione<br />

cosmica della preghiera - La “Vìa humanitatis” <strong>di</strong> <strong>Don</strong> G. Alberione, pp. 143-<br />

144).<br />

Ecco così delineato il quadro <strong>di</strong> riferimento della mariologia alberioniana,<br />

nel posto unico assegnato nella Via humanitatis alla Madonna identificata<br />

come <strong>Regina</strong> degli Apostoli per mostrarsi, nell’esercizio della sua maternità<br />

universale, Mater humanitatis e Summa humanitatis. Dunque, il titolo<br />

mariano <strong>di</strong> <strong>Regina</strong> è funzionale alla sua Maternità universale.<br />

E vero che «l’accoppiamento <strong>di</strong> questi due titoli - come rileva Rosario<br />

Esposito nel citato commento all’opuscolo Via humanitatis – non è una<br />

novità: è solo una rilettura moderna <strong>di</strong> un fatto antico, che risale al Cenacolo e<br />

al Calvario. Agli albori del Cristianesimo l’intima parentela tra le due realtà è<br />

la norma. La SS. Vergine presiede il Collegio apostolico, lo conferma nella<br />

fede, rivelando quelle cose che “conservava nel suo cuore”, come insegna<br />

Leone XIII nell’enciclica A<strong>di</strong>utricem populi (1895), dall’Alberione più volte<br />

citata. È il momento formativo, quello della <strong>Regina</strong> degli Apostoli. Ma<br />

apostoli e <strong>di</strong>scepoli, dopo la Pentecoste, traggono le conseguenze, e invadono<br />

il mondo; la società <strong>di</strong> allora è interamente da evangelizzare, del tutto fuori<br />

della Chiesa, immersa nel giudaismo o nel paganesimo. È il momento<br />

ostensivo, kerigmatico, quello della Madre dell’umanità» (Ibid., pag. 88).<br />

8


Qual è, allora, il merito del beato Giacomo Alberione se non gli si può<br />

riconoscere una piena originalità nell’avere intuito la correlazione funzionale<br />

tra il titolo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, comunemente usato, e quello della<br />

sua Maternità universale? Secondo l’Esposito, «egli ha il merito <strong>di</strong> rendersi<br />

conto che la secolarizzazione, la non-credenza e la non-cristianità è giunta<br />

anche nel cuore della cristianità tra<strong>di</strong>zionale: parla, infatti, <strong>di</strong> “piccolo sparuto<br />

gregge”, in “chiese quasi vuote”, mentre i cinema sono affollati <strong>di</strong> persone<br />

d’ogni età, compresi i giovanissimi. E ad<strong>di</strong>ta nei due momenti mariologici<br />

l’ancora della salvezza». Se questo l’Alberione aveva intuito già<br />

nell’imme<strong>di</strong>ato dopoguerra [la Via humanitatis è un suo “dono natalizio” del<br />

1947], figuriamoci con quanto maggiore verità è possibile affermarlo oggi,<br />

all’inizio <strong>di</strong> un Terzo Millennio che ha sovente. anche nei Paesi <strong>di</strong> più grande<br />

tra<strong>di</strong>zione cristiana, i connotati del post-Cristianesimo...<br />

Più esattamente, l’esigenza missionaria <strong>di</strong> ricondurre gli uomini a Cristo,<br />

per giungere all’unificazione del genere umano attorno a lui, coinvolge la<br />

Vergine nella via dell’umanità che parte dalla Santissima Trinità (da Dio-<br />

Principio, Creatore dell’uomo) e in essa ritorna (come a suo ultimo Fine). E<br />

qui, certo, oltre al contenuto del Proemio della Via humanitatis è il testo degli<br />

stessi “quadri” ad evidenziarlo.<br />

La funzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

tradotta nel Santuario <strong>Regina</strong> degli Apostoli<br />

Non <strong>di</strong>versamente, questa specie <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione della funzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> è<br />

tradotta e ben visibile nella struttura e nell’iconografia del Santuario <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli. Effettivamente, «il progetto originario si presenta come uno<br />

sviluppo ascensionale del tema <strong>di</strong> fondo», spiega Rosario Esposito.<br />

Nel capitolo III ne esamineremo i singoli elementi strutturali e decorativi.<br />

Qui, intanto, osserviamo in sintesi: la Sottocripta presenta lo schema generale<br />

della Via humanitatis, come un’ouverture in cui l’orchestra imposta i temi<br />

dominanti della sinfonia: la Cripta isola il tema mariano, presentando le<br />

figure del Vecchio Testamento, ognuna delle quali offre un aspetto particolare<br />

della <strong>Don</strong>na annunciata nel Protovangelo e attesa dalle genti; il Santuario<br />

superiore sintetizza la proclamazione espressa anche nel sottotitolo<br />

dell’opuscolo alberioniano: “Per <strong>Maria</strong>m, in Christo et in Ecclesia” si va verso<br />

la “Can<strong>di</strong>da rosa”.<br />

A questo moto ascensionale della struttura architettonica corrisponde come<br />

un moto <strong>di</strong>scensionale iconografico, dove la Madre dell’umanità è presentata<br />

come la me<strong>di</strong>atrice universale delle grazie e dei favori celesti: la luce trinitaria<br />

dal cupolino superiore <strong>di</strong>scende su <strong>di</strong> lei, che la <strong>di</strong>stribuisce ai due gruppi<br />

rappresentanti l’umanità redenta (quello dei Cristiani, guidato dal Papa allora<br />

regnante, Pio XII) e quella da re<strong>di</strong>mere (dei non-Cristiani, che sono<br />

ugualmente oggetto della protezione della Madre universale).<br />

9


Il beato Fondatore della Famiglia Paolina, dando notizia dello stato<br />

avanzato dei lavori <strong>di</strong> costruzione del Santuario, scriveva fra l’altro: «... la<br />

pittura e la scultura si completano tra <strong>di</strong> loro e completano l’architettura.<br />

<strong>Maria</strong> è Mater humanitatis che sovrasta tutto il creato sempre; ed oggi più<br />

ancora. Ella segna la via humanitatis per mezzo specialmente degli Apostoli».<br />

E don Renato Perino – che <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione è stato uno dei successori e,<br />

prima ancora, forse il principale esecutore dei progetti del Fondatore circa il<br />

santuario – a lavori ultimati spiegava: «Il tema dell’architettura e delle<br />

decorazioni del Santuario abbraccia integralmente la teologia mariana: <strong>Maria</strong><br />

Madre dell’umanità. A partire dall’eterno, nei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio, indugiando sui<br />

preannunci e sulle figure del Vecchio Testamento, per giungere alla vicenda<br />

terrena <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, e toccare infine il graduale fulgore della sua presenza lungo i<br />

secoli, fino alla gloria eterna, la scultura e la pittura sono impegnate in un<br />

linguaggio conciso e moderno, ma pure chiarissimo e profondo».<br />

Interessante è pure trovare, in singole espressioni artistiche del Santuario<br />

(mosaici, affreschi, sculture) riscontro a questa teologia mariana<br />

dell’Alberione. Ci ripromettiamo <strong>di</strong> tornarci sopra in modo più analitico.<br />

Sono tutti elementi univoci che ci aiutano a delineare con sicurezza il<br />

quadro <strong>di</strong> riferimento della mariologia alberioniana espressa nella Via<br />

humanitatìs e nella corrispondente traduzione artistica del Santuario <strong>Regina</strong><br />

Apostolorum.<br />

Un Santuario che avrebbe potuto benissimo essere de<strong>di</strong>cato a <strong>Maria</strong> Mater<br />

humanitatis.<br />

Capitolo III<br />

LA VIA HUMANITATIS<br />

NELLA STRUTTURA E ICONOGRAFIA<br />

DEL SANTUARIO REGINA DEGLI APOSTOLI<br />

In uno dei suoi tanti scritti sulla Madonna, <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, il<br />

beato Giacomo Alberione de<strong>di</strong>ca un capitolo alla “Cristianizzazione del<br />

mondo per <strong>Maria</strong>” (Ibid., Alba-Roma-Catania 1948, pagg. 28-39), sostenendo<br />

la maternità universale e la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> tutte le grazie della Santa Vergine.<br />

Tesi vista in termini <strong>di</strong>namici, nel senso che la Madre <strong>di</strong> Dio è presentata<br />

come strumento ed operatrice della salvezza <strong>di</strong> tutti gli uomini, anche dei non<br />

Cristiani. Impostazione espressa chiaramente fin dall’inizio del capitolo con<br />

queste parole:<br />

«Il mondo <strong>di</strong>venne cristiano per <strong>Maria</strong> e solo per <strong>Maria</strong>: ecco l’Apostola. Lo<br />

sarà completamente, se completamente <strong>Maria</strong> sarà conosciuta, imitata,<br />

invocata come l’Apostola. Ieri, oggi, nei secoli.<br />

10


Sacerdoti ed anime cristiane, riflettiamo: il mondo non arriva a Cristo<br />

perché non si ad<strong>di</strong>ta ancora abbastanza la via: <strong>Maria</strong>... Si moltiplicano<br />

stampe, <strong>di</strong>scorsi, proposte, iniziative, fatiche, spese... Ma Gesù si trova<br />

sempre come l’hanno trovato i pastori ed i Magi: “Et invenerunt <strong>Maria</strong>m et<br />

Joseph et infantem positum in praesepio”. È il fatto che sempre deve ripetersi<br />

e si ripeterà sino alla fine dei secoli. E se non si troverà <strong>Maria</strong>, non si troverà<br />

Gesù...» (Ibid., pp. 28-29).<br />

Più avanti aggiunge che <strong>Maria</strong> «è insieme Madre <strong>di</strong> Dio e Madre degli<br />

uomini» (Ibid., p. 35).<br />

Nel citato commento all’opuscolo Via humanitatis, Rosario Esposito,<br />

tentando un “abbozzo <strong>di</strong> Mariologia alberioniana”, dall’esame <strong>di</strong> alcuni scritti<br />

<strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione ricava fra l’altro la convinzione che «in certo qual modo,<br />

<strong>Maria</strong> è collocata [da lui] in situazione da entrare, se non come interlocutrice,<br />

come me<strong>di</strong>atrice del mistero eterno [della storia della Salvezza] e della sua<br />

attuazione nel mondo. Ai primor<strong>di</strong> dell’umanità, la coppia dei progenitori,<br />

attraverso la rivelazione del Protovangelo, viene orientata nella speranza e<br />

nell’attesa della <strong>Don</strong>na e del suo frutto umano-<strong>di</strong>vino.<br />

Le tappe dell’Antico Testamento significano il progresso e la crescita <strong>di</strong><br />

questo avvicinarsi della Redenzione, in cui il Verbo e l’umanità vivente in<br />

<strong>Maria</strong> sono coprotagonisti. Il Nuovo Testamento è la realizzazione dell’attesa:<br />

la Santa Vergine è presente costantemente, nella vita nascosta e nella vita<br />

pubblica, come tante me<strong>di</strong>tazioni dell’Alberione proclamano continuamente.<br />

A partire dalla Pentecoste, la Madre del Cristo storico, ossia del corpo fisico,<br />

<strong>di</strong>venta Madre del Cristo mistico, del Corpo mistico. Nell’escatologia, la fine si<br />

ricollega al principio: ancora una volta la <strong>Don</strong>na con il suo Figlio,<br />

preannunciato nel Protovangelo come il suo “seme”, vince il dragone, e nella<br />

prosecuzione dell’eternità, dopo l’escatologia, la sua missione <strong>di</strong> Madre<br />

dell’umanità viene ancora vista in Dio».<br />

La Vergine <strong>Maria</strong> nell’economia della Salvezza<br />

«Dal complesso dell’opera <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione – e dall’esame dell’opera<br />

letteraria ed artistica che va sotto il nome <strong>di</strong> Via humanitatis – a noi pare <strong>di</strong><br />

dover accentuare il particolare angolo visuale dal quale l’Alberione si pone: il<br />

mistero mariano, che pure è frutto della <strong>di</strong>vina degnazione della SS. Trinità,<br />

come egli non cessa <strong>di</strong> insegnare in ogni sua opera, è non tanto quello della<br />

<strong>di</strong>vina elargizione <strong>di</strong> grazia e privilegio, quanto piuttosto quello della <strong>di</strong>vina<br />

<strong>di</strong>sposizione, o economia, come si <strong>di</strong>ce abitualmente nella teologia orientale.<br />

La Santa Vergine, cioè, è prevista nel mistero nascosto dai secoli in Dio e poi<br />

gradatamente rivelato ed effettuato» (cfr. R. Esposito, La <strong>di</strong>mensione cosmica<br />

della preghiera - La “Via humanitatis” <strong>di</strong> <strong>Don</strong> G. Alberione, pag. 108ss).<br />

Così la Madonna ci appare davvero come la rappresentante e, al tempo<br />

stesso, il nuovo tipo dell’umanità redenta: lei, preservata dal peccato <strong>di</strong><br />

11


origine, è pur sempre parte integrante dell’umanità; anzi, il prototipo del<br />

<strong>di</strong>segno originario dell’uomo “creato a immagine <strong>di</strong> Dio”.<br />

Nella Sottocripta<br />

la traduzione artistica della Via humanitatis<br />

È la Sottocripta del Santuario, nel pensiero <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, lo spazio<br />

in<strong>di</strong>cato per riprodurre in mosaici lo schema generale della Via humanitatis,<br />

come un’ouverture in cui l’orchestra imposta i temi dominanti della sinfonia.<br />

Anche se poi in realtà, sotto tale aspetto, questa resta delle tre parti del<br />

Santuario la meno compiuta.<br />

In un suo testo manoscritto, il beato Giacomo Alberione precisava per la<br />

chiesa inferiore [= la Sottocripta] quanto segue:<br />

«La Via humanitatis in<strong>di</strong>ca la storia dell’uomo, dal giorno in cui Dio creò<br />

Adamo sino al giorno in cui si arriverà alla fine del mondo; sarà il giu<strong>di</strong>zio<br />

universale: gli uomini entreranno nella loro eternità, felice o infelice [...]. Vi è<br />

una doppia storia: la manifestazione della bontà <strong>di</strong> Dio nel <strong>di</strong>stribuire i suoi<br />

doni all’uomo offrendogli la salvezza; la corrispondenza dell’uomo nel<br />

l’accogliere o rifiutare la salvezza offerta da Dio. Duplice storia, sud<strong>di</strong>visa in<br />

quattro parti:<br />

- Dalla creazione a Gesù Cristo<br />

- La vita <strong>di</strong> Gesù Cristo<br />

- La Chiesa da Gesù Cristo alla fine del mondo<br />

- L’eternità.<br />

La Cripta inferiore [= Sottocripta] narrerà questa storia <strong>di</strong> salvezza e <strong>di</strong><br />

amore <strong>di</strong> Dio per l’uomo; e la corrispondenza dell’uomo a Dio. Viene<br />

sud<strong>di</strong>visa in quattro parti [...].<br />

Le rappresentazioni sono così <strong>di</strong>sposte: nel fondo della Cripta inferiore<br />

l’altare con la icona che rappresenta la Trinità, che formula il decreto:<br />

“Faciamus hominem ad imaginem et similitu<strong>di</strong>nem nostram” [...]».<br />

Segue quin<strong>di</strong> l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> 24 soggetti, sud<strong>di</strong>visi in quattro parti, da<br />

riprodurre in un ciclo mosaico lungo le pareti dei singoli bracci. Di questi<br />

soggetti, soltanto i primi due e gli ultimi due sono stati realizzati:<br />

- La creazione del mondo (In principio creavit Deus coelum et terram, Gen<br />

I, 1);<br />

- La creazione dell’uomo e della donna (Creavit Deus hominem ad<br />

imaginem suam, masculum et foeminam creavit eos, Gen 1, 27);<br />

- L’incoronazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> (Signum magnimi apparuit in coelo:<br />

mulier amicta sole..., Ap 12, 1);<br />

- Il Para<strong>di</strong>so - La SS. Trinità (Sedet ad dexteram Patris cum electis suis, Ap<br />

7, 9).<br />

Per la cronistoria, è giusto illustrare queste realizzazioni artistiche con le<br />

parole che <strong>Don</strong> Alberione, nella redazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>verso testo, scrisse nel 1947<br />

12


per esprimere, fin dal primo quadro, gli elementi fondamentali del suo<br />

pensiero:<br />

«La SS. Trinità beatissima si raccoglie a consiglio: dal quale esce il<br />

decreto: “Facciamo l’uomo a immagine e somiglianza nostra”. <strong>Maria</strong> SS.<br />

nella mente <strong>di</strong> Dio è prevista Capolavoro della creazione. Dio è il Principio e<br />

l’Uomo Fine <strong>di</strong> tutto il creato».<br />

Anche da questo particolare risulta chiarissimo come l’Alberione parte dal<br />

presupposto che la Madonna è Madre dell’umanità proprio perché è l’asse<br />

portante della Via humanitatis e dell’intera storia della Salvezza.<br />

Dalla Cripta al Santuario superiore<br />

l’esaltazione della Maternità universale<br />

Nel suo libro su Antonio Giuseppe Santagata, Giorgio Nicodemi traccia<br />

una sintesi relativa all’affresco della cupola del Santuario “<strong>Regina</strong><br />

Apostolorum - Mater humanitatis”, che giustamente viene definita l’opera<br />

massima dell’artista.<br />

Scrive fra l’altro: «L’immenso poema mariano, se aveva avuto predecessori<br />

illustri, a cominciare dall’Angelico, gli si presentò compiuto in una sfera dove<br />

il soprannaturale spazia in ognuno dei campi toccati dalla narrazione<br />

evangelica e dalla fede cristiana. Le legioni degli Angeli, che fanno da corona<br />

alle figurazioni simboliche della Trinità, sono creature nate da un desiderio <strong>di</strong><br />

purezza e <strong>di</strong> altezza che è negli ideali umani più fermi. Il collegamento degli<br />

ideali alle esperienze e alle speranze degli uomini percorre la via per la quale è<br />

possibile avvicinare la Vergine come Madre e Me<strong>di</strong>atrice tra Dio e gli uomini<br />

[...].<br />

Ogni punto dell’affresco è come un momento del poema intero. L’artista,<br />

dopo aver compiuto la cupola, <strong>di</strong>pinse nei pennacchi della stessa le quattro<br />

rappresentazioni che definiscono la Madonna: “Mater Dei, Semper Virgo,<br />

Immaculata Conceptio, In Coelum Assumpta”. La sostituzione degli<br />

Evangelisti o dei Dottori della Chiesa, che appaiono in tante illustri<br />

decorazioni nei sostegni interni delle cupole, ha un senso e una ragione nella<br />

mirabile iperdulìa della Vergine. La poderosa evidenza delle immagini nei<br />

pennacchi reca il giusto sostegno pittorico della cupola; e l’immenso affresco<br />

palpita nella luce come una apparizione ultraterrena, librata, aerea, limpida<br />

nello spazio...» (Ibid., pag. 36).<br />

L’Osservatore Romano, l’indomani della consacrazione del Santuario<br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli, scriveva a sua volta: «... il soggetto assegnato da <strong>Don</strong><br />

Alberione al pittore [della cupola] costituisce il logico proseguimento del tema<br />

generale: <strong>Maria</strong> Mater humanitatis. Se le figurazioni pittoriche e scultoree<br />

della Cripta rappresentano l’aspettazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> e della sua Maternità nel<br />

Vecchio Testamento, simboli, le prefigure e le profezie, i <strong>di</strong>pinti della grande<br />

cupola esaltano la sua duplice maternità nelle espli-citazioni della sua vita<br />

13


terrena e nelle manifestazioni della sua glorificazione...» (Ibid. 11 <strong>di</strong>c. 1954,<br />

pag. 4).<br />

«L’attesa della Madre dell’umanità – ha scritto negli stessi giorni don<br />

Renato Perino sul settimanale Orizzonti – si trasforma nella gioia della realtà<br />

storica e nella glorificazione celeste, sulle pareti della chiesa superiore [...].<br />

L’anima <strong>di</strong> questo inno gran<strong>di</strong>oso alla gloria <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> è stato un giovane<br />

sacerdote... settantenne: <strong>Don</strong> Giacomo Alberione. Egli ha tracciato lo schema<br />

iniziale e ha seguito minutamente tutte le fasi della progettazione e della<br />

realizzazione architettonica; ha dato il tema agli artisti e li ha guidati<br />

spiritualmente nell’ardua fatica» (Ibid., 12 <strong>di</strong>c. 1954, pagg. 9-15).<br />

Infine, sul Corriere della Liguria del 15 gennaio 1955, Giovanni Riva<br />

riba<strong>di</strong>va: «...[il ciclo pittorico realizza] l’opera degli artisti, chiamati ad<br />

inserire le invenzioni della loro genialità nell’opera architettonica,<br />

concorrendo efficacemente alla realizzazione del tema dettato da <strong>Don</strong><br />

Alberione, nell’informare l’intero ciclo figurativo delle due chiese [Sottocripta<br />

e Cripta e parte superiore]: <strong>Maria</strong> Mater humanitatis...» (Ibid., pag. 3).<br />

Tema dottrinale vastissimo e unitario<br />

Il tema dottrinale ricorrente, vastissimo e unitario, è sempre lo stesso:<br />

“<strong>Maria</strong>, madre spirituale dell’umanità”.<br />

Qui importa sottolineare il passaggio del testo riportato dal libro <strong>di</strong> G.<br />

Nicodemi: «La sostituzione degli Evangelisti o dei Dottori della Chiesa, che<br />

appaiono in tante illustri decorazioni nei sostegni interni delle cupole, ha un<br />

senso e una ragione nella mirabile iperdulìa della Vergine. La poderosa<br />

evidenza delle immagini nei pennacchi reca il giusto sostegno pittorico della<br />

cupola...». Ciò proprio perché pare evidente che la celebrazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

Mater humanitatis nel monumentale ciclo pittorico della cupola sia per<br />

l’Alberione come la logica conseguenza del dogma <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Mater Dei, primo<br />

e principale titolo che <strong>di</strong>amo a <strong>Maria</strong>, perché la <strong>di</strong>vina maternità è la prima<br />

delle grandezze della Santa Vergine, la ragione <strong>di</strong> tutte le grazie e <strong>di</strong> tutti i<br />

privilegi soprannaturali a lei concessi, il fondamento del culto specialissimo<br />

[iperdulìa] che a lei tributiamo.<br />

Sicché c’è come un passaggio naturale tra il titolo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Madre <strong>di</strong> Dio e<br />

il titolo <strong>di</strong> Madre della Chiesa e Madre degli uomini. Anche se – come non ha<br />

mancato <strong>di</strong> notare Rosario Esposito nel suo commento alla Via humanitatis<br />

{o.c, pag. 137) – «salvo casi molto rari, nella tra<strong>di</strong>zione cristiana corrente<br />

l’affermazione della Madonna come Madre degli uomini, Madre <strong>di</strong> Dio e<br />

Madre nostra, e connessi, riguarda gli uomini redenti, i Cristiani; mentre <strong>Don</strong><br />

Alberione comprende esplicitamente tanto gli uomini che sono già nella<br />

Chiesa come coloro che giuri<strong>di</strong>camente ne sono ancora fuori».<br />

14


Ora, è proprio questa visione mariologica dell’universale maternità<br />

spirituale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> l’aspetto più originale e più alto dell’insegnamento<br />

dell’Alberione.<br />

«In questo senso – ricorda ancora Rosario Esposito, citando l’opuscolo<br />

alberioniano <strong>Maria</strong> Discepola e Maestra, pubblicato nel 1959 e riprodotto nel<br />

Carissimi in San Paolo, alle pagine 1331-1352 –, riportandosi all’opera che la<br />

Madonna svolge attualmente a favore dell’umanità, l’Alberione scrive: “Ora<br />

<strong>Maria</strong>, assunta in Cielo, si affissa con l’occhio e la mente nell’essenza <strong>di</strong>vina,<br />

in eterna beatitu<strong>di</strong>ne. Vede Dio e in Dio i misteri <strong>di</strong> grazia, tutte le creature,<br />

ognuno <strong>di</strong> noi in particolare. E là come me<strong>di</strong>atrice universale...<br />

Quando Gesù <strong>di</strong>sse a Giovanni, prima <strong>di</strong> morire: Ecco tua Madre, lo <strong>di</strong>sse<br />

perché da quel momento doveva avere inizio un compito nuovo e<br />

importantissimo, quello cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare Madre spirituale <strong>di</strong> tutti gli<br />

uomini» (cfr. o.c, pag. 117).<br />

Cristo - Vita del mondo<br />

<strong>Maria</strong> - Madre dell’umanità<br />

Il titolo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> dell’umanità, in<br />

corrispondenza con la spiritualità alberioniana <strong>di</strong> Cristo Maestro, Vita, Verità<br />

e Via del mondo, <strong>di</strong>ce come la funzione della Santa Vergine sia finalizzata alla<br />

crescita spirituale del genere umano.<br />

Fra le tante espressioni in merito, dell’Alberione viene ricordata una<br />

pre<strong>di</strong>ca da lui rivolta alle suore Pie Discepole del Divin Maestro, il 26 gennaio<br />

1964: «Pregare <strong>Maria</strong> per la Chiesa affinché cresca, viva, porti la salvezza a<br />

tutto il genere umano. <strong>Maria</strong> esempio <strong>di</strong> santità per l’umanità, per tutti i<br />

cristiani, e <strong>Maria</strong> me<strong>di</strong>atrice della grazia per tutti» (cfr. Reg. Nastro n. 70/e,<br />

num. marginale 26 nella trascrizione).<br />

Non <strong>di</strong>versamente, nella Coroncina a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, la<br />

preghiera mariana più raccomandata agli Istituti della Famiglia Paolina, <strong>Don</strong><br />

Alberione così si rivolge alla Madonna: «O <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli Angeli tutti,<br />

piena <strong>di</strong> grazia..., ricorda il doloroso e solenne istante in cui il moribondo<br />

Gesù dalla Croce ti donò per figlio Giovanni, e in lui tutti gli uomini e<br />

specialmente tutti gli apostoli...».<br />

Questo rapporto, fra il titolo ‘ufficiale’ del Santuario – de<strong>di</strong>cato a <strong>Maria</strong><br />

<strong>Regina</strong> Apostolorum – e il titolo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Mater humanitatis, è costante nella<br />

mariologia alberioniana, come abbiamo già avuto modo <strong>di</strong> notare.<br />

È un <strong>di</strong>scorso che riprenderemo qui <strong>di</strong> seguito, in riferimento alla parte<br />

centrale dell’affresco della cupola. Qui preme sottolineare, intanto, quello<br />

svolgimento tematico in forza del quale, dal primo dogma mariano della<br />

Maternità <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> [espresso nell’iconografia <strong>di</strong> un ‘pennacchio’ della<br />

cupola] si passi al ‘dogma’ non proclamato, ma dall’Alberione certamente<br />

15


creduto, della maternità universale della Madonna nei confronti dell’umanità<br />

[tema affrescato nella cupola]; Mater Dei - Mater humanitatis.<br />

Abbiamo sopra ricordato come l’affresco centrale della cupola del Santuario<br />

<strong>Regina</strong> Apostolorum - Mater humanitatis, sia giustamente considerato<br />

“l’opera massima” <strong>di</strong> G. Santagata: il tema dottrinale ricorrente, “vastissimo e<br />

unitario”, è sempre lo stesso: <strong>Maria</strong>, madre spirituale dell’umanità.<br />

Ma è forse ancora più significativo, a proposito della decorazione pittorica<br />

della cupola del Santuario, riportare il pensiero <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, risalente al<br />

maggio del 1935, quando egli commentò sul Bollettino interno dell’Istituto,<br />

San Paolo, la grande pala d’altare <strong>di</strong>pinta da G. Battista Conti per il Tempio<br />

de<strong>di</strong>cato all’Apostolo delle genti in Alba. È stato giustamente osservato che<br />

«praticamente, <strong>Don</strong> Alberione <strong>di</strong>ede già qui le linee maestre della<br />

decorazione-magistero che poi realizzò nel Santuario romano <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli» (cfr. R. Esposito, La <strong>di</strong>mensione cosmica della preghiera - La<br />

“Vìa humanitatìs” <strong>di</strong> <strong>Don</strong> G. Alberione, Appen<strong>di</strong>ce II, pag. 150).<br />

Catechesi sulla maternità universale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

«[...] In una intensa luce, <strong>Maria</strong> compie l’apostolato suo: dare Gesù al<br />

Padre, agli uomini, al Cielo.<br />

Ha dato Gesù Cristo alla terra [...]. Lo ha dato anche al Padre che per Gesù<br />

Cristo riceve una gloria nuova, infinita. Mostrò Gesù ai pastori, chiamati per<br />

primi alla culla del Salvatore, rappresentando il popolo umile, erede delle<br />

promesse, che accolse il regno <strong>di</strong> Dio con la semplicità <strong>di</strong> un fanciullo [...].<br />

Mostrò Gesù al popolo gentile (pagano), rappresentato dai Magi, venuti alla<br />

culla <strong>di</strong> Betlemme, primizie delle genti che avrebbero un giorno costituito il<br />

nerbo della Chiesa Cattolica.<br />

Presentò Gesù al Tempio, offrendolo Bambino, Vittima degna e Sacerdote<br />

in eterno secondo la sua vocazione [...].<br />

Lo mostrò a Nazaret esemplare perfetto <strong>di</strong> vita privata e <strong>di</strong> virtù ad ogni<br />

uomo e ad ogni secolo; ove crebbe in sapienza, età e grazia [...].<br />

Lo mostrò agli Apostoli nelle Nozze <strong>di</strong> Cana ove, facendo suonare l’ora <strong>di</strong><br />

manifestarsi, intercedendo, fece operare il miracolo della conversione<br />

dell’acqua in vino; “et Jesus manifestavit gloriam suam, et cre<strong>di</strong>derunt in<br />

eum <strong>di</strong>scipuli ejus”; e per essi la fede passò al mondo.<br />

Lo mostrò crocifisso, salvezza del mondo intero, sul Calvario.<br />

Lo mostrò al Padre, riconsegnandolo al Cielo nel giorno dell’Ascensione<br />

[...]; e <strong>di</strong>ede per la sua preghiera lo “Spirito <strong>di</strong> Gesù” agli Apostoli e alla Chiesa<br />

nascente.<br />

<strong>Maria</strong> sempre dà Gesù [...]».<br />

In realtà, se esclu<strong>di</strong>amo la scena dell’Annunciazione e quella <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> che<br />

assiste alla pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Gesù, il testo sopra riportato è l’esatta descrizione<br />

16


<strong>di</strong> ciò che l’Alberione volle poi raffigurato nel grande affresco della cupola del<br />

Santuario della <strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Va, fra l’altro, ricordato che proprio per sottolineare questa essenziale<br />

funzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>di</strong> mostrare o dare Gesù a tutti: ad ogni categoria <strong>di</strong><br />

persone del mondo e persino al Padre Eterno, pochissimo tempo dopo questo<br />

scritto, <strong>Don</strong> Alberione fece fondere il primo dei tre gran<strong>di</strong> Ostensori per la<br />

bene<strong>di</strong>zione del SS. Sacramento, dove la Vergine è rappresentata<br />

all’impugnatura, come osten<strong>di</strong>trice – braccia estese – dell’Ostia sovrastante.<br />

Il primo Ostensorio fu per il Tempio a San Paolo <strong>di</strong> Alba, gli altri due per la<br />

Cripta e per la Chiesa superiore del Santuario della <strong>Regina</strong> degli Apostoli in<br />

Roma.<br />

Visto da un’angolatura più propriamente mariologica, il grande affresco<br />

della cupola del Santuario si presenta, sul tipo dei cicli pittorici e delle vetrate<br />

delle Cattedrali del Me<strong>di</strong>oevo, come una vera catechesi sulla maternità<br />

spirituale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> per ogni uomo.<br />

In un testo che raccoglieva il pensiero del beato Giacomo Alberione da<br />

trasmettere agli artisti [G. Santagata e collaboratori], perché lo traducessero<br />

in espressione pittorica, don Renato Perino scriveva come Premessa sul tema<br />

generale: “<strong>Maria</strong> Madre dell’umanità”: «Si tratta del titolo che definisce con<br />

esattezza e in senso completo le relazioni che intercorrono tra la Madonna e<br />

l’umanità. <strong>Maria</strong> va pertanto considerata come Madre spirituale degli<br />

uomini, tanto nel loro essere in<strong>di</strong>viduale, soprannaturale, quanto nel loro<br />

essere sociale e storico». E cosi ragiona: «Dio si fa uomo e muore per noi sulla<br />

croce. Questo Uomo-Dio, Gesù Cristo, placa in tal modo la giustizia assoluta<br />

<strong>di</strong> Dio, sod<strong>di</strong>sfacendo per il peccato degli uomini, essendo lui stesso un uomo.<br />

Egli ci meritò quin<strong>di</strong> la riabilitazione allo stato <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> amicizia con Dio.<br />

<strong>Maria</strong> interviene a questo punto nell’economia della redenzione umana, in<br />

qualità <strong>di</strong> vera Madre <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> Gesù in quanto è Uomo-Dio.<br />

Ora, dal momento che Gesù è per l’umanità la risurrezione alla vita<br />

soprannaturale dell’anima, risulta logico – pur nel mistero più assoluto – il<br />

fatto della maternità <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> rispetto all’uomo. Ella genera per noi la Vita<br />

che è Cristo stesso. Ella dona Gesù agli uomini, ad ogni uomo. <strong>Maria</strong> SS. è<br />

quin<strong>di</strong> nostra vera Madre spirituale».<br />

Inoltre, la maternità <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> rispetto all’uomo considerato nel suo essere<br />

sociale [= l’umanità nel suo insieme] risulta chiara dalla dottrina del Corpo<br />

Mistico.<br />

Dall’Annunciazione alla Pentecoste – per ripercorrere tutto il ciclo pittorico<br />

del grande affresco della cupola – <strong>Maria</strong> svolge questa sua funzione materna,<br />

emblematicamente espressa nell’universale protezione sotto il suo manto<br />

della raffigurazione centrale dell’affresco: alla sua destra l’umanità redenta<br />

[guidata dal Papa allora regnante Pio XII] e, alla sua sinistra, l’umanità non<br />

ancora redenta [rappresentata da figure anonime, ma ugualmente<br />

17


inginocchiate in atteggiamento <strong>di</strong> supplica alla Vergine-Madre <strong>di</strong> tutti gli<br />

uomini].<br />

Capitolo IV<br />

L’ISTANZA ALBERIONIANA A PAOLO VI<br />

SULLA MATERNITÀ UNIVERSALE DI MARIA<br />

A riprova <strong>di</strong> questa considerazione che <strong>Maria</strong> è Mater humanitatis e<br />

Summa humanitatis, abbiamo anche cercato <strong>di</strong> leggere nella struttura e negli<br />

elementi decorativi del Santuario <strong>Regina</strong> degli Apostoli in Roma la sintesi <strong>di</strong><br />

questa dottrina mariano-alberioniana, suggerendo fin qui riflessioni<br />

comparate con la Via humanitatis, fra teologia e arte. Il tema dottrinale<br />

ricorrente, “vastissimo e unitario” - abbiamo convenuto - è risultato essere<br />

sempre lo stesso: <strong>Maria</strong>, madre spirituale dell’umanità.<br />

Lettera <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione al Papa<br />

Riservando a successive analisi la costatazione, criticamente motivata, che<br />

«la Mariologia del Fondatore della Famiglia Paolina – come ha scritto don<br />

Giovanni Roatta – è certamente per l’Alberione, anzitutto, un fatto <strong>di</strong> vita»,<br />

pren<strong>di</strong>amo ora in considerazione una lettera che <strong>Don</strong> Alberione scrisse a Papa<br />

Paolo VI nel 1965, manifestandogli tutta la sua preoccupazione pastorale per<br />

la situazione morale e politica dell’Italia. Ebbene, in tale lettera l’Alberione<br />

esprime una fiducia ancora più grande delle sue preoccupazioni<br />

nell’intercessione della Vergine <strong>Maria</strong> Mater humanitatis. Scriveva:<br />

«Santità, [...] ho sempre davanti il Vostro mirabile <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo ai<br />

‘Comitati Civici’, che riflette la grave Vostra preoccupazione del prossimo<br />

avvenire dell’Italia...<br />

Occorre una vera Crociata del Rosario. Vi è salvezza in <strong>Maria</strong>.<br />

<strong>Maria</strong> che <strong>di</strong>fese l’Italia dal Protestantesimo, dai Turchi che miravano a<br />

Roma, dalle false dottrine dell’Oltralpe e potenti alleate adversus Deum et<br />

Christum ejus per sommergere la Chiesa, e furono vinte. L’o<strong>di</strong>o fu vinto<br />

dalla carità. Furono le un<strong>di</strong>ci lettere <strong>di</strong> Leone XIII.<br />

Padre Santo, oltre la Mater Ecclesiæ, invochiamo <strong>Maria</strong> Mater humanitatis<br />

secondo il Maestro Gesù, quando invitava tutti al suo cuore aperto. Voi<br />

avete il nome e lo spirito <strong>di</strong> San Paolo: “Cor Pauli, Cor Christi”...».<br />

Non ci è dato <strong>di</strong> sapere se a questa lettera ci fu una specifica risposta del<br />

Papa: «Che noi sappiamo, no» scrive Rosario Esposito, commentando tale<br />

fatto nel suo stu<strong>di</strong>o sulla Via humanitatis; per aggiungere subito dopo che «ci<br />

18


sembra comunque opportuno collegare questa situazione con un documento<br />

che il Pontefice pubblicò il 15 settembre del 1966, l’enciclica Christi Matri con<br />

la quale si in<strong>di</strong>cevano suppliche per il mese <strong>di</strong> ottobre alla Beata Vergine<br />

<strong>Maria</strong> per la pace universale» (cfr, AAS 58, 1966, 745-749).<br />

Lo stesso Esposito riassume poi così il <strong>di</strong>scorso dei «temi soprattutto<br />

comuni al Pontefice e all’umile sacerdote [<strong>Don</strong> Alberione]» e circa il titolo<br />

mariano Mater humanitatis che, invece, Papa Paolo VI non raccoglie:<br />

La pace - Il motivo imme<strong>di</strong>ato per il quale l’enciclica è stata promulgata è<br />

l’acuirsi delle ostilità nel Sud-Est asiatico e in altre regioni del mondo. E una<br />

realtà, questa, che è con<strong>di</strong>visa da tutti gli uomini: «Non dubitiamo<br />

minimamente – scrive Paolo VI – che tutti gli uomini, <strong>di</strong> qualsiasi stirpe,<br />

colore, religione e or<strong>di</strong>ne sociale, il cui desiderio sia la giustizia e l’onestà, non<br />

abbiano gli stessi Nostri convincimenti». È a questa comune con<strong>di</strong>zione<br />

umana che il Pontefice fa appello, perché la pace torni nel mondo.<br />

Il Rosario - Paolo VI non usa il termine “Crociata” <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione; ma<br />

una “mobilitazione spirituale” fondata sul Rosario è alla base del documento:<br />

