13.06.2013 Views

Leggi tutto in PDF - Il Gazzettino di Brindisi

Leggi tutto in PDF - Il Gazzettino di Brindisi

Leggi tutto in PDF - Il Gazzettino di Brindisi

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

LE INCURSIONI TURCHE NEL SALENTO<br />

L’asse<strong>di</strong>o turco a Taranto del 1594<br />

nei versi <strong>di</strong> Cataldo Antonio Mannar<strong>in</strong>o.<br />

Enzo Poci, Società <strong>di</strong> Storia Patria per la Puglia.<br />

E' una guerra che dura da anni quella<br />

contro la pirateria nell'Oceano In<strong>di</strong>ano.<br />

Costa una valanga <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>. L'Italia<br />

paga un prezzo alto. L'In<strong>di</strong>a non<br />

compare. La Grecia fugge.<br />

Dalle epoche più lontane e per lunghi secoli<br />

la pirateria rimase una ferita sangu<strong>in</strong>ante per<br />

l’Italia, <strong>in</strong> particolare per le coste della Terra<br />

d’Otranto, un territorio scarsamente <strong>di</strong>feso e<br />

molto vic<strong>in</strong>o ai litorali balcanici che avevano<br />

offerto sempre e cont<strong>in</strong>uarono a prestare<br />

rifugio e risorse ai predatori del mare dopo<br />

l’occupazione turca nel XV secolo. Nel<br />

tempo a questi li<strong>di</strong> si aggiunsero i ricettacoli<br />

offerti dagli anfratti e dai porti sparsi lungo i<br />

litoranei berberi, già controllati dai predoni<br />

saraceni e f<strong>in</strong>iti sotto la signoria dei<br />

governatori ottomani, Algeri, Derna, Orano,<br />

Tangeri, Tripoli...<br />

Dopo la resa <strong>di</strong> Otranto ed i suoi ecci<strong>di</strong><br />

(1480) “la pirateria assume nella nostra<br />

prov<strong>in</strong>cia un andamento perio<strong>di</strong>co”. Una<br />

m<strong>in</strong>accia perenne sulle nostre popolazioni<br />

che <strong>in</strong>combeva crudelmente sulle genti che<br />

risiedevano nelle zone limitrofe al mare. Nel<br />

1547 un cent<strong>in</strong>aio <strong>di</strong> turchi si sp<strong>in</strong>sero<br />

nell’<strong>in</strong>terno f<strong>in</strong>o a San Pancrazio Salent<strong>in</strong>o.<br />

1


Al grido <strong>di</strong> “arrivano i turchi” le città si<br />

“serravano”, nei villaggi le campane<br />

suonavano a martello, i nobili si chiudevano<br />

nei loro castelli e le donne correvano a<br />

rifugiarsi nei conventi.<br />

Queste precauzioni risultavano spesso vane e<br />

le navi ottomane prendevano il mare cariche<br />

dei rapiti, stipati come bestie, costretti alla<br />

fame, alla sete ed al contagio delle malattie.<br />

Chi sopravviveva era sbarcato nei porti<br />

berberi o dell’Oriente e venduto schiavo<br />

ovvero, nel caso della donna, dest<strong>in</strong>ata ad<br />

impreziosire il serraglio misterioso <strong>di</strong> un<br />

potente pascià.<br />

Pochi - coloro i cui familiari potevano<br />

pagare il prezzo del riscatto - riuscivano a<br />

fare ritorno ai loro focolari.<br />

In Spagna, dal tardo Me<strong>di</strong>oevo, operavano a questo proposito alcuni ord<strong>in</strong>i<br />

monastici consacrati, con fortuna alterna, alla liberazione dei cristiani sequestrati e<br />

venduti come schiavi nei mercati magreb<strong>in</strong>i. Particolare menzione merita l’Ord<strong>in</strong>e<br />

della Santissima Tr<strong>in</strong>ità, per le <strong>in</strong>tercessioni del quale il nobile Miguel de Servantes<br />

Saavedra, il futuro padre <strong>di</strong> Don Chisciotte, poté f<strong>in</strong>almente rivedere la sua patria<br />

nel settembre del 1580, dopo anni <strong>di</strong> prigionia e <strong>di</strong> vani tentativi <strong>di</strong> fuga.<br />

