Primo rinvenimento in Piemonte di Sclerotium rolfsii su melo

INFORMAZIONE TECNICA
Primo rinvenimento in Piemonte
di Sclerotium rolfsii su melo
Giannetto Gianetti
Silvio Grosso
Elena Ortalda
Settore Fitosanitario
Regione Piemonte
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Figura 2: coltura di S. rolfsii
Sul finire di agosto 2010, ai laboratori fitopatologici del Settore Fitosanitario della Regione
Piemonte ( SFR) perveniva un campione di pianta deperiente di melo, di cv. Buckeye innestata
su Payam 2, conferito da un tecnico del CReSO. Il frutteto di provenienza, situato nel comune
di Saluzzo, frazione Cervignasco, era stato impiantato nel corso della primavera con piante
provenienti da un vivaio dell’Italia nord-orientale. I sintomi osservati, riguardanti, secondo il
conferente, il 15% circa delle piante del meleto, erano quelli tipici di un marciume pedale: a
livello del colletto, infatti, si osservava abbondante presenza di feltro miceliale fungino biancastro,
un po’ lasso (Fig. 1), al di sotto del quale i tessuti corticali risultavano necrotici. L’osservazione
microscopica del suddetto micelio evidenziava la presenza di unioni a fibbia, tipiche dei
funghi ascrivibili alla classe dei Basidiomiceti. Il sospetto, pertanto, era che potesse trattarsi di
una comune infezione di Armillaria sp.
Le colture su mezzo agarizzato (malt extract agar) del micelio in questione, tuttavia, presentavano
aspetto molto diverso da quelle di Armillaria sp.; in particolare, non si riscontrava la
produzione delle tipiche rizomorfe. Per contro, dopo una quindicina di giorni, sulla superficie
delle colture si osservava abbondante sviluppo di sclerozi misuranti 2-4 mm di diametro,
tendenzialmente rotondeggianti, con la superficie inferiore leggermente appiattita, di colore
inizialmente biancastro, poi nocciola-aranciato virante infine al marrone scuro (Fig. 2). Tali caratteristiche
consentivano di attribuire le colture alla specie Sclerotium rolfsii, forma scleroziale
del basidiomicete Athelia (Corticium) rolfsii.
S. rolfsii è un micete fitopatogeno notevolmente polifago, in grado di infettare oltre 200 specie
di piante, principalmente angiosperme, sia erbacee che arbustive ed arboree, ma anche gimnosperme,
pteridofite e briofite. Tra le piante di interesse agrario sono colpite in particolare le
colture ortive, ma anche cereali, fruttiferi e piante ornamentali. Le infezioni, generalmente, si
instaurano a livello del suolo per poi estendersi per alcuni centimetri (massimo una quindicina)
al di sopra e al di sotto del punto di penetrazione. Trattandosi di un micete abbastanza termofilo,
che predilige temperature estive comprese tra i 25 e 35°C, risulta dannoso soprattutto

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nelle zone tropicali e temperate calde, pur non mancando segnalazioni
di infezioni in zone più fredde. Oltre alle temperature
elevate, altri fattori predisponenti all’infezione sono un elevato
contenuto di sostanza organica ed una elevata umidità del suolo.
Il fungo si perpetua in forma di micelio sulle piante infestanti
e in forma di sclerozi sui residui colturali. La sua diffusione avviene
principalmente per disseminazione degli sclerozi operata
dall’acqua, dal vento e dalle pratiche colturali.
Tra i fruttiferi sensibili al patogeno vi è anche il melo: su questa
specie i sintomi della malattia, chiamata “southern blight” nei
Paesi di lingua inglese, consistono generalmente nella crescita
stentata, nella clorosi o arrossamento fogliare e nel conseguente
avvizzimento della chioma delle piante colpite, al cui piede è
possibile osservare il micelio e talora anche gli sclerozi del fungo.
Le piante di melo risultano particolarmente sensibili al patogeno
nei primi anni di vita. Su questo fruttifero S. rolfsii causa danni di
particolare rilievo in Brasile, Cina, India, Israele, Sud Africa e negli
stati meridionali degli U.S.A.
In Italia il patogeno è stato rinvenuto più volte su colture ortive,
anche in Piemonte, dove nel 2002 è stato isolato nei laboratori
del SFR da peperoni con marciume pedale (Regione Piemonte,
Annali del Settore Fitosanitario, 2002, p. 61) e nel 2005 nei laboratori
Agroinnova da patate con necrosi del colletto (Gilardi et
al., Informatore Fitopatologico, 2006, 1, pp. 51-53). Finora, tuttavia,
nel nostro paese il micete su melo, a quanto ci risulta, era
stato segnalato una sola volta, nel Lazio nell’estate del 1998: in
un frutteto della provincia di Roma al secondo anno d’impianto,
aveva infatti causato la morte repentina di diverse piante della
Figura 1. attacco di S. rolfsii
cv. Royal Gala innestate su M9 (Corazza et al., Plant Disease,
1999, 7, pag. 695).
La presente segnalazione rappresenta pertanto il primo rinvenimento
in Piemonte ed il secondo in Italia. Non si può comunque
escludere che le piante infette piemontesi siano pervenute già
ammalate dal vivaio di provenienza. L’intensificarsi dei rinvenimenti,
in anni recenti, di un organismo termofilo come S. rolfsii
su colture diverse in Piemonte rappresenta probabilmente una
ulteriore conferma dei cambiamenti climatici in corso, interessanti,
inevitabilmente, anche la nostra regione.
Per la lotta contro questo patogeno si possono consigliare, in
fase di preimpianto, l’utilizzazione di fumiganti o della solarizzazione
come pure l’impiego di miceti del genere Gliocladium o
del genere Trichoderma (T. harzianum, T. koningii), in grado di
inattivare gli sclerozi del Basidiomicete. Utili misure di lotta agronomica
sono rappresentate dalle lavorazioni profonde del terreno
e dal contenimento delle concimazioni organiche. Anche
pH alcalini e l’utilizzazione di concimi azotati quali l’ammoniaca
anidra, il solfato di ammonio, il nitrato di ammonio, il bicarbonato
di ammonio ed il nitrato di calcio parrebbero in grado di contenere
la gravità delle infezioni. Importante è anche il controllo
delle infestanti, che contribuiscono a mantenere elevata l’umidità
a livello del suolo, favorendo così lo sviluppo del patogeno e
delle infezioni. In caso di terreni fortemente contaminati (più di
5 sclerozi per kg di suolo) conviene comunque rinunciare, per
un congruo numero di anni (almeno 4), all’impianto di frutteti
di melo, destinando il terreno a colture cerealicole.
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