«Nel mese <strong>di</strong> ottobre, de<strong>di</strong>cato alla Beata Vergine del Rosario, aumentino le<br />

preghiere, si moltiplichino le implorazioni, affinché, per sua intercessione,<br />

brilli finalmente sugli uomini l’aura della vera pace...».<br />

<strong>Maria</strong> Madre della Chiesa - <strong>Maria</strong> Madre dell’umanità - Circa il titolo<br />

mariano non v’è accoglimento alcuno della supplica <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione; e la<br />

cosa non sorprende. Anche perché, ovviamente, le istanze a cui deve ispirarsi<br />

il Sommo Pontefice (fra l’altro, in un documento ufficiale del suo Magistero)<br />

non sono le stesse a cui può ispirarsi un privato, per quanto sant’uomo possa<br />

essere.<br />

La proclamazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Madre della Chiesa era <strong>di</strong> data recentissima: la<br />

conclusione della III Sessione conciliare, con il <strong>di</strong>scorso del 21 novembre<br />

1964; e Paolo VI non poteva ignorare la circostanza. Nell’enciclica, dunque,<br />

pur dando ampio spazio alla realtà mon<strong>di</strong>ale del problema della pace, il<br />

Pontefice si richiama proprio al titolo recentemente da lui stesso attribuito<br />

alla Santa Vergine: «Vogliamo che le siano rivolte assiduamente intense<br />

preghiere; a lei, <strong>di</strong>ciamo, che durante la celebrazione del Concilio Ecumenico<br />

Vaticano II, tra il plauso dei Padri e dell’orbe cattolico, abbiamo proclamato<br />

Madre della Chiesa, confermando solennemente una verità dell’antica<br />

tra<strong>di</strong>zione». E va pure sottolineato, infine, il respiro davvero universale<br />

dell’invocazione finale che Papa Paolo VI rivolge alla Madre clementissima<br />

del Signore: «Guarda dunque con materna clemenza a tutti i tuoi figli, o<br />

Vergine santissima! [...]. Ve<strong>di</strong> l’angoscia <strong>di</strong> tanti uomini, padri e madri <strong>di</strong><br />

famiglia, che, inquieti per la sorte propria e dei loro figli, sono turbati da<br />

acerbi affanni».<br />

«Madre degli uomini, specialmente dei fedeli»<br />

19


Se ci riferiamo, tuttavia, alla sostanza e ai contenuti connessi del titolo dato<br />

dall’Alberione alla Vergine, nella tra<strong>di</strong>zione cristiana l’affermazione della<br />

Madonna come Madre degli uomini, Madre <strong>di</strong> Dio e Madre nostra è<br />

corrente.<br />

Ma <strong>di</strong> questo aspetto parliamo qui <strong>di</strong> seguito, cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le<br />

fonti cui attingeva <strong>Don</strong> Alberione per propugnare con tanta insistenza il titolo<br />

<strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Madre dell’umanità.<br />

A corollario della lettera del beato Giacomo Alberione al Santo Padre, dove<br />

quasi gli suggeriva <strong>di</strong> affidare le sorti del mondo alla Madre dell’umanità<br />

[«invochiamo <strong>Maria</strong> Mater humanitatis secondo il Maestro Gesù, quando<br />

invitava tutti al suo cuore aperto»], ricor<strong>di</strong>amo intanto che il Fondatore della<br />

Famiglia Paolina, nell’elenco <strong>di</strong> 17 Proposte da lui formulate nel 1959 e<br />

inoltrate in quanto Padre conciliare all’attenzione del Concilio Vaticano II<br />

perché vi fossero eventualmente trattate, la prima è proprio questa: «La<br />

definizione della Me<strong>di</strong>azione universale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> come dogma <strong>di</strong> fede».<br />

Il Concilio Vaticano II, pur avendo proposto – come mai lungo i secoli –<br />

un’ampia e approfon<strong>di</strong>ta dottrina mariana, non giunse a questa definizione.<br />

Ma resta sempre, insieme a molte altre, la testimonianza <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione a<br />

suggerire agli uomini <strong>di</strong> «accostarsi con fiducia al trono della grazia per<br />

ottenere misericor<strong>di</strong>a e trovare aiuto nel tempo opportuno» (Eb 4,16).<br />

Con sant’Efrem, san Bernardo, sant’Alberto Magno, il card. Mercier [del<br />

quale <strong>Don</strong> Alberione cita qualche pensiero nel suo libro Le feste <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>], la<br />

mariologia alberioniana continua la profonda intuizione cattolica circa la<br />

onnipotenza <strong>di</strong> intercessione concessa da Dio alla “<strong>Don</strong>na”, sua Madre, in<br />

favore <strong>di</strong> tutti gli uomini.<br />

Del resto, nella Costituzione dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa, al<br />

capitolo VIII riguardante La Beata Vergine Madre <strong>di</strong> Dio nel mistero <strong>di</strong><br />

Cristo e della Chiesa, è scritto che «la funzione materna <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> verso gli<br />

uomini in nessun modo oscura o <strong>di</strong>minuisce l’unica me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> Cristo, ma<br />

ne mostra l’efficacia» (Ibid., 60). Ed è scritto pure che «il Santo Concilio [...]<br />

intende illustrare attentamente sia la funzione della Beata Vergine nel mistero<br />

del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico, sia i doveri degli uomini redenti<br />

verso la Madre <strong>di</strong> Dio, Madre <strong>di</strong> Cristo e Madre degli uomini, specialmente<br />

dei fedeli...» (Ibid., 54).<br />

Ci <strong>di</strong>cono testimoni del tempo [ve<strong>di</strong> Rosario Esposito, nel Commento alla<br />

Via humanitatis, pag. 139] che <strong>Don</strong> Alberione captò con sod<strong>di</strong>sfazione questa<br />

affermazione del Concilio. Nell’opuscolo La Madre della Divina Grazia,<br />

pubblicato dall’Apostolato <strong>Maria</strong>no “Mater Divinae Gratiae” (Torino 1966,<br />

pag. 5), scrive: «<strong>Maria</strong> è Madre degli uomini. Quando il bambino è battezzato<br />

riceve la vita-grazia. Nel decreto del Concilio Vaticano II è detto: ‘<strong>Maria</strong> è<br />

Madre <strong>di</strong> Cristo e Madre degli uomini, specialmente dei fedeli’».<br />

20


Pare <strong>di</strong> capire che qualcosa della mariologia alberioniana, centrata sulla<br />

Mater humanitatis, è entrato nella Lumen gentium, documento dogmatico<br />

del Concilio Vaticano II.<br />

Lettura alberioniana<br />

del titolo Mater humanitatis<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare il possibile percorso che il beato Giacomo<br />

Alberione ha compiuto – relativamente al titolo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Mater humanitatis<br />

– sulla base delle fonti della sua formazione mariana.<br />

Il <strong>di</strong>scorso circa le fonti mariane della formazione alberioniana è ancora<br />

tutto da fare. Intanto, un riferimento sicuro possono essere, oltre ai Padri<br />

della Chiesa più interessati ai temi mariologici, i voluminosi trattati <strong>di</strong> P.<br />

Gabriele Roschini – dall’Alberione considerato il maggior mariologo del suo<br />

tempo –, al pari del trattato <strong>Maria</strong> nel dogma cattolico (Torino-Roma,<br />

Marietti, IV ed.. 1936) <strong>di</strong> Mons. Emilio Campana, che <strong>Don</strong> Alberione usava<br />

come lettura spirituale durante le Visite eucaristiche e che citava<br />

abitualmente nella pre<strong>di</strong>cazione e nell’insegnamento teologico.<br />

Proprio un articolo <strong>di</strong> quest’ultimo trattato è intitolato: <strong>Maria</strong> è la madre<br />

degli uomini (cfr. Art. IV, pagg. 302-332); titolo legato all’evento del Calvario.<br />

Perciò non si vedono in questo riferimento “fontale” elementi <strong>di</strong> particolare<br />

rilievo, anche perché <strong>di</strong>versi Autori antichi e moderni si fermavano alla<br />

considerazione dell’affidamento a <strong>Maria</strong> in Giovanni <strong>di</strong> tutti i credenti: così<br />

san Pier Crisologo, lo Pseudo-Bonaventura, sant’Ambrogio, sant’Agostino, il<br />

Lépicier e, in tale contesto, lo stesso Leone XIII.<br />

Probabilmente, influenza più rilevante dovette avere avuto su <strong>Don</strong><br />

Alberione l’insegnamento dei Padri, come quello <strong>di</strong> sant’Ireneo, che<br />

nell’Adversus haereses (cfr. Cap. 78, n. 18) scrive: «Vere a <strong>Maria</strong> mundo vita<br />

genita est, ut Viventem gigneret. et fieret <strong>Maria</strong> mater viventium -<br />

Veramente la vita al mondo è stata generata da <strong>Maria</strong>, la quale è <strong>di</strong>ventata<br />

madre dei viventi, dal momento che ha generato il Vivente, cioè il Cristo». Il<br />

parallelismo Eva-<strong>Maria</strong> – ciascuna, a <strong>di</strong>verso titolo, Madre dei viventi –<br />

allargò <strong>di</strong> certo la visione dell’Alberione alla maternità universale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />

La Mater humanitatis<br />

nell’insegnamento pontificio<br />

Leone XIII, nell’enciclica Octobri mense del 22 settembre 1891,<br />

richiamandosi a un pensiero <strong>di</strong> san Tommaso d’Aquino, peraltro già presente<br />

in <strong>di</strong>versi Padri della Chiesa, afferma che al momento dell’Annunciazione, la<br />

SS. Vergine rappresentava tutto il genere umano: «Il Figlio eterno <strong>di</strong> Dio,<br />

volendo assumere l’umana natura, per re<strong>di</strong>merla e nobilitarla, e quin<strong>di</strong><br />

stringere un mistico connubio con il genere umano, non portò a compimento<br />

questo suo <strong>di</strong>segno se non dopo aver ottenuto il libero consenso <strong>di</strong> colei che<br />

21


era stata designata come sua Madre, e che in certo senso rappresentava tutto<br />

il genere umano, secondo la celebre sentenza dell’Aquinate: “Per mezzo<br />

dell’Annunciazione si attendeva il consenso della Vergine, in nome e in<br />

rappresentanza <strong>di</strong> tutta la natura umana” (cfr. S. Th., III, a. 1)».<br />

Il grande Pontefice collega questa riflessione con il tema della me<strong>di</strong>azione<br />

universale della SS. Vergine, ma anche con la <strong>di</strong>mensione kerigmatica della<br />

salvezza; «Or<strong>di</strong>nariamente nessuno può accostarsi a Cristo, se non per mezzo<br />

<strong>di</strong> sua Madre». E sappiamo come questo fosse un tema molto caro al beato<br />

Giacomo Alberione.<br />

Ora, è proprio alle fonti del Magistero pontificio che occorre rifarsi per<br />

seguire il percorso alberioniano-mariologico.<br />

Ancora Leone XIII, nella Lettera <strong>Maria</strong>ni cœtus del 2 agosto 1898,<br />

in<strong>di</strong>rizzata al Car<strong>di</strong>nale Arcivescovo <strong>di</strong> Torino in occasione del Congresso<br />

<strong>Maria</strong>no celebrato in quella città, dopo aver ricordato le <strong>di</strong>fficoltà in cui la<br />

Chiesa si <strong>di</strong>batteva, afferma: «Per mezzo <strong>di</strong> lei, sua Madre, Dio vuole che noi<br />

riceviamo ogni cosa, e a <strong>Maria</strong> egli ha dato l’incarico, nella sua infinita bontà,<br />

<strong>di</strong> essere sicuro sostegno dei Cristiani. I tempi presenti esigono assolutamente<br />

che noi guar<strong>di</strong>amo a questa Madre degli uomini con più forte fiducia» (cfr.<br />

Ins. Pont., n. 209).<br />

Nella Lettera Inter sodalicia (22 marzo 1918), rivolta da Papa Benedetto XV<br />

alla Confraternita della Buona Morte, sempre riferendosi alle parole <strong>di</strong> Cristo<br />

in Croce, che dona alla Madonna il <strong>di</strong>scepolo Giovanni come figlio, <strong>di</strong>ce:<br />

«Nello stesso modo, siccome la Vergine addolorata fu costituita da Gesù<br />

Cristo Madre <strong>di</strong> tutti gli uomini, e li ha accolti come a lei dati in ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

amore infinito da Gesù, essa si assunse, con materna bontà, il compito <strong>di</strong><br />

vegliare sulla loro vita spirituale...» (cfr. Ins. Pont., n. 268).<br />

Rivolgendosi agli Associati della medesima Istituzione, anche Pio XI ribadì<br />

un pensiero analogo, nella Lettera apostolica Explorata res est del 2 febbraio<br />

1923: «Non incorrerà nella morte eterna colui che sarà soccorso, specialmente<br />

nella sua ultima agonia, dalla Beata Vergine. Questa sentenza dei Dottori della<br />

Chiesa [...] si appoggia soprattutto sul fatto che la Vergine addolorata ha<br />

preso parte con Gesù Cristo all’opera della Redenzione, e che, costituita<br />

Madre degli uomini, che le sono stati affidali come in testamento dalla <strong>di</strong>vina<br />

carità, ella li ha accolti come figli suoi e li protegge con grande amore» (cfr.<br />

Ins. Pont., n. 282).<br />

Più manifestamente universalista è la posizione del medesimo Pontefice, in<br />

un brano tolto dal <strong>di</strong>scorso ai pellegrini <strong>di</strong> Vicenza (30 novembre 1933)<br />

nell’ambito del Giubileo della Redenzione. Il riferimento a tutta l’umanità,<br />

redenta o in attesa della Redenzione, sembra particolarmente esplicito: «Il<br />

Redentore non poteva, per necessità <strong>di</strong> cose, non associare la Madre alla sua<br />

opera, e per questo noi la invochiamo con il titolo <strong>di</strong> Corredentrice. Essa ci<br />

ha dato il Salvatore, l’ha allevato all’opera <strong>di</strong> Redenzione fin sotto la Croce,<br />

<strong>di</strong>videndo con lui i dolori dell’agonia e della morte in cui Gesù consumava la<br />

22


Redenzione <strong>di</strong> tutti gli uomini. E proprio sotto la Croce, negli ultimi momenti<br />

della sua vita, il Redentore la proclamava Madre nostra e Madre universale:<br />

Ecce filius tuus’, <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> San Giovanni che rappresentava noi tutti; e nello<br />

stesso Apostolo eravamo ancora tutti noi a raccogliere le altre parole: Ecce<br />

Mater tua’ (Gv 10, 27)» (cfr. Ins. Pont., n. 326).<br />

Nel <strong>di</strong>scorso Con particolare gioia rivolto alle Figlie <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> (23 ottobre<br />

1942), Pio XII attribuì alla SS. Vergine il titolo <strong>di</strong> Madre dell’umanità; anche<br />

se dal contesto sembra dover dedurre che Papa Pacelli rimanesse nell’area<br />

cristiana: «Appena l’Angelo le ha portato il <strong>di</strong>vino messaggio, voi contemplate<br />

<strong>Maria</strong> Ancella del Signore. Guardate bene l’eccelsa <strong>di</strong>gnità e l’alto ufficio cui è<br />

chiamata: Madre gloriosa <strong>di</strong> Cristo, a pie’ della Croce Madre dolorosa del<br />

Redentore, Madre dell’umanità sofferente e miserabile, ausilio dei Cristiani,<br />

rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti. Cosciente <strong>di</strong> tanta grandezza e<br />

<strong>di</strong> tanto peso, la Vergine, senza esitare, risponde <strong>di</strong> sì all’Angelo...» (cfr. Ins.<br />

Pont., n. 372).<br />

Infine, come abbiamo già ricordato, nella Costituzione dogmatica Lumen<br />

gentium dello stesso Concilio Vaticano II, al capitolo VIII riguardante La<br />

Beata Vergine Madre <strong>di</strong> Dio nel mistero <strong>di</strong> Cristo e della Chiesa, è scritto che:<br />

«il Santo Concilio [...] intende illustrare attentamente sia la funzione della<br />

Beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico, sia i<br />

doveri degli uomini redenti verso la Madre <strong>di</strong> Dio, Madre <strong>di</strong> Cristo e Madre<br />

degli uomini, specialmente dei fedeli...» {Ibid., 54).<br />

Questa breve rassegna delle fonti alle quali <strong>Don</strong> Alberione può avere attinto<br />

i convincimenti della sua mariologia relativa alla maternità universale della<br />

Santa Vergine è necessariamente sommaria e puramente in<strong>di</strong>cativa.<br />

Vale, comunque, l’osservazione che don Esposito ci suggerisce <strong>di</strong><br />

aggiungere: «L’attenzione con la quale <strong>Don</strong> Alberione seguiva<br />

quoti<strong>di</strong>anamente l’insegnamento pontificio ci induce a escludere che i brani<br />

citati possano essere sfuggiti alla sua attenzione; e lo stesso va detto<br />

sull’insegnamento pontificio in genere, e particolarmente a partire da Leone<br />

XIII. Tuttavia, pur dovendo lasciare aperto il <strong>di</strong>scorso circa le fonti del titolo<br />

mariano Madre dell’umanità, non escluderemmo neanche del tutto<br />

un’assenza <strong>di</strong> fonti, almeno nel senso specifico in cui egli lo porta avanti»<br />

(Ibid., pagg. 141-142).<br />

Molto ricca, invece, è la letteratura relativa all’altra posizione<br />

dell’Alberione: la Madonna è il vertice dell’umanità, l’autentica Summa<br />

humanitatis, il più perfetto modello del genere umano.<br />

Ma <strong>di</strong> questo parleremo nel prossimo capitolo.<br />

Capitolo V<br />

23


MARIA “SUMMA HUMANITATIS”<br />

E “FORMA HUMANITATIS”<br />

Ci chie<strong>di</strong>amo che significato ha per l’Alberione il titolo <strong>di</strong> Summa<br />

humanitatis dato a <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli Apostoli, deducendolo da brani<br />

antologici <strong>di</strong> pensiero, che certo lui doveva conoscere.<br />

«Tanto la letteratura patristica che quella teologica e quella devozionale –<br />

scrive Rosario Esposito, nel suo citato commento alla Via humanitatis, a pag.<br />

142ss – in questo settore hanno un’abbondanza <strong>di</strong> affermazioni, che<br />

raggiungono spesso anche i toni <strong>di</strong>tirambici».<br />

Elenchiamo alcuni brani antologici, sicuramente conosciuti dall’Alberione,<br />

sia perché citati nelle innumerevoli pagine in cui egli tratta espressamente <strong>di</strong><br />

<strong>Maria</strong> o vi è richiamato in qualche modo il suo pensiero mariano, sia perché<br />

implicitamente riferiti nella sua pre<strong>di</strong>cazione.<br />

Un autore che <strong>Don</strong> Alberione al riguardo cita con molta frequenza – oltre<br />

naturalmente a sant’Alfonso <strong>Maria</strong> de’ Liguori, san Francesco <strong>di</strong> Sales, san<br />

Luigi <strong>Maria</strong> Grignion de Montfort e altri – è san Giovanni Damasceno.<br />

Questi, nell’Omelia sulla Dormizione (PG 96, 713A) così apostrofa la<br />

Madonna: «Avrai, o <strong>Maria</strong>, una vita più eccellente. Ma non l’avrai per tuo uso<br />

e consumo, perché tu non sei stata generata per tua sola utilità. L’avrai per<br />

Dio, per grazia del quale tu venisti al mondo: per favorire la salvezza del<br />

mondo intero, e affinché per tuo mezzo s’adempisse l’antico piano <strong>di</strong> Dio,<br />

circa l’Incarnazione del Verbo e la nostra deificazione».<br />

Altri testi che combaciano con quanto <strong>Don</strong> Alberione scrive nella Via<br />

humanitatis [e con quanto l’apoteosi architettonica e pittorica del Santuario<br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli esprime], sono i seguenti:<br />

L’Anafora etiopica della Nostra Signora <strong>Maria</strong> canta:<br />

«La tua eccellenza non ha pari. Supera infatti l’eccellenza dei Serafini dai<br />

molti occhi nel Cielo; supera l’eccellenza dei Serafini dalle sei ali. Possiamo<br />

veramente <strong>di</strong>re che Dio Padre dal Cielo altissimo ha guardato verso Oriente<br />

e verso Occidente, verso Settentrione e verso Mezzogiorno, ma non ha<br />

trovato nessuno simile a Te. Si è inebriato dei tuoi aromi, si è deliziato della<br />

tua bellezza» (cfr. Oriens christianus, Ser. III, n. 12, pag. 77). San Gregorio<br />

Palamas, in un’altra Omelia sulla Dormizione: «Ella sola sta come confine<br />

tra la natura creata e l’increata, e nessuno viene a Dio, se non viene<br />

illuminato da lei col <strong>di</strong>vino splendore... Come solo per suo mezzo [il Cristo]<br />

venne fra noi e si trattenne con noi, mentre prima <strong>di</strong> lei era per tutti<br />

invisibile, così nel futuro secolo, che non avrà mai fine, avrà luogo ogni<br />

progressione della <strong>di</strong>vina illuminazione, ogni rivelazione dei <strong>di</strong>vini misteri,<br />

che senza <strong>di</strong> lei a nessuno sarebbe stata largita... sicché ella è la<br />

<strong>di</strong>spensatrice e la ministra delle <strong>di</strong>vine ricchezze» (PG 151, 472, A-B; 472, C-<br />

D).<br />

24


Giovanni Geometra, in un’altra Omelia sulla Dormizione: «Ave, o<br />

<strong>di</strong>struzione del dolore, <strong>di</strong>struzione dell’inimicizia, liberazione dalla schiavitù,<br />

sollevatrice dei mortali verso Dio... Ave, o <strong>di</strong>mora delle <strong>di</strong>vine grazie, talamo<br />

regale della Trinità, nel quale sono nascosti i tesori <strong>di</strong> tutti i beni. Ave, o<br />

padrona <strong>di</strong> tutti i beni; ave, o Signora <strong>di</strong> tutt’e due gli or<strong>di</strong>ni [naturale e<br />

soprannaturale], tu che <strong>di</strong>spensi ogni cosa come vuoi, nella misura che tu<br />

vuoi» (PG 106, 845, A-C). Inoltre, scrive Sergio Bulgakov:<br />

«In <strong>Maria</strong> si è realizzata l’idea della Sapienza <strong>di</strong>vina nella creazione del<br />

mondo. Ella è la Saggezza del mondo creato; in lei s’è giustificata la Sapienza<br />

<strong>di</strong>vina, e così la venerazione della Vergine si confonde con quella della<br />

Sapienza <strong>di</strong>vina. Nella Vergine si sono unite la Sofia celeste e la Sofia del<br />

mondo creato, lo Spirito Santo e l’ipostasi umana. Il suo corpo è <strong>di</strong>venuto<br />

completamente spirituale e trasfigurato. Ella è la giustificazione, lo scopo, il<br />

senso della creazione. In questo senso ella è la gloria del mondo. In lei Dio è<br />

già tutto in tutti» (cfr. L’Orthodoxie, Paris, 1932, pag. 166).<br />

Aggiungiamo al riguardo ciò cui già abbiamo accennato, citando un saggio<br />

<strong>di</strong> Jean Daniélou (La Vergine e il tempo. Morcelliana 1953, Vol. II, pagg. 110-<br />

132).<br />

Il pensiero dell’illustre teologo gesuita combacia perfettamente con la<br />

visione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Summa humanitatis che aveva l’Alberione. Daniélou, infatti,<br />

interpreta il periodo <strong>di</strong> preparazione al Natale <strong>di</strong> Cristo in prospettiva<br />

missionaria: il Figlio <strong>di</strong> Dio si incarna per re<strong>di</strong>mere l’umanità, e da quel<br />

momento la tensione della Comunità cristiana non può più sottrarsi<br />

all’impegno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere in tutto il mondo l’evento salvifico <strong>di</strong> Betlemme,<br />

perché tutti gli uomini <strong>di</strong>vengano partecipi dei frutti che esso ha portato nella<br />

storia.<br />

Il Fondatore della Famiglia Paolina sintetizzerà, per così <strong>di</strong>re, il pensiero<br />

dell’illustre teologo, espresso in tre punti fondamentali:<br />

- La Madonna adempie l’attesa dell’umanità precristiana. «In <strong>Maria</strong><br />

convergono e confluiscono tutte le preparazioni, tutte le aspirazioni e tutte le<br />

ispirazioni, tutte le grazie, tutte le prefigurazioni che avevano riempito<br />

l’Antico Testamento, così da poter <strong>di</strong>re che, alla vigilia della venuta <strong>di</strong> Cristo,<br />

<strong>Maria</strong> riassume e incarna la lunga attesa dei tanti secoli da cui era stata<br />

preceduta...» (cfr. ibid, pag. 111);<br />

- La SS. Vergine è la summa humanitatis, il meraviglioso, fiore sbocciato<br />

da Israele (Ibid., pag. 112) che ha redento le infedeltà <strong>di</strong> Israele. Giustamente<br />

la liturgia le applica il Cantico dei Cantici che proclama l’alleanza tra Dio e il<br />

suo popolo, «giacché è lei che, dopo tante infedeltà, ha dato alla fedeltà <strong>di</strong> Dio<br />

la risposta della razza umana» (Ibid., pag. 114);<br />

- Il piano <strong>di</strong> Dio è unico e universale; la SS. Vergine lo realizza nei confronti<br />

<strong>di</strong> tutti gli uomini. Lei è «la creatura con la quale la razza israelitica sfocia<br />

nell’umanità intera”, sicché lei è «madre della grazia, me<strong>di</strong>atrice universale,<br />

madre del genere umano» (Ibid., pag. 117).<br />

25


<strong>Maria</strong> Summa humanitatis:<br />

connotazione mariologica del teocentrismo alberioniano<br />

Ma dove, esattamente, <strong>Don</strong> Alberione riprende l’insegnamento sopra<br />

riportato, esplicitando e, per così <strong>di</strong>re, assolutizzando il concetto <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

Summa humanitatis?<br />

Occorre rifarsi al Proemio della Via humanitatis per cogliere, nella<br />

schematicità tipica dell’Alberione, quello che possiamo chiamare il suo<br />

teocentrismo, con relativa connotazione marialogica.<br />

La presenza e la funzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, per quanto ci è possibile comprendere,<br />

qui ha una portata che raramente ci accade <strong>di</strong> costatare in altri filoni teologici:<br />

è la base epistemologica del <strong>di</strong>scorso teologico, la connotazione dell’intero<br />

rapporto fra l’umanità e la <strong>di</strong>vinità, il clima nel quale questo <strong>di</strong>alogo<br />

teandrico nasce, si sviluppa, si consuma. È un mistero teandrico che<br />

compenetra tutte le realtà. Il primato <strong>di</strong> Dio è affermato solennemente; la<br />

preminenza della cristologia è ben evidente; ma funzionalmente <strong>Don</strong><br />

Alberione evidenzia la presenza mariana, già espressa chiaramente fin dal<br />

sottotitolo della Via humanitatis: “Per <strong>Maria</strong>m in Christo et in Ecclesia”.<br />

E facile notare, così, la preoccupazione dell’Alberione <strong>di</strong> non tralasciare<br />

nessun elemento teologico e catechetico: la Madonna è via al Cristo, il quale è<br />

Maestro universale, cioè Via, Verità e Vita dell’uomo e della Chiesa. E si<br />

comprende anche come il Fondatore della Famiglia Paolina, tra le proposte<br />

avanzate nella fase antepreparatoria del Concilio Vaticano II, abbia elencato<br />

la proclamazione del dogma della Me<strong>di</strong>azione universale <strong>di</strong> grazia della SS.<br />

Vergine.<br />

Tali concetti vengono, peraltro, ripresi e come esplicitati nel XXII quadro<br />

della Via humanitatis, dove l’Alberione scrive: «La Chiesa è affidata a <strong>Maria</strong>.<br />

Nella creazione, nella redenzione, nella <strong>di</strong>stribuzione delle grazie e nell’or<strong>di</strong>ne<br />

della gloria, <strong>Maria</strong> occupa un posto preminente. Sempre per dare Gesù Cristo<br />

al mondo e ad ogni anima. È Madre <strong>di</strong> Dio e della Chiesa. Tutti i beni sono<br />

passati per <strong>Maria</strong>. Da <strong>Maria</strong> la vita. Ella è nostra Madre». [Nella redazione<br />

originale dell’invocazione che segue tale passo, si trova aggiunto, fra l’altro,<br />

un testo poi cancellato dall’Autore: «Appena comparve <strong>Maria</strong> l’umanità si<br />

allietò: così sarà sempre»].<br />

Effettivamente, l’impostazione antropo-teologica della mariologia<br />

alberioniana torna ad ogni passo dei suoi scritti e della sua pre<strong>di</strong>cazione: la<br />

Santissima Vergine è il culmine e la sintesi dell’umanità. Discorso che può<br />

essere ulteriormente sviluppato in riferimento alla collocazione pedagogica e<br />

teologica <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli nel pensiero <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione.<br />

<strong>Maria</strong> forma humanitatis<br />

26


Richiamandosi a un pensiero espresso dal sacerdote paolino Giovanni<br />

Roatta nel suo stu<strong>di</strong>o su Gesù Maestro (cfr. pp. 342-343), l’Alberione così<br />

ricapitola la collocazione teologica e pedagogica della Madonna; «Esemplare<br />

perfetto del “<strong>di</strong>scepolato”. <strong>Maria</strong> <strong>di</strong>viene l’esemplare perfetto del “magistero”<br />

accanto al suo Figlio Gesù. C’è un vivo rapporto tra <strong>Maria</strong> SS. e il Maestro<br />

dell’umanità.<br />

Divenuta Madre <strong>di</strong> Cristo, dopo esserne stata la “<strong>di</strong>scepola” perfettissima,<br />

ella è <strong>di</strong>venuta a sua volta Maestra <strong>di</strong> Cristo, secondo la bella espressione <strong>di</strong><br />

sant’Efrem: “Ave, o <strong>Maria</strong>, che hai educato il Cristo misericor<strong>di</strong>osissimo<br />

creatore <strong>di</strong> ogni cosa, il dolcissimo Signore nostro Gesù, educatore e<br />

formatore <strong>di</strong> tutto il mondo”.<br />

È per questo che si va a Gesù Maestro attraverso <strong>Maria</strong>, la vera Maestra<br />

dell’umanità, in quanto educatrice <strong>di</strong> Gesù. Di qui la creazione <strong>di</strong> un caldo<br />

ambiente mariano nel quale si fosse perfettamente <strong>di</strong>sposti all’incontro con<br />

Gesù Cristo» (cfr. CISP 1351).<br />

Il brano sopra citato è parte dell’opuscolo XI [nella classificazione del<br />

volume Carissimi in San Paolo] che contiene quanto <strong>Don</strong> Alberione scrisse<br />

sul Bollettino San Paolo <strong>di</strong> Novembre-Dicembre 1959, titolando: <strong>Maria</strong>,<br />

<strong>di</strong>scepola e maestra.<br />

Discorso essenziale alla comprensione della spiritualità paolinoalberioniana,<br />

incentrata su Gesù Maestro.<br />

Il beato Giacomo Alberione introduce così l’argomento:<br />

«La nostra devozione a Gesù Maestro verrà perfezionata se preparata e<br />

preceduta dalla devozione a <strong>Maria</strong> Maestra.<br />

Leone XIII, nell’Enciclica Adjutricem populi christiani (1895), scrive: “...<br />

con piena verità <strong>Maria</strong> dev’essere considerata Madre della Chiesa, Maestra e<br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli, ai quali impartì anche quei <strong>di</strong>vini oracoli ch’Ella<br />

conservava nel suo cuore”. Dunque, <strong>Maria</strong> Maestra. Se si <strong>di</strong>ce “per <strong>Maria</strong>m<br />

ad Jesum”, sarà pure degna la frase “per <strong>Maria</strong>m Magistram ad Jesum<br />

Magistrum”. Prima fu alunna, poi Maestra, poi Madre e tutrice dei Maestri.<br />

Il concetto pieno e comprensivo <strong>di</strong> Maestro in riguardo ad ogni uomo e<br />

all’intera umanità, per un’elevazione umana e soprannaturale, è incarnato nel<br />

Cristo: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6). San Leone Magno<br />

scrive: “Invano ci <strong>di</strong>remmo Cristiani se non ci conformassimo a Gesù Cristo, il<br />

quale si è <strong>di</strong>chiarato Via, perché la vita del Maestro <strong>di</strong>venisse forma al<br />

<strong>di</strong>scepolo”. Ugualmente santa Caterina da Siena.<br />

Così l’Enciclica Divini illius Magistri <strong>di</strong> Pio XI: “Poiché l’educazione<br />

consiste essenzialmente nella formazione dell’uomo [...] è chiaro che<br />

nell’or<strong>di</strong>ne presente <strong>di</strong> Provvidenza [...], dopo cioè che Dio si è rivelato al<br />

Figlio suo Unigenito, che solo è Via, Verità e Vita, non vi può essere adeguata<br />

e perfetta educazione che nell’educazione cristiana”...<br />

27


Gesù Cristo è Uomo, ma anche Dio; e per la umana nostra debolezza<br />

troveremmo una certa <strong>di</strong>fficoltà a formarci su <strong>di</strong> Lui. Al fine <strong>di</strong> renderci più<br />

agevole la conformazione a Gesù Cristo, il Signore ha voluto soccorrere la<br />

nostra fragilità nel suo infinito amore, segnarci una via semplice, facile:<br />

<strong>Maria</strong>, la creatura amabilissima e santissima: <strong>Maria</strong> via a Gesù Cristo; Gesù<br />

Cristo via al Padre Celeste».<br />

Notiamo come la presenza mariana sia affermata in or<strong>di</strong>ne all’animazione<br />

cristiana e alla crescita spirituale <strong>di</strong> tutto il genere umano: «C’è un vivo<br />

rapporto tra <strong>Maria</strong> SS. e il Maestro dell’umanità».<br />

Discepolato e magistero <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

Nella prospettiva dell’Alberione, lo sviluppo del tema del <strong>di</strong>scepolato e del<br />

magistero <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> costituisce come un capitolo a parte della sua mariologia,<br />

certamente mutuata da Leone XIII ma arricchita da una riflessione teologicocristologica<br />

che è la sostanza della sua spiritualità.<br />

Scrive ancora: «Imitare Dio, uniformarsi all’opera della sua sapienza e del<br />

suo amore. Il Figlio <strong>di</strong> Dio per operare la nostra Redenzione passò attraverso<br />

<strong>Maria</strong>: Conceptus de Spiritu Sancto, natus ex <strong>Maria</strong> Virgine. Cosi ad ogni<br />

uomo il Signore applica la salvezza e santificazione per mezzo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, la vita<br />

e l’accrescimento della vita: Salve <strong>Regina</strong>... vita, dulcedo et spes nostra:<br />

Vitam datam per Virginem, / gentes redemptæ plau<strong>di</strong>te. È <strong>Maria</strong> che dà<br />

Gesù; e forma Gesù in noi.<br />

È lo stile <strong>di</strong> Dio; che una volta scelto non viene mutato; così come un abile<br />

architetto, costruendo il Tempio <strong>di</strong> Dio, segue il suo stile financo nelle parti<br />

accidentali, come nelle tovaglie dell’Altare. Gesù Cristo ha fatto così; ogni suo<br />

fatto è <strong>di</strong>rettivo, anzi legge. Egli è Via a noi anche in questo primo passo della<br />

Incarnazione; la strada segnataci è da seguire. Venne Maestro attraverso<br />

<strong>Maria</strong> Maestra.<br />

Per questo ufficio altissimo <strong>Maria</strong>, Maestra a Gesù e a noi, il Signore la<br />

fornì <strong>di</strong> privilegi, <strong>di</strong>gnità, doni e poteri adeguati. Leone XIII <strong>di</strong>mostra come<br />

<strong>Maria</strong> fu Maestra agli Apostoli ed ai primi Cristiani, cioè, perché Ella:<br />

“mirabilmente e<strong>di</strong>ficò i fedeli con la santità dell’esempio, con l’autorità del<br />

consiglio, con la soavità del conforto, con l’efficacia delle sue preghiere”. Gesù<br />

è Maestro in quanto è Via, Verità e Vita; e <strong>Maria</strong> dunque è Maestra perché ha<br />

santità, sapienza, grazia, vita.<br />

Gesù è Maestro assoluto ed unico: <strong>Maria</strong> è Maestra in partecipazione, in<br />

<strong>di</strong>pendenza e relazione a Gesù Cristo. Così come è Corredentrice e <strong>Regina</strong> in<br />

<strong>di</strong>pendenza e partecipazione a Gesù Cristo Redentore e Re».<br />

Efficacia pedagogica<br />

della mariologia alberioniana<br />

28


Quasi in una sintetica esposizione dottrinale, il beato Giacomo Alberione<br />

tocca poi i seguenti aspetti della grandezza e della funzione della Vergine<br />

<strong>Maria</strong>:<br />

- La santità dell’esempio <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

- <strong>Maria</strong> è vita: efficacia delle sue preghiere<br />

- <strong>Maria</strong> è sapienza: autorità del suo consiglio<br />

- <strong>Maria</strong> fu <strong>di</strong>scepola <strong>di</strong> Gesù nella vita privata e nella vita pubblica<br />

- <strong>Maria</strong> fu maestra a Gesù<br />

- <strong>Maria</strong> fu maestra nella Chiesa.<br />

Da quanto fin qui riportato, emerge con chiarezza che la mariologia <strong>di</strong><br />

Alberione, o la sua spiritualità mariana, ha pure un profondo valore<br />

teologico e una notevole efficacia pedagogica.<br />

Gesù Maestro ci è stato dato da <strong>Maria</strong> Vergine: ed è perciò solo in<br />

un’atmosfera chiaramente mariana che si può ottenere quell’intimo contatto<br />

con il Maestro <strong>di</strong>vino che è lo scopo fondamentale della nostra vita.<br />

«Realmente è stato inteso così – osserva Giovanni Roatta, in un testo<br />

riportato dall’Alberione stesso –, quando è stata inculcata senza requie la<br />

devozione alla Vergine Santa, <strong>Regina</strong> degli Apostoli e Madre dell’umanità. E il<br />

pensiero del Primo Maestro si è espresso in forma sensibilissima anche nel<br />

Tempio-Santuario alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli in Roma, consacrato a<br />

conclusione dell’Anno <strong>Maria</strong>no 1954. [...] Perché la realtà semplicissima è<br />

questa: la Famiglia Paolina va a ricevere Gesù, nel Santuario, dal seno della<br />

Vergine Madre.<br />

Quel capolavoro architettonico che è il Santuario de<strong>di</strong>cato alla <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli crea infatti uno splen<strong>di</strong>do ambiente mariano. Il Tabernacolo dove<br />

siede il Maestro nasce su un altare da cui prende le mosse una solenne<br />

celebrazione artistica della Vergine: da un lato è la comparsa dell’Immacolata,<br />

in contrasto col peccato d’origine; dall’altro lato <strong>Maria</strong> emerge dalla<br />

creazione, “primogenita ante omnem creaturam”, capolavoro del Creatore,<br />

quasi fiore dell’universo: un bel fiore scolpito vicino alla Vergine sottolinea<br />

questo pensiero. Dal fiore il frutto: nel Tabernacolo troviamo, infatti, il frutto<br />

del seno della Vergine, Gesù, forma dello sviluppo umano, il formatore degli<br />

uomini.<br />

Ora il compito della Vergine-Madre è quello <strong>di</strong> far nascere e formare<br />

gradualmente Gesù anche in tutti coloro che devono “rendersi conformi<br />

all’immagine del Figlio suo” (Rm 8, 29). <strong>Maria</strong> ci sta <strong>di</strong>nanzi come Madre e<br />

