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Alcune considerazioni su storia della SIBioC ed esperienza ...

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OPINIONI OPINIONS<br />

<strong>Alcune</strong> <strong>considerazioni</strong> <strong>su</strong> <strong>storia</strong> <strong>della</strong> <strong>SIBioC</strong> <strong>ed</strong> <strong>esperienza</strong> professionale<br />

Luigi Spandrio<br />

Università degli Studi, Brescia<br />

ABSTRACT<br />

Some considerations on the <strong>SIBioC</strong> history and a professional experience. In 1953, I start<strong>ed</strong> my scientificprofessional<br />

career as a chemist in a research center locat<strong>ed</strong> at the hospital of Busto Arsizio under the guidance of<br />

Prof. Giovanni Ceriotti. In those years, with very few exceptions in the whole country, the various activities of the<br />

clinical laboratory, ranging from pathology to blood banking, were under the responsibility of a single m<strong>ed</strong>ical director,<br />

notwithstanding the strong protest of laboratorians graduat<strong>ed</strong> in chemistry or biology. However, under the increasing<br />

pres<strong>su</strong>re of the scientific and technologic evolution, things were changing and I was appoint<strong>ed</strong> as the responsible for<br />

the clinical chemistry laboratory of a large metropolitan hospital in Brescia. Two main facts contribut<strong>ed</strong> to changing<br />

the perspective: a) m<strong>ed</strong>ical and scientific faculties institut<strong>ed</strong> courses in clinical chemistry and specific post-graduat<strong>ed</strong><br />

specialization schools; b) a new scientific association (<strong>SIBioC</strong>) was found<strong>ed</strong>, open<strong>ed</strong> to the cooperation of everybody<br />

working in the clinical laboratory, independently of his graduation. A long period of strong contrasts between m<strong>ed</strong>ical<br />

doctors and those graduat<strong>ed</strong> in chemistry or biology follow<strong>ed</strong>, each group strenuously defending its own professional<br />

career and its unique rights to manage a clinical laboratory. <strong>SIBioC</strong> representatives and politicians of different parties<br />

were request<strong>ed</strong> to act as referees in this complex situation, through the creation of specific technical commissions or<br />

expert groups. Because of my peculiar expertise and professional experience, I was frequently ask<strong>ed</strong> to contribute to<br />

the work of <strong>su</strong>ch working groups. For many years, experts were, however, unable to reach an acceptable consen<strong>su</strong>s,<br />

but in the meantime the concept matur<strong>ed</strong> that none of the mention<strong>ed</strong> university courses (either m<strong>ed</strong>icine or chemistry<br />

or biology) is <strong>su</strong>fficient to guarantee the complete formation of a clinical laboratory director. The concept is eventually<br />

includ<strong>ed</strong> in the curriculum studiorum presently prescrib<strong>ed</strong>.<br />

Alternandomi tra la <strong>storia</strong> <strong>della</strong> <strong>SIBioC</strong> e alcuni<br />

riferimenti di carattere personale, che si intrecciano con<br />

la <strong>storia</strong> <strong>della</strong> società stessa, formulerò di seguito alcune<br />

riflessioni di carattere generale riguardanti gli ultimi 40<br />

anni di vita, in aggiunta a quanto i colleghi Ceriotti (1) e<br />

Plebani (2) hanno già espresso <strong>su</strong> questa rivista.<br />

Come riportato nel volume “40 anni <strong>SIBioC</strong>” (3), nel<br />

1967-68 i chimici dei laboratori di analisi costituirono la<br />

Associazione Italiana dei Chimici Clinici (AICC) diretta da<br />

Augusto Rossi, con obiettivi culturali e di tutela<br />

professionale dei soci; in quest'ottica, erano già intercorsi<br />

contatti con la IFCC per l'affiliazione alla stessa. Il prof.<br />

Vanzetti, primario di laboratorio dell'Osp<strong>ed</strong>ale Niguarda,<br />

per scongiurare l'esclusione dei m<strong>ed</strong>ici laboratoristi dalla<br />

costituita Società dei Chimici, prese contatti con il prof.<br />

Rubin, presidente <strong>della</strong> IFCC, e con il dott. Sanz,<br />

presidente <strong>della</strong> sezione di Chimica Clinica <strong>della</strong> IUPAC<br />

per sollecitare un incontro inteso a favorire tale richiesta;<br />

l'incontro si tenne a Cortina d'Ampezzo nel luglio del<br />

1969 in presenza degli interlocutori italiani Vanzetti,<br />

Giovanni Ceriotti, Franzini, Augusto Rossi, Giordani e<br />

Prandini. Questo incontro portò alla costituzione del<br />

comitato promotore di una nuova società alla cui<br />

362 biochimica clinica, 2012, vol. 36, n. 5<br />

presidenza fu chiamato il prof. Marini Bettolo dell’Istituto<br />

Superiore di Sanità, che aveva validi e apprezzati<br />

collaboratori. Dopo una serie di incontri presso l’Istituto<br />

Superiore di Sanità si <strong>su</strong>perarono le esigenze<br />

contrapposte e fu creato un comitato in cui erano<br />

presenti Vanzetti e Castelli per i m<strong>ed</strong>ici, Augusto Rossi<br />

per i chimici, Ferrara per i biologi e Antolini Frugoni per i<br />

farmacisti; inoltre, Masi, Testori, Cesare Rossi, Ciasca e<br />

Zambotti, come membri designati dall’Istituto Superiore<br />

di Sanità. Venne steso lo statuto <strong>della</strong> nuova società, la<br />

<strong>SIBioC</strong>, con carattere interdisciplinare, aperta a tutti gli<br />