Un avvenimento denso <strong>di</strong> significato fu l’asse<strong>di</strong>o<br />

che il r<strong>in</strong>negato mess<strong>in</strong>ese Hassan Bassà Cicala<br />

portò senza successo contro la città <strong>di</strong> Taranto<br />

nell’anno del Signore 1594.<br />

Prima <strong>di</strong> avventurarci nelle stanze <strong>di</strong> questo crudo<br />

fatto <strong>di</strong> armi, <strong>di</strong> coraggio e <strong>di</strong> passione, corre<br />

obbligo <strong>di</strong>scernere, quale tema <strong>di</strong> prefazione, le<br />

azioni belliche e <strong>di</strong> conquista delle orde turche,<br />

fanatiche e spietate, appartenenti tuttavia ad una<br />

potenza costituita, dalle scorribande delle navi<br />

piratesche; dobbiamo <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere altresì, almeno<br />

negli anni compresi tra i secoli XVI e XVII, le<br />

razzie dei pirati dalla guerra della corsa, altrettanto<br />

brutale, <strong>in</strong>tesa come quella serie <strong>di</strong> operazioni<br />

condotte da una o più navi private comandate da un<br />

capitano mercenario, al servizio <strong>di</strong> un sovrano che<br />

lo <strong>in</strong>gaggiava e lo legittimava ad agire nel suo nome<br />

2


Qualificava la pirateria, e la <strong>di</strong>scrim<strong>in</strong>ava dalla<br />

corsa ottomana, l’animus furan<strong>di</strong>, l’<strong>in</strong>tenzione<br />

manifesta dei mar<strong>in</strong>ai e degli avventurieri senza<br />

ban<strong>di</strong>era e senza legge <strong>di</strong> compiere i sequestri a<br />

scopo <strong>di</strong> riscatto e <strong>di</strong> consumare <strong>in</strong> proprio gli atti <strong>di</strong><br />

razzia, gli stupri e le uccisioni. I pirati dell’Epiro e<br />

quelli barbareschi (berberi) operavano nella totale<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza, tutelati per lucro privato dai<br />

governatori turchi che concedevano un ricovero<br />

franco nei porti magreb<strong>in</strong>i <strong>in</strong> cambio della loro<br />

partecipazione alla spartizione delle prede: cose e<br />

persone. Le leggi del mare riservavano loro il<br />

compenso <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio sommario e la veloce<br />

impiccagione al pennone <strong>di</strong> una nave da guerra.<br />

contro le navi mercantili <strong>di</strong> un sovrano rivale,<br />

f<strong>in</strong>anche nel tempo <strong>di</strong> pace, dopo il rilascio <strong>di</strong><br />

una lettera <strong>di</strong> marca (o <strong>di</strong> corsa). Se il corsaro<br />

al soldo della potenza europea, secondo le<br />

regole dell’<strong>in</strong>gaggio, limitava l’uso della<br />

violenza a quella necessaria per sequestrare le<br />

navi da carico - e se catturato <strong>di</strong>ventava un<br />

prigioniero <strong>di</strong> guerra – il corsaro turco, che<br />

non conosceva la lettera citata, <strong>di</strong>fferiva dalla<br />

volgare pirateria perché navigava sotto la<br />

ban<strong>di</strong>era del sultano. Le sue <strong>in</strong>cursioni si<br />

compivano nell’<strong>in</strong>sofferenza verso i<br />

sentimenti <strong>di</strong> umanità e portavano il terrore<br />

analogo <strong>di</strong> quelle piratesche. Nel rapimento e<br />

nella razzia cieca egli, al pari del pirata<br />

berbero, non risparmiava nessuno.<br />

Gli episo<strong>di</strong> della pirateria nel bac<strong>in</strong>o del Me<strong>di</strong>terraneo term<strong>in</strong>arono con il XIX<br />

secolo. Nel 1805 reparti dei Mar<strong>in</strong>e degli Stati Uniti espugnavano la fortezza<br />

barbaresca <strong>di</strong> Derna e persuadevano il pascià <strong>di</strong> Tripoli a garantire la piena immunità<br />

<strong>in</strong> beneficio delle navi commerciali americane. F<strong>in</strong>ite le guerre napoleoniche e<br />

sollecitate dall’esempio americano, le potenze navali dell’Europa impegnavano i<br />

loro cannoni nelle azioni <strong>di</strong> contrasto risolutivo contro la pirateria, f<strong>in</strong>o alla sua<br />

est<strong>in</strong>zione, nelle acque calde del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

