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ARCHEOCLUB D’ITALIA<br />

SEDE DI SAN SEVERO<br />

29° CONVEGNO<br />

NAZIONALE<br />

sulla<br />

Preistoria - Protostoria - Storia<br />

della Daunia<br />

San Severo 15 - 16 novembre 2008<br />

A T T I<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Armando Gravina<br />

SAN SEVERO 2009<br />

Stampa: Centro Grafi co S.r.l. - Tel. 0881 728177 - www.centrografi cofoggia.it


1. Il sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />

L’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Montecorvino si estende su un pianoro stretto e allungato dei<br />

Monti Dauni, comprensorio che me<strong>di</strong>a geografi camente il passaggio dalla pianura<br />

del Tavoliere ai rilieviappenninici. Citata come fondazione bizantina nell’XI sec. 1 ,<br />

nell’ambito della costituzione sulle alture del Subappennino <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong> abitati<br />

castrali con funzione strategica antilongobarda 2 e rapidamente elevata al rango <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ocesi 3 la città, pienamente inserita nei processi <strong>di</strong> riassetto territoriale e <strong>di</strong> rinnovamento<br />

urbanistico susseguenti alla conquista normanna, conobbe una fase <strong>di</strong><br />

sviluppo tra XII e XIII sec., per poi avviarsi verso il declino nel XV sec., sancito<br />

anche dall’annessione della <strong>di</strong>ocesi a quella <strong>di</strong> Volturara nel 1433, fi no ad un esito<br />

<strong>di</strong> defi nitivo abbandono, probabilmente realizzatosi fra fi ne del Me<strong>di</strong>oevo ed età<br />

moderna 4 .<br />

La memoria materiale del sito è attualmente affi data a due imponenti emergenze<br />

monumentali (fi g. 1): la torre, tuttora elevata nella sua metà settentrionale per<br />

circa 24 m, collocata all’estremità occidentale dell’abitato, sulla sommità <strong>di</strong> un rial-<br />

1 La prima menzione del centro risale al 1044: RNAM IV.<br />

2 (MARTIN 1975 con bibl. precedente).<br />

3 La sede episcopale è attestata a partire almeno dal 1058: I.P. IX).<br />

4 MARTIN, NOYÉ 1982, cui si rimanda anche per un elenco delle fonti.<br />

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PASQUALE FAVIA * , ROBERTA GIULIANI * ,<br />

NUNZIA MARIA MANGIALARDI * ,<br />

FELICE STOICO *<br />

Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />

nel Subappennino daunio: primi scavi<br />

della cattedrale e dell’area castrense<br />

* Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Foggia


166<br />

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Pasquale Favia et alii<br />

zo, apparentemente <strong>di</strong> natura artifi ciale e circondato alla base da un fossato; la chiesa,<br />

ubicata circa 175 m più a E, conservata in alcuni tratti sino a un’altezza <strong>di</strong> circa 3 m, con<br />

una piccola cappella absidata annessa. Campagne <strong>di</strong> riprese aeree e prospezioni geomagnetiche,<br />

abbinate a ricognizioni <strong>di</strong> superfi cie e operazioni <strong>di</strong> rilievo e analisi delle<br />

architetture a vista, condotte nel 2006 e 2007, hanno consentito <strong>di</strong> acquisire numerose<br />

informazioni sul sito, utili anche a in<strong>di</strong>rizzare la ricerca sulle sue vicende inse<strong>di</strong>ative. 5<br />

Le indagini geofi siche, condotte da M. Ciminale, hanno denunciato la presenza<br />

<strong>di</strong> un asse stradale <strong>di</strong> andamento E/O, che doveva attraversare longitu<strong>di</strong>nalmente<br />

l’abitato, organizzato intorno a tale asse per isolati stretti e allungati.<br />

I materiali ceramici raccolti sembrerebbero delineare un arco cronologico <strong>di</strong><br />

frequentazione del sito dal XII al XV sec.; <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> produzione (<strong>di</strong>stanziatori,<br />

scarti laterizi e scorie <strong>di</strong> vetro e ferro), prevalentemente concentrati nell’area<br />

prossima al fossato che circonda l’area castrale, potrebbero documentare l’esistenza<br />

in loco <strong>di</strong> impianti artigianali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa tipologia.<br />

P.F., R.G.<br />

2. Il progetto <strong>di</strong> ricerca<br />

L’impostazione delle esplorazioni <strong>di</strong> scavo, iniziate nel 2008, pur ispirata dai risultati<br />

degli stu<strong>di</strong> preliminari, ha dovuto confrontarsi con una serie <strong>di</strong> circostanze<br />

oggettive (proprietà privata del terreno su cui il sito sorge, intensa utilizzazione a<br />

fi ni agricoli, assenza <strong>di</strong> vincoli per i monumenti) che ha indotto ad avviare le indagini<br />

stratigrafi che a partire dalle due aree architettonicamente eminenti, ovvero rappresentative<br />

dei luoghi e delle costruzioni del potere e del controllo politico-militare<br />

e <strong>di</strong> quello ecclesiale, oltre che del culto e della devozione religiosa, rinunciando<br />

momentaneamente, in attesa della risoluzione dei problemi connessi al regime e<br />

allo sfruttamento dei suoli, a indagare l’inse<strong>di</strong>amento nei suoi settori abitativi e funzionali.<br />

2.1 Gli scavi del 2008 nella cattedrale <strong>di</strong> Montecorvino<br />

L’e<strong>di</strong>fi cio ecclesiastico (fi g. 2), già parzialmente visibile al momento dell’avvio<br />

delle ricerche nel settore absidale e in un tratto del muro sud, mostrava una pianta<br />

longitu<strong>di</strong>nale (lungh. 29 m circa; largh. 14 m), conclusa sul fronte ovest da tre<br />

absi<strong>di</strong>, mentre sul versante orientale si registrava la presenza <strong>di</strong> due torrette, tra le<br />

quali doveva inquadrarsi l’accesso alla basilica, non ancora esattamente ubicabile.<br />

L’organismo turrito settentrionale preservava porzioni <strong>di</strong> elevato, mentre quello<br />

5 FAVIA, GIULIANI; MARCHI 2007; GIULIANI, FAVIA 2007).


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 167<br />

meri<strong>di</strong>onale si in<strong>di</strong>viduava esclusivamente in cresta, alle quote dell’attuale piano<br />

<strong>di</strong> calpestio. Sulla cortina sud della chiesa e nei segmenti murari visibili <strong>di</strong> quello<br />

nord si riconoscevano semipilastri, ammorsati alle pareti d’ambito, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong>mensioni. Quasi totalmente sepolte dai crolli e dagli accumuli litici, frutto delle<br />

moderne attività agricole, erano le murature del fi anco settentrionale della basilica;<br />

pressoché nulle apparivano le tracce degli elementi <strong>di</strong> scansione dello spazio<br />

interno in navate, rappresentati in forma a croce nell’opera <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>oso che<br />

ancora negli anni ’30 del XX sec. poteva evidentemente leggere i principali tratti<br />

planimetrici del monumento 6 (). Un muretto trasversale, appoggiato al muro nord<br />

e costruito contro terra (con faccia vista sul fronte E), visibile per un solo fi lare, a<br />

9,20 m dal punto <strong>di</strong> innesto dell’absi<strong>di</strong>ola settentrionale, rappresenta forse quanto<br />

resta <strong>di</strong> una muratura <strong>di</strong> recinzione dello spazio presbiteriale, o, più probabilmente,<br />

