Anno 1 Numero 1 - Research Institute for Industrial Crops
Anno 1 Numero 1 - Research Institute for Industrial Crops
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RIVISTA QUADRIMESTRALE<br />
<strong>Anno</strong> 1 <strong>Numero</strong> 1<br />
Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i - Bologna<br />
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
Perché la Rivista “Agroindustria”?<br />
Gli scenari in cui si colloca<br />
Il settore agricolo <strong>for</strong>nisce la materia prima<br />
per molte industrie tras<strong>for</strong>matrici; il comparto<br />
(agroindustria) si presenta sempre più organizzato<br />
e integrato, con trend crescente di fatturato,<br />
di unità impegnate e di attività dell’indotto.<br />
Nel settore delle piante per usi alimentari<br />
(piante food), il consumo dei prodotti tras<strong>for</strong>mati<br />
dall’industria (per esempio, gli<br />
orticoli) tende ad aumentare e si presenta molto<br />
diversificato: oltre al prodotto fresco (I gamma),<br />
a quello conservato in scatola (II gamma)<br />
ed a quello surgelato (III gamma), sono<br />
entrati nel mercato i prodotti della cosiddetta<br />
IV gamma (ortaggi lavorati, tagliati e confezionati,<br />
pronti per l’uso) e della V e VI gamma<br />
(prodotti precotti e grillati). Inoltre, l’alimentazione<br />
si scopre essere il più potente fattore<br />
di mantenimento della salute e di prevenzione<br />
nella comparsa di alcune patologie tra<br />
le più diffuse nella popolazione; attualmente,<br />
si sta perciò assistendo ad un progressivo raf<strong>for</strong>zamento<br />
dell’attenzione da una qualità della<br />
nutrizione ad una nutrizione finalizzata al miglioramento<br />
dello stato di salute; sicchè, i<br />
paradigmi che hanno declinato il settore alimentare<br />
possono essere considerati, in ordine<br />
temporale: quantità, qualità, nutrizione, prevenzione.<br />
Intanto, i tradizionali metodi di produzione<br />
agricola (caratterizzati da elevati apporti di<br />
energia sussidiaria, specializzazione estrema<br />
dei sistemi produttivi, riduzione della diversità<br />
genetica) hanno esasperato le caratteristiche<br />
proprie degli agroecosistemi, i cui effetti<br />
si sono manifestati con eccedenze produttive<br />
(concentrate nei Paesi sviluppati) e vivibilità<br />
compromessa dell’ambiente. È emersa sempre<br />
più la necessità di gestire l’azienda secondo<br />
i criteri dell’agricoltura sostenibile, riducendo<br />
l’inquinamento, l’impiego di mezzi tecnici<br />
ottenuti da materie prime non rinnovabili<br />
e promuovendo la valorizzazione delle risorse<br />
aziendali. In tale contesto, vanno assumendo<br />
importanza le colture a destinazione non<br />
alimentare, rappresentate da diverse specie, le<br />
più importanti delle quali (in base alle conoscenze<br />
disponibili, alle ricerche già svolte ed<br />
all’interessamento delle industrie<br />
tras<strong>for</strong>matrici) possono alimentare quattro<br />
grandi filiere: Amido, Energia, Fibra e<br />
Cellulosa, Oli industriali.<br />
Com’è noto, una caratteristica che accomuna<br />
le colture industriali (alimentari e non) è<br />
che il loro impiego risulta strutturato in filiere,<br />
con il collegamento stretto fra le successive<br />
fasi della catena: produzione in campo della<br />
materia prima, raccolta e trasferimento del<br />
prodotto all’industria di tras<strong>for</strong>mazione, grande<br />
distribuzione organizzata dei prodotti derivati,<br />
distribuzione al dettaglio, consumo. Ciascun<br />
segmento della filiera presenta peculiarità<br />
proprie e sollecita interventi specifici di<br />
ricerca e sperimentazione; le in<strong>for</strong>mazioni che<br />
scaturiscono da questi interventi devono essere<br />
prontamente portate all’attenzione dei tecnici<br />
e degli operatori (utenti della ricerca) per<br />
essere calate nella realtà operativa e promuovere<br />
l’avanzamento delle conoscenze nei specifici<br />
settori. Tale concetto, ovvio e di validità<br />
generale, è particolarmente pertinente al settore<br />
agro-industriale, nel quale scelte sbagliate<br />
in un segmento della filiera possono avere<br />
conseguenze negative sia a valle che a monte<br />
della catena. La nuova rivista “Agroindutria”<br />
si propone come strumento essenziale per<br />
veicolare tali in<strong>for</strong>mazioni.<br />
Il profilo scientifico<br />
La rivista ospiterà lavori scientifici originali<br />
inerenti le tematiche (agronomiche, patologiche,<br />
genetiche e miglioramento genetico,<br />
fisiologiche, biologiche, biochimiche, tecnologiche,<br />
energetiche, economiche, ecc.) integrate<br />
nelle varie filiere. Tali in<strong>for</strong>mazioni saranno<br />
fruite da un pubblico di specialisti comprendente<br />
operatori del mondo della ricerca,<br />
docenti e studenti universitari e delle scuole<br />
superiori, tecnici agricoli. Esse saranno poi divulgate<br />
al mondo operativo ed al pubblico dei<br />
non specialisti ad opera dei tecnici di base e<br />
dei divulgatori locali che operano sul territorio.<br />
Perciò, lo spazio che la rivista si propone<br />
di occupare si colloca a monte di quello occupato<br />
dalle riviste divulgative (L’In<strong>for</strong>matore<br />
Agrario, Terra e Vita, Agrisole, Agrimese,<br />
ecc.) e subito a valle di quello occupato dalle<br />
riviste scientifiche internazionali. Senza sminuire<br />
l’importanza per un Ricercatore di pubblicare<br />
su riviste internazionali, alcuni risultati<br />
meritano di essere portati all’attenzione<br />
diffusa delle realtà scientifiche e sperimentali<br />
nazionali, più di quanto possa assicurare una<br />
rivista internazionale.<br />
La veste editoriale<br />
La rivista ha cadenza quadrimestrale ed è<br />
retta da un direttore responsabile, affiancato<br />
da un comitato scientifico e da una segreteria<br />
di redazione. L’editorial board include competenze<br />
che coprono le varie aree tematiche e<br />
disciplinari delle principali filiere<br />
agroindustriali. La direzione della rivista troverà<br />
nel comitato dei referee il supporto per<br />
garantire l’alto profilo scientifico dei contenuti<br />
e la loro aderenza al target della rivista.<br />
A sua volta, il comitato scientifico sarà<br />
supportato, nell’espletamento della propria<br />
attività, dalla segreteria di redazione; questa,<br />
d’intesa con la direzione, invia i lavori ai<br />
referee, recepisce le osservazioni che scaturiscono<br />
dal lavoro di revisione, le trasmette agli<br />
autori, tiene i contatti con il pubblico e gli<br />
abbonati.<br />
La rivista, in lingua italiana, ospiterà solamente<br />
lavori scientifici e review su particolari<br />
argomenti, queste ultime richieste dalla direzione<br />
a personalità autorevoli in questi settori.<br />
Gli articoli, organizzati nel modo tradizionale<br />
(testo, tabelle, grafici, figure), comprenderanno<br />
un riassunto in italiano ed uno in inglese;<br />
quest’ultimo, ampio, dovrà contenere<br />
con chiarezza tutte le in<strong>for</strong>mazioni utili ai lettori<br />
di lingua inglese per la piena comprensione<br />
del lavoro.<br />
Mentre esprimo gli auspici che la rivista<br />
possa essere apprezzata e rappresentare un<br />
punto di riferimento in virtù della sua indipendenza<br />
e della qualità scientifica e tecnica<br />
delle in<strong>for</strong>mazioni diffuse, desidero ringraziare<br />
il MiPAF che ha condiviso e apprezzato tale<br />
progetto, i colleghi dell’ISCI per la collaborazione<br />
che mi assicurano, nonché tutti gli<br />
amici che con le loro critiche, suggerimenti o<br />
proposte mi aiuteranno a migliorare il periodico<br />
ed a colmare le inevitabili lacune.<br />
Editoriale<br />
Why publish “Agroindustria”?<br />
Background scenario<br />
Agriculture supplies raw materials to many<br />
processing industries; it is a growing business<br />
currently upgrading and providing an increasing<br />
number of jobs with a positive knock-on effect in<br />
other sectors. Nowadays, large quantities of<br />
vegetables are processed by industry: <strong>for</strong> fresh,<br />
packaged and frozen foods, but also <strong>for</strong> pre-cut and<br />
pre-cooked foods. Food is, moreover, an important<br />
factor in health and the prevention of common<br />
illnesses; food production has thus gone from<br />
criteria based on quantity to quality, and from there<br />
to the increasing importance of nutrition and the<br />
prevention of diseases.<br />
Traditional agriculture has been a high energy<br />
user, a reducer of genetic diversity and an overproducer<br />
(in developed countries). All this has<br />
placed the environment at risk. Sustainable growth<br />
has become the buzz word of an entire generation<br />
of farmers leading to the reduction of pollution and<br />
use of non-renewable raw materials, but also to a<br />
general rethink of the role of agriculture in the<br />
modern world. Today agriculture produces not just<br />
food, but starch, energy, fibre, cellulose and<br />
industrial oils.<br />
Production – whether in food or non-food<br />
sectors – is based on a chain of suppliers,<br />
processors and distributors reaching consumers.<br />
Each link in the chain requires special attention<br />
and research to improve efficiency. This is<br />
particularly true in the agro-industrial sector where<br />
mistakes can impact heavily on both sides of the<br />
chain. “Agroindustria” is a journal dedicated to<br />
providing in<strong>for</strong>mation to all links in the chain.<br />
Scientific content<br />
The journal will publish original scientific<br />
articles on subjects including agronomy, disease,<br />
genetics, plant breeding, biology, bio-chemistry,<br />
technology, energy, economics and others. This<br />
in<strong>for</strong>mation is intended <strong>for</strong> specialist readers:<br />
researchers, University Professors, teachers and<br />
technicians. Our aim is not to add to the magazines<br />
addressed to the general public nor to copy leading<br />
international scientific journals. Some research<br />
requires a broad scientific audience, including<br />
domestic rather than only international specialists.<br />
Editorial content<br />
The journal will come out three times a year and<br />
is headed by a Director working with a scientific<br />
committee and editors skilled in all fields of the<br />
production chain. Referees will guarantee the high<br />
level of scientific reporting and suitability <strong>for</strong> the<br />
target readership. The editors will co-ordinate the<br />
work of referees, the Scientific Committee and<br />
authors, dealing with revisions and liasing with<br />
subscribers and readers.<br />
The Italian language journal will publish only<br />
scientific works and reviews on particular<br />
erquested topics. The lay-out will be conventional,<br />
with text, tables, graphs and figures. Each article<br />
will include an abstract in Italian and a longer one<br />
in English generally summarising all the data.<br />
It is our hope that the journal will make an<br />
authoritative and independent contribution to the<br />
development of agriculture in the coming years. I<br />
would like to thank my colleagues at ISCI <strong>for</strong> all<br />
their help, and friends <strong>for</strong> constructive criticism,<br />
suggestions and proposals today and in the future.<br />
Paolo Ranalli
Variabilità e mappatura di marcatori molecolari RAPD in Cannabis sativa L.<br />
G. Mandolino, A. Carboni, M. Bagatta, P. Crucitti e P. Ranalli<br />
Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di Corticella 133 - 40128 Bologna<br />
RIASSUNTO<br />
I marcatori molecolari sono stati impiegati con successo per l’analisi genetica e la caratterizzazione<br />
della struttura genetica di varietà e popolazioni di canapa, utilizzando la tecnica RAPD (Random<br />
Amplified Polymorphic DNA). Vengono presentati i risultati riguardanti l’analisi molecolare di sei<br />
diverse varietà di Cannabis sativa, e l’analisi della progenie di un incrocio fra una pianta femminile<br />
appartenente alla varietà Carmagnola e una pianta monoica appartenente ad una accessione proveniente<br />
da banca di germoplasma. I risultati evidenziano che il livello di polimorfismo entro le varietà dipende<br />
dal pedigree del materiale analizzato, essendo più elevato nelle varietà Carmagnola e Fibranova e via<br />
via più limitato nelle varietà monoiche e da droga. È stato inoltre possibile raggruppare loci RAPD in<br />
una mappa molecolare preliminare di Carmagnola e di una accessione monoica italiana. Infine,<br />
vengono discusse le applicazioni delle tecniche impiegate all’analisi del fenotipo chimico di Cannabis<br />
sativa L.<br />
Parole chiave: Cannabis, RAPD, variabilità genetica, mappa molecolare, chemotipo.<br />
ABSTRACT<br />
Variability and molecular mapping of RAPD markers in Cannabis sativa L.<br />
We used the RAPD technology to assess the degree and extent of genetic variation in six varieties of<br />
Cannabis sativa L. of different genetic structure. The cvs. studied were a dioecious ecotype<br />
(Carmagnola), a selection derived from it (C.S.), a cross-bred dioecious variety (Fibranova), a crossbred<br />
monoecious variety (Fibrimon), a full-sib dioecious drug strain (Northern Lights) and a female<br />
inbred line (b92.73.2.13). Five decamer primers were used on DNAs from 10 single individuals of each<br />
variety; 102 loci were scored upon analysis. Polymorphisms were found to be highest <strong>for</strong> cv Fibranova<br />
(85.5%), which also showed the highest number of scored loci (83), the lowest average allele frequency<br />
(0.42) and the highest levels of heterozygosity (0.26). Carmagnola and C.S. showed a slightly lower<br />
polymorphisms (79.4 and 78.9%), accompanied by a lower loci number (68 and 71) and heterozygosity<br />
(0.20) and by a higher average allele frequency (0.46-0.47). Northern Lights and Fibrimon showed<br />
lower polymorphism (61.3 and 57.3%), a lower number of loci (62 and 61) and lower heterozygosity<br />
(0.15), but a higher tendency to have fixed loci (av. allele frequency 0.64 and 0.67 respectively,<br />
computed on all RAPD loci scored <strong>for</strong> each variety). The inbred line b92.73.2.13, being selfed twice<br />
upon partial sex reversion, showed the narrowest variability, with only 45 loci scored, 31.1%<br />
polymorphism, only a negligible heterozygosity (0.05) and a high number of fixed loci (av. allele<br />
frequency 0.79).<br />
The partition of variance evaluated by AMOVA showed that, considering cumulatively all the varieties,<br />
48.8% of the variance was due to differences between varieties, and 51.2% to differences between the<br />
individuals within varieties. These data confirm the high diversity found in Cannabis, and the existence<br />
of a single, widely shared gene pool.<br />
A 40-plants F progeny from a cross between a female Carmagnola plant and a monoecious accession<br />
1<br />
from Braunschweig’s germplasm bank was examined <strong>for</strong> segregation of RAPD markers. It was found<br />
that 181 out of 674 total scorable loci (26.8%) segregate 1:1 in the F , allowing the construction of a<br />
1<br />
preliminary map <strong>for</strong> Carmagnola (66 markers on 11 linkage groups) and <strong>for</strong> the monoecious accession<br />
(43 markers distributed on 9 linkage groups).<br />
The consequences and possibilities of exploiting the obtained data <strong>for</strong> the marker-assisted selection <strong>for</strong><br />
important traits, such as monoeciousness and chemotype, are also discussed.<br />
Key words: Cannabis, RAPD, variability, molecular linkage map, chemotype.<br />
INTRODUZIONE<br />
Negli ultimi 15 anni, l’uso dei marcatori<br />
molecolari per la caratterizzazione ed identificazione<br />
di genotipi vegetali o di specifici<br />
caratteri ha facilitato enormemente lo studio<br />
dei genomi vegetali. In particolare, l’avvento<br />
di tecniche di analisi molecolare basate<br />
sulla PCR (Polymerase Chain Reaction;<br />
Mullis, 1990) ha reso veloce e affidabile<br />
Autore corrispondente: G. Mandolino - Istituto<br />
Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di<br />
Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia<br />
Tel. (051) 6316832 - Fax (051) 374857<br />
e-mail: g.mandolino@isci.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
l’impiego dei marcatori a DNA per il miglioramento<br />
genetico delle specie coltivate.<br />
Il costo unitario dell’utilizzo di queste tecniche<br />
si è abbassato sufficientemente da consentire<br />
la loro applicazione anche dalle ditte<br />
sementiere medio-piccole. Di conseguenza,<br />
le in<strong>for</strong>mazioni sui polimorfismi genetici, le<br />
mappe molecolari e i marcatori associati a<br />
determinati caratteri agronomici sono cresciuti<br />
esponenzialmente e sono stati estesi a<br />
specie vegetali poco studiate fino a pochi<br />
anni fa. La canapa non costituisce un’eccezione,<br />
dal momento che a partire dal 1995<br />
hanno cominciato a comparire sulle riviste<br />
internazionali articoli riguardanti la<br />
genomica della canapa.<br />
Sono noti i motivi che hanno suscitato<br />
l’interesse per l’introduzione della coltura<br />
della canapa, e sono stati trattati in dettaglio<br />
in altre sedi (Ranalli et al., 1999): necessità<br />
di una coltura che tolleri un basso input di<br />
fertilizzanti chimici e di pesticidi, potenziale<br />
alto valore aggiunto dei prodotti finali,<br />
riscoperta delle fibre e dei prodotti naturali.<br />
Allo stesso modo, sono ben note le difficoltà<br />
che si incontrano nelle varie fasi della utilizzazione<br />
della canapa, analizzate in dettaglio<br />
negli altri articoli di questo numero<br />
monografico. Dal punto di vista della genetica<br />
e della sua applicazione al miglioramento<br />
genetico, l’avvento delle tecniche di biologia<br />
molecolare ha permesso di approfondire<br />
le conoscenze su questa pianta. In particolare,<br />
i marcatori molecolari consentono<br />
di campionare i “loci” del genoma in studio,<br />
visualizzandone la variabilità presente fra<br />
diversi individui di una popolazione o varietà,<br />
fra diverse varietà e sottospecie, nonché<br />
di stimare parametri come il livello di<br />
eterozigosi di una specie o varietà, la percentuale<br />
di loci con alleli fissati, cioè non<br />
più segreganti, ed infine di riunire queste<br />
in<strong>for</strong>mazioni, identificate da singoli<br />
marcatori, in mappe di linkage che possono<br />
comprendere caratteri di interesse per la selezione<br />
(quali il chemotipo, cioè il tipo o la<br />
quantità di cannabinoidi), <strong>for</strong>nendo così uno<br />
strumento utile per la selezione (Marker<br />
Assisted Selection o MAS).<br />
I marcatori molecolari sono stati utilizzati<br />
con successo nello studio di diverse specie<br />
che hanno caratteristiche di allogamia<br />
simili alla canapa, quali Solanum tuberosum,<br />
Medicago sativa, Lolium perenne, Camellia<br />
sinensis e altre. In molti di questi studi sono<br />
stati impiegati marcatori RAPD (Random<br />
Amplified Polymorphic DNA; Williams et<br />
al., 1990), molto semplici da visualizzare,<br />
così che in tempi relativamente brevi possono<br />
essere individuati molti “loci” che però<br />
restano anonimi per quanto riguarda la funzione<br />
del relativo DNA. Tuttavia, per i<br />
marcatori RAPD occorre prestare particolare<br />
attenzione alla riproducibilità dei frammenti<br />
ottenuti mediante PCR.<br />
Nel presente lavoro, verranno illustrati i<br />
risultati ottenuti durante lo studio della struttura<br />
genetica di popolazioni e varietà di<br />
Cannabis sativa L., da fibra o da droga, utilizzando<br />
marcatori RAPD; verrà presentata<br />
una mappa molecolare preliminare derivante<br />
da un incrocio fra due piante di diversa<br />
provenienza, e i risultati verranno discussi<br />
con particolare riferimento alla genetica del<br />
chemotipo ed alla possibilità di individuare<br />
marcatori ad esso associati. I risultati ottenuti<br />
ampliano le conoscenze sui diversi<br />
Agroindustria / Aprile 2002 3
Tabella 1 - Parametri statistici relativi ai loci identificati dall’analisi RAPD, e caratterizzanti le sei varietà di canapa. I dati relativi a tutte le varietà considerate<br />
cumulativamente sono indicati nell’ultima riga.<br />
Table 1 - Statistical parameters <strong>for</strong> the loci identified by RAPD analysis in six hemp varieties. The cumulative data are shown in the last row.<br />
Varietà Loci Alleli<br />
materiali di interesse agroindustriale, <strong>for</strong>nendo<br />
una guida al selezionatore nell’individuare<br />
linee o popolazioni di possibile interesse<br />
agronomico.<br />
Figura 1 - Amplificazione da parte del primer<br />
OPG04 di sei campioni “bulk” di DNA, ognuno<br />
composto da quantità equimolari del DNA<br />
genomico delle 10 piante di ogni varietà. Le<br />
frecce indicano le bande di DNA cultivarspecifiche.<br />
Corsia 1, linea inbred b92.73.2.13;<br />
corsia 2, Fibrimon; corsia 3, Fibranova; corsia 4,<br />
Northern Lights; corsia 5, Carmagnola; corsia 6,<br />
C.S. M, marcatori di peso molecolare (1 kb<br />
ladder, Life Technologies).<br />
Figure 1 - Amplification by primer OPG04<br />
of six DNA bulks, each composed of<br />
equimolar amounts of the DNAs of 10 plants<br />
of each variety. Arrows indicate cultivar<br />
specific bands. Lane 1, line b92.73.2.13;<br />
lane 2, Fibrimon; lane 3, Fibranova; lane 4,<br />
Northern Lights; lane 5, Carmagnola; lane<br />
6, CS. M, molecular weight markers (1 kb<br />
ladder, Life Technologies).<br />
4 Agroindustria / Aprile 2002<br />
<strong>Numero</strong> Fissati Polimorfici<br />
% di loci<br />
polimorfici<br />
Cv.<br />
specifici<br />
MATERIALI E METODI<br />
Il lavoro di caratterizzazione delle varietà<br />
di Cannabis sativa L. è stato svolto su sei<br />
cultivar e linee a diversa base genetica: le<br />
cv italiane da fibra Carmagnola, C.S. e<br />
Fibranova, di cui la prima è sostanzialmente<br />
un ecotipo, la seconda una sua selezione e la<br />
terza una cv cross-bred (Carmagnola x la<br />
selezione di origine russa Bredemann Elite);<br />
tutte e tre le cv sono dioiche. Quindi la cv<br />
francese monoica Fibrimon, anch’essa crossbred<br />
ma a base genetica presumibilmente più<br />
ristretta a causa del lavoro di selezione necessario<br />
per il mantenimento del carattere<br />
monoico; la cv da droga Northern Lights,<br />
dioica e presumibilmente selezionata intensivamente<br />
per livelli alti ed uni<strong>for</strong>mi di<br />
∆ 9 -tetraidrocannabinolo (∆ 9 -THC); infine,<br />
una linea femminile inbred, la b92.73.2.13,<br />
ottenuta mediante due cicli successivi di parziale<br />
reversione del sesso di piante femminili<br />
(Mohan Ram and Sett, 1982), e<br />
autofecondazione. Il seme delle cv<br />
Carmagnola, Fibranova e C.S. fa parte della<br />
collezione di accessioni di canapa mantenuta<br />
dall’Istituto Sperimentale per le Colture<br />
<strong>Industrial</strong>i di Bologna; il seme della cv<br />
Fibrimon (costituita presso la Fédération<br />
Nationale des Producteurs de Chanvre) è stato<br />
gentilmente ceduto dal Prof. G. Venturi<br />
(Dip.to di Agronomia, Università di Bologna);<br />
il seme della cv Northern Lights è stato<br />
ottenuto dalla Polizia di Stato; il tessuto<br />
fogliare della linea b92.73.2.13 è stato gentilmente<br />
concesso dal dr. E. De Meijer - GW<br />
Pharmaceuticals (G.B.).<br />
Sono state valutate anche 40 singole piante<br />
della progenie F 1 ottenute dall’ibridazione<br />
fra una pianta femminile di Carmagnola (collezione<br />
ISCI) ed una dell’accessione italiana<br />
monoica “Sud Italia”, ottenuta dalla banca<br />
di germoplasma del <strong>Institute</strong> of Plant<br />
Genetics and Crop Plant <strong>Research</strong> - IPK<br />
Gatersleben (D).<br />
Porzioni di foglie di piante allevate in serra,<br />
sono state prelevate allo stadio di 4-6 foglie<br />
vere. Per ogni varietà dioica, sono state<br />
scelte 5 piante femminili e 5 piante maschili;<br />
invece per la varietà monoica Fibrimon<br />
sono state utilizzate 5 piante femminili,<br />
4 monoiche e 1 maschile. Per la linea inbred<br />
b92.73.2.13, sono state analizzate 10 piante<br />
femminili. In tutti i casi, il sesso maschile è<br />
Frequenza<br />
media<br />
dell’allele “1”<br />
Eterozigosi media<br />
Carmagnola 68 14 54 79.4% - 0.46 0.20<br />
CS 71 15 56 78.9% - 0.47 0.20<br />
Fibranova 83 12 71 85.5% - 0.42 0.26<br />
Fibrimon 62 24 38 61.3% - 0.64 0.15<br />
Northern Lights 61 26 35 57.3% 3 0.67 0.15<br />
b92.73.2.13 45 31 14 31.1% 5 0.79 0.05<br />
Tutte 102 3 99 97.1% 0.58 0.29<br />
stato determinato precocemente mediante<br />
l’uso di un marcatore SCAR precedentemente<br />
sviluppato (Mandolino et al., 1999; vedi<br />
anche Moliterni et al. nel presente numero<br />
di Agroindustria), mentre per la varietà<br />
monoica la distinzione fra piante femminili<br />
e piante monoiche si è basata sull’osservazione<br />
diretta delle infiorescenze a maturità<br />
della pianta. Il DNA genomico è stato preparato<br />
utilizzando il kit Nucleon Phytopure -<br />
Amersham Pharmacia Biotech (G.B.). L’analisi<br />
RAPD è stata condotta su 30 ng di DNA<br />
purificato, utilizzando primers decameri -<br />
Operon Technologies, Alameda (U.S.A.).<br />
Per l’analisi dei dieci individui appartenenti<br />
alle sei varietà sono stati utilizzati 5 primers<br />
Operon:<br />
- OPA08 (5’GTGACGTAGG3’),<br />
- OPA11 (5’CAATCGCCGT3’),<br />
- OPB06 (5’TGCTCTGCCC3’),<br />
- OPG04 (5’AGCGTGTCTG3’),<br />
- OPH01 (5’GGTCGGAGAA3’).<br />
La costruzione di una mappa molecolare<br />
RAPD dell’incrocio Carmagnola x Sud Italia<br />
è stata invece condotta utilizzando<br />
180 primers decameri della serie A-L della<br />
ditta Operon Technologies. Le condizioni di<br />
amplificazione in PCR e per la successiva<br />
elettro<strong>for</strong>esi su gel per la separazione dei<br />
frammenti di DNA amplificato, sono state<br />
descritte da Faeti et al. (1996). Il profilo<br />
elettro<strong>for</strong>etico ottenuto è stato convertito in<br />
matrici di valori 1 e 0 (presenza o assenza,<br />
rispettivamente, di una determinata banda di<br />
DNA). Le righe delle matrici rappresentavano<br />
i loci RAPD e le colonne le piante analizzate.<br />
In ogni riga, lo zero corrispondeva<br />
al genotipo omozigote per l’allele “assenza<br />
di amplificazione” ed 1 corrispondeva al<br />
genotipo omozigote od eterozigote per<br />
l’allele “presenza di amplificazione”. L’allineamento<br />
delle bande di gel ottenuti da<br />
diversi esperimenti è stato effettuato con il<br />
software Molecular Analyst – Fingerprinting<br />
Plus, versione 1.5 (BioRad, U.S.A.). L’elaborazione<br />
statistica delle matrici condotta<br />
mediante il software TFPGA (Tools <strong>for</strong><br />
Population Genetic Analysis, versione 1.3;<br />
Miller, 1999) ha consentito di calcolare per<br />
le diverse cv vari parametri tra i quali: la<br />
percentuale di polimorfismo molecolare, la<br />
frequenza allelica media e l’eterozigosità ai<br />
loci RAPD. In particolare, la stima
Tabella 2 - Composizione della varianza dovuta al dioicismo e alla varietà. Il data set per il calcolo del<br />
contributo del sesso include solo le quattro varietà dioiche e 97 marcatori (parte superiore della tabella).<br />
L’analisi AMOVA è stata anche condotta su tutte le 60 piante delle sei varietà (parte inferiore della<br />
tabella), ignorando il contributo del sesso sulla varianza totale (102 markers). I parametri riportati<br />
includono i gradi di libertà (df), le medie quadrate (MS), i componenti della varianza (VC), la<br />
percentuale sulla variazione totale e il test di Bartlett’s (B).<br />
Table 2 - Variance composition due to dioeciousness and to variety. The data set <strong>for</strong> the contribution of<br />
sex included only the four dioecious varieties (97 markers, upper part). AMOVA analysis was also<br />
per<strong>for</strong>med on all 60 plants belonging to the 6 varieties (lower part), ignoring the contribution of sex to<br />
the total variance (102 markers). Statistics include degrees of freedom (df), mean squares (MS),<br />
variance components (VC), percent of the total variation and Bartlett’s test (B).<br />
Fonte di variazione df MS VC % del totale B<br />
Maschio-Femmina 1 25.15 0.51 3.3 * 0.06 ns<br />
Individui-Sesso 38 14.94 14.94 96.7<br />
Varietà 5 94.52 8.55 48.8*** 6.73***<br />
Individui/Varietà 54 8.97 8.97 51.1<br />
***P
Figura 2 - Mappa molecolare per marcatori RAPD in canapa (varietà Carmagnola). Questa mappa è<br />
stata ottenuta a un valore di LOD = 3.0, massima distanza 30.0. I numeri in corrispondenza dei trattini<br />
sono la sigla identificativa del marcatore RAPD, i numeri fra i trattini esprimono la distanza di mappa<br />
in percentuale di ricombinazione.<br />
Figure 2 - Molecular map of hemp (Carmagnola variety). This map was obtained at LOD = 3.0,<br />
maximum distance 30.0. Numbers next to the hyphens are the RAPD marker code; numbers between<br />
the hyphens indicate the percent of recombination between the markers.<br />
dei 181 loci per i quali è stato ipotizzato il<br />
rapporto di segregazione 1:1 (8.8%), e per<br />
14 dei 46 loci che si presumeva segregassero<br />
secondo il rapporto 3:1 (30.4%). La mappa<br />
più avanzata ottenuta utilizzando il<br />
software MapMaker è quella di Carmagnola,<br />
nella quale finora sono entrati a far parte 66<br />
marcatori distribuiti su 11 gruppi di linkage<br />
(Fig. 2; Cannabis sativa possiede n=10 cromosomi);<br />
la mappa dell’accessione monoica<br />
italiana comprende invece 43 marcatori distribuiti<br />
su 9 gruppi di linkage. Sono attualmente<br />
in corso le analisi delle progenie delle<br />
piante F 2 , con l’obiettivo di costruire una<br />
mappa di linkage fra marcatori RAPD e loci<br />
che controllano il carattere “chemotipo”. I<br />
parentali scelti erano a chemotipo divergente<br />
e praticamente puro (CBD o THC), mentre<br />
tutte le piante F 1 analizzate sono risultate<br />
a chemotipo misto (CBD + THC). Pertanto,<br />
si dovrà esaminare la progenie F 2 per osservare<br />
segregazione del chemotipo e associare<br />
quest’ultimo a qualche marcatore RAPD.<br />
DISCUSSIONE<br />
I risultati presentati confermano ed estendono<br />
precedenti osservazioni (Faeti et al.,<br />
1996) sull’elevato grado di variabilità,<br />
misurabile come polimorfismo molecolare<br />
dei marcatori RAPD, nella specie Cannabis<br />
sativa L. In effetti, tutte le piante esaminate<br />
sono risultate avere un diverso profilo<br />
RAPD, e quindi tutte distinguibili fra loro,<br />
per le bande ottenute dalla combinazione di<br />
6 Agroindustria / Aprile 2002<br />
uno o più primers. Questo livello così elevato<br />
di polimorfismo non sorprende dato che<br />
la canapa è un’allogama obbligata, ed è<br />
comparabile con altre specie allogame esaminate,<br />
quali la patata, dove è stato stimato<br />
un polimorfismo del 95% mediante<br />
marcatori RAPD (Gebhardt et al., 1989;<br />
Forapani et al., 1999), Lolium perenne, dove<br />
l’analisi RAPD ha rilevato che la diversità<br />
entro le cv era superiore a quella fra le cv<br />
(Sweeney e Danneberger, 1994) o Medicago<br />
sativa, in cui in alcuni studi il livello di<br />
polimorfismo molecolare RAPD è stato stimato<br />
intorno al 95% (Barcaccia et al., 1994).<br />
Anche i dati relativi al numero di loci sono<br />
compatibili con quanto noto sulla struttura<br />
genetica delle sei varietà esaminate.<br />
Carmagnola e C.S. sono da considerarsi<br />
ecotipi, anche se era da attendersi una base<br />
genetica più ristretta per C.S., che è una selezione<br />
da Carmagnola. Fibranova, invece,<br />
è un incrocio fra l’ecotipo Carmagnola e una<br />
linea di origine russa, la Bredemann Elite, e<br />
questa origine da “cross-bred” si riflette in<br />
un maggior polimorfismo ed una eterozigosi<br />
più elevata. Le due cv Fibrimon e Northern<br />
Lights, pur essendo di origine e caratteristiche<br />
molto diverse (una monoica e contenente<br />
quasi esclusivamente CBD, l’altra dioica e<br />
puro ∆ 9 -THC), condividono una base genetica<br />
molto più ristretta rispetto alle cv italiane,<br />
a causa del lavoro di selezione stretta che<br />
occorre effettuare per impedire la perdita dei<br />
caratteri che le contraddistinguono, il<br />
monoicismo e l’elevato tenore di ∆ 9 -THC,<br />
rispettivamente. Da questo derivano i livelli<br />
più bassi di polimorfismo, di eterozigosi, di<br />
frequenza allelica media, fino ad un più basso<br />
numero di bande individuabili: il lavoro di<br />
scelta e selezione che sta dietro queste cv<br />
provoca la perdita netta di un buon numero<br />
di alleli per la presenza di bande. Quest’ultimo<br />
fenomeno è ancora più marcato nella<br />
linea inbred b92.73.2.13, ottenuta attraverso<br />
due cicli di reversione del sesso ed<br />
autofecondazione. Qui i polimorfismi sono<br />
comparativamente molto ridotti rispetto alle<br />
cv italiane (31% contro circa 80%), c’è un<br />
numero più limitato di alleli per la presenza<br />
di bande, e la frequenza allelica media si<br />
avvicina ad 1, come atteso nel caso di “quasi<br />
fissazione” a molti loci, e l’eterozigosi è<br />
estremamente bassa (Forapani et al., 2001).<br />
Sono stati individuati 3 marcatori RAPD<br />
presenti solo nella cv da droga Northern<br />
Lights e 5 nella linea inbred b92.73.2.13,<br />
entrambe puro THC; questi marcatori risultano<br />
pertanto particolarmente interessanti. Le<br />
analisi statistiche effettuate sono state condotte<br />
su 10 piante di ogni cv, ma sono state<br />
analizzati un numero elevato di loci (102),<br />
il che conferisce validità generale alle conclusioni<br />
tratte (Nei, 1978).<br />
Anche l’analisi di partizione della varianza<br />
osservata riflette in modo fedele la struttura<br />
delle cv analizzate. Comparando coppie di<br />
varietà, si nota che la variabilità fra le varietà<br />
diventa progressivamente più importante<br />
rispetto alla variabilità entro le varietà con<br />
l’aumentare del grado di selezione necessario<br />
a mantenere le caratteristiche delle cv<br />
confrontate. Così, comparando la linea<br />
inbred b92.73.2.13 e la cv da droga Northern<br />
Lights, il 76.3% della variabilità totale delle<br />
due cv è dovuta alla differenza tra cv, mentre<br />
nel confronto tra cv Carmagnola e C.S.,<br />
solo il 12.8% della variabilità è dovuta alle<br />
differenze fra varietà, il resto essendo dovuto<br />
a differenze puramente individuali entro<br />
varietà. Considerando tutte le varietà analizzate,<br />
si ottiene che circa metà della variazione<br />
è dovuta alle differenze tra varietà<br />
(48.8%) e l’altra metà a differenze individuali<br />
(51.2%).Non è stato possibile discriminare<br />
mediante parametri statistici la cv<br />
Carmagnola dalla sua selezione C.S., e anche<br />
la percentuale di variabilità fra queste<br />
due cv (12.8%, tabella 3) è risultata dello<br />
stesso ordine di grandezza della variabilità<br />
di due diversi lotti di seme della cv<br />
Carmagnola, e quindi non significativa (dati<br />
non mostrati). L’elevata percentuale di<br />
varianza dovuta a differenze individuali più<br />
che a segregazione fra le varietà e gli ecotipi<br />
è in accordo con l’ipotesi dell’esistenza di<br />
un’unica specie in Cannabis (Cannabis<br />
sativa), e con l’esistenza di un unico pool<br />
genico per tutta la specie, sottolineata da vari<br />
autori, e indipendente da caratteristiche<br />
macroscopiche come il monoicismo e il tipo<br />
di cannabinoide (de Meijer, 1995; 1999).
Tale limitata separazione varietale si può<br />
presumibilmente giustificare con l’allogamia<br />
obbligata della specie, e con l’altissima capacità<br />
di dispersione del polline di canapa,<br />
che porta a livellare e disperdere la variabilità,<br />
soprattutto in assenza di uno stringente<br />
lavoro di selezione, che è almeno in molti<br />
casi venuto a mancare in tutto il lungo periodo<br />
di abbandono della coltura.<br />
L’elevato grado di eterozigosi rilevato<br />
mediante analisi RAPD delle varietà ha suggerito<br />
che è possibile costruire una mappa<br />
molecolare della canapa in F 1 . La progenie<br />
esaminata ha confermato che il numero di<br />
marcatori che segregano 1:1 in F 1 è sufficientemente<br />
elevato per costruire una mappa,<br />
anche se è possibile che per ottenere<br />
mappe più dense occorra applicare strategie<br />
che <strong>for</strong>niscano un numero più elevato di<br />
marcatori multi-locus (es. AFLP; Vos et al.,<br />
1995), oppure a utilizzare progenie F 2 . Attualmente<br />
è in corso l’analisi RAPD e AFLP<br />
di progenie F 2 di canapa nelle quali viene<br />
osservata anche la segregazione del<br />
chemotipo, poiché i parentali erano divergenti<br />
per questo carattere. Una mappa preliminare<br />
di canapa è stata comunque ottenuta,<br />
e le in<strong>for</strong>mazioni relative al numero di<br />
marcatori segreganti 1:1, non segreganti, o<br />
segreganti 3:1 sono di grande utilità per la<br />
costruzione di future “mapping populations”.<br />
Va anche sottolineato che i dati ottenuti<br />
mostrano che solo una minoranza dei<br />
marcatori segreganti ha mostrato una distribuzione<br />
nella progenie che si è discostata<br />
dall’atteso (test χ 2 significativo), indice questo<br />
di una quantità trascurabile di segregazioni<br />
distorte ottenute, nonostante il numero<br />
di individui esaminati nella F 1 (40) non<br />
sia elevatissimo.<br />
I risultati ottenuti nel corso delle<br />
sperimentazioni descritte fanno ben sperare<br />
nella possibilità, scegliendo gli opportuni<br />
incroci e tipo di progenie, di individuare<br />
marcatori molecolari associabili al carattere<br />
“chemotipo”, e quindi, in un futuro non lontano,<br />
di poter effettuare la selezione per (o<br />
contro) un determinato chemotipo con<br />
l’ausilio delle tecniche di biologia<br />
molecolare, che permetterebbe la determinazione<br />
precoce del carattere e quindi renderebbe<br />
più veloce ed affidabile il miglioramento<br />
genetico per quel carattere.<br />
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Agroindustria / Aprile 2002 7
Identificazione di marcatori molecolari associati al sesso e loro applicazione al<br />
breeding ed allo studio del differenziamento sessuale di Cannabis sativa L.<br />
V.M.Cristiana Moliterni, Giuseppe Mandolino, Luigi Cattivelli 1 , Paolo Ranalli.<br />
Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di Corticella, 133 (BO)<br />
1 Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura, Strada S. Protaso, 302 - Fiorenzuola d’Arda (PC)<br />
RIASSUNTO<br />
La Cannabis sativa è una specie dioica con dimorfismo sessuale che si manifesta in una fase molto<br />
tardiva dello sviluppo, poco prima della produzione dei fiori. Di qui la necessità di un sistema<br />
rapido di discriminazione dei due sessi, funzionale alla realizzazione dei programmi di breeding.<br />
L’analisi RAPD del genoma di individui di sesso maschile e femminile ha permesso di individuare<br />
alcuni frammenti di DNA maschio-specifici. Da uno di questi, il MADC2, è stato ottenuto un<br />
marcatore SCAR che consente una discriminazione rapida e sicura dei due sessi. Tale marcatore è<br />
stato inoltre un supporto utile allo studio del differenziamento sessuale di Cannabis sativa.<br />
Parole chiave: Cannabis sativa, dioicismo, differenziamento sessuale, RAPD, SCAR, marcatori<br />
del sesso, C-DNA AFLP.<br />
ABSTRACT<br />
Sex-linked molecular markers as tools <strong>for</strong> breeding and studies on sexual differentiation of<br />
Cannabis sativa L.<br />
Cannabis sativa L. is a naturally dioecious species with heterogametic males (2n = 18+XY) and<br />
homogametic females (2n = 18+XX). It is characterized by unisexual flowers and shows sexual<br />
dimorphism. Despite the presence of sexual chromosomes, the sex of Cannabis sometimes shows<br />
some flexibility. Anomalies may in fact occur in floral development, such as the presence of the<br />
reproductive structure of the opposite sex or the development of bisexual inflorescence (monoecious<br />
phenotype). Sexual dimorphism generally occurs late in plant development, often leading to labourintensive<br />
steps during breeding programs. The development of a method <strong>for</strong> rapid sex determination<br />
in Cannabis sativa would there<strong>for</strong>e be advisable. By means of the RAPD technique, applied to<br />
male and female genomes, a marker of 400bp was identified to be male specific. It was named<br />
MADC2 (Male Associated DNA of Cannabis) according to Sakamoto et al. (1995). Despite its<br />
sex-specific association, the sequences corresponding to MADC2 were present in both staminate<br />
and carpellate plants, as revealed by Southern hybridization with the cloned RAPD band. MADC2<br />
was sequenced and specific primers were constructed corresponding to its 1-20 and 373-391 positions.<br />
These primers generated a male-specific SCAR marker, 391bp long, and two fragments about 560<br />
and 870bp long in the female and monoecious genotypes. A rapid method based on a PCR<br />
amplification directly from plant tissue was also developed from the original protocol by Klimyuk<br />
et al. (1993). This procedure, with the male-specific SCAR marker, gives a suitable method <strong>for</strong> a<br />
precise, early and rapid identification of males during breeding programs.<br />
The molecular mechanism of Cannabis sativa sexual differentiation was also investigated. By<br />
means of optical microscopy, the earliest step in apex sexual differentiation was identified as the<br />
leaves of the fourth node emerge. Most of the samples observed at this stage have indeed developed<br />
some lateral meristem buds. In order to identify the genes involved in this earliest stage of sexual<br />
differentiation an analysis of gene expression was carried out by means of the cDNA AFLP technique.<br />
Several differentially expressed AFLP fragments were recovered and their sex specificity checked<br />
by Reverse Northern and Northern analysis, but only subcloning and sequencing will make it<br />
possible to track back to the genes having a differential expression at this stage. The rapid method<br />
of sex determination was of great importance <strong>for</strong> sex discrimination at the fourth node, because of<br />
the complete absence of sexual dimorphism between plants at this stage.<br />
Key words: Cannabis sativa, dioecy, sexual differentiation, RAPD, SCAR, sex linked molecular<br />
markers, cDNA AFLP.<br />
INTRODUZIONE<br />
La Cannabis sativa è una pianta erbacea<br />
annuale appartenente alla famiglia delle<br />
Cannabaceae e all’ordine delle Hurticales.<br />
Autore corrispondente: V.M.Cristiana Moliterni<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di<br />
Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia<br />
Tel. (051) 6316811 - Fax (051) 374857.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
8 Agroindustria / Aprile 2002<br />
È una specie naturalmente dioica, con individui<br />
di sesso maschile e femminile, dotati<br />
di fiori unisessuali e caratterizzati da un<br />
dimorfismo sessuale che, oltre alla<br />
morfologia del fiore, si estende anche<br />
all’habitus della pianta. Infatti i maschi sono<br />
generalmente più alti ed esili delle femmine<br />
ed hanno un ciclo vitale più breve. I fiori<br />
unisessuali sono portati in infiorescenze dapprima<br />
terminali e successivamente laterali<br />
(Fig. 1). Negli individui di sesso maschile i<br />
fiori sono organizzati in numero variabile in<br />
panicoli pendenti ed a volte ramificati, generalmente<br />
privi di foglie. I fiori del panicolo<br />
possono essere singoli o raggruppati ed in<br />
questo caso ogni fiore è sostenuto da un sottile<br />
peduncolo. Ogni fiore maschile è costituito<br />
da un perianzio <strong>for</strong>mato da cinque<br />
sepali che racchiude l’androceo composto da<br />
cinque stami sostenuti da sottili filamenti.<br />
Le antere portate all’estremità degli stami, a<br />
maturità deiscono longitudinalmente liberando<br />
il polline che può essere così trasportato<br />
dal vento (Mohan Rham & Nath, 1964). I<br />
fiori femminili sono invece organizzati in<br />
racemi che si sviluppano in posizione terminale<br />
od all’ascella di foglie o ramificazioni<br />
laterali. Nell’infiorescenza, all’ascella<br />
di una piccola foglia verde si sviluppano due<br />
fiori ciascuno sotteso ad una piccola stipola.<br />
Il fiore femminile ha una struttura molto<br />
semplice essendo costituito da una brattea<br />
verde che avvolge completamente il<br />
perianzio, appena abbozzato, e l’ovario. Lo<br />
stilo si differenzia nella porzione distale in<br />
uno stimma bifido. La brattea fiorale è particolarmente<br />
ricca di peli silicei e tricomi<br />
ghiandolari che secernono sostanze aromatiche<br />
e resinose (Mohan Rham & Nath,<br />
1964).<br />
Il corredo cromosomico di Cannabis<br />
sativa è composto da 9 coppie di autosomi<br />
ed una coppia di cromosomi sessuali. Il sesso<br />
maschile è definito dalla presenza della<br />
coppia eteromorfa XY mentre quello femminile<br />
è definito dalla coppia XX, similmente<br />
a quanto si verifica in altre specie dioiche<br />
come per esempio la Silene latifolia. Il cromosoma<br />
Y in Cannabis è subtelocentrico ed<br />
è caratterizzato dall’avere un satellite all’estremità<br />
del braccio corto ed un braccio<br />
lungo particolarmente sviluppato, tanto che<br />
si ritiene che la differenza nelle dimensioni<br />
dei genomi maschile e femminile (rispettivamente<br />
1683 Mbp e 1636 Mbp), sia quasi<br />
completamente attribuibile al cromosoma Y<br />
(Sakamoto et al., 1998). Il cromosoma X<br />
invece è submetacentrico e porta un satellite<br />
all’estremità del braccio corto. Come si<br />
verifica frequentemente nei cromosomi sessuali<br />
vegetali, anche il cromosoma Y di<br />
Cannabis è <strong>for</strong>temente eterocromatico e ricco<br />
di sequenze ripetute che sono causa della<br />
sua <strong>for</strong>te condensazione in metafase<br />
(Sakamoto et al., 1998). Una buona parte<br />
del DNA ripetuto è costituito da sequenze<br />
del tipo LINE (Long Interspersed Elements)<br />
che rappresentano vestigia di elementi<br />
trasponibili al livello dei quali è possibile<br />
rilevare un basso livello di trascrizione per
Tabella 1 - Frammenti RAPD maschio specifici.<br />
Table 1 - Male specific RAPD markers.<br />
Primer Sequenza<br />
Dimensioni<br />
della banda<br />
RAPD<br />
OPA08 5’-GTGACGTAGG-3’ 400 bp<br />
OPA12 5’-TCGGCGATAG-3’ 700 bp<br />
OPC04 5’-CCGCATCTAC-3’ 1600 bp<br />
OPC08 5’-TGGACCGGTG-3’ 2700 bp<br />
OPC10 5’-TGTCTGGGTG-3’ 700 bp<br />
OPC14 5’-TGCGTGCTTG-3’ 1400 bp<br />
OPD05 5’-TGAGCGGACA-3’ 900 bp<br />
OPE02 5’-GGTGCGGGAA-3’ 1000 bp<br />
OPE14 5’-TGCGGCTGAG-3’ 400 bp<br />
OPI01 5’-ACCTGGACAC-3’ 1600 bp<br />
OPJ16 5’-CTGCTTAGGG-3’ 1400 bp<br />
la presenza di ORF ancora attive, relative<br />
ad enzimi connessi al meccanismo stesso<br />
della trasposizione. Le LINEs di Cannabis<br />
sativa (LINE-CS) sono rappresentate anche<br />
negli autosomi e nel cromosoma X ma, molto<br />
particolare è la loro specifica concentrazione<br />
all’estremità del cromosoma Y. Ciò fa<br />
pensare che esse possano avere un ruolo nel<br />
mantenimento della struttura dell’Y e che<br />
possano contribuire alla differenziazione<br />
morfologica e strutturale dei cromosomi sessuali<br />
creando delle regioni eteromorfiche al<br />
livello delle quali risulta repressa la<br />
ricombinazione (Sakamoto et al., 2000).<br />
Nonostante siano presenti i cromosomi<br />
sessuali, il sesso nella canapa è un carattere<br />
che manifesta una certa flessibilità. Infatti<br />
occasionalmente è possibile rilevare delle<br />
anomalie nello sviluppo fiorale che si manifestano<br />
con la comparsa degli organi ripro-<br />
Figura 1 - Infiorescenza maschile (sinistra), infiorescenza femminile (destra).<br />
Figure 1 - Male inflorescence (left), female inflorescence (right).<br />
duttivi del sesso opposto o con lo sviluppo<br />
di infiorescenze miste (recanti sia fiori maschili<br />
che femminili) che caratterizzano il<br />
fenotipo monoico. Un altro aspetto controverso<br />
della determinazione del sesso in<br />
Cannabis è dato dalla possibilità di ottenere<br />
per alcuni genotipi, la sua parziale o completa<br />
reversione. È noto infatti che il trattamento<br />
con sostanze mascolinizzanti o<br />
femminilizzanti, seguito dall’esposizione ad<br />
un fotoperiodo efficace per l’induzione alla<br />
fioritura, è in grado di determinare la comparsa<br />
degli organi riproduttivi del sesso opposto<br />
anche in individui che sono già in uno<br />
stadio avanzato del proprio differenziamento<br />
sessuale. Hanno un effetto mascolinizzante<br />
quelle sostanze che inibiscono la biosintesi<br />
o l’attività dell’etilene quali l’aminoetossi-<br />
3- vinilglicina, Ag(S O ) e AgNO3 , mentre<br />
2 3 2<br />
hanno un effetto femminilizzante i precur-<br />
sori o gli attivatori della biosintesi di questo<br />
ormone vegetale come l’etephon (Mohan<br />
Ram and Sett, 1982a; Mohan Ram and Sett,<br />
1982b). La possibilità di reversione è sicuramente<br />
un carattere a base genetica poiché<br />
esistono dei genotipi suscettibili e dei<br />
genotipi refrattari al trattamento di reversione.<br />
In pieno campo il ciclo vitale della canapa<br />
ha una durata di 5-6 mesi ed il<br />
raggiungimento della maturità sessuale si<br />
verifica dopo 3-4 mesi con la comparsa dei<br />
fiori unisessuali. Il dimorfismo sessuale si<br />
manifesta solo in uno stadio molto avanzato<br />
dello sviluppo quando, poco prima della produzione<br />
dei fiori, negli individui di sesso<br />
maschile si verifica un particolare allungamento<br />
degli ultimi internodi, fenomeno che<br />
rende i maschi più alti ed esili delle femmine.<br />
La possibilità di distinzione precoce del<br />
sesso costituisce un problema basilare in ogni<br />
programma di miglioramento genetico della<br />
canapa, essendo questa una specie tipicamente<br />
allogama. Per esempio, il metodo<br />
Bredeman di selezione per la qualità della<br />
fibra prevede un’analisi precoce qualitativa<br />
e quantitativa della fibra negli individui di<br />
sesso maschile, cui segue l’eliminazione e<br />
quindi l’esclusione dalla possibilità di<br />
impollinazione di quelli che non soddisfano<br />
i parametri stabiliti (Bredeman, 1938).<br />
L’obiettivo principale di questo lavoro è<br />
stato quindi la ricerca di un sistema che permettesse<br />
una discriminazione precoce ed affidabile<br />
dei due sessi e che potesse costituire<br />
un supporto utile ai programmi di miglioramento<br />
genetico di Cannabis sativa.<br />
L’altro aspetto investigato ha riguardato<br />
più direttamente il meccanismo di determinazione<br />
del sesso. Sebbene sia conosciuta<br />
la relazione tra cromosomi eteromorfici e<br />
sesso in Cannabis, nulla è ancora noto sui<br />
meccanismi molecolari che sottendono a<br />
questo processo.<br />
Il lavoro di ricerca si è quindi sviluppato<br />
da un lato verso l’analisi dei genomi di individui<br />
di sesso maschile e femminile, mediante<br />
la tecnica RAPD (Williams et al., 1990),<br />
al fine di identificare sequenze di DNA sesso-specifiche;<br />
e dall’altro verso la comprensione<br />
dei meccanismi molecolari del<br />
differenziamento sessuale in Cannabis. A<br />
tale scopo è stata condotta un’analisi dell’espressione<br />
genica differenziale, utilizzando<br />
la tecnica cDNA AFLP.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Analisi dei genomi mediante la tecnica<br />
RAPD (Random Amplyfied Polymorphic<br />
DNA). Semi appartenenti a 13 varietà ed<br />
accessioni di Cannabis sativa, di diversa<br />
origine (Faeti et al., 1996), sono stati fatti<br />
germinare in serra e le plantule sviluppatesi<br />
sono state trasferite in pieno campo fino al<br />
raggiungimento della maturità sessuale, al<br />
fine di identificare con certezza il sesso di<br />
Agroindustria / Aprile 2002 9
Tabella 2 - Sequenza del frammento MADC2. Le regioni sottolineate corrispondono ai primers per l’ottenimento del marcatore SCAR di 391bp, maschio<br />
specifico.<br />
Table 2 - MADC2 sequence. Underlined regions correspond to the male specific SCAR marker primers.<br />
GTGACGTAGG TAGAGTTGAA TAACTAAGCA TGGACCTAAC GATTTCCAAA<br />
AGCGTGCGAT TTCTTCTTTC TGCAATTACA TTCTACTATG GAGTGCTAGG<br />
GGCAGTTAAT TGAGATTAAA TGCCAGGTTC GATCAAAAGA TCTTTGAACT<br />
GCATATCCAT ATATTCTCCA CCCCTATCAA TTCGCAAGAT CTATAAAGTT<br />
TTACCCAATT AGTTTTGAGC TAATGCAGGC TATTCCTGAA ACTTTTGAAA<br />
CGTTTCAGTG GTCCGCAAAG AAAGAACGTT TGGTCATCTT TCCTTCAAGG<br />
CAAGACTTGC GTACAGGTAA TTCACCTAAG ACGATATTTT TCAGTGGACC<br />
GTCTCTGGTT AACTTATTGA GTCTCTCATA GCCTACGTCA C<br />
ciascun individuo. Gli incroci e l’analisi delle<br />
progenie segreganti sono stati invece condotti<br />
in serra, in condizioni controllate, su<br />
un totale di circa 200 individui. Da ciascuna<br />
pianta sono state prelevate alcune foglie giovani<br />
ed utilizzate per l’estrazione del DNA.<br />
Il DNA genomico è stato estratto secondo il<br />
