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Mantova Medica - Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della ...

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Deciso e fermo no all’eutanasia come recita<br />

l’art. 17 del Codice Deontologico: “il medico<br />

anche su richiesta del malato non deve<br />

effettuare né favorire trattamenti finalizzati<br />

a provocarne la morte”.<br />

Se ci limitassimo ad enunciare questi principi<br />

non compiremmo per intero il nostro<br />

dovere che è quello di spiegare le motivazioni<br />

etiche e le risultanze pratiche che derivano<br />

dalle nostre esperienze sul campo.<br />

Il divieto di spegnere la vita non è un pregiudizio<br />

ideologico di una religione ma è<br />

pilastro <strong>della</strong> morale naturale quella a cui<br />

si ispira la stragrande maggioranza sia di<br />

chi crede e di chi non crede.<br />

A maggior ragione tale divieto vale per il<br />

medico la cui opera deve essere finalizzata<br />

solo alla tutela ed al rispetto <strong>della</strong> vita. Le<br />

attuali tensioni emotive contrapposte in tema<br />

di eutanasia sono l’espressione di un<br />

grande ritardo culturale e solidale <strong>della</strong> nostra<br />

Società di cui siamo tutti responsabili.<br />

Sino a pochi anni fa con fatalismo ed inerzia<br />

si accettava il concetto che il dolore fisico<br />

fosse l’inevitabile corollario sintomatico<br />

<strong>della</strong> malattia stessa per cui ci si limitava<br />

quindi a somministrare oppiacei per di più<br />

con molta parsimonia perché la legislazione<br />

vigente era molto restrittiva sia a livello<br />

ospedaliero, sia soprattutto complessa e burocratizzata<br />

per l’assistenza a domicilio.<br />

Si è così cristallizzata nell’immaginario<br />

collettivo l’idea <strong>della</strong> morte accompagnata<br />

da inevitabile sofferenza, l’angoscia di non<br />

E D I T O R I A L E<br />

NO ALL’EUTANASIA<br />

3<br />

essere sufficientemente aiutati nel difficile<br />

momento del trapasso, l’impossibilità quindi<br />

di una morte dignitosa.<br />

Terapia del dolore, terapie palliative, hospice,<br />

rete assistenziale sul territorio ecco il<br />

nuovo lessico di speranza e di solidarietà.<br />

Non si tratta solo di dominare il dolore con<br />

le molecole farmacologiche ed altro, ma si<br />

tratta anche di vincere le sofferenze psicologiche<br />

ed esistenziali e questo lo si ottiene solo<br />

con quella che possiamo definire la medicina<br />

<strong>dei</strong> gesti: prima di tutto le parole,<br />

poi gli sguardi, i sorrisi, le carezze, il capire<br />

le paure e le angosce di chi ci sta di fronte.<br />

Questa è la via da percorrere perché in<br />

realtà la vera richiesta dell’uomo è quella<br />

di non soffrire inutilmente e di essere accompagnato<br />

in modo attento ed umano alla<br />

morte, mentre non è affatto quella di<br />

anticipare la fine.<br />

Confortano e suffragano questa tesi i dati<br />

di esperienza che provengono da istituti oncologici,<br />

primo fra tutti l’Istituto Nazionale<br />

<strong>dei</strong> Tumori di Milano che ci dicono dell’assoluta<br />

marginalità di richiesta di eutanasia<br />

in presenza di buone cure palliative.<br />

Il nostro credo è quindi di ritenere che in<br />

una società veramente civile e solidale l’eutanasia<br />

sia inutile.<br />

LUCIANO MONESI

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