<strong>di</strong> un gra<strong>di</strong>no che doveva separare la parte orientale delle navate, da quella appunto<br />

presbiteriale, il cui piano, come denuncia peraltro anche l’analisi delle murature,<br />

doveva essere collocato a quote rialzate. Il corpo <strong>di</strong> fabbrica della basilica era affi ancato<br />

sul lato meri<strong>di</strong>onale da una cappella <strong>di</strong> forma quasi quadrata (8,50×7,10/7,30<br />

m), absidata (amb. 2), aggiunta secondariamente e collegata alla chiesa tramite un<br />

ampio ingresso. Altri annessi, ubicati sullo stesso fi anco sud dell’e<strong>di</strong>fi cio ecclesiastico,<br />

erano forse raccordati me<strong>di</strong>ante tre porte (leggibili nel fi anco meri<strong>di</strong>onale<br />

della cattedrale) alla zona presbiteriale; essi, delimitati a meri<strong>di</strong>one da un muro <strong>di</strong><br />

andamento E-O, denunciano, per la loro posizione, .la pertinenza ad una fase e<strong>di</strong>lizia<br />

successiva all’erezione della cappella stessa 7 (). L’obiettivo prefi ssato in questa<br />

prima indagine archeologica, una volta riportati alla luce gli elementi murari della<br />

basilica, mirava a una migliore lettura delle sue fasi e<strong>di</strong>lizie e <strong>di</strong> frequentazione<br />

(privilegiando il settore orientale, in quanto meno intaccato dagli sterri moderni),<br />

sino all’abbandono della costruzione sacra e ad eventuali forme <strong>di</strong> occupazione<br />

residuale dell’area. La rimozione della pietraia che obliterava il muro perimetrale<br />

nord con i semipilastri ad esso ammorsati, corrispondenti a quelli, già noti, presenti<br />

lungo il muro sud, ha rivelato la presenza <strong>di</strong> un accesso, in asse con l’ingresso alla<br />

summenzionata cappella, con piano rivestito da una soglia ben costruita, in cui sono<br />

impiegate anche brecce rosate, fi ancheggiato esternamente da due semipilastri,<br />

<strong>di</strong>sposti ai lati della porta, sui quali doveva verosimilmente impostarsi un protiro;<br />

tale accesso laterale garantiva evidentemente l’affaccio dell’aula sacra pressoché<br />

<strong>di</strong>retto sulla via principale che doveva percorrere longitu<strong>di</strong>nalmente il sito. È stato<br />

inoltre posto più chiaramente in evidenza il perimetro della torretta settentrionale<br />

(amb. 3), connotata da murature assai spesse e da un profi lo lievemente a scarpa<br />

delle pareti esterne nord, est e sud (in quest’ultimo caso la scarpa si limita alla metà<br />

est). Fra le pietre <strong>di</strong> accumulo e <strong>di</strong> crollo sono stati rinvenuti numerosi elementi<br />

6 SAVASTIO 1940.<br />

7 GIULIANI, FAVIA 2007, p. 153.<br />

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Pasquale Favia et alii<br />

architettonici <strong>di</strong> un certo interesse, come frammenti <strong>di</strong> colonnina, elementi <strong>di</strong> arco,<br />

frammenti <strong>di</strong> architrave, probabilmente pertinenti a fi nestre. Si è quin<strong>di</strong> impostato<br />

un saggio (sg. I) <strong>di</strong> 15,50×22 m, nella porzione più orientale della chiesa, che, pur<br />

denunciando una generale situazione <strong>di</strong> sconvolgimento delle stratigrafi e dovuto ai<br />

ripetuti scassi moderni, ha consentito <strong>di</strong> delineare più chiaramente la planimetria<br />

della torre meri<strong>di</strong>onale (amb. 4), oltre che <strong>di</strong> portare alla luce la traccia <strong>di</strong> uno dei<br />

sostegni della pilastrata sud. L’area <strong>di</strong> maggiore approfon<strong>di</strong>mento stratigrafi co si è<br />

limitata al settore a O della torretta nord, su una fascia <strong>di</strong> 4 m <strong>di</strong> larghezza a partire<br />

dalla parete settentrionale della chiesa. Le indagini condotte in questa zona hanno<br />

portato alla luce i resti, assai deteriorati, del 2° e 3° pilastro della fi la <strong>di</strong> sostegni<br />

settentrionale. Più a O, lungo lo stesso allineamento, è stata in<strong>di</strong>viduata un’altra<br />

traccia muraria <strong>di</strong> andamento E-O, anch’essa molto danneggiata, su cui si innesta<br />

un semipilastro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni grosso modo corrispondenti a quelle dei due robusti<br />

semipilastri ammorsati nei muri perimetrali circa a metà dello sviluppo longitu<strong>di</strong>nale<br />

della chiesa. Tale struttura pone non pochi problemi interpretativi: se la sua<br />

ubicazione, lungo la linea <strong>di</strong> scansione tra la navata me<strong>di</strong>ana e quella settentrionale,<br />

può infatti suggerirne la pertinenza allo stilobate su cui si impostavano i pilastri, il<br />

fatto che lungo le pareti della chiesa alle quote cui affi ora la struttura in questione<br />

non sembra marcarsi in maniera netta un passaggio ai livelli <strong>di</strong> fondazione, rende<br />

problematica questa proposta <strong>di</strong> lettura, che dovrà evidentemente misurarsi con<br />

l’acquisizione <strong>di</strong> nuovi dati nel prosieguo degli scavi. Le ricerche si sono arrestate<br />

su un piano <strong>di</strong> terra compatta, giallastra, interpretabile come un battuto, forse riferibile<br />

alla fase più tarda <strong>di</strong> vita della chiesa. Al livello <strong>di</strong> questo piano si in<strong>di</strong>viduava,<br />

lungo il muro nord, a O della porta <strong>di</strong> accesso settentrionale alla chiesa, una tomba,<br />

con pareti rivestite in muratura (t. 1), in cui era deposta una sepoltura. La prosecuzione<br />

delle indagini dovrà chiarire se la fossa sepolcrale rappresenti un caso unico,<br />

o se sia in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un utilizzo funerario più ampio dello spazio basilicale. Gli scavi<br />

all’interno della torretta <strong>di</strong> facciata nord (amb. 3), raccordata alla chiesa me<strong>di</strong>ante<br />

un accesso aperto in posizionen centrale nella sua parete ovest, ne hanno messo in<br />

evidenza la qualità e<strong>di</strong>lizia, denunciata anche da una particolare costruzione degli<br />

angoli realizzati <strong>di</strong>sponendo i blocchetti in triplice aggetto, in modo da <strong>di</strong>segnare<br />

una sorta <strong>di</strong> pilastro sporgente su cui dovevano evidentemente poggiare le imposte<br />

<strong>di</strong> una volta, presumibilmente a crociera. Una doppia risega si in<strong>di</strong>viduava lungo le<br />

quattro pareti d’ambito, a partire dalle quote <strong>di</strong> calpestio in<strong>di</strong>cate dalla soglia: oltre<br />

che come elemento <strong>di</strong> irrobustimento della fondazione essa poteva essere pure funzionale<br />

all’alloggiamento <strong>di</strong> un pavimento <strong>di</strong> assi lignee rimovibili, che consentiva<br />

forse <strong>di</strong> sfruttare come locale <strong>di</strong> servizio ipogeo anche lo spazio sottostante. Nelle<br />

stratigrafi e rintracciate all’interno <strong>di</strong> questo ambiente si è posto in luce, a circa 1,50<br />

m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà dal piano d’uso dell’e<strong>di</strong>fi cio, uno spesso conglomerato <strong>di</strong> calce, sabbia<br />

e pietrisco, molto duro e privo <strong>di</strong> materiali archeologici, gettato all’interno del<br />

vano dopo la sua costruzione, con l’obiettivo forse <strong>di</strong> creare una solida piattaforma