metodo indicato da Taylor e Powell con alcune<br />
modifiche minori (Faeti et al., 1996).<br />
Per l’analisi RAPD sono stati utilizzati 179<br />
primers decameri appartenenti alle serie A,<br />
B, C, D, E, G, H, I, J, disegnati dalla Operon<br />
Technologies, USA. Le amplificazioni<br />
RAPD ed i profili elettro<strong>for</strong>etici sono stati<br />
ottenuti secondo il protocollo riportato in<br />
Faeti et al. (1996).<br />
Clonaggio e sequenziamento dei frammenti<br />
RAPD. I frammenti RAPD associati<br />
putativamente al sesso maschile sono stati<br />
eluiti dal gel, clonati e sequenziati secondo<br />
la procedura descritta precedentemente<br />
(Mandolino et al., 1999).<br />
Southern Hybridization. La verifica della<br />
sesso-specificità di ciascun frammento è<br />
10 Agroindustria / Aprile 2002<br />
stata effettuata mediante ibridazione di filtri<br />
Southern prodotti secondo la procedura già<br />
riportata da Mandolino et al. (1999).<br />
Produzione di marcatori SCAR. Sulla<br />
base della sequenza nucleotidica dei frammenti<br />
RAPD, sono stati costruiti dei primers<br />
interni alla sequenza per l’ottenimento di<br />
marcatori SCAR. Per la produzione dei<br />
marcatori SCAR è stato seguito il protocollo<br />
dell’analisi RAPD (Faeti et al., 1996) a<br />
cui sono state apportate alcune modifiche<br />
riguardo la temperatura di annealing (60°C)<br />
e la concentrazione di MgCl 2 nella mix di<br />
amplificazione (1.5 mM). La verifica dell’associazione<br />
del marcatore SCAR al<br />
fenotipo è stata effettuata mediante l’analisi<br />
di progenie segreganti.<br />
Analisi dell’espressione genica mediante<br />
la tecnica cDNA AFLP (Amplyfied<br />
Fragment Length Polymophism).<br />
Materiale vegetale. Semi di canapa della<br />
cultivar Fibranova sono stati fatti germinare<br />
e mantenuti in serra con un fotoperiodo di<br />
11 ore e ad una temperatura media di 27°C.<br />
Figura 2 - Analisi SCAR realizzata con i due primers maschio-specifici, su DNA genomico<br />
rispettivamente di maschi e femmine appartenenti a cultivar diverse: Carmagnola (1-2),<br />
Fibranova (3-4), Uniko (5-6), Kompolti ibrido TC (7-8), Accessione 2 (9-10), cv. Bialobrzeskie,<br />
monoica, quattro individui (11-14).<br />
Figure 2 - SCAR analysis with the male-specific primers on genomic DNA from one male and one<br />
female of different cultivar: Carmagnola (1-2), Fibranova (3-4), Uniko (5-6), Kompolty Hybrid<br />
TC (7-8), Accession 2 (9-10) and four different monoecious plants of cv. Bialobrzeskie (11-14).<br />
Molto precocemente è stata realizzata una<br />
determinazione rapida del sesso secondo il<br />
protocollo di Klimyuk et al. (1993), con alcune<br />
modifiche apportate per Cannabis<br />
sativa (vedi Risultati).<br />
Analisi microscopica della struttura degli<br />
apici. Apici maschili e femminili sono<br />
stati prelevati in vari momenti del<br />
differenziamento sessuale e fissati in<br />
glutaraldeide 3% per 24 ore. Successivamente<br />
sono stati inclusi in resina ed analizzati al<br />
microscopio ottico in sezioni semifini, colorate<br />
con Blu di Toluidina.<br />
Estrazione del m-RNA. Apici prelevati<br />
al 2° nodo ed apici maschili e femminili prelevati<br />
al 4° nodo sono stati polverizzati in<br />
un mortaio con azoto liquido e trasferiti nel<br />
buffer di estrazione (Buffer 1: 50 mM Tris-<br />
HCl, pH 9.0, 100 mM NaCl, 10 mM EDTA,<br />
2% SDS) scaldato a 37°C (5ml del buffer<br />
per 1 g di peso fresco). L’omogenato è stato<br />
trasferito in tubi di polipropilene sterili e<br />
sottoposto due volte ad estrazione con un<br />
egual volume della miscela fenolo/cloro<strong>for</strong>mio/alcool<br />
isoamilico (25:24:1), e una volta,<br />
con un egual volume della miscela cloro<strong>for</strong>mio/alcool<br />
isoamilico (24:1). Al sovranatante<br />
ottenuto dall’ultima estrazione è stata<br />
aggiunta Oligo-dT cellulosa (Boehringer<br />
Mannheim) in quantità pari a 150 mg ml -1<br />
ed NaCl fino ad una concentrazione finale<br />
pari a 0.4 M. I campioni sono stati posti in<br />
agitazione orizzontale (30-50 rpm) per 30' e<br />
quindi centrifugati a bassa velocità per ottenere<br />
una completa separazione della<br />
cellulosa dal sovranatante. La cellulosa è<br />
stata sottoposta a due lavaggi con 10ml di<br />
Buffer 2 (10 mM Tris-HCl, pH 7.5, 400 mM<br />
NaCl, 0.2% SDS) ed a due lavaggi con 10 ml<br />
di Buffer 3 (20 mM Tris-HCl, pH 7.5,<br />
100 mM NaCl). Ciascun lavaggio è stato seguito<br />
da una breve centrifugata a 800xg per<br />
20 minuti. Dopo l’ultimo lavaggio la<br />
cellulosa è stata trasferita in colonnine per<br />
cromatografia del volume di 10 ml e sottoposta<br />
a quattro lavaggi successivi con 10 ml<br />
di Buffer 3 per eliminare tutti gli acidi nucleici<br />
che non si erano legati per affinità all’OligodT<br />
cellulosa. L’RNA messaggero è stato eluito
Tabella 3 - Protocollo per la determinazione rapida del sesso in Cannabis sativa (da Klimyuk et<br />
al.,1993 modificato).<br />
Table 3 - Procedure <strong>for</strong> rapid PCR based sex determination. P21 and α 1 primers correspond to the<br />
1-20 and 373-391 position of the MADC2 sequence respectively.<br />
Protocollo per la determinazione rapida del sesso in Cannabis sativa<br />
(da Klimyuk et al.(1993 ), modificato)<br />
1. Prelevare dalla porzione distale di una giovane foglia un frammento lungo 4-5mm e largo 2-3mm ed<br />
introdurlo in una provetta da 1.5ml sterile<br />
2. Aggiungere 40µl di NaOH 0.25M ed effettuare una rapida centrifugata<br />
3. Incubare a 100°C per 35 secondi. netti<br />
4. Aggiungere 40µl di HCl 0.25M e 20µl di Tris-HCl 0.5M, pH 8, 0.25% Triton X-100<br />
5. Centrifugare brevemente ed incubare a 100°C per 2 minuti<br />
6. Prelevare ciascun frammento e trasferirlo sul fondo di una provetta da PCR<br />
7. Aggiungere ad ogni frammento 25µl della MIX di amplificazione<br />
MIX<br />
H2O 18.3µl<br />
Buffer 10X 2.5µl<br />
MgCl2 50mM 0.75µl<br />
α1 primer (100ng/µl) 1µl<br />
P21 primer (100ng/µl) 1µl<br />
dNTP mix (2.5mM each) 1.25µl<br />
Taq DNA Polymerase (5U/l) 0.2µl<br />
Realizzare un'amplificazione per SCAR (vedi Materiali e Metodi)<br />
N.B. I primers P21 e α1 corrispondono alle sequenze 1-20 e 373-391 del MADC2<br />
in quattro frazioni ottenute applicando sulla<br />
colonnina, per ogni frazione, un volume di<br />
400 µl di Buffer 4 (10 mM Tris-HCl,<br />
pH 7.5), scaldato a 65°C. L’RNA messaggero<br />
di ciascuna frazione è stato precipitato<br />
con 2.5 volumi di etanolo assoluto a -20°C<br />
O/N. Le frazioni precipitate sono state<br />
recuperate e quantificate spettrofotometricamente.<br />
Tutta la procedura del-<br />
l’estrazione è stata condotta utilizzando vetreria<br />
e supporti monouso sterili, nonché<br />
soluzioni prodotte con acqua distillata e<br />
DEPC, e successivamente autoclavate.<br />
Sintesi del cDNA. Il cDNA è stato sintetizzato<br />
a partire da 1µg di mRNA. La sintesi<br />
del primo filamento è stata realizzata utilizzando<br />
l’enzima Superscript II (Life<br />
Technologies), secondo il protocollo sugge-<br />
M M M F F F M M F F F F M F M F F M<br />
1Kb 1Kb<br />
Figura 3 - Visualizzazione degli amplificati ottenuti con il metodo rapido di determinazione del sesso.<br />
La freccia indica la banda relativa al marcatore SCAR maschio-specifico di 391bp.<br />
Figure 3 - Amplificate profiles obtained with the rapid methods <strong>for</strong> sex determination. The arrow<br />
indicates the male-specific SCAR marker of 391bp.<br />
rito dalla ditta. I’RNA ibrido ha <strong>for</strong>nito lo<br />
stampo per la sintesi del secondo filamento,<br />
catalizzata dall’enzima DNA Polymerase I<br />
(Life Technologies), in presenza di<br />
RNAaseH (Life Technologies). Anche per<br />
la sintesi del doppio filamento è stato seguito<br />
il protocollo suggerito dalla ditta produttrice<br />
dell’enzima.<br />
cDNA AFLP. L’analisi cDNA AFLP è stata<br />
condotta secondo il protocollo messo a<br />
punto da Bachem et al. (1996) utilizzando<br />
enzimi di restrizione diversi ed in particolare<br />
BstY1 come “rare cutter” ed Mse1 come<br />
“frequent cutter”. Le amplificazioni selettive<br />
sono state ottenute combinando i due primers<br />
BstY +C/+T con 30 primers Mse+3. Gli<br />
amplificati sono stati separati su gel di sequenza<br />
(poliacrilammide 6% in TBE 0.5X,<br />
urea 8 M) realizzato nell’apparato Sequi-<br />
Gen GT (Bio Rad). I profili AFLP sono stati<br />
rilevati mediante autoradiografia.<br />
Analisi Reverse Northern. I frammenti<br />
AFLP putativamente differenziali sono stati<br />
ritagliati dal gel di sequenza ed eluiti in 50 µl<br />
di TE 1X per riscaldamento a 65°C per 15'.<br />
Ogni frammento è stato nuovamente amplificato<br />
con la combinazione di primers che<br />
lo aveva generato, e separato in doppio su<br />
gel di agarosio al 1.5%. I frammenti sono<br />
stati successivamente trasferiti su filtro di<br />
nitrocellulosa (Southern Blotting) in modo<br />
tale da avere per ciascuna serie di frammenti,<br />
due filtri identici. I filtri sono stati ibridati<br />
separatamente con mRNA relativo al 4° nodo<br />
maschile e femminile, che era stato precedentemente<br />
marcato radioattivamente con<br />
α 32 P-dNTP (Sambrook et al., 1989). Per la<br />
marcatura interna del mRNA è stato è stato<br />
utilizzato come primer l’Oligo-dT (12-18)<br />
(Boehringer Mannheim) ed è stato seguito<br />
il protocollo suggerito da Sambrook et al.<br />
(1989). I pattern di ibridazione sono stati rilevati<br />
mediante autoradiografia.<br />
Analisi Northern. L’analisi Northern è stata<br />
condotta utilizzando 900ng/lane di mRNA<br />
relativo al 4° nodo maschile e femminile secondo<br />
la procedura riportata in Sambrook, et<br />
al. (1989). Le sonde utilizzate sono state marcate<br />
radioattivamente (γ 32 P-dNTP) con il metodo<br />
della marcatura terminale (Sambrook et<br />
al., 1989).<br />
RISULTATI E DISCUSSIONE<br />
L’analisi RAPD ha permesso di individuare<br />
numerosi marcatori polimorfici, rivelando<br />
l’elevato grado di polimorfismo esistente<br />
tra le varietà e le accessioni di canapa analizzate.<br />
Sorprendente è il livello dei<br />
marcatori polimorfici (circa 80%) riscontrato<br />
tra la varietà Carmagnola e la cultivar<br />
Fibranova (entrambe italiane), che invece<br />
risultano relativamente poco distanti<br />
geneticamente (Allavena, 1961); ciò è tuttavia<br />
comprensibile se consideriamo che la<br />
canapa è una specie dioica ed allogama obbligata.<br />
Dei 179 primers decameri testati, 11<br />
hanno prodotto dei marcatori associati al<br />
Agroindustria / Aprile 2002 11
Figura 4 - Sezione longitudinale dell’apice al quarto nodo.<br />
Figure 4 - Longitudinal section of the apex at the fourth node.<br />
fenotipo maschile di dimensioni comprese<br />
tra 400 e 2700bp (Tab. 1). Uno di questi<br />
marcatori, quello generato dal primer<br />
OPA08, è stato clonato e sequenziato<br />
(Mandolino et al., 1998). Il frammento è stato<br />
chiamato MADC2 in accordo con la<br />
nomenclatura proposta da Sakamoto et al.<br />
(1995) ed ha una lunghezza di circa 400bp.<br />
Ha un contenuto di G+C del 40.3% e risulta<br />
privo di ORF al suo interno. Dalla ricerca<br />
nelle banche dati di GenBank, EMBL, DDBJ<br />
e PDB è emerso che questo frammento ha<br />
un basso livello di omologia con altre sequenze<br />
di DNA ripetitivo riscontrate in altre<br />
specie vegetali quali orzo, frumento, cocco,<br />
pino, ed Arabidopsis, inoltre non risulta avere<br />
omologie con il frammento MADC1 identificato<br />
da Sakamoto et al. (1995), nonostante<br />
la <strong>for</strong>te similitudine nel contenuto di G+C<br />
(39.9% in MADC1 e 40.3% in MADC2).<br />
La maschio-specificità del MADC2 è stata<br />
testata mediante una ibridazione Southern<br />
che ha rivelato tuttavia la presenza del frammento<br />
sia nel genoma maschile che femmi-<br />
Figura 5 - Sezione longitudinale dell’apice al secondo nodo.<br />
Figure 5 - Longitudinal section of the apex at the second node.<br />
12 Agroindustria / Aprile 2002<br />
nile (Mandolino et al., 1999).<br />
Sulla base della sequenza MADC2<br />
(Tab. 2) sono stati costruiti due primers, rispettivamente<br />
corrispondenti alle posizioni<br />
1-20 (5'-GTGACGTAGGTAGAGTTGAA-3')<br />
e 373-391 (5'-GTGACGTAGGCTATGAGAGA-3')<br />
del frammento. Questi primers hanno permesso<br />
di amplificare una regione di 391bp<br />
nel genoma maschile e due regioni, di circa<br />
560bp e 870bp, nel genoma degli individui<br />
di sesso femminile e monoici. La capacità<br />
del marcatore SCAR di 391bp di individuare<br />
il fenotipo maschile è stata inizialmente<br />
verificata su 41 individui di sesso maschile,<br />
femminile e monoico, appartenenti a 20 varietà<br />
ed accessioni diverse di canapa<br />
(Mandolino et al., 1998). In tutti i maschi<br />
analizzati è stata prodotta un unica banda di<br />
391bp mentre nelle femmine e nei monoici<br />
sono state prodotte le due bande di peso<br />
molecolare maggiore (Fig 2). L’analisi di tre<br />
progenie segreganti per il sesso ha permesso<br />
di confermare l’associazione del<br />
marcatore di 391bp al sesso maschile in<br />
quanto in nessun caso è stato possibile riscontrare<br />
ricombinazione per il marcatore.<br />
Questo permette di dire che il frammento di<br />
391bp costituisce un marcatore molecolare<br />
affidabile per l’identificazione del sesso maschile.<br />
La produzione dei due frammenti di<br />
560bp ed 870bp negli individui di sesso femminile<br />
e nei monoici da parte dei primers<br />
SCAR, nonché il risultato dell’analisi<br />
Southern, confermerebbe la presenza di sequenze<br />
simili nel genoma maschile e femminile.<br />
Evidentemente, però tali sequenze<br />
risultano organizzate in maniera diversa nei<br />
due sessi. È ormai ampiamente accettata la<br />
teoria secondo cui i cromosomi sessuali X e<br />
Y si sarebbero originati da una coppia di cromosomi<br />
omologhi attraverso l’instaurazione<br />
di un meccanismo di repressione della<br />
ricombinazione, che avrebbe portato i due<br />
cromosomi a differenziarsi anche<br />
morfologicamente (Charlesworth, 1991).<br />
D’altro canto l’assenza di ricombinazione<br />
avrebbe favorito l’accumulo di sequenze ripetute<br />
di cui i cromosomi sessuali vegetali<br />
sono particolarmente ricchi (Charlesworth,<br />
1991). L’assenza di ricombinazione per il<br />
marcatore di 391bp fa pensare che esso si<br />
trovi sul cromosoma Y, e benché non esista<br />
una dimostrazione diretta di ciò, questa ipotesi<br />
potrebbe essere comunque avvalorata<br />
dall’omologia esistente tra la sequenza del<br />
frammento SCAR e le sequenze riscontrate<br />
in regioni di DNA ripetitivo di altri organismi<br />
vegetali. Sulla base di questi dati<br />
possiamo dire che i nostri primers SCAR<br />
sono in grado di amplificare frammenti di<br />
DNA ripetuto presenti probabilmente nella<br />
regione di “non ricombinazione” dei due<br />
cromosomi sessuali e che per questo motivo,<br />
nel tempo, hanno acquisito una diversa<br />
organizzazione. La probabile localizzazione<br />
dei due frammenti di 560bp ed 870bp<br />
sul cromosoma X potrebbe essere dimostrata<br />
dalla possibilità di ottenere la loro amplificazione<br />
anche negli individui di sesso<br />
maschile, in opportune condizioni (minore<br />
stringenza).<br />
Accertata l’associazione tra il marcatore<br />
di 391bp ed il sesso maschile, si è cercato di<br />
produrre un sistema che permettesse una<br />
determinazione rapida ed affidabile del sesso,<br />
basato sulla presenza-assenza di questo<br />
marcatore. Sulla base di un protocollo modellato<br />
su Arabidopsis da Klimyuk et al.<br />
(1993), apportando le dovute modifiche per<br />
Cannabis, è stato messo a punto un sistema<br />
rapido di screening del sesso che consiste<br />
nella realizzazione di una amplificazione<br />
PCR direttamente su tessuto vegetale opportunamente<br />
trattato (Tab. 3, Fig. 3). La possibilità<br />
di determinazione del sesso nella canapa<br />
mediante lo SCAR rapido non solo<br />
costituisce uno strumento utile al miglioramento<br />
genetico ma ha avuto un ruolo fondamentale<br />
anche nel lavoro di ricerca finalizzato<br />
all’identificazione dei geni coinvolti nel<br />
differenziamento sessuale di Cannabis
M<br />
F<br />
Figura 6 - Analisi Reverse Northern: filtri identici contenenti i frammenti differenziali AFLP sono stati<br />
ibridati separatamente con mRNA marcato relativo al quarto nodo maschile e femminile. Gran parte dei<br />
frammenti sono risultati egualmente rappresentati in maschio e femmina al quarto nodo. Ogni banda<br />
corrisponde ad un singolo frammento AFLP.<br />
Figure 6 - Reverse Northern analysis: the same differential AFLP fragments, blotted on two<br />
membranes were separately hybridized with labeled mRNA from the male and female fourth node. The<br />
majority of them were equally represented in the male and female mRNA from the fourth node. Each<br />
lane corresponds to one AFLP fragment.<br />
sativa.<br />
Nelle nostre condizioni di crescita in serra<br />
(vedi Materiali e Metodi) il ciclo vitale<br />
della canapa si conclude in 3-4 mesi ed il<br />
raggiungimento della maturità sessuale, definito<br />
dalla comparsa dei fiori unisessuali,<br />
si realizza dopo 50-60 giorni dall’emergenza<br />
della plantula dal terreno, momento in cui<br />
la pianta ha quasi raggiunto le sue dimensioni<br />
definitive (3-4 metri). Dati in letteratura<br />
ed esperienze dirette hanno tuttavia rivelato<br />
che in alcune condizioni è possibile<br />
ottenere il completo differenziamento dei<br />
fiori unisessuali anche in stadi molto precoci<br />
dello sviluppo. È stato necessario quindi,<br />
effettuare un’analisi microscopica degli apici<br />
di Cannabis sativa, prelevati in momenti diversi<br />
dello sviluppo, al fine di individuare<br />
quale fosse lo stadio più precoce del<br />
differenziamento sessuale. Dall’analisi microscopica<br />
è emerso che il primo stadio in<br />
cui è possibile rilevare dei cambiamenti nella<br />
morfologia dell’apice corrisponde alla fase<br />
di emergenza delle foglioline del quarto<br />
nodo. In questo stadio la plantula ha delle<br />
dimensioni di 10-15cm che sono decisamente<br />
inferiori a quelle dell’adulto e non manifesta<br />
alcun dimorfismo sessuale. In tutti i<br />
campioni osservati al microscopio in questo<br />
stadio è stato possibile rilevare la presenza<br />
degli abbozzi dei meristemi laterali, all’ascella<br />
delle foglie del quarto nodo (Fig.4).<br />
Questi abbozzi, con ogni probabilità, saranno<br />
in grado di differenziarsi nei meristemi<br />
infiorescenziali all’estremità dei quali saranno<br />
portati i fiori unisessuali. L’analisi microscopica<br />
ha permesso di identificare lo stadio<br />
più precoce del differenziamento dell’apice<br />
di Cannabis sativa nella fase di emergenza<br />
delle foglioline del quarto nodo. In<br />
apici maschili e femminili prelevati in questo<br />
stadio è stata quindi effettuata un’analisi<br />
dell’espressione genica differenziale. Gli<br />
apici prelevati all’emergenza delle foglioline<br />
del 2° nodo hanno costituito il “controllo”<br />
nell’analisi, in quanto in tutti i campioni<br />
osservati in questo stadio non è mai stato<br />
possibile rilevare la presenza degli abbozzi<br />
dei meristemi laterali, all’ascella delle fo-<br />
glie apicali (Fig.5). Mediante il sistema rapido<br />
di determinazione del sesso è stato possibile<br />
discriminare precocemente (all’emergenza<br />
del primo palco di foglie) gli individui<br />
di sesso maschile da quelli di sesso femminile<br />
e prelevare con certezza gli apici,<br />
separatamente. Nei campioni prelevati al<br />
2°nodo ed al 4°nodo (maschile e femminile)<br />
abbiamo condotto l’analisi dell’espressione<br />
differenziale mediante la tecnica del<br />
c-DNA AFLP. Con lo screening dei profili<br />
AFLP è stato possibile individuare numerose<br />
centinaia di frammenti differenziali, che<br />
risultavano quindi essere presenti nel mRNA<br />
del 4°nodo di uno dei due sessi, ed assenti<br />
nell’altro e nel controllo. Questi frammenti<br />
putativamente differenziali sono stati sottoposti<br />
ad un primo livello di controllo costituito<br />
dall’analisi Reverse Northern (Fig.6).<br />
Dal Reverse Northern è emerso che gran<br />
parte dei frammenti AFLP in realtà erano<br />
egualmente rappresentati nel pool di geni<br />
espressi al quarto nodo sia nei maschi che<br />
nelle femmine. Tuttavia alcuni di questi<br />
frammenti, circa venti, hanno confermato la<br />
loro espressione differenziale che è stata sottoposta<br />
ad un ulteriore livello di controllo,<br />
costituito dall’analisi Northern. Soltanto sei<br />
dei frammenti hanno confermato la loro<br />
espressione differenziale con l’ibridazione<br />
Northern, risultando tutti maggiormente rappresentati<br />
nel mRNA relativo al quarto nodo<br />
femminile rispetto al maschile.<br />
Il clonaggio ed il sequenziamento dei<br />
frammenti differenziali darà la possibilità di<br />
risalire ai geni maschili e femminili<br />
differenzialmente espressi in questo stadio<br />
precoce dello sviluppo di Cannabis sativa<br />
CONCLUSIONI<br />
La capacità del marcatore SCAR di 391bp<br />
di produrre una discriminazione precoce e<br />
rapida dei due sessi ha avuto un ruolo determinante<br />
nel lavoro di ricerca sul<br />
differenziamento sessuale della canapa. Esso<br />
infatti ha reso possibile l’investigazione degli<br />
stadi più precoci di questo processo in<br />
cui molto probabilmente già cominciano ad<br />
esprimersi quei geni responsabili del<br />
differenziamento in senso maschile o<br />
femminile dell’apice. L’individuazione di<br />
questi geni, ed eventualmente il controllo degli<br />
stessi, è uno degli obiettivi che ci si propone<br />
di conseguire nell’immediato futuro.<br />
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Agroindustria / Aprile 2002 13
Attività di miglioramento genetico per la costituzione di nuove varietà di canapa<br />
dioiche<br />
M. Di Candilo, P. Ranalli, M. Diozzi, G. Grassi<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia.<br />
RIASSUNTO<br />
È stato avviato un programma di miglioramento genetico della canapa tessile, per la costituzione di<br />
nuove cultivar dioiche. La selezione sfrutta la variabilità disponibile e quella indotta mediante<br />
mutagenesi e si basa su procedure di selezione classiche delle piante allogame, finalizzate alla<br />
costituzione di popolazioni a fecondazione libera. L’attività di cui si riferisce è stata avviata nel<br />
1998 realizzando 11 combinazioni d’incrocio fra le cultivar e/o accessioni: Carmagnola, Fibranova,<br />
Kompolti, Superfibra, Eletta Campana, Red Petiole, Carmagnola Gigante, Ungherese e Bolognese.<br />
A partire dalla seconda generazione le popolazioni sono state sottoposte a selezione per le caratteristiche<br />
delle piante, quali: altezza, diametro dello stelo, portamento della canopy, resistenza ai<br />
patogeni e all’allettamento, nonché bassi livelli di tetraidrocannabinolo (THC). Le popolazioni in<br />
più avanzata fase di selezione vengono poi sottoposte a prove di confronto in parcelle replicate per<br />
le valutazioni produttive e qualitative.<br />
Il lavoro finora svolto ha portato alla costituzione di 11 nuove popolazioni, giunte a diverso stadio<br />
di selezione. La risposta alla selezione è stata buona soprattutto per i caratteri contenuto di THC<br />
della pianta e produzione di biomassa. I caratteri maggiormente correlati con la produzione di fibra<br />
sono risultati la biomassa (r = 0.687**), la sostanza secca (r = 0.359*), la percentuale di corteccia<br />
dello stelo (r = 0.345*) e la percentuale di fibra dello stelo (r = 0.638**). Fra le progenie in più<br />
avanzata fase di selezione, quelle discendenti dagli incroci “Kompolti x Fibranova” e “Carmagnola<br />
x Kompolti” hanno mostrato ottime per<strong>for</strong>mance, sia in termini di adattabilità all’ambiente padano,<br />
sia sotto il profilo produttivo (resa in biomassa, sostanza secca e fibra).<br />
Parole chiave: canapa, breeding, fibra tessile, cultivar dioiche.<br />
ABSTRACT<br />
Genetic improvement <strong>for</strong> the development of new dioecious hemp varieties<br />
At the ISCI (<strong>Research</strong> <strong>Institute</strong> <strong>for</strong> <strong>Industrial</strong> <strong>Crops</strong>), a work program <strong>for</strong> the development of new<br />
dioecious fibre hemp varieties is being carried out. The genetic resources utilised in the crossing<br />
program included germoplasm collected and stored at our <strong>Institute</strong> and accessions developed from<br />
mutagenis experiments. The selection work exploited the available variability and was based on<br />
the classic strategies adopted <strong>for</strong> allogamous species. The selection unit is there<strong>for</strong>e the population,<br />
evaluated on the basis of the main biometrics parameters (genetic variance and its components,<br />
hereditability, etc.). The work started in 1998 and involved 11 cross combinations between the<br />
following cultivars or accessions: Carmagnola, Kompolti, Superfibra, Eletta Campana, Red Petiole,<br />
Carmagnola Gigante, Ungherese and Bolognese. The F1s obtained were in some instances<br />
backcrossed to the parental, providing valuable traits to be introduced in the new population. From<br />
the F2 generation, the plants were subjected to selection <strong>for</strong> the following traits: height, stem diameter,<br />
canopy bearing, pathogen and lodging resistance, low tetrahydrocannabinol (THC) content.<br />
On the basis of these evaluations, all plants considered of no interest were discarded be<strong>for</strong>e flowering,<br />
thus avoiding the spread of the pollen and their contribution to the crosses. The selected populations<br />
were again evaluated in field trials, in replicate plots, <strong>for</strong> the production and qualitative assessments.<br />
The work per<strong>for</strong>med led to the constitution of 11 new populations integrating different levels of<br />
selection advances and production characteristics: different earliness, extremely low THC, adequate<br />
vegetative vigour, good per<strong>for</strong>mance <strong>for</strong> biomass and fibre production. A relevant response to the<br />
selection was obtained especially <strong>for</strong> THC level and biomass production. The traits found to be<br />
most correlated with fibre production were biomass (r = 0.687**), dry matter (r = 0.359*), percentage<br />
of cortex in the stem (r = 0.345*) and fibre percentage in the stem (r = 0.638**).<br />
Among the most selected offsprings, good per<strong>for</strong>mances were observed <strong>for</strong> “Kompolti x Fibranova”<br />
and “Carmagnola x Kompolti” crosses, both <strong>for</strong> adaptability to the environment and <strong>for</strong> production<br />
(biomass, dry matter and fibre yield).<br />
Key words: hemp, breeding, textile fibre, dioecious cultivars.<br />
Autore corrispondente: Di Candilo M.<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di<br />
Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia<br />
Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
14 Agroindustria / Aprile 2002<br />
INTRODUZIONE<br />
In questi ultimi anni, in Italia, vi è un crescente<br />
interesse per la reintroduzione della<br />
coltura della canapa tessile, per motivi di<br />
ordine agricolo, industriale ed ambientale.<br />
Il mondo agricolo vede nella canapa una<br />
alternativa colturale alle grandi colture<br />
cerealicole sempre più eccedentarie e meno<br />
remunerative. Inoltre, gli imprenditori agricoli<br />
sanno che la canapa si inserisce bene<br />
negli ordinamenti colturali, richiede modesti<br />
input energetici e migliora la fertilità del<br />
terreno.<br />
Il mondo industriale, a sua volta, è molto<br />
interessato al prodotto di tale coltura a causa<br />
della crescente richiesta di fibre naturali,<br />
sia per il settore dell’abbigliamento, sia per<br />
il settore dell’arredamento e della biancheria<br />
per la casa, entrambi ad alto valore commerciale.<br />
Gli indumenti di canapa si contraddistinguono<br />
per senso di fresco, naturalezza, traspirabilità,<br />
resistenza ai raggi UV e durata<br />
nel tempo.<br />
Analogamente, nell’arredamento la canapa<br />
offre grandi vantaggi, quali: resistenza alla<br />
luce solare ed artificiale (importantissima per<br />
i tessili impiegati nel rivestimento mobili,<br />
pareti e pavimenti), buona resistenza all’abrasione<br />
e manutenzione più semplice rispetto<br />
ad altre fibre.<br />
Sotto il profilo ecologico la canapa è sicuramente<br />
una delle colture più rispettose<br />
dell’ambiente. Infatti, richiede modesti apporti<br />
di fertilizzanti, soffoca naturalmente le<br />
erbe infestanti, perciò non necessita di<br />
diserbo chimico, non richiede trattamenti<br />
fitosanitari, trattandosi di una pianta molto<br />
rustica, richiede modesti apporti irrigui, limitatamente<br />
al Sud Italia (Di Bari et al.,<br />
2001), e risana i terreni contaminati da metalli<br />
pesanti (Baraniecki et al., 1995; Citterio,<br />
2001).<br />
La reintroduzione della coltura impone<br />
però un ammodernamento della filiera produttiva<br />
in termini di meccanizzazione della<br />
raccolta e industrializzazione delle fasi di<br />
macerazione e prima lavorazione della fibra;<br />
inoltre, è pure necessario acquisire una gamma<br />
varietale sufficientemente ampia e differenziata,<br />
idonea ai nostri ambienti.<br />
Riguardo a quest’ultimo punto, va considerato<br />
che le varietà italiane iscritte al Registro<br />
varietale sono solo quattro, di cui tre<br />
molto datate (Carmagnola, CS e Fibranova)<br />
ed una di recente costituzione (Red Petiole),<br />
che si contraddistingue dalle precedenti per<br />
un marcatore morfologico (colorazione<br />
antocianica dei piccioli fogliari) associato a<br />
bassissimo contenuto di THC (Ranalli et al.,<br />
1996; Di Candilo et al., 1999 e 2000). A ciò<br />
va aggiunto che le varietà selezionate nel<br />
Centro-Nord Europa mal si adattano alle<br />
nostre latitudini per il diverso fotoperiodo<br />
(Crescini, 1951): spesso vanno rapidamente<br />
in prefioritura, con <strong>for</strong>te riduzione della
Tabella 1 - Caratteri biometrici e contenuto di THC delle piante<br />
Table 1 - Biometric characteristics and THC content of the plants<br />
produzione e decadimento qualitativo della<br />
fibra (Di Candilo et al., 2000b).<br />
Va ancora considerato che le varietà<br />
coltivabili non devono presentare livelli di<br />
THC nella pianta superiori allo 0.2% della<br />
sostanza secca, pena il sequestro e la distruzione<br />
della coltivazione da parte delle <strong>for</strong>ze<br />
dell’ordine, nonché l’esclusione della varietà<br />
dall’elenco di quelle ammesse alla coltivazione<br />
dalla normativa europea.<br />
Sulla base di tali premesse, nell’ambito<br />
del Progetto “Canapa per fibra tessile: dalla<br />
produzione alla utilizzazione”, finanziato dal<br />
Ministero delle Politiche Agricole e<br />
Forestali, è stata avviata una attività di mi-<br />
%<br />
Popolazioni Piante m -2<br />
P-1<br />
P-2<br />
P-3<br />
P-4<br />
P-5<br />
P-6<br />
P-7<br />
Carmagnola<br />
Fibranova<br />
Kompolti<br />
1.8<br />
1.5<br />
1.2<br />
0.9<br />
0.6<br />
0.3<br />
0<br />
glioramento genetico, finalizzata alla costituzione<br />
di nuove cultivar dioiche.<br />
In questa sede si riferisce sul lavoro già<br />
svolto e sui primi risultati acquisiti.<br />
MATERIALI E METODI<br />
La selezione di nuove cultivar attinge da<br />
germoplasma in collezione all’ISCI, sfrutta<br />
la variabilità disponibile e quella indotta<br />
mediante mutagenesi e si basa su procedure<br />
di selezione classiche delle piante allogame,<br />
finalizzate alla costituzione di popolazioni<br />
a fecondazione libera. L’unità di selezione è<br />
quindi la popolazione, la quale è valutata rispetto<br />
ai principali parametri impiegati in<br />
THC CBD Totale<br />
Cannabinoidi<br />
Figura 1 - Percentuali di cannabinoidi nelle popolazioni prima e dopo la selezione.<br />
Figure 1 - Cannabinoid percent in the populations be<strong>for</strong>e and after selection.<br />
Piante (%)<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
0.00-0.05<br />
0.06-0.10<br />
0.11-0.15<br />
(n.)<br />
70.1 a<br />
73.0 a<br />
72.9 a<br />
68.5 a<br />
72.2 a<br />
71.0 a<br />
69.8 a<br />
70.3 a<br />
69.4 a<br />
71.5 a<br />
0.16-0.20<br />
0.21-0.25<br />
Altezza<br />
pianta<br />
(cm)<br />
254.8 ab<br />
255.5 ab<br />
255.3 ab<br />
274.1 ab<br />
245.6 bc<br />
280.2 a<br />
267.6 ab<br />
280.5 a<br />
270.2 ab<br />
223.7 c<br />
0.26-0.30<br />
0.31-0.35<br />
Diametro<br />
mediano<br />
stelo<br />
(mm)<br />
7.3 ac<br />
7.6 ab<br />
7.2 ac<br />
7.9 a<br />
7.1 ac<br />
7.8 ab<br />
7.9 a<br />
7.0 bc<br />
6.7 c<br />
7.6 ab<br />
0.36-0.40<br />
0.41-0.45<br />
0.46-0.50<br />
Classi THC (%)<br />
THC<br />
(% s.s.)<br />
0.033 bc<br />
0.030 bc<br />
0.020c<br />
0.020 c<br />
0.017 c<br />
0.017 c<br />
0.017 c<br />
0.047 b<br />
0.030 bc<br />
0.077 a<br />
Medie 70.9 260.7 7.4 0.031<br />
I valori della medesima colonna contrassegnati da lettere diverse differiscono<br />
statisticamente per P≤0.05 (test di Duncan).<br />
Figura 2 - Distribuzione del THC in classi di frequenza nella popolazione prima della selezione.<br />
Figure 2 - THC frequency distribution in the population be<strong>for</strong>e selection.<br />
0.51-0.55<br />
genetica di popolazione (varianza genetica<br />
e sue componenti, ereditabilità dei caratteri<br />
sottoposti a selezione, azioni geniche implicate<br />
nella espressione dei principali caratteri,<br />
ecc.).<br />
L’attività di miglioramento, di cui si riferisce,<br />
è stata avviata nel 1998, eseguendo le<br />
prime combinazioni d’incrocio. Le<br />
discendenze F1, derivate dagli incroci, in<br />
taluni casi sono state reincrociate con il parentale<br />
da cui si voleva il maggiore apporto<br />
di caratteri nella nuova popolazione.<br />
Più in particolare, sono stati realizzati incroci<br />
fra i seguenti parentali: Bolognese,<br />
Carmagnola, Carmagnola Gigante, Eletta<br />
Campana, Fibranova, Kompolti, Superfibra,<br />
Red Petiole e Ungherese.<br />
Sia gli incroci che gli allevamenti sono<br />
stati realizzati in isolamento spaziale, per<br />
evitare inquinamenti da polline estraneo.<br />
A partire dalla seconda generazione le<br />
popolazioni sono state sottoposte a selezione<br />
per le caratteristiche delle piante, quali:<br />
energia germinativa, vigore vegetativo, altezza,<br />
diametro dello stelo, portamento della<br />
canopy, resistenza ai patogeni e all’allettamento,<br />
nonché per bassi livelli di THC.<br />
Sulla base di tali valutazioni, prima della fioritura<br />
sono state eliminate dal campo di allevamento<br />
tutte le piante di scarso valore, in<br />
modo da escluderle dall’interincrocio.<br />
Il rilevamento del THC è stato effettuato<br />
in laboratorio inizialmente con metodo<br />
immunoenzimatico (Grassi et al., 1997),<br />
poiché molto più veloce del metodo ufficiale<br />
gas-cromatografico e, perciò, più adatto<br />
alle esigenze di dover saggiare in breve<br />
0.56-0.60<br />
0.61-0.70<br />
Prima della selezione<br />
Dopo la selezione<br />
0.71-0.75<br />
0.76-0.80<br />
0.81-0.85<br />
0.86-0.90<br />
Agroindustria / Aprile 2002 15
Tabella 2 - Produzioni di biomassa e percentuali di sostanza secca.<br />
Table 2 - Biomass productions and dry matter ratios.<br />
Popolazioni<br />
P-1<br />
P-2<br />
P-3<br />
P-4<br />
P-5<br />
P-6<br />
P-7<br />
Carmagnola<br />
Fibranova<br />
Kompolti<br />
tempo un elevatissimo numero di piante; successivamente,<br />
quando il numero di individui<br />
da saggiare si è ridotto, è stato adottato<br />
il metodo gas-cromatografico.<br />
Su singole piante è stata rilevata la percentuale<br />
di fibra, sottoponendo tasselli di<br />
steli a macerazione in vasca, con addizione<br />
di ceppi batterici ad elevata azione<br />
pectinolitica (Di Candilo et al. 1999a e<br />
2000a).<br />
Le popolazioni in più avanzata fase di selezione<br />
sono state sottoposte a prove di confronto<br />
in parcelle replicate per le valutazioni<br />
produttive e qualitative. Il protocollo sperimentale<br />
di queste prove si è basato sui seguenti<br />
criteri operativi:<br />
- schema sperimentale a blocco randomizzato,<br />
con quattro ripetizioni e parcelle da 20 m 2 ;<br />
- semina a macchina nel periodo fine marzo-inizio<br />
aprile;<br />
- densità d’investimento di 110-120 piante m -2 ,<br />
disposte su file distanti 20 cm l’una dall’altra;<br />
- raccolta in corrispondenza della piena fioritura;<br />
- rilievi per parcella alla raccolta: contenuto<br />
di THC, piante m -2 , altezza pianta, diametro<br />
basale e apicale dello stelo, produzione<br />
di biomassa, rapporto steli/biomassa,<br />
Piante (%)<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
0.00-0.05<br />
0.06-0.10<br />
Steli<br />
(t ha -1 )<br />
24.7 de<br />
33.8 ab<br />
26.9 ce<br />
23.0 e<br />
30.6 ac<br />
34.7 a<br />
28.9 bd<br />
32.2 ab<br />
30.9 ac<br />
32.6 ab<br />
0.11-0.15<br />
16 Agroindustria / Aprile 2002<br />
0.16-0.20<br />
Biomassa Sostanza secca nelle componenti<br />
della biomassa<br />
Foglie<br />
(t ha -1 Infiore-<br />
)<br />
scenze<br />
(t ha -1 )<br />
Totale<br />
(t ha -1 Infiore-<br />
)<br />
Stelo<br />
(%)<br />
Foglie<br />
(%)<br />
scenze<br />
(%)<br />
9.1 d<br />
11.8 ac<br />
8.7 d<br />
10.0 cd<br />
12.3 ab<br />
13.4 a<br />
12.7 ab<br />
9.7 cd<br />
9.3 d<br />
11.0 bd<br />
0.21-0.25<br />
rapporto foglie/biomassa, percentuali di<br />
sostanza secca negli steli, nelle foglie e<br />
nelle infiorescenze. Quindi sono stati calcolati<br />
i parametri: produzione di steli<br />
freschi defogliati, produzione di foglie<br />
fresche, produzione di sostanza secca<br />
totale e delle sue componenti. Inoltre, è<br />
stata rilevata la produzione di fibra, previa<br />
macerazione microbiologica delle bacchette<br />
in vasca, stigliatura e gramolatura<br />
dello stigliato.<br />
Adottando le metodologie esposte, nel<br />
2001 è stata proseguita l’attività di selezione<br />
in isolamento spaziale delle progenie non<br />
ancora stabilizzate. Inoltre, è stata effettuata<br />
una prova di confronto fra 7 progenie, in più<br />
avanzato stato di approntamento, e tre testimoni,<br />
rappresentati da due varietà italiane<br />
(Carmagnola e Fibranova) ed una ungherese<br />
(Kompolti).<br />
Quest’ultimo esperimento è stato effettuato<br />
ad Anzola dell’Emilia (BO), in terreno<br />
tendenzialmente argilloso, rappresentativo<br />
della Valle Padana.<br />
RISULTATI<br />
Attività di selezione. Il lavoro svolto ha<br />
portato alla costituzione di 11 nuove popo-<br />
0.26-0.30<br />
0.31-0.35<br />
0.8 b<br />
2.1 ab<br />
1.0 b<br />
0.6 b<br />
1.2 b<br />
1.2 b<br />
0.8 b<br />
1.1 b<br />
0.7 b<br />
0.5 b<br />
0.36-0.40<br />
0.41-0.45<br />
34.6 de<br />
47.7 ab<br />
36.6 ce<br />
33.6 e<br />
44.1 ab<br />
49.2 a<br />
42.4 ac<br />
43.0 ac<br />
40.9 bd<br />
44.1 ab<br />
0.46-0.50<br />
Classi THC (%)<br />
Figura 3 - Distribuzione del THC in classi di frequenza nella popolazione dopo la selezione.<br />
Figure 3 - THC class frequency distribution in the population after selection.<br />
0.51-0.55<br />
35.8 bc<br />
41.5 ab<br />
36.9 ab<br />
36.6 ab<br />
7.6 ab<br />
37.7 ab<br />
35.5 bc<br />
42.3 a<br />
38.5 ab<br />
29.9 c<br />
0.56-0.60<br />
lazioni dioiche, giunte a diverso stadio di<br />
selezione. Si tratta di una gamma di materiali<br />
caratterizzati da: diversa durata del ciclo<br />
biologico, assenza o scarsissima presenza<br />
di THC nelle piante, buon vigore<br />
vegetativo e buone potenzialità produttive<br />
in biomassa e in fibra.<br />
La risposta alla selezione è stata buona<br />
soprattutto per la riduzione dei cannabinoidi,<br />
in generale, e del THC in particolare. Osservando<br />
la figura 1 si può rilevare che nella<br />
popolazione di partenza il contenuto medio<br />
totale di cannabinoidi nelle piante (rappresentati<br />
quasi interamente da CBD e THC)<br />
era dell’1.60%, di cui 1.46% di CBD e 0.15%<br />
di THC. Dopo tre cicli di selezione il contenuto<br />
totale è sceso a 0.28%, di cui 0.26% di<br />
CBD e 0.02% di THC.<br />
Con riferimento al THC in particolare, in<br />
figura 2 si può osservare che nella popolazione<br />
di partenza, il 18% delle piante presentava<br />
livelli di THC che superavano la<br />
soglia, fino a raggiungere lo 0.9% della sostanza<br />
secca. Dopo la selezione (Fig. 3), il<br />
93% delle piante è afferito alla classe più<br />
bassa di THC (0.00-0.05%), il 5% è afferito<br />
alla classe subito sopra (0.06-0.10% di THC)<br />
e il restante 2% delle piante è risultato in-<br />
0.61-0.65<br />
0.66-0.70<br />
30.9 a<br />
29.3 a<br />
30.1 a<br />
29.8 a<br />
32.5 a<br />
30.1 a<br />
29.7 a<br />
31.7 a<br />
30.2 a<br />
31.0 a<br />
0.71-0.75<br />
0.76-0.80<br />
19.8 a<br />
20.6 a<br />
20.1 a<br />
18.2 a<br />
20.8 a<br />
21.0 a<br />
21.7 a<br />
20.6 a<br />
20.2 a<br />
21.5 a<br />
Medie 29.8 10.8 1.0 41.6 37.2 30.5 20.4<br />
I valori della medesima colonna contrassegnati da lettere diverse differiscono per P≤0.05 (test di<br />
Duncan)<br />
0.81-0.85<br />
0.86-0.90
Tabella 3 - Produzioni di sostanza secca e rapporto fra stelo e sue componenti.<br />
Table 3 - Dry matter productions and ratio between the stem and its components.<br />
Popolazioni<br />
P-1<br />
P-2<br />
P-3<br />
P-4<br />
P-5<br />
P-6<br />
P-7<br />
Carmagnola<br />
Fibranova<br />
Kompolti<br />
Stelo<br />
(t ha -1 )<br />
8.8 d<br />
13.9 a<br />
9.9 cd<br />
8.4 d<br />
11.4 bc<br />
13.0 ab<br />
10.2 cd<br />
13.6 a<br />
11.9 ac<br />
9.8 cd<br />
cluso nella terza classe (0.11-0.15%). In<br />
sostanza, il criterio di eliminare da ciascuna<br />
popolazione, poco prima della fioritura, le<br />
piante a più elevati livelli di principio stupefacente<br />
e con minore vigoria ed altezza, si è<br />
confermato molto efficace per l’ottenimento<br />
di nuovi genotipi a scarsissimo contenuto di<br />
THC e ad elevata resa in biomassa.<br />
I caratteri maggiormente correlati con la<br />
produzione di fibra sono risultati la biomassa<br />
(r = 0.687**), la produzione di steli secchi<br />
(r = 0.359*), la percentuale di corteccia nello<br />
stelo (r = 0.345*) e la percentuale di fibra<br />
nello stelo (r = 0.638**).<br />
Valutazione di progenie in avanzata fase<br />
di approntamento. La prova ha avuto un<br />
ottimo avvio, grazie alla pronta ed uni<strong>for</strong>me<br />
emergenza delle plantule. Purtroppo in data<br />
18 maggio, quando le piante avevano raggiunto<br />
l’altezza di 80 cm circa, sono state<br />
colpite da una pesante grandinata che ha provocato<br />
la rottura di un gran numero di steli.<br />
Conseguentemente, si è preferito effettuare<br />
una cimatura generale a 8-10 cm da terra, ap-<br />
Foglie<br />
(t ha -1 )<br />
2.8 c<br />
3.5 ac<br />
2.6 c<br />
3.0 bc<br />
4.0 a<br />
4.0 a<br />
3.8 ab<br />
3.1 ac<br />
2.8 c<br />
3.4 ac<br />
Tabella 4 - Produzioni di fibra delle popolazioni a confronto.<br />
Table 4 - Fibre productions of cultivars compared<br />
Sostanza secca<br />
Infiorescenze<br />
(t ha -1 )<br />
0.2 b<br />
0.4 a<br />
0.2 b o<br />
o<br />
0.2 b<br />
0.2 b<br />
0.2 b<br />
0.1 b<br />
0.1 b<br />
pena sopra la prima coppia di foglie basali.<br />
In tabella 1 sono riportate le caratteristiche<br />
biometriche e i contenuti di THC delle<br />
popolazioni confrontate.<br />
La capacità di ricaccio delle piante è stata<br />
elevata, tuttavia l’investimento raggiunto è<br />
stato inferiore a quello precedente l’evento<br />
meteorico. Alla raccolta, la fittezza media<br />
rilevata è stata di 71 piante m -2 , con variabilità<br />
molto contenuta fra le tesi.<br />
L’altezza media delle piante è stata un po’<br />
inferiore a quella riscontrata negli anni precedenti<br />
(261 cm), verosimilmente anche per<br />
effetto della cimatura (Di Candilo et al.,<br />
2002). Tuttavia, talune progenie hanno superato<br />
sensibilmente il testimone Kompolti.<br />
I diametri degli steli sono risultati contenuti,<br />
seppure in presenza di investimenti inferiori<br />
a quello ottimale. Ciò, in quanto le<br />
piante che hanno ributtato hanno emesso due<br />
getti ciascuna, raddoppiando così il numero<br />
degli steli rispetto al numero delle piante.<br />
I livelli di THC sono risultati sensibilmente<br />
inferiori alla soglia dello 0.2% per tutti i<br />
Totale<br />
(t ha -1 )<br />
11.8 e<br />
17.8 a<br />
12.7 de<br />
11.5 e<br />
15.6 ac<br />
17.2 a<br />
14.2 cd<br />
16.9 ab<br />
14.8 bd<br />
13.3 de<br />
Corteccia/<br />
stelo<br />
(%)<br />
33.5 bc<br />
35.1 ab<br />
34.2 ac<br />
35.7 ab<br />
35.1 ab<br />
35.2 ab<br />
35.8 ab<br />
31.8 c<br />
33.7 bc<br />
37.0 a<br />
Canapulo/<br />
stelo<br />
(%)<br />
Medie 11.1 3.3 0.2 14.6 34.7 65.3<br />
I valori della medesima colonna contrassegnati da lettere diverse differiscono statisticamente<br />
per P≤0.05 (test di Duncan).<br />
Popolazioni<br />
P-1<br />
P-2<br />
P-3<br />
P-4<br />
P-5<br />
P-6<br />
P-7<br />
Carmagnola<br />
Fibranova<br />
Kompolti<br />
Fibra<br />
lunga<br />
(t ha -1 )<br />
1.20 de<br />
1.72 ab<br />
1.11 e<br />
1.33 ce<br />
1.40 be<br />
1.62 ac<br />
1.53 ac<br />
1.42 be<br />
1.52 ad<br />
1.76 a<br />
Fibra<br />
corta<br />
(t ha -1 )<br />
0.36 cd<br />
0.62 bc<br />
0.35 d<br />
0.41 bd<br />
0.51 bd<br />
0.51 bd<br />
0.50 bd<br />
0.64 d<br />
0.67 b<br />
0.95 a<br />
Fibra<br />
totale<br />
(t ha -1 )<br />
1.56 d<br />
2.34 ab<br />
1.46 d<br />
1.74 cd<br />
1.91 bd<br />
2.13 bc<br />
2.03 bc<br />
1.76 cd<br />
2.19 bc<br />
2.71 a<br />
Medie 1.46 0.52 1.98<br />
valori della medesima colonna contrassegnati da lettere<br />
diverse differiscono statisticamente per P =0.05 (test di Duncan)<br />
66.5 ab<br />
64.9 bc<br />
65.8 ac<br />
64.3 bc<br />
64.9 bc<br />
64.8 bc<br />
64.2 bc<br />
68.2 a<br />
66.3 ab<br />
63.0 c<br />
genotipi a confronto. Ciò indica sicuramente<br />
che le condizioni ambientali (temperature,<br />
umidità, piovosità, ecc.) del 2001 sono state<br />
poco favorevoli alla sintesi del THC da parte<br />
delle piante, tuttavia osservando i dati si<br />
può rilevare che almeno cinque nuove popolazioni<br />
hanno fatto riscontrare valori prossimi<br />
allo zero, significativamente inferiori a<br />
quelli di Kompolti e Carmagnola. Sulla base<br />
di tali evidenze, che peraltro confermano i<br />
riscontri dell’anno precedente, si può ragionevolmente<br />
ritenere che, anche in condizioni<br />
pedo-climatiche estremamente favorevoli<br />
alla sintesi del THC, in buona parte delle<br />
nuove popolazioni il contenuto di sostanza<br />
allucinogena in discorso dovrebbe rimanere<br />
abbondantemente al di sotto della soglia sopra<br />
riportata.<br />
La produzione media di biomassa fresca<br />
ha raggiunto 41.6 t ha -1 , alla quale hanno<br />
contribuito gli steli per il 71.6%, le foglie<br />
per il 26% e le infiorescenze per il 2.4%<br />
(Tab. 2).<br />
Le rese più elevate in biomassa sono state<br />
ottenute dalle progenie P-6, P-2, P-5 e P-7,<br />
nonché dai testimoni Kompolti e<br />
Carmagnola, con valori compresi fra 49.2 e<br />
42.4 t ha -1 , nell’ordine, non significativamente<br />
diversi fra loro. Gli stessi genotipi, ad eccezione<br />
di P-7, si sono evidenziati anche per<br />
la produzione di steli freschi defogliati, oscillata<br />
fra 30.6 t ha -1 (progenie P-5) e 34.7 t ha -1<br />
(progenie P-6).<br />
Interessante rilevare che le progenie sopra<br />
citate, oltre che per la resa in steli, si<br />
sono evidenziate anche per la produzione di<br />
foglie (11.8-13.4 t ha -1 ) a conferma della loro<br />
buona vigoria (Tab 2).<br />
Le percentuali medie di sostanza secca<br />
nelle componenti della parte aerea della pianta<br />
al momento della raccolta erano 37.2, 30.5<br />
e 20.4%, rispettivamente nello stelo, foglie<br />
e fiori. Fra i genotipi a confronto,<br />
Carmagnola ha fatto rilevare la percentuale<br />
di sostanza secca dello stelo tendenzialmente<br />
più elevata (42.3), mentre Kompolti ha<br />
Agroindustria / Aprile 2002 17
evidenziato il valore significativamente più<br />
basso (29.9%). Cinque delle nuove progenie<br />
hanno mostrato valori variabili da 36.6 a<br />
41.5%, non significativamente diversi da<br />
quello di Carmagnola (Tab. 2).<br />
La produzione media complessiva in sostanza<br />
secca è stata di 14.6 t ha -1 , di cui il<br />
76% dovuto agli steli, il 22.6% alle foglie e<br />
l’1.4% alle infiorescenze. Anche per questo<br />
parametro si sono evidenziate le progenie P-<br />
2 e P-6, le cui rese (17.8 e 17.2 t ha -1 ) non si<br />
sono differenziate significativamente da<br />
quelle <strong>for</strong>nite da Carmagnola e dalla progenie<br />
P-5 (Tab. 3).<br />
Il contributo di sostanza secca dovuto agli<br />
steli ha raggiunto i valori massimi nelle progenie<br />
P-2 e P-6 (13.9 e 13.0 t ha -1 , rispettivamente),<br />
nonché nei testimoni Carmagnola<br />
e Fibranova (13.6 e 11.9 t ha -1 ) (Tab.3).<br />
L’incidenza dello strato corticale sullo stelo,<br />
correlata con la resa in fibra, è stata del<br />
34.7%. Fra le cultivar, Kompolti ha mostrato<br />
il valore più elevato in assoluto (37%),<br />
significativamente superiore a quelli degli<br />
altri due testimoni; per le nuove popolazioni,<br />
eccetto una, sono stati rilevati valori compresi<br />
fra 34.2 e 35.8% non statisticamente<br />
diversi da quello di Kompolti.<br />
Il rapporto canapulo/stelo in media è stato<br />
del 65.3%: le tesi con i maggiori valori di<br />
questo carattere sono state Carmagnola, P-1<br />
e Fibranova (Tab. 3).<br />
La produzione di fibra (Tab. 4) in media è<br />
stata di 1.98 t ha -1 , di cui 1.46 t ha -1 di fibra<br />
lunga (mannelle lunghe quanto gli steli) e<br />
0.52 t ha -1 di fibra corta (stoppa). Produzioni<br />
superiori alla media di campo sono state<br />
<strong>for</strong>nite soprattutto da Kompolti e dalla progenie<br />
P-2 (2.71 e 2.34 t ha -1 , rispettivamente);<br />
inoltre, rese superiori alle 2 t ha -1 sono<br />
state ottenute da Fibranova e dalla progenie<br />
P-6.<br />
Nei primi cinque posti della graduatoria<br />
produttiva per fibra lunga troviamo<br />
Kompolti, le progenie P-2, P-6 e P-7 e<br />
Fibranova, con valori compresi fra 1.76 e<br />
1.52 t ha -1 , nell’ordine.<br />
Per la fibra corta, la produzione significativamente<br />
più elevata è stata rilevata in<br />
18 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Kompolti.<br />
CONCLUSIONI<br />
Anche se le nuove popolazioni selezionate<br />
necessitano di ulteriore affinamento e valutazione<br />
in altre situazioni pedo-climatiche,<br />
sembra si possa ritenere che l’attività di<br />
breeding finora svolta abbia avuto buon esito.<br />
Di fatto, le progenie P-2 e P-6, ottenute<br />
per selezione delle popolazioni derivanti,<br />
rispettivamente, dagli incroci “Kompolti x<br />
Fibranova” e “Carmagnola x Kompolti”,<br />
hanno mostrato ottime per<strong>for</strong>mance, sia in<br />
termini di adattabilità all’ambiente padano<br />
(da tali popolazioni non è mai stata rilevata<br />
sensibilità alla pre-fioritura), sia sotto il profilo<br />
produttivo (resa in biomassa, sostanza<br />
secca e fibra).<br />
Inoltre, tali progenie hanno evidenziato<br />
ottima energia germinativa, buon vigore e<br />
notevole rusticità. Il loro ciclo biologico può<br />
essere considerato tardivo: in condizioni<br />
normali giungono alla piena fioritura intorno<br />
a metà agosto.<br />
Altre due popolazioni interessanti sembrano<br />
essere le progenie P-5 e P-7, selezionate<br />
dalle discendenze degli incroci “Carmagnola<br />
x Fibranova” e “Carmagnola x Eletta Campana”,<br />
abbastanza competitive per produzione<br />
di fibra.<br />
Vi sono poi popolazioni derivate da incroci<br />
con l’accessione “Bolognese”, non<br />
ancora sottoposte a prove di valutazione in<br />
parcelle replicate, che hanno manifestato<br />
spiccata precocità di maturazione.<br />
In definitiva, si ritiene che da tali materiali<br />
dovrebbero derivare 2-3 nuove cultivar<br />
che, unitamente alle varietà italiane già iscritte<br />
al Registro, potrebbero costituire una<br />
gamma di varietà dioiche sufficientemente<br />
ampia e differenziata per ciclo di<br />
maturazione, tale da soddisfare le esigenze<br />
dei vari contesti colturali.<br />
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Di Candilo M., Ranalli P., Mastromei G.,<br />
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XXXIII Convegno Annuale della Società<br />
Italiana di Agronomia. Le colture “non<br />
alimentari”. Legnaro (PD), 20-23 Settembre<br />
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Grassi G., Moschella A. & Fiorilli M.P., 1997.<br />
Evaluation and development of serological<br />
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Frankfurt (D), 27 February - 2 March, pp.<br />
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Ranalli P., Di Candilo M., Marino A., Zottini<br />
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1996. Induzione di mutanti in Cannabis<br />
sativa L. Sementi Elette 2, 49-55.
