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visita a castel s. angelo-roma mausoleo di adriano - Carlo Jucci

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Visita il Castello>> Primo livello<br />

1. Cortile del Salvatore<br />

2. Ambulacro <strong>di</strong> Bonifacio IX<br />

3. Cortile delle Fucilazioni<br />

4. Cappella dei Condannati<br />

5. Atrio <strong>roma</strong>no<br />

6. Rampa elicoidale<br />

1) CORTILE DEL SALVATORE<br />

VISITA A CASTEL S. ANGELO-ROMA<br />

MAUSOLEO DI ADRIANO<br />

Il primo ambiente cui si accede dopo l'ingresso in Castel Sant'Angelo è un cortile ristretto, che prende il nome<br />

dal busto marmoreo raffigurante il Cristo databile al XV secolo, originariamente inserito nell'arco della facciata<br />

interna.<br />

Isaia da Pisa, Busto del Salvatore, metà XV secolo<br />

ca. Roma, Museo Nazionale <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo


2) AMBULACRO DI BONIFACIO IX (1389 - 1404)<br />

Il corridoio circolare a cielo aperto che corre tra la base del cilindro e la cinta muraria quadrangolare è stato<br />

ottenuto abbattendo il soffitto delle celle ra<strong>di</strong>ali - a<strong>di</strong>bite a magazzini e scuderie - che si appoggiavano alla base<br />

del cilindro e i cui setti ra<strong>di</strong>ali sono tuttora visibili. Il progetto venne concepito dall'architetto militare Niccolò<br />

Lamberti con lo scopo ricavare una sorta <strong>di</strong> fossato interno che isolasse il corpo cilindrico, rendendolo pressoché<br />

impenetrabile. Oggi vi trovano collocazione alcuni frammenti della decorazione scultorea sepolcrale e pontificia.<br />

Testa colossale virile, altezza cm 90 ca, prima metà<br />

II secolo d.C..<br />

Roma, Museo Nazionale <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo<br />

3) CORTILE DELLE FUCILAZIONI<br />

Ritratto colossale <strong>di</strong> Antinoo, cm 105, prima metà del II<br />

secolo d.C..<br />

Roma, Museo Nazionale <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo<br />

L'ambulacro <strong>di</strong> Bonifacio IX immette su un ampio slargo dove, nell'antichità, avvenivano le esecuzioni dei<br />

condannati.<br />

4) CAPPELLA DEL CROCIFISSO<br />

La cappella, che si affaccia sul Cortile dei Condannati, è detta "del Crocifisso" , dal soggetto del <strong>di</strong>pinto<br />

sull'altare, o "dei Condannati", che qui si raccoglievano in preghiera prima <strong>di</strong> essere giustiziati. Attualmente<br />

ospita il bookshop del Museo.<br />

5) ATRIO ROMANO<br />

Attraverso una grande arcata in asse con l'ingresso del <strong>castel</strong>lo, scendendo i gra<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> una moderna scala in<br />

fero, si accede al livello originario del <strong>mausoleo</strong> <strong>di</strong> Adriano, più basso <strong>di</strong> circa tre metri rispetto all'attuale. Di qui<br />

si <strong>di</strong>parte un ampio corridoio (dromos) - perfettamente allineato al Ponte Sant'Angelo, l'antico Pons Aelius,<br />

concepito come formante un unicum il Mausoleo - che, dopo circa 12 metri immette in un atrio quadrato,<br />

originariamente rivestito <strong>di</strong> lastre <strong>di</strong> marmo giallo. Sul muro <strong>di</strong> fondo dell'ambiente è collocata una grande<br />

abside semicircolare, che, in origine, ospitava una colossale statua dell'imperatore Adriano; gli incavi che si<br />

<strong>di</strong>stinguono tuttora sulla pietra <strong>di</strong> base dovevano fornire un incasso stabile al pie<strong>di</strong>stallo della scultura, il cui<br />

capo è probabilmente da riconoscersi nella testa marmorea custo<strong>di</strong>ta nella Rotonda dei Musei Vaticani. Sul lato<br />

contiguo alla nicchia si immette la caratteristica rampa elicoidale, che compiendo un giro completo all'interno<br />

del cilindro, conduce al livello superiore.


Atrio <strong>roma</strong>no. La grande nicchia sul fondo<br />

dell'ambiente era destinata ad accogliere una colossale statua<br />

dell'imperatore Adriano<br />

6) RAMPA ELICOIDALE<br />

Atrio <strong>roma</strong>no, accesso alla rampa elicoidale<br />

La rampa elicoidale - che si <strong>di</strong>parte dall'antico atrio del sepolcro adrianeo per portare, dopo aver compiuto un<br />

intero giro all'interno del corpo cilindrico, al livello superiore dell'e<strong>di</strong>ficio - consiste in una lunga galleria, larga<br />

tre metri ed alta circa sei, voltata a botte. Nella volta si aprono quattro pozzi tronco-piramidali che garantivano<br />

l'illuminazione e l'areazione dell'ambiente. Il pavimento originario doveva presentare una giuda centrale in<br />

travertino, affiancata da bordure in mosaico lapideo bianco e nero; similmente anche le pareti dovevano essere<br />

impreziosite da lastre marmoree fino ad un'altezza <strong>di</strong> circa tre metri: in corrispondenza <strong>di</strong> tale quota, infatti,<br />

sono attraversate da un profondo solco, interpretato oggi come l'incastro per una cornice.<br />

Rampa elicoidale - particolare dello sfiatatoio detto "San marocco" Rampa elicoidale


Visita il Castello>> Secondo livello<br />

1. Rampa <strong>di</strong>ametrale<br />

2. Sala delle Urne<br />

3. Parlatoio<br />

4. Prigioni storiche<br />

5. Oliare<br />

6. Silos<br />

1) RAMPA DIAMETRALE<br />

Dopo aver compiuto un giro completo all'interno del corpo cilindrico. Coprendo un <strong>di</strong>slivello <strong>di</strong> circa 12 metri, la<br />

rampa elicoidale è bruscamente interrotta a un muro massiccio, fatto innalzare dall'architetto Niccolò Lamberti -<br />

contestualmente all'apertura del cosiddetto ambulacro <strong>di</strong> Bonifacio IX - per isolare ulteriormente la fortezza. E'<br />

proprio in questo punto che si innesta un corridoio <strong>di</strong>ametrale che replica il percorso e l'orientamento del<br />

dromos <strong>di</strong> accesso, attraversando la Sala delle Urne, il cuore del sepolcro <strong>roma</strong>no.<br />