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 169<br />

che conferisse ulteriore robustezza all’organismo turrito (analoghe tecniche <strong>di</strong> riempimento<br />

delle parti basamentali delle torri con pietre e malta si riscontrano in<br />

alcune torri della Lunigiana <strong>di</strong> XI-XII sec. 8 . Su questo deposito è stata poi recuperata<br />

una sequenza <strong>di</strong> strati <strong>di</strong> terra mista a macerie, cenere e carboncini (connotati da<br />

forti concentrazioni <strong>di</strong> reperti ossei, ceramici, metallici, vitrei e <strong>di</strong> intonaci <strong>di</strong>pinti),<br />

risultato forse della destinazione fi nale del vano seminterrato a semplice butto.<br />

Il <strong>di</strong>serbaggio delle murature della chiesa già a vista ha consentito <strong>di</strong> verifi care<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una cesura verticale piuttosto netta tra il settore absidale e la porzione<br />

più orientale della basilica (fi g. 2). Le cortine che delimitano la zona delle absi<strong>di</strong> e la<br />

parte ad esse più prossima sono infatti connotate da strutture a sacco e paramenti<br />

<strong>di</strong> ciottoli spaccati e bozze, organizzati in fi lari orizzontali, sebbene non proprio<br />

regolari; quelle che delineano invece la porzione più orientale della chiesa sono realizzate<br />

anch’esse con tecnica a sacco, ma mostrano nei paramenti l’uso sistematico<br />

<strong>di</strong> piccoli blocchi lapidei tessuti in corsi orizzontali, alternati talvolta a fi lari <strong>di</strong> lastre,<br />

con l’utilizzo <strong>di</strong> rare zeppe laterizie sia nei giunti che nei letti <strong>di</strong> posa; la stessa tecnica<br />

si registra anche nelle torrette <strong>di</strong> facciata, laddove risultano però impiegati veri<br />

e propri conci assai ben squadrati e rifi niti; sia gli elementi impiegati nella torretta<br />

nord (per quella sud lo stato <strong>di</strong> conservazione delle murature, a livello dell’attuale<br />

calpestio, non consente l’osservazione <strong>di</strong> aspetti specifi ci), sia quelli osservabili nel<br />

settore orientale della chiesa recano tracce <strong>di</strong> una particolare tecnica <strong>di</strong> fi nitura delle<br />

pietre, detta ‘a chevrons’. Come è stato già proposto, la chiesa, nella sua confi gurazione<br />

complessiva, evoca icnografi camente (con il <strong>di</strong>stintivo elemento della facciata<br />

racchiusa fra due torri) modelli assai <strong>di</strong>ffusi soprattutto nell’architettura religiosa<br />

normanna dell’Italia meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> XI-XII sec. 9 , orizzonte nel quale ben si inscrive<br />

anche la tecnica costruttiva a blocchetti regolari e la fi nitura ‘a chevrons’ 10 .<br />

Emerge dunque con una certa evidenza l’ipotesi <strong>di</strong> una successione costruttiva<br />

e cronologica fra la parte absidale della fabbrica sacra, che appare il nucleo e<strong>di</strong>lizio<br />

più antico, e lo sviluppo dei muri d’ambito dell’aula verso Oriente: questi ultimi<br />

verosimilmente potrebbero rappresentare una ripresa, una ricostruzione o un ampliamento<br />

della Cattedrale, che avrebbe ere<strong>di</strong>tato e mantenuto da una precedente<br />

stesura architettonica appunto le tre absi<strong>di</strong> e l’imposta dei muri perimetrali. Come<br />

si è detto, la confi gurazione planimetrica e alcune tecniche murarie, e in particolare<br />

<strong>di</strong> fi nitura della pietra, adottate in questa fase rendono plausibile una collocazione<br />

<strong>di</strong> questo momento e<strong>di</strong>lizio ad età normanna; tuttavia questi stessi elementi sono<br />

compatibili con attardamenti in ambienti tecnici <strong>di</strong> marca sveva (la fi nitura ‘a che-<br />

8 Per confronti si veda GALLO 2004, pp. 27, 34.<br />

9 Per possibili comparazioni e approfon<strong>di</strong>menti bibliografi ci si veda GIULIANI, FAVIA 2007,<br />

p. 151.<br />

10 Per questa particolare lavorazione si veda BOZZONI 1999; CUTERI 2003; cfr. anche BESSAC<br />

1993.<br />

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Pasquale Favia et alii<br />

vrons’ p. es, è documentata nel comprensorio anche in episo<strong>di</strong> della prima metà del<br />

XIII sec., come la domus <strong>di</strong> Fiorentino e il castello <strong>di</strong> Bari, nel suo nucleo svevo per<br />

l’appunto; inoltre l’ipotizzata copertura a crociera della torretta nord, ad es., trova<br />

stretto rifl esso nell’ambito tecnico-culturale svevo 11 :). Questa opera <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione<br />

dei nessi stratigrafi ci e temporali delle componenti del complesso sacro, suggerisce<br />

inoltre che le due torri <strong>di</strong> facciata, prive <strong>di</strong> ammorsature con i muri perimetrali della<br />

chiesa, siano stratigrafi camente anteriori ad essi; tale con<strong>di</strong>zione strutturale potrebbe<br />

certo derivare da un fatto puramente costruttivo, ma altresì potrebbe in<strong>di</strong>care una<br />

scansione temporale nell’e<strong>di</strong>fi cazione fra le due torri e i muri perimetrali della chiesa,<br />

seppure verosimilmente assai ravvicinata, tenendo conto delle signifi cative affi nità<br />

tecnico-costruttive della parte orientale dell’impianto architettonico della cattedrale.<br />

Questa analisi archeologica, ancora problematica, delle successioni e<strong>di</strong>lizie e cronologiche<br />

che hanno investito il complesso della cattedrale <strong>di</strong> Montecorvino inoltre si<br />

confronta e rapporta con il corredo <strong>di</strong> fonti documentarie relative alla stessa chiesa,<br />

che prefi gurano anch’esse alcune trasformazioni nel corso del tempo del corpo <strong>di</strong> fabbrica.<br />

Nella vita <strong>di</strong> S. Alberto, che fu vescovo del centro dauno negli anni ’80 dell’XI<br />

sec., redatta nel 1499, ricalcando una biografi a composta alla metà del XII sec. 12 (),<br />

si fa esplicito riferimento alla con<strong>di</strong>zione posta da Alberto, per l’accettazione della<br />

nomina al soglio episcopale, che fosse costruito un nuovo e<strong>di</strong>fi co sacro, più adeguato<br />

e commisurato alla stessa <strong>di</strong>gnità vescovile della città. Tenendo ovviamente conto<br />

della natura agiografi ca della fonte, e dei possibili topoi narrativi, in essa si potrebbe<br />

in ogni caso riverberare da un lato l’esistenza <strong>di</strong> un piccolo luogo <strong>di</strong>culto anteriore<br />

all’episcopato <strong>di</strong> Alberto, dall’altro la possibilità che un progetto <strong>di</strong> ricostruzione<br />

della fabbrica ecclesiastica possa essere stato avviato sul fi nire dell’XI sec., forse<br />

compiuto nel corso del seguente. Un’ulteriore notizia su mo<strong>di</strong>fi cazioni architettoniche<br />

della cattedrale proviene da fonti dell’inizio del XIII sec.: una carta del 1221 cita<br />

la ven<strong>di</strong>ta, da parte del vescovo Rao, a S. Maria del Gualdo del casale S. Laurentii<br />

de Rivo Mortuo, per la raccolta dei fon<strong>di</strong> necessari alla rie<strong>di</strong>fi cazione della chiesa <strong>di</strong><br />