Maestra, per darci un saggio meraviglioso <strong>di</strong> come si <strong>di</strong>venta veri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong><br />

Cristo, e per guidarci a costruire la persona sulla forma del Verbo.<br />

<strong>Maria</strong>, infatti, è l’esemplare supremo del <strong>di</strong>scepolato, come afferma<br />

chiaramente sant’Agostino: “Per <strong>Maria</strong> valse <strong>di</strong> più l’essere <strong>di</strong>scepola <strong>di</strong> Cristo<br />

che non l’esserne Madre; fu per lei cosa più felice l’esserne <strong>di</strong>scepola che<br />

29


Madre. Per questo <strong>Maria</strong> era beata: perché anche prima <strong>di</strong> darlo alla luce,<br />

aveva portato nel suo seno il Maestro».<br />

Questo, dunque, il pensiero dall’Alberione inculcato ai suoi seguaci, su<br />

<strong>Maria</strong> Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli Apostoli, come i Paolini hanno<br />

imparato fin da piccoli a invocarla, sulle modulazioni della devozione a Gesù<br />

Maestro Via, Verità e Vita dell’umanità: Cristo Vita / <strong>Maria</strong> Madre della Vita;<br />

Cristo Verità / <strong>Maria</strong> Maestra <strong>di</strong> Verità; / Cristo Via / <strong>Maria</strong> la <strong>Regina</strong> che<br />

in<strong>di</strong>ca la Via e ci precede sulle vie della salvezza e della santità.<br />

Nella storia pedagogica universale non v’è nulla <strong>di</strong> più bello <strong>di</strong> questa<br />

reciprocità <strong>di</strong>vino-umana, <strong>di</strong> questo vivo rapporto tra <strong>Maria</strong> SS. e il Maestro<br />

dell’umanità, per cui Gesù Maestro si è formata la Madre, mirabile <strong>di</strong>scepola,<br />

onde ella potesse educarlo alla forma umana nella quale egli avrebbe dovuto<br />

mostrarsi Maestro perfetto degli uomini.<br />

È questo, in sostanza, un particolare aspetto della funzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>. Madre<br />

educatrice <strong>di</strong> tutta l’umanità: Mater humanitatis, forma humanitatis.<br />

Capitolo VI<br />

LA MARIOLOGIA ALBERIONIANA<br />

COME “FATTO DI VITA”<br />

Ai dati ormai acquisiti nelle nostre riflessioni sulla mariologia<br />

dell’Alberione, va aggiunta una considerazione, criticamente motivata dal<br />

sacerdote paolino Giovanni Roatta, sul fatto che: «La Mariologia <strong>di</strong> <strong>Don</strong><br />

Alberione è certamente un fatto <strong>di</strong> vita: se si vorrà, dunque, raccogliere il suo<br />

messaggio mariano e trasmetterlo ad altri, si dovrà partire assai più dalla sua<br />

vita e dalla sua missione che non dalle sue pagine <strong>di</strong> celebrazione mariana:<br />

anzi, quelle pagine, sovrabbondanti e <strong>di</strong>sorganizzate come sono, non si<br />

potranno leggere giustamente e non acquisteranno senso se non nel contesto<br />

preciso della sua missione». E ciò perché, analizzando la personalità<br />

dell’Alberione, risulta evidente che «nell’intimo <strong>di</strong> sé stesso, il Fondatore della<br />

Famiglia Paolina ha sempre visto la Madonna come lo strumento perfetto <strong>di</strong><br />

Dio, quin<strong>di</strong> come il grande ideale della sua stessa vita <strong>di</strong> sacerdote e <strong>di</strong><br />

apostolo» (cfr. dattiloscritto Punti <strong>di</strong> riferimento della vita spirituale paolina<br />

- I. Mariologia, Introduzione, Ariccia 1973, pag. VII).<br />

«<strong>Maria</strong> – scriveva l’Alberione – corrispose perfettamente alla sua missione,<br />

alla sua vocazione e ai <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio: gran segreto <strong>di</strong> merito e <strong>di</strong> gloria! Noi<br />

pure abbiamo una vocazione speciale e con tanta catena <strong>di</strong> grazie Id<strong>di</strong>o ci<br />

avvinse, che siamo stati costretti ad arrenderci» (cfr. Mihi vivere Christus est,<br />

80, Roma 1972, pag. 40). E ancora: «Quando Dio trova un’anima umile e<br />

30


docile al suo volere, come <strong>Maria</strong> Santissima, se ne serve nel compimento dei<br />

suoi <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> carità e <strong>di</strong> sapienza: ma che sia docile come il pennello nelle<br />

mani del pittore! ma che sia umile come lo straccio nelle mani della donna <strong>di</strong><br />

casa! Così ha trovati <strong>Maria</strong> e Giuseppe, così gli Apostoli e molti santi religiosi»<br />

(cfr. UPS I, Albano Laziale 1960, pag. 486).<br />

Ecco, dunque, <strong>Maria</strong> intimamente presente nel centro della personalità <strong>di</strong><br />

“strumento <strong>di</strong> Dio” dell’Alberione. Egli avvertiva che anche in <strong>Maria</strong> tutto era<br />

partito e si era svolto partendo da quel centro. Perciò aveva dovuto esserci in<br />

lei la in<strong>di</strong>spensabile composizione delle ‘due vite’, in un equilibrio perfetto:<br />

«La Vergine Santa seppe accogliere e conciliare in sé i due meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita:<br />

seppe unire i meriti, la gloria <strong>di</strong> questi due generi <strong>di</strong> vita: fu la più vicina al<br />

Figlio suo, e nel medesimo tempo fu colei che più <strong>di</strong> ogni altro operò per darlo<br />

al mondo» (cfr. Ipsum Au<strong>di</strong>te, vol. I, Me<strong>di</strong>tazione alle Pie Discepole del 15<br />

agosto 1947, Roma 1979, pag. 115).<br />

Da questi pochi cenni si può intuire il valore centrale che <strong>Don</strong> Alberione<br />

attribuiva alla presenza <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nella sua vita e nella sua istituzione, la<br />

Famiglia Paolina: «La devozione a <strong>Maria</strong>, che è una parte dello spirito<br />

paolino, ha per noi due fini: la nostra santificazione religiosa e l’apostolato<br />

pastorale: arrivare alle anime» (cfr. Pre<strong>di</strong>cazione R. A. ciclostilato, 231).<br />

Messaggio mariano dell’Alberione<br />

a partire dalla sua vita<br />

Da qui, la risposta affermativa al quesito se c’è un messaggio mariano<br />

dell’Alberione per noi: «Possiamo affermare – scrive don Roatta – che dal<br />

nostro Fondatore ci viene un importante messaggio mariano: esso è collegato<br />

solo in<strong>di</strong>rettamente col suo lungo impegno redazionale che, preso in sé e per<br />

sé, potrebbe anche riuscire <strong>di</strong> senso contrario e deludere; mentre, preso nel<br />

contesto della sua missione, può acquistare valore in<strong>di</strong>cativo, nel senso che la<br />

presenza <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> è introdotta ovunque, in tutti gli argomenti (“opportune et<br />

importune”), ad affermare che essa è sentita come valida per tutto ciò che<br />

rientra nella missione paolina».<br />

Il messaggio <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> questa lettura della mariologia alberioniana è rivolto<br />

ai Paolini e si riferisce specificamente alla loro vocazione apostolica e<br />

all’equilibrio spirituale che essa richiede: per essere apostoli o strumenti <strong>di</strong><br />

Dio, è in<strong>di</strong>spensabile l’equilibrio <strong>di</strong> vita (contemplazione / servizio) <strong>di</strong> cui<br />

<strong>Maria</strong> è stata il modello perfetto, come ne è anche la generatrice in ogni<br />

anima che comprende il senso vero dell’apostolato, quale Ella lo ha realizzato:<br />

dare Gesù Cristo al mondo.<br />

Sicché, «in conclusione – annota don Roatta –, se passare per <strong>Maria</strong> è la via<br />

propria <strong>di</strong> Cristo, non potrà non essere anche la nostra” (Ibid., pag. XI).<br />

Esattamente come scriveva il beato Giacomo Alberione nel suo aureo libro<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli: «Prendete la via. Cristo che passò per <strong>Maria</strong> ci<br />

31


dà una specie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto a giu<strong>di</strong>care che un’opera non è perduta, né <strong>di</strong>sperata,<br />

comunque sia, se incomincia con <strong>Maria</strong> e continua con lei. <strong>Maria</strong> è al<br />

principio e sulla via <strong>di</strong> tutto quello che interessa il Regno <strong>di</strong> Dio per mezzo <strong>di</strong><br />

Gesù Cristo» (cfr. <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, Albano Laziale 1954, pag. 15).<br />

Infine, va rilevato come espressione della spiritualità mariana<br />

dell’Alberione siano anzitutto le Preghiere a <strong>Maria</strong> da lui composte e<br />

inculcate.<br />

Anche queste, del resto, sono un fatto <strong>di</strong> vita, proprio perché sono la<br />

traduzione della spiritualità mariana del nostro beato Fondatore in<br />

espressione <strong>di</strong> vita.<br />

Qui accenniamo solo a quest’aspetto della mariologia alberioniana,<br />

riservandoci <strong>di</strong> tornarci sopra in modo più analitico, nel prosieguo del nostro<br />

stu<strong>di</strong>o. Ma <strong>di</strong>ciamo fin d’ora che alla scuola <strong>di</strong> queste preghiere inculcate,<br />

recitate, me<strong>di</strong>tate, vissute, ogni Paolino ha imparato ad amare ed è cresciuto<br />

nella devozione a <strong>Maria</strong>, Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Il nostro Libro delle preghiere potrebbe essere per questo considerato<br />

come un piccolo Ufficio della B. V. M.<br />

Anche solo ad elencarle, ci richiamano quei sentimenti <strong>di</strong> tenerezza filiale<br />

verso <strong>Maria</strong> che esprimevano per il nostro Padre fondatore, e che noi suoi figli<br />

riconoscevamo come patrimonio genetico <strong>di</strong> famiglia [<strong>di</strong> Famiglia Paolina e,<br />

insieme, <strong>di</strong> Famiglia mariana], fin dai primi giorni della nostra appartenenza<br />

agli Istituti da lui fondati e da lui sempre affidati a <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli.<br />

C’è, anzitutto, la preghiera Cara e tenera mia Madre <strong>Maria</strong> che scan<strong>di</strong>sce i<br />

tempi della nostra giornata, dalla mattina alla sera: quasi Lo<strong>di</strong> del mattino,<br />

Vespri della sera e Compieta prima del riposo. Poi c’è la Coroncina del<br />

Sabato, con i suoi cinque punti pieni <strong>di</strong> affetto e <strong>di</strong> sensibilità apostolica; c’è la<br />

preghiera che risuonava nei luoghi del nostro apostolato tecnico: “O<br />

Immacolata <strong>Maria</strong>, Corredentrice del genere umano...”. Quin<strong>di</strong>, le due<br />

preghiere <strong>di</strong> Consacrazione a <strong>Maria</strong> e <strong>di</strong> Consacrazione dell’apostolato a<br />

<strong>Maria</strong>; poi altre preghiere A <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, A <strong>Maria</strong> per le<br />

Vocazioni, la lode A <strong>Maria</strong> Santissima Annunziata, ecc.: non meno <strong>di</strong> una<br />

trentina.<br />

Giustamente, però, va anche ricordato – come osservava Giovanni Roatta –<br />

, che <strong>Don</strong> Alberione, «obbedendo al suo genio <strong>di</strong> orante, ha lasciato altre<br />

preghiere a <strong>Maria</strong>, sparse qua e là nelle sue pagine, in risposta a un impulso<br />

del momento in cui scriveva o per sottolineare determinati momenti del<br />

rapporto della sua Famiglia religiosa con <strong>Maria</strong>: tale, ad esempio, il bel<br />

Prefazio mariano per il giorno della De<strong>di</strong>cazione del Santuario alla <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli in Roma» (cfr. Punti <strong>di</strong> riferimento della vita spirituale<br />

paolina - I. Mariologia, cit., pag. 103).<br />

32


Anche questa mariologia come fatto dì vita noi vogliamo ricordare perché<br />

la spiritualità mariana <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione è espressione <strong>di</strong> vita e riprova che per<br />

lui essa non sì esauriva in un semplice devozionismo <strong>di</strong> maniera.<br />

Capitolo VII<br />

ORAZIONE PER LA DEDICAZIONE<br />

DEL SANTUARIO REGINA APOSTOLORUM<br />

Riserviamo una particolare riflessione centrata sull’originale Prefazio che<br />

<strong>Don</strong> Alberione compose in occasione della De<strong>di</strong>cazione del Santuario-Basilica<br />

Minore de<strong>di</strong>cato a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli in Roma, nel 1954.<br />

Nel corso <strong>di</strong> una solenne Ora <strong>di</strong> Adorazione da lui guidata per le Comunità<br />

paoline romane, la sera del 30 novembre 1954, il nostro Fondatore aperse le<br />

celebrazioni del Novenario inaugurale con una vibrante Orazione alla<br />

Vergine nella quale è come incastonato un Prefazio in onore <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli.<br />

Di quest’Orazione riportiamo i brani più significativi, riprendendoli dalla<br />

raccolta Carissimi in San Paolo, pp. 596-600:<br />

«Con l’o<strong>di</strong>erna De<strong>di</strong>cazione del Santuario “a Dio ottimo e massimo e a<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli” compiano due atti:<br />

chiu<strong>di</strong>amo un periodo <strong>di</strong> ansie per i pericoli incontrati durante l’ultima,<br />

lunga, tremenda guerra dalla Famiglia Paolina; e l’adempimento della nostra<br />

amorosa riconoscenza alla <strong>Regina</strong> Apostolorum;<br />

apriamo un altro periodo che si illumina della luce nostalgica e materna<br />

<strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />

E tuttavia sempre la stessa missione che Ella compie attraverso i secoli;<br />

missione affidatale da Gesù morente sul Calvario nella persona <strong>di</strong> Giovanni:<br />

“<strong>Don</strong>na, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26).<br />

Oggi pensiamo con cuore commosso che in quel momento<br />

la mente <strong>di</strong> Gesù era pure rivolta a ciascuno <strong>di</strong> noi; e volentieri quasi<br />

sentiamo nella parola del Maestro Divino, al nome <strong>di</strong> Giovanni sostituito il<br />

nostro: … ecco tua Madre!” (Gv 19,27)».<br />

Dopo il canto della Salve, Mater misericor<strong>di</strong>æ, il Primo Maestro cosi<br />

proseguiva:<br />

«Dice la Scrittura: “Fate voti al Signore Dio nostro ed adempiteli “(Sal<br />

75,12).<br />

Sono circa quin<strong>di</strong>ci anni dacché si era scatenata al Seconda Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale: essa causò tantissime vittime, non solo tra i combattenti ma pure<br />

tra i civili, tra le popolazioni inermi. Già allora la Famiglia Paolina era sparsa<br />

33


in <strong>di</strong>verse Nazioni e composta <strong>di</strong> molti membri; e tanti <strong>di</strong> essi giorno e notte<br />

stavano trepidanti nel timore <strong>di</strong> una morte tragica. Le pene ed i timori <strong>di</strong><br />

ognuno – continuava, parlando in terza persona – si assommavano nel cuore<br />

del Primo Maestro. Questi, preso consiglio, fiducioso per molte esperienze<br />

nella bontà <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, nel maggior pericolo, interpretando il pensiero <strong>di</strong> tutti,<br />

prese l’impegno: “O <strong>Maria</strong>, Madre e <strong>Regina</strong> degli Apostoli, se salverai tutte le<br />

vite dei nostri e delle nostre, qui costruiremo la Chiesa al tuo nome”. Il luogo<br />

della promessa è press’a poco il centro della Chiesa costruita; ed è compreso<br />

nel circolo segnato nel pavimento e circoscritto dalle parole lapidarie:<br />

ANNO MARIANO CONFECTO - DIRO BELLO INCOLUMES - F<strong>IL</strong>II MATRI VOTO P.<br />

- DIE vIII DEC. MCMLIV (= Al termine dell’Anno <strong>Maria</strong>no - usciti incolumi dalla<br />

tremenda guerra - i figli offrono alla Madre in adempimento del loro voto - il<br />

giorno 8 <strong>di</strong>cembre 1954)...<br />

Passato il pericolo, fu preso l’impegno ed anche stabilito il posto e il modo<br />

con cui si sarebbe costruito: locali sotto-chiesa, e la chiesa che dominasse le<br />

Case [paoline]: e <strong>Maria</strong> rimase al centro, in mezzo ai suoi figli e figlie.<br />

Dalla conclusione della guerra (5 maggio 1945), sapendo quanto sarebbe<br />

costata <strong>di</strong> sacrifici questa chiesa, ne scelsi la costruzione come penitenza e<br />

riparazione.<br />

E tu, o <strong>Maria</strong>, ci hai salvati, con una protezione che ha del pro<strong>di</strong>gioso: dal<br />

Giappone alla Francia.<br />

Ed eccoci oggi a sciogliere il voto: Ti offriamo questo modesto Santuario,<br />

sede del tuo trono, come a nostra <strong>Regina</strong>. Ogni mattone rappresenta i sacrifìci<br />

dei tuoi figli e <strong>di</strong> molti Cooperatori, il cui nome (anche se ignoto agli uomini) è<br />

scritto nei registri posti ai tuoi pie<strong>di</strong>, quasi a supplica e testimonianza <strong>di</strong> fede.<br />

Ricordali tutti, o <strong>Maria</strong>! – E ciò che più importa è: il loro nome è scritto in<br />

Cielo.<br />

Tutti, oggi, i tuoi figli e le tue figlie sono felici, giacché dopo la chiesa<br />

[de<strong>di</strong>cata] a san Paolo e quella [de<strong>di</strong>cata] al Divin Maestro, tutti insistevano<br />

per una chiesa in tuo onore. Ti offriamo cose che sono già tue: “de tuis donis<br />

ac datis”; poiché hai mosso i nostri cuori ed aperte le mani; da Te ti sei<br />

costruita questa casa. Hai illuminato gli artisti, guidato i lavoratori, suscitato<br />

fervore in tutti, sempre più, man mano che si avvicinava questo bel giorno.<br />

Sii benedetta, o Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>! Tu hai data l’ispirazione, il<br />

volere, il potere».<br />

Prefazio in onore<br />

della <strong>Regina</strong> degli Apostoli<br />

«È cosa degna, giusta, equa e salutare che noi, sempre ed in ogni luogo, ti<br />

ren<strong>di</strong>amo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Dio, per la<br />

esaltazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> sopra ogni creatura e le ineffabili sue misericor<strong>di</strong>e, per<br />

Cristo Nostro Signore.<br />

34


Infatti, la Vergine <strong>Maria</strong> <strong>di</strong>ede all’umanità il Sacerdote Eterno, l’Ostia<br />

propiziatrice, il Maestro Divino Via, Verità e Vita. Il quale dalla Croce la<br />

proclamò Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli Apostoli onde li salvasse da molti<br />

pericoli, li guidasse alla santità ed all’apostolato; e per la Chiesa fosse<br />

rivelata la multiforme sapienza <strong>di</strong> Dio.<br />

Perciò in questo tuo Tempio e trono della <strong>Regina</strong> <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a, uniti<br />

all’Apostolo Paolo ed ai nove angelici Cori che ci sovrastano, con grande<br />

esultanza umilmente cantiamo: Santo, Santo, Santo...».<br />

Seguì il canto: Magnificat anima mea <strong>Maria</strong>m, allora riportato nel Libro<br />

delle Preghiere della Famiglia Paolina, a pag. 262.<br />

Di questo canto occorre ricordare che il testo, in lingua latina, apparve sul<br />

San Paolo del 1° maggio 1935 (cfr. CISP, 39), a firma <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, che lo<br />

compose in occasione della presentazione del nuovo quadro raffigurante la<br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

E un arrangiamento o una perifrasi dell’inno lucano (Lc 1.46-55); ma<br />

esprime compiutamente i temi della spiritualità alberioniana, centrata su<br />

Gesù Maestro Via, Verità e Vita e, parallelamente, su <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong>, Maestra<br />

e Madre degli Apostoli:<br />

• <strong>Regina</strong> perché guida a Cristo e ne in<strong>di</strong>ca la Via;<br />

• Maestra perché prima <strong>di</strong>scepola del Cristo Verità e modello unico <strong>di</strong><br />

santità;<br />

• Madre perché in Cristo Vita genera la vita della grazia negli Apostoli e<br />

nei credenti dell’intera umanità.<br />

Questo Magnificat, del resto, esprime esattamente – traducendoli in canto<br />

– i concetti riproposti nel Prefazio, inno a Cristo “Maestro Divino Via, Verità<br />

e Vita, il quale dalla Croce proclamò <strong>Maria</strong> Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli”.<br />

Ed ecco – tradotto in italiano – il testo del Magnificat anima mea <strong>Maria</strong>m:<br />

«L’anima mia magnifica <strong>Maria</strong> / e il mio spirito ha esultato nella mia<br />

Madre, <strong>Regina</strong> e Maestra, / poiché Dio ha guardato all’umiltà della sua Serva<br />

/ e l’ha voluta Immacolata, Vergine-Madre e Assunta in Cielo.<br />

La misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> si stende <strong>di</strong> generazione in generazione / su<br />

quanti l’amano e la cercano.<br />

La potenza, la sapienza e l’amore <strong>di</strong> Lei / salvano gli umili nei progetti dei<br />

loro cuori.<br />

Ella attira a sé tutti coloro che la contemplano, / che corrono al séguito dei<br />

suoi aromi [cfr. Ct 1,34].<br />

Riempie <strong>di</strong> beni gli affamati, / dona ai ciechi la luce del cuore.<br />

Ha dato al mondo Gesù, il Maestro, / il frutto benedetto del suo seno.<br />

Egli si è fatto per noi, da parte <strong>di</strong> Dio, sapienza e giustizia, / santificazione e<br />

redenzione per tutti i secoli» (cfr. 1 Cor 1, 30).<br />

35


Universale sollecitu<strong>di</strong>ne<br />

Proseguendo l’Ora <strong>di</strong> Adorazione, <strong>Don</strong> Alberione ha come commentato lui<br />

stesso il tema espresso dal Prefazio, allargando il <strong>di</strong>scorso delle “ineffabili<br />

misericor<strong>di</strong>e [<strong>di</strong> <strong>Maria</strong>]”, da cantare senza fine “in questo Tempio, trono della<br />

<strong>Regina</strong> <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a”, al concetto che gli è sempre stato caro <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

Mater humanitatis:<br />

«Volgendoci ora, o <strong>Maria</strong>, al Vostro bel trono e pensando al presente ed al<br />

futuro, Vi <strong>di</strong>ciamo:<br />

“<strong>Regina</strong>, posate sopra <strong>di</strong> noi i Vostri occhi misericor<strong>di</strong>osi; poiché avete<br />

trovato grazia preso il Re come Ester. La Vostra universale sollecitu<strong>di</strong>ne per<br />

essere la Mater humanitatis, e l’ufficio Vostro <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>atrice della grazia ci<br />

infonde fiducia nel presentarvi le suppliche, per i bisogni nostri e quelli più<br />

attuali della Chiesa e dell’umanità”.<br />

Nell’ingresso della Chiesa sono incise nella pietra le parole: Suscipe nos,<br />

Mater, Magistra, <strong>Regina</strong> nostra: roga Filium tuum, dominum messis, ut<br />

mittat operarios in messem suam - Accoglici, o Madre, Maestra e <strong>Regina</strong><br />

nostra: prega il tuo Figlio, padrone della messe, perché man<strong>di</strong> operai alla<br />

sua messe. Vocazioni per tutti gli apostolati, Vocazioni per tutti gli Istituti<br />

religiosi, Vocazioni per tutti i Seminari, Vocazioni per tutte le nazioni: fra<br />

esse, specialmente, le Vocazioni per gli apostolati più urgenti, più moderni,<br />

più efficaci. Ed a questi operai evangelici ottieni lo Spirito Santo che è lo<br />

Spirito <strong>di</strong> Gesù. Si rinnovi su <strong>di</strong> essi la Pentecoste, ricordata nel cornicione<br />

della Chiesa [...]. Ai nomi [degli Apostoli e delle donne in preghiera con loro]<br />

si sostituiscano i nostri. <strong>Don</strong>a a noi il dono della parola orale, scritta,<br />

fotografata, trasméssa secondo il volere <strong>di</strong> Dio. Ed assistete, accompagnate i<br />

passi ed assicurate abbondanti frutti a questi operai evangelici...».<br />

Si è quin<strong>di</strong> intonato l’inno proprio <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli:<br />

«Apostolorum contio, / ut Christus imperaverat, / exspectat, orans<br />

munera / septena Sancti Spiritus... - Gli Apostoli riuniti in preghiera, / fedeli<br />

al comando <strong>di</strong> Cristo, / attendon che i doni promessi / effonda lo Spirito<br />

Santo...».<br />

Notiamo ora come quest’Orazione sia, <strong>di</strong> fatto, anche un’illustrazione<br />

artistico-teologica dell’iconografia del Santuario per la cui De<strong>di</strong>cazione venne<br />

pronunciata.<br />

Detto che la prima Pentecoste è ricordata nella scritta del cornicione della<br />

chiesa; Petrus et Joannes, Jacobus et Andreas... (At 1,13-14; 2,4), <strong>Don</strong><br />

Alberione chiede alla Vergine che “a quei nomi si sostituiscano i nostri”. E,<br />

con riferimento allo specifico apostolato paolino con i mezzi della<br />

comunicazione sociale, aggiunge: «<strong>Don</strong>a a noi il dono della parola orale,<br />

scritta, fotografata, trasmessa secondo il volere <strong>di</strong> Dio...».<br />

36


Aveva rilevato già prima come «nell’ingresso della chiesa sono incise nella<br />

pietra le parole: Suscipe nos, Mater, Magistra et <strong>Regina</strong> nostra...»; ora<br />

domanda alla Madonna: «Assistete, accompagnate, appianate i passi ed<br />

assicurate abbondanti frutti a questi operai evangelici».<br />

E. insistendo su questo concetto vocazionale-apostolico, prosegue: «Sulla<br />

porticina del tabernacolo [dell’Altare maggiore del Santuario] è scritto:<br />

Venite, filii, come<strong>di</strong>te fructum meum - Venite, figliuoli, mangiate il mio<br />

frutto; è il frutto benedetto del seno <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, Gesù Cristo.<br />

Tu, Madre, l’hai provveduto a chi è stanco e debole: Si <strong>di</strong>misero eos ieiunos<br />

in domum suam defìcient in via - Se li rimando <strong>di</strong>giuni, verranno meno per<br />

strada (Mc 8,3).<br />

La Madre celeste ha preparato col suo sangue un pane che dà la vita che è il<br />

corpo <strong>di</strong> Gesù Cristo: esso è la luce, la forza, la consolazione degli apostoli che<br />

attendono alla mietitura: “Bene<strong>di</strong>cta filia tu a Domino, quia per te fructum<br />

vitæ communicavimus”».<br />

Cantato l’inno O <strong>Regina</strong> Apostolorum..., il Primo Maestro ha poi presentato<br />

alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli tutta l’urgenza del suo cuore missionario, così<br />

proseguendo:<br />

«Continuate, o <strong>Maria</strong>, dal Cielo il Vostro apostolato <strong>di</strong> dare al mondo Gesù:<br />

Via, Verità e Vita. Molte Nazioni sono povere perché mancano <strong>di</strong> Gesù Cristo.<br />

Nuove generazioni si affacciano alla vita. Il mondo sarà salvo solo se<br />

accoglierà Gesù così com’è: tutta la sua dottrina, tutta la sua liturgia [...].<br />

Gli e<strong>di</strong>tori possiedono la parola, la moltiplicano, la <strong>di</strong>ffondono vestita <strong>di</strong><br />

carta, carattere, inchiostro. Essi hanno sul piano umano la missione che nel<br />

piano <strong>di</strong>vino ebbe <strong>Maria</strong>: che fu Madre del Verbo Divino; Ella ha captato il<br />

Dio invisibile e lo ha reso visibile ed accessibile agli uomini, presentandolo in<br />

umana carne.<br />

Fate, o Madre, che gli uomini assecon<strong>di</strong>no l’invito del Padre Celeste:<br />

“Questo è il mio Figlio <strong>di</strong>letto nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo!”<br />

(Mt 17,5)».<br />

Intervallando l’Orazione con il canto D’ogni apostolo <strong>Regina</strong>... [su testo<br />

composto da lui stesso], il nostro beato Fondatore così proseguiva:<br />

«Ascolta le preghiere del tuo popolo, o <strong>Regina</strong>; e conce<strong>di</strong> che chiunque<br />

entra in questo tempio per chiederti grazie esca lieto per essere stato esau<strong>di</strong>to:<br />

il peccatore abbia il perdono, il dubbioso la luce, l’afflitto la consolazione, il<br />

malato la salute, il debole la forza, l’operaio il suo pane quoti<strong>di</strong>ano, il tiepido il<br />

fervore. E la tua misericor<strong>di</strong>a si estenda dì generazione in generazione su<br />

quanti temono ed amano il Signore!».<br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli<br />

e Madre universale dell’Umanità<br />

37


Infine, dopo che si era cantato l’inno a <strong>Maria</strong>, lux Apostolis... – uno<br />

stupendo inno pentecostale – <strong>Don</strong> Alberione, guardando verso l’alto l’affresco<br />

nella cupola <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli e Madre universale dell’Umanità,<br />

con alla destra la parte <strong>di</strong> umanità redenta [guidata dal Papa Pio XII allora<br />

regnante] e, alla sinistra, quella non redenta [rappresentata da figure<br />

anonime]; così ha concluso la sua perorazione alla Vergine:<br />

«Ecco nella prima cupola rappresentati i due gruppi oranti dell’umanità:<br />

dall’umile operaio al Pontefice Supremo.<br />

Tu, o <strong>Maria</strong>, hai una missione sociale:<br />

- Primo: hai santificato una casa, domicilio delle virtù domestiche:<br />

custo<strong>di</strong>sci la prima società che è la famiglia.<br />

- Secondo: hai dato principio alla vita religiosa con il voto <strong>di</strong> verginità e<br />

l’osservanza <strong>di</strong> una perfetta obbe<strong>di</strong>enza e povertà: custo<strong>di</strong>sci le Famiglie<br />

religiose.<br />

- Terzo: hai portato sulle braccia la Chiesa nascente, società soprannaturale<br />

istituita dal tuo Figlio Gesù: custo<strong>di</strong>sci la Chiesa.<br />

- Quarto: ti venne affidata l’umanità, <strong>di</strong> cui sei madre spirituale e che deve<br />

affratellarsi in una società soprannazionale: per Te si uniscano gli uomini<br />

nella verità, carità, giustizia: custo<strong>di</strong>sci la Società delle Nazioni.<br />

- Quinto: in Gesù Cristo sei la Madre della civiltà, che sgorga dal Vangelo e si<br />

svolge nell’opera della Chiesa: custo<strong>di</strong>sci la vera civiltà.<br />

Con la Chiesa, noi ti preghiamo: “Augusta Cœlorum Domina et<br />

apostolorum <strong>Regina</strong>, iugiter exora, ut omnes gentes agnoscant quia<br />

Dominus est Deus et non est alius praeter eum” - ”Augusta <strong>Regina</strong> dei Cieli e<br />

<strong>Regina</strong> degli apostoli, supplica <strong>di</strong> continuo affinché tutti i popoli sappiano che<br />

il Signore è Dio e che non ce n’è un altro all’infuori <strong>di</strong> Lui”».<br />

Poi un altro bell’inno (<strong>Regina</strong> jure <strong>di</strong>ceris) e un altro canto (Andrò a<br />

vederla un dì...); quin<strong>di</strong>, osservando sulla cupola i nove ‘quadri’ i più<br />

significativi della vita <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> – dall’Annunciazione alla Pentecoste –, e<br />

spingendo lo sguardo ancora più in alto, sul cupolino superiore, dove sono<br />

<strong>di</strong>pinti Angeli svolazzanti intorno alla Grazia [raffigurata dallo Spirito Santo<br />

sotto forma <strong>di</strong> colomba], la considerazione finale <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione:<br />

«Lo sguardo nostro si posa volentieri a considerare gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita e<br />

santità <strong>di</strong> Gesù e <strong>Maria</strong> che ci in<strong>di</strong>cano per quali vie si passa per arrivare<br />

lassù, ove Voi, Madre, ci state attendendo. Ecco il Cielo, dove con<strong>di</strong>videte il<br />

regno col Figlio Vostro, corteggiata da un immenso stuolo <strong>di</strong> Angeli,<br />

incoronata dalla SS. Trinità con la triplice corona <strong>di</strong> sapienza, potenza,<br />

amore».<br />

L’Ora <strong>di</strong> Adorazione e l’omaggio alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli non poteva che<br />

terminare significativamente con il canto: Dal tuo bel trono, amabile<br />

<strong>Maria</strong>....<br />

38


Florilegio <strong>di</strong> pensieri alberioniani<br />

sul Santuario <strong>Regina</strong> Apostolorum<br />

Aggiungiamo, come in calce a queste “note <strong>di</strong> cronaca” della De<strong>di</strong>cazione<br />

del Santuario a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli in Roma, un piccolo florilegio <strong>di</strong><br />

pensieri alberioniani sulla centralità <strong>di</strong> tale Santuario per tutta la Famiglia<br />

Paolina, spigolando dal Bollettino San Paolo degli anni della costruzione<br />

quanto segue:<br />

1. «... si sta costruendo la chiesa della <strong>Regina</strong> degli Apostoli [...]. Ci si <strong>di</strong>ce<br />

che pare imprudente costruire oggi [nel 1947] in cui i prezzi sono arrivati ad<br />

un’altezza vertiginosa ... Molte considerazioni porterebbero a tale<br />

conclusione. Ma se non lo facessimo, non pagheremmo neppure le altre cose,<br />

né daremmo aiuto ad altre opere. Costruire una chiesa a questa Madre – che<br />

se la merita bella! – è dovere; è scavare un pozzo da cui verrà l’acqua per tutti<br />

e per tutto: è un bisogno vero, sentito, generale.<br />

Sempre avrete i poveri da soccorrere.<br />

Oh, le belle preghiere, le funzioni liturgiche, i santi Sacramenti, la<br />

glorificazione <strong>di</strong> Dio e della <strong>Regina</strong> che si avranno in questa Chiesa!<br />

Or<strong>di</strong>ne del giorno: tutti i figli e tutte le figlie per la Madre: tutta la<br />

misericor<strong>di</strong>a della Madre per ciascun figlio.<br />

Intanto, Deo gratias! per gli aiuti venuti dagli Stati Uniti, Brasile,<br />

Argentina, Egitto, Svizzera, Spagna; e dalle Case d’Italia, specialmente da<br />

Casa Madre...».<br />

2. «... occorre <strong>di</strong>re che tanto i Sacerdoti della Società San Paolo come le<br />

Figlie <strong>di</strong> San Paolo amano tanto la loro Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>; e si è<br />

suscitata come una gara <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> preghiere, <strong>di</strong> cooperazione in genere<br />

[per la costruzione del Santuario <strong>Regina</strong> Apostolorum].<br />

Ma sarà appunto la Madre che darà Vocazioni più belle e più numerose e<br />

meglio formate se la onoriamo, l’amiamo, la preghiamo [...]. La Madre si<br />

degna ricevere qualcosa, come in elemosina filiale; e dona in compenso beni<br />

<strong>di</strong> valore immensamente superiori; e prepara in Cielo ai suoi figli affezionati<br />

una bella <strong>di</strong>mora.<br />

“Ero pellegrino e mi avete ospitato... Venite, o benedetti nel Regno del<br />

Padre mio”, può ricordarsi: ragioniamo sempre con i principi del Vangelo.<br />

In proposito il Sig. Maestro Giaccardo [il beato Timoteo Giaccardo] scrive:<br />

Questa è la chiesa capo e centro <strong>di</strong> tutte le Famiglie Sampaoline; è “la chiesa<br />

della Congregazione”, non una chiesa! La chiesa delle funzioni sociali, delle<br />

missioni, dei cooperatori.<br />

Essa, quin<strong>di</strong>, deve sorgere dall’affetto e dal cuore, dal sacrificio e dalla<br />

preghiera, dall’oblazione e dall’opera <strong>di</strong> tutta la Famiglia Sampaolina; ad essa<br />

39


si rivolgono i pensieri, i desideri, gli ossequi <strong>di</strong> ogni Casa, <strong>di</strong> ogni terra, <strong>di</strong> ogni<br />

figlio, <strong>di</strong> ogni famiglia.<br />

È la Casa della Mamma; la <strong>di</strong>mora della “nostra Madonna”.<br />

E da questa casa, da questa chiesa, da ogni mattone che si e<strong>di</strong>fica, scenderà<br />

su ognuno, su ogni Casa, su ogni Paese la bene<strong>di</strong>zione fecondatrice della<br />

Madre. Perciò vogliamo ognuno essere <strong>di</strong> questa chiesa una pietra viva ed<br />

eterna» [Ott.-Nov. 1947].<br />

3. Nel San Paolo dell’agosto 1951 veniva pubblicato un articolo<br />

impegnativo <strong>di</strong> don Renato Perino sull’Architettura della Chiesa, allora in<br />

stato <strong>di</strong> avanzata costruzione. Lo introduceva il seguente corsivo del Primo<br />

Maestro:<br />

«I pericoli e le <strong>di</strong>fficoltà presenti e gli insistenti inviti del Papa a pregare<br />

per la pace, sono motivi per sollecitare i lavori della Chiesa <strong>Regina</strong><br />

Apostolorum.<br />

La pittura e la scultura si completano tra <strong>di</strong> loro e completano<br />

l’architettura. <strong>Maria</strong> è Mater humanitatis che sovrasta tutto il creato sempre;<br />

ed oggi più ancora, Ella segna la via humanitatis per mezzo specialmente<br />

degli Apostoli [...].<br />

<strong>Maria</strong>, tutta bella e nostra buona Madre, ci conceda <strong>di</strong> onorarla e <strong>di</strong><br />

cantarla anche in quest’opera d’arte: “Dignare me laudare te. Virgo<br />

sacrata!”‘».<br />

PREGHIERE A MARIA<br />

DEL BEATO GIACOMO <strong>ALBERIONE</strong><br />

Capitolo VIII<br />

CORONCINA ALLA REGINA DEGLI APOSTOLI<br />

La ricchezza <strong>di</strong> contenuti delle preghiere mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione non può<br />

essere espressa in poche parole; perciò, occorre tornarci sopra a più riprese.<br />

