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RIASSUNTO<br />

Alessitimia e schizofrenia<br />

CARLO MAGGINI<br />

Università degli Studi di Parma<br />

I dati emersi dalla revisione della letteratura non autorizzano condivise conclusioni<br />

riguardo la prevalenza dell’alessitimia negli schizofrenici, il suo essere una condizione<br />

di tratto (connessa alla personalità) o di stato (dovuta a qualche aspetto della<br />

sintomatologia manifesta o soggettiva della malattia) e il ruolo da essa svolto nella<br />

configurazione sintomatologica della schizofrenia.<br />

I dati acquisiti concordano comunque nell’indicare che l’alessitmia è più frequente<br />

negli schizofrenici di sesso maschile con prevalente sintomatologia negativa rispetto<br />

a quelli con sintomatologia paranoide e indifferenziata, e negli schizofrenici con sindrome<br />

deficit rispetto a quelli non deficit.<br />

I nostri dati indicano inoltre che l’alessitimia è un costrutto complesso che riconosce<br />

aspetti stato-dipendenti e tratto-dipendenti. La perdita della capacità di categorizzazione<br />

semantica delle esperienze affettive avrebbe la sua prima manifestazione nei<br />

segni della vulnerabilità schizotropica (schizotassia, schizotipia negativa), ma troverebbe<br />

il suo ancoraggio nella complessità cognitivo-affettiva della processualità<br />

schizofrenica (irritazione di base) che attualizza depersonalizzione, vissuti disforicodepressivi<br />

e disorganizzazione.<br />

Parole chiave: alessitimia, schizofrenia, sintomi di base, sintomi negativi.<br />

SUMMARY<br />

The review of the literature does not allow firm conclusions regarding the prevalence<br />

of alexithymia in schizophrenic patients, its trait-dependent (i.e., linked to personality)<br />

or state-dependent (i.e., linked to schizophrenic symptoms) nature nor does<br />

it allow conclusions regarding its role in shaping schizophrenic psychopatology.<br />

Existing data currently indicate that alexithymia is higher in male schizophrenics<br />

with prevalent negative symptoms than in patients with positive symptoms, and it is<br />

higher in deficit-schizophrenics than in non-deficit schizophrenics.<br />

Our data indicate that alexithymia in schizophrenia is a complex construct with traitdependent<br />

and state-dependent dimensions. Alexithymia has its roots in the<br />

schizotropic vulnerability (schizotaxia, negative schizotypy), but is made up by the<br />

cognitive-affective complexity of the schizophrenic process (basic irritation) which<br />

induces depersonalisation, disphoric feelings and disorganization.<br />

Key words: alexithymia, schizophrenia, basic symptoms, negative symptoms.<br />

Indirizzo per la corrispondenza: Carlo Maggini, Università degli Studi di Parma, Clinica Psichiatrica,<br />

Ospedale Ugolino da Neviano, Via Riva 4 - 43125, Parma - e-mail: carlo.maggini@unipr.it<br />

ALESSITIMIA (I PARTE)<br />

NÓOς<br />

3:2010; 213-225<br />

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NÓOς<br />

C. MAGGINI<br />

ALESSITIMIA E SCHIZOFRENIA<br />

INTRODUZIONE<br />

L’enfasi conferita da Kraepelin 1 al Verblodung (deterioramento) e da Bleuler<br />

2 alla Spaltung (dissociazione) ha condizionato una prevalente attenzione<br />

per gli aspetti deficitari dell’affettività della schizofrenia etichettati come<br />

ottundimento emotivo, indifferenza, decadimento affettivo, demenza<br />

affettiva a .<br />

Su questa linea Minkowski 3 ha sostenuto che “gli intensi disturbi emotivi<br />

degli schizofrenici ad opera della Spaltung non si integrano nel flusso<br />

vitale, si situano a lato, si autonomizzano e si degradano”, cosicché il vissuto<br />

di questi pazienti è contrassegnato dall’indifferenza e dall’anestesia<br />

affettiva.<br />

Questi aspetti deficitari della vita emozionale degli schizofrenici, dalla psichiatria<br />

classica considerati sintomi fondamentali, hanno trovato posto nella<br />

semiologia e negli strumenti di valutazione della sintomatologia della malattia<br />

