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IL GUSTO DELLA VITA (Racconti) – Franco Pastore<br />

Copyright © 2006 Franco Pastore<br />

Realizzazione eBook © 2006 Poetilandia.<strong>it</strong><br />

Tutti i dir<strong>it</strong>ti riservati.<br />

È vietata ogni riproduzione, anche parziale.<br />

Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di<br />

essa in un contesto che non sia la lettura privata devono<br />

essere inviate a:<br />

Enrico Besso c/o Poetilandia.<strong>it</strong><br />

Via Martiri di Cefalonia, 2/C int. 7 corpo H<br />

88063 Catanzaro Lido (CZ)<br />

-----<br />

Tel. 096133348<br />

Cell. 3386430805<br />

Collana Narrativa<br />

Realizzato in Italia<br />

poetilandia@tin.<strong>it</strong><br />

http://www.poetilandia.<strong>it</strong><br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 2


Franco Pastore<br />

IL GUSTO DELLA VITA<br />

(RACCONTI)<br />

© 2006<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 3


A mio padre Ermando,<br />

nel cui ricordo vivrò<br />

il resto dei miei giorni<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 4


Presentazione<br />

La scr<strong>it</strong>tore, in questi racconti, scandaglia l’animo<br />

umano, alla ricerca dei suoi sogni e delle sue ansie.<br />

L’autore predilige l’analisi di luoghi e di personaggi,<br />

che offrono uno spaccato del sud , a volte crudo, a volte<br />

lirico, ma sempre ricco di luce, di pathos e di colore. Nella<br />

narrazione dei fatti, si evidenzia l’ironia del meridione,<br />

dove anche la superstizione diviene un atto di giustizia.<br />

L’amore è il filo conduttore delle narrazioni, che<br />

sottolineano valori e r<strong>it</strong>raggono i sentimenti, della gente<br />

delle nostre campagne , dove la natura vive in simbiosi<br />

con l’uomo, in un “ panta rei” mistico e suggestivo.<br />

La morale scaturisce da sé, senza alcuna<br />

presunzione didascalica: l’uomo ha bisogno dell’amore per<br />

vivere, così come ha bisogno della dign<strong>it</strong>à, per non morire.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 5


P r e m e s s a<br />

L A M I A T E R R A<br />

Era bella<br />

la mia terra<br />

contornata d’alture‚<br />

tra il fiume e la sua storia‚<br />

nella pianura fertile<br />

del Sarno.<br />

Il canto delle donne<br />

preparava il tramonto:<br />

l’ultimo bacio del sole sole<br />

alla campagna.<br />

Rintocchi di campane‚<br />

nella piana‚<br />

raccoglievano amici<br />

dai contadi‚<br />

anime semplici‚ semplici‚ volti tagliati<br />

dal tempo ed abbronzati‚<br />

tra semine e raccolti.<br />

Filosofia antica‚<br />

fatta di soprannomi<br />

e di proverbi‚<br />

che si spegnevano<br />

nel buio della sera<br />

e si vestivano di nuovo<br />

a primavera‚<br />

tra feste e balli<br />

per l’Addolorata.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 6


I l c a p o r a l e<br />

Oltre le gole selvagge del monte Marzano, la<br />

valle del Sele si estende a triangolo tra l'Alburno ed i<br />

monti Picentini. Tra i lembi estesi di terrazze fluviali‚ il<br />

Sele si allarga ad irrorare la pianura, un tempo inosp<strong>it</strong>ale e<br />

malarica. La nostra storia si svolge‚ agli inizi del<br />

ventesimo secolo, in quella parte della valle chiamata<br />

"fémmena morta", in segu<strong>it</strong>o al r<strong>it</strong>rovamento del cadavere<br />

di una donna che non fu mai identificata. A quel tempo,<br />

vaste masse di proletari, coloni e contadini, si<br />

addensavano là dove forme cap<strong>it</strong>alistiche di conduzione si<br />

erano insediate in un contesto sociale dominato da<br />

“residui feudali” e dalla assoluta mancanza di una<br />

regolamentazione giuridica‚ che garantisse la tutela dei<br />

prestatori di opera,v<strong>it</strong>tima dei caporali. Questi ultimi<br />

attuavano una vera mafia d'ingaggio, impedendo il<br />

contatto diretto tra padroni e lavoratori ed<br />

avvantaggiandosi, indeb<strong>it</strong>amente, sul compenso del<br />

lavoro. Nel contempo, taglieggiavano le loro v<strong>it</strong>time,<br />

pretendendo utili per l’arruolamento. Su di un guadagno<br />

complessivo di venticinque lire, essi truffavano sino a sei<br />

lire, conti-nuando l'opera con atti di strozzinaggio ed<br />

imponendo prest<strong>it</strong>i iniziali a tassi impossibili. Altri ancora‚<br />

contro ogni legge morale, pretendevano che le donne<br />

alzassero le gonne e soggiacessero alla loro voglie. Don<br />

Filippo Capo apparteneva a questi ultimi‚ e non perdeva<br />

nessuna occasione per trarre benefici economici e<br />

sessuali‚ in tutta la pianura.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 7


I Farnesi ed i Casati era i più grossi latifondisti della<br />

valle ed egli era procuratore di entrambe la famiglie.<br />

Senza figli, aveva per moglie un curioso animale, che<br />

somigliava ad una donna per via di due grosse<br />

protuberanze, che le gonfiavano la veste nella parte alta<br />

del corpo. Angelina, così si chia-mava, spettegolava su<br />

tutti‚ compiacendosi del lavoro del mar<strong>it</strong>o e del timore che<br />

incuteva negli altri. Basso, tarchiato, con la barba rada,<br />

che si concentrava nella parte alta delle guance‚ portava<br />

a spasso un naso piuttosto grosso e sgraziato, sotto due<br />

occhi porcini. La pelle olivastra‚sudaticcia e<br />

maleodorante, si accompagnava ad una voce roca,<br />

bassa e volgare. Un ciuffo di capelli, lisci, unti e neri come<br />

il carbone, gli cadeva sulla fronte, segnata da una brutta<br />

cicatrice. Uomo di fiducia, don Filippo percorreva la lunga<br />

"carrara" (1), sul leggero calesse, tirato da "Diavolo", un<br />

cavallo snello a nervoso, e sorvegliava i lavoranti, da un<br />

capo all'altro del terr<strong>it</strong>orio, compiendo‚ ogni giorno‚ un<br />

lungo giro per Pagliarone e la zona collinosa a valle di<br />

Capaccio. Al suo passaggio,le donne si facevano il segno<br />

della croce, mentre gli uomini, fingendo di ignorarlo‚<br />

stringevano i denti e sbiancavano le nocche sull’asta delle<br />

zappe dalle lame lucenti.<br />

Erano circa la tredici, quando arrivò nella zona dei<br />

salici, che facevano da confine tra la terra buona ed il<br />

"deserto" : una lunga striscia di terra, oggi chiamata<br />

"Licinelle", bruciata dal sole a schiaffeggiata dal mare.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 8


Alcune donne si riparavano dal sole, sotto un grosso albero<br />

di gelsi rossi, tra esse vi era Nunziatina, una giovanetta di<br />

una bellezza esuberante: sedici anni‚ forse diciassette‚ con<br />

un casco di capelli neri‚ come i suoi occhi irrequieti‚ ma<br />

limpidi come l’acqua d’una fonte. La camicia leggera aderiva<br />

alla pelle sudata, mostrando l'abbondanza dei seni turgidi,<br />

sul ventre piatto. Una gonna a campana, che la leggera<br />

brezza incollava all'inguine, alle cosce ben fatte, metteva in<br />

risalto la figura agile a slanciata della giovane.<br />

Le donne si segnarono, la fanciulla scappò,<br />

scomparendo tra i cespugli ed i fichi d'India. Don Filippo<br />

spronò il cavallo e la seguì. Sudava, il fazzoletto, intorno al<br />

collo taurino, era bagnato e la camicia, aperta sul davanti,<br />

lasciava intravedere rivoli di sudore, tra i peli del largo<br />

torace. Ad un tratto, la vide. S'arrampicava sui sassi che<br />

delim<strong>it</strong>avano la terra dei Casati. La raggiunse. La fanciulla<br />

si girò prontamente‚ come una tigre che si prepara<br />

all'assalto: con la fronte corrugata, sugli occhi duri,<br />

fronteggiò l'uomo che, sceso da cavallo, si avvicinava<br />

lentamente a lei.<br />

Con le spalle contro il muretto a secco‚<br />

Nunziatina ansimava, cercando scampo con gli occhi. Le<br />

braccia tese artigliarono all'indietro due grosse sporgenze<br />

nel muro. Fece forza ed una di queste cedette. La fanciulla<br />

si sentì protetta. Lanciò la pietra ed il sangue sprizzò fuori<br />

velocemente dalla fronte dell'uomo che, con un urlo di<br />

rabbia, si lanciò in avanti, afferrandola nel punto in cui<br />

i due seni formano il lungo solco d'amore.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 9


Il tessuto cedette e la fanciulla coprì‚ con le mani‚ la<br />

pelle eburnea. Negli occhi dell’uomo una luce<br />

torbida e cattiva. Intanto‚ l'altra mano artigliava le<br />

gonne che, strappate nella parte alta, si raccolsero ai piedi<br />

della fanciulla nuda e tremante.<br />

Uno stormo di uccelli volò via in direzione della<br />

piana‚ mentre l’eco di uno sparo si infranse sul fianco della<br />

collina‚ tra gli ulivi ricurvi.<br />

Le mani dell'uomo erano d'acciaio, un rivolo di<br />

saliva scendeva, dall'angolo della bocca, sul mento sudato.<br />

La terra secca graffiò le spalle delicate di Nunziatina che,<br />

esausta, abbandonò ogni resistenza. L'immagine del cielo<br />

divenne nebulosa e scomparve, mentre il membro<br />

dell'uomo le straziavano il ventre. Gocce di sangue<br />

bagnarono la leggera peluria, mentre, sui seni martoriati,<br />

tracce di bava inumidivano i piccoli capezzoli rosei.<br />

L'uomo si alzò, si chiuse i pantaloni‚ tolse con l'indice<br />

destro il sudore dalla fronte e sghignazzò:<br />

- O lupe s’è futtùte ‘a pecurèlla ... ‘a notte nù durmìa<br />

pensànne a tè ! Ma‚ te lo giuro! (bacia le d<strong>it</strong>a a croce e<br />

sputa a terra) Da oggi, ci sarà sempre lavoro per te a la tua<br />

famiglia -.<br />

Salì a cavallo e scomparve. La fanciulla incominciò a<br />

riprendersi ed aprì lentamente gli occhi verso il cielo di<br />

un azzurro intenso. Un coro di cicale davano colore a<br />

quel maledetto pomeriggio. Nunziatina cercò di alzarsi,<br />

ma ricadde supina‚ con le mani sul ventre dolorante<br />

ed una sensazione di vom<strong>it</strong>o l'assalì. Si girò di fianco a<br />

vom<strong>it</strong>ò sulla terra bruciata.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 10


Si sentiva sporca insozzata ed aveva una gran voglia di<br />

morire. Si sentì chiamare, guardò giù verso il pendio e<br />

vide due donne, che venivano nella sua direzione. Non<br />

rispose. Raccolse accanto a lei quello che rimaneva dei<br />

suoi panni e cercò di coprirsi. La raggiunsero.<br />

- Non vergognarti, figlia mia!-<br />

- Dio lo punirà quel mascalzone! -.<br />

Una della due, tolse dal capo il fazzoletto e cercò di<br />

pulirle le cosce, mentre l'altra le asciugava delicatamente i<br />

seni. Nunziatina singhiozzava. Dopo circa una mezzora la<br />

fanciulla ripresasi alquanto, fu riaccompagnata a casa.<br />

Verso la otto di sera Felice‚ il fratello della ragazza,<br />

rincasò. La pallida luce del lume a petrolio rischiarava a<br />

mala pena l'ambiente‚ anner<strong>it</strong>o dal fumo del focolare. In<br />

un angolo, un piccolo mucchio di legna secca, attendeva<br />

di essere acceso per la cena. Sulla spalliera d’una sedia<br />

impagliata, un asciugamano logoro gocciolava in una<br />

bacinella di acqua ed aceto. Felice entrò chiudendo la<br />

porta con un calcio all'indietro. Il saliscendi scattò. Andò<br />

verso la finestra aperta e fischiò, poi chiamò, con voce<br />

secca, ma non fredda: - Baró -. Il cane guardò verso di lui<br />

e si avvicinò, scodinzolando. Il giovane tolse la camicia, e<br />

prese a massaggiare, con la grossa mano, la braccia<br />

stanche. Di poi, chiamò:<br />

- Mamma! -<br />

- Nunziatina! -<br />

Nessuno rispose.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 11


Bussò‚ poi spinse adagio la porta della camera da letto : la<br />

sorella giaceva in un bagno di sudore : il delirio alterava<br />

i lineamenti della giovane, che sembrava rivivere<br />

l'incubo di quel pomeriggio.<br />

Una donna, sui cinquanta anni, alzò lo sguardo verso di<br />

lui:<br />

-Figlio mio‚ disse con voce rotta dal pianto, il disonore a la<br />

morte sono entrati in questa casa ! -<br />

Sul vecchio comò, un lume ardeva davanti al r<strong>it</strong>ratto di<br />

un uomo, mentre, al lato destro della cornice, l'immagine<br />

della Madonna di Pompei formava un singolare altare di<br />

numi tutelari‚ che sintetizzava un unico grande rispetto<br />

per la morte e la fede. Felice strinse i pugni:<br />

- Chi? - chiese, guardando con dolore la sorella;<br />

- Chi è stato! - ripeté con voce alterata, stringendo i<br />

pugni ed imprecando tra i denti.<br />

La donna non rispose, abbassò lo sguardo verso il<br />

fazzoletto che aveva in grembo e strinse tra le d<strong>it</strong>a i nodi<br />

del Rosario.<br />

- Ma’, chi è stato ! - chiese ancora il giovane‚ provando<br />

una pena profonda per le lacrime della vecchia.<br />

- Don Filipp'ò capurale...- rispose la donna, tutto d'un<br />

fiato, come se avesse voluto liberarsi di un grosso peso‚<br />

ma perfettamente consapevole delle conse-guenze, che<br />

quella ver<strong>it</strong>à avrebbe avuto sul figlio Felice. Il giovane,<br />

uscì dalla stanza senza dire una parola‚ rimise la camicia,<br />

che aveva appena tolto e stava per varcare la soglia di<br />

casa‚ quando il grido disperato di sua madre‚ per un breve<br />

attimo, lo bloccò:<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 12


- Fìgliu mio, nunn'ascì, statte ccà cu' mamma toia!-<br />

Felice, dopo un attimo di es<strong>it</strong>azione, sbatté la porta<br />

dietro di sé e si addentrò nella campagna. Rimasta sola,<br />

la povera donna si accasciò sulla sedia:<br />

- Gesù e Maria, mò che succede? – quella accorata<br />

invocazione si trasformò in una preghiera che<br />

accompagnò il lento scorrere del rosario, tra le d<strong>it</strong>a<br />

avvezze al duro lavoro dei campi.<br />

Nell'altra stanza, Nunziatina, ripresasi, chiamò la<br />

madre; la donna accorse, mentre il cane lanciava lunghi<br />

ululati nella sera.<br />

Felice‚ intanto‚ aveva raggiunto la casa del cugino<br />

Gaetano. Fischiò tre volte‚ dal lato della finestra sopra il<br />

pergolato e rimase in attesa.<br />

Il cane, riconoscendolo, gli andò vicino, senza<br />

abbaiare, ma il giovane lo allontanò bruscamente:<br />

- Va via‚ disse‚ la selvaggina di questa battuta va lasciata<br />

ai vermi! -.<br />

Dieci minuti dopo‚ Gaetano lo raggiunse. Si<br />

allontanarono, dirigendosi verso il pozzo.<br />

- Che succede, Felì ! – gli chiese il giovane‚ senza<br />

nascondere una certa apprensione.<br />

- Succede che…-il giovane scoppiò in singhiozzi ed<br />

afferrando il cugino per le spalle aggiunse:<br />

- 'Aimm'accìre chélla carogna! – (2)<br />

- Chi?- chiedeva Gaetano, già in preda ad una ag<strong>it</strong>azione<br />

profonda;<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 13


- Don Filippo 'ò capurale" ha sverginat'à Nunziatina,<br />

che sta murènne! -.<br />

Gaeta portò entrambe la mani al viso e, dopo un lungo<br />

silenzio, disse:<br />

- Calmate‚ giustizia sarà fatta, pàtreme ìsse l'ha accìse! -<br />

Si avviarono verso l'interno della campagna‚ per decidere<br />

il giorno a l'ora della vendetta.<br />

Quella notte fu tremenda per Felice: i gem<strong>it</strong>i della<br />

sorella accrescevano in lui un furore mai provato prima; la<br />

mamma vegliava la fanciulla senza concedersi un istante<br />

di riposo. Nei momenti in cui il sonno distendeva i<br />

lineamenti della sventurata‚ la d<strong>it</strong>a scorrevano i nodi del<br />

Rosario‚che accompagnava con penosi sussurri di<br />

preghiera. E venne l'alba.<br />

L'aria fresca del mattino avvolgeva la natura ancora<br />

addormentata; piccoli voli incoraggiavano i primi raggi<br />

del sole. Felice uscì sull'aia a si diresse verso il pozzo. Il<br />

secchio venne sù gocciolando acqua limpida e fresca. Vi<br />

immerse il viso, passando la mano bagnata sul collo e sui<br />

capelli scomposti. Si raddrizzò massaggiandosi il torace<br />

villoso e le braccia pesanti. Prese il secchio e lo svuotò in<br />

direzione del basso vigneto di uva fragola‚ ancora acerba.<br />

Adagiò il secchio vuoto sul muretto del pozzo e‚ con<br />

passi lenti‚ guadagnò l'uscio di casa. Mamma R<strong>it</strong>a aveva<br />

acceso il focolare ed aveva messo a bollire dell' acqua<br />

con delle piantine di camomilla.<br />

- Ma’‚ come sta Nunziatina? - chiese il giovane sottovoce.<br />

- Come deve stare, povera figlia mia! Sta riposando -<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 14


Giunse dalla carrara un lungo fischio: era Gaetano che<br />

chiamava il cugino.<br />

- Ciao mà!-<br />

-Buon lavoro‚ figliu mio!-.<br />

Si recarono nei pressi della fontana‚ di fronte alla terra di<br />

compare Picariello‚ lì avrebbero atteso l'offerta di lavoro.<br />

Altri giovani aspettavano l'arrivo del Caporale, con la<br />

speranza di guadagnare qualche lira.<br />

Il sole illuminava il bianco delle rade case‚ voli di<br />

passeri, tra gli alberi dalle fronde immobili. Un gregge<br />

s'arrampicava per la stretta mulattiera, che portava su in<br />

collina ed un grosso cane da pastore andava avanti ed<br />

indietro‚ guidando le bestie al pascolo. Un rumore di<br />

zoccoli‚ avvertì gli uomini che don Filippo stava<br />

arrivando. Gaetano strinse il braccio del cugino per<br />

inv<strong>it</strong>arlo alla calma. L'uomo arrivò e‚ senza smontare da<br />

cavallo:<br />

-Oggi c'è lavoro solo per due! Tu e tu‚ disse, indicando<br />

Felice ed il cugino‚ ven<strong>it</strong>e nel fondo di compare Sabia,<br />

che c'è da zappare -.<br />

Non ebbe il coraggio di guardarli in faccia, e non perse<br />

tempo ad allontanarsi‚ scomparendo‚ sub<strong>it</strong>o dopo‚ dietro il<br />

boschetto di salici. I due giovani si avviarono.<br />

Intanto, schiantata dal dolore, Nunziatina pose fine<br />

alla sua v<strong>it</strong>a, lanciandosi nel pozzo, al centro dell’aia, tra la<br />

casa e la terra e le piante di granturco. Sull'aia‚ tutto il<br />

paese attendeva che la bara uscisse.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 15


Sebastiano guardava il pozzo‚ come se l'anima di<br />

Nunziatina dovesse schizzare fuori da un momento<br />

all'altro. Gruppetti muti, soffrivano il caldo nei vest<strong>it</strong>i<br />

pesanti, altri commentavano il dramma, sottovoce.<br />

Dopo circa mezz'ora‚ dall'uscio spalancato‚ le lucide<br />

sfaccettature della bara brillarono al sole. Quattro uomini<br />

reggevano il feretro sulle spalle‚ con la tempia poggiata<br />

al legno lucido. La commozione prese tutti. Felice<br />

seguiva sub<strong>it</strong>o dopo‚ col bavero della giacca alzato e la<br />

barba sul viso stanco‚ tirato. Gaetano e l'amico<br />

Giuvanniello gli stavano a lato‚ tenendolo sotto<br />

braccio.<br />

Cummare R<strong>it</strong>a‚ tutta vest<strong>it</strong>a di nero‚ veniva avanti<br />

urlando al mondo intero il suo dolore :<br />

- Figlia mia‚ t'ann'accisa!-<br />

Il corpo le si piegava in due‚ nello sforzo di<br />

superare la grande sciagura. Rosa ed Ersilia‚ le due donne<br />

che avevano soccorso Nunziatina dopo li stupro‚ le<br />

stavano accanto‚ reggendola in tutto il suo peso. Il<br />

feretro si mosse lungo la "carrara". Il pianto disperato la<br />

vecchia risuonò nella piana‚ con i rintocchi della<br />

campana e gli ululati di Barone‚ il cane di Nunziatina.<br />

Sulla collina di "Spinazzo"‚ Don Filippo‚ dr<strong>it</strong>to sul<br />

sul cavallo‚ seguiva la scena e non provava altri<br />

sentimenti, oltre la paura. Il sole‚ alle sua spalle‚ dava alla<br />

sua figura un non so che di irreale e di diabolico insieme.<br />

Felice‚ come attratto da una forza irresistibile‚ guardò<br />

nella sua direzione e lo scorse.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 16


Strinse gli occhi e mosse affermativamente il capo‚<br />

giurando‚ su quel feretro‚ che gli avrebbe preso la v<strong>it</strong>a.<br />

Anche Gaetano guardò ed un unico sentimento lo unì al<br />

cugino.<br />

Nella piana non si lavorò quel giorno. Tutti avevano<br />

lasciato i campi‚ nelle prime ore del mattino e nessun<br />

sorvegliante aveva avuto il coraggio di intervenire. La<br />

ricchezza dei poveri è la solidarietà, che unisce gli animi<br />

nella cattiva sorte. Tutti i braccianti della "piana”<br />

avrebbero alzato volentieri la zappa contro l'ingiustizia‚<br />

perché ci sono lim<strong>it</strong>i‚ oltre i quali nessuno può andare:<br />

oltraggiare l'onore‚ quando questo è l'unico bene<br />

posseduto‚ è un del<strong>it</strong>to che si paga con la v<strong>it</strong>a.<br />

Don Filippo questo lo sapeva e se ne preoccupava‚<br />

nell'attesa impaziente di Micheluccio‚ un tirapiedi‚ cui<br />

aveva dato l'incarico di vedere come stavano le cose. Si<br />

udirono dei passi fuori casa, trasalì. Si precip<strong>it</strong>ò alla<br />

finestra e lo vide:<br />

- Entra‚ fai presto! - gli intimò.<br />

Il giovane entrò e, togliendosi il cappello:<br />

- Brutto segno Don Filì‚ quando la gente non parla, è<br />

pericoloso avventurarsi nella piana -.<br />

Il "caporale” si avvicinò alla finestra, fissò l'orizzonte‚<br />

per un lungo instante e mille pensieri lo assalirono,<br />

mentre il sole dipingeva di rosso il tramonto. Poi‚<br />

girandosi di scatto, disse:<br />

- Sempre pècore sono! -<br />

- Tieni cumpariè, bevi alla mia salute! -<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 17


Micheluccio vuotò in fretta il bicchiere di vino e si<br />

congedò. Il caporale lo vide correre come se fuggisse da<br />

un appestato.<br />

- Schifosa carogna! -<br />

L' insulto gli veniva dalla moglie, che ora vedeva in<br />

pericolo il suo futuro e la sicurezza economica. Don<br />

Filippo afferrò il fiasco ancora pieno e lo lanciò contro la<br />

donna‚ che si scansò appena in tempo, mentre il vino si<br />

sparse come una grossa macchia di sangue, sulla parete<br />

bianca. Angelina scappò più per superstizione‚ che per<br />

paura. Intanto‚ nella casa di Felice‚ il silenzio era totale.<br />

Donna R<strong>it</strong>a si riposava sul letto al posto della povera<br />

figlia e‚ nella cucina‚ il giovane si intratteneva con l'amico<br />

Giuvanniello ed il cugino Gaetano.<br />

Il lume a petrolio‚ al centro del tavolo‚ illuminava<br />

scarsamente l'ambiente; il cane‚ accucciato al lato della<br />

sedia del padrone‚ emetteva strani mugolii. Bussarono.<br />

Gaetano andò ad aprire; un ragazzino scalzo gli porse<br />

un cesto di taralli ed un fiasco di vino‚ la porta venne<br />

rinchiusa. Nessuno aveva voglia di mangiare‚ l'immagine<br />

della ragazza era ancora tra loro: l'avevano tirata su dal<br />

pozzo‚ dove si era gettata con la forza della<br />

disperazione.<br />

Era stato Giuvanniello a calarsi giù ed a legare la<br />

fune intorno al cadavere. Il capo‚ col collo spezzato,<br />

dondolava come quello di una bambola rotta. Gli occhi<br />

sbarrati sembravano guardare il muretto del pozzo.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 18


La lunga camicia da notte, attaccata al corpo fradicio di<br />

acqua gelida, gocciolava. Il piede sinistro era privo dell'<br />

alluce, troncato nella caduta, dalle pietre vive. I bei<br />

capelli neri erano aggrovigliati come una informe<br />

matassa melmosa.<br />

Felice aveva preso il corpo della sorella e l'aveva<br />

portato in casa adagiandolo sul letto intatto. Aveva<br />

pianto col capo poggiato sul ventre profanato ed aveva<br />

sent<strong>it</strong>o il gelo della morte. Giuvanniello tolse dalla tavola i<br />

"taralli” e versò il vino nel bicchiere. Felice bevve<br />

tutto d'un fiato come per allontanare la scena di morte<br />

del giorno prima. Quel vino gli sembrava sangue che<br />

chiedeva altro sangue a bevve ancora, fino a stordirsi.<br />

Nella piana il lavoro riprese con r<strong>it</strong>mo normale.<br />

Agosto volgeva a termine con i suoi giorni infuocati ed<br />

una strana calma sembrava aleggiasse nell'aria. Il sole era<br />

calato da circa un'ora‚ quando Felice si fermò poco più<br />

avanti del podere di compare Sabìa‚ sedendosi sul<br />

tronco di un salice. Accese una sigaretta guardando fisso<br />

verso l'incrocio‚ dove la carrara lasciava intravedere una<br />

strada più grande‚ percorsa da una lenta carovana che‚<br />

dall'agro nocerino‚si avviava verso la sal<strong>it</strong>a di Ogliastro.<br />

Era tempo di mercato ed i commercianti‚ appisolati sul<br />

piano dei carretti‚ carichi di semenze‚ si affidavano alla<br />

esperienza dei muli‚ che già conoscevano la strada.<br />

All' imbrunire‚ arrivò Gaetano, reggendo, con ambi la<br />

mani, l'asta della zappa :<br />

- Sera‚ Felì -<br />

- Sera‚ Gaetà‚ rispose il cugino‚ è molto che aspetti?-<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 19


IL CAPORALE<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 20


- No ! -<br />

Seduti l'uno accanto all'altro‚ trascorse molto tempo prima<br />

che iniziassero a parlare "del fatto".<br />

- Allora‚ quando?- chiese Gaetano‚ rompendo<br />

quel penoso silenzio.<br />

- È per domani sera al tramonto‚ lungo la strada dei<br />

salici‚ dove inizia il canale dei Farnesi‚ lì la strada è piena<br />

di buche ed il calesse va piano -<br />

- Va bene! -<br />

Felice giunse a casa per ultimo‚ la madre sentì sbattere l'<br />

uscio a lo chiamò :<br />

- Come stai, mà ?- le chiese il giovane‚ entrando nella<br />

stanza;<br />

- Cumm'à nà vecchia, figliu mio! -<br />

- Va a mangià‚ cà mamma tòia nun se sènte! -.<br />

Felice‚ dopo essersi lavato‚ si accomodò‚ si versò da bere<br />

a poi scoperchiò il piatto‚ fissando i fagioli ancora caldi.<br />

Di mala voglia mandò giù una cucchiaiata ed allontanò il<br />

piatto; si avvolse una sigaretta‚ fissando il r<strong>it</strong>ratto del<br />

padre‚ sulla parete di fronte. Sì alzò‚ si diresse verso la<br />

grossa cassapanca sotto la finestra a l'aprì. Prese il fucile‚<br />

pulendolo col panno che l'avvolgeva; l'acciaio della<br />

canna lanciò un bagliore sinistro‚ mentre il freddo della<br />

bascula diede al giovane una sensazione di potenza e<br />

di morte.<br />

Il sonno‚ quella notte‚ tardò a venire e‚ solo all'alba‚<br />

vi fu un momento di pace‚ col canto del gallo‚ che<br />

annunziava un nuovo giorno.<br />

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Il sole stava tramontando sul mare tranquillo e gli<br />

ultimi raggi proiettavano lunghe ombre sul viale<br />

costeggiato dai salici immobili. Un fosso erboso<br />

accompagnava‚ a sinistra‚ la carrara sconnessa. Don<br />

Filippo seguiva‚ a testa bassa‚ il bianco della strada‚<br />

gettando‚ di tanti in tanto‚ veloci occhiate alla ruota del<br />

calesse. Il cavallo avanzava lento sul terreno spaccato<br />

e quasi si fermò‚ quando l'uomo tirò le briglie :<br />

qualcuno procedeva‚ a piedi‚ avanti a lui : era<br />

Giuvanniello‚ che tornava dal lavoro.<br />

Il "caporale” spronò l'animale‚ che si portò al trotto‚ ed<br />

il giovane fece appena in tempo a saltare nel fosso‚<br />

imprecando a denti stretti. Don Filippo rallentò‚ si<br />

fermò‚ e guardò con strafottenza il povero bracciante<br />

che chinò la testa in segno di saluto. Il calesse proseguì<br />

per la sua strada‚ sul viso del "caporale” un ghigno<br />

soddisfatto : era il più forte. Giuvanniello risalì sulla<br />

carreggiata a fissò con malumore il calesse che<br />

s'allontanava‚ scomparendo nella curva più avanti.<br />

Erano trascorsi cinque minuti circa‚ quando si udì<br />

uno sparo‚ che si ripercosse sinistramente nella piana. Il<br />

giovane pensò a qualche cacciatore a tirò avanti. Dopo<br />

un quarto d'ora‚ giunse nella zona dei salici. Il sole era<br />

tramontato all'orizzonte ed una leggera brezza‚ che<br />

veniva dal mare‚ muoveva la cima dei grossi alberi. Ad<br />

un tratto udì un lamento ed istintivamente si girò verso<br />

il fosso indirizzando lo sguardo lì dove l'erba sembrava<br />

tinta di rosso.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 22


Si avvicinò‚ il corpo di don Filippo giaceva lungo disteso‚<br />

col sangue che gli usciva dal petto squarciato. La mani<br />

destra artigliava l'erba, mentre premeva la sinistra sul<br />

petto straziato. L'uomo lo guardò sbarrando gli occhi:<br />

l'angoscia aveva cancellato la strafottenza ab<strong>it</strong>uale di suo<br />

viso:<br />

- Aiutami Giuvanniè! -<br />

Il giovane stava per chinarsi‚ poi‚ all'improvviso‚ si<br />

ricordò di tante sue perfidie‚ di Nunziatina‚ del<br />

funerale‚ degli infelici che‚ come lui‚ sudavano sangue<br />

per un tozzo di pane e scappò via. Correva come se<br />

avesse avuto le ali ai piedi‚ per soffocare quell'impulso,<br />

che spinge l'uomo ad aiutare l'amico‚ il fratello‚ chiunque<br />

si trovi in pericolo. Don Filippo non era un amico‚ né<br />

un fratello‚ ma la peggiore carogna che potesse venire<br />

fuori da un ventre di donna. Più avanti rallentò<br />

l'andatura‚ aveva sent<strong>it</strong>o delle voci che gli sembravano<br />

note e‚ di lì a qualche istante‚ si imbatté in Felice a<br />

Gaetano. Li chiamò e, con voce conc<strong>it</strong>ata, esclamò:<br />

- Hanno sparato a don Filippo!-<br />

I due si guardarono e‚ senza una sola parola di<br />

commento‚ proseguirono.<br />

Giuvanniello‚ che era un tipo sveglio‚ comprese<br />

all'istante ed aggiunse:<br />

- Mi ha chiesto aiuto, è ancora vivo!-<br />

Felice si fermò‚ sfilò il fucile dalla spalla e mise in canna<br />

un'altra cartuccia‚ avendo cura di riporre in tasca quella<br />

già sparata. Tornò indietro di corsa a guardò bene in<br />

faccia l'uomo che tentava di alzarsi:<br />

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- Questo, per la brava gente della piana!-<br />

La canna sinistra del fucile tuonò ancora‚ lacerando la<br />

camicia giù verso la cintura dei pantaloni. Il corpo ebbe<br />

un sussulto e cadde all'indietro sull'erba‚ dove rimase<br />

immobile. Felice guardò il sangue che sgorgava copioso,<br />

facendosi strada tra la carne squarciata ed il pezzo di<br />

camicia bruciacchiata, resisté al forte impulso di vom<strong>it</strong>are<br />

e si allontanò rivolgendo un pensiero fugace alla sorella.<br />

-La caccia è stata buona!- disse agli amici, fissandoli per<br />

un lungo istante.<br />

Ripresero insieme il cammino e raggiunsero ciascuno la<br />

propria casa. Calavano le ombre della sera ed il cielo si<br />

dipingeva di rosso nel punti in cui il mare rifletteva gli<br />

ultimi raggi di un sole calante.<br />

I lumi già rischiaravano di luce pallida l'interno della<br />

casa, anner<strong>it</strong>a dal fumo, e l'odore di legna bruciata si<br />

diffondeva nella campagna. Sui focolari i contadini<br />

approntavano il pasto‚ tra la voci dei bimbi a l'abbaiar<br />

dei cani alla catena. Le donne stanche rassettavano gli<br />

umili ambienti‚ mentre gli uomini si ripulivano dalla terra<br />

a dal sudore. I vecchi, seduti sull'aia‚ pensavano agli anni<br />

trascorsi e, stringendo tra le mani callose la scura creta<br />

della pipa, aspettavano silenziosi la cena‚ tra una boccata e<br />

l’altra dalla canna ricurva. Scene antiche quando il<br />

mondo sul palcoscenico della "piana"‚ dove la v<strong>it</strong>a<br />

continuava la sua lenta rappresentazione.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 24


La campagna andava impreziosendosi del silenzio<br />

della sera‚ quando spuntò un carretto‚ che avanzava<br />

macinando la terra con il ferri della grandi ruote. Il<br />

cavallo‚ sudato‚ tirava stancamente il carico di letame per<br />

la terra dei Casati e Pasquale tratteneva le redini‚<br />

serrandole tra l’indice ed il medio. All'inizio del lungo<br />

canale‚ incominciò a fischiettare un motivetto<br />

inesistente‚ pensando al piatto di minestra che avrebbe<br />

mangiato tra breve. Un lamento‚ segu<strong>it</strong>o da un lungo<br />

rantolo‚ attirò la sua attenzione. Fermò il carretto a<br />

stette più attento. Poco più avanti‚ gli sembrò di vedere<br />

una mano che si muoveva sul ciglio del canale. Scesa e<br />

corse in quella direzione.<br />

- Gesù,don Filippo!-<br />

Due occhi spenti si girarono a guardarlo‚ implorando<br />

aiuto‚ con la bocca che si muoveva‚ senza che ne uscisse<br />

alcun suono. Pasquale lo tirò fuori dal fosso, senza<br />

sforzo eccessivo‚ data la sua mole e la sua forza. Lo<br />

adagiò lentamente sul caldo letame ed il puzzo del<br />

"concime” coprì l'odore del sangue. Il carretto si<br />

incamminò col suo carico umano. Al villaggio‚ girò a<br />

sinistra‚ verso la casa del caporale e si fermò sull'aia‚<br />

dopo un lungo corridoio tra i vigneti. Il cane abbaiò‚ poi<br />

corse scodinzolando verso la coda del carretto. Angelina<br />

aprì l'uscio:<br />

- Buona sera, Pasqualì!-<br />

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Il giovane non rispose e‚ scendendo dal carretto‚<br />

prese il corpo di don Filippo Capo e si diresse verso la<br />

casa. La donna avanzò di un passo e lanciò un urlo. Il<br />

cane accompagnò il corpo del padrone. Micheluccio‚ il<br />

tirapiedi‚ udì l'urlo dalla stalla e si precip<strong>it</strong>ò in casa".<br />

Adagiarono il "caporale” sul divano.<br />

Nella propria dimora‚ il fer<strong>it</strong>o aprì gli occhi quando la<br />

moglie cercò di ripulirgli il viso con un panno bagnato.<br />

- Pasqualì‚ andate a chiamare il dottore‚ correte‚ fatelo<br />

per i morti vostri!-<br />

L'uomo risalì sul carretto e si avviò verso il paese. Don<br />

Filippo cercò con gli occhi Micheluccio a gli fece<br />

cenno di avvicinarsi; il giovane abbassò il capo quasi<br />

fin sopra le labbra di lui:<br />

-.. Il maresciallo... va a chiamare il maresciallo!-<br />

Micheluccio uscì dalla casa e corse verso il paese<br />

pigliando la scorciatoia‚ giù per la piccola scarpata‚<br />

attraverso il vigneto di compare Albino. Angelina tolse le<br />

scarpe al mar<strong>it</strong>o‚ coprendo con un lenzuolo gli squarci<br />

che l'uomo aveva nel petto e nell’addome. La puzza del<br />

letame‚ un<strong>it</strong>a all'odore del sangue‚ le dava il<br />

voltastomaco‚ ma si faceva forza. Chiamava il mar<strong>it</strong>o‚<br />

tra un singhiozzo e l'altro‚ sentendosi impotente‚ fin<strong>it</strong>a.<br />

