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VI Domenica Tempo Ordinario (12 febbraio 2012) - midbar

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MIDBAR<br />

“... la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”<br />

<strong>VI</strong> DOMENICA<br />

PER ANNUM<br />

Anno B<br />

Sussidio biblico-liturgico<br />

curato da P. Ernesto Lima<br />

Edizioni Semina Verbi<br />

PRIMALETTURA Lv 13,1-2.45-46<br />

Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento.<br />

Dal libro del Levìtico<br />

Il Signore parlò a Mosè e adAronne e disse:<br />

«Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o<br />

una pustola o macchia bianca che faccia sospettare<br />

una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal<br />

sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi<br />

figli.<br />

Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate<br />

e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore,<br />

andrà gridando: “Impuro! Impuro!”.<br />

Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro,<br />

se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».<br />

Parola di Dio.<br />

1


SALMO RESPONSORIALE<br />

Dal salmo 31 (32)<br />

« Beato l’uomo al quale il Signore non ha imputato<br />

peccato, né è inganno sulla sua bocca [Sal<br />

32(31),1.2] comincia il salmo e comincia la comprensione.<br />

La comprensione, o intelligenza, consiste<br />

in questo: sapere che non devi vantarti dei tuoi<br />

meriti, né presumere di poter peccare impunemente...<br />

Questo salmo si chiama dell’intelligenza. Per<br />

prima cosa l’intelligenza ti fa riconoscere peccatore.<br />

In seguito, quando avrai cominciato a operare il<br />

bene con la fede e per mezzo dell’amore, ti fa attribuire<br />

il merito non alle tue forze, ma alla grazia di<br />

Dio. Così non vi sarà inganno nel tuo cuore, cioè<br />

nella tua bocca interiore: né avrai una cosa sulle<br />

labbra e un’altra nel pensiero... Chi, mentre è<br />

ingiusto, pretende di essere giusto, non è forse un<br />

ingannatore? » (Sant’Agostino).<br />

Rit. Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.<br />

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa<br />

e coperto il peccato.<br />

Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto<br />

e nel cui spirito non è inganno.<br />

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,<br />

non ho coperto la mia colpa.<br />

Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»<br />

e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.<br />

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!<br />

Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!<br />

2<br />

SECONDALETTURA 1Cor 10,31-11,1<br />

Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo.<br />

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo<br />

ai Corìnzi<br />

Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che<br />

facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria<br />

di Dio.<br />

Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai<br />

Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo<br />

di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio<br />

interesse ma quello di molti, perché giungano alla<br />

salvezza.<br />

Diventati miei imitatori, come io lo sono di Cristo.<br />

Parola di Dio.<br />

CANTOALVANGELO<br />

Lc 7,16<br />

Alleluia, alleluia.<br />

Un grande profeta è sorto tra noi,<br />

e Dio ha visitato il suo popolo.<br />

Alleluia.<br />

3


VANGELO Mc 1,40-45<br />

La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.<br />

«Nelle vie dello spirito, quello che ci riempie di lebbra<br />

è la nostra volontà, quando si distacca dalla<br />

volontà di Dio; è questa l’origine di ogni peccato e<br />

imperfezione. Offriamoci alla divina volontà, specialmente<br />

quando siamo turbati dalle passioni, o<br />

afflitti dalle sventure; diamoci a Dio interamente,<br />

perché in questo soave abbandono in Lui c’è il<br />

segreto di ogni pace e di ogni santificazione» (Don<br />

Dolindo Ruotolo).<br />

Dal vangelo secondo Marco<br />

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo<br />

supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi<br />

purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano,<br />

lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E<br />

subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.<br />

E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito<br />

e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno;<br />

va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua<br />

purificazione quello che Mosè ha prescritto, come<br />

testimonianza per loro».<br />

Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a<br />

divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più<br />

entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva<br />

fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni<br />

parte.<br />

Parola del Signore.<br />

