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ARCHEOCLUB D’ITALIA<br />
SEDE DI SAN SEVERO<br />
29° CONVEGNO<br />
NAZIONALE<br />
sulla<br />
Preistoria - Protostoria - Storia<br />
della Daunia<br />
San Severo 15 - 16 novembre 2008<br />
A T T I<br />
a cura <strong>di</strong><br />
Armando Gravina<br />
SAN SEVERO 2009<br />
Stampa: Centro Grafi co S.r.l. - Tel. 0881 728177 - www.centrografi cofoggia.it
1. Il sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />
L’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> Montecorvino si estende su un pianoro stretto e allungato dei<br />
Monti Dauni, comprensorio che me<strong>di</strong>a geografi camente il passaggio dalla pianura<br />
del Tavoliere ai rilieviappenninici. Citata come fondazione bizantina nell’XI sec. 1 ,<br />
nell’ambito della costituzione sulle alture del Subappennino <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong> abitati<br />
castrali con funzione strategica antilongobarda 2 e rapidamente elevata al rango <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ocesi 3 la città, pienamente inserita nei processi <strong>di</strong> riassetto territoriale e <strong>di</strong> rinnovamento<br />
urbanistico susseguenti alla conquista normanna, conobbe una fase <strong>di</strong><br />
sviluppo tra XII e XIII sec., per poi avviarsi verso il declino nel XV sec., sancito<br />
anche dall’annessione della <strong>di</strong>ocesi a quella <strong>di</strong> Volturara nel 1433, fi no ad un esito<br />
<strong>di</strong> defi nitivo abbandono, probabilmente realizzatosi fra fi ne del Me<strong>di</strong>oevo ed età<br />
moderna 4 .<br />
La memoria materiale del sito è attualmente affi data a due imponenti emergenze<br />
monumentali (fi g. 1): la torre, tuttora elevata nella sua metà settentrionale per<br />
circa 24 m, collocata all’estremità occidentale dell’abitato, sulla sommità <strong>di</strong> un rial-<br />
1 La prima menzione del centro risale al 1044: RNAM IV.<br />
2 (MARTIN 1975 con bibl. precedente).<br />
3 La sede episcopale è attestata a partire almeno dal 1058: I.P. IX).<br />
4 MARTIN, NOYÉ 1982, cui si rimanda anche per un elenco delle fonti.<br />
Stampa: Centro Grafi co S.r.l. - www.centrografi cofoggia.it<br />
PASQUALE FAVIA * , ROBERTA GIULIANI * ,<br />
NUNZIA MARIA MANGIALARDI * ,<br />
FELICE STOICO *<br />
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />
nel Subappennino daunio: primi scavi<br />
della cattedrale e dell’area castrense<br />
* Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Foggia
166<br />
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Pasquale Favia et alii<br />
zo, apparentemente <strong>di</strong> natura artifi ciale e circondato alla base da un fossato; la chiesa,<br />
ubicata circa 175 m più a E, conservata in alcuni tratti sino a un’altezza <strong>di</strong> circa 3 m, con<br />
una piccola cappella absidata annessa. Campagne <strong>di</strong> riprese aeree e prospezioni geomagnetiche,<br />
abbinate a ricognizioni <strong>di</strong> superfi cie e operazioni <strong>di</strong> rilievo e analisi delle<br />
architetture a vista, condotte nel 2006 e 2007, hanno consentito <strong>di</strong> acquisire numerose<br />
informazioni sul sito, utili anche a in<strong>di</strong>rizzare la ricerca sulle sue vicende inse<strong>di</strong>ative. 5<br />
Le indagini geofi siche, condotte da M. Ciminale, hanno denunciato la presenza<br />
<strong>di</strong> un asse stradale <strong>di</strong> andamento E/O, che doveva attraversare longitu<strong>di</strong>nalmente<br />
l’abitato, organizzato intorno a tale asse per isolati stretti e allungati.<br />
I materiali ceramici raccolti sembrerebbero delineare un arco cronologico <strong>di</strong><br />
frequentazione del sito dal XII al XV sec.; <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> produzione (<strong>di</strong>stanziatori,<br />
scarti laterizi e scorie <strong>di</strong> vetro e ferro), prevalentemente concentrati nell’area<br />
prossima al fossato che circonda l’area castrale, potrebbero documentare l’esistenza<br />
in loco <strong>di</strong> impianti artigianali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa tipologia.<br />
P.F., R.G.<br />
2. Il progetto <strong>di</strong> ricerca<br />
L’impostazione delle esplorazioni <strong>di</strong> scavo, iniziate nel 2008, pur ispirata dai risultati<br />
degli stu<strong>di</strong> preliminari, ha dovuto confrontarsi con una serie <strong>di</strong> circostanze<br />
oggettive (proprietà privata del terreno su cui il sito sorge, intensa utilizzazione a<br />
fi ni agricoli, assenza <strong>di</strong> vincoli per i monumenti) che ha indotto ad avviare le indagini<br />
stratigrafi che a partire dalle due aree architettonicamente eminenti, ovvero rappresentative<br />
dei luoghi e delle costruzioni del potere e del controllo politico-militare<br />
e <strong>di</strong> quello ecclesiale, oltre che del culto e della devozione religiosa, rinunciando<br />
momentaneamente, in attesa della risoluzione dei problemi connessi al regime e<br />
allo sfruttamento dei suoli, a indagare l’inse<strong>di</strong>amento nei suoi settori abitativi e funzionali.<br />
2.1 Gli scavi del 2008 nella cattedrale <strong>di</strong> Montecorvino<br />
L’e<strong>di</strong>fi cio ecclesiastico (fi g. 2), già parzialmente visibile al momento dell’avvio<br />
delle ricerche nel settore absidale e in un tratto del muro sud, mostrava una pianta<br />
longitu<strong>di</strong>nale (lungh. 29 m circa; largh. 14 m), conclusa sul fronte ovest da tre<br />
absi<strong>di</strong>, mentre sul versante orientale si registrava la presenza <strong>di</strong> due torrette, tra le<br />
quali doveva inquadrarsi l’accesso alla basilica, non ancora esattamente ubicabile.<br />
L’organismo turrito settentrionale preservava porzioni <strong>di</strong> elevato, mentre quello<br />