Comportamento morfo-produttivo e qualitativo di cultivar di canapa<br />
(Cannabis sativa L.) in varie località italiane<br />
M. Di Candilo, D. Liberalato1 , A. Del Gatto, D. Laureti, V. Di Bari2 , R. Colucci2 , P. Tedeschi3 , L. Postiglione3 ,<br />
M. Poli4 , M. Diozzi, G. Grassi, P. Ranalli<br />
Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i, Bologna.<br />
1 Zignago Tessile S.p.A., Fossalta di Portogruaro, Venezia<br />
2 Istituto Sperimentale Agronomico, Bari.<br />
3 Dipartimento di Ingegneria Agraria e Agronomia del Territorio, Università di Portici (NA)<br />
4 Azienda Sperimentale “M.Marani”, Ravenna<br />
RIASSUNTO<br />
Vengono riferiti i risultati di prove di confronto varietale svolte in diverse località nel biennio 2000-<br />
2001. Complessivamente sono state valutate 7 varietà dioiche, 2 monoiche e 8 ibridi sperimentali<br />
dioici. Le prove sono state svolte ad Anzola dell’Emilia (Bologna), Ravenna, Osimo (Ancona),<br />
Rutigliano (Bari) e Vitulazio (Caserta). Sono stati effettuati rilievi inerenti le caratteristiche<br />
biometriche e produttive delle piante, nonchè i contenuti di ∆ 9 tetraidrocannabinolo (THC) delle<br />
stesse piante e le caratteristiche qualitative della fibra per uso tessile. I risultati ottenuti hanno<br />
evidenziato come più meritevoli le cultivar italiane Carmagnola, C.S. e Fibranova per adattabilità<br />
ambientale, stabilità produttiva e livelli di produzione. Inoltre, buone per<strong>for</strong>mance sono state<br />
evidenziate da taluni ibridi sperimentali che hanno unito alle buone caratteristiche agronomiche<br />
una buona qualità della fibra (resa in pettinato e finezza).<br />
Parole chiave: canapa, cultivar, produttività, fibra tessile, qualità.<br />
ABSTRACT<br />
Morphological, production and qualitative behaviour of hemp cultivars (Cannabis sativa L.)<br />
in several Italian locations<br />
Results of comparative trials between several hemp varieties carried out in various Italian localities<br />
in the 2000-2001 period are presented. The evaluation included nine varieties (7 dioecius and 2<br />
monoecius) and eight experimental dioecius hybrids. The locations experimented were Anzola<br />
dell’Emilia (Bologna), Ravenna, Osimo (Ancona), Rutigliano (Bari) and Vitulazio (Caserta).<br />
Evaluation concerned plant biometric characteristics (plant density, height, stem diameter), THC<br />
content (determined by EC official methodology), biomass production, stem dry matter percentage,<br />
bark/stem ratio and dry matter production. In addition, stems of only one locality were water retted<br />
and scutched. The textile quality of the fibre was evaluated by organoleptic assessment, hackling<br />
yield and fineness. The per<strong>for</strong>mance of hemp cultivars showed the possibility of obtaining the<br />
same productivity both in Northern Italy, under dry weather conditions, and Southern Italy, under<br />
growing conditions supported by heavy irrigation. In Central Italy, the yields were extremely low<br />
although the rainfall was not notably lower than in the Emilia-Romagna localities. In particular, the<br />
rainfall distribution in Osimo was, as usual, more uneven than Northern areas, with an extremely<br />
dry July. Consequently, in this locality, and very likely in all Central Italy, it is necessary to apply<br />
irrigation during the last growing period of the cultivation. As far as cultivars are concerned,<br />
Carmagnola, CS and Fibranova showed the greatest stability and good fibre yield. Kompolti, a<br />
Polish dioecius variety, demonstrated a high bark/stem ratio in all localities and a good fibre yield;<br />
un<strong>for</strong>tunately, the fibre quality was poor. Fedora and Futura, French monoecius varieties, had a<br />
lower per<strong>for</strong>mance than dioecius cultivars due to their high flowering sensitivity. The experimental<br />
hybrids Hy2, Hy3 and Hy4, respectively coming from “Carmagnola x Kompolti”, “Carmagnola x<br />
Fibranova” and “Carmagnola x Carmagnola Gigante”, demonstrated a positive per<strong>for</strong>mance, the<br />
first two exhibiting good dry matter production and the third a valuable fibre quality and hackling<br />
yield.<br />
Key words: hemp, cultivars, production, textile fibre, quality.<br />
INTRODUZIONE<br />
In Italia, da 4-5 anni, si sta cercando di<br />
reintrodurre la coltivazione della canapa da<br />
Autore corrispondente: Di Candilo M.<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di<br />
Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia<br />
Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857<br />
E-mail: dicandilo@libero.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
fibra sulla spinta di esigenze agronomiche<br />
(necessità di individuare alternative produttive<br />
alle grandi colture, sempre più<br />
eccedentarie), industriali (necessità di<br />
reperire in loco la materia prima, sempre più<br />
richiesta a livello mondiale) ed ambientali<br />
(esigenza di introdurre colture richiedenti<br />
bassi input energetici, ecocompatibili).<br />
Sotto quest’ultimo aspetto la coltura della<br />
canapa è sicuramente una delle più interessanti,<br />
in quanto non richiede interventi chi-<br />
mici di difesa e di diserbo; inoltre, almeno<br />
nel Nord Italia non richiede neppure l’irrigazione.<br />
Ciò, grazie alle sue spiccate caratteristiche<br />
di rusticità, al suo accelerato ritmo<br />
di crescita ed azione soffocante sulle<br />
malerbe, nonché al suo apparato radicale<br />
molto sviluppato e profondo.<br />
Di fatto però, nonostante il grande interesse<br />
per la coltura e le buone per<strong>for</strong>mance<br />
produttive della pianta, la superficie complessiva<br />
investita a canapa dal 1999 rimane<br />
estremamente ridotta (poco più di 150 ettari),<br />
soprattutto per la mancanza di centri industriali<br />
in grado di effettuare la prima lavorazione<br />
del prodotto raccolto. In altre parole,<br />
la coltura non decolla, poiché la filiera<br />
produttiva è incompleta.<br />
La reintroduzione della canapa impone un<br />
aggiornamento dell’agrotecnica (Di Candilo<br />
et al., 2000a), la valutazione delle cultivar<br />
disponibili per una oculata scelta varietale,<br />
la meccanizzazione della raccolta secondo<br />
le esigenze imposte dalle successive operazioni<br />
di processing, lo studio e la messa a<br />
punto del processo di macerazione da adottare<br />
nei centri industriali di prima lavorazione<br />
del prodotto (Di Candilo et al., 2000b;<br />
Mastromei et al., 2001).<br />
Con tali finalità, il Ministero delle Politiche<br />
Agricole e Forestali ha promosso e finanziato<br />
il Progetto di ricerca “Canapa per<br />
fibra tessile : dalla produzione alla utilizzazione”,<br />
giunto al secondo anno di attività.<br />
Con riguardo alle cultivar, in vista del<br />
rilancio della coltura, si ritiene doveroso riprendere<br />
la valutazione del germoplasma<br />
disponibile, anche perché il panorama<br />
varietale attuale, salvo poche eccezioni, è<br />
cambiato rispetto al passato: accanto alle<br />
varietà italiane sono disponibili numerose<br />
cultivar straniere; queste ultime non sempre<br />
si adattano alle condizioni ambientali del<br />
nostro Paese, evidenziando spesso spiccata<br />
sensibilità alla pre-fioritura, con <strong>for</strong>te<br />
penalizzazione della produzione. Inoltre,<br />
taluni materiali, provenienti dai Paesi dell’Est,<br />
nelle nostre condizioni colturali possono<br />
raggiungere livelli di THC superiori<br />
alla soglia massima (0.2% della s.s.), creando<br />
notevoli difficoltà di ordine legale ed economico<br />
agli agricoltori, oltre a disaffezionarli<br />
alla coltura. Ecco quindi che una appropriata<br />
Agroindustria / Aprile 2002 19
Tabella 1 - Principali notizie riguardanti la conduzione delle prove.<br />
Table 1 - Principal data on trial management.<br />
sperimentazione varietale assume grande<br />
importanza per la scelta delle cultivar più<br />
idonee alle nostre possibili aree canapicole.<br />
Inoltre, tale studio ha notevole valenza anche<br />
per i breeders impegnati nella costituzione<br />
varietale, che possono scegliere oculatamente<br />
i parentali per la realizzazione di<br />
nuove combinazioni d’incrocio.<br />
In questa sede si riferisce su un biennio di<br />
sperimentazione condotta in diverse località<br />
della Penisola, con varietà iscritte al Registro<br />
e con materiali sperimentali.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Parte agronomica. Le prove sono state<br />
svolte nel biennio 2000-2001. Nel primo anno<br />
sono stati confrontati 14 materiali, di cui<br />
6 varietà dioiche, 2 monoiche e 6 ibridi sperimentali;<br />
nel secondo anno le tesi a confronto<br />
erano 13, di cui 5 varietà dioiche (4 già provate<br />
nel primo anno) e 8 ibridi sperimentali (di cui 6<br />
Steli (t ha -1 s.s.)<br />
Operazioni<br />
colturali<br />
Tipo di terreno<br />
Precessione colt.<br />
Concimazione<br />
- pre-semina<br />
- copertura<br />
Semina<br />
Regime irriguo<br />
Volume irriguo<br />
N. interventi<br />
Data di raccolta<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Carmagnola<br />
Anzola<br />
Emilia<br />
Argilloso<br />
F. tenero<br />
100 Kg/ha<br />
P2O5<br />
100 Kg/ha N<br />
Asciutto<br />
--<br />
6/7-7/8<br />
Fibranova<br />
20 Agroindustria / Aprile 2002<br />
<strong>Anno</strong> 2000 <strong>Anno</strong> 2001<br />
Ravenna<br />
Limoso<br />
Mais<br />
100 Kg/ha<br />
P2O5<br />
100 Kg/ha<br />
K2O<br />
150 Kg/ha N<br />
Asciutto<br />
--<br />
15/6-4/8<br />
Red Petiole<br />
Campocavallo<br />
Medio-<br />
Impasto<br />
F. duro<br />
100 Kg/ha<br />
P2O5<br />
150 Kg/ha N<br />
Asciutto<br />
già provati l’anno precedente).<br />
Nel 2000 la prova è stata effettuata ad<br />
Anzola dell’Emilia (BO), Ravenna, San<br />
Biagio di Osimo (AN), Campocavallo di<br />
Osimo (AN) e Rutigliano (BA); nel 2001 si<br />
è operato ad Anzola dell’Emilia, Ravenna e<br />
Vitulazio (CE).<br />
In tutte le località e per entrambi gli anni<br />
è stata adottata la medesima metodologia<br />
sperimentale, basata sui seguenti criteri operativi:<br />
- schema sperimentale: blocco randomizzato<br />
con 4 ripetizioni;<br />
- parcella: 20 m 2 , comprendente 22 file di<br />
piante;<br />
- concimazione commisurata alla fertilità<br />
del terreno;<br />
- semina: prima metà di marzo, su fila pressoché<br />
continua, con distanza di 20 cm fra<br />
le file;<br />
- diradamento: alla differenziazione della<br />
Carmagnola<br />
Hy<br />
S.Biagio Rutigliano<br />
Figura 1 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sulla produzione di sostanza secca, anno 2000.<br />
Figure 1 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on dry matter production, year 2000.<br />
--<br />
21/6-31/7<br />
Limoargilloso<br />
F. duro<br />
100 Kg/ha<br />
P2O5<br />
150 Kg/ha N<br />
Asciutto<br />
--<br />
22/6-3/8<br />
Hy2<br />
Terra rossa<br />
F. duro<br />
100 Kg/ha<br />
P2O5<br />
50 Kg/ha<br />
K2O<br />
150 Kg/ha N<br />
Hy4<br />
Anzola<br />
Emilia<br />
quarta foglia vera, adottando una distanza<br />
di 5 cm sulla fila;<br />
- conduzione della coltura: in asciutto nelle<br />
località del Centro-Nord, in irriguo in<br />
quelle del Sud.<br />
In tabella 1 è riportata la scheda agronomica<br />
dei singoli campi, nella quale figurano<br />
gli interventi colturali, le dosi dei mezzi tecnici<br />
impiegati e le date di raccolta.<br />
Rilievi per parcella nel corso del ciclo<br />
colturale:<br />
- data emergenza: quando circa 2/3 delle<br />
piante attese presentavano le due foglie<br />
cotiledonari dispiegate;<br />
- data fioritura;<br />
- manifestazioni parassitarie: data di comparsa<br />
e gravità degli attacchi.<br />
Rilievi alla raccolta (alla piena fioritura<br />
delle piante):<br />
- Su apposita area di saggio/parcella (1 m 2 ):<br />
numero di piante presenti; peso della<br />
Futura<br />
Ravenna Vitulazio<br />
21/3, (mecc.) 23/3, (mecc.) 31/3, (mecc.) 13/4, (mecc.) 31/3, (mecc.) 26/3, (mecc.) 23/3, (mecc.) 31/3, (mecc.)<br />
Irriguo<br />
4355 m 3 /ha<br />
12 interventi<br />
12/6-4/8<br />
Argilloso<br />
F. tenero<br />
100 Kg/ha<br />
P2O5<br />
100 Kg/ha N<br />
Asciutto<br />
--<br />
24/7-7/8<br />
Limoso<br />
Mais<br />
10 Kg/ha<br />
P2O5<br />
100 Kg/ha<br />
K2O<br />
150 Kg/ha N<br />
Asciutto<br />
--<br />
15/6-4/8<br />
Anzola Emilia<br />
Ravenna<br />
Campocavallo<br />
S.Biagio<br />
Sabbiolimoso<br />
F. duro<br />
142 Kg/ha<br />
P2O5<br />
200 Kg/ha<br />
K2O<br />
100 Kg/ha N<br />
Irriguo<br />
3200 m 3 /ha<br />
5 interventi<br />
24/7-2/8<br />
Rutigliano
Tabella 2 - Effetti medi degli ambienti sulle caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar, anno 2000<br />
Table 2 - Average effects of the localities on biometric and production characteristics of the cultivars, year 2000.<br />
Caratteri<br />
Piante m -2<br />
Altezza pianta<br />
Diametro basale stelo<br />
Biomassa<br />
Steli freschi<br />
Sostanza secca steli<br />
Steli secchi<br />
Corteccia/stelo<br />
THC<br />
biomassa; peso degli steli defogliati e<br />
cimati (la cimatura è stata effettuata asportando<br />
la parte apicale della pianta non<br />
fibrosa); peso delle foglie e “cime”.<br />
- Su campioni di 20 piante di ciascuna area<br />
di saggio: altezza delle piante e diametro<br />
basale degli steli.<br />
- Su campioni di 5 piante per ciascuna area<br />
di saggio: percentuale di sostanza secca<br />
(lasciando i campioni in stufa a 65 °C per<br />
36 ore; rapporto ponderale corteccia/stelo<br />
(sul “fresco” e sul secco): cinque steli<br />
sono stati tagliati in tre parti uguali, per<br />
operare sul terzo mediano la separazione<br />
della corteccia dal canapulo.<br />
- Sull’intera parcella: peso della biomassa<br />
prodotta.<br />
Limitatamente alle prove di Anzola<br />
Emilia, è stata effettuata anche la<br />
macerazione in acqua delle bacchette di ciascuna<br />
cultivar, impiegando appositi vasconi<br />
di cemento affondati nel terreno.<br />
Inoltre, nel corso dei cicli colturali in tutte<br />
le località sono stati rilevati gli andamenti<br />
dei principali parametri climatici (temperature<br />
e precipitazioni) e raffrontati con le<br />
medie storiche.<br />
Parte industriale. Le caratteristiche<br />
qualitative della fibra stigliata e gramolata<br />
ottenuta ad Anzola Emilia sono state valutate<br />
presso lo stabilimento della Zignago Tessile.<br />
In particolare, campioni delle varie<br />
THC (% s.s.)<br />
0.7<br />
0.6<br />
0.5<br />
0.4<br />
0.3<br />
0.2<br />
0.1<br />
0<br />
Carmagnola<br />
Fibranova<br />
(n.)<br />
(cm)<br />
(mm)<br />
(t ha -1 )<br />
(t ha -1 )<br />
(%)<br />
(t ha -1 )<br />
(%)<br />
(%)<br />
Anzola<br />
Emilia<br />
117.6 a<br />
238.2 a<br />
8.2 b<br />
42.6 a<br />
32.2 a<br />
37.8 c<br />
12.5 a<br />
32.7 b<br />
0.15 ab<br />
Red Petiole<br />
cultivar sono stati classificati secondo la griglia<br />
di classificazione CIPALIN utilizzata per<br />
il lino e comprende i seguenti parametri<br />
qualitativi: colore, macerazione, finezza, resistenza,<br />
lunghezza, omogeneità, stigliatura,<br />
proprietà, aspetto, densità e “mano”. I parametri,<br />
seppur con nomi diversi, sono gli stessi<br />
che storicamente sono stati usati per la<br />
determinazione qualitativa della fibra di canapa.<br />
La gradazione dei valori di queste variabili<br />
va da 1 a 5 (classifica a ranghi). Il<br />
materiale è stato quindi condizionato in sala<br />
pettinatura per 48 ore, a temperatura ed umidità<br />
controllate. Prima della lavorazione il<br />
materiale è stato cimato e tagliato in spezzoni<br />
di lunghezza variabile tra gli 80 e i 110 cm,<br />
per adeguarlo alle specifiche tecniche della<br />
macchina, quindi pesato misurando inoltre<br />
la percentuale d’umidità mediante igrometro<br />
ad aghi EKV/M. La pettinatura è stata eseguita<br />
su pettinatrice Liebb. La resa è stata<br />
calcolata come percentuale tra materiale in<br />
uscita (mannelle pettinate) e materiale entrante<br />
(filaccia stigliata e gramolata). Per la<br />
misurazione della finezza il pettinato è stato<br />
condizionato in ambiente controllato (20 °C;<br />
UR=65%) per 48 ore. Da ogni lotto è stato<br />
prelevato un campione di circa 20 g; ogni<br />
campione è stato tagliato omogeneamente<br />
alla lunghezza di circa 20 mm e miscelato<br />
attraverso Fibre Blender, presso IAF di<br />
Reutlingen in Germania. Dal tampone di fibre<br />
Carmagnola<br />
HY<br />
Ravenna<br />
93.7 b<br />
240.4 a<br />
8.8 a<br />
42.2 a<br />
33.4 a<br />
38.5 c<br />
13.0 a<br />
28.6 c<br />
0.17 a<br />
Figura 2 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sul contenuto di THC delle piante, anno 2000.<br />
Figure 2 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on THC levels, year 2000.<br />
HY2<br />
Campocavallo<br />
86.5 b<br />
195.9 b<br />
8.0 b<br />
21.8 c<br />
16.2 c<br />
43.7 a<br />
7.2 b<br />
26.0 d<br />
0.14 b<br />
HY4<br />
San Biagio Rutigliano Medie<br />
50.7 c<br />
188.0 b<br />
8.2 b<br />
17.0 d<br />
12.4 d<br />
43.9 a<br />
5.5 c<br />
26.0 d<br />
0.16 ab<br />
così ottenuto sono stati prelevati 5 campioni<br />
di 1.2 g (± 1 mg) ciascuno (Norme française<br />
G 07 074) la cui misura, mediante airflow<br />
WIRA, è stata ripetuta tre volte per un totale<br />
di 15 misurazioni per campione. La<br />
calibrazione dello strumento è stata effettuata<br />
utilizzando campioni standard di lino di finezza<br />
nota (unità di misura I.F.S.= indice di<br />
finezza standard), <strong>for</strong>niti dall’Istituto Tessile<br />
Francese.<br />
Analisi dei dati. L’analisi statistica dei<br />
dati è stata effettuata per anno, dato che non<br />
tutti i materiali genetici e non tutte le località<br />
sono stati considerati per entrambi gli anni.<br />
Il confronto fra le medie è stata effettuata<br />
mediante il test di Duncan, nel caso degli<br />
effetti principali, e con il calcolo delle differenze<br />
minime significative (DMS), nel caso<br />
delle interazione.<br />
Andamento meteo. Nel primo anno, durante<br />
il periodo interessato dalle prove (marzo-agosto)<br />
la piovosità è stata di 277 mm ad<br />
Anzola Emilia, 192 mm a Ravenna, 244 mm<br />
ad Osimo e 71 mm a Rutigliano.<br />
La distribuzione delle precipitazioni nel<br />
tempo è stata abbastanza regolare nella località<br />
emiliana, un po’ meno a Ravenna, con<br />
scarsità in maggio e giugno. Ad Osimo, invece,<br />
la piovosità è stata scarsa dall’inizio<br />
di luglio fino al termine del ciclo colturale.<br />
A Rutigliano le precipitazioni sono state<br />
pressoché assenti dall’inizio della seconda<br />
Futura<br />
116.1 a<br />
194.0 b<br />
6.8 c<br />
39.3 b<br />
29.3 b<br />
41.5 b<br />
12.3 a<br />
49.6 a<br />
0.11 c<br />
Anzola Emilia<br />
Ravenna<br />
Campocavallo<br />
S.Biagio<br />
92.9<br />
211.3<br />
8.0<br />
32.6<br />
24.7<br />
41.1<br />
10.1<br />
32.6<br />
0.15<br />
Rutigliano<br />
Agroindustria / Aprile 2002 21
Tabella 3 - Caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar (medie di 5 località), anno 2000.<br />
Table 3 - Biometric and production characteristics of the cultivars (averages <strong>for</strong> 5 localities), year 2000.<br />
Cultivar Piante<br />
m<br />
Diametro<br />
-2<br />
Altezza<br />
pianta<br />
basale<br />
stelo<br />
Biomassa<br />
(t ha -1 (n.) (cm) (mm)<br />
)<br />
Sostanza secca<br />
stelo<br />
(%) (t ha<br />
Corteccia/<br />
stelo<br />
Fibra*<br />
(filaccia) THC<br />
-1 ) (%) (t ha -1 ) (% s.s.)<br />
Carmagnola<br />
C.S.<br />
Fibranova<br />
Carmagnola G.<br />
Red Petiole<br />
Eletta Campana<br />
Carmagnola HY<br />
HY1<br />
HY2<br />
HY3<br />
HY4<br />
HY5<br />
Futura<br />
Fedora<br />
decade di aprile fino alla raccolta.<br />
Le temperature minime nelle località del<br />
nord sono state costantemente inferiori a<br />
quelle riscontrate nel Centro-Sud di 1-2 °C.<br />
I valori massimi, invece, nelle diverse località<br />
si sono differenziati sensibilmente solo<br />
nel periodo inizio luglio-inizio agosto, con<br />
livelli di 3-4 °C in più nella località del Sud.<br />
Nel 2001 la piovosità nel periodo sopra<br />
indicato è stata di 302 mm ad Anzola Emilia,<br />
310 mm a Ravenna e 153 mm a Vitulazio.<br />
Anche in questa annata la distribuzione<br />
delle piogge è stata più omogenea nella località<br />
emiliana; a Ravenna, invece, si sono<br />
avute precipitazioni abbondanti in aprile e<br />
carenti dalla seconda decade di giugno fino<br />
Punteggio Cipalin<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
Carmagnola<br />
C.S.<br />
85.4 cd<br />
92.2 bd<br />
87.0 cd<br />
95.3 bc<br />
71.7 e<br />
93.1 bd<br />
81.4 de<br />
93.3 bd<br />
83.0 ce<br />
103.1 ab<br />
109.5 a<br />
104.5 ab<br />
89.0 cd<br />
112.5 a<br />
Fibranova<br />
22 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Carmagnola Gigante<br />
241.7 a<br />
239.8 a<br />
231.2 ab<br />
191.4 d<br />
230.3 ab<br />
223.4 b<br />
241.1 a<br />
206.3 c<br />
241.5 a<br />
233.2 ab<br />
231.0 ab<br />
208.1 c<br />
139.7 e<br />
99.1 f<br />
Kompolti<br />
Red Petiole<br />
Figura 3 - Classificazione organolettica della fibra.<br />
Figure 3 - Fibre organoleptic classification.<br />
alla raccolta. A Vitulazio si è avuta una<br />
piovosità analoga alle località del nord solo<br />
in marzo e aprile, successivamente l’andamento<br />
stagionale è stato molto siccitoso.<br />
Le temperature nelle diverse località si<br />
sono differenziate solo per i valori minimi<br />
che per tutto il periodo delle prove sono state<br />
di 2-3 °C più alte al sud.<br />
RISULTATI<br />
<strong>Anno</strong> 2000<br />
Aspetti agronomici<br />
a) Effetti ambientali<br />
L’ambiente di coltivazione ha influito significativamente<br />
sulle caratteristiche biometriche<br />
e produttive delle piante (Tab. 2).<br />
Eletta Campana<br />
8.7 bc<br />
9.2 a<br />
8.4 cd<br />
7.3 f<br />
9.0 ab<br />
7.9 e<br />
9.2 a<br />
7.8 e<br />
8.7 bc<br />
8.6 bc<br />
8.1 de<br />
7.2 f<br />
6.6 g<br />
5.4 h<br />
Carmagnola HY<br />
HY1<br />
36.7 a<br />
34.2 bd<br />
35.2 ac<br />
31.4 e<br />
33.3 ce<br />
35.7 ab<br />
35.5 ab<br />
32.6 de<br />
36.9 a<br />
36.4 ab<br />
35.6 ab<br />
37.0 a<br />
20.5 f<br />
15.4 g<br />
HY2<br />
HY3<br />
41.9 ab<br />
43.4 ab<br />
43.4 ab<br />
40.6 bc<br />
42.7 ab<br />
42.8 ab<br />
43.3 ab<br />
43.0 ab<br />
44.1 a<br />
40.5 bc<br />
40.9 bc<br />
38.9 c<br />
33.6 d<br />
36.0 d<br />
HY4<br />
HY5<br />
12.0 ab<br />
11.3 bc<br />
11.7 ac<br />
9.3 d<br />
11.0 c<br />
11.4 bc<br />
11.5 bc<br />
9.9 d<br />
12.5 a<br />
11.6 ac<br />
11.0 c<br />
11.1 bc<br />
4.3 e<br />
2.7 f<br />
HY6<br />
Di fatto, la produzione di biomassa verde è<br />
variata <strong>for</strong>temente passando da poco più di<br />
42 t ha -1 , ottenute ad Anzola Emilia e<br />
Ravenna, a 21.8 e 17.0 t ha -1 realizzate nelle<br />
due prove di Osimo. I <strong>for</strong>ti cali di produzione<br />
in quest’ultima località sono risultati associati<br />
a densità di investimento<br />
marcatamente inferiori a quelle degli altri<br />
ambienti, oltre che a minore altezza delle<br />
piante.<br />
Al contrario, nel marchigiano sono risultate<br />
significativamente più elevate le percentuali<br />
di sostanza secca dello stelo, sia rispetto<br />
a quella rilevata nel barese, sia, soprattutto,<br />
nei confronti di quelle riscontrate in<br />
Emilia-Romagna. Tuttavia, la produzione<br />
HY7<br />
30.8 de<br />
29.8 df<br />
30.6 de<br />
31.2 de<br />
30.2 de<br />
28.9 ef<br />
34.9 c<br />
38.4 b<br />
31.9 d<br />
29.8 df<br />
27.6 f<br />
41.1 a<br />
34.1 c<br />
37.2 b<br />
Futura<br />
Fedora<br />
2.21 c<br />
2.28 c<br />
2.24 c<br />
0.96 e<br />
1.94 cd<br />
2.07 c<br />
2.69 ab<br />
1.64 d<br />
2.99 a<br />
2.33 bc<br />
1.94 cd<br />
2.05 cd<br />
0.76 e<br />
0.25 f<br />
Medie 92.9 211.3 8.0 32.6 41.1 10.1 32.6 1.88 0.14<br />
0.08 ef<br />
0.09 de<br />
0.11 de<br />
0.11 de<br />
0.05 f<br />
0.43 a<br />
0.17 c<br />
0.26 b<br />
0.20 c<br />
0.08 ef<br />
0.05 f<br />
0.17 c<br />
0.12 d<br />
0.11 de<br />
2000 2001
Tabella 4 - Effetti medi degli ambienti sulle caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar, anno 2001.<br />
Table 4 - Average effects of the localities on biometric and production characteristics of the cultivars, year 2001.<br />
Caratteri Anzola E. Ravenna Vitulazio Medie<br />
Piante m -2<br />
Altezza pianta<br />
Diametro basale stelo<br />
Biomassa<br />
Steli freschi<br />
Sostanza secca steli<br />
Steli secchi<br />
Corteccia/stelo<br />
THC<br />
tendenzialmente più elevata di sostanza secca,<br />
dovuta agli steli defogliati e cimati, è stata<br />
ottenuta a Ravenna (13 t ha-1 (test di Duncan)<br />
). Rese non significativamente<br />
diverse sono state raggiunte<br />
ad Anzola Emilia e a Rutigliano; ad Osimo,<br />
invece, si è avuto, in media, un dimezzamento<br />
della produzione.<br />
La marcata riduzione della resa verificatasi<br />
nel marchigiano, sebbene la piovosità<br />
complessiva sia stata superiore a quella di<br />
Ravenna e leggermente inferiore a quella di<br />
Anzola Emilia, è stata indotta verosimilmente<br />
dalla più disomogenea distribuzione delle<br />
piogge rispetto alle località del nord. Di<br />
fatto, ad Osimo nell’ultima fase del ciclo<br />
colturale (luglio-inizio agosto) sono caduti<br />
solo 27 mm di pioggia, ovvero 47 mm in<br />
meno rispetto ad Anzola Emilia e 60 mm in<br />
meno rispetto a Ravenna. In sostanza, tale<br />
evidenza conferma precedenti risultati, circa<br />
la necessità di supportare la coltivazione<br />
con l’irrigazione anche nel centro Italia (Del<br />
Gatto et al., 1999; Di Candilo et al., 2001),<br />
oltre che nel Sud del Paese (Di Bari et al.,<br />
2001).<br />
resa %<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Carmagnola<br />
C.S.<br />
Fibranova<br />
Carmagnola Gigante<br />
Kompolti<br />
Figura 4 - Resa di pettinatura delle cultivar.<br />
Figure 4 - Hackling yield of the cultivars.<br />
(n.)<br />
(cm)<br />
(mm)<br />
(t ha -1 )<br />
(t ha -1 )<br />
(%)<br />
(t ha -1 )<br />
(%)<br />
(% s.s.)<br />
Red Petiole<br />
Altre differenze produttive molto marcate<br />
hanno riguardato il rapporto corteccia/stelo<br />
che nel barese ha raggiunto il valore massimo<br />
di 49.6%, mentre ad Osimo sono stati<br />
ottenuti quelli significativamente più bassi.<br />
In questo caso le differenze sono da imputare<br />
alla diversa fittezza delle piante che ha<br />
influito, a sua volta, sul diametro degli steli.<br />
È noto infatti che l’investimento è un fattore<br />
agronomico in grado di influire in modo significativo<br />
e consistente sia sulle caratteristiche<br />
biometriche che produttive delle piante.<br />
Gli investimenti più alti favoriscono lo<br />
sviluppo di steli di diametro inferiore, conseguentemente<br />
la superficie corticale (m -2 )<br />
risulta superiore (Van Der Werf et al., 1994;<br />
Di Candilo et al., 1996). Fra l’altro, la produzione<br />
di steli sottili influisce positivamente<br />
sulla qualità della fibra, grazie alla presenza<br />
di una maggiore percentuale di fibre primarie,<br />
qualitativamente migliori rispetto alle<br />
fibre secondarie, più abbondanti negli steli<br />
grossi (Dempsey, 1975).<br />
I livelli di THC nelle piante in tutte le località<br />
sono rimasti sotto la soglia massima<br />
Eletta Campana<br />
Carmagnola HY<br />
73.4 a<br />
258.8 b<br />
10.6 b<br />
42.9 c<br />
31.4 b<br />
37.4 b<br />
11.8 b<br />
33.7 a<br />
0.07 c<br />
HY1<br />
HY2<br />
HY3<br />
56.0 c<br />
317.8 a<br />
14.2 a<br />
46.8 b<br />
40.2 a<br />
40.7 a<br />
16.4 a<br />
30.7 b<br />
0.09 b<br />
HY4<br />
HY5<br />
HY6<br />
consentita (0.2% della sostanza secca). Tuttavia,<br />
sono state riscontrate differenze significative<br />
fra gli ambienti, con il valore più<br />
basso rilevato a Rutigliano (0.11%) e quello<br />
più alto ottenuto a Ravenna (0.17%).<br />
b) Effetti delle cultivar<br />
Le cultivar a confronto si sono differenziate<br />
significativamente per tutti i caratteri<br />
considerati (Tab. 3).<br />
Circa la densità di investimento, è emerso<br />
che la varietà Fedora e gli ibridi HY-4, HY-5<br />
e HY-3 hanno mostrato le maggiori fittezze<br />
(otre 100 piante m -2 ), mentre Red Petiole ha<br />
evidenziato il valore più basso (72 piante m -<br />
2 ).<br />
Per l’altezza delle piante si sono distinte<br />
positivamente Carmagnola, HY-2, Carmagnola<br />
HY e C.S. che hanno raggiunto almeno<br />
i 240 cm; valori non significativamente<br />
diversi sono stati ottenuti per HY-3, HY-4 e<br />
Red Petiole. Le cultivar più basse in assoluto<br />
sono state le monoiche Fedora e Futura,<br />
rispettivamente con 99 e 140 cm. Al riguardo,<br />
va sottolineato che tali genotipi dopo<br />
appena 50-60 giorni dalla semina, hanno fio-<br />
HY7<br />
127.9 a<br />
312.3 a<br />
10.7 b<br />
50.3 a<br />
40.9 a<br />
39.1 a<br />
16.4 a<br />
26.8 c<br />
0.10 a<br />
Futura<br />
Fedora<br />
85.8<br />
296.3<br />
11.8<br />
46.7<br />
37.5<br />
39.1<br />
14.9<br />
30.4<br />
0.09<br />
I valori delle singole righe contrassegnati da lettere diverse differiscono significativamente per P≤0.05<br />
2000 2001<br />
Agroindustria / Aprile 2002 23
Tabella 5 - Caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar (medie di 3 località), anno 2001.<br />
Table 5 - Biometric and production characteristics of the cultivars (averages <strong>for</strong> 3 localities), year 2001.<br />
Cultivar Piante<br />
m<br />
Diametro<br />
-2<br />
(n.)<br />
Altezza<br />
pianta<br />
(cm)<br />
basale<br />
stelo<br />
(mm)<br />
Biomassa<br />
(t ha<br />
Sostanza secca<br />
stelo<br />
Corteccia/<br />
Stelo<br />
Fibra*<br />
(filaccia) THC<br />
-1 ) (%) (t ha -1 ) (%) (t ha -1 ) (% s.s.)<br />
Carmagnola<br />
C.S.<br />
Fibranova<br />
Red Petiole<br />
Kompolti<br />
Carmagnola HY<br />
HY1<br />
HY2<br />
HY3<br />
HY4<br />
HY5<br />
HY6<br />
HY7<br />
rito, bloccando così la loro crescita. Per la<br />
stessa ragione anche i diametri degli steli di<br />
queste due varietà sono risultati rilevantemente<br />
inferiori a quelli delle altre cultivar.<br />
La produzione di biomassa fresca ha raggiunto<br />
i valori tendenzialmente più elevati<br />
(oltre le 36 t ha -1 ) con le cultivar HY-5, HY-2<br />
e Carmagnola; rese non significativamente<br />
diverse sono state ottenute da HY-3, HY-4,<br />
Eletta Campana, Carmagnola HY e Fibranova,<br />
mentre Fedora e Futura, a causa del<br />
loro ridottissimo sviluppo, hanno <strong>for</strong>nito le<br />
produzioni statisticamente più basse (15.4 e<br />
20.5 t ha -1 , rispettivamente).<br />
La percentuale di sostanza secca dello stelo<br />
in almeno 8 cultivar ha superato il 40%.<br />
Futura e Fedora sono risultate poco interes-<br />
I.F.S.<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Carmagnola<br />
C.S.<br />
98.1 a<br />
93.1 ab<br />
93.4 ab<br />
78.5 ce<br />
82.5 bd<br />
77.7 ce<br />
72.1 de<br />
84.8 ad<br />
93.2 ab<br />
94.2 ab<br />
90.9 ac<br />
68.3 e<br />
88.3 ac<br />
Fibranova<br />
24 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Carmagnola Gigante<br />
Figura 5 - Finezza della fibra pettinata.<br />
Figure 5 - Hackled fibre fineness.<br />
312.2 ab<br />
308.4 ab<br />
304.3 ab<br />
288.0 cd<br />
269.5 e<br />
296.5 bd<br />
254.5 f<br />
311.6 ab<br />
307.4 ab<br />
301.8 ac<br />
283.1 de<br />
301.0 ac<br />
313.8 a<br />
Kompolti<br />
Red Petiole<br />
12.0 ac<br />
12.0 ac<br />
11.8 bd<br />
12.1 ac<br />
11.1 de<br />
12.6 a<br />
10.9 e<br />
12.5 ab<br />
11.5 ce<br />
11.8 bd<br />
11.5 ce<br />
12.3 ab<br />
11.9 ac<br />
santi anche sotto tale aspetto.<br />
Le produzioni di sostanza secca nei casi<br />
più meritevoli (HY-2, Carmagnola,<br />
Fibranova e HY-3) si sono collocate sulle<br />
12 t ha -1 . In tutti gli altri casi, ad eccezione<br />
di Futura, Fedora e Carmagnola Gigante, si<br />
sono avute rese comprese fra 10 e 11 t ha -1 .<br />
Il rapporto corteccia/stelo è risultato molto<br />
favorevole per Fedora, HY-1 e, soprattutto,<br />
HY-5 (37-41%), mentre per HY4, HY3,<br />
Eletta Campana e C.S. si sono avuti i valori<br />
più bassi, inferiori al 30%.<br />
Per la produzione di fibra, stigliata e<br />
gramolata (filaccia), si sono particolarmente<br />
distinti HY2 e Carmagnola HY (2.99 e<br />
2.69 t ha -1 , rispettivamente). Subito dopo si<br />
è collocato HY-3 (2.33 t ha -1 ) e poi, man<br />
Eletta Campana<br />
Carmagnola HY<br />
49.3 ab<br />
46.2 bd<br />
46.2 bd<br />
44.0 d<br />
51.7 a<br />
45.5 bd<br />
45.8 bd<br />
49.4 ab<br />
48.4 ac<br />
45.1 cd<br />
46.3 bd<br />
43.8 d<br />
44.8 cd<br />
HY1<br />
HY2<br />
HY3<br />
40.5 ad<br />
42.3 a<br />
40.9 ab<br />
39.3 be<br />
34.5 f<br />
38.2 e<br />
35.0 f<br />
40.0 be<br />
40.6 ac<br />
38.6 ce<br />
38.3 de<br />
40.1 be<br />
39.8 be<br />
HY4<br />
16.7 a<br />
16.6 ab<br />
15.9 ac<br />
13.7 ef<br />
12.8 fg<br />
13.8 ef<br />
12.4 g<br />
16.3 ab<br />
16.3 ab<br />
14.5 de<br />
13.7 ef<br />
15.0 cd<br />
15.5 bd<br />
HY5<br />
HY6<br />
28.2 de<br />
28.8 de<br />
29.9 cd<br />
27.6 e<br />
41.2 a<br />
29.7 cd<br />
29.2 ce<br />
31.0 c<br />
28.2 de<br />
27.3 e<br />
30.0 cd<br />
33.3 b<br />
31.0 c<br />
mano, tutte le altre cultivar, fino a Futura e<br />
Fedora in fondo alla graduatoria.<br />
Il contenuto di THC delle piante, in media,<br />
è stato basso (0.14% della s.s.); tuttavia,<br />
l’ibrido HY-1 e, soprattutto, la cultivar<br />
Eletta Campana hanno superato la soglia<br />
ammessa con valori di 0.26 e 0.43%, rispettivamente.<br />
I livelli più rassicuranti del<br />
cannabinoide sono stati rilevati per Red<br />
Petiole e HY-4, che non hanno superato lo<br />
0.05%. A questo riguardo però, va<br />
evidenziato che c’è stata interazione fra<br />
cultivar e ambienti, come si vedrà di seguito.<br />
c) Interazione “cultivar x ambienti”<br />
L’interazione fra cultivar e ambienti ha<br />
interessato diversi caratteri, tuttavia per ra-<br />
HY7<br />
Futura<br />
Fedora<br />
1.46 e<br />
1.42 ef<br />
2.01 bc<br />
1.54 de<br />
2.22 ab<br />
1.57 de<br />
1.05 g<br />
2.35 a<br />
1.82 cd<br />
1.17 fg<br />
1.63 de<br />
1.51 e<br />
1.65 de<br />
Medie 85.8 296.3 11.8 46.6 39.1 14.9 40.4 1.65 0.09<br />
I valori delle singole colonne contrassegnati da lettere diverse differiscono significativamente per P≤0.05 (test di<br />
Duncan). * I dati relativi alla produzione di fibra si riferiscono alla sola località di Anzola Emilia.<br />
0.06 e<br />
0.06 e<br />
0.05 e<br />
0.05 e<br />
0.10 cd<br />
0.12 bc<br />
0.14 ab<br />
0.15 a<br />
0.09 d<br />
0.04 e<br />
0.10 cd<br />
0.10 cd<br />
0.09 d<br />
2000 2001
Steli (t ha -1 s.s.)<br />
20<br />
18<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
Carmagnola<br />
C.S.<br />
Fibranova<br />
Red Petiole<br />
gioni di spazio vengono qui presentate solo<br />
quelle più importanti, relative alla produzione<br />
di sostanza secca (Fig. 1) e al contenuto di<br />
THC delle piante (Fig. 2).<br />
La produzione di sostanza secca delle<br />
cultivar ha risentito significativamente dell’ambiente<br />
di coltivazione, così ad Anzola<br />
Emilia i tipi più produttivi sono stati HY-2,<br />
Red petiole, Carmagnola, HY-3 e Fibranova;<br />
a Ravenna si sono particolarmente<br />
evidenziate HY-3, HY-4 e HY-2, ad Osimo<br />
sono risultate più meritevoli Carmagnola<br />
HY, HY-1 e HY-3 nella prova di S. Biagio e<br />
Fibranova e HY-2 nella prova di<br />
Campocavallo; a Rutigliano, infine, si sono<br />
evidenziate HY-5 e HY-1.<br />
Riguardo al THC, Eletta Campana ha superato<br />
la soglia in tutte le località, con differenze<br />
notevoli in Emilia-Romagna e a<br />
Osimo-S. Biagio e meno marcate negli altri<br />
due ambienti. Analogamente, HY-1 ha superato<br />
detta soglia in tutte le località, eccetto<br />
Rutigliano. Inoltre, per lo stesso motivo<br />
si sono distinti negativamente Carmagnola<br />
Gigante ad Anzola Emilia, nonché HY-1 e<br />
Carmagnola HY ad Osimo. Al contrario, Red<br />
Petiole e HY-4 in tutte le località hanno<br />
mostrato i contenuti più bassi (0.04-0.05%).<br />
Aspetti qualitativi<br />
a) Classificazione organolettica<br />
La media dei valori dei parametri<br />
organolettici è risultata pari a 2.61. Il punteggio<br />
nettamente più elevato (4.6) è stato<br />
ottenuto dall’ibrido HY-4 seguito dalla Red<br />
Petiole (3.7) e con valori medi prossimi a 3<br />
da Carmagnola Gigante, Carmagnola HY,<br />
Eletta Campana, HY-1 e HY-2. Al contrario,<br />
le varietà monoiche Fututra e Fedora<br />
hanno conseguito i punteggi più bassi<br />
(Fig. 3).<br />
b) Pettinatura<br />
La resa media è risultata piuttosto bassa,<br />
Kompolti<br />
Figura 6 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sulla produzione di sostanza secca, anno 2001.<br />
Figure 6 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on dry matter production, year 2001.<br />
Carmagnola HY<br />
HY1<br />
HY2<br />
HY3<br />
HY4<br />
pari al 26.2%. I valori più interessanti, prossimi<br />
al 35%, sono stati rilevati per le cultivar<br />
Kompolti, Carmagnola HY e HY-1. Carmagnola<br />
Gigante, invece, è stata la peggiore<br />
sotto tale profilo (Fig. 4).<br />
c) Finezza<br />
L’indice di finezza standard in media è risultato<br />
di 67.5. La varietà Carmagnola Gigante,<br />
contrariamente a quanto fatto rilevare<br />
per la pettinatura, spicca positivamente<br />
con il valore di 42.1 seguita dagli ibridi HY-4<br />
e HY-5 con rispettivamente 55 e 59.8. Le<br />
fibre più grossolane sono state evidenziate<br />
da Carmagnola, C.S., Fibranova, Red Petiole<br />
e HY-2 (Fig. 5).<br />
<strong>Anno</strong> 2001<br />
Prima di illustrare i risultati ottenuti va<br />
evidenziato che in questo secondo anno la<br />
coltura impiantata ad Anzola Emilia, in data<br />
8 maggio, quando le piante avevano già raggiunto<br />
l’altezza di 1 m circa, è stata <strong>for</strong>temente<br />
danneggiata da una grandinata. Successivamente,<br />
le piante spezzate hanno ributtato,<br />
emettendo ciascuna due getti. A fine<br />
ciclo, nell’ambito di ciascuna parcella le<br />
piante apparivano abbastanza uni<strong>for</strong>mi; purtroppo,<br />
come si vedrà dai dati rilevati, l’altezza<br />
media delle piante è risultata sensibilmente<br />
inferiore a quella dell’anno precedente,<br />
con conseguenze negative sulla produzione.<br />
Parte agronomica<br />
a) Effetti ambientali<br />
Analogamente a quanto riscontrato nel<br />
2000, anche nel secondo anno di prova l’ambiente<br />
di coltivazione ha provocato effetti<br />
significativi su quasi tutti i caratteri considerati<br />
(Tab. 4).<br />
La produzione di biomassa, contrariamente<br />
a quanto osservato nel primo anno, è risultata<br />
significativamente più elevata nel sud Ita-<br />
HY5<br />
HY6<br />
HY7<br />
Anzola Emilia<br />
Ravenna<br />
Vitulazio<br />
lia, grazie alla maggiore densità di investimento<br />
e all’irrigazione, più che compensativa<br />
della minore piovosità rispetto alle località del<br />
Nord. Ad Anzola Emilia, per la ragione sopra<br />
evidenziata, è stata ottenuta la resa significativamente<br />
più bassa, associata ad una minore<br />
altezza delle piante (-17.9%, in media).<br />
Passando alla sostanza secca degli steli,<br />
sia in percento che in assoluto, contrariamente<br />
a quanto emerso per la biomassa, non ci<br />
sono state differenze di rilievo fra la prova<br />
di Ravenna e quella di Vitulazio. Evidentemente,<br />
la coltura condotta nel casertano, al<br />
momento della raccolta, presentava una<br />
maggiore fogliosità rispetto a quella svolta<br />
in Romagna, e ciò è spiegato, verosimilmente,<br />
dalle numerosi irrigazioni effettuate a<br />
Vitulazio fino a poco prima della raccolta<br />
(Tab. 1).<br />
Il rapporto corteccia/stelo è risultato significativamente<br />
più elevato ad Anzola<br />
Emilia (33.7%), per effetto del ricaccio delle<br />
piante. Infatti, come già accennato, le piante<br />
spezzate dalla grandine hanno ributtato<br />
due getti ciascuna, che grazie ai loro diametri<br />
ridotti rispetto allo stelo unico, hanno <strong>for</strong>nito<br />
una maggiore superficie corticale.<br />
Il contenuto medio di THC delle piante,<br />
contrariamente a quanto riscontrato nel 2000,<br />
è stato significativamente più alto al Sud,<br />
anche se notevolmente inferiore alla soglia<br />
ammessa. Ad Anzola Emilia è stato riscontrato<br />
il valore più basso (0.07%).<br />
b) Effetti delle cultivar<br />
Anche nel 2001 sono state riscontrate differenze<br />
significative fra le cultivar per tutti i<br />
parametri considerati (Tab. 5).<br />
Le densità di investimento più elevate<br />
sono state rilevate per Carmagnola, HY-4,<br />
Fibranova, HY-3, C.S. e HY-5, i cui valori<br />
(98.1-90.9 piante m -2 ) non si sono differenziati<br />
statisticamente. La fittezza più bassa,<br />
Agroindustria / Aprile 2002 25
invece, è stata riscontrata per HY-6<br />
(68.3 piante m -2 ).<br />
Per l’altezza delle piante si sono evidenziate<br />
8 tesi, con valori superiori a 300 cm, di<br />
queste 3 sono rappresentate da Carmagnola,<br />
C.S. e Fibranova, mentre le altre 5 sono costituite<br />
da ibridi sperimentali. Kompolti e<br />
HY-1 hanno mostrato le piante significativamente<br />
più basse (269.5 e 254.5 cm, rispettivamente).<br />
I diametri basali degli steli sono risultati piuttosto<br />
elevati, con valori compresi fra 10.9 mm<br />
di HY-1 e 12.6 mm di Carmagnola HY.<br />
Per la produzione di biomassa fresca si<br />
sono particolarmente distinti Kompolti,<br />
HY-2, Carmagnola e HY-3, con rese variabili<br />
da 51.7 a 48.4 t ha -1 , non significativamente<br />
diverse fra loro.<br />
Le percentuali di sostanza secca degli steli<br />
sono risultate più elevate in C.S., Fibranova,<br />
Carmagnola e HY-3 (>40%) e significativamente<br />
più basse in Kompolti e HY-1.<br />
Conseguentemente a quanto appena sopra<br />
evidenziato e alle altezze raggiunte dalle<br />
piante, le cultivar che hanno prodotto più<br />
sostanza secca sono state Carmagnola, C.S.,<br />
HY-2, HY-3 e Fibranova, le cui rese hanno<br />
oscillato da 16.7 a 15.9 t ha -1 , nell’ordine),<br />
mentre Kompolti e HY-1 si sono mostrate le<br />
meno produttive.<br />
Al contrario, Kompolti si è evidenziata per<br />
il migliore rapporto corteccia/stelo (41.2%),<br />
le altre cultivar, invece, hanno fatto rilevare<br />
valori notevolmente più bassi.<br />
Per la produzione di fibra l’ibrido HY-2 si<br />
è confermato come più interessante<br />
(2.35 t ha -1 ). Inoltre, ottime rese sono state<br />
raggiunte da Kompolti e Fibranova (2.01-<br />
2.22 t ha -1 ), le altre cultivar si sono attestate<br />
su valori compresi fra 1.82 t ha -1 di HY-3 e<br />
1.01 t ha -1 di HY-1.<br />
Infine, per il THC i valori medi di tutte le<br />
THC (% s.s.)<br />
0.18<br />
0.16<br />
0.14<br />
0.12<br />
0.1<br />
0.08<br />
0.06<br />
0.04<br />
0.02<br />
0<br />
Carmagnola<br />
C.S.<br />
26 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Fibranova<br />
Red Petiole<br />
cultivar sono risultati inferiori alla soglia; i<br />
livelli più bassi sono stati rilevati per Red<br />
Petiole, Fibranova (0.05%), Carmagnola e<br />
C.S. (0.06%), mentre quelli significativamente<br />
più alti sono stati ottenuti da HY-1 e<br />
HY-2 (0.14 e 0.15%).<br />
c) Interazione “Cultivar x ambienti”<br />
Anche nel 2001 il comportamento<br />
biometrico-produttivo delle cultivar è variato<br />
in funzione dell’ambiente di coltivazione. Di<br />
fatto, gli effetti combinati hanno interessato<br />
soprattutto l’altezza delle piante, la produzione<br />
di sostanza secca (Fig. 6), il rapporto<br />
corteccia/stelo ed il contenuto di THC delle<br />
piante (Fig. 7).<br />
Più in particolare, ad Anzola Emilia si sono<br />
distinte per vigorosità Carmagnola, HY-4,<br />
Fibranova e HY-7. Le prime tre di esse,<br />
unitamente a C.S. e HY-3, sono risultate le<br />
più produttive in sostanza secca (13.4-14.3 t<br />
ha -1 ), mentre Kompolti, HY-6 e HY-7 si sono<br />
evidenziate per i più elevati rapporti “corteccia/stelo”<br />
(39.7-36.4%).<br />
Riguardo al THC, Red Petiole e<br />
Fibranova, ancor più delle altre cultivar, hanno<br />
mostrato livelli estremamente ridotti<br />
(0.03% della s.s.).<br />
A Ravenna le cultivar più sviluppate sono<br />
state HY-6 e HY-7 che hanno superato i<br />
340 cm di altezza. Peraltro, HY-7 è stata la<br />
maggiore produttrice di sostanza secca, assieme<br />
a C.S., Hy2, Carmagnola e HY-3 (circa<br />
18 t ha -1 ).<br />
Per il rapporto corteccia/stelo anche in<br />
questa seconda località spicca Kompolti con<br />
un valore del 42%; livelli interessanti, anche<br />
se sensibilmente inferiori a quello di<br />
Kompolti, sono stati ottenuti da HY-6 e HY-5.<br />
I contenuti di THC più bassi (0.02-0.06%)<br />
sono stati ottenuti da HY-4, Carmagnola e<br />
C.S.<br />
A Vitulazio le cultivar più sviluppate sono<br />
Figura 7 - Effetti combinati delle cultivar e degli ambienti sul contenuto di THC delle piante, anno 2001.<br />
Figure 7 - Effects of the “cultivars x localities” interaction on THC levels of the plants, year 2001.<br />
Kompolti<br />
Carmagnola HY<br />
HY1<br />
HY2<br />
HY3<br />
HY4<br />
state HY-2, Carmagnola, C.S. e Fibranova.<br />
Fra queste, Carmagnola, in exaequo con<br />
HY-7, è stata anche la maggiore produttrice<br />
di sostanza secca (18.3 t ha -1 ). Inoltre, rese<br />
importanti sono state <strong>for</strong>nite da Fibranova,<br />
C.S., Carmagnola HY, HY-2 e HY-3.<br />
Per il rapporto corteccia/stelo anche a<br />
Vitulazio il valore più elevato, in assoluto,<br />
è stato ottenuto da Kompolti (41.8%).<br />
Riguardo al THC le cultivar più interessanti<br />
sono state Red Petiole e Fibranova<br />
(0.04%).<br />
Caratteristiche qualitative<br />
a) Classificazione organolettica<br />
La media dei valori dei parametri<br />
organolettici è risultata pari a 2.52, non significativamente<br />
diversa da quella del 2000.<br />
I punteggi più elevati sono stati ottenuti da<br />
HY-5 e C.S., entrambi con valore medio di<br />
3.6; subito dopo si sono collocati HY-3 (3.3),<br />
Carmagnola (3.2) e HY-6 (3.0) (Fig. 3).<br />
b) Pettinatura<br />
Anche per il 2001 la resa media è risultata<br />
piuttosto bassa (30.2%) e non significativamente<br />
diversa da quella del 2000. L’ibrido<br />
HY-4 ha raggiunto una resa del 50% circa,<br />
di gran lunga superiore alle altre cultivar.<br />
L’ibrido HY-1 ha confermato i valori raggiunti<br />
nel 2000 (38%), eguagliato dalla Fibranova.<br />
Leggermente inferiori sono risultati C.S. e<br />
HY-7, mentre l’ibrido HY-3 si è collocato in<br />
fondo alla graduatoria di merito (Fig. 4).<br />
c) Finezza<br />
L’indice di finezza standard in media è risultato<br />
di 58.6, significativamente migliore<br />
di quello rilevato per il 2000. Contrariamente<br />
a quanto osservato per il primo anno i migliori<br />
valori di finezza sono stati osservati<br />
rispettivamente per HY-2, HY-3, Fibranova<br />
e HY-4; peraltro, quest’ultimo ha confermato<br />
i dati dell’annata precedente. Nettamente<br />
peggiore sotto tale profilo la varietà Kompolti<br />
HY5<br />
HY6<br />
HY7<br />
Anzola Emilia<br />
Ravenna<br />
Vitulazio
(Fig. 5).<br />
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI<br />
Riguardo agli ambienti, le prove svolte<br />
hanno evidenziato che nel Sud Italia è possibile<br />
raggiungere produzioni analoghe a<br />
quelle ottenibili in asciutto nel nord del Paese<br />
a condizione di sostenere pesantemente<br />
la coltura con l’irrigazione. Nel centro della<br />
Penisola, sebbene la piovosità non sia stata<br />
sensibilmente inferiore a quelle delle località<br />
emiliano-romagnole, le produzioni sono<br />
risultate estremamente più basse. In realtà<br />
ad Osimo la distribuzione delle precipitazioni<br />
è risultata, come di consueto, più<br />
disomogenea rispetto al nord, con <strong>for</strong>te deficit<br />
in luglio. Conseguentemente, anche in<br />
tale località e, verosimilmente in tutto il centro<br />
Italia, è necessario ricorrere all’irrigazione<br />
nell’ultima fase di crescita della coltura.<br />
Per quanto attiene alle cultivar,<br />
Carmagnola, C.S. e Fibranova sono risultate<br />
quelle a comportamento più stabile e fra<br />
le più produttive.<br />
La varietà dioica polacca Kompolti ha<br />
evidenziato in tutte le località un elevato rapporto<br />
corteccia/stelo, indice di un’ottima resa<br />
in fibra. Purtroppo, le caratteristiche<br />
qualitative di quest’ultima sono risultate scadenti,<br />
in accordo con quanto rilevato in precedenti<br />
esperienze (Liberalato, 2000).<br />
Le varietà monoiche Futura e Fedora sono<br />
risultate nettamente inferiori alle dioiche a<br />
causa della loro spiccata sensibilità alla prefioritura.<br />
D’altra parte, già negli anni ’60 i<br />
ricercatori italiani avevano riscontrato per le<br />
monoiche di allora grande instabilità di comportamento<br />
e minore produttività rispetto alle<br />
dioiche italiane (Venturi, 1967 e 1969;<br />
Amaducci, 1969). Anche a livello qualitativo<br />
della fibra le monoiche sperimentate non<br />
hanno brillato, evidenziando modestissime<br />
rese e scarsa finezza.<br />
Gli ibridi sperimentali non hanno<br />
evidenziato fenomeni di eterosi nel senso<br />
classico (lussureggiamento vegetativo),<br />
presumibilmente sia per il livello di<br />
eterozigosi dei parentali utilizzati (Forapani<br />
et al., 2001), sia per la vicinanza genetica<br />
delle popolazioni incrociate. Tuttavia alcuni<br />
di essi sembrano abbastanza interessanti<br />
per le capacità produttive o per la qualità<br />
della fibra. Ci si riferisce in particolare a HY-<br />
2 e HY-3, derivanti rispettivamente dall’incrocio<br />
“Carmagnola x Kompolti” e<br />
“Carmagnola x Fibranova”, e HY-4 ottenuto<br />
dall’incrocio “Carmagnola x Carmagnola<br />
Gigante”, distintisi molto positivamente per<br />
le caratteristiche qualitative della fibra e per<br />
la resa alla pettinatura. Probabilmente, conviene<br />
indagare ulteriormente tale indirizzo<br />
perché potrebbe rappresentare il mezzo per<br />
combinare in varia misura le caratteristiche<br />
possedute dalle cultivar parentali (Venturi,<br />
1970).<br />
Sotto il profilo più strettamente qualitativo<br />
va sottolineato che la classificazione<br />
organolettica è risultata applicabile solo in<br />
parte, dato che per alcuni parametri non vi è<br />
stata variabilità, mentre per qualche altro la<br />
valutazione è risultata difficile. Rientrano nel<br />
primo caso la qualità della stigliatura, risultata<br />
insufficiente per la quasi totalità dei campioni,<br />
così come la “proprietà” (leggasi pulizia),<br />
per la frequente presenza di residui di<br />
canapulo, il colore e la lunghezza della<br />
filaccia, sempre superiore a 2 metri. Quest’ultimo<br />
parametro apparentemente poco<br />
importante rende il prodotto industrialmente<br />
poco competitivo per il costo del lavoro<br />
legato al taglio della fibra per poter essere<br />
pettinata. Nel secondo caso rientra invece il<br />
grado di macerazione, generalmente disomogeneo,<br />
con notevole differenza fra parte basale<br />
e parte apicale dello stelo. Tuttavia, dal<br />
giudizio medio delle due annate risulta che<br />
l’ibrido HY-4, assieme a Red Petiole,<br />
Carmagnola e C.S. si sono distinti positivamente<br />
sotto il profilo qualitativo.<br />
Riguardo alla pettinatura, premesso che i<br />
dati ottenuti sono puramente indicativi in<br />
ragione delle ridotte dimensioni dei singoli<br />
campioni, si sottolinea una generale bassa<br />
percentuale di resa, le cui cause sono probabilmente<br />
molteplici (fibre aggrovigliate, grado<br />
di macerazione, presenza di resti di<br />
canapulo), ma che devono essere risolte per<br />
ottenere rese competitive.<br />
Il parametro finezza è variato sensibilmente<br />
fra le due annate, con risultati talvolta contrastanti<br />
per alcune cultivar. In media, le fibre<br />
della serie di ibridi HY1÷HY5 sono risultate<br />
significativamente più fini rispetto a<br />
quelle delle altre cultivar. L’ibrido HY-4 è<br />
risultato quello più interessante e per il quale<br />
si può prevedere di ottenere un filato di<br />
titolo metrico pari almeno a 26.<br />
Relativamente ai contenuti di THC delle<br />
piante, anche se non sono mancati taluni tipi<br />
che hanno superato la soglia dello 0.2%, la<br />
maggioranza dei materiali sperimentati sembra<br />
offrire buone garanzie. Ciò è particolarmente<br />
valido per i materiali di recente costituzione<br />
come Red Petiole o per le cultivar<br />
Carmagnola, C.S. e Fibranova sottoposte a<br />
riselezione per bassi livelli di THC.<br />
Circa le possibili indicazioni per il breeder,<br />
si ritiene che qualsiasi programma di miglioramento<br />
genetico della canapa tessile non<br />
possa prescindere dal coinvolgimento delle<br />
varietà storiche italiane, visto che anche in<br />
tale sperimentazione si sono collocate mediamente<br />
ai vertici delle graduatorie produttive,<br />
evidenziando, fra l’altro, grande stabilità<br />
di comportamento e adattabilità ambientale.<br />
D’altra parte, la stessa sperimentazione<br />
ha messo in risalto taluni materiali come, per<br />
esempio, Carmagnola Gigante e l’ibrido<br />
HY-4 per l’elevata finezza della fibra, che è<br />
sicuramente il carattere qualitativo più importante<br />
per ottenere filato ad alto titolo, idoneo<br />
per tessuti da abbigliamento.<br />
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Agroindustria / Aprile 2002 27
Influenza dell’epoca di semina e di raccolta sulle caratteristiche biometriche<br />
produttive della canapa da seme (Cannabis sativa L.)<br />
Mario Di Candilo, Michele Diozzi e Paolo Ranalli<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia.<br />
RIASSUNTO<br />
Allo scopo di individuare le soluzioni colturali più idonee per la meccanizzazione della raccolta del<br />
seme di canapa è stata svolta una prova di confronto fra due epoche di semina (30 aprile e 30<br />
maggio), in combinazione con due cultivar dioiche (Carmagnola e Fibranova) e con cinque epoche<br />
di raccolta. L’esperimento è stato effettuato ad Anzola dell’Emilia (Bologna), con schema sperimentale<br />
a split-plot. Per ciascuna raccolta sono stati rilevati i caratteri: densità d’investimento,<br />
altezza della pianta, diametro mediano dello stelo, produzione di seme, produzione di steli, peso<br />
1000 semi e germinabilità del seme. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza effetti significativi<br />
indotti dalle variabili singolarmente ed in interazione fra loro. Carmagnola, rispetto all’altra cultivar,<br />
ha mostrato maggiore densità d’investimento, maggiore altezza della pianta e maggiore produzione<br />
di sostanza secca. Fra le due epoche di semina, quella posticipata ha indotto riduzione della<br />
densità d’investimento, riduzione dell’altezza della pianta, incremento del diametro mediano dello<br />
stelo, aumento della produzione di seme e minore produzione di steli. L’epoca di raccolta, a sua<br />
volta, ha influito sulla resa in seme, sul peso 1000 semi e sulla germinabilità degli stessi, nonché<br />
sulla produzione di steli. Oltre a tali aspetti vengono discussi gli effetti indotti dalle interazioni<br />
“cultivar x epoche di raccolta” e “epoche di semina x epoche di raccolta” sulle caratteristiche<br />
biometriche e produttive delle piante.<br />
Parole chiave: canapa da seme, epoche di semina, epoche di raccolta, raccolta meccanica.<br />
ABSTRACT<br />
Influence of sowing and harvest date on the biometric and productive characteristics of seed<br />
hemp (Cannabis sativa L.)<br />
In Italy, initial experiments on the mechanical harvesting of hemp seed with combine machines<br />