Iniziamo con l’esame della preghiera ritenuta più significativa fra quelle che<br />

il nostro Beato ha composto in onore della Madonna: la Coroncina a <strong>Maria</strong><br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Il titolo e il significato <strong>di</strong> questa grande preghiera mariana furono spiegati<br />

da <strong>Don</strong> Alberione stesso ai Cooperatori Paolini, in un articolo del 1° ottobre<br />

1922, intitolato: “Il Rosario <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli”:<br />

40


«Ogni anima cristiana alimenterà nel mese <strong>di</strong> ottobre la <strong>di</strong>vozione a <strong>Maria</strong><br />

col Santo Rosario... Il Rosario è preghiera, è me<strong>di</strong>tazione, è conforto, è unione<br />

con Dio, è apostolato.<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli si può onorare con misteri speciali, che meglio<br />

ricordano questo titolo, sotto cui oggi viene ad essere più onorata dalle anime<br />

generose.<br />

Questi misteri sono: il 1° gau<strong>di</strong>oso, il 5° doloroso, il 3°, 4° e 5° glorioso...».<br />

Segue l’enunciazione <strong>di</strong> questi cinque misteri, dove <strong>Don</strong> Alberione in<strong>di</strong>ca il<br />

contenuto delle singole parti della Coroncina a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli,<br />

da lui composta.<br />

Lo schema <strong>di</strong> lettura dei singoli punti della Coroncina viene così<br />

opportunamente in<strong>di</strong>cato: a) titoli <strong>di</strong> saluto alla Vergine, b) contemplazione<br />

del mistero, c) motivi <strong>di</strong> speranza, preghiera, impegno, d) titoli <strong>di</strong> congedo<br />

rivolti a <strong>Maria</strong>.<br />

Catechesi mariana per la formazione dei Paolini<br />

Al <strong>di</strong> là della cronaca (variamente interpretabile) delle occasionali riduzioni<br />

<strong>di</strong> questa Coroncina originaria a formulazioni più brevi e concise, quasi una<br />

sintesi della stessa, resta della massima importanza la sottolineatura<br />

documentata che i curatori della raccolta <strong>di</strong> Preghiere mariane dì <strong>Don</strong><br />

Alberione aggiungono nella loro presentazione (cfr. o.c., pagg. 20-21):<br />

«Questa Coroncina segnò una svolta nella preghiera dei Paolini, in quanto<br />

<strong>Maria</strong> SS. onorata prima come Immacolata, dal 6 maggio 1922 viene onorata<br />

come <strong>Regina</strong> degli Apostoli» (cfr. G. Barbero, Momenti dello Spirito).<br />

Per tale motivo questa Coroncina fu sempre intesa da <strong>Don</strong> Alberione come<br />

una specie <strong>di</strong> catechesi mariana per la formazione dei suoi. Ed egli non<br />

cessava <strong>di</strong> raccomandarne la recita e la traduzione nelle <strong>di</strong>verse lingue locali:<br />

«Fatela tradurre bene... Avrete la grazia <strong>di</strong> imparare più presto lingua e<br />

apostolato» (cfr. <strong>Don</strong> Alberione alle Pastorelle del Brasile. 8.2.1951 -<br />

Testimonianza <strong>di</strong> Maestra Ignazia Balla, fsp).<br />

Resta da osservare che, nella Coroncina alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli meglio<br />

che in qualsiasi altra preghiera mariana, <strong>Don</strong> Alberione ha applicato con<br />

successo il “metodo Verità-Via-Vita” [= contemplazione del mistero, impegno<br />

morale, supplica d’intercessione], <strong>di</strong>mostrandone la fecon<strong>di</strong>tà e la<br />

concretezza. Di qui la tripartizione, evidente o implicita in ognuno dei cinque<br />

punti, secondo il metodo suddetto.<br />

In apertura e chiusura <strong>di</strong> ogni punto, una serie <strong>di</strong> invocazioni, tratte per lo<br />

più dalle litanie lauretane, costituisce come un arpeggio secondo l’uso<br />

dell’antico salmista, che soleva dare il tono, e poi l’eco <strong>di</strong> congedo, alla<br />

preghiera <strong>di</strong> tutta la Comunità.<br />

41


1. MARIA, MADRE DEL VERBO<br />

Cominciamo dal punto primo: <strong>Maria</strong>, Madre del Verbo.<br />

La <strong>di</strong>vina maternità. 1° mistero gau<strong>di</strong>oso. «<strong>Maria</strong> <strong>di</strong>venne Madre <strong>di</strong> Gesù,<br />

luce del mondo; maestra degli Apostoli e madre nostra. Ella <strong>di</strong>venne la<br />

nostra Madre e Maestra il giorno in cui <strong>di</strong>venne la Madre <strong>di</strong> Gesù.<br />

Raccogliendo nel suo seno il Frutto benedetto Gesù, ella accolse anche noi.<br />

La madre del Primogenito è pure la madre degli altri figli» (cfr. Primavera<br />

Paolina 469, 495).<br />

Titoli <strong>di</strong> saluto alla Vergine<br />

«Amabilissima <strong>Regina</strong> del cielo e della terra,<br />

Figlia pre<strong>di</strong>letta del Padre,<br />

eccelsa Madre del <strong>di</strong>vin Figlio,<br />

inclita Sposa dello Spirito Santo...».<br />

Annotano i due curatori dell’opuscolo <strong>di</strong> cui sopra che questo «è un avvio<br />

pieno <strong>di</strong> tenerezza [che] si ispira al primo capitolo de Le glorie <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>di</strong><br />

sant’Alfonso de’ Liguori, de<strong>di</strong>cato al commento della Salve, <strong>Regina</strong> (cfr. GdM,<br />

vol. I, 23ss), nonché a numerose altre preghiere: (cfr. VdS 153, commento alla<br />

litania Mater amabilis) e Op. Spirituali 38: “<strong>Regina</strong> mia dolcissima,<br />

pietosissima, amabilissima...”. L’appellativo è ricorrente nella omiletica<br />

patristica, dai santi alessandrini al Damasceno (cfr. anche san Vincenzo<br />

Pallotti: “Amabilissima Vergine <strong>Maria</strong>... Avvocata del genere umano e <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli...”, Preghiere, cit. n. 71)».<br />

Seguono titoli <strong>di</strong> saluto trinitari - ‘Figlia pre<strong>di</strong>letta del Padre, eccelsa<br />

Madre del <strong>di</strong>vin Figlio, inclita Sposa dello Spirito Santo...” — che il citato<br />

commento illustra così:<br />

«Cfr. San Luigi <strong>Maria</strong> Grignion de Montfort: “Figlia amatissima dell’eterno<br />

Padre, Madre ammirabile del <strong>di</strong>vin Figlio, Sposa fedelissima dello Spirito<br />

Santo...” (Trattato, preghiera n. 68, p. 211). Evocando questi personalissimi<br />

rapporti <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> con la Santissima Trinità, si risale alla fonte stessa <strong>di</strong> ogni<br />

parentela.<br />

Figlia pre<strong>di</strong>letta: si fa allusione al tema biblico della pre<strong>di</strong>lezione <strong>di</strong>vina<br />

(cfr. Dt 33,12: Beniamino; Sal 47,5: Giacobbe; Is 42,1: il Servo del Signore;<br />

Dan 9,23; Gesù: Mt 3,17 e 12,8; Mc 1,11; Lc 3,22; Gv 1,34; 2Pt 1,17).<br />

Parallelamente a Gesù, l’Unigenito e il Diletto, <strong>Maria</strong> è detta primogenita<br />

della nuova creazione e pre<strong>di</strong>letta <strong>di</strong> Dio (cfr. Sant’Ireneo, Contro le eresie,<br />

lib. 3-5; PG 7, 964-1179).<br />

42


Madre eccelsa del <strong>di</strong>vin Figlio: espressione d’immensa portata biblica (cfr.<br />

Gn 3,20: Eva “madre <strong>di</strong> tutti i viventi”; Is 7,14: la Madre vergine; Mt 1,23:<br />

<strong>Maria</strong> madre <strong>di</strong> Gesù; Ap 12,1: Eva-Sinagoga-<strong>Maria</strong>-Chiesa.<br />

“Madre sovrana” è titolo inteso sulla linea della maternità messianica (cfr.<br />

Lc 1,43; 11,27); ed è tema sviluppato nella teologia dell’Incarnazione e<br />

compen<strong>di</strong>ato nei termini greci <strong>di</strong> “Theolókos” (= Madre <strong>di</strong> Dio) e<br />

“Soterotókos” (= Madre del Salvatore).<br />

Sposa inclita delio Spirito Santo: personificazione <strong>di</strong> quella figura sponsale<br />

con cui gli Autori ispirati dell’AT descrissero l’amore e la fedeltà a Dio da<br />

parte dell’umanità redenta (cfr. Os 2.16-21; Is 61-62; Ger 2,2ss; Sal 45; Ct 4,1-<br />

8)».<br />

Contemplazione del mistero<br />

«Io venero e lodo quel privilegio unico al mondo per cui,<br />

piacendo al Signore nella tua umiltà e fede,<br />

conservando la più illibata verginità,<br />

<strong>di</strong>venisti la grande Madre del <strong>di</strong>vin Salvatore,<br />

nostro Maestro, luce vera del mondo, Sapienza increata,<br />

fonte <strong>di</strong> ogni verità e primo apostolo della Verità.<br />

Hai dato al mondo a leggere il libro: il Verbo Eterno».<br />

Siamo alla “contemplazione” del mistero, il 1° mistero della gioia.<br />

E il cuore del mistero qui contemplato è quell’ “hai dato al mondo a leggere<br />

il libro: il Verbo Eterno”.<br />

Osservano in modo documentato E. Sgarbossa e S. De Biasio (Ibid., op. cit,<br />

p. 25) che questa espressione, aggiunta alla Coroncina dopo essere stata<br />

assunta da <strong>Don</strong> Alberione come motto per il San Paolo (<strong>di</strong>cembre 1950 -<br />

aprile 1975), è la parafrasi <strong>di</strong> una bella orazione <strong>di</strong> sant’Epifanio: “Ave <strong>Maria</strong>,<br />

volume sigillato, che hai offerto al mondo in lettura il Verbo e Figlio del<br />

Padre”. Espressione che, a sua volta, si ispirava a un commento <strong>di</strong><br />

sant’Atanasio al Vangelo dell’Annunciazione: «Quando la santissima Vergine<br />

esclamò: “Eccomi, sono la serva del Signore...”, intendeva <strong>di</strong>re: “Sono la<br />

tavoletta cerea [= la pagina bianca] su cui lo Scrittore può scrivere ciò che<br />

vuole. Il Signore dell’universo scriva, agisca a suo piacere» (cfr. Comm. a<br />

Luca, PG 27, 1392).<br />

[...] Merita sottolineare infine, a proposito <strong>di</strong> questa bella immagine, che<br />

essa non esprime solo la recettività <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, ma anche la sua attiva risposta al<br />

carisma dello Spirito ( “quel privilegio unico al mondo... “), me<strong>di</strong>ante<br />

l’effettiva “e<strong>di</strong>zione” [= “e<strong>di</strong><strong>di</strong>t Salvatorem”, cfr. Comm. della Messa del<br />

Natale] ed ostensione del Libro-Cristo. Sul significato pregnante <strong>di</strong> questo<br />

verbo e<strong>di</strong><strong>di</strong>t <strong>Don</strong> Alberione amerà tornare spesso, per fondare la teologia delle<br />

43


‘e<strong>di</strong>zioni’ come apostolato che continua - in certo modo - la maternità <strong>di</strong><br />

<strong>Maria</strong> (cfr. CISP 595-600).<br />

Motivi <strong>di</strong> speranza, preghiera, impegno<br />

«Per il gau<strong>di</strong>o ineffabile che provasti<br />

e per quel privilegio così sublime,<br />

bene<strong>di</strong>co l’augusta Trinità<br />

e ti prego <strong>di</strong> ottenermi la grazia<br />

della sapienza celeste,<br />

dì essere umile e fervente <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Gesù,<br />

figlio devoto della Chiesa, colonna <strong>di</strong> verità.<br />

Fa’ risplendere sui confini più lontani del mondo<br />

la luce del Vangelo,<br />

raduna intorno alla cattedra <strong>di</strong> Pietro tutti gli uomini,<br />

illumina i dottori, i pre<strong>di</strong>catori, gli scrittori».<br />

Sono le motivazioni <strong>di</strong> speranza della preghiera e il proposito <strong>di</strong> tradurre in<br />

impegno <strong>di</strong> vita ciò che si chiede.<br />

Giova sottolineare, fra le altre, l’espressione alberioniana nei riguar<strong>di</strong> della<br />

Chiesa: «...ti prego <strong>di</strong> ottenermi la grazia... <strong>di</strong> essere... figlio devoto della<br />

Chiesa»: parole che <strong>di</strong>cono come il beato Giacomo Alberione fosse davvero<br />

“uomo <strong>di</strong> Dio e della Chiesa”, sentita questa - secondo l’antica ecclesiologia<br />

dei Padri (cfr. Sant’Agostino: “Ecclesia virgo et mater”, in Serm. 188-195; PL<br />

38, 1004-1018) - come madre che forma i suoi figli con l’evangelizzazione e li<br />

partorisce con i Sacramenti.<br />

Titoli <strong>di</strong> congedo rivolti a <strong>Maria</strong><br />

«O Madre del buon Consiglio,<br />

o Sede della Sapienza,<br />

o <strong>Regina</strong> dei Santi».<br />

Ai titoli <strong>di</strong> saluto iniziali fanno riscontro questi titoli <strong>di</strong> congedo rivolti a<br />

<strong>Maria</strong>: sono tre fra le più pregnanti Litanie lauretane, dove si invocano<br />

Consiglio e Sapienza, doni dello Spirito, e santità <strong>di</strong> vita dalla <strong>Regina</strong> <strong>di</strong> tutti i<br />

Santi.<br />

2. MARIA,<br />

CORREDENTRICE DEL GENERE UMANO<br />

44


La Crocifissione. 5° mistero doloroso; «<strong>Maria</strong> offre per noi la Vìttima<br />

<strong>di</strong>vina e compie l’atto più grande <strong>di</strong> nostra Corredentrice» (cfr. Primavera<br />

Paolina 476). «<strong>Maria</strong> SS. ai pie<strong>di</strong> della Croce fu proclamata madre<br />

particolarmente degli Apostoli. Quando Gesù la in<strong>di</strong>cò come madre a san<br />

Giovanni, erano colò rappresentati tutti i cristiani, ma specialmente gli<br />

apostoli» {Ibid. 495).<br />

Questa seconda parte della Coroncina può considerarsi, per il suo<br />

contenuto, un parallelo della preghiera O Immacolata <strong>Maria</strong>, ispirata<br />

all’enciclica mariana <strong>di</strong> Papa Leone XIII Adjutricem populi: “O Immacolata<br />

<strong>Maria</strong>, Corredentrice del genere umano...” [della quale si <strong>di</strong>rà in seguito].<br />

Titoli <strong>di</strong> saluto alla Vergine<br />

«O <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli Angeli tutti,<br />

piena <strong>di</strong> grazia, concepita senza macchia,<br />

benedetta fra le creature, tabernacolo vivente <strong>di</strong> Dio...».<br />

Ecco come si commentano i singoli ‘titoli’ qui dati alla Vergine:<br />

<strong>Regina</strong> degli Angeli: dalle Litanie lauretane. - San Bernardo: “O <strong>Maria</strong>, se<br />

vi paragono al cielo, voi siete più elevata...; se vi <strong>di</strong>co che siete <strong>Regina</strong> degli<br />

Angeli, tutto prova che meritate questo nome” (Ann. 74). E sant’Alfonso:<br />

“<strong>Regina</strong> degli Angeli e speranza degli uomini” (GdM 160).<br />

Piena <strong>di</strong> grazia: è il saluto angelico (Lc 1,28). - Secondo nuove traduzioni:<br />

graziatissima, privilegiata, oggetto della compiacenza <strong>di</strong> Dio (cfr. Is 62,4), o<br />

pienamente ricolma <strong>di</strong> Spirito<br />

Santo, analogamente a Giovanni e a sua madre Elisabetta, ma in misura<br />

superlativa (cfr. Lc 1,15 e 1,41).<br />

Concepita senza macchia: dalle Litanie. - Cfr. <strong>di</strong>chiarazione dogmatica<br />

Ineffabilis Deus del beato Pio IX.<br />

Benedetta fra le creature: cfr. “Benedetta tu fra le donne” (Lc 1,42). - Il<br />

saluto <strong>di</strong> Elisabetta, eco dell’antica bene<strong>di</strong>zione a Giu<strong>di</strong>tta (cfr. Gdt 13,18), è<br />

qui ampliato ad abbracciare l’intero scenario della creazione, situando <strong>Maria</strong>,<br />

nuova Eva, nell’Eden originario.<br />

Tabernacolo vivente <strong>di</strong> Dio. - Appellativo patristico, ispirato a Luca 1,35 e<br />

alla teologia biblica della tenda abitata dalla she-kinah (= nube-presenza <strong>di</strong><br />

Dio). Concetto pregnante, caro alla teologia greca e ripreso spesso da<br />

sant’Alfonso (cfr. GdM 133-134).<br />

In <strong>Don</strong> Alberione questo titolo assume un significato più <strong>di</strong>namico,<br />

alludendo a <strong>Maria</strong> come portatrice <strong>di</strong> Cristo e donatrice del Frutto <strong>di</strong> Vita, più<br />

che come abitazione statica dei Verbo.<br />

45


Contemplazione del mistero<br />

«...ricorda il doloroso e solenne istante in cui<br />

il moribondo Gesù dalla Croce<br />

ti donò per figlio Giovanni e in lui tutti gli uomini<br />

e specialmente tutti gli apostoli.<br />

Quale tenerissima carità inondò in quel momento<br />

il tuo cuore per le anime<br />

consacrate all’apostolato, alla sequela della Croce,<br />

all’amore <strong>di</strong> Gesù!».<br />

Siamo alla contemplazione del mistero, il 5° mistero del dolore: della<br />

Crocifissione e Morte del Salvatore e della Compassio <strong>Maria</strong>e, la Vergine<br />

Addolorata intimamente associata alla Passione redentrice del Figlio suo.<br />

Commentiamo le singole espressioni alberioniane: Ricorda... è detto nel<br />

senso delle anamnesi biblico-liturgiche (= celebrazione delle meraviglie <strong>di</strong><br />

Dio), oltre che nel senso del memorare <strong>di</strong> san Bernardo.<br />

...il doloroso e solenne istante, è l’“ora” <strong>di</strong> Cristo (cfr. Mt 26.39-45; Lc<br />

22,36-37.42; Gv 2,4; 7,30; 8,20; 12,27;13, 1;17,1) e l’“ora” della maternità<br />

dolorosa <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />

...il moribondo Gesù dalla Croce ti donò per figlio Giovanni...: (cfr. Gv<br />

19,25-27).<br />

...e in lui tutti gli uomini... Pio XI, nella Rerum Ecclesiae, cit. in Primavera<br />

Paolina 489, scrive: «La <strong>Regina</strong> degli Apostoli <strong>Maria</strong> [...], avendo accolto nel<br />

suo cuore <strong>di</strong> Madre tutti gli uomini affidatile sul Calvario, ama e protegge non<br />

meno quelli che ignorano essere stati redenti da Gesù Cristo che quelli che<br />

della Redenzione godono felicemente i frutti».<br />

La maternità dolorosa e universale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> è uno dei temi più cari a <strong>Don</strong><br />

Alberione. Ispirandosi a sant’Alfonso (cfr. GdM 41-44 e 150ss), egli volle<br />

rappresentare questa funzione mariana nel grande affresco della Cupola del<br />

Santuario <strong>Regina</strong> Apostolorum.<br />

...per le anime consacrate all’apostolato, alla sequela della Croce,<br />

all’amore <strong>di</strong> Gesù. In questi tre elementi: amore <strong>di</strong> Gesù, sequela della Croce<br />

e apostolato, <strong>Don</strong> Alberione ravvisava, già negli Anni ‘20, la sostanza e gli<br />

obiettivi della consacrazione, come riba<strong>di</strong>rà più tar<strong>di</strong> il Concilio Vaticano II<br />

(cfr. Lumen Gentium, cap. VI).<br />

Preghiera, motivi <strong>di</strong> speranza e impegno<br />

«Per i dolori ineffabili tuoi e del tuo <strong>di</strong>vin Figlio,<br />

per il tuo cuore <strong>di</strong> Madre, o <strong>Maria</strong>,<br />

46


accresci la gloriosa schiera degli apostoli,<br />

dei missionari, dei sacerdoti, delle vergini.<br />

Risplenda in questa schiera la santità della vita,<br />

l’integrità dei costumi, la soda pietà, l’umiltà più profonda,<br />

la fede più ferma, la carità più ardente.<br />

Siano tutti santi e sale purificante della terra<br />

e luce del mondo».<br />

Per i dolori ineffabili tuoi... Allusione alla spada predetta da Simeone (cfr.<br />

Lc 2, 34). Si veda sant’Alfonso: «Per quel dolore che provaste in assistere al<br />

vostro Figlio in Croce...» (GdM 8);<br />

«per quella spada che vi trafisse il cuore quando lo miraste chinar la testa e<br />

spirare...» (VdS 163).<br />

... accresci la gloriosa schiera... Espressione alberioniana che è eco e<br />

parafrasi dell’Enciclica Adjutricem populi <strong>di</strong> Leone XIII: «Levàronsi al suo<br />

cenno [ <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>] falangi d’uomini chiari per santità ed apostolico ardore...».<br />

...Risplenda in questa schiera... Si noti come l’elencazione delle virtù<br />

invocate abbia precisi riferimenti biblici. In un’antica preghiera che si recitava<br />

a Santa <strong>Maria</strong> Maggiore in Roma, troviamo espressioni analoghe: «O Vergine<br />

purissima [...], tenera Madre mia, ottenetemi pel nome dolcissimo <strong>di</strong> Gesù<br />

una fede viva, una speranza ferma, un’ardente carità» (cfr. Ann. 358).<br />

Va notato, infine, che nell’e<strong>di</strong>zione originale <strong>di</strong> questo secondo punto della<br />

Coroncina, al posto dell’espressione conclusiva “luce del mondo”, c’era<br />

un’invocazione alla Vergine che suonava così: «O Madre dei Santi, Madre del<br />

gran Sacerdote, e voi stessa Sacerdote e Altare». Invocazione poi omessa per<br />

prudenza teologica, trattandosi <strong>di</strong> titoli cristologici, più che mariologi-ci; ma<br />

invocazione conclusiva comunque coerente con il tema dominante del<br />

paragrafo.<br />

3. SPOSA DELLO SPIRITO<br />

E MADRE DEGLI APOSTOLI<br />

La terza parte tratta <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, Sposa dello Spirito e Madre degli Apostoli.<br />

È il tema del 3° mistero glorioso: la <strong>di</strong>scesa dello Spirito Santo. «<strong>Maria</strong><br />

prepara gli Apostoli a ricevere lo Spirito Santo, all’apostolato nel mondo;<br />

prega, e li consiglia, li <strong>di</strong>rige, assiste nel muovere i primi passi: è la nostra<br />

me<strong>di</strong>atrice» (cfr. Primavera Paolina 469, 476). «Ella compì con gli Apostoli<br />

e con i primi cristiani gli uffici <strong>di</strong> madre con quel cuore che aveva avuto per<br />

Gesù. Ella ha loro ottenuto lo Spirito Santo» (Ibid. 495).<br />

47


Anche questo terzo punto della Coroncina sviluppa temi già presenti nella<br />

preghiera O Immacolata <strong>Maria</strong>, ispirata all’Alberione dall’enciclica mariana<br />

<strong>di</strong> Papa Leone XIII Adju-tricem populi.<br />

Titoli <strong>di</strong> saluto alla Vergine<br />

«O Vergine can<strong>di</strong><strong>di</strong>ssima,<br />

augusta <strong>Regina</strong> dei martiri,<br />

Stella mattutina,<br />

sicuro rifugio dei peccatori...».<br />

Ed ecco un breve commento ai singoli titoli qui dati alla Vergine:<br />

O Vergine can<strong>di</strong><strong>di</strong>ssima: traduzione dell’attributo nive can<strong>di</strong>-<strong>di</strong>or. più<br />

can<strong>di</strong>da della neve, riferito dai Vangeli alla veste <strong>di</strong> Gesù nella Trasfigurazione<br />

(cfr. Mt 17,2; Lc 9,29; Dn 7,9) e alla con<strong>di</strong>zione gloriosa dei risorti (cfr. Ap 4,4;<br />

7,14). L’espressione passò poi ad in<strong>di</strong>care, nelle omelie dei Padri, la santità<br />

immacolata <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />

...augusta <strong>Regina</strong> dei martiri. Sant’Alfonso scrive: «Con ragione è<br />

chiamata <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> dei martiri, perché il suo martirio superò la pena <strong>di</strong><br />

tutti i martiri nella morte del suo Figlio in Croce... E mentre Gesù agonizzava,<br />

ella stava offrendo all’eterno Padre la vita del Figlio suo per la nostra salute:<br />

ma nell’of-frirla, agonizza anch’ella, e prova un dolore più grande <strong>di</strong> ogni<br />

morte» (VdS 163).<br />

Ovviamente, <strong>Regina</strong> dei martiri è anche espressione <strong>di</strong> una Litania<br />

lauretana; e qui è la prima delle tre Litanie citate in successione.<br />

...Stella mattutina. Stella del mattino è altra Litania lauretana. Titolo<br />

originariamente cristologico (cfr. Ap 22,16) e simbolo <strong>di</strong> speranza (cfr. 2Pt 1,<br />

19).<br />

Commenta ancora sant’Alfonso: «Siccome la stella mattutina precede il<br />

sole, così la <strong>di</strong>vozione verso la santa Vergine precede il sole della <strong>di</strong>vina<br />

grazia; onde <strong>di</strong>ce san Germano che la <strong>di</strong>vozione verso <strong>Maria</strong> in un’anima è<br />

segno che o già sta in grazia, o presto l’acquisterà» (VdS 160; cfr. GdM 135).<br />

...rifùgio dei peccatori. Litania lauretana, ancora commentata da<br />

sant’Alfonso che, citando sant’Agostino, ci riporta alla fonte biblica <strong>di</strong> questo<br />

titolo: «Non sapete che <strong>Maria</strong> è l’unica città <strong>di</strong> rifugio (Gs 20,1-6) dei<br />

peccatori?» (GdM 133; cfr. VdS 161-162).<br />

Contemplazione del mistero<br />

«...rallegrati per i giorni in cui sedesti<br />

Maestra, conforto e Madre<br />

48


degli Apostoli nel Cenacolo,<br />

per invocare ed accogliere il <strong>di</strong>vin Paraclito,<br />

lo Spirito coi sette doni,<br />

Amore del Padre e del Figlio,<br />

rinnovatore degli Apostoli».<br />

Contempliamo il 3° mistero della gloria, riportando anche per questa parte<br />

della Coroncina una sintesi <strong>di</strong> ciò che hanno scritto i curatori dell’opuscolo <strong>di</strong><br />

cui sopra (cfr. op. cit., pp. 31-32):<br />

Rallegrati...: verbo delle annunciazioni che esprime la gioia messianica<br />

nei vaticini <strong>di</strong> Isaia 25,9 e Gioele 2,21-23: “Jucundare filia Sion”, ripresi da<br />

Luca: “Rallegrati, piena <strong>di</strong> grazia! “ (Lc 1,28).<br />

Questo cenno all’Incarnazione nel presente contesto pentecostale traduce la<br />

visione mariana della Pentecoste come ‘seconda Annunciazione’ e momento<br />

epifanico della maternità ecclesiale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> “per opera dello Spirito Santo “.<br />

Cfr. al riguardo L. J. Suenens: «Tutti i figli <strong>di</strong> Dio nella Chiesa nascono<br />

sempre, come Gesù, de Spiritu Sancto ex <strong>Maria</strong> Virgine» (Teologia<br />

dell’Apostolato, Ed. Coletti, Roma 1957).<br />

...conforto e Madre degli Apostoli nel Cenacolo...: il riferimento biblico è<br />

At 1,13-14. Il beato Giacomo Alberione così commenta; «Dopo che il Divin<br />

Maestro salì al Cielo glorioso, lasciò alle cure <strong>di</strong> sua Madre [...] la Chiesa e gli<br />

Apostoli». Perciò, nella novena dì Pentecoste noi ci prepariamo alla<br />

celebrazione della festa della <strong>Regina</strong> Apostolorum.<br />

... per invocare ed accogliere il <strong>di</strong>vin Paraclito. Nella e<strong>di</strong>zione originale<br />

c’era un rafforzativo <strong>di</strong> concetto: «Per invocare e ottenere ed accogliere...»,<br />

allusione all’efficacia della preghiera <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nel Cenacolo.<br />

...rinnovatore degli Apostoli. Allo Spirito è attribuita ogni azione<br />

rinnovatrice, conforme al Salmo 104,30: “Man<strong>di</strong> il tuo Spirito... e rinnovi la<br />

faccia della terra” (cfr. Ez 37,5 sulla nuova creazione e. in senso cristianopaolino,<br />

Ef 4,23; Col 3,10).<br />

Sul tema rinnovata Pentecoste secondo <strong>Don</strong> Alberione, si veda più avanti<br />

la preghiera O Immacolata <strong>Maria</strong> e si consideri come questo tema sia il filo<br />

conduttore della iconografia mariana da lui promossa per la Famiglia<br />

Paolina.<br />

Preghiera, motivi <strong>di</strong> speranza e impegno<br />

«Per la tua stessa onnipotenza supplichevole,<br />

per quelle tue umili ed irresistibili preghiere<br />

che commuovono sempre il cuore <strong>di</strong> Dio,<br />

ottienimi la grazia <strong>di</strong> comprendere il valore delle anime,<br />

49


che Gesù Cristo riscattò dall ‘inferno<br />

col suo preziosissimo sangue.<br />

Possa ognuno <strong>di</strong> noi entusiasmarsi<br />

per la bellezza dell’apostolato cristiano:<br />

la carità dì Cristo ci sospinga,<br />

ci commuovano le miserie spirituali<br />

della povera umanità.<br />

Fa’ che [...] l’apostolato dell ‘esempio<br />

e della parola, della preghiera e della stampa,<br />

del cinema, della ra<strong>di</strong>o e della televisione,<br />

delle anime purganti conquisti tanti cuori<br />

generosi fino ai più penosi sacrifìci».<br />

Per la tua stessa onnipotenza supplichevole. Si cita ancora sant’Alfonso:<br />

«Chi tra i Santi è così potente presso Dio, quanto la sua SS. Madre? Ella<br />

ottiene quanto vuole. “Basta che Voi vogliate – le <strong>di</strong>ce san Bernardo – e tutto<br />

si farà”. Giunge a <strong>di</strong>re san Pier Damiani che, quando <strong>Maria</strong> va a chiedere<br />

grazie a Dio, “in certo modo non prega, ma comanda”. Così il Figlio onora<br />

questa madre tanto amata» (VdS 155).<br />

“Omnìpotentia supplex” è espressione patristica che troviamo frequente<br />

negli scritti alfonsiani, associata spesso a un’altra: “Quod Deus imperio, tu<br />

prece Virgo potes” [“Ciò che Dio può per comando, tu o Vergine lo puoi con<br />

la preghiera”] (cfr. GdM I. I).<br />

...da grazia <strong>di</strong> comprendere il valore delle anime. <strong>Maria</strong> «ha veduto [...]<br />

quanto è preziosa un’anima, quanto è cara al cuore <strong>di</strong> Dio, se un Dio, per<br />

ricomperarla, spendeva tutto il suo sangue. È rimasta bene scolpita nell’anima<br />

<strong>di</strong> lei la sete <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Gesù pendente dalla Croce, quando egli <strong>di</strong>ceva: “Ho<br />

sete!”» (cfr. Primavera Paolina 490).<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> sant’Alfonso, che nel medesimo contesto si limitava alla<br />

contemplazione intima dell’Addolorata, e chiedeva per sé il dono <strong>di</strong> una<br />

buona morte (cfr. VdS 163), <strong>Don</strong> Alberione si apre alla <strong>di</strong>mensione apostolica<br />

e rivolge a <strong>Maria</strong> una preghiera tutta missionaria, fatta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong><br />

richieste tipicamente paoline.<br />

...entusiasmarsi per la bellezza dell’apostolato cristiano. Questa domanda,<br />

espressa in termini affettivi ed estetici (entusiasmo, bellezza), traduce le<br />

esperienze e il sentire giovanile <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione sul fascino esercitato in lui<br />

dai santi pionieri dell’apostolato moderno, particolarmente dalle gran<strong>di</strong><br />

imprese apostoliche dei missionari...<br />

... ci commuovano le miserie spirituali della povera umanità. Tema<br />

ricorrente nelle me<strong>di</strong>tazioni <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione: «Quante volte vi proponete il<br />

grande problema: dove cammina, come cammina, verso che meta cammina<br />

questa umanità che si rinnova sempre sulla faccia della terra? E come un gran<br />

50


fiume che va a gettarsi nell’eternità: sarà salva? Sarà perduta per sempre’?»<br />

(cfr. Sono creato per amare Dio, scritti giovanili <strong>di</strong> Giacomo. Alberione, 232).<br />

Anche nella preghiera O Immacolata <strong>Maria</strong>..., come vedremo, <strong>Don</strong><br />

Alberione ha espresso la sua angoscia <strong>di</strong> fronte “agli uomini ancora avvolti in<br />

tante tenebre <strong>di</strong> errori e in tanto fango <strong>di</strong> vizi”; ma questa constatazione<br />

<strong>di</strong>venne in lui fonte inesauribile <strong>di</strong> riflessioni e decisioni apostoliche piene <strong>di</strong><br />

speranza, come è bene espresso nel seguito <strong>di</strong> questa parte della Coroncina.<br />

con l’elencazione <strong>di</strong> ogni possibile forma <strong>di</strong> apostolato.<br />

Titoli <strong>di</strong> congedo<br />

«0 Madre della Chiesa,<br />

o <strong>Regina</strong> degli Apostoli,<br />

0 Avvocata nostra,<br />

a te sospiriamo, gementi<br />

in questa valle <strong>di</strong> lacrime».<br />

Per concludere la riflessione su questa terza parte della Coroncina a<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, una sola sottolineatura dell’Alberione<br />

stesso: «Questo titolo [<strong>Regina</strong> degli Apostoli], questo ufficio, questa<br />

<strong>di</strong>gnità è il sole della missione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> verso <strong>di</strong> noi. primogenito della<br />

sua <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> Madre <strong>di</strong> Dio, come l’apostolato è il primogenito della<br />

Redenzione» (cfr. Priimavera Paolina 485).<br />

4. PORTA DEL CIELO<br />

La quarta parte della Coroncina tratta <strong>di</strong> “<strong>Maria</strong>, modello e guida degli<br />

Apostoli “.<br />

L’Assunzione. «<strong>Maria</strong> conferma gli Apostoli, spira in mezzo a loro..., è<br />

assunta in cielo e li rassicura della sua assistenza. Noi la onoriamo come<br />

nostra Guida» (cfr. Primavera Paolina 469. 476). «I primi devoti <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

furono gli Apostoli, che ricorsero a lei nei loro bisogni e furono da lei<br />

esau<strong>di</strong>ti» (Ibid. 495). «<strong>Maria</strong> SS. sarà <strong>Regina</strong> anche nella consumazione<br />

dell ‘o-pera creativa <strong>di</strong> Dio. Fu incoronata <strong>Regina</strong> perché assunta in ciclo<br />

anche col corpo, esaltata sui nove Cori angelici, dotata <strong>di</strong> nuovi doni,<br />

volendo Id<strong>di</strong>o arricchirla <strong>di</strong> scienza, <strong>di</strong> virtù e <strong>di</strong> grazia, onde le creature le<br />

rendessero l’omaggio dell ‘intelligenza, della volontà e del cuore» (TP/RA<br />

20).<br />

1 singoli passaggi <strong>di</strong> questa parte della Coroncina si commentano<br />

come segue.<br />

51


Titoli <strong>di</strong> saluto alla Vergine<br />

«O nostra tenera Madre <strong>Maria</strong>,<br />

porta del Cielo,<br />

sorgente <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> letizia,<br />

aiuto dei cristiani, fiducia dei moribon<strong>di</strong><br />

e speranza anche dei <strong>di</strong>sperati... ».<br />

O nostra tenera Madre <strong>Maria</strong>. Cfr. la preghiera quoti<strong>di</strong>ana Cara e<br />

tenera mia Madre <strong>Maria</strong>, praticata nella Famiglia Paolina e mutuata da<br />

espressioni ricorrenti nelle “Preghiere a <strong>Maria</strong> per ogni giorno della<br />

settimana” <strong>di</strong> sant’Alfonso (cfr. VdS 249-254).<br />

...porta del Cielo: dalle Litanie lauretane. “Janua coeli”. Trasposizione<br />

mariana <strong>di</strong> un simbolo biblico (Gn 28.17: la scala <strong>di</strong> Giacobbe),<br />

in<strong>di</strong>cante l’accesso dell’uomo a Dio. Sant’Alfonso: «Chiamasi <strong>Maria</strong><br />

“Porta del Cielo” perché niuno può entrare in cielo se non per mezzo <strong>di</strong><br />

<strong>Maria</strong>» (VdS 260). <strong>Don</strong> Alberione: «<strong>Maria</strong> è la Porta del Cielo perché è<br />

la speranza <strong>di</strong> ogni cristiano che cammina verso il Para<strong>di</strong>so» (PP 485).<br />

...sorgente <strong>di</strong> pace e dì letizia. Riferimento alle Litanie lauretane <strong>Regina</strong><br />

pacìs e Causa nostrae laetitiae.<br />

...aiuto dei Cristiani: altra Litania lauretana, il cui titolo fu molto caro<br />

a san Giovanni Damasceno e che san Bernardo e sant’Alfonso<br />

svilupparono in prospettiva <strong>di</strong> lotta contro le potenze infernali, con<br />

riferimento al Cantico dei Cantici: “Terribile come un esercito schierato<br />

in battaglia” (cfr. VdS 162-163).<br />

Più recentemente, san Giovanni Bosco ne fece il titolo privilegiato<br />

della sua devozione mariana a <strong>Maria</strong> Ausiliatrice.<br />

...fiducia dei moribon<strong>di</strong>. “Spes certa morientium”. secondo<br />

l’espressione patristica, con riferimento all’Ave, <strong>Maria</strong>: “Prega per noi<br />