5 FAVIA, GIULIANI; MARCHI 2007; GIULIANI, FAVIA 2007).
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 167<br />
meri<strong>di</strong>onale si in<strong>di</strong>viduava esclusivamente in cresta, alle quote dell’attuale piano<br />
<strong>di</strong> calpestio. Sulla cortina sud della chiesa e nei segmenti murari visibili <strong>di</strong> quello<br />
nord si riconoscevano semipilastri, ammorsati alle pareti d’ambito, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />
<strong>di</strong>mensioni. Quasi totalmente sepolte dai crolli e dagli accumuli litici, frutto delle<br />
moderne attività agricole, erano le murature del fi anco settentrionale della basilica;<br />
pressoché nulle apparivano le tracce degli elementi <strong>di</strong> scansione dello spazio<br />
interno in navate, rappresentati in forma a croce nell’opera <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>oso che<br />
ancora negli anni ’30 del XX sec. poteva evidentemente leggere i principali tratti<br />
planimetrici del monumento 6 (). Un muretto trasversale, appoggiato al muro nord<br />
e costruito contro terra (con faccia vista sul fronte E), visibile per un solo fi lare, a<br />
9,20 m dal punto <strong>di</strong> innesto dell’absi<strong>di</strong>ola settentrionale, rappresenta forse quanto<br />
resta <strong>di</strong> una muratura <strong>di</strong> recinzione dello spazio presbiteriale, o, più probabilmente,<br />
<strong>di</strong> un gra<strong>di</strong>no che doveva separare la parte orientale delle navate, da quella appunto<br />
presbiteriale, il cui piano, come denuncia peraltro anche l’analisi delle murature,<br />
doveva essere collocato a quote rialzate. Il corpo <strong>di</strong> fabbrica della basilica era affi ancato<br />
sul lato meri<strong>di</strong>onale da una cappella <strong>di</strong> forma quasi quadrata (8,50×7,10/7,30<br />
m), absidata (amb. 2), aggiunta secondariamente e collegata alla chiesa tramite un<br />
ampio ingresso. Altri annessi, ubicati sullo stesso fi anco sud dell’e<strong>di</strong>fi cio ecclesiastico,<br />
erano forse raccordati me<strong>di</strong>ante tre porte (leggibili nel fi anco meri<strong>di</strong>onale<br />
della cattedrale) alla zona presbiteriale; essi, delimitati a meri<strong>di</strong>one da un muro <strong>di</strong><br />
andamento E-O, denunciano, per la loro posizione, .la pertinenza ad una fase e<strong>di</strong>lizia<br />
successiva all’erezione della cappella stessa 7 (). L’obiettivo prefi ssato in questa<br />
prima indagine archeologica, una volta riportati alla luce gli elementi murari della<br />
basilica, mirava a una migliore lettura delle sue fasi e<strong>di</strong>lizie e <strong>di</strong> frequentazione<br />
(privilegiando il settore orientale, in quanto meno intaccato dagli sterri moderni),<br />
sino all’abbandono della costruzione sacra e ad eventuali forme <strong>di</strong> occupazione<br />
residuale dell’area. La rimozione della pietraia che obliterava il muro perimetrale<br />
nord con i semipilastri ad esso ammorsati, corrispondenti a quelli, già noti, presenti<br />
lungo il muro sud, ha rivelato la presenza <strong>di</strong> un accesso, in asse con l’ingresso alla<br />
summenzionata cappella, con piano rivestito da una soglia ben costruita, in cui sono<br />
impiegate anche brecce rosate, fi ancheggiato esternamente da due semipilastri,<br />
<strong>di</strong>sposti ai lati della porta, sui quali doveva verosimilmente impostarsi un protiro;<br />
tale accesso laterale garantiva evidentemente l’affaccio dell’aula sacra pressoché<br />
<strong>di</strong>retto sulla via principale che doveva percorrere longitu<strong>di</strong>nalmente il sito. È stato<br />
inoltre posto più chiaramente in evidenza il perimetro della torretta settentrionale<br />
(amb. 3), connotata da murature assai spesse e da un profi lo lievemente a scarpa<br />
delle pareti esterne nord, est e sud (in quest’ultimo caso la scarpa si limita alla metà<br />
est). Fra le pietre <strong>di</strong> accumulo e <strong>di</strong> crollo sono stati rinvenuti numerosi elementi<br />
6 SAVASTIO 1940.<br />
7 GIULIANI, FAVIA 2007, p. 153.<br />
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Pasquale Favia et alii<br />
architettonici <strong>di</strong> un certo interesse, come frammenti <strong>di</strong> colonnina, elementi <strong>di</strong> arco,<br />
frammenti <strong>di</strong> architrave, probabilmente pertinenti a fi nestre. Si è quin<strong>di</strong> impostato<br />
un saggio (sg. I) <strong>di</strong> 15,50×22 m, nella porzione più orientale della chiesa, che, pur<br />
denunciando una generale situazione <strong>di</strong> sconvolgimento delle stratigrafi e dovuto ai<br />
ripetuti scassi moderni, ha consentito <strong>di</strong> delineare più chiaramente la planimetria<br />
della torre meri<strong>di</strong>onale (amb. 4), oltre che <strong>di</strong> portare alla luce la traccia <strong>di</strong> uno dei<br />
sostegni della pilastrata sud. L’area <strong>di</strong> maggiore approfon<strong>di</strong>mento stratigrafi co si è<br />
limitata al settore a O della torretta nord, su una fascia <strong>di</strong> 4 m <strong>di</strong> larghezza a partire<br />
dalla parete settentrionale della chiesa. Le indagini condotte in questa zona hanno<br />
portato alla luce i resti, assai deteriorati, del 2° e 3° pilastro della fi la <strong>di</strong> sostegni<br />
settentrionale. Più a O, lungo lo stesso allineamento, è stata in<strong>di</strong>viduata un’altra<br />
traccia muraria <strong>di</strong> andamento E-O, anch’essa molto danneggiata, su cui si innesta<br />
un semipilastro, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni grosso modo corrispondenti a quelle dei due robusti<br />
semipilastri ammorsati nei muri perimetrali circa a metà dello sviluppo longitu<strong>di</strong>nale<br />
della chiesa. Tale struttura pone non pochi problemi interpretativi: se la sua<br />
ubicazione, lungo la linea <strong>di</strong> scansione tra la navata me<strong>di</strong>ana e quella settentrionale,<br />
può infatti suggerirne la pertinenza allo stilobate su cui si impostavano i pilastri, il<br />
fatto che lungo le pareti della chiesa alle quote cui affi ora la struttura in questione<br />
non sembra marcarsi in maniera netta un passaggio ai livelli <strong>di</strong> fondazione, rende<br />
problematica questa proposta <strong>di</strong> lettura, che dovrà evidentemente misurarsi con<br />
l’acquisizione <strong>di</strong> nuovi dati nel prosieguo degli scavi. Le ricerche si sono arrestate<br />
su un piano <strong>di</strong> terra compatta, giallastra, interpretabile come un battuto, forse riferibile<br />
alla fase più tarda <strong>di</strong> vita della chiesa. Al livello <strong>di</strong> questo piano si in<strong>di</strong>viduava,<br />
lungo il muro nord, a O della porta <strong>di</strong> accesso settentrionale alla chiesa, una tomba,<br />
con pareti rivestite in muratura (t. 1), in cui era deposta una sepoltura. La prosecuzione<br />
delle indagini dovrà chiarire se la fossa sepolcrale rappresenti un caso unico,<br />
o se sia in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un utilizzo funerario più ampio dello spazio basilicale. Gli scavi<br />
all’interno della torretta <strong>di</strong> facciata nord (amb. 3), raccordata alla chiesa me<strong>di</strong>ante<br />
un accesso aperto in posizionen centrale nella sua parete ovest, ne hanno messo in<br />
evidenza la qualità e<strong>di</strong>lizia, denunciata anche da una particolare costruzione degli<br />
angoli realizzati <strong>di</strong>sponendo i blocchetti in triplice aggetto, in modo da <strong>di</strong>segnare<br />
una sorta <strong>di</strong> pilastro sporgente su cui dovevano evidentemente poggiare le imposte<br />
<strong>di</strong> una volta, presumibilmente a crociera. Una doppia risega si in<strong>di</strong>viduava lungo le<br />
quattro pareti d’ambito, a partire dalle quote <strong>di</strong> calpestio in<strong>di</strong>cate dalla soglia: oltre<br />
che come elemento <strong>di</strong> irrobustimento della fondazione essa poteva essere pure funzionale<br />
all’alloggiamento <strong>di</strong> un pavimento <strong>di</strong> assi lignee rimovibili, che consentiva<br />
forse <strong>di</strong> sfruttare come locale <strong>di</strong> servizio ipogeo anche lo spazio sottostante. Nelle<br />
stratigrafi e rintracciate all’interno <strong>di</strong> questo ambiente si è posto in luce, a circa 1,50<br />