(Scale for the Assessment of Negative Symptoms - SANS 4 ; Positive and<br />

Negative Syndrome Scale - PANSS 5 ).<br />

La vita emotivo-affettiva degli schizofrenici, tuttavia, non si identifica con<br />

questi aspetti deficitari. A Bleuler 2 non era, infatti, sfuggito l’inaspettato<br />

riaffiorare dell’“affettività latente” b e la discordanza tra espressione delle<br />

emozioni ed esperienza emozionale, come se non fosse perduta la capacità<br />

di vivere le emozioni ma solo di esprimerle c . Bleuler 2 , peraltro, aveva conferito<br />

ai complessi ideo-affettivi un ruolo rilevante nella genesi e nella configurazione<br />

tematica dei deliri e delle allucinazioni della malattia.<br />

Non dissimile era la posizione di Kretschmer 6 che con la “metafora delle<br />

ville romane” (in apparenza immerse in una immobile tranquillità, ma entro<br />

le cui mura si consumano orge sfrenate, inimmaginabili agli occhi dei passanti)<br />

aveva inteso sottolineare l’intensa vita emotiva degli schizofrenici<br />

celata dietro un’apparente indifferenza.<br />

Anche Schneider 7 aveva messo in guardia dall’identificare l’apatia di questi<br />

pazienti con la mancanza di affetti: gli schizofrenici con un’apparente distru-<br />

a Per Kraepelin 1 l’“ottundimento emotivo” (“l’indifferenza verso i rapporti emotivi precedenti, lo spegnersi<br />

dell’affetto per i parenti e gli amici, dell’interessamento all’attività e alla professione, alle ricreazioni<br />

e ai piaceri”) è un aspetto fondamentale e talora un segno precoce ella malattia. I pazienti “non<br />

risentono più una vera gioia e una vera tristezza, non hanno né desideri né timori, ma vivono indifferentemente<br />

alla giornata”.<br />

Bleuler 2 rileva che «l’indifferenza a tutto: ai parenti, agli amici, alla professione, ai piacere, ai doveri e ai<br />

diritti, alla felicità e all’infelicità” delle forme meno gravi di schizofrenia, si fa “deterioramento affettivo”<br />

e “demenza emotiva” nelle “forme marcate”, per configurarsi come vera e propria assenza di “manifestazioni<br />

affettive”, di un qualsiasi “segno di contentezza o di dispiacere” negli “stati terminali”».<br />

b “Uno stretto e frequente rapporto con questi pazienti consente di osservare non poche manifestazioni<br />

emotive come la capacità di divertirsi alle feste e ai giochi di spirito, persino (di provare) godimento di<br />

fronte a manifestazioni artistiche” e di rilevare come “certe donne completamente indifferenti sotto ogni<br />

altro riguardo conservano ancora intatti i sentimenti materni”. È dato talora “in pazienti dall’emotività in<br />

apparenza del tutto spenta, vedere riaffiorare (…) ormai inattese manifestazioni di calore umano e di risonanza<br />

affettiva”, come se “la sfera emotiva non (fosse) intaccata dalla malattia (…), ma solo coartata in<br />

qualche modo funzionalmente dal suo insorgere”, come se si determinasse “un indebolimento generale<br />

della funzione anziché una distruzione completa”: “la mente dello schizofrenico non perde la facoltà di<br />

produrre affetti”.<br />

c “La mimica è come immersa nella stessa salsa” anche se a volte questi pazienti “sostengono di provare<br />

forti affetti”.


zione della vita emozionale possono improvvisamente mostrare “più calore<br />

e vita di quanto ci si potesse aspettare”.<br />

Studi condotti in laboratorio e nella quotidianità (Experience Sampling<br />

Method) sulla vita emozionale degli schizofrenici supportano questi rilievi 8-11 ;<br />

gli schizofrenici hanno una vita emotiva più intensa di quanto desunto dall’osservazione<br />

del comportamento: l’appiattimento affettivo riflette un<br />

disturbo dell’espressione e non della capacità di esperire le emozioni. La<br />

loro ridotta, ma non abolita, espressione delle emozioni (microespressioni<br />

non colte ad occhio nudo sono rilevabili con elettromiografia (EMG) o con<br />

tecniche computerizzate) rimanda ad una disgiunzione tra attivazione fisiologica,<br />

esperienza soggettiva ed espressione delle emozioni. Questi pazienti<br />

inoltre vivono con grande intensità le emozioni negative ed hanno una riduzione/perdita<br />

della capacità di provare piacere (ipoedonia/anedonia) confinata<br />

al piacere appetitivo (incapacità di anticipare la valenza edonica delle<br />

esperienze) e al piacere nelle interazioni sociali (anedonia sociale).<br />

Queste acquisizioni non consentono una visione esaustiva della vita emozionale<br />

degli schizofrenici: senza risposta rimangono gli interrogativi relativi<br />

alle componenti dell’affettività primariamente compromesse (cognitività,<br />

memoria, esperienza soggettiva, espressività, attivazione autonomica e neuromotoria)<br />

e al ruolo dell’incapacità di identificare le emozioni altrui (deficit<br />

di decodificazione delle espressioni facciali) e di identificare ed esprimere le<br />

proprie (alessitimia).<br />

IL COSTRUTTO ALESSITIMIA<br />

Il termine alessitimia identifica un deficit del processamento cognitivo e<br />

della regolazione delle emozioni che si esprime con una difficoltà di discriminare<br />