3


La guerra dei corsari, sorta con il f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> arricchire i forzieri <strong>di</strong> un sovrano<br />

<strong>in</strong>debolendo i commerci del paese avverso e praticata dalla Sublime Porta con<br />

speciale crudeltà <strong>in</strong> vista delle nuove aggressioni costiere, era già desueta nel secolo<br />

XVIII e fu messa al bando <strong>in</strong> perpetuo da tutte le nazioni con la Dichiarazione <strong>di</strong><br />

Parigi del 1856.<br />

L’epica <strong>di</strong> Taranto, lontana dai fatti della bassa<br />

pirateria, ci immerge nello scenario <strong>di</strong> una spe<strong>di</strong>zione<br />

militare <strong>di</strong> vasto respiro, concertata dagli ufficiali<br />

turchi e messa <strong>in</strong> atto da una flotta corsara comandata<br />

dal r<strong>in</strong>negato cristiano Hassan Bassà Cicala (1552-<br />

1605), il grand’ammiraglio al servizio del sultano.<br />

L’obiettivo della missione era quello <strong>di</strong> sem<strong>in</strong>are il<br />

terrore attraverso le devastazioni ed i saccheggi,<br />

preparando l’impero ottomano alla conquista dei<br />

porti me<strong>di</strong>terranei dell’Europa a partire dai centri più<br />

nevralgici della Magna Grecia.<br />

Murad III, sultano dal 1574 al 1595, ord<strong>in</strong>a al suo<br />

ammiraglio <strong>di</strong> salpare da Costant<strong>in</strong>opoli al comando<br />

<strong>di</strong> un’armata navale formidabile per mettere a sacco<br />

tutte le città sulle coste italiane dove riuscirà a<br />

sbarcare.<br />

<strong>Il</strong> 2 settembre 1594 i corsari <strong>di</strong> Hassan Cicala,<br />

attraversando il Canale <strong>di</strong> Sicilia con novantasei<br />

navi, sbarcano a Reggio Calabria e la mettono a<br />

ferro e a fuoco. <strong>Il</strong> 14 dello stesso mese le galee<br />

corsare fanno rotta verso il Golfo <strong>di</strong> Taranto dove<br />

approdano presso le due isolette Chera<strong>di</strong> che<br />

<strong>di</strong>stano pochi chilometri dalla città. L’isola<br />

maggiore <strong>di</strong> Santa Pelagia e quella più piccola <strong>di</strong><br />

Sant’Andrea, ambedue deserte, sono occupate.<br />

Nel primo momento delle operazioni una grande<br />

forza turca sbarca presso la foce del fiume Tara e<br />

cerca <strong>di</strong> avvic<strong>in</strong>arsi alla porta <strong>di</strong> ponente della<br />

città <strong>di</strong> Taranto.<br />

<strong>Il</strong> nemico viene resp<strong>in</strong>to dai soldati accorsi da<br />

tutta la prov<strong>in</strong>cia della Terra d’Otranto comandati<br />

dal marchese Carlo d’Avalos.<br />

4


Gli assalitori devono trovare riparo nelle loro galere<br />

prima <strong>di</strong> sferrare, trascorsi tre giorni, un nuovo<br />

attacco alla città (16 - 19 settembre), questa volta dal<br />

seno <strong>di</strong> levante, <strong>di</strong> nuovo senza esito.<br />

I turchi non sono f<strong>in</strong>iti ed il 21 settembre<br />

l’ammiraglio Cicala tenta <strong>di</strong> fare accostare la flotta<br />

sotto le mura della città per bersagliarle con le<br />

artiglierie, ma è ancora resp<strong>in</strong>to. Un nuovo sbarco - il<br />

22 settembre - è motivo dell’ultima battaglia,<br />

<strong>di</strong>sastrosa per il nemico, che è obbligato a ritirarsi<br />

con gravi per<strong>di</strong>te.<br />

Queste giornate conobbero il privilegio <strong>di</strong> un canto<br />

epico, le Glorie <strong>di</strong> guerrieri e d’amanti del coevo<br />

cittad<strong>in</strong>o tarant<strong>in</strong>o e mesagnese Cataldo Antonio<br />

