L'emigrazione alla rovescia. Dal Lago di Como - Mediterranea
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278<br />
G. NICASTRO<br />
1608, in cui si ricorda ai ‘sindaci’ «<strong>di</strong> scrivere in Palermo per assicurare<br />
quelli danari lasciati per mantenere un cappellano», o in quella<br />
del vescovo Bonesana del 1699, il quale riscontra l’esistenza <strong>di</strong><br />
«molti strumenti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti della suddetta chiesa, <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />
particolari che donano <strong>alla</strong> chiesa e fabbrica mandati dai confratelli<br />
<strong>di</strong> Palermo, i quali si conservano nella casa parrocchiale presso<br />
il signor curato»; in un elenco allegato <strong>alla</strong> visita del vescovo Negroni<br />
del 1754 si ricordano due chierici abitanti in Palermo; al vescovo,<br />
nel 1764, il prete Ludovico Motti <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver fatto i suoi stu<strong>di</strong> a<br />
Palermo e il sacerdote Giuseppe Maria Manzino <strong>di</strong> aver «<strong>di</strong>morato<br />
per ani quattor<strong>di</strong>ci nella città <strong>di</strong> Palermo attendendo allo stu<strong>di</strong>o nel<br />
collegio novo delli padri gesuiti» e <strong>di</strong> aver «presi gl’or<strong>di</strong>ni dall’arcivescovo<br />
della suddetta città e da mons. Naselli allora vicario generale».<br />
Nella già citata relazione, allegata <strong>alla</strong> visita Carafino, il curato <strong>di</strong><br />
Vercana Bartolomeo Cassera evidenzia che<br />
la parochiale si ritrova havere in Palermo …, una racolta de <strong>di</strong>nari circa la<br />
summa due volte seicento, quali <strong>di</strong>nari ivi da essi homini ansi per doi da essi<br />
delegati administratori d’essi <strong>di</strong>nari quali ogni anno si mutano dando però li<br />
suoi conti <strong>alla</strong> presenza de tutti gli altri e vengono negoziati con pagar li danni<br />
<strong>alla</strong> chiesa conforme il stilo ragionevole <strong>di</strong> quel paese, quali danni si mandano<br />
dalli agenti suddetti quivi a Vercana con polize <strong>di</strong> cambio o per altro mezzo<br />
conforme dal curato o sin<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> questa parochia vengono a<strong>di</strong>mandati, anzi<br />
ancho li agenti in Palermo li spendono in far paramenti et altre necessità per<br />
la parochia, et fatti li mandano con il segno scola Panhormi 42 .<br />
9. Tra<strong>di</strong>zioni e persistenze fonetiche<br />
All’iconografia <strong>di</strong> S. Rosalia, nella quale la Santa indossa spesso<br />
un saio, si ri<strong>alla</strong>ccia un costume femminile caratteristico della zona<br />
<strong>di</strong> Livo e <strong>di</strong> quelle circostanti, che si suole riferire a un voto fatto per<br />
il ritorno da Palermo degli uomini preservati d<strong>alla</strong> peste. È costituito<br />
da una tunica <strong>di</strong> panno bigio o marrone ruvido, prodotto dalle<br />
Umiliate <strong>di</strong> Gravedona, che continuavano la loro attività anche dopo<br />
la soppressione del ramo maschile, con una parte inferiore svasata<br />
e profilata da una fettuccia <strong>di</strong> lana rossa (non potendosi piegare il<br />
42 A. Comalini, La chiesa dei S.S. Eusebio<br />
e Vittore cit., pp. 11-16; un elenco<br />
delle suppellettili sacre inviate da Palermo<br />
è contenuto in una «Notta <strong>di</strong> tutta la<br />
sacra supeletile <strong>di</strong>la Ciessa e sagristia<br />
della ciessa Parrocchiale deli Santi<br />
Eusebio e Vittore del logo <strong>di</strong> Peglio», ivi,<br />
doc. 8, pp. 133-137, ove si aggiunge: «<strong>di</strong><br />
più vi sono molti istromenti de cre<strong>di</strong>ti<br />
<strong>di</strong>lla sud.a ciesa de cre<strong>di</strong>ti de <strong>di</strong>versi<br />
partichulari che donino <strong>alla</strong> ciesa et fabbrica<br />
mandati da confratelli <strong>di</strong> Palermo<br />
quali si chonservino nella chassa parocchialle<br />
apresso del signore Curato».