- Chi è stato, Felì-<br />

- Dillo ad Angelina toia!-<br />

L'uomo non rispose‚ girò gli occhi verso la porta ed<br />

aspettò.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 26


E’ incredibile la forza di volontà che spinge l'uomo‚<br />

assetato di vendetta‚ a r<strong>it</strong>ardare la propria morte‚ anche se<br />

nel corpo non scorre più una sola goccia di sangue.<br />

La porta si aprì ed il maresciallo si diresse verso l' uomo‚<br />

che sbarrò gli occhi nell'ansia di parlargli. La mano destra<br />

di don Filippo gli artigliò il braccio ed egli si chinò per<br />

ascoltarlo. Non vi fu bisogno di domande‚ il "caporale”<br />

raccolse la poche forza che gli restavano e disse‚<br />

piuttosto chiaramente:<br />

- M'hann'accise! Tutt'è ttre m'hanno sparate!-<br />

- Chi?- chiese il maresciallo;<br />

- Felice Marra, Gaetano Galdi e Giovanni Falcone. . . -<br />

Con l' ultimo cognome‚ il corpo giacque e gli occhi<br />

rimasero sbarrati‚ come in una eterna denuncia‚ mentre<br />

la mano si bloccò intorno al braccio del mil<strong>it</strong>are‚ che si<br />

liberò dalla presa‚ aprendo‚ una ad una‚ le d<strong>it</strong>a rigide di<br />

morte. Entrò il dottore ed abbassò la palpebre di quel<br />

cadavere martoriato.<br />

Il cane ululò tre volte‚ sull'aia illuminata dalla luna.<br />

Angelina‚ chiusa nel suo dolore‚ non piangeva‚ né<br />

urlava‚come è consuetudine della donne meridionali‚ ma<br />

rimase immobile presso del suo uomo‚ provando per lui<br />

una pena immensa. Quella era la vendetta della "piana".<br />

Nel frattempo sopraggiunsero alcune donne e‚ dopo<br />

numerosi a doverosi commenti‚ si diedero da fare nel<br />

preparare la salma per la veglia funebre.<br />

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In un 'altra zona del paese‚ intanto‚ qualcun altro‚<br />

dimentico dei fatti della giornata‚ coglieva quei frutti che<br />

allietano la v<strong>it</strong>a a la giovinezza‚ rendendole più belle. Il<br />

bacio di Mariuccia era stato dolcissimo‚ Giuvanniello ne<br />

conservava ancora il calore. Con le mani in tasca‚ il sorriso<br />

dei diciotto anni ed il capo che ondeggiava‚ seguendo il<br />

r<strong>it</strong>mo dei passi‚ il giovine r<strong>it</strong>ornava verso casa.<br />

La luna gli illuminava la strada ed il profumo della<br />

campagna gli entrava nei polmoni‚ che respiravano<br />

soddisfatti. Era contento‚ né l'episodio del pomeriggio lo<br />

aveva eccessivamente turbato. Prese a calci un sasso‚ che<br />

rotolò sulla strada polverosa‚ fermandosi più in là‚ nel<br />

buio della carrara‚ che portava alla fattoria di compare<br />

Albino‚ il cacciatore.<br />

Giunse nei pressi di casa sua ma nessun chiarore<br />

veniva dalle imposte chiuse. Sono andati a letto‚ pensò<br />

tra sé‚ rallentando il passo. Entrò in casa adagio‚ senza<br />

far rumore e‚ nel chiudere la porta‚ trattenne il saliscendi‚<br />

per lasciarlo cadere lentamente. Accese il lume‚ ancora<br />

caldo‚ e sbirciò sulla tavola, aspettandosi di trovare la<br />

cena. Non c'era nulla. Si meravigliò‚ ma sedette<br />

ugualmente‚ per richiamare alla mente gli avvenimenti<br />

della giornata. Ad un tratto‚ una voce inconsueta risuonò<br />

nella stanza‚ alle sue spalle: - Giuvanniè sei in arresto! -<br />

Il giovane impallidì‚ cercando di rendersi conto della<br />

s<strong>it</strong>uazione. Ora udiva il pianto della madre‚ mentre il<br />

padre‚ alle spalle del maresciallo‚ aveva una espressione<br />

che non gli aveva mai visto.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 28


Non disse una parola‚ quando le manette gli<br />

str<strong>it</strong>olarono i polsi. Guardava muto i suoi gen<strong>it</strong>ori‚<br />

fissando a lungo le lacrime sul volto della madre.<br />

- Marescià n'àggio fatto niente! -<br />

-Cammina guagliò‚ cà pò se vede –<br />

Si allontanarono tra i singhiozzi della donna sull'aia‚<br />

mentre la luna disegnava lunghi fantasmi tra la casa a gli<br />

alberi‚ muti spettatori di quella tragedia. E tutto tacque‚ i<br />

grilli ripresero il concerto‚ tra la fronde immobili.<br />

Nelle prime ore del mattino‚ anche Felice venne<br />

arrestato e‚ nei pressi del pozzo‚ si fermò per guardare<br />

la madre un'ultima volta. I carabinieri lo spinsero in<br />

avanti con una sorta di delicatezza e di rispetto: avevano<br />

compreso che quello era l'epilogo di un dramma iniziato<br />

qualche tempo prima‚ in un pomeriggio di sole a di<br />

miseria. Il giovane si allontanò a testa alta‚ salutando i<br />

suoi campi‚ la casa di sui padre e la mamma‚ vest<strong>it</strong>a di<br />

nero‚ che non avrebbe più rivisto. Era già lontano‚<br />

quando sentì abbaiare alle sue spalle.<br />

Si fermò e fissò a lungo il fedele compagno di tanti<br />

giorni di caccia‚ quando l'alba colorava i cespugli e la<br />

collina si apriva al canto degli uccelli ed al volo dei<br />

merli‚ che planavano giù a valle sulle piante di fichi. La<br />

bestia scodinzolò‚ annusandolo e leccandogli le mani<br />

ammanettate‚ poi tornò indietro‚ verso il fantasma di una<br />

donna che‚ molto presto‚ non avrebbe più dato da<br />

mangiare alla galline.<br />

Gaetano stava "curando” i conigli dietro la stalla‚<br />

quando il fratellino Carminuccio lo raggiunse di corsa:<br />

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- Ci soni due carabinieri che vogliono parlarti - gli disse<br />

tutti d'un fiato.<br />

Forse dovrò partire mil<strong>it</strong>are commentò il giovane‚<br />

senza tradire alcuna emozione. Girò intorno alla casa‚<br />

mentre il padre invalido‚ seduto sulla sedia‚ guardava i<br />

due figli più piccoli che giocavano sull'aia. Una donna<br />

anziana‚ la madre di Gaetano s'asciugava le mani con un<br />

lembo del grosso grembiule che aveva davanti. I due<br />

carabinieri‚ sotto il pergolato‚ aspettavano pazienti né si<br />

mossero‚ quando il giovane venne verso di loro con<br />

un'aria strana‚ tra il rispetto e la paura. Uno dei due‚ quelli<br />

più alto‚ che s'asciugava i baffi con un fazzoletti colo-rato‚<br />

dal grosso orlo ribattuto a mano‚ gli chiese:<br />

- Sei tu Gaetano Galdi? -<br />

- Per servirvi! - rispose il giovane‚ con un filo di voce che<br />

quasi gli moriva in gola‚ intanto‚ l'altro carabiniere gli si<br />

portava alla spalle‚ dicendogli:<br />

- Sei in arresto! -<br />

I bambini smisero di giocare‚ un urlo di dolore giunse<br />

dalla porta socchiusa‚ il povero vecchio padre protese<br />

la braccia verso la finestra spalancata‚ mentre la labbra<br />

gli tremavano sotto la barba incolta. Mamma Filomena<br />

strinse il grembiule‚ maleodorante di aglio e di miseria‚<br />

tra la mani ossuta ed il viso.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 30


I tre s'allontanarono‚ segu<strong>it</strong>i a distanza da Carminuccio<br />

che‚ scalzo‚ li guardava in<br />

silenzio‚ col viso rigato di lacrime e la mani ficcate nelle<br />

grosse tasche del panta-loncino sfilacciato‚ lacero e non<br />

adatto alla sua età.<br />

- Gaetà! -<br />

- Vatténne a casa e pensa a papà! -<br />

- Gaetà! -<br />

- Vatténne guagliò e fatte omme ambrèsse! -<br />

Il ragazzino‚ come se in quell’istante avesse compreso la<br />

grav<strong>it</strong>à dell’evento‚si fermò:<br />

- Gaetà; nce pense ìe! -<br />

S'allontanarono‚ mentre Carminuccio tornò indietro‚ a<br />

testa bassa‚ nettandosi il naso sul dorso della mano,<br />

sporca di terra.<br />

La piana era in subbuglio. Da Battipaglia ad<br />

Ogliastro non si parlava d'altro che dell' "atto di giustizia”<br />

compiuto in difesa dell'onore e dell'onestà. La notizia<br />

dell'arresto si diffuse con una rapid<strong>it</strong>à incredibile‚ per quei<br />

tempi‚ tanto che nella “ taverna” i carrettieri del<br />

nocerino commentavano il fatto‚ tra una zuppa di soffr<strong>it</strong>to<br />

ed una porzione di baccalà “arrecanato”.<br />

I caporali covavano un odio impotente‚ ma nei loro<br />

atteggiamenti bruschi‚ traspariva una sorta di un<br />

"rispetto”‚ per i lavoratori della terra‚ mai provato prima.<br />

Razza di vipere! Rinvigorivano le loro file macinando<br />

v<strong>it</strong>e ed ingrassando con il lavoro delle raccogl<strong>it</strong>rici di<br />

fragole‚ di carciofi e di pomodori.<br />

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Procuratori senza scrupoli‚ se ne infischiavano della<br />

ist<strong>it</strong>uzioni e della morale‚ pescando nel torbido di una<br />

pol<strong>it</strong>ica irresponsabile ed avvantaggiandosi del<br />

fallimento di quella agraria.<br />

Nel carcere di Salerno‚ i tre attendevano di essere<br />

giudicati e l'attesa‚ nella celle‚ aveva un sapore di<br />

angoscia : chi li avrebbe difesi? Carminuccio intanto<br />

manteneva la promessa fatta al fratello Gaetano e<br />

"crebbe” all'istante‚ dimenticandosi persino di giocare a<br />

"spaccastrummolo”(3). Accudiva gli animali e lavava la<br />

gamba morta del padre‚ con una rassegnazione che lo<br />

rendeva più grande di quel che era. Le donne nella<br />

"piana” non cantavano più‚ lavoravano in gruppo‚<br />

senza allontanarsi l'una dall'altra. E venne il tempo della<br />

vendemmia. Anche Nunziatina‚ se non fosse morta‚<br />

avrebbe colto i grappoli maturi‚ per il vino dei Casati.<br />

Gli altri anni‚ quelli era stati giorni di festa‚ ma<br />

quell'anno perfino l'uva faceva resistenza alla d<strong>it</strong>a delle<br />

raccogl<strong>it</strong>rici. La moglie di don Filippo lavorava ora<br />

con le altre‚ ma nessuno le rivolgeva la parola. Con i<br />

capelli raccolti in una lunga traccia‚ arrotolata dietro il<br />

capo‚ ev<strong>it</strong>ava che il suo guardo ne incrociasse un altro<br />

ma‚ quando era sicura di non essere scorta‚<br />

"guardava storto” e coglieva pure l'uva “puttanella"(4). La<br />

veste nera‚ unta e grigiastra per lo sporco‚ per nulla<br />

addolciva la linea pesante del corpo, piuttosto<br />

massiccio. I peli sul grossi cece‚ al lato sinistro del naso‚<br />

erano più irti del sol<strong>it</strong>o‚ tanto da darle un'aria tra il<br />

coniglio ed il topo.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 32


L'atmosfera nella piana stava cambiando‚ mentre un<br />

vago senso di dign<strong>it</strong>à si faceva strada negli animi‚ troppi<br />

assuefatti a servire.<br />

Mariuccia si era rinchiusa in sé‚ ricordando i momenti<br />

belli in compagnia del suo fidanzato": quanta nostalgia e<br />

quanta angoscia. Quell' ultima sera‚ Giuvanniello era<br />

stato particolarmente caldo‚ l'aveva baciata con un<br />

desiderio struggente‚ carezzandole le guance e la schiena<br />

delicata. La ragazza aveva sent<strong>it</strong>o il sesso di lui premerle<br />

sul ventre ed aveva desiderato ardentemente che, libero<br />

dalla prigione‚ le avesse carezzato la parte alta della cosce.<br />

Per la ver<strong>it</strong>à il giovane cercò di forzare la resistenza<br />

dell'innamorata, ma fu lei a dirigere altrove il sesso caldo<br />

dell' uomo, con mille proteste tra le labbra umide di<br />

piacere represso :<br />

- No, nnu' voglio! -<br />

- Ma ... - cercò di convincerla Giuvanniello. La giovane fu<br />

irremovibile, poi, baciandolo con le labbra calde, cercò<br />

di svuotare l'oggetto del desiderio, con mille movimenti<br />

della mano inesperta. Forse avvertendo inconsciamente il<br />

dramma dei prossimi giorni‚ il giovane desiderò amarla di<br />

più e sbottonandole la camicetta, liberò le mammelle<br />

dai piccoli capezzoli scuri : gem<strong>it</strong>i di piacere tra<br />

momenti di smarrimento. La mano, lasciata la pelle<br />

eburnea del seno, si infilò sotto la gonna larga‚ carezzando<br />

le cosce di fuoco e, quando raggiunse l’ incavo dolce ed<br />

irrequieto, Mariuccia si sentì svenire, cedendo appena<br />

sulle gambe tremanti.<br />

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Un unico sussulto li avvinse, mentre le loro lingue<br />

s'incrociarono, per sublimare quell'attimo. Anche<br />

Giuvanniello ricordava quei momenti dolcissimi‚ fissando<br />

la tenue luce che filtrava dalla piccola finestra della cella.<br />

Tra qualche qualche giorno ci sarebbe stato il processo e<br />

sperava in una pena m<strong>it</strong>e‚ non avendo preso parte al<br />

del<strong>it</strong>to. Felice non sperava più in nulla‚ chiuso in sé stesso‚<br />

era sempre più convinto che "l'atto di giustizia” andava<br />

fatto. Gaetano pensava ai suoi vecchi‚ al fratello<br />

Carminuccio e sperava che il ragazzo fosse cresciuto in<br />

fretta‚ tanto più che aveva la strana sensazione‚ che non<br />

avrebbe rivisto più la sua casa.<br />

Era il 15 marzo del 1908¸ quando il giudizio iniziò nel<br />

Tribunale i Salerno e gli imputati ebbero una difesa<br />

d'ufficio. Dopo giorni di interrogatori‚ di arringhe e di<br />

false speranze‚ fu pronunciata la sentenza‚ dura e spietata<br />

: ergastolo.<br />

Era il tempo in cui in Italia del nord iniziava la lotta<br />

sindacale del mondo operaio e contadino; al ponte di<br />

Berra i soldati sparavano contro i lavoratori della terra‚<br />

mentre il sud lottava con la fame a la miseria. Era<br />

quest' ultima che armava il coraggio dei nostri<br />

emigranti. Quelli che rimanevano, venivano tenuti<br />

nell’ignoranza e nella superstizione‚ alimentata da visioni<br />

apocal<strong>it</strong>tiche, di retaggio feudale. In questi clima sociale<br />

si trovarono a vivere i nostri protagonisti; ecco perchè<br />

vendicarono l'unico affronto, che mai avrebbero potuto<br />

sopportare.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 34


Giuvanniello‚ alla Gorgona di Livorno‚ rigirava, tra le<br />

mani sudate, l'ultima lettera di Mariuccia‚ trattenendo a<br />

stento le lacrime‚ con l'angoscia che ti rode nelle<br />

s<strong>it</strong>uazioni di impotenza.<br />

La ragazza prometteva di attenderlo a gli giurava<br />

quell'amore che tutte le innamorate‚ a diciotto anni‚<br />

giurano al loro fidanzato. Le parole di Mariuccia erano<br />

sincere‚ accorate e mostravano tutto il dolore di chi<br />

viene privato dell'unico bene che dà uno scopo alla v<strong>it</strong>a.<br />

Fu allora che il giovane capì di dover chiudere per<br />

sempre quel cap<strong>it</strong>olo della sua v<strong>it</strong>a. Scrisse alla fanciulla‚<br />

che la liberava da ogni impegno e che‚ se gli voleva<br />

bene‚ doveva pensare a sposarsi con chi avrebbe potuto<br />

ridarle il sorriso e quei figli che avrebbero allietato la sua<br />

casa di donna e di sposa felice.<br />

I giorni trascorrevano lenti nella piana a Mariuccia<br />

aspettava con ansia la risposta alla sua ultima lettera.<br />

Finalmente‚ quel lunedì mattina‚ sentì il fischio del<br />

postino e si precip<strong>it</strong>ò sull'aia. Corsa verso il calesse‚<br />

asciugandosi sul grembiule la mani bagnata di bucato.<br />

Prese la lettera e corse verso la campagna‚ segu<strong>it</strong>a dagli<br />

sguardi pensierosi della madre. Si addentrò nel vialetto‚<br />

tra la vigna ed i salici‚ sedendo‚ affannata sull'erba. Per<br />

un lungo istante‚ il cuore smise di battere a gli occhi<br />

fissarono lucidi quello scrigno di speranze‚ prima che lo<br />

aprisse con la mani tremanti e nervose. Estrasse il foglio<br />

lentamente‚ poi‚ d'un tratto‚ lo aprì a lesse. Le lacrime<br />

di Mariuccia scesero copiose, fino al cuore.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 35


Riattraversò‚ di corsa‚ la campagna‚ coprendo in breve<br />

tempo di spazio dal vigneto alla casa; sull'aia‚ le<br />

galline lasciarono i chicchi di grano e scapparono<br />

dividendosi in due gruppi disordinati.<br />

Nella penombra della camera da letto‚ il materasso<br />

di spoglie accolse i penosi singhiozzi della giovane‚ con<br />

un brusio di foglie secche. Alla spalle‚ un'ombra<br />

osservava in silenzio: era Assunta che assisteva alla<br />

disperazione della figlia‚ anche a lei sarebbe piaciuto che<br />

Giuvanniello fosse entrato in casa sua‚ quella casa<br />

che‚ da tempo‚ mancava di un uomo‚ dopo la morte del<br />

mar<strong>it</strong>o Nunzio. La donna prese la lettera sgualc<strong>it</strong>a dalla<br />

mani della figlia e lesse faticosamente tra la righe‚<br />

comprendendo più per intu<strong>it</strong>o‚ che per esperienza di<br />

lettura. Sedette sul bordo del letto ed accarezzò il capo<br />

della sua creatura‚ come faceva un tempo. Stettero a<br />

lungo l'una vicino all'altra‚ senza dire una parola. Di<br />

fronte al letto‚ una specie di armadio senza specchi<br />

custodiva il misero corredo di Mariuccia‚ mentre‚ sul<br />

vecchio comò‚ la fotografia di compare Nunzio<br />

troneggiava al centro delle altre fotografie di defunti‚<br />

messe lì come lari protettori. La giornata si spense<br />

lentamente e la notte sopraggiunse sulla casa‚ sugli<br />

animali e sui sogni della ragazza.<br />

Gaetano‚ a Portolongone‚ iniziò la sua v<strong>it</strong>a di<br />

recluso‚ spegnendosi giorno dopo giorno‚ con gli occhi<br />

fissi sulla piccola finestra della cella umida ed angusta.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 36


Per circa cinque anni‚ visse nell'attesa della lettera che gli<br />

inviava Carminuccio‚ ma quando apprese della morte del<br />

padre prima e della madre poi‚ si lasciò andare. Morì il<br />

20 febbraio del 1913‚ all'alba del primo confl<strong>it</strong>to<br />

mondiale. Era il periodo della guerra balcanica e di mille<br />

illusioni di conquista. La pace di Losanna dava all'Italia il<br />

possesso della Libia‚ la cui conquista fu possibile<br />

solamente molti anni dopo. Il nazionalismo si andava<br />

affermando come movimento letterario e pol<strong>it</strong>i-co‚<br />

Gabriele D'Annunzio inneggiava alla forza a al<br />

dinamismo. Quanto ai socialisti‚ la guerra libica aveva<br />

riportato in auge la corrente massimalista e rafforzata<br />

quella rivoluzionaria‚ ove mil<strong>it</strong>ava Ben<strong>it</strong>o Mussolini che‚<br />

insieme all' allora repubbli-cano Pietro Nenni‚ aveva<br />

organizzato manifestazioni di protesta‚ violentissime‚ a<br />

Forlì. Ad Ancona‚ la polizia sparava su di una<br />

manifestazione socialista‚ ammazzando tre dimostranti; lo<br />

sciopero era proclamato in tutta Italia ed il paese veniva<br />

scosso da violenze ed atti di teppismo.<br />

La settimana rossa rappresentava l'epicentro di<br />

tutta una serie di sommosse nella Marche ed in<br />

Romagna‚ nonché l'inizio della crisi profonda del<br />

movimenti operaio <strong>it</strong>aliano. IL Sud era pressoché assente‚<br />

come assente era qualunque tentativo di riforma<br />

agraria‚ dal momento che la legal<strong>it</strong>à era nella mani<br />

dei latifondisti a della piccola borghesia. I caporali<br />

fissavano le condizioni con i padroni e ciò significava<br />

miseria‚ per i lavoratori della terra, quella che impediva la<br />

loro emancipazione e favoriva l'emarginazione del sud.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 37


Nel 1906 la Società Uman<strong>it</strong>aria‚ in concom<strong>it</strong>anza con<br />

la Federterra, riusciva a fare i primi passi contro il<br />

caporalato e la disoccupazione‚ portando l'assise del<br />

primo congresso internazionale a votare per la<br />

ist<strong>it</strong>uzione degli uffici interregionali di collocamento.<br />

Ma gli imprend<strong>it</strong>ori padani ed i caporali del sud‚ vinsero<br />

la battaglia‚ perchè appoggiati dalle forze patronali e<br />

dallo stesso stato. Invano il Giol<strong>it</strong>ti ‚ allora Presidente<br />

del Consiglio‚ appoggiò il disegno di legge, che<br />

prevedeva la fine della mafia d'ingaggio. Era anni difficili.<br />

Sembrava‚ infatti‚ che il mondo fosse sopra una grossa<br />

polveriera e Prencip‚ lo slavo irredentista‚ ne accese la<br />

miccia che incendiò‚ in breve tempo‚ il furore degli<br />

uomini.<br />

L'Italia‚ incerta a dubbiosa‚ cercava una sua linea di<br />

condotta‚ sballottata‚ come sempre‚ da molteplici forza<br />

pol<strong>it</strong>iche; finché non vinsero gli interventisti a fu la<br />

guerra. Era il 24 maggio del 1915. Povera Italia! Mal<br />

governata e sedotta‚ come una bella donna‚ dal gioco di<br />

forze più grandi di lei.<br />

Il 6 aprile del 1917‚ gli Stati Un<strong>it</strong>i entravano in guerra e<br />

Wilson presentava l'intervento come una lotta per la<br />

democrazia‚ per la libertà a per un'egemonia universale<br />

del dir<strong>it</strong>to. Sul fronte occidentale‚ seguì la famosa r<strong>it</strong>irata<br />

di Caporetto.<br />

Sia Giuvanniello che Felice‚ nelle loro celle‚ non<br />

seppero che poche notizie di questi eventi storici. I<br />

giorni passavano lentamente e gli anni era secoli.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 38


La v<strong>it</strong>a del carcere era dura ed i problemi più semplici si<br />

ingigantivano fino ad assumere proporzioni assurde. Il<br />

sesso diveniva il pensieri dominante e generava<br />

manifestazioni innaturali che rendevano la fantasia fervida<br />

di espedienti. Nella lunga attesa di niente‚ la d<strong>it</strong>a veloci<br />

impastavano la mollica del pane‚ che‚ lentamente‚<br />

assumeva la forma del sesso femminile: la massa molle<br />

riproduceva le grandi labbra‚ dove il sesso turgido andava<br />

ad infilarsi nelle lunghe notti insonni. Anche Giuvanniello‚<br />

dopo mesi di astinenza‚ volle illudersi di essere con la<br />

sua donna.<br />

Mariuccia attese‚ per sette lunghi anni‚ il r<strong>it</strong>orno<br />

di Giuvanniello‚ poi‚ la lettera del giovane e la<br />

convinzione che la domanda di grazia non sarebbe mai<br />

stata accettata‚ maturarono nella donna la decisione di<br />

fidanzarsi con un bravo giovane‚ Pasqualino quello<br />

stesso che aveva raccolto il corpo morente di don<br />

Filippo ò capuràle.<br />

Nel maggio del 1914‚ i due si sposarono ed andarono<br />

a vivere nella casetta della madre di lei. Mamma Assunta<br />

era morta l'anno prima‚ con una gran pena nel cuore‚ e<br />

fu in quella casa che i due sposini iniziarono la loro v<strong>it</strong>a di<br />

sacrifici.<br />

Quando Giuvanniello seppe‚ tram<strong>it</strong>e Carminuccio‚<br />

del matrimonio della sua fidanzata‚ tra le lacrime‚<br />

approvò quella decisione. Quell'evento causò nel giovane<br />

un atteggiamento nuovo‚ infatti decise di apprendere un<br />

lavoro che gli permettesse di sopravvivere.<br />

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Iniziò a frequentare la grossa falegnameria del<br />

pen<strong>it</strong>enziario‚ specializzandosi in ebanisteria. Apprese<br />

quest'arte sotto la guida di un altro detenuto‚ un vecchio<br />

catanese che gli fece da maestro.<br />

Carminuccio‚ nel frattempo‚ era cresciuto ed ora aveva<br />

quasi vent'anni. Alto‚ agile e sicuro di sé‚ parlava del<br />

fratello Gaetano come di un eroe‚ che aveva sistemato le<br />

cose della piana. Effettivamente la s<strong>it</strong>uazione era di molto<br />

migliorata; non che fosse fin<strong>it</strong>a la miseria‚ ma almeno i<br />

caporali l’avevano smesso con lo strozzinaggio ed i ricatti.<br />

Intanto‚ il dopoguerra preparava nuove pagine di storia. Il<br />

part<strong>it</strong>o socialista si dilaniava nelle lotte interne‚ mentre<br />

un certo movimento nasceva con carattere di elìte:<br />

Ben<strong>it</strong>o Mussolini dava l'avvento al fascismo.<br />

Era il 1919. Nel settembre del 1920‚ operai e<br />

sindacalisti socialisti occuparono le fabbriche‚<br />

chiedendo il rinvio del contratto ed aumenti salariali‚<br />

ma i risultati furono deludenti. Nel gennaio del 1921‚ a<br />

Livorno‚ la corrente, che faceva capo a Gramsci, decise<br />

di staccarsi dal part<strong>it</strong>o socialista e fondare un nuovo<br />

part<strong>it</strong>o : il part<strong>it</strong>o comunista <strong>it</strong>aliano. Mentre nel nord il<br />

contadino cessava di essere un salariato e diveniva<br />

socio d'azienda‚ nel Mezzogiorno‚ dove il latifondo era<br />

ancora radicato‚ non si verificò alcuna riforma agraria‚<br />

soffocando il grido - La terra ai contadini!- e<br />

deludendo la speranza delle masse.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 40


Gli eventi precip<strong>it</strong>arono‚ le squadre fasciste<br />

aumentarono la loro forza e‚ col beneplac<strong>it</strong>o<br />

dell'eserc<strong>it</strong>o e della polizia‚ organizzarono spedizioni<br />

pun<strong>it</strong>ive. Il 24 ottobre del 1922‚ le forze fasciste‚<br />

concentrate a Napoli‚ iniziarono la marcia su Roma‚ ove<br />

entrarono il 28 ottobre. Quattro giorni dopo‚ Mussolini<br />

ebbe dal Re l'incarico di formare il nuovo governo.<br />

Seguirono le elezioni che determinarono la<br />

maggioranza parlamentare del fascismo e l'assassinio di<br />

Matteotti. Dal 29 al 36‚ il regime conobbe i suoi anni<br />

migliori; in questo periodo sorse il m<strong>it</strong>o del Duce‚ sotto<br />

l'azione della propaganda per l'incremento demografico‚<br />

della pol<strong>it</strong>ica agraria e con la battaglia del grano. Era il<br />

tempo in cui l'Italia si sentiva realmente fascista‚ né si<br />

sognava tanti antifascisti‚ quanti sostengono oggi di<br />

esserlo stato. Erano tempi brutti che dovevano servire<br />

da insegnamento‚ non da spauracchio di comodo.<br />

Il 5 maggio del 1936, si concludeva l'impresa<br />

Etiopica, con l'occupazione di Addis Abeba e V<strong>it</strong>torio<br />

Emanuele II diveniva imperatore. Il 15 maggio, Giovanni<br />

Falcone veniva messo in libertà dopo 2 anni di<br />

reclusione. Alla stazione di Napoli, incominciò a respirare<br />

l'aria della sua terra.<br />

Nell'animo, i sentimenti più contrastanti si alternavano ad<br />

una gioia immensa. Il treno si mosse a l'ansia crebbe<br />

con la stessa veloc<strong>it</strong>à della campagna che gli veniva<br />

incontro.<br />

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La piccola stazione di Capaccio Scalo era grem<strong>it</strong>a:<br />

Carminuccio, vest<strong>it</strong>o a festa, andava su e giù, sorridendo a<br />

tutti coloro che si rallegravano per l'arrivo del<br />

compaesano Era come se aspettasse il fratello, quello<br />

che aveva perso nel carcere di Portolongone. Pochi<br />

erano rimasti della vecchia guardia, ma tutti sapevano del<br />

fatto accaduto ventotto anni prima.<br />

Compare Albino era stato tra i primi a recarsi alla<br />

stazione‚ partendo di buon mattino col suo ab<strong>it</strong>o buono<br />

ed il mezzo sigaro in bocca. C'era pure Micheluccio‚ l'ex<br />

tirapiedi di don Filippo. Finalmente‚ il fischio del treno<br />

ruppe l'ansia di tutti e la piccola folla si accalcò nei<br />

pressi dei binari.<br />

- Eccolo‚ eccolo! - qualcuno gridò‚ ma il treno era ancora<br />

distante e si scorgeva solo la testa del macchinista‚ che<br />

guardava preoccupato la folla. Il treno sbuffò‚ rallentò‚ si<br />

fermò con un lungo sibilo. La folla assaltò i primi due<br />

vagoni, qualcuno gridò in corrispondenza dei finestrini :<br />

- Giuvanniè‚ Giuvanniè! -<br />

Per cinque lunghi minuti nessuno scese‚ nessuno si<br />

mostrò.La piccola folla ondeggiò‚ mentre il mormorio si<br />

fece sempre più forte. Qualcuno chiese :<br />

- Carminuccio‚ si sicuro ch'è chìsto ‘o treno? -<br />

Il giovane non rispose a si spostò lungo i Vagoni‚ verso<br />

destra. Nel quarto‚ lo sportello si aprì. Carminuccio<br />

accorse‚ si fermò e guardò nel vano: Giuvanniello era là‚<br />

con due valige in mano ed il volto rigato di lacrime.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 42


Un modesto vest<strong>it</strong>o blu‚ a righe bianche delineava il<br />

corpo ancora snello, ma come era diverso al giovane che<br />

era part<strong>it</strong>o tanti anni prima. I capelli brizzolati con due<br />

grosse ciocche bianche alla tempie‚ mettevano in risalto<br />

le rughe del viso scavato dalla sofferenza. Scese due<br />

gradini del treno e si fermò lasciando cadere la valigie.<br />

Si strinsero in un abbraccio senza parole, mentre il<br />

treno ripartiva con un lungo fischio. La folla attese‚<br />

pazientemente‚ che si salutassero‚ poi‚ con grida festose‚<br />

corse verso di loro, con una generos<strong>it</strong>à che è tipica dei<br />

meridionali:<br />

- Giuvanniè‚ salute! -<br />

- Ben tornato Giuvanniè! -.<br />

L'uomo si fece largo ringraziando e si diresse verso<br />

l'usc<strong>it</strong>a‚ dove compare Albino aspettava. Il vecchio lo<br />

guardò‚ con le mani che gli tremavano ed una lacrima‚che<br />

sub<strong>it</strong>o asciugò con l'indice destro.<br />

- Giuvanniè!..- mormorò, con un filo di voce, che era un<br />

singhiozzo. L'uomo abbracciò quel povero vecchio ed<br />

insieme uscirono fuori sulla strada‚ dove Carminuccio<br />

attendeva con il calesse‚ già carico delle due valigie.<br />

Salirono e si allontanarono‚ salutati calorosamente dalla<br />

folla. Nessuno dei tre parlò‚ nel lungo trag<strong>it</strong>to verso casa.<br />

Il mattino era pieno di sole e gli alberi ombreggiavano<br />

silenziosi e tranquilli.<br />

Per qualche chilometro‚ la strada continuò dir<strong>it</strong>ta e<br />

polverosa‚ poi‚ uscirono all'aperto‚ tra due ali immense di<br />

campi‚ con lunghi filari di salici all'orizzonte. Una leggera<br />

brezza‚ da sinistra‚ portava il profumo del mare.<br />

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Giuvanniello chiuse gli occhi a respirò a pieni polmoni<br />

l'aria della "piana". Una grossa mandria di bufali si<br />

godeva il sole‚ nell'ultimo tratto della terra dei Casati‚<br />

quando il calesse rallentò. Giuvanniello fissò<br />

Carminuccio‚ quasi a chiedergli il perché‚ il giovane<br />

guardava verso una piccola fattoria‚ con l'entrata rivolta<br />

verso il mare ed un vialetto‚ costeggiato da gerani a rose‚<br />

che immetteva sulla strada. Una donna‚ non più giovane<br />

guardava verso di loro‚ si alzò‚ fece un passo avanti e si<br />

fermò incerta. Giuvanniello si accorse di lei e la fissò<br />

finché il calesse non si fermò completamente‚ a pochi<br />

passi da lei. Il volto stanco mostrava le rughe del<br />

tempo‚ gli occhi tristi avevano qualcosa di familiare:<br />

- Giuvanniè! - I singhiozzi della donna erano penosi‚ ma li<br />

soffocò in un grosso fazzoletto colorato. L'uomo si sentì<br />

turbato e‚ reggendosi sul ginocchio del giovane amico‚<br />

scese dal calesse:<br />

- Mariu'! –<br />

Si abbracciarono. Dov'era fin<strong>it</strong>a la sua meravigliosa<br />

freschezza! In quell' abbraccio vi era il dolore di trent'anni.<br />

Giuvanniello l'allontanò con garbo e guardò con tristezza<br />

la casa sol<strong>it</strong>aria‚ desolata‚ come la povera donna‚ vest<strong>it</strong>a di<br />

nero‚ che gli stava di fronte.<br />

- E tuo mar<strong>it</strong>o? -<br />

- È morto l'altr’anno –<br />

- Come è andata l'annata scorsa -<br />

- Quest'anno andrà meglio - gli rispose‚ alzando le spalle<br />

con una rassegnazione, che Giuvanniello non ricordava.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 44


-Vienimi a trovare‚ quando avrai un poco di tempo -<br />

- Verrò! - rispose l'uomo‚ guardandola allontanarsi per lo<br />

stretto viale‚ verso la casa grigia. Risalì sul calesse‚ che<br />

riprese la sua corsa verso "femmena morta".<br />

Le prime case gli venivano incontro‚ con quell'<br />

aria tra il triste ed il dormiente‚ mentre i raggi del sole‚<br />

mettevano in risalto il giallo delle facciate‚ sotto gli<br />

spioventi di tegole cotte. Non era poi cambiato molto<br />

il suo paese‚ pensava Giuvanniello ed aveva la piacevole<br />

sensazione di non essersi mai allontanato dalla sua terra.<br />

Ed i caporali ? Quelli avevano fin<strong>it</strong>o di stuprare e<br />

schiavizzare‚ ma c'erano ancora e ci sarebbero sempre<br />

stati‚ finché ci sarebbero stati loro : i padroni e la<br />

povera gente‚ quella che non ha altro che due braccia per<br />

lavorare‚ con la schiena ricurva e le mani deturpate dai<br />

calli‚ con le macchie delle piante ruvide dei carciofini.<br />

I caporali‚ razza dura a morire‚ indistruttibili come<br />

la gramigna‚ che spunta ovunque e non si distrugge mai.<br />

Cambiano i tempi e cambia il loro approccio con il<br />

mondo del lavoro‚ ma in sostanza il risultato è il<br />

medesimo: lo sfruttamento delle masse‚ un<br />

dissanguamento costante‚ parass<strong>it</strong>ario‚ volto alla<br />

speculazione.<br />

Forse‚ anche essi servono‚ come servono gli ignoranti e<br />

gli sciacalli‚ servono al gioco dei potenti per creare<br />

nuove forme cap<strong>it</strong>alistiche poggiate sull'illegal<strong>it</strong>à.<br />

Felice‚ scarcerato‚ un anno prima non era<br />

andato alla stazione per ricevere l'amico.<br />

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Forse per un sensi di colpa verso il fratello di sventura‚<br />

che aveva pagato per il suo del<strong>it</strong>to. I due si<br />

incontrarono due giorni dopo‚ in quella stessa<br />

campagna che era stato il teatro della loro impresa.<br />

- Siamo dei sopravvissuti - iniziò Felice‚ parlando a testa<br />

bassa e con le mani in tasca‚ come per prendere<br />

coraggio.<br />

- Quel che abbiamo fatto‚ andava fatto! E’ la legge della<br />

v<strong>it</strong>a!- aggiunse Giuvanniello‚ appoggiandosi sulla<br />

gamba buona‚ quella che non aveva sub<strong>it</strong>o le<br />

conseguenze dell'anello della prigione. Il discorso andò<br />

avanti per un bel pezzo e si concluse con un abbraccio e<br />

qualche lacrima amara.<br />

Il sole tramontava all'orizzonte e la piana<br />

andava riempiendosi della voci della sera‚ del fumo dei<br />

focolari e del latrato dei cani nelle aie. Nulla era cambiato<br />

e la nuova generazione era forse più vivace‚ ma con lo<br />

stesso sguardo deciso‚ quello che scruta la terra‚ ma sa<br />

opporsi alle ingiustizie dei caporali.<br />

_____________________<br />

(1) Carrara, carraia,strada per carretti.<br />

(2) Dobbiamo uccidere quella belva.<br />

(3) Spaccastrummolo:antico gioco campano, fatto con una trottolina di<br />

legno con punta metallica ed uno spago.<br />

(4) Uva puttanella: uva selvatica, piccola ed amara.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 46


