1816. Impatto dell'anno senza estate nel territorio ... - Diana Dragoni
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POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% - DCB ROMA<br />
ISSN 11235586<br />
geografia<br />
TRIMESTRALE DI RICERCA SCIENTIFICA E DI PROGRAMMAZIONE REGIONALE<br />
Anno XXXII n. 3-4<br />
luglio – dicembre 2009<br />
EDIGEO ROMA
www.rivista-geografia.it<br />
Trimestrale di ricerca scientifica<br />
e di programmazione regionale<br />
gennaio - giugno 2009<br />
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Condirettore<br />
EMANUELE PARATORE<br />
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GIOVANNI CALAFIORE<br />
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00178 Roma<br />
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il Tribunale di Roma n. 16815<br />
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Questo numero è stato finito di stampare<br />
<strong>nel</strong> mese di Marzo 2009<br />
dalla Tipografia ABILGRAPH srl<br />
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205-206<br />
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PRIMA PAGINA COSIMO PALAGIANO<br />
I Geografi: quale destino?.<br />
LA RICERCA ROSSELLA BELLUSO<br />
L’utilizzo dei fogli elettronici per la ricerca<br />
geografica: l’importanza dell’uso integrato<br />
di Excel e di Access <strong>nel</strong> progetto ATALIT<br />
ORAZIO LA GRECA<br />
Carte geografiche riservate. Ricognizione su<br />
corografie sotto chiave in Palazzo ducale<br />
SERGIO PINNA<br />
Nucleare, politiche energetiche e gestione<br />
dell’ambiente<br />
IL TERRITORIO DIANA DRAGONI<br />
1816-1817. Conseguenze dell’anno <strong>senza</strong><br />
<strong>estate</strong> <strong>nel</strong> <strong>territorio</strong> perugino<br />
DIONISIA RUSSO KRAUSS<br />
Immigrants in Naples: settlement and<br />
urban transformations<br />
LANDO SCOTONI<br />
I terremoti nei Colli Albani<br />
NOTE ROSSELLA BELLUSO, GIANFREDI PIETRANTONI<br />
Creazione di un database per la raccolta e<br />
la catalogazione dei contributi pubblicati<br />
<strong>nel</strong>le riviste geografiche italiane<br />
ANDREA DI SOMMA, VALENTINA FERRARI<br />
Proposta di un modello di rivista geografica<br />
on-line<br />
CRONACA VALERIA SANTINI<br />
Problemi e prospettive dei periodi geografici<br />
accademici (Roma, 23-24 settembre 2009)<br />
ANNA TANZARELLA<br />
Le Giornate della geografia. Tra sfide scientifiche<br />
e prospettive applicative (Catania, 8-<br />
11 settembre 2009)<br />
LA REDAZIONE<br />
Le elezioni AGeI<br />
LO SCAFFALE Recensioni a<br />
A. CELANT e M. A. FERRI<br />
L’Italia. Il declino economico e la forza del<br />
turismo. Fattori di vulnerabilità e potenziale<br />
competitivo di un settore strategico (R. Belluso)<br />
B. DOMA?SKI e S. SKIBA<br />
Geografia i Sacrum (G. Calafiore)<br />
A. LA VERGATA e G. FERRARI<br />
Ecologia e sostenibilità. Aspetti filosofici di<br />
un dibattito (E. Salvatore)<br />
A. LA VERGATA e G. FERRARI<br />
Storia e Geografia dell'Alimentazione Voll.1<br />
e 2 (R. Belluso)<br />
G. PIANI<br />
Il Protocollo di Kyoto adempimento e sviluppi<br />
futuri - normativa strategie tecnologie<br />
(F. Iachini)
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geografia ROMA, 2009<br />
ANNO XXXII, N. 3-4<br />
1. Introduzione<br />
Da alcuni decenni l’argomento “variazioni climatiche”<br />
(in particolare quello del riscaldamento<br />
del pianeta), è diventato uno dei problemi scientifici<br />
più importanti, non ristretto solo ai ricercatori<br />
ma ampiamente dibattuto dalla politica internazionale,<br />
dai mezzi di comunicazione e con forte presa<br />
sull’opinione pubblica, sulle organizzazioni ambientaliste<br />
e le grandi corporation industriali. L’interesse<br />
sull’argomento è dovuto al fatto che il riscaldamento<br />
del pianeta implica un insieme di<br />
cambiamenti ambientali quali, solo per esempio,<br />
la variazione della quantità e del regime delle<br />
piogge, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento<br />
del livello del mare e così via, con impatti potenzialmente<br />
molto pesanti sulla biosfera, sulla società<br />
umana e sul suo assetto produttivo. Il dibattito<br />
sull’argomento è esaltato dal fatto che le cause<br />
delle variazioni climatiche alla scala temporale<br />
delle centinaia e migliaia di anni sono poco chiare,<br />
e che non vi è accordo né scientifico né politico<br />