Rampa <strong>di</strong>ametrale


2) SALA DELLE URNE<br />

La Sala delle Urne costituisce il cuore dell'antico sepolcro <strong>roma</strong>no, tanto 'fisicamente' - data la sua collocazione<br />

al centro del monumento - quanto dal punto <strong>di</strong> vista simbolico, in quanto luogo deputato a custo<strong>di</strong>re le spoglie<br />

mortale dell'imperatore. L'ambiente, oggi attraversato e quasi 'spezzato' da una passatoia, ha pianta quadrata<br />

e tre dei suoi lati sono scavati da profonde nicchie quadrangolari ad arco destinate ad ospitare le urne con le<br />

ceneri <strong>di</strong> Adriano, <strong>di</strong> sua moglie Sabina e del loro figlio Elio Cesare. Nulla, oggi, può restituirci una pallida<br />

impressione dell'antica magnificenza della cella, con le pareti rivestite in marmi preziosi, le travature in bronzo,<br />

la luce tenue delle lucerne a rischiarare l'oscurità. Una lapide incassata in una delle nicchie laterali riporta le<br />

parole rivolte da Adriano alla sua stessa anima:<br />

Animula vagula, blandula,<br />

Hospes comesque corporis,<br />

Quae nunc abibis in loca<br />

Pallidula, rigida, nudula,<br />

Nec, ut soles, dabis iocos…<br />

Piccola anima smarrita e soave,<br />

Compagna e ospite del corpo,<br />

ora t'appresti a ascendere in luoghi<br />

incolori, ardui e spogli,<br />

ove non avrai più gli svaghi consueti.<br />

Un istante ancora<br />

Guar<strong>di</strong>amo insieme le rive familiari,<br />

le cose che certamente non rivedremo mai più…<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> entrare nella morte ad occhi aperti…<br />

(traduzione <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a Storoni Mazzolani)<br />

3) PARLATORIO In allestimento<br />

4) PRIGIONI STORICHE<br />

Sala delle Urne.<br />

Uno dei nicchioni destinati ad accogliere le ceneri<br />

dell'imperatore Adriano, <strong>di</strong> sua moglie Sabina e <strong>di</strong> loro figlio Elio Cesare;<br />

è visibile la lapide contenente l'epitaffio composto dallo stesso imperatore<br />

La superficie sottostante il Cortile della Balestra (detto anche Cortile del Pozzo) è occupata da una sequela <strong>di</strong><br />

vani, che costituiscono le "segrete" <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo.<br />

Tramite una porticina arcuata si accede ad un grande ambiente, detto il parlatoio. Attraversato questo primo<br />

grande locale si passa in un corridoio semicircolare sul quale, attraverso delle porte bassissime, si aprono


tre anguste celle illuminate dalla fioca luce che penetra da strette inferriate sul cortile.<br />

Seguono altre due carceri - in cui sono stati <strong>di</strong> recente in<strong>di</strong>viduati affioramenti <strong>di</strong> creste del muro <strong>roma</strong>no -<br />

anch'esse illuminate da piccole aperture. L'ultima <strong>di</strong> queste fu occupata per più <strong>di</strong> un anno da Benvenuto Cellini,<br />

che racconta nella sua Vita (I, 120), <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>segnato durante la prigionia un Dio Padre e un Cristo Risorto <strong>di</strong><br />

cui si possono riconoscere ancora le tracce sulla parete della cella.<br />

Quella del Cellini era la segreta più a ridosso della cisterna, composta da tre vasche comunicanti che dovevano<br />

essere a tenuta stagna: all'epoca l'acqua passava dall'una all'altra vasca attraversando dei filtri per la<br />

depurazione. L'acqua utilizzata era certamente quella del Tevere. Infatti dal 537, fino al 1570 (anno in cui fu<br />

riattivato l'acquedotto <strong>di</strong> Trevi) i <strong>roma</strong>ni utilizzarono quasi esclusivamente, anche e soprattutto per bere, le<br />

acque fluviali. Essendo ritenuta tra le più salubri d'Italia anche i papi, perfino quando si allontanavano dal<br />

Castello, usavano portarsi scorte <strong>di</strong> acqua tiberina in gran<strong>di</strong> quantità.<br />

Attraverso una porticina in cima alla scaletta della prigione del Cellini si arriva a un piccolissimo vano dove, a<br />

destra, si può vedere la latrina esterna da cui si sarebbe calato lo scultore fiorentino per l'evasione. A<br />

sinistra, invece, si scende nei due vasti ambienti delle oliare, dove entro 83 giare in terracotta - solo nel<br />

Novecento inglobate nel cemento - veniva conservato l'olio, utile per l'illuminazione e in cucina, ma anche arma<br />

mici<strong>di</strong>ale se gettato bollente sui nemici dall'alto delle mura del Castello.<br />

Ra<strong>di</strong>almente e lungo l'originaria galleria elicoidale seguono cinque gran<strong>di</strong> fosse circolari (vere e proprie paurose<br />

caverne): si tratta <strong>di</strong> silos per le scorte del grano con la capacità totale <strong>di</strong> 3700 quintali.<br />

Dalle prigioni, voltandosi verso la torre centrale, si può scorgere il finestrone della Sala della Giustizia, il<br />

tribunale dove venivano lette le atroci sentenze <strong>di</strong> morte ai prigionieri <strong>di</strong> Castello. Di qui passarono non solo i<br />

car<strong>di</strong>nali rei <strong>di</strong> congiure antipapali ma anche, tra gli altri, gli umanisti Platina e Pomponio Leto. Inoltre in<br />

questo temuto luogo Clemente VIII mandò al patibolo la parricida Beatrice Cenci, nonostante la giovanissima età<br />

e le attenuanti, e or<strong>di</strong>nò il supplizio <strong>di</strong> Giordano Bruno.<br />