ANCHE SE NON CI CREDI<br />

Se ne andò così, come era vissuto, con discrezione,<br />

cercando di non dare alcun fastidio. Lo inumammo nel<br />

piccolo cim<strong>it</strong>ero del paese ed il nome, Sandro Lanzetta, si<br />

leggeva appena, sulla piccola croce del tumulo. Fu mia<br />

moglie Maria, la primogen<strong>it</strong>a di cinque figli, a dire: -<br />

Mer<strong>it</strong>erebbe una lapide, povero padre mio!-<br />

Eravamo nel 1961 ed era già tanto far tacere la fame!<br />

Per questo motivo, i miei cognati, ed altri di famiglia si<br />

guardarono bene dal farsi coinvolgere nella spesa della<br />

tomba. A questo punto, col coraggio della disperazione,<br />

assunsi, temerariamente, l’onere dell’impresa e mi<br />

impegnai col marmista, a corrispondergli, la somma di<br />

trentamila lire, per la messa in opera del marmo, con foto,<br />

nome e cognome in neretto, grandi tanto quanto<br />

occorreva per una comoda lettura, da almeno cinque metri<br />

dal santo luogo. Fu così che, il due novembre di<br />

quell’anno, mia moglie, portando i fiori al cim<strong>it</strong>ero, ebbe la<br />

soddisfazione di piangere e pregare davanti ad una vera<br />

tomba, che distingueva il caro defunto, nel gran numero di<br />

poveri tumuli disadorni.<br />

Il giorno successivo alla festa dei morti, verso le due del<br />

mattino, sognai mio suocero, più alto e magro di quanto<br />

ricordavo fosse da vivo, il quale, poggiandomi la mano<br />

sulla spalla, disse che tre erano i miei numeri fortunati: sei,<br />

quattro ed otto.<br />

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- Non dimenticare, mi ripeté più volte, sei, quattro ed<br />

otto!-<br />

Impressionato dall’apparizione e turbato dalla rivelazione,<br />

gridai, ad alta voce, nel sonno:<br />

- Ho cap<strong>it</strong>o, state tranquillo, sei, quattro ed otto!-<br />

Mia moglie, sentendomi parlare, accese la lampada e vide<br />

che mi ag<strong>it</strong>avo, in un bagno di sudore. Allora, pensando<br />

ad un incubo, mi svegliò, dandomi l’occasione di<br />

raccontarle il sogno. Senza perdersi d’animo, scese dal<br />

letto e si diresse verso il vecchio comò, dove scrisse i tre<br />

numeri, dietro una immaginetta della Madonna di Pompei,<br />

che aveva sul marmo ingiall<strong>it</strong>o, insieme ad altri santi e<br />

fotografie di defunti.<br />

A quel tempo, lavoravo a Napoli per una società edile,<br />

trasportando materiali da costruzione da un cantiere<br />

all’altro. Mi alzavo alle sei di mattina, per trovarmi alle<br />

otto sul posto di lavoro, dove, tranne una piccola pausa<br />

per il pranzo, lavoravo ininterrottamente, fino alle<br />

diciotto. Quando quel mercoledì mi r<strong>it</strong>rovai in tasca i tre<br />

numeri del sogno, mi sentii quasi obbligato a giocarli al<br />

lotto, mettendovi sopra le trenta lire, che mi avevano dato<br />

di resto, quando avevo comprato la colazione. Scrissi<br />

chiaramente sul foglio i tre numeri che mio suocero mi<br />

aveva dato e feci il segno della Croce. Lasciai il botteghino<br />

con la spiacevole sensazione di aver buttato quei quattro<br />

soldi, che erano, in quel momento, tutta la mia ricchezza.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 48


Tornato a casa, mi preparai a trascorrere il fine<br />

settimana in famiglia e dimenticai completamente i<br />

numeri, mio suocero e il sogno. La domenica mattina, mi<br />

preparai con cura e mi recai a messa. Di poi, mi fermai in<br />

piazza, dove gli amici ingannavano il tempo giocando a<br />

scopone.<br />

Quando si fece l’ora di pranzo e l’odore del ragù si<br />

sentiva il tutto il paese, venne mio figlio Tonino a<br />

chiamarmi. Eravamo in nove a mangiare, con appet<strong>it</strong>o, gli<br />

“z<strong>it</strong>i” col sugo ed a preparare, con una minuziosa<br />

scarpetta, il piatto per il secondo, un vecchio coniglio,<br />

intener<strong>it</strong>o, con due ore di cottura, nella salsa di pomodori.<br />

I miei sei figli mangiarono i pezzi migliori, io divisi con<br />

mia moglie e mia madre il costato, i testicoli, e la testa,<br />

insapor<strong>it</strong>i con qualche goccia di “olio santo”, perché<br />

sposassero bene con il di vino rosso della nostra vigna.<br />

Quella domenica pomeriggio si concluse davanti al<br />

bar Rosa, tra una presa di anisetta e qualche mano di<br />

“scopa”, sui vecchi tavoli rossi di bestemmie e bruciati dai<br />

sigari. Alle ventuno, mi accolse il letto, riscaldato dal<br />

corpo caldo di Maria.<br />

Alle sei e ventisette ero alla stazione vesuviana, con<br />

una nazionale incollata alle labbra ed il pigiama sotto i<br />

pantaloni, per resistere al freddo umido del mattino.<br />

Guardai le vecchie scarpe impolverate e pensai con<br />

grat<strong>it</strong>udine a mio padre Angelo, che me le aveva regalate,<br />

erano dure per la doppia risolatura di màstu Giulìllo.<br />

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Il fischio del treno, che proveniva da Sarno, pose fine alle<br />

mie riflessioni. Salii sul vagone più vicino,<br />

accomodandomi sul sedile di legno, nel senso di marcia<br />

della carrozza. Il finestrino aperto mi fece rabbrividire, lo<br />

richiusi fissando quelle distese interminabili di campi, che<br />

erano il vanto dell’agro e la dannazione dei contadini, che<br />

vi buttavano il sangue dall’alba al tramonto.<br />

A Poggiomarino, salirono alcune donne e numerosi<br />

proprietari di negozi, che andavano a rifornirsi al mercato<br />

napoletano. Un controllore mi chiese il biglietto, mentre<br />

un bambino piangeva tra le braccia di una giovane donna,<br />

vest<strong>it</strong>a di nero, con un paio di scarpe maschili ed una<br />

maglia grigia, rattoppata ai gom<strong>it</strong>i. Il rumore delle rotaie,<br />

regolare e monotono, accompagnava i miei pensieri ed i<br />

paesi vesuviani mi venivano incontro, come le immagini<br />

nebulose di un vecchio film senza colore, con le macerie<br />

di una guerra non ancora dimenticata.<br />

Tutto divenne vivo e palp<strong>it</strong>ante, quando giungemmo<br />

alla stazione di Napoli, la c<strong>it</strong>tà dove si inventa la v<strong>it</strong>a ed il<br />

dolore si supera col canto. Presi il tram ed alle otto giunsi<br />

sul posto di lavoro, dove dimenticai ogni cosa fino all’ora<br />

di pranzo.<br />

Erano le tredici, quando divorai un grosso panino con<br />

pancetta e pepe e mi recai al bancolotto per controllare i<br />

numeri del mio sogno incredibile.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 50


Sulla vecchia porta di legno, della piccola ricev<strong>it</strong>oria,<br />

erano scr<strong>it</strong>ti, a caratteri cub<strong>it</strong>ali, tutti i numeri sorteggiati e,<br />

tra essi, sei, quattro ed otto, la terna che, la settimana<br />

prima, avevo giocato, su tutte le ruote. Il cuore mi saltò in<br />

gola. Entrai, emozionato, nel botteghino e consegnai il<br />

biglietto della giocata. Una vecchia signora, con un vest<strong>it</strong>o<br />

nero e le d<strong>it</strong>a inanellate, mi consegnò tre biglietti da<br />

diecimila ed uno da cinquemila. Era, all'incirca, la somma<br />

da me pagata al marmista, per la lapide a mio suocero.<br />

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PAZZIA D’AMMURI<br />

Castello è un paesino arroccato su un monte<br />

dell’Appennino campano, un piccolo centro alle porte del<br />

Cilento. Costru<strong>it</strong>o, nel 1144, intorno al monastero di S.<br />

Lorenzo de Strictus è strutturato, come un gigantesco<br />

presepe, tra gli Alburni ed il Tirreno della piana del Sele.<br />

Un posto splendido, al riparo dagli orrori della guerra e<br />

dal caos di un dopoguerra lungo e difficile. Una lunga<br />

serie di fertili terrazzi, ricchi di fichi e vigneti, offrono,<br />

ancora oggi, ai più esigenti cultori del vino, un barbera<br />

doc, dove si armonizzano eccezionalmente colore, gusto<br />

e profumo.<br />

È qui che si svolge la nostra storia, negli anni<br />

cinquanta, quando, all’età di quindici anni, mio padre<br />

volle che andassi ad imparare il mestiere da mastro<br />

Antonio Iannuzzi, un imprend<strong>it</strong>ore di Vallo, che si era<br />

sposato a Castel San Lorenzo.<br />

Angela Morra, una splendida donna di ventisei<br />

anni, viveva in una modesta ab<strong>it</strong>azione del corso, nel<br />

lungo tratto di strada, che accoglieva i carretti dei<br />

“semenzari”, che r<strong>it</strong>ornavano da Piaggine e da Laurino,<br />

prima di perdersi nelle curve scavate nella boscaglia, che,<br />

sinuose, precip<strong>it</strong>avano a valle, verso il lungo rettifilo di<br />

Capaccio Scalo.<br />

Alta, ben fatta, dal seno esuberante, i glutei sodi e<br />

ben disegnati, percorreva il paese a testa alta, come chi<br />

non ha nulla da spartire con nessuno.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 52


Gli occhi verdi e grandi, i capelli castano chiaro, con<br />

riflessi rossi evidenziavano le labbra piene e ben<br />

disegnate, una bellezza inconsueta, tra la miseria e<br />

l’ignoranza superstiziosa del luogo.<br />

Era una ragazza madre, ma il figlio si diceva<br />

l’avesse affidato ad un ist<strong>it</strong>uto di religiose, sapeva che<br />

sarebbe stato impossibile tenerlo con lei, in paese, e<br />

lottare per sopravvivere. Da sola poteva affrontare la v<strong>it</strong>a,<br />

non le mancava il coraggio, ne aveva più di dieci uomini<br />

messi assieme.<br />

- Domani vengo a lavorare! – disse a mastro Antonio<br />

Iannuzzi, con le mani ai fianchi e le gambe dr<strong>it</strong>te e<br />

leggermente aperte, come usano dalle nostre parti gli<br />

uomini di principio.<br />

- Vedi che cominciamo alle sette e la manovalanza si<br />

butta! - replicò mastro Antonio.<br />

- Tatò, alle sette, sarò già ad attendervi da mezz’ora –<br />

concluse Angela, scappando via dal cantiere, come se si<br />

fosse ricordata di un impegno improvviso. Sculettando<br />

vistosamente, salì lungo la mulattiera che portava su, al<br />

castello; il vest<strong>it</strong>ino di stoffa, piuttosto malandato, le<br />

aderiva come fosse una seconda pelle, tanto che<br />

sembrava fosse nuda, con i glutei che davano forma alla<br />

stoffa ed il seno, fermo e compatto come marmo di<br />

Carrara, che sfidava l’aria, ancora tiepida, di quel caldo<br />

tramonto di fine maggio. A metà strada, fischiò forte, a<br />

guisa dei caprai, quando richiamano il gregge, tra i pascoli<br />

dell’Appennino, ed un volpino a coda mozza accorse<br />

cerimonioso al suo richiamo.<br />

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-Zuzù, vieni cu’ me !-<br />

Il volpino cominciò a precederla, su per la irta mulattiera,<br />

fermandosi, di tanto in tanto, ad abbaiare festosamente.<br />

Giunsero ad una radura, dove il sole giocava con le foglie<br />

dei castagni e l’erba sembrava più fresca e più verde che<br />

altrove. Esausta, Giulina si fermò. Sedette sul prato,<br />

poggiando la schiena al tronco di un vecchio albero, e tirò<br />

su l’orlo del vest<strong>it</strong>o, fin oltre le ginocchia. Ora, si sentiva<br />

libera. Ad un tratto, sospirò profondamente, prese il<br />

medaglione che le pendeva al collo e guardò la foto di un<br />

bambino di tre o quattro anni, che le sorrideva. Baciò<br />

d’impulso l’immagine, ripetute volte, poi, facendosi seria,<br />

scoppiò in un pianto dirotto. Il cane smise di farle festa e<br />

si accomodò ai suoi piedi, col muso tra le zampe anteriori<br />

e non si mosse più.<br />

Sul cantiere di compare Cosmo non vi era ancora<br />

nessuno, ero stato il primo ad arrivare quella mattina.<br />

Fischiettavo di buon umore, quando la vidi arrivare,<br />

segu<strong>it</strong>a dal fedele volpino. Si fermò e guardando il cane<br />

gridò:<br />

- Zuzù, vatìnni!- Il cane, l’ascoltò sub<strong>it</strong>o e scomparve<br />

rapidamente nella campagna circostante.<br />

- Tu si’ Cosimo di compare Danisi? –<br />

- Si – risposi<br />

- Si’ crisciuto in fretta, sembri ‘n’òmmo –<br />

- Certu chi so’ n’òmmo, ‘nu mi vìri?-<br />

Mi guardò con attenzione e sorrise maliziosamente, poi,<br />

non mi degnò più di uno sguardo.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 54


Quando iniziammo a lavorare, era sempre la prima a<br />

correre e ad eseguire gli ordini di mastro Antonio, né si<br />

faceva mai riprendere per qualche mancanza, anzi, faceva<br />

il lavoro di dieci uomini, senza mai lamentarsi. Tre mesi<br />

dopo, la casa era già terminata.<br />

- Domani cambiamo cantiere! – disse mastro<br />

Antonio, alla sera del primo sabato di settembre.<br />

- A mettere i pavimenti alle tre camere di sopra<br />

resteranno solamente Cosimino e Giulina. Appena<br />

avranno fin<strong>it</strong>o, ci raggiungeranno all’altro cantiere!-<br />

- Come voi d<strong>it</strong>e, Tatò !- rispose Angela con<br />

accondiscendenza.<br />

Il volpino era già ad attenderla nel viottolo ed ella lo<br />

raggiunse, camminando allegramente, come se si fosse<br />

riposata tutto il giorno. Gli uomini si girarono a<br />

guardarla, ma lei, senza curarsi di nessuno, corse incontro<br />

al cane, fischiandogli da lontano. La vidi scomparire in<br />

lontananza, ed i miei compagni fecero commenti, che mi<br />

mandarono il sangue alla testa:<br />

- Hai vistu? Tenu ‘nu cùlu ch’è nu zùccheru!-<br />

- ‘E mastu Tatonno ci ha datu ‘stù scarcillu!-<br />

- ‘E vùi vi futtìti, signuri miei !- risposi con rabbia-<br />

Quel lunedì mattina, alle quattro ero già sveglio.<br />

Mi lavai e mi lustrai, come per andare ad una festa ed alle<br />

sei e trenta ero già sul cantiere. Lei era lì e si dava da fare<br />

con gli arnesi per impastare e trasportare il malto per le<br />

mattonelle.<br />

- Giorno!- sbiascicai, rosso in viso e lo sguardo<br />

vergognoso ed imbranato di adolescente -<br />

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-Giorno!- mi rispose, sorridendomi per la prima volta.<br />

Lavorammo per tutto il giorno, tranne una breve<br />

pausa per il pranzo, ed all’imbrunire, ci salutammo<br />

davanti casa sua:<br />

- Dimàni ti portu ìe lu pane !- disse, sfiorandomi la<br />

mano e scomparendo<br />

rapidamente dietro l’uscio.<br />

Dormire era oramai impossibile, già da qualche notte. Il<br />

buio alimentava piacevolmente i miei sogni, con mille<br />

disegni che, incredibilmente peccaminosi, si affacciavano<br />

nella mente stravolta da una passione nuova, per l’età. Le<br />

avevo già strappato i panni di dosso, così come avevo già<br />

immaginato i suoi baci e le mie carezze audaci. Anche<br />

quella notte, feci, ripetutamente, all’amore con lei, col<br />

desiderio che mi faceva battere forte, forte il cuore.<br />

Alle sette, ero lì ad attenderla, con una strana febbre<br />

addosso che mi faceva tremare le mani e le gambe. Il sole<br />

illuminava i tetti rossi delle case e la campana della chiesa<br />

annunciava la fine del rosario mattutino.<br />

- Vieni, Zuzù!- la sua voce mi sembrò musica di violino,<br />

in quella splendida mattinata di settembre. Guardai<br />

l’orologio di mio padre, erano le sette in punto. Venne<br />

verso di me, senza l’ombra di un sorriso e mi guardava<br />

fisso negli occhi, come a tirarmi l’anima; aveva gli occhi<br />

stanchi ed i capelli tirati all’indietro. Mi si piazzò davanti,<br />

a gambe larghe e mi sfiorò le labbra con il pollice della<br />

mano destra, mentre carezzava il mio viso di fuoco.<br />

- Sei caldo, cùmme si tinìssi la febbre – disse con una<br />

voce, che era nuova per me-<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 56


- Zuzù, vavattìnni! – Il cane andò via di corsa e<br />

scomparve rapidamente nel viottolo.<br />

- Andiamo a faticàri! – disse ad un tratto e si avviò<br />

dentro la casa, mentre seguivo allucinato i suoi passi e le<br />

forme vive del suo corpo.<br />

La prima camera era già completa e la seconda era pronta<br />

per essere pavimentata. Tutto il materiale era nel terzo<br />

vano, insieme ad un gran mucchio di segatura, per la<br />

pulizia e l’asciugatura dei pavimenti. Vi entrai e la vidi.<br />

Era bellissima. Il seno mi guardava intrigante e<br />

prepotente, mentre il corpo sinuoso si reggeva su due<br />

gambe lunghe e dir<strong>it</strong>te, come colonne di alabastro.<br />

- M’hai stregata, mi disse, so’ dòie notte ca nu’ dormo –<br />

Mi rifugiai tra le sue braccia, emettendo una sorta di<br />

invocazione, che sembrò un singhiozzo, ed incominciai a<br />

prendere tutto di lei: i suoi baci, il suo profumo, il suo<br />

calore, senza mai stancarmi di carezzarla.<br />

- Pianu, pianu…còre mio! -<br />

- Quanti anni tieni?-<br />

- Sedici…quindici- mi corressi, arrossendo.<br />

- Madonna! Si piccirìddu, cumme posso fari?-<br />

- Te voglio bene assai! – mormorai delirante<br />

- Lu sacciu, figliu bello, anch’io ti vogliu un bene<br />

d’anima!-<br />

- Aspetta…- si chinò e mi spogliò con grande<br />

dolcezza, guardandomi attentamente, con i grandi<br />

occhi verdi.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 57


- Si, si’ proprio crisciùto in fretta !- esclamò, sorridendo e<br />

baciandomi ripetutamente sulla pancia, appena sotto<br />

l’ombellico. La mia parte, rigonfia fino allo spasimo, le<br />

sfiorò il seno ed ella abbassò le palpebre, per un lungo<br />

attimo.<br />

Aveva gli occhi torbidi e la voce era particolarissima,<br />

mentre mi carezzava per tutto il corpo e mi baciava<br />

delicatamente, come si fa con un fiore, per non sciuparlo.<br />

Di tanto in tanto mi al<strong>it</strong>ava in un orecchio,<br />

sussurrandomi :<br />

- Cusimino, sei la v<strong>it</strong>a mia!- Mi sentii in paradiso.<br />

La campana suonò dodici rintocchi e Giulìna saltò sul<br />

giaciglio improvvisato:<br />

- Ammòri, dobbiamo mangiàri!-<br />

Aprì un fazzoletto di bucato, bianco come la neve, e<br />

comparvero dei biscotti dolci con polpa di fichi. Li<br />

mangiammo tutti. Alle otto di sera, andammo via<br />

tenendoci per mano, finché non pigliammo la strada del<br />

corso. All’incrocio, mi lanciò un bacio e scappò via,<br />

dirigendosi verso casa.<br />

Continuammo a mettere pavimenti in quella guisa, per<br />

altri due giorni, finché mastro Antonio non ci separò,<br />

abbinandola ad un altro muratore.<br />

Il sabato successivo, mi attese fuori al cantiere e con gli<br />

occhi seri mi disse:<br />

- Sùlu cu’ tìa feci all’amore, pecché te vogliu bène! –<br />

- T’aspetto ‘a la casa, vièni staséra?- aggiunse dopo una<br />

lunga pausa.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 58


- Vengu, vengu!- risposi, rassicurandola con lo sguardo.<br />

Mi sorrise e scappò via come una cerbiatta.<br />

Così, tutte le sere, dopo il lavoro, raggiungevo di nascosto<br />

la sua ab<strong>it</strong>azione, scavalcando il muro dell’orto, per vivere<br />

e morire tra le sue braccia.<br />

- Tengu nù figliu, sai?-<br />

- Veramente?- dissi, fingendo di ignorare quello che in<br />

paese si diceva.<br />

Si chiama Cusimino, cùmm’a te – aggiunse,<br />

raccontandomi dell’ist<strong>it</strong>uto ove lo aveva messo e che era<br />

bello, che cresceva a vista d’occhio, e senza di lui si<br />

sarebbe sicuramente ammazzata, come le pecore, quando<br />

si precip<strong>it</strong>ano nel burrone. La strinsi forte e la baciai con<br />

passione.<br />

- Tu invece, si’ la terra, cu lu sole e le stelle!- sussurrò<br />

stringendomi convul-samente, come se avesse paura di<br />

perdermi, in quel momento.<br />

Per più di un anno, io e Giulina continuammo a<br />

vederci, tutte le volte che potevamo, ed il suo amore era<br />

totale ed incondizionato, pieno di quelle piccole<br />

attenzioni, che ti riempiono la v<strong>it</strong>a. Ora era felice, aveva<br />

perfino ripreso a salutare la gente, a passeggiare per il<br />

paese ed a mettere il vest<strong>it</strong>o buono, per la messa della<br />

domenica.<br />

Quel sabato di ottobre, mi recai da lei mezz’ora più<br />

tardi. La trovai dietro il muro del giardino, che mi<br />

attendeva in ansia:<br />

- Perché facesti tardi? È successo qualcosa?-<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 59


-Niente!- le risposi con gli occhi bassi, senza avere il<br />

coraggio di guardarla.<br />

- Dimmi la ver<strong>it</strong>à, mi fai murìri! -<br />

- La lettera…-<br />

- Quale lettera?- mi chiese spasmodicamente.<br />

- Partu… pe fa lù carabinière!- le dissi tutto d’un fiato,<br />

mentre il viso mi si rigava di lacrime-<br />

- Parti, cùmmu parti?-<br />

- Nfàmu, v<strong>it</strong>a mia, cùmme facciu ‘a campari?-<br />

- Nunn’è colpa mia, pàtrimi fece la domanda, che<br />

posso fari?-<br />

- Hai ragione, còri mio, nu’ puoi fa ‘u fravicatòri pe’<br />

tutta la v<strong>it</strong>a, devi partì ed io …me ne mòri!-<br />

- No, tu non devi muriri!-<br />

Mi abbracciò e mi tenne stretto a lungo, gemendo senza<br />

lacrime, o piangendo senza gem<strong>it</strong>i. Ad un tratto:<br />

- Quànno parti?-<br />

- Tra dieci iuòrni!-<br />

- Vieni tutte le sere, vogliu stamparti dentro st’anima<br />

mia!-<br />

- Certo che vengo, ammòri!- le risposi, carezzandola<br />

teneramente.<br />

I dieci giorni volarono e quel venerdì di ottobre facemmo<br />

all’amore, l’ultima volta, poi, ci salutammo con mille<br />

promesse assurde ed impossibili. Entrambi sapevamo che<br />

il nostro bel sogno era fin<strong>it</strong>o.<br />

I miei mi accompagnarono alla stazione di Capaccio<br />

Scalo, vi erano pure i nonni ed i miei cugini con gli zii.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 60


Mia madre mi raccomandava di stare attento, mentre mio<br />

padre, commosso, non diceva una parola. La nonna,<br />

abbracciandomi, mise nella mia mano cento lire ed il<br />

nonno esclamò:<br />

- Attèntu alle male femmine!-<br />

Alle undici, il treno arrivò e vi salii, stanco di tanti<br />

abbracci ed addii.<br />

Le carrozze si mossero, ma io pensavo ad Angela, al<br />

nostro amore, ai nostri incontri, ed avevo una gran voglia<br />

di piangere. Ad un tratto, mi sembrò di sentire la sua<br />

voce:<br />

- Cusimìno, Cusimìno!-<br />

Mi affacciai con il cuore in gola, era lei che, a piedi nudi,<br />

davanti alla gente, correva, disperatamente, verso di me.<br />

- Nu’ mi dimenticàri, Cusimìno…nu’ mi dimenticari!-<br />

IL treno si allontanò rapidamente ed lei rimase lì, piegata<br />

in due per lo sforzo, piangendo e ridendo insieme, col<br />

suo dolore, mentre stava perdendo il mondo, il sole e le<br />

stelle del firmamento:<br />

- Io sto qua, Cusimìno, sto qua a chiàgniri ed a murìri! -<br />

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‘O MUNACIELLO<br />

Nelle campagne del sud, dominate un tempo dalle<br />

angherie dei caporali, dall'ignoranza e dalla miseria, era<br />

frequente, nei discorsi di tutti, fare riferimento a questo<br />

personaggio simpatico e burlesco, che aiutava e<br />

scherniva a seconda delle circostanze. ‘O munaciello,<br />

infatti, soccorreva le famiglie in miseria a patto che si<br />

conservasse il segreto del suo intervento. Sovente lo si<br />

trovava nella stanza dei bambini, con i quali giocava<br />

vest<strong>it</strong>o da folletto, con un berretto rosso e l’aria da<br />

birichino. Altre volte sedeva dispettoso sullo stomaco di<br />

chi aveva mangiato bene.<br />

Credenze fasulle o realtà? La superstizione è la<br />

forza dei poveri e forse la saggezza di generazioni che si<br />

materializza e si fa personaggio, intervenendo là dove la<br />

giustizia del mondo maggiormente tace.<br />

In un piccolo paesino del Cilento: Santa Marina di Orria,<br />

viveva una famigliola di tre persone, che campavano<br />

vendendo le poche uova delle sette galline del pollaio,<br />

costru<strong>it</strong>o a ridosso del muro a secco, dell'unica stanza<br />

della casa. La costruzione si ergeva alquanto fuori del<br />

centro ab<strong>it</strong>ato, dopo la breve discesa che, dalla chiesa,<br />

portava all'inizio della stretta mulattiera, che conduceva<br />

ai campi fiancheggiati da spuntoni e scoscesi valloni.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 62


Uno stretto ponticello di assi di legno univa il ciglio della<br />

strada a ciottoli con l'entrata della casa, che prendeva luce<br />

dalla unica finestra sul fosso erboso, che serviva da scolo<br />

per l’acqua piovana dell'inverno.<br />

Comare Assunta, sui quarant'anni, mandava avanti la<br />

casa ed accudiva la figlioletta Mena di undici anni ed il<br />

mar<strong>it</strong>o Dionigi, che trascinava, fin dalla infanzia, una<br />

gamba deforme. Anche a propos<strong>it</strong>o di questa inferm<strong>it</strong>à, la<br />

gente del paese fantasticava attribuendola ad un calcio del<br />

demonio, deriso dal nonno mentre il piccolo Dionigi<br />

stava per venire alla luce.<br />

Un giorno, Assunta si recò, come di consueto,<br />

nell'unico negozio di alimentari, per scambiarvi le poche<br />

uova con un chilo di pasta ed un pacco di sale. Don<br />

Alfredo, un uomo che la sapeva lunga e curava bene i suoi<br />

affari, in presenza di altre comari, prese in giro la donna<br />

dicendo:<br />

-Beata voi comare, che avete o' munaciello che vi aiuta -.<br />

All’istante, la donna si sentì guardata con invidia dalle<br />

paesane e scappò via, tutta rossa in viso. Tornata a casa,<br />

ella non fece che pensare alle parole dell’uomo e decise<br />

di sperimentare quella credenza, che si tramandava da<br />

generazioni. Due sere dopo, poiché era avanzato un bel<br />

piatto di minestra, all’ultima ora, senza che alcuno la<br />

vedesse, si recò sulla soff<strong>it</strong>ta sconnessa e vi depos<strong>it</strong>ò il<br />

piatto dicendo:<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 63


-In nome di Gesù e di Maria, màngete stù piatte e riéste<br />

rind'a casa mia! -<br />

Il mattino successivo, la donna, di buon ora, salì sul<br />

soff<strong>it</strong>to e nei piatto vuoto trovò trecento lire. Con le<br />

mani che le tremavano, si fece il segno della croce e scese<br />

col piatto, che era talmente pul<strong>it</strong>o che sembrava nuovo.<br />

Quella mattina, oltre alla pasta, comprò dello zucchero e<br />

della farina, intenzionata a fare uno di quei dolci che<br />

ricordava di aver mangiato una volta, da bambina. A<br />

pranzo, Dionigi rimase á bocca aperta, quando la moglie<br />

pose sul tavolo, senza tovaglia, un bel dolce profumato<br />

di scorza di limone e coperto di zucchero.<br />

- Assu' si pazza! e dimàne cùmme mangiàmme?- (1)<br />

- Cull'aiuto do’ Signore- rispose tranquillamente la donna,<br />

dopo aver conservato una fetta abbondante di quel dolce.<br />

A sera, mentre il mar<strong>it</strong>o russava e la piccola dormiva,<br />

sognando il sole dell’estate, la donna portò sulla soff<strong>it</strong>ta<br />

lo stesso piatto, contenente la grossa fetta di dolce, che<br />

aveva conservato. All'indomani, nel piatto trovò<br />

cinquecento lire, delle quali ne conservò la metà.<br />

Nei giro di due anni, fece un discreto gruzzoletto,<br />

quel tanto che le bastò per aggiustare la casa ed iniziare il<br />

corredo di Mena.<br />

Nei paese non si parlava d’altro che della fortuna di<br />

compare Dionigi, che aveva la casa più bella e mangiava<br />

la carne due volte al mese.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 64


Mena era già una signorina, quando i gen<strong>it</strong>ori decisero di<br />

mandarla a Policastro, per apprendervi il mestiere della<br />

sarta e la fanciulla partì con un bel vest<strong>it</strong>o nuovo e le<br />

scarpette col mezzo tacco, come la figlia del sindaco.<br />

Tutto il paese accorse per vederla e stettero lì a guardarla,<br />

finché non scomparve dietro la curva, dopo la piccola<br />

piazza. Lo scandalo fu completo, quando Dionigi fece<br />

l’abbonamento mensile col barbiere ed Assunta si riparò<br />

dal freddo con un pesante cappotto con i bottoni<br />

grandi.<br />

- 'O munacielle sàpe ccà ddà…fa!- (2) qualcuno<br />

mormorava, invidioso di quella grossa fortuna. Intanto, la<br />

donna continuava le sue notturne sal<strong>it</strong>e sulla soff<strong>it</strong>ta,<br />

riservando le cose migliori per il suo osp<strong>it</strong>e misterioso.<br />

Le galline presero a fare più uova, facendo prosperare<br />

sempre più quella casetta dalle mura senza intonaco.<br />

Trascorsero altri due lunghi anni e Mena r<strong>it</strong>ornò da<br />

Policastro. Prese a cucire i vest<strong>it</strong>i per conto suo,<br />

guadagnando discretamente ed acquistandosi la stima della<br />

moglie del sindaco e di qualche altra famiglia benestante.<br />

Passarono altri mesi e la casetta faceva bella mostra di sé<br />

con un bel ponticello in muratura e le tendine alle finestre,<br />

dagli infissi riverniciati. Comare Assunta girava vest<strong>it</strong>a<br />

decentemente e perfino Dionigi aveva comprato un<br />

vest<strong>it</strong>o ed un bastone nuovo.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 65


Una sera di dicembre, la buona donna aveva conservato il<br />

sol<strong>it</strong>o piatto di minestra ed aspettava che tutti dormissero,<br />

per riporlo segretamente al sol<strong>it</strong>o posto. Il vento soffiava<br />

tra le case e le tegole si muovevano sul tetto. Dionigi<br />

russava nel suo letto e Mena ribatteva l’ultima cuc<strong>it</strong>ura,<br />

alle luce debole della lampada a petrolio. Uno sbadiglio e<br />

la giovane lasciò tutto per mettersi a letto. Fu allora che<br />

Assunta prese il piatto di minestra e si avvio verso la<br />

scala.<br />

Un tuono assordante fece tremare i vetri della finestre<br />

e Dionigi apri gli occhi, proprio nel momento in cui la<br />

moglie si accingeva á salire i primi gradini della scala, che<br />

portava in soff<strong>it</strong>ta.<br />

- Dove vai con quel piatto? - le chiese con curios<strong>it</strong>à e<br />

fermezza.<br />

-Ma io.., veramente..- balbettò la donna, che non voleva<br />

assolutamente svelare il segreto, per non perdere i<br />

benefici, che il suo osp<strong>it</strong>e le elargiva.<br />

- Porta ‘o mangià o' munaciello!- intervenne Mena, per<br />

trarre d’impaccio la madre, la quale continuò, suo<br />

malgrado, a salire, riponendo, oltre la botola della soff<strong>it</strong>ta,<br />

il piatto pieno. L’interrogatorio durò tutta la notte, o quasi:<br />

l’uomo doveva essere sicuro della fedeltà della moglie e si<br />

acquietò soltanto quando, tradendo il segreto, gli fu<br />

svelata ogni cosa.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 66


Al mattino, Assunta si recò sulla soff<strong>it</strong>ta per<br />

raccogliere l’offerta del munaciello; il mar<strong>it</strong>o attendeva<br />

ai piedi della scala, aspettando che la moglie gli<br />

mostrasse il piatto con i soldi, ma le cose andarono<br />

diversamente. Era un piatto pieno, quello che la donna<br />

gli mostrava, ma era colmo di escrementi di capra. La<br />

poveretta, sgomenta e disperata, corse fuori dell’ uscio<br />

gridando:<br />

Segreto svelato, furtùna <strong>it</strong>tàta…-(3)<br />

- Z<strong>it</strong>ta, per car<strong>it</strong>à…- le intimava Dionigi, ma la donna<br />

sembrava come impazz<strong>it</strong>a e continuava a ripetere:<br />

-Pe’ ‘nu marìte sciancàte, ‘o munacielle m’ha<br />

abbandunàte… ‘o segrète ‘agge svelàte e a furtùna ‘agge<br />

‘<strong>it</strong>tàte. Tu marìte disgraziàte a furtùna t’ha iucàte, ‘o<br />

fuculàre nunn’appìcce, mo’ te mànge stu’ sasìcce, pure si ‘e<br />

corne null’avùte, si nu’ piéchere curnùte!- (4)<br />

Sono passati molti anni da allora‚ ma molti<br />

affermano che‚ nelle notti invernali‚ sentono ancora la<br />

voce della donna, che rimprovera al mar<strong>it</strong>o la sua<br />

dannosa gelosia.<br />

(1) “ Assunta, sei pazza! Domani come mangeremo?”<br />

(2) - Il munaciello sa quel che deve fare – è un’allusione alla fortuna<br />

improvvisa.<br />

(3) “Segreto svelato, fortuna buttata!”<br />

(4) “Per un mar<strong>it</strong>o zoppo, il munaciello mi ha abbandonato…ed anche<br />

se non gli ho messo le corna, rimane comunque un cornuto, per quello<br />

che ha causato”<br />

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DON GIULIANO DI TERRAMEZZANA<br />

Erano le otto di sera, quando Lorenzo e don<br />

Fernando bussarono alla porta del casolare, dove<br />

Giuliano, parroco di Terramezzana, stava vivendo le gioie<br />

del paradiso terrestre, tra le braccia di Maddalena, una<br />

intraprendente biondina del suo paese. Saltò sul letto,<br />

come se gli avessero punto il didietro con un punteruolo<br />

ed avrebbe voluto non rispondere, ma la macchina,<br />

parcheggiata sotto il pergolato di uva fragola, denunciava<br />

inequivocabilmente la sua presenza.<br />

- Un momento !- sbiascicò con voce chioccia,<br />

saltellando nudo per la stanza;<br />

- Sto dormendo!- continuò, come a prendere<br />

tempo;<br />

- Ora metto la vestaglia!- gridò, cercando di essere<br />

il più naturale possibile.<br />

Aprì l’anta del grosso armadio, che occupava tutta<br />

la parete di fronte al letto, e vi nascose la Maddalena,<br />

sussurrandole:<br />

- Z<strong>it</strong>ta!-<br />

- Non fiatare!-<br />

- Per amor di Dio!-<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 68


Infilò la vestaglia di seta e si diresse verso la porta, che<br />

quel sempliciotto di Lorenzo, suo cognato, sembrava<br />

avesse in animo di scardinare.<br />

- Siììì! – chiese ancora, aprendo lentamente, come se si<br />

fosse svegliato in quel momento.<br />

- Don Giuliano!- esclamò il giovane, sorridendo come un<br />

ebete e lanciando fugaci occhiate nel casolare piuttosto<br />

buio;<br />

- È stata tutta idea mia, quella di farvi una sorpresa, con<br />

don Fernando vostro padre, siete contento? Ho pensato<br />

che eravate qui, tutto solo, e vi poteva far comodo un po’<br />

di compagnia. Eh!…La sol<strong>it</strong>udine dei preti!...-<br />

- Bravo, bravo! – lo interruppe, con ironia, don Giuliano,<br />

- Sei proprio un bravo figliolo, ti ricorderò questa sera<br />

nelle mie preghiere! –<br />

Lorenzo notò qualcosa di minaccioso nelle ultime parole,<br />

ma non vi fece caso e continuò:<br />

- Non ci fate entrare? Posso ordinarvi la camera da letto,<br />

mentre voi ci preparate un buon caffé -<br />

Al prete stava per venire un accidente, ma si frenò ed<br />

esclamò prontamente:<br />

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- Il caffé è fin<strong>it</strong>o, mi dispiace, ora mi vesto ed andiamo a<br />

prenderlo da qualche parte!-<br />

- Che peccato, il vostro è così buono!- commentò<br />

Lorenzo;<br />

- Che peccato! – ironizzò, con stizza, Giuliano.<br />

Scomparve in camera da letto e chiuse a chiave la<br />

porta, per prudenza. La Maddalena uscì, appena in tempo,<br />

per riprendersi da una sorta di soffocamento e si distese<br />

sul letto, con le mani sulle grosse tette e gli occhi che le<br />

erano usc<strong>it</strong>i fuori dalle orb<strong>it</strong>e.<br />

- Dentro l’armadio non ci entro più!- sussurrò tutto d’un<br />

fiato, con il petto che le scoppiava.<br />

- Don Giuliano, vi serve aiuto?- gridava, intanto, Lorenzo<br />

dal soggiorno.<br />

- Li mortacci tua!- disse, a voce bassa, don Giuliano,<br />

- Come d<strong>it</strong>e!- replicò Lorenzo,<br />

- I campanacci, li senti i campanacci delle pecore?-<br />

Come Dio volle, il parroco, dopo di aver cacciato<br />

la donna sotto il letto, riuscì a portar fuori il padre e quel<br />

maledetto impiccione, che gli aveva rovinato un momento<br />

di meraviglioso piacere.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 70


Nei giorni che seguirono, si guardò bene dall’andare al<br />

casolare, accontentandosi delle affettuose attenzioni della<br />

signora Maria, una devota parrocchiana, un po’ gelosa, ma<br />

molto alla mano.<br />

L’abile donna lo prendeva per la gola, con gustosi<br />

manicaretti, intervallati da pratiche molto distensive, che<br />

facevano bene al corpo ed all’animo ingordo del<br />

sacerdote. Certo, Maria era piuttosto in carne, ma la strada<br />

si trovava comunque, per approdare con soddisfazione,<br />

fin sulla spiaggia del piacere, mentre il mar<strong>it</strong>o preparava il<br />

caffè, convinto che la moglie, brava massaggiatrice, fosse<br />

occupata in una delle sol<strong>it</strong>e sedute. In tal guisa, don<br />

Giuliano trascorse tutto il mese di giugno.<br />

Luglio era arrivato e la notte era dolcissima. Un<br />

lungo sospiro tradì la profonda nostalgia del suo grande<br />

amore: la dolcissima Monica, fresca e profumata come una<br />

rosa di maggio, il suo sogno proib<strong>it</strong>o, la sua “Lulù”,con i<br />

capelli alla francese e le cosce lunghe. Se l’era cresciuta<br />

“con le formichelle”, fin dall’età di quindici anni, da<br />

quando la piccola credeva che i bastoni fossero quelli, che<br />

usavano i vecchi per camminare.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 71