su quali siano le azioni praticabili più efficienti,<br />
sia per contrastare il riscaldamento sia per diminuirne<br />
gli impatti negativi (cfr. per esempio Pinna,<br />
2006; IPCC, 2007; Houghton, 2009, Singer, Idso,<br />
2009). L’argomento “variazioni climatiche”, così<br />
come trattato dai mezzi di comunicazione, tende<br />
spesso a trascurare il fatto che variazioni del clima<br />
recenti, naturali, vi sono già state, e che esse hanno<br />
provocato un insieme di conseguenze negative<br />
su vaste aree del pianeta: esempi a supporto di<br />
ciò sono ampliamente reperibili in letteratura (cfr.<br />
per esempio Brown, 2001; Brooks, 2006; Cremaschi<br />
et al., 2006; Kumar et al., 2006; Issar, 2007).<br />
DIANA DRAGONI*<br />
1816: IMPATTO DELL’ANNO SENZA ESTATE<br />
NEL TERRITORIO PERUGINO<br />
* Dottoranda di Geografia Storica presso l’Università<br />
degli Studi di Cassino, Ciclo XXIII.<br />
Si ringrazia il Prof. De Santis per la consulenza e la<br />
disponibilità offerte.<br />
In quest’ottica la presente nota intende portare un<br />
contributo alla conoscenza degli effetti che una<br />
variazione del clima, sicuramente naturale e di<br />
breve durata, ha avuto in Umbria, <strong>nel</strong>la zona fra il<br />
Lago Trasimeno e Perugia.<br />
2. Attività vulcanica e clima: l’esplosione del<br />
Tambora <strong>nel</strong> 1815<br />
È noto che l’attività vulcanica intensa di tipo<br />
esplosivo ha effetti immediati sul clima: le ceneri<br />
immesse <strong>nel</strong>l’atmosfera dalle grandi esplosioni vulcaniche<br />
si disperdono <strong>nel</strong>l’atmosfera, restando in<br />
sospensione per mesi, fino a qualche anno. Ciò implica<br />
che parte dell’irraggiamento solare viene intercettato,<br />
provocando un raffreddamento delle parti<br />
inferiori dell’atmosfera, che <strong>nel</strong> caso delle esplosioni<br />
maggiori può interessare gran parte del pianeta.<br />
Nel nostro immaginario collettivo l’eruzione vulcanica<br />
per eccellenza è stata quella del Vesuvio <strong>nel</strong><br />
79 d.C., con i suoi protagonisti che emergono, colti<br />
<strong>nel</strong>la paura e <strong>nel</strong>la fuga, davanti ai nostri occhi non<br />
appena si accenni a questo storico evento. Eppure<br />
ci fu un’eruzione cronologicamente molto più vicina<br />
a noi, molto più potente e i cui effetti si avvertirono<br />
su un’area molto più vasta. La più potente<br />
eruzione avvenuta <strong>nel</strong>l’ultimo millennio è stata<br />
quella del Tambora, dell’aprile del 1815, <strong>nel</strong>l’isola<br />
di Sumbawa, in Indonesia. L’evento espulse oltre<br />
10 miliardi di metri cubi di materiali, producendo<br />
una nube di ceneri e vapori tale da lasciare per tre<br />
giorni <strong>nel</strong>l’oscurità l’area circostante fino a 600 km<br />
di distanza e tale da ridurre il normale irraggiamento<br />
solare per alcuni anni. I morti, come conseguenza<br />
immediata dell’eruzione <strong>nel</strong>le vicinanze del vulcano,<br />
furono oltre 10.000. I vulcanologi attribuiscono<br />
a questa eruzione un indice di esplosività vulcanica<br />
(Volcanic Explosivity Index – VEI) pari a 7: un<br />
valore altissimo considerato che la scala utilizzata<br />
25
va da 0 a 8, e che il rapporto dei volumi eiettati da<br />
due eruzioni che differiscono di un grado è 10<br />
(Newhall, Self, 1982). Volendo comprendere ancora<br />
di più quale sia stata l’energia dell’esplosione, basti<br />
pensare che il Tambora è passato da un’altezza di<br />
4.200 m a quella odierna di 2.850 m, che la sua caldera<br />
è larga oltre 7 km e profonda 1.250 m, la più<br />
profonda della Terra (Abrams, 2005-06). La distruzione<br />
fu tale che non si sa nemmeno quali e quanti<br />
centri abitati furono distrutti: solo recentemente si è<br />
iniziato ad indagare in maniera sistematica, con alcuni<br />
interessanti ritrovamenti 1 .<br />
L’esplosione del Tambora provocò, per tutto il<br />
1816, un raffreddamento dell’emisfero nord valutato<br />
attorno a 1 – 2 °C, in alcuni mesi estivi del<br />
1816 fino a 3 ° C (Tarbuck, Lutgens, 2007).<br />
Poiché le osservazioni meteorologiche degli inizi<br />
dell’Ottocento sono in generale ancora caratterizzate<br />
da scarsa metodicità e precisione, la conferma<br />
che il 1816 sia stato realmente un anno caratterizzato<br />
da basse temperature determinate dalla pre<strong>senza</strong><br />
26<br />
DIANA DRAGONI<br />
di una nube di polvere vulcanica <strong>nel</strong>la stratosfera<br />