le emozioni, di distinguerle dalle sensazioni corporee che accompagnano<br />

l’attivazione emozionale e di descriverle e comunicarle; concomitante<br />

una ridotta capacità immaginativa ed uno stile cognitivo concreto orientato<br />

all’esterno 12,13 .<br />

Il costrutto alessitimia ha trovato supporto empirico in numerosi studi e gli<br />

strumenti più ampiamente usati per la sua valutazione (Toronto Alexithymia<br />

Scale - TAS 14 ; Revised Twenty-<strong>It</strong>em Toronto Alexithymia Scale - TAS-20 15 )<br />

sono stati sufficientemente validati 13,16-20 . Non è certo, tuttavia, se queste<br />

self-report scales, cui inerisono i limiti propri di tutti gli strumenti di autovalutazione,<br />

siano in grado di valutare deficit cognitivo-affettivi di cui i pazienti<br />

possono non essere consapevoli 21,22 .<br />

Inoltre questi strumenti esplorano solo la dimensione cognitiva del costrutto<br />

alessitimia (difficoltà ad identificare le emozioni e a descriverle, pensiero<br />

orientato all’esterno) e trascurano la dimensione affettiva, vale a dire il deficit<br />

immaginativo (solo parzialmente valutato nella sottoscala pensiero orientato<br />

all’esterno) e l’arousal emozionale 22 . Per queste manchevolezze più<br />

appropriato è stato considerato il ricorso al Bermond Vorst Alexithymia<br />

Questionnaire (BVAQ) 23 che valuta il costrutto nella sua interezza 24,25 .<br />

I limiti degli strumenti self-report hanno suggerito l’opportunità di affianca-<br />

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re scale basate su performance-based tasks come la Levels of Emotional<br />

Awarenwss Scale (LEAS) 26 d che valuta le emozioni (rabbia, paura, gioia,<br />

tristezza) indotte da descrizioni di situazioni emozionanti, nonché la consapevolezza<br />

della complessità emozionale in sé e negli altri 24,25 .<br />

L’alessitimia è generalmente considerata una condizione di tratto inerente<br />

alla personalità - alessitmia primaria 13 ; vari dati empirici, tuttavia, suggeriscono<br />

l’esistenza di una condizione di stato - alessitimia secondaria - di<br />

natura transitoria (che insorge a seguito di una malattia acuta o di una situazione<br />

stressante) o duratura (risposta adattiva permanente ad una malattia<br />

cronica) 27 .<br />

Per quanto il concetto di alessitimia presupponga l’esistenza di esperienze<br />

soggettive emotivo-affettive 28 , è stata proposta una distinzione tra alessitimia<br />

di tipo I (mancata identificazione e verbalizzazione di un’esperienza emozionale<br />

non vissuta) e alessitimia di tipo II (mancata identificazione e verbalizzazione<br />

di uno stato emozionale esperito) 29 .<br />

ALESSITIMIA E SCHIZOFRENIA<br />

Lo studio dell’alessitimia a partire dalle classiche malattie psicosomatiche 30<br />

è stato successivamente esteso a molteplici disturbi somatici e psichiatrici<br />

nei quali è stata concettualizzata come fattore di rischio per l’insorgenza e<br />

fattore che influenza il decorso e l’esito del trattamento 13,31,32 .<br />

In ambito psichiatrico a fronte della grande attenzione rivolta a vari ambiti<br />

diagnostico-nosografici non psicotici (disturbo somatoforme, di panico,<br />

ossessivo-compulsivo, da abuso di sostanze, disturbo della condotta alimentare,<br />

depressione, disturbo post-traumatico da stress 33 ), relativamente scarso<br />

interesse ha suscitato la schizofrenia 24,25,34-40 .<br />

Dalla revisione della letteratura emergono dati non univoci per quanto<br />

riguarda la prevalenza dell’alessitimia negli schizofrenici, la sua condizione<br />

di tratto o di stato e il ruolo da essa svolto nella configurazione sintomatologica<br />

della malattia.<br />

Lo studio di Stanghellini e Ricca 34 , condotto su 20 schizofrenici ambulatoriali,<br />

si è avvalso di una metodologia clinico-descrittiva e fenomenologica<br />

fondata, quest’ultima, sul modello dei sintomi di base (Frankfurt Complaint<br />

Questionnaire - FCQ) 41 e .<br />

Dallo studio è emerso che gli schizofrenici non paranoidi rispetto ai paranoidi<br />

hanno un punteggio totale TAS e un punteggio della sottoscala Pensiero<br />

orientato all’esterno (focalizzazione dell’attenzione su eventi esterni anziché<br />

sulle esperienze interiori) significativamente maggiori.<br />

Gli schizofrenici non paranoidi presentano, inoltre, una maggiore compromissione<br />

del linguaggio ricettivo ed espressivo (item dell’FCQ). La correlazione<br />

diretta tra alessitimia (pensiero orientato all’esterno) e compromissio-<br />

d Alti punteggi di Levels of Emotional Awareness Scale sono considerati indicativi di una maggiore consapevolezza<br />

della complessità emozionale in sé e negli altri e di una maggiore capacità di differenziare le<br />

emozioni.


