Niente di personale (interrogato, il morto non ... - OLSound Project
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E lui quando era finita si sedeva a terra, accendeva<br />
una sigaretta, una Pall Mall blu, che faceva molto<br />
'american style', e se la fumava. Poi raccoglieva due fiori,<br />
quelli arancioni, gli piacevano <strong>di</strong> più, come <strong>il</strong> giglio<br />
martagone, e li lasciava per terra. “Memento!” – <strong>di</strong>ceva.<br />
E poi scavava una fossa. E la riempiva.<br />
L'aveva fatta franca. Sempre.<br />
Adesso era <strong>di</strong> nuovo come nel '42. Avevano deciso<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi. E senza tirarla troppo per le lunghe. Il calice<br />
era colmo. E lui era stato <strong>il</strong> “prescelto”. Il naturale<br />
prescelto, del resto. Un'azione combinata, quella che<br />
avevano messo a punto. Il Beppi si sarebbe occupato dei<br />
mezzi a motore. Soprattutto le jeep.<br />
Bisognava isolarli. Colpirli, nel s<strong>il</strong>enzio del primo<br />
mattino. E così avrebbe tagliato i copertoni. Poi <strong>il</strong> Toni li<br />
avrebbe aspettati. Nascosto tra i cespugli. Lui era bravo.<br />
Si sapeva. E perciò <strong>non</strong> li avrebbe mancati.<br />
«Ma chi sono stavolta?» – aveva chiesto <strong>il</strong> Toni,<br />
detto <strong>di</strong> nuovo 'check point' prima <strong>di</strong> imbracciare <strong>il</strong> fuc<strong>il</strong>e<br />
in spalla.<br />
«I 'finferli'» – gli avevano risposto <strong>il</strong> Beppi e <strong>il</strong><br />
Mario.<br />
Come a volere <strong>di</strong>re: “Quelle nullità”.<br />
Per loro infatti quelli erano i nemici <strong>di</strong> sempre. Da<br />
sempre.<br />
E lui aveva pensato ai tartari. Quelli raccontati da<br />
Dino Buzzati. Gli era piaciuto anche <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m con Max Von<br />
Sydow. Ma questi, i 'finferli', erano pericolosi sul serio.<br />
Le scorrerie e gli sconfinamenti erano <strong>di</strong>ventati sempre<br />
più frequenti negli ultimi anni, e profon<strong>di</strong>. E adesso, era<br />
chiaro, che puntavano al cuore del Comelico.<br />
«E' ora da fn<strong>il</strong>a. Duvon <strong>di</strong>fendesi co la forza». Gli<br />
avevano detto. Perché altrimenti “quelli” si sarebbero<br />
presi tutto: le terre, le case. «Anch li nostri femmi. Alora<br />
duvon das dafei contra si bastar<strong>di</strong>». Insomma agire e<br />
subito. Senza un altro minuto da perdere. «E se n ciu<strong>non</strong><br />
duru son sfarie<strong>di</strong>. I ca porta via dutu».<br />
Per questo, quel mattino <strong>di</strong> agosto Toni si era<br />
ritrovato nascosto come un cecchino <strong>di</strong>etro a<br />
quell'ontano. Un'altra volta. A contare i minuti. I secon<strong>di</strong>.<br />
Che lo separavano dall'azione. Dal fuoco. Ad ascoltare<br />
tutto, anche <strong>il</strong> più piccolo rumore. Ogni cosa era<br />
importante. Ogni minimo movimento poteva nascondere<br />
<strong>Niente</strong> <strong>di</strong> <strong>personale</strong> 2 Orazio Longo © 2009