Fate tutto per la gloria di Dio * - I vangeli confermano<br />

il significato veterotestamentario del termine<br />

gloria, specialmente nell’espressione «glorificare<br />

Dio», dargli, cioè, gloria confessandone la<br />

divinità. La gloria di Dio che illuminava i pastori a<br />

Bethlemme era una luce splendente (Lc 2,9). Gesù<br />

partecipa della gloria, cioè dello splendore luminoso,<br />

del Padre, e la sua gloria si manifesterà nella<br />

sua seconda venuta come giudice (Mt 16,27; 24,30;<br />

25,31; Mc 8,38; 13,26; Lc 21,27). Una volta nei sinottici<br />

si dice che Gesù giunge alla sua gloria attraverso<br />

la sua passione e morte (Lc 24, 26). Il trono di<br />

gloria che appartiene a Yahweh nell’Antico Testamento<br />

è attribuito a Gesù nei sinottici (Mt 19,28), e<br />

i discepoli chiedono di poter sedere anch’essi su troni<br />

di gloria (Mc 10,37). Lo splendore della gloria di<br />

Gesù si manifesta per anticipazione nella sua trasfigurazione<br />

(Lc 9,31s). Il libro degli Atti continua<br />

l’uso veterotestamentario. Stefano, poco prima della<br />

morte, vede la gloria di Dio nei cieli aperti, l’unica<br />

manifestazione che l’uomo è in grado di recepire<br />

(At 7,55). La gloria è anche lo splendore luminoso<br />

della visione di Paolo sulla via di Damasco, splendore<br />

che impedì ai suoi compagni di avvertire la<br />

visione (At 22,11). La gloria del Dio incorruttibile<br />

scambiata dai gentili con la somiglianza delle creature<br />

(Ro 1,23) è un’eco di Gr 2,11. I peccatori sono<br />

privati della gloria di Dio, ossia della sua presenza<br />

come nel tabernacolo e nel tempio (Ro 3,23). Paolo<br />

spiega diffusamente che, come il ministero della<br />

antica legge era stato comunicato in un’atmosfera<br />

di gloria, così un elemento di gloria si trova anche<br />

nella manifestazione della legge nuova (2Co 3,7ss).<br />

La gloria di Dio, il riconoscimento della sua divinità,<br />

è addotto come motivo per il suo piano di salvezza<br />

in Cristo (Ef 1,<strong>12</strong>; Fi 1,11). Nel Nuovo Testamento<br />

Dio è glorificato per mezzo di Gesù (1Pt<br />

4,11). Alla gloria di Cristo è dato maggiore risalto<br />

negli scritti apostolici al di fuori delle lettere paoline.<br />

Cristo, attraverso le sue sofferenze, è nella glo-<br />

* JOHN L. McKENZIE,<br />

Biblico, Cittadella Editrice.<br />

Gloria<br />

in Dizionario<br />

4 5


ia del Padre (Fi 2,11), ed è assunto in cielo in gloria<br />

(1Tm 3,16). È il riflesso della gloria del Padre (Eb<br />

1,3). La gloria che è propria di Gesù Cristo come<br />

redentore è ottenuta attraverso le sofferenze (Eb<br />

2,9; 1Pt 1,11). Dio è glorificato nell’avere risuscitato<br />

Gesù dalla morte (1Pt 1,21), e i cristiani attendono<br />

la futura rivelazione della sua gloria, evidente<br />

allusione alla sua seconda venuta (1Pt 4,13; 5,1).<br />

Due volte a Gesù viene attribuito il titolo di signore<br />

della gloria, signore glorioso (1Co 2,8; Gia 2,1).<br />

Negli scritti paolini il concetto di gloria riferito al<br />

cristiano assume una elaborazione nuova e originale.<br />

I cristiani hanno la speranza di partecipare alla<br />

gloria di Dio (Ro 5,2). Saranno glorificati con Cristo<br />

mediante la partecipazione alla sua passione<br />

(Ro 8,17) e mediante questa partecipazione alla sua<br />

passione, la gloria di Dio sarà rivelata in loro (Ro<br />

8,18). Questa gloria conferisce al cristiano la perfetta<br />

libertà (Ro 8,21); il passaggio del cristiano alla<br />

gloria pone termine al processo di preconoscenza,<br />

di predestinazione, di giustificazione (Ro 8,30). Il<br />

cristiano, come Cristo, risorgerà alla gloria (1Co<br />

15,40). Si conformerà al corpo glorioso di Gesù Cristo<br />

(Fi 3,21). Apparirà glorificato con Cristo (Col<br />

3,4) e parteciperà alla gloria del Signore (2Ts 2,14),<br />

Il cristiano riflette la gloria del Padre essendo trasformato<br />

nella sua somiglianza (2Co 3,18), e questa<br />

è la gloria propria della rivelazione della nuova alleanza.<br />

Paolo dice ai cristiani di fare tutto quello che<br />

fanno per la gloria di Dio, affinché la sua divinità<br />

possa essere riconosciuta (1Co 10,31), e per glorificare<br />

Dio nei loro corpi con l’osservanza dell’ideale<br />

della castità cristiana (1Co 6,20). In un certo senso,<br />

dunque, la santità manifesta del Nuovo Testamento<br />

è la chiesa stessa, che mantiene la somiglianza di<br />

Cristo, che partecipa delle sue sofferenze e così<br />

entra nella sua gloria. Anche il Nuovo Testamento<br />

usa il termine gloria a proposito degli atti salvifici<br />

di Dio: Cristo è risorto per opera della gloria del<br />

Padre (Ro 6,4). Gloria significa anche manifestazione,<br />

nel senso di immagine: l’uomo è l’immagine<br />

e la gloria di Dio, e la donna è la gloria, cioè<br />

l’immagine, dell’uomo (1Co 11,7).<br />

6<br />

<strong>VI</strong> <strong>Domenica</strong> Anno B - I lettura: Il lebbroso, a<br />