ne autopercepita del linguaggio ha fatto ipotizzare che la compromissione<br />

delle capacità linguistiche costituisca un tratto cognitivo della personalità<br />

degli schizofrenici non paranoidi che, congiuntamente al pensiero orientato<br />

all’esterno, media la trasformazione dei sintomi di base in sintomi negativi f .<br />

Le critiche rivolte a questo lavoro 38,39 attengono innanzitutto all’equiparazione<br />

dei sottotipi diagnostici schizofrenia paranoide/non paranoide alla dicotomia<br />

schizofrenia positiva/negativa che non tiene conto della ineludibile coesistenza<br />

in ogni paziente di sintomi positivi e negativi.<br />

Critiche sono state del pari rivolte all’assiomatica assunzione dell’alessitimia<br />

come caratteristica di tratto e alla rimozione dalla psicopatologia schizofrenica<br />

soggettiva della compromissione delle capacità di linguaggio ricettivo ed<br />

espressivo (sintomi di base della FCQ) per essere inclusa negli aspetti cognitivi<br />

della matrice antropologica (stili di funzionamento della personalità)<br />

sulla base della sua correlazione con una sottoscala della TAS (pensiero<br />

orientato all’esterno). L’assimilazione di disturbi connessi alla vulnerabilità<br />

schizotropica (autopercepita compromissione del linguaggio ricettivo ed<br />

espressivo) a tratti cognitivi della personalità non tiene conto della qualità<br />

disturbante, egodistonica dei sintomi di base.<br />

Nkam et al. 35 in uno studio condotto su 29 schizofrenici ambulatoriali (positivi,<br />

negativi e indifferenziati), in fase di stabilità clinica e terapeutica, ha<br />

rilevato che gli schizofrenici negativi sono più alessitimici (Beth Israel Questionnaire<br />

- BIQ 30 ), ansiosi e depressi (rallentamento psicomotorio) dei positivi<br />

e degli indifferenziati e che l’alessitimia correla positivamente ai sintomi<br />

negativi (appiattimento affettivo, cattivo contatto e assenza di fluidità nella<br />

conversazione - Positive and Negative Syndrome Scale/PANSS), ansiosi e<br />

depressivi (Echelle de Ralentissement Dépressif - ERD 42 ).<br />

Queste correlazioni inducono gli autori a considerare l’alessitimia statodipendente<br />

(alessitimia secondaria): il cattivo contatto, la perdita di fluidità<br />

e I sintomi di base sono esperienze soggettive abnormi, elementari e aspecifiche della spinta, delle emozioni,<br />

della percezione, del pensiero, del linguaggio, della propriocettività e della pianificazione delle<br />

attività, che ricorrono nella fase prepsicotica, negli episodi psicotici e negli stadi residui della schizofrenia.<br />

L’espressione “sintomi di base” rimanda all’ipotesi che questi disturbi siano la prima espressione fenomenica<br />

della fisiopatologia della malattia, i fenomeni più prossimi al disturbo cognitivo fondamentale<br />

(disturbo della processazione delle informazioni), situato a livello transfenomenico (non accessibile<br />

all’autopercezione) e sotteso da un’alterazione neurofisiologica e neurotrasmettitoriale localizzata nel<br />

sistema limbico.<br />

Secondo il modello dei sintomi di base i sintomi psicotici non sono manifestazioni dirette di un disturbo<br />

della funzione cerebrale, ma il punto di arrivo di un percorso psicopatologico segnato da definite sequenze<br />

di transizione che li uniscono ai sintomi di base. Le sequenze di transizione (irritabilità di base, depersonalizzazione,<br />

esternalizzazione psicotica, concretizzazione) sono state correlate all’attività di processo<br />

ed al distress emozionale che superano le capacità di processazione dell’informazioni del paziente.<br />

Secondo il modello dei sintomi di base il tipico fenomeno finale della schizofrenia (i sintomi positivi)<br />

risulta dall’interazione tra sintomi di base e matrice antropologica.<br />

In accordo al modello dei sintomi di base, gli schizofrenici, se correttamente trattati, passano la maggior<br />

parte della loro vita in stadi di base, mantenendo la capacità di percepire, riconoscere e descrivere i propri<br />

deficit, nei confronti dei quali mantengono un atteggiamento critico e la capacità di adottare strategie<br />

di coping e compensative.<br />

f La tendenza degli schizofrenici non paranoidi a focalizzare eventi esterni piuttosto che l’esperienza interiore<br />

indicherebbe che questi pazienti “non ritengono essenziale affrontare i loro sentimenti, si accontentano<br />

di soluzioni superficiali e pragmatiche e non cercano spiegazioni profonde”.<br />