[...] nell’ora della nostra morte”.<br />

...speranza anche dei <strong>di</strong>sperati. <strong>Don</strong> Alberione scrive: «<strong>Maria</strong> è la<br />

speranza: è la speranza del bimbo che incontra le prime <strong>di</strong>fficoltà nella<br />

vita; è la speranza dei moribon<strong>di</strong> che combattono l’ultima battaglia; la<br />

speranza dell’infermo che genie nell’acutezza del dolori; la speranza dei<br />

peccatori gravati dalle colpe e impotenti a resistere al male [...]; è la<br />

speranza <strong>di</strong> tutte le anime chiamate a fare del bene nell’immenso e<br />

ubertoso apostolato della Chiesa» (cfr. PP 485).<br />

Contemplazione del mistero<br />

52


«... io penso al momento fortunato per te,<br />

in cui lasciasti la terra<br />

per volare fra le braccia benedette <strong>di</strong> Gesù.<br />

Fu la pre<strong>di</strong>lezione onnipotente <strong>di</strong> Dio<br />

che. bella e immortale, ti assunse al Cielo.<br />

Fi vedo esaltata sopra gli Angeli e i Santi,<br />

Ì Confessori e i Vergini, gli Apostoli e i Martiri,<br />

i Profeti e i Patriarchi,<br />

e anch’io. dal fango delle mie colpe,<br />

oso unire la voce <strong>di</strong> un colpevole<br />

indegno, ma pentito,<br />

per lodarti e bene<strong>di</strong>rti».<br />

...penso ai momento fortunato... La bolla Munificentissimus Deus <strong>di</strong> Pio<br />

XII ( 1950) e la dottrina del Concilio Vaticano II (cfr. LG 59 e 68) non<br />

fanno cenno al tempo e al modo della Assunzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> in Cielo, ma<br />

affermano la sostanza del dogma: “<strong>Maria</strong>. Madre <strong>di</strong> Dio, immacolata e<br />

sempre vergine, terminato il corso della vita terrena, è stata assunta in<br />

corpo e anima alla gloria celeste» (cfr. MD).<br />

... per volare fra le braccia benedette <strong>di</strong> Gesù. Espressione <strong>di</strong> san<br />

Giovanni Damasceno.<br />

... fu la pre<strong>di</strong>lezione onnipotente <strong>di</strong> Dio. Circa la causa del transito <strong>di</strong><br />

<strong>Maria</strong>, la tra<strong>di</strong>zione amava soffermarsi sulla morte d’amore della<br />

Vergine. Perciò, la Coroncina alberioniana nella versione originale<br />

premetteva a questo punto la seguente espressione: «Fu in un atto<br />

supremo <strong>di</strong> amore che la vostra anima infranse i vincoli del corpo».<br />

Ma, poiché la definizione dogmatica del 1950 non accennava alla morte<br />

<strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, <strong>Don</strong> Alberione preferì eliminarne l’espressione, lasciando<br />

l’attuale formulazione, che peraltro bene traduce il concetto del<br />

singolare privilegio cui accenna la Bolla pontificia.<br />

...esaltata sopra gii Angeli e i Santi.... Nell’e<strong>di</strong>zione originale c’era<br />

l’espressione: “cinta <strong>di</strong> triplice corona fra i Santi”. Questa triplice corona,<br />

secondo altri Autori, sarebbe quella tributata a <strong>Maria</strong> dalle Tre <strong>di</strong>vine<br />

Persone: ma per l’Alberione è quella della triplice regalità mariana:<br />

sulle intelligenze, sulle volontà e sui cuori (cfr. la Nota introduttiva al<br />

commento <strong>di</strong> questa 4a parte della Coroncina). Comunque, il verbo<br />

esaltata rende meglio l’idea evangelica dell’esaltazione dopo<br />

l’abbassamento (Lc 14,11 : “Chi si umilia sarà esaltato”), in armonia con<br />

la kéno-si e l’esaltazione <strong>di</strong> Cristo (cfr. Fil 2,9: Is 52,13: Lc 1,46-52).<br />

Confessori e i Vergini.... In questa elencazione <strong>Don</strong> Alberione, pur<br />

non seguendo l’or<strong>di</strong>ne tra<strong>di</strong>zionale, elenca tutte le gerarchie celesti<br />

delle quali, nelle Litanie lauretane. <strong>Maria</strong> è invocata <strong>Regina</strong>.<br />

53


...dal fango delle mie colpe. Al <strong>di</strong> là della formulazione verbale, <strong>di</strong><br />

derivazione alfonsiana (cfr. VdS 249s), si esprime qui un autentico<br />

sentimento <strong>di</strong> compunzione, sempre più frequente nelle preghiere e<br />

nelle note intime <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, mano a mano che si avvicinava alla<br />

santità <strong>di</strong> Dio e <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />

...per lodarti e bene<strong>di</strong>rti. Bella espressione <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> umiltà,<br />

che traduce al tempo stesso lo spirito del penitente (cfr. Sal 50) e il<br />

senso dell’antifona mariana “Dignare me laudare te. Virgo sacrata” (=<br />

“Ren<strong>di</strong>mi degno <strong>di</strong> lodarti. Vergine [a Dio] consacrata”).<br />

Preghiera, motivi <strong>di</strong> speranza e impegno morale<br />

«O <strong>Maria</strong>, convertimi una buona volta.<br />

Dammi una vita penitente,<br />

perché possa avere una morte santa<br />

e possa un giorno confondere con quella dei Santi<br />

la mia voce a lodarti in Para<strong>di</strong>so.<br />

Io mi consacro a te, e per te a Gesù;<br />

consapevole e alla presenza <strong>di</strong> tutta la corte celeste<br />

rinnovo le promesse fatte nel santo Battesimo.<br />

Ripeto il proposito, che depongo nel tuo cuore,<br />

<strong>di</strong> lottare contro il mio amor proprio<br />

e far guerra senza tregua al mio <strong>di</strong>fetto principale<br />

che tante volte mi ha gettato nella colpa.<br />

O <strong>Maria</strong>, procurati la gloria più bella:<br />

cambia un gran peccatore in un gran santo...».<br />

...confondere con quella dei Santi la mia voce. Nel senso <strong>di</strong> sintonizzare.<br />

... a lodarti in Para<strong>di</strong>so. Pensiero <strong>di</strong> san Bernardo, ispirato alla<br />

teologia patristica del canto ‘unisono’ proprio della liturgia, soprattutto<br />

<strong>di</strong> quella celeste (cfr. sant’Alfonso; “Preghiera a <strong>Maria</strong> per ottenere il<br />

Para<strong>di</strong>so”, VdS 247, 252).<br />

...do mi consacro a te, e per te a Gesù. Sul tema della consacrazione o<br />

dell’affidamento a <strong>Maria</strong>, nella tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> san Luigi M. Grignion de<br />

Montfort, basti qui ricordare la breve formula consacratoria in uso da<br />

sempre presso i Paolini: «Io sono nato tuo, e tutto quanto possiedo te<br />

l’offro, amabile mio Gesù, per mezzo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, tua santissima Madre “.<br />

... depongo nel tuo cuore. Si affidano i propositi a <strong>Maria</strong>, la Vergine<br />

fedele, non tanto perché li custo<strong>di</strong>sca nello scrigno del suo cuore, ma<br />

perché li renda efficaci con il dono della sua fedeltà <strong>di</strong>namica.<br />

...far guerra senza tregua al mio <strong>di</strong>fetto principale... Espressione<br />

dell’ascetica ignaziana, ricorrente nelle esortazioni <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione. -<br />

Secondo sant’Ignazio e altri Autori, qualsiasi colpa <strong>di</strong>rettamente o<br />

54


in<strong>di</strong>rettamente è riconducibile al <strong>di</strong>fetto principale, che potremmo<br />

definire come il tallone d’Achille o la “breccia’ attraverso cui ogni<br />

essere umano sperimenta la propria vulnerabilità morale.<br />

...cambia un gran peccatore in un gran santo. Altra espressione<br />

alfonsiana (cfr. GdM 37). Sulla bocca <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione queste parole<br />

sono come una delle sue <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> colpevolezza. frequenti<br />

soprattutto nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> verifica spirituale (cfr. L’Apostolo Paolo, 1947,<br />

e Abundantes Divitiae, 1953); richiamano forse momenti <strong>di</strong> crisi, da cui<br />

egli usciva rinnovato e ritemprato per la missione; ma testimoniano<br />

insieme la componente penitenziale, agostiniana, della spiritualità <strong>di</strong><br />

<strong>Don</strong> Albe-rione, che si considerò sempre un convertito.<br />

Titoli <strong>di</strong> congedo<br />

«O rifugio dei peccatori,<br />

o stella mattutina,<br />

o consolatrice degli afflitti».<br />

Tre Litanie lauretane con le quali <strong>Don</strong> Alberione conclude anche in<br />

questa parte della Coroncina a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli le sue<br />

invocazioni alla Vergine.<br />

5. MARIA,<br />

REGINA DEL CIELO E DELLA TERRA<br />

L’Incoronazione. 5° mistero della gloria: «<strong>Maria</strong> riceve la triplice<br />

corona <strong>di</strong> potenza, sapienza e bontà. E incoronata <strong>Regina</strong>, Madre e nostra<br />

Protettrice» (PP 476).<br />

«La <strong>Regina</strong> degli Apostoli è una <strong>Regina</strong>-Madre. La qualità sua <strong>di</strong> <strong>Regina</strong><br />

non deve darci il concetto soltanto <strong>di</strong> una creatura altissima,..no! Ella è da<br />

una parte <strong>Regina</strong>, per essere ricchissima dì grazie [...]; dall’altra parte è<br />

Madre, per avere un cuore tutto bontà [...]» (PP490).<br />

Ed ecco un breve commento ai singoli passaggi <strong>di</strong> questa parte quinta<br />

ed ultima della Coroncina.<br />

Titoli <strong>di</strong> saluto alla Vergine e motivi <strong>di</strong> lode e <strong>di</strong> fiducia<br />

«O <strong>Maria</strong>, stella del mare,<br />

mia dolce sovrana.<br />

nostra vita e regina della pace,<br />

quanto fu grande e quanto dolce<br />

55


il giorno in cui l’Augusta Trinità<br />

ti incoronò <strong>Regina</strong> del Cielo e della terra,<br />

<strong>di</strong>spensiera <strong>di</strong> tutte le grazie<br />

e madre nostra amabilissima:<br />

quale trionfo per te,<br />

quale felicità per gli Angeli, per i Santi.<br />

per la terra, per il Purgatorio!<br />

Lo so, o <strong>Maria</strong>:<br />

chi ti ama sarà salvo e chi ti ama tanto sarà santo e parteciperà un giorno<br />

al tuo trionfo in Cielo. Io non dubito della tua clemenza né della tua<br />

potenza, temo la mia incostanza nel pregarti».<br />

O <strong>Maria</strong>, stella del mare. Titolo patristico, ripreso dall’inno Ave. Maris<br />

Stella e illustrato da san Bernardo nella celebre orazione: “Respice stellam... “<br />

[“O tu, che ti trovi sbattuto fra le procelle e le tempeste del mondo..., guarda<br />

la stella, invoca <strong>Maria</strong>”‘].<br />

Commentando queste espressioni, <strong>Don</strong> Alberione scriveva nel 1953:<br />

«Stella eletta. <strong>Maria</strong>! <strong>di</strong>vina nocchiera! Felici le anime, i popoli, le famiglie,<br />

che la costituiscono loro guida, protettrice, madre, patrona, maestra,<br />

regina!...» (PP 473).<br />

Paolo VI chiamò <strong>Maria</strong> “Stella dell’evangelizzazione” (EN 82): e Giovanni<br />

Paolo II, nell’enciclica Redemptoris Mater, la in<strong>di</strong>ca alla Chiesa come «colei<br />

che. superata la soglia tra la fede e la visione, non cessa <strong>di</strong> essere Stella del<br />

mare per tutti coloro che ancora percorrono il cammino della fede» (RM 6).<br />

...l’Augusta Trinità.... La SS. Trinità è sempre l’Alfa e l’Omega <strong>di</strong> ogni<br />

evento e <strong>di</strong> ogni realtà. Me<strong>di</strong>tando il momento conclusivo del mistero <strong>di</strong><br />

<strong>Maria</strong>, non possiamo ignorare quella che Cipriano Vagaggini denomina la<br />

suprema legge liturgica, o il movimento cristologico-trinitario dell’economia<br />

<strong>di</strong>vina: tutto dal Padre, me<strong>di</strong>ante il Figlio, nello Spirito Santo, per ritornare al<br />

Padre (cfr. Il senso teologico della Liturgia, cap. VII, EP, Roma 1965)...<br />

...ti incoronò <strong>Regina</strong> del Cielo e della terra.... L’incoronazione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

costituisce come una investitura <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione eterna e universale a nostro<br />

favore.<br />

L’espressione <strong>Regina</strong> del Cielo e della terra racchiude un po’ tutte le<br />

ragioni della regalità della Vergine, come viene in<strong>di</strong>cata nelle Litanie<br />

lauretane e, prima ancora, nelle preghiere delle Chiese d’Oriente e<br />

d’Occidente, in ogni tempo.<br />

...<strong>di</strong>spensiera <strong>di</strong> tutte le grazie.... Titolo molto caro a <strong>Don</strong> Alberione. che si<br />

è sempre battuto per la proclamazione del dogma dell’universale me<strong>di</strong>azione<br />

<strong>di</strong> grazia della Vergine <strong>Maria</strong>, in quanto madre <strong>di</strong> Gesù e associata alla<br />

me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> Lui. Salvatore degli uomini.<br />

56


Questo tema costituisce un filone costante della mariologia alberioniana.<br />

vivo soprattutto durante il Concilio Vaticano <strong>IL</strong> Questa fu anche l’idea<br />

conduttrice <strong>di</strong> due opere volute dal fondatore della Famiglia Paolina: il<br />

Santuario de<strong>di</strong>cato a <strong>Maria</strong><br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli in Roma [interpretazione <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> arte della sua Via<br />

humanitatis], e la pellicola Mater Dei, realizzata dalla San Paolo Film.<br />

...chi ti ama sarà salvo.... “Chi più ama Dio. si là santo” (sant’Alfonso, VdS<br />

205). <strong>Don</strong> Alberione: «La <strong>di</strong>vozione a <strong>Maria</strong> ci porterà a salvezza: la molta<br />

<strong>di</strong>vozione ci farà santi: una figliale schiavitù verso la S. Madonna ci formerà<br />

apostoli» (cfr. PP 485).<br />

...lo non dubito.... «Quanto <strong>Maria</strong> è potente presso Dio. tanto ella è<br />

clemente e pietosa verso chi ricorre alla sua intercessione. Dice san Bernardo:<br />

“A <strong>Maria</strong> non può mancare la potenza per salvarci, perché è Madre <strong>di</strong> Dio: né<br />

può mancare volontà <strong>di</strong> aiutarci, perché è madre nostra. E chi mai è ricorso a<br />

<strong>Maria</strong> ed è stato abbandonato?”» (sant’Alfonso, VdS 155).<br />

Suppliche e coscienza dell’esperienza devozionale<br />

«Ottienimi la perseveranza, o <strong>Maria</strong>; sii la mia salvezza.<br />

Sento le mie passioni, il demonio, il mondo:<br />

tienimi stretto a te e al tuo Gesù.<br />

Non lasciarmi cadere,<br />

non ti allontanare un istante, o Madre.<br />

È dolce rivolgere a te il primo sguardo ed mattino,<br />

camminare sotto il tuo manto nel giorno,<br />

addormentarsi sotto il tuo sguardo la sera.<br />

Tu hai sorrisi per i fanciulli innocenti,<br />

robustezza per la gioventù che lotta.<br />

luce per la virilità che lavora,<br />

conforti per la vecchiaia che attende al Cielo».<br />

Ottienimi la perseveranza.... «Le due grazie principali che dobbiamo<br />

sempre chiedere [...] sono l’amore a Dio e la santa perseveranza» (VdS 237).<br />

Coerente con quest’affermazione. sant’Alfonso ripete pressoché in ogni sua<br />

preghiera l’invocazione: “O santa madre mia, ottenetemi la santa<br />

perseveranza” (cfr. VdS 35, 47. 60, ecc.).<br />

...sii la mia salvezza. Cioè: “sii la mia garanzia, la mia speranza” - spes nostra<br />

- nel senso della Salve, <strong>Regina</strong>, ovviamente in grado subalterno a Cristo,<br />

nostra sola salvezza (cfr. At<br />

4.12).<br />

...sento le mie passioni.... Espressioni <strong>di</strong> “santo timore <strong>di</strong> Dio”, sulla<br />

linea <strong>di</strong> san Paolo (cfr. 2Cor 10,3-4): sana <strong>di</strong>ffidenza <strong>di</strong> sé.<br />

57


consapevolezza della propria fragilità e dell’alto rischio cui siamo<br />

esposti nella lotta contro le potenze delle tenebre.<br />

...e dolce rivolgere a te il primo sguardo... Questa e le altre constatazioni<br />

che seguono sono attinte dall’esperienza del popolo cristiano nella sua<br />

devozione alla Vergine (cfr. Pietà popolare. in NDM. pp.1111-1112).<br />

<strong>Don</strong> Alberione amava rifarsi a queste esperienze <strong>di</strong> antropologia<br />

mariana, <strong>di</strong>verse per le singole età [= cfr. elencazione successiva].<br />

Nell’espressione il primo sguardo al mattino si coglie l’allusione ai<br />

temi dell’alba, dell’Angelus, delle primizie, <strong>di</strong> cui è ricca Filmografia<br />

liturgica e la poesia universale (cfr., ad esempio. Tagore. Gitanjali).<br />

Affidamento e congedo<br />

“O <strong>Maria</strong>, a te consacro la vita intera.<br />

Prega per me adesso e nell ‘estrema lotta sul letto <strong>di</strong> morte.<br />

Accogli l’anima mia quando sarà spirala<br />

e non lasciarmi che quando io potrò prostrarmi<br />

al tuo trono in Cielo<br />

per amarti per tutta l’eternità.<br />

<strong>Maria</strong>, mia <strong>Regina</strong>, mia Avvocata, mia dolcezza,<br />

ottienimi la santa perseveranza».<br />

... a te consacro la vita intera. Tema ricorrente nelle riflessioni e nelle<br />

preghiere mariane dell’Alberione.<br />

... adesso e nell’estrema lotta sul letto <strong>di</strong> morte. Espressione ripresa, tra<br />

gli altri, da sant’Alfonso che così traduce: «Quando filialmente sarà<br />

giunto il giorno del mio ultimo contrasto con l’Inferno, nel punto della<br />

mia morte [...], <strong>Regina</strong> mia, assistetemi maggiormente [...], acciocché<br />

io. spirando col Vostro dolcissimo nome sulle labbra, possa venire a<br />

bene<strong>di</strong>rvi e a lodarVi, per non partirmi mai più dai Vostri pie<strong>di</strong> per<br />

tutta l’eternità in Para<strong>di</strong>so» (GdM 172).<br />

... ottienimi la santa perseveranza. Se è vero che la perseveranza è il<br />

compimento <strong>di</strong> tutte le virtù cristiane in quanto le porta a maturità,<br />

possiamo anche <strong>di</strong>re che essa è la grazia tinaie, quella da cui <strong>di</strong>pende<br />

l’eternità.<br />

In quanto tale, questa richiesta <strong>di</strong> grazia, posta qui a conclusione<br />

della Coroncina a <strong>Maria</strong>. <strong>Regina</strong> degli Apostoli, ne raccoglie e compen<strong>di</strong>a<br />

tutto il significato.<br />

58


Capitolo IX<br />

<strong>IL</strong> SANTO ROSARIO<br />

La serie 2 a <strong>di</strong> riflessioni, sull’assunto che espressione della spiritualità<br />

mariana del Fondatore della Famiglia Paolina sono anzitutto le Preghiere a<br />

<strong>Maria</strong> da lui composte e inculcate, ci porta a considerare il rapporto <strong>di</strong> <strong>Don</strong><br />

Alberione con il Santo Rosario, analizzando intanto, nei due suoi formulari <strong>di</strong><br />

questa preghiera mariana, come lui lo ha interpretato, adattandolo alla sua<br />

specifica mariologia.<br />

I. DUE FORMULARI DI ROSARIO<br />

Se la Coroncina può essere considerata come una ‘sintesi’ del Rosario<br />

alberioniano, non c’è dubbio che il Rosario intero è sempre stato considerato<br />

dall’Alberione una “forma privilegiata <strong>di</strong> pietà paolina”: «Il Rosario – scriveva<br />

nel <strong>di</strong>cembre 1940 – è utile per le anime che hanno gran<strong>di</strong> ideali da<br />

raggiungere; aiuta le anime che hanno gravi doveri da compiere, è un<br />

ricostituente spirituale per ogni male». E, ancora, durante un Corso <strong>di</strong><br />

Esercizi Spirituali tenuto alle Figlie <strong>di</strong> San Paolo negli Stati Uniti, nel 1952,<br />

<strong>di</strong>ceva: «La nostra vita è un po’ come i misteri del Rosario. E chi <strong>di</strong>ce il<br />

Rosario, generalmente ha questo frutto: lasciare nell’anima il vero concetto<br />

della vita». Ne vedeva la grande utilità: «Il Rosario istruisce e vivifica la fede.<br />

Il Rosario è guida alla vita cristiana. Il Rosario ottiene grazie spirituali e<br />

materiali per l’in<strong>di</strong>viduo, la società e l’intera umanità» (cfr. San Paolo,<br />

Aprile 1969: Perché il Rosario ha tanto potere?, in CISP (1971), pag. 1461).<br />

Nella premessa all’enunciazione dei singoli misteri [come qui <strong>di</strong> seguito<br />

specificato] <strong>Don</strong> Alberione ha scritto, fra l’altro, nel Libro delle Preghiere: «Si<br />

reciti almeno una terza parte ogni giorno; meglio due parti; cosa ottima<br />

recitarlo per intero. Abbiate la corona benedetta con voi, giorno e notte;<br />

pre<strong>di</strong>cate e zelate il Rosario».<br />

In questo Libro delle Preghiere sono riportate le formulazioni dei singoli<br />

misteri, dove sono in<strong>di</strong>cate come delle “corsie preferenziali” per la riflessione<br />

proposta dall’Alberione.<br />

Lo schema <strong>di</strong> ciascuno dei 15 misteri [del Rosario tra<strong>di</strong>zionale] è così<br />

strutturato:<br />

a) enunciazione del mistero<br />

b) spunti <strong>di</strong> riflessione.<br />

Gesù nel Rosario, <strong>Maria</strong> nel Rosario, Frutto, Intenzione, Parole,<br />

Eucaristia, Amor puro.<br />

59


Se consideriamo, ad esempio, il 1° mistero gau<strong>di</strong>oso (o “della gioia“),<br />

abbiamo lo schema seguente:<br />

a) enunciazione: «L’Arcangelo Gabriele annuncia alla SS.ma Vergine<br />

<strong>Maria</strong> l’incarnazione <strong>di</strong> Nostro Signore Gesù Cristo e la sua elezione a Madre<br />

<strong>di</strong> Dio. <strong>Maria</strong> accetta, <strong>di</strong>chiarandosi serva del Signore. Chie<strong>di</strong>amo la virtù<br />

dell’umiltà (cfr. Lc I, 26-38)»;<br />

b) spunti <strong>di</strong> riflessione:<br />

- Gesù nel Rosario - il Messia<br />

- <strong>Maria</strong> nel Rosario - i privilegi <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> -Frutto - l’umiltà<br />

- Intenzione - per coloro che non conoscono Cristo<br />

- Parole - “Ave, o piena <strong>di</strong> grazia”<br />

- Eucaristia - presenza reale - Amor puro – carità affettiva.<br />

Il “Rosario alberioniano”, così ricco <strong>di</strong> riferimenti biblici e teologici,<br />

inculcato e me<strong>di</strong>tato fin dai primissimi giorni <strong>di</strong> vita in Istituto, è sempre<br />

stato l’autentica “scuola <strong>di</strong> formazione mariana” per generazioni <strong>di</strong> Paolini. E<br />

il primo rosariante della Famiglia fu senza alcun dubbio <strong>Don</strong> Alberione<br />

stesso, che la corona del Rosario aveva sempre tra le mani: lo hanno potuto<br />

ben testimoniare, ad esempio, gli autisti che l’accompagnavano da una parte<br />

all’altra d’Italia, in lunghe ore <strong>di</strong> viaggio...<br />

Il Rosario della Mater Divinae Gratiae<br />

Interessante, anche se poco conosciuto, è un altro formulario del Santo<br />

Rosario che <strong>Don</strong> Alberione ha suggerito per il Centro mariano <strong>di</strong> Rosta<br />

(Torino), che l’ha pubblicato nell’opuscolo “Me<strong>di</strong>atrice <strong>di</strong> Grazia”.<br />

Della speciale attenzione dell’Alberione per il riconoscimento alla Vergine<br />

<strong>Maria</strong> del titolo <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>atrice Universale <strong>di</strong> Grazia abbiamo già detto. Questo<br />

formulario <strong>di</strong> Rosario ne è un’ulteriore conferma, dato che è tutto impostato<br />

sul concetto: <strong>Maria</strong> cooperò con Gesù nel portare la Grazia sulla terra;<br />

assunta in Cielo, con Gesù <strong>di</strong>stribuisce la Grazia.<br />

I misteri delle singole parti del Rosario, introdotte da un’espressione<br />

scritturistica, sono così enunciati e commentati:<br />

Misteri gau<strong>di</strong>osi:<br />

“Sia gioia a te, o piena <strong>di</strong> grazia”<br />

1.L’Annunciazione: Eva indusse al peccato Adamo, che portò la morte;<br />

<strong>Maria</strong>, accettando la Divina Maternità, ci <strong>di</strong>ede Gesù, nostra vita.<br />

2. La Visita <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> a santa Elisabetta: Due prime grazie <strong>di</strong> Gesù;<br />

Giovanni Battista santificato nel seno materno; il miracolo fisico alle nozze<br />

<strong>di</strong> Cana. Nell’uno e nell’altro caso, con l’intervento <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>.<br />

60


3.La nascita <strong>di</strong> Gesù: <strong>Maria</strong> presentò Gesù all’umanità sulla terra: nel<br />

presepio a san Giuseppe, ai pastori, ai magi; poi al Tempio. In Cielo presenta<br />

Gesù alle anime pure, secondo la preghiera della Chiesa: “Mostraci, dopo<br />

questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno “.<br />

4.La presentazione <strong>di</strong> Gesù al Tempio: <strong>Maria</strong>, sino alla Risurrezione del<br />

Figlio, seguì la liturgia mosaico [Circoncisione, Purificazione, solennità<br />

ebraiche al Tempio]; poi seguì la liturgia cristiana [il Sacrificio della Messa,<br />

la Comunione, la pre<strong>di</strong>cazione]. La liturgia glorifica Dio e porta la <strong>di</strong>vina<br />

Grazia agli uomini.<br />

5.Il ritrovamento <strong>di</strong> Gesù fra i Dottori nel Tempio: Gesù, da <strong>Maria</strong> e<br />

Giuseppe, venne ritrovato nel Tempio. <strong>Maria</strong> conservava e me<strong>di</strong>tava quanto<br />

sentiva <strong>di</strong> Gesù: è notato due volte dall’Evangelista. Chiedere a <strong>Maria</strong> la<br />

grazia <strong>di</strong> ascoltare e me<strong>di</strong>tare la Parola <strong>di</strong> Dio.<br />

Misteri dolorosi’.<br />

“Madre, ecco tuo figlio!” - “Figlio, ecco tua madre!”<br />

1. L’orazione <strong>di</strong> Gesù nell’orto del Getsemani: A <strong>Maria</strong>, “Madre della<br />

Divina Grazia “, chiedere la pazienza, per conformarci al volere <strong>di</strong> Dio nelle<br />

sofferenze e nelle <strong>di</strong>fficoltà della vita.<br />

2. La flagellazione <strong>di</strong> Gesù: A <strong>Maria</strong>, “Madre della Divina Grazia”,<br />

chiedere la santificazione del corpo, delle forze e dei sensi: vista, u<strong>di</strong>to,<br />

lingua, odorato, tatto.<br />

3. L’incoronazione <strong>di</strong> spine: A <strong>Maria</strong>, “Madre della Divina Grazia “,<br />

chiedere la santificazione interiore della mente e del cuore: spirito <strong>di</strong> fede e<br />

purezza del cuore, in amore a Dio e al prossimo.<br />

4. La Via Crucis: A <strong>Maria</strong> “Madre della Divina Grazia” chiedere la<br />

riparazione dei peccati nostri e dell’umanità.<br />

5. La Crocifissione e Morte <strong>di</strong> Gesù: A <strong>Maria</strong>, “Madre della Divina<br />

Grazia“, chiedere la grazia <strong>di</strong> capire la Redenzione operata con la morte <strong>di</strong><br />

Gesù Cristo: è la Messa che la rinnova. Gesù Cristo crocifisso e agonizzante<br />

<strong>di</strong>ede a noi <strong>Maria</strong> come Madre.<br />

Misteri gloriosi:<br />

“Hai trovato grazia presso Dio”<br />

1. La Risurrezione <strong>di</strong> Gesù Cristo: <strong>Maria</strong> visse <strong>di</strong> fede, da quando credette<br />

alle parole dell’Arcangelo, nell’Annunciazione; e piena <strong>di</strong> fede aspettava la<br />

risurrezione del Figlio Gesù Cristo, sepolto. Chiedere a <strong>Maria</strong> lo spirito <strong>di</strong><br />

fede.<br />

2.L’Ascensione <strong>di</strong> Gesù al Cielo: <strong>Maria</strong> visse <strong>di</strong> speranza. Sempre aveva<br />

atteso il Messia con sicurezza. Dopo l’Ascensione <strong>di</strong> Gesù al Cielo, attendeva<br />

quanto predetto dal Figlio: la venuta dello Spirito Santo, l’inizio ed<br />

61


estensione della Chiesa, l’opera degli Apostoli. A <strong>Maria</strong> chiedere la speranza<br />

cristiana.<br />

3. La <strong>di</strong>scesa dello Spirito Santo su <strong>Maria</strong> Vergine e sugli Apostoli: <strong>Maria</strong><br />

visse <strong>di</strong> carità: verso Dio e verso il prossimo; ma nel Cenacolo, alla venuta<br />

dello Spirito Santo, il suo amore a Dio e alle anime <strong>di</strong>venne fiamma <strong>di</strong> calore<br />

e luce. A <strong>Maria</strong> chiedere la carità.<br />

4. L’Assunzione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> Vergine in Cielo: <strong>Maria</strong> visse in attesa <strong>di</strong> andare a<br />

Dio, suo amore. Terminato il viaggio della vita, venne assunta in anima e<br />

corpo al Cielo. Chiedere a <strong>Maria</strong> la grazia <strong>di</strong> considerare spesso i Novissimi:<br />

morte, giu<strong>di</strong>zio, eternità del Para<strong>di</strong>so e l’Inferno.<br />

5. L’Incoronazione della Vergine nella gloria degli Angeli e dei Santi:<br />

<strong>Maria</strong> incoronata <strong>Regina</strong> è costituita tesoriera, amministratrice,<br />

<strong>di</strong>stributrice delle grazie del Padre, delle virtù del Figlio, dei doni dello<br />

Spirito Santo. Vivere la vera devozione a <strong>Maria</strong>: conoscerla, amarla,<br />

imitarla, zelarne l’amore.<br />

Cosa aggiungere a questa ricchezza <strong>di</strong> grazia legata alla corona del Rosario,<br />

così come la intendeva il beato Giacomo Alberione? Solo una considerazione,<br />

desunta dall’espressione del beato Papa Giovanni XXIII che l’Alberione<br />

riporta, nel citato articolo del San Paolo [“Perché il Rosario ha tanto<br />

potere?”]: «Nel Rosario, per ogni decina <strong>di</strong> Ave, <strong>Maria</strong> ecco un quadro, e per<br />

ogni quadro un triplice accento, che è al tempo stesso contemplazione<br />

mistica, riflessione intima e intenzione pia».<br />

Era il modo <strong>di</strong> concepire e vivere il Rosario del beato Giacomo Alberione:<br />

«dai misteri al Mistero, attraverso la via, <strong>Maria</strong>», come avrebbe scritto papa<br />

Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariæ (Ibid., n.<br />

24).<br />

2. VADEMECUM ALBERIONIANO SUL ROSARIO<br />

Dopo avere ricordato i due “formulari <strong>di</strong> Rosario” composti da <strong>Don</strong><br />

Alberione, vogliamo ora arricchire il <strong>di</strong>scorso sul rapporto fra il nostro Beato e<br />

il Santo Rosario, raccogliendo il suo insegnamento su questa pia pratica, e<br />

quasi riproponendo qui un vademecum alberioniano sul Rosario.<br />

1. Parlando del doppio formulario che l’Alberione ha proposto del Rosario<br />

[quello a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli e quello alla Mater <strong>di</strong>vinæ gratiæ],<br />

abbiamo scritto che il Rosario alberioniano, così ricco <strong>di</strong> riferimenti biblici e<br />

teologici, inculcato e me<strong>di</strong>tato fin dai primissimi giorni <strong>di</strong> vita in Istituto, è<br />

62


sempre stato l’autentica scuola <strong>di</strong> formazione mariana e la forma<br />

privilegiata <strong>di</strong> pietà per generazioni <strong>di</strong> Paolini.<br />

E abbiamo più volte ricordato che il primo rosariante della Famiglia da lui<br />

fondata fu senza alcun dubbio <strong>Don</strong> Alberione stesso, che la corona del Rosario<br />

aveva sempre tra le mani, osservando che alle considerazioni sulla ‘ricchezza<br />

<strong>di</strong> grazia’ legata alla corona del Rosario – così come la intendeva il Beato – <strong>di</strong><br />

per sé c’è poco da aggiungere.<br />

2. L’antologia <strong>di</strong> detti e scritti alberioniani sul Rosario è amplissima. Qui si<br />

deve necessariamente andare per esclusione, scegliendo solo alcuni passi che<br />

paiono essere tra i più incisivi.<br />

Dal Vademecum <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione (E<strong>di</strong>zioni Paoline, 1992). raccolta <strong>di</strong> testi<br />

sulle linee qualificanti del carisma dell’Alberione:<br />

«Il Rosario è utile per le anime che hanno gran<strong>di</strong> ideali da raggiungere;<br />

aiuta le anime che hanno gravi doveri da compiere; è un ricostituente<br />

spirituale per ogni male» (E necessario pregare sempre, 2, 1940, pag. 285).<br />

«La nostra vita è un po’ come i misteri del Rosario. E chi <strong>di</strong>ce il Rosario,<br />

generalmente ha questo frutto: lasciare nell’anima il vero concetto della vita»<br />

(Esercizi e Me<strong>di</strong>tazioni del Primo Maestro, 1952, p. 172).<br />

«E necessaria una crociata <strong>di</strong> Rosari, perché vi sia un risveglio cristiano, in<br />

particolare adesso, dopo questo Concilio [Vaticano II]» (Fedeltà allo spirito<br />

paolino, 1965, p.57 ).<br />

«Il Rosario istruisce e vivifica la fede. Il Rosario è guida alla vita cristiana. Il<br />

Rosario ottiene grazie spirituali e materiali per l’in<strong>di</strong>viduo, la società e l’intera<br />

umanità» (Perché il Rosario ha tanto potere, 1969, in Carissimi in San Paolo,<br />

p. 1461).<br />

Dall’opuscolo Un Rosario speciale (San Paolo, 2003), brevi commenti ai<br />

Misteri del Rosario tratti dalle opere <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione:<br />

«Bisogna attaccarsi alla corona come a una fune che è tenuta in mano da<br />

<strong>Maria</strong> e allora, risalire su, verso il Cielo!» (Pre<strong>di</strong>che alle Suore Pastorelle,<br />

1957, 438).<br />

«Il Rosario è una breve teologia se lo si considera nel suo complesso, è un<br />

riassunto del catechismo... Si può chiamare anche una “piccola teologia <strong>di</strong><br />

Gesù e <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>”. In esso si intrecciano insieme la verità, la via <strong>di</strong> Gesù, la vita<br />

<strong>di</strong> <strong>Maria</strong>». (Pre<strong>di</strong>che alle Pie Discepole, 1961,234).<br />

«Il mistero del Santo Natale si può me<strong>di</strong>tare così: a Natale Gesù apre la<br />

scuola, riceve le iscrizioni. Voi siete tutte iscritte alla sua scuola? Gli avete<br />

detto: “Vengo a scuola anch’io”? La prima scuola <strong>di</strong> Gesù è a Betlemme, la<br />

prima cattedra è la greppia. Vedete <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tare tutto l’anno il Vangelo... Ma<br />

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tutti gli anni alla stessa scuola? Sì, tutti gli anni le stesse cose, ma insegnate in<br />

un crescendo continuo e completo, secondo il metodo ciclico, in modo che le<br />

verità <strong>di</strong> Gesù rimangano impresse nell’anima fedele che me<strong>di</strong>ta e se ne nutre,<br />

come faceva la Madonna che “da parte sua conservava tutte queste cose,<br />

me<strong>di</strong>tandole nel suo cuore”» (Pre<strong>di</strong>che lle Suore Pastorlle III, 97).<br />

«[Come alle Nozze <strong>di</strong> Cana, invochiamo così la Vergine]: “O <strong>Maria</strong>, <strong>di</strong>te a<br />

Gesù: Non hanno più vino! (cfr. Gv 2,3s): non hanno volontà generosa, ma<br />

hanno dell’acqua nelle vene; la prima <strong>di</strong>fficoltà li spaventa. Cambia<br />

quest’acqua in vino generoso; già troppo vino debolissimo han bevuto<br />

sinora...”» (Taccuino personale, 1913-1916 ca.).<br />

«[Trasfigurazione]: quando l’anima si stu<strong>di</strong>a <strong>di</strong> far vivere in sé Gesù Cristo,<br />

ecco che <strong>di</strong>viene gra<strong>di</strong>ta al Padre e il Padre celeste vede in quell’anima<br />

un’immagine del Figlio suo: “Questi è il mio Figlio <strong>di</strong>letto...”. Dobbiamo<br />

<strong>di</strong>ventare immagini <strong>di</strong> Gesù. Immagini viventi, non una statua, un foglio <strong>di</strong><br />

carta o una tela, ma immagini viventi <strong>di</strong> Gesù, fino a poter <strong>di</strong>re: “Vive in me<br />

Gesù Cristo” (Gal 2,20)» (Pre<strong>di</strong>che alle Pie Discepole, 1958, 207).<br />

«[La nostra Via Crucis, quarto mistero del dolore]: vogliamo essere veri<br />

<strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù? Seguiamolo nella via regia della santa Croce. Cioè:<br />

rinunziamo a noi stessi, pren<strong>di</strong>amo la croce, seguiamo Gesù...[...].<br />

L’apostolato della sofferenza è l’apostolato più efficace. Gesù ci salvò con la<br />

pre<strong>di</strong>cazione, con i miracoli, ma soprattutto ci salvò con la Croce» (Pre<strong>di</strong>che<br />

alle Pie Discepole, 1946-1947,341-344).<br />

«[Crocifissione <strong>di</strong> Gesù]: una tenerezza speciale d’amore è scesa nel cuore<br />

<strong>di</strong> <strong>Maria</strong> ai pie<strong>di</strong> della Croce. Ella ha veduto in quel giorno quanto è preziosa<br />

un’anima, quanto è cara al cuore <strong>di</strong> Dio, se Dio, per riaverla, spende tutto il<br />

suo sangue. E rimasta bene scolpita nell’anima <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> la sete <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Gesù<br />

pendente dalla Croce, quando <strong>di</strong>ceva, parlando specialmente <strong>di</strong> sete<br />

spirituale: “Ho sete!”. <strong>Maria</strong> ci accolse in quel giorno come figli adottivi... Ella,<br />

che era la madre del ‘primogenito tra molti fratelli’, <strong>di</strong>venne anche la madre<br />

dei fratelli minori, che siamo noi. Beati i figli <strong>di</strong> una tanta madre!...» (Unione<br />