Montecorvino interamente crollata 13 . I documenti offrono dunque un ventaglio <strong>di</strong><br />

informazioni che innescano un interessante gioco <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> e raffronti per l’analisi<br />

archeologica, suggerendo una serie <strong>di</strong> variazioni della confi gurazione planivolumetrica<br />

della cattedrale, (scan<strong>di</strong>ta in tre momenti principali), fra età tardobizantina e<br />

prima metà del XIII sec. La ricerca stratigrafi ca si muove quin<strong>di</strong>, con i propri specifi<br />

ci strumenti, fra prime assonanze e scarti rispetto a questo patrimonio <strong>di</strong> fonti<br />

scritte, nell’auspicio che le indagini possano proseguire in modo da apportare nuovi<br />

dati per l’avanzamento degli stu<strong>di</strong> sulla chiesa episcopale <strong>di</strong> Montecorvino.<br />

R.G.<br />

11 CADEI 1994, pp. 258-260.<br />

12 AA.SS., Apr. I, v. anche MARTIN, NOYÉ 1982, pp. 535-536.<br />

13 MARTIN, NOYÉ 1982, pp. 534-535.


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 171<br />

2.2 Gli scavi del 2008 nell’area castrense <strong>di</strong> Montecorvino<br />

Una delle aree su cui si è focalizzata la ricerca nella prima campagna <strong>di</strong> scavo<br />

a Montecorvino è stata, come detto, la propaggine occidentale dell’abitato, laddove<br />

si ubica il nucleo signorile e militare dell’inse<strong>di</strong>amento. La localizzazione delle<br />

architetture fortifi cate e residenziali del potere politico in un settore topografi co<br />

eccentrico, ovvero ad un’estremità del sito, ben <strong>di</strong>stinto dal resto dell’abitato è, da<br />

età normanna in particolare, tendenza ripetuta in altri luoghi della Puglia settentrionale<br />

dalla conformazione orografi ca simile a quella <strong>di</strong> Montecorvino, connotata da<br />

un pianoro sommitale su un declivio erto, urbanisticamente già defi nito e popolato<br />

in età bizantina 14 , ma che trova riverbero in altre soluzioni urbanistiche <strong>di</strong> tardo XI-<br />

XII sec. in Italia meri<strong>di</strong>onale 15 . Il comparto occidentale del sito presenta ancora alla<br />

vista, in superfi cie, come detto, due elementi <strong>di</strong> forte evidenza, che ne denunciano<br />

la natura castrense (fi g. 1): le vestigia della torre e <strong>di</strong> un fossato. La citata torre ha<br />

pianta quadrangolare (12×10,96 m, fi gg. 3-5), allo stato attuale è sud<strong>di</strong>visa su tre piani<br />

visibili, il primo <strong>di</strong> quali coperto da una poderosa volta. Questo corpo <strong>di</strong> fabbrica è<br />

stato già sottoposto ad un’analisi archeologica dell’elevato che ha portato ad avanzare<br />

un’ipotesi <strong>di</strong> inquadramento architettonico e cronologico ad età tardo normanna<br />

o sveva, su cui si innestarono poi ulteriori mo<strong>di</strong>fi che nel corso del Me<strong>di</strong>oevo 16 . La<br />

torre si erge su un lieve poggio, a base approssimativamente circolare (<strong>di</strong>am. oltre<br />

40 m), percepibile in altezza ancora per alcuni metri, unica sopraelevazione apprezzabile<br />

rispetto ad una sostanziale isometria del pianoro. La collinetta potrebbe essere<br />

dunque frutto <strong>di</strong> un innalzamento artifi ciale, dell’erezione cioè <strong>di</strong> un terrapieno:<br />

essa evoca inevitabilmente l’ipotesi dell’adozione <strong>di</strong> una soluzione del tipo “a motta”,<br />

<strong>di</strong> ascendenza normanna, <strong>di</strong> cui si stanno analizzando i rifl essi archeologici in<br />

varie regioni dell’Italia meri<strong>di</strong>onale 17 Inoltre, nell’andamento del terreno ai pie<strong>di</strong> del<br />

poggio si coglie ancora un lieve avvallamento su un’ampiezza <strong>di</strong> circa 10-12 m, forse<br />

spia <strong>di</strong> un fossato me<strong>di</strong>evale, poi addolcito dalle lavorazioni agricole 18 . In questo<br />

comparto sono state allestite, nel 2008, due aree <strong>di</strong> scavo, in un progetto che prevede<br />

l’indagine su alcuni dei temi <strong>di</strong> ricerca stimolati dalla confi gurazione <strong>di</strong> questo<br />

settore dell’abitato, connotato da un chiaro tratto <strong>di</strong>fensivo: il carattere naturale o<br />

artifi ciale della collina su cui si erge la torre; il contesto architettonico <strong>di</strong> relazione<br />

della torre medesima (ovvero l’esistenza <strong>di</strong> un più articolato complesso fortifi cato,<br />

<strong>di</strong> cui la torre doveva essere parte); la natura dello stanziamento castrense, fra fun-<br />

14 MARTIN, NOYÉ 1988, p. 523.<br />

15 A questo proposito si veda DELOGU 1979, pp. 192-197.<br />

16 GIULIANI, FAVIA 2007.<br />

17 Sul tema della motta, limitatamente al contesto territoriale <strong>di</strong> Capitanata si veda MARTIN,<br />

NOYÉ 1988, pp. 522-523; MARTIN 1994; FAVIA 2006, pp. 181-185; per problemi <strong>di</strong> metodo sull’interpretazione<br />

<strong>di</strong> questo elemento si veda, fra gli altri, SETTIA 2000.<br />

18 MARTIN, NOYÉ 1982.<br />

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Pasquale Favia et alii<br />

zione residenziale ed esigenze <strong>di</strong>fensive e politico- amministrative, i tempi e i mo<strong>di</strong><br />

della sua creazione, delle sue trasformazioni e del suo declino, sino all’abbandono.<br />

I due sondaggi sono stati ubicati sulle ideali linee <strong>di</strong> prosecuzione dei lati sud ed est<br />

dell’e<strong>di</strong>fi co turrito, assi su cui pure si scorgevano, in superfi cie, tracce <strong>di</strong> sviluppo<br />

murario, con l’aspettativa <strong>di</strong> verifi care l’eventuale presenza <strong>di</strong> altre strutture e setti<br />

collegati alla torre, sulla quale non è altresì possibile intervenire <strong>di</strong>rettamente per<br />

motivi <strong>di</strong> sicurezza, dato il suo <strong>di</strong>ssesto statico.<br />

Un saggio (sg. II, 8×5 m) è stato aperto dunque a circa 2,50 m dal fi anco occidentale<br />

<strong>di</strong> questo corpo <strong>di</strong> fabbrica. In effetti, in asse con la traccia superstite del<br />

lato meri<strong>di</strong>onale della torre èstata rinvenuta, per un segmento <strong>di</strong> circa 10,50 m,<br />

una muratura(USM 250) che per posizione e fattura pare rappresentare la testimonianza<br />

dell’esistenza <strong>di</strong> un più vasto recinto murario; quest’ultimo, racchiudendo<br />

il poggio, defi niva un complesso fortifi cato <strong>di</strong> cui verosimilmente la torre doveva<br />

rappresentare il vertice S-E. Allo stato attuale delle ricerche solo un elemento potrebbe<br />

prefi gurare, in via ancora del tutto ipotetica, una sistemazione precedente<br />

all’e<strong>di</strong>fi cazione dell’impianto castrale munito appunto <strong>di</strong> torre; due brevi tratti murari<br />

(USM 207-212) in connessione angolare presentano infatti andamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffi cile<br />

compatibilità con lo sviluppo <strong>di</strong> tale impianto e inoltre fattura muraria e un tipo <strong>di</strong><br />

legante nettamente <strong>di</strong>versi. Non è stato ancora possibile però raggiungere un punto<br />