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del linguaggio, l’appiattimento affettivo e l’inibizione psicomotoria depressiva<br />

(alta correlazione tra alessitimia e punteggi motori dell’ERD) sarebbero<br />

responsabili dell’inibizione dell’espressione verbale di un’esperienza emozionale<br />

coartata dall’ansia e dalla sofferenza ad essa correlata.<br />

In un successivo contributo teso ad approfondire i rapporti tra sintomatologia<br />

negativa e alessitimia (valutata con il BIQ e la TAS) gli stessi autori 36 hanno<br />

confrontato schizofrenici con sindrome deficit (sintomi negativi primari 43 ) e<br />

non deficit. Dallo studio è emersa una maggiore prevalenza di alessitimici tra<br />

gli schizofrenici deficitari rispetto ai non deficitari. È emerso inoltre che<br />

diversamente dagli schizofrenici deficitari, nei quali non si rileva alcuna correlazione<br />

significativa tra alessitimia e sintomi della malattia, gli schizofrenici<br />

non deficitari mostrano una correlazione diretta tra alessitimia (BIQ) e sintomi<br />

negativi (appiattimento affettivo e assenza di spontaneità e di fluidità<br />

verbale), depressione, ansia e psicopatologia generale. Queste correlazioni<br />

sono assunte dagli autori come indicative del ruolo svolto dai suddetti sintomi<br />

nell’aumento dei punteggi dell’alessitimia: da un lato appiattimento affettivo<br />

e assenza di spontaneità e di fluidità verbale compromettono l’espressione<br />

emozionale; dall’altro umore depresso, ansia e gravità della sintomatologia<br />

determinano un impoverimento della vita interiore.<br />

Negli schizofrenici non deficitari, quindi, l’alessitimia è una condizione di<br />

stato (alessitimia secondaria), negli schizofrenici deficitari si connota invece<br />

come condizione di tratto (alessitimia primaria).<br />

Lo studio di Cedro et al. 37 , condotto su 50 schizofrenici paranoidi ambulatoriali<br />

in remissione stabile con trattamento neurolettico e su 50 soggetti sani,<br />

ha rilevato che gli schizofrenici, rispetto ai controlli, hanno un punteggio<br />

totale TAS-20 significativamente maggiore e punteggi più elevati nelle sottoscale<br />

difficoltà ad identificare i sentimenti e difficoltà a comunicare i sentimenti,<br />

ma non nella sottoscala pensiero orientato all’esterno.<br />

La discrepanza tra questi dati (TAS-20) e quelli rilevati in contesti sperimentali<br />

e di vita quotidiana, che suggeriscono intense esperienze emozionali<br />

negli schizofrenici, trova giustificazione, per gli autori, nell’incapacità di<br />

questi pazienti di iscrivere nella memoria a lungo termine le esperienze emozionali<br />

e di riviverle in modo tale che uno strumento come la TAS-20, che<br />

attinge alla memoria, non le può rilevare.<br />

I dati emersi dallo studio di Maggini et al. 38 , condotto su 76 schizofrenici<br />

cronici, depongono per una concettualizzazione state-dependent dell’alessitimia.<br />

La compromissione della categorizzazione semantica delle emozioni,<br />

vale a dire l’incapacità di identificare e verbalizzare le emozioni (TAS-20) si<br />

attualizza contestualmente alla derealizzazione e ai sintomi depressivi (Calgary<br />

Depression Scale for Schizophrenics - CDSS 44 ) per la crescente complessità<br />

cognitivo-affettiva del campo dell’esperienza sottesa dalla irritazione<br />

di base (Bonn Scale for the Assesment of Basic Symptoms - BSABS 45 ) che<br />

rappresenta la driving force del mutamento psicotico. Questo insieme fenomenico<br />

(alessitimia, depersonalizzazione e sintomi depressivi) si situa, quindi,<br />

nelle sequenze di transizione che dagli SB portano ai sintomi psicotici, tra<br />

l’irritazione di base e le fasi di esternalizzazione e concretizzazione che esitano<br />

nella compiuta configurazione dei sintomi psicotici.