dal 1815 al 1817 e oltre, arriva dalle indagini compiute<br />
in diverse parti del mondo, basate sulle testimonianze<br />
scritte lasciate da coloro che hanno osservato<br />
anomalie climatiche stagionali e soprattutto<br />
su studi di climatologia, dendroclimatologia, geologia,<br />
vulcanologia, glaciologia, astronomia, storia.<br />
Tra queste ricerche si possono ricordare quelle<br />
svolte ad esempio per la penisola iberica (Trigo et<br />
al., 2009) e per la Toscana (Del Vita et al., 1998).<br />
L’abbassamento globale della temperatura portò<br />
ad una drastica riduzione dei raccolti estivi, con<br />
gravi carestie in America del Nord e in Europa: il<br />
1816 fu definito da Henry ed Elizabeth Stommel<br />
“l’anno <strong>senza</strong> <strong>estate</strong>” (Stommel, Stommel, 1979). La<br />
scarsità dei raccolti, con il conseguente aumento<br />
del prezzo dei viveri di prima necessità, condusse<br />
alla fame, anticamera per la diffusione del tifo, soprattutto<br />
in Europa, <strong>nel</strong>le aree già stremate dalle<br />
guerre napoleoniche e dove scarseggiavano le pratiche<br />
igieniche.<br />
Fig. 1 – Immagine satellitare dell’isola di Sumbawa. Al centro spicca la grande caldera del Monte Tambora.<br />
Fonte: Google Earth 25.11.2009<br />
1 Il vulcanologo Haraldur Sigurdsson dell’Università<br />
di Rhode Island insieme ad altri colleghi dell’ Università<br />
del North Carolina e dell’Indonesian Directorate of Volcanology,<br />
durante una campagna di scavo <strong>nel</strong>l’<strong>estate</strong><br />
del 2004, hanno iniziato ad estrarre i resti di abitazioni,<br />
utensili, persone carbonizzate rimasti sepolti dall’eruzio-<br />
ne del Tambora del 1815. La notizia si legge <strong>nel</strong>l’edizione<br />
on line della BBC del 28.02.2006<br />
(http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/4748902.stm),<br />
oltre che in quella de Le Scienze alla<br />
stessa data (http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_regno_perduto_di_Tambora/1283776).
1816: IMPATTO DELL’ANNO SENZA ESTATE NEL TERRITORIO PERUGINO<br />
Fig. 2 – Carta dell’area comprendente Perugia, Corciano e il Lago Trasimeno.<br />
Fonte: I.G.M. Carta topografica d’Italia, F° 122 (Perugia).<br />
27
Nel 1816 e 1817 si registrò l’ultima crisi conosciuta<br />
di portata europea che, seguita dall’insorgere<br />
di malattie, il tifo in primo luogo, provocò migliaia<br />
di morti. L’argomento, sul quale esiste una<br />
abbondante letteratura generale, è stato trattato<br />
per l’Italia in maniera parziale e frammentaria.<br />
Secondo Del Panta (1980) la crisi demografica<br />
che investì tutta la penisola italiana <strong>nel</strong> 1817 fu<br />
provocata dal ritorno dalla guerra di soldati già<br />
contagiati dal morbo che trovarono una popolazione<br />
stremata. A tale riguardo, la città di Perugia<br />
(dove il tifo, secondo l’autore, si diffuse da gennaio<br />
1817) ebbe un rialzo della mortalità stimato<br />
del 66% rispetto agli anni precedenti.<br />
2. IL CLIMA NEL PERUGINO NEL 1816<br />
Alcuni ricercatori dell’ISAC-CNR (Istituto di<br />
Scienze dell’Atmosfera e del Clima – Consiglio<br />
Nazionale delle Ricerche) di Bologna, in collaborazione<br />
con l’Università di Milano, hanno ricostruito<br />
le variazioni climatiche relative all’Italia<br />
negli ultimi due secoli ed hanno riscontrato che<br />
l’anno più freddo è stato il 1816 2 . Questo può essere<br />
imputato ad una causa contingente, come<br />
l’eruzione del Tambora appunto 3 , <strong>senza</strong> tuttavia<br />
tralasciare il fatto che stiamo parlando di un decennio<br />
già di per sé caratterizzato da un freddo<br />
intenso all’interno della Piccola Era Glaciale (inizio<br />
XIV – metà XIX sec.).<br />
28<br />
DIANA DRAGONI<br />
Poiché risulta oggi difficile reperire informazioni<br />
dettagliate riguardo al clima e allo stato delle colture<br />
di un’area circoscritta come quella relativa ad<br />
una città e per un solo anno prima del Novecento,<br />
ben si comprende l’importanza dell’Osservatorio<br />
Meteorologico dell’Università degli Studi di Perugia<br />
che conserva, ed è in effetti un caso raro in Italia,<br />
le rilevazioni meteorologiche locali fin dal 1811,<br />
quando fu costituito da Luigi Canali 4 . Dai registri<br />
meteorologici presenti si può ricavare il regime<br />
pluviometrico anche degli anni di nostro interesse.<br />