<strong>di</strong> contatto strutturale fra le due <strong>di</strong>stinte entità costruttive per stabilirne i rapporti e<br />

inoltre i resti 207-212 risultano inglobati in un piano <strong>di</strong> occupazione successivo alla<br />

costruzione della torre stessa: l’ipotesi dunque <strong>di</strong> una loro preesistenza all’e<strong>di</strong>fi cazione<br />

della torre e delle mura è ancora tutta da verifi care.<br />

Il resto del sistema architettonico ricomposto dallo scavo del sg. II e variamente<br />

confi gurato nel corso del tempo appare invece con chiarezza organizzato sulla presenza<br />

del corpo <strong>di</strong> fabbrica turrito e <strong>di</strong> un perimetro murario <strong>di</strong> recinzione dell’area<br />

sommitale del sito. Come accennato, non appare esservi sostanziale soluzione <strong>di</strong><br />

continuità fra il lato meri<strong>di</strong>onale della torre, che guarda verso una fi umara affl uente<br />

del torrente Salsola, e il lungo segmento murario messo in luce dagli scavi, identifi<br />

cabile come cortina <strong>di</strong> cinta (US 250); il passaggio fra i due elementi è marcato da<br />

un ringrosso strutturale, una sorta <strong>di</strong> contrafforte (US 220), che me<strong>di</strong>a fra i <strong>di</strong>fferenti<br />

spessori della cinta e le murature della torre, queste ultime leggermente più<br />

spesse. Il tratto dell’apparato <strong>di</strong> recinzione è largo intorno ad 1,10 m ed è composto<br />

da grossi ciottoli fl uviali e bozze lapidee, allettati da una malta frammista a terra. In<br />

superfi cie è possibile leggere la prosecuzione <strong>di</strong> tale tratto oltre il limite ovest del<br />

saggio: si va dunque defi nendo un fronte del poligono <strong>di</strong> cinta che si sviluppa per<br />

una misura non inferiore ai 21 m e forse prefi gurabile intorno ai 25, ricomponendo<br />

così ipoteticamente una geometria <strong>di</strong>fensiva costituita da un recinto con torremastio<br />

angolare che potrebbe trovare qualche rifl esso in altre terre del Meri<strong>di</strong>one<br />

d’Italia occupate dai Normanni (v., p. es., pur con <strong>di</strong>fferenti peculiarità e le molte<br />

<strong>di</strong>ffi coltà ricostruttive delle fasi normanne in contesti <strong>di</strong>ruti o poi fortemente rima-


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 173<br />

neggiati, il Castrum Lapidum <strong>di</strong> Capua 19 , o ancora casi lucani o esempi calabresi<br />

quali Amantea e forse altri 20 . La torre inoltre pare contornata da alcune strutture<br />

<strong>di</strong> ulteriore protezione e rafforzamento della sua qualità <strong>di</strong>fensiva: a circa 2,50 m<br />

ad Ovest del suo fi anco occidentale, lo scavo ha constatato la presenza <strong>di</strong> due setti<br />

murari <strong>di</strong> andamento N-S (US 205, 210) affi ancati e tangenti, <strong>di</strong> andamento parallelo<br />

allo stesso lato della torre e in appoggio al muro <strong>di</strong> cinta. La struttura orientale delle<br />

due (US 205) presenta un parato murario <strong>di</strong> particolare cura, in piccoli blocchetti,<br />

lapidei, tendenzialmente isomorfi , lavorati nella facciavista, organizzati in corsi abbastanza<br />

regolari, allettati su sottili letti <strong>di</strong> legante, connotato inoltre da un elevato<br />

lievemente inclinato, a scarpa. Sulla base <strong>di</strong> questa analisi delle stratigrafi e murarie<br />

è possibile immaginare una progressiva operazione <strong>di</strong> sistemazione architettonica<br />

intorno alla torre, fi nalizzata a un suo potenziamento <strong>di</strong>fensivo, realizzato con la<br />

creazione <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> zoccolo o basamento a scarpa, in appoggio al recinto murario.<br />

Questa conformazione volumetrica può trovare nuovamente documentazione<br />

in epoca normanna 21 , ma evoca naturalmente anche i modelli <strong>di</strong> pyramidenturm riconosciuti<br />

a Termoli, Tertiveri, Lucera, <strong>di</strong> controversa datazione fra epoca sveva 22 e<br />

angioina 23 . Queste strutture inoltre per la loro quota <strong>di</strong> rinvenimento costituiscono<br />

una conferma all’ipotesi già avanzata 24 dell’esistenza <strong>di</strong> un piano inferiore rispetto<br />

all’attuale livello calpestabile formatosi su uno strato <strong>di</strong> macerie e <strong>di</strong> crollo e marcato<br />

dalla soglia d’ingresso posta sulla facciata settentrionale della torre: tale accesso,<br />

collocato dunque al primo piano doveva essere raggiungibile verosimilmente attraverso<br />

una scala rimovibile o altri accorgimenti tecnici (secondo soluzioni che trovano,<br />

nuovamente, varie attestazioni tanto in età normanna che poi in epoca sveva).<br />

Verso Occidente, altri segmenti murari <strong>di</strong> andamento N-S si attestano sul muro <strong>di</strong><br />

cinta, in<strong>di</strong>cando, in maniera ancora assai parziale, un’articolazione e una trasformazione<br />

nel corso del tempo degli spazi interni al castrum. Un tratto e<strong>di</strong>lizio (US 206)<br />

corre con andamento lievemente convergente al muro a scarpa defi nendo dunque<br />

un’area imme<strong>di</strong>atamente a<strong>di</strong>acente alla struttura turrita. Questa cortina è stata recuperata<br />

sinora per pochi fi lari <strong>di</strong> pietre calcaree sbozzate e lavorate sulla facciavista.<br />

Essa risulta <strong>di</strong> fatto raddoppiata, verso O, con tutta probabilità in un momento<br />

<strong>di</strong> frequentazione successivo, da un ulteriore setto murario (USM 204), <strong>di</strong> fattura<br />

tecnica <strong>di</strong>fferente, con apparecchiatura irregolare <strong>di</strong> bozze lapidee, variamente tagliate<br />

o spaccate e <strong>di</strong> frammenti laterizi. Inerisce a questa struttura un piano d’uso<br />

19<br />

PISTILLI 2003, pp. 40-41, 47, fi g. 37.<br />

20<br />

DONATO 2003, pp. 440-441, fi g. 8. Più in generale, sui torrioni quadrangolari <strong>di</strong> età normanna<br />

in Italia meri<strong>di</strong>onale si veda CHIESA 1998.<br />

21<br />

CUTERI 2003, p. 130 nota 40; v. anche ROMA 1998..<br />

22<br />

HASELOFF 1992, pp. 192-193, 359, 373.<br />

23<br />

WILLEMSEN 1968, pp. 30-38; CALÒ MARIANI 1992, p. XXX; TOMAIUOLI c.s.<br />

24<br />

GIULIANI, FAVIA 2007, p. 138.<br />

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Pasquale Favia et alii<br />

costituito da un battuto addensato e rinforzato da una concentrazione <strong>di</strong> minuti<br />

ciottoli; i reperti ascrivibili a questo livello d’occupazione e ai relativi depositi <strong>di</strong><br />

crollo delineano un orizzonte cronologico <strong>di</strong> XIV sec. inoltrato, fors’anche <strong>di</strong> primo<br />

scorcio del successivo. Va richiamata a questo proposito una fonte del 1309 25<br />

che riferisce <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> restauro del castrum con turris magna, evidentemente<br />

danneggiata: la torre è menzionata nel documento come <strong>di</strong>scoperta. Meno<br />

chiaro è il riferimento ad un assalto a Montecorvino <strong>di</strong> La<strong>di</strong>slao D’Angiò Durazzo<br />

sul fi nire del Trecento 26 .<br />

Il saggio (sg. III, fi g. 3), impiantato invece nella zona angolare nord-est dell’altura<br />