m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà dal piano d’uso dell’e<strong>di</strong>fi cio, uno spesso conglomerato <strong>di</strong> calce, sabbia<br />
e pietrisco, molto duro e privo <strong>di</strong> materiali archeologici, gettato all’interno del<br />
vano dopo la sua costruzione, con l’obiettivo forse <strong>di</strong> creare una solida piattaforma
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 169<br />
che conferisse ulteriore robustezza all’organismo turrito (analoghe tecniche <strong>di</strong> riempimento<br />
delle parti basamentali delle torri con pietre e malta si riscontrano in<br />
alcune torri della Lunigiana <strong>di</strong> XI-XII sec. 8 . Su questo deposito è stata poi recuperata<br />
una sequenza <strong>di</strong> strati <strong>di</strong> terra mista a macerie, cenere e carboncini (connotati da<br />
forti concentrazioni <strong>di</strong> reperti ossei, ceramici, metallici, vitrei e <strong>di</strong> intonaci <strong>di</strong>pinti),<br />
risultato forse della destinazione fi nale del vano seminterrato a semplice butto.<br />
Il <strong>di</strong>serbaggio delle murature della chiesa già a vista ha consentito <strong>di</strong> verifi care<br />
l’esistenza <strong>di</strong> una cesura verticale piuttosto netta tra il settore absidale e la porzione<br />
più orientale della basilica (fi g. 2). Le cortine che delimitano la zona delle absi<strong>di</strong> e la<br />
parte ad esse più prossima sono infatti connotate da strutture a sacco e paramenti<br />
<strong>di</strong> ciottoli spaccati e bozze, organizzati in fi lari orizzontali, sebbene non proprio<br />
regolari; quelle che delineano invece la porzione più orientale della chiesa sono realizzate<br />
anch’esse con tecnica a sacco, ma mostrano nei paramenti l’uso sistematico<br />
<strong>di</strong> piccoli blocchi lapidei tessuti in corsi orizzontali, alternati talvolta a fi lari <strong>di</strong> lastre,<br />
con l’utilizzo <strong>di</strong> rare zeppe laterizie sia nei giunti che nei letti <strong>di</strong> posa; la stessa tecnica<br />
si registra anche nelle torrette <strong>di</strong> facciata, laddove risultano però impiegati veri<br />
e propri conci assai ben squadrati e rifi niti; sia gli elementi impiegati nella torretta<br />
nord (per quella sud lo stato <strong>di</strong> conservazione delle murature, a livello dell’attuale<br />
calpestio, non consente l’osservazione <strong>di</strong> aspetti specifi ci), sia quelli osservabili nel<br />
settore orientale della chiesa recano tracce <strong>di</strong> una particolare tecnica <strong>di</strong> fi nitura delle<br />
pietre, detta ‘a chevrons’. Come è stato già proposto, la chiesa, nella sua confi gurazione<br />
complessiva, evoca icnografi camente (con il <strong>di</strong>stintivo elemento della facciata<br />
racchiusa fra due torri) modelli assai <strong>di</strong>ffusi soprattutto nell’architettura religiosa<br />
normanna dell’Italia meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> XI-XII sec. 9 , orizzonte nel quale ben si inscrive<br />
anche la tecnica costruttiva a blocchetti regolari e la fi nitura ‘a chevrons’ 10 .<br />
Emerge dunque con una certa evidenza l’ipotesi <strong>di</strong> una successione costruttiva<br />
e cronologica fra la parte absidale della fabbrica sacra, che appare il nucleo e<strong>di</strong>lizio<br />
più antico, e lo sviluppo dei muri d’ambito dell’aula verso Oriente: questi ultimi<br />
verosimilmente potrebbero rappresentare una ripresa, una ricostruzione o un ampliamento<br />
della Cattedrale, che avrebbe ere<strong>di</strong>tato e mantenuto da una precedente<br />
stesura architettonica appunto le tre absi<strong>di</strong> e l’imposta dei muri perimetrali. Come<br />
si è detto, la confi gurazione planimetrica e alcune tecniche murarie, e in particolare<br />
<strong>di</strong> fi nitura della pietra, adottate in questa fase rendono plausibile una collocazione<br />
<strong>di</strong> questo momento e<strong>di</strong>lizio ad età normanna; tuttavia questi stessi elementi sono<br />
compatibili con attardamenti in ambienti tecnici <strong>di</strong> marca sveva (la fi nitura ‘a che-<br />
8 Per confronti si veda GALLO 2004, pp. 27, 34.<br />
9 Per possibili comparazioni e approfon<strong>di</strong>menti bibliografi ci si veda GIULIANI, FAVIA 2007,<br />
p. 151.<br />
10 Per questa particolare lavorazione si veda BOZZONI 1999; CUTERI 2003; cfr. anche BESSAC<br />
1993.<br />
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Pasquale Favia et alii<br />
vrons’ p. es, è documentata nel comprensorio anche in episo<strong>di</strong> della prima metà del<br />
XIII sec., come la domus <strong>di</strong> Fiorentino e il castello <strong>di</strong> Bari, nel suo nucleo svevo per<br />
l’appunto; inoltre l’ipotizzata copertura a crociera della torretta nord, ad es., trova<br />
stretto rifl esso nell’ambito tecnico-culturale svevo 11 :). Questa opera <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione<br />
dei nessi stratigrafi ci e temporali delle componenti del complesso sacro, suggerisce<br />
inoltre che le due torri <strong>di</strong> facciata, prive <strong>di</strong> ammorsature con i muri perimetrali della<br />
chiesa, siano stratigrafi camente anteriori ad essi; tale con<strong>di</strong>zione strutturale potrebbe<br />
certo derivare da un fatto puramente costruttivo, ma altresì potrebbe in<strong>di</strong>care una<br />
scansione temporale nell’e<strong>di</strong>fi cazione fra le due torri e i muri perimetrali della chiesa,<br />
seppure verosimilmente assai ravvicinata, tenendo conto delle signifi cative affi nità<br />
tecnico-costruttive della parte orientale dell’impianto architettonico della cattedrale.<br />
Questa analisi archeologica, ancora problematica, delle successioni e<strong>di</strong>lizie e cronologiche<br />
che hanno investito il complesso della cattedrale <strong>di</strong> Montecorvino inoltre si<br />
confronta e rapporta con il corredo <strong>di</strong> fonti documentarie relative alla stessa chiesa,<br />
che prefi gurano anch’esse alcune trasformazioni nel corso del tempo del corpo <strong>di</strong> fabbrica.<br />
Nella vita <strong>di</strong> S. Alberto, che fu vescovo del centro dauno negli anni ’80 dell’XI<br />
sec., redatta nel 1499, ricalcando una biografi a composta alla metà del XII sec. 12 (),<br />
si fa esplicito riferimento alla con<strong>di</strong>zione posta da Alberto, per l’accettazione della<br />
nomina al soglio episcopale, che fosse costruito un nuovo e<strong>di</strong>fi co sacro, più adeguato<br />
e commisurato alla stessa <strong>di</strong>gnità vescovile della città. Tenendo ovviamente conto<br />
della natura agiografi ca della fonte, e dei possibili topoi narrativi, in essa si potrebbe<br />
in ogni caso riverberare da un lato l’esistenza <strong>di</strong> un piccolo luogo <strong>di</strong>culto anteriore<br />
all’episcopato <strong>di</strong> Alberto, dall’altro la possibilità che un progetto <strong>di</strong> ricostruzione<br />
della fabbrica ecclesiastica possa essere stato avviato sul fi nire dell’XI sec., forse<br />
compiuto nel corso del seguente. Un’ulteriore notizia su mo<strong>di</strong>fi cazioni architettoniche<br />
della cattedrale proviene da fonti dell’inizio del XIII sec.: una carta del 1221 cita<br />
la ven<strong>di</strong>ta, da parte del vescovo Rao, a S. Maria del Gualdo del casale S. Laurentii<br />
de Rivo Mortuo, per la raccolta dei fon<strong>di</strong> necessari alla rie<strong>di</strong>fi cazione della chiesa <strong>di</strong><br />
Montecorvino interamente crollata 13 . I documenti offrono dunque un ventaglio <strong>di</strong><br />
informazioni che innescano un interessante gioco <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> e raffronti per l’analisi<br />
archeologica, suggerendo una serie <strong>di</strong> variazioni della confi gurazione planivolumetrica<br />
della cattedrale, (scan<strong>di</strong>ta in tre momenti principali), fra età tardobizantina e<br />
prima metà del XIII sec. La ricerca stratigrafi ca si muove quin<strong>di</strong>, con i propri specifi<br />
ci strumenti, fra prime assonanze e scarti rispetto a questo patrimonio <strong>di</strong> fonti<br />
scritte, nell’auspicio che le indagini possano proseguire in modo da apportare nuovi<br />
dati per l’avanzamento degli stu<strong>di</strong> sulla chiesa episcopale <strong>di</strong> Montecorvino.<br />