Mannar<strong>in</strong>o, e<strong>di</strong>to nel 1596 - un anno dopo la morte <strong>di</strong><br />

Torquato Tasso - e riproposto nei giorni nostri per le<br />

cure <strong>di</strong> Grazia Distaso, dell’Università <strong>di</strong> Bari, con i<br />

caratteri dell’e<strong>di</strong>tore Schena.<br />

Sul f<strong>in</strong>ire del C<strong>in</strong>quecento Antonio Mannar<strong>in</strong>o<br />

compone, sulle orme de La Gerusalemme Liberata<br />

apparsa pochi lustri prima (1581), un organismo<br />

poetico compatto, un poema d’eroi <strong>in</strong>tessuto <strong>in</strong>torno<br />

ad una vicenda <strong>di</strong> chiaro effetto morale per la storia<br />

futura del meri<strong>di</strong>one d’Italia, l’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Taranto,<br />

conseguente e successivo al poderoso trionfo<br />

cristiano nelle acque greche <strong>di</strong> Lèpanto (7 ottobre<br />

1571).<br />

Se nei “carmi” del vate sorrent<strong>in</strong>o la s<strong>in</strong>cerità degli<br />

eventi cantati <strong>di</strong>scende dalla lettura delle cronache<br />

sui fatti delle Crociate, per il nostro autore si<br />

<strong>di</strong>mostra il contrario: egli stesso, cittad<strong>in</strong>o <strong>di</strong><br />

Taranto, protagonista e testimone fedele delle<br />

vicende, si impone quale garanzia della genu<strong>in</strong>ità<br />

della storia che pervade il suo narrare, come l’opera<br />

tassiana animato degli echi trident<strong>in</strong>i e reso più<br />

avv<strong>in</strong>cente dalle figure e dai loro <strong>in</strong>trecci venuti dalla<br />

tra<strong>di</strong>zione lontana della letteratura cavalleresca.<br />

5


Cataldo Antonio Mannar<strong>in</strong>o, me<strong>di</strong>co-filosofo e poeta,<br />

nacque a Taranto <strong>in</strong> una famiglia della piccola nobiltà<br />

prov<strong>in</strong>ciale nel 1568. Trascorse gli anni della gioventù a<br />

Mesagne - dove la famiglia si era trasferita - prima <strong>di</strong><br />

partire per Napoli dove portò a compimento gli stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a e si laureò alla scuola <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> maestri. <strong>Il</strong><br />

28 marzo 1592 sposò la gentildonna mesagnese<br />

Porfida de Russis.<br />

Tommaso Valent<strong>in</strong>i ci attesta che il poeta-me<strong>di</strong>co morì<br />

a Taranto il 28 luglio 1621 (nei Registri <strong>di</strong> Morte<br />

dell’Archivio Diocesano <strong>di</strong> Taranto mancano le pag<strong>in</strong>e<br />

relative agli anni compresi tra il 1613 ed il 1634!).<br />

Autore <strong>di</strong> molte opere <strong>di</strong> argomento vario, scrisse una<br />

storia <strong>di</strong> Mesagne lasciata nella forma manoscritta*.<br />

Nel 1594, nei giorni della fallita <strong>in</strong>vasione turca, egli<br />

era <strong>di</strong> nuovo a Taranto, partecipe degli avvenimenti:<br />

secondo Antonio Profilo - che scriveva sul f<strong>in</strong>ire del<br />

secolo XIX - il dottor Mannar<strong>in</strong>o fu parte dell’ambasceria<br />

<strong>in</strong>viata per conv<strong>in</strong>cere l’ammiraglio turco a lasciare il<br />

campo, prima che il furore delle ostilità e lo spargimento<br />

del sangue avessero avuto il sopravvento.<br />

Glorie <strong>di</strong> guerrieri e d’amanti è un poema eroico <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>eci canti <strong>in</strong> endecasillabi e nell’ottava rima. Ogni<br />

canto è <strong>in</strong>trodotto da una tavola con le <strong>in</strong>cisioni del<br />

maestro fiamm<strong>in</strong>go Mart<strong>in</strong> van Buyten che illustrano<br />