revealed problems due mainly to the height of the plants; the huge fibrous mass of the plants causes<br />
considerable stress and frequent obstruction of the machine.<br />
In order to identify the culture options most suited to mechanical seed harvesting, a trial was<br />
carried out, comparing the combinations of two sowing dates (April 30 th and May 30 th ), two dioecious<br />
cvs. (Carmagnola and Fibranova) and five harvesting dates. The harvesting dates were staggered at<br />
one-week intervals and started at the first appearance of brown achenes wrapped by partially necrotic<br />
bracts (September 11 th ). The experiment was carried out at Anzola Emilia (Bologna), with a splitplot<br />
design. Four replications were made, and the cultivars in the different plots were randomised,<br />
as well as the sowing periods in the sub-plots and the harvesting periods in the sub-sub-plots. For<br />
each harvest, the following characters were measured: plant density, plant height, stem diameter at<br />
half-height, seed production, stem production, 1000-seed weight and seed germinability.<br />
The results obtained showed significant effects of the variables both individually and in combination.<br />
Carmagnola showed higher final plant density, greater height and better dry matter production. The<br />
later sowing date caused reduced plant density and height, an increase in the stem diameter and in<br />
seed production, but lower stem production.<br />
The harvesting date also influenced seed yield, 1000-seed weight, seed germinability and stem<br />
production. The combined effects “cultivar x harvesting date” and “sowing date x harvesting date”<br />
were also very interesting <strong>for</strong> their influence on biometric and production characters of the plants.<br />
Key words: seed hemp, sowing dates, harvesting dates, mechanical harvesting.<br />
INTRODUZIONE<br />
Il crescente interesse per le colture da fibra<br />
è dovuto fondamentalmente ai seguenti<br />
tre motivi: 1) grande potenzialità, a livello<br />
internazionale, delle fibre naturali, sia per<br />
impiego tessile, sia per impieghi alternativi<br />
(materiali compositi, componentistica per<br />
auto, bioedilizia, ecc.), per i quali si prevede<br />
Autore corrispondente: Di Candilo M.<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di<br />
Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia<br />
Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857<br />
E-mail: dicandilo@libero.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
28 Agroindustria / Aprile 2002<br />
una notevole espansione; 2) <strong>for</strong>te interesse<br />
del mondo agricolo per le colture industriali<br />
non alimentari alternative a quelle tradizionali,<br />
sempre più eccedentarie e meno<br />
remunerative; 3) crescente sensibilità per le<br />
problematiche ambientali che spinge sempre<br />
più ad utilizzare risorse rinnovabili, quali<br />
le piante erbacee da fibra in sostituzione di<br />
piante legnose (per la salvaguardia del patrimonio<br />
<strong>for</strong>estale) o di altre colture erbacee<br />
richiedenti elevati input energetici (in termini<br />
di combustibili, diserbo chimico, concimazione,<br />
irrigazione, ecc.).<br />
La canapa, indubbiamente, è la pianta che<br />
risponde meglio a tali esigenze, in quanto presenta<br />
elevate potenzialità produttive, ottima<br />
idoneità per svariati usi, buona rusticità e<br />
capacità fitodepurative del terreno da metalli<br />
pesanti (Przemyslaw et al., 1995); inoltre,<br />
è in grado di soffocare le infestanti. Dunque,<br />
la coltura non richiede interventi di difesa,<br />
trattamenti di diserbo chimico e neppure<br />
l’irrigazione, per lo meno nel Nord Italia.<br />
Tuttavia, la sua reintroduzione negli ordinamenti<br />
colturali richiede un <strong>for</strong>te<br />
ammodernamento del processo produttivo,<br />
al fine di semplificare la coltivazione e renderla<br />
economicamente competitiva nei confronti<br />
di altre colture e di produzioni estere.<br />
La meccanizzazione integrale della coltivazione<br />
sarà fondamentale per il rilancio<br />
della canapicoltura in Italia. In tale contesto,<br />
la meccanizzazione della raccolta del<br />
seme riveste un ruolo molto importante per<br />
l’abbattimento dei costi della fase agricola<br />
di tutte le possibili filiere (tessile, cellulosa,<br />
energetica, seme, ecc.).<br />
In Francia, dove le varietà (monoiche)<br />
sono di taglia più ridotta rispetto a quelle<br />
italiane (dioiche) si è imposta la<br />
mietitrebbiatura con macchine tradizionali<br />
ad una altezza di taglio di 1.5 m. I vantaggi<br />
evidenti di tale soluzione consistono nel<br />
contenimento dei costi di investimento e<br />
nella gestione di macchine già largamente<br />
utilizzate e diffuse.<br />
In Italia, le prime esperienze di raccolta<br />
meccanica con mietitrebbiatrici, effettuate con<br />
le varietà ‘Carmagnola’ e ‘Fibranova’, hanno<br />
messo in evidenza la notevole complessità del<br />
problema, dovuta fondamentalmente ai seguenti<br />
principali motivi: i) la canapa, a causa<br />
della sua allogamia obbligata, presenta variabilità<br />
genetica, che può essere <strong>for</strong>temente<br />
aggravata da fallanze, irregolarità di semina,<br />
diverso grado di ramificazione delle piante<br />
(Venturi, 1970) ; ii) il seme presenta<br />
maturazione scalare e una volta maturo, cade<br />
facilmente dalla pianta; iii) le piante normalmente<br />
raggiungono altezze notevoli (fino a 5<br />
m), perciò la raccoglitrice meccanica è costretta<br />
a lavorare su una massa elevata che<br />
comporta <strong>for</strong>ti sollecitazioni e frequenti<br />
intasamenti della macchina stessa; iv) il materiale<br />
fibroso attorcigliandosi sugli organi<br />
rotanti della raccoglitrice (aspo, rulli, dischi,<br />
battitore) ne blocca i movimenti, costringendo<br />
a soste <strong>for</strong>zate per la pulizia degli stessi<br />
organi anche dopo breve periodo di impiego<br />
della macchina (Di Candilo et al., 2000).<br />
Tenendo conto di tale problematica, nell’ambito<br />
del progetto di ricerca “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione” è<br />
stata avviata una sperimentazione finalizzata<br />
ad individuare le soluzioni meccaniche e
Tabella 1 - Caratteristiche biometriche e produttive delle cultivar.<br />
Table 1 - Cultivar biometric and production characteristics.<br />
Cultivar<br />
Altezza Diametro Produzione<br />
Piante m -2<br />
pianta mediano stelo steli<br />
(n.) (cm) (mm) (t ha -1 s.s.)<br />
Carmagnola 22.0* 278.8** 9.3 11.1**<br />
Fibranova 20.1 273.0 9.9** 10.2<br />
Medie 21.0 275.9 9.6 10.6<br />
* = significativo a P =0.05; ** = significativo a P≤0.01 (test F).<br />
colturali idonee per la meccanizzazione della<br />
raccolta del seme. Con riferimento a queste<br />
ultime, nel 2001 sono stati investigati gli effetti<br />
svolti dall’epoca di semina e di raccolta<br />
sulla produzione di seme e sulle principali caratteristiche<br />
qualitative di quest’ultimo.<br />
MATERIALI E METODI<br />
La sperimentazione è stata svolta ad<br />
Anzola dell’Emilia (BO), impiegando le varietà<br />
Carmagnola e Fibranova in combinazione<br />
con due epoche di semina (30 aprile e<br />
30 maggio, scelte sulla base di precedenti<br />
esperienze) e con cinque epoche di raccolta,<br />
intervallate di una settimana l’una dall’altra<br />
e con avvio alla comparsa dei primi acheni<br />
imbruniti avvolti da brattee parzialmente<br />
necrotizzate (11 settembre).<br />
L’esperimento è stato impostato secondo<br />
lo schema sperimentale a split-plot, con quattro<br />
ripetizioni e randomizzazione delle<br />
cultivar nei parcelloni, delle epoche di semina<br />
nelle sub-parcelle e delle epoche di<br />
raccolta nelle sub-sub-parcelle.<br />
Le semine sono state effettuate con<br />
seminatrice parcellare pneumatica a distanze<br />
di 50 cm fra le file e 3 cm sulla fila.<br />
Ciascuna parcella elementare, con superficie<br />
di 16 m 2 , comprendeva 8 file di piante lunghe<br />
4 m. Due settimane dopo l’emergenza è<br />
stato effettuato il diradamento, lasciando le<br />
piantine sulla fila a distanza di 6 cm l’una<br />
dall’altra, pari ad un investimento di<br />
33.3 piante m -2 .<br />
Per ciascuna epoca di raccolta sono stati<br />
rilevati i seguenti caratteri: densità<br />
Figura 1 - Temperature e precipitazioni registrate nel corso delle prove a confronto con i valori medi poliennali.<br />
Figure 1 - Temperature and rainfall recorded during the test period and mean levels of the twenty years.<br />
d’investimento, altezza della pianta, diametro<br />
mediano dello stelo, produzione di seme,<br />
peso 1000 semi, produzione di steli e germinabilità<br />
del seme.<br />
Nel corso delle prove sono stati rilevati i<br />
principali parametri climatici (precipitazioni<br />
e temperature, sia nei valori minimi che massimi),<br />
per il raffronto con le medie storiche.<br />
I dati rilevati sono stati sottoposti ad analisi<br />
della varianza, con scomposizione di<br />
quest’ultima nelle quote relative alle diverse<br />
fonti di variazione (effetti principali, effetti<br />
di interazione ed errore).<br />
Il confronto fra le medie è stato effettuato<br />
mediante il test di Duncan, nel caso degli<br />
effetti principali, e con il calcolo delle differenze<br />
minime significative, nel caso delle<br />
interazioni.<br />
Andamento meteo. La piovosità cumulata<br />
nel periodo aprile-settembre è stata di 316 mm,<br />
contro i 289 mm della norma. Le maggiori precipitazioni<br />
si sono avute in maggio, luglio e<br />
settembre, mentre in giugno ed agosto esse<br />
sono state inferiori ai valori del poliennio.<br />
Le temperature minime decadiche si sono<br />
collocate quasi sempre al di sopra dei valori<br />
della norma durante le fasi di crescita delle<br />
piante, fioritura ed allegagione; a fine ciclo,<br />
invece, sono risultate sensibilmente inferiori<br />
ai valori del poliennio. Le temperature<br />
massime, anch’esse generalmente superiori<br />
a quelle poliennali, hanno raggiunto i valori<br />
più elevati nella prima decade di agosto, poi<br />
si sono progressivamente ridotte (Fig. 1).<br />
RISULTATI<br />
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza<br />
effetti significativi semplici, indotti dalle<br />
singole variabili allo studio, ed effetti di<br />
interazione fra le stesse variabili.<br />
a) Effetti semplici. Fra le due cultivar,<br />
Carmagnola ha mostrato maggiore densità<br />
d’investimento (+9.5%), maggiore altezza<br />
della pianta (+2.1%), minore diametro dello<br />
stelo (-6.1%) e maggiore produzione di steli,<br />
espressa in sostanza secca (+8.8%) (Tab. 1).<br />
Riguardo alle epoche d’impianto della<br />
coltivazione è emerso che per quella posticipata<br />
(fine maggio) sono stati ottenuti: minore<br />
densità d’investimento (-40.5%), riduzione<br />
dell’altezza della pianta (-13.3%), incremento<br />
del diametro mediano dello stelo<br />
(+18.2%), maggiore resa in seme (+32.6%)<br />
e minore produzione di sostanza secca<br />
(-9.8%) (Tab. 2).<br />
L’epoca di raccolta, a sua volta, ha influito<br />
sulla resa in seme, sul peso 1000 semi e<br />
sulla germinabilità del seme, nonché sulla<br />
produzione di steli. Di fatto, la resa in seme<br />
è aumentata significativamente passando<br />
dalla prima alla seconda raccolta e da quest’ultima<br />
alla terza, con incrementi pari a<br />
104.2 e 36.7%. Nelle successive due raccolte<br />
la produzione non ha più subito variazioni<br />
significative.<br />
Il peso 1000 semi è stato significativamente<br />
più basso nelle prime due raccolte, poi è<br />
Agroindustria / Aprile 2002 29
Tabella 2 - Effetti medi delle epoche di semina sulle caratteristiche biometriche e produttive delle<br />
piante.<br />
Table 2 - Average effects of the sowing dates on plant biometric and production characteristics.<br />
Epoche<br />
di semina<br />
cresciuto progressivamente fino all’ultima<br />
raccolta.<br />
La germinabilità del seme è aumentata<br />
sensibilmente in seconda raccolta (+14.5%<br />
rispetto alla prima); successivamente, ha teso<br />
a ridursi in quarta raccolta e ad aumentare<br />
nell’ultima raccolta, ma non in modo significativo.<br />
Stesso andamento è stato riscontrato per<br />
la produzione di steli secchi, per la quale si<br />
sono avuti incrementi del 6.1 e 13.1% passando<br />
dalla prima alla seconda e poi alla terza<br />
raccolta (Tab. 3).<br />
b) Effetti di interazione. Le cultivar hanno<br />
interagito con le epoche di semina influenzando<br />
sensibilmente la produzione di<br />
sostanza secca (steli), così mentre per<br />
Carmagnola la seconda epoca d’impianto ha<br />
provocato una riduzione contenuta della resa,<br />
per Fibranova, invece, la flessione produttiva<br />
indotta dalla posticipazione della semina<br />
è stata molto più consistente (-15.5%)<br />
(Fig. 2).<br />
Inoltre, le cultivar hanno interagito con le<br />
epoche di raccolta evidenziando comportamenti<br />
produttivi differenziati. Di fatto, la<br />
Steli (t ha -1 s.s.)<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
30 Agroindustria / Aprile 2002<br />
produzione di seme di Carmagnola ha teso a<br />
crescere progressivamente passando dalla<br />
prima alla quinta raccolta, con incrementi<br />
statisticamente significativi fra la prima e la<br />
seconda e fra la terza e la quinta raccolta. La<br />
produzione di Fibranova, invece, ha raggiunto<br />
il valore massimo già in terza raccolta,<br />
con incrementi molto significativi fra la prima<br />
e la seconda (+117.4%) e fra quest’ultima<br />
e la terza (+56%), successivamente si è<br />
avuta una riduzione della resa (Fig. 3).<br />
Altri effetti combinati sono stati indotti<br />
dalle variabili epoche di semina ed epoche<br />
di raccolta sulla produzione di seme (Fig. 4)<br />
e sulla germinabilità dello stesso seme<br />
(Fig. 5). In sostanza, le rese in seme per le<br />
due epoche d’impianto, analoghe alla prima<br />
raccolta, hanno poi mostrato incrementi<br />
molto più marcati per la seconda epoca di<br />
semina, sia in seconda che in terza raccolta<br />
(+130.4 e +47.2% rispettivamente, contro i<br />
corrispondenti 73.1 e 24.4% della prima epoca<br />
d’impianto).<br />
Analogamente, la germinabilità del seme<br />
ha risentito delle raccolte in relazione all’epoca<br />
di semina: per il primo impianto si è<br />
Carmagnola Fibranova<br />
Figura 2 - Effetti dell’interazione “cultivar x epoche di semina” sulla produzione di steli.<br />
Figure 2 - Effects of the “cultivars x sowing dates” interaction on stem production.<br />
Seme (t ha -1 )<br />
1<br />
0,5<br />
0<br />
Altezza Diametro Produzione Produzione<br />
Piante m -2<br />
pianta mediano stelo seme steli<br />
(n.) (cm) (mm) (t ha -1 ) (t ha -1 s.s.)<br />
30 Aprile 26.4** 295.6** 8.8 0.46 11.2**<br />
30 Maggio 15.7 256.3 10.4** 0.61** 10.1<br />
Medie 21.0 275.9 9.6 0.53 10.6<br />
** = significativo a P≤0.01 (test F).<br />
I II III IV V<br />
Raccolte<br />
Figura 3 - Effetti dell’interazione “cultivar x epoche di raccolta” sulla produzione di seme.<br />
Figure 3 - Effects of “cultivars x harvesting dates” interaction on seed production.<br />
avuta una germinabilità dell’80% già in prima<br />
raccolta, che non è poi variato significativamente<br />
nelle successive raccolte; per il<br />
secondo impianto, invece, la germinabilità<br />
è stata bassa in prima raccolta (69%), è aumentata<br />
poi molto marcatamente in seconda<br />
raccolta (+25.5%), ha teso a crescere ulteriormente<br />
in terza raccolta, superando significativamente<br />
il corrispondente valore della<br />
prima semina.<br />
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI<br />
La posticipazione dell’epoca di semina in<br />
canapa, al fine di ridurre l’altezza della pianta<br />
per facilitare la raccolta meccanica del seme<br />
ha avuto effetti positivi, anche se inferiori a<br />
quanto desiderato. Di fatto, proprio per le<br />
peculiari caratteristiche di rusticità, di vigoria<br />
ed elevato ritmo di accrescimento della<br />
specie, la pianta ha risentito in misura contenuta<br />
dello scostamento di un mese dall’epoca<br />
usuale di semina. Tuttavia, considerando<br />
che l’altezza massima di taglio delle<br />
normali mietitrebbie è di 1.5 m e che le piante<br />
della coltura con semina posticipata hanno<br />
presentato un’altezza media di 2.56 m, all’interno<br />
della raccoglitrice transiterebbero<br />
segmenti di piante di circa un metro di lunghezza,<br />
corrispondenti a poco più delle parti<br />
fruttifere (portasemi).<br />
Il ritardo dell’impianto, a causa della minore<br />
disponibilità di umidità nel terreno, può<br />
comportare problemi di emergenza e, quindi,<br />
di scarso investimento. Perciò, per le semine<br />
di fine maggio bisogna mettere in conto<br />
leggeri interventi irrigui ripetuti subito<br />
dopo la semina, evitando la <strong>for</strong>mazione di<br />
crosta nel terreno.<br />
Nell’impianto posticipato della prova, nonostante<br />
simili accorgimenti, è stata ottenuta<br />
Semina 30 APR.<br />
Semina 30 MAG.<br />
Carmagnola<br />
Fibranova
Tabella 3 - Effetti medi delle epoche di raccolta sulle caratteristiche produttive e sulla qualità del seme.<br />
Table 3 - Average effects of the harvesting dates on production characteristics and seed quality.<br />
Produzione Germinabilità Peso Produzione<br />
Raccolte<br />
seme<br />
(t ha<br />
seme 1000 semi steli<br />
-1 ) (%) (g) (t ha -1 s.s.)<br />
1 a<br />
2 a<br />
3 a<br />
4 a<br />
5 a<br />
una densità d’investimento significativamente<br />
inferiore a quella della prima semina; conseguentemente,<br />
le piante hanno presentato steli<br />
con diametro mediano maggiore. Ovviamente,<br />
nei casi in cui tali diametri risultassero<br />
eccessivi potrebbero insorgere difficoltà nell’azione<br />
di taglio da parte della raccoglitrice.<br />
La produzione di steli, espressa in sostanza<br />
secca, più che del diametro delle bacchette,<br />
pare essere stata influenzata soprattutto<br />
dall’altezza e dal numero di piante.<br />
L’incremento significativo della produzione<br />
di seme indotto dalla seconda epoca d’impianto<br />
della coltura non era atteso ed è di<br />
non facile spiegazione. Si potrebbe <strong>for</strong>se<br />
ipotizzare che le piante del secondo impianto<br />
abbiano penalizzato la fase vegetativa a<br />
vantaggio di quella riproduttiva. Molto più<br />
probabilmente però le differenti produzioni<br />
di seme riscontrate per le due epoche d’impianto<br />
sono da ricollegare alle differenti disponibilità<br />
idriche nel terreno. Di fatto,<br />
l’11 agosto, in concomitanza della piena<br />
fioritura delle piante della seconda semina,<br />
Seme (t ha -1 )<br />
allorché quelle della prima semina erano<br />
giunte a fine fioritura, sono caduti 25 mm di<br />
pioggia che hanno verosimilmente consentito<br />
una maggiore allegagione nella coltura<br />
del secondo impianto. Ne consegue che nel<br />
Nord Italia, contrariamente a quanto si fa per<br />
la coltura da fibra generalmente condotta in<br />
asciutto, potrà essere necessario supportare<br />
la coltura da seme con un intervento irriguo<br />
di soccorso all’epoca dell’antesi.<br />
Relativamente all’epoca ottimale di raccolta<br />
va ricordato che per entrambe le epoche<br />
d’impianto la massima produzione di seme<br />
è stata raggiunta in terza raccolta, ovvero<br />
a distanza di due settimane dalla comparsa dei<br />
primi semi imbruniti avvolti da brattee parzialmente<br />
necrotizzate. Sempre a tale riguardo<br />
va tenuto in considerazione anche il diverso<br />
comportamento delle due cultivar nel<br />
senso che Fibranova è parsa più precoce e <strong>for</strong>se<br />
più sensibile alla crodatura del seme maturo<br />
rispetto a Carmagnola. Quest’ultima supposizione<br />
deriva dalla constatazione che per Fibranova<br />
dopo la terza raccolta la produzione di<br />
Figura 4 - Effetti dell’interazione “epoche di semina x epoche di raccolta” sulla produzione di seme.<br />
Figure 4 - Effects of “sowing dates x harvesting dates” interaction on seed yield.<br />
Germinabilità (%)<br />
1<br />
0.5<br />
0<br />
100<br />
50<br />
0.24 c<br />
0.49 b<br />
0.67 a<br />
0.62 a<br />
0.65 a<br />
0<br />
74.6 c<br />
85.4 ab<br />
85.7 ab<br />
82.7 b<br />
87.7 a<br />
15.9 bc<br />
15.4 c<br />
16.4 b<br />
17.8 a<br />
18.3 a<br />
9.9 c<br />
10.5 b<br />
11.2 a<br />
10.9 ab<br />
10.7 ab<br />
Medie 0.53 83.2 16.8 10.6<br />
I valori della medesima colonna contrassegnati da lettere diverse differiscono<br />
significativamente per P≤0.05 (test di Duncan).<br />
I II III<br />
Raccolte<br />
IV V<br />
I II III<br />
Raccolte<br />
IV V<br />
Figura 5 - Effetti dell’interazione “epoche di semina x epoche di raccolta” sulla germinabilità del seme.<br />
Figure 5 - Effects of “sowing dates x harvesting dates” interaction on seed germinability.<br />
seme si è ridotta molto sensibilmente, mentre<br />
per Carmagnola la resa è cresciuta progressivamente<br />
fino all’ultima raccolta.<br />
Carmagnola si è distinta dall’altra cultivar<br />
anche per un maggior numero di piante<br />
sopravissute alla raccolta e per la maggiore<br />
produzione di steli.<br />
Per una ulteriore riduzione dell’altezza<br />
della pianta e per l’incremento della produzione<br />
di seme si ritiene opportuno proseguire<br />
le ricerche avviate allargandole anche alla<br />
concimazione azotata e alla fittezza delle<br />
piante. È noto infatti che l’azoto esercita un<br />
potente stimolo sull’accrescimento delle<br />
piante, le quali rispondono prontamente con<br />
una maggiore rigogliosità. Un attento<br />
dosaggio di tale elemento potrebbe, quindi,<br />
consentire una minore vigoria della pianta<br />
ed una diminuzione della scalarità di fioritura<br />
e maturazione del seme. A loro volta, il<br />
numero ottimale di piante per unità di superficie<br />
ed un appropriato sesto d’impianto<br />
assumono notevole importanza, date le loro<br />
conseguenti ripercussioni sul L.A.I. (leaf<br />
area index) e perciò sull’efficienza fotosintetica<br />
della coltura.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Di Candilo M., Laureti D., De Zanche C.,<br />
Sartori L., Ranalli P., 2000. Messa a punto di<br />
una mietitrebbiatrice per la raccolta del seme<br />
di canapa. L’In<strong>for</strong>matore Agrario 16, 81-84.<br />
Przemyslaw B., Grabowska L., and Mankowski<br />
J., 1995. Recultivation of degraded areas<br />
through cultivation of hemp. Proceedings of<br />
Biorohstoff Hanf Symposium, Frankfurt am<br />
Main, Germany, 2-5 March 1995.<br />
Venturi G., 1970. Ricerche sulle modalità<br />
colturali nella canapacciaia al fine di<br />
facilitare la raccolta meccanica. Rivista di<br />
Agronomia 1/2, 25-34.<br />
Semina 30 APR.<br />
Semina 30 MAG.<br />
Semina 30 APR.<br />
Semina 30 MAG.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 31
Influenza dell’epoca di semina e del regime irriguo sulla canapa nel Sud d’Italia<br />
Vito Di Bari, Pasquale Tedeschi 1 , Rosa Colucci, Marcello Mastrorilli, Franco Carone 2<br />
Istituto Sperimentale Agronomico, Bari<br />
1 CNR – ISPAIM, Ercolano (NA)<br />
2 DIAAT, Università Federico II, Portici (NA)<br />
RIASSUNTO<br />
Lo studio svolto dal 1999 a 2001 a Rutigliano (BA) ha avuto l’obiettivo di valutare i consumi idrici<br />
e la miglior data di semina della canapa. Nel 2001 la prova irrigua è stata realizzata anche a Vitulazio<br />
(CE). Sono state esaminate tre epoche di semina (inizio, metà e fine marzo) e diversi regimi idrici<br />
che hanno previsto, al momento programmato dell’irrigazione, la restituzione di percentuali diverse<br />
dell’acqua disponibile. Le rese migliori sono state ottenute nell’anno 1999 che ha presentato una<br />
piovosità superiore alla norma; al contrario, le rese si sono ridotte nelle altre due annate,<br />
climaticamente peggiori. Le rese in biomassa verde e di corteccia secca sono aumentate con l’elevarsi<br />
dei volumi irrigui erogati. In generale, in entrambi gli ambienti di prova, la tesi che ha previsto<br />
la restituzione del 66% dell’acqua disponibile (70% a Vitulazio) ha <strong>for</strong>nito i risultati produttivi<br />
migliori, con consumi stagionali di 400-460 mm. Circa le epoche, quella di fine marzo ha presentato<br />
piante più sviluppate ma la produzione finale in corteccia secca non si è differenziata statisticamente<br />
tra le tesi esaminate.<br />
Parole chiave: epoca di semina, irrigazione, consumi idrici, genotipi, canapa.<br />
ABSTRACT<br />
Sowing time and water regime affecting hemp productivity in Southern Italy<br />
The paper reports the results achieved in hemp, from a series of field trials aiming to optimise<br />
sowing time and irrigation volume in Southern Italy environments. Experiments were carried out<br />
<strong>for</strong> three years (1999-2001) at Rutigliano (BA). In 2001 the irrigation trial was repeated at Vitulazio<br />
(CE). The split-plot experimental design, replicated four times (surface of each sub-plot equal to 20<br />
m²), was adopted to evaluate separately the effects of the sowing time and of the water regimes<br />
(main plots) on different genotypes (sub-plot).<br />
As <strong>for</strong> the first objective, three sowing times (the beginning, middle and end of March) and two<br />
genotypes (Carmagnola and Red petiole) were compared. Despite the greater size in height and in<br />
basal diameter of the plants from the third sowing time, their productivity in dry cortex did not<br />
differ statistically from the plants sown earlier. Per<strong>for</strong>mances of “Carmagnola” were better than<br />
those of “Red petiole”.<br />
As <strong>for</strong> the second objective, the study was carried out in two steps. The first step aimed to evaluate<br />
the effect of different irrigation volumes on the behaviour of two genotypes: “Fibranova” and “Red<br />
petiole”. They grew under two water regimes: I 100 (irrigation volume equal to 100% of the amount<br />
of water required to bring a soil layer of 0.40 m in depth to “field capacity”), and I 66 (the irrigation<br />
volume was reduced to 66%). Irrigations were scheduled whenever the soil moisture, detected<br />
weekly by the gravimetric method, was close to the “soil wilting point”. Since the I 100 treatment<br />
consumed huge water amounts, in the second step (in 2001) three genotypes (Fibranova, Red<br />
petiole, and Kompolti) and three reduced water regimes were compared. At Rutigliano the water<br />
regimes were I 66 , I 50 , and I 33 , while at Vitulazio they were I 70 , I 35 and I 0 (rainfed).<br />
In Italy the hemp season started in March and ended at the beginning of August. During the 1999<br />
season, the air temperature was not different from the long-term average, and rainfall was well<br />
distributed; in 2001 air temperature was higher and the scarce rainfall fell within the first half of<br />
May.<br />
As a general result, the hemp showed a good adaptation to the tested environment, where it adequately<br />
yielded both biomass and dry cortex, even under dramatic climatic seasons. Among the water<br />
treatments, I 66 (I 70 at Vitulazio) seems the most suitable, in that it limits water consumption<br />
(400-460 mm) without losing hemp productivity in terms of fiber quantity. The Kompolti genotype<br />
showed best water use efficiency in the irrigation experiments.<br />
Key words: sowing time, irrigation, water requirements, genotypes, hemp.<br />
Autore corrispondente: Vito Di Bari - Istituto<br />
Sperimentale Agronomico, Bari via Celso<br />
Ulpiani, 5 - 70125 Bari, Italia<br />
Tel. (080) 5475011 - Fax (080) 5475023<br />
e-mail: agronmba@interbussines.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
32 Agroindustria / Aprile 2002<br />
INTRODUZIONE<br />
La canapa è stata una delle colture da fibra<br />
più coltivate in Italia sino alla prima metà<br />
del XX secolo. Successivamente, nel 1965,<br />
con il divieto di coltivazione della canapa<br />
da marijuana, anche la superficie destinata<br />
alla specie da fibra si è lentamente ridotta<br />
sino ad azzerarsi completamente, dato che i<br />
due tipi di piante sono praticamente identici<br />
ed erano e sono spesso confuse dai tutori<br />
dell’ordine pubblico.<br />
Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta<br />
della Canapa da fibra la cui utilizzazione può<br />
trovare impiego in molteplici settori, da quello<br />
dell’industria tessile (l’Italia è uno dei produttori<br />
principali) a quello della carta, combustibili,<br />
costruzioni, isolanti termici, ecc.<br />
(Amaducci, 1969; Venturi ed Amaducci,<br />
1999).<br />
Attualmente, anche se la superficie coltivata<br />
è ancora minima ed inferiore a quella<br />
di altre nazioni europee, sono molte le ricerche<br />
che riguardano questa coltura, grazie<br />
soprattutto al MiPAF che ha finanziato diversi<br />
progetti finalizzati (Casarini, 1994;<br />
Ranalli e Casarini, 1997).<br />
Questi studi sono articolati in diversi settori<br />
e per quanto concerne le tecniche<br />
agronomiche, prevedono ricerche in diversi<br />
ambienti.<br />
Nel Sud d’Italia esse riguardano, in particolare,<br />
il momento più idoneo in cui effettuare<br />
la semina e lo studio dei consumi idrici<br />
della coltura, dato che in molti areali l’irrigazione<br />
risulta il fattore limitante per ottenere<br />
rese economicamente remunerative.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Si è operato in due ambienti meridionali<br />
ubicati in Puglia e Campania; le principali<br />
caratteristiche dei terreni, sedi delle prove,<br />
sono state riportate nella tabella 1.<br />
In questa nota sono riportati i risultati ottenuti<br />
nel triennio 1999-2001; in particolare,<br />
nel 1999-2000 a Rutigliano sono stati<br />
confrontati due genotipi (Fibranova e Red<br />
petiole) e due regimi irrigui: l’irrigazione era<br />
programmata al raggiungimento del punto<br />
di appassimento e il volume irriguo della tesi<br />
ottimale era pari al 100% dell’acqua disponibile<br />
(quantità d’acqua necessaria a riportare<br />
alla capacità di campo lo strato di suolo<br />
profondo 40 cm) = I 100 ; si riduceva al 66%<br />
nella tesi sub-ottimale = I 66 .<br />
Nel 2001 sono stati esaminati 3 genotipi<br />
(Fibranova, Red petiole, Kompolti) e, per<br />
l’irrigazione, scartata la I 100 perché troppo<br />
dispendiosa, alla I 66 sono state aggiunte due<br />
tesi che prevedevano apporti irrigui inferiori<br />
(I 50 e I 33 = restituzione rispettivamente del<br />
50 e 33% dell’acqua disponibile).<br />
A Vitulazio, nel 2001, si è operato con gli<br />
stessi genotipi ma, per l’irrigazione, accanto<br />
a 2 tesi irrigue (I 70 e I 35 = restituzione del<br />
70 e 35% dell’acqua disponibile) del tutto
Tabella 1 - Principali caratteristiche dei terreni sedi delle prove.<br />
Table 1 - Main soil characteristics of the experimental sites.<br />
simili alle I 66 e I 33 di Rutigliano, è stato confrontato<br />
un testimone in asciutto (I 0 ).<br />
L’umidità del terreno è stata monitorata<br />
settimanalmente (metodo gravimetrico).<br />
La semina è avvenuta normalmente a fine<br />
marzo.<br />
Accanto a queste, nel 2001 a Rutigliano è<br />
stata effettuata una prova che prevedeva 3<br />
diverse epoche di semina (inizio, metà e fine<br />
marzo) per 3 genotipi di canapa<br />
(Carmagnola, Red petiole e Kompolti).<br />
Per tutte le prove è stato adottato un disegno<br />
sperimentale a split-plot, ripetuto 4 volte,<br />
considerando come effetto principale l’irrigazione<br />
(o l’epoca di semina) e secondario<br />
i genotipi; la parcella elementare era di<br />
20 m 2 , con interfila di 20 cm (25 cm a<br />
Vitulazio).<br />
Tranne che per l’irrigazione, le colture<br />
sono state sottoposte alle normali tecniche<br />
Rutigliano Vitulazio<br />
sabbia grossa (%) 1,10 10,90<br />
sabbia fine (%) 10,40 28,90<br />
limo grosso (%) 11,00 12,20<br />
limo fino (%) 26,50 23,70<br />
argilla (%) 51,00 24,30<br />
N totale (%) 0,08 0,08<br />
s.o. (%) 1,40 1,66<br />
CIC (-0.03 MPa) (%) 29,20 29,50<br />
PA (-1,50 MPa) (%) 17,10 12,00<br />
acqua disponibile* (%) 12,10 17,50<br />
acqua disponibile* (m 3 ha -1 ) 530 700<br />
strato 0 – 40 cm<br />
agronomiche; in particolare, prima della semina<br />
sono stati interrati 150 kg ha -1 di P 2 O 5<br />
e 100 kg ha -1 di K 2 O (200 kg a Vitulazio) e<br />
in copertura sono stati distribuiti in 2 volte<br />
150 kg ha -1 di N (a Vitulazio, avendo seminato<br />
dopo un medicaio, la dose si è ridotta a<br />
60 kg).<br />
La raccolta delle piante è avvenuta in tutte<br />
le annate tra la fine di luglio e l’inizio di<br />
agosto, a fioritura completa delle piante<br />
maschili.<br />
Durante il ciclo colturale sono state rilevate<br />
le principali fenofasi e a piena fioritura,<br />
sono state asportate le cime di 50 piante<br />
femminili che, opportunamente trattate, sono<br />
state utilizzate per la determinazione del contenuto<br />
in THC (analisi eseguite presso la sede<br />
dell’Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i).<br />
Alla raccolta, sono state rilevate<br />
le principali caratteristiche biometriche e<br />
Tabella 2 - Rutigliano (BA): principali parametri produttivi e qualitativi rilevati alla raccolta della<br />
canapa seminata in tre epoche diverse nel 2001.<br />
Table 2 - Rutigliano (BA): yield and main bio-morphology and quality parameters measured at<br />
harvesting of hemp crops sown at three different dates in 2001.<br />
Piante m -2<br />
Genotipi Date di semina<br />
Carmagnola Red petiole 5/03 15/03 30/03<br />
(n.) 87,00 b 91,00 a 88,88 b 94,38 a 83,75 c<br />
Altezza piante (cm) 188,69 a 186,37 a 183,03 b 182,44 b 197,11 a<br />
Diam basale (mm) 7,08 a 7,25 a 6,72 b 7,37 a 7,41 a<br />
Biomassa (t ha -1 ) 30,97 a 28,59 b 29,49 b 31,11 a 28,73 b<br />
Steli freschi (t ha -1 ) 24,17 a 21,78 b 22,37 a 24,03 a 22,51 a<br />
Steli secchi (t ha -1 ) 9,92 a 9,02 b 8,82 b 9,47 ab 10,12 a<br />
Corteccia (t ha -1 ) 5,14 a 4,26 b 4,44 a 4,79 a 4,87 a<br />
THC (%) 0,05 a 0,04 a 0,04 a 0,04 a 0,05 a<br />
Le medie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per<br />
P < 0,05 (SNK Test)<br />
produttive delle piante, secondo il protocollo<br />
sperimentale stabilito in sede collegiale. I<br />
principali parametri sono stati sottoposti all’analisi<br />
della varianza e per la significatività<br />
è stato adottato il test SNK e per soglia lo<br />
0.05 P.<br />
Per quanto riguarda l’andamento climatico<br />
durante il ciclo della canapa, a Rutigliano<br />
il triennio di prove è stato caratterizzato da<br />
temperature superiori alla norma (di poco nel<br />
1999 ma nel biennio 2000-2001 le massime<br />
hanno superato spesso i 35-40 °C, con punte<br />
di 46 °C a luglio 2000). La piovosità è<br />
stata buona nel 1999 (da aprile a luglio<br />
215.8 mm vs, 133.5 della “norma”), praticamente<br />
assente nel 2000 (8.2 mm per l’intero<br />
ciclo) e nel 2001 di poco inferiore alla<br />
norma nella fase iniziale e nulla da fine maggio<br />
a luglio.<br />
Anche a Vitulazio le temperature sono risultate<br />
superiori alla media (ma inferiori di<br />
quelle di Rutigliano) e le precipitazioni hanno<br />
interessato la parte iniziale del ciclo<br />
(78.8 mm di piogge utili); da metà maggio<br />
alla raccolta non è stato registrato alcun evento<br />
utile alla coltura.<br />
RISULTATI<br />
Rutigliano (BA): epoche di semina,<br />
anno 2001. Poiché nell’analisi della varianza<br />
eseguita sui principali parametri produttivi<br />
non è mai risultata significativa l’interazione<br />
”epoche x genotipi”, nella tabella 2 sono state<br />
riportate le medie dei soli effetti principali.<br />
Si può osservare come, pur in presenza di<br />
differenze statisticamente significative, i valori<br />
tra le 3 epoche esaminate non siano<br />
molto differenti.<br />
L’altezza delle piante è risultata inferiore<br />
di circa 14 cm nelle due semine più precoci<br />
(in media, 182 vs. 197 cm); minime, invece,<br />
le variazioni dei diametri basali.<br />
Le rese più elevate della produzione in<br />
biomassa verde sono stati ottenute nella tesi<br />
intermedia (31 t ha -1 vs. 29 t circa delle altre<br />
due) ma la produzione in corteccia non si è<br />
differenziata statisticamente (da 4.44 a 4.87<br />
t ha -1 ).<br />
Il contenuto in THC non è variato in funzione<br />
degli effetti in prova (epoche e varietà).<br />
In generale, i risultati conseguiti non permettono<br />
di trarre alcuna valida indicazione,<br />
sia perché riguardano una sola annata di prova<br />
ma, soprattutto, perché l’intervallo temporale<br />
prescelto (inizio – fine marzo) è risultato<br />
troppo breve per evidenziare differenze<br />
morfoproduttive notevoli tra le piante.<br />
Considerando che normalmente la semina<br />
della canapa si effettua entro la seconda<br />
metà di marzo, negli ambienti meridionali<br />
l’operazione potrebbe essere anticipata anche<br />
in febbraio (Ranalli e Casarini, 1998).<br />
Per quanto riguarda poi i genotipi in prova,<br />
questi hanno presentato altezza e diametri<br />
basali simili ma, a livello produttivo,<br />
“Carmagnola” ha garantito migliori per<strong>for</strong>-<br />
Agroindustria / Aprile 2002 33
mm/d<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
90 105 120 135 150 165 180 195 210 225<br />
giorni del 2001<br />
mance di “Red petiole”.<br />
Rutigliano (BA): prova irrigua, biennio<br />
1999-2000. Sono stati esaminati 2 differenti<br />
regimi idrici (I 100 e I 66 = restituzione del 100<br />
o 66% dell’acqua disponibile) e due genotipi<br />
(Fibranova e Red petiole).<br />
L’analisi statistica ha evidenziato la<br />
significatività tra gli anni e dei trattamenti<br />
irrigui mentre i genotipi si sono differenziati<br />
solo per i parametri produttivi (Tab. 3).<br />
Delle interazioni, la “anni x irrigazione x<br />
genotipi” non è mai risultata significativa<br />
così come “anni x genotipi” e “irrigazione x<br />
genotipi”; al contrario, quella “anni x irrigazione”<br />
è stata significativa per tutti i parametri<br />
esaminati, tranne che per la densità di<br />
piante alla raccolta.<br />
L’andamento climatico rilevato durante il<br />
ciclo della canapa nei 2 anni di prova è ri-<br />
34 Agroindustria / Aprile 2002<br />
66% (409 mm) 50% (338 mm) 33% (262 mm)<br />
Figura 1 - Rutigliano (BA): andamento dell’evapotraspirazione giornaliera (mm d -1 ) della canapa nel 2001.<br />
Figure 1 - Rutigliano (BA): daily evapotranspiration trend (mm d -1 ) of hemp during the 2001 season.<br />
sultato molto diverso; ad un 1999 poco più<br />
caldo della media ma caratterizzato da una<br />
piovosità superiore ai valori normali, è seguito<br />
un 2000 più caldo e senza piogge: è<br />
stato, così, necessario aumentare il ritmo<br />
delle irrigazioni tanto che nel 2000 il volume<br />
stagionale si è raddoppiato rispetto al<br />
1999 e sono state necessarie anche 2<br />
irrigazioni di soccorso per evitare stress<br />
irreversibili alla coltura (Di Bari et al, 2000).<br />
Conseguentemente, nel 1999 le piante<br />
sono risultate più alte e caratterizzate da<br />
maggiori dimensioni degli steli (Tab. 3).<br />
Anche le rese in biomassa si sono differenziate<br />
statisticamente ma la maggior produzione<br />
sembra sia stata determinata dalla presenza<br />
di foglie, notevole nel 1999 ma inferiore<br />
nell’anno successivo per le eccessive<br />
temperature e per la notevole ventosità di<br />
Tabella 3 - Rutigliano (BA): principali parametri produttivi e qualitativi rilevati alla raccolta della<br />
canapa sottoposta a due differenti regimi irrigui nel biennio 1999-2000.<br />
Table 3 - Rutigliano (BA): yield and main bio-morphology and quality parameters measured at<br />
harvesting of hemp crops grown under two different water regimes in 1999 and 2000.<br />
Piante m -2<br />
Genotipi Regimi idrici Anni<br />
Fibranova Red petiole I100 I66 1999 2000<br />
(n.) 90,00 a 89,33 a 93,33 a 86,00 b 85,67 a 93,67 a<br />
Altezza piante (cm) 227,26 a 220,77 a 231,40 a 216,37 b 245,70 a 202,34 b<br />
Diam basale (mm) 8,40 a 8,65 a 9,04 a 8,00 b 10,30 a 6,74 b<br />
Biomassa (t ha -1 ) 43,44 a 37,96 b 42,52 a 38,87 b 43,99 a 37,40 b<br />
Steli freschi (t ha -1 ) 31,74 a 27,26 b 31,22 a 27,78 b 29,20 a 29,80 a<br />
Steli secchi (t ha -1 ) 13,72 a 11,92 b 13,08 a 12,56 a 12,00 a 13,64 a<br />
Corteccia (t ha -1 ) 6,86 a 5,08 b 6,25 a 5,68 a 5,76 a 6,18 a<br />
THC (%) 0,15 a 0,04 b 0,16 a 0,05 b 0,11 a 0,05 b<br />
Le medie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per P < 0,05 (SNK<br />
Test)<br />
luglio che hanno determinato la precoce<br />
defogliazione delle piante, accellerandone la<br />
maturazione: alla raccolta, infatti, la percentuale<br />
di sostanza secca è stata superiore a<br />
quella riscontrata nelle piante coltivate nel<br />
1999.<br />
Circa i regimi idrici esaminati, i volumi<br />
più elevati erogati nella tesi ottimale (I 100 )<br />
hanno favorito nei due anni lo sviluppo delle<br />
dimensioni delle piante; anche le rese in<br />
biomassa e steli freschi della I 66 sono state<br />
statisticamente inferiori ma le differenze si<br />
sono annullate a livello di steli secchi e di<br />
resa in corteccia.<br />
Tra i due genotipi in prova i risultati produttivi<br />
migliori sono stati ottenuti da<br />
“Fibranova” (Tab. 3).<br />
Circa il contenuto in THC, questo è risultato<br />
più elevato in “Fibranova” del 1999,<br />
sottoposta ad irrigazione ottimale: questo<br />
valore, <strong>for</strong>se anomalo, ha poi determinato la<br />
significatività tra regimi e gli anni di prova;<br />
in ogni caso, si tratta sempre di valori inferiori<br />
a quelli previsti dalla U.E.<br />
Rutigliano (BA): prova irrigua, anno<br />
2001. La prova prevedeva il confronto di 3<br />
regimi irrigui (I 33 , I 50 e I 66 = restituzione del<br />
33, 50 e 66% dell’acqua disponibile), in<br />
interazione con 3 genotipi (Fibranova, Red<br />
petiole e Kompolti).<br />
Trattandosi di una sola annata di prova, le<br />
considerazioni successive hanno semplice<br />
valore indicativo.<br />
L’analisi statistica ha evidenziato differenze<br />
significative per effetto dei due fattori<br />
principali; l’interazione tra i due è scattata<br />
solo per la densità finale di piante e le rese<br />
in biomassa e steli freschi.<br />
L’irrigazione ha condizionato soprattutto<br />
l’altezza delle piante, che aumenta da 160 a<br />
192 cm passando dalla I 33 alla I 66 ; per gli altri<br />
caratteri le due tesi meno irrigate si sono<br />
normalmente attestate sullo stesso livello di<br />
significatività, differenziandosi dalla I 66 , che<br />
ha <strong>for</strong>nito normalmente le medie più elevate<br />
(Tab. 4).<br />
Non è stata registrata alcuna variazione<br />
del contenuto di THC al variare degli effetti<br />
in esame.<br />
Tra i genotipi, “Kompolti” sembra essersi<br />
meglio adattato alle condizioni ambientali,<br />
dato che ha mostrato una buona produttività<br />
anche nelle condizioni irrigue più difficili.<br />
Infatti, l’interazione “irrigazione x genotipi”<br />
ha evidenziato come i 3 genotipi abbiano<br />
<strong>for</strong>nito produzioni in biomassa pressoché<br />
simili in corrispondenza dei volumi irrigui<br />
massimi (da 26 t ha -1 per Red petiole a circa<br />
29 t per gli altre due); con il ridursi dell’irrigazione,<br />
mentre le rese di “Red petiole” e<br />
“Fibranova” si sono ridotte a 20-22 t ha -1<br />
(valori pressoché simili tra I 50 e I 33 ),<br />
“Kompolti” ha prodotto 27.2 t ha -1 con il<br />
regime irriguo più basso (I 33 ).<br />
Se confrontiamo i risultati conseguiti in<br />
questa annata da “Fibranova” e “Red petiole”<br />
nel regime I 66 con quelli ottenuti nel biennio
Tabella 4 - Rutigliano (BA): principali parametri produttivi e qualitativi rilevati alla raccolta della<br />
canapa sottoposta a tre differenti regimi irrigui nel 2001.<br />
Table 4 - Rutigliano (BA): yield and main bio-morphology and quality parameters measured at<br />
harvesting of hemp crops grown under three different water regimes in 2001.<br />
Piante m -2<br />
precedente, sempre per lo stesso livello<br />
irriguo, si può notare come, pur avendo presentato<br />
consumi irrigui pressoché simili<br />
(460 mm circa nel biennio vs 409 del 2001),<br />
le piante siano state caratterizzate da altezze,<br />
diametri e resa in biomassa decrescenti<br />
dalla prima alla terza annata di prova: le condizioni<br />
climatiche hanno influenzato i risultati<br />
più delle tesi in esame.<br />
Nonostante questo, la produzione in corteccia<br />
non si è molto diversificata nel<br />
triennio, variando da 5 a 6 t ha -1 , in funzione<br />
soprattutto del genotipo; la maggior produzione<br />
di biomassa verde è stata annullata<br />
dalle maggiori percentuali di sostanza secca<br />
e dai più elevati rapporti corteccia/stelo che<br />
le piante hanno presentato nelle annate più<br />
siccitose. In ogni caso, solo le analisi<br />
qualitative sulla fibra potranno servire a<br />
meglio interpretare i risultati ottenuti in questa<br />
ricerca.<br />
Vitulazio (CE): prova irrigua, anno<br />
2001. La ricerca prevedeva il confronto di<br />
Genotipi Regimi idrici<br />
Fibranova Red petiole Kompolti I66 I50 I33<br />
(n) 101,00 b 88,75 c 113,50 a 98,33 b 99,00 b 105,92 a<br />
Altezza piante (cm) 178,13 a 169,43 b 174,81 ab 192,04 a 170,25 b 160,08 c<br />
Diam basale (mm) 7,45 a 7,08 b 6,91 b 7,46 a 7,23 a 6,76 b<br />
Biomassa (t ha -1 ) 23,92 b 22,25 c 26,90 a 28,09 a 21,84 c 23,14 b<br />
Steli freschi (t ha -1 ) 18,72 b 17,20 c 20,71 a 22,13 a 16,98 b 17,52 b<br />
Steli secchi (t ha -1 ) 7,56 a 6,79 b 7,58 a 8,77 a 6,53 b 6,64 b<br />
Corteccia (t ha -1 ) 4,55 b 3,73 b 6,07 a 5,55 a 4,42 b 4,39 b<br />
THC (%) 0,04 b 0,03 b 0,09 a 0,06 a 0,05 a 0,06 a<br />
edie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per P < 0,05 (SNK Test)<br />
3 regimi irrigui (I 0 = test non irrigato, I 35 e<br />
I 70 = restituzione del 35 o 70% dell’acqua disponibile,<br />
nello strato 0-40 cm) sulle stesse<br />
varietà esaminate a Rutigliano.<br />
Dal punto di vista statistico, l’irrigazione<br />
ha determinato differenze significative su<br />
tutti i parametri analizzati mentre minore è<br />
risultata l’azione del genotipo; l’interazione<br />
tra i due ha influito solo sulla resa di steli<br />
secchi e corteccia.<br />
Dai dati in tabella 5 si può notare come<br />
entrambe le tesi irrigue si siano differenziate<br />
dal testimone, tranne che per la densità di<br />
piante alla raccolta; inoltre, le medie più elevate<br />
sono state ottenute sempre nella tesi più<br />
irrigata (I 70 ). Tra i genotipi, “Fibranova” ha<br />
<strong>for</strong>nito le rese maggiori di biomassa verde,<br />
steli freschi e secchi; gli altri 2 genotipi,<br />
meno produttivi, si sono attestati normalmente<br />
sulla stessa soglia di significatività.<br />
Se però esaminiamo le rese in corteccia, i valori<br />
più elevati sono stati ottenuti da<br />
“Fibranova” e “Kompolti” (4.05 e 4.27 t ha -1 )<br />
Tabella 5 - Vitulazio (Ce): principali parametri produttivi rilevati alla raccolta della canapa sottoposta a<br />
tre differenti regimi irrigui nel 2001.<br />
Table 5 - Vitulazio (CE): yield and main bio-morphology parameters measured at harvesting of hemp<br />
crops grown under three different water regimes in 2001.<br />
Piante m -2<br />
Genotipi Regimi idrici<br />
Fibranova Red petiole Kompolti I70 I35 I0<br />
(n.) 71,56 a 66,22 a 76,89 a 78,89 a 73,67 ab 62,11 b<br />
Altezza piante (cm) 254,44 a 253,44 a 239,89 a 280,67 a 254,56 b 212,56 c<br />
Diam basale (mm) 10,48 a 10,13 a 10,98 a 11,12 a 10,76 a 9,71 b<br />
Biomassa (t ha -1 ) 45,72 a 39,11 b 36,78 b 49,94 a 44,11 b 27,56 c<br />
Steli freschi (t ha -1 ) 35,82 a 30,98 b 28,75 b 39,44 a 34,58 b 21,54 c<br />
Steli secchi (t ha -1 ) 14,56 a 12,15 b 10,61 c 16,38 a 13,24 b 7,69 c<br />
Corteccia (t ha -1 ) 4,05 a 3,28 b 4,27 a 5,09 a 4,09 b 2,42 c<br />
medie non aventi in comune alcuna lettera sono significativamente differenti per P < 0,05 (SNK Test)<br />
in cui la bassa produzione di steli secchi è<br />
stata compensata da maggiori rapporti percentuali<br />
tra corteccia e steli.<br />
Le due interazioni significative presentano<br />
andamenti simili: mentre “Fibranova” e<br />
“Kompolti” hanno aumentato le loro rese in<br />
steli secchi e corteccia in modo direttamente<br />
proporzionale ai volumi erogati, la “Red<br />
Petiole” ha raggiunto il suo massimo produttivo<br />
in corrispondenza della tesi I 35 e non<br />
ha evidenziato ulteriori incrementi di produzione<br />
con l’aumentare del volume stagionale.<br />
Consumi idrici ed efficienza dell’acqua.<br />
Nella tabella 6 sono stati riportati i consumi<br />
idrici calcolati in base al bilancio idrico. Essi<br />
risultano massimi nella tesi ottimale (I 100 ),<br />
aumentano nelle annate caratterizzate da<br />
temperature elevate e piovosità ridotte. Con<br />
la riduzione dei volumi di adacquamento, i<br />
consumi stagionali tendono proporzionalmente<br />
a diminuire.<br />
Superata la fase iniziale (con il conseguente<br />
calo dovuto al diradamento), la canapa raggiunge<br />
i valori massimi di evapotraspirazione<br />
(ET = 6 mm d -1 nelle condizioni idriche migliori)<br />
due mesi dopo la semina e li conserva<br />
nei mesi più caldi dell’anno, sino alla raccolta,<br />
dato che questa è normalmente programmata<br />
a piena fioritura delle piante.<br />
Questo andamento è stato osservato anche<br />
nel 2001 differenziando i volumi irrigui<br />
(Fig. 1). La figura mette in evidenza una brusca<br />
riduzione dell’ET verso la fine del ciclo,<br />
dovuta alle temperature elevate associate a<br />
venti di notevole intensità, che hanno accelerato<br />
la defogliazione delle piante.<br />
In generale, tra le tesi confrontate, la I 66<br />
(a Rutigliano) e la I 70 (a Vitulazio) hanno conseguito<br />
i migliori risultati produttivi (in termini<br />
di resa in steli secchi e corteccia) col<br />
minor impiego di acqua irrigua. Un consumo<br />
stagionale di acqua compreso tra 400 e<br />
450 mm può, quindi, essere considerato<br />
ottimale per la canapa allevata nell’ambiente<br />
meridionale. Confrontando, comunque, i<br />
consumi idrici della canapa con quelli di altre<br />
specie coltivate nella stessa azienda di<br />
Rutigliano, essi sono risultati più elevati di<br />
quelli della soia (344 mm), simili a quelli<br />
del girasole (400 mm), ma inferiori a quelli<br />
del sorgo da granella (545 mm) o zuccherino<br />
(550 mm).<br />
Nella tabella 6 si riportano i valori di efficienza<br />
di utilizzazione dell’acqua (WUE),<br />
calcolata come rapporto tra corteccia secca<br />
prodotta (che rappresenta il prodotto utile,<br />
in g m -2 ) e l’acqua perduta per evapotraspirazione<br />
dalle colture (l m -2 ). Come per altre<br />
colture da biomassa (Mastrorilli et al., 1999)<br />
o da granella (Mastrorilli et al., 1995) allevate<br />
in ambiente meridionale, i valori più<br />
elevati di WUE sono stati riscontrati adottando<br />
i regimi idrici più ridotti (1.67 g l -1 nel<br />
trattamento I 33 di Rutigliano e 1.32 g l -1 nel<br />
trattamento I 0 di Vitulazio). Questi regimi<br />
irrigui molto ridotti, però, non consentono alla<br />
Agroindustria / Aprile 2002 35
Tabella 6 - Consumi idrici stagionali (mm) e WUE (g l -1 ).<br />
Table 6 - Seasonal water consumption (mm) and WUE (g l -1 ).<br />
canapa di esprimere al meglio la propria<br />
potenzialità produttiva negli ambienti meridionali.<br />
Il pieno soddisfacimento dei fabbisogni<br />
idrici non si è rivelata una buona strategia<br />
irrigua nemmeno in termini di WUE. Altre<br />
colture, infatti, in condizioni idriche ottimali<br />
utilizzano più efficacemente l’acqua irrigua:<br />
con 1 litro di acqua la canapa produce 2.1g<br />
(a Rutigliano) di biomassa secca, mentre<br />
5.2 g il sorgo zuccherino, 3.6 il girasole, 3.7<br />
il sorgo da granella e 2.8 la soia (Mastrorilli<br />
et al., 1997).<br />
Infine, dei tre genotipi a confronto i migliori<br />
risultati in termini di WUE sono stati<br />
raggiunti da “Kompolti” (1.84 g l -1 a<br />
Rutigliano e 1.51 g l -1 a Vitulazio, come<br />
media dei tre trattamenti irrigui).<br />
CONCLUSIONI<br />
Lo studio dei consumi idrici della canapa<br />
ha evidenziato come, in molti ambienti del<br />
Sud d’Italia, siano soprattutto le condizioni<br />
climatiche a condizionare i risultati produttivi<br />
(Di Candilo et al., 2001). In annate caratterizzate<br />
da scarsa pluviometria ed elevate<br />
temperature, anche aumentando i volumi<br />
stagionali non si riesce a compensare la riduzione<br />
delle rese.<br />
La canapa ha comunque mostrato di adattarsi<br />
all’ambiente di prova. In genere, le rese<br />
ottenute in queste ricerche sono comunque<br />
state simili o superiori a quelle ottenute in<br />
altre ricerche effettuate in ambienti simili con<br />
genotipi diversi (Basso e Ruggiero, 1976;<br />
Rivoira e Marras, 1976).<br />
Pur sottoposta a volumi stagionali ridotti<br />
rispetto a quello ottimale (I 100 ), la coltura<br />
36 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Regimi idrici (mm)<br />
I100 I66 I50 I33<br />
mm g l -1<br />
mm g l -1<br />
mm g l -1<br />
mm g l -1<br />
Rutigliano 1999 545 1,24 453 1,04 - -<br />
Vitulazio*<br />
2000 680 0,84 460 1,44 - -<br />
2001 - 409 1,35 338 1,31 262 1,67<br />
2001 423 1,20 302 1,35 184 1,32<br />
Vitulazio i regimi idrici I66, I50 e I33 corrispondono rispettivamente a I70, I35 e I0.<br />
ha mostrato rese valide in termini di steli e<br />
corteccia. Restituendo ad ogni intervento<br />
il 66% dell’acqua disponibile (tesi I 66 ) a<br />
Rutigliano la canapa ha prodotto da 28 a<br />
38 t ha -1 di biomassa verde, con consumi<br />
stagionali di 410-460 mm.<br />
Più elevate le produzioni ottenute a<br />
Vitulazio, dove con consumi di 400 mm si<br />
sono avute rese di 48 t ha -1 .<br />
Le produzioni di corteccia secca sono comunque<br />
risultate simili in entrambe le località:<br />
le minori produzioni di biomassa verde<br />
di Rutigliano sono state compensate da valori<br />
maggiori di sostanza secca e dei rapporti<br />
corteccia/steli, che hanno finito per livellare<br />
i dati finali.<br />
Purtroppo, non avendo a disposizione le<br />
analisi quanti-qualitative sulla produzione di<br />
fibra, non è possibile stilare un giudizio<br />
obiettivo sulla validità dei risultati ottenuti.<br />
In generale, i consumi e l’efficienza nell’utilizzazione<br />
dell’acqua della canapa nell’ambiente<br />
pugliese sono stati superiori a<br />
quelli della soia, simili a quelli del girasole<br />
ma inferiori a quelli ottenuti con il sorgo da<br />
granella o zuccherino.<br />
Anche la scelta del genotipo assume notevole<br />
importanza: nei due ambienti la<br />
“Kompolti” ha presentato l’efficienza maggiore.<br />
In realtà, sarebbe auspicabile avere a<br />
disposizione nuovo materiale genetico e soprattutto<br />
acquisizioni idonee ad ambienti<br />
particolarmente difficili, come alcuni areali<br />
del Sud d’Italia.<br />
Per quanto riguarda l’epoca di semina,<br />
non si possono <strong>for</strong>nire conclusioni certe<br />
perché si dispone dei risultati di una singola<br />
annata; inoltre, le tre date considerate<br />
(inizio, metà e fine marzo) sono apparse<br />
troppo ravvicinate, e in ogni caso manca il<br />
confronto con una tesi in cui la semina della<br />
coltura venga ulteriormente anticipata<br />
(l’inizio di febbraio) per valutare effettivamente<br />
la resistenza alle basse temperature<br />
e il contributo delle piogge primaverili all’alimentazione<br />
idrica della canapa.<br />
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rientrerà tra le colture del 2000?<br />
L’In<strong>for</strong>matore Agrario 1, 61-65.