R.G.<br />
11 CADEI 1994, pp. 258-260.<br />
12 AA.SS., Apr. I, v. anche MARTIN, NOYÉ 1982, pp. 535-536.<br />
13 MARTIN, NOYÉ 1982, pp. 534-535.
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 171<br />
2.2 Gli scavi del 2008 nell’area castrense <strong>di</strong> Montecorvino<br />
Una delle aree su cui si è focalizzata la ricerca nella prima campagna <strong>di</strong> scavo<br />
a Montecorvino è stata, come detto, la propaggine occidentale dell’abitato, laddove<br />
si ubica il nucleo signorile e militare dell’inse<strong>di</strong>amento. La localizzazione delle<br />
architetture fortifi cate e residenziali del potere politico in un settore topografi co<br />
eccentrico, ovvero ad un’estremità del sito, ben <strong>di</strong>stinto dal resto dell’abitato è, da<br />
età normanna in particolare, tendenza ripetuta in altri luoghi della Puglia settentrionale<br />
dalla conformazione orografi ca simile a quella <strong>di</strong> Montecorvino, connotata da<br />
un pianoro sommitale su un declivio erto, urbanisticamente già defi nito e popolato<br />
in età bizantina 14 , ma che trova riverbero in altre soluzioni urbanistiche <strong>di</strong> tardo XI-<br />
XII sec. in Italia meri<strong>di</strong>onale 15 . Il comparto occidentale del sito presenta ancora alla<br />
vista, in superfi cie, come detto, due elementi <strong>di</strong> forte evidenza, che ne denunciano<br />
la natura castrense (fi g. 1): le vestigia della torre e <strong>di</strong> un fossato. La citata torre ha<br />
pianta quadrangolare (12×10,96 m, fi gg. 3-5), allo stato attuale è sud<strong>di</strong>visa su tre piani<br />
visibili, il primo <strong>di</strong> quali coperto da una poderosa volta. Questo corpo <strong>di</strong> fabbrica è<br />
stato già sottoposto ad un’analisi archeologica dell’elevato che ha portato ad avanzare<br />
un’ipotesi <strong>di</strong> inquadramento architettonico e cronologico ad età tardo normanna<br />
o sveva, su cui si innestarono poi ulteriori mo<strong>di</strong>fi che nel corso del Me<strong>di</strong>oevo 16 . La<br />
torre si erge su un lieve poggio, a base approssimativamente circolare (<strong>di</strong>am. oltre<br />
40 m), percepibile in altezza ancora per alcuni metri, unica sopraelevazione apprezzabile<br />
rispetto ad una sostanziale isometria del pianoro. La collinetta potrebbe essere<br />
dunque frutto <strong>di</strong> un innalzamento artifi ciale, dell’erezione cioè <strong>di</strong> un terrapieno:<br />
essa evoca inevitabilmente l’ipotesi dell’adozione <strong>di</strong> una soluzione del tipo “a motta”,<br />
<strong>di</strong> ascendenza normanna, <strong>di</strong> cui si stanno analizzando i rifl essi archeologici in<br />
varie regioni dell’Italia meri<strong>di</strong>onale 17 Inoltre, nell’andamento del terreno ai pie<strong>di</strong> del<br />
poggio si coglie ancora un lieve avvallamento su un’ampiezza <strong>di</strong> circa 10-12 m, forse<br />
spia <strong>di</strong> un fossato me<strong>di</strong>evale, poi addolcito dalle lavorazioni agricole 18 . In questo<br />
comparto sono state allestite, nel 2008, due aree <strong>di</strong> scavo, in un progetto che prevede<br />
l’indagine su alcuni dei temi <strong>di</strong> ricerca stimolati dalla confi gurazione <strong>di</strong> questo<br />
settore dell’abitato, connotato da un chiaro tratto <strong>di</strong>fensivo: il carattere naturale o<br />
artifi ciale della collina su cui si erge la torre; il contesto architettonico <strong>di</strong> relazione<br />
della torre medesima (ovvero l’esistenza <strong>di</strong> un più articolato complesso fortifi cato,<br />
<strong>di</strong> cui la torre doveva essere parte); la natura dello stanziamento castrense, fra fun-<br />
14 MARTIN, NOYÉ 1988, p. 523.<br />
15 A questo proposito si veda DELOGU 1979, pp. 192-197.<br />
16 GIULIANI, FAVIA 2007.<br />
17 Sul tema della motta, limitatamente al contesto territoriale <strong>di</strong> Capitanata si veda MARTIN,<br />
NOYÉ 1988, pp. 522-523; MARTIN 1994; FAVIA 2006, pp. 181-185; per problemi <strong>di</strong> metodo sull’interpretazione<br />
<strong>di</strong> questo elemento si veda, fra gli altri, SETTIA 2000.<br />
18 MARTIN, NOYÉ 1982.<br />
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Pasquale Favia et alii<br />
zione residenziale ed esigenze <strong>di</strong>fensive e politico- amministrative, i tempi e i mo<strong>di</strong><br />
della sua creazione, delle sue trasformazioni e del suo declino, sino all’abbandono.<br />
I due sondaggi sono stati ubicati sulle ideali linee <strong>di</strong> prosecuzione dei lati sud ed est<br />
dell’e<strong>di</strong>fi co turrito, assi su cui pure si scorgevano, in superfi cie, tracce <strong>di</strong> sviluppo<br />
murario, con l’aspettativa <strong>di</strong> verifi care l’eventuale presenza <strong>di</strong> altre strutture e setti<br />
collegati alla torre, sulla quale non è altresì possibile intervenire <strong>di</strong>rettamente per<br />
motivi <strong>di</strong> sicurezza, dato il suo <strong>di</strong>ssesto statico.<br />
Un saggio (sg. II, 8×5 m) è stato aperto dunque a circa 2,50 m dal fi anco occidentale<br />
<strong>di</strong> questo corpo <strong>di</strong> fabbrica. In effetti, in asse con la traccia superstite del<br />
lato meri<strong>di</strong>onale della torre èstata rinvenuta, per un segmento <strong>di</strong> circa 10,50 m,<br />
una muratura(USM 250) che per posizione e fattura pare rappresentare la testimonianza<br />
dell’esistenza <strong>di</strong> un più vasto recinto murario; quest’ultimo, racchiudendo<br />
il poggio, defi niva un complesso fortifi cato <strong>di</strong> cui verosimilmente la torre doveva<br />
rappresentare il vertice S-E. Allo stato attuale delle ricerche solo un elemento potrebbe<br />
prefi gurare, in via ancora del tutto ipotetica, una sistemazione precedente<br />
all’e<strong>di</strong>fi cazione dell’impianto castrale munito appunto <strong>di</strong> torre; due brevi tratti murari<br />
(USM 207-212) in connessione angolare presentano infatti andamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffi cile<br />
compatibilità con lo sviluppo <strong>di</strong> tale impianto e inoltre fattura muraria e un tipo <strong>di</strong><br />
legante nettamente <strong>di</strong>versi. Non è stato ancora possibile però raggiungere un punto<br />
<strong>di</strong> contatto strutturale fra le due <strong>di</strong>stinte entità costruttive per stabilirne i rapporti e<br />
inoltre i resti 207-212 risultano inglobati in un piano <strong>di</strong> occupazione successivo alla<br />
costruzione della torre stessa: l’ipotesi dunque <strong>di</strong> una loro preesistenza all’e<strong>di</strong>fi cazione<br />
della torre e delle mura è ancora tutta da verifi care.<br />
Il resto del sistema architettonico ricomposto dallo scavo del sg. II e variamente<br />
confi gurato nel corso del tempo appare invece con chiarezza organizzato sulla presenza<br />
del corpo <strong>di</strong> fabbrica turrito e <strong>di</strong> un perimetro murario <strong>di</strong> recinzione dell’area<br />
sommitale del sito. Come accennato, non appare esservi sostanziale soluzione <strong>di</strong><br />
continuità fra il lato meri<strong>di</strong>onale della torre, che guarda verso una fi umara affl uente<br />
del torrente Salsola, e il lungo segmento murario messo in luce dagli scavi, identifi<br />
cabile come cortina <strong>di</strong> cinta (US 250); il passaggio fra i due elementi è marcato da<br />
un ringrosso strutturale, una sorta <strong>di</strong> contrafforte (US 220), che me<strong>di</strong>a fra i <strong>di</strong>fferenti<br />
spessori della cinta e le murature della torre, queste ultime leggermente più<br />
spesse. Il tratto dell’apparato <strong>di</strong> recinzione è largo intorno ad 1,10 m ed è composto<br />
da grossi ciottoli fl uviali e bozze lapidee, allettati da una malta frammista a terra. In<br />