<strong>in</strong> primo piano le scene <strong>di</strong> guerra o amorose e sullo<br />

sfondo le limpide vedute del Golfo <strong>di</strong> Taranto.<br />

6


La tavola del Canto Primo raffigura la città <strong>di</strong> Taranto<br />

chiusa tra i due mari; Nettuno o Tara su<br />

un’imbarcazione tra<strong>in</strong>ata dai delf<strong>in</strong>i; le isole Chera<strong>di</strong><br />

accerchiate dalle navi corsare e, lateralmente, le torri<br />

costiere. L’<strong>in</strong>gresso delle galee turche nelle acque del<br />

Golfo dà l’<strong>in</strong>izio al racconto. I cittad<strong>in</strong>i, all’<strong>in</strong>izio<br />

sgomenti, impugnano <strong>in</strong> fretta le armi ed allertano le<br />

<strong>di</strong>fese tra lo stridore delle spade e l’urtare delle corazze.<br />

L’angoscia e la concitazione regnano nelle strade della<br />

città; la gente corre sui tetti per scrutare il pericolo che<br />

arriva dal mare.<br />

Anche le donne sono sui terrazzi: una <strong>di</strong> esse, gravida, si<br />

abbandona silenziosa ai presagi più truci e piange per il dest<strong>in</strong>o doloroso riservato al<br />

figlio che accu<strong>di</strong>sce nel suo grembo e del quale <strong>di</strong>venterà il sepolcro nel caso lei<br />

muoia.<br />

Canto Secondo<br />

Canto Terzo<br />

Scende la notte. La <strong>di</strong>fesa dei valorosi tarant<strong>in</strong>i appare<br />

<strong>di</strong>sperata. Le <strong>di</strong>v<strong>in</strong>ità <strong>in</strong>fernali complottano per<br />

aggravarla e decidono <strong>di</strong> non perdere la buona<br />

occasione <strong>in</strong>viando le tre Furie, portatrici <strong>di</strong> doppiezze,<br />

<strong>in</strong>ganni e tra<strong>di</strong>menti.<br />

Ma nel Cielo San Pietro, San Marco e San Cataldo<br />

implorano la grazia <strong>di</strong> Dio e le preghiere dei tre Santi<br />

guadagnano il supplicato effetto. Gabriele è mandato<br />

messaggero a don Carlo d’Avalos, ad Alberto<br />

Acquaviva, duca d’Atri, e all’Arcivescovo <strong>di</strong> Taranto.<br />

Sul fare del giorno i traci sbarcano alla foce del fiume<br />

Tara.<br />

I tarant<strong>in</strong>i organizzano le <strong>di</strong>fese, mentre il tiro<br />

implacabile delle bombarde nemiche centra ed <strong>in</strong>cen<strong>di</strong>a<br />

una torre vic<strong>in</strong>a al fiume Tara. Un boato spaventoso<br />

squarcia il cielo del matt<strong>in</strong>o, la terra trema e sembra<br />

cedere. Coloro che sono appostati <strong>in</strong> armi sulle mura<br />

avvistano le colonne <strong>di</strong> fumo che si elevano<br />

dall’<strong>in</strong>cen<strong>di</strong>o.<br />

I corsari traci si sparpagliano sul lido: le sent<strong>in</strong>elle nella<br />

torre sono rapite.<br />

8


Canto Quarto<br />

Degli <strong>in</strong>vasori il campione è il corsaro Misandro,<br />

giovane <strong>di</strong> Tracia caro al condottiero e amato a sua<br />

<strong>in</strong>saputa da una fanciulla, la bella ed onesta Erm<strong>in</strong>ia,<br />

che per amore lo ha seguito sotto le sembianze mentite<br />

<strong>di</strong> un guerriero, Uran.<br />

Erm<strong>in</strong>ia si ch<strong>in</strong>a su Misandro mentre egli dorme e ne<br />

bacia più volte la bocca: i suoi occhi <strong>in</strong>cantati <strong>in</strong>dugiano<br />

su <strong>di</strong> lui.<br />

Hassan Cicala ord<strong>in</strong>a che gli siano condotti d<strong>in</strong>anzi i<br />

soldati <strong>di</strong> vedetta nella torre <strong>di</strong> Tara, catturati<br />

nell’assalto del giorno precedente, e li <strong>in</strong>vita con mal<br />

nascoste m<strong>in</strong>acce a rivelare “i segreti” della città. Uno<br />

<strong>di</strong> essi descrive con orgoglio le <strong>di</strong>fese <strong>di</strong> Taranto ed<br />

<strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia parlando delle mura “<strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibili superbe e<br />

forti”. Al term<strong>in</strong>e delle sue rivelazioni il vecchio soldato<br />

esclama, con le parole ultime <strong>di</strong> sfida: “or s’espugnar<br />

bastate la cittade/itene pur”.<br />

La risposta dell’ammiraglio è tremenda: egli sgozza senza pietà il coraggioso<br />

prigioniero, mentre i suoi corsari, sbarcati <strong>in</strong> grande numero, si attestano saldamente<br />

sulle spiagge. <strong>Il</strong> loro furore è tale che <strong>in</strong> poco tempo <strong>tutto</strong> è calpestato e <strong>di</strong>strutto.<br />

Canto Qu<strong>in</strong>to<br />

I maomettani abbattono dapprima la torre <strong>di</strong> San Vito e<br />

poi quella della Rond<strong>in</strong>ella. Assaltano e lasciano alle<br />

fiamme la chiesa dei padri olivetani sacra alla Madonna<br />

della Giustizia.<br />

Dopo avere appreso la terribile notizia, il cristiano<br />

Aquilio decide <strong>di</strong> accorrere al tempio per dare battaglia<br />

ai guerrieri traci.<br />

Aquilio ha sposato Fulgenzia, giovane <strong>di</strong> fasc<strong>in</strong>o raro,<br />

ammirata da molti ma fedele solo a lui.<br />

Giunto nei pressi dell’e<strong>di</strong>ficio sacro e turbato dallo<br />

scempio consumato dai turchi, egli si fa avanti con<br />

audacia e li sfida.<br />

Al generoso Aquilio risponde con ferocia Misandro, il quale contro l’eroe cristiano<br />

fa scendere nel campo uno dei suoi, il fido Uran, sotto le cui armi si cela Erm<strong>in</strong>ia.<br />

9


Canto Sesto<br />

Canto Settimo<br />

Per le vie della città si <strong>di</strong>ffonde la notizia<br />

dell’avvic<strong>in</strong>arsi dei traci e i tarant<strong>in</strong>i corrono <strong>di</strong> nuovo<br />

alle armi. Molto presto, però, questi scoprono che le<br />

schiere che avanzano sono i cavalieri guidati <strong>in</strong><br />

soccorso <strong>di</strong> Taranto da don Carlo d’Avalos.<br />

Mentre il resto dei traci si abbandona ai saccheggi ed<br />

alle stragi, Misandro si allontana con il fidato Uran…<br />

ed Erm<strong>in</strong>ia “si scovre al crudo amante”.<br />

Nella <strong>di</strong>fesa della città si unisce <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e il vescovo <strong>di</strong><br />

Taranto con un manipolo <strong>di</strong> guerrieri scelti.<br />

Nel sonno il poeta è rapito <strong>in</strong> cielo da uno spirito e nel<br />

suo volo onirico egli descrive le parti della terra che<br />

<strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue sotto <strong>di</strong> sé.<br />

Intesse le lo<strong>di</strong> della famiglia Acquaviva: il poema,<br />

<strong>in</strong>fatti, è de<strong>di</strong>cato ad Alberto I Acquaviva d’Aragona<br />

che <strong>in</strong> quell’occasione aveva portato aiuto e r<strong>in</strong>forzo<br />

militare alla città.<br />

Avendo narrato i restanti momenti <strong>di</strong> gloria ed i<br />

rimanenti protagonisti della famiglia Acquaviva,<br />

l’anima prende commiato dal poeta rivelando la sua<br />

identità, quella <strong>di</strong> Francesco Antonio d’Aiello, amico<br />

e conterraneo dell’autore. Egli ha fede che queste<br />

stanze sapranno mantenere la sua memoria viva nei<br />

cuori dei familiari ed <strong>in</strong> quello <strong>di</strong> Cataldo Antonio<br />

Morone, il brillante letterato tarant<strong>in</strong>o a lui caro.<br />

10


Canto Ottavo<br />

Le forze <strong>di</strong> Carlo d’Avalos giungono <strong>in</strong> aiuto dei<br />

tarant<strong>in</strong>i, mentre le galere con la Mezzaluna approdano<br />

facendo grande scompiglio: don Carlo esorta i suoi<br />

alla battaglia ed <strong>in</strong>gaggia il nemico. <strong>Il</strong> combattimento<br />