motivo della sua malattia, veniva segregato e costretto<br />

a vivere fuori dai luoghi abitati. Inoltre, la legislazione<br />

mosaica allontanava il lebbroso, a motivo<br />

della sua impurità, anche da Dio e dalla sfera del<br />

sacro. Un’ingiunzione ingiusta che alla vergogna<br />

della malattia fisica aggiungeva il disagio morale.<br />

La disposizione nasceva dall’aberrante opinione<br />

che la malattia era conseguenza del peccato. Per la<br />

Bibbia di Gerusalemme (Lv 11), «oltre questa impurità<br />

rituale, i profeti insisteranno sulla purificazione<br />

del cuore (Is 1,16; Ger 33,8; Cf. Sal 51,<strong>12</strong>) preparando<br />

l’insegnamento di Gesù, che libera i suoi discepoli<br />

da prescrizioni di cui non si riteneva più che<br />

l’aspetto materiale (Mt 23,24-26). Di questa vecchia<br />

legislazione si conserverà la lezione di un ideale<br />

di purezza morale, protetto da regole positive».<br />

II lettura: Il brano paolino va collocato nella questione<br />

degli idolittiti.<br />

I cristiani di Corinto sono liberi<br />

di mangiare le carni degli animali offerte alle tante divinità<br />

pagane e poi immesse nei mercati. Ma se questo<br />

scandalizza il fratello, debole nella fede, allora devono<br />

astenersi dal farlo. Il principio di Paolo, libertà<br />

nella carità,<br />

è un principio che dovrebbe animare<br />

non soltanto la vita dei cristiani ma anche quella di<br />

tutti gli uomini, credenti o no. La libertà di norma deve<br />

essere salvaguardata, ma senza nuocere al bene<br />

del fratello. Un assioma che troverà ampio spazio<br />

nella lettera ai Galati: «Voi infatti, fratelli, siete stati<br />

chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga<br />

però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate<br />

invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti<br />

trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai<br />

il tuo prossimo come te stesso»<br />

(Gal 5,13-14).<br />

Vangelo: La guarigione del lebbroso rivela il cuore<br />

di Gesù fornace ardente di misericordia e di<br />

compassione, ma il racconto è anche un messaggio<br />

chiaro ai suoi discepoli e al popolo intero: Gesù con<br />

i suoi miracoli mostra che le sue opere inaugurano<br />

veramente l’èra messianica, ma sotto forma di doni<br />

e di salvezza e non di condanna e di castigo (Lc<br />

4,17-21): perché non sono venuto per condannare il<br />

mondo, ma per salvare il mondo.<br />

7


Se vuoi, puoi purificarmi! - Pur consapevole di<br />

infrangere la Legge di Mosè che lo voleva segregato,<br />

il lebbroso si prostra ai piedi di Gesù per implorare<br />

la guarigione.<br />

Se vuoi.. , con questa invocazione, il lebbroso, vuole<br />

dare forza alla sua preghiera; egli è profondamente<br />

certo che la guarigione può scaturire solo da<br />

un atto positivo della volontà del Cristo.<br />

Quell’uomo, ci dice san Beda, «si inginocchia pro<br />

strandosi a terra - segno di umiltà e di vergogna -<br />

perché ognuno di noi si vergogni delle macchie della<br />

propria vita. Ma la vergogna non deve impedire<br />

la confessione: il lebbroso mostrò le sue piaghe e<br />

implora la guarigione. La sua confessione è piena di<br />

devozione e di fede. Se vuoi - dice - puoi: riconobbe,<br />

cioè, che il Signore aveva la possibilità di guarirlo».<br />

Ne ebbe compassione,<br />

certamente i presenti<br />

avranno indovinato il sentimento dalla espressione<br />

del volto. A questo punto, possiamo fare nostre le<br />

parole del prefazio della Messa Gesù, modello di<br />