CENNI STORICI<br />

In base ai conti <strong>di</strong> pagamento dell'agosto 1503 risulta che la trasformazione <strong>di</strong> questi ambienti in prigioni si<br />

debba ad Alessandro VI Borgia. I locali però non sarebbero tutti <strong>di</strong> quest'epoca, molti infatti sono<br />

preesistenti. Il corridoio anulare è certamente <strong>di</strong> età adrianea (circa 135 d.c.) e serviva da collegamento per i<br />

vani già esistenti e poi per quelli da aprire o allargare. Al Borgia sembrano potersi attribuire l'ampliamento o<br />

l'adattamento degli ambienti per le prigioni, le fosse dei silos e, sul piano superiore, il pozzo con gli stemmi<br />

borgiani. Per quanto riguarda le oliare si può supporre fossero <strong>di</strong> epoca me<strong>di</strong>evale, probabilmente anteriore a<br />

Bonifacio IX. La grande cisterna per l'acqua è sicuramente preesistente, probabilmente anch'essa già <strong>di</strong> età<br />

adrianea.<br />

PRIGIONIERI ILLUSTRI<br />

Benvenuto Cellini<br />

Beatrice Cenci<br />

Giuseppe Balsamo conte <strong>di</strong> Cagliostro<br />

Corridoio <strong>di</strong> accesso alle prigioni storiche Prigioni storiche, una delle celle


5 -6) LE VISCERE DEL CASTELLO: LE OLIARE E I SILOS<br />

Accanto alle prigioni storiche ed al medesimo livello, troviamo alcuni locali che testimoniano la polivalenza e la<br />

stratificazione delle destinazioni d'uso dell'e<strong>di</strong>ficio. Ricavati in spessore <strong>di</strong> muro della costruzione adrianea si<br />

aprono due ampi ambienti destinati ad accogliere 83 giare per la conservazione dell'olio, risorsa estremamente<br />

preziosa e versatile: è infatti impiegato sia per scopi alimentari che per fornire l'illuminazione. In caso <strong>di</strong><br />

asse<strong>di</strong>o, poi, può essere impiegato quale arma <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria efficacia: colate <strong>di</strong> olio bollente vengono fatte<br />

piovere dalle ca<strong>di</strong>toie del Castello per <strong>di</strong>ssuadere gli assalitori.<br />

Ancora oltre si aprono cinque fosse circolari, scavate nel 1502 sotto il pontificato <strong>di</strong> Alessandro VI ed a<strong>di</strong>bite a<br />

silos per la conservazione del grano e dei cereali. Per una fortezza l'autosufficienza durante l'asse<strong>di</strong>o nemico -<br />

che rende impossibili i consueti approvvigionamenti alimentari ed idrici - rappresenta un requisito essenziale<br />

alla sopravvivenza.


Visita il Castello>> Terzo livello<br />

1. Cortile dell'Angelo<br />

2. Sale <strong>di</strong> Clemente VIII<br />

3. Sala della Giustizia<br />

4. Sala <strong>di</strong> Apollo<br />

5. Cappella dei SS. Cosma e Damiano<br />

6. Sale <strong>di</strong> Clemente VII<br />

7. Cortile <strong>di</strong> Alessandro VI o del Teatro<br />

8. Cortiletto <strong>di</strong> Leone X<br />

9. Stufetta <strong>di</strong> Clemente VII<br />

1) CORTILE DELL'ANGELO<br />

Il cortile a pianta quadrata cui si accede percorrendo l'ultimo tratto della rampa <strong>di</strong>ametrale riceve varie<br />

denominazioni nel corso dei secoli: gli antichi documenti lo in<strong>di</strong>cano sempre come 'cortile d'onore' - dato che<br />

costituiva l'ingresso principale agli appartamenti papali fatti e<strong>di</strong>ficare da Niccolò V a metà del Quattrocento -<br />

ma vi si fa riferimento anche come 'cortile della campana', poiché da qui si u<strong>di</strong>vano <strong>di</strong>stintamente i rintocchi<br />

della campana della misericor<strong>di</strong>a che annunciava le esecuzioni nel sottostante 'Cortile delle Fucilazioni'.<br />

Oggi è noto come 'cortile dell'Angelo', da quando - agli inizi del secolo scorso - vi trova collocazione la statua<br />

dell'arc<strong>angelo</strong> Michele che fino al 1747 ornava la sommità dell'e<strong>di</strong>ficio. Sortendo <strong>di</strong>nanzi alla statua è<br />

possibile riconoscere <strong>di</strong>stintamente la torre centrale dell'e<strong>di</strong>ficio adrianeo, attorno alla quale, nel corso dei<br />

secoli, si sono addossati gli appartamenti pontifici. Originariamente circolare, la torre assume la forma quadrata<br />

che conserva tutt'oggi in seguito alla fasciatura con tufelli volta ad irrobustire la struttura, iniziata sotto il<br />

pontificato <strong>di</strong> Bonifacio IX e portata a termine per volontà <strong>di</strong> Niccolò V.


2) SALE DI CLEMENTE VIII<br />

Cortile dell'Angelo, veduta aerea Cortile dell'Angelo<br />

La prima porta che si apre sul lato orientale del Cortile dell'Angelo immette in due ambienti facenti<br />

originariamente parte del complesso <strong>di</strong> appartamenti fatti e<strong>di</strong>ficare da papa Clemente VIII, il cui stemma<br />

troneggia sul soffitto della prima stanza. L'aspetto dell'ambiente è oggi fortemente compromesso dai restauri<br />

voluti da Mariano Borgatti, che fa collocare qui - in modo piuttosto arbitrario - un grande camino proveniente<br />

dal corpo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a che era all'ingresso del <strong>castel</strong>lo, una porta rinascimentale a punte <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante e due portali<br />

recanti le insegna <strong>di</strong> papa Clemente X (1670 - 1676) provenienti dall'Armeria in prossimità del Bastione San<br />

