“M. Strobl, ph, Wien 1910”. È questa la firma in vistoso inchiostro rosso carminio che compare su uno dei due angoli inferiori delle fotografie che costituiscono il “livello zero” delle immagini realizzate nei successivi 98 anni all’interno del “Magnifico frenocomio <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>” progettato dall’ingegner Lodovico Braidotti. Ma attorno a questa firma si sta sviluppando un giallo. Che l’autore delle immagini sia stato un “ph”, o meglio un “photografer” non ci sono dubbi, così come che Wien, Vienna, sia stata la sede del suo stu<strong>di</strong>o e della sua attività. Il 1910 era tale sia nella capitale dell’Impero <strong>di</strong> Francesco Giuseppe che nel suo principale porto commerciale. Tutto chiaro, cristallino. I primi dubbi insorgono quando si cerca <strong>di</strong> definire con precisione il significato della “M”, la prima lettera del nome proprio del fotografo. Max, Maximilian, Moritz, Mario, Marcel? L’interrogativo non ha risposta, o meglio dovrebbe averne una nel momento in cui saranno conosciuti in dettaglio altri lavori dell’autore viennese sceso nel 1910 a <strong>Trieste</strong>. Ma altri lavori non emergono, né da ricerche effettuate su internet, né da quelle più accurate svolte all’interno <strong>di</strong> <strong>arch</strong>ivi e biblioteche triestine o viennesi. Il signor M. Strobl, photagrafer, rimane un perfetto sconosciuto anche nei testi specializzati che mettono l’uno accanto all’altro tanti fotografi austriaci che nella loro vita furono concorrenti sul piano commerciale. In sintesi <strong>di</strong> questo autore non si sa nulla, anche se sulla superficie della carta sensibile <strong>di</strong> una decina delle 32 immagini realizzate nel 1910 sulla collina <strong>di</strong> San Giovanni, compare più <strong>di</strong> una nitida impronta <strong>di</strong>gitale che farebbe la felicità <strong>di</strong> tanti investigatori della polizia scientifica. Con buona probabilità le impronte appartengono a Herr Strobl e sono state per così <strong>di</strong>re “impresse” nel corso delle operazioni <strong>di</strong> sviluppo e fissaggio dell’immagine. Un <strong>di</strong>to, una piccola traccia, invisibile all’epoca a occhi anche ben allenati e professionali, ma che gli attuali scanner rendono Nota introduttiva <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Erné 84 crudelmente leggibile, consentendone l’ingran<strong>di</strong>mento a tutto schermo. È un paradasso quello in cui siamo immersi. Una lettera – la M per il nome <strong>di</strong> battesimo –, un cognome <strong>di</strong> origine carinziana, una data, una città, le impronte <strong>di</strong> più <strong>di</strong>ta, ma null’altro. Una sorta <strong>di</strong> fantasma della fotografia, un enigma che questo volume propone al lettore non potendolo guidare a una qualunque soluzione. Viene da chiedersi anche chi abbia commissionato questo servizio fotografico a Herr Strobl. Difficile pensare al Comune <strong>di</strong> <strong>Trieste</strong>, all’epoca retto dai liberal-nazionali. Perché incaricare un fotografo viennese quando in città erano <strong>di</strong>sponibili per l’incarico tanti valenti professionisti? Francesco Penco, Carlo Wulz, Mario Circovich, tanto per fare alcuni nomi. Anche questo è mistero. E nullla hanno saputo <strong>di</strong>re su questo dettaglio non secondario i proprietari della grande scatola che conteneva 32 immagini del frenocomio e che oggi ne conserva solo 31. Una è scomparsa. Quelle che si sono salvate rimanendo all’interno dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> due ingegneri, ere<strong>di</strong> della famiglia <strong>di</strong> Lodovico Braidotti, facevano parte <strong>di</strong> uno dei tre servizi completi che Herr Strobl realizzò nel 1910. Uno dei tre servizi, ma senza scatola, nel 1976 era ancora conservato nell’<strong>arch</strong>ivio dell’Ospedale psichiatrico provinciale. Chi scrive l’aveva riprodotto. Poi <strong>di</strong> queste immagini <strong>di</strong> grande formato, incollate su uno spesso cartone, si sono perse le tracce, com’è accaduto per quelle del signor M. Strobl, giunto a <strong>Trieste</strong> dalla capitale dell’Impero per “<strong>di</strong>segnare” con la luce sulle lastre <strong>di</strong> vetro cosparse <strong>di</strong> sali d’argento, il livello zero del manicomio appena entrato in attività. Esiste una delibera della Delegazione municipale relativa all’acquisto dal fotografo Strobl <strong>di</strong> «35 gran<strong>di</strong> lastre fotografiche» (dal verbale della Delegazione municipale, 1-12-1909, V-1799/1-09). Saburre celeriter miscere Octavius, ut pretosius syrtes pessimus infeliciter Pompeii agnascor ca. L’ALBUM DI STROBL 85
Saburre celeriter miscere Octavius, ut pretosius syrtes pessimus infeliciter Pompeii agnascor ca. Saburre celeriter miscere Octavius, ut pretosius syrtes pessimus infeliciter Pompeii agnascor ca. 86 L’ALBUM DI STROBL L’ALBUM DI STROBL 87