signorile, laddove dovrebbero svilupparsi i fronti del recinto murario castrale<br />

che guardano verso l’abitato e la valle del Triolo, non ha sinora ritrovato tracce <strong>di</strong><br />

tale sviluppo. Lo scavo ha invece sinora rinvenuto un sistema strutturale composto<br />

da un allineamento murario (US 345) <strong>di</strong> asse N-S e da una sorta <strong>di</strong> irregolare<br />

piattaforma quadrangolare (US 12) composta da un agglomerato <strong>di</strong> grossi ciottoli<br />

e bozze, <strong>di</strong>sposti in maniera informe e legati da semplice terra. Fra questi due apprestamenti,<br />

e in legamento con essi, si colloca una fossa (US 340) campaniforme,<br />

poco profonda (circa 1 m), dal margine dell’imboccatura (<strong>di</strong>am. 1,75 m) contornato<br />

da pietre e laterizi e dal fondo argilloso. Il riempimento della fossa era costituito da<br />

un deposito in argilla quasi pura, frammista a grumi <strong>di</strong> calce bianca. Seppure allo<br />

stato attuale non chiaramente defi nibile nelle sue funzioni specifi che, tale elemento<br />

pare riferibile a un’attività <strong>di</strong> lavorazione <strong>di</strong> prodotti per l’e<strong>di</strong>lizia. La sua stessa<br />

ubicazione e quota <strong>di</strong> imposta potrebbe delineare una fase tarda del complesso castrale,<br />

inquadrabile, in base soprattutto ai manufatti ceramici relativi, al XV sec. con<br />

possibili attardamenti; in tale fase verosimilmente una parte delle costruzioni del<br />

castello (forse quelle corrispondenti al piano inferiore della torre) era già obliterata<br />

o in rovina e una comunità ancora residente o frequentante il sito si adoperava<br />

evidentemente in operazioni <strong>di</strong> riattamento delle strutture, forse con parziali mutamenti<br />

nella destinazione d’uso, oppure in semplici attività <strong>di</strong> recupero e reimpiego<br />

<strong>di</strong> materiale costruttivo dal fortilizio. Le stesse fonti documentarie marcano, come<br />

si è detto, i segni del declino, fi no all’abbandono, <strong>di</strong> Montecorvino quale nucleo <strong>di</strong><br />

popolamento signifi cativo a partire dal XV sec. Le carte <strong>di</strong> epoca moderna descrivono<br />

il sito ormai come un paesaggio <strong>di</strong> resti <strong>di</strong>ruti facendo talora riferimento a<br />

sparuti fuochi e gruppi <strong>di</strong> abitanti 27 .<br />

Lo scavo dunque pone numerosi interrogativi sulla natura della fortifi cazione <strong>di</strong><br />

Montecorvino che riguardano il carattere del complesso castrale fra componente<br />

residenziale e militare, la qualifi ca della torre, fra funzione <strong>di</strong> fi ancheggiamento o <strong>di</strong><br />

25 La notizia è riportata in SAVASTIO 1940, pp. 158-159.<br />

26<br />

SAVASTIO 1940, pp. 159-160; su queste fonti risalenti al XIV secolo si veda anche MARTIN,<br />

NOYÉ 1982, p. 212, n. 53.<br />

27<br />

SARNELLI 1691, p. 257; I.S.2, c. 326.


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 175<br />

mastio, la topografi a interna e la <strong>di</strong>namica storica del recinto murario. La torre con i<br />

suoi scenografi ci resti rappresenta quasi una materializzazione <strong>di</strong> questi interrogativi<br />

che gli auspicati prossimi anni <strong>di</strong> ricerca cercheranno <strong>di</strong> affrontare.<br />

P.F.<br />

3. Sistemi integrati per l’acquisizione grafi ca delle stratigrafi e orizzontali:<br />

la raccolta dei dati<br />

La crescente attenzione al “rinnovamento <strong>di</strong>gitale” delle procedure teorico-metodologiche<br />

in rapporto alla “complessità” degli oggetti archeologici implicano la<br />

necessaria adozione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tate<br />

strategie <strong>di</strong> documentazione che garantiscano accuratezza, facilità <strong>di</strong> trattamento<br />

ed integrabilità dei dati 28 . Il <strong>Laboratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> <strong>Digitale</strong> dell’Università.<br />

<strong>di</strong> Foggia ha maturato una serie <strong>di</strong> rifl essioni sull’acquisizione dei dati sul campo 29<br />

(), che hanno trovato nel variegato scenario archeologico del sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />

l’adeguato contesto per sperimentare l’adozione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti tecniche <strong>di</strong> rilevamento<br />

su unità stratigrafi che orizzontali e verticali, al fi ne <strong>di</strong> testare sia le specifi che <strong>di</strong><br />

ogni strumento in relazione all’entità archeologica da rappresentare sia le relative<br />

possibilità d’integrazione, con uno sguardo sempre rivolto agli aspetti logistici, ai<br />

tempi <strong>di</strong> ripresa e <strong>di</strong> elaborazione, ai supporti tecnici necessari e ai loro costi.<br />

N.M.M., F.S.<br />

3.1 La documentazione 3D <strong>di</strong>gital born: la cattedrale<br />

3.1.1 il rilievo in<strong>di</strong>retto ed il modello 3d delle strutture: il caso della chiesa<br />

Sin dalla prima campagna <strong>di</strong> indagini sul sito 30 (FAVIA et al.2007) è stata creata<br />

una rete <strong>di</strong> appoggio cui riferire la quadrettatura <strong>di</strong> alcuni settori dell’area archeologica,<br />

realizzata sia ai fi ni della ricognizione <strong>di</strong> superfi cie (su un’estensione <strong>di</strong> ca.<br />

400×300 m ca., con una maglia <strong>di</strong> quadrati <strong>di</strong> 10×10 m), sia delle prospezioni geofi siche<br />

(su un’area <strong>di</strong> 200×200 m, con quadrati <strong>di</strong> 40×40 m). L’impostazione del rilievo<br />

rispondeva inoltre all’esigenza fondamentale <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere non soltanto la planimetria<br />

dei due e<strong>di</strong>fi ci monumentali (torre e cattedrale), nelle loro parti superstiti, ma anche<br />

<strong>di</strong> rappresentare la loro posizione reciproca all’interno del sito. L’obiettivo è<br />

stato raggiunto attraverso l’impostazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> inquadramento composta<br />

da una catena <strong>di</strong> vertici (poligonale), in questo caso chiusa, ovvero costituita da<br />

28 DE FELICE, SIBILANO, VOLPE 2008a.<br />

29 DE FELICE 2008; SIBILANO 2008; DE FELICE, SIBILANO, VOLPE 2008b.<br />

30 FAVIA, GIULIANI, MARCHI 2007.<br />

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176<br />

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Pasquale Favia et alii<br />

una successione <strong>di</strong> stazioni, che ha consentito <strong>di</strong> ottenere un’unica rete <strong>di</strong> appoggio<br />

topografi co alla quale è stato possibile inoltre georiferire i fotomosaici relativi<br />

ai paramenti murari. I modelli texturizzati della cattedrale e della torre sono stati<br />

realizzati sulla base delle esperienze nelle applicazioni <strong>di</strong> fotogrammetria monoscopica<br />

maturate nell’ambito <strong>di</strong> alcuni casi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulle architetture me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong><br />

Capitanata condotti dal <strong>Laboratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> dell’Architettura dell’Università<br />

<strong>di</strong> Foggia. Al fi ne <strong>di</strong> elevare la qualità analitica della lettura archeologica delle stratigrafi<br />

e verticali si è deciso <strong>di</strong> adottare un sistema <strong>di</strong> acquisizione ed elaborazione<br />

del dato impostato sull’uso integrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse applicazioni informatiche che hanno<br />

permesso <strong>di</strong> ottenere una visione articolata del dato archeologico tri<strong>di</strong>mensionale.<br />

La visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale dell’e<strong>di</strong>fi cio della cattedrale nel suo complesso,<br />

unitamente alla rappresentazione delle singole unità stratigrafi che murarie e delle<br />

fasi costruttive (sintetizzate tramite lo stesso dato tri<strong>di</strong>mensionale 31 , si sono ottenute<br />

grazie all’appoggio topografi co ad una poligonale che, all’interno della cattedrale,<br />

aveva il primo e l’ultimo vertice ancorati alla rete <strong>di</strong> appoggio primaria del sito. Ciò<br />

ha permesso <strong>di</strong> unire in un’unica visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale tutti i prospetti<br />

(ottenuti attraverso 13 fotomosaici, composti da 49 fotogrammi sfruttando i 326<br />

punti per il raddrizzamento, in appoggio alle 3 stazioni agganciate alla rete <strong>di</strong> vertici<br />

primaria), realizzati me<strong>di</strong>ante fotogrammetria monoscopica, verifi cati sul campo<br />

me<strong>di</strong>ante l’analisi autoptica. Questo sistema, avendo offerto dunque la possibilità <strong>di</strong><br />

agganciare le stratigrafi e orizzontali a quelle verticali, ha consentito <strong>di</strong> elaborare in<br />

corso <strong>di</strong> scavo un modello 3D che costituisce un contenitore puntuale ed esaustivo<br />

per la stratigrafi a: l’estrema praticabilità della procedura e la “leggerezza” dei dati<br />

prodotti rappresentano infatti un punto <strong>di</strong> forza del metodo proposto sia in fase <strong>di</strong><br />

acquisizione sia in fase <strong>di</strong> post-processing.<br />

F.S.<br />

3.1.2 Il modello 3d della stratigrafi a<br />

Durante la prima campagna <strong>di</strong> scavi sul sito <strong>di</strong> Montecorvino è stata eseguita<br />

l’acquisizione on site della stratigrafi a in tre <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>ante stazione totale<br />

sulla base dei percorsi <strong>di</strong> documentazione 3D <strong>di</strong>gital born, elaborati all’interno<br />

del progetto Itinera 32 , per la ricostruzione virtuale della sequenza stratigrafi ca. La<br />

sperimentazione ha riguardato tutti i saggi <strong>di</strong> scavo dell’area <strong>di</strong> ricerca; in questa<br />

sede si illustrano le procedure <strong>di</strong> presa e le prime fasi <strong>di</strong> rielaborazione della<br />

stratigrafi a orizzontale indagata nella cattedrale. Dai punti della rete principale <strong>di</strong><br />

appoggio topografi co, ogni US è stata documentata (sistema x, y, z) tracciandone<br />

sia il perimetro attraverso una polilinea 3D sia la superfi cie attraverso una maglia<br />

regolare <strong>di</strong> punti (x, y, z) che ne descrive i cambiamenti <strong>di</strong> quota, come una<br />

31 PARENTI 2004.<br />

32 www.itinerapuglia.it.


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 177<br />

“leggerissima” nuvola. I dati <strong>di</strong> input, acquisiti nello stesso sistema <strong>di</strong> riferimento<br />

del modello 3D delle strutture e <strong>di</strong>rettamente collocati all’interno <strong>di</strong> quest’ultimo<br />

secondo la propria posizione relativa nella successione stratigrafi ca (in ambiente<br />

CAD), sono stati utilizzati come punti <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> una superfi cie NURBS<br />

dalla geometria or<strong>di</strong>nata, un output inseribile nella maggior parte degli attuali<br />

programmi <strong>di</strong> modellazione. La rielaborazione ancora in corso non permette al<br />

momento né <strong>di</strong> fornire ulteriori dettagli tecnici sulle procedure né <strong>di</strong> relazionare<br />

sulla precisione, sui tempi e sull’accessibilità alla strumentazione: l’utilizzo della<br />

stazione totale e <strong>di</strong> softwares che non richiedono macchine con prestazioni elevatissime<br />

inducono comunque a considerare tale procedura “democratica” nei costi,<br />

facilmente conciliabile con la pratica <strong>di</strong> scavo e nello stesso tempo caratterizzata<br />

da un grado <strong>di</strong> precisione suffi ciente e modulabile in relazione alla complessità<br />

morfologica dell’US 33 .<br />

N.M.M.<br />

3.2 Due tecniche <strong>di</strong> rappresentazione delle stratigrafi e verticali per la torre <strong>di</strong> montecorvino<br />

3.2.1 Le applicazioni della fotogrammetria monoscopica <strong>di</strong>gitale<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> effettuare un’analisi articolata e complessiva delle alte murature<br />

della torre (ovvero lettura stratigrafi ca, in<strong>di</strong>viduazione e seriazione delle tecniche<br />

e<strong>di</strong>lizie, delle buche pontaie, degli elementi architettonici e infrastrutturali, misurazione<br />

delle componenti costruttive 34 ) è stato perseguito attraverso la realizzazione<br />

del rilievo fotogrammetrico dei prospetti nord, est ed ovest (fi g. 4). Il primo<br />

passo è stato realizzare un modello schematico (eidotipo) della torre, me<strong>di</strong>ante<br />

una battuta preliminare <strong>di</strong> foto ritenuta utile per calcolare in<strong>di</strong>cativamente il numero<br />

<strong>di</strong> punti da rilevare per il raddrizzamento fotografi co ed il tempo necessario<br />

alla realizzazione del rilievo stesso. Una volta agganciate le 3 stazioni (una per<br />

prospetto) alla rete <strong>di</strong> appoggio primaria, si sono realizzati i 3 fotomosaici composti<br />

da 76 fotogrammi raddrizzati e mosaicati me<strong>di</strong>ante i 346 punti rilevati con la<br />

stazione totale. L’immagine è stata geometricamente corretta me<strong>di</strong>ante l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> un software <strong>di</strong> raddrizzamento fotografi co, trasformandola dunque in contenitore<br />

<strong>di</strong> informazioni generali 35 .<br />

Per il rilievo fotografi co si è fatto ricorso ad apparecchio fotografi co Nikon D100<br />

con obiettivo fi sso 50 mm, senza utilizzo <strong>di</strong> cavalletti. Per l’acquisizione dei dati<br />

33 Per un confronto con altre proposte <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong> documentazione grafi ca 3D v. PERI-<br />

PIMENO 2006a; PERIPIMENO 2006b; LAURENZA, PUTZOLU 2008; FIORINI 2008.<br />

34 Si rimanda ancora una volta a GIULIANI, FAVIA 2007.<br />

35 FIORINI 2005<br />

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178<br />

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Pasquale Favia et alii<br />

metrici in<strong>di</strong>spensabili per il raddrizzamento, si è utilizzato il rilievo tramite stazione<br />

totale laser, i cui dati sono stati puntualmente confermati attraverso misurazione<br />

<strong>di</strong>retta, dove praticabile.<br />

F.S.<br />

3.2.2 Laser Scanning<br />

La torre <strong>di</strong> Montecorvino delimitata sull’esterno da murature assimilabili ad<br />

un unico piano, senza particolari soluzioni <strong>di</strong> continuità, mostra invece internamente<br />

(essendo l’e<strong>di</strong>fi cio parzialmente conservato) ciascun prospetto frazionato<br />

in due porzioni, separate dalla volta a botte che sormonta il primo livello 36 . Lo<br />

spazio interno, <strong>di</strong>ffi cilmente rilevabile dunque tramite il fotoraddrizzamento (a<br />