amore:<br />

«Padre misericordioso [...]. In lui [in Gesù]<br />

ci hai manifestato il tuo amore per i piccoli e i poveri,<br />

per gli ammalati e gli esclusi. Mai egli si chiuse<br />

alle necessità e alle sofferenze dei fratelli. Con la<br />

vita e la parola annunziò al mondo che tu sei Padre e<br />

hai cura di tutti i tuoi figli».<br />

Ma a sconcertare è il gesto di toccare il lebbroso.<br />

Gesù rompendo ogni schema legale e ogni norma<br />

di prudenza scandalizza i presenti. Una affermazione<br />

che non è esagerata se si tiene presente che il lebbroso<br />

era considerato alla stregua di un morto. La<br />

lebbra rendeva impuri con conseguenze aberranti e<br />

degradanti per l’infettato: non solo era tagliato fuori<br />

da ogni consorzio civile, ma soprattutto era reso<br />

inabile alla liturgia del tempio e quindi escluso dalla<br />

stessa salvezza. La sua presenza infettava e rendeva<br />

impuri. Toccare un lebbroso era come toccare<br />

un morto. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio afferma<br />

che i lebbrosi stavano «sempre fuori dalle città;<br />

dal momento che essi non potevano incontrare nessuno<br />

non erano in nulla diversi da un cadavere»<br />

( Antichità Giudaiche,<br />

III, 11,3).<br />

8<br />

Ma a stare al testo greco, quello che veramente<br />

sconcerta è come Gesù si accosta al lebbroso e poi il<br />

modo con il quale lo allontana dopo la guarigione.<br />

Se il testo dice ne ebbe compassione la recensione<br />

occidentale (D) ha orghistheis, mosso ad ira.<br />

È lo<br />

stesso verbo che Marco usa per indicare la cacciata<br />

dei demòni (Mc 1,34.39; 3,15.22; 5,13).<br />

L’altra traduzione italiana è ammonendolo severamente,<br />

mentre il testo greco letteralmente suggerisce<br />

e sdegnandosi con lui lo rimandò.<br />

Gesti che sono in contraddizione con la compassione<br />

mostrata verso il lebbroso. Perché Gesù si è<br />

comportato in questo modo? L’atteggiamento di<br />

Gesù «sembra duro; ma può essere stato provocato<br />

sia dal fatto che il lebbroso non aveva tenuto conto<br />

delle regole di segregazione, sia dal desiderio dello<br />

stesso Gesù di non provocare un eccessivo entusiasmo<br />

tra la folla, come appare dal successivo comando<br />

di non parlare della cosa a nessuno» (A. Sisti).<br />

All’ordine tassativo di non dire nulla a nessuno,<br />

segue la palese violazione della consegna da parte<br />

dell’uomo, ormai guarito dalla lebbra. L’uomo, per<br />

Rinaldo Fabris, ormai «purificato deve essere<br />

riammesso nella comunità. Là dove arriva il regno<br />

di Dio cadono le barriere e le esclusioni; i tutori<br />

dell’antica legislazione devono riconoscere che<br />

questo è una prova del tempo nuovo. Il lebbroso<br />

guarito allora può diventare un “annunciatore della<br />

parola” [...], colui che comunica il messaggio<br />

nuovo racchiuso nel gesto di Gesù».<br />

Come è già successo altre volte, Gesù, a motivo<br />

del miracolo svelato dall’improvvisato banditore,<br />

non può più entrare nei centri abitati, ma è obbligato<br />

a starsene riparato in luoghi solitari. Ma questo<br />

non scoraggia la gente che numerosa si affolla<br />

attorno alla sua persona. La gente forse non ha<br />

capito il mistero del Cristo e lo cerca per un rendiconto<br />

personale, ma certamente ha capito in modo<br />

netto una cosa: incontrare quel giovane Maestro,<br />

essere toccati da lui, ascoltare la sua parola è come<br />

l’essere introdotti in un nuovo mondo dove si respira<br />