Dai dati mostrati <strong>nel</strong>la Tab. 1 e sintetizzati <strong>nel</strong>la<br />
Fig. 3 emerge un aumento di tutte le precipitazioni<br />
proprio <strong>nel</strong> <strong>1816.</strong> In Umbria l’aumento della<br />
pioggia può essere verificato anche confrontando<br />
il livello del Lago Trasimeno: una ricostruzione<br />
proposta (Gambini, 1995) mostra un innalzamento<br />
all’incirca tra il 1816 e il 1819.<br />
Oltre a questi dati, alcuni indizi permettono di figurarsi<br />
lo scenario <strong>nel</strong> quale si è sviluppata la carestia.<br />
L’Osservatore del Trasimeno (giornale dell’epoca<br />
che diffondeva notizie provenienti da tutta la penisola,<br />
da alcune nazioni europee e a volte dagli U.S.A.)<br />
accenna ad alcuni eventi meteorologici <strong>nel</strong>la penisola<br />
evidentemente ritenuti anomali. Nell’edizione del<br />
02.03.1816 per esempio è tratto dal Diario di Roma:<br />
“I giorni freddissimi da noi con repentino<br />
cambiamento sofferti <strong>nel</strong> cadente febbraro sono<br />
stati, a senno di varj professori dell’arte salutare,<br />
l’infausta cagione delle morti improvise che abbiamo<br />
deplorato in questo Foglio” 5 .<br />
Anno Giorni con pioggia Giorni con grandine Giorni con neve<br />
1814 130 8 16<br />
1815 135 10 19<br />
1816 140 14 19<br />
1817 120 11 16<br />
1818 130 17 11<br />
Tab. 1 – Giorni di pioggia, grandine e neve a Perugia dal 1814 al 1818.<br />
Fonte: Ns. elab. da De Gasperi (1933, 1934).<br />
2 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/02_Febbraio/27/clima.shtml<br />
3 Sono numerosissimi gli studi svolti in tutto il mondo<br />
che colgono una corrispondenza tra l’abbassamento<br />
del livello di irraggiamento solare e le grandi eruzioni<br />
vulcaniche. A questo proposito si veda un articolo uscito<br />
in Science il 26.03.2009 di A. T. EVAN et Al…, “The<br />
Role of Aerosols in the Evolution of Tropical North Atlantic<br />
Ocean Temperature Anomalies”.<br />
4 Sulla nascita e l’evoluzione dell’Osservatorio Meteorologico<br />
di Perugia si può consultare A. BALTADO-<br />
RI, “Un secolo e mezzo di osservazioni meteorologiche<br />
a Perugia”, in Bollettino della Deputazione di Storia Patria<br />
per l’Umbria, vol. XLIII, Perugia, 1946.<br />
5 Osservatore del Trasimeno, 2 marzo 1816, Italia.<br />
Stati della Chiesa Romana, p.1.
Un altro indizio compare in una circolare dello<br />
Stato Pontificio del 31.05.1816 <strong>nel</strong>la quale si fa riferimento<br />
ad una “straordinaria Anomalia delle<br />
Stagioni” 6 .<br />
3. I RACCOLTI, LA CARESTIA E L’AUMENTO DEI PREZZI<br />
Per la città di Perugia, allora parte dello Stato<br />
della Chiesa, si hanno in particolare due fonti dell’epoca,<br />
cioè gli scritti lasciati dal Sac. Giambattista<br />
Marini e dal Dott. Cesari Massari, nei quali non<br />
sono definite le cause che hanno generato i gravi<br />
eventi del 1816-1817, ma ci si sofferma sugli effetti.<br />
Così è descritto l’innalzarsi dei prezzi, l’aumento<br />
dei poveri e dei mendicanti per i quali sia le<br />
autorità pubbliche che le comunità religiose distribuivano<br />
denaro e sussidi alimentari, il dilagare dei<br />
furti, il numero in crescita dei malati e dei morti, i<br />
rituali religiosi, i provvedimenti presi dallo Stato<br />
Pontificio.<br />
Il Dott. Cesare Massari (1838, p. 142), membro<br />
della Deputazione Sanitaria istituita a Perugia <strong>nel</strong><br />
1816, scrive:<br />
“Ma gli anni 1816 e 1817, che riaprirono il<br />
corso delle cose più antiche e della pace più lusingata,<br />
entrarono per fame e per contagio tristissimi<br />
1816: IMPATTO DELL’ANNO SENZA ESTATE NEL TERRITORIO PERUGINO<br />
Fig. 3 – Precipitazioni (mm) a Perugia dal 1814 al 1818.<br />
Fonte: Ns. elab. da De Gasperi (1933, 1934).<br />
6 Archivio Storico del Comune di Corciano (da ora<br />
ASCC), Archivio preunitario, Carteggio amministrativo,<br />
b 96, titolo 11, Sanità, Articolo 1, Cimiteri, <strong>1816.</strong><br />
e memorandi. Noi non vogliamo, nè sarebbe forse<br />
da noi, decidere da quali cagioni avvenisse che le<br />
più ricche terre d’Italia e la ubertosa nostra Perugia,<br />
<strong>nel</strong>l’anno 1816, a miseria ed a fame si conducessero.<br />
O fosse perversità di stagioni, o malvagità<br />
di uomini, o spirito maligno di non sopiti parteggiamenti,<br />
o stupidezza di magistrati, o alcune o<br />
tutte queste cagioni insieme vi cospirassero, certo<br />
fu che gran parte d’Italia e Perugia fu flagellata<br />