Ma aveva imparato rapidamente tutte le arti della<br />

seduzione ed infatti, rifiutava al momento giusto e cedeva,<br />

quando bisognava mettere un altro punto fermo, nella<br />

dinamica delle cose. Sapeva mordere senza far male la<br />

bambina, ed era capace di trasformare la bocca in un<br />

piccolo paradiso, impastato di peccato e voluttà. Don<br />

Giuliano credeva di saperla gestire, ma era pilotato come<br />

un bambino, che cerca il calore della mamma ed il latte del<br />

suo seno.<br />

- Non mi chiede mai nulla la mia piccola! – soleva dire, in<br />

confidenza, a qualche amico fidato. Ma cosa doveva<br />

chiedere, dal momento che era lui a darle tutto? Forse che<br />

la casa nuova, la macchina ed il posto di lavoro non<br />

bastavano? Chi provvedeva all’intera famiglia? Ed ai<br />

pranzi delle ricorrenze?<br />

L’astuzia di Monica era cond<strong>it</strong>a di belle frasi, di un<br />

pizzico di gelosia e della certezza di una disponibil<strong>it</strong>à<br />

totale, oltre ogni lim<strong>it</strong>e di tempo, come potrebbe fare una<br />

moglie con il suo sposo. Ma le cose non stavano così: la<br />

part<strong>it</strong>a era condotta su di un terreno, poco vantaggioso<br />

per il nostro don Giuliano: il tempo, un alleato prezioso,<br />

che avrebbe sistemato le cose per benino.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 72


La fanciulla che cominciava ad apprezzare il<br />

benessere, presto capì che non aveva più bisogno di<br />

protezione: la sua nuova condizione poteva offrirle molto<br />

di più di un prete anzianotto. Occorreva, per ora, agire<br />

con tatto e lasciare che le cose facessero il loro corso,<br />

senza forzature e senza fretta. In fondo, quell’uomo<br />

mer<strong>it</strong>ava pure qualcosa che somigliasse, sia pure<br />

lontanamente, alla riconoscenza. E poi, provava per lui<br />

uno strano sentimento, una sorta di compatimento, che<br />

solo un cattivo cristiano avrebbe defin<strong>it</strong>o pietà. Ella<br />

preferiva chiamarlo affezione e, con le lacrime agli occhi,<br />

si commuoveva tutte le volte che pensava alla sua<br />

sol<strong>it</strong>udine, o ad una eventuale malattia. Quasi ci si vedeva,<br />

col grembiulino da infermiera, a curarlo come se fosse<br />

uno zio, a cui doveva badare per forza di cose.<br />

Il distacco, per andare a lavorare a Milano, forse,<br />

cap<strong>it</strong>ava come il cacio sui maccheroni: era il destino che le<br />

veniva in aiuto, avviando, naturalmente, una strategia di<br />

separazione efficace e sicura. Per i primi tempi, si<br />

sarebbero visti spesso, poi, lui si sarebbe scocciato di salire<br />

su e lei sarebbe scesa giù, sempre più di rado, finché la<br />

dicotomia non sarebbe stata defin<strong>it</strong>iva.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 73


Per intanto, si vedevano e c’era quasi un certo gusto a<br />

godere di quell’uomo, che correva da lei come se fosse la<br />

femminil<strong>it</strong>à personificata e l’unica dispensatrice di gioie e<br />

lussurie. Don Giuliano godeva fino a tre o quattro volte e,<br />

quasi ci rimaneva, tanto erano le energie profuse. Poteva<br />

anche quella essere una soluzione, pensava la bella<br />

Monica, però sarebbe stato imbarazzante, dopo, dover<br />

spiegare e chiarire tante cose. Preferì non pensarci oltre,<br />

nell’attesa dell’interc<strong>it</strong>y dalla Calabria.<br />

Come l’altoparlante avvertì che il treno era in arrivo<br />

al terzo binario, incominciò a ravviarsi i capelli ed a<br />

r<strong>it</strong>occarsi le labbra: era perfetta. L’ab<strong>it</strong>ino scollato, che<br />

aveva comprato la settimana prima, evidenziava il seno,<br />

che il prete, a dire il vero, sognava di baciare tutte le notti,<br />

profumato appena di chanel.<br />

L’interc<strong>it</strong>y entrò in stazione e lentamente si arrestò.<br />

Monica guardò tra la folla, ma era difficile orientarsi, in<br />

quella marea di persone. Un ragazzino la urtò e venne<br />

sub<strong>it</strong>o ripreso dalla madre. Ad un tratto, le sembrò di<br />

vederlo e corse in quella direzione, ma non era lui, gli<br />

somigliava soltanto e nemmeno troppo, tutto sommato,<br />

con la camicia aperta avanti e gli occhialini dai vetri scuri.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 74


La folla scemò e di don Giuliano nemmeno<br />

l’ombra. Che avesse deciso di troncare la relazione? Disse<br />

a se stessa, ma era ancora troppo presto per una tal<br />

decisione e si recò al bar per un caffè. Lo vide. Era in<br />

prossim<strong>it</strong>à della cassa e si avvicinò per salutarlo.<br />

- Dolcissima! - le sussurrò abbracciandola, appena si<br />

accorse di lei;<br />

- Mi fai compagnia per un caffè? –<br />

- Certo, caro! - rispose la ragazza con un sorriso.<br />

Di lì ad un’ora erano l’uno nelle braccia dell’altro, in un<br />

discreto alberghetto di periferia.<br />

- Ho deciso, iniziò il prete con voce grave, verrò pure io a<br />

Milano! –<br />

- Magari, rispose Monica, sarebbe bellissimo!- intanto era<br />

impallid<strong>it</strong>a, nel mentre che continuava l’amplesso,<br />

muovendosi sull’uomo con le grosse tette, che ballavano<br />

davanti ai suoi occhi stralunati.<br />

- Devo scacciare questa sol<strong>it</strong>udine che mi opprime!-<br />

continuò Giuliano, e raggiunse l’orgasmo per la seconda<br />

volta.<br />

- Io cerco di esserti vicina, non puoi lamentarti di me! -<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 75


- Certo, a mille chilometri di distanza!- commentò il<br />

parroco di Terramezzana; poi, chiuse gli occhi e si<br />

abbandonò al piacere intenso che la ragazza gli dava,<br />

muovendosi su di lui, come una forsennata.<br />

- Ti amooo! - gridò Monica, al suo ennesimo orgasmo.<br />

- Continuarono in quella guisa fino alle quattro del<br />

mattino, finché la ragazza, esausta, cessò la sua frenetica<br />

galoppata e si abbandonò al sonno ristoratore:<br />

- Buona notte, amore!- mormorò al suo uomo, che le<br />

rispose con una tenera carezza sui glutei.<br />

Anche don Giuliano era stanco, tanto quanto non lo era<br />

mai stato; eppure era avvezzo a quel tipo di fatica e non<br />

ne capiva il motivo, ma era felice e chiuse gli occhi con<br />

un leggero sorriso sul volto, come a dire:<br />

- Questa si che è v<strong>it</strong>a! -.<br />

Erano circa le nove, quando la fanciulla si svegliò.<br />

Scese dal letto tutta nuda, come si trovava ed andò a<br />

spalancare le ante dell’unica finestra della camera. Si<br />

diresse in bagno ed aprì la doccia, e con voce sostenuta<br />

chiamò:<br />

- Giuliano, tesoro!- ma non ebbe alcuna risposta.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 76


- Caro! - chiamò, ma l’uomo non corse, come faceva<br />

sempre, per godere ancora, sotto la carezza dell’acqua,<br />

della sua bella Monica. La ragazza chiuse la doccia e<br />

rientrò in camera da letto. Il prete era lì, rigido come un<br />

blocco di marmo, col volto sorridente e la parte ancora<br />

tesa, come se fosse pronto a fare l’amore. L’amante lo<br />

chiamò ancora, lo scosse, poi si accasciò piangendo ai<br />

piedi del letto e lì rimase a lungo, mentre la c<strong>it</strong>tà si<br />

svegliava, per prepararsi a vivere un nuovo giorno di<br />

lavoro.<br />

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IL FAIANESE<br />

Il lungomare, dal porto alla marina di Pontecagnano,<br />

si offriva al tiepido sole del tramonto. Dal “Principe<br />

Arechi” a Foce Sele, un lungo nastro d’asfalto divideva il<br />

mare da un ricettacolo di alberghetti malav<strong>it</strong>osi, dove<br />

prost<strong>it</strong>ute locali e d’importazione, travest<strong>it</strong>i e “protettori”<br />

trovavano il loro hab<strong>it</strong>at naturale.<br />

Vanni, un tranquillo sessantenne di Faiano,<br />

percorreva il l<strong>it</strong>orale salern<strong>it</strong>ano nella sua panda bianca, un<br />

veicolo che si teneva insieme per non so quale misteriosa<br />

magìa. Compassato nella sua magreza, procedeva<br />

lentamente, come si cammina dietro ai funerali, quando la<br />

macchina che ti precede ti costringe ad una veloc<strong>it</strong>à<br />

prestabil<strong>it</strong>a. Col viso scavato dal tempo e gli occhi buoni,<br />

avvezzi al sorriso, intimamente, si compiaceva di quel<br />

meraviglioso riflesso del mare, al sole del tramonto.<br />

All’altezza delle piscine, infilò la mano nella sacca dello<br />

sportello, rasserenandosi: i cioccolatini erano lì, non se ne<br />

era dimenticato. Accelerò leggermente e si portò a<br />

cinquanta all’ora.<br />

Rantolando, la macchina imboccò il rettifilo ed il<br />

viso di Vanni si illuminò. Eccole, le sue traviate!<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 78


Stavano una a fianco dell’altra, come sorelle di un<br />

medesimo convento. Il faianese rallentò, gli occhi gli si<br />

riempirono di lacrime ed in cuor suo si rallegrò:<br />

- Oggi non avranno freddo, le mie bambine!-<br />

Rallentò con prudenza, per non ostacolarne il lavoro, poi,<br />

sterzò verso di loro, tagliando la strada ad un tir, che<br />

protestò strombazzando.<br />

Maria, che Vanni chiamava affettuosamente<br />

Nunù, fu la prima a vederlo e si avvicinò alla ferraglia:<br />

- Ciao caro, come stai? –<br />

- Ci vediamo questa sera?- proseguì, senza attendere<br />

risposta,<br />

- Certamente! - rispose l’uomo col tono delle cose<br />

scontate.<br />

- Alle ventuno? –<br />

- Si, alle ventuno! - confermò Vanni, offrendole alcuni<br />

cioccolatini della sacca. La donna li prese ed aggiunse:<br />

- Mi porteresti un caffé caldo senza latte? Ho la gola secca,<br />

questa sera –<br />

- Va bene! - rispose pazientemente Vanni, allontanandosi,<br />

sub<strong>it</strong>o dopo, di una cinquantina di passi.<br />

La seconda sosta fu presso due bionde, sui vent<strong>it</strong>rè<br />

anni:<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 79


- Ciao Vanni! - salutò una delle due.<br />

- Ciao tesoso, ricambiò il faianese, con un sorriso<br />

confidenziale, come va il lavoro? –<br />

- Non si batte un chiodo, nemmeno a pagarlo a peso<br />

d’oro - rispose l’altra –<br />

- Consolatevi con questi cioccolatini! - disse loro<br />

Vanni per rincuorarle.<br />

- Sei gentilissimo, caro! - rispose la più piccola,<br />

mentre il faianese metteva in moto la vettura.<br />

L’auto ripartì arrancando e, tagliando la strada alla<br />

lunga fila di macchine che venivano da Paestum, si portò<br />

sulla destra, per scomparire, sub<strong>it</strong>o dopo, in direzione di<br />

Pontecagnano.<br />

Vanni continuò in tal guisa, per un lungo anno.<br />

Perché lo facesse, era un mistero: forse perché aveva<br />

compassione di quelle donne, o perché r<strong>it</strong>eneva che<br />

fossero ingiustamente etichettate da una società ipocr<strong>it</strong>a e<br />

moralista, che colpevolizzava il mestiere più antico del<br />

mondo. Spesso, però, soleva dire agli amici che la società<br />

sopporta ben altre prost<strong>it</strong>ute, quelle che stravolgono le<br />

famiglie e fanno dilapidare grosse fortune.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 80


Una sera d’inverno, i ceppi accesi del camino<br />

diffondevano un dolce tepore e Pina, sua moglie, giocava<br />

a carte con la figliola e la signora Rosa, un’amica di<br />

famiglia. Improvvisamente, un tuono tremendo fece<br />

vibrare i vetri della finestra del soggiorno e la pioggia<br />

venne giù, come se si fosse aperto il cielo. Si alzò e corse<br />

verso la porta.<br />

- Devo uscire! - disse laconicamente alla moglie.<br />

- Con questo tempo! Sei impazz<strong>it</strong>o? - cercò di dissuaderlo<br />

la donna.<br />

- Devo uscire! - ripeté Vanni, con tono deciso.<br />

Negli occhi increduli di Pina comparve tristezza e<br />

preoccupazione, quando la porta si chiuse e la panda si<br />

allontanò sotto la pioggia.<br />

Vanni avanzava a fatica. I tergicristalli erano<br />

inefficaci, per la violenza dell’acqua, ma era fermo nel suo<br />

propos<strong>it</strong>o di proseguire: le sue “creature” erano in<br />

difficoltà e Maria doveva raggiungere la stazione. A<br />

Mercatello girò per la lungomare e proseguì per la<br />

l<strong>it</strong>oranea, sorpassando le macchine ferme, per<br />

l’improvviso acquazzone. Raggiunse le piscine e superò la<br />

doppia curva, imboccando il lungo rettilineo.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 81


Le vide in lontananza, che cercavano di ripararsi sotto il<br />

portico del “Principe Arechi”. Accelerò. Alla loro altezza,<br />

sterzò rapidamente a sinistra. Un tir, targato Bari, lo prese<br />

in pieno, trascinandolo per oltre trecento metri. L’autista<br />

imprecò e scese dalla cabina; i fari del camion<br />

illuminavano un ammasso di rottami senza forma. Una<br />

mano insanguinata sporgeva, stringendo qualcosa di molto<br />

simile alla carta di un cioccolatino. Il traffico si bloccò, in<br />

lontananza la sirena di una volante ruppe il silenzio, le<br />

prost<strong>it</strong>ute scapparono, dileguandosi nella notte.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 82


TATONNO ‘O RUSSO<br />

Era nato da una famiglia di mediatori della valle dell’Irno<br />

ed egli stesso eserc<strong>it</strong>ava il mestiere, con quel garbo<br />

mellifluo, che è una caratteristica peculiare della categoria.<br />

Antonio Cercati, figlio di Mario e di Assunta Mangiero,<br />

era venuto al mondo in un modesto casolare, in una<br />

campagna a due chilometri da Eboli, negli anni difficili di<br />

fine guerra, qualche anno prima dello sbarco di Salerno.<br />

Cresciuto alla men peggio, era il primo di tre rampolli,<br />

quello che donna Assunta, buonanima, amava di più, per i<br />

capelli rossi e per quella disarmante ingenu<strong>it</strong>à, che non<br />

presagiva nulla di buono. Ma, contro ogni previsione,<br />

Tatonno crebbe e riuscì pure a laurearsi, bastò vendere la<br />

proprietà della “bruciata”, con la piccola vigna di uva<br />

bianca, per fargli completare gli studi. Ben presto tutti lo<br />

chiamarono “o professore” e questo faceva tanto bene ad<br />

Assunta, che se ne andò all’altro mondo col sorriso sulle<br />

labbra. Non così fortunata fu la sorella Teresa, costretta a<br />

battere sul l<strong>it</strong>orale, per non morire di fame. Il fatto era che<br />

nemmeno col mestiere riusciva a vivere, per via di quelle<br />

gambe storte che si r<strong>it</strong>rovava e quel nasone, che de<br />

deturpava il viso.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 83


Quando alzava le gonne, erano risate e battute a non<br />

finire, tanto che ora non vi faceva più caso e rideva pure<br />

lei, almeno ev<strong>it</strong>ava di farsi cattivo sangue. L’altro fratello<br />

era riusc<strong>it</strong>o a sistemarsi bene, nella casetta del custode,<br />

come guardiano del cim<strong>it</strong>ero di Faiano, un paesino<br />

lim<strong>it</strong>rofo, dove aveva sposato la figlia di un operatore<br />

ecologico.<br />

Tatonno ‘o russo, come lo chiamavano i<br />

compaesani, iniziò la carriera di docente nella scuola<br />

media, ma gli strafalcioni ed il dialetto usato nella didattica<br />

quotidiana convinsero il preside ed i colleghi a<br />

promuoverlo vicepreside, con l’esonero<br />

dall’insegnamento. Di poi, fu accolto con gioia dai ragazzi<br />

di un ist<strong>it</strong>uto professionale per cuochi, dove la lingua<br />

<strong>it</strong>aliana finisce in pentola con le salse e la grammatica. Fu<br />

tra i fumi di fornelli, che Tatonno concluse la brillante<br />

carriera di insegnante.<br />

La qual<strong>it</strong>à peculiare del “professore” era<br />

l’intrallazzo ed intrallazzando aveva costru<strong>it</strong>o un nugolo di<br />

squallide topaie, piccole stanzette umide, dove eserc<strong>it</strong>i di<br />

scarafaggi grossi e neri marciavano in riga, tra il<br />

compensato e le mura di blocchi mal cementati.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 84


I topi, quelli grossi, nelle serate di luna piena, vagavano<br />

senza tregua, come anime dannate, tra i tetti di lamiera<br />

verde e l’arricciatura delle pareti, imbiancate con la calce<br />

viva. Le “zoccole”, come in Campania chiamano le<br />

passeggiatrici, avevano formato una “postazione” vicino al<br />

cancello della proprietà Cercati e ciò dava fastidio a<br />

Tatonno, tanto che aveva nobil<strong>it</strong>ato il ghetto con un<br />

Cristo di quattro metri, sopra un enorme piedistallo di<br />

pietre vive e cemento. Un autentico obbrobrio, che<br />

ispirava, al tempo stesso, curios<strong>it</strong>à e disgusto. Il luogo,<br />

così “santificato”, osp<strong>it</strong>ava venti donne straniere ed un<br />

“vuò-cumprà”. Le polacche, tra i 25 ed i trent’anni,<br />

guadagnavano vendendosi, sulla l<strong>it</strong>oranea, ai cinquantenni<br />

flaccidi, in cerca di emozioni ed ai bulletti, ubriachi di<br />

fumo e di birra, che consumavano la l<strong>it</strong>oranea, tra la<br />

Capannina e Lido Lago. Il marocchino, invece, malato di<br />

stanca malinconia, partiva di buon mattino per la c<strong>it</strong>tà, col<br />

suo carico di accendini, occhiali ed altre castronerie, che<br />

cercava di vendere ai provinciali curiosi ed ai cilentani in<br />

pensione, tra la passeggiata del Pennello ed il porticciolo<br />

turistico.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 85


Una grande famiglia, quella che si conduceva all’ombra del<br />

Redentore di cemento, quella di Tatonno ‘o russo, che la<br />

gestiva con l’aria ambigua del padre “pappone”, generoso<br />

con i soldi delle povere traviate, alle quali permetteva<br />

talvolta di pensare ai piaceri del suo corpo, con i giochi<br />

erotici più vecchi del mondo.<br />

- Dio mi ha toccato!- diceva alle donne il vecchio porco;<br />

- Godo delle sue grazie! Non era da me fare tutto quello<br />

che ho fatto!-<br />

Certamente, non era stato solo Cristo a toccarlo, ma tutte<br />

le sue “osp<strong>it</strong>i”, a turno, cercavano di stimolare quel<br />

vizioso e subdolo sessantacinquenne, che sembrava essere<br />

usc<strong>it</strong>o da una novella del Boccaccio.<br />

Sol<strong>it</strong>amente preferiva Luda, una rumena<br />

ventisettenne, tutta nervi e niente cellul<strong>it</strong>e, che si spogliava<br />

al solo vederlo, certa di assicurarsi, in tal modo, quel tetto<br />

di lamiera verniciata, che le faceva da casa. Fingeva pure<br />

l’orgasmo, la poverina, mentre le lacrime le giravano negli<br />

occhi, prima di inumidire il cuscino maleodorante di<br />

muffa. Per ironia del destino, anche i diseredati hanno i<br />

loro sogni e Luda, da qualche tempo, sentiva che le cose<br />

sarebbero cambiate.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 86


Lo avvertiva per istinto e per certi sguardi che Amed, il<br />

marocchino, le lanciava ogni sera, al rientro da Salerno.<br />

Erano sguardi buoni, pieni di comprensione umana e di<br />

calore, che si trasformavano in qualcos’altro al solo<br />

comparire di Tatonno il professore. Amed aveva giurato a<br />

se stesso, che avrebbe parlato di Luda a quell’uomo e gli<br />

avrebbe detto, che presto sarebbe stata la sua donna e la<br />

madre dei suoi figli.<br />

Quella domenica mattina, la ford rossa parcheggiò<br />

sotto la finestra di Luda e, mentre il professore chiudeva la<br />

portiera, Amed si avvicinò, come uno che si accinge a<br />

fare un discorso molto serio:<br />

- Professò, volere parlare di cosa seria !-<br />

- E parle, guagliò, nu’ fa chèlla faccia e cane muòrte!<br />

Parle!-<br />

- Io volere bene a Luda, io volere sposare ed avere figli…-<br />

- Me fa piacere pe’ te, Luda è bòna, è ‘na bella futtùte!-<br />

- Professò, ora è la donna mia, lasciala sta’!-<br />

- Ma, arragiòna, tu stai ndà casa mia, e pure la donna tua<br />

sta ‘nda casa mia e vuò fotte sule tu?-<br />

- Professò, io nu’ fotte con la donna tua!-<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 87


- Ho cap<strong>it</strong>o, guagliò, trovatevi la casa, se volete stare per<br />

conto vostro, perché, finché starete qua, faremo “ padre,<br />

figliuòlo e spir<strong>it</strong>o santo”, hai cap<strong>it</strong>e? Futtìmme tutti<br />

quanti!-<br />

- Professò, trenta giorni e andare via con Luda! Tu lasciala<br />

stare!-<br />

Con quelle ultime parole, Amed si allontanò,<br />

lasciando Tatonno indispett<strong>it</strong>o e, per certi aspetti, deciso a<br />

non mollare quella s<strong>it</strong>uazione. Era ,oramai, una questione<br />

di principio: il marocchino doveva capire chi comandava e<br />

chi era il più forte.<br />

Purtroppo, Amed non trovò nulla nei trenta giorni<br />

che seguirono, così, per tutta l’estate, il professore entrò<br />

nella baracca di Luda, godendo, a piene mani, della sua<br />

giovinezza, mentre Amed guardava allucinato la piccola<br />

finestra, aspettando che la donna si ribellasse, dandogli<br />

così l’occasione di intervenire. Ma la rumena non poteva<br />

rischiare di perdere un tetto a buon mercato e, per di più,<br />

vicino al posto di lavoro, d’altronde, quel rapporto per lei<br />

era senza significato: non vi metteva né anima, né cuore.<br />

A metà settembre, Amed trovò casa in un basso del<br />

centro storico. Quando lo comunicò a Luda, ella sorrise<br />

con le lacrime agli occhi.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 88


Due giorni ancora ed avrebbero ab<strong>it</strong>ato in c<strong>it</strong>tà, dove la<br />

donna avrebbe avuto il solo ruolo di moglie. Il professore<br />

apprese la notizia e rise amaro:<br />

- E bravo il nostro vuò-cumprà, ce l’hai fatta! -<br />

- Allora, ve ne andate domani?.<br />

- Si- rispose Amed, laconicamente.<br />

- Vuol dire che, questa notte, dirò addio alla tua bella<br />

rumena!-<br />

- Si- ripeté ancora l’uomo, con uno strano sorriso sulle<br />

labbra.<br />

- Ridi, ridi pure, pezzo di cornuto, chi ha dato, ha dato e<br />

chi ha avuto, ha avuto !-<br />

Amed alzò le spalle e continuando a sorridere si diresse<br />

verso la sua baracca, mentre Tatonno entrò in quella di<br />

Luda e richiuse la porta alle sue spalle.<br />

- Allora, domattina te ne vai?- prese a dire con fare<br />

sornione,<br />

- Si - rispose la rumena<br />

- Il tuo nuovo indirizzo me lo dai, così continueremo a<br />

fottere, io e te ?-<br />

- No, questa è l’ultima volta!- rispose Luda, distendendosi<br />

nuda sul letto.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 89


Il professore la prese con rabbia e le fece male, tanto da<br />

farla strillare. Uno strillo contenuto, ma che Amed sentì;<br />

poi, tutto si confuse con i rumori della notte.<br />

Erano le cinque del mattino, e l’alba portava le<br />

prime luci sul mare ancora addormentato. La donna uscì<br />

dalla sua baracca con un grosso fagotto, dove aveva<br />

sistemato tutte le sue cose. Amed l’attendeva già sulla<br />

strada, con il suo carico di accendini e mille altre cose. Si<br />

guardarono, si sorrisero e si avviarono verso Salerno, con<br />

il loro bagaglio d’amore e di speranze.<br />

Verso le dieci del mattino, due auto della polizia<br />

entrarono a sirene spiegate nel largo del ghetto Cercati: il<br />

professore giaceva ai piedi del suo Cristo, nudo, con gli<br />

occhi spalancati ed un taglio alla gola, che andava da un<br />

orecchio all’altro. Le baracche erano tutte vuote, con le<br />

porte aperte e gli scarafaggi sul pavimento.<br />

- Qui, da tempo non ab<strong>it</strong>a nessuno!- mormorò uno dei<br />

poliziotti.<br />

- Sicuramente un regolamento di conti!- disse un altro,<br />

guardando la macabra figura di Tatonno, che sembrava<br />

guardare in cielo, quel Redentore che aveva tanto offeso.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 90


Sulla l<strong>it</strong>oranea, la lunga colonna di macchine procedeva,<br />

lentamente, verso Paestum; a destra della pista ciclabile,<br />

ragazze in bichini scendevano sulla spiaggia, per<br />

raggiungere il mare.<br />

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SOGNO<br />

Ero stanco e fortemente depresso, quando l’inserviente<br />

chiuse la porta alle sue spalle.<br />

- Buona notte signore -<br />

- Buonanotte! – risposi piuttosto bruscamente, come a<br />

dire: - Sei ancora qua?- Diedi un rapido sguardo alla stanza<br />

e mi diressi verso il balcone, piuttosto ampio e quasi<br />

spropos<strong>it</strong>ato rispetto alle dimensioni dell’ambiente. Un<br />

terrazzino, pavimentato con piccole mattonelle rosse, si<br />

affacciava sull’ampia piscina dell’hotel, mentre, più<br />

lontano si godeva l’ampia distesa del magnifico mare di<br />

Porto Cervo, oltre la stradina che portava a San Pantaleo.<br />

Il Country Sporting Club dominava dall’alto il porto<br />

vecchio e guardava, a sinistra, verso un ampio tratto di<br />

costa, caratterizzata da una generosa insenatura, dal mare<br />

di un azzurro intenso.<br />

Bussarono alla porta. Mi seccai e non mi mossi.<br />

Bussarono ancora e fui costretto ad aprire.<br />

– Sono il tecnico dell’Hotel, le chiedo scusa ma dovrei<br />

controllare l’impianto di aria condizionata-<br />

- Se è proprio necessario !- risposi piuttosto alterato.<br />

- Avrebbero dovuto già provvedere, lo so, ma mi<br />

sbrigherò sub<strong>it</strong>o signore, mi scusi tanto -<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 92


R<strong>it</strong>ornai sul terrazzino e mi accesi una sigaretta, pensando<br />

rapidamente a tutti quelli che non potevano provare quel<br />

tipo di piacere.<br />

La Sardegna, quella vera, stava al di là dei giardini<br />

lussureggianti e delle gigantesche piscine. Quel paradiso<br />

artificiale nascondeva antiche e nuove miserie, ulivi<br />

contorti e terreni aridi, bruciati dal sole di luglio.<br />

Con questi pensieri mi accomodai sulla sdraio e, mentre<br />

un coro di cicale inseguiva il vento tra le rocce ed il mare,<br />

senza che me ne accorgessi, mi addormentai, sotto il<br />

benefico effetto della calda carezza del sole al tramonto.<br />

Mi svegliai di soprassalto al trillo del c<strong>it</strong>ofono, era la<br />

direzione che mi chiedeva se desiderassi la cena in camera.<br />

Guardai l’ora: avevo dorm<strong>it</strong>o parecchio!<br />

Decisi di fare una doccia, nell’attesa che mi portassero<br />

la cena e mi diressi verso il bagno, sperando che tutto<br />

fosse a posto.<br />

L’acqua mi massaggiava le spalle e la nuca, procurandomi<br />

un piacere sottile ed un leggero brivido lungo la spina<br />

dorsale; sembrava che anche i miei pensieri si stessero<br />

sciogliendo sotto il potente getto della doccia.<br />

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Il viaggio sul traghetto era stato snervante, anche se<br />

piuttosto veloce per quel tipo di imbarcazione, ma l’arrivo<br />

ad Olbia fu addir<strong>it</strong>tura allucinante, per il caos e la<br />

disorganizzazione nella gestione degli arrivi e delle<br />

partenze. Un mezzo giro della manopola e l’acqua divenne<br />

più fredda, portando via tutto il torpore del riposo<br />

pomeridiano.<br />

Mi asciugai rapidamente ed uscii sul balcone scalzo e<br />

con i capelli ancora umidi. Un accappatoio intorno ai<br />

fianchi copriva le mie nud<strong>it</strong>à. Accesi una sigaretta e<br />

guardai verso la piscina: le coppie più anziane, in galleria,<br />

ascoltavano la musica, mentre altri passeggiavano<br />

nell’ampio parco dell’hotel. Una splendida luna lasciava<br />

intravedere i contorni frastagliati delle alture, mentre in<br />

lontananza si distinguevano nettamente le luci dei lussuosi<br />

panfili che si accostavano per ormeggiare.<br />

Bussarono. Era la mia cena: ostriche, bottarga ed una<br />

buona bottiglia di vermentino . Erano circa le vent<strong>it</strong>ré<br />

quando bevvi l’ultima goccia. Dal salone mi giungevano le<br />

note di “L’emozione non ha voce” di Celentano, mentre<br />

una coppia di spagnoli stava bisticciando nella stanza<br />

accanto. Ebbi voglia di uscire.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 94


Scesi rapidamente gli scalini che contornavano la piscina e<br />

mi r<strong>it</strong>rovai nel salone quasi vuoto, ad eccezione di quei<br />

pochi che sedevano al bar per le ultime consumazioni.<br />

Attraversai la hall pressoché deserta e mi immisi sulla<br />

strada che portava al porto vecchio, costeggiando un<br />

centro commerciale ed un villaggio. Lì, a sinistra, dopo<br />

un’ampia curva, una siepe di oleandri mi separava dalla<br />

parte alta del molo. Scesi rapidamente le scale che,<br />

attraverso un parcheggio privato mi portavano alla grande<br />

piazza; la raggiunsi. Guardai distrattamente le numerose<br />

boutiques che esponevano marchi prestigiosi, fermandomi<br />

allo sportello elettronico per un piccolo prelievo.<br />

Attraversai la piazza e mi fermai, sedendomi sul muretto<br />

che guardava il mare: sotto era ancora un brulichio di<br />

persone, mentre un odore intenso di pesce fr<strong>it</strong>to saliva<br />

dai ristoranti sul molo.<br />

Una trentina di grosse imbarcazioni riposavano<br />

dolcemente sul mare tranquillo, che, al largo, diventava<br />

d’argento, mentre le bandiere carezzavano le aste per<br />

l’assenza del vento, ma l’aria era fresca e leggera. Mi alzai e<br />

mi diressi verso uno dei due bar, accomodandomi<br />

pesantemente. Venne il cameriere.<br />

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Chiesi un liquore tipico della Sardegna, una sorta di<br />

rosolio ai mirtilli, speciale se serv<strong>it</strong>o con ghiaccio.<br />

Sorseggiai lentamente e mi riconciliai con il mondo intero.<br />

Erano circa le due, quando mi misi a letto e mi<br />

addormentai di lì a poco, contemplando quel paesaggio<br />

lunare che generosamente mi mostrava il balcone<br />

completamente spalancato.<br />

Mi svegliai di soprassalto: rumori piuttosto violenti<br />

provenivano dalla stanza accanto. Guardai l’ora: erano le<br />

quattro e trenta del mattino.<br />

Ora mi giungevano distintamente suoni conc<strong>it</strong>ati e grida<br />

soffocate, come se si stesse compiendo un del<strong>it</strong>to. Ad un<br />

tratto, un tonfo, qualcosa si ruppe e una donna gridò:<br />

- Mald<strong>it</strong>o, me muero! -<br />

Mi alzai in fretta, uscii sul pianerottolo e bussai alla porta<br />

accanto. Nessuna risposta. Passi frettolosi fecero eco al<br />

mio secondo tentativo; poi, la porta si spalancò<br />

improvvisamente e ne uscì un uomo sulla trentina, dal<br />

viso sconvolto. Arretrai di un passo e lo seguii con lo<br />

sguardo, mentre scompariva rapidamente dietro l’angolo<br />

del corridoio scarsamente illuminato. Un lungo gem<strong>it</strong>o mi<br />

scosse, senza altro indugio entrai. Chiusi la porta alle mie<br />

spalle.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 96


Giaceva nuda a destra del letto, le lunghe gambe,<br />

piegate, nascondevano i piedi sotto il letto, mentre il<br />

lenzuolo, di lato, copriva una gran parte dei glutei. Un<br />

grosso livido sul fianco destro, all’altezza dell’ombelico,<br />

mostrava chiaramente l’azione devastante di un calcio. Un<br />

rivolo di sangue, all’angolo della bocca, evidenziava un<br />

marcato ematoma sulla mascella destra, che deturpava<br />

vistosamente le belle labbra carnose. Mi avvicinai,<br />

respirava a fatica. Presi un piccolo cuscino rosa dal divano<br />

e glielo misi con garbo sotto il capo. Entrai in bagno e<br />

presi due asciugamani. Li inumidii e delicatamente cercai<br />

di curarle le tumefazioni. Cominciai a parlarle con calma,<br />

con la speranza che mi comprendesse, per rassicurarla. Il<br />

respiro divenne più regolare. La coprii con il lenzuolo del<br />

letto, asciugandole le lacrime che le bagnavano il bel viso.<br />

Lentamente girò lo sguardo verso di me e mi fissò con i<br />

grandi occhi verdi: era stupenda.<br />

Mi guardò e sorrise. Fu allora che mi ricordai che ero in<br />

mutande.<br />

R<strong>it</strong>ornai dopo una diecina di minuti, avevo indossato<br />

in fretta un paio di pantaloncini ed una camicia a righe<br />

verdi. La donna andava riprendendosi rapidamente.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 97


Cercò di mettersi a sedere, ma si arrese sub<strong>it</strong>o, toccandosi<br />

con la mano il fianco destro. La presi con dolcezza e<br />

l’adagiai sul letto; tremava. R<strong>it</strong>ornai in camera, avevo delle<br />

aspirine in valigia, le presi. Aprii il frigo, presi del ghiaccio<br />

e r<strong>it</strong>ornai da lei: aveva la fronte sudata. Misi il ghiaccio in<br />

un asciugamano e lo adagiai sul fianco dolorante, le feci<br />

capire che doveva mantenere l’impacco sulla parte. Feci<br />

sciogliere l’aspirina e le feci bere tutto il contenuto del<br />

bicchiere.<br />

Finalmente, si addormentò. Chiusi la porta e rimasi a<br />

guardarla. Sicuramente l’uomo non sarebbe più r<strong>it</strong>ornato,<br />

ma la cosa non mi preoccupava affatto, ero arrabbiato:<br />

come si poteva fare del male ad una creatura così bella?<br />

Erano circa le dieci del mattino quando uscii dalla stanza;<br />

la donna dormiva tranquillamente ed i suoi lineamenti<br />

erano distesi.<br />

Mi feci rapidamente la barba, cambiai camicia e mi<br />

diressi al bar per un buon caffè. Solamente quando mi<br />

accinsi a rientrare nella sua stanza mi accorsi di essere<br />

r<strong>it</strong>ornato indietro: nella penombra, il suo viso aveva<br />

qualcosa di irreale; il corpo, nell’abbandono del sonno, era<br />

stupendo.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 98


Si mosse leggermente ed un seno venne fuori con la grazia<br />

di un fiore, profumato di una sensual<strong>it</strong>à quasi primordiale.<br />