operatori che svolgono la propria attività nei laboratori di<br />

chimica clinica, laureati e tecnici, con un’equa<br />

rappresentanza nel Direttivo, con il Presidente nominato<br />

dal Consiglio Direttivo (CD) stesso per due anni e i<br />

consiglieri non eleggibili per più di tre volte consecutive.<br />

Permettetemi ora alcune <strong>considerazioni</strong> <strong>su</strong> come la<br />

mia attività professionale si sia incrociata più volte nel<br />

tempo con l'attività <strong>della</strong> <strong>SIBioC</strong>, soprattutto per le<br />

problematiche relative ai laureati non m<strong>ed</strong>ici nei<br />

laboratori osp<strong>ed</strong>alieri. Dal 1953, per 10 anni, lavorai nel<br />

Centro Studi Tumori aggregato all'Osp<strong>ed</strong>ale di Busto<br />

Arsizio, come collaboratore del prof. Ceriotti, esponente<br />

Corrispondenza a: Luigi Spandrio, Via Trento 15, 25128 Brescia. Tel. 035307247, E-mail luigispandrio@gmail.com<br />

Ricevuto: 11.05.2012 Revisionato: 29.05.2012 Accettato: 11.06.2012


OPINIONS OPINIONI<br />

di chiara fama nel campo <strong>della</strong> ricerca e di grande<br />

<strong>esperienza</strong>, maturata in Carlo Erba, società per anni<br />

scuola dei ricercatori di biochimica, di microbiologia e di<br />

patologia, che migrarono poi in molte ditte e università<br />

italiane. Giovanni Ceriotti, inoltre, prestò la <strong>su</strong>a opera<br />

negli Stati Uniti allo “Sloan Kettering Institute” dove, tra<br />

l'altro, mise a punto un metodo di mi<strong>su</strong>ra del DNA, che è<br />

stato per anni il lavoro con la maggiore citazione<br />

bibliografica a livello internazionale (4).<br />

Con l'indirizzo e l'attenzione di Ceriotti appresi i<br />

trucchi del mestiere, "a bottega" come si diceva un<br />

tempo, e, inoltre, ebbi la possibilità di utilizzare<br />

apparecchiature a quei tempi all'avanguardia e uniche in<br />

Italia, come l'ultracentrifuga analitica o l'elettroforesi in<br />

fase libera di Tiselius-Svenson. Il frutto di questi 10 anni<br />

di ricerca, riportato in pubblicazioni <strong>su</strong> riviste<br />

internazionali e italiane, mi consentì nel 1962 di<br />

acc<strong>ed</strong>ere agli esami per la libera docenza in Chimica<br />

Biologica. Della commissione esaminatrice faceva parte<br />

Zambotti, che nello stesso anno mi affidò a Milano il<br />

corso per M<strong>ed</strong>ici di M<strong>ed</strong>icina di Laboratorio, diretto<br />

congiuntamente al prof. Giordano. Fu in quel periodo<br />

che conobbi il prof. Zorzi, allora primario dell'unico<br />

grande laboratorio degli Sp<strong>ed</strong>ali Civili di Brescia, che<br />

spaziava dalla chimica clinica alla microbiologia,<br />

all'ematologia, al centro trasfusionale fino all'anatomia<br />

patologica. Zorzi era da tempo alla ricerca di una figura<br />

competente in chimica clinica cui affidare la<br />

responsabilità del settore e mi chiese, quindi, se ero<br />

disposto ad accettare tale incarico. La proposta teneva<br />

conto anche del fatto che a <strong>su</strong>o tempo mi ero<br />

interessato, insieme a Ceriotti, dell'organizzazione e<br />

<strong>della</strong> gestione del laboratorio di analisi dell'osp<strong>ed</strong>ale di<br />