da penuriosissimo anno, e innumerevoli per miseria<br />
morirono. Era il mese di aprile quando le supreme<br />
Autorità governative avvisavano i Rappresentanti<br />
di Perugia della mancanza de’ grani, invitandoli<br />
a prendere i più solleciti provvedimenti<br />
in proposito. Si deliberò di somministrare ai fornari<br />
due mila scudi ed altri in seguito perchè acquistassero<br />
grani: ma ciò non si fece o mal si fece.<br />
La fame durava, e per sei mesi le cose andavano<br />
come andavano”.<br />
All’inizio del 1816 la fame già si mostrava in<br />
strada se in una lettera 7 del 24.01.1816 il sindaco<br />
di Corciano, comune limitrofo a quello di Perugia<br />
(Fig. 7), rispondendo alle richieste fatte il 30 novembre<br />
precedente dal Cardinale Segretario di<br />
Stato di cercare di alleviare le sofferenze dei tanti<br />
bisognosi presenti, dichiara di aver convocato la<br />
7 ASCC, Archivio preunitario, Carteggio amministrativo,<br />
b 96, Titolo 11 Sanità, Articolo 1 Affari Sanitari,<br />
1816, Minutario delle lettere scritte dalla Congregazione<br />
Sanitaria di Corciano (1816, lug. 1 – 1816, ago. 14).<br />
29
Congregazione di Pubblico Sussidio per affrontare<br />
il problema ed essa “ha riconosciuto che la generale<br />
miseria, che domina specialmente <strong>nel</strong>la campagna,<br />
e l’abbondante aumento dei poveri non<br />
ammette alcuna dilazione ad eseguire li enunciati<br />
sovrani ordini col soccorrere quei molti infelici,<br />
che gemono <strong>nel</strong> colmo della miseria, e che mancano<br />
affatto di mezzi da provvedere al loro necessario<br />
sostentamento, per cui si vede imminente il pericolo<br />
di vederli morire di fame”.<br />
La soluzione proposta dal sindaco è di impiegare<br />
questi poveri <strong>nel</strong> taglio e raccolta della legna,<br />
<strong>nel</strong> rifacimento delle strade principali di Corciano<br />
e in particolare di quella che conduce a Perugia.<br />
Per far ciò naturalmente sono richiesti dei fondi.<br />
L’Osservatore del Trasimeno il 30.03.1816 riporta<br />
notizie da Città di Castello: “Una luttuosa<br />
carestia, che oltremodo affliggeva <strong>nel</strong> presente Anno<br />
la Classe degl’Indigenti di questa Città, e Diocesi<br />
ha mosso alla più viva commisserazione il nostro<br />
degnissimo Vescovo Monsignor Francesco<br />
Mondelli, il quale in ogni altra circostanza, ma<br />
specialmente in questa ha fatto sommamente spiccare<br />
il luminoso suo zelo, ed ardente carità a pro<br />
del diletto suo Gregge” 8 .<br />
Testimonianze sulle cattive condizioni delle<br />
colture <strong>nel</strong> 1816 non sono emerse, ma l’aumento<br />
dei prezzi dei cereali riportato dalle fonti non può<br />
che essere imputato alla scarsità dei raccolti.<br />
L’Osservatore del Trasimeno pubblica l’editto<br />
emanato per gli Stati della Chiesa Romana il<br />
07.08.1816 con il quale si cerca di limitare gli abusi<br />
da parte di chi fa incetta dei grani per rivenderli<br />
all’estero con alto guadagno o concentrarli <strong>nel</strong>le<br />
mani di pochi a prezzi esagerati. 9<br />
Il Marini racconta che il 07.12.1816 “i fornari<br />
furono trovati in frode sui spacci di pane”;<br />
il 31.05.1817 “<strong>nel</strong>la sera non si trovava pane.<br />
In questi ultimi giorni di maggio si erano ridotte le<br />
pagniotte anche a meno di oncie 3 in paio, e perciò<br />
poco più di oncie 2 a baj. Ognuno facea quello,<br />
che gli piacea, e cresceva e calava il grano, ed<br />
altri generi a proprio arbitrio. I Fagioli si trovano<br />
a scudi 23 il rubbio, a minor prezzo non vi<br />
erano”.<br />
Il decreto emesso dal Mons. De Simoni il<br />
02.06.1817 viene così narrato dallo storico Luigi<br />
Bonazzi (1959, pp. 416-417):<br />
“A vieppiù impoverire i meno poveri, ci venne delegato<br />
apostolico il De Simoni, il quale, avendo tro-<br />
8 Osservatore del Trasimeno, 30 marzo 1816, Italia.<br />
Stati della Chiesa Romana, p.1.<br />
9 Osservatore del Trasimeno, 10 agosto 1816, Italia.<br />
Stati della Chiesa Romana, p.1.<br />
30<br />
DIANA DRAGONI<br />
vato il grano al prezzo di due scudi al rubbio, e temendo<br />
forse che crescesse fino a scudi quarantacinque<br />
come avvenne <strong>nel</strong> 1801, <strong>senza</strong> badare alla proclamata<br />
libertà di commercio, decretò che a quel<br />
prezzo i fornari spianassero il pane. Passarono cinque<br />
o sei giorni, e già il prezzo era sceso a sedici<br />
