La squadra finanziata dal senatore forzista e campione d'Italia
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REGIONALE<br />
TRIESTE - Le case dell'orrore di Trieste, quelle dove sono stati consumati atroci delitti,<br />
hanno vita difficile. Nessuno le vuole piů abitare. Tolti i sigilli posti dagli inquirenti al termine<br />
delle indagini, restano sfitte, vuote, invendute. L'unica speranza che i proprietari hanno di<br />
piazzarle nuovamente sul mercato immobiliare č che a prenderle in locazione o a comperarle<br />
arrivi qualcuno che non sa, che arriva da lontano. «Ora la casa č di proprietŕ di una famiglia<br />
dell'Aquila e viene affittata a rotazione a stranieri - racconta una residente dello stabile di via<br />
Flavia 76 - adesso ci abita una famiglia di rumeni». Ma quei rumeni non sanno che nel tinello<br />
di quell’appartamento all'ultimo piano, nell'aprile del 1997, fu ammazzata con una forbice<br />
conficcata nella gola Marina Sever, in arte Maga Malika. Al numero 12 di viale XX Settembre<br />
sul campanello c'č l'etichetta col nome di Bruno Cosolo. Appiccicato accanto su un foglietto<br />
provvisorio si legge a malapena un altro cognome: č quello degli studenti che ora abitano<br />
quel piccolo appartamento teatro di un delitto filmato <strong>dal</strong>le telecamere che la vittima aveva<br />
piazzato tentando di riprendere un fugace rapporto sessuale con tre marittimi egiziani. Nelle<br />
stanze dove loro passano i pomeriggi sui libri, i tre cadetti hanno ucciso l'uomo con due<br />
lunghi coltelli da cucina. Da poco, dopo essere stato scarcerato, Roberto Ruzzier ha deciso di<br />
mettere in vendita la sua casa di via dei Montecchi 9 dove squartň l'amico Fulvio Schiavon.<br />
ROMA - Intorno al relitto del Velodromo il tempo sembra essersi fermato al 24 luglio 2008,<br />
quando una gigantesca nube di polvere si alzň sulle ceneri del vecchio stadio del ciclismo. I<br />
imbiancň tutta la zona. Ma la scoperta che sotto i calcinacci in calcestruzzo ci sono lunghi tubi<br />
di cemento e amianto, fa rabbrividire gli abitanti di via della Tecnica. «Quel giorno avevo<br />
persone a cena e, mentre cucinavo, avevo tutte le finestre spalancate. Alle 17.40 č successa<br />
l'apocalisse» racconta Antonella Nicoletti, 43 anni e una bambina. «<strong>La</strong> nostra casa venne<br />
investita da una nube di polvere, la piccola non riusciva a respirare». Decisa Matilde Spataro,<br />
consigliere verde del XII Municipio: «Vogliamo un chiarimento. Chiederemo il sequestro<br />
dell’area e indagini piů approfondite su tutta la vicenda per capire se c’č stata la dispersione<br />
dell’amianto. Sarebbe necessaria, a questo punto, anche una misurazione del PM1 e della<br />
dispersione nell’aria di quarzi e altre particelle metalliche».<br />
BARI - Una «lobby», composta da funzionari dell´assessorato alla sanitŕ, di alcune Asl<br />
pugliesi e da imprenditori. Un gruppo di potere che aveva creato un sistema, simile a quello<br />
di Romeo in Campania. Che pilotava gli appalti, le procedure di accreditamento. Per il<br />
momento č questa l'ipotesi investigativa sulla quale lavora la Direzione distrettuale antimafia.<br />
L'inchiesta conta 15 indagati, tra i quali l'ormai ex assessore alla Sanitŕ, Alberto Tedesco. Ma<br />
nel fascicolo ci sono anche una valanga di sospetti, alimentati <strong>dal</strong>le intercettazioni<br />
telefoniche. Alcune sono state decisive per acquisire gravi indizi di colpevolezza. Altre hanno<br />
fornito spunti che devono essere approfonditi. L'epicentro dello scan<strong>dal</strong>o era la Bat, la sesta<br />
provincia pugliese. Ma le indagini riguardano anche altre cittŕ e quindi altre Asl, da Lecce a<br />
Foggia, passando per Taranto e Bari dove i carabinieri del reparto operativo hanno acquisito<br />
carte e documentazioni. Dagli uffici baresi, ipotizzano gli investigatori, arrivavano indicazioni<br />
a quelli periferici delle Asl.<br />
BOLOGNA - Dopo quasi un anno di riflessione, 25.863 firme, e un'ovazione di popolo,<br />
Guazzaloca risponde sě alla "chiamata" dei cittadini. «Sono qui per annunciare che mi candido<br />
a sindaco di Bologna». Una risposta «chiara, convinta ed esplicita», per i bolognesi che lo<br />
hanno invocato e per i partiti che l'hanno rifiutato. E´ il via alla sua campagna elettorale.<br />
Tutta contro Sergio Cofferati, il sindaco «venditore di fumo, commesso viaggiatore di<br />
illusioni». Contro Flavio Delbono, l'erede designato della sinistra, «incolore e senza storia». E<br />
contro Alfredo Cazzola, l'avversario che, nel testo del discorso, era definito «affarista». E<br />
diventa poi solo «pittoresco e improvvisato» davanti alle telecamere.<br />
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