Luca. Originale è invece il pertugio che si apre nel pavimento al centro della sala e che lascia intravedere un<br />

cunicolo.<br />

3) SALA DELLA GIUSTIZIA<br />

La grande figura alata affrescata sulla parete <strong>di</strong> fondo della sala - evidentemente 'tagliata' nella parte superiore<br />

a significare un posteriore abbassamento del soffitto - è stata interpretata tanto quale <strong>angelo</strong>, che lascerebbe<br />

supporre un adattamento a cappella dell'ambiente, quanto come rappresentazione allegorica della giustizia,<br />

perfettamente plausibile all'interno <strong>di</strong> un ambiente a<strong>di</strong>bito a tribunale. Ed è questa - come testimoniato dalla<br />

denominazione Sala della Giustizia - l'identificazione comunemente accettata, suffragata anche dai numerosi<br />

processi - conclusi spesso con irrevocabili sentenze <strong>di</strong> morte - celebrati all'interno del <strong>castel</strong>lo: tra gli altri, sono<br />

giu<strong>di</strong>cati i due umanisti Pomponio Leto e Platina, accusati arbitrariamente <strong>di</strong> un complotto per rovesciare<br />

l'autorità pontificia; la sfortunata Beatrice Cenci, la cui storia ispira poeti e letterati da Shelley a Stendhal; il<br />

filosofo Giordano Bruno, bruciato sul rogo in Campo de' Fiori sotto il pontificato <strong>di</strong> Clemente VIII.<br />

Sala <strong>di</strong> Giustizia


4. Sala <strong>di</strong> Apollo<br />

La Sala è parte del sontuoso appartamento principesco che papa Paolo III fa e<strong>di</strong>ficare all'interno del Castello a<br />

partire dal 1534, portando a compimento la trasformazione della fortezza militare in residenza aristocratica.<br />

L'ambiente deve il suo nome al ciclo <strong>di</strong> affreschi della volta - raffiguranti episo<strong>di</strong> del mito <strong>di</strong> Apollo - la cui<br />

esecuzione è affidata al fiorentino Perin del Vaga, attivo anche nelle sale Paolina, del Perseo e <strong>di</strong> Amore e<br />

Psiche. Oltre ad apprezzarne la raffinata sensibilità artistica, Paolo III ammira anche le capacità impren<strong>di</strong>toriali<br />

dell'artista toscano, abile organizzatore e coor<strong>di</strong>natore <strong>di</strong> imprese pittoriche, vero e proprio manager ante<br />

litteram viene ricordato da Giorgio Vasari con "l'animo occupatissimo, e intorno scultori e maestri <strong>di</strong> stucchi,<br />

intagliatori <strong>di</strong> legname, sarti, ricamatori, pittori mettitori d'oro e altri simili artefici" bisognosi <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni e<br />

spiegazioni. Alla sua morte, nell'ottobre 1547, la sua bottega prosegue i lavori sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Domenico<br />

Rietti detto Zaga; nelle cornici della volta centrale è stato in<strong>di</strong>viduato anche l'intervento del comasco<br />

Pellegrino Tibal<strong>di</strong>.<br />

Il pavimento in cotto della Sala mostra numerose aperture, una, in particolare, costituita da un pozzetto<br />

profondo 9 metri è <strong>di</strong>o dubbia interpretazione: potrebbe trattarsi <strong>di</strong> un gabinetto, oppure <strong>di</strong> una botolatrabocchetto<br />

impiegata per liberarsi alla svelta <strong>di</strong> ospiti sgra<strong>di</strong>ti.<br />

5) CAPPELLA DEI SS. COSMA E DAMIANO<br />

Sala <strong>di</strong> Apollo, particolare del camino<br />

Il primo nucleo del piccolo luogo <strong>di</strong> culto fu e<strong>di</strong>ficato per volontà <strong>di</strong> Eugenio IV; la cappella fu successivamente<br />

collegata agli appartamenti pontifici nel corso dei lavori or<strong>di</strong>nati da papa Niccolò V intorno al 1450. Leone X<br />

provvede a far ristrutturare la semplice aula unica, commissionando a Michel<strong>angelo</strong> la facciata laterale della<br />

cappella, affacciantesi sul Cortile dell'Angelo. L'interno dell'ambiente, molto austero e modesto, coperto da una<br />

semplice volta a botte, è invece oggetto <strong>di</strong> un restauro effettuato tra il 1734 ed il 1735 sotto il pontificato <strong>di</strong><br />

Clemente XII; in particolare, si procede alla messa in opera <strong>di</strong> un altare marmoreo sormontato da una scultura<br />

<strong>di</strong> San Michele Arc<strong>angelo</strong> realizzata da Pietro Bracci - attualmente conservata nella Sala della Rotonda - e<br />

sostituita, ad opera <strong>di</strong> Mariano Borgatti da una pala Marmorea raffigurante La Vergine con il Bambino, attribuita<br />

a Raffaello da Montelupo ed ancora visibile in situ.<br />

6) SALE DI CLEMENTE VII<br />

Le due sale prendono il nome dal pontefice che, in occasione del Sacco <strong>di</strong> Roma e del conseguente asse<strong>di</strong>o<br />

della fortezza da parte dei Lanzichenecchi, si rifugia in questa ala del Castello, dove rimane barricato per sei<br />

lunghi mesi. In seguito, provvede a far restaurare i due piccoli ambienti: lo stemma <strong>di</strong> papa Me<strong>di</strong>ci è infatti ben<br />

visibile al centro del soffitto, ed il suo nome ricorre nei cartigli sorretti da puttini che si rincorrono lungo le<br />

pareti della prima delle due salette, opera <strong>di</strong> Michele Bartolomeo da Lucca e Matteo Crassetti, probabilmente su<br />

<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giulio Romano. Il fregio <strong>di</strong>pinto della seconda sala, invece, reca le insegne <strong>di</strong> papa Innocenzo X<br />

(1644 - 1655).