superfi cie è possibile leggere la prosecuzione <strong>di</strong> tale tratto oltre il limite ovest del<br />
saggio: si va dunque defi nendo un fronte del poligono <strong>di</strong> cinta che si sviluppa per<br />
una misura non inferiore ai 21 m e forse prefi gurabile intorno ai 25, ricomponendo<br />
così ipoteticamente una geometria <strong>di</strong>fensiva costituita da un recinto con torremastio<br />
angolare che potrebbe trovare qualche rifl esso in altre terre del Meri<strong>di</strong>one<br />
d’Italia occupate dai Normanni (v., p. es., pur con <strong>di</strong>fferenti peculiarità e le molte<br />
<strong>di</strong>ffi coltà ricostruttive delle fasi normanne in contesti <strong>di</strong>ruti o poi fortemente rima-
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 173<br />
neggiati, il Castrum Lapidum <strong>di</strong> Capua 19 , o ancora casi lucani o esempi calabresi<br />
quali Amantea e forse altri 20 . La torre inoltre pare contornata da alcune strutture<br />
<strong>di</strong> ulteriore protezione e rafforzamento della sua qualità <strong>di</strong>fensiva: a circa 2,50 m<br />
ad Ovest del suo fi anco occidentale, lo scavo ha constatato la presenza <strong>di</strong> due setti<br />
murari <strong>di</strong> andamento N-S (US 205, 210) affi ancati e tangenti, <strong>di</strong> andamento parallelo<br />
allo stesso lato della torre e in appoggio al muro <strong>di</strong> cinta. La struttura orientale delle<br />
due (US 205) presenta un parato murario <strong>di</strong> particolare cura, in piccoli blocchetti,<br />
lapidei, tendenzialmente isomorfi , lavorati nella facciavista, organizzati in corsi abbastanza<br />
regolari, allettati su sottili letti <strong>di</strong> legante, connotato inoltre da un elevato<br />
lievemente inclinato, a scarpa. Sulla base <strong>di</strong> questa analisi delle stratigrafi e murarie<br />
è possibile immaginare una progressiva operazione <strong>di</strong> sistemazione architettonica<br />
intorno alla torre, fi nalizzata a un suo potenziamento <strong>di</strong>fensivo, realizzato con la<br />
creazione <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> zoccolo o basamento a scarpa, in appoggio al recinto murario.<br />
Questa conformazione volumetrica può trovare nuovamente documentazione<br />
in epoca normanna 21 , ma evoca naturalmente anche i modelli <strong>di</strong> pyramidenturm riconosciuti<br />
a Termoli, Tertiveri, Lucera, <strong>di</strong> controversa datazione fra epoca sveva 22 e<br />
angioina 23 . Queste strutture inoltre per la loro quota <strong>di</strong> rinvenimento costituiscono<br />
una conferma all’ipotesi già avanzata 24 dell’esistenza <strong>di</strong> un piano inferiore rispetto<br />
all’attuale livello calpestabile formatosi su uno strato <strong>di</strong> macerie e <strong>di</strong> crollo e marcato<br />
dalla soglia d’ingresso posta sulla facciata settentrionale della torre: tale accesso,<br />
collocato dunque al primo piano doveva essere raggiungibile verosimilmente attraverso<br />
una scala rimovibile o altri accorgimenti tecnici (secondo soluzioni che trovano,<br />
nuovamente, varie attestazioni tanto in età normanna che poi in epoca sveva).<br />
Verso Occidente, altri segmenti murari <strong>di</strong> andamento N-S si attestano sul muro <strong>di</strong><br />
cinta, in<strong>di</strong>cando, in maniera ancora assai parziale, un’articolazione e una trasformazione<br />
nel corso del tempo degli spazi interni al castrum. Un tratto e<strong>di</strong>lizio (US 206)<br />
corre con andamento lievemente convergente al muro a scarpa defi nendo dunque<br />
un’area imme<strong>di</strong>atamente a<strong>di</strong>acente alla struttura turrita. Questa cortina è stata recuperata<br />
sinora per pochi fi lari <strong>di</strong> pietre calcaree sbozzate e lavorate sulla facciavista.<br />
Essa risulta <strong>di</strong> fatto raddoppiata, verso O, con tutta probabilità in un momento<br />
<strong>di</strong> frequentazione successivo, da un ulteriore setto murario (USM 204), <strong>di</strong> fattura<br />
tecnica <strong>di</strong>fferente, con apparecchiatura irregolare <strong>di</strong> bozze lapidee, variamente tagliate<br />
o spaccate e <strong>di</strong> frammenti laterizi. Inerisce a questa struttura un piano d’uso<br />
19<br />
PISTILLI 2003, pp. 40-41, 47, fi g. 37.<br />
20<br />
DONATO 2003, pp. 440-441, fi g. 8. Più in generale, sui torrioni quadrangolari <strong>di</strong> età normanna<br />
in Italia meri<strong>di</strong>onale si veda CHIESA 1998.<br />
21<br />
CUTERI 2003, p. 130 nota 40; v. anche ROMA 1998..<br />
22<br />
HASELOFF 1992, pp. 192-193, 359, 373.<br />
23<br />
WILLEMSEN 1968, pp. 30-38; CALÒ MARIANI 1992, p. XXX; TOMAIUOLI c.s.<br />
24<br />
GIULIANI, FAVIA 2007, p. 138.<br />
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Pasquale Favia et alii<br />
costituito da un battuto addensato e rinforzato da una concentrazione <strong>di</strong> minuti<br />
ciottoli; i reperti ascrivibili a questo livello d’occupazione e ai relativi depositi <strong>di</strong><br />
crollo delineano un orizzonte cronologico <strong>di</strong> XIV sec. inoltrato, fors’anche <strong>di</strong> primo<br />
scorcio del successivo. Va richiamata a questo proposito una fonte del 1309 25<br />
che riferisce <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> restauro del castrum con turris magna, evidentemente<br />
danneggiata: la torre è menzionata nel documento come <strong>di</strong>scoperta. Meno<br />
chiaro è il riferimento ad un assalto a Montecorvino <strong>di</strong> La<strong>di</strong>slao D’Angiò Durazzo<br />
sul fi nire del Trecento 26 .<br />
Il saggio (sg. III, fi g. 3), impiantato invece nella zona angolare nord-est dell’altura<br />
signorile, laddove dovrebbero svilupparsi i fronti del recinto murario castrale<br />
che guardano verso l’abitato e la valle del Triolo, non ha sinora ritrovato tracce <strong>di</strong><br />
tale sviluppo. Lo scavo ha invece sinora rinvenuto un sistema strutturale composto<br />
da un allineamento murario (US 345) <strong>di</strong> asse N-S e da una sorta <strong>di</strong> irregolare<br />
piattaforma quadrangolare (US 12) composta da un agglomerato <strong>di</strong> grossi ciottoli<br />
e bozze, <strong>di</strong>sposti in maniera informe e legati da semplice terra. Fra questi due apprestamenti,<br />
e in legamento con essi, si colloca una fossa (US 340) campaniforme,<br />
poco profonda (circa 1 m), dal margine dell’imboccatura (<strong>di</strong>am. 1,75 m) contornato<br />
da pietre e laterizi e dal fondo argilloso. Il riempimento della fossa era costituito da<br />
un deposito in argilla quasi pura, frammista a grumi <strong>di</strong> calce bianca. Seppure allo<br />
stato attuale non chiaramente defi nibile nelle sue funzioni specifi che, tale elemento<br />
pare riferibile a un’attività <strong>di</strong> lavorazione <strong>di</strong> prodotti per l’e<strong>di</strong>lizia. La sua stessa<br />
ubicazione e quota <strong>di</strong> imposta potrebbe delineare una fase tarda del complesso castrale,<br />
inquadrabile, in base soprattutto ai manufatti ceramici relativi, al XV sec. con<br />
possibili attardamenti; in tale fase verosimilmente una parte delle costruzioni del<br />
castello (forse quelle corrispondenti al piano inferiore della torre) era già obliterata<br />
o in rovina e una comunità ancora residente o frequentante il sito si adoperava<br />
evidentemente in operazioni <strong>di</strong> riattamento delle strutture, forse con parziali mutamenti<br />
nella destinazione d’uso, oppure in semplici attività <strong>di</strong> recupero e reimpiego<br />
<strong>di</strong> materiale costruttivo dal fortilizio. Le stesse fonti documentarie marcano, come<br />
si è detto, i segni del declino, fi no all’abbandono, <strong>di</strong> Montecorvino quale nucleo <strong>di</strong><br />