In un successivo contributo, sulla base dei suggerimenti di Haviland e Raise 46 ,<br />

Maggini e Raballo 39 nello stesso campione di schizofrenici del precedente<br />

studio hanno effettuato un’analisi fattoriale (principal component analysis)<br />

dei punteggi della TAS-20 e quindi ricercato le correlazioni dei fattori estratti<br />

con i sintomi diagnostici (sintomi positivi disorganizzati: Scale for the Assessment<br />

of Positive Symptoms - SAPS 47 e negativi - SANS; sintomi depressivi -<br />

CDSS), con i sintomi di base (BSABS) e con l’anedonia (Scales for Physical<br />

and Social Anedonia/SPSA, Pysical Anedonia Scale/PAS e Social Anedonia<br />

Scale/SAS 48 ).<br />

Dallo studio è emersa una soluzione a 4 fattori della TAS-20 (deficit in the<br />

identification of cenestesic sensation, communicative-espressive impairment,<br />

interpersonal distance modulation, adaptive acceptance) correlati con sintomi<br />

di base, sintomi positivi, negativi, disorganizzati e depressivi e con anedonia.<br />

I dati suggeriscono che l’alessitimia nella schizofrenia ha due componenti<br />

state-related e due trait-related. I due fattori stato-dipendenti della TAS,<br />

tenuto conto della loro correlazione con irritazione di base, depersonalizzazione,<br />

compromissione del linguaggio ricettivo ed espressivo possono essere<br />

ricondotti alla crescente complessità affettivo-cognitiva dell’attività di processo<br />

e quindi integrati nel paradigma dei sintomi di base. I fattori trattodipendenti<br />

rimandano alla vulnerabilità schizotropica per la loro correlazione<br />

con social aversiveness e meccanismi difensivi propri della schizotaxia e<br />

schizotipia negativa.<br />

Lo studio longitudinale di Todarello et al. 40 condotto su 29 schizofrenici<br />

ambulatoriali ha rilevato che l’alessitimia (valutata con la TAS-20) è indipendente<br />

dai sintomi negativi e non correlata al decorso della malattia. Questi<br />

dati autorizzano gli autori a considerare il costrutto alessitimia trait-dependent<br />

distinto dal costrutto sindrome negativa con la quale condivide solo<br />

“superficiali similarità”.<br />

Van’t Wout et al. 24 in 43 schizofrenici (in prevalenza paranoidi), 32 fratelli<br />

sani di schizofrenici e 44 soggetti di controllo non psichiatrici, hanno valutato<br />

l’alessitimia utilizzando il BVAQ che oltre alla capacità di descrivere,<br />

identificare e analizzare i sentimenti valuta la capacità di fantasticare e la<br />

consapevolezza dell’arousal emozionale.<br />

Lo studio ha rilevato che solo gli schizofrenici maschi presentano una compromissione<br />

degli aspetti cognitivi della regolazione emozionale (difficoltà a<br />

identificare e verbalizzare le emozioni) ed esperiscono più alti livelli di arousal<br />

emozionale (alessitimia di tipo I) in accordo al rilievo empirico del<br />

fatto che questi pazienti hanno un’aumentata reattività emozionale in situazioni<br />

stressanti sperimentali 49 e di vita quotidiana 11 . Lo studio ha rilevato<br />

altresì, diversamente da quello di Todarello et al. 40 , una correlazione diretta<br />

tra alessitimia e gravità dei sintomi negativi: l’incapacità di identificare i propri<br />

sentimenti, di regolarli ed affrontarli sarebbe alla base dell’appiattimento<br />

affettivo e del ritiro emozionale e sociale (sintomatologia negativa).<br />

Il complesso pattern di disregolazione emozionale (iperattività emozionale e<br />

difficoltà di identificare e verbalizzare le emozioni) rilevato negli schizofrenici<br />

renderebbe quindi conto dei deficit del funzionamento sociale proprio di<br />

questi pazienti: l’aumentato arousal emozionale solleciterebbe un’intensa<br />

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riflessione sui vissuti affettivi che non perviene ad una loro migliore comprensione,<br />

stante la ridotta capacità di identificarli e verbalizzarli, ed esita in<br />

maggiori problemi emozionali e più gravi disfunzioni sociali.<br />

Il rilievo nei fratelli maschi di schizofrenici di un quadro di disregolazione<br />

emozionale sovrapponibile (difficoltà di verbalizzare i sentimenti e deficit<br />

dell’attività immaginativa, maggiore arousal emozionale) fa ipotizzare che<br />

l’alessitimia possa rappresentare un fattore di rischio per la schizofrenia interagendo<br />

con un’esistente vulnerabilità alla malattia.<br />

In un recentissimo studio, condotto in 29 pazienti (21 schizofrenici e 8 schizoaffettivi)<br />

e 30 soggetti di controllo sani, Henry et al. 25 si sono proposti di<br />

accertare se l’alessitimia, misurata con indicatori self-reports (BVAQ) e<br />

performance-based tasks (LEAS), è maggiore negli schizofrenici rispetto ai<br />

controlli sani e di valutarne i correlati cognitivi (intelligenza verbale: Wechsler’s<br />

Abbreviated Scale of Intelligence - WASI 50 ; fluenza fonemica e<br />

semantica, controllo esecutivo 51 ) e clinici (sintomi negativi e positivi: SANS,<br />