<strong>di</strong>fferenza delle pareti esterne), è stato sottoposto a laser scanning, col duplice<br />

obiettivo sia <strong>di</strong> poter rilevare la volta e la muratura interna, sia <strong>di</strong> confrontare precisione<br />

e versatilità dei dati prodotti, dei tempi e costi delle tecnologie <strong>di</strong> entrambe<br />

le procedure (fi g. 5). I dati sul campo dell’intera struttura sono stati acquisiti<br />

con uno strumento Leica HDS3000 (TOF). L’acquisizione ha comportato il posizionamento<br />

<strong>di</strong> 10 punti <strong>di</strong> stazione collocati ra<strong>di</strong>almente intorno all’e<strong>di</strong>fi cio e <strong>di</strong> 20<br />

target fi ssi <strong>di</strong>stribuiti sulle murature e su picchetti cementati circostanti l’e<strong>di</strong>fi cio,<br />

in modo tale che da ogni stazione fossero visibili 3+n numero <strong>di</strong> target in comune<br />

con almeno un’altra stazione, in funzione <strong>di</strong> precisi punti omologhi <strong>di</strong> collimazione<br />

fra le scansioni 37 . Gli stessi targets sono stati ripresi, me<strong>di</strong>ante stazione totale, dai<br />

punti della rete principale <strong>di</strong> appoggio e le loro coor<strong>di</strong>nate, così riferite al sistema<br />

topografi co dell’intera area archeologica, sono servite a referenziare allo stesso<br />

le nuvole <strong>di</strong> punti. I paramenti sono stati scansionati in più riprese selezionando<br />

sottoporzioni <strong>di</strong> muratura per frazionare la “pesantezza” dei dati e la durata della<br />

scansione, operazione <strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>ffi coltà date le con<strong>di</strong>zioni ambientali del<br />

sito. Il processamento dei dati grezzi è ancora in fase preliminare: si è operata<br />

infatti soltanto una prova <strong>di</strong> registrazione delle point clouds all’interno del software<br />

Ciclone 5.8; non è stato ancora possibile effettuare il lavoro <strong>di</strong> pulitura del dato<br />

ed il passaggio, attraverso gli ambienti applicativi selezionati, a geometrie più or<strong>di</strong>nate<br />

(mesh), secondo prassi con<strong>di</strong>visa nella gestione dei dati laser scanning.<br />

L’obiettivo fi nale è quello <strong>di</strong> fornire un quadro <strong>di</strong>mensionale completo <strong>di</strong> ogni<br />

componente archeologica del sito in un’ottica gestionale multiscalare, in cui dati<br />

stratigrafi ci e cartografi ci siano sempre relazionabili.<br />

Le nuove tecnologie ed i processi interattivi che esse innescano hanno il compito<br />

<strong>di</strong> concorrere a rendere più esaustiva la rappresentazione dell’“evidenza”, sia<br />

incentivando le varie operazioni mensorie ed investigative sia dando maggiore risalto<br />

all’aspetto critico-interpretativo, presupposti in<strong>di</strong>spensabili per la costituzione<br />

36 GIULIANI, FAVIA 2007.<br />

37 SCOPIGNO 2006.


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 179<br />

del para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario, approccio epistemologico fondamentale per una fi nale ricostruzione<br />

archeologica dell’intero 38<br />

La ricerca in atto sulle strutture architettoniche del sito <strong>di</strong> Montecorvino, e in<br />

particolare sulle vestigia della torre, si è proposta, sulla base <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>tato retroterra<br />

teorico, <strong>di</strong> testare nell’elevato e nel sepolto l’integrazione tra <strong>di</strong>verse tecniche<br />

<strong>di</strong> rilievo comparando le relative caratteristiche in funzione delle fi nalità archeologiche,<br />

mirando a realizzare una signifi cativa introduzione <strong>di</strong> nuove best practises (a<br />

partire dalla raccolta dei dati), in un processo <strong>di</strong> acquisizione e <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fi cazione <strong>di</strong><br />

conoscenze che, supportato in ogni fase dall’utilizzo <strong>di</strong> tecnologie innovative, possa<br />

produrre un’evoluzione nelle metodologie <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong> ricerca.<br />

N.M.M.<br />

38 CARANDINI 1991.<br />

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180<br />

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Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 183<br />

Fig. 1 – Veduta aerea da Sud del sito <strong>di</strong> Montecorvino: sulla sinistra la zona castrale, e,<br />

imme<strong>di</strong>atamente a sud dell’area alberata, i resti della cattedrale (foto A.V. Romano).<br />

Fig. 2 – Il saggio I, impostato all’interno della cattedrale <strong>di</strong> Montecorvino (rilievo ed<br />

elaborazione grafi ca: N.M. Mangialar<strong>di</strong>, F. Stoico).<br />

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184<br />

Stampa: Centro Grafi co S.r.l. - www.centrografi cofoggia.it<br />

Pasquale Favia et alii<br />

Fig. 3 – I saggi II e III impostati nell’area castrale <strong>di</strong> Montecorvino (rilievo ed<br />

elaborazione grafi ca: N.M. Mangialar<strong>di</strong>, F. Stoico).


Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 185<br />

Fig. 4 – Fotomosaici della torre realizzati me<strong>di</strong>ante applicazioni <strong>di</strong> fotogrammetria<br />

monoscopica <strong>di</strong>gitale (rilievo ed elaborazione grafi ca: F. Stoico; collaborazione: R.<br />

Fanelli, F. La Braca). 157<br />

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INDICE<br />

GIUSEPPE CERAUDO<br />

Indagini Aerotopografi che<br />

lungo la Via Traiana in Daunia . . .. . . . . . . pag. 3<br />

ARMANDO GRAVINA<br />

Tracce <strong>di</strong> frequentazione <strong>di</strong> età romana<br />

lungo un tratto del Candelaro . . . . . . . . . . . » 19<br />

MARIA STELLA CALÒ MARIANI<br />

La pittura me<strong>di</strong>evale in Capitanata . . . . . . . . . » 43<br />

NICOLA LORENZO BARILE<br />

Il pellegrinaggio <strong>di</strong> Ottone II <strong>di</strong> Sassonia a Montesantangelo . . » 113<br />

SOFIA DI SCIASCIO<br />

Culti e immagini votive sui passi dei pellegrini.<br />

Pitture parietali lungo la scala monumentale<br />

e l’atrio inferiore della Basilica <strong>di</strong> San Michele<br />

Arcangelo a Monte Sant’Angelo . . . . . . . . . . » 119<br />

CATERINA LAGANARA ET ALII<br />

Indagini archeologiche a Siponto (Manfredonia – FG):<br />

la campagna 2008, notizie preliminari . . . . . . . . » 143<br />

PASQUALE FAVIA ET ALII<br />

Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />

nel Subappennino daunio: primi scavi<br />

della cattedrale e dell’area castrense . . . . . . . . . » 165<br />

GIULIANA MASSIMO<br />

La Chiesa <strong>di</strong> Sant’Egi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Pantano<br />

(San Giovanni Rotondo) fra degrado e asportazioni . . . » 187<br />

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GIOVANNI BORACCESI<br />

Un contributo per l’arte in Capitanata: gli argenti,<br />

e non solo, della parrocchiale <strong>di</strong> Rignano Garganico . . . . pag. 207<br />

GIUSEPPE POLI<br />

La società rurale della Daunia tra antico regime<br />

e modernizzazione (In<strong>di</strong>cazioni e orientamenti <strong>di</strong> ricerca) . . » 225<br />

PASQUALE CORSI<br />

Il Me<strong>di</strong>oevo <strong>di</strong> Capitanata nel “Teatro” <strong>di</strong> Matteo Fraccacreta:<br />

annotazioni sulle fonti documentarie . . . . . . . . . » 251<br />

MICHELE FERRI<br />

L’attività tipografi ca in Capitanata e a San Severo . . . . » 265<br />

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