popolamento signifi cativo a partire dal XV sec. Le carte <strong>di</strong> epoca moderna descrivono<br />
il sito ormai come un paesaggio <strong>di</strong> resti <strong>di</strong>ruti facendo talora riferimento a<br />
sparuti fuochi e gruppi <strong>di</strong> abitanti 27 .<br />
Lo scavo dunque pone numerosi interrogativi sulla natura della fortifi cazione <strong>di</strong><br />
Montecorvino che riguardano il carattere del complesso castrale fra componente<br />
residenziale e militare, la qualifi ca della torre, fra funzione <strong>di</strong> fi ancheggiamento o <strong>di</strong><br />
25 La notizia è riportata in SAVASTIO 1940, pp. 158-159.<br />
26<br />
SAVASTIO 1940, pp. 159-160; su queste fonti risalenti al XIV secolo si veda anche MARTIN,<br />
NOYÉ 1982, p. 212, n. 53.<br />
27<br />
SARNELLI 1691, p. 257; I.S.2, c. 326.
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 175<br />
mastio, la topografi a interna e la <strong>di</strong>namica storica del recinto murario. La torre con i<br />
suoi scenografi ci resti rappresenta quasi una materializzazione <strong>di</strong> questi interrogativi<br />
che gli auspicati prossimi anni <strong>di</strong> ricerca cercheranno <strong>di</strong> affrontare.<br />
P.F.<br />
3. Sistemi integrati per l’acquisizione grafi ca delle stratigrafi e orizzontali:<br />
la raccolta dei dati<br />
La crescente attenzione al “rinnovamento <strong>di</strong>gitale” delle procedure teorico-metodologiche<br />
in rapporto alla “complessità” degli oggetti archeologici implicano la<br />
necessaria adozione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tate<br />
strategie <strong>di</strong> documentazione che garantiscano accuratezza, facilità <strong>di</strong> trattamento<br />
ed integrabilità dei dati 28 . Il <strong>Laboratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> <strong>Digitale</strong> dell’Università.<br />
<strong>di</strong> Foggia ha maturato una serie <strong>di</strong> rifl essioni sull’acquisizione dei dati sul campo 29<br />
(), che hanno trovato nel variegato scenario archeologico del sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />
l’adeguato contesto per sperimentare l’adozione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti tecniche <strong>di</strong> rilevamento<br />
su unità stratigrafi che orizzontali e verticali, al fi ne <strong>di</strong> testare sia le specifi che <strong>di</strong><br />
ogni strumento in relazione all’entità archeologica da rappresentare sia le relative<br />
possibilità d’integrazione, con uno sguardo sempre rivolto agli aspetti logistici, ai<br />
tempi <strong>di</strong> ripresa e <strong>di</strong> elaborazione, ai supporti tecnici necessari e ai loro costi.<br />
N.M.M., F.S.<br />
3.1 La documentazione 3D <strong>di</strong>gital born: la cattedrale<br />
3.1.1 il rilievo in<strong>di</strong>retto ed il modello 3d delle strutture: il caso della chiesa<br />
Sin dalla prima campagna <strong>di</strong> indagini sul sito 30 (FAVIA et al.2007) è stata creata<br />
una rete <strong>di</strong> appoggio cui riferire la quadrettatura <strong>di</strong> alcuni settori dell’area archeologica,<br />
realizzata sia ai fi ni della ricognizione <strong>di</strong> superfi cie (su un’estensione <strong>di</strong> ca.<br />
400×300 m ca., con una maglia <strong>di</strong> quadrati <strong>di</strong> 10×10 m), sia delle prospezioni geofi siche<br />
(su un’area <strong>di</strong> 200×200 m, con quadrati <strong>di</strong> 40×40 m). L’impostazione del rilievo<br />
rispondeva inoltre all’esigenza fondamentale <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere non soltanto la planimetria<br />
dei due e<strong>di</strong>fi ci monumentali (torre e cattedrale), nelle loro parti superstiti, ma anche<br />
<strong>di</strong> rappresentare la loro posizione reciproca all’interno del sito. L’obiettivo è<br />
stato raggiunto attraverso l’impostazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> inquadramento composta<br />
da una catena <strong>di</strong> vertici (poligonale), in questo caso chiusa, ovvero costituita da<br />
28 DE FELICE, SIBILANO, VOLPE 2008a.<br />
29 DE FELICE 2008; SIBILANO 2008; DE FELICE, SIBILANO, VOLPE 2008b.<br />
30 FAVIA, GIULIANI, MARCHI 2007.<br />
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176<br />
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Pasquale Favia et alii<br />
una successione <strong>di</strong> stazioni, che ha consentito <strong>di</strong> ottenere un’unica rete <strong>di</strong> appoggio<br />
topografi co alla quale è stato possibile inoltre georiferire i fotomosaici relativi<br />
ai paramenti murari. I modelli texturizzati della cattedrale e della torre sono stati<br />
realizzati sulla base delle esperienze nelle applicazioni <strong>di</strong> fotogrammetria monoscopica<br />
maturate nell’ambito <strong>di</strong> alcuni casi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulle architetture me<strong>di</strong>evali <strong>di</strong><br />
Capitanata condotti dal <strong>Laboratorio</strong> <strong>di</strong> <strong>Archeologia</strong> dell’Architettura dell’Università<br />
<strong>di</strong> Foggia. Al fi ne <strong>di</strong> elevare la qualità analitica della lettura archeologica delle stratigrafi<br />
e verticali si è deciso <strong>di</strong> adottare un sistema <strong>di</strong> acquisizione ed elaborazione<br />
del dato impostato sull’uso integrato <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse applicazioni informatiche che hanno<br />
permesso <strong>di</strong> ottenere una visione articolata del dato archeologico tri<strong>di</strong>mensionale.<br />
La visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale dell’e<strong>di</strong>fi cio della cattedrale nel suo complesso,<br />
unitamente alla rappresentazione delle singole unità stratigrafi che murarie e delle<br />
fasi costruttive (sintetizzate tramite lo stesso dato tri<strong>di</strong>mensionale 31 , si sono ottenute<br />
grazie all’appoggio topografi co ad una poligonale che, all’interno della cattedrale,<br />
aveva il primo e l’ultimo vertice ancorati alla rete <strong>di</strong> appoggio primaria del sito. Ciò<br />
ha permesso <strong>di</strong> unire in un’unica visualizzazione tri<strong>di</strong>mensionale tutti i prospetti<br />
(ottenuti attraverso 13 fotomosaici, composti da 49 fotogrammi sfruttando i 326<br />
punti per il raddrizzamento, in appoggio alle 3 stazioni agganciate alla rete <strong>di</strong> vertici<br />
primaria), realizzati me<strong>di</strong>ante fotogrammetria monoscopica, verifi cati sul campo<br />
me<strong>di</strong>ante l’analisi autoptica. Questo sistema, avendo offerto dunque la possibilità <strong>di</strong><br />
agganciare le stratigrafi e orizzontali a quelle verticali, ha consentito <strong>di</strong> elaborare in<br />
corso <strong>di</strong> scavo un modello 3D che costituisce un contenitore puntuale ed esaustivo<br />
per la stratigrafi a: l’estrema praticabilità della procedura e la “leggerezza” dei dati<br />
prodotti rappresentano infatti un punto <strong>di</strong> forza del metodo proposto sia in fase <strong>di</strong><br />
acquisizione sia in fase <strong>di</strong> post-processing.<br />
F.S.<br />
3.1.2 Il modello 3d della stratigrafi a<br />
Durante la prima campagna <strong>di</strong> scavi sul sito <strong>di</strong> Montecorvino è stata eseguita<br />
l’acquisizione on site della stratigrafi a in tre <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>ante stazione totale<br />
sulla base dei percorsi <strong>di</strong> documentazione 3D <strong>di</strong>gital born, elaborati all’interno<br />
del progetto Itinera 32 , per la ricostruzione virtuale della sequenza stratigrafi ca. La<br />
sperimentazione ha riguardato tutti i saggi <strong>di</strong> scavo dell’area <strong>di</strong> ricerca; in questa<br />