Rinchiusi la porta e mi diressi nella mia stanza: il respiro<br />

era rapido come i batt<strong>it</strong>i del mio cuore. Presi il c<strong>it</strong>ofono ed<br />

ordinai il pranzo per due, raccomandando di preparare il<br />

tavolo sulla mia terrazza.<br />

R<strong>it</strong>ornai da lei ed attesi pazientemente che si svegliasse.<br />

Aprì gli occhi come se avesse avvert<strong>it</strong>o la mia presenza; mi<br />

guardò come se allora mi vedesse per la prima volta e mi<br />

sorrise. Due grosse lacrime rigarono il suo volto, capii la<br />

sua infelic<strong>it</strong>à. - Mi lasci un po’ da sola, por favor - mi<br />

dileguai con rispettosa sollec<strong>it</strong>udine.<br />

Nella mia stanza tutto era in ordine: avevano rifatto il<br />

letto ed avevano preparato per due, sul terrazzino del mio<br />

balcone. Avevo bisogno di una buona doccia. Il getto mi<br />

prese in pieno viso e, per un momento mi mancò l’aria;<br />

spinsi la testa all’indietro e l’acqua mi rinfrescò il petto. Mi<br />

girai lentamente e la scorsi: era lì che mi guardava col<br />

sorriso più bello del mondo. Si tolse la vestaglia e quasi<br />

venni meno, tanto era bella: le lunghe gambe sostenevano<br />

un corpo perfetto, lunghi capelli neri corvini<br />

evidenziavano le spalle ben disegnate ed i glutei alti e sodi.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 99


Il seno armonioso, appena coperto da due grosse ciocche<br />

nere, era la proiezione sensibile della dolcezza; mentre la<br />

bocca, senza parlare, parlava d’amore. Tesi la mano verso<br />

di lei, si buttò tra le mie braccia, tutta tremante.<br />

v<strong>it</strong>a!<br />

Dimenticai il mondo e ringraziai Dio per avermi dato la<br />

Ad un tratto, dopo di aver sofferto lungamente, ci sembrò<br />

morire. Felici ed appagati, rimanemmo abbracciati sotto<br />

l’acqua per molto tempo ancora, poi, la presi tra le braccia<br />

e la portai sul letto ed iniziai ad asciugarla con tenerezza,<br />

come si avessi avuto paura di portarle via il suo profumo<br />

di donna. Era lì, reale, viva e non mi sembrava vero.<br />

Lentamente percorsi tutto il suo corpo, ma, quando<br />

raggiunsi il suo ventre rugiadoso, allora desiderai ancora<br />

morire con lei e fummo una cosa sola.<br />

Il sole era appena tramontato quando iniziammo a<br />

pranzare; un venticello fresco ci portava il profumo del<br />

mare ed i suoi capelli neri giocavano con gli occhi, le belle<br />

labbra carnose ed i seni dai capezzoli turgidi. Una leggera<br />

fossetta, all’angolo sinistro della bocca, le impreziosiva il<br />

sorriso, aumentando il fascino della voce leggermente<br />

graffiante e sensuale.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 100


Brindammo all’amore e divenne improvvisamente seria,<br />

non aveva compreso che sarei stato suo per tutta la v<strong>it</strong>a.<br />

Mi fissò intensamente, carezzandomi col piede l’interno<br />

delle cosce, poi, con dolcezza infin<strong>it</strong>a:<br />

- Sto impazzendo d’amore - mi sussurrò, accendendo il<br />

verde dei suoi occhi splendidi.<br />

Ci addormentammo esausti verso le due del mattino,<br />

mentre la luna disegnava un lungo triangolo a strisce,<br />

proiettando nella stanza le canne antisole del terrazzo. In<br />

lontananza, il canto di un pescatore dava colore ai nostri<br />

sogni; allora, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal<br />

morbido abbraccio del suo seno.<br />

La vecchia sveglia suonò impietosa e sobbalzai. Un<br />

rantolo prese il posto di una imprecazione. Cercai di farla<br />

smettere, non vi riuscii: cadde dal comodino e sentii il<br />

vetro andare in mille pezzi, con le immagini del mio<br />

bellissimo sogno. Tossii violentemente, ma non riuscii a<br />

liberare i bronchi otturati. Il panico mi spinse ad alzarmi:<br />

ansimavo. Afferrai il bracciolo della sedia a rotelle, per<br />

avvicinarla al letto, ma mi scappò. Mi sporsi, in uno sforzo<br />

supremo, e caddi miseramente sul pavimento.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 101


Il pappagallo si rovesciò ed un mare di urina mi inumidì la<br />

spalla ed i fianchi: desiderai morire: non vi era qual<strong>it</strong>à nella<br />

mia squallida sol<strong>it</strong>udine di handicappato.<br />

Una mano mi strinse la gola ed i polmoni malati<br />

smisero di funzionare; invocai Dio e chiamai mia madre, il<br />

suo fantasma si chinò su di me e con lei scomparvi nella<br />

luce.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 102


UN PRANZO DI ADDIO<br />

- L’anno prossimo, sarà dura senza di voi… -<br />

- Su, non esagerate, l’anno prossimo direte al nuovo<br />

insegnante che è il migliore!-<br />

- D<strong>it</strong>e sempre così, quando cambiate docente, lo so per<br />

esperienza!-<br />

- Noi non siamo come gli altri… noi, siamo persone<br />

serie!- aggiunse Calabrese, con un sorriso malizioso, come<br />

a dire:- Poi vedrai se ho ragione!-<br />

In quel momento, suonò la campanella, i ragazzi<br />

scomparvero velocemente e mi r<strong>it</strong>rovai con Michele,<br />

Calabrese e Luigi, che mi porgeva la giacca. Presi i miei<br />

registri, inforcai gli occhiali da sole e mi diressi, con i miei<br />

paladini, verso le scale. La signora Rosa. Cordiale come<br />

sempre, mi salutò:<br />

- Arrivederci, professore!-<br />

Nell’atrio, il Preside si intratteneva con il collega<br />

Pentangelo e Gerardo il bidello, mentre il professor<br />

Ruotolo distribuiva l’ultimo numero del giornale<br />

d’Ist<strong>it</strong>uto. Guadagnai, in fretta, l’usc<strong>it</strong>a e mi diressi al<br />

cancello del giardino. La macchina era parcheggiata lì<br />

vicino, sotto il sole di quel fine maggio ed era un forno.<br />

- Alla faccia…! – esclamò Luigi, aprendo la portiera dalla<br />

parte destra.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 103


- Non preoccupatevi, ora metto l’aria condizionata! – li<br />

rassicurai-<br />

La collega di matematica, che scendeva a piedi, si fermò<br />

per chiederci dove andassimo e mi resi sub<strong>it</strong>o conto che i<br />

miei ragazzi non avevano divulgato la notizia del pranzo,<br />

nessuno sapeva nulla.<br />

- Festeggiamo il nostro prof che va in pensione!- rispose<br />

Pasquale, col suo vocione. Vi era in quel tono qualcosa di<br />

fiero e struggente, come a dire:<br />

- È una cosa nostra e non c’entra nessun altro!-<br />

La collega mi guardò in modo significativo ed esclamò:<br />

- Questi nostri alunni sono meravigliosi !-<br />

Ci avviammo solo quando l’aria divenne respirabile e,<br />

superando il vociare allegro dei ragazzi, chiesi:<br />

- Dove siamo diretti?-<br />

- Al cim<strong>it</strong>ero di Pagani- rispose Michele.<br />

- Veramente, vorrei vivere ancora un po’- dissi, con ironia.<br />

Luigi rise rumorosamente e<br />

Calabrese cercò di spiegarmi che il ristorante, dove<br />

avevano prenotato, era presso sulla strada che portava al<br />

cim<strong>it</strong>ero e mi fornì le indicazioni necessarie per arrivarci.<br />

Qualche minuto dopo, stavamo già parcheggiando. Fui<br />

l’ultimo a scendere e, mentre mi chiedevo dove fossero<br />

tutti, un coro di voci mi investì dal locale adiacente:<br />

- Eccoli! -<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 104


- Sono arrivati!-<br />

- Siamo qua!-<br />

Erano già tutti a tavola, impazienti di cimentarsi con le<br />

pietanze che avevano ordinato.<br />

- Cosa mangiamo?- chiesi umilmente al più vicino.<br />

- È un segreto, tra poco vedrete!- risposero in coro.<br />

Intanto giunsero i camerieri con l’antipasto e, per qualche<br />

tempo, nessuno parlò più.<br />

Li osservavo mangiare quei ventidue ragazzoni indiavolati,<br />

che divoravano e ridevano, disinib<strong>it</strong>i, aperti, liberi, non<br />

ancora condizionati dal mondo degli adulti. Carmela<br />

lanciava, di nascosto, rapide occhiate a Loris, Silvana<br />

contemplava il cellulare, con l’ultimo messaggio di<br />

Tarquinio e Lorenzo, nipote di don Flaviano, si consolava<br />

col quarto bicchiere di cocacola.<br />

Vidi una bottiglia di birra al centro dei tavoli e la<br />

sequestrai, ordinando al cameriere di non portare alcolici.<br />

Non protestarono. Ero proprio felice, quando decisi di<br />

dare fondo alla peroni, con le due fette di prosciutto e due<br />

sparuti bocconcini.<br />

Furono le pennette col sugo il primo assaggio che mi<br />

misero davanti, segu<strong>it</strong>e dagli sciarratielli alla sorrentina,<br />

una vera ghiottoneria, che fece da antipasto ad un gustoso<br />

assaggio di ravioli.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 105


Ovviamente, fui costretto, mio malgrado, a rifiutare una<br />

profumata porzione di gnocchi alla sorrentina, che furono<br />

sub<strong>it</strong>o recuperati da Pasquale, seduto alla mia destra.<br />

Per dare un po’ di tregua alle mascelle, ed allo stomaco<br />

messo a dura prova, mi alzai per fare delle fotografie. Mi<br />

portai all’altra parte del tavolo, dove era seduta Silvana,<br />

intenta ad inzuppare il pane nella salsa abbondante della<br />

pasta. Incominciai a scattare.<br />

Stavamo bene insieme, sembrava quasi fossero tutti figli<br />

miei: intuivo i loro pensieri e le loro ansie, le speranze di<br />

ognuno ed i loro sogni. Un signore del tavolo vicino, a<br />

voce alta, mi fece i complimenti per la compostezza ed il<br />

garbo dei miei alunni, mi sentii orgoglioso come un padre<br />

e fiero di essere il loro insegnante di lettere.<br />

R<strong>it</strong>ornai al mio posto e mi ridevano pure le orecchie per la<br />

gioia, quando, improvvisamente, mi accorsi che<br />

m’avevano fregato l’ultimo sorso di birra.<br />

- Chi è stato! – tuonai, fingendomi adirato. Divennero<br />

tutti seri e cercarono di guardare altrove, facendo i<br />

disinvolti.<br />

- Chi è stato!- insistei, cercando a fatica di mantenermi<br />

serio. A questo punto, scoppiarono tutti a ridere,<br />

mettendomi davanti la bottiglia vuota.<br />

- Voi ci avete sequestrato la bottiglia, disse Pasquale, e noi<br />

vi abbiamo fregato l’ultimo sorso…-<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 106


- Siete dei mascalzoni, dissi scherzando, per punizione<br />

offrirò il dolce a tutti!- Applaudirono.<br />

Chiamai il cameriere e chiesi a che punto fossimo del<br />

pranzo, mi rispose che stavano preparando la grigliata ed<br />

avrebbero chiuso con una macedonia al gelato. Diedi<br />

l’ordine per il dolce e pregai Dio di non farmi morire di<br />

indigestione. Passai a Rinaldo una parte del mio arrosto e,<br />

finalmente, chiudemmo con la macedonia.<br />

Alle diciassette circa, arrivò il carrello con il dolce, ma non<br />

vedevo più Silvana, la Giulietta del gruppo, l’innamorata<br />

pazza di Tarquinio, un giovanottone abbondante e<br />

cicciotello di prima E. La scorsi nell’atrio, col suo Romeo<br />

e la chiamai con energia. Si avvicinò, come una pecorella<br />

che va al macello e mi chiese, con le lacrime agli occhi, se<br />

potevo accettare il suo Tarquinio tra noi. Acconsentii,<br />

bloccando sul nascere le proteste di qualche compagno.<br />

Del resto, la madre della ragazza ne era al corrente e poi<br />

eravamo in tanti a vigilare su di loro. Si misero in un<br />

angolino abbracciati, fregandosene dei motteggi e delle<br />

risatine ironiche dei compagni. Mi rattristai. Presto, mi<br />

sarei allontanato per sempre da quei micro-universi, fatti<br />

di rossori e prime esperienze,di ingenu<strong>it</strong>à e di giovinezza.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 107


Sarei stato un professore di ricordi, di libri letti per diletto,<br />

di valori che non avrei insegnato più a nessuno e fu in<br />

quel preciso istante, che compresi che la mia storia era<br />

fin<strong>it</strong>a. Per non piangere, gridai:<br />

- Silvana, cerca di darti un contegno! -<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 108


M E T A M O R P H O S I S<br />

-Mara ! – chiamò, con voce imperiosa, mio padre, un<br />

novantenne stanco e con tanta paura della morte. Percorsi,<br />

rapidamente, il lungo corridoio e lo raggiunsi in camera da<br />

pranzo, dove imperava, nella sua poltrona, filosofeggiando<br />

sulle trasformazioni sociali, che avevano mutato il mondo<br />

nella “monda”, dominato da donne virago ed uomini<br />

evirati.<br />

- Mettimi qualcosa in bocca ! – era il suo modo di chiedere<br />

il dolce. Andai in cucina e recuperai un frolletto alla<br />

crema del giorno prima, aveva divorato tutto il vecchio<br />

patriarca golosone. Mangiando e masticando con i quattro<br />

denti che gli erano rimasti, si addormentò nella poltrona,<br />

sognando Gerardina, la sculettante cameriera che lo<br />

accudiva da due anni..<br />

Mancavano cinque giorni al Natale e non vi era la<br />

possibil<strong>it</strong>à di festeggiarlo degnamente, nell’allegria e<br />

nell’abbondanza. Il povero Matteo mi aveva lasciata<br />

troppo presto a combattere da sola per i miei figli e quella<br />

pellaccia dura che aveva ancora tanta voglia di vivere.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 109


Mia madre riviveva, tra i gerani, il suo sogno d’amore, tra<br />

le braccia di Gaspare, un brillante ufficialetto di marina,<br />

che la guerra aveva fagoc<strong>it</strong>ato, con tante altre cose..<br />

Mio figlio passava il tempo disegnando donne<br />

nude, dai seni generosi e dai glutei tondeggianti, mentre<br />

mia figlia Paola si divertiva ad inventare storie particolari<br />

sul suo personaggio prefer<strong>it</strong>o: Mozza di Biancofiore.<br />

Mi rinchiusi in camera e piansi a lungo, sulla mia<br />

immatura vedovanza, su quello che avevo<br />

irrimediabilmente perduto, sui miei anni andati con gli<br />

entusiasmi della giovinezza Mi vennero in mente le lunghe<br />

notti d’amore e la mascolin<strong>it</strong>à prorompente del mio uomo,<br />

le sue mani agili e tenere, sul corpo nudo, che si apriva e<br />

si offriva alle carezze più ard<strong>it</strong>e ed intriganti.<br />

Mi mossi d’impulso, aprii lentamente il cassetto e<br />

tirai fuori una scatolina rossa, riposta con cura un anno<br />

prima. Sciolsi il fiocchetto dorato e la aprìi religiosamente.<br />

Un nodo alla gola mi impedì, per un lungo istante, di<br />

respirare. Era lì, lucida e luminosa, che mi fissava<br />

silenziosa: la sua dentiera.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 110


La baciai due, tre, cento volte, rabbrividendo al contatto<br />

con quella che non era più una protesi, ma un simbolo<br />

d’amore, tutto ciò che restava del mio uomo. Mi sdraiai<br />

sul letto e la misi accanto a me. Avevo voglia di chiudere<br />

con la v<strong>it</strong>a ed il mondo.<br />

Pregai a lungo, per i miei figli, per mio padre e<br />

mia madre, per me, che volevo essere libera da quella<br />

angoscia, che mi prendeva alla bocca dello stomaco e<br />

premeva come un grosso macigno .<br />

Toccai il cuscino di Matteo e mi appisolai<br />

sognando di lui, di mio padre, delle figure agili e snelle che<br />

disegnava mio figlio, delle piantine di mia madre, che, in<br />

sogno,divennero carnivore e la divorarono, lasciando sul<br />

balcone la mano destra che si muoveva, mostrando un<br />

grosso anello di oro rosso. Mi sentii più piccola e<br />

desiderai per sempre quella stupenda sensazione di<br />

leggerezza e di seren<strong>it</strong>à.<br />

Mi svegliai e vidi, con sorpresa, che la dentiera<br />

aveva le mie stesse dimensioni e non ci volle molto per<br />

comprendere, che mi ero trasformata in una splendida<br />

protesi, leggermente più piccola di quella di Matteo, ma<br />

perfettamente in sintonia.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 111


In quell’istante, entrò mamma, che non era stata affatto<br />

divorata dalle piante carnivore, e vedendo le due dentiere,<br />

le prese adagio e le sistemò nel cassetto del comodino, una<br />

accanto all’altra, mormorando:<br />

- che schifo! -<br />

Il cassetto fu rinchiuso ed io rimasi lì, al buio, accanto alla<br />

protesi del mio cuore, e non mi sentìi più sola.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 112


SCRIVERE PER NON MORIRE<br />

Il pendolo, nel salone, batteva l’ultimo rintocco<br />

della mezzanotte, quando mi alzai dal letto con la fronte<br />

imperlata di sudore ed una sete tremenda. Mi mossi adagio<br />

per il lungo corridoio e raggiunsi la cucina. Barcollai,<br />

sfiorai il muro e la l<strong>it</strong>ografia di Puccini oscillò lievemente.<br />

Presi la bottiglia dal frigo e bevvi avidamente acqua<br />

gassata. Le bollicine mi solleticarono la gola e ruttai<br />

rumorosamente.<br />

Un ronzio insopportabile sembrava nascere dal<br />

centro del cervello ed i suoni mi giungevano ovattati, per i<br />

densi muchi catarrali, che mi affiggevano da tempo.<br />

Respiravo a fatica, con lo stomaco gonfio, che nemmeno<br />

l’acqua riusciva più a digerire, mentre un prur<strong>it</strong>o tremendo<br />

mi costringeva a grattare violentemente la testa, piena di<br />

croste rosse e squamose. Lentamente, mi portai nello<br />

studio, dove mi accomodai davanti al computer già<br />

acceso. La sedia scricchiolò, quando il fondo schiena<br />

occupò il verde cuscino di morbida lana e gli occhi, per un<br />

brevissimo istante mi si chiusero, prima di divenire lucidi e<br />

vivi, come quelli di un bambino irrequieto, che si<br />

apprestava ad iniziare un nuovo gioco.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 113


Le d<strong>it</strong>a rapidamente si mossero sulla tastiera e<br />

trasformarono ciò che restava di un uomo, in qualcosa di<br />

strabiliante, un formidabile interprete dei suoi sogni,<br />

capace di vivere tutte le fantasie che riusciva a scrivere e<br />

memorizzare sul word di quel magico personal computer.<br />

Mi fermai un istante, tossii penosamente liberandomi la<br />

gola, poi, ripresi celermente il viaggio, senza consentire<br />

altri indugi.<br />

La spiaggia era splendida, baciata dal sole del primo<br />

mattino e lei era lì, come una calda venere di bronzo,<br />

incredibilmente vera, col suo sorriso morbido ed<br />

accattivante, col corpo mozzafiato ed intrigante. Era lì,<br />

bella e disponibile, che mi tendeva le braccia. Il mio sogno<br />

si stava concretizzando.<br />

Respirai a pieni polmoni e mi sentii forte, giovane e<br />

fortunato, mentre il suo seno s’avvicinava danzando, sul<br />

corpo scolp<strong>it</strong>o. Ecco, le sue braccia mi cingevano il collo,<br />

mentre le labbra morbide e salate carezzavano le mie, in<br />

un bacio lungo, tenero ed appassionato, che continuò sulla<br />

sabbia, in una girandola interminabile d’amore.<br />

Un dolore lancinante al petto mi costrinse ad uscire<br />

dal sogno e rividi le mani rugose sulla tastiera. Tossii<br />

violentemente e respiravo a fatica.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 114


Presi la bottiglia che avevo sistemato tra il tavolo ed il fax<br />

e bevvi abbondantemente, bagnandomi la maglietta di<br />

lana. Mi sentivo meglio. Ripresi a scrivere e, nel medesimo<br />

istante, decisi che non sarei più tornato indietro. Le d<strong>it</strong>a<br />

volavano sui tasti di plastica grigia e lentamente rientrai<br />

nel mio sogno. Lei era lì ad attendermi e sorridendo mi<br />

prese la mano:<br />

- Sono io il tuo sogno Dim<strong>it</strong>riu Nicolaos - mi disse con<br />

dolcezza.<br />

Le d<strong>it</strong>a continuarono a battere con regolar<strong>it</strong>à,<br />

mentre il corpo, lentamente si stava smaterializzando, per<br />

materializzarsi in un’altra dimensione.<br />

Intanto, la spiaggia, al tramonto, si colorava di<br />

rosso; il mio corpo abbronzato profumava di mare e la<br />

donna, al mio fianco, mi stringeva il braccio, come per<br />

impedirmi di scappare via. Mi giunsero echi di voci<br />

lontane, con il r<strong>it</strong>mo incessante dei tasti, ma non vi prestai<br />

molta attenzione. Un colpo di tosse cercò di prendermi,<br />

ma lei, il mio sogno, strinse il braccio più forte e rimasi<br />

sulla spiaggia, che le prime ombre della sera rendevano<br />

suggestiva e misteriosa .<br />

Rimanevano solo le mani sulla tastiera, pensai di<br />

avere la s<strong>it</strong>uazione in pugno.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 115


La luna era alta nel cielo e l’acqua una tavola luccicante,<br />

quando ci immergemmo ed iniziammo a baciarci con<br />

passione. Il seno era sodo ed alto, come se volesse baciare<br />

la luna e mi solleticava con i capezzoli, che giocavano con<br />

i peli del torace. Mi succhiò dolcemente il lobo,<br />

mordendomelo, alla fine, senza farmi male.<br />

Era solo la mia volontà che continuava a scrivere<br />

sul Word processor . I tasti si muovevano da soli, avevo<br />

sconf<strong>it</strong>to la mia sorte. Intanto, non mi giungeva più alcuna<br />

voce, ero salvo ed il mio sogno era stato scr<strong>it</strong>to per intero.<br />

La presi tra le braccia e la distesi sulla sabbia ancora calda.<br />

Entrai in lei dolcemente, mentre si aprirono le porte del<br />

paradiso e vidi l’empireo, mentre una musica angelica mi<br />

sconvolse l’animo. Piansi di piacere, mentre la gioia si aprì,<br />

inondandomi della sua essenza più sublime.<br />

Mi giunse un vocio indistinto. Qualcuno gridò che<br />

ero scomparso. Sorrisi tra me e me, per essere usc<strong>it</strong>o di<br />

scena in quel modo. Mi cercarono a lungo, guardando giù<br />

nella strada, nel caso fossi volato dal decimo piano, ma, in<br />

quelle ore di primo mattino, la c<strong>it</strong>tà si svegliava lentamente<br />

e tutto era tranquillo ed uguale a mille altri giorni passati.<br />

Passarono alle mie carte, nel disperato tentativo di una<br />

traccia scr<strong>it</strong>ta, che dipanasse l’arcano.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 116


Verso le nove e trenta, Elsa, una stupida cameriera<br />

filippina, notò il computer acceso e lo spense. Fu come se<br />

non fossi mai nato, il nulla mi inghiottì per sempre. Non<br />

lo avevo salvato, il mio sogno.<br />

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MARIA<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 118


MARIA<br />

La luce tagliava la penombra attraverso le<br />

fessure del pagliaio sconnesso disegnando sul terreno<br />

nero lunghe strisce chiare tra le balle di paglia secca. Il<br />

corpo di Maria giaceva abbandonato sul materasso<br />

ruvido di spoglie. Le palpebre chiuse nascondevano agli<br />

occhi il petto ancora ansante per il recente amplesso. Le<br />

gambe aperte, sotto un sesso che si offriva ancora,<br />

fremevano di un’ansia senza fine mentre Angelo,<br />

seduto sui bordo del letto improvvisato, disegnava sulla<br />

terra segni incomprensibili con un piccolo ramo<br />

disseccato.<br />

Nel silenzio di quel pomeriggio ricco di sole, rotto<br />

di tanto in tanto dall'abbaiare di un cane, che inseguiva un<br />

gatto, tra un filare e l’altro di pomodori, i due<br />

giovani sposi rimandavano penosamente un discorso<br />

che andava assolutamente fatto.<br />

L’ambiente interno del pagliaio era fresco<br />

nonostante il sole avesse infuocato le pareti di lamiera,<br />

il tetto di canne provvedeva al ricambio dell'aria. Maria si<br />

mise a sedere, il grosso seno si adagiò in avanti,<br />

mostrando i capezzoli scuri, mentre i capelli le<br />

coprivano le spalla robuste. Era piena di forza e di<br />

salute, come quasi tutte le nostre donne del Sud.<br />

- Hai già deciso il giorno della partenza? - chiese con una<br />

nota di malinconia.<br />

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- Si, giovedì - rispose Angelo, girandosi lentamente<br />

verso di lei.<br />

La donna si distese nuovamente e non disse più una<br />

parola. L’uomo le passò un braccia sotto la nuca e<br />

cominciò a carezzarle il ventre, indugiando a lungo là dove<br />

la peluria incominciava ad essere più f<strong>it</strong>ta.<br />

Maria sembrava di marmo, tutto il desiderio<br />

di prima si era spento con le lacrime dei suoi grandi<br />

occhi. Angelo si alzò, infilò i pantaloni e uscì dal pagliaio,<br />

gli occhi gli si chiusero istintivamente sotto i raggi di<br />

quei caldo sole di agosto. Si diresse al pozzo e tirò un<br />

secchio d’acqua fresca. Bevve a lungo, con la faccia<br />

nell’acqua cristallina. Quando si girò, la moglie gli<br />

porgeva un asciugamani logoro, ma bianchissimo. Il<br />

cotone aderì alla pelle del viso e l’uomo avvertì il<br />

fresco profumo di bucato. La donna si allontanò in fretta<br />

per ripararsi, sub<strong>it</strong>o dopo, sotto il pergolato.<br />

Il mar<strong>it</strong>o la raggiunse e si accomodò á sua volta sotto il<br />

f<strong>it</strong>to fogliame.<br />

Una lucertola cadde da uno dei tralicci di sostegno e<br />

scappò via.<br />

- Quando saremo in tre, mezzo moggio di terra non<br />

basterà più - diceva l’uomo, a voce bassa, fissando il<br />

tavolo di legno bruciato dal sole.<br />

- Lo so, ma è triste averti lontano per due lunghi anni ! -<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 120


- Maria gli carezzò le grosse mani scure e continuò a<br />

parlare, guardando verso i pomodori che avevano<br />

bisogno d'acqua: - Compreremo altra terra!<br />

- Almeno un anticipo ci vuole e noi abbiamo nemmeno gli<br />

occhi per piangere -aggiunse Angelo Maria sospirò.<br />

- Diamo l’acqua alle piante altrimenti seccano tutte -.<br />

Prese la zappa mentre l’uomo avviava la pompa. Il<br />

motore si mise sub<strong>it</strong>o in moto e l’acqua corse veloce<br />

verso la terra avida.<br />

Al tramonto, smisero di lavorare e si<br />

prepararono per far r<strong>it</strong>orno al paese. In breve<br />

percorsero la carrara (1) che li separava dalla<br />

nazionale ed imboccarono la strada principale.<br />

Attraversarono via Murelle e girarono nel vicolo S.<br />

Giuseppe. Il "tre ruote avanzava lento, mentre, sui<br />

cassone, due cassette colme di insalata<br />

rumoreggiavano sui metallo lucido.<br />

S. Valentino Torio, un paese con poche<br />

migliaia di ab<strong>it</strong>anti e tanta buona terra da coltivare;<br />

terra nera, generosa e ricca d'acqua. Angelo vi era nato<br />

venticinque anni prima, vi aveva trascorso felice tutta<br />

l’infanzia e se ne era allontanato solo per fare il soldato.<br />

Un anno prima aveva sposato Maria perché con lei<br />

aveva fatto all’amore per la prima volta, durante la<br />

festa dell'Addolorata. L’aveva presa dietro casa sua,<br />

sotto le stelle, mentre esplodevano i fuochi di<br />

mezzanotte, che segnavano la fine della festa.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 121


Era un fiore la sua Maria e solo a guardarla si sentiva<br />

rimescolare il sangue. Aveva fatto le cose in fretta,<br />

per non correre il pericolo di perderla. Si erano sposati<br />

nella vecchia chiesa del paese e c’erano tutti, pure il<br />

sindaco con la moglie, Mastro Ciccio, l’amico<br />

Gaetano, i Massari, i Carresi e Peppe Cirillo. Padre Marco<br />

aveva fatto suonare l'Ave Maria e tutti si erano commossi.<br />

Ripercorse a piedi tutto il vicolo S.<br />

Giuseppe, salutando distrattamente i conoscenti che<br />

incontrava. Giunse in piazza e si diresse verso il bar<br />

Rosa per prendere un caffè con gli amici. Entrò. Su di<br />

un tavolino, a lato della finestra, un grosso portacenere<br />

fumava per l’ultima cicca, mentre altre si stavano<br />

consumando sul tavolo bruciacchiato. L’amico Alberto e<br />

Mastro Ciccio giocavano a "scopa". Si accomodò a sua<br />

volta, sbirciando le carte del muratore.<br />

- Dovevate mettere a terra la donna, ed avreste preso il<br />

sette oro!- suggeriva con calore .<br />

-Non avrebbe più giocato l’asso!- rispose Mastro<br />

Ciccio, laconicamente. Una mano sulla spalla richiamò<br />

la sua attenzione, si girò lentamente e scorse il compare<br />

che lo inv<strong>it</strong>ava ad alzarsi. Uscirono in piazza.<br />

- Allora, parti davvero giovedì? – gli chiedeva Miliùccio<br />

(2) con tono affettuoso.<br />

- Si, compare» la terra ve la devo pur pagare e poi…<br />

mio figlio quando nascerà dovrà vivere bene –<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 122


- Quanto conti di rimanere in Germania? –<br />

- Due anni, ma verrò a casa per il Natale –<br />

Era ormai buio, quando si diresse verso casa. Udiva, di<br />

tanto in tanto un rumore di piatti e di posate. Un carretto,<br />

uno dei pochi rimasti ancora in circolazione, avanzava<br />

lentamente in senso opposto e si ricordò, per un<br />

momento, di suo padre, del carretto che avevano e che<br />

caricavano ogni settimana, per andare a vedere le<br />

sementi nel Cilento.<br />

Il padre, cumpa Nunzio, partiva alla due del mattino,<br />

col suo carico di fagioli, di lenticchie, di ceci e di lupini, e<br />

r<strong>it</strong>ornava, una settimana più tardi, dopo un lungo giro per<br />

Ogliastro, Vallo ed Omignano. Quanto aveva lavorato, il<br />

povero vecchio: si contentava di zuppa di soffr<strong>it</strong>to per<br />

portare a casa tutto il ricavato. Ora toccava a lui fare<br />

sacrifici per la sua Maria e per quel figlio che avrebbero<br />

fatto con amore e che si sarebbe chiamato Nunzio, per<br />

onorare la memoria del padre.<br />

Un ragazzino in bicicletta lo urtò<br />

distogliendolo dai suoi pensieri, poi stava per entrare in<br />

casa e Maria avrebbe dovuto vederlo sereno, altrimenti<br />

si sarebbe preoccupata. Chiuse la porta dietro di sé ed il<br />

profumo della pasta e fagioli lo mise di buon umore, ne<br />

avrebbe mangiato due piatti, sicuramente. Maria andò á<br />

letto prima di lui e si accomodò sotto le lenzuola che<br />

aveva appena cambiato. Angelo la raggiunse dopo di<br />

aver bevuto un secondo bicchiere di vino.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 123


La moglie avevo messo troppo peperoncino a bollire<br />

con i fagioli ed aveva la bocca secca. Si spogliò<br />

adagio, si coprì con il lenzuolo e spense la luce. Come<br />

avrebbe fatto a partire e restare lontano due lunghi anni?<br />

La mano fresca di Maria lo distolse da quei pensieri.<br />

Fecero all’amore baciandosi con l’ardore della prima volta<br />

ed assaporarono un piacere senza fine. Maria tenne a<br />

lungo la testa del suo uomo sul seno caldo d’amore,<br />

carezzandogli il petto villoso e le spalle bruciate dal sole.<br />

Si addormentarono così, sognando la fine della loro<br />

miseria.<br />

Venne il giorno della partenza, il<br />

compare caricò la valigia sulla vecchia Fulvia e li<br />

accompagnò a Napoli. La stazione era grem<strong>it</strong>a, una<br />

trentina di persone sostavano presso i vari binari ed<br />

ognuno, dal modo di vestire, tradiva la sua origine e la<br />

sua occupazione. I “Signori” attendevano nella sala di<br />

prima classe l’arrivo del treno, la povera gente, quella con<br />

i calli alle mani, attendeva seduta sulle grosse valigie, che<br />

contenevano il pane duro, il formaggio ed un buon<br />

fiasco di vino. Era una esplosione di dialetti, mentre, negli<br />

occhi irrequieti, la paura dell'ignoto disegnava ombre di<br />

sgomento.<br />

Era incredibile come, anche a distanza di anni,<br />

l’uomo del sud partiva con il medesimo spir<strong>it</strong>o degli<br />

emigranti di inizio secolo.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 124


Angelo sorrideva e piangeva insieme, Maria non<br />

pronunciava una parola, né partecipava alle battute di<br />

spir<strong>it</strong>o del compare. Il treno arrivò al sesto binario,<br />

l’uomo si allontanò un attimo e si diresse verso il posto<br />

di ristoro; comprò due "sfogliatelle” e le porse alla<br />

moglie.<br />

porterò ancora!<br />

Tieni, ti piacciono tanto... A Natale te ne<br />

Maria prese il piccolo fagotto con le mani tremanti,<br />

mentre, dall’altoparlante una voce annunziava l’imminente<br />

partenza del treno. L’uomo salutò il compare e si girò<br />

verso la moglie. L'abbracciò e la baciò come se fosse<br />

l’ultima volta. Entrambi avevano gli occhi umidi di pianto.<br />

- Pensa ai pomodori –<br />

- Còre mie, rimàne ccà| -<br />

- Ti manderò i soldi per il compare! –<br />

- Me sènte sola, nu’ me lassà! –<br />

- Ci vedremo a Natale –<br />

- ‘N’àccattamme cchiù ‘a terra, rimàne cu mé! –<br />

Scappò via, mentre la donna gli correva dietro.<br />

- Verrò per Natale!- gridava Angelo<br />

- Na’ pensa’ ‘a terra!-<br />

- A Natale!…-<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 125


Il treno, lentamente, s’allontanò. Sui binari, rimase<br />

soltanto la disperazione di Maria.<br />

___________________<br />

(1) Carrara = carraia, ossia viottolo piuttosto ampio, attraversato<br />

prevalentemente da carretti e quindi segnato dalle ruote dei carri.<br />

(2) Miliuccio = Vezzeggiativo di Emilio.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 126


IMPATTO MORTALE<br />

Avevo salutato tutti, quando fui raggiunta da Rosaria:<br />

- Anche se le cose sono cambiate fra di noi, non puoi<br />

farmi stare in pensiero con quel catorcio di macchina che<br />

ti r<strong>it</strong>rovi, tieni le chiavi della mia auto, è vecchiotta, ma va<br />

che è un piacere!-<br />

Essendomi già rifiutata di dormire a casa sua, acconsentii<br />

e le sorrisi conciliante. Ero molto stanca e non avevo<br />

alcuna voglia di discutere alle due di notte. La serata, come<br />

avevo previsto, era stata un disastro, ma dovevo andare<br />

per Lui, per tutto quello che aveva rappresentato per me,<br />

fino a quel momento.<br />

L’aria fresca del mattino era piacevole, ma nulla<br />

poteva contro quel cerchio alla testa che mi intontiva.<br />

Quella festa di compleanno si era protratta oltre ogni<br />

previsione e mi sentivo stranamente triste, come se quel<br />

mondo, che aveva lentamente sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o quello delle mie<br />

radici, non mi appartenesse più. Pensai per un attimo ai<br />

miei gen<strong>it</strong>ori, ai miei fratelli, al mio lavoro, così intenso e<br />

ricco di relazioni, di amicizie, di affetti sinceri e non mi<br />

dispiacque, minimamente, allontanarmi da quel falso<br />

diverticolo, che mi aveva fagoc<strong>it</strong>ato.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 127


La portiera della vecchia Renault si aprì senza alcuna<br />

difficoltà e mi accomodai pesantemente alla guida, dopo<br />

di aver lanciato sul sedile destro la borsa ed un<br />

pacchettino che mi aveva dato Alfonso. Avrei voluto già<br />

essere a letto. Partii di gran carriera ed al mercato<br />

ortofrutticolo di Pagani, girai a destra per S.Valentino. A<br />

quell’ora la strada non era affatto trafficata, a parte<br />

qualche camion, diretto al depos<strong>it</strong>o per la sosta notturna.<br />

Mi sentivo lo stomaco in disordine, avevo fumato troppo.<br />

Quel giorno avevo lavorato fino a tardi e gli occhi mi si<br />

chiudevano per la stanchezza. Come Dio volle, raggiunsi<br />

via Zeccagnuolo, ancora poche centinaia di metri ed avrei<br />

raggiunto casa. Camminavo al centro della larga strada<br />

asfaltata e vedevo già le luci del mio paese, quando<br />

incrociai una grossa moto che sembrò venirmi addosso. Il<br />

raggio potente del faro mi abbagliò e cercai di sterzare<br />

sulla destra. Fu un attimo. Per la veloc<strong>it</strong>à eccessiva, persi il<br />

controllo della macchina e l’impatto fu inev<strong>it</strong>abile: l’auto<br />

prese in pieno il guardrail e fui scaraventata contro il<br />

metallo contorto, mentre la macchina continuò la sua<br />

corsa folle, schiantandosi contro il muro di cemento di un<br />

grosso depos<strong>it</strong>o sulla sinistra.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 128