scudi; ma a cagione di quel fatale decreto il pane seguitò<br />
per lungo tempo a vendersi al prezzo di prima,<br />
poichè a quel prezzo i fornari aveano fatto la provvista<br />
del grano. Visto il suo errore, il delegato lo fece<br />
espiare ai fornari medesimi. Tristo di cuore non<br />
men che fiacco di mente, egli aveva introdotta e perfezionata<br />
fra noi la macchina del cavalletto, e non<br />
appena glisi offriva l’occasione o il pretesto, preferiva<br />
il più sovente di assoggettare alla verberazione le<br />
natiche dei fornari, tanto più riprovevole, inquantochè,<br />
lusingando i cattivi istinti della moltitudine,<br />
sperava con sì indegno mezzo di rendersi popolare”.<br />
I cereali non erano l’unico genere soggetto ad<br />
aumento di prezzo, infatti l’Osservatore del Trasimeno<br />
testimonia anche i problemi generati dalla<br />
scarsa raccolta delle olive negli Stati della Chiesa<br />
Romana: “Penetrato l’animo paterno, e generoso<br />
della Santità di Nostro Signore Pio Papa VII felicemente<br />
Regnante del più vivo rincrescimento per la<br />
carestia estrema dell’olio proveniente dalla quasi<br />
totale mancanza delle olive, che <strong>nel</strong>la presente Stagione<br />
ancora affligge gli amatisimi suoi Sudditi, e<br />
in conseguenza per la eccessività de’ prezzi a cui è<br />
salito l’acquisto di un genere sì necessario agli usi<br />
della vita umana; senz’alcun riguardo de’ sacrificj<br />
del Pontificio suo Erario ci ha incaricato espressamente<br />
coll’Oracolo della viva sua voce di prolungare<br />
la esenzione da ogni gabella d’Introduzione, ed<br />
anche di consumo alle porte di Roma sugli Olj forestieri<br />
non solo, ma sul Sapone ancora di qualunque<br />
provenienza fino a tutto il 31 Dicembre 1817” 10 .<br />
Anche in un opuscolo pubblicato <strong>nel</strong> 1892 è<br />
descritta la carestia del 1816, in questo caso come<br />
preambolo al miracolo delle acque avvenuto a<br />
Trevi <strong>nel</strong> 1817. Viene detto che la situazione era<br />
talmente grave che molti per “non morire di fame,<br />
si mangiavano cose le più ributtanti: perfino la<br />
sansa dei Molini e i sarmenti macinati e cose anche<br />
schifose!” (Pallucchi, 1892).<br />
4. IL TIFO: MALATI E MORTI<br />
Consultando L’Osservatore del Trasimeno, l’area<br />
<strong>nel</strong>la penisola dove dapprima si manifestò l’epidemia<br />
fu quella di Noja di Bari <strong>nel</strong> gennaio del 1816:<br />
“Dietro il tristo annunzio ricevutosi <strong>nel</strong>la notte<br />
10 Osservatore del Trasimeno, 12 novembre 1816, Italia.<br />
Stati della Chiesa Romana, p.1.
della scorsa Domenica d’essersi comunicato il morbo<br />
contagioso <strong>nel</strong>la Puglia, Provincia del Regno delle<br />
Due Sicilie, furono spedite sul momento varie staffette<br />
al nostro littorale limitrofo allo Stato di Napoli, onde<br />
prendervi i più pronti ed efficaci provvedimenti in<br />
un oggetto della più alta pubblica importanza. Le ultime<br />
notizie però di Napoli sono molto tranquillizzanti<br />
circa il morbo che infesta la comune di Noja; i<br />
medicamenti che si apprestano sono efficaci, onde si<br />
spera con tutto il fondamento che quel malore non<br />
avrà alcuna conseguenza funesta” 11 .<br />
Le notizie sull’andamento della malattia in quel<br />
luogo si susseguono fino a quando il giorno<br />
01.11.1816 lo stesso giornale annuncia la riapertura<br />
delle porte di Noja che dopo molti e costosi<br />
sforzi in campo sanitario dichiara “il termine di<br />
una gravissima calamità”. 12<br />
Nella cronaca perugina del Marini (1960, pp.<br />
42 seg.) si parla di tifo a partire dal maggio del<br />
1817. Per il giorno 8 scrive: “Perivano <strong>nel</strong>le carceri<br />
e negli spedali i malati attaccati da maligno petecchiale...Anche<br />
per la Città morivano e <strong>nel</strong>la<br />
Campagna. La malattia era chiamata tifo”.<br />
Per il giorno 10 prosegue dipingendo uno scenario<br />
straziante in cui le persone <strong>nel</strong> pieno sviluppo<br />
dell’epidemia continuano ad essere devastate dalla<br />
fame: “Serpeggiando per la Città il male maligno<br />
chiamato Tifo con petecchie, ne morivano molti, attaccandogli<br />
il capo e levandoli fuori di loro...La miseria<br />
era indicibile. Venivano i contadini in Città per<br />
tutte le parti smunti dall’inedia. Non si potea andare<br />
in niun luogo <strong>senza</strong> essere molestati e pressati da tozzanti<br />