Busto Arsizio, compito fino ad allora affidato a un m<strong>ed</strong>ico<br />

internista, come era frequente in quei tempi quando il<br />

laboratorio centrale era un'estensione del laboratorio del<br />

reparto di m<strong>ed</strong>icina. È di questo periodo la messa a<br />

punto di metodi analitici, anche facilmente<br />

automatizzabili, che troveranno in seguito ampia<br />

diffusione dopo la centralizzazione dei servizi di<br />

laboratorio.<br />

L'amministrazione degli Sp<strong>ed</strong>ali Civili di Brescia<br />

espresse <strong>su</strong>bito il <strong>su</strong>o consenso promettendo la mia<br />

as<strong>su</strong>nzione come aiuto di laboratorio. Il concorso per<br />

questo ruolo si dimostrò, tuttavia, impossibile per la<br />

mancanza, da parte mia, <strong>della</strong> laurea in m<strong>ed</strong>icina;<br />

l'amministrazione tenne comunque f<strong>ed</strong>e, per quanto le<br />

fu possibile, alla promessa, bandendo un concorso<br />

pubblico per un posto di direttore del settore di chimica<br />

clinica del laboratorio; questa figura professionale per<br />

laureati non m<strong>ed</strong>ici troverà consacrazione legislativa<br />

solo nel 1978 con la riforma Mariotti. A Brescia, con la<br />

disponibilità di una bilancia analitica, di uno spettrometro<br />

Beckman DU e di un reagentario molto vasto di prodotti<br />

per analisi, mi fu possibile applicare le ricerche fatte a<br />

Busto Arsizio <strong>ed</strong> estenderle ad altri settori analitici<br />

consentendomi così di pubblicare, nel 1972, il primo<br />

testo italiano di "Analisi Chimico-Cliniche" (5). Tale testo,<br />

ancora in circolazione, esponeva una minuziosa<br />

descrizione <strong>della</strong> preparazione dei reagenti per<br />

l'esecuzione delle analisi, ma soprattutto (e questo fu un<br />

unicum a livello internazionale), riportava le curve di<br />

taratura <strong>su</strong>gli strumenti Beckman DU e Bausch & Lomb<br />

Spectronic 20 a beneficio di laboratori allora meno dotati.<br />

Il volume ebbe una diffusione imprev<strong>ed</strong>ibile tanto che, ai<br />

congressi <strong>SIBioC</strong>, ancora oggi ricevo da colleghi a me<br />

sconosciuti riconoscimenti per questo lavoro.<br />

Personalmente, questa <strong>esperienza</strong> mi consentì di<br />

preparare reattivi per le apparecchiature automatiche di<br />

chimica clinica e di poter in tal modo valutare il risparmio<br />

economico per l'osp<strong>ed</strong>ale e di documentarlo con<br />

pubblicazioni utilizzate anche dalla Regione Lombardia<br />

per il controllo dei contratti di fornitura di reagenti e<br />

strumenti in comodato d'uso (frequenti a quel tempo),<br />

onde evitare di<strong>su</strong>guaglianze nelle gare d'appalto.<br />

Nel 1973, la Facoltà di Scienze dell'Università di<br />

Pavia attivò per i biologi l'insegnamento di Analisi<br />

Chimico-Cliniche, il primo in Italia. Non potendo, come<br />

dipendente a tempo pieno di un osp<strong>ed</strong>ale pubblico,<br />

as<strong>su</strong>mere incarichi esterni retribuiti, d'accordo con<br />

l'amministrazione stessa decisi di accettare<br />

l'insegnamento a titolo gratuito e fuori orario di servizio.<br />

Mantenni l'incarico a queste condizioni fino al 1979,<br />

quando una delle tante riforme universitarie mi concesse<br />

ope legis di adire agli esami nazionali per il posto di<br />

professore associato di analisi chimico-cliniche.<br />

Superato tale concorso e approfittando <strong>della</strong><br />

statizzazione <strong>della</strong> Facoltà di M<strong>ed</strong>icina di Brescia, fino<br />

ad allora gestita dalle Università di Milano e di Parma,<br />

potei trasferire a Brescia il posto di professore associato.<br />

Nel 1986, infine, vinsi il concorso nazionale per<br />

professore straordinario, convertito poi in ordinario.<br />

Giova anche ricordare che tale concorso, bandito sotto<br />

l'etichetta unica di Biologia e Patologia Clinica,<br />

consentiva ai vincitori di optare per l'uno o l'altro<br />

indirizzo.<br />

Ho rias<strong>su</strong>nto quanto sopra poichè, nei primi anni di<br />

vita <strong>della</strong> <strong>SIBioC</strong>, il mio inquadramento particolare nel<br />

laboratorio di Brescia mi di<strong>ed</strong>e più volte occasione di<br />

avere rapporti con l'attività <strong>della</strong> classe politica per la<br />

soluzione del trattamento economico e normativo dei<br />

laureati non m<strong>ed</strong>ici nei laboratori pubblici. Nel 1968, il<br />

prof. Caglioti, presidente del Centro Nazionale delle<br />

Ricerche (CNR), e il prof. Giordani, direttore dell'Istituto<br />

Chimico di Roma, rivolsero istanza all'allora Ministro<br />

<strong>della</strong> Sanità Mariotti per un intervento urgente <strong>su</strong> una<br />