7) CORTILE DI ALESSANDRO VI<br />

Sala <strong>di</strong> Clemente VII<br />

L'ampia corte quadrangolare su cui si affaccia uno dei due accessi della Sala <strong>di</strong> Giustizia è nota con <strong>di</strong>verse<br />

denominazioni: Cortile del Pozzo, per la presenza <strong>di</strong> un bellissimo pozzo fatto restaurare intorno al 1501 da<br />

papa Alessandro VI, le cui armi sono scolpite sulla vera; Cortile dell'Olio, dato che da qui è possibile accedere<br />

agli ambienti delle oliare e dei silos situati a livello della Sala delle Urne; Cortile del Teatro, per la frequente<br />

rappresentazione <strong>di</strong> opere teatrali che qui avevano luogo. Diverse fonti cinquecentesche sono concor<strong>di</strong><br />

nell'in<strong>di</strong>care la presenza <strong>di</strong> un giar<strong>di</strong>no pensile all'interno del cortile - ricco <strong>di</strong> piante ad alto fusto - facente parte<br />

del lussuoso appartamento fatto realizzare da Alessandro VI.<br />

Cortile del Teatro, veduta aerea Cortile del Teatro


8) CORTILETTO DI LEONE X<br />

Accessibile dal Cortile del Teatro, il piccolo cortiletto intitolato a Leone X viene e<strong>di</strong>ficato intorno al 1514 e,<br />

originariamente, è allietato da un minuscolo ma curatissimo giar<strong>di</strong>no all'italiana. E' detto anche Cortile del<br />

Forno, dato che qui si accendevano i fuochi destinati a scaldare il bagno soprastante.<br />

9) STUFETTA DI CLEMENTE VII<br />

Cortiletto <strong>di</strong> leone X, veduta aerea<br />

Il piccolo bagno privato incluso negli appartamenti papali e ad essi collegato per mezzo <strong>di</strong> una scala interna è in<br />

realtà costituito da tre vani: uno spogliatoio, posto al piano superiore; un vano locale per il riscaldamento<br />

dell'acqua, che veniva poi convogliata in tubi che correvano al <strong>di</strong> sotto del pavimento, e la sala da bagno vera e<br />

propria, dotata <strong>di</strong> vasca collocata al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> una nicchia ad arco e decorata con affreschi e stucchi a motivi<br />

acquatici, realizzati probabilmente da Giovanni da U<strong>di</strong>ne su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Giulio Romano. Il bagno, designato in<br />

epoca rinascimentale anche con il termine <strong>di</strong> stufa o stufetta, era un tratto <strong>di</strong>stintivo delle <strong>di</strong>more dei principi<br />

rinascimentali, una sorta <strong>di</strong> status-symbol, evocativo delle terme dell'antica Roma e della cultura classica.<br />

Stufetta <strong>di</strong> Clemente VII


Visita il Castello>> Quarto livello<br />

1. Giretto Coperto e galleria archeologica<br />

2. Stanzette <strong>di</strong> Pio IV<br />

3. Loggia <strong>di</strong> Giulio II<br />

4. Giretto Scoperto <strong>di</strong> Alessandro VII<br />

5. Armeria storica<br />

6. Loggia <strong>di</strong> Paolo III<br />

7. Sala Paolina<br />

8. Sala <strong>di</strong> Perseo<br />

9. Sala <strong>di</strong> Amore e Psiche<br />

1) GIRETTO COPERTO E GALLERIA ARCHEOLOGICA<br />

Il cosiddetto Giretto Coperto è fatto realizzare da papa Pio IV tra il 1555 ed il 1559, dotando <strong>di</strong> una copertura<br />

parziale l'antico camminamento <strong>di</strong> ronda <strong>di</strong> Alessandro VI. Qui, tra le ampie arcate, oggi chiuse da vetri, che<br />

donano una straor<strong>di</strong>naria vista sul Tevere, al riparo dalle intemperie, trova collocazione la galleria archeologica<br />

del Castello, che raccoglie i frammenti <strong>di</strong> decorazione architettonica e le sculture che, nel corso dei secoli hanno<br />

ornato l'e<strong>di</strong>ficio. Alcuni - come le belle cornici modanate, i fregi con protomi leonine ed un capitello corinzio -<br />

appartengono all'originario appartato decorativo del sepolcro adrianeo, così come, probabilmente, il bel<br />

ritratto dell'imperatore Adriano e quello coevo <strong>di</strong> Antonino Pio, suo successore, sotto il quale vengono<br />

completati i lavori al <strong>mausoleo</strong>.<br />

2) STANZETTE DI PIO IV<br />

Questi piccoli ambienti che si aprono lungo il Giretto Coperto - l'antico camminamento <strong>di</strong> ronda <strong>di</strong> Alessandro<br />

VI Borgia - vengono utilizzati dapprima come sale <strong>di</strong> servizio per l'artiglieria, e quin<strong>di</strong> trasformati in celle '<strong>di</strong><br />

lusso' per prigionieri <strong>di</strong> riguardo.<br />

3) LOGGIA DI GIULIO II<br />

Giulio II della Rovere fa realizzare la bella loggia affacciata sul Tevere intorno al 1505 con lo scopo <strong>di</strong><br />

alleggerire ed ingentilire la mole massiccia del Castello, caratterizzandola allo stesso tempo attraverso un<br />

elemento <strong>di</strong> stile tipico delle <strong>di</strong>more signorili rinascimentali. Si ritiene che il progetto della loggia - che con la


sua elegante architrave sorretta da due esili colonnine, sostituisce un preesistente balcone scoperto - sia da<br />

attribuire a Giuliano da Sangallo, architetto pre<strong>di</strong>letto dal pontefice, incaricato, tra l'altro della <strong>di</strong>rezione dei<br />

lavori <strong>di</strong> ristrutturazione <strong>di</strong> Castello.<br />

4) GIRETTO SCOPERTO<br />

Loggia <strong>di</strong> Giulio II, esterno<br />

Loggia <strong>di</strong> Giulio II,<br />

veduta dalla scalinata <strong>di</strong> accesso alla Sala Paolina<br />

Il Giretto Scoperto corrisponde al tratto <strong>di</strong> mura perimetrali fatto innalzare da papa Alessandro VII (1655 -<br />

1667) intorno al 1657 per chiudere l'emiciclo occidentale dell'e<strong>di</strong>ficio. Sul giretto si affacciano - oltre ai servizi -<br />

quattro sale che custo<strong>di</strong>scono la raccolta <strong>di</strong> armi storiche del <strong>castel</strong>lo.<br />