Valutazione triennale del contenuto di THC nella canapa da fibra<br />
G. Grassi, M. Diozzi. M. Doimo, T. Baschieri, M. Fiorilli e M. C. Moliterni<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia.<br />
RIASSUNTO<br />
Negli ultimi tre anni è stato rilevato l’andamento delle concentrazioni del tetraidrocannabinolo<br />
(THC) nelle coltivazioni di canapa da fibra realizzate in Italia. Sono stati considerati e confrontati<br />
i metodi di campionamento per le analisi del THC in modo da poter equiparare ed uni<strong>for</strong>mare i<br />
dati raccolti nei vari anni ed al fine di rispettare i diversi limiti massimi del cannabinoide che la UE<br />
ha nel tempo imposto sulle coltivazioni di canapa da fibra. Tra i fattori che hanno evidenziato<br />
maggiore effetto sulla sintesi di THC, quelli genetici svolgono il ruolo predominante, anche se i<br />
fattori ambientali sono da tenere in stretta considerazione, in modo particolare la disponibilità<br />
idrica.<br />
Parole chiave: CBD, gas-cromatografo, stress idrico, canapa.<br />
ABSTRACT<br />
Triennial evaluation of fibre hemp THC content<br />
Over the last three years the concentrations of tetrahydrocannabinol (THC) have been monitored<br />
in hemp crops in Italy. The THC sampling and analysis methods were chosen and assessed to<br />
compare the data collected, as regards time and succession, thus obtaining a uni<strong>for</strong>m evaluation of<br />
the various maximum cannabinoid limits, imposed by the EU over time on hemp crops <strong>for</strong> fibre<br />
production. Amongst the factors which revealed the greatest effect on THC synthesis, genetic<br />
aspects played a predominant role, even if the ambient factors must be kept in mind, especially<br />
availability of water.<br />
Keywords: CBD, gas-chromatography, hemp, water stress.<br />
INTRODUZIONE<br />
Il tetraidrocannabinolo (THC) è l’unico<br />
terpenoide, dei 60 prodotti dalla Cannabis<br />
sativa L., che induce effetti psicotropi<br />
(Turner et al. 1980). In base al contenuto di<br />
THC la legislazione italiana e quella europea<br />
stabiliscono che la Cannabis sia ammessa<br />
alla coltivazione per la produzione di fibra,<br />
semi e altri prodotti; condizioni per poter<br />
anche avere dei contributi che l’UE concede<br />
per questa coltura (regolamento CE n°<br />
2860/2000).<br />
Fino al 2000 il livello di THC tollerato<br />
nelle varietà di canapa da fibra era lo 0.3%,<br />
mentre, dal 2001, questo limite è stato portato<br />
allo 0.2%, con una tolleranza dello<br />
0.03%. Va precisato che questo limite ha<br />
valore solo ai fini della concessione dei contributi.<br />
Agli effetti legali, invece, il limite<br />
che discrimina una pianta di canapa da fibra<br />
da una per droga è pari allo 0.5% della sostanza<br />
secca (Avico e Zuccaro, 1984, Froldi<br />
et al., 1987).<br />
L’abbassamento del limite massimo di<br />
THC nelle varietà di canapa ha obbligato i<br />
costitutori e i sementieri, interessati alla produzione<br />
di seme di canapa, a selezionare ul-<br />
Autore corrispondente: Grassi Gianpaolo<br />
Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di<br />
Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia<br />
Tel. (051) 6316833 - Fax (051) 374857<br />
e-mail: g.grassi@isci.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
teriormente le varietà incluse nella lista di<br />
quelle ammesse a contributi.<br />
Per usufruire dei sostegni pubblici, ogni<br />
Paese ha dovuto organizzare anche un servizio<br />
di controllo della canapa coltivata. Fino<br />
al 1999 il metodo ufficiale adottato per accertare<br />
il contenuto di THC era basato sull’analisi<br />
gas cromatografica di un estratto<br />
ottenuto da un campione fogliare ricavato<br />
da 500 parti di altrettante piante (regolamento<br />
CE n. 1164/89). Nel 2000, il metodo di<br />
analisi è stato rivisto e con il nuovo (regolamento<br />
CE n. 1177/2000), sono state date<br />
nuove disposizioni per eseguire i controlli<br />
del contenuto di THC sulle coltivazioni.<br />
A partire dal 1999 l’Istituto Sperimentale<br />
per le Colture <strong>Industrial</strong>i (ISCI) è stato incaricato<br />
dal Ministero delle Politiche Agricole<br />
e Forestali (MiPAF) di effettuare i controlli<br />
richiesti dall’UE. Ogni Paese membro, in<br />
quell’anno, ha avuto la possibilità di eseguire<br />
la valutazione del contenuto di THC nella<br />
canapa riferendosi al metodo ufficiale riportato<br />
nel regolamento del 1989, eventualmente<br />
adeguato, in maniera da renderlo più praticabile<br />
e semplice. È stato possibile perciò,<br />
apportare delle modifiche, salvo ottenere dei<br />
dati “equivalenti” a quelli ottenibili con il<br />
metodo ufficiale.<br />
Nel 2001 è stato definitivamente<br />
<strong>for</strong>malizzato un accordo con l’agenzia responsabile<br />
della distribuzione dei contributi<br />
per la coltivazione della canapa (AGEA), in<br />
modo da fissare le modalità di esecuzione<br />
dei controlli. In questo lavoro si riferisce sui<br />
dati riguardanti il contenuto di THC rilevati<br />
sulle coltivazioni italiane di canapa da fibra<br />
effettuate negli ultimi tre anni.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Prove di campo. Nel triennio 1999-2001,<br />
sono stati effettuati controlli ufficiali per la<br />
determinazione del contenuto di THC nelle<br />
aziende dove era coltivata la canapa da fibra.<br />
Nel primo anno, 1999, le indagini hanno<br />
interessato una percentuale di aziende e, di<br />
conseguenza, di superfici investite a canapa,<br />
più ampia di quella richiesta dalle norme<br />
che prevedevano inizialmente il controllo<br />
di almeno il 5% delle superfici. Si è voluto<br />
infatti associare a questi controlli un’indagine<br />
più allargata, per stimare come variasse<br />
la concentrazione del THC in funzione<br />
delle varietà utilizzate e degli ambienti di<br />
coltivazione.<br />
Nel 1999 sono arrivate dagli assessorati<br />
regionali le segnalazioni di 51 aziende in cui<br />
era stata seminata canapa, per complessivi<br />
180.08 ha e di queste ne sono state campionate<br />
43, pari al 78% della superficie (141.59<br />
ha). Le aziende erano distribuite in prevalenza<br />
nelle regioni dell’Italia centrosettentrionale,<br />
25 in Toscana, 8 in Piemonte e 7 in<br />
Emilia-Romagna. Le varietà di canapa interessate<br />
sono state: Kompolti, Fedora, Futura,<br />
Carmagnola, Fedrina e Felina. Il campione<br />
raccolto ed analizzato in ogni parcella<br />
con superficie massima di 2 ettari, era costituito<br />
da 30 cime di 10 cm derivate da altrettante<br />
piante femminili. Quindi, l’Istituto<br />
Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i<br />
(ISCI), deputato ai controlli, ha ridotto (rispetto<br />
alle norme Comunitarie), sia il numero<br />
dei campioni effettuati 30 piante anziché<br />
500, sia la parte di pianta campionata 10 cm<br />
anziché il terzo superiore. La riduzione della<br />
parte campionata da 1/3 della pianta a soli<br />
10 cm della cima, ha indotto l’ISCI al calcolo<br />
di un coefficiente di correzione. Tale<br />
coefficiente è stato determinato su due varietà<br />
allevate a Bologna, Carmagnola e<br />
Kompolti TC.<br />
Il contenuto di THC è stato valutato su<br />
ogni singola pianta. In totale sono stati presi<br />
20 individui femminili per varietà. Il campione<br />
analizzato è stato ricavato dalla polvere<br />
prodotta attraverso la frantumazione<br />
delle singole cime, da cui sono stati eliminati<br />
i semi e la parte legnosa. Da ogni pianta<br />
è stata raccolta separatamente la restante parte<br />
che <strong>for</strong>mava la cima di 40 cm, in modo da<br />
accertare quale fosse il rapporto tra le concentrazioni<br />
dei cannabinoidi in queste due<br />
parti (10 e 40 cm di cima). Il processo di estrazione<br />
ed analisi mediante gas-cromatografo<br />
Agroindustria / Aprile 2002 37
Tabella 1 - Concentrazioni del THC, rapporti tra CBD e THC rilevati su due apici (di 10 e 40 cm) di<br />
piante appartenenti a due varietà di canapa da fibra.<br />
Table 1 - THC concentration, CBD and THC ratio found in the two top parts (10 cm and 40 cm) of<br />
plants derived from two fibre hemp varieties.<br />
Varietà Piante<br />
singole<br />
38 Agroindustria / Aprile 2002<br />
THC %<br />
(apice 10)<br />
THC %<br />
(apice 40)<br />
CBD/THC<br />
(apice 10)<br />
CBD/THC<br />
(apice 40)<br />
Coef. Corr.<br />
40/10<br />
Carmagnola 1 0.09 0.09 80.0 80.0 0.96<br />
2 0.26 0.18 70.0 58.0 0.68<br />
3 0.09 0.07 77.0 74.0 0.79<br />
4 0.06 0.06 83.0 81.0 1.03<br />
5 0.12 0.09 76.0 79.0 0.73<br />
6 2.49 1.56 0.5 0.1 0.63<br />
7 0.14 0.08 80.0 77.0 0.57<br />
8 0.13 0.05 73.0 84.0 0.38<br />
9 0.13 0.06 72.0 80.0 0.46<br />
10 0.11 0.08 86.0 79.0 0.73<br />
11 0.11 0.08 78.0 82.0 0.73<br />
12 0.17 0.11 71.0 78.0 0.65<br />
13 0.20 0.16 81.0 79.0 0.80<br />
14 0.13 0.10 75.0 68.0 0.77<br />
15 0.15 0.11 80.0 80.0 0.73<br />
16 0.16 0.11 61.0 67.0 0.69<br />
17 0.15 0.11 71.0 66.0 0.73<br />
18 2.82 1.05 1.9 2.3 0.37<br />
19 3.04 2.06 2.0 2.1 0.68<br />
20 0.20 0.14 56.0 55.0 0.70<br />
Media 0.54 0.32 63.7 63.6 0.69<br />
Kompolti TC 1 2.55 1.96 2.5 2.7 0.77<br />
2 0.09 0.10 0.0 0.3 1.11<br />
3 2.32 1.37 0.0 0.3 0.59<br />
4 0.18 0.43 34.6 34.3 2.41<br />
5 1.80 1.53 4.3 7.0 0.85<br />
6 2.73 0.28 2.3 2.3 0.10<br />
7 1.14 0.68 2.8 2.8 0.60<br />
8 1.48 0.81 3.8 3.8 0.55<br />
9 2.41 1.36 0.0 0.0 0.56<br />
10 0.10 0.07 66.3 66.0 0.70<br />
11 0.23 0.13 57.0 57.0 0.57<br />
12 0.22 0.10 52.0 52.0 0.45<br />
13 1.55 0.83 1.8 1.8 0.54<br />
14 1.13 0.72 3.5 3.5 0.64<br />
15 3.15 2.17 0.2 0.2 0.69<br />
16 1.26 1.15 7.2 7.2 0.91<br />
17 0.20 0.08 35.0 35.0 0.40<br />
18 1.68 1.25 4.3 4.3 0.74<br />
19 2.47 2.44 2.4 2.4 0.99<br />
20 0.03 0.04 35.0 35.0 1.33<br />
Media 1.34 0.87 15.8 15.9 0.77<br />
è stato effettuato in maniera uguale a quello<br />
previsto dal metodo ufficiale. Dalla medesima<br />
analisi, oltre al THC è stato possibile rilevare<br />
anche il contenuto di cannabidiolo<br />
(CBD) e pure questo dato è stato utilizzato<br />
per valutare il chemotipo delle piante.<br />
Nel secondo anno, 2000, sono state segnalate<br />
dagli assessorati 64 aziende per equivalenti<br />
143.93 ha e di queste ne sono state visitate<br />
e campionate 52, pari a più del 86%<br />
della superficie a canapa.<br />
A seguito dell’approvazione in sede Comunitaria<br />
del nuovo metodo di valutazione<br />
del THC, è stata impostata una seconda prova<br />
finalizzata ad accertare se il nuovo metodo<br />
fosse rispondente ed equivalente a quello<br />
previsto nel precedente regolamento, sulla<br />
base del quale era stato definito il limite<br />
massimo di THC da rispettare. Rispetto all’annata<br />
precedente la valutazione del contenuto<br />
di THC ha interessato due varietà<br />
italiane (Carmagnola e Fibranova), sempre<br />
allevate a Bologna. Sono state raccolte<br />
200 piante femminili per ogni varietà all’epoca<br />
della piena fioritura e sono stati ricavati<br />
4 sotto gruppi di 50 individui ciascuno.<br />
Nella prova le 200 piante erano state scelte<br />
alte 360 cm in modo che il terzo superiore<br />
fosse pari a 120 cm. Da ogni pianta sono<br />
stati ricavati due frammenti: il primo era costituito<br />
dall’apice di 30 cm, il secondo era la<br />
parte sottostante di 90 cm che rappresentava<br />
la frazione rimanente del terzo superiore.<br />
Il materiale vegetale è stato essiccato in stufa<br />
a 50°C per due giorni dopodiché la parte<br />
fogliare, depurata degli steli, è stata frantumata,<br />
omogeneizzata e setacciata con una<br />
maglia della larghezza di 1 mm. Sono stati<br />
isolati da prima i campioni di polvere ottenuta<br />
dai 4 sottogruppi costituiti dalle cime<br />
di 30 cm, poi i campioni delle rimanenti parti<br />
di 90 cm del terzo superiore e infine sono<br />
stati ricavati i campioni delle polveri derivate<br />
dall’unione delle due frazioni precedentemente<br />
indicate. Le tre classi di campioni<br />
sono state estratte in doppio come prevede<br />
il metodo ufficiale del 2000 ed analizzati al<br />
gas cromatografo due volte. I dati ottenuti<br />
sono stati utilizzati per definire un coefficiente<br />
di correzione che permettesse di riportare il<br />
valore ottenuto, analizzando la cima di 30 cm<br />
(da prelevare da 50 individui con la procedura<br />
A del nuovo metodo ufficiale), al valore<br />
ottenuto dal campione corrispondente al terzo<br />
superiore della pianta (parte richiesta nell’analisi<br />
prevista nel metodo del 1989).<br />
Nel terzo anno, 2001, ci si è attenuti agli<br />
impegni definiti dal contratto con l’AGEA,<br />
quindi, sono stati visitati ed analizzati i campi<br />
corrispondenti ad una percentuale appena più<br />
elevata di quella richiesta dalle nuove norme<br />
(30% della superficie). Le denunce segnalate<br />
dall’agenzia erano di 60 aziende per<br />
complessivi 175.64 ha e di questi ne sono<br />
stati campionati 64.12 ha, corrispondenti a<br />
15 aziende per circa il 36% delle superfici.<br />
Dati climatici. Dal momento in cui, la
THC % s.s.<br />
0.60<br />
0.50<br />
0.40<br />
0.30<br />
0.20<br />
0.10<br />
0.00<br />
1 5 9 13 17 21 25 29 33 37 41<br />
produzione di THC è <strong>for</strong>temente influenzata<br />
dalle condizioni climatiche verificatesi durante<br />
il ciclo vegetativo della coltura, nelle<br />
due prove preliminari effettuate a Bologna<br />
negli anni 1999-2000 sono stati considerati<br />
i dati climatici registrati dalla stazione meteorologica<br />
dell’azienda sperimentale di<br />
Budrio (BO) distante circa 20 km dai campi<br />
dove si sono svolte le prove. Per brevità abbiamo<br />
considerato le prime 39 settimane<br />
dell’anno, periodo che comprende l’intervallo<br />
più significativo del ciclo di sviluppo della<br />
canapa.<br />
RISULTATI<br />
<strong>Anno</strong> 1999. Nel primo anno, le prove preliminari<br />
indirizzate a definire un metodo di<br />
valutazione del THC più praticabile, ha confermato<br />
che in funzione della dimensione<br />
della parte apicale della pianta considerata<br />
si ottengono dei campioni il cui il tenore di<br />
N° Azienda<br />
Figura 1 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 1999.<br />
Figure 1 - THC level of the hemp crops in 1999.<br />
THC è sensibilmente diverso: esso è più<br />
basso per i campioni ottenuti dalle cime di<br />
40 cm (Tab.1).<br />
La varietà Carmagnola ha mostrato un<br />
contenuto medio di THC pari allo 0.32%,<br />
quando il campione era costituito da cime di<br />
40 cm, mentre ha evidenziato un valore di<br />
0.54%, se il campione derivava da cime di<br />
10 cm, con il rapporto medio tra i valori ottenuti<br />
dall’analisi dei due tipi di campioni<br />
pari a 0.69. Il rapporto tra il contenuto di<br />
CBD e THC di ogni singola pianta è stato<br />
costante nei due campioni costituiti dalle due<br />
diverse parti di pianta, a conferma della stabilità<br />
e attendibilità di questo parametro per<br />
il giudizio sul chemiotipo della canapa analizzata.<br />
Nelle piante di Carmagnola a più<br />
basso contenuto di THC questo rapporto ha<br />
oscillato costantemente tra 70 e 80, mentre,<br />
nelle piante ad alto contenuto di principio<br />
stupefacente questo rapporto è stato sempre<br />
Tabella 2 - Variazione del contenuto di THC e CBD nelle diverse parti apicali di Carmagnola e<br />
Fibranova nel 2000.<br />
Table 2 - Variability of THC and CBD content in the top parts of Carmagnola and Fibranova in the<br />
year 2000.<br />
Varietà Prelievo Media Media Media Media Media<br />
cm 50 p. 50 p. 50 p. 50 p. 4 gruppi<br />
Cannabinoide A B C D Coef. corr.<br />
30 0.09 0.10 0.14 0.12 0.11<br />
THC (%) 120-30 0.07 0.05 0.10 0.06 0.07<br />
120 0.07 0.07 0.10 0.08 0.08<br />
Carmagnola C = 0.72<br />
30 1.43 1.24 1.80 1.67 1.53<br />
CBD (%) 120-30 0.90 0.85 1.41 1.17 1.30<br />
120 0.96 1.05 1.46 1.28 1.18<br />
C = 0.77<br />
30 0.11 0.09 0.05 0.21 0.11<br />
THC (%) 120-30 0.07 0.05 0.03 0.09 0.06<br />
120 0.07 0.05 0.03 0.12 0.07<br />
Fibranova C = 0.64<br />
30 1.19 1.41 1.32 1.37 1.32<br />
CBD (%) 120-30 0.73 0.91 0.83 0.82 0.82<br />
120 0.74 0.91 0.96 0.91 0.88<br />
C = 0.67<br />
inferiore a 5.<br />
Anche per la varietà Kompolti TC i risultati<br />
hanno confermato che la concentrazione<br />
di THC è sempre più alta nella cima della<br />
pianta e con un rapporto tra i valori derivati<br />
dai due diversi tipi di campioni (cima di<br />
10 cm e cima di 40 cm) pari a 0.77. Il contenuto<br />
medio di THC nella varietà Kompolti<br />
TC è risultato più del doppio nelle corrispondenti<br />
porzioni di pianta della varietà italiana<br />
e anche in questa cultivar il rapporto tra CBD<br />
e THC è rimasto costante nella stessa pianta<br />
e indipendente dalla parte analizzata.<br />
In entrambe le popolazioni di canapa da<br />
fibra erano presenti individui con livelli sensibilmente<br />
alti di THC e solo il dato medio<br />
nella Carmagnola ha rispettato il limite CE,<br />
considerando anche la tolleranza, solo quando<br />
è stata campionata la cima di almeno<br />
40 cm.<br />
Sulla base di queste indicazioni sono stati<br />
eseguiti i campionamenti e le analisi sulle<br />
coltivazioni del territorio nazionale. In figura<br />
1 sono rappresentate le concentrazioni rilevate<br />
nelle aziende campionate. I dati finali<br />
sono stati prodotti tenendo conto delle evidenze<br />
raccolte preliminarmente sulla distribuzione<br />
dei cannabinoidi. Il valore del THC<br />
nel campione raccolto è stato corretto moltiplicando<br />
il dato originale per un fattore pari<br />
a 0.7 (ricavato dalla prova preliminare dello<br />
stesso anno) . Nelle 4 aziende in cui il valore<br />
del THC ha superato il limite massimo<br />
dello 0.3% era coltivata la varietà Fedora.<br />
La stessa varietà, anche in altri Paesi europei<br />
e nel medesimo anno, ha presentato spesso<br />
valori superiori al limite. Le aziende in<br />
cui il THC è stato più elevato erano localizzate<br />
nelle province di Viterbo, Ascoli Piceno,<br />
Piacenza e Asti.<br />
I dati meteorologici nel 1999 (Fig. 2),<br />
mostrano come nell’intervallo che va dalla<br />
25 a alla 31 a settimana (metà giugno fine di<br />
luglio) le precipitazioni siano state abbastanza<br />
inconsistenti (circa 11 mm), facendo ipotizzare<br />
che la disponibilità idrica nel periodo<br />
più caldo (cioè di maturazione della canapa)<br />
sia stata insufficiente.<br />
<strong>Anno</strong> 2000. Il nuovo metodo UE di analisi<br />
del THC non considera l’applicazione<br />
di un fattore di correzione. Il fattore medio<br />
di correzione (0.68), ottenuto mediante la<br />
prova preliminare effettuata nel 2000 sulle<br />
due varietà italiane (Tab. 2) non si discosta<br />
molto da quello calcolato nella prova preliminare<br />
del 1999.<br />
I risultati dei rilievi riguardanti il contenuto<br />
di THC e CBD sulle due varietà italiane<br />
coltivate nei campi sperimentali a Bologna<br />
hanno messo in evidenza la costante<br />
maggiore concentrazione di entrambi i<br />
cannabinoidi nella cima di 30 cm. Il rapporto<br />
tra le concentrazioni di THC rilevate sulle<br />
due parti della cima (30 cm e 120 cm) è<br />
risultato abbastanza simile nelle due varietà:<br />
era di 0.72 nella varietà Carmagnola e<br />
0.64 nella varietà Fibranova. Va rilevato che,<br />
Agroindustria / Aprile 2002 39
Temp. °C / mm H 2 O<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
-10<br />
0 5 10 15 20<br />
Settimana<br />
25 30 35<br />
Temp. Media<br />
Temp. Minima<br />
Temp. Massima<br />
mm pioggia<br />
40<br />
Figura 2 - Andamento meteorologico dell’anno 1999<br />
Figure 2 - Meteorological trend <strong>for</strong> the year 1999<br />
mentre le concentrazioni dei due<br />
cannabinoidi erano relativamente costanti<br />
nei quattro sotto campioni della prima varietà,<br />
i valori variavano un po’ di più nella<br />
seconda cultivar. In questa prova le concentrazioni<br />
di THC nelle due varietà italiane<br />
sono risultate molto basse rispetto a quelle<br />
ottenute nel 1999 e ben al di sotto del limite<br />
europeo, anche analizzando il campione costituito<br />
dall’insieme delle cime di 30 cm.<br />
Nelle indagine sulle colture nazionali effettuate<br />
nel secondo anno, è stato applicato<br />
per la prima volta il nuovo metodo di valu-<br />
THC % s.s.<br />
0.70<br />
0.60<br />
0.50<br />
0.40<br />
0.30<br />
0.20<br />
0.10<br />
40 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Livelli di THC nelle coltivazioni<br />
di canapa del 2000<br />
tazione del THC ed i dati ottenuti sono riportati<br />
in figura 3. I campioni fogliari analizzati,<br />
come prevede il metodo ufficiale,<br />
erano costituiti da 50 cime di 30 cm. Delle<br />
52 aziende campionate, solo 32 presentavano<br />
il livello di THC delle coltivazioni entro<br />
il limite dello 0.3% ed in alcuni casi il valore<br />
del THC superava lo 0.5%. In quest’anno<br />
la varietà Fedora non è stata coltivata e la<br />
quasi totalità dei campioni che hanno superato<br />
il limite erano derivati da coltivazioni<br />
della varietà Kompolti.<br />
Per quanto riguarda le condizioni climati-<br />
0.00<br />
1 4 7 101316192225283134374043464952<br />
N° Azienda<br />
Figura 3 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 2000.<br />
Figure 3 - THC level of the hemp crops in 2000.<br />
che registrate nel 2000, vedi in figura 4, occorre<br />
sottolineare come le precipitazioni, rispetto<br />
all’anno precedente, sono state meglio<br />
distribuite nel periodo di crescita e<br />
maturazione della canapa ed anche le temperature<br />
si sono mantenute entro limiti normali.<br />
<strong>Anno</strong> 2001. I risultati dell’indagine sul<br />
contenuto del THC delle coltivazioni del terzo<br />
anno sono riportate nella figura 5. Delle<br />
15 aziende sorteggiate da cui sono stati raccolti<br />
i campioni, 4 (26% del totale) hanno<br />
evidenziato un valore del THC superiore al<br />
nuovo limite dello 0.2%. In quest’anno la<br />
varietà di canapa più coltivata è stata ancora<br />
la Kompolti (più dell’70% della superficie)<br />
ed i campioni in cui il THC ha superato il<br />
limite derivavano tutti da questa varietà straniera.<br />
~ ~ ~<br />
Dei tre anni di valutazione effettuati sulle<br />
coltivazioni di canapa è emerso che il livello<br />
di THC ha subito delle variazioni rilevanti<br />
nel corso del tempo, infatti nel 1999 la<br />
media generale del contenuto di THC, ottenuta<br />
dall’esame delle 43 aziende era 0.24%,<br />
nel 2000 dall’esame di 52 aziende è risultata<br />
una media di 0.31%, mentre nell’ultimo<br />
anno, con 15 aziende saggiate, il valore medio<br />
di THC è risultato lo 0.18%.<br />
A livello europeo, nell’ultimo anno del<br />
triennio, si è provveduto a divulgare i dati<br />
relativi alle valutazioni del THC nei vari Paesi,<br />
principalmente allo scopo di appurare<br />
se le varietà incluse nella lista rispettavano<br />
il limite massimo di THC stabilito dal regolamento.<br />
I dati riportati in tabella 3 mettono<br />
in evidenza come, delle 13 varietà di canapa<br />
impiegate in Europa, solo due sono dioiche,<br />
di cui una è italiana e l’altra è ungherese<br />
(Kompolti). Al momento è proprio quest’ultima<br />
varietà quella che più spesso ha mostrato<br />
valori di THC vicini o anche superiori<br />
al limite di THC ammesso. I quasi 600 campioni<br />
analizzati riferibili a circa 3000 ettari<br />
di canapa hanno <strong>for</strong>nito dati sul livello di<br />
THC che per le medesime varietà sono abbastanza<br />
uni<strong>for</strong>mi nei diversi Paesi. L’unica<br />
varietà italiana presente in questi controlli<br />
(Carmagnola) è caratterizzata da un contenuto<br />
di THC ben al di sotto del limite massimo<br />
(0.14%) e la varietà che ha presentato il<br />
valore mediamente più basso in quasi tutti i<br />
Paesi in cui è stata coltivata (0.04%), è risultata<br />
la USO 31 che è monoica, di origine<br />
ucraina.<br />
CONCLUSIONI<br />
Le prove eseguite in questo lavoro hanno<br />
confermato le esperienze riportate in letteratura<br />
(Fetterman et al., 1971) che dimostrano<br />
il variare crescente del contenuto di THC<br />
nelle porzioni più alte che compongono la<br />
cima della canapa. Pare opportuno che la<br />
Commisiione europea tenga conto di queste<br />
indicazioni e che introduca un coefficiente<br />
di correzione che tras<strong>for</strong>mi il dato ottenuto
Tabella 3 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa da fibra rilevati nel 2001 in Europa<br />
Table 3 - THC content of fibre hemp crops surveyed in Europe in 2001<br />
Varietà Rilievi EU Germania Francia Italia Olanda Austria<br />
Carmagnola N°campioni 2 2<br />
(dioica) THC-max. 0.15 0.15<br />
THC-min. 0.13 0.13<br />
THC-med. 0.14 0.14<br />
Beniko N°campioni 12 9 3<br />
(monoica) THC-max. 0.15 0.15 0.03<br />
THC-min. 0.00 0.04 0.02<br />
THC-med. 0.05 0.08 0.02<br />
Bialobrzeskie N°campioni 13 8 5<br />
(monoica) THC-max. 0.21 0.21 0.10<br />
THC-min. 0.02 0.08 0.02<br />
THC-med. 0.11 0.12 0.05<br />
Epsilon 68 N°campioni 20 10 9 1<br />
(monoica) THC-max. 0.15 0.06 0.15 0.05<br />
THC-min. 0.03 0.03 0.04 0.05<br />
THC-med. 0.05 0.05 0.05 0.05<br />
Fedora 17 N°campioni 192 47 107 12 26<br />
(monoica) THC-max. 0.14 0.14 0.11 0.06 0.08<br />
THC-min. 0.01 0.02 0.01 0.02 0.01<br />
THC-med. 0.05 0.06 0.03 0.04 0.05<br />
Fedora 19 N°campioni 13 5 1 7<br />
(monoica) THC-max. 0.26 0.26 0.09 0.13<br />
THC-min. 0.05 0.06 0.09 0.05<br />
THC-med. 0.10 0.13 0.09 0.08<br />
Felina 34 N°campioni 212 19 106 1 16 70<br />
(monoica) THC-max. 0.25 0.25 0.18 0.07 0.21<br />
THC-min. 0.00 0.04 0.01 0.07 0.02<br />
THC-med. 0.09 0.11 0.07 0.07 0.12<br />
Ferimon N°campioni 15 15<br />
(monoica) THC-max. 0.10 0.10<br />
THC-min. 0.02 0.02<br />
THC-med. 0.04 0.04<br />
Futura N°campioni 64 2 1 61<br />
(monoica) THC-max. 0.28 0.05 0.08 0.28<br />
THC-min. 0.00 0.04 0.08 0.09<br />
THC-med. 0.09 0.05 0.08 0.15<br />
Futura 75 N°campioni 7 4 3<br />
(monoica) THC-max. 0.11 0.11 0.10<br />
THC-min. 0.03 0.03 0.04<br />
THC-med. 0.07 0.07 0.07<br />
Uso 14 N°campioni 2 2<br />
(monoica) THC-max. 0.03 0.03<br />
THC-min. 0.01 0.01<br />
THC-med. 0.02 0.02<br />
Kompolti N°campioni 14 1 1 10 2<br />
(dioica) THC-max. 1.03 0.28 1.025 0.31 0.19<br />
THC-min. 0.06 0.28 1.025 0.06 0.21<br />
THC-med. 0.43 0.28 1.025 0.20 0.20<br />
Uso 31 N°campioni 29 17 1 10 1<br />
(monoica) THC-max. 0.11 0.03 0.05 0.03 0.11<br />
THC-min. 0.00 0.01 0.05 0.01 0.11<br />
THC-med. 0.04 0.01 0.05 0.01 0.11<br />
Totale N° camp. 595<br />
Ha coltiv. 8300<br />
Ha saggiati 3000<br />
dall’analisi del campione <strong>for</strong>mato dalle cime<br />
di 30 cm nel dato derivante dall’analisi del<br />
campione costituito dall’insieme dei terzi<br />
superiori della pianta, visto che è proprio su<br />
questo ultimo campione che sono stati definiti<br />
i limiti massimi di THC da rispettare.<br />
In precedenti lavori è stata accertata una<br />
stretta relazione tra contenuto di CBD e THC<br />
nella medesima pianta (Small e Beckstead,<br />
1973). Se prendiamo come parametro di giudizio<br />
il rapporto tra il contenuto di CBD e<br />
THC (Braut-Boucher et al., 1980), si può<br />
rilevare che nei dati relativi alla prova preliminare<br />
del 1999 (Tab. 1), solo tre piante di<br />
Carmagnola hanno presentato un rapporto<br />
CBD/THC inferiore a 3 e proprio queste<br />
piante avevano il contenuto di THC più elevato<br />
(superiore al 2%). In tutte le altre il rapporto<br />
è stato almeno superiore a 50 e il contenuto<br />
relativo di THC non superava lo 0.2%.<br />
Una popolazione di Carmagnola interamente<br />
costituita da individui in cui il rapporto<br />
tra CBD e THC fosse stato superiore a 50<br />
avrebbe mostrato un contenuto medio di<br />
THC pari a 0.14% (media di 17 piante), anche<br />
se si fosse analizzato il campione ottenuto<br />
dalle cime di 10 cm. Anche le poche<br />
piante della varietà Kompolti TC che hanno<br />
rispettato questa condizione (rapporto CBD/<br />
THC > di 30), hanno mostrato il livello medio<br />
di THC di 0.16%. Questi risultati ci<br />
portano ad affermare che per rispettare agevolmente<br />
il limite massimo di THC consentito<br />
dall’UE, le varietà di canapa dovrebbero<br />
essere costituite da un insieme di individui<br />
il cui rapporto tra CBD e THC sia quanto<br />
più possibile vicino a 50. A confermare<br />
questa ipotesi sono i dati sul contenuto di<br />
THC, non riportati in questa nota, raccolti<br />
sulle tre cultivar italiane (Fibranova,<br />
Carmagnola e C.S.). A seguito di selezione<br />
individuale mediante analisi dei due<br />
cannabinoidi, da ognuna di queste tre varietà<br />
sono stati eliminati tutti gli individui che<br />
presentavano un rapporto CBD/THC minore<br />
di 20. Le analisi delle successive<br />
discendenze delle tre varietà selezionate, effettuata<br />
con il nuovo metodo ufficiale, hanno<br />
confermato che il valore medio del THC<br />
non raggiunge lo 0.2% e si colloca mediamente<br />
attorno allo 0.15%. In definitiva, per<br />
valutare correttamente una varietà di canapa<br />
da fibra, è necessario misurare il contenuto<br />
in valore assoluto del THC. Però, aggiungendo<br />
a questo dato il rapporto tra il contenuto<br />
di CBD e THC, si ottiene un secondo<br />
parametro di valutazione che risulta più stabile<br />
nelle diverse porzioni di pianta analizzata<br />
e che è strettamente correlato con il<br />
chemiotipo della pianta.<br />
La domanda a cui manca al momento una<br />
chiara risposta è quella relativa alla stabilità<br />
di questa condizione nel prosieguo delle riproduzioni<br />
del seme. Certamente l’isolamento<br />
e l’assenza nelle vicinanze dei centri di<br />
moltiplicazione di coltivazioni clandestine<br />
di canapa ad alto contenuto di THC è fonda-<br />
Agroindustria / Aprile 2002 41
Temp. °C / mm H 2 O<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
-10<br />
0 5 10 15 20<br />
Settimana<br />
25 30 35 40<br />
Figura 4 - Andamento meteorologico dell’anno 2000<br />
Figure 4 - Meteorological trend <strong>for</strong> the year 2000.<br />
mentale. Per limitare questo problema sarebbe<br />
preferibile utilizzare varietà monoiche<br />
in quanto l’eventuale contaminazione con<br />
polline dioico (e le varietà da droga sono<br />
quasi tutte dioiche), causerebbe anche la contemporanea<br />
comparsa di piante maschili all’interno<br />
della popolazione monoica. Mediante<br />
epurazione quanto meno il 50% di<br />
piante dioiche, cioè quelle maschili, potrebbero<br />
essere eliminate nella successiva riproduzione,<br />
prima che i fiori rilascino il polli-<br />
THC % s.s.<br />
0.35<br />
0.30<br />
0.25<br />
0.20<br />
0.15<br />
0.10<br />
0.05<br />
0.00<br />
42 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Temp. Media<br />
Temp. Minima<br />
Temp. Massima<br />
mm pioggia<br />
ne, infatti in queste piante al carattere maschio<br />
potrebbe essere associato l’alto contenuto<br />
di THC. Sfuggirebbero comunque le<br />
piante femminili dioiche non distinguibili<br />
morfologicamente dalle monoiche.<br />
L’indagine triennale sul contenuto di THC<br />
della canapa da fibra coltivata in Italia ha<br />
consentito, nel limite derivante dalle variazioni<br />
avvenute in corso d’opera (metodi di<br />
analisi, selezione delle varietà, diversi momenti<br />
delle semine e terreni investiti di diversi<br />
Livelli di THC nelle coltivazioni<br />
di canapa del 2001<br />
1 3 5 7 9 11 13 15<br />
N° Azienda<br />
Figura 5 - Livelli di THC nelle coltivazioni di canapa del 2001.<br />
Figure 5 - THC level of the hemp crops in 2001.<br />
zone), di poter stimare la variazione del contenuto<br />
medio del THC nelle coltivazione<br />
della canapa. Il dato più elevato è stato rilevato<br />
nel 2000 (0.31%), mentre quello più<br />
basso è stato raggiunto nel 2001 (0.18%). In<br />
questi due anni il metodo di analisi è stato lo<br />
stesso ed anche le semine sono avvenute circa<br />
nello stesso periodo (inizio di maggio).<br />
L’elemento di variabilità che ha probabilmente<br />
influito in maniera più significativa<br />
sull’esito dei rilievi, per il quale al momento<br />
non possiamo riferire compiutamente, è<br />
dato dall’effetto derivante dalla selezione per<br />
bassi livelli di THC delle varietà coltivate.<br />
La varietà di canapa Kompolti più coltivata<br />
in Italia avrebbe dovuto essere già ben selezionata<br />
e da quanto è dato sapere (comunicazione<br />
personale del Prof. Bocsa), il contenuto<br />
medio di THC avrebbe dovuto essere<br />
ampiamente sotto lo 0.2%. Ciononostante,<br />
in Francia, l’unico campione valutato della<br />
varietà in questione ha superato l’1% di THC<br />
e la conseguente decisione della Commissione<br />
europea è stata quella di escludere<br />
definitivamente la Kompolti dalla lista delle<br />
varietà ammesse a contributi.<br />
È noto che la sintesi dei cannabinoidi è<br />
influenzata da vari fattori ambientali che<br />
sono stati studiati in precedenti lavori sperimentali.<br />
Tra i più significativi sono stati indicati<br />
l’alta temperatura (Hakim et al., 1986),<br />
l’intensità dei raggi ultravioletti (Lydon et<br />
al., 1987, Pate, 1983), alcuni elementi nutritivi,<br />
la composizione e la conseguente<br />
struttura del terreno e certamente molto influente<br />
è la disponibilità d’acqua (Murari et<br />
al., 1983, Pate, 1994). Lo stress idrico è stato<br />
da noi valutato in prove in fitotrone e si è<br />
visto che gioca un ruolo significativo (dati<br />
non pubblicati).<br />
I dati raccolti nei due anni in cui sono state<br />
fatte le prove sperimentali, anche se prodotti<br />
da una stazione collocata un po’ distante<br />
dai campi di Bologna, consentono di avanzare<br />
prudenti considerazioni. In particolare,<br />
pare che la distribuzione e la quantità delle<br />
piogge, nel 1999, nel periodo che va tra la<br />
25 a settimana (metà giugno), alla 31 a settimana<br />
(fine luglio) sia stata ben diversa di<br />
quella registrata nel 2000. Nel primo anno<br />
nell’intervallo di tempo considerato sono<br />
caduti 11 mm di pioggia e nello stesso periodo<br />
nel 2000 ne sono caduti più di 80 mm.<br />
Le rilevanti differenze di concentrazione del<br />
THC riscontrate nella stessa varietà saggiata<br />
nei due anni (Carmagnola) probabilmente<br />
possono anche essere la conseguenza di<br />
questo evento.<br />
Sulla base di quest’ultima deduzione, qualora<br />
attraverso il miglioramento genetico si<br />
raggiungesse il limite al di sotto del quale<br />
non fosse possibile portate il contenuto di<br />
THC, e questo limite non fosse abbastanza<br />
più basso di quello previsto dalle norme<br />
CEE, l’unico intervento agronomico possibile,<br />
che avrebbe probabilmente un effetto<br />
sul contenimento della sintesi dei canna-
inoidi ed in particolare del THC, potrebbe<br />
essere quello dell’irrigazione di soccorso nei<br />
periodi più caldi ed asciutti. Tale pratica è<br />
sicuramente vantaggiosa se si prevede di<br />
raccogliere oltre alla pianta, anche il seme.<br />
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canapa da fibra: considerazioni sulla diversa<br />
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Constituent of Cannabis sativa L. XVII. A<br />
review of natural constituents. J. Natural<br />
Prod. 43, 169-304.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 43
Meccanizzazione della raccolta della canapa da seme<br />
Cesare De Zanche, Luigi Sartori, Stefano Beria, Mario Di Candilo 1<br />
Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-<strong>for</strong>estali, Università degli Studi di Padova<br />
1 Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i, Bologna<br />
RIASSUNTO<br />
La raccolta della canapa da seme con mietitrebbiatrice rappresenta la linea di meccanizzazione più<br />
proponibile soprattutto perché tali macchine sono largamente utilizzate e diffuse. Le esperienze<br />
effettuate sia su operatrici modificate che su alcune presenti nel mercato danno indicazioni sulle<br />
soluzioni e sulle modifiche da apportare in relazione anche alle particolari caratteristiche delle<br />
varietà coltivate in Italia. Nel caso di mietitrebbiatrici modificate, la ridotta potenza e la spesa per<br />
gli interventi di adattamento costituiscono il più evidente vincolo alla loro diffusione, mentre per le<br />
mietitrebbiatrici tradizionali la soluzione proponibile sembra essere la combinazione tra una piatta<strong>for</strong>ma<br />
di taglio specifica per girasole e corpo macchina con battitore assiale, preferibilmente<br />
dotata di sistema di autolivellamento integrale.<br />
Dal punto di vista delle tecniche colturali e per facilitare l’operatività delle macchine è necessario<br />
in ogni caso adottare tutti gli interventi atti a ridurre la disomogeneità della coltura.<br />
Parole chiave: canapa, seme, raccolta, mietitrebbiatrici.<br />
ABSTRACT<br />
Mechanisation of hemp seed harvesting<br />
The most reliable line of mechanisation <strong>for</strong> hemp seed harvesting is a self-propelled combine<br />
because the use of such machinery is widespread.<br />
The experience gained with both a modified combine and traditional ones present on the Italian<br />
market indicate solutions and modifications in relation also to the particular features of the Italian<br />
hemp cultivars.<br />
The results achieved during three-year tests suggest that increasing the height of cut is important to<br />
prevent clogging risks, the greatest obstructions occurring in the front mechanism of the combine<br />
(above all in feeding systems, cylinder and concave clearance adjustment), while the equipment<br />
<strong>for</strong> separating and cleaning are not affected by these problems.<br />
The best header is the 10-row sunflower picker; the grain losses occurring in the cutter bars and the<br />
reel position need to be correctly adjusted.<br />
As regards the cultivation techniques, in order to maximise combine per<strong>for</strong>mances it is necessary<br />
to adopt all the interventions to achieve uni<strong>for</strong>m hemp height.<br />
Key words: hemp, seed, harvest, combines.<br />
INTRODUZIONE<br />
Il rilancio della canapa da fibra in Italia<br />
presuppone un <strong>for</strong>te ammodernamento della<br />
coltura, che dovrà essere organizzata per<br />
filiere (tessile, cartaria, biomassa, seme,<br />
ecc.). Fra queste, quella tessile, per il maggiore<br />
valore aggiunto, assumerà un ruolo<br />
molto probabilmente trainante rispetto alle<br />
altre. Inoltre, va anche sottolineato che nel<br />
nostro Paese opera una industria tessile<br />
d’avanguardia, ora costretta ad importare fibre<br />
di canapa dall’Est-Europa e dall’Asia e<br />
per le quali lamenta la scarsa qualità specie<br />
per disomogeneità del prodotto fra ed entro<br />
lotti.<br />
Storicamente, la fibra prodotta in Italia era<br />
di eccellente qualità, grazie alla vocazione<br />
Autore corrispondente: De Zanche C.<br />
Dipartimento Territorio e Sistemi Agro<strong>for</strong>estali<br />
AGRIPOLIS, Via Romea, 16, 35020 Legnaro<br />
Padova, Italia - Tel. (049) 8272727 - Fax (049)<br />
8272774.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
44 Agroindustria / Aprile 2002<br />
degli ambienti di coltivazione, alle varietà<br />
locali selezionate e alle tecniche di coltivazione<br />
e di macerazione adottate.<br />
L’abbandono della coltura, dopo un lento<br />
declino dal dopoguerra agli anni sessanta, è<br />
stato provocato oltre che dall’avvento delle<br />
fibre sintetiche anche dalla mancanza di una<br />
adeguata meccanizzazione. Di fatto, la coltura<br />
richiedeva un notevole impiego di manodopera<br />
(1300-1350 h ha -1 ) (Bignardi,<br />
1987), soprattutto per la raccolta, per la lavorazione<br />
delle bacchette (preparazione di<br />
manipoli, sbattitura, impilatura, tiratura,<br />
ecc.) e per la macerazione rustica.<br />
Oggi vi sono notevoli prospettive per la<br />
reintroduzione della coltura grazie alla grande<br />
potenzialità, a livello internazionale, delle<br />
fibre naturali sia per usi tessili, sia per impieghi<br />
moderni (materiali compositi,<br />
componentistica per auto, bioedilizia, ecc.).<br />
Ovviamente, non si potrà prescindere dalla<br />
competitività economica della coltura nei<br />
confronti di altre. In tale contesto la meccanizzazione<br />
della raccolta del seme riveste<br />
grande importanza perché contribuisce ad<br />
abbattere i costi della fase agricola di tutte<br />
le possibili filiere. In merito, va evidenziato<br />
che il seme reperibile all’estero costa molto<br />
(4 € kg -1 ), inoltre è relativo quasi esclusivamente<br />
a varietà monoiche idonee per usi<br />
cartari piuttosto che tessili.<br />
Nei Paesi in cui la coltura è diffusa, la raccolta<br />
del seme viene realizzata con tecniche<br />
diverse. Più in particolare, nei Paesi dell’Est<br />
(Polonia, Ungheria e Romania) si ricorre sovente<br />
a tecniche in abbinamento con la raccolta<br />
delle fibre, tramite macchine appositamente<br />
costruite allo scopo come le<br />
mietilegatrici, le falcia-andanatrici, le carica-legatrici<br />
di andane e le trebbiatrici stazionarie<br />
o mobili (Bocsa, 1999, comunicazione<br />
personale; Kozlowski, 1999, comunicazione<br />
personale). Si tratta di attrezzature<br />
che richiedono comunque un impiego elevato<br />
di manodopera per la gestione del cantiere<br />
e per la movimentazione delle piante<br />
in fasci.<br />
In Francia, dove le varietà (quasi tutte<br />
monoiche) sono di taglia più ridotta rispetto<br />
a quelle italiane (dioiche), si è imposta la<br />
mietitrebbiatura con macchine tradizionali<br />
ad una altezza di taglio di 1.5 m. Tale tecnologia<br />
risulta essere una alternativa alla<br />
trebbiatura in andana effettuata mediante una<br />
particolare macchina sgranatrice (Van der<br />
Werf, 1992; Bassetti et al., 1998).<br />
Per le condizioni italiane, la raccolta dei<br />
semi con mietitrebbiatrice, rispetto all’adozione<br />
di altri cantieri più complessi, rappresenta<br />
la linea di meccanizzazione più<br />
proponibile soprattutto perché tali macchine<br />
sono largamente utilizzate e diffuse.<br />
I primi tentativi di raccolta meccanizzata<br />
delle nostre varietà dioiche sono stati effettuati<br />
nel 1998 dall’Istituto Sperimentale per<br />
le Colture <strong>Industrial</strong>i (ISCI), presso la Sezione<br />
operativa periferica di Osimo (AN).<br />
In tale annata su colture di “Fibranova” e<br />
“Carmagnola” sono state provate tre mietitrebbiatrici<br />
(New Holland TR85, New<br />
Holland 80-70 e New Holland 1550). Tali<br />
prove hanno messo subito in evidenza la<br />
notevole complessità del problema e la impossibilità<br />
di eseguire l’operazione senza<br />
adattamenti della raccoglitrice alle peculiari<br />
caratteristiche della coltivazione. Infatti gli<br />
inconvenienti incontrati sono stati i seguenti:<br />
1) il taglio delle piante è risultato difficoltoso<br />
a causa del diametro piuttosto elevato<br />
degli steli, dovuto anche al basso investimento;<br />
2) il materiale fibroso attorcigliandosi<br />
sugli organi rotanti della raccoglitrice<br />
(aspo, rulli, flange) ne bloccava i movimenti;<br />
3) l’alto volume di biomassa provocava<br />
elevate sollecitazioni nella macchina; 4) la<br />
notevole massa fibrosa causava frequenti
Figura 1 - Mietitrebbiatrice modificata Laverda M84.<br />
Figure 1 - The Laverda M84 self-propelled modified combine.<br />
intasamenti a monte del battitore, costringendo<br />
la raccoglitrice a soste <strong>for</strong>zate per il<br />
suo smaltimento; 5) impiego di lavoro manuale<br />
per la pulizia degli organi della macchina<br />
dopo breve periodo di impiego.<br />
Sulla base dell’esperienza maturata, la<br />
sperimentazione negli anni successivi ha<br />
avuto come obiettivo la verifica della possibilità<br />
di meccanizzare la raccolta del seme<br />
di canapa con due diverse tipologie di macchine<br />
raccoglitrici: entrambe utilizzano<br />
mietitrebbiatrici in commercio, ma nel primo<br />
caso la macchina è costruttivamente semplice<br />
e <strong>for</strong>temente modificata nell’apparato<br />
di taglio; nel secondo invece si impiegano<br />
semoventi più complesse e relativamente<br />
poco modificate.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Le sperimentazioni hanno coperto un<br />
periodo di 3 stagioni di raccolta dal 1999 al<br />
2001.<br />
Nel 1999 le prove si sono svolte presso<br />
l’azienda della sezione operativa periferica<br />
di Osimo dell’ISCI, su una superficie pianeggiante<br />
di circa 6000 m 2 . È stata seminata<br />
la varietà dioica “Fibranova” a metà aprile,<br />
impiegando una seminatrice a righe e disponendo<br />
il seme su file distanziate di 50 cm<br />
l’una dall’altra. L’emergenza delle plantule,<br />
avvenuta a distanza di una settimana dalla<br />
semina, è stata abbastanza regolare ed uni<strong>for</strong>me.<br />
La distanza fra le piante sulla fila, in<br />
media, è stata di 8 cm, pari ad un investimento<br />
di 25 piante m -2 . La coltivazione è<br />
stata condotta in asciutto, senza alcun bisogno<br />
di effettuare né trattamenti di diserbo,<br />
né trattamenti di difesa delle piante. La fioritura<br />
è avvenuta a fine luglio, mentre il seme<br />
è maturato alla fine di settembre. Le piante<br />
hanno raggiunto una altezza media di 3.4 m,<br />
restando erette per tutto il ciclo colturale.<br />
Alla raccolta, effettuata all’inizio di ottobre,<br />
la coltivazione presentava una certa dis<strong>for</strong>mità<br />
per l’altezza delle piante che in alcune<br />
zone del campo era sensibilmente al di sotto<br />
della media. Le piante presentavano steli<br />
con diametro basale di 14-16 mm, senza<br />
Tabella 1 - Alcuni dati riassuntivi delle condizioni di raccolta della canapa nel secondo anno.<br />
Table 1 - Some data of crop characteristics in 2000<br />
umidità pianta intera (%) 67<br />
distanze tra le file (cm) 45<br />
distanze sulla fila di piante femminili (cm):<br />
media<br />
minima<br />
massima<br />
38<br />
2<br />
241<br />
deviazione standard<br />
± 49<br />
investimento (piante m -2 ) 6.1<br />
altezza piante (cm):<br />
media<br />
209<br />
minima<br />
50<br />
massima<br />
360<br />
deviazione standard<br />
± 61<br />
ramificazioni; le infruttescenze erano portate<br />
quasi esclusivamente negli ultimi<br />
20-25 cm dello stelo; l’umidità della pianta<br />
era del 59%, mentre quella del seme era del<br />
30-35%.<br />
Nell’annata 2000, in altri appezzamenti,<br />
sempre nella stessa località, le condizioni<br />
specifiche della coltura erano sensibilmente<br />
diverse con un investimento medio finale di<br />
6 piante m -2 dovuto alla scarsa emergenza<br />
delle piante sulla fila e, dato più importante<br />
per l’operazione di raccolta, con elevata<br />
dis<strong>for</strong>mità nell’altezza delle piante stesse,<br />
con minimi di 50 cm fino a massimi di 3.6 m<br />
(Tab. 1). Il ridotto investimento delle piante<br />
femminili alla raccolta è da ascriversi prevalentemente<br />
alle difficili condizioni meteorologiche<br />
del periodo tra la semina e l’emergenza.<br />
Nel 2001 le sperimentazioni si sono svolte<br />
a Savarna (RA) in un appezzamento della<br />
superficie di circa 1 ha condotto dall’az. sperimentale<br />
“M. Marani” di Ravenna. La varietà<br />
coltivata è stata CS con investimenti di<br />
30.6 piante m -2 e distanze tra le file di 45 cm.<br />
La semina è stata effettuata con seminatrice<br />
pneumatica il 26 aprile 2001 su terreno affinato<br />
e la concimazione si è limitata alla<br />
somministrazione in copertura di 100 kg ha -1<br />
di azoto (Tab. 2).<br />
L’attività si è articolata nel seguente modo:<br />
- prove funzionali di raccolta del seme di<br />
canapa con mietitrebbiatrice modificata<br />
(anni 1999 e 2000);<br />
- prove di raccolta con mietitrebbiatrici convenzionali<br />
nel 2001.<br />
La macchina modificata è una Laverda<br />
M84 (Fig. 1) dotata di battitore a flusso<br />
trasversale (Di Candilo et al., 2000). Le<br />
modifiche apportate hanno interessato<br />
l’intera piatta<strong>for</strong>ma di taglio e il nastro trasportatore.<br />
Più in particolare, sono stati<br />
effettuati i seguenti interventi:<br />
- la barra falciante è stata inserita in una<br />
struttura metallica di sostegno, fissata sulle<br />
fiancate della testata originaria, con un rinvio<br />
ad angolo della trasmissione del moto<br />
agli elementi oscillanti. L’altezza di taglio<br />
è stata quindi resa variabile e regolabile<br />
da 1.00 a 1.80 m da terra. È stato poi mantenuto<br />
lo stesso sistema di sollevamento<br />
con martinetto idraulico a doppio effetto<br />
che consentiva alla piatta<strong>for</strong>ma così modificata<br />
di aumentare l’altezza di ulteriori<br />
80 cm. L’aumento dell’altezza di taglio<br />
rappresenta un’esigenza imprescindibile<br />
per la funzionalità degli organi battitori<br />
essendo così meno disturbati dagli<br />
intrecciamenti della vegetazione;<br />
- lo spazio creatosi tra la barra falciante e<br />
la piatta<strong>for</strong>ma convogliatrice è stato occupato<br />
da un pannello di plexiglas con<br />
telaio in metallo per permettere all’operatore<br />
la necessaria visibilità anteriore;<br />
- gli elementi a denti flessibili dell’aspo<br />
abbattitore sono stati sostituiti con tavole<br />
trasversali di legno parallele alla barra della<br />
Agroindustria / Aprile 2002 45
Figura 2 - Mietitrebbiatrice Laverda 3890 con testata specifica da girasole.<br />
Figure 2 - The Laverda 3890 self-propelled combine with 10-row sunflower picker.<br />
larghezza di circa 10 cm e ridotti ad un<br />
numero di tre. L’inserimento delle tavole<br />
in sostituzione dei pettini e la riduzione<br />
del loro numero è volto a limitare il contatto<br />
tra gli organi rotanti e la vegetazione.<br />
La velocità e la posizione dell’aspo<br />
sono regolabili tramite sistemi idraulici dal<br />
posto di guida.<br />
Le mietitrebbiatrici commerciali utilizzate<br />
sono Laverda 3890 e New Holland AL59.<br />
La prima (Fig. 2) ha un motore della potenza<br />
di 147 kW ed è dotata di battitore trasversale<br />
a 8 spranghe della lunghezza di<br />
1600 mm e diametro di 600 mm, un controbattitore<br />
a 12 spranghe con superficie di<br />
0.99 m 2 e angolo di avvolgimento di 106° e<br />
un organo post-battitore a 4 pale. La separazione<br />
della paglia avviene tramite 6 scuotipaglia<br />
a 5 elementi per una superficie totale<br />
di separazione pari a 7.94 m 2 , mentre l’apparato<br />
di pulizia con vagli ha una superficie<br />
di 5.51 m 2 . La piatta<strong>for</strong>ma di taglio è specifica<br />
per la raccolta del girasole. La motivazione<br />
di questa scelta risiede nella più regolare<br />
e omogenea alimentazione del battitore<br />
e maggior accuratezza nel taglio rispetto alla<br />
barra convenzionale da frumento. La barra<br />
è sprovvista di aspo, ha una larghezza di lavoro<br />
di 4.5 m ed è predisposta per la raccolta<br />
di 10 file. Gli elementi spartitori sono a<br />
piatti con bordi rialzati e con punte carenate,<br />
i convogliatori longitudinali sono costituiti<br />
46 Agroindustria / Aprile 2002<br />
da coppie di catene rivestite con nastro in<br />
gomma con la funzione di trasportare gli steli<br />
al convogliatore trasversale a coclee contrapposte.<br />
Un dispositivo di taglio degli steli,<br />
costituito da una serie di dischi controrotanti<br />
dentati, è inserito nella parte inferiore dei<br />
convogliatori. Infine un imboccatore centrale<br />
a pale convoglia il prodotto nel gruppo<br />
elevatore e di alimentazione del battitore.<br />
La New Holland AL59 (Fig.3) è una<br />
mietitrebbiatrice con sistema di autolivellamento<br />
integrale, in grado cioè di mantenere<br />
l’assetto del corpo trebbiante sia quando<br />
si opera secondo le linee di livello che in<br />
quelle di massima pendenza. Questo modello<br />
nelle prove è stato scelto con la finalità di<br />
innalzare il livello di taglio per consentire<br />
l’ingresso nell’apparato trebbiante solamente<br />
della parte terminale dello stelo evitando<br />
fenomeni di ingolfamento. Allo scopo è stato<br />
sfruttata la capacità di autolivellamento<br />
longitudinale abbassando completamente i<br />
martinetti dell’assale posteriore. La<br />
mietitrebbia ha una potenza di 168 kW ed è<br />
equipaggiata con una testata falciante per<br />
frumento della lunghezza di 5,18 m. L’aspo<br />
conta 6 barre con denti elastici metallici e<br />
ha un diametro di 1.07 m; il canale elevatore<br />
è composto da un rullo di alimentazione a<br />
diti retrattili e da catene portanti 28 spranghe.<br />
L’apparato trebbiante è composto dal<br />
battitore, controbattitore, post-battitore e<br />
Tabella 2 - Alcune caratteristiche della coltura relative all’anno di prova 2001.<br />
Table 2 - Crop characteristics in 2001<br />
Investimento alla semina (piante/m2) 30.6<br />
Altezza piante (m) 3.29<br />
Diametro mediano dello stelo (mm) 10.3<br />
Produzione seme con campionamento manuale (t/ha) 1.06<br />
separatore rotativo. Il battitore trasversale a<br />
8 spranghe ha una lunghezza di 1.3 m e un<br />
diametro di 603 mm; il controbattitore avvolge<br />
il battitore per 111° e ha una superficie<br />
di 0.79 m 2 ; il post-battitore è a 4 pale,<br />
mentre il separatore rotativo, posto a monte<br />
prima degli scuotipaglia, ha un diametro di<br />
0.59 m, una larghezza di 1.3 m ed è composto<br />
10 traverse con 7 denti ciascuna. Gli<br />
scuotipaglia sono 5 con 5 gradini e sviluppano<br />
una superficie di 4.36 m 2 .<br />
RISULTATI<br />
La mietitrebbiatrice modificata. Le condizioni<br />
vegetative della canapa in cui la macchina<br />
si è trovata ad operare sono state molto<br />
variabili nei due anni di prova, per effetto<br />
sia delle diverse varietà e delle tecniche di<br />
coltivazione, sia dell’andamento climatico.<br />
Nel 1999, la raccoglitrice Laverda M84<br />
modificata ha evidenziato complessivamente<br />
una sufficiente funzionalità ed una buona<br />
capacità di lavoro; la qualità del lavoro è parsa<br />
buona con raccolta di acheni relativamente<br />
puliti frammisti con semi verdi e brattee a<br />
causa dell’umidità elevata del prodotto. Probabilmente,<br />
tale tipo di problema può essere<br />
superato con un trattamento disseccante delle<br />
piante, a patto che lo stesso trattamento non<br />
faciliti la caduta del seme.<br />
Maggiori difficoltà sono state riscontrate<br />
relativamente alle perdite dovute sia alla<br />
mancata raccolta di piante, a causa della loro<br />
bassa statura, sia alla tipologia della barra<br />
falciante e sia al fatto che circa l’8% dei semi<br />
venivano dirottati nel raccoglitore dei semi<br />
minuti.<br />
Nell’anno successivo, la stessa macchina<br />
ha operato su canapa caratterizzata da un ridotto<br />
investimento di piante femminili alla<br />
raccolta da ascriversi prevalentemente alle<br />
difficili condizioni meteorologiche del periodo<br />
tra la semina e l’emergenza.<br />
Considerando che l’altezza minima di lavoro<br />
della barra è di 1.7 m tale dif<strong>for</strong>mità è<br />
stata la causa del ridotto quantitativo di<br />
semente raccolta dal momento che solamente<br />
poco più della metà delle piante sono state<br />
interessate dalla mietitrebbiatrice, come dimostra<br />
la tabella 3. In particolare non sono<br />
state raccolte le piante con altezza inferiore<br />
a quella della barra di taglio che rappresentavano<br />
il 26% della popolazione, mentre raccolte<br />
in maniera approssimativa quelle la cui<br />
zona fruttifera cadeva proprio in corrispondenza<br />
con la barra (21%). La rimanente parte<br />
è stata raccolta regolarmente, ma occorre<br />
precisare come le taglie più alte fra questa<br />
apportino maggiore quantità di vegetazione<br />
e di stelo all’interno della macchina aumentando<br />
il rischio di ingolfamenti e rotture.<br />
La mietitrebbiatrice tradizionale. La<br />
Laverda 3890 equipaggiata con testata da<br />
girasole è stata impiegata nella raccolta di<br />
una superficie di circa 700 m 2 al termine dei<br />
quali è stata bloccata per avvolgimenti della<br />
fibra sugli organi rotanti. La capacità effetti-
Tabella 3 - Percentuale di piante interessate dalla raccolta<br />
Table 3 - Percentage of harvested plants<br />
altezza minima di taglio della barra (cm) 170<br />
% piante non raccolte<br />
% piante parzialmente raccolte<br />
% piante totalmente raccolte<br />
va di lavoro limitatamente all’area lavorata è<br />
stata di 1.1 ha h -1 con velocità di avanzamento<br />
di 2.4 km h -1 . La causa degli<br />
ingolfamenti è da ricercare soprattutto nella<br />
<strong>for</strong>ma aggressiva del post-battitore, che ha<br />
risentito più degli altri di questo inconveniente.<br />
Inoltre, essendo l’altezza di taglio di<br />
1.25 m, gran parte della vegetazione veniva<br />
immessa nel gruppo trebbiante aumentando<br />
il rischio di ingolfamento.<br />
Nonostante questo inconveniente, peraltro<br />
previsto, durante il funzionamento si è<br />
potuto apprezzare la buona prestazione della<br />
piatta<strong>for</strong>ma di taglio che è stata in grado<br />
di tagliare nettamente gli steli e garantire una<br />
buona funzionalità degli apparati di alimentazione<br />
inserendo gli steli orientati in modo<br />
uni<strong>for</strong>me. Questo fatto, abbinato alla particolare<br />
con<strong>for</strong>mazione degli elementi<br />
spartitori, ha avuto come conseguenza<br />
l’ottenimento di limitate perdite alla testata<br />
quantificabili a valori inferiori al 5%.<br />
La seconda mietitrebbiatrice (New<br />
Holland AL59) ha raccolto la rimanente superficie<br />
dell’appezzamento con continuità e<br />
senza apprezzabili perditempi. La velocità<br />
media di avanzamento è stata di 1.25 km h -1<br />
con una capacità effettiva di lavoro di<br />
0.65 ha h -1 ; l’altezza di taglio è di 1.95 m.<br />
Il prodotto raccolto è stato di 0.69 t.<br />
Al termine della raccolta la macchina presentava<br />
evidenti intrecciamenti, ma tali da<br />
Figura 3 - Mietitrebbiatrice autolivallante New Holland AL59.<br />
Figure 3 - The New Holland AL 59 self-propelled hillside combine.<br />
26<br />
21<br />
53<br />
non comprometterne la funzionalità interna.<br />
Tali zone, tutte interessate da movimenti<br />
rotatori, come assali anteriori, coclea<br />
convogliatrice trasversale, rullo di alimentazione,<br />
aspo, possono essere facilmente<br />
schermate con opportune lievi modifiche in<br />
maniera tale da impedire o limitare il contatto<br />
con la fibra. La mancanza di intasamenti<br />
all’interno del complesso trebbiante è dovuta<br />
in parte alla minor massa vegetativa entrante<br />
(inferiore di circa il 40% rispetto alla<br />
soluzione precedente), in parte alla con<strong>for</strong>mazione<br />
del post-battitore che ha un maggior<br />
diametro e pale meno aggressive, in<br />
parte ancora alla presenza del separatore<br />
rotativo che in qualche maniera sembra possa<br />
aver tenuto puliti gli apparati trebbianti<br />
precedenti.<br />
Per contro la piatta<strong>for</strong>ma di taglio ha fatto<br />
registrare notevoli perdite di prodotto legate<br />
soprattutto al mancato convogliamento degli<br />
steli alla coclea e alla conseguente caduta<br />
a terra. L’entità delle perdite alla testata sono<br />
state consistenti e oscillanti dal 22 al 26%.<br />
Per entrambe le mietitrebbiatrici le perdite<br />
a valle dell’apparato trebbiante e di pulizia<br />
sono rimaste entro i limiti caratteristici<br />
della raccolta meccanizzata e cioè inferiori<br />
al 3%.<br />
L’analisi della germinabilità evidenzia<br />
come i semi derivanti dalla mietitrebbiatrice<br />
abbiano valori oscillanti attorno al 60%,<br />
molto inferiori rispetto a quelli raccolti a<br />
mano (90%). Questa ridotta germinabilità<br />
sembra essere stata causata sia da<br />
microlesioni a livello superficiale, probabilmente<br />
derivanti dall’azione energica del<br />
battitore, sia dal fatto che tra la raccolta e<br />
l’analisi è intercorso un periodo di tempo<br />
superiore a 24 ore che potrebbe avere innescato<br />
fermentazioni anaerobiche a scapito<br />
della capacità germinativa.<br />
DISCUSSIONE DEI RISULTATI E<br />
CONCLUSIONI<br />
Per una raccolta meccanica di buona qualità<br />
è fondamentale l’uni<strong>for</strong>mità di sviluppo<br />
delle piante, da ricercare attraverso l’impiego<br />
di sementi caratterizzate da elevata purezza,<br />
ottima germinabilità e alto vigore<br />
germinativo, tali da ottenere emergenze<br />
pronte ed uni<strong>for</strong>mi. Inoltre, allo scopo di ridurre<br />
la variabilità indotta dall’ambiente è<br />
molto importante adottare idonee tecniche<br />
colturali. A quest’ultimo riguardo assume<br />
grande importanza la preparazione del terreno<br />
e l’impianto da eseguire nelle epoche e<br />
con le modalità appropriate. Se necessario,<br />
il terreno va innanzitutto livellato e sistemato<br />
superficialmente, sia per migliorare lo<br />
sgrondo delle acque in eccesso (la canapa,<br />
più di altre piante, risente negativamente dei<br />
ristagni di umidità, bloccando la crescita ed<br />
ingiallendo), sia per migliorare la qualità del<br />
lavoro delle macchine impiegate per le successive<br />
operazioni colturali e la raccolta. Al<br />
momento della semina il terreno non deve<br />
presentare zollosità troppo elevata, che ostacolerebbe<br />
una regolare deposizione del seme<br />
ed una uni<strong>for</strong>me profondità di semina, con<br />
effetti negativi sulla emergenza. Va sottolineato,<br />
in particolare, che la dis<strong>for</strong>mità delle<br />
nascite si ripercuote anche sul successivo<br />
sviluppo delle piante, fino a tradursi in una<br />
maggiore scalarità di maturazione del seme.<br />
Inoltre, è molto importante contenere il diametro<br />
degli steli (al fine di favorire l’azione<br />
di taglio). Al riguardo, è consigliabile adottare<br />
distanze ravvicinate fra le file (non più<br />
di 50 cm) ed investimenti non inferiori alle<br />
20-25 piante m -2 , corrispondenti a distanze<br />
sulla fila non superiori agli 8-10 cm. In tali<br />
condizioni il diametro basale degli steli difficilmente<br />
supererà i 14-16 mm ed inoltre,<br />
altro fatto molto importante, gli steli non presenteranno<br />
ramificazioni che sono responsabili<br />
di incremento della scalarità di<br />
maturazione del seme.<br />
Nelle coltivazioni da seme è importante<br />
contenere anche l’altezza delle piante, tale<br />
da ridurre la massa fibrosa in transito all’interno<br />
della raccoglitrice. A quest’ultimo scopo,<br />
nel 1999 è stata effettuata una prova di<br />
confronto fra successive epoche di semina<br />
in combinazione con trattamenti chimici<br />
delle piante con prodotti nanizzanti<br />
(Cycocel, Alar 85), con prodotti ormonici<br />
“Ethrel” e con la cimatura delle piante stesse.<br />
I risultati ottenuti hanno evidenziato che,<br />
Agroindustria / Aprile 2002 47
fra le tesi a confronto, solo l’epoca di semina<br />
notevolmente ritardata (metà giugno) ed i<br />
trattamenti ripetuti con Ethrel hanno ridotto<br />
sensibilmente l’altezza delle piante (1.7-1.8<br />
contro 3-4 metri delle altre tesi).<br />
La canapa per sua natura (fecondazione<br />
allogama obbligata) presenta una certa<br />
dis<strong>for</strong>mità genetica fra le piante, la quale può<br />
essere <strong>for</strong>temente aggravata da fallanze, irregolarità<br />
di semina, diverso grado di ramificazione<br />
delle piante, ecc. (Venturi, 1970).<br />
Ai fini della meccanizzazione della raccolta<br />
del seme è fondamentale ridurre al minimo<br />
tale variabilità, sia operando una selezione<br />
costante delle piante portasemi in modo da<br />
uni<strong>for</strong>mare il più possibile la varietà rispetto<br />
ai caratteri morfologici e biologici delle<br />
piante (selezione conservativa), sia attraverso<br />
l’adozione di tecniche colturali<br />
appropriate, in grado di ridurre quanto più<br />
possibile l’eterogeneità di sviluppo delle<br />
piante e la scalarità di maturazione del seme<br />
indotte dall’ambiente.<br />
Dal punto di vista meccanico, le esperienze<br />
effettuate con mietitrebbiatrici modificate<br />
nella piatta<strong>for</strong>ma di taglio indicano che è<br />
possibile meccanizzare la raccolta del seme<br />
anche per le varietà dioiche. I vantaggi di<br />
tale soluzione consistono nel contenimento<br />
dei costi di investimento e nella gestione di<br />
macchine già largamente utilizzate e diffuse.<br />
I maggiori limiti sono legati alla possibilità<br />
di effettuare in azienda rimaneggiamenti<br />
consistenti della testata raccoglitrice e nella<br />
limitata potenza disponibile a fronte di raccolte<br />
di masse elevate in ristretti periodi utili.<br />
Nel caso di adozione di questa alternativa<br />
le raccomandazioni che derivano dalla<br />
sperimentazioni sono le seguenti:<br />
- barra falciante in posizione <strong>for</strong>temente<br />
avanzata e ad altezza di taglio variabile<br />
per adattarsi a qualsiasi condizione;<br />
- aspo abbattitore di grande diametro<br />
(1.8-2.0 m) con 3-4 barre in legno e posto<br />
in posizione avanzata per permettere un<br />
migliore convogliamento del prodotto;<br />
- inserimento di una seconda barra di taglio<br />
per tagliare subito dopo gli steli al piede e<br />
sotto l’inserzione delle infruttescenze.<br />
48 Agroindustria / Aprile 2002<br />
In tal modo, la parte apicale della pianta<br />
verrà convogliata verso il battitore, mentre<br />
la parte basale dello stelo (circa 2/3)<br />
sarà lasciata in andane sul terreno. Dopo<br />
essiccamento in campo, gli steli potranno<br />
essere rotoimballati e, quindi, destinati alla<br />
produzione di cellulosa o alle corderie e<br />
saccherie. Sarà possibile così incrementare<br />
il reddito della coltivazione e lasciare<br />
il terreno pulito da resti della coltura, fra<br />
l’altro non facilmente trinciabili data la<br />
loro natura fibrosa.<br />
L’alternativa delle macchine di elevata potenza<br />
è praticabile e spesso economica perché<br />
il loro costo viene già ammortizzato dalla<br />
raccolta delle principali colture e generalmente<br />
non sussiste una sovrapposizione nel<br />
rispettivo periodo di raccolta.<br />
Inoltre sono caratterizzate da maggiore<br />
capacità di lavoro e offrono migliori garanzie<br />
di affidabilità. Sulla base dell’esperienza<br />
effettuata in campo e considerando quelle<br />
di altre realtà europee (Anonimo, 1995;<br />
Bassetti et al., 1998) è possibile delineare<br />
alcune considerazioni per guidare alla scelta<br />
della raccoglitrice ottimale:<br />
- tutte le parti in rotazione e che possono<br />
entrare in contatto con la fibra devono essere<br />
opportunamente schermate. Questo<br />
è possibile con semplici deflettori o protezioni<br />
anche in materiale plastico,<br />
attuabili in azienda e facilmente<br />
asportabili;<br />
- la piatta<strong>for</strong>ma di taglio specifica per girasole<br />
è consigliata per le ridotte perdite e<br />
per l’omogeneità di raccolta. Con testate<br />
da frumento l’aspo deve essere avanzato<br />
e sostituiti i denti con assi di legno per<br />
evitare intrecciamenti nella fase di<br />
abbattitura;<br />
- il battitore trasversale deve essere accompagnato<br />
da dispositivi come il separatore<br />
rotativo di elevato diametro; il battitore<br />
trasversale potrebbe ridurre ulteriormente<br />
i rischi di intrecciamento e soprattutto<br />
potrebbe limitare i danneggiamenti alla superficie<br />
del seme che ne compromettono<br />
la germinabilità;<br />
- il controbattitore ideale per il seme di ca-<br />
napa è quello universale;<br />
- la mietitrebbiatrice autolivellante integrale,<br />
quando disponibile, è ottimale per ridurre<br />
la fitomassa lavorata dal battitore e<br />
quindi limitare i rischi di intasamento. La<br />
macchina è ideale per la raccolta di grandi<br />
superfici;<br />
- i trinciapaglia posteriori vanno asportati.<br />
Durante il suo utilizzo infine andrebbero<br />
consigliate le seguenti regolazioni:<br />
- raccolta tardiva;<br />
- altezza di taglio massima;<br />
- velocità di avanzamento piuttosto elevata<br />
per limitare la caduta di seme a terra;<br />
- aspo avanzato e rotante a velocità adeguata<br />
per abbattere le piante verso la barra di<br />
taglio;<br />
- battitore a basso regime di rotazione; ventilatore<br />
a velocità media;<br />
- controllare periodicamente le zone più<br />
sensibili all’intrecciamento;<br />
- ventilare la granella subito dopo la raccolta<br />
per non ridurre la germinabilità dei<br />
semi.<br />
Ancora molto resta comunque da verificare<br />
nella continuazione della ricerca nei prossimi<br />
anni. Occorre provare, in particolare,<br />
gli allestimenti già delineati focalizzando<br />
l’attenzione sui problemi delle perdite a terra<br />
e dell’effetto della raccolta meccanica<br />
sulla germinabilità del seme.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Anonimo, 1995. La culture du chanvre, battage<br />
sur champ, Federation Nationale des<br />
producteurs de chanvre.<br />
Bassetti P., Mediavilla V., Spiess H., Ammann<br />
H., Strasser H., Mosimann E., 1998. Culture<br />
du chanvre en Suisse. Rapports FAT, n. 516.<br />
Di Candilo M., Laureti D., De Zanche C.,<br />
Sartori L., Ranalli P., 2000. Messa a punto di<br />
una mietitrebbiatrice per la raccolta del seme<br />
di canapa. L’In<strong>for</strong>matore Agrario 16, 81-84.<br />
Spiess E., 1998. Considerazione sulla<br />
problematica della raccolta dei semi di<br />
canapa. Rapporto interno FAT, 5/3/98.<br />
Van der Werf H.M.G, 1992. Fibre hemp in<br />
France. In: Report of a visit to the Fédération<br />
Nationale des Producteurs de Chanvre at Le<br />
Mans, France, Agricultural University, Dept<br />
of Agronomy, Wageningen, 30-31 July 1992.