materia che proprio in quegli anni aveva vis<strong>su</strong>to uno<br />

scontro acuto, dovuto alla pubblicazione <strong>su</strong>lla Gazzetta<br />

Ufficiale del tariffario nazionale delle prestazioni<br />

professionali dei chimici, avente effetto di legge. Tale<br />

tariffario autorizzava il chimico iscritto all'Ordine a<br />

eseguire e sottoscrivere le analisi chimico-cliniche, con<br />

specifiche tariffe e con la sola esclusione dei prelievi in<br />

vivo e <strong>della</strong> formulazione di giudizi diagnostici (6). Il<br />

Ministro accolse la richiesta e decise l'istituzione di una<br />

commissione di studio per la organizzazione e il<br />

funzionamento dei laboratori di analisi chimico-cliniche,<br />

alla quale venne preposto il Consigliere di Stato Anelli.<br />

Nel frattempo <strong>su</strong>bentrò al Ministro Mariotti Zelioli Lanzini<br />

che confermò la commissione, precisando che "lo studio<br />

biochimica clinica, 2012, vol. 36, n. 5 363


OPINIONI OPINIONS<br />

e le proposte devono riguardare i laboratori privati,<br />

mutualistici e osp<strong>ed</strong>alieri" e che "compito <strong>della</strong><br />

commissione è di esaminare anche la situazione<br />

tecnico-organizzativa dei 9000 laboratori di analisi<br />

cliniche e formulare un progetto di organizzazione<br />

rispondente alle complesse esigenze degli anni recenti<br />

e, inoltre, di definire i titoli di studio e la rigorosa<br />

qualificazione professionale di cui debbono essere forniti<br />

i laureati operanti nel campo". Non dimentichiamo che<br />

anche i biologi nel frattempo, con la legge n. 396 del<br />

24.5.1967, avevano ottenuto il diritto di eseguire e<br />

firmare analisi biologiche e chimico-cliniche, con la sola<br />

laurea e l'iscrizione all'ordine, senza il possesso di altri<br />

requisiti abilitanti. La commissione vide al <strong>su</strong>o interno i<br />

rappresentanti degli ordini professionali dei m<strong>ed</strong>ici, dei<br />

chimici e dei biologi, alcuni titolari di catt<strong>ed</strong>re di m<strong>ed</strong>icina<br />

e chimica, il sottoscritto per biologia, vari rappresentanti<br />

dell'Istituto Superiore di Sanità e funzionari dei Ministeri<br />

<strong>della</strong> Pubblica Istruzione, <strong>della</strong> Sanità, del Lavoro e<br />

dell'Industria e Commercio. Dopo molte riunioni presso il<br />

Ministero <strong>della</strong> Sanità e approfondite discussioni, nel<br />

novembre 1968, all'unanimità, venne dato incarico al<br />

prof. Bergami, m<strong>ed</strong>ico e già commissario per l'Igiene e<br />

Sanità e rappresentante del Consiglio Superiore di<br />

Sanità, di preparare un documento <strong>su</strong>l lavoro <strong>della</strong><br />

commissione. Tale documento riportava una disamina<br />

completa del problema e proponeva la possibilità <strong>della</strong><br />

direzione dei laboratori alla categoria dei m<strong>ed</strong>ici, dei<br />

chimici e dei biologi, alle seguenti condizioni:<br />

- m<strong>ed</strong>ici, abilitati all'esecuzione delle analisi cliniche,<br />

previa integrazione delle nozioni di chimica e di fisica;<br />

- chimici, abilitati all'esecuzione delle analisi chimico-cliniche,<br />

previa integrazione delle conoscenze immunologiche;<br />

- biologi, abilitati all'esecuzione delle analisi cliniche,<br />

previa integrazione <strong>della</strong> conoscenza <strong>della</strong> chimica e<br />

<strong>della</strong> chimico-fisica.<br />

Il "Documento Bergami" venne apertamente criticato<br />

dalla F<strong>ed</strong>erazione M<strong>ed</strong>ica e dalle Associazioni dei<br />

M<strong>ed</strong>ici Analisti (APOI e AIMAP); l'opposizione fu tanto<br />

vivace da portare alla proclamazione di uno sciopero<br />

nazionale da parte dei sindacati degli analisti m<strong>ed</strong>ici. La<br />

F<strong>ed</strong>erazione degli Ordini dei M<strong>ed</strong>ici rivolse inoltre a<br />

Bergami e al presidente Anelli vivaci espressioni di<br />

dissenso e pesanti accuse di incompetenza tecnica nei<br />

confronti dell'intera commissione. In tale contesto, il<br />

presidente Anelli, dopo essersi con<strong>su</strong>ltato con il nuovo<br />

Ministro Ripamonti, ricevette l'invito da quest'ultimo a<br />

sospendere i lavori in attesa di prendere cognizione delle<br />

istanze espresse e decidere in merito.<br />

Tale commissione non verrà in effetti più riconvocata<br />

e le proposte del “Documento Bergami” troveranno solo<br />

un modesto riscontro, per i laboratori pubblici, nella<br />

legge di riforma sanitaria Mariotti (n. 128 del 27.3.1969).<br />

Con il passare degli anni apparve sempre più<br />

evidente che la sola laurea in m<strong>ed</strong>icina, in biologia o in<br />

chimica, ri<strong>su</strong>ltava inadeguata per la titolarità dei<br />

laboratori di analisi, sia per l'enorme sviluppo delle varie<br />

branche afferenti la M<strong>ed</strong>icina di Laboratorio, sia per<br />

l'avanzamento tecnologico del settore e le sempre più<br />

364 biochimica clinica, 2012, vol. 36, n. 5<br />

difficili responsabilità gestionali <strong>ed</strong> economico-finanziarie<br />