5) ARMERIA STORICA<br />

Le quattro sale che si affacciano sul giretto scoperto <strong>di</strong> Alessandro VII ospitano una selezione <strong>di</strong> armi storiche;<br />

la piccola raccolta ha lo scopo <strong>di</strong> illustrare e ricostruire la storia degli eserciti che, nel corso dei secoli, hanno<br />

intrecciato le loro vicende con quelle <strong>di</strong> Roma e del <strong>castel</strong>lo.<br />

Prima Sala - sono raccolte armi databili alla fine XIX - inizi XX secolo, appartenenti tanto all'esercito pontificio<br />

- che ha tenuto il <strong>castel</strong>lo sino al 1870 - quanto a quello italiano. L'esercito italiano è rappresentato anche dalle<br />

<strong>di</strong>vise adottate tra il 1870 ed il 1900, tra le quali spicca una rara <strong>di</strong>visa degli Ussari <strong>di</strong> Piacenza, reparto<br />

preunitario formato esclusivamente da esuli ungheresi.<br />

Seconda Sala - nella sala trovano collocazione un archibugio a ruota databile al XVI secolo e fabbricato per la<br />

famiglia Farnese e due pregevoli pistole intarsiate.<br />

Terza Sala - la sala raccoglie armi da fuoco e reperti legati all'introduzione e alla <strong>di</strong>ffusione della polvere pirica<br />

il cui impiego, sempre più massiccio a partire dal XVI secolo, porta alla ra<strong>di</strong>cale evoluzione <strong>di</strong> armi e strategie<br />

belliche, ma anche dell'architettura militare che deve adeguarsi ai nuovi mezzi offensivi.<br />

Quarta Sala - la sala è de<strong>di</strong>cata alla storia del Castello: vi sono esposti armi appartenenti alle guarnigioni<br />

poste a <strong>di</strong>fesa della fortezza tra il XV ed il XVIII secolo, ivi comprese quelle impiegate dai Lanzichenecchi<br />

durante il Sacco del 1527.<br />

6) LOGGIA DI PAOLO III<br />

La loggia <strong>di</strong> Paolo III si trova in posizione speculare rispetto a quella <strong>di</strong> Giulio II e nei documenti camerali è<br />

spesso in<strong>di</strong>cata come la "loggia verso Prata", poiché le cinque arcate sostenute da pilastri si aprono verso i<br />

giar<strong>di</strong>ni che circondano il Castello. Gli affreschi che ne decorano l'interno, fortemente danneggiati a causa<br />

dell'esposizione alle intemperie, sono affidati a Girolamo Siciolante da Sermoneta, un collaboratore <strong>di</strong> Perin del<br />

Vaga, che li porta a compimento tra il 1543 e il 1544. Come nel resto degli appartamenti farnesiani, il tema<br />

sotteso alla decorazione pittorica è il parallelismo tra Adriano e Paolo III, tra il colto imperatore <strong>roma</strong>no ed il<br />

papa umanista. In origine la loggia era sormontata da un secondo piano architravato, presto fatto chiudere<br />

dallo stesso pontefice per ricavare la soprastante sala della Cagliostra ed i gabinetti del Delfino e della Cicogna.


7) SALA PAOLINA<br />

Loggia <strong>di</strong> Paolo III, esterno Loggia <strong>di</strong> Paolo III, interno<br />

La Sala Paolina costituisce indubbiamente l'ambiente <strong>di</strong> maggior prestigio degli appartamenti farnesiani in<br />

particolare, e dell'intero Castello in generale, destinato ad accogliere ambasciatori e <strong>visita</strong>tori illustri: un vero e<br />

proprio salone <strong>di</strong> rappresentanza e, in quanto tale, dotato <strong>di</strong> un apparato decorativo fastoso e curatissimo,<br />

tale da destare imme<strong>di</strong>atamente l'ammirazione e la meraviglia dei <strong>visita</strong>tori. Il complesso ciclo <strong>di</strong> affreschi -<br />

realizzato tra il giugno 1545 ed il settembre 1547 dal toscano Perin del Vaga e dalla sua bottega - è finalizzato<br />

all'esaltazione della figura <strong>di</strong> Paolo III, ritratto quale ideale trait-d'union tra i fasti della Roma imperiale - che<br />

rivivono nel suo pontificato illuminato - e lo splendore della cristianità. L'impatto scenico del salone d'onore<br />

fastosamente decorato è ulteriormente enfatizzato dalla porta ritagliata nella parete meri<strong>di</strong>onale, che,<br />

attraverso una breve rampa <strong>di</strong> scale, immette <strong>di</strong>rettamente alla piccola loggia <strong>di</strong> Giulio II affacciata sul Tevere e<br />

sulla città e che sottolinea anche l'abilità degli architetti paolini, oculati sfruttatori delle preesistenze.<br />

8) SALA DEL PERSEO<br />

Sala Paolina<br />

Dalla grande Sala Paolina si accede a due ambienti piuttosto piccoli, destinati probabilmente ad appartamento<br />

privato del pontefice. Il primo ed il più ampio <strong>di</strong> tali ambienti è la Sala <strong>di</strong> Perseo: l'effige dell'eroe greco, in


legno, si staglia al centro del soffitto dal fondo blu decorato a grottesche ed ornato <strong>di</strong> stucchi dorati, mentre il<br />

suo mito è narrato lungo le pareti in sei doppi e tripli episo<strong>di</strong>. Una piccola porta conduce alla stanza da<br />

bagno <strong>di</strong> Clemente VII (la Stufetta) collocata al piano inferiore). Gli arre<strong>di</strong> che oggi completano l'ambiente non<br />

sono originali, ma sono da ascrivere all'interveto <strong>di</strong> Mariano Borgatti. Questi, in aderenza ad un preciso quanto<br />