<strong>in</strong>furia fra le squilla delle trombe, il rullo dei tamburi<br />

ed il sibilo delle palle roventi sparate dagli archibugi.<br />

In quel momento Aquilio piomba nel campo della<br />

battaglia e si aggiunge alle torme dei combattenti.<br />

Pietoso è l’<strong>in</strong>sieme che i feriti ed i morti offrono alla<br />

vista. I soldati <strong>di</strong> Carlo, padroni della giornata, si<br />

acquartierano per la notte dentro le mura sicure della<br />

città, felici che la ferita del loro generale non sia stata<br />

mortale.<br />

Fulgenzia gioisce nel rivedere <strong>in</strong>colume Aquilio, mentre Erm<strong>in</strong>ia piange<br />

<strong>in</strong>consolata la f<strong>in</strong>e del suo Misandro.<br />

Canto Nono<br />

All’alba Erm<strong>in</strong>ia giunge d<strong>in</strong>anzi al condottiero dei traci,<br />

gli annuncia la morte <strong>di</strong> Misandro e gli chiede la<br />

sepoltura per il corpo del prode guerriero.<br />

Cicala comanda <strong>in</strong> lacrime ai guerrieri traci che a<br />

Misandro siano attribuiti gli estremi onori.<br />

Ormai sola, Erm<strong>in</strong>ia geme sul sepolcro dell’amato.<br />

Le pesanti sconfitte sul terreno costr<strong>in</strong>gono l’ammiraglio a<br />

fare avanzare le sue navi f<strong>in</strong>o a sotto le mura asse<strong>di</strong>ate,<br />

aff<strong>in</strong>ché il fuoco delle loro bombarde apra un varco<br />

attraverso il quale le orde turche possano irrompere<br />

nella città. Per ragione <strong>di</strong> prudenza egli manda <strong>in</strong> avanti<br />

quattro unità per saggiare l’efficacia delle artiglierie<br />

avversarie.<br />

Canto Decimo<br />

Dopo che le quattro imbarcazioni hanno tentato vanamente l’assalto delle antiche<br />

mura, il r<strong>in</strong>negato <strong>di</strong> Mess<strong>in</strong>a ord<strong>in</strong>a furibondo che il resto della flotta muova verso<br />

la città. Dopo l’ultimo scontro, nel quale molti degli assalitori soccombono, le galee<br />

corsare fuggono via e la battaglia term<strong>in</strong>a <strong>in</strong>attesa <strong>in</strong> favore dei tarant<strong>in</strong>i.<br />

11


Gli ultimi versi cantano dei bravi cavalieri che hanno<br />

combattuto per la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Taranto e che ora nel<br />

tripu<strong>di</strong>o generale fanno il loro <strong>in</strong>gresso nella città dei<br />

due mari.<br />

La voce del trionfo dei cristiani corre presto per le<br />

contrade dell’Europa come una eco leggera e giunge a<br />

Filippo, sovrano <strong>di</strong> Spagna, mentre il poeta suggella la<br />

sua opera con l’<strong>in</strong>no <strong>di</strong> vittoria:<br />

“e langue e fugge Tracia; e Tara v<strong>in</strong>ce”.<br />

<strong>Il</strong> canto fedele <strong>di</strong> Antonio Mannar<strong>in</strong>o, autore nelle vesti <strong>di</strong> f<strong>in</strong>e letterato e <strong>di</strong> storico<br />

puntuale, documenta che, nel settembre del 1594, i bastioni <strong>di</strong> Taranto furono i<br />

testimoni silenziosi <strong>di</strong> una battaglia, una “cruda pugna”, combattuta senza<br />

concedere quartiere tra lo sventolare dei vessilli, la squilla delle trombe ed il rullare<br />

dei tamburi, l’<strong>in</strong>crociare delle lame, gli spari d’archibugio e gli scoppi delle palle<br />

<strong>in</strong>fuocate, con il triste corteo dei feriti e dei morti:<br />

“percuotono il vento quell’<strong>in</strong>fide/ardenti palle”.<br />

Questi versi s<strong>in</strong>ceri sono un omaggio reso al valore <strong>di</strong> tutti quelli che risposero a<br />

Carlo d’Avalos, il loro duce, e corsero a Taranto per resp<strong>in</strong>gere il turco aggressore.<br />