connesse alla funzione dirigenziale. Questa situazione<br />

legislativa rappresentò un vincolo anche per le Regioni,<br />

che in seguito legifereranno in materia di laboratorio<br />

analisi; proprio questo punto toglierà valore all’auspicio<br />

delle società scientifiche del settore, che proponeva<br />

un’unica specializzazione per l’esercizio <strong>della</strong> m<strong>ed</strong>icina<br />

di laboratorio (6). Inoltre, la legge n. 1033 pubblicata<br />

<strong>su</strong>lla Gazzetta Ufficiale del 8.1.1971 prev<strong>ed</strong>eva che il<br />

servizio prestato presso un laboratorio pubblico con il<br />

possesso <strong>della</strong> laurea in chimica, in scienze biologiche o<br />

in farmacia e <strong>su</strong>ccessivamente in m<strong>ed</strong>icina fosse<br />

considerato valido, agli effetti dell'anzianità di servizio,<br />

per poter acc<strong>ed</strong>ere agli esami di idoneità nazionale a<br />

primario del servizio di analisi chimico-cliniche e<br />

microbiologia.<br />

Il problema dell’inquadramento dei laureati non<br />

m<strong>ed</strong>ici nei laboratori degli osp<strong>ed</strong>ali visse ancora per<br />

molti anni alterne vicende, con pronunciamenti sia dei<br />

TAR che del Consiglio di Stato, tra loro spesso<br />

contraddittori, specie <strong>su</strong>l punto nodale rappresentato da<br />

“analisi di laboratorio-diagnosi” e, di conseguenza, nella<br />

possibilità dei non m<strong>ed</strong>ici di vicariare i m<strong>ed</strong>ici. A tale<br />

riguardo, la sentenza del Consiglio di Stato 42.V n. 276<br />

del 30.3.1943 circa la diatriba tra chimici e m<strong>ed</strong>ici<br />

recitava: “È evidente che qualsiasi ricerca di gabinetto è<br />

diretta a procurare al clinico un elemento di giudizio per<br />

formulare la diagnosi, ma non può mai esaurire l’attività<br />

specifica del clinico e identificarsi con essa: la diagnosi,<br />

infatti, consta di un giudizio induttivo che si formula solo<br />

al letto del malato e si basa sopra un complesso di<br />

elementi obiettivi e sintomatici, di cui i referti di gabinetto<br />

costituiscono solo una parte, un presidio talvolta<br />

prezioso, ma di per sé non esauriente e decisivo”. A<br />

distanza di quasi mezzo secolo era ancora il Consiglio di<br />

Stato (sentenza n. 308 del 1986) che nel contenzioso<br />

m<strong>ed</strong>ici-biologi così si esprimeva: “in una struttura<br />

osp<strong>ed</strong>aliera il servizio di analisi non formula diagnosi né<br />

tanto meno prescrive terapie, ma si limita a fornire al<br />

m<strong>ed</strong>ico responsabile <strong>della</strong> cura i ri<strong>su</strong>ltati dell’analisi da<br />

esso richiesti; e detti ri<strong>su</strong>ltati, ancorché in varia mi<strong>su</strong>ra<br />

interpretati o commentati dall’analista, sono poi utilizzati<br />

dal m<strong>ed</strong>ico curante ai fini <strong>della</strong> diagnosi o <strong>della</strong> terapia<br />

nel quadro di un giudizio complessivo che tiene conto di<br />

una serie di altri elementi (anamnesi, esame obiettivo del<br />

paziente, ecc.) ordinariamente non noti all’analista”.<br />

Come conseguenza di questo stato di incertezza le<br />

amministrazioni osp<strong>ed</strong>aliere as<strong>su</strong>nsero, in s<strong>ed</strong>e locale,<br />

le delibere più disparate, sia in ordine alle graduatorie<br />

per la sostituzione del primario, sia per l’istituto <strong>della</strong><br />