Cooperatori Buona Stampa, 20 aprile 1926).<br />

«[Risurrezione <strong>di</strong> Cristo, Pasqua del Signore]: san Paolo, per esprimere<br />

l’ineffabile realtà dell’incorporazione del cristiano alla vita <strong>di</strong>vina, ha coniato<br />

parole nuove, anche se ancora inadeguate: “Noi siamo morti con Cristo -<br />

commortur (Tm 2, 11); “noi siamo stati sepolti con lui - consepulti” (Rm 6,4);<br />

“con lui siamo risuscitati - conresuscitati (Ef 2, 6); “e con lui regneremo<br />

eternamente - nos consedere fecit” (Ef 2, 6). Tutti gli esercizi <strong>di</strong> pietà sono<br />

mezzi per incorporarci con Cristo: ma il mezzo più <strong>di</strong>retto è la vita eucaristica,<br />

[memoriale della Pasqua del Signore]» (San Paolo, giugno-luglio 1963).<br />

«[Pentecoste, terzo mistero della gloria]: <strong>Maria</strong> portò sulle sue braccia la<br />

Chiesa nascente. Ella guidò gli Apostoli nella preghiera, là nel Cenacolo, in<br />

attesa dello Spirito Santo che sollecitò dal Cielo con le sue suppliche. E fu<br />

partecipe dei doni che lo Spirito Santo <strong>di</strong>ede agli Apostoli; anzi, ne fu<br />

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arricchita in modo più eccellente. E la Chiesa cominciò a <strong>di</strong>latarsi e subito<br />

cominciarono le persecuzioni. <strong>Maria</strong> ebbe l’ufficio <strong>di</strong> illuminare gli Apostoli,<br />

<strong>di</strong> sostenerli nelle <strong>di</strong>fficoltà, <strong>di</strong> pregare costantemente per essi. <strong>Maria</strong> rimase<br />

come il Vangelo vissuto in mezzo alla Chiesa appena nata» (Pre<strong>di</strong>che alle Pie<br />

Discepole, 1958, 186).<br />

Dal volumetto “Con il cuore <strong>di</strong> Paolo - Alfabeto della santità” (Paoline<br />

E<strong>di</strong>toriale Libri, 2003), un mini-Vademecum <strong>di</strong> pensieri alberioniani:<br />

«Quando avete il cuore in subbuglio e siete tanto agitati, non parlate e non<br />

decidete. Recitate prima un Rosario perché la Madonna vi renda la pace!<br />

Vedrete poi subito chiaramente se si tratta solo <strong>di</strong> un piccolo bene<br />

mescolato a molte miserie e inganni» (Pre<strong>di</strong>che ine<strong>di</strong>te alle Figlie <strong>di</strong> San<br />

Paolo, 1929-1939).<br />

«Il santo Rosario è una catena, una cinghia che fa girare il nostro cuore su<br />

quello <strong>di</strong> Dio» (Pre<strong>di</strong>che ine<strong>di</strong>te alle Figlie <strong>di</strong> San Paolo, 1929-1939).<br />

«Il midollo, l’ossatura del Rosario è questa: che per <strong>Maria</strong> troviamo Gesù,<br />

come i pastori e i Magi» (Pre<strong>di</strong>che ine<strong>di</strong>te alle Figlie <strong>di</strong> San Paolo, 1929-<br />

1939).<br />

«Il Rosario è inesauribile e, perché sia ben detto, occorre me<strong>di</strong>tare i misteri.<br />

È utile ricavare da ogni mistero una verità da considerare, una virtù da<br />

praticare, una grazia da ottenere» (Oportet orare”, voi. 2, Alba 1940).<br />

«Chi sa ripetere devotamente la corona me<strong>di</strong>tando i misteri, attira su <strong>di</strong> sé<br />

una catena ininterrotta <strong>di</strong> grazie. La corona non è un ornamento, come può<br />

essere per una donna del mondo una collana... no! Essa è un monito»<br />

(Pre<strong>di</strong>che alle Suore Pastorelle 111.86).<br />

3. Un altro passo alberioniano sulla importanza del Rosario come “arma<br />

della vita [...] per assicurare alle anime la salvezza eterna” è tratto dalla<br />

raccolta <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>che rivolte alle suore <strong>di</strong> Gesù Buon Pastore:<br />

«Tutte le grazie <strong>di</strong> cui avete bisogno, potrete ottenerle con il Rosario. Il<br />

Rosario deve essere per voi una preghiera che supplisce a tante altre,<br />

soprattutto in questo tempo in cui è <strong>di</strong>fficile per voi avere con regolarità le<br />

funzioni religiose.<br />

Abbiate molta fede! Anche se foste nel deserto, c’è Gesù. Non importa<br />

esercitare una virtù o un’altra: si fa santo chi esercita l’amore.<br />

Beato chi sa amare Gesù senza cercare sod<strong>di</strong>sfazioni, ma esercitando<br />

unicamente la volontà <strong>di</strong> Dio. La santità è amare il Signore! E per mezzo<br />

della Madonna, l’amore per Gesù si fa più forte. Io sono persuaso che se<br />

nelle Parrocchie <strong>di</strong>ffonderete l’uso del Rosario e per voi stesse ne farete<br />

l’arma della vostra vita, sorgeranno anime elette.<br />

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Portare l’uso del Rosario vuol <strong>di</strong>re assicurare alle anime la salvezza eterna.<br />

E se voi <strong>di</strong>rete bene il Rosario, supplirete a tante cose. Le anime devote del<br />

Rosario sono piene <strong>di</strong> sapienza celeste, <strong>di</strong> innocenza, <strong>di</strong> spirito buono.<br />

Con il Rosario la vostra famiglia [religiosa] fiorirà, vedrete regnarvi la pace,<br />

la concor<strong>di</strong>a, l’osservanza delle sante Regole. Con il Rosario chiedete tutte<br />

le grazie necessarie per fare bene il vostro apostolato, soprattutto il<br />

catechismo. Avete bisogno <strong>di</strong> tanto, <strong>di</strong> tutto. La Madonna del Rosario vi<br />

darà tutto.<br />

Voi dovete aiutare i Parroci: quale vasto e <strong>di</strong>fficile compito! Ecco, oggi vi do<br />

la misura: chi <strong>di</strong> voi farà più bene nelle Parrocchie? Credo, quelle che<br />

sapranno <strong>di</strong>re bene il Rosario con molta devozione e me<strong>di</strong>tando i misteri»<br />

(cfr. Alla sorgente, EP, Ostia 1969, pag. 37).<br />

4. Rivolto alle Figlie <strong>di</strong> San Paolo, religiose <strong>di</strong> un altro suo Istituto, <strong>Don</strong><br />

Alberione <strong>di</strong>ceva ancora:<br />

«Impariamo dal Rosario la pratica delle virtù necessarie al nostro stato, che<br />

formano la vita religiosa.<br />

La prima piaga che infesta l’umanità è l’avversione alle cose umili e<br />

semplici.<br />

La seconda piaga è la paura <strong>di</strong> soffrire e il desiderio e la ricerca del piacere.<br />

II dolore e la fatica sono sempre sfuggiti. Eppure, chi sfugge la sofferenza non<br />

sarà mai contento, perché troverà sempre pronta una croce più grande. Chi<br />

acquista lo spirito <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, avrà pure una croce simile alla loro, ma<br />

la gloria in Para<strong>di</strong>so sarà in proporzione al sacrifìcio.<br />

La terza causa per cui l’umanità è in pena, è la <strong>di</strong>menticanza dei beni celesti<br />

e la ricerca dei beni terreni.<br />

Armati del Rosario, non per<strong>di</strong>amo il coraggio, an<strong>di</strong>amo avanti!» (cfr. Haec<br />

me<strong>di</strong>tare, voi. 2°, Esercizi e Ritiri Spirituali alle Figlie <strong>di</strong> San Paolo, pp. 176-<br />

177).<br />

5. Sempre alle Figlie <strong>di</strong> San Paolo – ma il <strong>di</strong>scorso, ovviamente, vale<br />

ancora oggi per tutti i Religiosi – <strong>Don</strong> Alberione <strong>di</strong>ceva:<br />

«Recitiamo il Rosario l’uno per l’altro; quando si vede che un’anima ha più<br />

bisogno <strong>di</strong> grazie o versa in maggiori necessità, facciamole la carità <strong>di</strong> un<br />

Rosario; recitiamo il Rosario per le Maestre [Superiore], per aiutarle tanto,<br />

perché in ragione degli impegni si ha bisogno della grazia.<br />

Noi che tanto chie<strong>di</strong>amo ai Superiori e tanto riceviamo da loro, noi che<br />

<strong>di</strong>amo loro solo dei fasti<strong>di</strong>, non sapremmo ricambiarli per nulla? Se non<br />

sappiamo come ricambiare i sacrifici che fanno per noi, <strong>di</strong>amo a loro la recita<br />

<strong>di</strong> un Rosario intero e <strong>Maria</strong> SS.ma darà ad essi le grazie; ma queste grazie<br />

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saranno per noi, perché come tutto ciò che è dei genitori è per i figli, così tutto<br />

ciò che è dei Superiori è per i sud<strong>di</strong>ti» (Ibid,, pag. 181).<br />

Gli ultimi tre passi citati sono della pre<strong>di</strong>cazione alberioniana in<strong>di</strong>rizzata<br />

particolarmente alle anime consacrate; ma non c’è dubbio che l’enorme<br />

importanza che il beato Giacomo Alberione attribuiva al Rosario come mezzo<br />

<strong>di</strong> grazia debba essere considerata da ogni autentico devoto della Vergine<br />

<strong>Maria</strong>.<br />

Le citazioni potrebbero continuare quasi all’infinito; ma basti quanto fin qui<br />

riportato a convincerci una volta <strong>di</strong> più che il beato Giacomo Alberione è stato<br />

sicuramente un uomo del Rosario recitato, me<strong>di</strong>tato, contemplato e vissuto<br />

durante tutto il corso della sua lunga e santa vita.<br />

3. <strong>IL</strong> ROSARIO VISSUTO DALL’<strong>ALBERIONE</strong><br />

Scriveva G. Roatta; «La preghiera nella quale <strong>Don</strong> Alberione si è certo<br />

intrattenuto più a lungo nella vita è stata quella del Rosario. Gli ultimi tempi<br />

della sua vita, poi, sono stati praticamente una lunga, ininterrotta sequela <strong>di</strong><br />

Rosari. Nella sua agonia egli ha continuato a muovere incessantemente le<br />

labbra, con la corona in mano. Nel suo passaggio al riposo e nell’attesa della<br />

risurrezione, egli reca tra le ceree mani la corona, lo strumento più caro della<br />

sua vita.<br />

Una nutritissima pratica del Rosario egli ha sempre inculcato ai figli e figlie<br />

delle sue Congregazioni. Più volte egli ha messo in carta accurati suggerimenti<br />

per una varia e coltivata me<strong>di</strong>tazione dei 15 misteri, in<strong>di</strong>candone il contenuto<br />

e le possibili intenzioni, ai vari livelli <strong>di</strong> oranti.<br />

Tali formulazioni si trovano, per tutti i Paolini, nel Libro delle preghiere e,<br />

inoltre, nella raccolta <strong>di</strong> suoi scritti Carissimi in San Paolo, (pag. 1462ss.); nel<br />

vol. 2° Haec me<strong>di</strong>tare, (pag. 168ss.); e in Brevi me<strong>di</strong>tazioni per ogni giorno<br />

dell’anno, voi. 23, (pag. 422ss.)» [cfr. dattiloscritto Punti <strong>di</strong> riferimento della<br />

vita spirituale paolina -1. Mariologia, Ariccia 1973, pag.98].<br />

Oltre a questi riferimenti, troviamo nella stessa raccolta <strong>di</strong> scritti Carissimi<br />

in San Paolo, pagg. 583-585, un’originale riflessione <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione su Il<br />

primo frutto del Rosario, da un articolo del San Paolo dell’ottobre 1952. Ci<br />

pare molto opportuno iniziare da quest’ultima la riproposta <strong>di</strong> cenni<br />

alberioniani significativi circa il senso e il valore attribuiti a tale preghiera dal<br />

nostro Beato.<br />

«Questo – scrive <strong>Don</strong> Alberione — è i l vero concetto della vita: usciti dalle<br />

mani <strong>di</strong> Dio, siamo sopra la terra in una prova; per ritornare a Dio, nostro fine<br />

[...]. Or<strong>di</strong>nare l’uomo a una soprannaturale unione con Dio. Tutto l’uomo<br />

deve or<strong>di</strong>narsi a Dio: la mente con una viva fede, la volontà con una vita<br />

virtuosa, il cuore con sentimenti soprannaturali [...].<br />

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<strong>Maria</strong> è stata stabilita ed è vera Madre della Chiesa e <strong>di</strong> ogni anima in<br />

grazia. Ella ha il compito <strong>di</strong> illuminarci, fortificarci, guidarci a Gesù Cristo;<br />

Ella rende a noi facile ciò che è <strong>di</strong>fficile per la nostra natura.<br />

I Misteri gau<strong>di</strong>osi ricordano i gran<strong>di</strong> mezzi, la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> vocazioni, le<br />

innumerevoli grazie, le continue occasioni e la varietà delle circostanze e<br />

con<strong>di</strong>zioni sopra la terra per acquistare meriti per la vita eterna. La terra è per<br />

il cielo. Diciamo “memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris “;<br />

ma aggiungiamo anche: “ricordati, uomo, che sei spirito e tra gli spiriti<br />

dovrai vivere eternamente”.<br />

<strong>Maria</strong> nell’annunciazione conosce, accetta, comincia la sua missione sopra<br />

la terra. Missione ardua e santa. La continua nel secondo mistero, quando va<br />

a prestare i suoi servizi ad Elisabetta sua parente; e porta colà bene<strong>di</strong>zione e<br />

grazia, anzi, lo stesso Gesù che era il salvatore dell’umanità: Elisabetta è<br />

ripiena <strong>di</strong> Spirito Santo, Giovanni Battista è santificato, Zaccaria riacquista la<br />

parola. <strong>Maria</strong> è l’umile ancella che compie il <strong>di</strong>vino volere. Illuminata da Dio,<br />

si abbandona tutta nelle sue mani: ed eccola nel Presepio a deporre nella<br />

greppia, sopra un po’ <strong>di</strong> paglia, Gesù Bambino; eccola in adorazione con<br />

Giuseppe; eccola a presentarlo ai pastori ed ai Magi perché è il Salvatore degli<br />

Ebrei e dei gentili. Ugualmente lo presenta al Tempio, secondo la legge<br />

mosaica: mentre adempie ad un precetto che non la riguardava, il Bambino<br />

entra nel suo Tempio, Simeone pre<strong>di</strong>ce gran<strong>di</strong> cose per il Figlio e per la<br />

madre.<br />

Avviene poi lo smarrimento ed il ritrovamento <strong>di</strong> Gesù nel Tempio; angosce<br />

e poi gioia per <strong>Maria</strong> e Giuseppe, saggio della futura missione <strong>di</strong> Gesù<br />

Maestro, con la conclusione che riassume la vita a Nazareth: “Viveva soggetto<br />

a <strong>Maria</strong> ed a Giuseppe “.<br />

La vita umana si intreccia <strong>di</strong> vicende varie: ma tutto è <strong>di</strong>sposto per la nostra<br />

santificazione. I primi cinque misteri portano l’appellativo <strong>di</strong> gau<strong>di</strong>osi,<br />

specialmente perché annunziano la redenzione dell’umanità.<br />

La presente vita richiede una continua abnegazione; ma il Maestro Divino<br />

ci precede e ci invita: “Chi vuol venire <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me, rinneghi se stesso, prenda<br />

la sua croce e mi segua”.<br />

Ecco perciò i Misteri dolorosi: Gesù agonizza; Gesù è flagellato a sangue,<br />

incoronato <strong>di</strong> spine e schernito; Gesù è condannato a morte ed è obbligato a<br />

portare la croce; viene crocifisso.<br />

Ma, infine, si arriva ai Misteri gloriosa. [Si arriva] alla patria celeste, dove<br />

si sarà sempre felici, dove è la eterna <strong>di</strong>mora.<br />

Gesù è risorto, è asceso al cielo, <strong>di</strong> dove ha mandato lo Spirito Santo sopra<br />

la Chiesa. <strong>Maria</strong> ha un felice transito, viene assunta corporalmente in<br />

Para<strong>di</strong>so, è incoronata <strong>Regina</strong> e fatta Me<strong>di</strong>atrice <strong>di</strong> ogni grazia.<br />

68


Ecco, dunque, le verità fondamentali, princìpi <strong>di</strong>rettivi del nostro breve<br />

passaggio sopra la terra. Sempre innanzi al nostro sguardo il fine ed i mezzi<br />

per conseguirlo.<br />

Il succedersi degli eventi, le <strong>di</strong>fficoltà presenti come ogni nostro lavoro<br />

possono tutti cooperare al bene; tutto può essere usato come materiale per<br />

costruirci la casa dell’eternità.<br />

Ecco il primo insegnamento e la prima grazia da ricavare dal Rosario».<br />

Capitolo X<br />

AFFIDAMENTO A MARIA<br />

PER TUTTE LE VOCAZIONI<br />

Già altre volte, in queste nostre riflessioni sulla mariologia alberioniana,<br />

abbiamo avuto modo <strong>di</strong> ricordare come il Beato – particolarmente nelle<br />

principali preghiere mariane da lui composte e insegnate –, affidasse a <strong>Maria</strong><br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli l’annoso problema delle Vocazioni <strong>di</strong> speciale<br />

consacrazione al Signore nella Chiesa..<br />

Ma <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione ci sono almeno due specifiche Preghiere a <strong>Maria</strong><br />

<strong>Regina</strong> degli Apostoli per le Vocazioni.<br />

E c’è una Unione Primaria <strong>Regina</strong> degli Apostoli - Preghiera, Sofferenza e<br />

Carità - per tutte le Vocazioni, voluta dall’Alberione e approvata con Breve<br />

pontificio dal beato Giovanni XXIII, il 19 febbraio 1963.<br />

Iniziamo a vedere tutto ciò, andando per or<strong>di</strong>ne.<br />

1. PREGHIERA PER OTTENERE VOCAZIONI<br />

Fra le <strong>di</strong>verse preghiere alberioniane per le Vocazioni, quella che segue è la<br />

più antica. Come annotano E. Sgarbossa e Silvano De Biasio [cfr. Le Preghiere<br />

mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, pag. 100], questa compare stampata nel libretto<br />

ufficiale delle Preghiere paoline nell’ottobre 1957, assieme a un’altra rivolta a<br />

Gesù Maestro; ma in realtà risale al 1946, come parte della Coroncina alla<br />

Madre del Buon Pastore, 4° punto. «Essa – scrivono i due curatori<br />

dell’opuscolo citato – riflette il clima <strong>di</strong> rinnovato slancio apostolico che seguì<br />

la fine della II Guerra Mon<strong>di</strong>ale, contrassegnato da una nuova espansione<br />

fondazionale della Famiglia Paolina e da un rifiorire <strong>di</strong> iniziative, <strong>di</strong><br />

programmi, <strong>di</strong> viaggi missionari da parte del Fondatore».<br />

Ed ecco lo schema della preghiera che riportiamo:<br />

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- breve invocazione iniziale<br />

- apologia della vocazione religiosa<br />

- supplica per la loro fedeltà.<br />

«O <strong>Maria</strong>, Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli Apostoli,<br />

moltiplica le vocazioni sacerdotali,<br />

popola la terra <strong>di</strong> Case religiose<br />

che siano focolari <strong>di</strong> luce e calore per il mondo,<br />

salvezza nelle notti tempestose,<br />

sorgenti <strong>di</strong> vera pietà, <strong>di</strong>fesa dall’ira <strong>di</strong> Dio.<br />

Esse sono la pre<strong>di</strong>lezione tua e <strong>di</strong> Gesù,<br />

il giar<strong>di</strong>no della Chiesa, i cantori delle tue glorie,<br />

la consolazione del tuo cuore.<br />

Nella penitenza, nella preghiera,<br />

nelle attività apostoliche, nelle opere caritative,<br />

sono sale della terra, conforto dei miseri,<br />

guida alle anime, sostegno dei combattenti,<br />

gigli, rose, viole innanzi a Gesù eucaristico<br />

e al tuo cuore purissimo, o <strong>Maria</strong>.<br />

Ottieni loro la fedele osservanza,<br />

la pratica costante dei santi propositi,<br />

il quoti<strong>di</strong>ano progresso.<br />

0 Madre dei Sacerdoti, o <strong>Regina</strong> dei Religiosi,<br />

conce<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> essere un giorno<br />

tuo gau<strong>di</strong>o e corona in Cielo. Amen».<br />

Oggetto della prima petizione a <strong>Maria</strong> sono le Vocazioni al Sacerdozio,<br />

essendo primaria la necessità <strong>di</strong> avere pastori che gui<strong>di</strong>no e nutrano<br />

spiritualmente il popolo <strong>di</strong> Dio. Ma appare subito che l’interesse <strong>di</strong> <strong>Don</strong><br />

Alberione si volge principalmente alle Vocazioni religiose, tema dominante <strong>di</strong><br />

questa preghiera.<br />

Va bene sottolineato il passo della preghiera dove si <strong>di</strong>ce dei Consacrati che<br />

sono i cantori delle glorie <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>: cantori delle glorie <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> tanto in<br />

senso reale, col canto corale, come in senso figurato, con l’innografia,<br />

l’agiografia e la pre<strong>di</strong>cazione orale e scritta, a cominciare dalla rivista mariana<br />

dei Paolini, Madre <strong>di</strong> Dio, dal Beato sempre pre<strong>di</strong>letta, e quasi “madre <strong>di</strong> tutte<br />

le riviste paoline”.<br />

Infine, un’annotazione riferita all’espressione <strong>di</strong> supplica alla Vergine,<br />

Madre dei Sacerdoti, <strong>Regina</strong> dei Religiosi: questi due titoli dati a <strong>Maria</strong><br />

ricongiungono le due componenti vocazionali – sacerdotale e religiosa –<br />

enunciate all’inizio; e alla successiva espressione paolina: “gau<strong>di</strong>o e corona in<br />

cielo “ (Fil 4,1 ) che bene traduce il desiderio <strong>di</strong> far parte della gloria <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>,<br />

come trofei del suo trionfo, dopo essere appartenuti a lei nel tempo della<br />

Chiesa militante.<br />

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3. PREGHIERA ALLA REGINA DEGLI APOSTOLI<br />

PER LE VOCAZIONI<br />

Premettiamo a questa seconda preghiera a <strong>Maria</strong> “per le Vocazioni” una<br />

nota storica lasciataci scritta dal Segretario personale <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, don<br />

Antonio Speciale.<br />

Nel Diario <strong>di</strong> don Speciale, alla data 15.1.1956, leggiamo: «Alle ore 7 del<br />

mattino [<strong>Don</strong> Alberione] compone la seguente Preghiera alla <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli per le Vocazioni, da consegnare alle signorine Rosa De Luca ed<br />

Elisabetta Mercuri».<br />

Queste due giovani costituivano la prima cellula del nascente Istituto<br />

<strong>Regina</strong> Apostolorum per le Vocazioni [detto delle Apostoline] allora in<br />

gestazione; e il Fondatore andava formandone lo spirito offrendo degli scritti<br />

che fossero al tempo stesso testi <strong>di</strong> preghiera e tracce <strong>di</strong> catechesi vocazionale.<br />

Segue (Ibid., pag. 96) una specie <strong>di</strong> presentazione che focalizza i contenuti<br />

teologico-mariologici della lunga invocazione: «La presente preghiera trae<br />

ispirazione dal monito evangelico: La messe è molta, ma gli operai sono<br />

pochi. Pregate dunque il padrone della messe che man<strong>di</strong> operai nella sua<br />

messe! (Mt 9,37-38), e dalla tra<strong>di</strong>zione cristiana <strong>di</strong> pregare per le Vocazioni.<br />

Tra<strong>di</strong>zione che aveva avuto il suo vertice nella seconda metà dell’Ottocento,<br />

con la straor<strong>di</strong>naria fioritura <strong>di</strong> Congregazioni <strong>di</strong> opere missionarie, ma che<br />

aveva trovato nuovo impulso a partire dal 1950, in occasione del 1° Congresso<br />

Mon<strong>di</strong>ale dei Religiosi, tenuto in Roma nell’autunno <strong>di</strong> quell’anno e al quale<br />

era stato invitato come relatore anche <strong>Don</strong> Alberione. Il suo intervento su<br />

<strong>Maria</strong> e le Vocazioni costituisce la piattaforma dottrinale della presente<br />

preghiera, il cui sviluppo tematico può così essere sintetizzato:<br />

- saluto e motivazione evangelica<br />

- situazione religiosa del mondo e via mariana a Cristo<br />

- nucleo centrale: l’assillo vocazionale ecumenico<br />

- maternità universale e cuore apostolico<br />

- conclusione: obiettivo finale e richiesta dì bene<strong>di</strong>zione».<br />

Riportiamo tale preghiera, con qualche breve commento ai passi più<br />

significativi:<br />

«Salve, o <strong>Maria</strong>, nostra Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>.<br />

Ascolta benignamente la supplica<br />

che ti presentiamo secondo il volere <strong>di</strong> Gesù:<br />

“Pregate perché il Padrone della messe<br />

man<strong>di</strong> operai alla mietitura”.<br />

Volgi i tuoi occhi misericor<strong>di</strong>osi<br />

Sopra gli oltre tre miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> uomini viventi.<br />

Moltissimi sono smarriti nelle tenebre,<br />

71


senza un padre, un pastore, un maestro.<br />

Il Signore ti ha fatta apostola<br />

per dare al mondo Gesù, Via, Verità e Vita.<br />

Rivolgendosi a te, troveranno la via<br />

per arrivare a Gesù.<br />

Per te; tutti i Cattolici, con tutte le forze,<br />

per tutte le Vocazioni, per tutti gli apostolati!<br />

Per te: tutti i fedeli per tutti gli infedeli,<br />

tutti i ferventi per tutti gli in<strong>di</strong>fferenti,<br />

tutti i Cattolici per tutti gli acattolici.<br />

Per te: tutti i chiamati corrispondano,<br />

tutti gli apostoli siano santi,<br />

tutti gli uomini li accolgano.<br />

Ai pie<strong>di</strong> della Croce il tuo cuore si è <strong>di</strong>latato<br />

per accoglierci tutti come figli.<br />

Ottienici un cuore apostolico<br />

modellato sul tuo cuore,<br />

su quello <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> san Paolo;<br />

perché un giorno possa averci tutti, apostoli e fedeli,<br />

attorno a te in Cielo.<br />

Bene<strong>di</strong>ci, o <strong>Maria</strong>, Maestra e <strong>Regina</strong>, i tuoi figli».<br />

Intanto si potrebbe obiettare che non sembra logico rivolgere a <strong>Maria</strong> una<br />

supplica che lo stesso Gesù invita a rivolgere al Padrone della messe. Ma è<br />

sempre presupposto in <strong>Don</strong> Alberione che qualsiasi preghiera a <strong>Maria</strong> è in<br />

realtà rivolta a Dio, tramite la sua onnipotenza supplichevole.<br />

Diversi concetti espressi in questa preghiera sono, in realtà,<br />

insistentemente ripetuti in altre preghiere alberioniane, particolarmente nella<br />

Coroncina a <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli Apostoli e nella supplica O Immacolata<br />

<strong>Maria</strong>..., oltre che nella pre<strong>di</strong>cazione abituale del beato Fondatore della<br />

Famiglia Paolina. Occorre, però qui rilevare, in più, l’insistenza <strong>di</strong> quel per<br />

te... scan<strong>di</strong>to tre volte, a sottolineare fortemente la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> e che,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista strutturale, <strong>di</strong>vide in tre terzine i nove stichi del periodo: è il<br />

nucleo centrale della preghiera, detta perciò ecumenica perché<br />

contrassegnata dalla parola tutto ripetuta tre<strong>di</strong>ci volte. Esempio<br />

particolarmente significativo della passione alberioniana per l’integralità, che<br />

fu definita tuttismo.<br />

4. UNIONE PRIMARIA REGINA DEGLI APOSTOLI<br />

PREGHIERA, SOFFERENZA E CARITÀ<br />

PER TUTTE LE VOCAZIONI<br />

72


Nel contesto delle preghiere vocazionali mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, resta da<br />

analizzare una realtà istituzionale alberioniana, oggi non molto conosciuta:<br />

l’Unione Primaria <strong>Regina</strong> degli Apostoli - Preghiera, Sofferenza e Carità per<br />

tutte le Vocazioni, approvata dal beato Giovanni XXIII con Breve del 19<br />

febbraio 1963 [cfr. Avvertenza N. 6 nel libretto Le Associazioni della Famiglia<br />

Paolina, EP 1983, pag. 95],<br />

Quest’Associazione, posta sotto la materna protezione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, è una Pia<br />

Unione che ha un suo Statuto, con finalità eminentemente vocazionali, così<br />

espresse:<br />

«La Pia Unione ‘Preghiera, sofferenza e carità per tutte le Vocazioni” ha lo<br />

scopo <strong>di</strong> assicurare alla Chiesa un contributo permanente <strong>di</strong> preghiera, <strong>di</strong><br />

mortificazione e <strong>di</strong> carità per queste tre grazie o intenzioni:<br />

- che il Padre Celeste [...] man<strong>di</strong> Vocazioni ecclesiastiche e religiose per<br />

tutti gli apostolati, in numero sufficiente [...];<br />

- che i chiamati si formino degni della loro vocazione sull’esempio del<br />

Maestro Divino [...];<br />

- che tutti i consacrati a Dio perseverino e si santifichino impegnando tutti<br />

i talenti per la salvezza delle anime, fino alla morte [...]».<br />

Capitolo XI<br />

QUATTRO FORMULE<br />

DI CONSACRAZIONE A MARIA<br />

Continuiamo la rassegna delle preghiere mariane composte e insegnate dal<br />

beato Giacomo Alberione, espressione della spiritualità mariana e, insieme,<br />

della santità <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questo grande uomo <strong>di</strong> Dio e della Chiesa.<br />

Ci soffermiamo in questo capitolo sulle quattro formule <strong>di</strong> consacrazione a<br />

<strong>Maria</strong> che l’Alberione compose tutte in un solo giorno, il 18 maggio 1959,<br />

secondo la testimonianza <strong>di</strong> Antonio Speciale, suo Segretario personale.<br />

In un’annotazione storico-critica dell’opuscolo Le preghiere mariane <strong>di</strong><br />

<strong>Don</strong> Alberione, si legge al riguardo che «il 1959 fu contrassegnato in Italia da<br />

un vasto movimento <strong>di</strong> pietà popolare, avviato da don Stefano Lamera [allora<br />

<strong>di</strong>rettore del mensile Vita Pastorale], con l’incoraggiamento <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione<br />

e la collaborazione operativa <strong>di</strong> don Gabriele Amorth [già <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> Madre<br />

<strong>di</strong> Dio], per la consacrazione dell’Italia e <strong>di</strong> tutte le nostre città e famiglie a<br />

<strong>Maria</strong>.<br />

Consacrazione che fu effettuata dall’Episcopato italiano a Catania, il 13<br />

settembre <strong>di</strong> quell’anno, a conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale.<br />

73


Ma la sua manifestazione più vistosa fu la Peregrinatio Mariæ che percorse<br />

tutte le città della Penisola. Quando fu la volta <strong>di</strong> Roma, tutte le Librerie<br />

cattoliche furono mobilitate per offrire ai fedeli i sussi<strong>di</strong> richiesti; e così i<br />

Fratelli preposti alla Libreria Internazionale paolina in Roma richiesero a <strong>Don</strong><br />

Alberione le quattro formule <strong>di</strong> consacrazione, poi stampate su pagelline e<br />

immaginette sacre.<br />

Questa l’origine imme<strong>di</strong>ata delle preghiere <strong>di</strong> consacrazione; ma i loro<br />

contenuti superano la circostanza contingente, ponendosi nella linea perenne<br />

della pietà cristiana, che risale al Vangelo e alla vita stessa <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>»<br />

(Ibid., pag. 107).<br />

LE 4 FORMULE CONSACRATORIE<br />

Mutuando alcune espressioni proprie <strong>di</strong> altre note preghiere mariane<br />

dell’Alberione, le quattro formule consacratone che riproduciamo, nella loro<br />

semplicità e concretezza, in<strong>di</strong>cano un forte senso pastorale del grande devoto<br />

<strong>di</strong> <strong>Maria</strong> che fu il Fondatore della Famiglia Paolina, insieme con l’anelito alle<br />

più alte prospettive della santità in<strong>di</strong>viduale, familiare e sociale.<br />

1. Consacrazione in<strong>di</strong>viduale a <strong>Maria</strong><br />

«Ricevimi, o <strong>Maria</strong>, in questo giorno.<br />

Ti eleggo per Madre:<br />

custo<strong>di</strong>scimi e guidami come tuo figlio.<br />

Tutto ti offro e consacro:<br />

quello che sono e quello che ho.<br />

Difen<strong>di</strong>mi per sempre dal peccato.<br />

Dammi la grazia <strong>di</strong> conoscere, amare e seguire<br />

sempre meglio Gesù Via, Verità e Vita.<br />

Che tutta la mia vita, pensieri e desideri<br />

siano rivolti al Cielo.<br />

<strong>Maria</strong>, mia Madre, prega per me<br />

adesso e nell’ora della mia morte.<br />

Poi con te, in Cielo, sempre».<br />

Confrontata, per analogia, con un’altra formula <strong>di</strong> Consacrazione <strong>di</strong> se<br />

stesso a <strong>Maria</strong>, che l’Alberione compose tra il 1937-38, in sostituzione della<br />

formula <strong>di</strong> san Luigi M. Grignion de Montfort (mancante, al <strong>di</strong>re del nostro<br />

Fondatore, <strong>di</strong> specifico riferimento all’apostolato), questa sottolinea piuttosto<br />

«una centralità cristologica e una finalità pedagogica che trova il suo quadro<br />

dottrinale nella teologia del Divino Maestro Via, Verità e Vita», tanto cara<br />

all’Alberione.<br />

74


Forte è, soprattutto, l’anelito alla santità <strong>di</strong> vita, tutta orientata a pensieri e<br />

a sentimenti <strong>di</strong> eternità: «Che tutta la mia vita, pensieri e desideri siano rivolti<br />

al Cielo...». Come per il Montfort, si può certo <strong>di</strong>re che anche con l’Alberione<br />

l’idea <strong>di</strong> consacrazione a <strong>Maria</strong> ha raggiunto la sua perfetta espressione.<br />

2. Consacrazione della famiglia<br />

«Venite, o <strong>Maria</strong>, e degnatevi<br />

<strong>di</strong> abitare in questa casa,<br />

come nostra Madre.<br />

Vi accogliamo con cuore <strong>di</strong> figli<br />

Detestiamo ogni peccato,<br />

perché troviate qui dei cuori puri,<br />

amanti del vostro Figlio Gesù.<br />

In questa casa <strong>di</strong>spensate<br />

le vostre bene<strong>di</strong>zioni materiali e spirituali.<br />

Accrescete in noi la fede, la speranza, la carità.<br />

Siate sempre con noi, nella gioia e nelle pene.<br />

Soprattutto fate che un giorno<br />

tutti i membri <strong>di</strong> questa famiglia<br />

si ritrovino uniti con Voi in Cielo».<br />

Ci sono altre due formule consacratone della famiglia, composte<br />

dall’Alberione rispettivamente nel 1933 e nel 1949. È soprattutto a questa<br />

seconda che occorre rifarsi, per meglio inquadrare l’ampia visuale che il<br />

nostro Beato aveva della sacralità della famiglia cristiana, come si evince da<br />

un articolo dell’Alberione stesso, intitolato <strong>Maria</strong> nella famiglia e pubblicato<br />

sul San Paolo del febbraio 1949, dove lui spiegava i contenuti dottrinali e le<br />

motivazioni pastorali della preghiera allora composta: «È bella cosa –<br />

scriveva – la consacrazione delle nostre famiglie al Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesù; ma<br />

se prima in una casa entra <strong>Maria</strong>, Ella vi porterà Gesù: per <strong>Maria</strong>m ad<br />

Jesum».<br />

Commentando <strong>di</strong>rettamente questa sua preghiera <strong>di</strong> Consacrazione della<br />

famiglia a <strong>Maria</strong> del 1949, il Beato aggiungeva: «<strong>Maria</strong> entra sempre per<br />

portare beni spirituali e beni materiali. Nella casa <strong>di</strong> Zaccaria servì come<br />

l’umile ancella del Signore per tre mesi. E Gesù regnò allora per la prima volta<br />

con la sua grazia in una famiglia. Quando poi, all’inizio del ministero <strong>di</strong> Gesù,<br />

ella entrò nella casa degli sposi <strong>di</strong> Cana, ottenne la trasformazione dell’acqua<br />

in vino; e fu là che i primi <strong>di</strong>scepoli credettero in Gesù, che con tale pro<strong>di</strong>gio si<br />

era mostrato Messia e Dio.<br />

[...] Pensiamo ciò che era <strong>Maria</strong> nella famiglia <strong>di</strong> Nazareth.<br />

Per questo è <strong>di</strong> massimo vantaggio fare la consacrazione della famiglia alla<br />

SS. Vergine: invitando <strong>Maria</strong> in casa e pregandola a porvi la <strong>di</strong>mora e far da<br />

madre a tutti...».<br />

75


3. Consacrazione della <strong>Parrocchia</strong><br />

«Guarda, o <strong>Maria</strong>, con occhio materno<br />

questa <strong>Parrocchia</strong>.<br />

Oggi essa ti elegge Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>;<br />

tutta a te si dona e consacra.<br />

Per la tua misericor<strong>di</strong>a:<br />

custo<strong>di</strong>sci il Pastore e il suo gregge<br />

in spirito <strong>di</strong> unità e cooperazione.<br />

Che piccoli e gran<strong>di</strong> ascoltino la Parola <strong>di</strong> Dio.<br />

Che si allontani il peccato,<br />

che si viva la vita cristiana.<br />

Che tutti frequentino la Chiesa.<br />

Che l’apostolato sia fruttuoso.<br />

Che tutti possano ricevere i santi Sacramenti in morte.<br />

Che tutti un giorno possiamo riunirci felici<br />

in Cielo, vicini a Te.<br />

<strong>Maria</strong>, prega per noi peccatori,<br />

adesso e nell’ora della nostra morte».<br />

Risalta qui la pastoralità del nostro Beato. Con questo appello alla<br />

misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> si presentano a <strong>Maria</strong> dei voti che possono costituire<br />

altrettante intenzioni per la preghiera universale dei fedeli durante la<br />

celebrazione festiva. Ma viene suggerito anche un completo programma<br />

pastorale per i pastori stessi.<br />

Confrontando questa con altra analoga preghiera composta dall’Alberione<br />

nel 1933, si noti come sia ricorrente il tema della partecipazione dei fedeli alla<br />

vita pastorale della <strong>Parrocchia</strong>, nel suo itinerario <strong>di</strong> crescita cristiana:<br />