Continuavo a vedere le luci del mio paese, ma vedevo<br />

pure il mio povero corpo martoriato. Invano il custode<br />

accorse, con l’intento di soccorrermi, ma l’anima era già<br />

libera, con l’ultimo sussulto. E pensare che lì a due passi<br />

vi era la mia famiglia, che bel regalo di compleanno avevo<br />

fatto a mia madre.<br />

Rimasi delle ore lì per terra, ma nessuno si<br />

fermò. Alla fine, furono i carabinieri ad occuparsi,<br />

pietosamente, dei miei resti.<br />

Seguii il mio corpo fino a Sarno dove, al pronto<br />

soccorso, mi accomodarono su di un tavolo, per il<br />

medico legale. Una giovane infermiera, quando si accorse<br />

del taglio sull’occhio destro e delle arterie del braccio, che<br />

colavano quel poco del sangue, che era ancora rimasto,<br />

svenne. Volevo andar via, ma ero ancora misteriosamente<br />

legata a quelle povere spoglie. Fu allora che sentii la voce<br />

dei miei fratelli e li vidi, nel corridoio poco illuminato,<br />

erano pallidi ed ag<strong>it</strong>ati. Mio padre era con loro, povero<br />

papà! Zoppicava ancora per l’intervento al ginocchio e<br />

sembrava più sofferente che mai. Pasquale piangeva come<br />

un bambino; era buono il mio Pasquale e mi voleva tanto<br />

bene. Fortunatamente mia madre non era con loro, non<br />

avrei sopportato il suo dolore.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 129


Cercai di chiamarli, di rassicurarli, ma non mi sentivano,<br />

né mi vedevano; come li avrei stretti con piacere tra le mie<br />

braccia! Speriamo che lassù si decidano in fretta! Pensai<br />

rapidamente, non mi piaceva attendere in quel posto<br />

squallido. Ma il peggio doveva ancora venire.<br />

Sentii, poco dopo, il pianto disperato di<br />

Angela, ma non la fecero entrare ed andò via senza che la<br />

vedessi. Solo più tardi, si aprì la porta e la rividi la mia<br />

sorellina, sempre disponibile ed ingenua come una<br />

bambina. Quanto dolore era sul suo viso. Aveva fatto<br />

l’impossibile per raggiungermi. Scoprì il mio povero<br />

involucro ed ebbe un brivido, ma si fece forza e mi<br />

ricompose con amore e dolore. Quante volte avevo<br />

pettinato i suoi capelli, ora era lei a rendermi presentabile<br />

per l’ultima scena. Fasciò la testa per nascondere il cranio<br />

sfondato ed il vuoto dell’occhio, lavò le mie membra<br />

dilaniate, nascondendo le fer<strong>it</strong>e con ovatta e bende, poi, da<br />

non credere, mi mise l’ab<strong>it</strong>o da sposa, coprendomi con un<br />

candido velo. Avevo compreso. Lo aveva fatto, perché<br />

mia madre potesse guardarmi per l’ultima volta, senza<br />

inorridire. Ma quando mamma entrò, implorai Dio di<br />

portarmi via.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 130


Nel pomeriggio, raggiunsi la casa di mio padre,<br />

passando per la piazzetta grem<strong>it</strong>a di compaesani. Alcuni<br />

erano sbigott<strong>it</strong>i, altri silenziosi, ma i più curiosi facevano<br />

ipotesi sulle modal<strong>it</strong>à del mio incidente. Certo, per gli<br />

hab<strong>it</strong>uès del Bar Rosa, sarei stata l’argomento principe per<br />

tutta la settimana. Ma le donne di via S. Maria delle<br />

Grazie correvano verso la casa di mio padre, per piangere<br />

con lui. Ero commossa. L’arrivo di Rosy e Sandra non mi<br />

distolse dal pensiero dei miei nipoti. Li consideravo un<br />

poco tutti figli miei e me li coccolavo come una seconda<br />

mamma. Entrai nella casa di Sandra e stavano tutti lì, più<br />

belli e vivaci che mai. La figlia di Rosy era già una<br />

signorina, ma tutti, perfino Giuseppe, sembravano più<br />

cresciuti. I miei gioielli, che dolore non poter più giocare<br />

con loro e viziarli un po’! Fui richiamata dalle urla di mia<br />

madre e corsi da lei, era già svenuta ed Angela cercava di<br />

rianimarla.<br />

Mi avevano sistemata sul letto dei miei gen<strong>it</strong>ori,<br />

per la veglia funebre e per le vis<strong>it</strong>e di cordoglio di parenti e<br />

paesani, che vennero compatti a darmi l’estremo saluto.<br />

Rividi Rosaria e tutto il gruppo di amici, ma non provavo<br />

più alcuna emozione. Quante scelte sbagliate si fanno nella<br />

v<strong>it</strong>a! Ma sono quelle che ci maturano e ci rendono<br />

consapevoli dei veri valori.<br />

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Ad un tratto, scorsi tra la folla il volto di Nicola, il<br />

fidanzatino di tanti anni fa. Lo seguii. Entrò nella camera e<br />

guardò il mio corpo con l’ab<strong>it</strong>o da sposa, piangeva<br />

disperatamente. . Fu l’unico a baciarmi la mano e, forse,<br />

era stato l’unico ad amarmi veramente. Venne il momento<br />

dei funerali e, mentre una folla immensa applaudiva la mia<br />

bara, una grande luce mi attrasse e volai verso la gloria del<br />

Signore.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 132


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Matrimonio in famiglia<br />

Non fu certo il suono della sveglia a farmi scendere dal<br />

letto, infatti, non avevo chiuso occhio tutta la notte. Mi<br />

alzai e, come uno zompi, uscii sul terrazzo della camera da<br />

letto. L’aria calda della notte, per un attimo, mi fece<br />

mancare il respiro. Guardai le luci delle navi che sostavano<br />

al largo del golfo e richiusi il balcone, per non perdere il<br />

fresco dell’aria condizionata nella stanza.<br />

Mia moglie dormiva profondamente, mentre mio<br />

figlio russava nella stanza accanto. Guardai nuovamente<br />

l’ora: erano le quattro e quindici. Andai in cucina a fare il<br />

caffè, ma prima misi a sciogliere una pasticca di propoli in<br />

un bicchiere di acqua a temperatura ambiente. Aprii il<br />

balcone sul terrazzo: il mare era una tavola luccicante, alla<br />

luce della luna piena. Stavo innaffiando la piantina nel<br />

vaso di terracotta, quando il dolce mormorio della<br />

caffettiera mi attrasse ed il profumo inv<strong>it</strong>ante del caffè<br />

non mi fece pensare ad altro. Spensi la fiamma e cercai lo<br />

zucchero.<br />

Il respiro pesante di mia moglie mi fece es<strong>it</strong>are<br />

qualche istante, ma ruppi ogni indugio e la svegliai<br />

dicendo a voce alta: il caffè. Si stiracchiò con le mani<br />

serrate a pugno e sbadigliò pigramente, ag<strong>it</strong>ando<br />

vistosamente le palpebre nel tentativo di mettermi a<br />

fuoco.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 134


Il caffè, ripetei più dolcemente e le porsi la tazzina meno<br />

zuccherata. Insieme, andammo a svegliare Danielino.<br />

Erano le cinque e qualche minuto, quando<br />

attraversammo il cortile tra i due palazzi; sul largo<br />

marciapiede, un gatto scappò rifugiandosi tra i cassonetti<br />

d’immondizia. Svoltammo a destra, dirigendoci,<br />

rapidamente, verso la macchina, parcheggiata tra il<br />

supermercato e la Banca dell’Irpinia. L’auto era<br />

incredibilmente piena di bagagli e fu arduo sistemare le<br />

ultime cose. Stavamo per partire, quando mi accorsi di<br />

non avere contanti; prelevai, allora, centocinquanta euro<br />

allo sportello automatico e ci avviammo come Dio volle.<br />

Mia moglie fece il segno della croce.<br />

Quel gesto spontaneo, che automaticamente ripetei<br />

mentalmente, mi apparve tutt’altro che propiziatorio: era<br />

come se ci preparassimo al peggio.<br />

La tangenziale ci portò sulla Salerno – Reggio<br />

Calabria e la strada ci apparve liscia come l’olio e<br />

tranquilla, con qualche sparuta macchina che lentamente<br />

procedeva verso Sud. La nostra dedra 2000, due volte<br />

revisionata, senza contare l’ultimo controllo fatto il giorno<br />

prima da “Gesucristo”, così ho soprannominato il nostro<br />

meccanico, per l’ab<strong>it</strong>udine di incrociare le braccia sul<br />

petto, correva tranquillamente sull’asfalto ancora freddo<br />

del mattino.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 135


Il primo sole si intravedeva al di là dei monti,<br />

quando presi la basentana, che doveva portarmi alla<br />

superstrada Brindisi – Lecce. Volli fermarmi per un caffè,<br />

presso una stazione di servizio, ma il bar era ancora<br />

chiuso. L’aria pungente del mattino ed i duecento<br />

chilometri già percorsi ci spinsero a chiedere dei servizi<br />

igienici. Chiusi la macchina e ci dirigemmo verso una<br />

bassa struttura, dove una vecchia arcigna ed armata di<br />

scopa ci sbarrò il passo; con gli occhi sbarrati sopra i baffi<br />

alla Dartagnan, ci disse che stava facendo le pulizie e<br />

quindi non potevamo accedere alla struttura. Dio mio!<br />

Implorai, guardando l’azzurro intenso e limpido del<br />

mattino. Erano circa le sette ed il segno di croce di mia<br />

moglie incominciò a prendere il suo significato. Guardai<br />

intensamente la topa baffuta e le feci comprendere che<br />

dovevo entrare nei servizi, altrimenti non avrei potuto<br />

riprendere il viaggio. Ebbe una folgorazione e finalmente<br />

comprese.<br />

Riprendemmo il nostro viaggio e proseguimmo per<br />

la ss7, in direzione di Francavilla Fontana. Ci fermammo,<br />

per quel benedetto caffè che non avevamo potuto<br />

prendere prima, ed entrammo in un bar, dove si vendeva<br />

un po’ di tutto: dai tranci di pizza con salsa di conserva, ai<br />

tarallucci pugliesi al peperoncino.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 136


Ordinai due caffè. Per Daniel ordinai due tranci di pizza,<br />

che il più giovane dei due inservienti, o forse i proprietari,<br />

afferrò con malagrazia, affondando il pollicione nel rosso<br />

della salsa tirata. Mia moglie era sul punto di intervenire,<br />

ma la bloccai per una sorta di simpatia per Giosuè<br />

Carducci, quello più anziano vi somigliava<br />

incredibilmente. Prendemmo le pizze al pollicione e<br />

ripartimmo con la ciofeca al caffè, che ci ballava dentro; in<br />

macchina sdrammatizzai e mi avventurai in una accorata<br />

difesa del nostro sud: il pollicione, sostenevo<br />

sfacciatamente, non significava nulla, certamente quel<br />

signore aveva lavato bene le mani, prima di accingersi a<br />

servire. Forse, continuai, se fosse stato il mignolino la cosa<br />

era da considerare diversamente, per le sue funzioni di<br />

pulizia; per non parlare dell’indice e del medio,<br />

indispensabili per certe funzioni. Ci diedi un taglio: mio<br />

figlio si accingeva a fare colazione. Siamo a buon punto,<br />

dissi a mia moglie, infatti, avevamo raggiunto l’usc<strong>it</strong>a per<br />

Francavilla e la mia compagna mi faceva notare che<br />

doveva essere un grosso centro. Brindisi era a due passi;<br />

presto avremmo preso la superstrada per Lecce.<br />

La macchina volava come una forsennata e l’aria<br />

fresca di quel mattino inoltrato rendeva superfluo il<br />

ricorso all’aria condizionata. Ci rallegrammo in cuor<br />

nostro e peccammo di ingenu<strong>it</strong>à.<br />

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IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 138


Guardai la strumentazione e la temperatura dell’olio era<br />

altissima, ma la temperatura dell’acqua era meno di<br />

novanta gradi e non mi preoccupai. Sbagliai. Di lì ad un<br />

paio di minuti, sentii un rumore insistente, pensai fosse il<br />

vento che giocava con il vuoto dei quattro vetri<br />

parzialmente abbassati, ma, successivamente mi resi conto<br />

che erano le bielle che ballavano sulle bronzine fuse. In un<br />

attimo, la mia macchina si trasformò nell’orchestra<br />

“Anepeta” al completo, con piatti e tamburi. Cercai una<br />

piazzola, ma vidi soltanto lo svincolo per Latiano ovest.<br />

Presi per la rampa di usc<strong>it</strong>a ed accostai rapidamente sulla<br />

destra.<br />

Ero fortemente incazzato. Aprii il cofano anteriore<br />

ed un fumo denso mi investì. Preoccupato, dissi ai miei di<br />

uscire dalla macchina e di mettersi a ridosso del guardrail,<br />

ma il fumo diradò rapidamente, mentre la macchina<br />

gemeva come una “troia” fer<strong>it</strong>a .<br />

State tranquilli, che ce la caveremo! Dissi a mia<br />

moglie ed a mio figlio, ma dentro di me ero ag<strong>it</strong>ato ed<br />

infuriato. Aprii completamente vetri e sportelli, mi sedetti<br />

al posto di guida ed incominciai a raccogliere le idee:<br />

avevamo un’assicurazione per i rischi del viaggio,<br />

telefonai, mi rispose una bella voce di danna, mi rincuorai.<br />

Quando squillò il telefonino, stavo sbuffando come una<br />

ciminiera: il caldo incominciava a togliermi l’aria. Quelli<br />

dell’Assicurazione mi avvertivano che sarebbe arrivato un<br />

soccorso stradale di lì a mezz’ora. Mi sentii meglio.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 139


Telefonai a mia figlia spiegandole l’accaduto e mi<br />

preparai, psicologicamente, ad attendere.<br />

Erano le nove e trenta passate e del soccorso<br />

nemmeno l’ombra. Il sole infuocava sempre più l’asfalto<br />

della superstrada e la macchina era un guscio rovente, che<br />

una brezza pietosa cercava di arieggiare. Iniziarono i miei<br />

problemi di asmatico, che mia moglie cercava di sminuire,<br />

per sdrammatizzare la s<strong>it</strong>uazione. Danielino mi ag<strong>it</strong>ava, a<br />

mo’ di ventaglio, dei fogli, per farmi aria; incominciai a<br />

preoccuparmi. Per distrarmi, mentalmente rivolgevo alla<br />

macchina gli improperi più volgari e mi meravigliai della<br />

naturalezza con la quale affioravano nella mia mente. La<br />

zozza. L’avevo fatta pure lavare!<br />

Mentre boccheggiavo, pensando di dover tirare le<br />

cuoia sotto il sole della Puglia, vediamo le luci<br />

interm<strong>it</strong>tenti del carro attrezzi, che veniva sull’altra corsia,<br />

in senso contrario.<br />

- Sono qui! – gridai.<br />

- Siamo qui! – fecero eco Daniel e mia moglie.<br />

Macché, le luci scomparvero come un miraggio nel<br />

deserto. Pensammo fosse andato a fare inversione, ma<br />

non lo si vide più. Mio figlio, in ansia per la mia salute,<br />

bagnava i fazzoletti e mi “schiaffava” in fronte l’impasto<br />

molliccio. Stavo per vom<strong>it</strong>are. Mi girai e gridai all’aria:<br />

- Dove sei andato, pezzo di cornuto!-<br />

Fu come se aspettasse quel mio dolce richiamo.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 140


Apparve, infatti, all’improvviso, tra i fumi dell’asfalto,<br />

imponente come l’arcangelo Gabriele ed accolto, da noi,<br />

come Gesù nel giorno di Pasqua. Il mezzo si fermò e<br />

scese “Giuseppe Garibaldi”, senza barba e con la faccia<br />

tafagna. Erano le dieci e cinque del mattino, di quel<br />

mattino di fuoco.<br />

Eravamo in quattro nella cabina dell’automezzo,<br />

diretti a Brindisi, attraverso le campagne bruciate ed i filari<br />

di ulivi contorti. Squillò il telefono ed una voce ci<br />

avvertiva che non era quello il carro attrezzi inviatoci<br />

dall’agenzia e Garibaldi ci confermava la casual<strong>it</strong>à del suo<br />

intervento.<br />

- Je m’en frotte – pensai, in napoletano.<br />

Ero salvo.<br />

- Ci vuole il motore nuovo – mi stava dicendo Giuseppe.<br />

Lo sapevo benissimo, ma non risposi: a quel punto mi<br />

importava solo di un po’ di fresco e di un buon letto.<br />

Giungemmo al depos<strong>it</strong>o garibaldino alle dieci e trenta,<br />

parcheggiammo la “troia” con tutte le vettovaglie ed i<br />

bagagli e, dopo un grad<strong>it</strong>o rinfresco del nostro anf<strong>it</strong>rione,<br />

ripartimmo per Lecce, con gli ab<strong>it</strong>i buoni sulle stampelle e<br />

la mia ventiquattrore. Il nostro buon Giuseppe ci depos<strong>it</strong>ò<br />

davanti all’Hotel Cappello, accettò una ciofeca al caffé ed<br />

andò via. Noi, tre disgraziati, attendemmo, nei pressi della<br />

reception, che la nostra camera, prenotata da mia figlia e<br />

riconfermata on line da me, si liberasse da osp<strong>it</strong>i poco<br />

rispettosi delle regole.<br />

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Erano le dodici circa, quando un bel letto comodo offrì il<br />

mer<strong>it</strong>ato riposo al mio povero corpo distrutto.<br />

Il primo round era terminato con la mia totale sconf<strong>it</strong>ta.<br />

Ebbi appena il tempo di rassicurare, per telefono, mia<br />

figlia sulla felice conclusione dell’avventura, che la<br />

“cichiglia” mi chiuse gli occhi in un lungo sonno<br />

ristoratore.<br />

Alle sedici ci accingemmo a prepararci per il<br />

matrimonio. La stanza era gelida per un eccesso di aria<br />

condizionata: mossi la testa in senso circolare ed il collo<br />

scricchiolò come se dovesse andare in mille pezzi. A<br />

turno, ci servimmo dell’unico bagno senza finestre ed alle<br />

diciassette e trenta, il tassinaro ci accolse con un bel<br />

sorriso durbans alla nicotin.<br />

Come eravamo belli: mia moglie, bruna, sudata e<br />

scioccata, sembrava una spagnola di origine marocchina;<br />

Daniel era il più caruccio, con le scarpe nuove ed il<br />

pantalone all’ultimo moda dei gelatai, mentre io ero quello<br />

più arriffabile, con il vest<strong>it</strong>o blu e la camicia<br />

paglierina.Intanto il caldo infieriva ed i quattro capelli<br />

grigio-biondi facevano una tenerezza infin<strong>it</strong>a sulla testa<br />

lucida di sudore. Pensai che Doriana avrebbe visto il padre<br />

e non il cinquantenne avariato e mi consolai. Il tassì si<br />

fermò davanti alla basilica di Santa Croce. La seconda<br />

parte di quell’avventura era iniziata.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 142


Dino ed i consuoceri furono cortesissimi, la mia<br />

prima moglie mi ignorava con una principesca eleganza ed<br />

il mio primogen<strong>it</strong>o Ermanno si accingeva a predisporre le<br />

musiche ed i canti per la cerimonia della sorella. Tutto era<br />

perfetto.<br />

La chiesa era un capolavoro dell’arte cinquecentesca,<br />

di stile barocco, dal disegno inconsueto: non un<br />

centimetro della facciata era senza decoro. I tre portali del<br />

prospetto recavano gli stemmi dei celestini, evidenziati da<br />

una splendida balconata, retta da tredici cariatidi, tra le<br />

quali intravedevo il viso di Garibaldi, la megera della<br />

basentana ed altri animali fantastici e sicuramente<br />

allegorici, che completavano tutta la lunghezza della<br />

balaustra; mentre, due grosse nicchie, recanti le statue di S.<br />

Benedetto e S. Celestino, dominavano il campo della<br />

facciata. Traspariva, qua e là, una certa ispirazione<br />

romanica, che dalle colonne superiori andava a<br />

concentrarsi nel grande rosone tra i due santi. Una<br />

grandios<strong>it</strong>à che mi lasciò senza fiato e mi spinse ad<br />

entrare, con la segreta speranza di altre scoperte. La<br />

semplic<strong>it</strong>à dell’interno, invece, formava un geniale e<br />

sorprendente contrasto, che permetteva allo spir<strong>it</strong>o di<br />

espandersi tra le sedici colonne cinquecentesche e le tre<br />

navate, dominate da un altare maggiore preziosissimo,<br />

dalle colonne intarsiate. Avevo compreso il perché del<br />

matrimonio in quella chiesa.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 143


Tutti gli inv<strong>it</strong>ati avevano preso posto tra gli scanni<br />

ed il prete attendeva sull’altare l’arrivo degli sposi.<br />

Qualcuno mormorò: -È arrivata !- Mio genero si mosse<br />

verso l’usc<strong>it</strong>a. Le due coppie di testimoni erano già nelle<br />

loro postazioni, quando si sentì applaudire. Guardai. La<br />

vidi che veniva con Dino verso l’Altare maggiore, mentre<br />

il mio Ermanno iniziava le prime note della Ave Maria.<br />

Nella v<strong>it</strong>a di ogni uomo c’è un momento magico,<br />

particolare, in cui umano e divino si fondono e ti regalano<br />

l’immenso: quello era il mio momento. La mia Doriana<br />

era splendida, felice, sorridente e serena. Ebbi una punta<br />

d’orgoglio: era mia figlia. Scivolava verso di me, nel suo<br />

splendido vest<strong>it</strong>o color panna e, bionda, solare, andava<br />

incontro alla v<strong>it</strong>a. L’effetto era bellissimo, ma desiderai in<br />

quel momento di essere al posto di mio genero e sentire,<br />

attraverso il suo braccio, i suoi pensieri e le sue emozioni:<br />

sentii il mio cuore cedere e tremai con ogni fibra del mio<br />

corpo.<br />

Cercai di distrarmi, ma fu inutile. Andrea, mio<br />

nipote, mi salutò; gli sorrisi. Intanto, il corteo giunse alla<br />

mia altezza e mia figlia mi passò vicino: sembrava una<br />

madonna veneta, vanto della Serenissima ed in quella<br />

cornice, poi, mi ricordava i colori del Tiziano, mentre ogni<br />

centimetro del suo viso veniva esplorato dai miei occhi di<br />

padre. Si girò, mi sorrise e si commosse. Senza<br />

accorgermene, stavo piangendo.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 144


La voce di Ermanno esplodeva nella discreta penombra e<br />

le note sapienti volavano verso la luce delle sacre vetrate,<br />

lambendo i cap<strong>it</strong>elli ricamati: quella esperienza mi<br />

mancava, dovevo essere lì e…ci stavo.<br />

La voce di don Rincoglio segnò la fine di un sogno<br />

ad occhi aperti: - Cari figlioli, siamo qui riun<strong>it</strong>i per<br />

celebrare il matrimonio tra Dino e Doriana …- e continuò<br />

a ripetere le stesse cose per quarantacinque interminabili<br />

minuti, ricorrendo a c<strong>it</strong>azioni pseudodotte, in una lingua<br />

che, diceva, essere latino. Finalmente, il “missa est” fu<br />

accolto con soddisfazione da tutti i presenti, mentre mio<br />

figlio concludeva con un canto religioso dolcissimo. La<br />

firma degli sposi e dei testimoni fu l’atto finale della<br />

cerimonia e ci preparavamo a lasciare quel santo luogo,<br />

quando, dalla Transilvania, arrivò Dracula vest<strong>it</strong>o da<br />

decano e pronunciò anatemi su coloro che avessero osato<br />

lanciare riso sul sacrato in ristrutturazione. Con la<br />

predizione di un probabile incidente, tra le impalcature<br />

esterne, strabuzzando gli occhi sui presenti, scomparve.<br />

- Ora faremo le fotografie – sussurrò mia figlia,<br />

abbracciandomi con affetto.<br />

Ora sarebbe venuto l’imbarazzo di quale moglie scegliere<br />

per la foto di gruppo. La generosa disponibil<strong>it</strong>à di Angela<br />

e l’affetto di Daniel per la sorella mi spinsero a fare<br />

gruppo con loro, ero sicuro che mia figlia avesse cap<strong>it</strong>o.<br />

Comunque, ringraziai Dio di avere due mogli soltanto,<br />

altrimenti sarebbe stato ancora più imbarazzante.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 145


Sul sacrato, gli sposi rimasero bloccati nel corridoio<br />

tra due transenne, ma si difesero, con baci ed abbracci,<br />

come due moschettieri del re. Lo spettacolo dell’affetto di<br />

tanti amici mi fece bene al cuore, tanto che dimenticai<br />

ogni disavventura di quella mattinata.<br />

Ci allontanammo, divisi in piccoli gruppi,<br />

avventurandoci tra le vie del centro storica, ma eravamo<br />

tutti diretti al Circolo c<strong>it</strong>tadino, in via Rubichi. Ci accolse<br />

un ex convento dei Gesu<strong>it</strong>i, edificato alla fine del<br />

cinquecento ed adib<strong>it</strong>o, successivamente, a sede giudiziaria<br />

per ordine di Giuseppe Bonaparte. All’interno, ci aprì le<br />

braccia un magnifico giardino con un alto porticato sulla<br />

sinistra, che si raccordava ad una magnifica fontana. Mi<br />

accomodai nella ultima cellula del portico, di fronte alla<br />

sala cinquecentesca, dove si sarebbe svolta la cena vera e<br />

propria, rallegrata da musici bravissimi. Attendevo, come<br />

gli altri, l’arrivo della sposa e godevo, intanto, della dolce<br />

frescura del luogo, quando lo vidi e … rimasi di sasso.<br />

Don Rincoglio si era materializzato, non so per quale<br />

magia, al mio tavolo e mi chiedeva se fossi io il padre della<br />

sposa. Volevo morire. Feci cenno di si e cercai con lo<br />

sguardo altri tavoli liberi, ma non ne vidi. Mi alzai un<br />

attimo per respirare ed una signora biondastra, amica di<br />

don Rincoglio si sedette al mio posto lasciandomi in piedi:<br />

era troppo. Ero o non ero il padre della sposa?<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 146


Stavo per reagire alla mia maniera, quando mi ricordai che<br />

non potevo in quella meravigliosa circostanza turbare<br />

quella gioiosa euforia che dominava un po’ ovunque e mi<br />

accomodai su di un’altra sedia lì, vicino a don Rincoglio.<br />

Accadde quello che avevo previsto: il decano attaccò con<br />

le costumanze leccesi, il dialetto, il barocco, i greci, i pregi<br />

della c<strong>it</strong>tà e di tante altre cose, finché non esaurii tutta la<br />

mia pazienza e gli gridai, in latino:<br />

- Per Hercules, de filia mea loquemur! - (per Ercole,<br />

parliamo di mia figlia!)<br />

- Brava ragazza, molto dolce – mi rispose e non<br />

pronunciò più una parola. A questo punto, chiesi a mia<br />

moglie di prendere il mio posto ed io mi accomodai vicino<br />

alla bionda rubasedie.<br />

Iniziò la sarabanda degli antipasti: dagli ortaggi ai<br />

carpacci, ai formaggi, alla prosciutteria alle fr<strong>it</strong>turine di<br />

paranza. Gradii molto le prime cose, ma poi mi fermai:<br />

non potevo più permettermi altro, mi sarei sent<strong>it</strong>o male. Il<br />

decano era di buon appet<strong>it</strong>o e non si perse una virgola di<br />

tutto quel ben di Dio. Volevo chiedere un caffè per<br />

digerire e godermi il fresco di quel giardino preparato in<br />

modo così maestoso, quando annunciarono la seconda<br />

parte della cena: quella sostanziosa. Mi venne un<br />

accidente: mi avrebbero ingrassato la figlia, ma io ero<br />

fermamente deciso a non muovermi.<br />

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Mia figlia ed i consuoceri mi costrinsero a sedermi al loro<br />

tavolo in quella bella sala cinquecentesca ed educatamente<br />

mi accomodai, ma non potei toccare nulla di quelle<br />

succulenti pietanze pugliesi, ma ne apprezzai gli odori e la<br />

preparazione. Mi passarono davanti dei primi piatti<br />

eccezionali, e si continuò con il buffet dei secondi e le<br />

verdure grigliate, finché non passammo in giardino, dove<br />

vennero serv<strong>it</strong>i il gran buffet di frutta, dolci e gelati e la<br />

torta nuziale.<br />

A mezzanotte, il decano andò via ed io desiderai<br />

fortemente di im<strong>it</strong>arlo: salutai mia figlia, esternandole<br />

ancora una volta la mia gioia e la soddisfazione per quella<br />

bella cornice che solo un grande amore aveva potuto<br />

motivare ed abbracciai mio genero con stima ed affettuosa<br />

simpatia. Salutai tutti gli altri parenti e mi diressi verso<br />

l’usc<strong>it</strong>a, accompagnato dal mio primogen<strong>it</strong>o, che si<br />

adoperò per il mio rientro in albergo. Alla fine fu un<br />

inv<strong>it</strong>ato ad accompagnarmi nei pressi dell’hotel Cappello e<br />

finalmente, alle una e quindici, nonostante i treni<br />

tagliassero il silenzio della notte, chiusi gli occhi pensando<br />

a mia figlia e mi addormentai con la sua immagine<br />

impressa nella mente. Morfeo mi raggiunse, mentre, con<br />

gli occhi chiusi, singhiozzavo come un bambino.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 148


RADICI<br />

Cercavo disperatamente di dormire, ma non riuscivo a<br />

tenere la testa sul cuscino, forse per il lieve russare di mio<br />

figlio o per i movimenti bruschi di mia moglie, che si<br />

ag<strong>it</strong>ava nel sonno. Un cane abbaiò nella notte e guardai<br />

l’ora: erano le due del mattino. Mi alzai dal letto come un<br />

automa ed attraversai stancamente la biblioteca. Il<br />

televisore era acceso e mia figlia dormiva abbracciata al<br />

cuscino rosa. La lasciai dormire. Come al sol<strong>it</strong>o, le<br />

vecchie mattonelle, presso la soglia, si mossero, causando<br />

un rumore sordo. Presi le sigarette sullo scr<strong>it</strong>toio e mi<br />

diressi verso il balcone‚ l'aprii. L'aria fresca della notte mi<br />

fece rabbrividire: sembrava autunno inoltrato, eppure<br />

eravamo al venticinque giugno. Aspirai avidamente una<br />

boccata di fumo, fissando l’asfalto della strada sottostante,<br />

quella strada che mi aveva visto bambino, tutta lastricata<br />

di basalto, riscaldata dal sole della mia fanciullezza e<br />

percorsa dai pesanti carretti, che portavano famiglie intere<br />

di contadini in campagna. Avevo le lacrime agli occhi.<br />

Rientrai e cercai di dormire. Un suono di campane accolse<br />

il mio risveglio, era domenica mattina e la casa era satura<br />

di sole. Sempre piena di gente era la mia casa, al centro di<br />

un piccolo universo creato da mio padre, un uomo<br />

dinamico, disponibile ed incredibilmente onesto. Nessuno<br />

pagava mai niente per i suoi piccoli servigi, ma a Natale ed<br />

a Pasqua avevamo tanta verdura che non sapevamo come<br />

smaltirla.<br />

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Era buona la gente del mio paese, semplice, modesta<br />

e sana. Quando mio padre era affacciato al balcone, tutti<br />

coloro che passavano gli davano cenni di saluto, per una<br />

sorta di rispetto, quasi dovuto.<br />

Volevo bene a quell'uomo burbero, ma quasi sempre<br />

tenero con moglie e figli, capace di un amore che ti<br />

riscaldava il cuore. E pensare che volevano farne un prete<br />

e quasi ci riuscivano, se non fosse stata forte in lui la<br />

voglia di vivere intensamente. Armando, come oggi lo<br />

chiamo affettuosamente a novantaquattro anni, sarebbe<br />

diventato un ottimo prete, se non avesse dovuto osservare<br />

il voto di cast<strong>it</strong>à. Aveva circa vent' anni, quando disse<br />

addio al seminario ed iniziò la lotta per la v<strong>it</strong>a. Mentre a<br />

trenta, con mia madre, si adoperò affinché nascessi io, il<br />

suo primogen<strong>it</strong>o.<br />

Certo, dovevano essere anni proprio difficili, con il<br />

lutto nelle case ed i paesi mortificati dalle macerie e dalla<br />

miseria. Si soffriva un disagio profondo, mentre una sorta<br />

di impotente rassegnazione spingeva la gente ad una v<strong>it</strong>a<br />

assurda, dove solo un lavoro duro ti permetteva di<br />

sopravvivere. Nel mio paesino, in quegli anni, la v<strong>it</strong>a era<br />

fatta di lunghe giornate nei campi, dove i contadini<br />

lavoravano dall'alba al tramonto e l'unico riposo veniva a<br />

settembre, con la festa dell’Addolorata. Allo spuntare<br />

dell'alba, li vedevi tutti lì, in piazza, con lunghi mutandoni<br />

e maglie vecchie, ad attendere dal caporale l'incarico della<br />

giornata.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 150


Sereni, con la barba in viso e la zappa sulla spalla, erano<br />

pronti a sfidare i raggi del solleone, per poche centinaia di<br />

lire ed una porzione di pane biscottato, accompagnato da<br />

qualche buon pomodoro maturo. Di domenica, c'era la<br />

part<strong>it</strong>a a carte, presso l'unico bar del paese, dalle pareti<br />

anner<strong>it</strong>e dal fumo di pipa e dagli scaffali semivuoti, dove<br />

faceva bella mostra di sé qualche sparuta bottiglia di “caffè<br />

sport” o di anisetta. Il suono delle campane era l'unico<br />

segno di festa. Esse diffondevano la loro voce, dal vecchio<br />

campanile della chiesetta medievale di S. Maria delle<br />

Grazie (1). Don Cesare Quadrino, rec<strong>it</strong>ava la messa in<br />

latino e tutte le vecchiette lo seguivano, esprimendosi in<br />

una strana lingua, frammista a forme arcaiche di dialetto<br />

campano:<br />

- Fruttus venti tui, Iesus…-<br />

Quanti piedi nudi sul basalto‚ che lastricava la strada<br />

principale del paese. Luigi " ò scullino" aveva una cura<br />

particolare nel pulire quei grossi lastroni che, d’estate, si<br />

facevano di fuoco. Magro e piccolino, si alzava all'alba e<br />

scopava meticolosamente ogni foglia, ogni più piccola<br />

cosa, che riponeva sul carrettino, spinto a braccia.<br />

I bambini, quelli si che erano in festa! Si<br />

rincorrevano dai cortili alla strada, facendo i giochi più<br />

antichi del mondo: la settimana, a nascondino, a<br />

strùmmolo ed a tutto ciò che la loro creativ<strong>it</strong>à riusciva ad<br />

inventare (2).<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 151


Di sera, quando a malapena si distingueva il contorno<br />

delle case, i carretti tornavano dalle campagne, con le loro<br />

ruote cerchiate ed i muli, stanchi per il faticoso lavoro<br />

dello " 'ngégno" (3), procedevano a testa bassa. Dietro<br />

ogni carretto, vi era un lume a petrolio acceso e, quasi<br />

sempre, seguiva un cane che, abbaiando, segnava<br />

l'andatura del mulo.<br />

Erano serate particolari, con la spossatezza, che<br />

univa le famiglie intorno alla tavola profumata di minestra<br />

o di pasta e fagioli, che, per la colazione del mattino,<br />

avrebbero cambiato sapore. (4) Le ore trascorrevano lente<br />

e venivano annunciate sgraziatamente dal martelletto<br />

dell'orologio della piccola piazza, l’unica, dove i cani<br />

abbaiavano e si annusavano prima di rincorrere qualche<br />

gatto grigio, per le strade buie del paese. A quel tempo, ci<br />

eravamo già trasfer<strong>it</strong>i nella casa della defunta zia Vincenza,<br />

e trascorrevamo quelle ore intorno al braciere, attendendo<br />

che si indorassero le sottili fette di pancetta, che avrebbero<br />

insapor<strong>it</strong>o il pane caldo. Altre volte, quando mamma ne<br />

aveva il tempo‚ ci friggeva delle gustosissime zeppole, che<br />

consumavamo a cena, ben zuccherate ed insapor<strong>it</strong>e di<br />

cannella.<br />

La nostra era una famiglia di tipo patriarcale, che si<br />

riuniva‚ in tutte le occasioni più importanti‚ nella casa del<br />

nonno, un omone completamente calvo, sincero come il<br />

vino e le mani piene di calli.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 152


Sorrideva sempre il padre di mio padre, con i grossi baffi<br />

che puntavano in alto e la mania di esprimersi con i<br />

proverbi: “tira più un pelo di donna che cento paia di<br />

buoi” ed ancora, “la botte si risparmia quando è piena”. Il<br />

Natale era, poi, indescrivibile: si accendevano i forni per<br />

gli arrosti e le lasagne, mia madre preparava i dolci, mia zia<br />

l'agnello ed il tacchino, zia Mariella, monaca di casa, ‚ per<br />

l’occasione‚ offriva il vino fragola. Era una gioia<br />

collettiva, che faceva impazzire grandi e piccoli. La<br />

tavolata era superba: diciannove persone che mangiavano<br />

scherzando, ridendo e divertendosi a fare piccoli<br />

dispettucci: l'acqua nel bicchiere del nonno, lo spago nella<br />

zeppola di zia Mariella e così via.<br />

La morte della nonna non cambiò le cose: la<br />

famiglia rimase un<strong>it</strong>a ed io continuai a compiere le mie<br />

gesta in giardino, con i miei cugini ed i miei fratelli.<br />

Eravamo agli inizi degli anni sessanta e si respirava ancora<br />

un'aria di antico. I miei zii, tornati da poco dalla prigionia,<br />

parlavano talvolta della guerra e mio padre di Mussolini.<br />

La radio riproponeva canzoni degli anni quaranta e quelle<br />

voci sottili, quasi bianche, eserc<strong>it</strong>avano un certo fascino<br />

sulla mia personal<strong>it</strong>à di fanciullo delle scuole elementari.<br />