e mendichi. I ragazzi e creature per tutte le<br />
strade urlavano, ed erano ammaestrati dai propri genitori<br />
a far questo per poter avere limosina. Vi erano<br />
anche tra uomini e donne alcuni, che usavano delle<br />
industrie e finzioni per guadagnare da mangiare”.<br />
Per quantificare i morti in quegli anni è necessario<br />
esaminare i registri parrocchiali conservati attualmente<br />
<strong>nel</strong>l’Archivio di Stato di Perugia. Questi registri<br />
non possono comunque fornire dati esatti poiché<br />
non vi sono riportati i defunti dei monasteri e<br />
11 Osservatore del Trasimeno, 13 gennaio 1816, Italia.<br />
Stati della Chiesa Romana (Diario di Roma), p.1.<br />
Sull’epidemia scoppiata a Noja sono stati effettuati<br />
diversi studi e raccolti molti documenti che testimoniano<br />
anche la logica militaresca con la quale la popolazione<br />
venne costretta all’interno della città e alla fine del contagio<br />
si purgò o bruciò tutto quello che in qualche modo<br />
poteva essere stato contaminato dal morbo. Sull’argomento<br />
si può consultare V. DIDONNA, F. AFFATATI,<br />
Le carte bruciate : lettere, editti e stampe della peste di<br />
Noja del 1815, Grafica 2P s.n.c., Noicàttaro (Bari), 2006.<br />
12 Osservatore del Trasimeno, 19 novembre 1816,<br />
Italia. Regno di Napoli, p.1.<br />
1816: IMPATTO DELL’ANNO SENZA ESTATE NEL TERRITORIO PERUGINO<br />
dei conventi, quelli non degni di una sepoltura in<br />
chiesa, e non sempre quelli degli ospedali. Inoltre,<br />
in caso di epidemie, a volte accade che le annotazioni<br />
si contraggano. Se ne deduce che in generale i<br />
numeri sono inferiori alla realtà. Nella diocesi di Perugia<br />
<strong>nel</strong>l’anno 1815 compaiono 32 parrocchie della<br />
città e 190 del contado (Leti, Tittarelli, 1976, p.13).<br />
Nei registri considerati, cioè quelli per le parrocchie<br />
della città dal 1815 al 1820, solitamente il parroco<br />
indicava del defunto la data di morte e di sepoltura,<br />
il nome, l’età, la parrocchia d’appartenenza<br />
e di sepoltura, l’avvenuta o mancata amministrazione<br />
dei sacramenti, talvolta la causa di morte, di rado<br />
la professione o qualche altra osservazione se si<br />
trattava di persone illustri, nobili o ecclesiastici.<br />
I parroci scrivevano quasi sempre in latino, utilizzando<br />
più o meno le stesse formule e espressioni<br />
stringate; tuttavia in alcuni casi la descrizione<br />
del defunto suscita ancora oggi una certa commozione.<br />
Questo accade ad esempio quando la morte<br />
ha colpito un bambino appena venuto al mondo:<br />
“Anno Domini Millesimo Octingentesimo decimo<br />
octavo, die vero decima quarta Iulij. Ioachim<br />
filius Domini Francisci Siepi, primo die sui ortus,<br />
ab ostetrice sacramento Baptismi recepto ad superos<br />
evolavit, sepultus fuit in Parrocchiali Ecclesia.<br />
Franciscus Previtali Economus” 13 .<br />
Toccante anche la registrazione di un bambino<br />
morto durante il parto:<br />
“Anno Domini 18 Decimo Sexto. Die autem<br />
Decima Tertia Martii. Nazarenus Giglietti filius<br />
Augustini in utero Matris ab ostetrice baptezatus,<br />
ex eodem matris utero haud perfecte egressus ad<br />
superos evolavit, cuiusque corpusculum...” 14<br />
Ancora un neonato: “Anno Domini Millesimo Octingentesimo<br />
Decimo Septimo; die vero nona Mensis<br />
Decembris, hora secunda pomeridiana. Maria Dominici<br />
Bugiardini filia paucas post horas a sua nativitate<br />
in Celum evolavit; ejusque corpus peractis<br />
eExequiis, die sequenti in hac sua Parrocchiali Ecclesia<br />
in Parvulorum Sepulchro tumulatum fuit” 15 .<br />
13 Archivio Storico di Perugia (da ora ASPg), Archivio<br />
Storico del Comune di Perugia (da ora ASCPg), Reg.<br />
Parr., 301, c.106 v. “14 luglio 1818. Gioacchino figlio di<br />
Francesco Siepi, <strong>nel</strong> giorno della sua nascita, dopo aver<br />
ricevuto dall’ostetrica il sacramento del Battesimo, volò<br />
in cielo, fu sepolto <strong>nel</strong>la chiesa parrocchiale. Francesco<br />
Previtali, economo”.<br />
14 ASPg, ASCPg, Reg. Parr. Perugia, 322, p.123 r. “13<br />
marzo <strong>1816.</strong> Nazareno Giglietti figlio di Agostino, battezzato<br />
<strong>nel</strong> ventre della madre, non completamente<br />
uscito da quello stesso ventre materno volò in cielo, il<br />
suo corpicino...”<br />
15 ASPg, ASCPg, Reg. Parr., 289, p.112, defunto 449.<br />