«Oggi, o <strong>Maria</strong> – Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli Apostoli -, il Pastore e i<br />

fedeli <strong>di</strong> questa <strong>Parrocchia</strong> a te in particolar modo si consacrano.<br />

Bene<strong>di</strong>ci, illumina, ammaestra il Parroco e tutte le persone che ne<br />

coa<strong>di</strong>uvano l’apostolato. Suscita in esse sante vocazioni religiose ed<br />

ecclesiastiche; allontana i seminatori <strong>di</strong> zizzania.<br />

Consola i fedeli nelle loro pene e fa’ che, arricchiti <strong>di</strong> opere sante,<br />

pervengano felicemente, insieme con il loro Pastore, alla gloria del Cielo, per<br />

cantare eternamente le tue misericor<strong>di</strong>e. Così sia».<br />

4. Consacrazione dell’Italia<br />

«O <strong>Maria</strong>, Madre <strong>di</strong> Dio e Madre nostra,<br />

tu hai sempre guardato all’Italia<br />

con quello stesso occhio <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione<br />

con cui l’ha guardata il tuo Figlio Gesù.<br />

Egli volle che qui avesse perpetua <strong>di</strong>mora<br />

76


il suo Vicario in terra, il Papa.<br />

Tu hai voluto questa terra<br />

<strong>di</strong>sseminata dei tuoi Santuari.<br />

Te la consegniamo, questa nostra patria:<br />

sia sempre tua e del tuo Figlio; custo<strong>di</strong>scila.<br />

Sia pura la fede, siano buoni i costumi,<br />

siano or<strong>di</strong>nate le famiglie, sia cristiana la scuola;<br />

e regni la giusta pace fra tutti.<br />

Che questa Italia continui a svolgere<br />

e compia sempre meglio la sua missione<br />

<strong>di</strong> essere centro vivo ed operante<br />

<strong>di</strong> civiltà cristiana».<br />

Commentando questa preghiera, il Beato stesso scriveva fra l’altro:<br />

«...all’Italia, nel consesso delle Nazioni, spetta un posto specialissimo: per i<br />

suoi valori umani e religiosi, per la sua tra<strong>di</strong>zione storica, per essere la sede<br />

del Vicario <strong>di</strong> Gesù Cristo, per la sua vocazione civilizzatrice e missionaria»<br />

(cfr. Per una coscienza sociale, Nov. 1953; CISP 1071-1072).<br />

Per tutte queste ragioni l’Alberione affida l’Italia a <strong>Maria</strong>, considerando<br />

anche che è stata lei stessa a volere «questa terra <strong>di</strong>sseminata dei suoi<br />

Santuari».<br />

Capitolo XII<br />

CORONCINA ALLA<br />

MADRE DEL BUON PASTORE<br />

Dopo avere analizzato nelle sue singole parti la Coroncina a <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli [cfr. cap. VIII], proseguiamo nella nostra rassegna <strong>di</strong> preghiere<br />

mariane del beato Giacomo Alberione presentando la Coroncina a <strong>Maria</strong>,<br />

Madre del Buon Pastore.<br />

Quasi facendo pendant con la Coroncina a <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli Apostoli [la<br />

Coroncina del Sabato, come veniva detta] con i suoi cinque punti pieni <strong>di</strong><br />

affetto e <strong>di</strong> sensibilità apostolica, c’è, infatti, la Coroncina a <strong>Maria</strong>, Madre del<br />

Buon Pastore [composta particolarmente per le Suore Pastorelle].<br />

La “<strong>di</strong>vina Pastora”<br />

77


Suona persino male a pronunciarlo; ma questo titolo è esattamente la<br />

variazione sul tema della devozione a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli che<br />

l’Alberione ha promosso, particolarmente tra le Suore <strong>di</strong> Gesù Buon Pastore<br />

[= Suore Pastorelle], uno degli Istituti da lui fondati.<br />

Composta appunto per loro verso il 1946, questa Coroncina ricalca in parte<br />

quella alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli, e in parte riprende temi sviluppati in<br />

me<strong>di</strong>tazioni e scritti vari (cfr. Pre<strong>di</strong>che alle Suore Pastorelle, III, 77ss., 169ss.,<br />

277ss., VIII, 82ss.; Feste <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, 4a ed., pp. 147-153).<br />

Le cinque parti della Coroncina a <strong>Maria</strong>, Madre del Buon Pastore svolgono<br />

i seguenti temi:<br />

1. <strong>Maria</strong> Madre <strong>di</strong> Dio<br />

2. <strong>Maria</strong> Corredentrice<br />

3. Malia Madre <strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a<br />

4. <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> dei Religiosi<br />

5. <strong>Maria</strong> Me<strong>di</strong>atrice e Madre <strong>di</strong> tutti.<br />

Ne sottolineiamo i passi più significativi, là dove è più <strong>di</strong>retto il riferimento<br />

alla figura <strong>di</strong> Gesù Buon Pastore (cfr. Gv 10,1-21 ).<br />

Nella prima parte [= <strong>Maria</strong> Madre <strong>di</strong> Dio] è notevole il fatto che<br />

l’Alberione, dopo avere elencato i gran<strong>di</strong> titoli riservati a <strong>Maria</strong>, aggiunga:<br />

«...tutto ciò per essere la degna madre del Buon Pastore e voi stessa <strong>di</strong>vina<br />

nostra Pastora», chiedendo la grazia <strong>di</strong> essere reso «innocente come un<br />

agnellino, docile come fedele pecorella».<br />

Sicché, in questa prospettiva, l’intera dotazione spirituale <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> ha lo<br />

scopo finale della sua maternità pastorale.<br />

Da sottolineare anche il fatto che questa parte della Coroncina termina con<br />

l’invocazione: «O <strong>Maria</strong>, Madre del Buon Pastore e nostra <strong>di</strong>vina Pastora,<br />

illuminateci, guidateci, santificateci», in perfetta corrispondenza con i titoli<br />

<strong>di</strong> Maestra, <strong>Regina</strong> e Madre dati alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli e riferiti – a loro<br />

volta – a Cristo Verità, Via e Vita: educare la mente [= Cristo Verità, <strong>Maria</strong><br />

Maestra], guidare la volontà [= Cristo Via, <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong>] e santificare il<br />

cuore-vita [= Cristo Vita, <strong>Maria</strong> Madre].<br />

La seconda parte [= <strong>Maria</strong> Corredentrice] è un canto alla Chiesa, affidata<br />

alla Vergine Addolorata ai pie<strong>di</strong> della Croce: «...là il vostro Figlio <strong>di</strong>ede la vita<br />

per le pecorelle; là pose nelle vostre mani il suo gregge, e con la voce e lo<br />

sguardo morente vi raccomandò i pastori della Chiesa».<br />

Alla Madre del <strong>di</strong>vin Pastore e Madre della Chiesa si domanda la grazia <strong>di</strong><br />

essere resi figli docili, devoti e forti [della Chiesa], supplicando:<br />

«Esaltatela [= la Chiesa] in faccia al mondo,<br />

adornatela <strong>di</strong> vergini;<br />

78


sollecitate con la vostra onnipotenza supplichevole<br />

l’unico ovile sotto un solo pastore.<br />

Siate la consolazione del Sommo Pontefice,<br />

il lume dei dottori, la guida <strong>di</strong> tutti i pastori delle anime».<br />

La parte terza [= <strong>Maria</strong> Madre <strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a] raccoglie tutti gli<br />

atteggiamenti <strong>di</strong> umiltà e <strong>di</strong> supplica <strong>di</strong> una pecorella smarrita. Perciò si<br />

invoca la materna protezione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, Rifugio dei peccatori, Madre del Buon<br />

Consiglio, Vergine potente. Madre del Salvatore.<br />

La quarta parte [= <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> dei Religiosi] coincide con la preghiera<br />

alberioniana alla Vergine Per ottenere vocazioni e riprende temi già<br />

sviluppati nella Coroncina a <strong>Maria</strong>, <strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Aggiungiamo solo un’annotazione quasi marginale: Gesù Eucaristia è qui<br />

detto Pastore Eucaristico, davanti al quale le anime consacrate sono chiamate<br />

ad essere gigli e rose e viole.<br />

Infine, la quinta e ultima parte [= <strong>Maria</strong> Me<strong>di</strong>atrice e Madre dì tutti]<br />

sviluppa il tema tanto caro all’Alberione della me<strong>di</strong>azione universale dì<br />

grazia e della maternità universale della Vergine <strong>Maria</strong>, qui invocata perché<br />

susciti la compassione <strong>di</strong> Gesù per le pecore senza pastore (cfr. Mt 9,37-38):<br />

«O Madre del <strong>di</strong>vino Pastore<br />

e voi stessa <strong>di</strong>vina Pastora,<br />

vi prenda pietà dei miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> uomini<br />

senza un pastore,<br />

un padre che li ami, li cerchi, li salvi».<br />

Nota sulla devozione a <strong>Maria</strong>, Madre del <strong>di</strong>vino Pastore<br />

C’è una precisa documentazione storica [ripresa in uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> don<br />

Giuseppe Barbero] che ricorda come la devozione a <strong>Maria</strong>, Madre del <strong>di</strong>vino<br />

Pastore – o, semplicemente, Divina Pastora – abbia avuto origine in Spagna<br />

fin dall’inizio del sec. XVIII, e in Italia fosse <strong>di</strong>ffusa tra la fine dello stesso<br />

secolo e la prima metà del sec. XIX.<br />

Occorre però anche precisare che, nei Rescritti con i quali la Santa Sede<br />

concedeva le Indulgenze per le pie pratiche devozionali e la facoltà <strong>di</strong><br />

celebrare la Messa in onore della Vergine così onorata, non si usa mai il titolo<br />

<strong>di</strong> Divina Pastora, anche se esso ricorreva spesso nelle suppliche dei<br />

postulanti e nei <strong>di</strong>scorsi dei pre<strong>di</strong>catori popolari, ma quello teologicamente<br />

più corretto <strong>di</strong> Madre dei Buon Pastore.<br />

Per la cronaca, la storia complessiva <strong>di</strong> questa devozione è stata scritta dal<br />

cappuccino P. J. B. Ardales, il cui primo volume La Divina Pastora è stato<br />

pubblicato a Siviglia nel 1949.<br />

Merita poi un accenno il fatto che uno dei cooperatori del Padre cappuccino<br />

Eugenio da Potries [che a Roma, nel sec. XIX, fu molto attivo nel <strong>di</strong>ffondere<br />

79


questa devozione] fu il Marchese Emmanuele De Gregorio, che nella sua casa<br />

<strong>di</strong> Roma e nella villa <strong>di</strong> Albano Laziale ospitava spesso il pio cappuccino. Della<br />

corrispondenza del frate con la famiglia De Gregorio sono rimaste -nella villa<br />

<strong>di</strong> Albano, in seguito ere<strong>di</strong>tata dalla Società San Paolo – ventun lettere che<br />

fanno ora parte del Fondo De Gregorio, giacente per alcuni anni nell’Archivio<br />

Storico della Famiglia Paolina.<br />

È presumibile che anche da questa documentazione il Beato abbia tratto<br />

ispirazione per promuovere la devozione a <strong>Maria</strong>, Madre del Buon Pastore.<br />

Capitolo XIII<br />

“A MARIA SS. ANNUNZIATA”<br />

A SAN GABRIELE ARCANGELO<br />

Dopo aver parlato delle principali preghiere alberioniane, vogliamo ora<br />

commentare quelle A <strong>Maria</strong> SS. Annunziata e A San Gabriele Arcangelo,<br />

premettendo intanto un’annotazione storico-critica dei curatori del citato<br />

opuscolo Le preghiere mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, dove si legge: «In una<br />

agen<strong>di</strong>na tascabile che gli serviva da taccuino intimo, <strong>Don</strong> Alberione annotò<br />

quest’appunto non datato, ma risalente ai primi mesi del 1958:<br />

1. A <strong>Maria</strong> - Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>.<br />

«Io, indegno Vostro figlio, accetto con cuore la volontà del Vostro Gesù:<br />

completare la Famiglia Paolina. Inizierò tre Istituti; Gesù Sacerdote, <strong>Maria</strong><br />

SS. Annunziata, San Gabriele Arcangelo.<br />

Saranno anime che bruciano <strong>di</strong> amor <strong>di</strong> Dio e che traducono tutta la loro<br />

vita in apostolato (cfr. Pio XII, Provida Mater Ecclesia, sugli Istituti Secolari).<br />

Ho bisogno <strong>di</strong> queste grazie: fede proporzionata, buone vocazioni, retta<br />

intenzione, cooperatori, il mille per uno. – Da me nulla posso, ma con Dio<br />

posso tutto. – Mi impegno per la gloria <strong>di</strong> Dio e per la pace degli uomini; e<br />

conto sulla Vostra parola, o Gesù: Tutto ciò che chiederete vi sarà dato (Mt<br />

7,7).<br />

Tutto offro in penitenza dei miei molti peccati.<br />

Che siate amata, o <strong>Maria</strong>!<br />

Che siate conosciuta, o <strong>Maria</strong>,<br />

che siate pregata, o <strong>Maria</strong>,<br />

che siate pre<strong>di</strong>cata, o <strong>Maria</strong>.<br />

Che per Voi tutti seguano Gesù, Via e Verità e Vita».<br />

80


In data 21-3-1959 <strong>Don</strong> Alberione scriveva inoltre un biglietto augurale a<br />

ognuna delle Annunziatine (così si chiamano le Consacrate del nuovo Istituto<br />

secolare <strong>Maria</strong> SS. Annunziata) per in<strong>di</strong>care il modo per celebrare la loro<br />

festa propria, l’Annunciazione (25 marzo), suggerendo fra l’altro la<br />

rinnovazione del desiderio e proposito della consacrazione a Dio. L’Istituto<br />

era già avviato da circa sei mesi, come ricorderà don Amorth (cfr. CISP 243).<br />

1. A <strong>Maria</strong> SS. Annunziata<br />

Queste circostanze ci consentono <strong>di</strong> situare la preghiera alberioniana A<br />

<strong>Maria</strong> SS. Annunziata entro un quadro cronologico e un clima spirituale ben<br />

determinati, che si precisano definitivamente grazie a un appunto del<br />

Segretario personale, don A. Speciale: «Questa preghiera fu dettata dal Primo<br />

Maestro [<strong>Don</strong> Alberione] a Madre Mattea Rosa delle Pie Discepole del Divin<br />

Maestro il 22 aprile 1958, mentre lui era degente nella Clinica <strong>Regina</strong><br />

Apostolorum ad Albano Laziale, per un intervento chirurgico».<br />

Siamo così informati che, due anni prima della costituzione ufficiale<br />

dell’Istituto <strong>Maria</strong> SS. Annunziata [avvenuta l’8 aprile 1960], il Fondatore ne<br />

aveva già delineato i tratti dell’anima, secondo il proce<strong>di</strong>mento che gli era<br />

abituale: la redazione <strong>di</strong> preghiere destinate contemporaneamente alla<br />

intercessione e alla mentalizzazione.<br />

Ed ecco il testo della preghiera A <strong>Maria</strong> SS. Annunziata.<br />

«Tutte le generazioni ti proclamino beata, o <strong>Maria</strong>. Tu hai<br />

creduto all’Arcangelo Gabriele e in te si sono compiute tutte le<br />

gran<strong>di</strong> cose che egli aveva annunziato.<br />

L’anima mia e tutto il mio essere ti lodano, o <strong>Maria</strong>.<br />

Hai prestato fede all’Incarnazione del Figlio <strong>di</strong> Dio<br />

nel tuo seno verginale:<br />

e sei <strong>di</strong>ventata la Madre <strong>di</strong> Dio.<br />

Al tuo ‘sì’il Verbo eterno si fece uomo<br />

e visse tra gli uomini<br />

Spuntò allora il giorno più felice della storia umana. L’umanità<br />

ebbe il Maestro Divino, il Sacerdote Sommo ed eterno, l’Ostia <strong>di</strong><br />

riparazione, il Re universale.<br />

Sia benedetto il Signore<br />

che tutto volle darci per mezzo tuo.<br />

La fede è dono <strong>di</strong> Dio e ra<strong>di</strong>ce d’ogni bene.<br />

O <strong>Maria</strong>, ottieni anche a noi<br />

una fede viva, ferma, operosa.<br />

La fede che salva e produce i santi.<br />

Fede nella Chiesa, nel Vangelo, nella vita eterna.<br />

Che possiamo me<strong>di</strong>tare le parole del tuo Figlio benedetto,<br />

come tu le conservavi in cuore<br />

e santamente le consideravi.<br />

81


Che il Vangelo sia pre<strong>di</strong>cato a tutti e con ogni mezzo.<br />

Che venga accolto docilmente.<br />

Che tutti <strong>di</strong>vengano figli <strong>di</strong> Dio. Amen».<br />

Davvero universale è il respiro <strong>di</strong> questa preghiera. Si <strong>di</strong>rebbe che da sola<br />

vale un trattato <strong>di</strong> Mariologia, anche per la concatenazione dei temi che<br />

racchiude, centrati sulla fede della Vergine dell’Annunciazione: «Lode alla<br />

fede <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, azione <strong>di</strong> grazie per il mistero dell’Incarnazione, invocazione<br />

della virtù della fede, perché si compia anche in noi ciò che si realizzò in<br />

<strong>Maria</strong> e per <strong>Maria</strong>. Tre motivi che si compen<strong>di</strong>ano in uno: Beata te che hai<br />

creduto (Le 1,45)» – come sottolineano ancora i curatori dell’opuscolo Le<br />

preghiere mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione (Ibid., pag. 104).<br />

Opportuna è anche la osservazione degli stessi secondo la quale «una<br />

caratteristica evidente <strong>di</strong> questa preghiera è la sua intonazione liturgica e<br />

gioiosa, improntata sullo spirito dell’evangelista Luca e perfettamente<br />

sintonizzata con quella che sarebbe stata la mariologia postconciliare del<br />

capitolo VIII della Lumen gentium e dell’Esortazione apostolica <strong>Maria</strong>lis<br />

cultus <strong>di</strong> Paolo VI. In tal senso, [questa a <strong>Maria</strong> SS. Annunziata] ci appare la<br />

più moderna preghiera mariana <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione.<br />

2. A San Gabriele Arcangelo<br />

Per il corrispondente Istituto secolare maschile San Gabriele Arcangelo,<br />

<strong>Don</strong> Alberione compose un’altra preghiera, più centrata sulla funzione<br />

dell’annuncio e in<strong>di</strong>viduando nell’Arcangelo Gabriele lo speciale protettore <strong>di</strong><br />

chi è chiamato a portare il messaggio della salvezza, particolarmente con le<br />

tecniche au<strong>di</strong>ovisive.<br />

La Vergine Annunziata vi è solo richiamata; ma il contesto mariano <strong>di</strong><br />

questa preghiera A San Gabriele Arcangelo può essere letto come il<br />

complemento apostolico della preghiera A <strong>Maria</strong> SS. Annunziata.<br />

Ecco la preghiera A San Gabriele Arcangelo.<br />

«O Padre celeste, ti ringrazio per aver scelto tra gli Angeli<br />

San Gabriele a portare l’annunzio dell’Incarnazione<br />

e Redenzione dell’umanità.<br />

<strong>Maria</strong> accolse con fede l’annunzio,<br />

ed il tuo Figlio s’incarnò e, morendo sulla Croce,<br />

redense tutti gli uomini.<br />

Ma la maggior parte <strong>di</strong> essi non ha ancora ricevuto il<br />

messaggio della salvezza.<br />

O San Gabriele, protettore delle tecniche au<strong>di</strong>ovisive: cinema,<br />

ra<strong>di</strong>o e televisione,<br />

supplica il Maestro Gesù, perché con questi potenti mezzi<br />

la Chiesa possa pre<strong>di</strong>care a tutti la <strong>di</strong>vina verità da credere<br />

82


e in<strong>di</strong>care la via da seguire.<br />

Che questi doni <strong>di</strong> Dio servano all’elevazione<br />

e alla salvezza <strong>di</strong> tutti.<br />

Che mai queste tecniche siano adoperate<br />

per l’errore e la rovina delle anime!<br />

Che ogni uomo accolga docilmente<br />

il messaggio <strong>di</strong> Gesù Cristo.<br />

O San Gabriele, prega per noi<br />

e per l’apostolato delle tecniche au<strong>di</strong>ovisive. Amen».<br />

Questa preghiera pare rievocare tutto ciò che nella Coroncina alla <strong>Regina</strong><br />

degli Apostoli <strong>Don</strong> Alberione affidava all’intercessione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>: «...possa<br />

ognuno <strong>di</strong> noi entusiasmarsi per la bellezza dell’apostolato cristiano; la carità<br />

<strong>di</strong> Cristo ci sospinga, ci commuovano le miserie spirituali della povera<br />

umanità. Fa’ che sentiamo nel nostro cuore i bisogni della fanciullezza, della<br />

gioventù, della virilità, della vecchiaia; che la grande Africa,l’immensa Asia, la<br />

promettente Oceania, la travagliata Europa, le due Americhe esercitino un<br />

fascino potente sulle nostre anime; che l’apostolato dell’esempio e della<br />

parola, della preghiera e della stampa, del cinema, della ra<strong>di</strong>o e della<br />

televisione, delle anime purganti, conquisti tanti cuori generosi, fino<br />

all’estremo sacrificio...».<br />

Certo è che un’unica ansia apostolica lega queste preghiere; e non si può<br />

non avvertire in esse tutta la spiritualità mariana dell’Alberione, l’apostolo<br />

che affidava a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli le sorti dell’intera umanità, perché<br />

la Vergine. <strong>Maria</strong> è Madre della Chiesa e, insieme, Madre dell’umanità.<br />

Capitolo XIV<br />

A MARIA SANTISSIMA<br />

PER LA BUONA STAMPA<br />

Analizziamo la Preghiera a <strong>Maria</strong> Santissima per la Buona Stampa,<br />

sempre ricordando come queste orazioni da lui composte e inculcate siano<br />

forte espressione della sua spiritualità mariana.<br />

Abbiamo già avuto modo <strong>di</strong> riscontrare spesso il fiducioso ricorso<br />

dell’Alberione all’intercessione della Vergine per le gravi necessità morali e<br />

pastorali che il problema dei mezzi della comunicazione sociale suscita nella<br />

Chiesa e nel mondo moderno. Qui – sia pure in riferimento <strong>di</strong>retto alla Buona<br />

Stampa [ancora mezzo principe della comunicazione sociale, quando la<br />

Preghiera fu composta nel 1946] – dobbiamo intendere, per estensione, <strong>di</strong><br />

83


ivolgerci a <strong>Maria</strong>, Madre <strong>di</strong> Gesù per invocarne la protezione sugli operatori<br />

e sui destinatari <strong>di</strong> tutta l’e<strong>di</strong>toria massme<strong>di</strong>ale, fino a quella dei più moderni<br />

mezzi della Ra<strong>di</strong>otelevisione e dei sistemi informatici e telematici.<br />

Supplica a <strong>Maria</strong>, Madre <strong>di</strong> Gesù<br />

«O <strong>Maria</strong>, Madre <strong>di</strong> Gesù,<br />

fateci sempre più comprendere e deplorare<br />

le funeste rovine causate ai focolari cristiani<br />

dai cattivi giornali,<br />

che bestemmiano il Vostro Figlio,<br />

calunniano la Chiesa e propagano scandali<br />

Infondeteci, o Vergine Santa,<br />

un desiderio più coraggioso<br />

d’allontanare questa stampa empia<br />

dalle famiglie, ove porta la rovina,<br />

e <strong>di</strong> propagare ovunque la stampa cattolica.<br />

Accordate la Vostra materna protezione<br />

a tutti quelli che si de<strong>di</strong>cano<br />

a questo urgente apostolato.<br />

Rendete feconda la loro parola,<br />

ì loro sacrifici, i loro passi<br />

Ottenete ai loro sforzi la dolce ricompensa<br />

<strong>di</strong> vedere propagati più largamente i giornali<br />

che <strong>di</strong>fendono, senza esitazione,<br />

la dottrina <strong>di</strong> Gesù Cristo.<br />

E affinché ci meritiamo il successo<br />

<strong>di</strong> questa santa crociata,<br />

custo<strong>di</strong>te intatta l’anima nostra,<br />

o <strong>Maria</strong>, da ogni peccato.<br />

Otteneteci infine, dopo questa vita,<br />

la corona promessa a quelli che han combattuto<br />

la buona battaglia e conservata intatta la fede.<br />

Così sia».<br />

Presentazione e schema della supplica<br />

In Storia e commento de Le preghiere mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione –<br />

opuscolo già citato, del quale riassumiamo qui <strong>di</strong> seguito anche l’analisi – si<br />

avanza l’ipotesi che questa Preghiera sia stata composta per i lettori e i<br />

<strong>di</strong>stributori <strong>di</strong> un perio<strong>di</strong>co paolino: probabilmente, del nuovo rotocalco II<br />

Focolare, che aveva iniziato le pubblicazioni nel 1945, sul solco de La<br />

Domenica illustrata sospesa durante la guerra, e che uscì in e<strong>di</strong>cola fino al<br />

1949, allorché fu sostituito da Orizzonti [altro settimanale paolino che cessò le<br />

pubblicazioni nel 1967]. Avvalora tale supposizione il fatto che vi si fa cenno ai<br />

84


focolari cristiani e aite famiglie, nonché il fatto che proprio in quei mesi si<br />

era avviata una campagna per gli Abbonamenti e la <strong>di</strong>stribuzione del nuovo<br />

settimanale paolino.<br />

La preghiera si compone <strong>di</strong> sette petizioni, che si possono classificare in due<br />

blocchi, rispetto ai beneficiari dei favori chiesti: noi [cioè, gli oranti] e loro<br />

[cioè, quelli che si de<strong>di</strong>cano a quest’urgente apostolato].<br />

- Per noi [= lettori e propagan<strong>di</strong>sti] si chiedono quattro doni:<br />

- un atteggiamento mentale, <strong>di</strong> allerta e <strong>di</strong> deplorazione, per i danni causati<br />

dalla stampa perio<strong>di</strong>ca avversa a Cristo e alla Chiesa;<br />

- un desiderio più coraggioso <strong>di</strong> operare su un duplice fronte: la <strong>di</strong>fesa della<br />

famiglia e la promozione della stampa cattolica;<br />

- la tutela personale dal peccato;<br />

- il premio della testimonianza e della fedeltà.<br />

- Per loro [= i promotori <strong>di</strong>retti dell’apostolato pubblicistico] si domandano<br />

tre favori:<br />

- la materna protezione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>;<br />

- l’efficacia della parola e delle iniziative;<br />

- la ricompensa e il successo delle attività.<br />

Ciò che colpisce – nel testo <strong>di</strong> questa preghiera – è l’assenza dell’appellativo<br />

abituale <strong>Regina</strong> degli Apostoli e il linguaggio, caratteristico del clima del<br />

secondo dopoguerra, nonché un atteggiamento <strong>di</strong>fensivo più che propositivo.<br />

Ma, oltre a questa superficie, i temi sono quelli propri <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione e<br />

della sua sensibilità pastorale.<br />

Quanto al mancato uso del titolo mariano <strong>Regina</strong> degli Apostoli, si può<br />

pensare ad una scelta voluta, a motivo della scarsa familiarità con esso del<br />

grande pubblico. Quanto al linguaggio piuttosto polemico, da crociata, va<br />

ricordato che i Cattolici avevano allora a che fare con due grosse insi<strong>di</strong>e<br />

incombenti: la virulenza degli attacchi marxisti-comunisti e la <strong>di</strong>lagante<br />

permissività.<br />

Breve analisi e commento<br />

Analizziamo alcune espressioni particolarmente significative:<br />

- «O <strong>Maria</strong>, fateci sempre più comprendere e deplorare le funeste rovine<br />

causate ai focolari cristiani dai cattivi giornali che bestemmiano il Vostro<br />

Figlio, calunniano la Chiesa e propagano scandali»: la prima grazia da<br />

chiedere è la presa <strong>di</strong> coscienza <strong>di</strong> una situazione che gli spiriti profetici –<br />

purtroppo, facili profeti! – avvertivano come carica <strong>di</strong> gravi conseguenze per il<br />

presente e per il futuro.<br />

In effetti, uno degli obiettivi principali degli attacchi da parte della stampa<br />

marxista e laica (nel senso peggiorativo del termine) nel dopoguerra era<br />

85


proprio la famiglia in<strong>di</strong>ssolubile, quasi a voler sovvertire l’or<strong>di</strong>namento<br />

sociale a partire dal suo nucleo fondante originario. I cattivi giornali cui <strong>Don</strong><br />

Alberione si riferiva erano sicuramente quelli dell’estrema sinistra italiana,<br />

ciecamente ostili alla Chiesa; ma non minore rigetto doveva avere per qualche<br />

perio<strong>di</strong>co satirico della destra massonica, furiosamente anticlericali.<br />

- «Infondeteci, o Vergine Santa, un desiderio più coraggioso<br />

d’allontanare questa stampa empia dalle famiglie, ove porta la rovina»: al<br />

<strong>di</strong> là delle espressioni drastiche, è innegabile che la subdola campagna <strong>di</strong><br />

alcuni organi <strong>di</strong> informazione contro i valori della famiglia abbia sortito effetti<br />

deleteri, che soltanto oggi – a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> decenni – appaiono in tutta la loro<br />

devastante portata: tanto più se si pensa ora al flagello della negazione <strong>di</strong><br />

valori cristiani e <strong>di</strong> conseguenti comportamenti immorali che propala la<br />

grande intrusa nella famiglia, la televisione.<br />

- «[... un desiderio più coraggioso] dì propagare la stampa cattolica»:<br />

la sincerità della protesta o della denuncia profetica contro gli abusi si<br />

commisura dall’effettivo impegno sul versante della promozione alternativa e<br />

costruttiva della stampa cattolica [e dei buoni prodotti degli altri mezzi della<br />

comunicazione sociale].<br />

- «Opporre stampa a stampa, organizzazione ad organizzazione», è<br />

sempre stato il motto <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione (cfr. AD 14). Occorre il metodo<br />

preventivo: “Precedano il buon giornale, la buona trasmissione... Prima la<br />

verità, che non un tentativo <strong>di</strong> confutare l’errore” (cfr. CISP 805).<br />

- «Accordate la Vostra materna protezione a tutti quelli che si de<strong>di</strong>cano<br />

a questo urgente apostolato. Rendete feconda la loro parola, i loro sacrifici, i<br />

loro passi»: sono anzitutto i Paolini e le Paoline, le persone impegnate sulle<br />

frontiere della comunicazione sociale che qui vengono raccomandati alla<br />

materna protezione <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>. E chiaro, peraltro, che è sempre lo Spirito Santo<br />

che dà fecon<strong>di</strong>tà alle sementi apostoliche (cfr. 1Cor 3,6ss). A <strong>Maria</strong> si chiede<br />

d’intercedere per una sua effusione, come è molto bene espresso nella prima<br />

autentica preghiera apostolica <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione O Immacolata <strong>Maria</strong>, che<br />

risuonava nei locali dell’apostolato tecnico delle nostre Case.<br />

- « ...affinché ci meritiamo il successo <strong>di</strong> questa santa crociata»:<br />

espressione che, pur nel suo linguaggio un po’ trionfalistico <strong>di</strong> altri tempi, <strong>di</strong>ce<br />

bene l’ansia apostolica del Beato a fronte delle forze del male che tanti falsi<br />

modelli <strong>di</strong> vita propalano attraverso la stampa e gli altri mezzi della<br />

comunicazione sociale.<br />

- « ...custo<strong>di</strong>te intatta l’anima nostra, o <strong>Maria</strong>, da ogni peccato.<br />

Otteneteci, infine, dopo questa vita, la corona promessa a quelli che hanno<br />

combattuto la buona battaglia e conservata intatta la fede»: purezza <strong>di</strong><br />

intenzioni e <strong>di</strong> vita, prospettiva <strong>di</strong> eternità e il premio <strong>di</strong> gloria sono<br />

paolinamente in<strong>di</strong>cate in questa parte terminale, secondo l’espressione <strong>di</strong> san<br />

Paolo nella seconda lettera a Timoteo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho<br />

terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona <strong>di</strong><br />

86


giustizia che il Signore, giusto giu<strong>di</strong>ce, mi consegnerà in quel giorno» (2Tm<br />

4,7.8).<br />

Capitolo XV<br />

MATER DEI: PREGHIERA DI CELLULOIDE<br />

Con questa nota mutuata da una ricostruzione <strong>di</strong> don Emilio Cordero –<br />

allora responsabile della Incar/Parva Film – arricchiamo la rassegna delle<br />

Preghiere mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione con una speciale “preghiera <strong>di</strong><br />

celluloide”: il lungometraggio Mater Dei [prodotto dalla Incar/Parva Film nel<br />

1951].<br />

Leit motiv: <strong>Maria</strong> Me<strong>di</strong>atrice universale della Grazia<br />

Ricorda don Cordero: «<strong>Don</strong> Alberione aveva una volta espresso, in un suo<br />

biglietto-immagine, questo desiderio: “Chi potrebbe preparare un bel<br />

soggetto per un film su la S. Madonna?”.<br />

Non solo per rispondere a questa richiesta, ma anche in attuazione del<br />

programma <strong>di</strong> produrre una serie <strong>di</strong> cortometraggi catechistici, nel 1950<br />

preparammo un trittico sulla SS. Vergine e, strada facendo, ci venne in mente<br />

la possibilità <strong>di</strong> unire eventualmente i tre cortometraggi e farne un film per le<br />

sale parrocchiali. Trattandosi poi della Madonna, pensammo <strong>di</strong> produrli a<br />

colori.<br />

<strong>Don</strong> Alberione – continua a raccontare don Cordero – si trovava in quei<br />

giorni a Massa Martana (Perugia), per un Corso <strong>di</strong> Esercizi pre<strong>di</strong>cati alle<br />

Suore Pastorelle. <strong>Don</strong> Palmiro Soligo ed io decidemmo <strong>di</strong> andarlo a trovare<br />

per parlargliene. Egli ci accolse molto benevolmente e fu contento della nostra<br />

idea. Suggerì <strong>di</strong> tener fede allo schema Verità-Via-Vita [della spiritualità<br />

paolina], già adottato nei documentari catechistici, e <strong>di</strong> sottolineare bene che<br />

la Vergine SS. doveva essere considerata come la Me<strong>di</strong>atrice <strong>di</strong> tutte le<br />

Grazie. Cosa che ci proponemmo come criterio basilare.<br />

[Si noti, anche da questo particolare, come fosse continua l’insistenza <strong>di</strong><br />

<strong>Don</strong> Alberione sull’attribuzione del titolo <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>atrice universale della<br />

Grazia da riconoscere a <strong>Maria</strong> Santissima],<br />

Procedemmo quin<strong>di</strong> alla sceneggiatura secondo lo schema suggerito.<br />

Anzitutto, la verità su <strong>Maria</strong>: prefigurazioni della Nuova Eva [dal Para<strong>di</strong>so<br />

terrestre alla colpa originale, alla speranza messianica, alle promesse<br />

bibliche]; l’esistenza terrena <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> [l’infanzia immacolata,<br />

87


l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, la vita <strong>di</strong> famiglia a Nazaret, la<br />

partecipazione mariana alla vita pubblica <strong>di</strong> Gesù nella sequela e nel<br />

<strong>di</strong>scepolato, fino al Calvario e al Cenacolo della Pentecoste].<br />

Un secondo gruppo <strong>di</strong> temi riguardava la me<strong>di</strong>azione dì <strong>Maria</strong>: la<br />

proclamazione della sua universale maternità sul Calvario, i Sacramenti segni<br />

della sua maternità <strong>di</strong> Grazia, la presenza della Vergine nella vita <strong>di</strong> tutti gli<br />

uomini e <strong>di</strong> tutti i giorni [= commento alla preghiera <strong>di</strong> san Bernardo;<br />

Recordare, piissimo Virgo <strong>Maria</strong>...], <strong>Maria</strong> guida dei pellegrini lungo le<br />

strade del mondo...<br />

Infine, il culto e la devozione a <strong>Maria</strong>: i luoghi sacri dell’incontro con<br />

<strong>Maria</strong>: Santuari, Cappelle, e<strong>di</strong>cole citta<strong>di</strong>ne e piloni campestri; gli omaggi<br />

della devozione, della poesia e dell’arte [= commento alla Salve, <strong>Regina</strong>, a<br />

testi <strong>di</strong> Dante, del Petrarca e del Carducci]. Su tutto, l’omaggio alla <strong>Regina</strong><br />

mun<strong>di</strong> da parte <strong>di</strong> tutta la Creazione: aurore, tramonti, fiori, vegetazione,<br />

ecc.».<br />

“Un poema visivo”<br />

<strong>Don</strong> Alberione, oltre ad approvare il soggetto preparato con opportune<br />

integrazioni, volle far parte del cast per significare che il film in onore <strong>di</strong><br />

<strong>Maria</strong> fosse il più possibile realizzato dai Paolini, sia come tecnici che come<br />

attori. Voleva che fosse, in sostanza, un omaggio della Famiglia Paolina alla<br />

Vergine SS. [Per questo incoraggiò anche la Superiora generale delle suore<br />

Figlie <strong>di</strong> san Paolo, la venerabile Tecla Merlo, a prestarsi come attrice, per<br />

invogliare le Sorelle a fare altrettanto].<br />

Primo film girato in Italia con pellicola americana Ansco Color, il risultato<br />

fu però tecnicamente sod<strong>di</strong>sfacente solo per la versione nel passo ridotto<br />

16mm, mentre non lo fu per il passo normale in 35mm. E tutto ciò ebbe<br />

inevitabili ripercussioni negative sulla <strong>di</strong>stribuzione: non fu una delusione,<br />

ma ci si aspettava molto <strong>di</strong> più...<br />

Comunque, <strong>Don</strong> Alberione non si perdette d’animo. Trovò parole <strong>di</strong><br />

conforto per il mezzo insuccesso; e trovò anche il modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere il<br />

lungometraggio da ogni critica, raccomandandone la <strong>di</strong>ffusione poiché si<br />

trattava pur sempre <strong>di</strong> un ‘documentario catechistico’ mariano, anche se non<br />

poteva aspirare ad avere la gloria del capolavoro che lui avrebbe desiderato.<br />

La stampa <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un centinaio <strong>di</strong> copie in 16mm [tra l’e<strong>di</strong>zione italiana e<br />

quella inglese] compensò peraltro le fatiche spese.<br />

Una recensione del film apparsa sul settimanale dei Paolini Orizzonti, a<br />

firma <strong>di</strong> Rosario Esposito, annotava fra l’altro: «Mater Dei non è una vera e<br />

propria vita della Madonna, così come più volte è stata realizzata per lo<br />

schermo la Vita <strong>di</strong> Gesù; ma è come un poema visivo che abbraccia in una<br />

sintesi audace tutta la teologia mariana, a cominciare dalla sua preistoria, che<br />