Selezione, caratterizzazione ed impiego di ceppi batterici nella macerazione<br />
controllata della canapa<br />
Elena Tamburini, Mario Di Candilo 1 , Brunella Perito, Mario Polsinelli, Paolo Ranalli 1 , Giorgio Mastromei<br />
Dipartimento di Biologia Animale e Genetica, Università di Firenze, Via Romana 17, 50125 Firenze, Italia.<br />
1 Istituto Sperimentale Colture <strong>Industrial</strong>i, Via di Corticella, 133 - 40128 Bologna, Italia.<br />
RIASSUNTO<br />
Allo scopo di ottimizzare il processo di macerazione della canapa in acqua, sono stati selezionati<br />
ceppi batterici, aerobi e anaerobi, dotati d’attività pectinolitica elevata e sono state effettuate prove<br />
di macerazione, inoculando con ceppi selezionati. Sono state così individuate combinazioni di<br />
microrganismi e condizioni di macerazione che consentono di diminuire i tempi del processo e,<br />
allo stesso tempo, di migliorare la qualità della fibra prodotta. È stata inoltre effettuata per la prima<br />
volta la caratterizzazione molecolare dei microrganismi pectinolitici anaerobi che operano la degradazione<br />
delle sostanze cementanti durante la macerazione della canapa in acqua.<br />
Parole chiave: canapa, macerazione, microrganismi, Clostridium, Bacillus, 16S rDNA.<br />
ABSTRACT<br />
Selection, characterisation and utilization of selected bacterial strains in hemp water retting<br />
In the traditional process of hemp water retting, depolymerization of pectic material is carried out<br />
by naturally occurring bacteria. The retting step is a major limitation to efficient production of<br />
hemp fibres and of a high quality end product. The retting affects fibre quality and should be<br />
improved to increase the efficiency and the control of this process.<br />
With the aim of improving hemp retting, we isolated several bacterial strains, both aerobic and<br />
anaerobic, with a high pectinolytic activity. Hemp retting was tested in four small tanks: (1) with<br />
the addition of anaerobic strain spores (L1-6 or C1-6), (2) with the addition of both aerobic (ROO-2A)<br />
and anaerobic (L1-6) strain spores, (3) with the addition of aerobic strain spores (ROO-2A) and<br />
continuous aeration of the water tank, (4) traditional retting without any bacterial inoculum (control).<br />
The optimum retting time was the same in the control and aerated tanks. In aerobic retting, the end<br />
product quality was low because of a brown colour of the fibres. The best result was obtained by<br />
adding both aerobic and anaerobic strains. Under this condition optimum retting was achieved in<br />
four days only and a high quality product was obtained. The same retting was achieved in 6 days<br />
with anaerobic strain and in 12 days in the control tank.<br />
So far, identification of the microbial population during tank retting has been based only on phenotypic<br />
studies (Donaghy et al., 1990). The pectinolytic anaerobic bacteria, involved in water retting, were<br />
classified as belonging to two single Clostridium species (C. felsineum and C. acetobutylicum).<br />
In this study, we per<strong>for</strong>med the first systematic characterisation of anaerobic pectinolytic bacteria<br />
involved in hemp water retting by using molecular techniques. The pectinolytic isolates were divided<br />
into five groups by ARDRA (Amplified Ribosomal DNA Restriction Analysis). The 16S rDNA of<br />
at least one strain <strong>for</strong> each ARDRA group was sequenced. This analysis showed that the bacteria<br />
involved in hemp water retting belong to at least four different Clostridium species.<br />
Key Words: hemp, retting, microrganism, Clostridium, Bacillus, 16S rDNA.<br />
INTRODUZIONE<br />
La produzione di tiglio di canapa per scopo<br />
tessile impiega le fibre floematiche dello<br />
stelo delle piante. Un passaggio fondamentale<br />
in questa produzione è la macerazione<br />
che porta alla liberazione delle fibre corticali<br />
dagli altri tessuti a seguito della degradazione<br />
delle sostanze pectiche, costituenti principali<br />
della lamella mediana della parete<br />
cellulare. Le pectine sono polisaccaridi com-<br />
Autore corrispondente: Mastromei G.<br />
Dipartimento di Biologia Animale e Genetica,<br />
Università di Firenze, Via Romana 17, 50125<br />
Firenze, Italia - Tel. (055) 2288240 - Fax (055)<br />
2288250.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
plessi composti principalmente da catene di<br />
galatturonato, parzialmente metilate.<br />
Nel corso degli anni sono state adottate<br />
diverse strategie di macerazione: 1) macerazione<br />
meccanica, ovvero la separazione fisica<br />
delle fibre dalle bacchette; 2) macerazione<br />
chimica, che impiega sostanze che<br />
degradano selettivamente i componenti della<br />
lamella mediana; 3) macerazione biochimica,<br />
che impiega miscele di enzimi pectinolitici<br />
di diversa composizione; 4) macerazione<br />
microbiologica, operata dall’azione<br />
sinergica di differenti enzimi extracellulari<br />
(pectina-liasi, metilesterasi, poligalatturonasi<br />
e pectato-liasi) prodotti da microrganismi,<br />
funghi o batteri, naturalmente presenti sulle<br />
piante o nel suolo (Donaghy et al., 1990;<br />
Hugouvieux et al., 1996).<br />
Ad oggi, il processo più promettente per<br />
un rilancio della produzione di filato di canapa<br />
a scopo tessile sembra essere la<br />
macerazione microbiologica. La degradazione<br />
enzimatica presenta, infatti, elevati costi<br />
energetici da imputare alle temperature elevate<br />
(intorno a 45°C) alle quali deve essere<br />
svolto il processo. Su scala industriale, non<br />
risultano applicabili neppure la macerazione<br />
meccanica, che produce una fibra di qualità<br />
scadente ed è difficilmente standardizzabile,<br />
né la macerazione chimica per la difficoltà<br />
ad individuare sostanze che non compromettano<br />
la qualità del prodotto.<br />
La macerazione microbiologica può essere<br />
attuata mediante due diversi procedimenti:<br />
la macerazione in acqua o in vasca (water<br />
retting) e la macerazione alla rugiada (dew<br />
retting). Metodiche analoghe vengono impiegate<br />
anche per la macerazione del lino.<br />
Il processo in acqua viene effettuato nei<br />
maceri, vasche di notevoli dimensioni, colme<br />
di acqua stagnante dove vengono immersi<br />
gli steli delle piante. Durante la prima fase<br />
del processo, i composti solubili presenti<br />
negli steli (zuccheri, sostanze azotate ecc.),<br />
passano in soluzione, permettendo lo sviluppo<br />
di una comunità batterica. La<br />
penetrazione d’acqua all’interno degli steli<br />
causa il distacco della corteccia, consentendo<br />
l’ingresso dei batteri macerativi che demoliscono<br />
le sostanze pectiche cementanti<br />
le fibre (Donaghy et al., 1990). Il processo<br />
macerativo è inizialmente portato avanti da<br />
batteri aerobi; allorché l’aerazione del macero<br />
si fa più scarsa, divengono predominanti<br />
i batteri anaerobi. I principali agenti<br />
degradatori aerobi sono stati attribuiti al genere<br />
Bacillus (spp. subtilis, cereus e<br />
licheni<strong>for</strong>mis); mentre gli agenti degradatori<br />
anaerobi al genere Clostridium (spp.<br />
acetobutylicum e felsineum) (Donaghy et al.,<br />
1990).<br />
Nella tecnica alla rugiada gli steli delle<br />
piante sono lasciati sul terreno dopo la<br />
battitura. La macerazione viene operata dalle<br />
pectinasi prodotte principalmente da funghi<br />
filamentosi presenti nel suolo o sulle<br />
piante (Henriksson et al., 1997). Il processo<br />
degradativo è facilitato dall’alternanza tra le<br />
basse temperature e l’umidità della notte e<br />
le alte temperature e l’ambiente asciutto del<br />
giorno.<br />
Tradizionalmente, nell’area mediterranea,<br />
veniva impiegata la metodica di macerazione<br />
in vasca. Il rilancio della produzione di fibra<br />
Agroindustria / Aprile 2002 49
di canapa in Italia dovrebbe basarsi proprio<br />
su questo processo, che, oltre ad essere più<br />
adeguato al nostro clima, produce un filato<br />
di qualità superiore. Esso risulta, inoltre,<br />
maggiormente controllabile e produce una<br />
fibra più uni<strong>for</strong>me. I batteri svolgono un ruolo<br />
chiave nella biodegradazione del materiale<br />
pectico e le proprietà dei microrganismi<br />
degradatori influenzano sia l’andamento del<br />
processo che la qualità del prodotto finale.<br />
L’utilizzo di ceppi opportunamente selezionati,<br />
come inoculi nelle vasche, potrebbe rappresentare<br />
una valida strategia per migliorare<br />
la tecnica tradizionale di macerazione in acqua,<br />
rendendola indipendente dai batteri<br />
residenti.<br />
Con lo scopo di ottimizzare il processo di<br />
macerazione della canapa in acqua, nel presente<br />
lavoro, sono stati selezionati ceppi<br />
batterici aerobi e anaerobi dotati di attività<br />
pectinolitica elevata. Sono state poi effettuate<br />
prove di laboratorio di macerazione, impiegando<br />
spore dei ceppi selezionati. I risultati<br />
di tali esperimenti hanno permesso di individuare<br />
combinazioni di microrganismi e<br />
condizioni di macerazione che consentono<br />
di diminuire i tempi del processo e, allo stesso<br />
tempo, di aumentare la qualità della fibra<br />
prodotta.<br />
In questo lavoro è stata inoltre svolta la<br />
prima caratterizzazione molecolare, con tecniche<br />
basate sull’analisi del gene codificante<br />
il 16S rRNA (16S rDNA), dei microrganismi<br />
pectinolitici anaerobi che operano<br />
la biodegradazione delle sostanze cementanti<br />
durante la macerazione in acqua.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Isolamento dei ceppi batterici. L’isolamento<br />
di ceppi batterici pectinolitici, aerobi<br />
ed anaerobi, è stato effettuato a partire da<br />
campioni di diversa provenienza (acqua di<br />
maceri, canapa, lino e suolo). La selezione<br />
delle spore dei ceppi sporigeni è stata effettuata<br />
mediante bollitura dei campioni per<br />
5 minuti a 80°C. I ceppi aerobi sono stati<br />
isolati su terreno massimo (0.5% estratto di<br />
lievito, 0.5% pectone, 1% triptone) a 30°C.<br />
I ceppi anaerobi sono stati isolati su terreno<br />
massimo con la stessa composizione e aggiunta<br />
di 0.05% di cisteina e 2% di glucosio<br />
in atmosfera di CO 2 (Oxoid AnaeroGen kit<br />
AN25) a 37°C.<br />
I ceppi batterici pectinolitici sono stati<br />
individuati facendo crescere su terreno massimo<br />
solido contenente 0.5% di pectina, al<br />
termine della crescita le piastre sono state<br />
inondate con una soluzione 1% di cetiltrimetil<br />
ammonio bromuro (Donaghy et al.,<br />
1990). La comparsa di un alone chiaro intorno<br />
alla colonia indica la presenza di un’attività<br />
pectinolitica. Il ceppo tipo (T) di collezione<br />
Clostridium felsineum DSM 794 T<br />
(T = type strain) è stato impiegato come controllo.<br />
Determinazione dell’attività di degradazione<br />
dell’acido poligalatturonico. Tut-<br />
50 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Tabella 1 - Attività pectinolitica su piastra dei ceppi anaerobi isolati.<br />
Table 1 - Bacterial strains with pectinolytic activity on solid medium.<br />
Campione N° Ceppi isolati Ceppi con attività<br />
Letame 41 6<br />
Frammenti di canapa e lino macerati 128 44<br />
Liquido di macerazione di lino 22 22<br />
Liquido di macerazione di canapa 85 48<br />
TOTALE 276 120<br />
ti i ceppi pectinolitici isolati, aerobi e<br />
anaerobi, sono stati caratterizzati per l’attività<br />
di degradazione dell’acido<br />
poligalatturonico. L’attività enzimatica è stata<br />
misurata, con il metodo DNS (Miller,<br />
1959), sul sopranatante delle colture fatte<br />
crescere in terreno massimo contenente 0.5%<br />
di pectina. Nel caso di ceppi anaerobi il saggio<br />
è stato eseguito dopo 3 giorni di crescita<br />
in anaerobiosi a 37°C, mentre, nel caso dei<br />
ceppi aerobi, dopo 2 giorni di crescita a 30°C<br />
in agitazione (250 rpm). Il ceppo tipo di collezione<br />
Clostridium felsineum DSM 794 T è<br />
stato impiegato come controllo.<br />
Materiale vegetale. La canapa (Cannabis<br />
sativa L. cv Fibranova), cresciuta ad Anzola<br />
(Bologna), è stata raccolta una settimana circa<br />
dopo il punto medio di fioritura. La canapa<br />
verde è stata fatta seccare nel campo fino<br />
a che il contenuto di acqua ha raggiunto circa<br />
il 10% e quindi è stata ridotta in balle,<br />
queste sono state conservate al coperto e<br />
dopo un periodo di due mesi sono state aperte<br />
ed impiegate per gli esperimenti.<br />
Prove di laboratorio di macerazione. Per<br />
le prove di laboratorio sono state allestite<br />
vasche di plastica colme d’acqua. Una delle<br />
vasche non è stata inoculata con alcun ceppo<br />
(controllo). Sono state allestite vasche in<br />
cui sono state mantenute condizioni<br />
d’aerobiosi per tutto il processo, facendo<br />
gorgogliare acqua mediante una pompa (vasche<br />
areate), e vasche non areate. Ogni vasca<br />
è stata inoculata con spore di differenti<br />
ceppi (aerobi, anaerobi o in combinazione<br />
mista, aerobi e anaerobi) precedentemente<br />
selezionati per l’elevata attività pectinolitica.<br />
In ogni vasca sono stati introdotti quattro<br />
mazzi, ognuno di quattro steli, e sono stati<br />
prelevati dopo tempi di macerazione diversi<br />
(3, 6, 9 e 12 giorni). I fasci di fibre sono stati<br />
analizzati valutandone le proprietà morfologiche<br />
e fisiche.<br />
Analisi delle fibre. Dei campioni di fasci<br />
di fibre ottenuti dalle prove di macerazione<br />
in vasca sono stati valutati il colore, il grado<br />
di separazione e la sofficità. È stata determinata<br />
la finezza delle fibre valutata come<br />
rapporto peso/lunghezza.<br />
Analisi del 16S rDNA. Per l’analisi del<br />
16S rDNA il DNA totale è stato estratto con<br />
il kit FastDNA (BIO 101) e il FastPrep<br />
Instrument da cellule cresciute su terreno<br />
solido. Il gene 16S rDNA è stato amplificato<br />
impiegando una coppia di primer universali<br />
(P0, GAG AGT TTG ATC CTG GCT<br />
CAG [posizione 7-27] e P6, CTA CGG CTA<br />
CCT TGT TAC GA [posizione 1514-1495].<br />
La numerazione è riferita alla sequenza del<br />
16S rDNA di Escherichia coli). L’avvenuta<br />
amplificazione di un prodotto delle dimensioni<br />
attese (di 1507 pb) è stata verificata<br />
mediante corsa elettro<strong>for</strong>etica su gel di<br />
agarosio. Per l’analisi ARDRA (Amplified<br />
Ribosomal DNA Restriction Analysis), il prodotto<br />
d’amplificazione così ottenuto è stato<br />
trattato, in reazioni enzimatiche singole, con<br />
i tre enzimi di restrizione Alu I, Rsa I e Hinf<br />
I. I profili ARDRA così ottenuti sono stati<br />
visualizzati mediante corsa elettro<strong>for</strong>etica su<br />
gel di agarosio al 2.5%.<br />
RISULTATI<br />
Isolamento di ceppi pectinolitici anaerobi.<br />
Da campioni di diversa provenienza<br />
sono stati selezionati 276 ceppi sporigeni<br />
anaerobi (Tab. 1). Mediante saggio enzimatico<br />
su piastra sono stati individuati 120 ceppi<br />
pectinolitici. È stata quindi misurata l’attività<br />
di degradazione dell’acido poligalatturonico<br />
di tutti i ceppi pectinolitici. L’attività<br />
è stata misurata sui sopranatanti di colture<br />
Tabella 2 - Attività di degradazione dell’acido poligalatturonico. I risultati sono espressi in U.I.,<br />
definite come mmoli di gruppi riducenti (il prodotto finale della reazione) rilasciati in un minuto a 45°C<br />
per 1 ml di sopranatante. Le U.I. sono corrette per il peso umido delle colture.<br />
Table 2 - Polygalacturonic acid degrading activity. Results are expressed in I.U., defined as mmol of<br />
reducing groups (the reaction end product) produced after one minute at 45°C by 1 ml supernatant.<br />
I.U. are divided by the culture wet weight.<br />
N° di ceppi Attività enzimatica<br />
U.I. mg -1 cellule<br />
C. felsineum DSM 794 T<br />
0.03<br />
7 0.1 - 0.2<br />
19 0.031 - 0.09<br />
25 0.02 - 0.03<br />
23 0.01 - 0.019<br />
46 < 0.01
Tabella 3 - Risultati di prove di laboratorio di macerazione. L’acqua delle vasche è stata inoculata con<br />
spore di ceppi di Clostridium selezionati.<br />
Table 3 - Retting in laboratory tanks, supplemented with different Clostridium strains.<br />
Tipo di<br />
macerazione<br />
L1-6<br />
Temperatura<br />
dell’acqua (°C)<br />
Tempo di<br />
macerazione<br />
(giorni)<br />
liquide cresciute a 37°C e in condizioni<br />
d’anaerobiosi, per tre giorni in terreno massimo<br />
contenente 0.5% di pectina. Indagini<br />
condotte su miscele enzimatiche di varie<br />
composizioni sembrano dimostrare come la<br />
capacità macerativa sia correlata con l’attività<br />
di degradazione della componente non<br />
metilata della pectina (Zhang et al., 2000).<br />
L’attività di degradazione dell’acido poligalatturonico<br />
potrebbe dunque <strong>for</strong>nire indicazioni<br />
sulle potenzialità macerative dei ceppi<br />
isolati. Questa analisi ha consentito di identificare<br />
26 ceppi dotati di attività pectinolitica<br />
superiore al controllo, il ceppo tipo di collezione<br />
della specie C. felsineum DSM 794 T<br />
(Tab. 2), (Mastromei et al., 2001).<br />
Prove di laboratorio di macerazione con<br />
inoculi di ceppi anaerobi. Sono state allestite<br />
prove preliminari di laboratorio di<br />
macerazione in acqua; all’inizio del processo,<br />
l’acqua di ognuna delle vasca è stata inoculata<br />
con uno dei ceppi anaerobi selezionati,<br />
dotati di attività pectinolitica superiore<br />
al controllo C. felsineum DSM 794 T . Al termine<br />
della macerazione le fibre sono state<br />
separate dagli steli manualmente e sottoposte<br />
a determinazione delle proprietà morfologiche,<br />
e fisiche.<br />
Tra gli 11 ceppi batterici saggiati, due ceppi,<br />
L1-6 e C1-6, hanno <strong>for</strong>nito i migliori risultati.<br />
Nonostante la temperatura piuttosto<br />
bassa dell’acqua delle vasche (20°C), il grado<br />
ottimale di macerazione è stato ottenuto<br />
in soli 6 giorni, contro i 12 del controllo<br />
(Tab. 3). Nel caso degli altri ceppi analizzati<br />
il grado ottimale di macerazione veniva raggiunto<br />
in tempi superiori rispetto ai ceppi<br />
L1-6 e C1-6, ma sempre inferiori rispetto al<br />
controllo. Oltre a accelerare il processo, dimezzandone<br />
la durata, i due ceppi con capacità<br />
macerativa maggiore hanno prodotto<br />
una fibra di qualità superiore rispetto al<br />
Sofficità delle<br />
fibre (S) a<br />
Finezza delle<br />
fibre (g m -1 )<br />
Colore delle<br />
fibre<br />
20.2 6 5.0 0.030 Bianco<br />
argentato<br />
C1-6<br />
20.1 6 5.0 0.037<br />
Bianco<br />
argentato<br />
Controllo<br />
a<br />
Analisi visiva (1-5).<br />
20.2 12 4.0 0.062 Grigio<br />
controllo, più soffice, più sottile e di colore<br />
chiaro (Tab. 3), (Di Candilo et al., 2000).<br />
Isolamento di ceppi pectinolitici aerobi.<br />
L’inoculo delle vasche con ceppi anaerobi<br />
selezionati consente di diminuire i tempi di<br />
macerazione e aumentare la qualità del prodotto.<br />
Tuttavia la germinazione delle spore<br />
dei ceppi anaerobi richiede l’istaurarsi di<br />
condizioni di anaerobiosi nel macero, che si<br />
realizzano solo dopo una fase di accrescimento<br />
di batteri aerobi. La selezione di ceppi<br />
aerobi, dotati di attività pectinolitica elevata,<br />
potrebbe permettere un ulteriore miglioramento<br />
e accelerazione del processo.<br />
L’impiego combinato di ceppi (aerobi e/o<br />
anaerobi), opportunamente selezionati, potrebbe<br />
permettere di ottenere un miglior controllo<br />
sul processo e una qualità della fibra<br />
più uni<strong>for</strong>me.<br />
Da campioni d’acqua di macerazione di<br />
canapa provenienti da maceri con diversa<br />
localizzazione geografica (Tab. 4) sono stati<br />
isolati un totale di 123 ceppi. Tra gli isolati<br />
sono stati individuati 25 ceppi pectinolitici,<br />
mediante saggio enzimatico su piastra. Per<br />
tutti i ceppi pectinolitici aerobi è stata misurata<br />
l’attività di degradazione dell’acido<br />
poligalatturonico sui sopranatanti di colture<br />
liquide cresciute per due giorni a 30°C in<br />
terreno massimo contenente 0.5% di pectina.<br />
Tra tutti i ceppi isolati il ceppo ROO-2A si è<br />
dimostrato quello dotato di attività<br />
pectinolitica maggiore. La determinazione<br />
della sequenza parziale del 16S rDNA ha<br />
permesso di attribuire il ceppo ROO-2A al<br />
genere Bacillus.<br />
Prove di laboratorio di macerazione di<br />
canapa con inoculi di ceppi aerobi ed<br />
anaerobi. Sono state allestite prove di laboratorio<br />
di macerazione in vasca in modo da<br />
confrontare quattro diverse condizioni di<br />
macerazione; all’inizio della macerazione<br />
Tabella 4 - Ceppi aerobi isolati da acqua di maceri di diversa provenienza.<br />
Table 4 - Aerobic strains isolated from retting tank water from different areas.<br />
Provenienza N° Ceppi isolati Ceppi con attività<br />
pectinolitica<br />
Nadlac, Romania 67 18<br />
Nagylak, Ungheria 56 7<br />
TOTALE 123 25<br />
sono state inoculate nell’acqua delle vasche<br />
spore di un ceppo anaerobio (L1-6 o C1-6)<br />
oppure di un ceppo aerobio (ROO-2A) e di<br />
un ceppo anaerobio (L1-6). Nella terza vasca<br />
sono state mantenute condizioni di<br />
areazione per tutto il processo e l’acqua della<br />
vasca è stata inoculata con spore del ceppo<br />
aerobio ROO-2A. Il controllo dell’esperimento<br />
è consistito in una vasca senza alcun<br />
inoculo in cui si è operata una<br />
macerazione tradizionale.<br />
Non è stato rivelata alcuna accelerazione<br />
della macerazione, rispetto alla vasca di controllo,<br />
quando il processo è stato effettuato<br />
in condizioni di areazione continua e inoculo<br />
di un ceppo aerobio. La fibra ottenuta è<br />
inoltre risultata scadente presentando, al termine<br />
del processo, una vistosa colorazione<br />
bruna. I migliori risultati sono stati ottenuti<br />
con l’inoculo combinato di un aerobio e di<br />
uno anaerobio; in queste condizioni il grado<br />
ottimale di macerazione è stato raggiunto<br />
dopo solo quattro giorni, contro i 12 del controllo<br />
o i 6 della vasca inoculata con il solo<br />
ceppo anaerobio.<br />
Caratterizzazione molecolare dei ceppi<br />
anaerobi pectinolitici. I 122 ceppi anaerobi<br />
pectinolitici isolati sono stati caratterizzati<br />
mediante ARDRA. L’ARDRA è una metodica<br />
rapida e riproducibile che consente la<br />
tipizzazione di ceppi batterici, ovvero permette<br />
di suddividere degli isolati batterici in<br />
più gruppi omogenei, che spesso corrispondono<br />
a specie batteriche (Vaneechoutte et al.,<br />
1992).<br />
L’analisi ARDRA con gli enzimi di restrizione<br />
Alu I, Rsa I e Hinf I ha consentito di<br />
suddividere i 120 isolati in 5 gruppi, ciascuno<br />
contenente isolati con lo stesso profilo<br />
con i tre enzimi (Fig. 1). Il gruppo ARDRA<br />
C è risultato essere il più popolato raccogliendo<br />
l’86% degli isolati. I 26 ceppi dotati<br />
di attività pectinolitica superiore al controllo<br />
(> 0.03 U.I. mg -1 di cellule) sono stati raggruppati<br />
in 3 gruppi ARDRA (Fig. 2).<br />
Figura 1 - Distribuzione dei ceppi pectinolitici<br />
nei gruppi ARDRA.<br />
Figure 1 - Distribution of the pectinolytic<br />
strains in the 5 ARDRA groups.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 51
Figura 2 - Distribuzione nei gruppi ARDRA dei<br />
ceppi con attività pectinolitica superiore al<br />
controllo (C. felsineum DSM 794 T ).<br />
Figure 2 - Distribution of the strains with<br />
pectinolytic activity higher than C. felsineum<br />
DSM 794 T in the ARDRA groups.<br />
È stata quindi determinata la sequenza<br />
nucleotidica del 16S rDNA di almeno un rappresentante<br />
di ciascun gruppo ARDRA. Nel<br />
caso del gruppo ARDRA A è stato sequenziato<br />
il 16S rDNA dei due ceppi, L1-6 e<br />
C1-6, impiegati nelle prove di macerazione<br />
in vasca, mentre nel caso del gruppo C è stata<br />
determinata la sequenza nucleotidica del 16S<br />
rDNA di 4 ceppi. Il risultato del confronto<br />
delle sequenze determinate con quelle depositate<br />
in banca dati ha permesso di ricostruire<br />
l’albero filogenetico che mostra la posizione,<br />
Figura 3 - Albero filogenetico basato sul<br />
confronto delle sequenze dei 16S rDNA che<br />
mostra la posizione rispetto ad altre specie di<br />
Clostridium di 5 ceppi pectinolitici<br />
rappresentativi dei 5 gruppi individuati con<br />
l’analisi ARDRA.<br />
Figure 3 - Phylogenetic tree of the 16S rRNA<br />
gene sequences of 5 pectinolytic strains<br />
representing the 5 ARDRA groups and of related<br />
species of Clostridium.<br />
52 Agroindustria / Aprile 2002<br />
rispetto ad altre specie di Clostridium, di<br />
6 ceppi pectinolitici rappresentativi dei<br />
5 gruppi individuati con l’analisi ARDRA<br />
(Fig. 3).<br />
DISCUSSIONE<br />
Per secoli la macerazione biologica in acqua<br />
della canapa è avvenuta ad opera di popolazioni<br />
microbiche naturali, presenti nel<br />
terreno e sulle piante. La macerazione è indubbiamente<br />
il passaggio che più limita la<br />
produzione di filato di canapa. Un’efficiente<br />
produzione su scala industriale richiede<br />
dunque un ammodernamento e un’ottimizzazione<br />
di questa fase, che consentano un<br />
aumento dell’efficienza produttiva e un maggior<br />
controllo sul processo.<br />
L’attività svolta ha riguardato l’isolamento<br />
e la caratterizzazione di ceppi batterici<br />
dotati d’attività pectinolitica elevata. Nella<br />
prima fase del lavoro la ricerca si è concentrata<br />
sui batteri del genere Clostridium che,<br />
almeno nella fase anaerobia del processo in<br />
acqua, rappresentano i principali agenti<br />
degradatori. Prove di laboratorio preliminari<br />
hanno dimostrato che l’impiego dei ceppi<br />
selezionati, dotati di elevata attività di degradazione<br />
dell’acido poligalatturonico,<br />
come inoculi dell’acqua di macerazione, rappresenta<br />
una valida strategia che ha consentito<br />
di diminuire i tempi di macerazione, rispetto<br />
al processo tradizionale, e di migliorare<br />
la qualità della fibra prodotta. L’attività<br />
di degradazione dell’acido poligalatturonico<br />
sembra dunque <strong>for</strong>nire valide indicazioni<br />
sulle potenzialità macerative degli isolati.<br />
Inoculando nelle vasche, all’inizio del processo,<br />
spore di un ceppo aerobio e di uno<br />
anaerobio selezionati si è riusciti ad accelerare<br />
ulteriormente il processo. Il grado ottimale<br />
di macerazione è stato raggiunto dopo<br />
solo quattro giorni, contro i 12 del controllo<br />
o i 6 della vasca inoculata con il solo ceppo<br />
anaerobio. Poiché la germinazione delle<br />
spore dei ceppi anaerobi richiede l’istaurarsi<br />
di condizioni di anossia nel macero, che si<br />
realizzano solo dopo una fase di accrescimento<br />
di batteri aerobi, possiamo ritenere<br />
che l’inoculo di due ceppi, uno aerobio ed<br />
uno anaerobio, velocizzi il processo rendendolo<br />
in entrambe le fasi indipendente dall’insediamento<br />
della popolazione di degradatori<br />
residente.<br />
In passato la comunità microbica che opera<br />
la macerazione microbiologica in acqua è<br />
stata caratterizzata esclusivamente sulla base<br />
di caratteri fenotipici. In questo modo erano<br />
state caratterizzate solo due specie di batteri<br />
degradatori anaerobi, C. felsineum e C.<br />
acetobutylicum.<br />
La caratterizzazione molecolare degli isolati<br />
pectinolitici anaerobi, condotta in questo<br />
lavoro, ha dimostrato come la comunità<br />
microbica anaerobia, che interviene nella<br />
macerazione in acqua della canapa, sia molto<br />
più complessa. L’analisi ARDRA ha permesso<br />
di suddividere i 120 isolati anaerobi<br />
in 5 gruppi ARDRA. L’86% degli isolati si<br />
colloca all’interno del gruppo ARDRA C,<br />
comprendente anche il 65% degli isolati con<br />
attività elevata. Le sequenze del 16S rDNA<br />
di ceppi appartenenti ad uno stesso gruppo<br />
presentano una similitudine del 99%, confermando<br />
l’elevato grado di relazione<br />
filogenetica tra ceppi di uno stesso ribotipo.<br />
Il sequenziamento del 16S rDNA di almeno<br />
un rappresentante di ciascun gruppo<br />
ha dimostrato che gli isolati, suddivisi in<br />
5 gruppi ARDRA, appartengono ad almeno<br />
4 diverse specie del genere Clostridium<br />
(Fig. 3). Sulla base dell’analisi della sequenza<br />
del 16S rDNA, gli isolati del gruppo C<br />
risultano filogeneticamente distanti dai ceppi<br />
tipo delle specie C. acetobutylicum e C.<br />
felsineum, precedentemente considerate le<br />
uniche specie anaerobie implicate nella macerazione<br />
in acqua. Questi isolati si collocano<br />
invece vicino al ceppo NCP 262, <strong>for</strong>malmente<br />
appartenente alla specie C.<br />
acetobutylicum, ma attualmente in corso di<br />
riclassificazione come specie distinta,<br />
C. saccharobutylicum (Keis et al., 1995).<br />
Gli isolati appartenenti ai gruppi ARDRA<br />
A e E sono filogeneticamente vicini alle specie<br />
C. acetobutylicum e C. felsineum, due<br />
specie che presentano una elevata relazione<br />
sulla base dell’analisi del marcatore 16S<br />
rDNA (Tamburini et al., 2001). Questi due<br />
gruppi sono composti per la maggior parte<br />
da isolati dotati di attività pectinolitica elevata.<br />
I due rappresentanti del gruppo<br />
ARDRA B, dotati di una bassa attività<br />
pectinolitica, sembrerebbero invece appartenere<br />
ad una nuova specie batterica. La sequenza<br />
del 16S rDNA di uno dei due ceppi<br />
mostra infatti una bassa similitudine con le<br />
sequenze presenti in banca dati.<br />
CONCLUSIONI<br />
L’impiego di tecniche di caratterizzazione<br />
dell’attività pectinolitica e d’identificazione<br />
molecolare della microflora che interviene<br />
nella macerazione in acqua della canapa<br />
si sono dimostrati validi strumenti per<br />
la messa a punto di strategie di miglioramento<br />
e di ottimizzazione del processo tradizionale.<br />
Prove preliminari di laboratorio, condotte<br />
impiegando ceppi selezionati hanno<br />
consentito una riduzione dei tempi di<br />
macerazione e di migliorare la qualità del<br />
prodotto finale. Le condizioni saggiate in<br />
laboratorio possono dunque rappresentare un<br />
punto di partenza per prove di macerazione<br />
su scala più ampia.<br />
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Zhang, J.,G. Henriksson & G. Johansson, 2000.<br />
Polygalacturonase is the key component in<br />
enzymatic retting of flax. J. Biotechnology<br />
81, 85-89.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 53
Effetto dello spargimento dei reflui della macerazione della canapa sulla comunità<br />
batterica del suolo e la produzione del grano<br />
M. Castaldini, A. Fabiani, F. Santomassimo, S. Landi, D. Lami, M. Di Candilo 1 , N. Miclaus<br />
Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo P.za D’Azeglio 30, Firenze<br />
1 Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i Via Corticella 133, Bologna<br />
RIASSUNTO<br />
L’effetto delle acque di macerazione della canapa sulla microflora del suolo e sulle piante di parcelle<br />
sperimentali coltivate a grano è stato indagato mediante analisi molecolari ed agronomiche, per<br />
valutarne lo smaltimento eco-compatibile negli agroecosistemi.<br />
L’analisi molecolare indica che immediatamente dopo lo spargimento vi è una modesta modificazione<br />
della microflora, successivamente sovrastata dalla stagionalità. Inoltre, se da un lato non si<br />
riscontrano sostanziali differenze nella ricchezza delle specie, dall’altro si verifica un effetto più<br />
marcato sulla ricchezza relativa delle specie presenti, indicando una possibile azione a livello della<br />
funzionalità della comunità eubatterica tellurica.<br />
I dati biometrici non indicano un’influenza delle acque sui caratteri fenotipici e produttivi della<br />
pianta.<br />
Parole chiave: macerazione, acque reflue, canapa, eubatteri, rDNA, batteri ammonio ossidanti.<br />
ABSTRACT<br />
Effects of hemp retting water on the composition of soil bacterial community and on wheat<br />
yield<br />
The effect that the hemp retting water has on test plots was evaluated by means of molecular and<br />
agronomic analyses. The purpose was to consider the possibility of ecologically compatible disposal<br />
of these effluents in agricultural ecosystems, in the event of a revival of industrial hemp cultivation.<br />
Plots of wheat received 3 doses (0, 80 and 160 m 3 ha -1 in 2000 and double doses in 2001) of the<br />
retting water. During the cultivation cycle, soil samples from the 0-20 cm layer were collected and<br />
analyzed molecularly (DNA extraction, DGGE analysis, phylogenetic analysis of patterns and<br />
specific detection by hybridization) <strong>for</strong> the presence of eubacterial and autotrophic ammonia oxidizing<br />
communities. The agronomic analyses examined the biometric and productive characteristics at<br />
harvesting: plant density and height, the number of kernels per spike, seed weight, and grain<br />
production.<br />
Molecular analysis showed that a slight modification in the microflora occurred as soon as the<br />
water was spread. During the vegetative cycle this fluctuation of the microflora disappeared and<br />
the DGGE profiles of different trials were not very different in May and July both in 2000 and<br />
2001, indicating a major seasonal influence. Moreover, none of the main bands of the DGGE<br />
profiles of the hemp retting water spread were retrieved in the soil profiles, even immediately after<br />
spreading. The UPGMA analysis of the profiles, however, showed a more general effect on the<br />
evenness than on the richness of the soil’s eubacterial population, probably related to some shifts in<br />
the functional diversity of this soil community, due to the input of particular organic substances<br />
present in retting water. The DGGE investigation of the ammonia oxidizing bacterial community<br />
indicated that Nitrosospira was the most represented genus in soil.<br />
The biometric and productive data do not indicate that the water affected the plants’ phenotypic and<br />
productive characteristics.<br />
Key words: retting, soil bacterial, rDNA, DGGE, UPGMA, ammonia oxidizers, wheat production.<br />
INTRODUZIONE<br />
In questi ultimi anni si è assistito ad un<br />
rinnovato e crescente interesse per la coltivazione<br />
della canapa. Di conseguenza, anche<br />
lo smaltimento delle acque, derivanti dal<br />
processo microbiologico che separa le fibre<br />
dagli steli e ne garantisce la migliore qualità ai<br />
fini tessili (Di Candilo et al., 2000), necessita<br />
Autore corrispondente: Miclaus N.<br />
Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa<br />
del Suolo, Piazza M. D’Azeglio, 30 - 50121<br />
Firenze, Italia - Tel. (055) 2491249 - Fax (055)<br />
241485.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
54 Agroindustria / Aprile 2002<br />
di valutazione dell’impatto ambientale. Le<br />
acque residue della macerazione potrebbero<br />
essere sparse sui suoli agricoli immediatamente<br />
o dopo un periodo di lagunaggio,<br />
come accade per gli effluenti della produzione<br />
dell’olio d’oliva.<br />
Scarsi sono i dati disponibili riguardo agli<br />
effetti che le acque di macerazione della canapa<br />
possono produrre sulle piante e sulle<br />
comunità batteriche del suolo e sui loro meccanismi<br />
di resilienza, i quali a vari livelli<br />
agiscono da tampone nei confronti dei diversi<br />
input che raggiungono gli agroecosistemi.<br />
Dati analoghi, relativi alla<br />
macerazione del lino, indicano che le acque<br />
di macerazione contengono una varia<br />
microflora batterica che si sviluppa naturalmente<br />
e i cui principali generi sono<br />
Clostridium, Achromobacter, Pseudomonas,<br />
Bacillus, Cellulomonas, Lactobacillus e<br />
Flavobacterium. Questi batteri agiscono sia<br />
attraverso un’azione pectinolitica sia contribuendo<br />
alla <strong>for</strong>mazione di vari acidi organici<br />
quali l’acido acetico, propionico, lattico e<br />
butirrico, che abbassano il pH delle acque<br />
(Donaghy et al., 1990).<br />
Per valutare, su parcelle coltivate a grano,<br />
l’effetto dello spargimento delle acque<br />
di macerazione, lagunate per sei mesi nel<br />
primo anno e sparse immediatamente dopo<br />
la macerazione il secondo anno, sono state<br />
utilizzate da un lato le tecniche molecolari<br />
basate sugli acidi nucleici per quanto riguarda<br />
il monitoraggio delle comunità batteriche<br />
e dall’altro la valutazione delle caratteristiche<br />
biometriche e dei dati produttivi per determinare<br />
l’effetto sulla coltivazione.<br />
Le metodiche molecolari adottate prevedevano<br />
l’estrazione diretta del DNA dal suolo<br />
e la successiva amplificazione selettiva<br />
del 16S rDNA, molecola ampiamente utilizzata<br />
per lo studio delle comunità batteriche<br />
ambientali (Amann et al., 1995; Tiedje et al.,<br />
1999; van Elsas et al., 1998), perché consente<br />
uno studio svincolato dalla necessità<br />
di coltivazione dei batteri ed è per questo in<br />
grado di prendere in considerazione un più<br />
ampio numero di specie batteriche. In particolare,<br />
l’analisi DGGE (Denaturing Gradient<br />
Gel Electrophoresis) (Muyzer et al., 1998)<br />
eseguita sulla regione V6-V8 del 16S rDNA<br />
eubatterico <strong>for</strong>nisce profili elettro<strong>for</strong>etici che<br />
sono da intendere come una vera e propria<br />
impronta molecolare della comunità<br />
eubatterica totale presente nel suolo, come<br />
pure di specifiche comunità di particolare<br />
interesse ecologico. L’analisi statistica<br />
UPGMA (Unweighted Pair Grouping with<br />
Mathematical Averages) dei profili consente,<br />
successivamente, di mettere in evidenza<br />
le variazioni a carico del numero di specie<br />
(richness) e della distribuzione relativa delle<br />
specie presenti (evenness).<br />
MATERIALI E METODI<br />
Campionamenti. La prova sperimentale<br />
è stata condotta ad Anzola (Bologna) presso<br />
l’azienda Cà Rossa dell’I.S.C.I. su un suolo<br />
classificato come typic Udifluvent (Soil<br />
Survey Staff, 1996) caratterizzato da un clima<br />
temperato e da precipitazioni di 618 mm<br />
annui (media ventennale). La prova consisteva<br />
di parcelle coltivate a grano (cv. Serio),<br />
irrigate con tre differenti volumi di acque di
Tabella 1 - Composizione delle acque di<br />
macerazione (anno 2000).<br />
Table 1 - Hemp retting water composition (year<br />
2000).<br />
Composizione delle acque di macerazione<br />
Azoto come N 23.8 mg l -1<br />
Sostanza organica 2150 mg l -1<br />
Fos<strong>for</strong>o come P 6.91 mg l -1<br />
Potassio come K 118 mg l -1<br />
Cloro come Cl 64.0 mg l -1<br />
macerazione (C: 0, D1: 80 e D2 160 m 3 ha -1<br />
nell’anno 2000 e volumi doppi nell’anno<br />
2001); è stato adottato un modello a blocchi<br />
randomizzati con quattro ripetizioni su parcelle<br />
di 25 m 2 . Le acque sono state distribuite<br />
a marzo nel 2000 e ad aprile e ottobre nel<br />
2001. Esse provengono dalla macerazione<br />
per sette giorni di 2.5 q di steli in un bacino<br />
contenente 9 m 3 di acqua. La composizione<br />
delle acque sparse nel 2000 è mostrata nella<br />
tabella 1. Le pratiche agricole prevedevano<br />
nel 2000 la fertilizzazione minerale con 160<br />
kg ha -1 di P 2 O 5 più 100 kg ha -1 di N in <strong>for</strong>ma<br />
ammoniacale e 78 kg ha -1 di N come<br />
NH 4 NO 3 rispettivamente all’impianto e durante<br />
il ciclo di coltivazione; nel 2001 la fertilizzazione<br />
minerale con 400 kg ha -1 di<br />
Figura 1 - Analisi DGGE della regione V6-V8<br />
del 16S rDNA della comunità batterica del<br />
suolo e delle acque di macerazione dei<br />
campioni raccolti nel 2000. 1→3: C, D1, D2<br />
suolo campionato in febbraio; 4→6: C, D1, D2<br />
in marzo; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in<br />
maggio; 10→12: C, D1, D2 suolo campionato<br />
in luglio; I acque raccolte nel 1999; II acque<br />
raccolte nel 2000.<br />
Figure 1 - DGGE analysis of 16S rDNA V6-V8<br />
region of soil and hemp retting water bacterial<br />
community. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in<br />
February 2000; 4→6: C, D1, D2 soil sampled<br />
in March 2000; 7→9: C, D1, D2 soil sampled<br />
in May 2000; 10→12: C, D1, D2 soil sampled<br />
in July 2000; I hemp retting water collected in<br />
1999; II hemp retting water collected in 2000.<br />
Ca(H 2 PO 4 ) 2 ·H 2 O (perfosfato triplo) all’aratura<br />
più 130 kg ha -1 di N come NH 4 NO 3 in<br />
due interventi in copertura. Il trattamento con<br />
erbicidi è stato eseguito nel 2000 applicando<br />
5 l ha -1 di INEX (pendimethalin + linuron)<br />
prima della semina e 3 l ha -1 di ARIANE<br />
(fluroxipir, clopiralid e MCPA) dopo<br />
l’accestimento, nel 2001 applicando solamente<br />
INEX in pre-emergenza.<br />
I campioni di suolo sono stati raccolti nei<br />
mesi di febbraio, marzo, maggio e luglio nel<br />
2000 e nei mesi di marzo, maggio, luglio,<br />
ottobre e novembre nel 2001 ad una profondità<br />
di 15-20 cm. La composizione del suolo<br />
è mostrata nella tabella 2. Il suolo è stato<br />
vagliato a 2 mm e conservato al buio a -20° C<br />
fino al momento dell’analisi.<br />
Analisi molecolari. Estrazione del DNA.<br />
Il DNA è stato estratto direttamente utilizzando<br />
il FastDNA Spin kit per il suolo<br />
(QBIOGENE).<br />
Amplificazione dell’rDNA eubatterico.<br />
L’rDNA 16S per gli esperimenti di<br />
ibridazione è stato ottenuto amplificando in<br />
triplo il DNA direttamente estratto dal suolo<br />
mediante i primer eubatterici universali p0f/<br />
p6r (Lane, 1991) nelle condizioni descritte<br />
da (Castaldini et al. 1998a). Il 16S rDNA<br />
per l’analisi DGGE della regione V6-V8 è<br />
stato amplificato in triplo con i primer e nelle<br />
condizioni descritte da (Felske et al.,<br />
1998a). I tre amplificati sono stati riuniti in<br />
un unico pool per l’analisi DGGE.<br />
Amplificazione dell’rDNA dei batteri<br />
ammonio ossidanti autotrofi. Il 16S rDNA<br />
per l’analisi DGGE è stato amplificato in<br />
triplo con i primer e nelle condizioni descritte<br />
da (Kowalchuk et al, 1997).<br />
Analisi DGGE della comunità eubatterica<br />
e ammonio ossidante autotrofa. L’analisi<br />
della regione V6-V8 per gli eubatteri è stata<br />
svolta utilizzando il BIORAD D-gene<br />
system su gel di poliacrilammide al 6%<br />
(acrilammide/bis 37.5:1) con urea 7M e<br />
<strong>for</strong>mammide 40% come denaturanti ed un<br />
gradiente da 42 al 58%. Il gel è stato fatto<br />
correre in 1 x TAE a 75 V per 16 ore alla<br />
temperatura di 60° C e colorato con SYBR ®<br />
Green I.<br />
L’analisi DGGE del 16S degli ammonio<br />
ossidanti è stata svolta su gel di<br />
poliacrilammide al 8% (acrilammide/bis<br />
37.5:1) con urea 7M e <strong>for</strong>mammide 40%<br />
come denaturanti ed un gradiente da 46 al<br />
54%. Il gel è stato fatto correre in 0.5 x TAE<br />
a 75 V per 17 ore alla temperatura di 55° C.<br />
e colorato con SYBR ® Green I.<br />
Ibridazione mediante Slot-blot del rDNA.<br />
È stata utilizzata una sonda generale per gli<br />
eubatteri marcata con digoxigenina nelle<br />
condizioni di ibridazione descritte da (Manz<br />
et al., 1992). La densità ottica riportata nei<br />
grafici è stata valutata con il sistema<br />
BioImage nel 2000 e con il Quantity One<br />
Software (BIORAD) nel 2001.<br />
Dendogrammi di similarità dei pattern<br />
DGGE. È stato utilizzato il Dice coefficient<br />
valutando la posizione delle bande con e<br />
Figura 2 - Dendrogrammi derivanti dai profili dell’analisi DGGE dei campioni di suolo raccolti nel<br />
2000. La similarità dei profili è stata calcolata utilizzando il Dice Coefficient e raggruppando i dati con<br />
l’analisi UPGMA escludendo (A) o considerando l’intensità delle bande (B). 1→3: C, D1, D2 suolo<br />
campionato in febbraio; 4→6: C, D1, D2 in marzo; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in maggio;<br />
10→12: C, D1, D2 suolo campionato in luglio.<br />
Figure 2 - Dendrogram structures of DGGE pattern comparisons. Through the use of Diversity<br />
Database Software, the similarity of patterns was calculated using the Dice coefficient without (A) and<br />
with (B) weighting of band intensities. Unweighted Pair Grouping with Mathematical Average was<br />
used <strong>for</strong> clustering. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in February 2000; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in<br />
March 2000; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in May 2000; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in July<br />
2000.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 55
Tabella 2 - Composizione del suolo.<br />
Table 2 - Soil composition.<br />
Composizione del Suolo<br />
Sabbia 23 %<br />
Limo 44 %<br />
Argilla 33 %<br />
Sostanza organica 1.60 %<br />
Azoto come N 1.2 %<br />
Ca CO3 15.0 %<br />
PH 7.95<br />
senza la pesatura dell’intensità delle stesse<br />
e elaborando i dati in cluster con UPGMA<br />
secondo il Diversity Database Software<br />
(BIORAD).<br />
Determinazioni biometriche e produttive<br />
delle piante. Si sono determinate le seguenti<br />
caratteristiche biometriche e produttive all’epoca<br />
della raccolta (luglio 2000 e 2001):<br />
densità delle piante per m 2 , altezza delle piante<br />
(media di 100 piante parcella -1 ), numero<br />
di cariossidi per spiga (media di cento spighe<br />
per parcella), peso di 1000 semi e produzione<br />
di granella ha -1 .<br />
RISULTATI E DISCUSSIONE<br />
Figura 4 - Analisi DGGE della regione V6-V8<br />
del 16S rDNA della comunità batterica del suolo<br />
e delle acque di macerazione dei campioni<br />
raccolti nel 2001. 1→3: C, D1, D2 suolo<br />
campionato in marzo; 4→6: C, D1, D2 in<br />
maggio; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in<br />
luglio; 10→12: C, D1, D2 suolo campionato in<br />
ottobre; 13→15: C, D1, D2 suolo campionato in<br />
novembre; I acque raccolte a luglio; II acque<br />
raccolte ad ottobre.<br />
Figure 4 - DGGE analysis of 16S rDNA V6-V8<br />
region of soil and hemp retting water bacterial<br />
community. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in<br />
March 2001; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in<br />
May 2001; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in July<br />
2001; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in<br />
October 2001; 13→15: C, D1, D2 soil sampled<br />
in November 2001; I Hemp retting water<br />
collected in July 2001; II hemp retting water<br />
collected in October 2001.<br />
56 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Analisi molecolare. I anno. Lo studio della<br />
comunità eubatterica del suolo mediante<br />
l’analisi DGGE della regione V6-V8 del 16S<br />
rDNA non ha mostrato sostanziali variazioni<br />
nella struttura complessiva della<br />
microflora per effetto dello spargimento delle<br />
acque di macerazione (Fig. 1). Solo immediatamente<br />
dopo lo spargimento si<br />
evidenziano alcune bande caratteristiche, che<br />
scompaiono successivamente, indicando una<br />
modificazione momentanea della comunità<br />
indotta dal trattamento. Inoltre, anche la<br />
stagionalità influisce sulla comunità, special-<br />
O<br />
D<br />
0,45<br />
0,3<br />
0,15<br />
0<br />
mente a livello della distribuzione relativa<br />
delle singole specie (evenness), perché si riscontra<br />
una diversa intensità delle bande presenti<br />
sia nelle parcelle trattate sia nel controllo.<br />
L’analisi filogenetica dei profili ottenuti<br />
basata solo sul n° di bande (richness),<br />
indica una sostanziale omogeneità dei campioni<br />
(Fig. 2A); infatti il valore 0.90 come<br />
indice di similarità determina i due raggruppamenti<br />
principali dei campioni. È da notare<br />
l’alto grado di similarità (95-97%) delle<br />
parcelle di Febbraio prima del trattamento e<br />
del controllo di Marzo (rispettivamente cam-<br />
Controllo Dose 1 Dose 2<br />
Febbraio Marzo Maggio Luglio<br />
Figure 3 - Valori di densità ottica dei segnali di ibridazione del 16S rDNA amplificato della comunità<br />
eubatterica del suolo del 2000 con la sonda universale per gli eubatteri, Eub 338.<br />
Figure 3 - Optical density values of 16S rDNA of 2000 soil bacterial community hybridization with<br />
eubacterial specific probe Eub 338.<br />
A B<br />
Figura 5 - Dendrogrammi derivanti dai profili dell’analisi DGGE dei campioni di suolo raccolti nel<br />
2001. La similarità dei profili è stata calcolata utilizzando il Dice Coefficient e raggruppando i dati con<br />
l’analisi UPGMA escludendo (A) o considerando l’intensità delle bande (B). 1→3: C, D1, D2 suolo<br />
campionato in marzo; 4→6: C, D1, D2 in maggio; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in luglio;<br />
10→12: C, D1, D2 suolo campionato in ottobre; 13→15: C, D1, D2 suolo campionato in novembre.<br />
Figure 5 - Dendrogram structures of DGGE patterns comparisons. Through the use of Diversity<br />
Database Software, the similarity of patterns was calculated using the Dice coefficient without (A) and<br />
with (B) weighting of band intensities. Unweighted Pair Grouping with Mathematical Average was<br />
used <strong>for</strong> clustering. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in March 2001; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in<br />
May 2001; 7→9: C, D1, D2 soil sampled in July 2001; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in October<br />
2001; 13→15: C, D1, D2 soil sampled in November 2001.
Tabella 3 - Dati biometrici e produttivi della coltivazione di grano (anno 2000). I valori della stessa<br />
colonna contrassegnati dalla stessa lettera non presentano si differenziano significativamente per<br />
P≤0.05 (test di Duncan).<br />
Table 3 - Wheat biometric and production data (year 2000). Means with the same letters are not<br />
significantly different P≤0.05 (Duncan test).<br />
Trattamenti<br />
<strong>Anno</strong> 2000<br />
Controllo<br />
Dose 1<br />
Dose 2<br />
O<br />
D<br />
1600<br />
1400<br />
1200<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
Piante m -2<br />
(n°)<br />
752 a<br />
758 a<br />
755 a<br />
Altezza<br />
piante<br />
(cm)<br />
63.9 a<br />
65.0 a<br />
66.3 a<br />
Controllo Dose 1 Dose 2<br />
Marzo Maggio Luglio Ottobre Novembre<br />
Figura 6 - Valori di densità ottica dei segnali di ibridazione del 16S rDNA amplificato della comunità<br />
eubatterica del suolo del 2001 con la sonda universale per gli eubatteri Eub 338.<br />
Figure 6 - Optical density values of 16S rDNA of 2001 soil bacterial community hybridization with<br />
eubacterial specific probe Eub 338.<br />
pioni 1, 2, 3 e 4), parcelle non trattate con le<br />
acque e sostanzialmente omogenee rispetto<br />
all’epoca di campionamento. Anche il livello<br />
di dose sparsa non sembra incidere in<br />
maniera marcata sulla biodiversità<br />
eubatterica (94% di similarità dei campioni<br />
5 e 6 con quelli precedenti). Verosimilmente,<br />
proprio la stagionalità incide in maniera<br />
più netta per le parcelle soggette a spargimento<br />
(87-90% di similarità tra il gruppo di<br />
campioni dal n° 8 al 12 con i 7 precedenti),<br />
mentre per il controllo non è possibile ricondurre<br />
ad una ipotesi definita l’andamento<br />
dei pattern. Il dendrogramma compren-<br />
Peso di<br />
10 3 semi<br />
(g)<br />
40.0 a<br />
39.0 a<br />
40.2 a<br />
Cariossidi<br />
per spiga<br />
(n°)<br />
32.4 a<br />
33.1 a<br />
32.6 a<br />
Produzione<br />
di granella<br />
(t ha -1 )<br />
6.51 a<br />
6.56 a<br />
6.57 a<br />
dente anche l’intensità delle singole bande<br />
(Fig. 2B) indica un minor grado di similarità<br />
tra i vari campioni, specialmente per le tesi<br />
trattate con la dose doppia rispetto alla dose<br />
singola e al controllo.<br />
Le possibili variazioni indotte dallo spargimento<br />
delle acque sulla microflora<br />
eubatterica sono state indagate con la sonda<br />
universale Eub 338 specifica per gli<br />
eubatteri. La sonda non ha indicato una variazione<br />
della microflora immediatamente<br />
dopo il trattamento, mentre un possibile effetto<br />
delle acque sembra emergere dai dati<br />
del campionamento di maggio (Fig. 3).<br />
Tabella 4 - Dati biometrici e produttivi della coltivazione di grano (anno 2001). I valori della stessa<br />
colonna contrassegnati dalla stessa lettera non presentano si differenziano significativamente per<br />
P≤0.05 (test di Duncan).<br />
Table 4 - Wheat biometric and production data (year 2001). Means with the same letters are not<br />
significantly different P≤0.05 (Duncan test).<br />
Trattamenti<br />
anno 2001<br />
Controllo<br />
Dose 1<br />
Dose 2<br />
Piante m -2<br />
(n°)<br />
669 a<br />
683 a<br />
607 a<br />
Altezza<br />
piante<br />
Peso di<br />
10<br />
Cariossidi Produzione<br />
3 (cm)<br />
semi<br />
(g)<br />
per spiga di granella<br />
(n°) (t ha -1 )<br />
65.8 a 38.4 a 28.9 a 4.3 a<br />
63.3 a 41.8 a 26.9 a 4.6 a<br />
68.6 a 37.9 a 30.1 a 4.6 a<br />
II anno. L’analisi DGGE della regione<br />
V6-V8 dell’rDNA non mette in evidenza differenze<br />
tra le varie parcelle per quanto riguarda<br />
il numero delle specie presenti<br />
(Fig. 4). Il grado di diversità tra le parcelle<br />
basato sull’analisi UPGMA (Fig. 5A) indica<br />
in questo caso un certo effetto della<br />
stagionalità e delle lavorazioni di preparazione<br />
per le colture successive, con i campioni<br />
di ottobre e novembre raggruppati tra<br />
loro rispetto agli altri (90% di similitudine<br />
tra i campioni 10-15 e gli altri). L’analisi<br />
UPGMA comprendente anche l’intensità<br />
delle bande, mette in luce anche nel secondo<br />
anno un minor grado di similarità tra i<br />
vari campioni (Fig. 5B), e una certa particolarità<br />
di quelli che hanno ricevuto una dose<br />
doppia (n° 6 e 9) che per il 2001 è stata pari<br />
a 4 volte la dose iniziale unitaria; ciò indica<br />
probabilmente un effetto soglia della dose<br />
da poter spargere. Le acque di macerazione,<br />
d’altro canto, presentano pattern molto diversi<br />
in relazione alla durata di stoccaggio,<br />
e comunque entrambe hanno profili di bande<br />
diversi rispetto a quelli del suolo, e non<br />
sembrano in grado di modificarne la comunità<br />
eubatterica in maniera diretta.<br />
L’ibridazione con la sonda per gli eubatteri<br />
(Fig. 6) non mette in evidenza una definita<br />
azione delle acque sulla microflora nel suo<br />
complesso, indicando che le modificazioni<br />
a carico delle singole popolazioni mantengono<br />
costante il numero complessivo della<br />
microflora eubatterica.<br />
Per quanto riguarda la popolazione ammonio<br />
ossidante autotrofa, lo studio effettuato<br />
il II anno con la tecnica DGGE (Fig. 7)<br />
non indica differenze significative nella comunità<br />
in seguito alla somministrazione delle<br />
acque; anche con questa tecnica emerge chiaramente<br />
che il genere più rappresentato nel<br />
suolo è Nitrosospira, e nemmeno l’apporto<br />
di ammonio ossidanti diversi, presenti nelle<br />
acque, riesce ad influenzarne la presenza.<br />
Dati biometrici e produttivi. Le caratteristiche<br />
biometriche e produttive della coltura,<br />
indicate nelle tabelle 3 e 4, non mostrano<br />
differenze significative per effetto<br />
dello spargimento delle acque (P≤0.05) (test<br />
di Duncan) per i singoli anni considerati.<br />
La variazione di produzione tra i due anni<br />
(circa 20 q ha -1 ) è al momento imputabile<br />
agli effetti dell’andamento climatico del<br />
2001, come evidenziato dalla generale diminuzione<br />
della produzione nelle zone circostanti.<br />
CONCLUSIONI<br />
Dalla analisi DGGE e la successiva elaborazione<br />
UPGMA emerge che, dopo lo<br />
spargimento delle acque di macerazione della<br />
canapa sul suolo, avvengono delle<br />
modificazioni a carico della comunità<br />
eubatterica del suolo che si possono definire<br />
temporanee e che riguardano non tanto il<br />
numero delle specie maggiormente presenti,<br />
quanto la loro distribuzione relativa. D’al-<br />
Agroindustria / Aprile 2002 57
Figura 7 - Analisi DGGE del 16S rDNA della comunità batterica ammonio ossidante autotrofa del<br />
suolo e delle acque di macerazione dei campioni raccolti nel 2001. 1→3: C, D1, D2 suolo campionato<br />
in marzo; 4→6: C, D1, D2 in maggio; 7→9: C, D1, D2 suolo campionato in luglio; 10→12: C, D1, D2<br />
suolo campionato in ottobre; 13→15: C, D1, D2 suolo campionato in novembre; I acque raccolte a<br />
luglio; II acque raccolte ad ottobre; Nm: Nitrosomonas europaea; Nl: Nitrosospira multi<strong>for</strong>mis.<br />
Figure 7 - DGGE analysis of 16S rDNA of soil and hemp retting water ammonia oxidizers bacterial<br />
community. 1→3: C, D1, D2 soil sampled in March 2001; 4→6: C, D1, D2 soil sampled in May 2001;<br />
7→9: C, D1, D2 soil sampled in July 2001; 10→12: C, D1, D2 soil sampled in October 2001; 13→15:<br />
C, D1, D2 soil sampled in November 2001; I hemp retting water collected in July 2001; II hemp retting<br />
water collected in October 2001; Nm: Nitrosomonas europaea; Nl: Nitrosospira multi<strong>for</strong>mis.<br />
tronde, è possibile che variazioni nel numero<br />
delle specie della comunità batterica, nell’ambito<br />
dei suoli trattati, siano a carico delle<br />
popolazioni meno rappresentate, che pertanto<br />
potrebbero essere penalizzate nel processo<br />
di amplificazione di una miscela molto<br />
eterogenea di DNA quale quella estratta<br />
dal suolo (Felske et al.,1998b).<br />
Anche le variazioni a carico della<br />
microflora messe in luce con la sonda generale<br />
per gli eubatteri non sembrano in correlazione<br />
con la dose specifica somministrata,<br />
e sono più spiegabili come risposta ai fattori<br />
climatici e stagionali. La popolazione ammonio<br />
ossidante autotrofa, presa in esame<br />
come importante indicatore ambientale<br />
(Ceccherini et al., 1998) non è influenzata<br />
nella sua composizione dal refluo versato.<br />
Infine anche i parametri morfo-biometrici<br />
e produttivi presi in considerazione mostrano<br />
un andamento legato verosimilmente all’andamento<br />
climatico e/o agli interventi di<br />
conduzione. A tal proposito, l’ipotesi che<br />
l’apporto delle acque, dato il loro modesto<br />
contenuto di carbonio organico, potesse svol-<br />
58 Agroindustria / Aprile 2002<br />
gere una azione positiva sulla produzione<br />
incrementando la dose sparsa (Castaldini et<br />
al., 2002) non sembra suffragato dai dati<br />
produttivi del 2° anno.<br />
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Soil Ecol. 13, 109-122.<br />
van Elsas J.D., Duarte G.F., Rosado A.S., Smalla<br />
K., 1998. Microbiological and molecular<br />
biological methods <strong>for</strong> monitoring microbial<br />
inoculants and their effects in the soil<br />
environment. J. Microbiol. Meth. 32, 133-<br />
154.
