Niente di personale (interrogato, il morto non ... - OLSound Project

Proprietà letteraria riservata – Orazio Longo © 2009
Niente di personale
(interrogato, il morto non rispose)
di Orazio Longo © 2009
«Niente di personale, amico».
Lo aveva centrato in pieno. Un solo colpo, e
finalmente era finita. Era rimasto per ore dietro a quel
cespuglio. In mezzo c'erano anche diversi ontani verdi. E
qualche fungo. Di poco valore. E lui era rimasto lì.
Appostato. Appollaiato. Ad aspettare. Pazientemente.
Come un cacciatore che aspetta la sua preda.
E poi finalmente lo aveva colto di sorpresa.
“Come nel '42” – pensava adesso.
“O io o lui”. Ed era toccato a quell'altro. Pam!
E adesso Toni era lì e poteva raccontarla quella
storia. Adesso che era passato quasi mezzo secolo.
Quell'altro invece no. Beccato in pieno. Non poteva
raccontare più niente quell'altro. “Tanto peggio per lui”,
pensava adesso Toni che non aveva il minimo rimpianto.
Ne era passata di acqua sotto i ponti. E lui l'aveva fatta
franca.
Toni era bravo. Aveva come una dote naturale. Lui
li scovava subito. Li sentiva. Li percepiva, più che altro.
Anche a distanza. E poi li aspettava al varco. Bastava
un'ombra. Ed era un fulmine. Pam!
Per questo lo mettevano di guardia, apposta. Già
nel '42 era stato così. E lui, spesso, prima di tirare, stava
ore e ore a contemplare l'orizzonte. La cima della
montagna che alle prime luci dell'alba, con i due
cocuzzoli a punta, che facevano ombra sulla valle
sembrava la testa cornuta 'di uno di quei cornuti...'
pensava Toni, adesso.
“Un solo colpo. Secco”. Ripeteva, sempre, ai suoi
compagni, prima ancora che lo dicesse Robert De Niro
nel Cacciatore di Micheal Cimino. “Si deve fare così. E
senza paura”. E faceva il mimo del colpo secco.
E non sbagliava mai. Dal campo base lo avevano
soprannominato 'check point', che in realtà voleva dire
tutta un'altra cosa, ma suonava bene, e perciò lo
lasciarono così.
Niente di personale 1 Orazio Longo © 2009

E lui quando era finita si sedeva a terra, accendeva
una sigaretta, una Pall Mall blu, che faceva molto
'american style', e se la fumava. Poi raccoglieva due fiori,
quelli arancioni, gli piacevano di più, come il giglio
martagone, e li lasciava per terra. “Memento!” – diceva.
E poi scavava una fossa. E la riempiva.
L'aveva fatta franca. Sempre.
Adesso era di nuovo come nel '42. Avevano deciso
di difendersi. E senza tirarla troppo per le lunghe. Il calice
era colmo. E lui era stato il “prescelto”. Il naturale
prescelto, del resto. Un'azione combinata, quella che
avevano messo a punto. Il Beppi si sarebbe occupato dei
mezzi a motore. Soprattutto le jeep.
Bisognava isolarli. Colpirli, nel silenzio del primo
mattino. E così avrebbe tagliato i copertoni. Poi il Toni li
avrebbe aspettati. Nascosto tra i cespugli. Lui era bravo.
Si sapeva. E perciò non li avrebbe mancati.
«Ma chi sono stavolta?» – aveva chiesto il Toni,
detto di nuovo 'check point' prima di imbracciare il fucile
in spalla.
«I 'finferli'» – gli avevano risposto il Beppi e il
Mario.
Come a volere dire: “Quelle nullità”.
Per loro infatti quelli erano i nemici di sempre. Da
sempre.
E lui aveva pensato ai tartari. Quelli raccontati da
Dino Buzzati. Gli era piaciuto anche il film con Max Von
Sydow. Ma questi, i 'finferli', erano pericolosi sul serio.
Le scorrerie e gli sconfinamenti erano diventati sempre
più frequenti negli ultimi anni, e profondi. E adesso, era
chiaro, che puntavano al cuore del Comelico.
«E' ora da fnila. Duvon difendesi co la forza». Gli
avevano detto. Perché altrimenti “quelli” si sarebbero
presi tutto: le terre, le case. «Anch li nostri femmi. Alora
duvon das dafei contra si bastardi». Insomma agire e
subito. Senza un altro minuto da perdere. «E se n ciunon
duru son sfariedi. I ca porta via dutu».
Per questo, quel mattino di agosto Toni si era
ritrovato nascosto come un cecchino dietro a
quell'ontano. Un'altra volta. A contare i minuti. I secondi.
Che lo separavano dall'azione. Dal fuoco. Ad ascoltare
tutto, anche il più piccolo rumore. Ogni cosa era
importante. Ogni minimo movimento poteva nascondere
Niente di personale 2 Orazio Longo © 2009