Non è che prestassi poi tanta attenzione ai discorsi dei<br />

grandi, ma piccoli elementi e brevi racconti mi<br />

permettevano di ricostruire, a modo mio, tutta una realtà<br />

fino ad allora sconosciuta.<br />

La credenza del nonno, sui ripiani più alti, custodiva<br />

un tesoro che ecc<strong>it</strong>ava enormemente la mia fantasia di<br />

bambino.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 153


Un giorno riuscii a mettervi le mani e mi riempii le tasche<br />

del giubbotto: erano proiettili assort<strong>it</strong>i, da quelli più piccoli<br />

di pistola, a quelli di fucile e Dio sa cos'altro. Per mia<br />

disavventura, e non solo mia, mi bagnai il giubbotto‚ per<br />

un canale di acqua piovana alquanto dissestato. Mia zia<br />

Mariella, con amorevole sollec<strong>it</strong>udine, cercò di asciugarmi<br />

l'indumento sul braciere e, nel girarlo‚ in modo che<br />

l'umido venisse a contatto con il caldo della brace‚ un<br />

numero imprecisato di proiettili finirono nel fuoco. Le<br />

urla che seguirono al primo scoppio non fermarono mia<br />

zia Mariella‚ che‚ con perfetto tempismo‚ lanciò fuori il<br />

braciere, che si spense sotto l'abbondante pioggia di quel<br />

giorno. Qualche mese più tardi, l'episodio perse tutte le<br />

caratteristiche di un dramma e tutti risero dei mutandoni<br />

bruciacchiati di mia zia e della sua accorata invocazione:<br />

- Vade retro satana! -<br />

Mi sentii un eroe pun<strong>it</strong>o quando, successivamente,<br />

fui costretto a seguire una lunga serie di rosari serali.<br />

Fortunatamente per me, le cose cambiarono, perché,<br />

crescendo, mio fratello Luigi divenne tanto discolo‚ che<br />

io passai quasi per un santo.<br />

Mi sentivo importante con il mio primo vest<strong>it</strong>o<br />

nuovo, il giorno della mia prima comunione. Sul muretto<br />

antistante alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, feci la<br />

mia brava fotografia ricordo ed il tutto fu solennizzato da<br />

un buon pranzetto di mia madre. A quel tempo, non<br />

avevo molto appet<strong>it</strong>o, ma la carne la mangiai, sia per il<br />

profumo dell'arrosto che era inv<strong>it</strong>ante, sia perché la<br />

mangiavamo soltanto di domenica.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 154


San Valentino Torio – chiesa romanica<br />

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Mi iscrissi alla scuola media Amendola, nella vicina Sarno.<br />

Non fu facile quel triennio, con quel suo carattere<br />

fortemente disciplinare e tutto quel latino che mi<br />

mandava in pezzi il cervello. Fortunatamente, le cure<br />

affettuose del professore di lettere, un simpatico<br />

napoletano, calvo come una palla di biliardo, mi<br />

fecero raggiungere felicemente il traguardo della terza<br />

media.<br />

Gli anni del boom economico diedero a tutti l'illusione<br />

del benessere ed anche le nostre condizioni economiche<br />

sembrarono migliorare: mio padre prendeva di stipendio<br />

la favolosa somma di cinquantamila lire al mese e<br />

mangiavamo carne ogni domenica. Vendemmo la m<strong>it</strong>ica<br />

lambretta ed iniziammo, purtroppo, i lavori di<br />

ampliamento della casa‚ che perse il suo bel balconcino<br />

ottocentesco e quell'armonia tipica delle case di fine<br />

ottocento. Acquistammo la lavatrice e scomparvero certi<br />

odori di liscivia, che caratterizzavano i cortili del mio<br />

paese, dove le donne facevano il bucato con il vecchio<br />

sistema della "colata" (1) ed il sapone fatto in casa, con<br />

grasso e soda. Come odoravano di pul<strong>it</strong>o quei panni stesi<br />

al sole: era uno spettacolo vederli ondeggiare, come neve<br />

d'estate.<br />

Mi ricordavano le lenzuola di lino della nonna, tutte<br />

ricamate a mano e perfettamente stirate con il ferro a<br />

carbone . Le donne di allora odoravano di casa e non<br />

portavano i pantaloni, ma mer<strong>it</strong>avano di metterli. Esse<br />

soffrivano e gioivano, in silenzio, per le gioie e le<br />

sofferenze dei loro uomini e dei loro figli.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 156


Mio padre mi iscrisse al ginnasio, dove r<strong>it</strong>rovai i<br />

miei amici d'infanzia: Mario ed Oreste, ai quali si<br />

aggiunsero Agostino, soprannominato “Pepetta”, Antonio<br />

Mandile, Gaetano Milone e tanti altri‚ che mi<br />

accompagnarono per tutti gli anni del liceo.<br />

Con i miei cugini torinesi ci vedevamo ogni anno.<br />

Venivano d'estate a villeggiare e mio padre organizzava<br />

allegre g<strong>it</strong>e nella nostra stupenda costiera. Allora, ero<br />

fidanzato con Anna, una tenera ragazzina, che ab<strong>it</strong>ava ai<br />

Carresi, di poco più piccola di me, ma sapeva incantarmi<br />

come la più esperta delle sirene. Biondina, alta e sottile<br />

come un alberello di pesco, aveva due labbra calde e rosse,<br />

come due ciliege di fine giugno. Dolce e disponibile, Anna<br />

montava sulla mia motocicletta e raggiungevamo la parte<br />

alta di Sarno, dove mi donava tutte quelle dolcezze, che la<br />

gioia di vivere e l'età ci permettevano di cogliere a piene<br />

mani.<br />

Fu negli anni settanta che la mia famiglia si trasferì a<br />

Salerno, dove mio padre aveva comprato un<br />

bell’appartamento alla Via Sorgenti, nei pressi dei parchi<br />

Persichetti. Era una zona stupenda, con la montagna di<br />

Croce alle spalle ed il mare davanti, in quel lungo tratto<br />

che forma il golfo e si va ad infrangere sulla marina di<br />

Vietri. Al mattino, i gabbiani salivano su con la brezza del<br />

mare ed al tramonto, le rondini salutavano il sole<br />

morente, con voli sempre più rapidi, tra i palazzi del<br />

rione.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 157


La partenza per il servizio mil<strong>it</strong>are offrì una lunga<br />

parentesi di riflessione alla mia v<strong>it</strong>a, che alla Cecchignola,<br />

dove venni trasfer<strong>it</strong>o, divenne piacevole‚ anche per la<br />

presenza di mio fratello, sottufficiale nella caserma vicina.<br />

Proprio quando la v<strong>it</strong>a a Roma stava divenendo<br />

interessante, una fastidiosa bronch<strong>it</strong>e asmatica‚ mal curata,<br />

abbreviò il mio ultimo periodo di naia. R<strong>it</strong>ornai in caserma<br />

solo per r<strong>it</strong>irare un premio letterario‚ che mi fu assegnato<br />

per una raccolta di poesie, durante una imponente<br />

manifestazione, con tutte le dodici compagnie della mia<br />

caserma schierate. Fu un generale con le stellette rosse a<br />

consegnarmi il diploma e la medaglia d’oro, ma ciò che<br />

mi commosse di più fu la presenza di mio padre nella<br />

tribuna.<br />

Congedato, iniziai ad insegnare a Serre, nei pressi di<br />

Persano, nell'aprile dei 71 e fu lì che conobbi Maria<br />

Pompea, una collega che di lì a qualche mese sarebbe<br />

divenuta mia moglie. Forse furono i suoi grandi occhi<br />

verdi, o il suo modo di fare all’amore, certo è che me ne<br />

innamorai fino a desiderare di sposarla.<br />

A fine anno scolastico, di pomeriggio, partimmo per il<br />

viaggio di nozze, disertando il banchetto nuziale. A Pienza<br />

comprammo le bomboniere che distribuimmo, poi, ad<br />

amici e parenti. Tutto sembrava procedere nel migliore dei<br />

modi, quando fui costretto a rientrare a Salerno, per l'<br />

improvvisa malattia di mia madre per la quale lottammo<br />

per ben cinque anni.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 158


Nel contempo, il rapporto con mia moglie divenne<br />

sempre più cr<strong>it</strong>ico finché tutto naufragò dolorosamente,<br />

ed il divorzio sembrò per entrambi l’unica soluzione .<br />

Fu così che, nell’estate del 1983, mi r<strong>it</strong>rovai da solo in<br />

quello stesso piccolo paese di provincia dove ero nato‚<br />

con l’ingrato comp<strong>it</strong>o di ridisegnare la mia v<strong>it</strong>a.<br />

Dopo dieci anni di duro lavoro, agli inizi degli anni<br />

novanta, conobbi Angela, che divenne la mia nuova<br />

compagna. Non avevo affatto l’intenzione di ripropormi<br />

come mar<strong>it</strong>o, la prima esperienza era bastata, ma la<br />

tenacia della ragazza e lo zampino della sorte, fecero si che<br />

ai due figli del precedente matrimonio, se ne aggiunse un<br />

terzo, cui diede il nome di Daniel. In questa nuova<br />

condizione, cercai di ripristinare quei rapporti affettivi, che<br />

avevano riemp<strong>it</strong>o il mio universo di fanciullo. Iniziai, così,<br />

a frequentare zii, cugini, amici d’infanzia ed ex compagni<br />

di scuola, in un contesto fatto di piccoli impegni sociali e<br />

di simpatici incontri conviviali. Fu in una di queste<br />

occasioni, che accadde qualcosa che non avrei mai più<br />

dimenticato.<br />

La sala da pranzo echeggiava di voci generose, che,<br />

nel giardino attiguo, giungevano come un fastidioso e<br />

caotico frastuono. Il forte accento sarnese(5) di Alfredo, il<br />

mar<strong>it</strong>o di mia cugina indispettiva mio zio, che si chiamava<br />

allo stesso modo. Mia moglie Angela sembrava<br />

perfettamente a suo agio, in quella miscellanea di dialetti e<br />

discorsi ad alta voce.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 159


Annamaria‚ mia cugina‚ lanciava significative occhiate al<br />

mar<strong>it</strong>o, che aveva tutto l’aspetto di chi preferiva all’acqua<br />

un buon boccale di vino, mentre mia zia gradiva con<br />

soddisfazione tutto quel ben di dio che avevano preparato<br />

in grande abbondanza. Eravamo oramai al dolce, quando<br />

mi venne l’idea di sublimare quella celebrazione con un<br />

tocco finale: burlarci della superstizione dei parenti<br />

lim<strong>it</strong>rofi con un falso r<strong>it</strong>o satanico.<br />

- Perché non prepariamo‚ una “ fattura” per i nostri<br />

amati parenti? –<br />

- Ma che bella idea! – disse sub<strong>it</strong>o mia cugina Dora.<br />

Mia Zia‚ che era una sempliciona‚ incominciò già a ridere<br />

‚ al solo pensiero di come<br />

Avrebbero reag<strong>it</strong>o ‚ al nostro scherzo, le quattro sorelle<br />

Vistola.<br />

Mio zio non sembrava troppo convinto della cosa‚ anche<br />

perché aveva un una sorta di rifiuto, per ogni forma di<br />

superstizione e non era il solo‚ ma per non guastare il<br />

movimento, che si era venuto a creare intorno alla cosa‚<br />

acconsentì. Si misero tutti in movimento. Mia zia prese un<br />

pezzo di stoffa‚ Annamaria procurò degli spilli e Dora‚<br />

l’ultima delle mie cugine‚ un nastro nero. Da parte mia feci<br />

lavorare la fantasia e venne fuori una bambola<br />

rudimentale‚ alla quale disegnai occhi e bocca. Infilai gli<br />

spilli un po’ dovunque. Poi, per rendere più verosimile la<br />

“fattura”(6)‚ sull’orlo della veste disegnai le iniziali del<br />

“fatturati” ed iniziai con una bella “M”‚ iniziale di Maria‚<br />

che‚ tra l’altro‚ era anche il nome di mia zia.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 160


MIA MADRE<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 161


Fu Alfredo‚ il mar<strong>it</strong>o di Dora‚ a lanciare, nel giardino dei<br />

nostri superstiziosi parenti, la scherzosa “fattura”.<br />

Continuammo il pranzo‚ mangiando il dolce‚<br />

prendemmo del buon caffè e ci ripromettemmo di<br />

ripetere quell’ incontro mangereccio di lì a qualche mese,<br />

senza pensare che non siamo padroni del nostro tempo.<br />

Dovremmo vivere più semplicemente, immersi nel<br />

presente e senza progetti a lunga scadenza, badando a non<br />

intraprendere iniziative a cui non si può rimediare,<br />

manifestando il nostro affetto sincero alle persone che<br />

sono la nostra v<strong>it</strong>a. Passò tutta la settimana e decisi di<br />

trascorrere quella domenica in c<strong>it</strong>tà‚ presso i miei parenti<br />

di Salerno e così feci. In serata‚ ci mettemmo in macchina<br />

e facemmo r<strong>it</strong>orno al paese. Dalla piazza premei il<br />

telecomando‚ così potei entrare facilmente in garage‚<br />

senza problemi di traffico. Avevo appena spento il<br />

motore‚ quando vidi mia cugina Dora che correva verso di<br />

me piangendo:<br />

-Franco, corri, mia mamma sta male! –<br />

-Chiudi tu il garage – dissi ad Angela e corremmo al<br />

capezzale di mia zia.<br />

- Zia, zia Maria! – la chiamai scotendola: era in<br />

precoma.<br />

Chiamammo la guardia medica e ci confermarono la<br />

grav<strong>it</strong>à del malore. Attivammo rapidamente il trasporto al<br />

pronto soccorso, dove i medici diagnosticarono emorragia<br />

cerebrale. Per tutta la notte, mia zia lottò contro la morte<br />

ed al mattino sembrò che ce l’avesse fatta, tanto che<br />

scherzò con mio zio dicendo:<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 162


- Potevo morire! Non ti avevo nemmeno salutato! – Si<br />

baciarono. La giornata era splendida ed il sole alimentava<br />

l’ottimismo. Portai a casa mio zio, con la certezza che<br />

tutto era ormai superato. La notte successiva‚ purtroppo‚<br />

chiuse defin<strong>it</strong>ivamente l’esistenza di mia zia, tanto che, al<br />

mattino, entrò nel portone di casa il suo cadavere. Mio zio<br />

era su e sapeva che di li a poco sarebbe arrivata sua<br />

moglie, l’attendeva, come lei aveva atteso lui per tutta la<br />

v<strong>it</strong>a. Il suo corpo era in mezzo al giardino, sopra una<br />

vecchia sedia di legno. La testa, reclinata all’indietro‚<br />

mostrava i grandi occhi chiusi e la bocca aperta, mentre le<br />

braccia pendevano lungo il corpo che già incominciava ad<br />

irrigidirsi. Indossava il medesimo vest<strong>it</strong>o della domenica<br />

precedente, quello che l’aveva vista allegra e di buon<br />

appet<strong>it</strong>o. Mio zio‚ dalle scale‚ chiamava: - Marì! - e la voce<br />

era tra la preghiera ed il pianto. Noi stavamo cercando di<br />

organizzarci per trasportala su‚ attraverso la rampa di<br />

scale‚ piuttosto appesa. Era un donnone mia zia, alta e ben<br />

messa ed ora cost<strong>it</strong>uiva un grosso problema.<br />

- Marì - implorava mio zio,<br />

- Fémmena mia!-<br />

La sua voce si amplificava nella tromba delle scale‚<br />

assumendo toni drammatici. La prendemmo. Io presi il<br />

lato posteriore della sedia ed Armando‚ mio cugino‚<br />

quello anteriore. Ci avviammo. Attraversammo il giardino<br />

ed arrivam-mo alle scale. Iniziammo a salire. Il macabro<br />

corteo procedeva lentamente, mentre il cadavere muoveva<br />

braccia e testa.<br />

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La mia spina dorsale fece uno strano rumore, ma non<br />

potevo fermarmi: lacrime e dolore mi accompagnarono<br />

fino alla somm<strong>it</strong>à. Mio zio, sul ballatoio, sembrava<br />

impazz<strong>it</strong>o‚ come in un incubo ad occhi aperti:<br />

- Fémmena mia –<br />

- E’ morta Maria mia?- mi chiese, non risposi e<br />

continuai, mentre il povero vecchio inconsapevolmente<br />

stava compiendo una danza macabra. Pensai al peggio.<br />

-A fémmena mia!- ripeteva continuamente, finché non<br />

adagiammo sul pavimento del ballatoio la sedia con mia<br />

zia morta. A questo punto, mio zio si inginocchiò e mise<br />

la testa nel grembo della moglie, le abbracciò le gambe e<br />

pianse senza lacrime, come un bambino disperato. In<br />

quel momento, capì di essere rimasto solo. Ci guardò,<br />

guardò la moglie e chiuse con il mondo e la v<strong>it</strong>a.<br />

1) Costru<strong>it</strong>a dai principi Capece Minutolo, duchi di S. Valentino<br />

Torio, un piccolo terr<strong>it</strong>orio della Taurania acquistato, per sessanta<br />

ducati, dai principi Doria di Angri.<br />

2) La settimana consisteva nel saltare con un piede solo tra sette<br />

riquadri disegnati a terra. Lo strummolo, invece, era un pezzo di legno<br />

conico appunt<strong>it</strong>o, che veniva fatto girare con uno spago.<br />

3) Lo 'ngègno era un pozzo artesiano, dove, attraverso un congegno a<br />

nastro di catòse (termine dialettale di origine greca, che significa : che<br />

prende acqua dal fondo); esso serviva ad attingere acqua che, versata in<br />

una grande vasca di raccolta, serviva ad irrigare i campi. Il mulo o l'asino<br />

avevano il comp<strong>it</strong>o di far girare il congegno camminando a ruota intorno<br />

al pozzo.<br />

4) Le contadine, quando avanzava la pasta e fagioli, la conservavano<br />

per il mattino successivo. La riscaldavano, insaporendola con<br />

peperoncino, e la servivano al mattino a colazione.<br />

5) Di Sarno, c<strong>it</strong>tà dell’agro noverino, bagnata dal fiume omonimo.<br />

6) “Fattura” Pratica magica, fatta per far innamorare o per far morire<br />

qualcuno. Ancora oggi, nel sud, c’è chi ci crede e ricorre a maghi o<br />

maghe, per ottenere l’are o la morte di qualcuno.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 164


UN MORTO IMPORTANTE<br />

Un piccolo drappo nero, al lato del portone,<br />

dava il triste annuncio che il Professor Rossetti Guido,<br />

docente di antropologia, presso l’Ateneo c<strong>it</strong>tadino, aveva<br />

reso la sua bella anima a Dio. A quello della famiglia, si<br />

univa il manifesto dell’Univers<strong>it</strong>à e quello del Ministero,<br />

con cui il Rossetti aveva avuto a che fare, per via di un<br />

progetto sui rapporti internazionali, cui aveva collaborato.<br />

La salma fu portata in chiesa, dove il prete ebbe modo di<br />

ricordarne la figura di spicco e l’uomo modesto che, alla<br />

cultura, aveva un<strong>it</strong>o dign<strong>it</strong>à e spir<strong>it</strong>o cristiano.<br />

La vecchia vedova era accompagnata dalla figlia<br />

quarantasettenne e da alcuni amici di antica data che, per<br />

l’inclemenza del tempo, scomparvero, man mano che il<br />

corteo procedeva verso il camposanto. Quando il<br />

colonnello dei carabinieri batté i tacchi per l’ultimo saluto<br />

alla salma, tossì imbarazzato: vicino alla bara scura e lucida<br />

vi era solo la vedova, distrutta dal dolore e senza più<br />

lacrime da piangere. All’indomani, erano scomparsi pure i<br />

manifesti, sotto quelli dei morti di freschi, di quel fine<br />

settimana.<br />

Il lunedì mattina, sembrava fosse iniziato un giorno come<br />

tanti, niente di eccezionale nel mondo pol<strong>it</strong>ico, nessuno<br />

spettacolo interessante, nessun morto ammazzato e<br />

nessuno era stato licenziato.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 165


Il sole era sorto alle sei e trenta e la c<strong>it</strong>tà brulicava di<br />

persone affaccendate ed impegnate come ogni inizio<br />

settimana, quando in un basso di via Fornelle, Raffaele<br />

Espos<strong>it</strong>o, in arte Rafiluccia, spirava tra le braccia di<br />

comare Assunta, una sua buona vicina, di professione<br />

“prost<strong>it</strong>uta di fila”. Dopo di avergli chiuso gli occhi, la<br />

donna, in lacrime, uscì dal basso gridando:<br />

- Marònna, bella ge’!, E’ morta Rafiluccia ‘a puttàna!-<br />

Fu come il segnale di una battaglia! In breve tempo, tutti i<br />

“femminielli” della c<strong>it</strong>tà si passarono la voce e decisero<br />

che a quei funerali non si poteva mancare, ne andava di<br />

mezzo il buon nome della categoria. Le prost<strong>it</strong>ute<br />

avvertirono forte l’impulso della solidarietà ed, in breve,<br />

cominciarono ad arrivare corone e cuscini di fiori che,<br />

piano piano, occuparono tutta via Fornelle ed anche di<br />

più. Si iniziò a parlare di lotta di classe, di uguaglianza<br />

nella divers<strong>it</strong>à, di doverosa partecipazione e qualche voce<br />

giunse ai sindacati, che si preoccuparono sub<strong>it</strong>o di far<br />

sentire la loro presenza, specialmente quelli di sinistra, che<br />

si sentivano più vicini al popolo. Qualche dirigente<br />

informò la direzione del part<strong>it</strong>o, che si mobil<strong>it</strong>ò all’istante,<br />

producendo manifesti ed inviando sul posto i suoi<br />

rappresentanti più onorevoli. Quando il prete, don<br />

Gaetano Masticoni della chiesetta di S. Lucia, vide tutto<br />

quel movimento, si preoccupò di avvertire S.E. il<br />

Vescovo, che r<strong>it</strong>enne necessaria una presenza più incisiva<br />

di Santa Madre Chiesa e decise, all’istante, che avrebbe<br />

gest<strong>it</strong>o di persona il r<strong>it</strong>o funebre, magari con una messa<br />

binata, condotta in forma solenne.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 166


Il sacrestano preparò la chiesetta, senza risparmiare sugli<br />

addobbi e le luci, accese gli altoparlanti esterni, in<br />

previsione di una grande partecipazione ed il segretario di<br />

sua eccellenza chiamò il padre tenore, per i canti funebri<br />

ed il coretto di S.Sebastiano. Il dottor Maffei, giornalista<br />

del quotidiano locale, pensando di fare uno scoop, chiese<br />

al giornale la collaborazione di un buon fotografo e gli fu<br />

inviato addir<strong>it</strong>tura Alfredo Roccia, diventato famoso per i<br />

suoi servizi sui disordini in Iraq. Il Roccia, dal canto suo,<br />

cercò di pagare un vecchio deb<strong>it</strong>o con un amico<br />

giornalista di rete quattro, che si presentò sub<strong>it</strong>o sul posto<br />

con la sua équipe per un servizio dal vivo.<br />

A questo punto, la partecipazione di rai tre era scontata.<br />

Prefettura e Questura vennero allertate e fu predisposta,<br />

per i funerali, la chiusura al traffico di tutto il centro<br />

c<strong>it</strong>tadino. Il sindaco, allora, riunì il consiglio comunale e si<br />

decise un giorno di lutto c<strong>it</strong>tadino con la bandiera a<br />

mezz’asta.<br />

Quando le riprese iniziarono, diecimila persone<br />

ascoltavano le parole del vescovo, una folla immensa,<br />

immobile e commossa si estendeva tra le mura grigie del<br />

centro storico ed i giardini del lungomare, dove<br />

“Rafiluccia “, quando era in v<strong>it</strong>a, era sol<strong>it</strong>o passeggiare,<br />

ancheggiando esageratamente e lanciando occhiate di<br />

fuoco ai giovanotti in panchina.<br />

Durante l’omelia, quando il vescovo pregò:<br />

- Signore accogli nella tua gloria nostro fratello<br />

Raffaele…- qualcuno tra la folla gridò:<br />

- San Raffaele del “vascio”, aiutaci tu!-<br />

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Mentre abbassava, per riguardo al morto, la saracinesca<br />

del bar, un cameriere del Varese, rivolto al collega, disse:<br />

- Questo si che è un morto importante! -<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 168


Messaggio originale di scr<strong>it</strong>tura mediatica<br />

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UN MESSAGGIO DALL’ALDILA’<br />

Erano circa le venti, quando giunsi giunsi a Pellezzano.<br />

Parcheggiammo Parcheggiammo nello spazio antistante al primo primo dei dei tre<br />

palazzi del parco e pregai i ragazzi di accompagnare i<br />

nonni fino al secondo piano, ove era il nostro nostro<br />

appartamento. Mio padre si avviò brontolando, mentre<br />

mamma, contenta contenta di essersi finalmente liberata dalla<br />

routine della c<strong>it</strong>tà, si avviò avviò trotterellando trotterellando felice verso verso<br />

l’angusto portoncino dello stabile. Rimasi sola sola con<br />

Matteo, che armeggiava col suo inseparabile borsello, borsello, alla alla<br />

ricerca di una delle sue puzzolenti sigarette. Eravamo<br />

carichi come come un uovo ed il mio mio uomo uomo pensava pensava a fumare. fumare.<br />

- Ti sembra questo questo il momento momento di fumare fumare ?- lo ripresi<br />

nervosamente, pensando alla cena ancora da preparare ed<br />

alla macchina da scaricare.<br />

- Forse che ci corre dietro qualcuno?- mi rispose, con un<br />

serafico serafico sorriso. Aveva ragione, ero io che non riuscivo a<br />

rilassarmi. Alle Alle ventidue, ventidue, eravamo finalmente seduti fuori fuori<br />

al terrazzo, ed il fresco della sera era oltremodo piacevole,<br />

dopo una giornata caldissima di quel fine agosto.<br />

Nonostante i morsi impietosi impietosi delle zanzare, mio<br />

padre canticchiava euforico.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 170


Poi, credendo di far far dispetto a mamma, iniziò a parlare parlare dei dei<br />

suoi amori giovanili, dicendone di tutti i colori di un<br />

fantomatico ufficialetto di marina, un certo Gaspare<br />

Arpaia, che che si era permesso di fare progetti sulla donna, donna,<br />

che aveva già deciso sarebbe stata sua moglie.<br />

I ragazzi furono i primi ad andare a letto, letto, poi, fu<br />

mamma a r<strong>it</strong>irarsi in camera, segu<strong>it</strong>a, di lì a poco, da mio<br />

padre. Rimasi, così, così, sola con mio mar<strong>it</strong>o, sprofondati nelle<br />

sdraio, mentre la luna disegnava lunghe ombre nella valle,<br />

che a sud si apriva apriva verso verso il mare mare e la c<strong>it</strong>tà. Un nutr<strong>it</strong>o nutr<strong>it</strong>o coro coro<br />

di grilli dava al paesaggio un non so che che di misterioso misterioso e<br />

primordiale, che allontanava la mente da tutto ciò che<br />

apparteneva al presente ed alle emozioni della giornata.<br />

Carezzati, così, così, dal fresco della serata, serata, ci appisolammo<br />

fino alle due circa del mattino, finché finché non decidemmo di<br />

raggiungere la camera da letto, dove il sonno ristoratore ci<br />

accompagnò in una nuova nuova e splendida mattinata mattinata di sole.<br />

Quando l’aroma del caffé si diffuse per tutta la casa,<br />

i miei gen<strong>it</strong>ori erano già sul terrazzo, dove l’aria di<br />

montagna, m<strong>it</strong>igata dalla brezza del mare, mare, dava dava alle alle cose<br />

una sensazione piacevole di vivo e di pul<strong>it</strong>o. Il cielo di un<br />

azzurro intenso appariva ricco di voli di passeri, di<br />

rondini, e di merli, merli, che scomparivano, di tanto in tanto,<br />

nel verde dei dei castagneti.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 171


- Una buona tazza di caffè per i nostri sposini!- dissi a<br />

mamma e papà, adagiando il vassoio sul piano ovale del<br />

tavolo, - Grazie, tesoro! – rispose mamma, col garbo garbo di<br />

sempre. Raggiunsi il corridoio, dove Paolo Paolo si innervosiva<br />

nell’attesa nell’attesa che si liberasse liberasse un bagno, bagno, allora gridai:<br />

- Daniela sbrigati che Paolo ha bisogno dei servizi!-<br />

- Entra qua! – disse Matteo al figlio, affacciandosi dal<br />

bagno di servizio. Bussarono alla alla porta porta ed andai andai ad ad aprire.<br />

- Rosamaria, ho bisogno di un favore!-<br />

- Se posso, con piacere!- risposi ad Alfredo Jaccio, amico<br />

di famiglia e vicino di casa.<br />

- La suocera di Liliana, in questi questi giorni in vis<strong>it</strong>a vis<strong>it</strong>a da lei, si è<br />

ammalata ed ha bisogno di una iniezione, ora, ora, siccome siccome<br />

devo uscire, potresti sost<strong>it</strong>uirmi intorno alle undici?- undici?-<br />

- Ma certo!- risposi prontamente.<br />

- È una donna così garbata e sensibile, proseguì, figurati<br />

che è in contatto contatto continuo con l’aldilà col sistema della<br />

scr<strong>it</strong>tura scr<strong>it</strong>tura medianica- . Quest’ultima frase mi ag<strong>it</strong>ò<br />

incredibilmente, incredibilmente, da anni cercavo cercavo di fare fare una una simile<br />

esperienza ed ora si presentava una formidabile occasione.<br />

- Si certo, certo, stai tranquillo: ti sost<strong>it</strong>uirò con piacere!- mi<br />

affrettai a rispondere prontamente. Come Alfredo Alfredo andò<br />

via, iniziò per me me un’attesa frenetica, fino a che non<br />

furono le undici. Accompagnata da mamma, bussai bussai a casa casa<br />

di Liliana e, di lì a poco, venne ad aprirci un ‘anziana<br />

signora.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 172


- Sono la suocera di Liliana, Liliana, disse disse con garbo, prego<br />

accomodatevi -<br />

- Sono Rosamaria, un’amica di vostra nuora, sono qui per<br />

l’iniezione - le risposi, con il migliore dei miei sorrisi.<br />

Liliana era usc<strong>it</strong>a per compere compere ed ed in camera tutto tutto era era già<br />

pronto per l’iniezione. Cinque Cinque minuti dopo avevamo già già<br />

fatto fatto e l’odore di alcool si avvertiva in tutta la stanza. stanza.<br />

- Ora vi faccio un bel caffé – disse la donna, grata per la<br />

cortesia.<br />

- Veramente, iniziai, volevo chiedervi qualcosa, ma ma non so<br />

da dove incominciare…-<br />

- Dopo il caffé, faremo la cosa cosa che vi sta a cuore! – mi<br />

rispose sub<strong>it</strong>o.<br />

Mi sentii più rilassata.<br />

Dopo qualche minuto, la caffettiera cominciò a brontolare<br />

e l’aroma del caffé caffé esplose nell’ ampia cucina, come<br />

l’allegria di un bambino bambino troppo vivace. Ci servì in tazzine<br />

di vecchia porcellana e si accomodò vicino a noi, a guisa<br />

delle nonne, quando quando si preparano preparano a raccontare raccontare vecchie<br />

storie di draghi ai nipotini con le bocche spalancate spalancate ed i<br />

cuori impazz<strong>it</strong>i.<br />

Sistemò sul tavolo un rosario, un’ un’ immagine immagine di padre padre Pio<br />

ed una Croce, e mi inv<strong>it</strong>ò a comunicarle il nome del<br />

defunto defunto che mi interessava.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 173


Sub<strong>it</strong>o pensai pensai a mia zia Maria, non solo perché in v<strong>it</strong>a mi<br />

aveva dimostrato un affetto quasi quasi materno, materno, ma anche<br />

perché avevo conservato un legame piuttosto forte con i<br />

miei cugini, e le loro famiglie.<br />

Per la ver<strong>it</strong>à, non non è che le cose tra loro andassero proprio<br />

bene: Annamaria aveva un carattere molto forte ed era<br />

incline a prevaricare prevaricare gli altri, Dora si sentiva schiacciata schiacciata<br />

dalla forte personal<strong>it</strong>à della sorella e reagiva con ostil<strong>it</strong>à,<br />

mentre Armando, per motivi di lontananza e di lavoro lavoro si<br />

sentiva escluso da ogni rapporto con la famiglia. A questo,<br />

si erano aggiunti contrasti contrasti per la spartizione dell’ered<strong>it</strong>à,<br />

per la quale cosa erano l’uno contro l’altro armati ed io<br />

avevo il mio mio bel da fare per portare un po’ di pace tra di<br />

loro. Con questi presupposti, presupposti, non ebbi alcuna es<strong>it</strong>azione e<br />

chiesi alla nostra amica di creare un contatto contatto con mia zia<br />

Maria. La signora Assunta sistemò un foglio bianco sul<br />

piano del tavolo tavolo ed ed una penna penna sul palmo palmo della mano<br />

destra, completamente aperta. aperta. Bastò il segno segno della della croce croce e<br />

la penna, improvvisamente si inclinò e scrisse:<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 174


- Leo sono, ciao mamma! mamma! Ciao Ciao a te dolcissima sorella, non non<br />

essere tesa , è tutto bello questo questo contatto. Si, perciò perciò<br />

accetta con seren<strong>it</strong>à. Tu, donna saggia e sensibile quale sei,<br />

affronta tutto con seren<strong>it</strong>à. Nei momenti di sconforto,<br />

non ti abbandonare, reagisci, affronta le difficoltà con<br />

dolcezza; dolcezza; niente amarezze dentro di te, sii te stessa in<br />

tutto. Famiglia Famiglia bella è la tua, mia mia diletta; diletta; nei nei momenti momenti bui<br />

affidati alla Mamma Mamma celeste, la Divina è sempre pronta ad<br />

aiutare chi La invoca. Accetta Accetta la v<strong>it</strong>a quotidiana con<br />

semplic<strong>it</strong>à, vivi serena serena e fiduciosa accanto ai tuoi tuoi cari. cari.<br />

Con me c’è la sorella Maria: Ciao piccola mia, zia Maria<br />

sono, viva e beata sono accanto al mio sposo, ma tanta<br />

pena pena c’è in noi nel vedere la s<strong>it</strong>uazione s<strong>it</strong>uazione che si è creata creata in<br />

famiglia: si Rosa, nipote dolcissima, è tutto vano il loro<br />

comportamento, il loro modo di comportarsi è indegno.<br />

Tu sai come ci tenevo alla dign<strong>it</strong>à, dign<strong>it</strong>à, ora ora nel vedere la loro<br />

meschin<strong>it</strong>à, si la loro avid<strong>it</strong>à, io ed il mio sposo soffriamo<br />

molto. Figli Figli ingrati! ingrati! Si, Rosa dolcissima, dolcissima, di te sono sono fiera,<br />

beata sono sono della tua tua famiglia, fiera fiera sono di te, cosa cosa che<br />

non posso dire dei miei figli. Ti ho amata più di una figlia,<br />

tesoro mio, ora dal cielo veglio su di te. Niente rimorsi<br />

dentro di te, così doveva doveva andare. Bello è quello che fai per<br />

la mia famiglia, non ti stancare figlia figlia bella, bella, dal cielo<br />

preghiamo tanto per i nostri figli e per la pace dentro di<br />

loro. Fa che che possano possano capire capire e noi avremo la pace che ci<br />

mer<strong>it</strong>iamo. Ora ti lascio mia diletta, pensami con dolcezza.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 175


Ciao, sono Leo, dolce sorella, se puoi, prega per la pace<br />

nelle nelle famiglie.Dio famiglie.Dio ti benedica, Leo -.<br />

Guardai Guardai mamma, senza riuscire a spiaccicar parola,<br />

del resto, ogni commento sarebbe risultato improprio.<br />

Abbracciai la signora Assunta ed ed andammo via via annichil<strong>it</strong>e.<br />

Il braccio di mamma, mamma, appeso al mio, tremava. Entrammo<br />

in casa e cercammo di spiegare cosa era accaduto, accaduto, ma con<br />

penosi risultati. Dopo pranzo, i miei gen<strong>it</strong>ori andarono a<br />

riposare, Matteo si rilassò rilassò fumando in terrazzo ed i ragazzi ragazzi<br />

andarono a giocare nel parco. parco. Mi distesi distesi sulla sdraio e mi<br />

addormentai senza volerlo. Una bussata piuttosto energica<br />

mi scosse; mi alzai faticosamente ed andai andai ad aprire: erano<br />

mia cugina Dora, Annamaria ed ed il mar<strong>it</strong>o Bernardo. Li feci feci<br />

accomodare e mi diressi in cucina cucina per per preparare preparare il caffé,<br />

ma il mio Matteo ci stava già pensando, allora allora andai ad<br />

accomodarmi con con i miei osp<strong>it</strong>i.<br />

- Come è bello bello quassù! – disse dora. dora.<br />

- Sembra di stare stare in un'altra dimensione – aggiunse Anna<br />

- A propos<strong>it</strong>o di dimensione, non so se dirvelo, ma avrei<br />

qualcosa da comunicarvi- dissi cautamente e spiegai<br />

l’esperienza che avevo avuto quella mattina, parlai della<br />

signora Assunta Assunta e di come questa questa fosse fosse in contatto con il<br />

figlio Leo, morto prematuramente di tumore. tumore. Mi<br />

ascoltarono attentamente attentamente e fu Anna a dire: dire:<br />

- Madonna, potevamo chiedere notizie di mamma e papà!- papà!-<br />

A questo punto, esclamai:<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 176


- Ho chiesto io per voi, ricorderete certamente l’amore<br />

che provavo per per zia Maria! –<br />

- Ed allora?- chiese Anna impaziente<br />

- Allora, avrei un messaggio per voi !- risposi e presi il<br />

messaggio che la signora Assunta mi aveva trascr<strong>it</strong>to.<br />

Lessero ed ed intuirono quello che io stessa avevo intu<strong>it</strong>o: è<br />

veramente sottile il confine tra la v<strong>it</strong>a e la morte, o meglio,<br />

tra la v<strong>it</strong>a v<strong>it</strong>a terrena e l’altra v<strong>it</strong>a; per cui, la morte non è altro<br />

che un breve travaglio travaglio per una nuova ed eterna esistenza.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 177


IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 178


R O S A<br />

Le sanguisughe sono animali acquatici, che<br />

appartengono alla famiglia degli anellidi; hanno il corpo<br />

piatto ed una bocca mun<strong>it</strong>a di tre mandibole con dei<br />

dentelli, che servono per forare la pelle degli animali.<br />

Quando si attaccano, secernono una sostanza anestetica e<br />

quando succhiano il sangue emettono l'irudina, che è un<br />

anticoagulante. Testimonianze storiche dell'impiego<br />

medico delle sanguisughe ci riportano all’antico Eg<strong>it</strong>to, ed<br />

alla diciottesima dinastia. Anche Greci e Romani<br />

lasciarono tracce del loro utilizzo, già diversi secoli prima<br />

della nasc<strong>it</strong>a di Cristo.<br />

La nostra storia, che non ha nulla a che vedere con<br />

i greci ed i romani, inizia in una fredda mattina di gennaio<br />

del 1909, quando un misterioso signore, protetto da un<br />

ampio mantello scuro, abbandona sul sagrato della chiesa<br />

di Santa Maria della Pietà, in Napoli, un piccolo cesto,<br />

dove si intravedeva il capo di una bambina, ben protetta<br />

da una copertina di lana rosa, tirata su fino a coprirle la<br />

fronte. Un cane abbaiò in lontananza e l’uomo si<br />

allontanò in fretta, temendo anche le ombre che si<br />

schiarivano rapidamente alla luce del nebbioso mattino.<br />

Fu il vecchio custode della Pietà dei Turchini, ad<br />

accorgersi della cesta, sottraendo il piccolo fardello al<br />

freddo umido della mattinata.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 179