guardia attiva o <strong>della</strong> pronta disponibilità per il<br />

laboratorio di emergenza. Giova anche ricordare che<br />

AIMAP sostenne sempre per i <strong>su</strong>oi associati il diritto non<br />

solo di formulare la diagnosi, ma anche di prescrivere la<br />

terapia. E questo era anche il punto di vista delle<br />

associazioni sindacali degli aiuti (ANAO) e dei primari di<br />

laboratorio (ANPO). Gli atti amministrativi sopra ricordati<br />

non potevano accontentare i contendenti, tanto che<br />

dettero luogo a innumerevoli ricorsi alla magistratura<br />

amministrativa e portarono a pronunciamenti


OPINIONS OPINIONI<br />

inconcludenti, in quanto spesso antitetici da luogo a<br />

luogo o anche nella <strong>su</strong>ccessione temporale.<br />

Sul fronte antitetico alle richieste dei m<strong>ed</strong>ici, si<br />

schierò per anni il dott. Levoni, presidente fino a tempi<br />

recenti del Sindacato Nazionale Biologi, Chimici e Fisici<br />

Osp<strong>ed</strong>alieri (SNABI). Le maggiori società scientifiche del<br />

settore non stabilirono con tale sindacato alcun contatto<br />

inteso a studiare e proporre una soluzione accettabile.<br />

Giova inoltre ricordare che questo stato di fatto<br />

comportò, in quel periodo, un interesse economico non<br />

indifferente (quote capitarie e/o compartecipazioni), che<br />

la classe m<strong>ed</strong>ica non volle mai condividere con gli altri<br />

laureati inquadrati generalmente tra il personale tecnico.<br />

Questa situazione di contrapposizione irrisolta<br />

perdurò fino agli anni novanta quando le sentenze <strong>della</strong><br />

Corte Costituzionale (n. 29 del gennaio 1990) e delle<br />

sezioni unite penali <strong>della</strong> Suprema Corte di Cassazione<br />

ripresero il problema. La prima concluse con due<br />

significativi inviti al legislatore affinché intervenisse<br />

prontamente per “ridisegnare una organica disciplina<br />

<strong>della</strong> materia che riconsideri le posizioni delle categorie<br />

professionali interessate, secondo i principi prima<br />

ricordati di professionalità, pari dignità a tutti i livelli e<br />

congrua <strong>ed</strong> efficace organizzazione dei servizi pubblici<br />

preordinati alla tutela <strong>della</strong> salute”. La seconda annullò la<br />

sentenza <strong>della</strong> stessa Suprema Corte del 1985<br />

affermando “la titolarità dei laureati in m<strong>ed</strong>icina alla<br />

esecuzione delle analisi chimico-cliniche e<br />

microbiologiche”. Si può notare che, dopo tanti anni, il<br />

problema rimase immodificato, nonostante le alterne<br />

vicende in s<strong>ed</strong>e giudiziale. Al riguardo va inoltre ricordato<br />

che nel 1985, a seguito di sentenze pretorili o <strong>su</strong>lla base<br />

di una serie di denunce presentate dall’Ordine dei<br />

Chimici, la Corte Suprema di Cassazione sanci<br />

l’incompetenza dei m<strong>ed</strong>ici a effettuare analisi chimicocliniche<br />

(sentenza n. 1048). In seguito a tale sentenza, il<br />

Ministro <strong>della</strong> Sanità De Lorenzo attivò una commissione<br />

di studio, presi<strong>ed</strong>uta dal Consigliere di Stato D’Angelo,<br />

che annoverava tra i <strong>su</strong>oi componenti alcuni docenti<br />

universitari delle Facoltà di M<strong>ed</strong>icina, Chimica e Scienze<br />

Biologiche, i presidenti delle più importanti società<br />

scientifiche, oltre a qualificati rappresentanti <strong>della</strong><br />

professione. Per la <strong>SIBioC</strong> fu presente il prof. Salvatore,<br />

ottimo conoscitore <strong>della</strong> materia e delle notevoli<br />

innovazioni introdotte nelle Facoltà di M<strong>ed</strong>icina<br />

dall’ordinamento <strong>della</strong> riforma <strong>della</strong> Tabella XVIII, che<br />

prev<strong>ed</strong>eva un Corso Integrato di M<strong>ed</strong>icina di<br />

Laboratorio, inteso a valutare criticamente le<br />

metodologie e il loro significato relativo alle condizioni<br />

patologiche dell’uomo. Vennero discussi e approvati una<br />

serie di documenti, i cui punti salienti furono i seguenti:<br />

definizione e classificazione dei presidi di M<strong>ed</strong>icina di<br />

Laboratorio e modello dipartimentale dei m<strong>ed</strong>esimi,<br />

individuazione di laboratori di riferimento per<br />

l'indicazione del sistema <strong>della</strong> garanzia <strong>della</strong> qualità e,<br />