SAPS), depressivi e ansiosi (Hospital Anxiety and Depression Scale -<br />

HADS 52 ).<br />

I risultati dello studio indicano che gli schizofrenici (rispetto ai controlli) non<br />

differiscono per i punteggi BVAQ, ma hanno più bassi livelli di emotional<br />

awareness (alla LEAS).<br />

Il rilievo che l’alessitimia autoriferita (BVAQ) negli schizofrenici è sovrapponibile<br />

a quella dei soggetti di controllo e in disaccordo con i dati di Van’t<br />

Wout et al. 24 che hanno usato lo stesso strumento di valutazione (BVAQ),<br />

tuttavia gli abnormi punteggi BVAQ dei soggetti di controllo dello studio di<br />

Van’t Wout non inficiano i dati di Henry et al. 25 relativi alla mancata differenza<br />

tra schizofrenici e controlli.<br />

Le correlazioni emerse negli schizofrenici tra misure performance-based<br />

(bassi punteggi di emotional awareness alla LEAS) e funzionamento esecutivo,<br />

fluenza verbale, intelligenza verbale e alogia indicano che negli schizofrenici<br />

la consapevolezza emozionale viene meno quando sono sottoposti a<br />

prove che richiedono un maggior impegno cognitivo come accade con la<br />

LEAS rispetto alla BVAQ.<br />

La conclusione degli autori è che negli schizofrenici l’alessitimia di regola<br />

non ricorre (valori sovrapponibili ai soggetti di controllo con misurazioni<br />

self-report ), ma si appalesa (difficoltà della consapevolezza emozionale) nel<br />

contesto di aumentate richieste cognitive che estremizzano un già compromesso<br />

funzionamento cogitivo-affettivo.<br />

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

La letteratura non autorizza conclusioni definitive circa la prevalenza dell’alessitimia<br />

negli schizofrenici rispetto ai soggetti sani di controllo (maggior<br />

prevalenza con TAS-20 37 ; maggiore 24 g o pari prevalenza con BVAQ 25 ).<br />

Per Henry et al. 25 l’alessitimia nella schizofrenia non è rilevabile se non nel<br />

contesto di aumentate richieste cognitive (LEAS).


Un sostanziale accordo esiste sul rilievo che il deficit dell’identificazione e<br />

dell’espressione delle emozioni coesiste con l’esperienza di alti livelli di<br />

arousal emozionale 24 e di emozional awareness 25 in linea con quanto emerso<br />

da studi di laboratorio e di vita quotidiana 53 e da studi sull’expressed emotion<br />

54 .<br />

Accordo vi è anche nel considerare il deficit della regolazione emozionale<br />

maggiore negli schizofrenici di sesso maschile 24 con prevalente sintomatologia<br />

negativa rispetto a quelli con sintomatologia paranoide 24,34,35,55 e indifferenziata<br />

35 , e negli schizofrenici con sindrome deficit rispetto a quelli non<br />

deficit 36 .<br />

Quali che siano gli indici di frequenza del’alessitimia nella schizofrenia e nei<br />

vari sottotipi, è indubbio che esistono pazienti incapaci di identificare e<br />

comunicare le loro emozioni, con un pensiero orientato all’esterno (TAS e<br />

TAS-20) e con una ridotta capacità immaginativa associata ad un elevato<br />

arousal emozionale (BVAQ) ed è quindi legittimo chiedersi se questo complesso<br />

disturbo della regolazione emozionale sia una condizione tratto-dipendente<br />

(connesso alla personalità) o stato-dipendente (dovuto a qualche aspetto<br />

della sintomatologia manifesta o soggettiva della malattia) e quale ruolo<br />

esso svolga nell’instaurarsi o nel configurarsi della malattia.<br />

Stanghellini e Ricca 34 sostengono che l’alessitimia è una condizione di tratto<br />

(una caratteristica personologica) che include la compromissione delle capacità<br />

linguistiche (linguaggio espressivo e ricettivo: sintomi di base della<br />

FCQ).<br />

Sulla stessa linea si pongono Van’t Wout et al. 24 e Todarello et al. 40 : i primi<br />

per un’assiomatica assunzione del costrutto come condizione di tratto, i<br />

secondi sulla base della mancata correlazione tra alessitimia e sindrome<br />

negativa. Per questi autori schizofrenia negativa e alessitimia sono costrutti<br />

distinti che riconoscono meccanismi neurobiologici e psicologici diversi; li<br />

accomunano solo superficiali similarità fenomeniche 13 .<br />

Per Nkam et al. 36 l’alessitimia è una condizione di tratto negli schizofrenici<br />

deficitari (mancata correlazione tra TAS-20 e sintomatologia schizofrenica)<br />

e una condizione di stato negli schizofrenici non deficitari (correlazione tra<br />