Caratterizzazione strutturale e istologica di fibre di canapa (Cannabis sativa L.)<br />
P. Medeghini Bonatti 1 , B. Focher, C. Grippo, C. Ferrari 1 , G. Pellacani<br />
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia<br />
Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente, Via Vignolese 905/C - 41100 Modena<br />
1 Dipartimento Interdisciplinare di Scienze Agrarie, Via J. Kennedy 17- 42100 Reggio Emilia<br />
RIASSUNTO<br />
Su due varietà di canapa destinate al settore tessile, Carmagnola (dioica), tradizionale cultivar<br />
italiana da fibra e Fedora (monoica), di origine francese, è stato condotto uno studio istologico e<br />
strutturale delle fibre, rispettivamente contenute nel fusto integro e nello stigliato. L’analisi istoanatomica<br />
ha consentito una precisa caratterizzazione delle due varietà relativamente alle dimensioni<br />
dei fascetti di fibre primarie, al gradiente di maturazione delle stesse lungo il fusto, alla produzione<br />
di fibre secondarie. Comparativamente, nella cv Carmagnola i fascetti appaiono meglio individuati,<br />
a contorno più regolare e significativamente più sottili in ogni segmento di fusto considerato;<br />
a parità di età delle piante e di distanza dalla base, in questa stessa cultivar la maturazione delle<br />
fibre risulta più omogenea e la quantità di fibre secondarie è globalmente inferiore. L’analisi<br />
composizionale e strutturale ha mostrato contenuto di lignina analogo nelle due varietà e una struttura<br />
meno ordinata della cellulosa nella varietà Fedora.<br />
Parole chiave: Cannabis sativa L., cv Carmagnola, cv Fedora, fibra tessile, analisi istologica, cellulosa,<br />
analisi composizionale, analisi NMR.<br />
ABSTRACT<br />
Structural and histological characterisation of hemp (Cannabis sativa L.) fibers<br />
Histo-anatomical, compositional and solid-state NMR analysis were carried out on primary bast<br />
fibres of dioecious hemp variety Carmagnola and monoecious Fedora one, to comparatively define<br />
the main quality traits related to their textile use. Field grown plants in the vegetative stage were<br />
harvested at week 14 after sowing. The plant density was approximately 120 plants m -2 . The plant<br />
height averaged 230 cm in cv Carmagnola and 165 cm in cv Fedora. Microscopical observations<br />
and image analysis were carried out on stem cross-sections at 50, 100 and 150 cm above ground.<br />
Compositional and structural analysis were per<strong>for</strong>med in toto on primary fibres manually extracted<br />
from stem segments up to 150 cm above ground. The two cultivars showed significant differences<br />
in the size of fibre bundles, in fibre ripeness degree and in the proportion of secondary fibres in<br />
every stem segment examined. In cv Fedora the primary fibre bundles appeared consistent, irregularly<br />
defined and frequently interconnected, whereas in cv Carmagnola they were thinner and regularly<br />
spaced. The fibre maturity index, defined by cell-wall/cell-lumen ratio (P/L), was high in cv Fedora<br />
up to 100 cm above ground and very low in the upper third of the stem. The fibre ripeness degree in<br />
cv Carmagnola was lower than in cv Fedora up to 100 cm height; nevertheless, the primary fibres<br />
appeared well differentiated up to 150 cm above ground, with constant values of maturity index.<br />
Differences in secondary fibre production were also observed, related to the different growth pattern<br />
of the two cultivars. The proportion of secondary fibres in stem cross-sections at 50 cm above<br />
ground averaged 25% of total bast area in cv Carmagnola and 28% in cv Fedora plants; at 100 cm<br />
secondary bast fibres were observed only in cv Fedora. On the whole, histo-anatomical conditions<br />
consistent with textile uses were observed up to 150 cm above ground in cv Carmagnola and up to<br />
100 cm in cv Fedora, at parity of plant age. Chemical composition of primary fibres was substantially<br />
similar, the only significant difference being the higher amount of extractive components recorded<br />
in cv Fedora. On the other hand, the NMR spectra pointed out a fairly lower intensity signal of<br />
lignin in cv Fedora, together with a partial reduction in the pentosane signals. Moreover, the NMR<br />
spectrum recorded <strong>for</strong> cv Carmagnola fibres showed the cellulose profile typically found in primary<br />
fibres of herbaceous plants, with a C-4 related crystallinity degree near to 50%. In the cv Fedora<br />
NMR spectrum, the band width of the C-4 and C-6 peaks prevents the determination of the crystalline<br />
phase, due to the greater amount of more disordered cellulose.<br />
Key words: Cannabis sativa L., cv Carmagnola, cv Fedora, fiber hemp, histology, cellulose, fibre<br />
composition, NMR analysis.<br />
Autore corrispondente: Medeghini Bonatti P.<br />
Dipartimento di Scienze Agrarie – Università<br />
degli Studi di Modena e Reggio Emilia,<br />
Via Kennedy 17, 42100 Reggio Emilia, Italia<br />
Tel. (0522) 383232 - Fax (0522) 304217<br />
E-mail: bonatti.piera@unimo.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
INTRODUZIONE<br />
L’impiego di colture agricole per usi industriali<br />
si pone come strategia di<br />
diversificazione produttiva in una situazione<br />
prospettica caratterizzata dalla riduzione<br />
delle risorse finanziarie disponibili per il<br />
sostegno dell’agricoltura e dall’imponente<br />
disavanzo della bilancia commerciale delle<br />
materie prime fibrose della maggior parte dei<br />
paesi dell’UE. Non è tuttavia sufficiente produrre<br />
materiale fibroso in quantità industriali<br />
per essere certi dell’accettazione del mercato;<br />
impatto ambientale e qualità sono i fattori<br />
che condizionano l’impiego di qualsiasi<br />
materia prima.<br />
Definire la qualità di una fibra cellulosica<br />
vegetale in termini del tutto oggettivi è un<br />
compito estremamente arduo sia per la variabilità<br />
intrinseca dei prodotti naturali sia<br />
per la molteplicità dei settori d’impiego. In<br />
linea di principio, al momento dell’acquisto<br />
i parametri di riferimento del prezzo sono: il<br />
contenuto di fibra lunga nello stelo, la resistenza<br />
dei fascetti fibrosi, la finezza della<br />
fibra tecnologica. Detti parametri sono generalmente<br />
valutati manualmente dall’acquirente<br />
al momento stesso dell’acquisto e, solo<br />
nei casi dubbi, confermati in laboratorio su<br />
piccolissime campionature. Il passaggio da<br />
criteri soggettivi a criteri oggettivi basati su<br />
parametri morfologici e strutturali richiede<br />
in ogni caso un approfondimento della conoscenza<br />
della materia prima fibrosa.<br />
Vari caratteri isto-anatomici del fusto di<br />
canapa sono correlabili a caratteristiche tecnologiche<br />
delle fibre quali elasticità, resistenza<br />
e finezza (Sankari, 2000). Ai fini della<br />
destinazione d’uso e della lavorazione, può<br />
rivestire notevole interesse definire sia la<br />
consistenza dei singoli fascetti, cioè il numero<br />
di fibre di cui sono composti, sia la<br />
quantità di altri tessuti ad essi associati, che<br />
possono restare a far parte dello stigliato<br />
come impurezze. Un ulteriore elemento significativo<br />
è il grado di maturazione e<br />
lignificazione della parete delle singole fibre,<br />
che risulta correlato a vari fattori<br />
(Horkay and Bócsa, 1996; Mediavilla,<br />
Leupin and Keller, 2001; Keller et al., 2001;<br />
Sankari, 2000): sesso della pianta, stadio di<br />
sviluppo, età del tessuto. Una consistente<br />
presenza di lignina può influire direttamente<br />
sul grado di rigidità e fragilità della fibra;<br />
peraltro, una scarsa lignificazione è propria<br />
di fibre non mature. Infine, è da considerare<br />
che l’accrescimento in diametro del fusto<br />
comporta, parallelamente alla <strong>for</strong>mazione<br />
della massa legnosa, la produzione di fibre<br />
floematiche secondarie, molto lignificate e<br />
di lunghezza e diametro molto ridotti (fibre<br />
corte): un’abbondante presenza di fibre secondarie<br />
nello stigliato incide negativamente<br />
sulla qualità (Mediavilla, Leupin and<br />
Keller, 2001).<br />
Lo scopo della presente ricerca è la caratterizzazione<br />
istologica delle fibre nel fusto<br />
integro, unitamente all’analisi composizionale<br />
Agroindustria / Aprile 2002 59
Tabella 1 - Consistenza dei fascetti di fibre primarie a 100 cm di altezza nel fusto delle cultivar<br />
Carmagnola e Fedora, a 14 settimane dalla semina.<br />
Table1 - Primary fibre strand consistency in cv Carmagnola and Fedora stems, 100 cm above ground,<br />
at week 14 after sowing.<br />
n° medio di fibre range<br />
per fascetto<br />
Carmagnola 27.6<br />
e strutturale delle componenti polimeriche<br />
delle fibre nello stigliato. Questo lavoro riporta<br />
una prima serie di osservazioni utili a<br />
definire comparativamente due varietà destinate<br />
al settore tessile: Carmagnola, dioica,<br />
tradizionale varietà da fibra italiana, e Fedora,<br />
monoica, di origine francese.<br />
Tabella 2 - Indice di maturazione delle fibre<br />
primarie (P/L) a diverse altezze nel fusto delle<br />
cv Carmagnola e Fedora, a 14 settimane dalla<br />
semina.<br />
Table 2 - Primary fibres maturity index (P/L)<br />
along the stem of cv Carmagnola and cv<br />
Fedora, at week 14 after sowing.<br />
Figura 1 - Porzione di fusto di C. sativa cv<br />
Carmagnola in sezione trasversale, a 100 cm<br />
dalla base, 14 settimane dopo la semina (x 70).<br />
Figure 1 - A cross-section of C. sativa cv<br />
Carmagnola stem, 100 cm above ground, at<br />
week 14 after sowing (x 70).<br />
60 Agroindustria / Aprile 2002<br />
costolature 39.6 12 - 66<br />
tra costolature 18.6 11 - 31<br />
Fedora 57.6<br />
costolature 71 30 - 91<br />
tra costolature 46 36 - 63<br />
50 cm 100 cm 150 cm<br />
Carmagnola 0.69 0.56 0.54<br />
Fedora 0.84 0.66 0.22<br />
MATERIALI E METODI<br />
Campionamento e conservazione. I<br />
campioni sono stati ottenuti nell’estate 2000<br />
da piante cresciute in campo a densità di<br />
120 m -2 e distanza tra file di 20 cm. Le condizioni<br />
colturali hanno previsto concimazione<br />
azotata e fosfatica in ragione di<br />
150 kg ha -1 e nessun trattamento di diserbo.<br />
All’epoca del prelievo (inizio luglio, 14 settimane<br />
dalla semina) gli individui prescelti<br />
per l’analisi non presentavano segni evidenti<br />
di avvio della fioritura, benché la maggior<br />
parte delle piante della cv Fedora avesse raggiunto<br />
questo stadio; l’altezza media era di<br />
230 cm per la cv Carmagnola e di 165 cm<br />
per la cv Fedora. Segmenti di fusto di tre<br />
piante per ogni cultivar, dalla base a 150 cm<br />
di altezza, conservati a –80 °C, sono stati<br />
destinati alle analisi composizionali e strutturali.<br />
Per le analisi isto-anatomiche, frammenti<br />
di circa 2 cm di lunghezza sono stati<br />
prelevati dalle stesse piante a distanza di 50,<br />
100, 150 cm dalla base e opportunamente<br />
trattatati per le osservazioni microscopiche.<br />
Microscopia. I campioni di fusto sono sta-<br />
Figura 2 - Sezione trasversale del fusto di C.<br />
sativa cv Fedora, a 100 cm dalla base,<br />
14 settimane dopo la semina (x 70).<br />
Figure 2 - Cross-section of C. sativa cv Fedora<br />
stem, 100 cm above ground, at week 14 after<br />
sowing (x 70).<br />
ti fissati per almeno 24 ore a 4 °C in<br />
glutaraldeide 3% (p/v) in tampone fosfato<br />
0.1 M, pH 6.8, successivamente disidratati<br />
in alcool e inclusi in istoresina (Technovit<br />
7100, Kulze). Sezioni trasversali dello spessore<br />
di 2-4 µm, ottenute con Ultramicrotomo<br />
Reichert Jung, sono state colorate con blu di<br />
toluidina carbonato, osservate e fotografate<br />
ad un microscopio ottico Leitz Orthoplan.<br />
Su almeno sei sezioni non seriali per ogni<br />
campione è stata eseguita l’analisi di immagine.<br />
Il grado di maturazione delle fibre primarie<br />
è stato quantificato attraverso la misura,<br />
su singole fibre, del rapporto parete/<br />
lume cellulare (P/L); la consistenza dei singoli<br />
fascetti è stata valutata sulla base del<br />
numero di fibre adiacenti, non separate da<br />
cellule parenchimatiche.<br />
Isolamento delle fibre. Le fibre tecnologiche<br />
sono state isolate dallo stelo e pulite<br />
manualmente, quindi separate dai tessuti non<br />
fibrosi tramite un pettine industriale da<br />
23 punte pollice -1 .<br />
Analisi chimica delle fibre stigliate.<br />
Determinazione degli estrattivi. La quantità<br />
di estrattivi è stata determinata per estrazione<br />
delle fibre stigliate in miscela di<br />
cicloesano/etanolo (2:1), a ricadere per 8 h<br />
e successivamente con etanolo per 5 h (Tappi<br />
264 om-82).<br />
Determinazione della lignina. La frazione<br />
di lignina insolubile è stata determinata,<br />
secondo la norma Tappi T 222 om-88, per<br />
dissoluzione delle componenti polisaccaridiche<br />
in H 2 SO 4 72% (p/p) per 2 h a 25°C e<br />
successivo trattamento in H 2 SO 4 3% (p/p) a<br />
ricadere per 4 h. Il residuo insolubile è stato<br />
lavato con H 2 O bollente sino a neutralità. La<br />
Figura 3 - Particolare di un fascetto di fibre<br />
primarie, a grado di maturazione non omogeneo,<br />
nella cv Fedora (x 270).<br />
Figure 3 - Detail of a primary bast fibre bundle<br />
of cv Fedora, showing maturity gradient of<br />
fibres (x 270).
frazione di lignina solubile è stata determinata<br />
spettrofotometricamente (205 nm) sulla<br />
frazione solubile in H 2 SO 4 .<br />
Determinazione dei pentosani. La determinazione<br />
dei pentosani è stata condotta secondo<br />
la norma Tappi 223 cm-84, sul distillato<br />
in HCl 13,15% (p/p) dopo addizione di<br />
NaCl (20 g). A 5 ml del distillato sono stati<br />
aggiunti 25 ml di reagente orcinolo e 20 ml<br />
di etanolo; la determinazione spettrofotometrica<br />
del contenuto di xilano è stata condotta<br />
a 630 nm.<br />
Determinazione delle ceneri. La quantità<br />
di ceneri è stata determinata per calcinazione<br />
in muffola a 560 °C (Tappi 211 os-58).<br />
Analisi spettroscopica NMR allo stato<br />
solido. Gli spettri CP-MAS 13 C-NMR sono<br />
stati registrati a temperatura ambiente, a<br />
75.4 MHz mediante uno spettrometro per lo<br />
stato solido Bruker ASX -300, usando un rotore<br />
(ZrO 2 ) di 7 mm. Il tempo di contatto di<br />
cross polarisation (CP) era 1 ms, mentre il<br />
tempo di ripetizione e l’impulso 1 H90°, rispettivamente<br />
di 4 s e 3,5 µs. I chemical<br />
shifts erano misurati rispetto alla glicina (riferimento<br />
esterno) a 42 ppm dal TMS. Per<br />
ogni spettro sono state accumulate da 500 a<br />
2000 registrazioni (1K data points). La velocità<br />
di rotazione del rotore era di 4.5 kHz;<br />
gli spettri sono stati fasati manualmente.<br />
RISULTATI E DISCUSSIONE<br />
Caratterizzazione isto-anatomica. Le fibre<br />
primarie occupano nel fusto una regione<br />
periciclica che negli stadi iniziali<br />
dell’ontogenesi, e particolarmente in corrispondenza<br />
delle costolature, diviene<br />
Figura 4 - Composizione percentuale della zona<br />
di fusto esterna al cambio cribro-legnoso, a 50<br />
cm dalla base, 14 settimane dopo la semina.<br />
Figure 4 - Proportion of primary fibres,<br />
secondary fibres and other tissues in the bast<br />
zone of stem basal segment of cv Carmagnola<br />
and cv Fedora, at week 14 after sowing.<br />
Tabella 3 - Analisi composizionale delle fibre stigliate.<br />
Table 3 - Compositional analysis of scutched fibres.<br />
Carmagnola<br />
(%)<br />
Fedora<br />
(%)<br />
Estrattivi 1,8 3,9<br />
Lignina solubile 2,1 2,1<br />
Lignina insolubile 2.3 2.7<br />
Lignina totale 4,4 4,8<br />
Pentosani 8,0 7,9<br />
Ceneri 4,9 4,4<br />
Cellulosa (*)<br />
(*) Determinata come differenza<br />
80,9 79,1<br />
Figura 5 - Aspetto dei fascetti di fibre primarie a 100 cm di altezza nel fusto della cv Carmagnola (x 150).<br />
Figure 5 - Primary bast fibre bundles in the stem of cv Carmagnola, 100 cm above ground (x 150).<br />
Figura 6 - Aspetto dei fascetti di fibre primarie a 100 cm di altezza nel fusto della cv Fedora (x 150).<br />
Figure 6 - Primary bast fibre bundles in the stem of cv Fedora, 100 cm above ground (x 150).<br />
Agroindustria / Aprile 2002 61
Figura 7 - Fibre primarie in avanzato stadio di<br />
maturazione e scarso sviluppo delle fibre<br />
secondarie nel fusto della cv Carmagnola a<br />
50 cm dalla base (x 170).<br />
Figure 7 - Detail of cv Carmagnola stem, 50 cm<br />
above ground, showing nearly mature primary<br />
fibres and moderate development of secondary<br />
phloem fibres (x 170).<br />
pluristratificata. La distribuzione in fascetti<br />
separati (Figg. 1, 2) evidenzia che non tutte<br />
le cellule della regione periciclica si differenziano<br />
in fibre; a separare i singoli fascetti<br />
permangono quindi cellule di tipo<br />
parenchimatico, di piccole dimensioni e<br />
provviste di parete cellulosica sottile. Il numero<br />
di fibre per fascetto risulta determinato<br />
molto precocemente e, in uno stesso individuo,<br />
non presenta significative variazioni<br />
a diverse altezze lungo il fusto.<br />
La maturazione delle fibre, indicata dalla<br />
progressiva deposizione di strati di parete<br />
cellulare secondaria, procede nell’ambito di<br />
Figura 10 - Particolare del fusto della cv Fedora<br />
a 150 cm di altezza; le fibre primarie non sono<br />
differenziate (x 170).<br />
Figure 10 - Detail of cv Fedora stem, 150 cm<br />
above ground; differentiated primary fibres are<br />
not present (x 170).<br />
62 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Figura 8 - Particolare del fusto della cv<br />
Carmagnola a 150 cm dalla base; le fibre<br />
primarie mostrano minore diametro, ma buon<br />
grado di maturazione; non sono presenti fibre<br />
secondarie (x 170).<br />
Figure 8 - Detail of cv Carmagnola stem,<br />
150 cm above ground, showing good<br />
differentiation of thin primary fibres; secondary<br />
fibres are not visible (x 170).<br />
ogni fascetto secondo gradiente, in senso<br />
radiale rispetto al centro del fusto (Fig. 3).<br />
Il processo di lignificazione è pure avviato<br />
molto precocemente, contemporaneamente<br />
all’inizio di <strong>for</strong>mazione della parete secondaria:<br />
riguarda inizialmente la lamella mediana<br />
e la sottile parete primaria, procede<br />
poi interessando, sebbene più debolmente,<br />
gli strati di parete secondaria.<br />
Le varietà Carmagnola e Fedora appaiono<br />
distintamente caratterizzate sia per la diversa<br />
consistenza dei fascetti (Tab. 1) che per<br />
lo stato di maturazione delle fibre a date altezze<br />
lungo il fusto (Tab. 2).<br />
La cv Fedora presenta fibre primarie aggregate<br />
in fascetti consistenti e compatti,<br />
estesi in senso tangenziale, a contorno irregolarmente<br />
sinuoso, spesso indistintamente<br />
separati (Figg. 6, 9).<br />
La maturazione delle fibre, a 14 settimane<br />
dalla semina, risulta molto avanzata fino a 100<br />
cm di altezza (Tab. 2). A 150 cm dalla base le<br />
fibre presentano valori del rapporto P/L estremamente<br />
bassi: raramente è stato ottenuto un<br />
indice pari a 1, che rappresenta la condizione<br />
di completa maturazione, vale a dire lume<br />
cellulare completamente occluso. Il dato è<br />
facilmente giustificabile se viene riferito all’altezza<br />
media (165 cm) delle piante campionate:<br />
il segmento di fusto prelevato in questa<br />
cultivar a 150 cm dalla base è, in effetti,<br />
situato in prossimità dell’apice vegetativo,<br />
perciò ad esso corrispondono tessuti di recente<br />
<strong>for</strong>mazione e relativamente immaturi.<br />
La produzione di fibre floematiche secondarie<br />
è evidente sia nella zona basale del fusto<br />
(Fig. 9) che in quella mediana (Fig. 6),<br />
mentre risulta assente a 150 cm di altezza<br />
(Fig. 10).<br />
Figura 9 - Fibre primarie completamente<br />
mature e consistente sviluppo di fibre<br />
secondarie nel fusto della cv Fedora a 50 cm<br />
dalla base (x 170).<br />
Figure 9 - Detail of cv Fedora stem, 50 cm<br />
above ground, showing development of fully<br />
mature primary fibres and secondary phloem<br />
fibres (x 170).<br />
Nella cv Carmagnola i fascetti appaiono<br />
meglio individuati, a contorno più regolare<br />
e significativamente più sottili in ogni segmento<br />
di fusto considerato (Figg. 5, 7;<br />
Tab. 1).<br />
Il grado di maturazione delle fibre, fino a<br />
100 cm di altezza, è inferiore a quello registrato<br />
in Fedora (Tab. 2); il valore del rapporto<br />
P/L si mantiene tuttavia costante nel<br />
segmento di fusto sovrastante, dove peraltro<br />
le fibre presentano diametro minore<br />
(Fig. 8).<br />
Anche la scalarità di produzione delle fibre<br />
secondarie riflette differenze significative<br />
nel modello di sviluppo e nel ritmo di<br />
accrescimento rispetto alla cv Fedora: a<br />
50 cm dalla base (Figg. 4, 7), la zona di fusto<br />
esterna al cambio (tiglio) è occupata per<br />
il 25% da fibre secondarie e per il 43% da<br />
fibre primarie; nei segmenti di fusto successivi<br />
(Figg. 5, 8) la quantità di fibre secondarie<br />
è irrilevante.<br />
Le valutazioni quantitative consentite dall’analisi<br />
microscopica concordano globalmente<br />
con quelle espresse per cultivar di<br />
canapa dioiche e monoiche sulla base di analisi<br />
di altro tipo (Horkay and Bócsa, 1996).<br />
Nel caso specifico, a parità di età delle piante,<br />
le condizioni isto-anatomiche adeguate<br />
alla destinazione tessile si riscontrano fino a<br />
150 cm di altezza nel fusto della cv<br />
Carmagnola e fino a 100 cm di altezza nel<br />
fusto della cv Fedora.<br />
Analisi chimica. L’analisi composizionale<br />
delle fibre stigliate è riportata in tabella 3.<br />
La composizione delle due varietà è sostanzialmente<br />
simile; l’unica differenza significativa<br />
riguarda il contenuto di estrattivi – di<br />
probabile natura lipidica, visto il tipo di sol-
180<br />
Figura 11 - Spettro 13 C CP-MAS NMR della cv<br />
Carmagnola.<br />
Figure 11 - 13 C CP-MAS NMR spectrum of cv<br />
Carmagnola.<br />
180<br />
160<br />
160<br />
140<br />
140<br />
120<br />
120<br />
100<br />
(ppm)<br />
100<br />
(ppm)<br />
Figura 12 - Spettro 13 C CP-MAS NMR della cv<br />
Fedora.<br />
Figure 12 - 13 C CP-MAS NMR spectrum of cv<br />
Fedora.<br />
vente utilizzato – sensibilmente superiore<br />
nella cultivar Fedora. È verosimile che la<br />
componente fibrosa isolata dal segmento<br />
subapicale del fusto di quest’ultima sia costituita<br />
da fibre immature e trattenga una<br />
maggiore quantità di altri tessuti vivi: è quindi<br />
possibile che i componenti lipoproteici<br />
cellulari incidano sui valori riscontrati.<br />
Spettroscopia NMR allo stato solido. Lo<br />
spettro 13 C CP-MAS NMR delle fibre<br />
stigliate della varietà Carmagnola (Fig. 11)<br />
mostra i segnali propri delle tre componenti<br />
polimeriche: lignina, pentosani e cellulosa,<br />
unitamente a quelli dei gruppi metilici, com-<br />
80<br />
80<br />
60<br />
60<br />
40<br />
40<br />
20<br />
20<br />
presi tra 20 e 40 ppm delle componenti non<br />
fibrose.<br />
Segnali relativi alla lignina sono presenti<br />
sia a campi alti che a campi bassi: il segnale<br />
a 21 ppm è stato attribuito ai gruppi metilici,<br />
mentre la spalla a 56 ppm ai gruppi<br />
metossilici presenti nella lignina, ma anche<br />
nei pentosani. Il segnale a 180 ppm è dovuto<br />
alla presenza nella struttura della lignina<br />
di gruppi carbonilici. I segnali dei carboni<br />
α, β e γ delle unità di fenilpropano non sono<br />
distinguibili perché sovrapposti a quelli della<br />
cellulosa, mentre i segnali dei carboni dell’anello<br />
del fenilpropano appaiono ampi e<br />
di debole intensità nell’intervallo 120-<br />
130 ppm. I segnali dei pentosani, oltre che a<br />
56 ppm, sono evidenti a campi bassi<br />
(175 ppm) e dovuti alla presenza di gruppi<br />
acetilici (Focher, 1992).<br />
Il segnale del carbonio anomerico C-1<br />
della cellulosa appare a 105 ppm, mentre i<br />
segnali a 89 ppm e la spalla a 84 ppm sono<br />
stati assegnati al carbonio C-4, presente rispettivamente<br />
nelle zone ordinate e meno<br />
ordinate della cellulosa. Anche il segnale del<br />
carbonio C-6 è scomposto nella componente<br />
ordinata (65 ppm) e meno ordinata<br />
(63 ppm). L’apparente doppietto nell’intervallo<br />
70-80 ppm è dovuto ai carboni C-2,<br />
C-3 e C-5 dell’anello anidroglucosidico che<br />
generalmente appare come tripletto solo in<br />
composti cellulosici altamente cristallini.<br />
Il profilo dello spettro NMR delle fibre<br />
stigliate della cv Fedora (Fig. 12) mostra, a<br />
differenza dell’analisi chimica, una riduzione<br />
di intensità dei segnali della lignina (intensità<br />
prossima al limite di sensibilità dello<br />
strumento). Anche i segnali dei pentosani<br />
mostrano una parziale riduzione della loro<br />
intensità.<br />
Lo spettro NMR della cv Carmagnola presenta<br />
un profilo tipico della cellulosa delle<br />
fibre primarie di piante annuali (Focher et<br />
al., 2001) con un grado di cristallinità, calcolato<br />
sul carbonio C-4, prossimo al 50%.<br />
Nello spettro della cv Fedora la larghezza<br />
di riga dei picchi relativi ai carboni C-4 e<br />
C-6, dovuta alla maggior presenza della componente<br />
meno ordinata della cellulosa, non<br />
permette la determinazione della componente<br />
cristallina e necessita pertanto di uno studio<br />
più approfondito.<br />
CONCLUSIONI<br />
Pur presentando ampia variabilità, i caratteri<br />
rilevati con l’analisi isto-anatomica<br />
rispecchiano significative differenze varietali<br />
costitutive e consentono valutazioni anche<br />
di ordine qualitativo. Nelle condizioni sperimentali<br />
e meteoclimatiche relative ai campioni<br />
esaminati, la cv Carmagnola sembra<br />
presentare parametri di qualità superiore per<br />
quanto riguarda la maturazione più veloce e<br />
più omogenea delle fibre primarie e la <strong>for</strong>mazione<br />
di minori quantità di fibre secondarie.<br />
Inoltre, la morfologia dei fascetti di<br />
fibre primarie, contraddistinti da bassa consistenza<br />
e da dimensioni relativamente omogenee,<br />
può rappresentare un elemento di non<br />
secondaria importanza per la produzione di<br />
filato di elevata finezza.<br />
Infine, benché le osservazioni si riferiscano<br />
a uno stadio di crescita non definitivo ai<br />
fini della raccolta, si evidenzia la possibilità<br />
di utilizzazione del fusto della cv<br />
Carmagnola per un’altezza considerevolmente<br />
superiore rispetto alla cv Fedora.<br />
Tra i dati ottenuti dall’analisi strutturale<br />
risulta di particolare rilievo la struttura<br />
sopramolecolare più ordinata della cellulosa<br />
nella cv Carmagnola.<br />
La correlazione tra dati di tipo chimicostrutturale<br />
e osservazioni isto-anatomiche<br />
può dunque <strong>for</strong>nire utili riferimenti nella<br />
definizione oggettiva delle proprietà della<br />
fibra richieste per diverse destinazioni d’uso,<br />
nonché indicazioni per programmi di selezione<br />
e miglioramento.<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
Si ringrazia il Dott. Luigi Maffettone, per<br />
l’assistenza tecnica prestata nella composizione<br />
delle tavole.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Focher B., 1992. Physical characteristics of flax<br />
fibre. In: “The Biology and Processing of<br />
Flax Fibre”. H.S. Shekkar Sharma and<br />
C.F.Van Sumere Eds., M.Publications,<br />
Belfast, pp. 11-32.<br />
Focher B., Palma M.T., Canetti M., Torri G.,<br />
Cosentino C., Gastaldi G., 2001. Structural<br />
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Hayward H.E., 1951. The structure of economic<br />
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quality between male, female and<br />
monoecious hemp plants. J. Int. Hemp Ass. 3,<br />
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Keller A., V. Mediavilla, M. Leupin, E.<br />
Wintermantel, 2001. Influence of the growth<br />
stage of industrial hemp on chemical and<br />
physical properties of the fibres. Ind. <strong>Crops</strong><br />
Prod. 13, 35-48.<br />
Mediavilla V., M. Leupin, A. Keller, 2001.<br />
Influence of the growth stage of industrial<br />
hemp on the yield <strong>for</strong>mation in relation to<br />
certain fibre quality traits. Ind. <strong>Crops</strong><br />
Prod. 13, 49-56.<br />
Sankari H.S., 2000. Comparison of bast fibre<br />
yield and mechanical fibre properties of hemp<br />
(Cannabis sativa L.) cultivars. Ind. <strong>Crops</strong><br />
Prod. 11, 73-84.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 63
Impiego della canapa nella fitodepurazione da metalli pesanti<br />
A. Ciurli, A. Alpi e P. Perata1 Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie - Università degli Studi di Pisa, Via Mariscoglio 34, 56124 Pisa<br />
1 Dipartimento di Scienze Agrarie - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Via Kennedy 17,<br />
42100 Reggio Emilia<br />
RIASSUNTO<br />
È stata effettuata l’analisi di germinazione ed individuato il tempo medio di germinazione di semi<br />
di Cannabis sativa var. Fibranova. La percentuale di germinazione è stata studiata inoltre in presenza<br />
di sali di zinco: solfato di zinco, ZnSO 4 , nitrato di zinco, Zn (NO 3 ) 2 e cloruro di zinco, ZnCl 2 ,<br />
usando concentrazioni 0 (controllo), 0.05, 0.1, 0.2, e 0.4 M, e per ogni sale, sia in presenza di luce<br />
sia al buio. È stato messo a punto un sistema di coltivazione della canapa in coltura idroponica, in<br />
condizioni di crescita controllate, dopo la sua germinazione nel terreno. La percentuale di<br />
germinazione dei semi è circa del 18%, a causa della presenza di numerosi semi mal<strong>for</strong>mati e<br />
morti. La pianta invece si adatta bene alla crescita in coltura idroponica e non presenta “shock” da<br />
trapianto dopo il trapianto dal terreno all’idroponica stessa. Per evidenziare una soglia di tossicità<br />
al metallo, quando le piante avevano raggiunto un’altezza di 30 cm, la soluzione nutritiva<br />
dell’idroponica veniva sostituita con una soluzione nutritiva contenente gli stessi sali di Zn delle<br />
prove di germinazione, rispettivamente alle concentrazioni 0.0 (controllo), 0.05, 0.1, 0.2 e 0.4 M.<br />
Sono stati evidenziati danni sulle piante alle diverse concentrazioni di sali di zinco ed individuata<br />
una soglia di tolleranza della canapa ai sali di zinco nel terreno.<br />
Parole chiave: canapa, metalli pesanti, fitodepurazione, coltura idroponica<br />
ABSTRACT<br />
Use of hemp <strong>for</strong> phytoremediation of soil metals<br />
Germination analyses were carried out <strong>for</strong> seeds of Cannabis sativa variety “Fibranova” and the<br />
relative average germination time was determined. Germination percentage was also studied in the<br />
presence of zinc salts such as zinc chloride (ZnCl 2 ) zinc sulphate (ZnSO 4 ), zinc nitrate (Zn(NO 3 ) 2 )<br />
at the following concentrations: 0.0, (control), 0.05, 0.1, 0.2, 0.4 M, both in light and dark. We<br />
established a cultivation system in hydroponics culture <strong>for</strong> Cannabis plants in controlled growth<br />
chamber, after seed germination in soil.<br />
The aim of the present research was to evaluate the tolerance of Cannabis to zinc salts <strong>for</strong> restoration<br />
of soil metals. Although we observed a scarce adaptability of Cannabis to zinc salts in the hydroponics<br />
cultivation system, we chose this growth method because of the need to obtain a repeatable<br />
experiment, regardless of soil composition, intrinsically variable.<br />
Germination percentage of Cannabis sativa seeds was about 18%, because of the presence of<br />
several de<strong>for</strong>med, broken, empty and dead seeds. On the contrary, the plants adapted to hydroponics<br />
culture condition grew very well and did not present transplantation shock from soil to the<br />
hydroponics. When the plants reached a height of 30 cm, the nutritive solution was replaced with<br />
another containing zinc salts at: 0.0 M, (control), 0.05 M, 0.1 M, 0.2 M, 0.4 M.<br />
The toxic effects of the different salts were evaluated and a tolerance threshold <strong>for</strong> zinc toxicity<br />
plant growth was determined. The obtained results demonstrate a low tolerance of hemp to the<br />
presence of ZnCl 2 in hydroponics cultivation (< 0.1 M), whereas the same concentration appears to<br />
be well tolerated by Cannabis grown in soil.<br />
Key words: hemp, heavy metal, phytoremediation, hydroponics cultivation.<br />
INTRODUZIONE<br />
La tecnica che prevede l’utilizzazione di<br />
piante per il trattamento di suoli contaminati<br />
e acque reflue inquinate, nota con il termine<br />
di “fitodepurazione”, è un processo di<br />
recente sviluppo che si sta imponendo come<br />
Autore corrispondente: Perata P. - Dipartimento<br />
di Scienze Agrarie - Università degli Studi di<br />
Modena e Reggio Emilia, Via Kennedy 17,<br />
42100 Reggio Emilia, Italia - Tel. (0522)<br />
383232 - Fax (0522) 304217 - E-mail:<br />
perata.pierdomenico@unimo.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
64 Agroindustria / Aprile 2002<br />
una soluzione efficace, a basso impatto ambientale<br />
ed applicabile ad una ampia gamma<br />
di situazioni dove i sistemi tradizionali<br />
appaiono onerosi e di difficile gestione. Questa<br />
nuova tecnologia risulta molto vantaggiosa<br />
anche per la notevole abilità delle piante<br />
ad estrarre sequestrare e/o detossificare<br />
inquinanti presenti nel terreno o nelle acque<br />
(Meagher, 2000). Sebbene il termine<br />
fitodepurazione attribuisca una funzione predominante<br />
all’azione delle piante, in realtà<br />
il processo è molto più complesso e si basa<br />
sull’azione svolta da alcune specie vegetali<br />
sul refluo da depurare in stretta connessione<br />
con i batteri presenti nella rizosfera e nel<br />
suolo (Salt et al., 1998).<br />
Sia negli Stati Uniti che in diversi Paesi<br />
Europei sono stati realizzati negli ultimi anni<br />
numerosi impianti per la fitodepurazione di<br />
reflui provenienti da un’ampia gamma di<br />
attività: trattamento secondario e terziario di<br />
reflui urbani, industriali, agricoli e<br />
zootecnici. Infine, da pochi anni, si stanno<br />
utilizzando organismi vegetali per la<br />
depurazione delle acque inquinate e/o<br />
eutrofiche tramite la ricostruzione di<br />
ecosistemi acquatici (constructed wetland),<br />
aventi la funzione di filtro biologico e di tampone<br />
delle acque scaricate dai processi civili,<br />
industriali ed agricoli (Mannini, 1997).<br />
La fitodepurazione si attua secondo diverse<br />
strategie di depurazione, infatti, la<br />
fitoestrazione (phytoextraction) prevede la<br />
estrazione dell’inquinante (ad esempio metalli<br />
pesanti) da parte della pianta, che tende<br />
ad accumulare l’inquinante stesso nei suoi<br />
tessuti. L’impiego di vegetali in grado di produrre<br />
una notevole biomassa è vantaggiosa<br />
in questo approccio. La fitoestrazione può<br />
essere ulteriormente suddivisa in<br />
“fitoestrazione indotta” e “fitoestrazione<br />
continua”: la distinzione è basata sulla necessità<br />
di aggiunta di un fattore chelante per<br />
indurre l’assorbimento del metallo pesante<br />
nel caso della fitoestrazione indotta, mentre<br />
la fitoestrazione continua si basa sull’impiego<br />
di piante tipiche di zone caratterizzate da<br />
terreni ricchi in metalli pesanti. Lo svantaggio<br />
di questo ultimo approccio è dato dal limitato<br />
tasso di crescita di tali piante, unita<br />
alla frequente incapacità di iperaccumulare<br />
metalli pesanti quali piombo, cadmio, arsenico<br />
ed uranio (Salt et al. 1998).Alla<br />
fitoestrazione si affiancano altri processi,<br />
come la capacità delle piante di “stabilizzare”<br />
un inquinante nel terreno (phytostabilization),<br />
di estrarlo e renderlo in seguito<br />
volatile (phytovolatilization), oltre alla capacità<br />
di alcune piante di degradare<br />
(phytodegradation) alcuni inquinanti (Pilon-<br />
Smits and Pilon, 2000; Salt et al., 1998).Inoltre,<br />
la pianta può, in particolari casi indurre<br />
la degradazione degli inquinanti da parte<br />
della microflora del terreno (phytostimulation).<br />
Attualmente la fitodepurazione di suoli<br />
contaminati da metalli pesanti rappresenta,<br />
tra i metodi di decontaminazione noti, quello<br />
a più basso costo. Tuttavia nella<br />
decontaminazione dei suoli da metalli,<br />
l’individuazione dei fenotipi naturali di piante<br />
iperaccumulatrici ha un ruolo fondamentale.<br />
La ipertolleranza ai metalli rappresenta<br />
la caratteristica vegetale chiave per ottenere
Tabella 1 - Nella tabella sono riportati gli effetti tossici rilevati sulle piante di Cannabis sativa<br />
cresciute in coltura idroponica, in condizioni di crescita controllate:<br />
++++ essiccamento e morte della pianta tre giorni dopo l’inizio del trattamento<br />
+++ essiccamento e morte della pianta cinque giorni dopo<br />
++ appassimento delle foglie, essiccamento e morte della pianta otto giorni dopo<br />
+ appassimento e ripiegamento verso il basso delle foglie, essiccamento e morte della pianta dieci<br />
giorni dopo<br />
Table 1 - The toxic effects of different zinc salts were evaluated on Cannabis sativa growth in<br />
hydroponics culture in controlled growth chamber, as reported:<br />
++++ plant drying up and death three days after the beginning of the treatment<br />
+++ plant drying up and death five days after the beginning of the treatment<br />
++ leaves wilted, plant drying up and death eight days after the beginning of the treatment<br />
+ leaves wilted and bending down, plant drying up and death ten days after the beginning of the<br />
treatment<br />
Concentrazione (M) Zn SO4 Zn(NO3)2 ZnCl2<br />
0<br />
0.05<br />
0.1<br />
0.2<br />
0.4<br />
0<br />
+<br />
++<br />
+++<br />
++++<br />
l’iperaccumulazione degli stessi e la<br />
compartimentalizzazione vacuolare rappresenta<br />
la spiegazione dell’iperaccumulazione.<br />
Sono noti dalla letteratura esempi di<br />
“phytovolatilization” di Se o Hg ed emendamenti<br />
per phytostabilization dovuti<br />
all’inattivazione nel suolo di Pb e Cr +6 . Ancora<br />
scarse sono tuttavia le conoscenze relative<br />
alle basi molecolari della phytoremediation,<br />
anche se recenti progressi sono<br />
stati raggiunti nella caratterizzazione dell’assorbimento<br />
di Fe, Cd e Zn in Arabidopsis.<br />
Inoltre mutanti di lievito indicano probabili<br />
strategie per la costituzione di cultivar<br />
transgeniche per la fitodepurazione (Chaney<br />
R. L. et al., 1997).<br />
Il presente lavoro affronta una tematica<br />
particolarmente innovativa in quanto tratta<br />
0<br />
+<br />
++<br />
+++<br />
++++<br />
0<br />
+<br />
++<br />
+++<br />
++++<br />
la possibile applicazione di tecniche di<br />
fitodepurazione impiegando una pianta ad<br />
elevata biomassa quale la Canapa, (Cannabis<br />
sativa L.), una pianta annuale, a sessi separati<br />
(dioica) che appartiene alla famiglia delle<br />
Cannabinacee (Small and Conquist, 1976).<br />
Studi di tipo ecologico e fitogeografico, condotti<br />
su ampie collezioni, hanno permesso<br />
di separare dalla Cannabis sativa, comprendente<br />
le varietà coltivate per la produzione<br />
di fibra, la Cannabis indica, cui afferiscono<br />
i tipi caratterizzati da un maggior contenuto<br />
di cannabinoidi, in particolare di d9-tetraidrocannabinolo<br />
(THC), principale agente<br />
psicotropico della canapa (Schultes, 1973;<br />
Ranalli e Mastromei, 2000). La canapa ha<br />
avuto in passato una grande tradizione di<br />
coltivazione nel nostro Paese; negli anni ’30<br />
Figura 1 - La figura mostra le piante di Cannabis nel sistema di coltura idroponica allestito: vasi con<br />
particolari fenditure contenenti argilla espansa vengono immersi per pochi cm nella soluzione nutritiva<br />
contenente i metalli pesanti, in condizioni di crescita controllata.<br />
Figure 1 - Drawing showing Cannabis plants in hydroponics culture: pots containing expanded clay<br />
plunged in nutritive solution with heavy metals in controlled growth chamber.<br />
era coltivata su una superficie di oltre<br />
100.000 ha e produceva una fibra di eccellente<br />
qualità. Successivamente la coltura<br />
andò in declino fino ad annullarsi agli inizi<br />
degli anni ’60, sia per la gravosità degli interventi<br />
manuali necessari per la coltura che<br />
si scontravano con le esigenze di un’agricoltura<br />
che diventava sempre più di scala,<br />
sia per la diffusione dell’impiego, come stupefacenti,<br />
dei derivati della canapa (hashish<br />
e marijuana). Questi fatti portarono al bando<br />
della coltivazione della canapa indiana e<br />
di riflesso anche della canapa comune. Infatti,<br />
l’art. 26 del D.P.R. n° 309 del 1990,<br />
sancisce il divieto della coltivazione di canapa<br />
indiana nel territorio dello Stato e poiché<br />
dal punto di vista botanico non esistono<br />
differenze univoche e riproducibili tra canapa<br />
da droga e da fibra, a parte il differente<br />
contenuto di THC, di conseguenza la coltivazione<br />
di canapa da fibra ha generato equivoci<br />
negli organi preposti alla repressione<br />
dell’uso degli stupefacenti; infatti, scambiando<br />
la canapa comune per canapa indiana si<br />
sono attivate spesso istruttorie con sequestro<br />
della coltura e sanzioni per l’agricoltore<br />
(Ranalli, 1998).<br />
Negli ultimi anni si è assistito comunque<br />
ad un rinnovato interesse per la canapicoltura<br />
giustificato da fattori agronomici e dai molteplici<br />
impieghi della pianta e dei suoi derivati.<br />
Infatti, da un punto di vista agronomico,<br />
la canapa ha la proprietà di migliorare la<br />
fertilità del terreno, di sopprimere le erbe<br />
infestanti (evitando l’uso di erbicidi) e di<br />
tollerare molte fitopatie (riducendo l’uso di<br />
pesticidi e di disinfettanti del suolo). Per<br />
queste caratteristiche la canapa rientra perfettamente<br />
nelle attuali esigenze di coltura<br />
eco-compatibile, a ridotto impatto ambientale<br />
(Ranalli et al., 1999). Accanto all’uso<br />
tradizionale nell’industria tessile e cartaria,<br />
la canapa, infatti, sta ritornando oggi sul<br />
mercato da protagonista nel settore dell’abbigliamento;<br />
inoltre si assiste ad un impiego<br />
crescente dei derivati della canapa nei prodotti<br />
geotessili per contenere l’erosione dei<br />
terreni, nella bioedilizia come materiale isolante<br />
e per alleggerire i conglomerati<br />
cementizi, nell’industria automobilistica<br />
come materiale fonoassorbente e in vari<br />
composti dell’industria chimico-farmaceutica.<br />
Il ruolo della canapa appare pertanto<br />
particolarmente rilevante e raf<strong>for</strong>zato dal<br />
possibile utilizzo nella fitodepurazione di<br />
terreni inquinati da metalli pesanti.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Materiale vegetale. Sono stati utilizzati<br />
semi di Cannabis sativa L. varietà<br />
Fibranova.<br />
Prodotti. Sali di zinco: ZnSO 4 al 99%,<br />
Zn(NO 3 ) 2 al 98%, ZnCl 2 , al 97% (Sigma).<br />
Soluzione nutritiva Hoagland’s (Sigma).<br />
Germinazione in piastra. L’analisi di<br />
germinazione è stata effettuata in cella<br />
climatizzata ad una temperatura di 22° C,<br />
Agroindustria / Aprile 2002 65
Figura 2 - L’analisi di germinazione è stata<br />
effettuata utilizzando 100 semi, in condizioni di<br />
crescita controllate. I dati rappresentano la<br />
media ± errore standard (SE, n = 4)<br />
semi germinati<br />
semi de<strong>for</strong>mati, rotti o vuoti<br />
semi morti<br />
semi imbibiti ma non germinanti<br />
Figure 2 - Germination analyses carried out<br />
employing 100 seeds in controlled growth<br />
chamber. Data are mean ± SE (n = 4).<br />
germinated seeds<br />
de<strong>for</strong>med, broken or empty seeds<br />
dead seeds<br />
vital soaked seeds but not germinating<br />
umidità 65%. I dati sono stati rilevati dopo<br />
una settimana di germinazione in piastre<br />
Petri, utilizzando 100 semi, la prova è stata<br />
replicata quattro volte mantenendosi il più<br />
possibile in condizioni di sterilità (secondo<br />
i metodi Ufficiali di Analisi delle Sementi,<br />
Gazzetta Ufficiale, 1993). Per il calcolo del<br />
tempo medio di germinazione (TMG) è stata<br />
utilizzata la <strong>for</strong>mula: TMG = ∑ (n x d) / N,<br />
(Gazzetta ufficiale, 1993).<br />
Le concentrazioni utilizzate nelle prove di<br />
germinazione in piastra e nella coltura<br />
idroponica, per i tre sali ZnCl 2 , ZnSO 4 ,<br />
Zn(NO 3 ) 2 sono state 0 (controllo), 0.05, 0.1,<br />
0.2 e 0.4, in acqua. La scelta di suddette concentrazioni<br />
deriva da precedenti esperimenti<br />
che utilizzavano terreno, (Przemyslaw, 1997).<br />
Figura 3 - Nella figura sono riportati i valori del<br />
tempo medio di germinazione (TMG) in<br />
condizioni di crescita controllata. I dati<br />
rappresentano la media ± errore standard (SE, n =<br />
4).<br />
Figure 3 - The figure shows the mean<br />
germination time (MGT) values in controlled<br />
growth conditions. The data represent<br />
the mean ± standard error (SE, no. = 4).<br />
66 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Crescita nel terreno. La canapa è stata<br />
preventivamente fatta germinare e crescere<br />
in vaso con terreno (miscela speciale di<br />
terriccio Hawita-Flor), fino all’altezza desiderata<br />
ed in condizioni di crescita controllate,<br />
successivamente travasata in coltura<br />
idroponica.<br />
Crescita in coltura idroponica. Le piante<br />
di 30 o 50 cm allevate nel terreno, sono<br />
state trapiantate in vasi da idrocoltura, dopo<br />
aver opportunamente lavato le radici per togliere<br />
ogni eventuale traccia di substrato,<br />
prestando attenzione che la parte terminale<br />
delle radici raggiunga la zona basale del<br />
vaso, che viene quindi opportunamente riempito<br />
con argilla espansa per idrocoltura<br />
(Blesana). I vasi, cinque per volta, sono collocati<br />
in apposite vasche da coltura<br />
idroponica, dove viene mantenuta la soluzione<br />
nutritiva contenente il sale fino ad un<br />
adeguato livello (Fig. 1), e mantenuti in cella<br />
climatizzata ad una temperatura di 22° C,<br />
umidità 65%, con luce continua ad una intensità<br />
luminosa di 250 µmol s -1 m -2 .<br />
RISULTATI<br />
L’analisi di germinazione evidenzia una<br />
percentuale di germinazione molto bassa, al<br />
di sotto del 20% (Fig. 2). Circa il 45% dei<br />
semi risultano morti; il 30% degli stessi subisce<br />
un’imbibizione dei tegumenti ma non<br />
segue la germinazione e circa un 10% presentano<br />
spaccature e/o de<strong>for</strong>mazioni del<br />
seme, pertanto risultano anch’essi compromessi<br />
per la germinazione. I semi in grado<br />
di germinare presentano tuttavia un buon<br />
TMG, raggiungendo il suo massimo intorno<br />
a 5 (Fig. 3). La percentuale di germinazione<br />
in piastra, è stata effettuata anche utilizzando<br />
i tre sali di Zn alle varie concentrazioni<br />
ed in presenza ed assenza di luce (Fig. 4).<br />
Dalla figura 4 si osserva che la % di<br />
germinazione al buio si mantiene moderatamente<br />
più elevata di quella alla luce soltanto<br />
nel caso del controllo, mentre varia in presenza<br />
dei tre sali di zinco alle diverse concentrazioni.<br />
Nel caso del ZnCl 2 (Fig. 4A) si<br />
osserva una riduzione della germinazione<br />
all’aumentare della concentrazione del sale,<br />
sia al buio sia alla luce. Un’analoga riduzione<br />
non si osserva invece con gli altri due<br />
sali (Fig. 4B e 4C). La presenza del sale alla<br />
più bassa concentrazione (0.05 M) determina,<br />
rispetto al controllo, una <strong>for</strong>te riduzione<br />
della germinabilità che tende a ridursi ulteriormente<br />
alle altre concentrazioni di<br />
Zn(NO 3 ) 2 ed alla luce, mentre al buio concentrazioni<br />
di 0.1 e 0.2 M incrementano la<br />
germinazione a livelli paragonabili al controllo.<br />
Nel caso del ZnSO 4 (Fig. 4B) alle concentrazioni<br />
di 0.1 e 0.2 M si può notare una<br />
<strong>for</strong>te ripresa della germinazione sia al buio<br />
sia alla luce, ma con un maggior incremento<br />
della germinazione alla luce, per poi diminuire<br />
di nuovo a concentrazioni di 0.4 M.<br />
La figura 5 mostra come apparivano le<br />
piante di canapa (altezza di 30 cm), in coltura<br />
Figura 4 - Percentuale di germinazione di semi<br />
di Cannabis sativa in presenza dei seguenti sali:<br />
ZnCl , Zn SO , Zn(NO ) alle concentrazioni<br />
2 4 3 2<br />
0.0, 0.05, 0.1, 0.2, 0.4 M<br />
alla luce ed al buio<br />
Figure 4 - Germination percentage of Cannabis<br />
sativa seeds in the presence of the following salts:<br />
ZnCl , Zn SO , Zn(NO ) at the concentrations of<br />
2 4 3 2<br />
0.0, 0.05, 0.1, 0.2, 0.4 M and in light or<br />
dark<br />
idroponica, dopo una settimana dalla sostituzione<br />
della soluzione nutritiva con quella<br />
contenente ZnCl 2 , 0.4 M. A questa concentrazione,<br />
anche con gli altri sali di zinco,<br />
l’azione tossica è molto marcata; per semplificare<br />
la comprensione dei danni<br />
fitotossici si può osservare la Tabella 1, che<br />
evidenzia un’azione tossica direttamente<br />
proporzionale alla concentrazione dei tre sali<br />
di zinco. Ritenendo che l’entità dei danni potesse<br />
derivare almeno in parte dall’utilizzo<br />
di piante troppo giovani (altezza di 30 cm)<br />
sono state replicate le prove in coltura<br />
idroponica utilizzando piante alte 50 cm, ma<br />
il risultato è rimasto immutato anche riducendo<br />
la concentrazione di zinco a 0.1 M<br />
come si può verificare osservando la figura<br />
6. Successivamente, utilizzando sempre<br />
piante di canapa a 50 cm di altezza e le stesse<br />
concentrazioni dei tre sali di zinco, ma<br />
crescendo le piante nel terreno anziché in<br />
coltura idroponica, abbiamo evidenziato che<br />
ZnCl 2 alla concentrazione 0.1 M consente<br />
la crescita della pianta (Fig. 7). Dopo due<br />
settimane dall’inizio del trattamento, la pianta
Figura 5 - La foto mostra in primo piano, come<br />
apparivano le piante di canapa, ad una altezza di<br />
30 cm, dopo una settimana dalla sostituzione<br />
della soluzione nutritiva pura con quella<br />
contenente ZnCl 2 0.4 M, rispetto al controllo in<br />
secondo piano.<br />
Figure 5 - Cannabis plants with a height of<br />
30 cm, in hydroponics culture, after one week<br />
from the replacement of the nutritive solution<br />
with another containing ZnCl 2 0.4 M.<br />
appariva in buone condizioni ed addirittura<br />
sembrava aver subito un apprezzabile allungamento<br />
degli internodi.<br />
DISCUSSIONE<br />
La scarsa germinazione dei semi osservabile<br />
in figura 2 può derivare presumibilmente<br />
dalle non idonee condizioni di raccolta<br />
e conservazione del seme, peculiarità<br />
peraltro già osservata da altri ricercatori nell’ambito<br />
di questo progetto. L’andamento<br />
della germinazione (Fig. 4) in presenza dei<br />
sali: ZnSO 4 , Zn(NO 3 ) 2 , non è quello che ci<br />
si poteva attendere, cioè un calo della<br />
germinabilità all’aumentare della concentrazione,<br />
come peraltro avviene nel caso del<br />
ZnCl 2 . Riteniamo che questo fenomeno sia<br />
determinato presumibilmente da un effetto<br />
positivo sulla germinazione, derivante dallo<br />
ione solfato e nitrato che contrastano parzialmente<br />
l’effetto inibente del metallo. Nel<br />
caso della crescita in suolo della canapa in<br />
presenza di ZnCl 2 , 0.1 M (Fig. 7) appare<br />
evidente l’effetto tampone esercitato dal terreno<br />
rispetto alla coltura idroponica. È possibile<br />
che i sali del metallo rimangano legati<br />
alla sostanza organica del terreno, consentendo<br />
la sopravvivenza della pianta. Da successive<br />
prove effettuate su un maggior numero<br />
di individui sembra che l’allungamento<br />
degli internodi possa derivare da una variabilità<br />
individuale piuttosto che ad un effetto<br />
del sale stesso.<br />
Ulteriori studi devono essere intrapresi per<br />
una più chiara comprensione delle soglie di<br />
tolleranza della pianta ai metalli pesanti, nel<br />
sistema di idrocoltura messo a punto; sarà<br />
anche utile mettere in evidenza la localizzazione<br />
cellulare dei metalli stessi.<br />
CONCLUSIONI<br />
Obiettivo dell’indagine era lo studio della<br />
tolleranza della canapa ad alcuni sali di<br />
Zn. Abbiamo volutamente scelto di effettuare<br />
la nostra ricerca utilizzando la coltura<br />
idroponica in condizioni controllate, come<br />
substrato di crescita, anziché il terreno (in<br />
letteratura il terreno è il substrato più utilizzato),<br />
per porci inequivocabilmente in condizioni<br />
di ripetibilità dell’esperimento e per<br />
svincolarci completamente dalle interferenze<br />
della qualità del terreno stesso. La<br />
sperimentazione condotta, infatti, evidenzia<br />
Figura 6 - La figura mostra un confronto fra<br />
piante di canapa cresciute in coltura idroponica.<br />
La sezione A rappresenta il Tempo 0<br />
dell’esperimento, la sezione B mostra le piante<br />
14 giorni dopo la sostituzione della soluzione<br />
nutritiva con un’altra contenente ZnCl 2 , 0.1 M<br />
(Tempo 14).<br />
Figure 6 - The figure shows a comparison of<br />
Cannabis plants grown in hydroponics<br />
culture. Section A represents Time 0 and<br />
section B shows the plants 14 days after the<br />
replacement of the nutritive solution with<br />
another one containing ZnCl 2 , 0.1 M (Time<br />
14).<br />
Figura 7 - La sezione A e la sezione B mostrano<br />
rispettivamente il Tempo 0 ed il Tempo 14 di un<br />
esperimento in cui le piante venivano cresciute<br />
in un terreno contenente ZnCl 2 , 0.1 M.<br />
Figure 7 - Sections A and B show Time 0 and<br />
Time 14 respectively of an experiment in which<br />
the plants were grown in contaminated soil with<br />
ZnCl 2 , 0.1 M.<br />
una bassa tolleranza (< 0.1 M) della canapa<br />
ai sali di Zn, in coltura idroponica, mentre<br />
la stessa concentrazione nel terreno è ben<br />
tollerata dalla pianta. Occorre pertanto fare<br />
una distinzione tra tolleranza in idrocoltura<br />
e tolleranza nei suoli; la prima risulta molto<br />
utile per studi fisiologici della<br />
fitodepurazione e per uno “screening”<br />
varietale volto ad individuare i fenotipi naturali<br />
più adatti; la seconda riguarda invece<br />
la verifica in campo di tutto ciò che emerge<br />
dagli studi di laboratorio.<br />
La canapa risulta una pianta ad elevate<br />
potenzialità produttive e ridotto impatto ambientale.<br />
La resistenza a molti insetti tellurici,<br />
la tolleranza a molte fitopatie fungine,<br />
batteriche e virotiche, associate ad una elevata<br />
competitività per le erbe infestanti, (poiché<br />
trattandosi di pianta ad elevata biomassa<br />
riesce a sopprimerle), ed alla capacità di<br />
esplorare elevati volumi di terreno, rendono<br />
questa pianta adatta ad una agricoltura sostenibile.<br />
Il suo ruolo nella tutela dell’ambiente<br />
appare ancora più rilevante allorché<br />
si consideri il suo utilizzo nella<br />
fitodepurazione di terreni inquinati. La canapa<br />
può contribuire al risanamento ed al<br />
recupero di aree compromesse da lunghi<br />
periodi di agricoltura intensiva, depauperate<br />
e contenenti inquinanti nel suolo e nelle acque<br />
di falda.<br />
Il trasferimento e la implementazione a<br />
livello applicativo di tali conoscenze con-<br />
Agroindustria / Aprile 2002 67
sentiranno lo sviluppo di varietà migliorate<br />
(per la produttività, adattabilità all’ambiente,<br />
rispondenza alle varie utilizzazioni industriali)<br />
e tecnologie di processing più predittive<br />
ed efficaci (Ranalli, 2000).<br />
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Possibilità di impiego della canapa nella fitoestrazione di metalli pesanti in terreni<br />
contaminati: primi risultati<br />
Romano Giovanardi, Luca Marchiol, Gianni Tassan Mazzocco 1 , Fabio Zuliani.<br />
Dipartimento di Produzione Vegetale e Tecnologie Agrarie Università di Udine<br />
1 Azienda Agraria universitaria “A. Servadei”, Università di Udine<br />
RIASSUNTO<br />
Le indicazioni bibliografiche disponibili attribuiscono alla coltura della canapa interessanti caratteristiche<br />
per essere impiegata nella fitoestrazione di metalli pesanti dai terreni e acque. Con la presente<br />
ricerca sono state studiate le potenzialità della coltura per il disinquinamento di un terreno<br />
agrario <strong>for</strong>temente contaminato da Cd, Cr, Cu, Pb, e Zn. Operando in vaso ed in ambiente controllato<br />
sono state poste a confronto in combinazione fattoriale tre diluizioni del terreno considerato<br />
con sabbia (1/2, 1/4 e 1/8) e tre varietà di canapa da fibra commerciali (Kompolti, Fibranova e<br />
Carmagnola); la prova ha preso in esame una porzione limitata del ciclo vegetativo della coltura<br />
(fino all’altezza di circa 80 cm) in modo da evitare la perdita di foglie.<br />
Al termine della prova le frazioni vegetali (foglie, fusti e radici) sono state sottoposte ad analisi<br />
chimica per la determinazione del contenuto in metalli pesanti assorbiti dal terreno.<br />
Se, da un lato, è emerso come la canapa non abbia caratteristiche di pianta iperaccumulatrice, è<br />
stata anche evidenziata una notevole capacità della coltura di fissare nella biomassa elevate quantità<br />
degli elementi considerati, senza differenze tra le cultivar a confronto ma con risposte diverse<br />
nei confronti dei singoli elementi. In corrispondenza del livello più elevato di contaminazione del<br />
terreno, la coltura ha ridotto la quantità assorbita di Cu, Cr e Pb rispetto alle altre diluizioni; nel<br />
caso di Zn e Cd l’assobimento è risultato direttamente proporzionale alla concentrazione nel terreno.<br />
In considerazione di due ipotesi praticabili di asportazione di biomassa dal terreno (fusti+foglie e<br />
solo fusti) è stato evidenziato come le foglie rivestano un ruolo importante nell’accumulo di elementi<br />
assorbiti dall’intera pianta, da cui la necessità, al fine di massimizzare la fitoestrazione, di<br />
raccogliere la pianta in modo da avere le minori perdite delle stesse.<br />
Infine è apparso evidente che una quota consistente di elementi viene fissata nelle radici contribuendo<br />
in qualche modo a ridurre il rischio di lisciviazione degli stessi dal terreno.<br />
Parole chiave: canapa, metalli pesanti, fitoestrazione.<br />
ABSTRACT<br />
Possibility of using hemp in heavy metal phytoextraction from contaminated soils: preliminary<br />
results<br />
Fiber hemp has good prospects as a crop <strong>for</strong> phytoextraction programmes of contaminated soils,<br />
according to the high ability of soil exploration by the root system and the high levels of biomass<br />
production.<br />
As a result of the “difficult” position of the plant from a legal point of view (restriction/ban of<br />
cultivation <strong>for</strong> THC content of plant) investigations of the per<strong>for</strong>mance of the plant <strong>for</strong> phytoextraction<br />
of contaminated soils are at an initial stage. The interest in the plant cultivated <strong>for</strong> fiber is increasing<br />
in Europe and America (Canada and USA) and, as a consequence, the good qualities of the crop are<br />
being rediscovered.<br />