infine, definizione del curriculum delle figure<br />

professionali, necessario per coprire le posizioni di<br />

vertice o di coordinamento del dipartimento.<br />

Quest'ultimo punto si rivelò interessante e sta ancora<br />

oggi manifestando conseguenze; infatti, non si limitava,<br />

come ai tempi <strong>della</strong> Commissione Anelli del 1968, a<br />

prescrivere sinteticamente per m<strong>ed</strong>ici, chimici e biologi<br />

una necessaria integrazione di alcuni settori di<br />

conoscenza, senza però specificare tempi e modi di<br />

realizzazione, ma prev<strong>ed</strong>eva un curriculum formativo<br />

lungo e impegnativo, una vera e propria specializzazione<br />

a tempo pieno che, fra laurea e scuola di<br />

specializzazione, impegna questi laureati per 10 anni. È<br />

ancora più o meno quello che avviene attualmente, dove<br />

la specializzazione per i m<strong>ed</strong>ici è limitata e programmata<br />

a livello regionale e anche retribuita. Per i non m<strong>ed</strong>ici,<br />

invece, nonostante le ripetute richieste dei direttori delle<br />

scuole, mentre il numero non è chiuso, la frequenza<br />

ri<strong>su</strong>lta però senza retribuzione.<br />

Le catt<strong>ed</strong>re di chimica clinica furono, in un primo<br />

tempo, attivate m<strong>ed</strong>iante una parziale conversione delle<br />

catt<strong>ed</strong>re di chimica biologica o a dizione similare e,<br />

quindi, a questa operazione non poterono partecipare,<br />

all'inizio, catt<strong>ed</strong>ratici di Scienze (chimica, biologia,<br />

biotecnologie), che anche in seguito non colsero<br />

l'opportunità che si presentava, ignorando il giudizio dei<br />

rappresentanti <strong>della</strong> scuola clinica padovana<br />

(Scan<strong>della</strong>ri e F<strong>ed</strong>erspiel), antesignani <strong>della</strong> m<strong>ed</strong>icina<br />

basata <strong>su</strong>ll'<strong>esperienza</strong>. F<strong>ed</strong>erspiel, proprio in quegli<br />

anni, scrisse un articolo <strong>su</strong>lle origini concettuali <strong>della</strong><br />

chimica clinica e i rapporti fra chimica clinica e le altre<br />

discipline m<strong>ed</strong>iche, di cui riporto di seguito un estratto. “Il<br />

problema <strong>della</strong> funzione diagnostica del m<strong>ed</strong>ico di<br />

laboratorio segna e sottolinea la diatriba fra i laureati che<br />

operano nel laboratorio stesso: se volessimo ricercare le<br />

motivazioni, probabilmente dovremmo tornare alle origini<br />

del laboratorio centralizzato negli osp<strong>ed</strong>ali italiani, cioè al<br />

periodo postbellico; abbiamo visto come la componente<br />

m<strong>ed</strong>ica giunse al laboratorio analisi con la competenza<br />

dell'anatomo patologo o dell'internista (laboratorio del<br />

reparto di m<strong>ed</strong>icina) e, quindi, con una spiccata<br />

propensione a considerare i problemi del laboratorio<br />

eminentemente <strong>su</strong>b specie diagnostica" (7).<br />

La legge di riforma sanitaria del marzo 1969 (n. 128)<br />

incluse il laboratorio fra i "servizi di diagnosi e cura" per<br />

i quali il primario “vigila <strong>su</strong>ll'attività di tutto il personale<br />

assegnato alla <strong>su</strong>a divisione e ha la responsabilità dei<br />

malati, definisce i criteri diagnostici e terapeutici che<br />

devono essere eseguiti dagli aiuti e dagli assistenti,<br />

pratica direttamente <strong>su</strong>i malati gli interventi diagnostici e<br />

curativi che ritenga di non affidare ai <strong>su</strong>oi collaboratori,<br />

formula la diagnosi definitiva e dispone la dimissione<br />

degli infermi”. Queste funzioni, tipiche dei reparti di<br />

degenza, non possono però essere considerate valide<br />

per i servizi non dotati di letti di degenza, come è il caso<br />

del laboratorio, <strong>della</strong> radiologia, <strong>della</strong> m<strong>ed</strong>icina nucleare,<br />

<strong>della</strong> direzione sanitaria. Su questo punto delicato e<br />

importante per il laboratorio non ci fu un dibattito di<br />

approfondimento né un tentativo di ragionevole<br />

convergenza fra gli interessi contrapposti dei vari<br />

operatori e neppure all'interno delle società scientifiche<br />

del settore, <strong>SIBioC</strong> compresa. Anzi, parecchi m<strong>ed</strong>ici<br />

laboratoristi sostennero per anni il diritto di proporre la<br />

diagnosi e anche la cura dei pazienti, escludendo così a<br />

priori i laureati non m<strong>ed</strong>ici. La <strong>SIBioC</strong>, per non creare al<br />

biochimica clinica, 2012, vol. 36, n. 5 365


OPINIONI OPINIONS<br />

<strong>su</strong>o interno contrapposizioni relative alle diverse figure<br />

professionali, non intervenne mai ufficialmente <strong>su</strong> questo<br />

problema, neppure a livello propositivo.<br />

Un ulteriore aspetto che qui mi permetto di trattare<br />

riguarda la designazione dei componenti del CD <strong>della</strong><br />

<strong>SIBioC</strong> e <strong>della</strong> <strong>su</strong>a presidenza che, in base allo statuto,<br />