<strong>di</strong>scutibile ed inatten<strong>di</strong>bile - data l'assenza <strong>di</strong> qualsivoglia fondamento scientifico - criterio 'storiografico' ha<br />

arredato le stanze del <strong>castel</strong>lo con materiali <strong>di</strong> provenienza e datazione varie, nell'intento <strong>di</strong> ricreare l'atmosfera<br />

originaria degli appartamenti papali. Nessuna delle suppellettili qui collocate, pertanto, appartiene al corredo<br />

originale del piccolo appartamento. Oltre agli arazzi, ai cassoni ed al leggio, <strong>di</strong> particolare interesse si rivelano<br />

tre <strong>di</strong>pinti: un Compianto sul Cristo Morto <strong>di</strong> scuola ferrarese; un Cristo Portacroce <strong>di</strong>pinto da Paris Bordon,<br />

artista trevigiano attivo soprattutto a Venezia e nelle province orientali della Lombar<strong>di</strong>a, ed una Dama con<br />

Liocorno attribuita al ravennate Luca Longhi (1507 - 1580). La fanciulla seduta accanto al liocorno simbolo della<br />

famiglia Farnese è identificata con la bellissima Giulia Farnese, amante ufficiale <strong>di</strong> Alessandro VI Borgia e sorella<br />

- nonché abile sostenitrice dell'ascesa politica - del futuro Paolo III.<br />

Sala <strong>di</strong> Perseo, Perseo,<br />

particolare del soffitto ligneo<br />

9) SALA DI AMORE E PSICHE<br />

Luca Longhi, Dama con Liocorno, prima metà XVI secolo.<br />

Roma, Museo Nazionale <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo, Sala <strong>di</strong> Perseo<br />

Collegata alla sala <strong>di</strong> Perseo e visibile unicamente attraverso una grata che ne chiude l'ingresso, la Sala <strong>di</strong><br />

Amore e Psiche è il secondo ambiente che componeva l'appartamento privato <strong>di</strong> Paolo III, e deve il suo nome<br />

dal soggetto degli affreschi, ispirati alla celeberrima favola narrata da Apuleio. Come nel caso della Sala <strong>di</strong><br />

Perseo, anche qui mobili e suppellettili non fanno parte dell'originario arredo dell'alloggio, ma riflettono il gusto<br />

e la volontà del primo <strong>di</strong>rettore del Museo Nazionale <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo, Mariano Borgatti, che ha assemblato<br />

oggetti <strong>di</strong> varia epoca e provenienza nel tentativo <strong>di</strong> ricostruire - in modo opinabile e purtroppo privo <strong>di</strong> riscontri<br />

storici - l'antico assetto del Castello. Questa stanza è stata dunque - arbitrariamente - arredata come una<br />

camera da letto: troviamo un letto, un inginocchiatoio ligneo, un piccolo altare portatile ed un cassone. La sala<br />

ospita anche numerosi <strong>di</strong>pinti: un Ritratto <strong>di</strong> Paolo III ed uno <strong>di</strong> Alessandro VI, un Riposo dalla Fuga in Egitto <strong>di</strong><br />

Federico Barocci, una Pietà <strong>di</strong> scuola bresciana del Cinquecento ed un Cristo Portacroce <strong>di</strong> Sebastiano del<br />

Piombo, ascrivibile all'ultima fase <strong>di</strong> attività dell'artista veneziano.<br />

Sala <strong>di</strong> Amore e Psiche<br />

Sala <strong>di</strong> Amore e Psiche,<br />

il soffitto ligneo


Visita il Castello>> Quinto livello<br />

1. Sala del Tesoro<br />

2. Biblioteca<br />

3. Sala dell'Adrianeo<br />

4. Sala dei Festoni<br />

5. Cagliostra<br />

6. Corridoio Pompeiano<br />

7. Appartamento del Castellano<br />

1) CAGLIOSTRA<br />

Il triplice ambiente della Cagliostra - la sala propriamente detta è fiancheggiata da due spogliatoi detti<br />

rispettivamente Della Cicogna e Del Delfino - costituisce originariamente il secondo piano della sottostante<br />

Loggia <strong>di</strong> Paolo III; per volontà dello stesso pontefice, tuttavia, le aperture verso Prati vengono murate e la sala<br />

si trasforma in 'prigione <strong>di</strong> lusso' destinata a detenuti <strong>di</strong> riguardo: non a caso l'ambiente deve il suo nome a uno<br />

dei più famosi reclusi che vi abitarono: il Conte <strong>di</strong> Cagliostro.<br />

L'ambiente, così come i due camerini attigui, è interamente affrescato per mano <strong>di</strong> Luzio Luzi con scene e<br />

paesaggi <strong>di</strong> genere<br />

2) BIBLIOTECA<br />

La Sala della Biblioteca - in<strong>di</strong>cata nei registri cinquecenteschi come "sala nova verso Prata" o "sala depenta" per<br />

la sua fastosa decorazione pittorica - occupa il settore settentrionale degli appartamenti papali fatti e<strong>di</strong>ficare da<br />

Paolo III Farnese. Come gli altri ambienti <strong>di</strong> rappresentanza dell'appartamento farnesiano, anche la Biblioteca<br />

sfoggia un complesso apparato decorativo, il cui tema dominante è ancora una volta il parallelismo tra<br />

l'imperatore Adriano e papa Paolo III, tra i fasti della Roma imperiale e la nuova magnificenza della Roma<br />

cristiana del pontefice, rinnovatore della grandezza della città. La Biblioteca è collegata con la Sala dell'Adrianeo<br />

e quella del Tesoro; un piccolo passaggio - il cosiddetto Corridoio Pompeiano - garantisce poi un collegamento<br />

con l'ambiente <strong>di</strong> rappresentanza per eccellenza degli appartamenti farnesiani, la Sala Paolina.