88


si perde nella notte dei tempi, allorché nel Para<strong>di</strong>so terrestre Dio ne<br />

preannunciò la nascita.<br />

Il nucleo dell’azione naturalmente è costituito dalla vita storica della<br />

Vergine, che è narrata nei suoi momenti più salienti e mette in evidenza la<br />

missione affidatale da Dio <strong>di</strong> Corredentrice degli uomini...».<br />

Una preghiera <strong>di</strong> celluloide, appunto; espressa con tale intensità da<br />

richiamare la preghiera incisa sulla pietra che proprio in quegli anni si<br />

andava completando in Roma, il Santuario <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli.<br />

Capitolo XVI<br />

PREGHIERE BREVI<br />

A parte le gran<strong>di</strong> Coroncine alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli e alla Madre del<br />

Buon Pastore; e oltre alle due formule <strong>di</strong> recita del Santo Rosario, alle varie<br />

Preghiere per le Vocazioni e per la Buona Stampa, A <strong>Maria</strong> SS. Annunziata<br />

e, parallelamente, A san Gabriele Arcangelo, ai <strong>di</strong>versi Atti <strong>di</strong> Consacrazione<br />

a <strong>Maria</strong>, alla Preghiera <strong>di</strong> celluloide [tutte preghiere già ricordate in questa<br />

nostra rassegna], resta da presentare una ricca serie <strong>di</strong> preghiere brevi, a<br />

cominciare dall’invocazione Cara e tenera mia Madre <strong>Maria</strong>.<br />

L’elenco è lungo:<br />

1. Cara e tenera mia madre <strong>Maria</strong>...<br />

2. Alla Mater <strong>di</strong>vinæ gratiæ<br />

3. O Immacolata <strong>Maria</strong>, corredentrice del genere umano...<br />

4. Magnificat anima mea <strong>Maria</strong>m<br />

5. Consacrazione <strong>di</strong> se stesso a <strong>Maria</strong> - Ricevimi, o Madre...<br />

6. Atto breve <strong>di</strong> consacrazione a <strong>Maria</strong> - Io sono tutto tuo...<br />

7. Preparazione e ringraziamento alla Comunione<br />

8. Alla <strong>Regina</strong> dei Santi.<br />

9. A <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli<br />

Preghiera universale per la Chiesa<br />

10. Alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli per l’Ufficio Propaganda<br />

11. Consacrazione dell’apostolato a <strong>Maria</strong><br />

12. Preghiera breve per l’apostolato<br />

13. Supplica onnipotente<br />

14. A <strong>Maria</strong> Madre <strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a<br />

89


Nemmeno questo lungo elenco esaurisce, tuttavia, la serie <strong>di</strong> preghiere<br />

mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, che «ha lasciato preghiere a <strong>Maria</strong> sparse qua e là<br />

nelle sue pagine, in risposta a un impulso del momento in cui scriveva o per<br />

sottolineare determinati momenti del rapporto della sua Famiglia religiosa<br />

con <strong>Maria</strong>...» (cfr. G. Roatta, Punti <strong>di</strong> riferimento della vita spirituale<br />

paolina -1. Mariologia, pag. 103).<br />

Riportiamo il testo con una essenziale presentazione <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong> queste<br />

14 preghiere brevi.<br />

1. Cara e tenera mia madre <strong>Maria</strong><br />

«Cara e tenera mia madre <strong>Maria</strong>,<br />

tienimi la tua santa mano sul capo,<br />

custo<strong>di</strong>sci la mia mente, il mio cuore, i miei sensi,<br />

perché non commetta mai il peccato.<br />

Santifica i miei pensieri, affetti, parole ed azioni,<br />

perché io possa piacere a te e al tuo Gesù e Dio mio<br />

e giunga al Para<strong>di</strong>so con te.<br />

Gesù e <strong>Maria</strong>,<br />

datemi la vostra santa bene<strong>di</strong>zione:<br />

nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».<br />

È la preghiera per passare bene la giornata [o la notte], inculcata da <strong>Don</strong><br />

Alberione fin dai primi anni della fondazione della Famiglia Paolina.<br />

Recitata quoti<strong>di</strong>anamente nelle nostre Case, essa da sempre scan<strong>di</strong>sce i<br />

tempi della giornata paolina, dalla mattina alla sera: quasi Lode del mattino,<br />

Vespro della sera e Compieta prima del riposo.<br />

2. Alla Mater <strong>di</strong>vinæ gratiæ<br />

«Benedetta Voi, o <strong>Maria</strong>,<br />

che siete la Mater Divinæ Gratiæ,<br />

perché avete dato al mondo Gesù Cristo,<br />

autore della Grazia.<br />

Benedetta, o <strong>Maria</strong>:<br />

il Vostro Figlio, morendo sulla Croce,<br />

acquistava la grazia per noi<br />

e Voi avete cooperato<br />

mentre la spada trapassava la Vostra anima.<br />

Benedetta, o <strong>Maria</strong>,<br />

perché siete stata eletta dal Padre Celeste tesoriera,<br />

amministratrice e <strong>di</strong>stributrice <strong>di</strong> tutte le grazie.<br />

Guardate, o Madre della Divina Grazia,<br />

90


ai tre miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> uomini viventi:<br />

Vi preghiamo perché tutti<br />

arrivino alla grazia <strong>di</strong> Dio<br />

nel Battesimo, nella Confessione<br />

e negli altri Sacramenti:<br />

che vivano tutti come figli <strong>di</strong> Dio<br />

e arrivino alla casa del Padre Celeste.<br />

Guardate anche all’anima mia, tanto misera,<br />

o Madre della Divina Grazia […]».<br />

E notevole il fatto che, nella storia carismatica della Famiglia Paolina, <strong>Don</strong><br />

Alberione abbia rivelato quanto segue:<br />

«In uno dei suoi sogni egli [= <strong>Don</strong> Alberione] interrogò <strong>Maria</strong> che potesse<br />

ora fare la Famiglia Paolina <strong>di</strong> ossequio, e quale omaggio attendesse [ella]<br />

dalla Cristianità in questo momento storico. <strong>Maria</strong> si mostrava avvolta in luce<br />

oro-bianco, come la piena <strong>di</strong> grazia. Udì: “Sono la Mater <strong>di</strong>vinæ gratiæ”.<br />

Questo risponde al bisogno attuale della povera umanità e giova a far meglio<br />

conoscere l’ufficio che <strong>Maria</strong> attualmente compie in Cielo: me<strong>di</strong>atrice<br />

universale <strong>di</strong> grazia» (AD 201).<br />

Qui ci limitiamo a ricordare quanto <strong>Don</strong> Alberione – Padre conciliare del<br />

Vaticano II – si adoperasse per far riconoscere alla SS. Vergine il titolo <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>atrice universale <strong>di</strong> Grazia: cfr. Ada et Documenta Concilio Œc. Vat. II<br />

apparando, Serie I, voi. II, parte VIII, n. 43, pag. 288: Rev. P. Jacobo<br />

Alberione SSP (24 ag. 1959); delle 23 Proposte avanzate, la prima è questa:<br />

Definitio dogmatis Me<strong>di</strong>ationis universalis gratiarum Beatæ Mariæ<br />

Vìrgìnis.<br />

3. O Immacolata <strong>Maria</strong>,<br />

Corredentrice del genere umano...<br />

«O Immacolata <strong>Maria</strong>, Corredentrice del genere umano,<br />

guarda agli uomini<br />

riscattati dal sangue del tuo Divin Figlio<br />

e ancora avvolti in tante tenebre <strong>di</strong> errori<br />

e in tanto fango <strong>di</strong> vizi<br />

La messe è molta,<br />

ma gli operai ancora molto scarsi<br />

Abbi pietà, o <strong>Maria</strong>, dei tuoi figli<br />

che il moribondo Gesù<br />

ti raccomandò dalla Croce.<br />

Moltiplica le vocazioni religiose e sacerdotali:<br />

dacci novelli apostoli,<br />

pieni <strong>di</strong> sapienza e <strong>di</strong> fervore [...].<br />

Con la tua onnipotenza supplichevole<br />

91


innova ancora la <strong>di</strong>vina Pentecoste<br />

sui chiamati all’apostolato [...].<br />

Esau<strong>di</strong>scici, o <strong>Maria</strong>,<br />

perché tutti gli uomini accolgano il Divino Maestro<br />

Via, Verità e Vita,<br />

<strong>di</strong>vengano docili figli della Chiesa cattolica;<br />

e tutta la terra risuoni delle tue lo<strong>di</strong><br />

e ti onori come Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>.<br />

E così tutti possiamo giungere<br />

al beato soggiorno della felicità eterna».<br />

Scritta all’inizio degli Anni ‘20, questa preghiera compare già nella prima<br />

e<strong>di</strong>zione de Le Preghiere della Pia Società San Paolo (Alba 1922). La<br />

ritroviamo identica nel bollettino Unione Cooperatori Buona Stampa (UCBS)<br />

del 20 Aprile 1926, preceduta da un lungo articolo che ne spiega il senso e che<br />

costituisce il suo miglior commento [cfr. PP 489-492].<br />

Schematicamente, la preghiera si compone <strong>di</strong> tre temi:<br />

- situazione dell’umanità lontana da Dio<br />

- necessità <strong>di</strong> nuovi apostoli formati da <strong>Maria</strong><br />

- tutti protesi al trionfo <strong>di</strong> Gesù Maestro, Via, Verità e Vita.<br />

Per la sua ricchezza <strong>di</strong> contenuto e per l’ansia missionaria che la pervade,<br />

questa orazione mariana può essere considerata la prima autentica preghiera<br />

apostolica <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione, parallela per certi versi, nello spirito e nelle<br />

cadenze, alla preghiera sacerdotale <strong>di</strong> Gesù in Gv 17.<br />

4. Magnificat anima mea <strong>Maria</strong>m<br />

«L’anima mia magnifica <strong>Maria</strong><br />

e il mio spirito ha esultato<br />

nella mia Madre, <strong>Regina</strong> e Maestra,<br />

poiché ha guardato all’umiltà della sua serva<br />

e l’ha voluta Immacolata, Vergine-Madre<br />

e Assunta in Cielo.<br />

La misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Maria</strong><br />

si stende <strong>di</strong> generazione in generazione<br />

su quanti l’amano e la cercano [...].<br />

Ha dato al mondo Gesù, il Maestro,<br />

il frutto benedetto del suo seno [...]».<br />

Questa specie <strong>di</strong> parafrasi dell’inno lucano (cfr. Le 1,46-55) apparve sul<br />

bollettino San Paolo del 1° Maggio 1935, nel testo originale latino [cfr. CISP<br />

39].<br />

92


Si noti in questo arrangiamento, pur nel quadro obbligato del riferimento<br />

evangelico, la presenza <strong>di</strong> alcuni temi cari a <strong>Don</strong> Alberione: Gesù Maestro e<br />

<strong>Maria</strong> Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>, l’accenno ai <strong>di</strong>versi dogmi mariani, ecc.<br />

5. Consacrazione <strong>di</strong> se stesso a <strong>Maria</strong><br />

«Ricevimi, o Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> <strong>Maria</strong>,<br />

fra quelli che ami, nutri, santifichi e gui<strong>di</strong><br />

nella scuola <strong>di</strong> Gesù Cristo, <strong>di</strong>vino Maestro.<br />

Tu leggi nella mente <strong>di</strong> Dio<br />

i figli che egli chiama<br />

e per essi hai preghiera, grazia,<br />

luce e conforti speciali.<br />

Il mio Maestro, Gesù Cristo,<br />

si è consegnato totalmente a te<br />

dall’incarnazione all’ascensione;<br />

questo è per me dottrina,<br />

esempio e dono ineffabile:<br />

anch’io mi rimetto pienamente<br />

nelle tue mani.<br />

Ottienimi la grazia <strong>di</strong> conoscere,<br />

imitare, amare sempre più<br />

il <strong>di</strong>vino Maestro, Via, Verità e Vita;<br />

presentami tu a Gesù:<br />

sono indegno peccatore,<br />

non ho altri attestati<br />

che la tua raccomandazione<br />

per venire accolto alla sua scuola.<br />

Illumina la mia mente,<br />

fortifica la mia volontà, santifica il mio cuore<br />

in quest’anno <strong>di</strong> mio lavoro spirituale,<br />

onde possa profittare <strong>di</strong> tanta misericor<strong>di</strong>a<br />

e possa conchiudere al fine:<br />

“Vivo io, ma non più io,<br />

bensì vive in me Cristo”.<br />

San Paolo apostolo, padre mio<br />

e fedelissimo <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Gesù,<br />

corroborami: desidero impegnarmi<br />

e sopraimpegnarmi<br />

finché si formi Gesù Cristo in me».<br />

Questa preghiera – indubbiamente una delle più dense e più belle <strong>di</strong> tutta la<br />

raccolta <strong>di</strong> preghiere mariane dell’Alberione – «fu composta dal Primo<br />

Maestro verso il 1937-38, per la consacrazione dei Novizi e Novizie della<br />

Famiglia Paolina a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, in sostituzione a quella <strong>di</strong> san<br />

93


Luigi <strong>Maria</strong> Grignion de Montfort, che fino ad allora si era usata e che –<br />

<strong>di</strong>ceva <strong>Don</strong> Alberione – non era completa, perché mancava il riferimento<br />

all’apostolato».<br />

Appare subito evidente un duplice dato: la centralità cristologica e la<br />

finalità pedagogica <strong>di</strong> questa preghiera, che trova il suo quadro dottrinale<br />

nella teologia del Divino Maestro, Via, Verità e Vita e nella mariologia<br />

alberioniana, tutta orientata alla formazione dell’apostolo paolino.<br />

Questa preghiera va anche intesa nel contesto delle altre formule<br />

consacratone a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli, più volte riportate in questa<br />

rassegna <strong>di</strong> preghiere mariane del beato Giacomo Alberione.<br />

6. Affidamento a <strong>Maria</strong><br />

«lo sono tutto tuo<br />

e tutto quanto posseggo te l’offro,<br />

amabile mio Gesù,<br />

per mezzo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>,<br />

tua santissima Madre».<br />

Concisa formula <strong>di</strong> affidamento a <strong>Maria</strong>, <strong>di</strong> ispirazione monfortana, tanto<br />

cara ai Paolini che da sempre ne fanno uso quoti<strong>di</strong>ano, secondo il consiglio<br />

dell’Alberione: «È bene rinnovare spesso la consacrazione a <strong>Maria</strong>» [cfr. CISP<br />

104].<br />

7. Preparazione e ringraziamento alla Comunione<br />

Nel Libro delle preghiere della Famiglia Paolina [ed. 1927, pp. 95-99], sono<br />

riportate alcune invocazioni a <strong>Maria</strong> per la Comunione eucaristica, secondo il<br />

metodo Verità, Via e Vita.<br />

Ne riproduciamo alcune parti significative:<br />

PREPARAZIONE<br />

«Verità - O <strong>Maria</strong> SS., io mi accosto a ricevere Gesù; ti supplico,<br />

dammi le tue medesime <strong>di</strong>sposizioni, che Gesù verrà più<br />

volentieri; aiutami, preparami come ti sei preparata tu a<br />

riceverlo nella stalla <strong>di</strong> Betlemme. Come oserò accostarmi al mio<br />

Dio, se non sono accompagnato da te? […].<br />

Via - Se do uno sguardo alla mia volontà, come la vedo <strong>di</strong>ssimile<br />

dalla tua, o mio Gesù! Mi sento debole, fiacco, svogliato.<br />

Tu sei tutto santo, tutto puro, tutto <strong>di</strong>vino, ed io tutto miserabile,<br />

corrotto, terreno. Tu hai tutte le virtù in grado infinito, io<br />

non ne ho neppure una. Rinunzio e detesto tutte le mie mancanze<br />

94


e colla volontà della Mamma mia Celeste mi presento a riceverti<br />

[...].<br />

Vita - Tu es vita et resurrectio nostra. Potessi venire a te col<br />

cuore infiammato della Mamma mia Celeste [...]. Ho bisogno dì<br />

tante grazie. Rivestito delle <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> SS., da lei<br />

preparato ed accompagnato, vengo a te, o mio Dio».<br />

RINGRAZIAMENTO<br />

«O <strong>Maria</strong>, Vergine e Madre SS., ecco che io ho ricevuto il tuo<br />

<strong>di</strong>lettissimo Figlio che tu, Vergine Immacolata, hai dato al<br />

mondo; che educasti e stringesti in soavissimi amplessi<br />

Ecco, quel medesimo Gesù, il cui aspetto formava ogni tua<br />

delizia: io, con umiltà ed amore, lo presento alle tue braccia<br />

perché lo ami e lo offra alla SS. Trinità in supremo culto <strong>di</strong><br />

adorazione, ad onore e gloria <strong>di</strong> te stessa e per le necessità mie e<br />

<strong>di</strong> tutto il mondo [...]».<br />

8. Alla <strong>Regina</strong> dei Santi<br />

« Vergine SS., concepita senza macchia,<br />

Madre <strong>di</strong> Dio, <strong>Regina</strong> <strong>di</strong> tutti i Santi,<br />

io indegnissimo peccatore<br />

mi presento innanzi a Voi<br />

per chiedervi una grazia<br />

che il Vostro Cuore non può negarmi:<br />

voglio chiedervi la Vostra devozione!<br />

Io alzo gli occhi al Cielo<br />

e so che è popolato da migliaia<br />

<strong>di</strong> santi Vostri <strong>di</strong>voti<br />

Lunghe schiere dì Confessori,<br />

<strong>di</strong> Vergini, <strong>di</strong> Martiri<br />

s’uniscono agli Apostoli,<br />

ai Profeti ed ai Patriarchi<br />

e Vi salutano come loro <strong>Regina</strong>,<br />

loro esempio, loro salvezza,<br />

come il principio della loro santità.<br />

O Madre, io mi sento mosso quasi da invi<strong>di</strong>a<br />

pensando alla loro sorte felice, sicura, eterna,<br />

mentre io sono pur sempre<br />

in gravissimo pericolo <strong>di</strong> peccare e perdermi<br />

Per questo timore io me ne starei<br />

continuamente tremando<br />

se non pensassi che il Vostro e mio Gesù<br />

ha preparato anche per me un posto in Cielo<br />

95


e che io posso arrivarci<br />

se sarò sempre anche Vostro <strong>di</strong>voto.<br />

Chi è Vostro <strong>di</strong>voto, o <strong>Maria</strong>, si salva;<br />

chi è molto <strong>di</strong>voto <strong>di</strong> Voi si fa santo.<br />

Oh, felice speranza! Oh, dolce fiducia!<br />

Io desidero essere Vostro <strong>di</strong>voto:<br />

ricoverarmi nelle Vostre braccia,<br />

affidarmi tutto a Voi.<br />

Madre, Voi non potete cacciarmi,<br />

benché io sia il più indegno dei Vostri figli.<br />

Ricordatevi degli sguar<strong>di</strong> amorosi<br />

e delle parole con cui il moribondo Gesù<br />

dalla Croce Vi raccomandava la mia causa.<br />

Ottenetemi la perseveranza<br />

nella risoluzione mia <strong>di</strong> tenere<br />

per tutta la mia vita<br />

qualche pratica <strong>di</strong>vota in Vostro onore».<br />

Scrivono i curatori dell’opuscolo Le preghiere mariane <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione<br />

[o.c, pag. 9]: «Preghiera composta dal Primo Maestro nei primi anni della<br />

fondazione dell’Istituto [Società San Paolo], compare già in una redazione<br />

manoscritta, e forse anteriore, in un taccuino personale <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione,<br />

databile intorno al 1913-16 [...].<br />

Con molta probabilità, la preghiera non era destinata ad altri che alla pietà<br />

dell’Autore, allora impegnato nei primi passi della fondazione. Comunque, a<br />

quanto ci risulta, non fu mai pubblicata.<br />

Non è facile stabilire quanto <strong>di</strong> essa sia effettivamente <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione e<br />

quanto appartenga invece alla penna <strong>di</strong> sant’Alfonso de’ Liguori, la cui<br />

impronta è evidente sia nel periodare che nel vocabolario. Ma ciò che importa<br />

qui rilevare è che le idee e le espressioni ivi contenute erano familiari allo<br />

spirito del Fondatore della Famiglia Paolina fin dai primi decenni del secolo,<br />

allorché poneva le basi <strong>di</strong> una visione più originale della devozione mariana,<br />

tutta protesa alla missione».<br />

6. A <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli<br />

[Preghiera universale per la Chiesa]<br />

«Vi ringrazio, o Gesù Maestro Divino,<br />

per aver eletta <strong>Maria</strong> a madre, maestra e regina<br />

degli Apostoli e dell’umanità,<br />

e ringrazio Voi, o <strong>Maria</strong>,<br />

<strong>di</strong> averci accettati come figli Vostri<br />

Il Vostro Cuore si è aperto a tutti i bisogni<br />

spirituali e materiali nostri<br />

96


Disponete l’umanità errante a riconoscere Dio<br />

e ad accogliere il Vostro grande dono,<br />

Gesù Maestro Via, Verità e Vita.<br />

Orientate le Nazioni ed ogni uomo<br />

verso la Cattedra <strong>di</strong> verità, il Papa,<br />

perché sia una la scuola, uno l’ovile,<br />

una la via della pace, giustizia e carità.<br />

Pregate il Vostro Figlio<br />

perché man<strong>di</strong> operai alla sua messe<br />

ed in tutti gli apostolati<br />

<strong>Regina</strong> degli apostoli, dei religiosi e dei sacerdoti,<br />

fate che si ripeta e si moltiplichi<br />

con i mezzi più efficaci<br />

la multiforme sapienza <strong>di</strong> Dio...».<br />

Questa preghiera compare soltanto in una minuta manoscritta <strong>di</strong> <strong>Don</strong><br />

Alberione, datata Natale 1954. Una nota in calce, dello stesso Autore, ci fa<br />

pensare che sia servita per qualche celebrazione comunitaria; ma possiamo<br />

anche ritenere che sia stata scritta per una persona particolare che ne abbia<br />

fatto richiesta. Essa, comunque, non ci risulta essere stata mai pubblicata.<br />

I temi qui contenuti sono motivi <strong>di</strong> ringraziamento, esigenze <strong>di</strong><br />

evangelizzazione e unità della Chiesa, le vocazioni, adempimento del Padre<br />

nostro, richiesta <strong>di</strong> una particolare grazia da parte dell’orante: tutti motivi<br />

largamente presenti nelle preghiere mariane anteriori dell’Alberione. Ma la<br />

loro sorprendente affinità strutturale con i temi trattati nell’Ora <strong>di</strong> Adorazione<br />

animata da <strong>Don</strong> Alberione per la De<strong>di</strong>cazione del Santuario <strong>Regina</strong><br />

Apostolorum [cfr. CISP, 595-600] ci fa supporre che appartengano al<br />

medesimo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> intenti e <strong>di</strong> situazioni.<br />

A sostegno <strong>di</strong> questa tesi, basti citare la seguente invocazione che nella<br />

circostanza il beato Giacomo Alberione rivolse alla Vergine: «Volgendoci ora,<br />

o <strong>Maria</strong>, al Vostro bel trono e pensando al presente e al futuro, Vi <strong>di</strong>ciamo:<br />

<strong>Regina</strong>, posate sopra <strong>di</strong> noi i Vostri occhi misericor<strong>di</strong>osi; poiché avete trovato<br />

grazia presso il Re, come Ester. La Vostra universale sollecitu<strong>di</strong>ne per essere<br />

la Mater humanitatis, e l’ufficio Vostro <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>atrice della grazia, ci<br />

infondono fiducia nel presentarvi le suppliche, per i bisogni nostri e quelli più<br />

attuali della Chiesa e dell’umanità» [cfr. CISP 598].<br />

Accenti e suppliche che fanno davvero <strong>di</strong> questa invocazione una sentita,<br />

grande Preghiera universale per la Chiesa.<br />

10. Alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli per l’Ufficio Propaganda<br />

«O Vergine, <strong>Regina</strong> Apostolorum,<br />

accettate l’offerta del nostro apostolato,<br />

che Vi presentiamo<br />

97


per mezzo <strong>di</strong> San Paolo Apostolo.<br />

Degnatevi <strong>di</strong> illuminarci,<br />

guidarci, santificarci:<br />

che sia sempre più largo ed efficace!<br />

che sia per noi ricchezza <strong>di</strong> meriti!<br />

che porti a Dio gloria ed agli uomini pace!<br />

che faccia conoscere Gesù Cristo Via, Verità e Vita!<br />

Che ottenga la cristianizzazione del mondo<br />

per mezzo Vostro,<br />

o clemente, o pia, o Vergine <strong>Maria</strong>!».<br />

Questa preghiera fu scritta da <strong>Don</strong> Alberione l’8 <strong>di</strong>cembre 1952, <strong>di</strong>etro<br />

richiesta <strong>di</strong> don Gabriele Amorth, allora responsabile dell’Ufficio Propaganda<br />

delle E<strong>di</strong>zioni Paoline in Roma.<br />

Essa si compone <strong>di</strong> due elementi: un atto <strong>di</strong> offerta e una invocazione a<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli perché accompagni e renda fecondo <strong>di</strong> bene il<br />

servizio promozionale del frutto dell’apostolato paolino.<br />

11. Consacrazione a <strong>Maria</strong> dell’apostolato paolino<br />

Di questa lunga Consacrazione a <strong>Maria</strong> dell’apostolato [paolino]<br />

riportiamo solo le espressioni iniziali, che contengono l’atto consacratorio<br />

vero e proprio. Seguono altre parti <strong>di</strong> epiclesi e intercessioni, <strong>di</strong> promesse <strong>di</strong><br />

impegno e <strong>di</strong> prospettiva escatologica [«... e sia la nostra morte serena come<br />

quella dell’anima fedele alla sua vocazione, e sia il nostro giu<strong>di</strong>zio il momento<br />

in cui l’operaio laborioso riceve lieto la sua mercede...»].<br />

«Ave, o <strong>Maria</strong>,<br />

Madre, Maestra e <strong>Regina</strong><br />

<strong>di</strong> ogni apostolato [...].<br />

Tu tieni costantemente il tuo sguardo<br />

rivolto alla terra,<br />

sui giusti e sugli erranti,<br />

sempre premurosa della salvezza <strong>di</strong> tutti.<br />

Tu ricor<strong>di</strong> che Gesù morente sulla Croce<br />

ti ha consegnato l’ufficio <strong>di</strong> Madre nostra<br />

e ti ha acceso in cuore una fiamma <strong>di</strong> carità<br />

e <strong>di</strong> sollecitu<strong>di</strong>ne universale.<br />

Perciò continua a suscitare,<br />

confortare, formare<br />

sante vocazioni in ogni apostolato<br />

per il regno del tuo Divin Figlio.<br />

E noi, chiamati al santo apostolato<br />

della comunicazione sociale,<br />

98


ti consacriamo oggi tutte le penne,<br />

le macchine, le iniziative, le fatiche<br />

del lavoro quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Più <strong>di</strong> tutto ti consacriamo noi stessi;<br />

le nostre forze, la nostra intelligenza,<br />

la nostra volontà, il nostro cuore; noi siamo tutti<br />

tuoi, e quanto abbiamo l’offriamo a Gesù per le tue<br />

mani, o cara Madre...».<br />

Questa preghiera, <strong>di</strong> ampio respiro e <strong>di</strong> grande spessore dottrinale, fu<br />

composta da <strong>Don</strong> Alberione intorno al 1940 [per l’esattezza, secondo Sr.<br />

Luigina Borrano delle Figlie <strong>di</strong> San Paolo, sarebbe stata composta nel 1938].<br />

Sappiamo, peraltro, che <strong>Don</strong> Alberione la presentò alle Comunità paoline <strong>di</strong><br />

Roma nel dopoguerra [1946-47?], quando con grande solennità consacrò<br />

l’Apostolato a <strong>Maria</strong>, spiegandola accuratamente nel contesto dell’animazione<br />

mariana da lui promossa in concomitanza con l’avvio dei lavori <strong>di</strong> costruzione<br />

del Santuario <strong>Regina</strong> Apostolorum.<br />

I temi <strong>di</strong> questa preghiera – già accennati in O Immacolata <strong>Maria</strong>, nella<br />

Coroncina alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli e nella Consacrazione dì se stesso a<br />

<strong>Maria</strong> – sono qui sviluppati secondo una struttura che, a gran<strong>di</strong> linee, ricorda<br />

le anafore delle preci eucaristiche della tra<strong>di</strong>zione liturgica.<br />

12. Preghiera breve per l’apostolato<br />

«O <strong>Maria</strong>, che avete e<strong>di</strong>to<br />

il Divin Verbo incarnato,<br />

che siete la <strong>Regina</strong> degli E<strong>di</strong>tori<br />

e delle e<strong>di</strong>zioni,<br />

che siete la vita dì ogni apostolo,<br />

guardatemi misericor<strong>di</strong>osamente<br />

e bene<strong>di</strong>te questo lavoro<br />

che compirò con Voi e in Voi».<br />

Orazione concisa, quasi compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quella precedente, appare in una<br />

minuta manoscritta su due foglietti, senza data né altre in<strong>di</strong>cazioni, recante<br />

un interessantissimo schema <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorso [o <strong>di</strong> articolo?] sulla teologia<br />

dell’e<strong>di</strong>zione.<br />

Cogliamo in questo schema alcuni tratti tipicamente mariano-alberioniani<br />

<strong>di</strong> grande rilievo:<br />

PRIMA EDIZIONE - Il Padre Celeste ab æterno è l’E<strong>di</strong>tore del Figlio: Quem<br />

Pater supernus e<strong>di</strong><strong>di</strong>t (Liturgia) [...]; il Divin Figlio, E<strong>di</strong>tore del Vangelo [...];<br />

lo Spirito Santo, Autore ed E<strong>di</strong>tore della Sacra Scrittura [...].<br />

99


SECONDA EDIZIONE - <strong>Maria</strong> è E<strong>di</strong>trice del Verbo umanizzato: E<strong>di</strong><strong>di</strong>t<br />

Salvatorem. Perciò <strong>Maria</strong> è anche Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli E<strong>di</strong>tori e<br />

delle e<strong>di</strong>zioni...<br />

13. Supplica onnipotente<br />

«O <strong>Maria</strong>, mia sola speranza,<br />

volgete il Vostro sguardo pietoso<br />

sul più indegno dei Vostri figli<br />

La Vostra potenza presso Dio<br />

e la Vostra bontà per i più miseri<br />

mi danno speranza contro ogni speranza.<br />

Formate una nuova classe <strong>di</strong> figli<br />

che amate, soccorrete, portate a salvezza.<br />

Sarà la classe composta dai peccatori più indegni,<br />

quella in cui sovrabbondò la malizia<br />

dove aveva sovrabbondato la luce e la grazia.<br />

Mettetevi la povera anima mia.<br />

Avrete un nuovo titolo dì gloria eterna<br />

Voi e il Vostro Figlio Gesù.<br />

Sarà un pro<strong>di</strong>gio inau<strong>di</strong>to nei secoli passati<br />

Mi rifugio in Voi, nel Vostro cuore,<br />

o <strong>Maria</strong>, Madre, Maestra e <strong>Regina</strong>. Amen».<br />

Ed ecco alcune sottolineature a questa preghiera breve del Fondatore della<br />

Famiglia Paolina.<br />

Scritta il 23 Ottobre 1951, questa preghiera riflette una situazione<br />

particolare nella sua vita. Dal Diario del suo Segretario appren<strong>di</strong>amo che in<br />

quei giorni «il Primo Maestro è pensieroso e triste», a motivo <strong>di</strong> defezioni e<br />

crisi <strong>di</strong> Fratelli, ch’egli raccomanda ai rispettivi Superiori con toccanti<br />

espressioni <strong>di</strong> solidarietà: per esempio, al Superiore <strong>di</strong> Casa Madre in Alba<br />

scrive: «Ti prego <strong>di</strong> aiutare fraternamente F.B. ... Ognuno in vita porta il suo<br />

peso»; e a un altro Superiore: «Ti prego <strong>di</strong> vigilare e pregare anche per...».<br />

E pare che lo angustiasse non poco, fino a privarlo del sonno, una <strong>di</strong>sperata<br />

situazione economica, sfuggita <strong>di</strong> mano e gravida <strong>di</strong> minacce [...].<br />

La presente Supplica onnipotente s’inserisce così nella più genuina<br />

tra<strong>di</strong>zione biblica della “confessione delle colpe” da parte del Profeta o del<br />

Sommo Sacerdote, a nome <strong>di</strong> tutto il popolo [cfr. Bar 1,5-22; Dan 9,3-19]. Ma<br />

essa esprime anche l’esperienza della liturgia cristiana, che ad ogni supplica –<br />

e alla stessa Celebrazione eucaristica – fa precedere l’atto penitenziale, per<br />

togliere ogni ostacolo al dono da ricevere.<br />

Qui non si esprimono particolari petizioni alla Vergine, ma un grande atto<br />

<strong>di</strong> speranza, che si articola su due modulazioni: propiziazione e fiducia<br />

100


illimitata nella intercessione della Madonna. Evidentemente, sullo sfondo è<br />

implicita una grande richiesta - qualcosa <strong>di</strong> miracoloso, a giu<strong>di</strong>care dalle<br />

premesse -che si può indovinare da quanto detto all’inizio:<br />

«O <strong>Maria</strong>, mia sola speranza,<br />

volgete il Vostro sguardo pietoso<br />

sul più indegno dei Vostri figli.<br />

La Vostra potenza presso Dio<br />

e la Vostra bontà per i più miseri<br />

mi danno speranza contro ogni speranza...».<br />

Ma il contenuto più significativo della preghiera è il tema paolino,<br />

anch’esso implicito e tuttavia dominante, della potenza <strong>di</strong> Dio che trionfa<br />

nella debolezza [cfr. 2Cor 12,9-10; 1Cor 1,27].<br />

Il titolo, autografo <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione come il testo, rimanda a una duplice<br />

fonte: l’appellativo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> onnipotenza supplichevole [cfr. la Preghiera O<br />

Immacolata <strong>Maria</strong>... e la parte 3a della Coroncina a <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli<br />

Apostoli] e la tematica alberioniana del Segreto <strong>di</strong> riuscita.<br />

14. A <strong>Maria</strong> Madre <strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a<br />

[Preghiera alla <strong>Regina</strong> degli Apostoli]<br />

«Vi ringrazio, o Gesù misericor<strong>di</strong>oso,<br />

per averci dato <strong>Maria</strong> come Madre;<br />

e ringrazio Voi, o <strong>Maria</strong>, per aver dato all’umanità<br />

il Maestro Divino, Gesù Via, Verità e Vita:<br />

e tutti averci accettati sul Calvario come figli.<br />

La Vostra missione è unita a quella <strong>di</strong> Gesù,<br />

che venne a cercare chi era perduto.<br />

Perciò io, oppresso dai miei innumerevoli peccati,<br />

offese e negligenze, mi rifugio in Voi, o Madre,<br />

come nella suprema speranza.<br />

Volgete sopra <strong>di</strong> me i Vostri occhi misericor<strong>di</strong>osi:<br />

le sollecitu<strong>di</strong>ni Vostre più materne<br />

siano per questo figlio più infermo.<br />

Tutto spero da Voi: perdono, conversione, santità.<br />

Formate una nuova classe fra i Vostri figli,<br />

quella dei più infelici, nei quali abbondò il peccato<br />

dove aveva abbondato la grazia.<br />

Sarà la classe che più Vi muoverà a pietà.<br />

Accogliete in questa classe la povera anima mia.<br />

Operate un gran miracolo,<br />

cambiando un gran peccatore in un apostolo.<br />

Sarà un pro<strong>di</strong>gio inau<strong>di</strong>to ed una nuova gloria<br />

per Gesù Vostro Figlio e per Voi<br />

sua e mia Madre.<br />

101


Tutto spero dal Vostro cuore,<br />

o Madre, Maestra e <strong>Regina</strong> degli Apostoli Così sia».<br />

Di questa preghiera posse<strong>di</strong>amo due minute dattiloscritte, datate<br />

rispettivamente 18 Ottobre 1954 e 28 Luglio 1955, con correzioni manuali <strong>di</strong><br />

<strong>Don</strong> Alberione, oltre al testo pubblicato nelle Preghiere paoline dell’Ottobre<br />

1957.<br />

Essa ci appare come una copia pressoché letterale della precedente<br />

Supplica onnipotente [cfr. sopra], dalla quale non si <strong>di</strong>scosta sostanzialmente<br />

se non nella parte introduttiva, che presenta la peculiarità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarsi a<br />

Gesù, mentre il séguito è rivolto a <strong>Maria</strong>: proce<strong>di</strong>mento stilistico insolito per<br />

noi, ma che era usuale nelle preghiere del Montfort e del Liguori e che<br />

troviamo in altre preghiere dell’Alberione.<br />

Ignoriamo la destinazione concreta <strong>di</strong> questa preghiera, pur supponendo<br />

che sia motivata da situazioni analoghe a quelle della supplica suddetta. Con<br />

la <strong>di</strong>fferenza che qui il quadro sembra più universale e meglio inserito in una<br />

cornice, <strong>di</strong> riferimenti biblici.<br />

Non ci resta, comunque, da aggiungere che questo: una volta ancora viene<br />

sottolineato un aspetto significativo della spiritualità alberioniana, la sua<br />

componente penitenziale. Perciò, come la sua omologa, la seguente potrebbe<br />

ben definirsi Preghiera del Pubblicano.<br />

Abbiamo così esaurito anche la serie <strong>di</strong> preghiere brevi composte dal beato<br />

Giacomo Alberione in onore della Santa Vergine, <strong>Regina</strong> degli Apostoli,<br />

Mater humanitatis e Stimma humanitatis perché Madre <strong>di</strong> Gesù e nostra,<br />

Me<strong>di</strong>atrice universale dì Grazia.<br />

POSTFAZIONE<br />

Le riflessioni sulla mariologia del beato Giacomo Alberione proposte in<br />

questo libro non esauriscono – ovviamente – tutta la ricchezza<br />

dell’insegnamento <strong>di</strong> vita del Beato, apostolo della <strong>Regina</strong> degli Apostoli e <strong>di</strong><br />

<strong>Maria</strong>, Madre dell’umanità: Summa humanitatis e forma humanitatis.<br />

Tanto per elencare altro possibile spazio <strong>di</strong> riflessioni, basti in<strong>di</strong>care la<br />

ricostruzione biografica della presenza <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> nella vita <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Alberione e<br />

la presentazione, criticamente analizzata, <strong>di</strong> brani scelti dalle sue opere<br />

mariane, estratti particolarmente dal trittico Grandezze <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> - Vita dì<br />

<strong>Maria</strong> - Feste <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, dal volume <strong>Maria</strong> <strong>Regina</strong> degli Apostoli e dalla<br />

settantina <strong>di</strong> suoi contributi, pubblicati sulla rivista Madre <strong>di</strong> Dio dal 1932 al<br />

1963.<br />

Una vera miniera che ci ripromettiamo <strong>di</strong> esplorare…<br />

102<br />

b.s.


O <strong>Maria</strong>, Madre, Maestra, Pastora e <strong>Regina</strong> degli Apostoli,<br />

prega per noi!<br />

103

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