il profumo della libertà, della sanità corporale e<br />

spirituale, della salvezza.<br />

9


Venne da Gesù un lebbroso - Il lebbroso era tenuto<br />

lontano dalla comunità, non solo per motivi igienici<br />

ma anche in termini religiosi, perché era considerato<br />

“impuro” (Lv 13,8). La Legge gli aveva consegnato<br />

uno statuto: «Il lebbroso colpito da piaghe<br />

porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato<br />

fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro,<br />

impuro!”. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è<br />

impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento”»<br />

(Lv 13,45-46; Cf. I Lettura).<br />

Nel racconto di Marco il lebbroso vìola questa prescrizione,<br />

e prostrandosi ai piedi di Gesù supplica<br />

di essere guarito. Se la malattia «a volte indurisce,<br />

incattivisce, isola, porta a una sfiducia radicale verso<br />

gli altri e la vita, il lebbroso del racconto di Marco<br />

mostra volontà di vivere e fiducia in Gesù: la guarigione<br />

trova nel malato stesso il suo più potente<br />

alleato» (www.monasterodibose.it).<br />

Gesù ne ebbe compassione,<br />

tocca l’intoccabile,<br />

manifesta la sua volontà salvifica, e subito la lebbra<br />

scomparve da lui. La compassione di Cristo “verso<br />

i malati e le sue numerose guarigioni di infermi di<br />

ogni genere sono un chiaro segno del fatto che «Dio<br />

ha visitato il suo popolo» [Lc 7,16 ] e che il Regno<br />

di Dio è vicino. Gesù non ha soltanto il potere di<br />

guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a<br />

guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico<br />

di cui i malati hanno bisogno. La sua compassione<br />

verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano<br />

che egli si identifica con loro: «Ero malato e mi<br />

avete visitato» [Mt 25,36]. Il suo amore di predilezione<br />

per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli,<br />

di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso<br />

tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito.<br />

Essa sta all’origine degli instancabili sforzi per alleviare<br />

le loro pene» ( CCC 1503).<br />

Ma il segno non sta soltanto nell’indicare che il<br />

Regno di Dio è vicino, ma va ancora più in profondità:<br />

infatti, nel volto di Gesù contempliamo il volto<br />

del Padre e nella compassione di Gesù è rivelato il<br />

Dio compassionevole: soltanto il cuore di Cristo,<br />

che conosce le profondità dell’amore di suo Padre,<br />

ha potuto rivelarci l’abisso della sua misericordia:<br />

10<br />

«Il dinamismo della conversione e della penitenza è<br />

stato meravigliosamente descritto da Gesù nella<br />

parabola detta “del figlio prodigo” il cui centro è “il<br />

padre misericordioso” [Lc 15,11-24]: il fascino di<br />

una libertà illusoria, l’abbandono della casa paterna;<br />

la miseria estrema nella quale il figlio viene a trovarsi<br />

dopo aver dilapidato la sua fortuna;<br />

l’umiliazione profonda di vedersi costretto a pascolare<br />

i porci, e, peggio ancora, quella di desiderare di<br />

nutrirsi delle carrube che mangiavano i maiali; la<br />

riflessione sui beni perduti; il pentimento e la decisione<br />

di dichiararsi colpevole davanti a suo padre; il<br />

cammino del ritorno; l’accoglienza generosa da parte<br />

del padre; la gioia del padre: ecco alcuni tratti propri<br />

del processo di conversione. L’abito bello,<br />

l’anello e il banchetto di festa sono simboli della<br />

vita nuova, pura, dignitosa, piena di gioia che è la<br />