3) SALA DELL'ADRIANEO<br />

Sala della Biblioteca<br />

Non si conosce l'originaria funzione <strong>di</strong> questo ambiente, denominato Adrianeo da Mariano Borgatti, sulla scorta<br />

<strong>di</strong> una raffigurazione ideale dell'antico <strong>mausoleo</strong> <strong>di</strong> Adriano che campeggia al centro del fregio sulla parete<br />

antistante l'ingresso alla sala. Gli affreschi sono concepiti da Luzio Luzi da To<strong>di</strong> ed eseguiti probabilmente da<br />

Prospero Fontana tra il 1544 ed il 1545. Lungo il fregio, intercalate da fauni, sileni, paffuti amorini e satiri, si<br />

alternano ipotetiche ricostruzioni 'archeologiche' <strong>di</strong> monumenti dell'antica Roma: oltre al già citato Mausoleo <strong>di</strong><br />

Adriano si possono riconoscere la Meta Romuli, la Naumachia, il Circo <strong>di</strong> Caligola e Nerone.<br />

Nella Sala sono custo<strong>di</strong>ti tre <strong>di</strong>pinti che traggono comune ispirazione dalla figura del <strong>di</strong>o Bacco e che sono<br />

comunemente attribuiti all'olandese Jacob Jordaens, a Dosso Dossi e a Nicolas Poussin.<br />

4) SALA DEI FESTONI<br />

La sala, attigua all'Adrianeo prende il nome dal fregio che ne decora le pareti, concepito da Luzio Luzi da To<strong>di</strong><br />

ed affrescato probabilmente da Prospero Fontana nel biennio 1544-45, dunque contemporaneamente alla Sala<br />

dell'Adrianeo. Al centro del soffitto campeggia un unicorno, empblema ral<strong>di</strong>co dei Farnese, famiglia <strong>di</strong> origine <strong>di</strong><br />

Paolo III. Nella sala è anche custo<strong>di</strong>ta una tela, in attesa <strong>di</strong> restauro, raffigurante Il Car<strong>di</strong>nal Gozza<strong>di</strong>ni riceve a<br />

Imola Giacomo III Stuart che Antonio Gionima, pittore allievo <strong>di</strong> Giuseppe Maria Crespi, esegue tra il 1717 ed il<br />

1719.<br />

5) CAGLIOSTRA<br />

Il triplice ambiente della Cagliostra - la sala propriamente detta è fiancheggiata da due spogliatoi detti<br />

rispettivamente Della Cicogna e Del Delfino - costituisce originariamente il secondo piano della sottostante<br />

Loggia <strong>di</strong> Paolo III; per volontà dello stesso pontefice, tuttavia, le aperture verso Prati vengono murate e la sala<br />

si trasforma in 'prigione <strong>di</strong> lusso' destinata a detenuti <strong>di</strong> riguardo: non a caso l'ambiente deve il suo nome a uno<br />

dei più famosi reclusi che vi abitarono: il Conte <strong>di</strong> Cagliostro.<br />

L'ambiente, così come i due camerini attigui, è interamente affrescato per mano <strong>di</strong> Luzio Luzi con scene e<br />

paesaggi <strong>di</strong> genere<br />

6) CORRIDOIO POMPEIANO<br />

Il basso passaggio che collega i due più importanti ambienti degli appartamenti farnesiani - la Biblioteca e la<br />

Sala <strong>di</strong> Apollo, salone d'onore del quartiere pontificio - è in<strong>di</strong>cato come Corridoio Pompeiano, dallo stile delle<br />

eleganti volute e delle preziose grottesche affrescate che ne decorano volta e pareti, opera <strong>di</strong> Perin del Vaga e<br />

della sua bottega. Il corridoio si imposta probabilmente su una preesistenza <strong>roma</strong>na, forse un ballatoio scoperto<br />

che correva intorno al cilindro per condurre ai piani superiori.


Corridoio Pompeiano<br />

7) APPARTAMENTO DEL CASTELLANO<br />

Corridoio Pompeiano,<br />

particolare della decorazione <strong>di</strong>pinta<br />

Situato al <strong>di</strong> sopra della Loggia <strong>di</strong> Giulio II ed articolato in <strong>di</strong>versi ambienti, l'appartamento è stato fatto<br />

costruire nei primi anni del XVIII secolo da Zenobio Savelli, <strong>castel</strong>lano dal 1730 al 1752. Attualmente è chiuso<br />

al pubblico ed in attesa <strong>di</strong> sistemazione.


Visita il Castello>> Sesto livello<br />

1. Terrazza dell'Angelo<br />

2. Sala della Rotonda<br />

3. Sala delle Colonne<br />

1) TERRAZZA DELL'ANGELO<br />

La terrazza è dominata dalla grande statua bronzea dell'Angelo, fusa nel 1752 dal fiammingo Peter Anton van<br />

Verschaffelt, che svetta dall'alto <strong>di</strong> un basamento <strong>di</strong> travertino. In alto, a sinistra dell'Angelo, troviamo la<br />

cosiddetta campana 'dei condannati' o 'della misericor<strong>di</strong>a', che il cui lugubre rintocco annunciava le esecuzioni<br />

capitali che avevano luogo nel sottostante Cortile delle Fucilazioni. Proprio questa terrazza fa da sfondo<br />

all'epilogo <strong>di</strong> uno dei drammi <strong>di</strong> maggior successo del lucchese Giacomo Puccini, Tosca. La protagonista si getta<br />

dagli spalti, dopo aver ucciso l'infido capo della polizia Scarpia, ed aver assistito alla fucilazione del suo amante,<br />

il pittore Cavaradossi.<br />

Terrazza dell'Angelo


2) SALA DELLA ROTONDA<br />

La Sala ospita oggi alcuni elementi dell'<strong>angelo</strong> bronzeo <strong>di</strong> Verschaffelt non ricollocati in situ dopo il restauro cui<br />

l'opera è stata sottoposta ed una statua <strong>di</strong> San Michele, in legno dorato, realizzata da Pietro Bracci nel 1736 per<br />

la cappella dei SS. Cosma e Damiano del terzo livello.<br />

3) SALA DELLE COLONNE<br />

Recenti stu<strong>di</strong> hanno portato a ritenere che la Sala delle Colonne e le due Sale delle Ban<strong>di</strong>ere siano da<br />

identificare con le tre stanze e<strong>di</strong>ficate sotto il pontificato <strong>di</strong> Benedetto XIV per ampliare l'Archivio, all'epoca<br />

custo<strong>di</strong>to nella Rotonda. Gli ambienti sono stati restaurati nel 1926 dall'artista <strong>roma</strong>no Duilio Cambellotti,<br />

quando per decisione del Generale Mariano Borgatti, primo <strong>di</strong>rettore del Museo Nazionale <strong>di</strong> Castel Sant'Angelo,<br />

si decide <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>re qui le ban<strong>di</strong>ere dei reggimenti <strong>di</strong> fanteria dell'esercito italiano.<br />

Sala delle Colonne

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