ri<strong>su</strong>lta condizionata da una certa autoreferenzialità (3).<br />

Tale situazione, che all'inizio fu utile per il<br />

consolidamento <strong>della</strong> società stessa, a lungo andare, a<br />

mio parere, ha comportato uno svantaggio per la<br />

mancanza di alternative e, soprattutto, di programmi <strong>su</strong><br />

cui esprimere un giudizio da parte dei soci. A più riprese,<br />

sia verbalmente che per iscritto, ho fatto presente<br />

l'opportunità di allargare la base dei soci partecipanti alle<br />

votazioni, con segnalazione di tutti i candidati disponibili<br />

e ritenuti validi in base ai requisiti proposti dalla<br />

commissione candidature, con indicazione del<br />

programma e, inoltre, di consentire la votazione anche<br />

per posta e/o per fax. Già oggi nella Conf<strong>ed</strong>erazione<br />

Elvetica i referendum, anche <strong>su</strong> problemi importanti,<br />

vengono gestiti con votazione postale; questa proc<strong>ed</strong>ura<br />

renderebbe più democratica e dinamica la struttura<br />

dirigenziale <strong>della</strong> società.<br />

Un ultimo aspetto che merita attenzione riguarda lo<br />

statuto <strong>della</strong> <strong>SIBioC</strong> e alcune modifiche intervenute nel<br />

corso degli anni. Lo statuto originario è stato<br />

ampiamente discusso e mantiene tuttora i valori<br />

essenziali che caratterizzano la società. Qualche<br />

modifica intervenuta <strong>su</strong>ccessivamente ha prodotto<br />

conseguenze molto positive non senza, però, qualche<br />

problema associato. Mi riferisco a quelle che hanno<br />

consentito ai presidenti delle commissioni e delle<br />

divisioni di partecipare ai CD e, in tal modo, di intervenire<br />

non solo <strong>su</strong>gli argomenti di loro specifica competenza,<br />

ma anche <strong>su</strong>i problemi generali riguardanti la politica<br />

<strong>della</strong> società stessa. In tal modo la loro opinione può così<br />

ri<strong>su</strong>ltare preminente rispetto a quella dei membri del CD<br />

eletti per una tornata limitata di tempo.<br />

In conclusione, giova ricordare che la trasformazione<br />

dei laboratori osp<strong>ed</strong>alieri da centro di produzione di<br />

esami (più personale, più apparecchiature, più quote<br />

capitarie e/o compartecipazioni) in centro di costo per i<br />

reparti [meno esami uguale a minore trasferimento<br />

366 biochimica clinica, 2012, vol. 36, n. 5<br />

dell'introito dei “diagnosis relat<strong>ed</strong> groups” (DRG) dal<br />

reparto al laboratorio], unitamente alla razionalizzazione<br />

delle Unità Sociosanitarie locali, potrebbe incidere <strong>su</strong>lla<br />

produttività futura del reparto, mettendo in difficoltà il<br />

laboratorio abituato, per tradizione, a una forma di<br />

"economia protetta". Si può sempre auspicare e sperare,<br />

come scrive Plebani (2), che “se non siamo riusciti fino a<br />

oggi a finalizzare ogni pratica e proc<strong>ed</strong>ura al contributo<br />

volto ad assicurare esiti di salute migliori per i pazienti e<br />

per la comunità e, quindi, la necessità di valutare l'attività<br />

del servizio di laboratorio non in termini di numerosità di<br />

esami e nemmeno di costi e tempi di risposta, ma come<br />

qualità dell'informazione clinica correttamente refertata,<br />

interpretata e utilizzata nei percorsi diagnostico<br />

terapeutici e ai fini preventivi, possiamo solo auspicare<br />

che il tempo <strong>della</strong> semina e quello del raccolto<br />

necessitano di una paziente attesa e di una<br />

incontrollabile fiducia”. In questa ottica, è auspicabile<br />

che anche la <strong>SIBioC</strong>, con l'apporto soprattutto dei soci<br />

giovani non turbati da pregressi rapporti conflittuali tra<br />

diverse categorie professionali, possa dare un<br />

contributo per l'armonizzazione delle società di<br />

laboratorio, anche in vista dell'opportunità di organizzare<br />

un unico congresso nazionale di M<strong>ed</strong>icina di<br />

Laboratorio.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1. Ceriotti F. Funzioni e compiti del laboratorio nell'osp<strong>ed</strong>ale<br />

moderno: alcune <strong>considerazioni</strong> 40 anni dopo. Biochim<br />

Clin 2012;36:29-32.<br />

2. Plebani M. Una rilettura di “Funzioni e compiti di<br />

laboratorio nell'osp<strong>ed</strong>ale moderno” a 40 anni di distanza.<br />

Biochim Clin 2012;36:33-35.<br />

3. 40 anni <strong>SIBioC</strong>;1979-2010. Milano: Biom<strong>ed</strong>ia, 2010.<br />

4. Ceriotti G. A microchemical determination of<br />

desoxyribonucleic acid. J Biol Chem 1952;198:297-303.<br />

5. Spandrio L. Analisi biochimico-cliniche. Padova: Piccin<br />

Editore, 1972.<br />

6. Spandrio L. Il laboratorio analisi del Servizio Sanitario<br />

Nazionale: <strong>storia</strong> <strong>ed</strong> evoluzione. Analysis 1997;3:142-92.<br />

7. F<strong>ed</strong>erspiel G. Le origini concettuali <strong>della</strong> chimica clinica e<br />

i rapporti fra la chimica clinica e le altre discipline m<strong>ed</strong>iche.<br />

Giorn It Chim Clin 1991;16:73-83.

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