An experiment was carried on to study the phytoextraction capability of the plant from a soil<br />
contaminated by different Heavy Metals (HM): Cu, Cd, Cr Pb and Zn. Different soil/sand mixturerates<br />
were used to cultivate three fiber hemp cultivars (Kompolti, Fibranova and Carmagnola). A<br />
limited part of the vegetative cycle was considered (max 80 cm height), in order to avoid loss of<br />
senesced leaves.<br />
Cultivation was carried out, monitoring crop growth and water consumption; at the end of the<br />
considered period yield of aboveground biomass was determined. Plant samples were analysed <strong>for</strong><br />
HM content (in leaves, stem and roots) in order to determine HM uptake by the plants.<br />
In this study the hemp behaved as a non hyperaccumulating plant but was able to fix high levels of<br />
HM; differences on HM absorption were observed as affected by different HM: Cd, Cr, Cu, Pb, Zn<br />
but also due to HM level in the soil (dilution rate). In particular, Cd and Cu decreased HM<br />
phytoextraction at higher levels of HM content while Pb and Zn uptake was proportional to soil<br />
content at considered levels.<br />
No differences between cultivars were observed.<br />
Considering that HM uptake is higher in leaves, crop harvest <strong>for</strong> phytoextraction should consider<br />
minimising leaf losses through short crop cycles; HM fixation in root biomass reduces the risk of<br />
leaching losses.<br />
Key words: hemp, heavy metals, phytoextraction.<br />
Autore corrispondente: Romano Giovanardi<br />
Dipartimento di Produzione Vegetale e<br />
Tecnologie Agrarie - Università di Udine<br />
Via delle scienze, 208, 33100 Udine, Italia<br />
Tel. (0432) 558601 - Fax (0432) 558603.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
INTRODUZIONE<br />
La contaminazione dei suoli da parte dei<br />
metalli pesanti di origine antropica deriva<br />
da attività industriali (es. siderurgica, tessile)<br />
ed agricole (impiego di fertilizzanti,<br />
antiparassitari, di compost e di fanghi di<br />
depurazione).<br />
La bonifica ed il recupero ambientale delle<br />
aree inquinate mediante l’impiego dei mezzi<br />
tradizionali richiede considerevoli risorse<br />
economiche e tecnologiche (Evanko e<br />
Dzombak, 1997). Per questo motivo negli<br />
ultimi anni si è sviluppato un grande interesse<br />
per le tecniche di bonifica basate su<br />
organismi vegetali (phytoremediation) e<br />
microrganismi (bioremediation)<br />
(Cunningham and Ow, 1996). In particolare,<br />
per l’intervento in aree contaminate da<br />
metalli pesanti è stato proposto l’impiego di<br />
piante iperaccumulatrici (Brooks et al.,<br />
1977), specializzate nell’accumulo di elevate<br />
concentrazioni di elementi inquinanti. I lavori<br />
fondamentali di Baker (1987) e Baker e<br />
Brooks (1989) dimostrarono che le specie<br />
iperaccumulatrici tendono ad essere molto<br />
efficienti per uno o due metalli, ma i suoli<br />
contaminati da fonti antropiche spesso contengono<br />
diversi elementi, determinando in<br />
sostanza condizioni lontane da quelle che<br />
hanno determinato la selezione naturale delle<br />
piante iperaccumulatrici. Questo è il motivo<br />
fondamentale per il quale la fitoestrazione<br />
viene considerata come una tecnica promettente<br />
ma ancora da mettere a fuoco (Marchiol<br />
e Zerbi, 2000).<br />
L’utilizzo su larga scala delle specie<br />
iperaccumulatrici adatte ai climi continentali<br />
è al momento non praticabile perchè<br />
quelle di cui si dispone hanno ridotta produzione<br />
di biomassa e soprattutto accrescimento<br />
particolarmente lento. Pertanto attualmente<br />
la ricerca è impegnata nello studio delle<br />
potenzialità di fitoestrazione anche di specie<br />
delle quali sono note, almeno in parte, le<br />
pratiche di gestione agronomica ma non si<br />
conoscono le prestazioni in termini di<br />
fitoestrazione; l’ipotesi allo studio è quella<br />
di compensare la minore efficienza di<br />
fitoestrazione dei metalli pesanti con la maggiore<br />
produzione di biomassa vegetale che<br />
sono capaci di produrre molte specie agrarie.<br />
Tra queste, la canapa (un tempo ampiamente<br />
diffusa nei nostri areali), risulta di particolare<br />
interesse per la sua elevata capacità<br />
di esplorare il terreno e perché <strong>for</strong>nisce un<br />
prodotto a destinazione non alimentare (tessile,<br />
cellulosa, energia, ecc.).<br />
Gli studi in tal senzo su questa coltura sono<br />
ancora molto limitati e prevalentemente rivolti<br />
a verificare le possibilità di<br />
fitodepurazione delle acque reflue derivanti<br />
da depuratori urbani con risultati che appaiono<br />
incoraggianti (Lauda et al., 1999;<br />
Michaloich et al., 1999; Wisniewsky et al.,<br />
1999; Filiepek et al., 1999).<br />
Agroindustria / Aprile 2002 69
Tabella 1 - Caratteristiche chimico-fisiche del suolo e della sabbia utilizzati per la ricerca in vasi.<br />
Table 1 - Physical and chemical analysis of soil and sand used <strong>for</strong> the pot trial.<br />
Risultati<br />
Parametri Metodo<br />
Terreno Sabbia<br />
Scheletro (>2 mm) setacciatura % p/p 0 0<br />
Terra fine (
Tabella 3 - Effetti della cultivar e delle concentrazioni di metalli pesanti (diluizioni del terreno) sulla<br />
produzione di biomassa secca e sulle sue principali componenti (g ss vaso -1 ).<br />
Table 3 - Effects of cultivar and heavy metal concentration (dilution of soil) on dry matter and its main<br />
components (g dm pot -1 )<br />
Cultivar Totale<br />
(g ss vaso -1 )<br />
Produzione di biomassa secca<br />
Foglie<br />
(g ss vaso -1 )<br />
Fusti<br />
(g ss vaso -1 )<br />
Radici<br />
(g ss vaso -1 )<br />
Carmagnola 19.0 8.4 8.7 ab 1.8 ab<br />
Fibranova 17.4 8.0 7.8 b 1.6 b<br />
Kompolti 19.7 8.4 9.2 a 2.1 a<br />
Diluizione del<br />
terreno con sabbia<br />
1 /2 6.9 b 4.1 b 2.3 b 0.5 b<br />
1 /4 24.6 a 10.3 a 11.8 a 2.5 a<br />
1/ 8 24.6 a 10.6 a 11.6 a 2.5 a<br />
Figura 1 - Contenuto in metalli pesanti (a) nella pianta (ppm) e rapporto (b) con la concentrazione nel<br />
terreno (%).<br />
Figure 1 - Heavy metals in plant tissues (a) and rate (b) of plant/soil content (%).<br />
Tabella 4 - Effetti della cultivar e delle concentrazioni di metalli pesanti sulla assimilazione<br />
fotosintetica (CER), traspirazione (T) ed efficienza d’uso dell’acqua (WUE).<br />
Table 4 - Effects of cultivar and heavy metal concentration (dilution of soil) on gas exchange of plants<br />
and water use efficiency.<br />
Cultivar Consumo<br />
idrico<br />
WUE<br />
(g ss-1)<br />
CER<br />
(µmol CO2 m -2 s -1 )<br />
T<br />
(mmol H2O m -2 s -1 WUE<br />
) (mmol CO2 mmol H2O)<br />
Carmagnola 10.18 ab 1.73 30.2 a 4.18 7.52<br />
Fibranova 9.88 b 1.65 26.3 ab 3.51 8.28<br />
Kompolti 10.37 a 1.82 25.5 b 2.94 9.46<br />
Diluizione del<br />
terreno con sabbia<br />
1 /2 7.68 b 0.88 b 25.1 b 3.69 6.92<br />
1 /4 11.53 a 2.14 a 28.8 a 3.81 8.40<br />
1/ 8 11.21 a 2.19 a 29.1 a 3.47 9.23<br />
aspetti vegetativi e produttivi (Tab. 4). Su<br />
tali parametri sono apparse evidenti anche<br />
variazioni dipendenti dal rapporto tra la traspirazione<br />
e l’evaporazione della coltura che<br />
è risultato inferiore nel caso della diluizione<br />
1/2.<br />
Le varietà a confronto non si sono differenziate<br />
sia a livello di consumo idrico che<br />
di efficienza di uso dell’acqua.<br />
Gli effetti dei fattori considerati si sono<br />
manifestati anche sulla intensità degli scambi<br />
gassosi (acqua e CO 2 ) rilevati in prossimità<br />
della raccolta.<br />
Con riferimento a una giornata tipo, l’assimilazione<br />
fotosintetica più elevata è stata<br />
rilevata in Carmagnola e, per quanto concerne<br />
il flusso traspirativo, in Carmagnola e<br />
Fibranova (Tab. 4). La maggiore concentrazione<br />
di metalli pesanti ha influenzato negativamente<br />
il flusso di CO 2 .<br />
Concentrazione e fissazione di metalli<br />
pesanti nella biomassa. Nel caso del rame,<br />
dello zinco e del cadmio il loro contenuto<br />
nei tessuti vegetali è risultato maggiore nei<br />
terreni caratterizzati dalle concentrazioni<br />
degli stessi più elevate (diluizione 1/2). Precisamente,<br />
a fronte di una maggiore concentrazione<br />
del 300% nel terreno diluito 1/2,<br />
rispetto a quello diluito 1/8, sono stati riscontrati<br />
incrementi dell’80% nel caso del rame,<br />
del 218% nel caso dello zinco e del 280%<br />
nel caso del cadmio (Tab. 5).<br />
Per il cromo l’assorbimento è al contrario<br />
diminuito nella misura del 48% circa in corrispondenza<br />
delle concentrazioni più elevate<br />
mentre è rimasto pressoché invariato nel<br />
caso del piombo.<br />
Per quanto riguarda l’assorbimento dei<br />
metalli pesanti il comportamento delle tre<br />
cultivar non si è differenziato ad eccezione<br />
dell’assorbimento del cromo, risultato maggiore<br />
nel caso della varietà Kompolti.<br />
Per valutare l’efficienza di fitoestrazione<br />
della coltura è stato calcolato il rapporto tra<br />
le concentrazioni dei singoli metalli nei tessuti<br />
vegetali e nei terreni.<br />
Da questa analisi la canapa non ha<br />
evidenziato le caratteristiche tipiche delle<br />
specie iper-accumulatrici di metalli pesanti<br />
(ovvero un rapporto superiore all’unità), presentando<br />
concentrazioni degli stessi nei tessuti<br />
sempre inferiori a quelle presenti nel<br />
terreno (Fig. 1). In ogni caso la coltura è<br />
apparsa in grado di assorbire cospicue quantità<br />
di elementi, in rapporto al normale range<br />
di variazione degli stessi nei tessuti vegetali.<br />
Le concentrazioni di metalli pesanti nelle<br />
frazioni vegetali hanno raggiunto valori<br />
massimi intorno al 15-20% rispetto a quelle<br />
rilevate nel terreno per il rame, lo zinco ed il<br />
cadmio senza comportare sensibili decrementi<br />
produttivi. In particolare, passando<br />
dalla diluizione 1/2 a 1/8, il rapporto percentuale<br />
tra le concentrazioni di metalli presenti<br />
nei tessuti vegetali e nel terreno è aumentato<br />
sensibilmente nel caso del rame e<br />
del piombo, è diminuito nel caso dello zin-<br />
Agroindustria / Aprile 2002 71
Tabella 5 - Influenza dei fattori in studio sulle concentrazioni dei metalli pesanti sulla biomassa (ppm).<br />
Table 5 - Effects of considered factors on heavy metal concentration in plant biomass (ppm)<br />
Fattori in studio: Cr Cu Pb Zn Cd<br />
Diluizione 1 /2 1.41 b 19.8 a 7.63 820 a 5.38 a<br />
terreno 1 /8 2.71 a 11.0 b 10.26 196 b 1.41 b<br />
Cultivar<br />
co ed è rimasto invariato nel caso del cadmio.<br />
Anche le quantità complessive di metalli<br />
pesanti presenti nella biomassa sono variate<br />
sensibilmente in relazione sia all’elemento<br />
considerato che alla concentrazione dello<br />
stesso nel terreno (Tab. 6).<br />
In corrispondenza dei livelli più elevati di<br />
contaminazione l’assorbimento di cromo,<br />
rame e piombo è diminuito mentre quello di<br />
zinco e cadmio è rimasto invariato. In particolare<br />
per il cromo, precedentemente segnalato<br />
per le basse concentrazioni nelle<br />
piante allevate nei terreni maggiormente<br />
contaminati, l’assorbimento è risultato pari<br />
ad appena il 15% di quello relativo ai terreni<br />
meno contaminati.<br />
Un comportamento analogo ma meno accentuato<br />
si è osservato nel caso del piombo<br />
e del rame.<br />
La fissazione dello zinco nella biomassa<br />
è apparsa poco influenzata dal livello di<br />
contaminazione del terreno; questo metallo,<br />
è stato assunto in quantità molto elevate (circa<br />
1 mg per pianta), ed appare ben sopportato<br />
dalla canapa anche alle concentrazioni più<br />
elevate.<br />
Solo nel caso del cromo le tre cultivar si<br />
sono differenziate nella capacità di assorbimento<br />
dei metalli pesanti mostrando, nell’ordine,<br />
una maggiore abilità per Kompolti se-<br />
72 Agroindustria / Aprile 2002<br />
Carmagnola 1.82 16.6 7.32 499 3.19<br />
Fibranova 1.94 15.5 9.92 505 2.58<br />
Kompolti 2.43 14.1 9.59 520 4.41<br />
Medie 2.06 15.4 8.94 508 3.39<br />
guita da Fibranova e Carmagnola.<br />
I rapporti tra le quantità di metalli pesanti<br />
accumulate nella pianta e quelle presenti nel<br />
terreno risultano sempre molto bassi; anche<br />
a causa della <strong>for</strong>te sproporzione tra massa<br />
del terreno considerato e biomassa vegetale<br />
in esso sviluppata, essi raggiungono appena<br />
lo 0.4 - 0.5‰ nel caso di rame, zinco e<br />
cadmio e valori poco superiori allo 0.1‰ nel<br />
caso del piombo (Tab. 7).<br />
Essi, inoltre, appaiono tendenzialmente<br />
minori in presenza di concentrazioni di metalli<br />
nel terreno più alte.<br />
Ripartizione nella biomassa e potenziali<br />
asportazioni dei metalli pesanti. La diversa<br />
ripartizione dei metalli pesanti nelle varie<br />
parti della biomassa (foglie, fusti e radici)<br />
(Tab. 8), ha messo in evidenza risultati<br />
molto diversi in funzione delle due differenti<br />
ipotesi di raccolta della biomassa stessa (fusti<br />
+ foglie e solo fusti) (Tab. 9).<br />
Con riferimento alla asportazione dal terreno<br />
di tutta la parte aerea, la quantità complessiva<br />
di metalli asportata dal suolo ha raggiunto<br />
circa 4.1 mg vaso -1 , mentre con<br />
l’asportazione dei soli fusti, essa ha raggiunto<br />
circa 0.9 mg vaso -1 . Le due ipotesi considerate<br />
ipotizzano ovviamente anche due differenti<br />
destinazioni dei prodotti asportati dal<br />
campo: produzione di energia, nel primo<br />
Tabella 6 - Influenza dei fattori in studio sull’accumulo dei metalli pesanti nella biomassa totale (µg vaso -1 ).<br />
Table 6 - Effects of considered factors on heavy metal concentration in plant biomass (µg pot -1 ).<br />
caso, e per uso tessile o per cellulosa, nel<br />
secondo.<br />
La frazione di biomassa più interessata<br />
all’accumulo dei metalli pesanti è risultata<br />
percentualmente quella delle radici. Poiché<br />
non è possibile effettuare la raccolta di questa<br />
componente, si può comunque ipotizzare<br />
un beneficio della coltura derivante dalla<br />
consistente nella temporanea fissazione dei<br />
metalli nella sostanza organica non asportata<br />
del suolo con riduzione del rischio di<br />
dilavamento degli stessi dal terreno.<br />
In relazione ai metalli pesanti prelevati dal<br />
terreno, le asportazioni nel caso di zinco e<br />
cadmio sono variate in misura proporzionale<br />
al contenuto di metalli del terreno, mentre<br />
sono risultate maggiori nel caso di cromo,<br />
rame e piombo con diluizione 1/8.<br />
CONCLUSIONI<br />
Dai primi risultati ottenuti, l’impiego della<br />
canapa da fibra per la fitoestrazione di<br />
metalli pesanti è risultata interessante in relazione<br />
sia alla capacità della coltura di<br />
esplorare il terreno in profondità, assorbendo<br />
grandi volumi di acqua e cospicue quantità<br />
di elementi posti in soluzione, sia alla<br />
sua buona produttività e tolleranza nei riguardi<br />
dei metalli pesanti.<br />
La diversa ripartizione nelle frazioni del-<br />
Fattori in studio: Cr Cu Pb Zn Cd<br />
Diluizione 1 /2 9.7 b 126 b 56 b 5528 37.6<br />
terreno 1 /8 65.1 a 267 a 246 a 4688 33.5<br />
Cultivar<br />
Carmagnola 28.5 c 197 121 4474 25.1<br />
Fibranova 37.9 ab 194 197 4659 25.9<br />
Kompolti 45.7 a 199 136 6191 55.6<br />
Medie 37.4 197 151 5108 35.5
Tabella 7 - Influenza dei fattori in studio sul rapporto (‰ del valore iniziale) tra metalli pesanti<br />
presenti nella pianta e nel terreno.<br />
Table 7 - Effects of considered factors on plant/soil concentration rate (‰ of soil original value).<br />
Fattori in studio: Cu Pb Zn Cd<br />
Diluizione 1 /2 0.092 b 0.015 b 0.175 b 0.212 b<br />
terreno 1 /8 0.779 a 0.260 a 0.592 a 0.756 a<br />
Cultivar<br />
la biomassa ed il particolare accumulo dei<br />
metalli nelle foglie, suggerisce la raccolta<br />
anticipata della coltura prima che inizi la<br />
naturale defogliazione della pianta, asportando<br />
l’intera parte aerea al fine di massimizzare<br />
l’effetto di fitoestrazione.<br />
L’eccessiva presenza di metalli pesanti<br />
deprime, in generale, le potenzialità di bonifica<br />
dei terreni da parte della coltura, con<br />
l’eccezione di alcuni elementi che sono par-<br />
ticolarmente ben tollerati come lo zinco.<br />
I genotipi a confronto, caratterizzati da<br />
analoghe capacità produttive, non hanno<br />
evidenziato una diversa abilità nella fitoestrazione.<br />
La ricerca, ancora in fase di completamento,<br />
si propone innanzitutto la conferma<br />
delle indicazioni fin d’ora acquisite e, sulla<br />
base di ulteriori aprofondimenti, di ampliare<br />
le conoscenze con riferimento a nuovi<br />
Tabella 8 - Concentrazione di metalli pesanti sulle varie frazioni della pianta (ppm).<br />
Table 8 - Heavy metals concentration in plant fractions (ppm).<br />
Frazioni<br />
della pianta<br />
genotipi, diversi substrati pedologici e tecniche<br />
di intervento (ricorso a composti chelanti).<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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Universitatis-Agriculturae-Stetiniensis,<br />
Agricoltura 77, 379-385.<br />
Tabella 9 - Fitoestrazione di metalli pesanti (µg vaso -1 ) in relazione alla diluizione del terreno e a differenti ipotesi di asportazione della biomassa.<br />
Table 9 - Phytoextraction of heavy metals (µg pot -1 ) related to soil dilution and different biomass harvesting hypotheses.<br />
Frazioni della<br />
pianta<br />
Carmagnola 0.478 0.123 0.378 0.400<br />
Fibranova 0.430 0.199 0.344 0.380<br />
Kompolti 0.399 0.090 0.427 0.673<br />
Medie 0.436 0.137 0.383 0.484<br />
Diluizioni<br />
del terreno<br />
Diluizioni<br />
del terreno<br />
Cr Cu Pb Zn Cd<br />
Foglie<br />
1 /2<br />
1 /8<br />
0.63 b<br />
2.80 a<br />
15.98 a<br />
4.00 b<br />
0.36 b<br />
9.47 a<br />
916 a<br />
238 b<br />
2.83 a<br />
0.42 b<br />
Medie 1.71 9.99 4.91 577 1.62<br />
Fusti<br />
1 /2<br />
1 /8<br />
0.45 b<br />
1.15 a<br />
16.04 a<br />
8.81 b<br />
6.86 a<br />
2.58 b<br />
494 a<br />
50 b<br />
2.43 a<br />
0.27 b<br />
Medie 0.80 12.42 4.72 273 1.35<br />
Radici<br />
1 /2<br />
1 /8<br />
8.94<br />
9.61<br />
58.4<br />
48.6<br />
51.3<br />
46.0<br />
1303 a<br />
692 b<br />
30.3 a<br />
10.6 b<br />
Medie 9.28 53.5 48.6 997 20.4<br />
Cr Cu Pb Zn Cd<br />
Foglie + Fusti<br />
1 /2<br />
1 /8<br />
3.9 b<br />
40.8 a<br />
97.7<br />
144.2<br />
24.2<br />
132.4<br />
4764 a<br />
2964 b<br />
17.1 a<br />
7.2 b<br />
Medie 22.3 121.0 78.3 3864 12.1<br />
Fusti<br />
1 /2<br />
1 /8<br />
0.9 b<br />
12.9 a<br />
33.1 b<br />
103.2 a<br />
22.7<br />
32.4<br />
1024 a<br />
584 b<br />
5.6<br />
3.0<br />
Medie 6.9 68.2 27.6 804 4.3<br />
Agroindustria / Aprile 2002 73
Utilizzo in pieno campo dei reflui da macerazione della canapa: influenza sulla<br />
microflora tellurica<br />
C. Gamba, C. Piovanelli, S. Simoncini, M. Di Candilo 1<br />
Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo - Piazza M. D’Azeglio 30, FI<br />
1 Istituto Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i, Bologna.<br />
RIASSUNTO<br />
In una prova di campagna sono state distribuite, sul terreno coltivato a grano, diverse quantità di<br />
acque reflue da macerazione della canapa per studiarne l’influenza sulla microflora del suolo.<br />
La biomassa microbica nei suoli trattati aumenta soprattutto quando si innalza la temperatura che<br />
stimola la crescita dei microrganismi eterotrofi. Questo aumento della biomassa è positivo poiché,<br />
come dimostrano la costanza del tasso di mineralizzazione della S.O. e la diminuzione del quoziente<br />
metabolico, non determina condizioni anomale nel terreno.<br />
L’attività respiratoria e il contenuto della S.O. del terreno non sono influenzati dalla somministrazione<br />
dei reflui.<br />
Dopo un ripetuto apporto di reflui al suolo si è verificata una inibizione dell’attività ureasica limitata<br />
alla prima settimana dallo spandimento. Ad un mese dal trattamento si osserva invece un<br />
aumento, proporzionale alle dosi di refluo, della fosfatasi. L’attività ammonio-ossidante presenta<br />
transitorie variazioni positive una settimana dopo lo spandimento. L’attività enzimatica denitrificante<br />
assume valori considerevoli solo nel periodo autunnale, caratterizzato da piogge intense, allorché<br />
presenta anche modeste variazioni dovute all’apporto di acque da macerazione.<br />
Parole chiave: canapa; reflui da macerazione; biomassa microbica; quoziente metabolico; attività<br />
enzimatiche.<br />
ABSTRACT<br />
Effects on soil microflora of the use of hemp wastewater in the open air<br />
During a test carried out in the country, different quantities of wastewater coming from the soaking<br />
of hemp were spread over a soil cultivated with wheat (0.80 and 160 m ha in the year 2000 and<br />
double doses, repeated after six months, in the following year). The aim of this test was to see, by<br />
means of biochemical techniques, how the soil microflora composition and its activity is affected<br />
by the treatment with wastewater in the long run.<br />
The microbial biomass turns out to be greatly stimulated by the treatment, especially when a rise of<br />
temperature produces a stimulus in the heterotrophic micro-organisms feeding on the nutrients in<br />
the soil. This rise of the biomass can be considered a positive fact because, as shown by the<br />
invariariability of the S.O. mineralization rate and the decrease in the metabolic quotient, it does<br />
not cause any anomalous conditions in the treated soil.<br />
Respiration is not notably affected by wastewater doses, as this parameter changes especially as a<br />
result of the seasonal rise in temperature. The contents of S.O. in the soil are also not affected by the<br />
wastewater.<br />
As <strong>for</strong> the study of enzymatic activity, an inhibition of the ureasic activity in the soils treated with<br />
wastewater during the first week following the treatment can be seen; this inhibition disappears<br />
completely after the first month. On the contrary, during the subsequent period there is an increase<br />
in the phosphates proportional to the doses which were spread over the soil. The ammonification<br />
turns out to be stimulated by the wastewater addition, although this effect does not last beyond the<br />
first week after the treatment. Due to the incoherent nature of the soil, the enzymatic denitrification<br />
activity is rather moderate and slightly increased as a result of the wastewater addition. In autumn,<br />
when heavy rain occurs, the potential denitrification activity reaches considerably high values,<br />
showing the effect of the soaking waters only <strong>for</strong> the intermediate dose.<br />
Key words: hemp; wastewater; microbial biomass; metabolic quotient; enzymatic activities.<br />
INTRODUZIONE<br />
La macerazione degli steli di canapa è normalmente<br />
eseguita in apposite vasche con<br />
Autore corrispondente: Piovanelli C - Istituto<br />
Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo<br />
Piazza M. D’Azeglio 30 Firenze, Italia - Tel.<br />
(055) 2491227 - Fax (055) 241485 - E mail:<br />
piovanelli@issds.it oppure gamba@issds.it.<br />
Lavoro svolto con finanziamento MiPAF<br />
nell’ambito del Progetto “Canapa per fibra<br />
tessile: dalla produzione alla utilizzazione”.<br />
74 Agroindustria / Aprile 2002<br />
acqua stagnante; alla fine del ciclo si ha un<br />
refluo ricco di sostanze organiche e con alta<br />
carica microbica, che potrebbe essere utilmente<br />
impiegato in agricoltura, direttamente<br />
o tramite compostaggio. La restituzione<br />
ai suoli coltivati di questi reflui può rappresentare<br />
una soluzione per ridurre l’impoverimento<br />
in sostanza organica dei terreni poiché,<br />
di solito, le sostanze organiche contenute<br />
nei reflui migliorano le caratteristiche<br />
chimiche e biologiche del suolo (Piccone,<br />
1991).<br />
Scarsi sono in bibliografia i dati concernenti<br />
gli effetti della somministrazione di<br />
reflui da macerazione della canapa sulle<br />
piante e sulla comunità batterica del suolo.<br />
A tal fine è stata impostata una prova di campagna<br />
distribuendo, sul terreno coltivato a<br />
grano, diverse quantità di refluo, per seguire<br />
nel tempo l’influenza che esso ha sulla<br />
composizione della microflora del suolo e<br />
sulle sue attività biochimiche, nonché sulla<br />
vegetazione della coltura.<br />
Per le analisi biochimiche, su terreni prelevati<br />
in epoche successive, abbiamo determinato<br />
la biomassa microbica totale, col metodo<br />
SIR (Substrate-Induced Respiration).<br />
Sebbene la biomassa microbica sia solo una<br />
piccola parte (dall’ 1 al 4%) del C organico<br />
del terreno (Jenkinson e Ladd, 1981;<br />
Anderson e Domsch, 1989) essa ha una grande<br />
importanza per la nutrizione della pianta<br />
(Schnürer et al., 1985) e i suoi valori sono<br />
riconosciuti essere molto sensibili alle variazioni<br />
che si verificano nel suolo<br />
(Powlson et al., 1987; Brookes, 1995; Kaiser<br />
et al., 1995) per cui la sua determinazione è<br />
frequentemente impiegata nel confronto di<br />
diversi trattamenti agronomici (Lynch e<br />
Panting, 1980; Drury et al., 1991; Smith et<br />
al., 1995). Abbiamo altresì determinato l’attività<br />
respiratoria della microflora, perché<br />
questa attività riflette la velocità di degradazione<br />
della sostanza organica da parte dei<br />
microrganismi (Nannipieri, 1991) ed è un<br />
utile indice per quantificare l’attività<br />
microbiologica globale del suolo. Poiché nel<br />
terreno trattato si può avere una esaltazione<br />
dei processi catabolici, abbiamo calcolato<br />
l’indice di mineralizzazione del C<br />
(Florenzano, 1982) e il quoziente metabolico<br />
(qCO 2 ) (Anderson e Domsch, 1985), che<br />
sono indici adatti a quantificare lo stato di<br />
efficienza e di affaticamento della microflora.<br />
Inoltre, dal momento che l’aggiunta al suolo<br />
di substrati organici labili contenuti nei<br />
reflui di macerazione può stimolare le attività<br />
enzimatiche, soprattutto di quelle coinvolte<br />
nel ciclo dell’azoto, abbiamo esteso le<br />
nostre indagini allo studio dell’attività<br />
denitrificante potenziale (DEA), che risulta<br />
generalmente ben correlata al contenuto di<br />
sostanza organica facilmente assimilabile<br />
(Bur<strong>for</strong>d e Bremner, 1975), dell’attività ammonio<br />
ossidante potenziale (PNA),<br />
dell’ureasi, nonché della fosfatasi. I cambiamenti<br />
delle attività enzimatiche sono spesso<br />
utilizzati per valutare la fertilità del suolo<br />
(Nannipieri, 1994), poiché permettono di integrare<br />
gli studi biochimici sulla microflora,
Tabella 1 - Contenuto medio di carbonio organico, respirazione e coefficiente di mineralizzazione del<br />
suolo sottoposto allo spandimento di reflui il 2/03/00.<br />
Table 1 - Organic carbon amount, soil respiration and organic carbon mineralization after<br />
wastewater spreading (02/02/01).<br />
10/03/00<br />
19/04/00<br />
29/05/00<br />
dal momento che le attività enzimatiche<br />
extracellulari svolgono un ruolo indipendente<br />
dai microrganismi e non risentono dei fattori<br />
che influenzano la vita di questi ultimi.<br />
MATERIALI E METODI<br />
Piano sperimentale. La prova di campagna<br />
è stata effettuata ad Anzola dell’Emilia<br />
(BO), presso l’azienda “Ca’ Rossa”, dell’Istituto<br />
Sperimentale per le Colture <strong>Industrial</strong>i.<br />
Il terreno delle parcelle è pianeggiante, franco,<br />
posto in zona a regime climatico temperato,<br />
con piovosità di 618 mm (media annua<br />
ventennale), classificato come Udifluvent<br />
tipico (Soil Survey Staff, 1996).<br />
Il piano sperimentale prevede il confronto<br />
fra parcelle coltivate a frumento tenero<br />
(cv Serio), trattate con tre diversi volumi di<br />
acque reflue: 0, 80 e 160 m 3 ha -1 nell’anno<br />
2000 e volumi doppi nel 2001. È stato adottato<br />
uno schema sperimentale a blocco<br />
randomizzato, con quattro ripetizioni e parcelle<br />
da 25 m 2 (Fig. 1). Le operazioni<br />
colturali, come nella norma, sono state limitate<br />
alla concimazione minerale e al diserbo<br />
chimico. La prima è stata realizzata con apporti<br />
all’impianto della coltura (160 kg ha -1<br />
di P 2 O 5 e 100 kg ha -1 di N sotto <strong>for</strong>ma<br />
ammoniacale) e in copertura (78 kg ha -1 di<br />
N sotto <strong>for</strong>ma nitrica).<br />
Nel primo anno i reflui sono stati distribuiti<br />
il 2 marzo, prelevandoli da contenitori<br />
in cui erano state stoccate le acque utilizzate<br />
per la macerazione della canapa. Circa<br />
2,5 quintali di steli, riuniti in mannelli, sono<br />
stati immersi in una vasca di 9 m 3 contenente<br />
acqua di falda e sono stati lasciati a macerare<br />
per 7 giorni (Fig. 2). La distribuzione in<br />
campo è stata effettuata con apparato artigianale<br />
riprodotto in figura 3. Le acque di<br />
spargimento sono il risultato di 2 cicli di<br />
macerazione. I prelievi del terreno per le analisi<br />
sono stati effettuati il 10 marzo, il 19 aprile<br />
e il 29 maggio, a 0-20 cm di profondità.<br />
Nell’anno successivo la prova è stata realizzata<br />
su terreni contermini; i reflui sono<br />
stati distribuiti il 24 aprile e, sempre sulle<br />
stesse parcelle, una seconda volta il 16 ottobre,<br />
al fine di valutare l’effetto di dosi ripetute.<br />
I prelievi, eseguiti con la stessa metodica<br />
Tabella 2 - Contenuto di carbonio organico, respirazione e coefficiente di mineralizzazione del suolo<br />
sottoposto allo spandimento di reflui il 24/04/01 ed il 16/10/01.<br />
Table 2 - Organic carbon amount, soil respiration and organic carbon mineralization after<br />
wastewater spreading (24/01/01 and 16/10/01).<br />
24/05/01<br />
03/07/01<br />
23/10/01<br />
19/11/01<br />
C.O.<br />
%<br />
C.O.<br />
%<br />
Respirazione<br />
mgCO2 kg -1 dm 24h -1<br />
Respirazione<br />
mgCO2 kg -1 dm 24h -1<br />
Coef. min. C<br />
%<br />
Test 0.985 ± 0.006 62.69 ± 0.98 1.202 ± 0.181<br />
80 1.013 ± 0.063 67.16 ± 0.32 1.259 ± 0.139<br />
160 0.994 ± 0.014 70.61 ± 0.51 1.343 ± 0.101<br />
Test 1.010 ± 0.030 73.53 ± 0.49 1.377 ± 0.128<br />
80 1.117 ± 0.003 96.93 ± 0.84 1.639 ± 0.143<br />
160 1.027 ± 0.027 66.34 ± 0.38 1.230 ± 0.037<br />
Test 0.996 ± 0.021 105.90 ± 1.40 2.008 ± 0.254<br />
80 1.023 ± 0.026 105.73 ± 0.72 1.955 ± 0.179<br />
160 1.115 ± 0.028 103.95 ± 0.52 1.788 ± 0.112<br />
Coef. min. C<br />
%<br />
Test 0.991 ± 0.001 55.25 ± 5.39 1.054 ± 0.103<br />
160 0.944 ± 0.007 64.39 ± 14.57 1.289 ± 0.292<br />
320 0.924 ± 0.082 51.47 ± 10.08 1.052 ± 0.206<br />
Test 0.927 ± 0.027 93.82 ± 5.99 1.912 ± 0.122<br />
160 0.934 ± 0.031 91.58 ± 13.79 1.853 ± 0.279<br />
320 0.888 ± 0.031 92.80 ± 12.09 1.975 ± 0.257<br />
Test 0.889 ± 0.093 69.85 ± 3.84 1.485 ± 0.082<br />
160 0.954 ± 0.008 66.30 ± 3.82 1.313 ± 0.075<br />
320 0.862 ± 0.129 68.86 ± 8.81 1.509 ± 0.193<br />
Test 0.895 ± 0.025 70.87 ± 12.66 1.496 ± 0.267<br />
160 0.868 ± 0.099 59.74 ± 1.98 1.301 ± 0.043<br />
320 0.852 ± 0.031 61.92 ± 2.60 1.373 ± 0.058<br />
dell’anno precedente, sono stati effettuati il<br />
24 maggio ed il 3 luglio, dopo il primo trattamento,<br />
ed il 23 ottobre e il 19 novembre<br />
dopo il trattamento ripetuto. Per tutti i prelievi<br />
il terreno è stato vagliato a 2 mm e conservato<br />
in frigorifero a +4°C. Prima delle<br />
analisi biochimiche, esso è stato umidificato<br />
alla capacità di campo e preincubato per una<br />
settimana a +24°C.<br />
Analisi biochimiche. Il carbonio organico<br />
(C.O.) è stato determinato, sia nel terreno<br />
che nelle acque di macerazione, per<br />
ossidazione a caldo con bicromato di potassio,<br />
in presenza di acido sol<strong>for</strong>ico, e successiva<br />
titolazione con sale di Möhr<br />
(Yeomans e Bremner, 1988). La misurazione<br />
dell’attività respiratoria del suolo è stata<br />
effettuata incubando 100 grammi di terreno<br />
in contenitori chiusi e determinando<br />
la CO 2 prodotta per differenza di pesata utilizzando<br />
calce sodata (Edwars, 1982; Raich<br />
et al., 1990). La biomassa microbica è stata<br />
valutata col metodo SIR (Anderson e<br />
Domsch, 1978), incubando il terreno con<br />
l’aggiunta di glucosio e determinando la<br />
CO 2 prodotta per via gascromatografica,<br />
con rivelatore TCD. Dal rapporto fra la respirazione,<br />
misurata su 7 giorni, ed il contenuto<br />
di carbonio organico si evince il<br />
coefficiente di mineralizzazione del<br />
carbonio (Dommergues, 1960). Il quoziente<br />
metabolico (qCO 2 ) è espresso dal rapporto<br />
fra C-CO 2 emessa dal suolo in 24 ore<br />
e C della biomassa (Anderson e Domsch,<br />
1985).<br />
L’attività enzimatica denitrificante (DEA)<br />
è stata determinata utilizzando il metodo di<br />
Smith e Tiedje (1979) e successive modifiche<br />
(Tiedje, 1994), che prevede l’incubazione<br />
del terreno con una soluzione di KNO 3<br />
(1 mM) e glucosio (1 mM) in presenza di<br />
cloramfenicolo (1 g l -1 ), in beute chiuse con<br />
atmosfera priva di ossigeno e con il 10% di<br />
acetilene (Yoshinari e Knowles, 1976). La<br />
lettura dell’N 2 O prodotta è effettuata per<br />
gascromatografia, con rivelatore ECD, su<br />
colonna capillare 1000plot.<br />
L’attività enzimatica ammonio-ossidante<br />
potenziale (PNA) è stata valutata col metodo<br />
proposto da Belser e Mays (1982) con<br />
cui si incuba il terreno per 6 ore a 26°C, in<br />
soluzione tampone con aggiunta di solfato<br />
d’ammonio 2 mM. La produzione di –NO 2<br />
e –NO 3 è determinata per via colorimetrica<br />
con autoanalyzer.<br />
L’ureasi è stata determinata col metodo<br />
proposto da Kandeler e Gerber (1988) usando<br />
urea come substrato e misurando la quantità<br />
di ammonio prodotto con spettrofotometro<br />
a 690 nm. La fosfatasi è stata valutata<br />
utilizzando la metodologia proposta<br />
da Tabatabai e Bremner (1969), basata sulla<br />
determinazione con spettrofotometro a<br />
400 nm della quantità di paranitrofenolo<br />
(PNF) <strong>for</strong>matosi per idrolisi enzimatica a<br />
pH 6,5 dal paranitrofenilfosfato, dopo un’ora<br />
di incubazione a 37°C.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 75
Figura 1 - Parcelle sperimentali.<br />
Figure 1 - Experimental plots.<br />
Tutte le misure microbiologiche e biochimiche<br />
sono state effettuate in triplo. I risultati<br />
sono stati elaborati statisticamente con analisi<br />
della varianza (ANOVA) a due vie con<br />
blocchi completamente randomizzati, le medie<br />
sono state comparate impiegando il test<br />
di Duncan (Duncan’s multiple range test).<br />
RISULTATI<br />
Il contenuto di carbonio organico del suolo<br />
mostra delle differenze statisticamente significative<br />
solo nel primo anno di prova<br />
(Tab. 1); nella seconda prova, nonostante il<br />
maggior apporto di refluo non si riscontrano<br />
differenze apprezzabili rispetto al testimone<br />
in nessuna data di campionamento (Tab. 2).<br />
L’attività respiratoria e la mineralizzazione<br />
del carbonio organico non risentono in maniera<br />
notevole dell’apporto dei reflui; la variazione<br />
di questi parametri risulta maggiormente<br />
legata allo stagionale innalzamento di<br />
temperatura, che determina un normale incremento<br />
delle attività metaboliche della<br />
microflora, sia nel primo come nel secondo<br />
anno di prova, indipendentemente dalle dosi<br />
di refluo aggiunte, poiché valori più elevati<br />
si riscontrano in prossimità della piena<br />
allegagione (primo anno) o completa<br />
maturazione del grano (secondo anno).<br />
La biomassa microbica risulta essere molto<br />
stimolata dalla presenza del refluo, indipendentemente<br />
dalle dosi somministrate<br />
Tabella 3 - Attività enzimatica ammonioossidante<br />
del suolo (mgN g-1 6h-1 ). Lettere<br />
diverse indicano differenze significative tra le<br />
medie secondo il Test di Duncan.<br />
Table 3 - The enzymatic ammoniumoxidation<br />
of soil (mgN g-1 6h-1 ). Different<br />
letters show significant differences (Duncan’s<br />
test).<br />
10/03/00 19/04/00 29/05/00<br />
Test 4.379 b 2.562 a 6.491 a<br />
80 9.023 a 2.623 a 4.228 a<br />
160 7.489 a 2.148 b 5.153 a<br />
76 Agroindustria / Aprile 2002<br />
(Fig. 4), questo è più evidente nei mesi primaverili–estivi<br />
(fine di maggio nel primo<br />
anno e inizio di luglio nel secondo), allorché<br />
l’aumento della temperatura genera uno stimolo<br />
nei microrganismi eterotrofi che utilizzano<br />
i nutrienti disponibili nel terreno per<br />
la loro crescita.<br />
Il quoziente metabolico della biomassa del<br />
suolo (qCO 2 ), dopo lo spandimento del<br />
Figura 2 - Vasche di macerazione della canapa.<br />
Figure 2 - Hemp soaking tanks.<br />
refluo, tende a diminuire gradualmente in<br />
funzione della dose distribuita (Fig. 5); come<br />
si può osservare nel secondo anno, in seguito<br />
a somministrazioni di dosi doppie e ripetute,<br />
le differenze si manifestano fra testimone<br />
e refluo, indipendentemente dalle dosi.<br />
Per quanto concerne le attività enzimatiche<br />
studiate, nel primo anno di prova si sono riscontrate<br />
variazioni statisticamente significative<br />
per l’attività ammonio-ossidante nei<br />
terreni trattati con diversi apporti di refluo<br />
(Tab. 3): dopo circa una settimana dalla<br />
somministrazione del refluo si verifica un<br />
incremento transitorio dell’attività<br />
enzimatica nei terreni trattati, che si esaurisce<br />
in breve tempo e non è rilevabile nei mesi<br />
successivi.<br />
L’attività enzimatica denitrificante è risultata<br />
nel complesso modesta, vista la natura<br />
abbastanza sciolta del terreno (Fig. 6). Si<br />
osserva in luglio un incremento dell’attività<br />
di riduzione dei composti azotati nei terreni<br />
trattati con refluo, indipendentemente dalle<br />
dosi somministrate. L’attività enzimatica è<br />
molto più stimolata nel periodo autunnale,<br />
non tanto dalla somministrazione del refluo<br />
quanto dall’aumento dell’umidità del suolo<br />
che, diminuendo la disponibilità di ossigeno<br />
nei pori, favorisce i processi di riduzione<br />
enzimatica.<br />
In conseguenza allo spandimento<br />
autunnale dei reflui si osserva una repentina<br />
Tabella 4 - Attività enzimatiche del suolo a diversi intervalli di tempo dallo spandimento dei reflui.<br />
Lettere diverse indicano differenze significative tra le medie secondo il Test di Duncan.<br />
Table 4 - Soil enzymatic activities at different times from the wastewater spreading. Different<br />
letters show significant differences (Duncan’s test).<br />
Ureasi (µgN-NH4 g -1 dm 2h -1 ) Fosfatasi (µgPNF g -1 dm h -1 )<br />
03/07/01 23/10/01 19/11/01 23/10/01 19/11/01<br />
Test 48.90 b 62.11 a 40.30 a 547.86 a 567.09 c<br />
160 43.72 b 45.31 b 37.16 a 539.13 a 657.31 b<br />
320 68.12 a 41.67 c 41.61 a 538.24 a 719.25 a
Figura 3 - Apparecchiatura per la distribuzione delle acque reflue.<br />
Figure 3 - Wastewater spreading equipment.<br />
Ln(mgC 100g -1 )<br />
Ln(mgC 100g -1 )<br />
1000<br />
100<br />
10<br />
1000<br />
100<br />
10<br />
1<br />
1<br />
a<br />
Biomassa C<br />
a b a<br />
c<br />
b<br />
b<br />
10/03/00 19/04/00 29/05/00<br />
Biomassa C<br />
a a<br />
b a a<br />
a a a a<br />
a<br />
24/05/01 03/07/01 23/10/01 19/11/01<br />
b<br />
b<br />
a<br />
a<br />
Test<br />
Test<br />
Figura 4 - Biomassa microbica C nel suolo trattato con diverse dosi di refluo da macerazione della<br />
canapa. Le frecce indicano il periodo dello spandimento del refluo. Lettere diverse indicano differenze<br />
significative fra le medie (Duncan’s test).<br />
Figure 4 - Microbic biomass C in the soil treated with various wastewater doses. The arrows<br />
show the period of treatment with wastewater. Different letters show significant differences<br />
among the means (Duncan’s test).<br />
80<br />
160<br />
160<br />
320<br />
inibizione dell’attività ureasica proporzionale<br />
alla dose somministrata (Tab. 4); tale inibizione<br />
scompare già dopo un mese dal trattamento.<br />
Nel precedente prelievo primaverile,<br />
corrispondente a circa 3 mesi dal primo<br />
trattamento, si verifica una ripresa dell’attività<br />
enzimatica nel suolo trattato con refluo.<br />
L’attività fosfatasica, dopo un periodo di<br />
latenza di circa un mese dalla seconda<br />
somministrazione, in cui non si osservano<br />
differenze significative fra le tesi, mostra una<br />
stretta correlazione con le dosi di acque di<br />
macerazione distribuite, manifestando un<br />
aumento dell’attività enzimatica proporzionale<br />
alle quantità di refluo (Tab. 4).<br />
DISCUSSIONE<br />
Con la distribuzione delle acque di<br />
macerazione, contenenti circa lo 0,1‰ di<br />
carbonio, si effettua un modesto apporto al<br />
suolo di carbonio organico, stimabile in 8 e<br />
16 kg ha -1 , rispettivamente per i trattamenti<br />
effettuati nell’anno 2000 e del doppio per<br />
quelli effettuati nel 2001. Nel complesso<br />
questo apporto di sostanza organica determina<br />
un lieve incremento del contenuto di<br />
C.O. del suolo. Si riscontra invece un aumento<br />
della biomassa in funzione del refluo<br />
somministrato. La biomassa è un indice<br />
molto sensibile alle variazioni che si verificano<br />
nel suolo; la sua misurazione è stata<br />
spesso utilizzata per confrontare diversi trattamenti<br />
e gestioni del suolo (Smith et al.,<br />
1995) e può servire come un preallarme per<br />
tali effetti molto prima che possono essere<br />
evidenziati in altri modi (Brookes, 1995).<br />
Nelle nostre prove abbiamo riscontrato un<br />
aumento della biomassa tellurica soprattutto<br />
nei mesi più caldi; questo evidenzia come<br />
le sostanze apportate al terreno mediante le<br />
acque reflue da macerazione della canapa<br />
siano state metabolizzate dai microrganismi<br />
tellurici, stimolando la riproduzione cellulare<br />
e la crescita complessiva della microflora.<br />
Da notare che questo aumento è accompagnato<br />
da una parallela diminuzione del qCO 2<br />
nei terreni trattati mostrando così l’assenza<br />
di condizioni anomale, poiché non vi è necessità<br />
da parte dei microrganismi tellurici<br />
di ossidare una maggior quantità di C.<br />
Il qCO 2 , che esprime la quantità di CO 2<br />
sviluppata per unità di biomassa, è<br />
unanimemente considerato un indicatore di<br />
stress ambientale molto preciso (Piovanelli<br />
et al., 1999) e molto sensibile alle perturbazioni<br />
dell’ecosistema perché, quando la<br />
biomassa microbica è sottoposta a condizioni<br />
di vita non ottimali, il quoziente metabolico<br />
aumenta, cioè una maggior quantità di C viene<br />
ossidata per unità di biomassa, al fine di<br />
riparare e mantenere attiva la macchina biochimica<br />
della cellula (Nannipieri et al.,<br />
1995).<br />
Il più alto grado di efficienza della<br />
microflora nei terreni trattati, è confermato<br />
dall’assenza di aumento della mineralizzazione<br />
del carbonio organico che, se non sarà<br />
Agroindustria / Aprile 2002 77
*10 -3<br />
* 10 -3<br />
Figura 5 - Quoziente metabolico della microflora nel suolo trattato con diverse dosi di refluo da<br />
macerazione della canapa. Le frecce indicano il periodo dello spandimento del refluo. Lettere diverse<br />
indicano differenze significative fra le medie (Duncan’s test).<br />
Figure 5 - Metabolic quotient of the microflora in the soil treated with various wastewater<br />
doses. The arrows show the period of treatment with wastewater. Different letters show<br />
significant differences among the means (Duncan’ s test).<br />
ln(µgN-N 2O g -1 )<br />
4.5<br />
4<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
0<br />
4.5<br />
4<br />
3.5<br />
3<br />
2.5<br />
2<br />
1.5<br />
1<br />
0.5<br />
0<br />
10000<br />
1000<br />
100<br />
10<br />
1<br />
a<br />
78 Agroindustria / Aprile 2002<br />
a<br />
a<br />
a<br />
b<br />
a<br />
ab<br />
a<br />
a<br />
a<br />
b<br />
a<br />
b<br />
q CO 2<br />
ab<br />
10/03/00 19/04/00 29/05/00<br />
q CO 2<br />
24/05/01 03/07/01 23/10/01 19/11/01<br />
DEA<br />
b<br />
a<br />
24/05/01 03/07/01 23/10/01<br />
a<br />
b<br />
a<br />
b<br />
Test<br />
160<br />
320<br />
Figura 6 - Attività enzimatica denitrificante del suolo (DEA) trattato con diverse dosi di refluo da<br />
macerazione della canapa. Le frecce indicano il periodo dello spandimento del refluo. Lettere diverse<br />
indicano differenze significative fra le medie (Duncan’s test).<br />
Figure 6 - Denitrification Enzyme Activity (DEA) of the soil treated with various wastewater<br />
doses. The arrows show the period of treatment with wastewater. Different letters show<br />
significant differences among the means (Duncan’s test).<br />
b<br />
a<br />
a<br />
a<br />
a<br />
b<br />
a<br />
a<br />
c<br />
a<br />
Test<br />
80<br />
160<br />
Test<br />
160<br />
320<br />
attuata una rotazione colturale depauperatrice,<br />
nel tempo si tramuterà in un accumulo<br />
di C nel terreno con aumento della<br />
S.O..<br />
Per quanto concerne le attività enzimatiche<br />
è da rilevare che gli enzimi svolgono un ruolo<br />
importante nell’ecologia del suolo, poiché<br />
catalizzano numerose reazioni correlate con<br />
le tras<strong>for</strong>mazioni delle sostanze nutritive<br />
(Madejón et al., 2001). Nelle nostre prove<br />
si sono riscontrate solo modeste e transitorie<br />
influenze sull’attività ammonio ossidante,<br />
con aumento dell’attività seguita dopo<br />
poco tempo dal suo riequilibrio, e sull’ureasi,<br />
con un iniziale effetto inibitorio, seguito a<br />
distanza di qualche mese dallo spandimento,<br />
da un incremento dell’attività in<br />
concomitanza con l’aumento della biomassa<br />
microbica. Un concreto stimolo dell’attività<br />
enzimatica, imputabile all’effetto del refluo,<br />
si è riscontrato nella fosfatasi, dopo un periodo<br />
di latenza in cui non si sono osservate<br />
differenze fra trattamenti. L’attività<br />
denitrificante potenziale risulta leggermente<br />
stimolata dall’apporto di sostanza organica<br />
labile contenuta nelle acque di<br />
macerazione indipendentemente dalle dosi<br />
somministrate; le perdite di azoto tramite<br />
questo processo sono perciò da ritenersi<br />
trascurabili. Il maggior stimolo per tale attività<br />
è il grado di saturazione idrica del suolo<br />
che diminuendo la disponibilità di ossigeno<br />
favorisce i processi di riduzione (Fireston,<br />
1982; Williams et al., 1992; Arcara et al.,<br />
1999).<br />
CONCLUSIONI<br />
I reflui derivanti dalla macerazione della<br />
canapa sono prodotti naturali, privi di elementi<br />
xenobiotici, ottenuti senza manipolazioni<br />
chimiche e, come tali, non dovrebbero<br />
presentare problemi tossicologici per i<br />
microrganismi tellurici. Tuttavia il loro apporto<br />
al terreno ha comprensibili riflessi su<br />
tutte le caratteristiche pedologiche ed implica<br />
la conoscenza dei complessi problemi di<br />
ordine agronomico e ambientale legati al loro<br />
uso, poiché i substrati organici labili contenuti<br />
nelle acque di vegetazione possono stimolare<br />
nel terreno processi catabolici e nuove<br />
sintesi, per l’esaltazione alla crescita dei<br />
microrganismi eterotrofi. Nel complesso la<br />
somministrazione al terreno di acque derivanti<br />
da macerazione della canapa, alle dosi<br />
da noi sperimentate, peraltro assai elevate<br />
se rapportate alle dosi permesse per legge<br />
per altri reflui, non sembra avere influenze<br />
negative sulla microflora tellurica e sulle<br />
attività biochimiche ed enzimatiche indagate.<br />
Si rileva un lieve transitorio incremento<br />
del tenore di sostanza organica del terreno<br />
e dell’attività enzimatica ammonio-ossidante,<br />
e un aumento più significativo della<br />
biomassa microbica. La diminuzione del<br />
qCO 2 e l’aumento della fosfatasi nei terreni<br />
trattati, testimoniano il miglior grado di<br />
efficienza della microflora e, come i reflui
somministrati, determinino effetti positivi sul<br />
metabolismo del complesso microbico, anche<br />
alle dosi più elevate. Le transitorie<br />
modificazioni delle attività enzimatiche di<br />
denitrificazione e di idrolisi dell’urea sono di<br />
modesta entità e tali da non avere influenze<br />
negative determinanti sulla fertilità del suolo.<br />
I risultati delle ricerche ci sembrano sufficientemente<br />
validi nel dimostrare una completa<br />
assenza di effetti negativi sulla<br />
microflora tellurica dei reflui derivanti dalla<br />
macerazione della canapa, almeno alle<br />
dosi e per gli aspetti indagati, e permettono<br />
di ipotizzare che tali reflui possono essere<br />
distribuiti al suolo senza pericolo di alterare<br />
l’equilibrio del sistema della microflora.<br />
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F.C., 1992. Nox and N2O emissions from<br />
soil. Global Biogeochem. Cycles 6, 351-388.<br />
Tiedje J.M., 1994. Denitrifier enzyme activity.<br />
In: Methods of soil Analysis, Part 2.<br />
Microbiological and Biochemical Properties -<br />
SSSA Book Series n° 5. Bigham J.M. (ed.),<br />
Madison WI 52711, USA, pp. 256-257<br />
Yeomans J.C., Bremner M., 1988. A rapid and<br />
precise method <strong>for</strong> routine determination of<br />
organic carbon in soil. Comm. in Soil Sci.<br />
Plant Anal. 19(13), 1467-1476.<br />
Yoshinari T., Knowles R., 1976. Acetylene<br />
inhibition of nitrous oxide reduction by<br />
denitrifying bacteria. Biochem. Biophysis.<br />
Res. Commun. 69, 705-710.<br />
Agroindustria / Aprile 2002 79
Norme per i collaboratori<br />
La Rivista Agroindustria è un periodico<br />
quadrimestrale edita dall’Istituto Sperimentale<br />
per le Colture <strong>Industrial</strong>i (Bologna); essa pubblica<br />
lavori originali a carattere scientifico riguardanti<br />
le colture che alimentano le varie<br />
filiere dell’agroindustria (colture orticole, da<br />
energia, da biomassa, da fibra e cellulosa, da<br />
oli alimentari e industriali). I lavori proposti devono<br />
riguardare l’agronomia generale, le<br />
agrotecniche, il miglioramento genetico con tecniche<br />
convenzionali e innovative, le tecnologie<br />
di tras<strong>for</strong>mazione, gli impieghi dei prodotti industriali<br />
food e no-food. Agroindustria pubblica<br />
soltanto articoli redatti in lingua italiana; non<br />
vengono accettati lavori già pubblicati o in via<br />
di pubblicazione su altre riviste italiane o straniere.<br />
Gli articoli pubblicati dalla Rivista fanno<br />
riferimento alle seguenti due categorie:<br />
1) Articoli di sintesi (Review). Comprende lavori<br />
che esaminano e discutono in maniera<br />
originale e con completezza un particolare<br />
problema scientifico del comparto<br />
dell’agroindustria e <strong>for</strong>niscono un quadro<br />
esauriente e sintetico dello stato delle conoscenze<br />
su un determinato argomento.<br />
2) Ricerche sperimentali. Comprende lavori che<br />
espongono e discutono i risultati di una ricerca<br />
originale mirante allo studio di un preciso<br />
problema scientifico o tecnico.<br />
1. INVIO DEI LAVORI<br />
- Gli articoli devono essere inviati in tre copie<br />
su carta ed una su floppy disk (Microsoft ®<br />
Word per Windows ® ) complete di testo, riassunto,<br />
summary, bibliografia, tabelle,<br />
didascalie delle figure e figure, al Direttore<br />
Responsabile della Rivista: Dr. Paolo<br />
Ranalli, Istituto Sperimentale per le Colture<br />
<strong>Industrial</strong>i, Via di Corticella 133, 40128 -<br />
Bologna Tel. (051) 6316847 - Fax (051)<br />
374857 e-mail: p.ranalli@isci.it<br />
- La versione definitiva dei lavori, cioè dopo<br />
aver apportato le correzioni suggerite dai Revisori,<br />
dovrà essere inviata su dischetto e<br />
come dattiloscritto sempre al Direttore della<br />
Rivista.<br />
2. STESURA DEI LAVORI<br />
- I lavori devono essere scritti su carta <strong>for</strong>mato<br />
A4, su una sola facciata del foglio, usando<br />
una interlinea a doppio spazio e con margini<br />
di almeno 3 cm per consentire le note dei<br />
Revisori. Le pagine vanno numerate ed ogni<br />
pagina deve contenere 43 righe (pagina<br />
standard). Il carattere tipografico utilizzato<br />
dovrebbe essere il Times o un carattere<br />
equivalente con 12 punti. Al fine di agevolare<br />
il lavoro dei revisori le righe di ogni pagina<br />
devono essere numerate. Si raccomanda<br />
che il testo non superi le 15 cartelle<br />
dattiloscritte per le “ricerche sperimentali”<br />
e le 35 cartelle per gli “articoli di sintesi”.<br />
- I dattiloscritti degli articoli relativi alle Ricerche<br />
sperimentali devono essere organizzati<br />
nel modo seguente: 1) Titolo, Autore/i,<br />
Istituzione/i di appartenenza; 2) Riassunto e<br />
Abstract; 3) Introduzione, 4) Materiali e Metodi;<br />
5) Risultati o Risultati e discussione,<br />
6) Discussione dei risultati o Discussione dei<br />
risultati e conclusioni; 7) Ringraziamenti;<br />
8) Bibliografia, 9) Didascalie delle tabelle e<br />
delle figure; 10) Tabelle; 11) Figure.<br />
- Per gli articoli di sintesi (Review) non è richiesta<br />
alcuna particolare suddivisione del<br />
manoscritto.<br />
- Sulla prima pagina del manoscritto devono<br />
essere indicati: 1) il titolo dell’articolo; 2) il<br />
nome e cognome di ciascun Autore seguiti dal<br />
nome e dall’indirizzo completo della Istituzione<br />
cui l’Autore appartiene; 4) il cognome<br />
e l’iniziale del nome dell’Autore a cui inviare<br />
tutta la corrispondenza con i relativi numeri<br />
di telefono e di fax e l’indirizzo di posta<br />
elettronica; 5) la provenienza dell’eventuale<br />
contributo finanziario ottenuto per la ricerca.<br />
- Nelle successive pagine del manoscritto devono<br />
essere riportati il riassunto in lingua<br />
italiana e in lingua inglese, quest’ultimo preceduto<br />
dal titolo dell’articolo e le parole chiavi.<br />
- Il riassunto in italiano deve avere la dimensione<br />
usuale, mentre il riassunto inglese<br />
(abstract) deve essere più ampio (almeno una<br />
pagina standard dattiloscritta) e deve contenere<br />
con chiarezza tutte le in<strong>for</strong>mazioni utili<br />
ai lettori di lingua inglese per la piena comprensione<br />
del lavoro.<br />
- Le citazioni bibliografiche nel testo vanno<br />
messe tra parentesi indicando il cognome dell’Autore<br />
e l’anno di pubblicazione. Nel caso<br />
di più Autori, al nome del primo seguirà l’abbreviazione<br />
et al. Nel caso di più lavori nello<br />
stesso anno dello stesso Autore, all’anno si<br />
faranno seguire lettere progressive in minuscolo<br />
(es. 1980a, 1980b).<br />
- La bibliografia, dei soli lavori citati nel testo,<br />
deve essere elencata in ordine alfabetico,<br />
senza numerazione. I lavori di uno stesso Autore<br />
saranno disposti seconda la data di pubblicazione;<br />
per quelli pubblicati da uno stesso<br />
Autore in uno stesso anno verrà utilizzata<br />
una lettera dell’alfabeto da inserire subito<br />
dopo l’anno.<br />
- Alcuni esempi di citazione sono riportati di<br />
seguito:<br />
- Articolo pubblicato su di una rivista scientifica:<br />
Martin C., Smith A.M., 1995. Starch<br />
biosynthesis. The Plant Cell 7, 971-985.<br />
- Articolo contenuto in un libro o in un’opera<br />
che ha un Coordinatore: Ziegler P.<br />
1995. Carbohydrate degradation during<br />
germination. In: Kigel J., Galili G.(eds).<br />
Seed Development and Germination.<br />
Marcel Dekker, New York, pp. 447-474.<br />
- Libro con Autore: Eames A.J., 1961.<br />
Morphology of Angiosperms. McGraw<br />
Hill, New York.<br />
- Gli stessi dati non possono essere presentati<br />
in tabelle e in figura. Nel testo, le citazioni<br />
delle tabelle e delle figure se inserite tra parentesi<br />
tonde devono usare la abbreviazione<br />
Tab. e Fig., mentre se non inserite tra parentesi<br />
devono essere scritte in carattere minuscolo<br />
e non abbreviate.<br />
- Le didascalie delle tabelle e delle figure,<br />
dattiloscritte a parte, dovranno essere<br />
autoesplicative e scritte in lingua italiana ed<br />
inglese.<br />
- Le tabelle, presentate su foglio a parte, devono<br />
essere limitate al minimo indispensabile,<br />
devono riportare dati arrotondati alla pri-<br />
ma cifra decimale, devono essere intelligibili<br />
senza dover ricorrere alla lettura del testo e<br />
numerate con numero arabo progressivo. Le<br />
unità di misura debbono essere chiaramente<br />
indicate.<br />
- Le illustrazioni, riportate separatamente dal<br />
testo su fogli singoli, saranno solo in bianco<br />
e nero, tutte indicate come figure (foto, disegni,<br />
grafici), numerate con numero arabo progressivo.<br />
- Le linee e le lettere dei grafici devono essere<br />
di colore nero e di dimensioni e nitidezza tali<br />
da essere riprodotte senza essere ridisegnate,<br />
tenendo conto che la base delle figure stampate<br />
potrà essere di 5.8 (1 colonna),<br />
12.2 (2 colonne), 18.5 cm (tutta la pagina).<br />
3. TERMINOLOGIA<br />
- Le unità di misura e relativi simboli devono<br />
essere quelle del sistema internazionale (S.I.).<br />
Il simbolo, senza punto, deve seguire il valore<br />
numerico da cui sarà spaziato da uno spazio.<br />
Nel riportare brevi <strong>for</strong>mule matematiche<br />
nel testo, si deve fare uso dell’esponente negativo<br />
invece del segno di frazione (g m -2 d -1<br />
invece di g/m 2 d). Le espressioni latine, i nomi<br />
delle entità sistematiche, le parole straniere,<br />
limitate a quelle per le quali non esiste il corrispondente<br />
termine italiano, saranno sottolineati<br />
perché siano stampati in corsivo o riportati<br />
direttamente in corsivo (es.: in situ;<br />
Cannabis sativa). Il nome italiano delle specie<br />
deve essere scritto con l’iniziale minuscola<br />
(es.: barbabietola). Il nome delle cultivar o<br />
di un ibrido va scritto con la prima lettera<br />
maiuscola, senza virgolette. L’abbreviazione<br />
della cultivar è cv senza punto.<br />
4. REVISIONE DEL MANOSCRITTO<br />
- Il Direttore responsabile della Rivista<br />
Agroindustria esamina l’articolo appena ricevuto<br />
valutandone l’attinenza agli scopi della<br />
Rivista stessa. Qualora ciò non si riscontrasse<br />
il Direttore si riserva la possibilità di<br />
rifiutarne la pubblicazione senza inviarlo ai<br />
Revisori. I lavori vengono inviati, a giudizio<br />
del Direttore, ad uno o più Revisori esperti<br />
degli argomenti in essi trattati. I rilievi dei<br />
Revisori vengono trasmessi all’Autore corrispondente<br />
del lavoro. L’Autore deve provvedere,<br />
nel più breve tempo possibile, ad apportare<br />
le modifiche proposte e ad inviare<br />
(entro 7 giorni) alla Redazione della Rivista<br />
due copie dell’articolo corretto su carta e una<br />
su floppy disk, nonché copie riviste dai Revisori<br />
con la scheda riportante le loro osservazioni.<br />
Qualora le bozze corrette non pervengano<br />
in tempo utile e il fascicolo sia già pronto<br />
per la stampa, le bozze verranno corrette<br />
d’ufficio limitatamente agli errori e ai reflui<br />
della tipografia. In questo caso la Redazione<br />
declina ogni responsabilità per le inesattezze<br />
di nomi, di simboli o di concetti che si potranno<br />
rilevare a stampa avvenuta.<br />
- Il lavoro accettato sarà pubblicato nella versione<br />
definitiva senza invio delle bozze per<br />
la correzione.<br />
5. RESPONSABILITÀ<br />
- La responsabilità del contenuto dell’articolo<br />
spetta interamente all’Autore.