La battezzarono Rosa, dal colore della copertina<br />

che l’avvolgeva, e la nutrirono fino a quando non fu data<br />

in adozione ad una umile famiglia dell’agro sarnesenocerino,<br />

i coniugi Triestino, meglio identificati col<br />

soprannome di “sanguettari”, perché vivevano col<br />

commercio delle sanguisughe e delle rane del fiume Sarno.<br />

A quel tempo, la piccola Rosa aveva otto anni, ma<br />

intuiva già che il futuro le aveva riservato una v<strong>it</strong>a più<br />

squallida di quella vissuta nell’orfanotrofio.<br />

Casatori, frazione di San Valentino, un tempo<br />

terr<strong>it</strong>orio dei Principi Doria di Angri, acquistato<br />

successivamente dai Capece-minutolo, per sessanta ducati,<br />

si estendeva a croce, verso la chiesa di S.Maria delle<br />

Grazie e verso vico San Giuseppe, una sorta di stretto<br />

corridoio, che collegava tutti i vicoli della contrada, da<br />

quello dei Carresi, a quello di San Benedetto, a quello dei<br />

Vergati. La bottega di mastro Savino il falegname divideva<br />

l’agglomerato di destra, da quello di sinistra, entrambi<br />

serv<strong>it</strong>i da una delle quattro fontane della frazione. I<br />

Triestino vivevano alla fine nel vico S.Benedetto. Quando<br />

nacquero Gaetano ed Italo, Rosa fece loro da mamma,<br />

districandosi abilmente tra i lavori domestici e le necess<strong>it</strong>à<br />

dei due bambini. Era brava ad accendere il fuoco, nella<br />

vecchia cucina a legna, ed a far da mangiare anche solo<br />

con l’acqua ed il prezzemolo. Un piatto caldo non<br />

mancava mai.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 180


Quando i fratellastri furono abbastanza grandi da poterli<br />

affidare a madre strada, Rosa fu mandata per le masserie a<br />

guadagnare il pane per la famiglia, incurvando la schiena<br />

per le semine o la raccolta degli ortaggi.<br />

Fu allora che la famiglia iniziò a star bene. Anche<br />

Italo e Gaetano facevano la loro parte: il primo andando a<br />

cercar sanguette ed il secondo col commercio delle rane,<br />

tanto da mer<strong>it</strong>are il soprannome di “granognaro”.<br />

Il 12 luglio del 1926, Rosa stava raccogliendo<br />

pomodori a Sciulia, una lunga striscia di terra ai lati del<br />

fiume Sarno. Il sole picchiava forte sui lunghi filari di<br />

“San Marzano”, lunghe e rosse, come il sangue dipinto<br />

sulla fer<strong>it</strong>a dell’Addolorata. Le donne caricavano<br />

direttamente sui carretti di Eugenio Strianese, il più grosso<br />

sensale della zona, mentre i muli mordevano il morso<br />

sotto le stanghe sempre più pesanti. Ogni gabbia pesava<br />

all’incirca 36 chili, ma le donne le adagiavano con<br />

destrezza sui taralli di stoffa, opportunamente sistemati<br />

sulla somm<strong>it</strong>à del capo. Rosa era la più attiva, sembrava<br />

avesse il diavolo in corpo, tanto che lavorava. Angelo la<br />

notò sub<strong>it</strong>o e si fermò a guardarla incantato, prima di<br />

scomparire tra due filari di oro rosso. L’avrebbero pagata<br />

sicuramente come un uomo, pensava tra sé, certo che la<br />

sua povera Michela non aveva mai avuto quella energia<br />

lavorativa. Povera donna, era morta portando con sé la<br />

bambina che stava per nascere, lasciandolo vedovo e solo.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 181


La pausa per il pranzo giunse grad<strong>it</strong>a.<br />

Mangiarono pane duro e pomodori, sotto il pergolato di<br />

compare Riziero, soprannominato “d<strong>it</strong>tasicaria”, perché<br />

era sol<strong>it</strong>o coltivare tabacco. Angelo si accomodò tra Rosa<br />

ed Immacolata, detta “ ’a sciulicàra”, mentre “a musciello”<br />

e “a petrusina” ammiccavano e sorridevano con malizia.<br />

Poche parole, qualche sguardo, una bevuta allo stesso<br />

fiasco ed il messaggio fu chiaro per entrambi. Angelo<br />

provava per Rosa amore, ammirazione e tanta<br />

compassione. Non era stato facile adeguarsi quel genere di<br />

v<strong>it</strong>a, dopo di aver trascorso una infanzia in un<br />

orfanotrofio ed una fanciullezza a fare la sguattera, in una<br />

casa che anche i topi ev<strong>it</strong>avano, per la miseria ed il freddo<br />

che trasudava dalle vecchie mura. La cosa più viva erano<br />

le “sanguette” e le urla di Maria “ ‘a peccatòra”, che<br />

sarebbe diventata, poi, la moglie del fratellastro Gaetano.<br />

Le Sabbelle vedevano di buon occhio quel sentimento ed<br />

avevano già consigliato alla loro amica di non lasciarsi<br />

scappare l’occasione, quando Angelo si fosse fosse fatto<br />

avanti. Era una brava persona e le avrebbe voluto<br />

certamente bene.<br />

Quella stessa domenica, Angelo si recò dai<br />

gen<strong>it</strong>ori adottivi di Rosa, per chiederla in moglie. La<br />

richiesta fu accolta con costernazione. Il patrigno<br />

bestemmiò l’Addolorata e la moglie rispose che ci<br />

dovevano pensare.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 182


- Va bene, rispose Angelo con disinvoltura, domenica<br />

prossima mi darete una risposta! –<br />

- Capirai, si riprese il futuro suocero, Rosa è l’anima della<br />

casa: fa tutto lei, non è facile lasciarla andar via! –<br />

- Capisco, dibatté il giovane, ma tutto il paese sa che son<br />

venuto a chiedervela, ci fareste una gran brutta figura! –<br />

- Lo so! - rispose laconico il Triestino.<br />

- Allora, penso proprio che una risposta potreste darmela<br />

pure adesso! - riprese Angelo con voce decisa.<br />

- E va bene! Ma le nozze fra un anno, il tempo di lavorare<br />

per il suo corredo! - concluse l’uomo.<br />

- Facciamo sei mesi, disse Angelo, e del corredo ne faccio<br />

a meno, tanto ho già quello della mia povera Michelina!-<br />

Rosa si fece di fuoco, ed esplose con una rabbia che<br />

nessuno si aspettava:<br />

- Il corredo lo tengo già, non me lo deve fare nessuno!<br />

(rivolta poi ad Angelo) Se mi vuoi, mi devi sposare il più<br />

presto possibile, altrimenti non ti sposo più! –<br />

- Allora, tagliò corto il Triestino, considerati da questo<br />

momento già fidanzato! -.<br />

Rosa sorrise soddisfatta ed andò a prendere acqua alla<br />

fontana, mentre il patrigno si diresse in piazza senza dire<br />

più una parola. La Triestina, singhiozzando,si dileguò tra i<br />

campi ed Angelo fece r<strong>it</strong>orno a casa, sempre più conv<strong>it</strong>o<br />

di avere scelto la compagna giusta, quella che avrebbe<br />

amato teneramente per tutta la v<strong>it</strong>a.<br />

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IL GUSTO DELLA VITA<br />

(Gerardina)<br />

Gente che va e che viene, senza sosta e senza<br />

riguardo per chi soffre. Vengono preparati come per una<br />

festa o un incontro conviviale senza inv<strong>it</strong>o; col sorriso<br />

idiota stampato sulle facce e profumati, come travest<strong>it</strong>i in<br />

calore. Si siedono sui letti, alzano la voce come se fossero<br />

al bar, con uno sguardo globale e compassato alla<br />

camerata ed ha chi sta rantolando, pronto ad esalare<br />

l’ultimo respiro.<br />

Io me ne sto per i casi miei, nell’attesa paziente della<br />

mia ora, godendomi qualche infermiera decente e le<br />

carezze di mio figlio, che spera ancora di riportarmi a casa<br />

per il novantacinquesimo compleanno. Povero figlio mio!<br />

Non ho sbagliato a volergli tanto bene da dare<br />

l’impressione di preferirlo agli altri, ma era solo un modo<br />

di ricompensarlo per tanta dedizione. L’unica cosa che mi<br />

dispiace è di non avere con me la mia Gerardina, con le<br />

sue chiappe dure ed il sorriso di Sisina, una simpatica<br />

contadinotta dell’agro, che sapeva ben soddisfare le mie<br />

esuberanze giovanili. Non è che Maria, l’ostetrica<br />

paganese, non sapesse fare all’amore, ma non aveva estro<br />

e pensava esclusivamente al suo piacere.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 184


Tanina, invece, una splendida trentenne del mio paese,<br />

sapeva come accendermi: misteriosa e graffiante, giocava<br />

con i miei capelli biondi, al<strong>it</strong>andomi sull’orecchio come<br />

una gattina in amore. Ma la più spregiudicata era Nobile,<br />

una brunetta senza scrupoli, che correva dietro tutti i<br />

pantaloni del quartiere. Olga, poi, era la “Maddalena” della<br />

s<strong>it</strong>uazione, per lei ogni occasione era buona per<br />

“festeggiare” alla sua maniera. Bianchina era una bambola<br />

tascabile, bruna, delicata e piccolina, sospirava come<br />

Giulietta da Rimini davanti al suo Romeo. La sua vocina<br />

era tutta un frem<strong>it</strong>o, quando veniva a prendere il piacere<br />

nel folto giardino di mio nonno, profumato d’aranci e<br />

biancospini.<br />

Ma ecco l’infermiera che r<strong>it</strong>orna, speriamo che non<br />

aggiunga altre flebo a questa che sta finendo.<br />

- Eccolo qua, il mio simpaticone! –<br />

- Cosa posso fare per voi? –<br />

- Qualcosa potrebbe…- le dico maliziosamente e<br />

stendendo la mano come se dovesse poggiarvi sopra<br />

qualcosa, ma fa finta di non aver mi sent<strong>it</strong>o ed aggiunge<br />

altre flebo sulla somm<strong>it</strong>à dell’asta, pronte a sost<strong>it</strong>uire<br />

quella che si sta svuotando.<br />

Mio figlio sta sorridendo, meglio così, sembra meno<br />

teso ed io posso appisolarmi.<br />

- Salve ragazzi! – si sente improvvisamente nel silenzio<br />

della camerata. È quello stronzo del cappellano che, ogni<br />

giorno, a quest’ora, viene a fare il suo show.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 185


Tutto sommato è una brava persona, con la barba ed il<br />

sorriso buono di Padre Pio. Mi sta fissando, ha gia cap<strong>it</strong>o<br />

che me ne sto andando, ecco, si avvicina:<br />

- Preghiamo tutti per il nostro caro fratello Armando!-<br />

iniziano a pregare, compreso mio figlio che ha le lacrime<br />

agli occhi. Abbasso le palpebre e prego anch’io, mentre il<br />

rompiballe fa il segno della Croce e raccomanda la mia<br />

anima a Dio. Vorrei dirgli che sono in pace e che non ho<br />

paura, ma la testa ricade sul cuscino ed egli va a far chiasso<br />

in un’altra camerata. Vorrei vedere la mia Gerardina.<br />

Certo, ho avuto tante donne, ma l’unica che ho<br />

veramente amato, per tutta la mia v<strong>it</strong>a, e mia moglie Nora,<br />

buona, dolce sensibile e soprattutto paziente, ha<br />

sopportato tutte le mie intemperanze. E si che non sono<br />

stato un tipo facile, con le mie scappatelle ed i miei errori.<br />

Povera donna, in fondo ha fatto una v<strong>it</strong>a di sacrifici nelle<br />

ristrettezze del dopoguerra, quando non c’era spazio<br />

nemmeno per i sogni. Questa sera viene a farmi vis<strong>it</strong>a con<br />

mia figlia ed i miei nipoti, speriamo che la me la fanno<br />

coricare vicino, è una settimana che non sento il suo<br />

calore.<br />

Come mi manca Gerardina! L’ho conosciuta sette<br />

anni fa, quando ancora ero autosufficiente, fu mia figlia a<br />

chiamarla come collaboratrice domestica e lentamente,<br />

giorno dopo giorno, si è insinuata nella mia vecchiaia,<br />

divenendo indispensabile.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 186


Per un suo sorriso, un suo tenero atteggiamento, ho<br />

accettato ogni cosa, dal bagno alla tenera carezza delle sue<br />

mani, nella pratica quotidiana delle pulizie intime. Ed è<br />

stata questa intim<strong>it</strong>à a cementare un legame così forte.<br />

Purtroppo, da qualche mese, mi ha lasciato per non so<br />

quali problemi e mi manca terribilmente, speriamo che mi<br />

venga a salutare prima ch’io parta.<br />

- Questa volta non ce la faccio!- sussurro a mio figlio che<br />

mi sta baciando sul capo. Poi, la sorpresa più grande: sono<br />

tutte qua le mie donne: Sisina, Maria, Bianchina, Olga,<br />

Nobile, tutte quante e tutte giovani e belle, quasi mi<br />

vergogno di farmi vedere così vecchio. Sorrido a tutte ed<br />

esse sono ansiose di portarmi con loro, ma non è<br />

possibile, mia moglie non è ancora venuta. Maria mi si<br />

avvicina e mi permette di carezzarla. Uno mano fresca si<br />

posa sulla mia fronte: riconosco il tocco, è la mano della<br />

mia Norina.<br />

- Sei venuta, finalmente!-<br />

- Caro!-<br />

- Vieni coricati con me!-<br />

- Non posso, siamo in ospedale!-<br />

- Ma sei mia moglie! – cerco di obiettare, senza successo.<br />

Non riesco a dirle nulla e le bacio la mano, come per<br />

sussurrarle: -Grazie per il bene che mi hai voluto!- e gliela<br />

bacio ancora e, questa volta, come per dirle addio.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 187


Ecco, l’orario di vis<strong>it</strong>a è fin<strong>it</strong>o e se ne vanno tutti, anche la<br />

mia Norina, che mi lancia dalla porta un ultimo sguardo,<br />

con gli occhi umidi di pianto. Se ne vanno convinti che<br />

torneranno ancora, come è ab<strong>it</strong>udine di tutti gli uomini<br />

pensare che le s<strong>it</strong>uazioni durino all’infin<strong>it</strong>o. Sto per<br />

affrontare la mia ultima notte in ospedale e mi preparo<br />

all’impresa. Incubi e sogni si alternano con un r<strong>it</strong>mo<br />

impressionante. A tarda ora viene Ermanno, il mio primo<br />

nipote, figlio del mio primogen<strong>it</strong>o:<br />

- Ciao nonno, come stai? -<br />

- Non sto bene !- gli rispondo laconicamente e ripiombo<br />

nel mio torpore. Cerco di far passare in fretta questa<br />

notte, presto sarò liberato. Franco se ne va e Gino prende<br />

il suo posto. Lentamente, compaiono le prime luci<br />

dell’alba ed incomincio a prepararmi. I miei fratelli sono<br />

tutti ai piedi del mio letto, ma aspetto i miei gen<strong>it</strong>ori.<br />

Cesare mi sorride ed Alfredo mi dice che stanno per<br />

arrivare. Si aprono le porte della camerata ed entrano gli<br />

infermieri per le terapie. Mi attaccano un’altra flebo.<br />

Sorrido. Arriva la colazione e Gino cerca di farmi bere una<br />

tazza di latte. Sento una voce familiare, mi giro ed eccola lì<br />

la mia Gerardina è venuta a salutarmi, ora posso<br />

andarmene in pace. Mio padre e mia madre sono arrivati e<br />

si avvicinano, cerco di alzarmi per andare loro incontro.<br />

Gerardina mi sostiene nello sforzo. Gli occhi<br />

incominciano a storcersi, prima di chiudersi per sempre.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 188


Gino corre nel corridoio alla ricerca di un medico. Piange<br />

il mio povero figliolo, ma sono già tra le braccia di mia<br />

madre e, mentre Gerardina mi adagia delicatamente sul<br />

cuscino, con lei sto già volando verso il sole.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 189


IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 190


PASQUALE CAPASSO<br />

DIRETTORE DI CAMPOBASSO<br />

Arrivano a gruppetti, lì, in via Galluppi 54, col viso di<br />

circostanza e la stanchezza di una giornata di lavoro. Sono<br />

i docenti del Circolo didattico, retto dal direttore Pasquale<br />

Capasso, che, sicuramente, avrebbe dato il meglio di sé, in<br />

una attiv<strong>it</strong>à dove non occorrevano sensibil<strong>it</strong>à e capac<strong>it</strong>à<br />

di discernimento.<br />

È un giovedì pomeriggio, l’insegnante Rossi Elvira arriva<br />

all’ultimo minuto. La riunione sta per cominciare, il<br />

dirigente Capasso non perdona. La povera donna cerca<br />

disperatamente di trovare un angolino per la sua “panda”,<br />

ma neppure un varco nel parcheggio stracolmo.<br />

Un’idea, il piazzale davanti la scuola potrebbe essere<br />

la sua salvezza: sistema l’auto vicino alla siepe, tanto è<br />

piccolina e quasi non si nota. Ce l’ha fatta! Corre su per le<br />

scale, pregando Iddio che la riunione non sia iniziata.<br />

Entra nell’aud<strong>it</strong>orio, scorge una sedia nella penultima fila,<br />

chiedendo scusa alle colleghe, passa e si siede. Pare che il<br />

capo non abbia fatto caso al suo breve r<strong>it</strong>ardo. Un grosso<br />

respiro di sollievo che, tuttavia, le muore in gola:<br />

- Il r<strong>it</strong>ardo è sinonimo di scarso interesse per la v<strong>it</strong>a della<br />

scuola!-<br />

La frase ha l’effetto di una bomba, nel silenzio<br />

imbarazzante del salone.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 191


La donna sorride squallidamente in segno di scusa, ma gli<br />

occhi di tutti sono su di lei. Che vergogna!.<br />

La riunione prosegue con la lettura del verbale<br />

precedente, di poi si passa al primo punto dell’ ordine del<br />

giorno: “G<strong>it</strong>e d’istruzione e programmazione dell’azione<br />

educativa”. Inizia lo show di Capasso e tutti sono<br />

attentissimi. La Califano ha gli occhi chiusi, dietro gli<br />

occhiali scuri; il professor Carbone, protetto dalla<br />

Smaldone, sbadiglia pesantemente, mentre il collega<br />

Tavassi si perde nella generosa scollatura della Nobile, la<br />

favolosa supplente della quinta B.<br />

Intanto, il dirigente, sempre con lo stesso tono, continua a<br />

martellare:- Le g<strong>it</strong>e d’istruzione vanno programmate,<br />

perché devono avere un loro riscontro nell’attiv<strong>it</strong>à<br />

didattica e bla, bla,bla.-<br />

Ad un tratto, entra Alfredo il bidello:<br />

- Scusi, direttore!- balbetta.<br />

- Ho già detto mille volte che le riunioni non si<br />

interrompono, ha cap<strong>it</strong>o?-<br />

- Si, ma…-<br />

- Non ci sono ma che tengano, lei è… è…- replicò il<br />

capo “incazzato” e col viso paonazzo.<br />

- Sono quello che sono, lo interruppe esasperato il bidello,<br />

ma i vigili giù hanno chiamato il carro attrezzi per l’auto<br />

della signora Rossi! -<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 192


- Mi scusi direttore!- sbiascica ag<strong>it</strong>ata l’insegnante e si<br />

precip<strong>it</strong>a verso le scale e l’usc<strong>it</strong>a. Ci vuole il bello ed il<br />

buono per ev<strong>it</strong>are il carro attrezzi e cavarsela con una<br />

multa di cinquanta euro.<br />

- Firmi qui, signora e sposti sub<strong>it</strong>o la sua vettura – intima<br />

con garbo i l vigile.<br />

La docente sta per chiudere la transazione, quando un<br />

urlo la blocca all’istante:<br />

- Noooo, Non firmi! Non si permetta! Non le consento!<br />

Darò io il fatto loro a questi signori!-<br />

La povera donna non sa più che fare, ma pare che il suo<br />

capo sappia il fatto suo e decide di non firmare il verbale,<br />

mentre il suo capo prosegue:<br />

- Sono il dottor Pasquale Capasso, direttore didattico di<br />

Campobasso, cari signori, questo spazio è della scuola e<br />

costei è una insegnante nell’esercizio delle sue funzioni! Mi<br />

dispiace, ma avete commesso un madornale sbaglio! –<br />

- A noi non importa chi lei sia, la signora ha parcheggiato<br />

in divieto di sosta ed eleviamo regolare contravvenzione !-<br />

rispondono imperturbabili i tutori dell’ordine e rivolti<br />

all’insegnante:<br />

- Cosa fa signora, firma? –<br />

- Non si permetta! Non firmi! Siamo nel dir<strong>it</strong>to,<br />

perdiana!...- tuona ancora una volta il dirigente, riferendosi<br />

al concetto di democrazia ed appellandosi al dettato<br />

cost<strong>it</strong>uzionale.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 193


- Allora, stando così le cose, la multa sale a<br />

centoventinque euro - precisa laconicamente il vigile- cosa<br />

fa signora, firma o le mandiamo a casa il verbale? –<br />

- Direttore, cosa devo fare?- chiede imbarazzata la<br />

docente.<br />

- Firmi! Cosa aspetta? Le multe vanno firmate, non lo sa?<br />

Voi intanto (rivolto ai tutori dell’ordine) mettete, mettete<br />

pure a verbale: il direttore Pasquale Capasso dissente, anzi<br />

contesta fortemente e si ricorrerà alla magistratura!-<br />

Di lì a qualche minuto, i vigili si allontanano con uno<br />

strano sorrisetto sulle labbra e la povera insegnante ha<br />

firmato un verbale di 125 euro, invece che di cinquanta,<br />

per l’intervento “brillante” del suo illuminato direttore.<br />

Per una intera settimana, l’episodio fu commentato<br />

ampiamente da tutto il personale della scuola. Alfredo il<br />

bidello lo riferì ai collaboratori scolastici di altri circoli ed<br />

ist<strong>it</strong>uti e, in poco tempo, se ne parlò tutte le scuole di<br />

Campobasso. Poi, come succede per ogni cosa, tutto<br />

cadde nel dimenticatoio e la v<strong>it</strong>a scolastica continuò col<br />

r<strong>it</strong>mo di sempre, tra attiv<strong>it</strong>à, g<strong>it</strong>e d’istruzione e continue<br />

programmazioni. Vi furono certo altri episodi, che<br />

scossero l’universo scolastico retto dal dottore Capasso,<br />

commentati e manipolati opportunamente per esaltare<br />

certe peculiar<strong>it</strong>à dirigenziali, ma quello dell’ultimo<br />

incontro scuola-famiglia del secondo trimestre fu il più<br />

singolare.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 194


I docenti erano serenamente predisposti ad<br />

accogliere i gen<strong>it</strong>ori, nell’incontro più importante<br />

dell’anno scolastico, quello in cui già si delineava il<br />

successo o l’insuccesso di ciascun alunno. La bidella aveva<br />

preparato il caffè ed Alfredo, nell’atrio indirizzava i<br />

gen<strong>it</strong>ori nelle aule dove era previsto l’incontro.<br />

Ad un certo punto, si sentì urlare, nei corridoi piuttosto<br />

frequentati, una donna sui quarant’anni:<br />

- Addò sta, addò sta, chélla péreta e storia e giografia?-<br />

L’energumena profferiva ogni parola con gli occhi iniettati<br />

di sangue e, nel contempo, avendo artigliato<br />

energicamente il braccio del bidello, che aveva cercato<br />

incautamente di fermarla, lo spingeva avanti a sé, verso<br />

un gruppetto di maestre, che erano stare richiamate dalla<br />

conc<strong>it</strong>ata circostanza.<br />

- Signora, calmatevi!- cercava di dire il povero Alfredo,<br />

con la voce che conferiva alle sue parole più il tono di una<br />

preghiera, che quello di un divieto.<br />

- Statte z<strong>it</strong>to strunzìlle!- continuò, imbestial<strong>it</strong>a la donna,<br />

più simile ad un animale che ad un essere umano.<br />

- Addò sta, storie e giografie!- gridò verso le insegnanti<br />

intimid<strong>it</strong>e dalle urla della “signora”.<br />

- Eccola, è qua!- mormorò flebilmente una di loro,<br />

indicando la collega più morta che viva.<br />

L’energumena, allontanò il bidello con uno spintone, si<br />

fermò, la guardò, fissandola intensamente con gli occhi di<br />

fuoco, poi, a dendi stretti, sibilò:<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 195


- Embè, ncòpp’all’òsse e pàtreme A<strong>it</strong>àne, si te permiètte<br />

‘nata vota e sfòttere a fìgliema, quante dice ‘a storia o ‘a<br />

giografia, te spezze ‘e cosce! M’ha sentute bbuòne, pièzze<br />

‘e stronza e zombaperete? -<br />

In quel momento, entrò Capasso con il codazzo della<br />

Direzione: il segretario, il maestro vicario, il responsabile<br />

di laboratorio ed il fiduciario del plesso.<br />

- Cosa sta succedendo qui ?- tuonò il dirigente, avendo<br />

notato il tafferuglio. Rivolto, poi, alla donna:<br />

- Chi è lei e cosa sta blaterando con una voce da<br />

pescivendola?-<br />

- Chi songh’ì ? – ripetè la donna riaccendendosi più di<br />

prima.<br />

- So’ ‘na mamma ncazzàta, va bbuò?-<br />

- Stia buona, altrimenti chiamo i carabinieri, ha cap<strong>it</strong>o? Io<br />

sono il responsabile della scuola e tutto ciò che accade mi<br />

riguarda!- replicò urlando Capasso.<br />

- Ah! Sei o responsabile? Tiè pigliati ddui pisce da ‘stà<br />

pisciaiòla !-<br />

Nell’atrio il rumore degli schiaffi ebbero l’effetto di tre<br />

colpi di pistola, tra gli occhi sbigott<strong>it</strong>i del codazzo e la<br />

furia dell’ard<strong>it</strong>a energumena, che, sculettando<br />

vistosamente, si diresse verso l’usc<strong>it</strong>a. Con sollievo<br />

generale, la virago scomparve, sub<strong>it</strong>o dopo, nello stretto<br />

vicolo adiacente al muro dell’edificio scolastico.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 196


L’incontro si concluse senza altri incidenti, d’altronde<br />

quello era lo spir<strong>it</strong>o della scuola, un continuo confronto<br />

con le famiglie ed i loro problemi.<br />

_________<br />

1) “Allora, ti giuro sulle ossa di mio mar<strong>it</strong>o Gaetano, che se ti<br />

permetti ancora di canzonare mia figlia, quando conferisce in<br />

storia o in geografia, ti spezzo le gambe! Hai cap<strong>it</strong>o bene?...”<br />

2) “ …Accetta due schiaffi da questa pescivendola!”<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 197


PRONTO, QUI E’ LA SCUOLA<br />

Via Cesare Battisti, una parallela di via Sorgenti, è<br />

un’audace sal<strong>it</strong>a, che porta ad un gruppetto di palazzi, che<br />

si affacciano sullo splendido golfo di Salerno. In cima, la<br />

strada si biforca e si immette nel lungo corridoio che<br />

costeggia l’edificio della scuola elementare di “Nicola<br />

Abbagnano”, un plesso del Circolo didattico “Gennaro<br />

Barra”, che raccoglie tutti i bambini provenienti da via<br />

Vernieri, dal Sedile di Portanova e da via Mercanti.<br />

La quarta C è s<strong>it</strong>uata sul piano rialzato dell’edificio,<br />

dalla parte della scarpata che corre verso l’autostrada e<br />

verso il fiume, che scende da Castello. Tra i venticinque<br />

alunni, vivaci e spir<strong>it</strong>osi, che compongono la classe, vi è<br />

Giovanni, un ragazzino sempre sorridente e pronto a farsi<br />

interrogare. Longilineo e ben fatto, ha il visetto tondo ed i<br />

capelli nerissimi, come quelli della mamma, una giovane<br />

ed energica signora di via Mercanti, che campa<br />

arrangiandosi col contrabbando e la gestione di un forno<br />

per pizze da asporto. Anche stamani, come tutte le<br />

mattine, Giovanni è stato uno dei primi ad entrare in<br />

classe. Seduto alla destra di Claretta, la sua compagna e<br />

vicina di casa, sta seguendo con interesse la lezione<br />

dell’insegnante sui verbi irregolari:<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 198


- Si chiamano irregolari quei verbi che cambiano radice<br />

durante la loro coniugazione. Vi ricordate tutti come si<br />

ottiene la radice di un verbo?- chiede alla classe la docente.<br />

- Siii – rispondono tutti in coro.<br />

- Proviamo. Giovanni, quale è la radice del verbo amare?-<br />

- La radice è …- iniziò Giovanni, ma aveva difficoltà a<br />

parlare. Rosso in viso e gli occhi lucidi, doveva avere un<br />

febbrone da cavallo. L’insegnante gli toccò la fronte e non<br />

si sbagliava, il bambino stava male e doveva mettersi a<br />

letto. Rapidamente, la docente si portò nel corridoio e<br />

chiamò al telefono la madre.<br />

- Pronto, qui è la scuola, parlo con la mamma di<br />

Giovanni?-<br />

- Si, si, dic<strong>it</strong>e!- rispose la donna all’altro capo del filo.<br />

- Signora, sono Rosa Liguorini, la maestra di suo figlio,<br />

volevo avvertirvi che Giovanni non sta bene, sarebbe<br />

opportuno che veniste a scuola a prenderlo…-<br />

- Va bene, ora mi vesto e vengo!- tagliò corto la donna,<br />

chiudendo la comunicazione.<br />

La classe riprese il suo normale r<strong>it</strong>mo, mentre<br />

Giovanni attendeva la madre con la testa sul banco. Ad un<br />

tratto si sentì bussare:<br />

- E’ permesso, posso entrare? – mormorò la mamma del<br />

malatino, aprendo la porta ed affacciandosi nell’aula.<br />

- Buongiorno maestra - continuò dirigendosi verso il<br />

banco del figlio.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 199


- Buongiorno signora- rispose la maestra, mentre i<br />

bambini, educatamente, si alzarono in piedi.<br />

La signora Filomena si chinò, poggiò le labbra sulla fronte<br />

del figlio, mentre l’insegnante le diceva che era preferibile<br />

mettere a letto il bambino, poi, gli ravviò i capelli e tagliò<br />

corto: Noo, ‘nu tene niente! Può benissimo rimane’ ‘ndà<br />

scòle! – rivolta, poi, alla maestra – Arrivederci e grazie!-<br />

La docente non riuscì a profferir parola e rimase ferma,<br />

vicino al banco di Giovanni, con la bocca aperta e gli<br />

occhi increduli, mentre la donna lasciava l’aula, richiu-<br />

dendo, rapidamente, la porta alle sue spalle. Intanto, quei<br />

giorni di marzo furono micidiali per i ragazzi, che si<br />

ammalarono uno dopo l’altro, finché il tempo non si<br />

stabilizzò ed aprile incominciò a portare il sole ed il<br />

profumo della primavera. Quando oramai tutto sembrava<br />

passato, ecco che anche Enzo, un bel ragazzetto dai<br />

capelli rossi, si ammala. La maestra, come aveva già fatto<br />

per Giovanni ed altri, telefonò a casa sua, perché<br />

mettessero a letto il bambino, che presentava i sintomi<br />

ben noti dell’influenza.<br />

- Pronto, signora, lei è la mamma di Enzo?-<br />

- Si, dic<strong>it</strong>e, dic<strong>it</strong>e!-<br />

- Signora, sono la sua maestra, volevo dirvi che vostro<br />

figlio non sta bene, ha la febbre e deve essere messo a<br />

letto..- L’insegnante mostrava nella voce tutta la<br />

preoccupazione che susc<strong>it</strong>a la malattia di un bambino.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 200


- Maestra mia, mo’ non posso proprio venire, so’<br />

occupata! –<br />

- Ma il bambino sta male e non riesce a stare in classe! La<br />

febbre è alta, è meglio metterlo a letto!- replicò la donna,<br />

con voce accorata.<br />

- Signo’, parliamoci chiaro, pure si sta c’a lengua per terra,<br />

pure si sta murènne, non mi chiamate ! Buongiorno!-<br />

La comunicazione, all’altra parte del filo, fu interrotta e la<br />

maestra rimase esterrefatta, con la cornetta in mano.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 201


B r e v e b i o g r a f i a d i F r a n c o P a s t o r e<br />

(aka andropos)<br />

Nato in S. Valentino Torio, ha<br />

completato gli studi<br />

univers<strong>it</strong>ari presso l'Ateneo di<br />

Salerno. Ha collaborato a<br />

giornali di carattere<br />

periodico, e ha lavorato nella<br />

rivista "Verso che il 2000"<br />

diretta dallo scr<strong>it</strong>tore Arnaldo<br />

Di Matteo. È professore di<br />

lettere e scrive per il teatro,<br />

una passione coltivata fin dalla<br />

sua amicizia con Franco Angrisano, attore della<br />

compagnia di Eduardo De Filippo. I suoi drammi sono<br />

stati rappresentati, dal " Gruppo 02" di Pagani (SA), per<br />

la regia di Enzo Fabbricatore.<br />

Le pubblicazioni cartacee sono state illustrate: dal p<strong>it</strong>tore<br />

Luigi Greco, dal p<strong>it</strong>tore Alfano e dal bozzettista<br />

Francesco Corbo, mentre I commenti musicali dei lavori<br />

multimediali e teatrali sono del musicista Ermanno<br />

Pastore.<br />

Ha pubblicato: Commedie-poesia-radiodrammi-letteratura<br />

per l'infanzia-storiografia ed altro.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 202


Alcuni t<strong>it</strong>oli:<br />

• L’ira del Sud ( romanzo) - edizioni “Verso<br />

2000”-1977.<br />

• La Signora Della Morte (il radiogramma) il<br />

Palladio Ediz. 78 –<br />

• Sette Storie Per PIERINO-1978-ediz. “Verso<br />

2000”<br />

• Il Vangelo Di MATTEO (con presentazione di<br />

Domenico Era) De Luca Ed<strong>it</strong>. - Amalfi 1979<br />

• Voglia d’amare (poesia)<br />

• All'ombra Del CERVATI (la poesia)- Napoli<br />

1995<br />

• Un giorno Come Un Altro (commedia) Nocera<br />

Inf. 1998<br />

• FABELLAE<br />

Pubblicazioni on line:<br />

• La donna è amore<br />

• Salerno dal Concord<br />

• Metamorphosis (racconti)<br />

• Amore e M<strong>it</strong>o<br />

Pubblicazioni multimediali:<br />

La Lupa, Elena, Ipatia, Cleopatras, Giovanni Palatucci,<br />

Francesca da Rimini, Isotta di Cornovaglia, Ginevra e<br />

Lancillotto, Juliet e Romeo, Ines de Castro, Mamma<br />

Lucia, Marianna De Leyva,l'Angelo di Buchenwald , Lo<br />

sbarco di Salerno, Sin<strong>it</strong>e parvulos, Popoli e dei, Sulle vie<br />

del Dio di Abramo, Il Miracolo di Betlemme, Il Cantico<br />

dei Cantici.<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 203


Commedie rappresentate:<br />

• Un giorno come un altro<br />

• La moglie dell’oste<br />

• Una strana famiglia<br />

• Terra amara<br />

• L'arresto<br />

Altre commedie:<br />

Un maledetto amore, Il manacher, Il Brevetto, Don<br />

Giovanni Sparapalle.<br />

Hanno parlato di lui:<br />

L. Fiorentino - S. Natale - Nicola Napol<strong>it</strong>ano - Domenico<br />

Rea - Gualdoni - Nilde Iotti - Di Matteo, A.M.Sceilbe -<br />

Vincenzo Caputo ed altri.<br />

Hanno scr<strong>it</strong>to di lui:<br />

Il Secolo-il Giorno-il Roma-Verso 2000-Le gazzette: del<br />

Sud, di Salerno, dell'Irpinia, di Matera, di Caserta, di<br />

Frosinone ed ancora: Incontro - Areopago Cirals - Pan<br />

Arte - La Lampada, La c<strong>it</strong>tà -ecc.<br />

È membro della “Pro Pace Gentium”, dell’Accad. delle<br />

Scienze di Roma e dell’Acc. “Tommaso Campanella”.<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 204


pag. 05 - Prefazione<br />

pag. 06 - Premessa<br />

pag. 07 - Il caporale<br />

Indice<br />

pag. 47 - Anche se non ci credi<br />

pag. 52 - Pazzia d'ammùri<br />

pag. 62 - 'O munaciello<br />

pag. 68 - Don Giuliano di Terramezzana<br />

pag. 78 - Il Faianese<br />

pag. 83 - Totonno o russo<br />

pag. 92 - Sogno<br />

pag. 103 - Un pranzo di addio<br />

pag. 109 - Metamorfosi<br />

pag. 113 - Scrivere per non morire<br />

pag. 119 - Maria<br />

pag. 127 - Impatto mortale<br />

pag. 134 - Matrimonio in famiglia<br />

pag. 149 - Radici<br />

pag. 165 - Un morto importante<br />

pag. 170 - Un messaggio dall'aldilà<br />

pag. 179 - Rosa<br />

pag. 184 - Il gusto della v<strong>it</strong>a<br />

© 2006 – Realizzazione eBook Poetilandia.<strong>it</strong> 205


pag. 191 - Pasquale Capasso<br />

pag. 198 - Pronto, qui è la scuola<br />

pag. 202 - Cenni biografici<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 206


PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA<br />

I testi pubblicati in questa pagina sono tutelati dalle norme sul dir<strong>it</strong>to<br />

d'autore. L’autore autorizza solo la diffusione gratu<strong>it</strong>a dell'opera su<br />

Poetilandia.<strong>it</strong>. L’autore, pertanto, mantiene il dir<strong>it</strong>to esclusivo di<br />

utilizzazione economica dell'opera in ogni forma e modo, originale o<br />

derivato. L’autore è l’unico responsabile del contenuto dell'opera e<br />

solleva Poetilandia.<strong>it</strong> e il suo gestore da qualunque corresponsabil<strong>it</strong>à.<br />

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© 2006<br />

IL GUSTO DELLA VITA – Franco Pastore 208

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