l'arrivo del nemico. E lui era 'check point'. E non poteva
sbagliare, mai.
Anche il cervo era lì, di fronte a lui. A una decina
di metri di distanza. L'animale neppure l'aveva visto. Del
resto lui era ben piazzato, mimetizzato con la sua divisa.
Ancora quella del '42. Ma Toni sapeva che non poteva
colpirlo. Doveva aspettare. Non era lui il suo obiettivo,
questa volta. “Sei fortunato amigo”, sussurrò. Però il fatto
che neppure il cervo si fosse accorto di lui, lo faceva ben
sperare. “Chi me vedi alora?” – aveva pensato.
Aveva messo i guanti. E imbracciato il fucile,
quello di sempre, senza le targhette. Matricola abrasa. E
quando il nemico arrivò, in effetti, non lo vide nessuno.
Fu un lampo.
Pam!
«Nenti d personal. Amigo! Ma ora chessi t las
chilò».
Nel sacchetto c'erano i finferli, e anche i gialletti, e
i porcini. Di questi poi ce n'erano tanti. Chili.
“Al purzel capì alora” – aveva pensato Toni.
Gli aveva sparato. Un colpo secco. L'aveva
centrato. In fronte.
E in un lampo l'uomo era caduto morto stecchito.
Come nel '42. Pam!
Non aveva neppure gridato. E forse non si era
neppure accorto. In ogni caso ormai era finita per lui.
“Avanti n autar” – aveva sospirato Toni, mentre
ricaricava il fucile e guardava l'uomo a terra, immobile.
Era arrabbiato, ma non era pentito. Del resto era una
guerra che non aveva voluto lui. Loro li avevano avvisati,
glielo avevano detto in tutte lingue di non andare nei loro
posti. E invece loro continuavano a straforare, a prendersi
la loro roba. I loro porcini. I più buoni. I più grossi. I più
teneri. I più saporiti del mondo. Peggio per loro, allora.
«Ve par che scarzona? Eh? No, n scarzon. Capì?
Strunz!» – disse ancora Toni, ricordandosi dell'epiteto
efficace usato da un vecchio allenatore italiano emigrato
in terra di Germania. Poi guardò ancora quel corpo
disteso sul prato. A lungo. E allora gli sparò di nuovo.
«As capù?» – disse Toni, di nuovo. Forte.
Ma il morto era già morto e perciò, seppure
interrogato, non ebbe modo di rispondere.
Mentre il Toni, detto 'check point', cominciò di
Niente di personale 3 Orazio Longo © 2009

nuovo a scavare un'altra fossa che avrebbe presto
riempito.
L'aveva fatta franca. E l'avrebbe fatta franca anche
questa volta. Lo sapeva.
Ne era convinto.
Pam!
Proprietà letteraria riservata – Orazio Longo © 2009
I fatti e i dialoghi di questo racconto sono frutto di pura fantasia, come tutto il
racconto. Pertanto ogni coincidenza con la realtà è puramente casuale ed è da
ritenersi non voluta ogni omonimia e concomitanza con eventuali fatti realmente
accaduti o esistenti.
Lo schizzo in china è di Martina Zandonella.
Niente di personale 4 Orazio Longo © 2009