sede si illustrano le procedure <strong>di</strong> presa e le prime fasi <strong>di</strong> rielaborazione della<br />
stratigrafi a orizzontale indagata nella cattedrale. Dai punti della rete principale <strong>di</strong><br />
appoggio topografi co, ogni US è stata documentata (sistema x, y, z) tracciandone<br />
sia il perimetro attraverso una polilinea 3D sia la superfi cie attraverso una maglia<br />
regolare <strong>di</strong> punti (x, y, z) che ne descrive i cambiamenti <strong>di</strong> quota, come una<br />
31 PARENTI 2004.<br />
32 www.itinerapuglia.it.
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 177<br />
“leggerissima” nuvola. I dati <strong>di</strong> input, acquisiti nello stesso sistema <strong>di</strong> riferimento<br />
del modello 3D delle strutture e <strong>di</strong>rettamente collocati all’interno <strong>di</strong> quest’ultimo<br />
secondo la propria posizione relativa nella successione stratigrafi ca (in ambiente<br />
CAD), sono stati utilizzati come punti <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> una superfi cie NURBS<br />
dalla geometria or<strong>di</strong>nata, un output inseribile nella maggior parte degli attuali<br />
programmi <strong>di</strong> modellazione. La rielaborazione ancora in corso non permette al<br />
momento né <strong>di</strong> fornire ulteriori dettagli tecnici sulle procedure né <strong>di</strong> relazionare<br />
sulla precisione, sui tempi e sull’accessibilità alla strumentazione: l’utilizzo della<br />
stazione totale e <strong>di</strong> softwares che non richiedono macchine con prestazioni elevatissime<br />
inducono comunque a considerare tale procedura “democratica” nei costi,<br />
facilmente conciliabile con la pratica <strong>di</strong> scavo e nello stesso tempo caratterizzata<br />
da un grado <strong>di</strong> precisione suffi ciente e modulabile in relazione alla complessità<br />
morfologica dell’US 33 .<br />
N.M.M.<br />
3.2 Due tecniche <strong>di</strong> rappresentazione delle stratigrafi e verticali per la torre <strong>di</strong> montecorvino<br />
3.2.1 Le applicazioni della fotogrammetria monoscopica <strong>di</strong>gitale<br />
L’obiettivo <strong>di</strong> effettuare un’analisi articolata e complessiva delle alte murature<br />
della torre (ovvero lettura stratigrafi ca, in<strong>di</strong>viduazione e seriazione delle tecniche<br />
e<strong>di</strong>lizie, delle buche pontaie, degli elementi architettonici e infrastrutturali, misurazione<br />
delle componenti costruttive 34 ) è stato perseguito attraverso la realizzazione<br />
del rilievo fotogrammetrico dei prospetti nord, est ed ovest (fi g. 4). Il primo<br />
passo è stato realizzare un modello schematico (eidotipo) della torre, me<strong>di</strong>ante<br />
una battuta preliminare <strong>di</strong> foto ritenuta utile per calcolare in<strong>di</strong>cativamente il numero<br />
<strong>di</strong> punti da rilevare per il raddrizzamento fotografi co ed il tempo necessario<br />
alla realizzazione del rilievo stesso. Una volta agganciate le 3 stazioni (una per<br />
prospetto) alla rete <strong>di</strong> appoggio primaria, si sono realizzati i 3 fotomosaici composti<br />
da 76 fotogrammi raddrizzati e mosaicati me<strong>di</strong>ante i 346 punti rilevati con la<br />
stazione totale. L’immagine è stata geometricamente corretta me<strong>di</strong>ante l’utilizzo<br />
<strong>di</strong> un software <strong>di</strong> raddrizzamento fotografi co, trasformandola dunque in contenitore<br />
<strong>di</strong> informazioni generali 35 .<br />
Per il rilievo fotografi co si è fatto ricorso ad apparecchio fotografi co Nikon D100<br />
con obiettivo fi sso 50 mm, senza utilizzo <strong>di</strong> cavalletti. Per l’acquisizione dei dati<br />
33 Per un confronto con altre proposte <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong> documentazione grafi ca 3D v. PERI-<br />
PIMENO 2006a; PERIPIMENO 2006b; LAURENZA, PUTZOLU 2008; FIORINI 2008.<br />
34 Si rimanda ancora una volta a GIULIANI, FAVIA 2007.<br />
35 FIORINI 2005<br />
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178<br />
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Pasquale Favia et alii<br />
metrici in<strong>di</strong>spensabili per il raddrizzamento, si è utilizzato il rilievo tramite stazione<br />
totale laser, i cui dati sono stati puntualmente confermati attraverso misurazione<br />
<strong>di</strong>retta, dove praticabile.<br />
F.S.<br />
3.2.2 Laser Scanning<br />
La torre <strong>di</strong> Montecorvino delimitata sull’esterno da murature assimilabili ad<br />
un unico piano, senza particolari soluzioni <strong>di</strong> continuità, mostra invece internamente<br />
(essendo l’e<strong>di</strong>fi cio parzialmente conservato) ciascun prospetto frazionato<br />
in due porzioni, separate dalla volta a botte che sormonta il primo livello 36 . Lo<br />
spazio interno, <strong>di</strong>ffi cilmente rilevabile dunque tramite il fotoraddrizzamento (a<br />
<strong>di</strong>fferenza delle pareti esterne), è stato sottoposto a laser scanning, col duplice<br />
obiettivo sia <strong>di</strong> poter rilevare la volta e la muratura interna, sia <strong>di</strong> confrontare precisione<br />
e versatilità dei dati prodotti, dei tempi e costi delle tecnologie <strong>di</strong> entrambe<br />
le procedure (fi g. 5). I dati sul campo dell’intera struttura sono stati acquisiti<br />
con uno strumento Leica HDS3000 (TOF). L’acquisizione ha comportato il posizionamento<br />
<strong>di</strong> 10 punti <strong>di</strong> stazione collocati ra<strong>di</strong>almente intorno all’e<strong>di</strong>fi cio e <strong>di</strong> 20<br />
target fi ssi <strong>di</strong>stribuiti sulle murature e su picchetti cementati circostanti l’e<strong>di</strong>fi cio,<br />
in modo tale che da ogni stazione fossero visibili 3+n numero <strong>di</strong> target in comune<br />
con almeno un’altra stazione, in funzione <strong>di</strong> precisi punti omologhi <strong>di</strong> collimazione<br />
fra le scansioni 37 . Gli stessi targets sono stati ripresi, me<strong>di</strong>ante stazione totale, dai<br />
punti della rete principale <strong>di</strong> appoggio e le loro coor<strong>di</strong>nate, così riferite al sistema<br />
topografi co dell’intera area archeologica, sono servite a referenziare allo stesso<br />
le nuvole <strong>di</strong> punti. I paramenti sono stati scansionati in più riprese selezionando<br />
sottoporzioni <strong>di</strong> muratura per frazionare la “pesantezza” dei dati e la durata della<br />
scansione, operazione <strong>di</strong> particolare <strong>di</strong>ffi coltà date le con<strong>di</strong>zioni ambientali del<br />
sito. Il processamento dei dati grezzi è ancora in fase preliminare: si è operata<br />
infatti soltanto una prova <strong>di</strong> registrazione delle point clouds all’interno del software<br />
Ciclone 5.8; non è stato ancora possibile effettuare il lavoro <strong>di</strong> pulitura del dato<br />
ed il passaggio, attraverso gli ambienti applicativi selezionati, a geometrie più or<strong>di</strong>nate<br />
(mesh), secondo prassi con<strong>di</strong>visa nella gestione dei dati laser scanning.<br />
L’obiettivo fi nale è quello <strong>di</strong> fornire un quadro <strong>di</strong>mensionale completo <strong>di</strong> ogni<br />
componente archeologica del sito in un’ottica gestionale multiscalare, in cui dati<br />
stratigrafi ci e cartografi ci siano sempre relazionabili.<br />
Le nuove tecnologie ed i processi interattivi che esse innescano hanno il compito<br />
<strong>di</strong> concorrere a rendere più esaustiva la rappresentazione dell’“evidenza”, sia<br />
incentivando le varie operazioni mensorie ed investigative sia dando maggiore risalto<br />
all’aspetto critico-interpretativo, presupposti in<strong>di</strong>spensabili per la costituzione<br />