Tra <strong>di</strong> essi l’Albricci, marchese <strong>di</strong> Salice, il mesagnese Pietro Resta, capitano dei<br />

cavalleggeri, e numerosi altri feudatari e nobili.<br />

In generale le ottave <strong>di</strong> questo poemetto - che ci<br />

<strong>in</strong>vita senz’altro alla lettura delle sue belle pag<strong>in</strong>e -<br />

ricordano che le città e gli abitanti della Magna Grecia<br />

rimasero per secoli la l<strong>in</strong>ea della prima <strong>di</strong>fesa contro la<br />

violenza predatoria delle masnade piratesche e contro<br />

gli assalti orchestrati, pro<strong>di</strong>torii e spietati, tentati dal<br />

Gran Turco musulmano con feroce accanimento<br />

contro le sponde placide dell’Europa cristiana.<br />

Una lotta dura <strong>di</strong> resistenza foriera <strong>di</strong> tanti lutti - che<br />

nel terrore cruento provò generazioni dei cristiani e<br />

vide le fanciulle ed i giovani rapiti scomparire nel<br />

nulla - <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta affrontata con il soccorso delle<br />

galee veneziane e delle navi <strong>di</strong> Spagna e nella quale<br />

ebbero ragione f<strong>in</strong>almente il coraggio, la forza <strong>di</strong> una<br />

cultura antica e la costanza della fede più schietta.<br />

12


Bibliografia essenziale.<br />

Blandamura Giuseppe, Choerades Insulae. Taranto, MCMXXV, p.p. 91-114.<br />

De V<strong>in</strong>centiis D. L., Storia <strong>di</strong> Taranto. Taranto, 1878-1879.<br />

Vol. I, p. 198 e Vol. II, p.p. 58-59.<br />

Galeone Angelo, Un me<strong>di</strong>co-poeta tarant<strong>in</strong>o del Seicento. «Taranto», IV, 1935, n. 7-8,<br />

p.p. 3-11.<br />

Galeone Mario, Me<strong>di</strong>ci tarant<strong>in</strong>i d’altri tempi. Numero unico per il XXXI Congresso della<br />

«Dante Alighieri». Taranto, 1926, p.p. 93-94.<br />

Mannar<strong>in</strong>o Cataldo Antonio, Gloria <strong>di</strong> guerrieri e d’amanti. Carl<strong>in</strong>o e Pace.<br />

Napoli, 1596. E<strong>di</strong>zione Anastatica Ribalta.<br />

Mannar<strong>in</strong>o Cataldo Antonio, Gloria <strong>di</strong> guerrieri e d’amanti, a cura <strong>di</strong> Grazia Distaso.<br />

Schena e<strong>di</strong>tore. Fasano, 1995.<br />

Panareo Salvatore, Turchi e Barbareschi. «R<strong>in</strong>ascenza Salent<strong>in</strong>a», A. I., n. 1. Lecce, 1933.<br />

Profilo Antonio, Vie piazze vichi e corti <strong>di</strong> Mesagne. Ostuni, 1894, p.p. 208-215.<br />

Registro dei Matrimoni, Vol. I, f. 115, Archivio Capitolare <strong>di</strong> Mesagne.<br />

Rhodes Dennis E., Un letterato <strong>di</strong> Taranto: Cataldo Antonio Mannar<strong>in</strong>o. «La Zagaglia»,<br />

settembre 1973, n. 59, p.p. 19-26.<br />

Valent<strong>in</strong>i Tommaso, Cataldo Antonio Mannar<strong>in</strong>o. AA.VV. Biografia degli uom<strong>in</strong>i illustri<br />

salent<strong>in</strong>i, presentazione <strong>di</strong> Alessandro Laporta. E<strong>di</strong>zione del Grifo. Lecce, 1990.<br />

V<strong>in</strong>ci Mario, Cataldo Antonio Mannar<strong>in</strong>o. «Ra<strong>di</strong>ci», anno 3, n. 7/8, 1999, p.p. 11-13.<br />

V<strong>in</strong>ci Mario, Note sulla tra<strong>di</strong>zione storiografica mesagnese. In Stu<strong>di</strong> storici su Mesagne e<br />

il suo territorio, a cura <strong>di</strong> D. Urgesi. Bari, 1994, p.p. 176-185.<br />

13

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!