vita dell’uomo che ritorna a Dio e in seno alla sua<br />

famiglia, la Chiesa. Soltanto il cuore di Cristo, che<br />

conosce le profondità dell’amore di suo Padre, ha<br />

potuto rivelarci l’abisso della sua misericordia in<br />

una maniera così piena di semplicità e di bellezza»<br />

(CCC 1439).<br />

Il lebbroso sanato è mandato via con l’ordine di<br />

mostrarsi al sacerdote e con l’imposizione di non<br />

dire niente a nessuno, ma tanta è la gioia di avere<br />

ritrovato la salute del corpo e dell’anima che<br />

l’uomo si mette a proclamare e a divulgare il fatto,<br />

tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente<br />

in una città,<br />

e qui sembra che «si siano capovolte<br />

le parti. È Cristo che diventa, a sua volta “segregato”,<br />

costretto a star fuori» (A. Pronzato).<br />

Ora noi abbiamo una lebbra ancora più corrosiva<br />

che macera l’anima: è il peccato che “paralizza<br />

l’anima, le impedisce ogni elevazione spirituale... e<br />

l’abbandona in balia di satana” (Don Dolindo Ruotolo).<br />

Marco sembra suggerirci il medicamento per<br />

guarire: la supplica in ginocchio, la preghiera fiduciosa,<br />

la certezza che Gesù, immagine del Dio invisibile<br />

(Col 1,15), non ha soltanto il potere di guarire,<br />

ma anche di perdonare i peccati (CCC 1503; Mc<br />

2,10). Una preghiera umile allora fiorisca sulle<br />

nostre labbra: “Gesù, se vuoi puoi purificarmi”.<br />

11


Pagina Patristica<br />

«Signore, se vuoi, puoi guarirmi»<br />

Cromazio di Aquileia,<br />

In Matth., Tract., 38,10<br />

«Voglio, sii guarito. E subito la sua lebbra scomparve».<br />

E Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo a qualcuno,<br />

ma va’, presentati al sacerdote, e poi fa’<br />

l’offerta che Mosè prescrisse in testimonianza ad<br />

essi» (Mt 8,3-4).<br />

Il Signore comanda a colui al quale aveva guarito<br />

la lebbra e di presentarsi al sacerdote e di offrire<br />

sacrifici per sé prescritti nella legge. E in questo volle<br />

manifestare compiuti da sé i misteri (le adempienze)<br />

della legge, e accusare l’infedeltà dei sacerdoti,<br />

affinché constatando il lebbroso guarito che né<br />

la legge, né i sacerdoti avevano potuto mondare, o<br />

credessero che Egli era il Figlio di Dio e riconoscessero<br />

che Egli stesso era il padrone della legge; a causa<br />

della giustizia e della fede del lebbroso e della<br />

testimonianza della sua stessa opera, ricevessero la<br />

condanna della loro infedeltà.<br />

Chi, infatti, avrebbe potuto col potere della propria<br />

virtù guarire il lebbroso, che la legge non poté<br />

mondare, se non colui che è il padrone della legge, e<br />

che è il Signore di tutte le virtù, del quale leggiamo<br />

scritto: «Il Signore delle virtù è con noi, chi ci accoglie<br />

è il Dio di Giacobbe» (Sal 45,8-<strong>12</strong>), anche prima<br />

che fosse mondato, credette con religiosa professione<br />

di fede che il Figlio di Dio era Dio; i sacerdoti,<br />

invece, neppure dopo il prodigio della divina<br />

virtù vollero credere.<br />

In verità se (riusciamo a capire) comprendiamo<br />

che per questo il Signore aveva comandato a colui<br />

che aveva liberato dalla lebbra, affinché offrisse<br />

sacrifici prescritti nella legge per sé, mostrasse con<br />

questo che egli era l’autore del precetto dato, e per<br />

gli stessi misteri adempiuti nella verità, che erano<br />

stati in antecedenza manifestati come figure.<br />

<strong>12</strong>

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