36 GIULIANI, FAVIA 2007.<br />
37 SCOPIGNO 2006.
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 179<br />
del para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario, approccio epistemologico fondamentale per una fi nale ricostruzione<br />
archeologica dell’intero 38<br />
La ricerca in atto sulle strutture architettoniche del sito <strong>di</strong> Montecorvino, e in<br />
particolare sulle vestigia della torre, si è proposta, sulla base <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>tato retroterra<br />
teorico, <strong>di</strong> testare nell’elevato e nel sepolto l’integrazione tra <strong>di</strong>verse tecniche<br />
<strong>di</strong> rilievo comparando le relative caratteristiche in funzione delle fi nalità archeologiche,<br />
mirando a realizzare una signifi cativa introduzione <strong>di</strong> nuove best practises (a<br />
partire dalla raccolta dei dati), in un processo <strong>di</strong> acquisizione e <strong>di</strong> co<strong>di</strong>fi cazione <strong>di</strong><br />
conoscenze che, supportato in ogni fase dall’utilizzo <strong>di</strong> tecnologie innovative, possa<br />
produrre un’evoluzione nelle metodologie <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong> ricerca.<br />
N.M.M.<br />
38 CARANDINI 1991.<br />
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180<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Stampa: Centro Grafi co S.r.l. - www.centrografi cofoggia.it<br />
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BESSAC J.-C. 1993, Traces d’outils sur la pierre: problématique, methods d’études et<br />
interprétation, in R. FRANCOVICH (a cura <strong>di</strong>), <strong>Archeologia</strong> delle attività estrattive e metallurgiche,<br />
V Ciclo <strong>di</strong> Lezioni sulla Ricerca Applicata in <strong>Archeologia</strong> (Certosa <strong>di</strong><br />
Pontignano (SI)-Campiglia Marittima (LI), 9-21 settembre 1991), Firenze, pp. 143-<br />
176.<br />
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Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 183<br />
Fig. 1 – Veduta aerea da Sud del sito <strong>di</strong> Montecorvino: sulla sinistra la zona castrale, e,<br />
imme<strong>di</strong>atamente a sud dell’area alberata, i resti della cattedrale (foto A.V. Romano).<br />
Fig. 2 – Il saggio I, impostato all’interno della cattedrale <strong>di</strong> Montecorvino (rilievo ed<br />
elaborazione grafi ca: N.M. Mangialar<strong>di</strong>, F. Stoico).<br />
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184<br />
Stampa: Centro Grafi co S.r.l. - www.centrografi cofoggia.it<br />
Pasquale Favia et alii<br />
Fig. 3 – I saggi II e III impostati nell’area castrale <strong>di</strong> Montecorvino (rilievo ed<br />
elaborazione grafi ca: N.M. Mangialar<strong>di</strong>, F. Stoico).
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino nel Subappennino daunio 185<br />
Fig. 4 – Fotomosaici della torre realizzati me<strong>di</strong>ante applicazioni <strong>di</strong> fotogrammetria<br />
monoscopica <strong>di</strong>gitale (rilievo ed elaborazione grafi ca: F. Stoico; collaborazione: R.<br />
Fanelli, F. La Braca). 157<br />
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INDICE<br />
GIUSEPPE CERAUDO<br />
Indagini Aerotopografi che<br />
lungo la Via Traiana in Daunia . . .. . . . . . . pag. 3<br />
ARMANDO GRAVINA<br />
Tracce <strong>di</strong> frequentazione <strong>di</strong> età romana<br />
lungo un tratto del Candelaro . . . . . . . . . . . » 19<br />
MARIA STELLA CALÒ MARIANI<br />
La pittura me<strong>di</strong>evale in Capitanata . . . . . . . . . » 43<br />
NICOLA LORENZO BARILE<br />
Il pellegrinaggio <strong>di</strong> Ottone II <strong>di</strong> Sassonia a Montesantangelo . . » 113<br />
SOFIA DI SCIASCIO<br />
Culti e immagini votive sui passi dei pellegrini.<br />
Pitture parietali lungo la scala monumentale<br />
e l’atrio inferiore della Basilica <strong>di</strong> San Michele<br />
Arcangelo a Monte Sant’Angelo . . . . . . . . . . » 119<br />
CATERINA LAGANARA ET ALII<br />
Indagini archeologiche a Siponto (Manfredonia – FG):<br />
la campagna 2008, notizie preliminari . . . . . . . . » 143<br />
PASQUALE FAVIA ET ALII<br />
Indagine archeologica sul sito <strong>di</strong> Montecorvino<br />
nel Subappennino daunio: primi scavi<br />
della cattedrale e dell’area castrense . . . . . . . . . » 165<br />
GIULIANA MASSIMO<br />
La Chiesa <strong>di</strong> Sant’Egi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Pantano<br />
(San Giovanni Rotondo) fra degrado e asportazioni . . . » 187<br />
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GIOVANNI BORACCESI<br />
Un contributo per l’arte in Capitanata: gli argenti,<br />
e non solo, della parrocchiale <strong>di</strong> Rignano Garganico . . . . pag. 207<br />
GIUSEPPE POLI<br />
La società rurale della Daunia tra antico regime<br />
e modernizzazione (In<strong>di</strong>cazioni e orientamenti <strong>di</strong> ricerca) . . » 225<br />
PASQUALE CORSI<br />
Il Me<strong>di</strong>oevo <strong>di</strong> Capitanata nel “Teatro” <strong>di</strong> Matteo Fraccacreta:<br />
annotazioni sulle fonti documentarie . . . . . . . . . » 251<br />
MICHELE FERRI<br />
L’attività tipografi ca in Capitanata e a San Severo . . . . » 265<br />
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