TAS-20 e sintomi negativi e depressivo-ansiosi). In questi ultimi gli elevati<br />

punteggi di alessitimia sarebbero dovuti all’appiattimento affettivo, alla<br />

mancanza di fluidità del linguaggio ed al rallentamento psicomotorio (su<br />

base depressiva) che ostacolano l’espressione verbale dei vissuti emotivi,<br />

nonché all’ansia e ai vissuti affettivi negativi che immiseriscono l’esperienza<br />

interiore.<br />

Maggini et al. 38 e Maggini e Raballo 39 sostengono che l’alessitimia è un<br />

costrutto complesso che riconosce aspetti stato-dipendenti e tratto-dipendenti.<br />

La perdita della capacità di categorizzazione semantica delle esperienze<br />

affettive avrebbe la sua prima manifestazione nei segni della vulnerabilità<br />

schizotropica (schizotassia, schizotipia negativa), ma troverebbe il suo ancoraggio<br />

nella complessità cognitivo-affettiva della processualità schizofrenica<br />

g I dati di Van’t Wout et al. non sono attendibili per gli abnormi valori di alessitimia dei soggetti di controllo25<br />

.<br />

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NÓOς<br />

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C. MAGGINI<br />

ALESSITIMIA E SCHIZOFRENIA<br />

(irritazione di base) che attualizza depersonalizione, vissuti disforico-depressivi<br />

e disorganizzazione.<br />

Questi dati trovano parziale conferma nel rilievo di Henry et al. 25 secondo<br />

cui gli schizofrenici manifestano una compromissione di emozional awareness<br />

allorché sottoposti a richieste cognitivo-affettive (LEAS) non adeguatamente<br />

compensate per la presenza del deficit del funzionamento cognitivo,<br />

dell’alogia e dell’affettività negativa.<br />

Attualmente quindi nell’area diagnostica della schizofrenia al concetto di<br />

alessitimia-tratto (alessitimia primaria), si sta affiancando legittimamente<br />

quello di alessitimia-stato (alessitimia secondaria) che può affiorare criticamente<br />

nel contesto di aumentate richieste cognitive 25 o in modo transitorio<br />

o duraturo allorché, per la messa in marcia dell’attività di processo, si inneschino<br />

un’irritazione di base ed una maggior complessità del campo dell’esperienza<br />

39 .<br />

Il ruolo patoplastico dell’alessitimia nel configurare una sintomatologia<br />

negativa è stato sostenuto da Stanghellini e Ricca 34 e Stanghellini 55 : il deficit<br />

delle capacità linguistiche (linguaggio ricettivo ed espressivo) e il pensiero<br />

orientato all’esterno impedirebbero la trasformazione in sintomi positivi<br />

dei sintomi di base che si manifestano come sintomi negativi comportamentali.<br />

Anche Van’t Wout et al. 24 conferiscono un ruolo all’alessitimia nella configurazione<br />

di un quadro sintomatologico negativo: l’intenso arousal emozionale<br />

esperito dagli schizofrenici attiverebbe un’intensa riflessione sui vissuti<br />

affettivi che stante l’incapacità di identificarli e verbalizzarli non esita in una<br />

loro migliore comprensione, bensì in un peggioramento dei problemi relazionali<br />

e sociali. La sintomatologia negativa sarebbe quindi dovuta all’incapacità<br />

di questi pazienti di identificare le proprie emozioni e di usare adeguate<br />

strategie di coping.<br />

Le incertezze che ancora avvolgono il significato e il ruolo dell’alessitimia<br />

nella schizofrenia riconoscono una molteplicità di fattori che limitano l’attendibilità<br />

e la validità degli studi ad oggi condotti. Tra questi sono da menzionare<br />

il mancato ricorso a strumenti che consentano di esplorare compiutamente<br />

il costrutto alessitimia (la TAS-20 non cattura compiutamente il<br />

costrutto alessitimia), la rinuncia ad utilizzare in associazione a strumenti<br />

self-report (TAS-20, BVAQ) strumenti performance-based (LEAS), l’indebita<br />

trasposizione nella schizofrenia della struttura fattoriale della TAS-20<br />

(estratta da casistiche non psichiatriche o non psicotiche), la pochezza numerica<br />

dei campioni selezionati e la metodologia pressoché esclusivamente trasversale<br />

degli studi 25,39,46,56,57 .<br />

Un importante contributo per una miglior definizione del costrutto alessitimia<br />

nell’area diagnostica della schizofrenia e per una più approfondita conoscenza<br />

della sua natura e del suo significato può derivare dalla psicopatologia<br />

fenomenologica (quale quella offerta dal modello dei sintomi di base)<br />

che, penetrando nella terra silente ed inesplorata della soggettività, consente<br />

di gettare luce sulle profonde interrelazioni tra vissuti emotivo-affettivi e<br />

deficit cognitivi e dinamici basali.


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