“9 dicembre 1817, ore due del pomeriggio. Maria figlia<br />
31
In qualche caso è indicata la causa di morte del<br />
defunto, in particolare il Parroco Franciscus Bizzarri<br />
della Chiesa di S. Andrea in Porta S. Susanna<br />
scrive in Italiano per tre defunti (il 198, il 199 e il<br />
200) del 29.05.1817, a lato delle usuali indicazioni,<br />
“morto di tifo petecchiale” 16 . Anche in altri casi si è<br />
riscontrata un’indicazione sulla causa del decesso,<br />
per esempio il 27.06.1817 l’adolescente<br />
“Euphemia Bolfani filia Nuntii in domo conducta<br />
Nob. Familia Della Staffa, decimo sexto anno aetatis<br />
suae expleto, violenta et contagiosa febre correpta<br />
in Communione S.M.E., et in osculo Domini<br />
ex hac vita discessit hora octava antimeridiana...” 17 .<br />
Oppure per il defunto del 03.01.1817 della<br />
parrocchia di S. Fortunato si parla di “repentino<br />
morbo correptus” 18 .<br />
La ricerca in archivio ha portato a calcolare,<br />
sommando tutte le parrocchie della città, un numero<br />
crescente di decessi che dai 287 del 1815 e i<br />
387 del 1816, arriva ai 597 del 1817, per poi ridursi<br />
drasticamente fra il 1818 e il 1820 (Fig. 4).<br />
Fig. 4 – Decessi <strong>nel</strong>la città di Perugia dal 1815 al 1820.<br />
Fonte: Ns. elab. dai Registri Parrocchiali dell’Archivio<br />
Storico del Comune di Perugia.<br />
di Domenico Bugiardini, dopo poche ore dalla nascita<br />
volò in cielo; il suo corpo, ultimata la cerimonia<br />
funebre, fu tumulato <strong>nel</strong> sepolcro dei piccolini il<br />
giorno seguente in questa sua chiesa parrocchiale”.<br />
16 ASPg, ASCPg, Reg. Parr. Perugia, 287, p.4 r.<br />
17 ASPg, ASCPg, Reg. Parr. Perugia, 322, p.121 r. “Eufemia<br />
Bolfani figlia di Nunzio, della nob. Famiglia Della<br />
Staffa per matrimonio, compiuti i suoi sedici anni, contratta<br />
una febbre violenta e contagiosa, in Comunione<br />
con la Santa Madre Chiesa…, e <strong>nel</strong>l’amore di Dio si allontanò<br />
da questa vita alle ore otto della mattina”.<br />
18 ASPg, ASCPg, Reg. Parr. Perugia, 314, p.6 r. “Contratto<br />
un morbo improvviso”.<br />
32<br />
DIANA DRAGONI<br />
Il dato è confermato anche da L. Tittarelli<br />
(1977) 19 che indica il 1817 come l’anno con maggior<br />
mortalità dal 1800 al 1860 e che, trattando la<br />
stagionalità dei decessi, osserva come in quell’anno<br />
la primavera fu la stagione più letale, mentre<br />
<strong>nel</strong> 1816 fu l’autunno. Ciò può essere messo in relazione<br />
al fatto che la carestia evidentemente fece<br />
le sue vittime dopo che i raccolti annui risultarono<br />
scarsi e le provviste terminate, cioè in autunno,<br />
successivamente il tifo trovò la popolazione<br />
già molto indebolita e quindi il momento di diffusione<br />
particolarmente propizio.<br />
Uno studio condotto con altre finalità da G. E.<br />
Montanari e O. Bussini (1996), che prende in esame<br />
il quoziente di mortalità in 37 delle parrocchie<br />
del contado (inteso come campagna circostante<br />
l’urbe) della Diocesi di Perugia, mostra anche qui<br />
l’impennata del 1817 (Tab. 2).<br />
Anni Qm<br />
1815 30.7<br />
1816 40,3<br />
1817 65,2<br />
1818 20,0<br />
1819 22,5<br />
1820 26,8<br />
Tab. 2 – Quoziente di mortalità <strong>nel</strong>le parrocchie del<br />
contado della Diocesi di Perugia dal 1814 al 1820.<br />
Fonte: Montanari et al., 1996, p. 134.<br />
Si potrebbe indagare anche sul numero dei<br />
defunti in altre aree dell’Umbria, e presumibilmente<br />
si perverrebbe al medesimo picco <strong>nel</strong><br />
1817. L’analisi dell’andamento demografico dell’Isola<br />
Maggiore <strong>nel</strong> Lago Trasimeno ad esempio<br />
porta ad individuare alcune crisi, una delle quali<br />
culmina <strong>nel</strong> 1820 quando la popolazione si riduce<br />
drasticamente: <strong>nel</strong> 1816 si contano 137 abitanti,<br />
<strong>nel</strong> 1820 diminuiscono a 88 (Cialini, 1985, pp.<br />
100-104).<br />
19 Tra le fonti utilizzate da Tittarelli compare anche<br />
la tesi di laurea di LILIANA BALDONI, La dinamica demografica<br />
della città di Perugia dal 1800 al 1860, Università<br />
degli Studi di Perugia, Facoltà di economia, a.a.<br />
1969-70, relatore prof. L. Bellini. In questa tesi sono riportati<br />
i decessi per venti parrocchie della diocesi e risultano<br />
236 per il 1815, 323 per il 1816, 489 per il 1817,<br />
265 per il 1818. Nonostante la differenza <strong>nel</strong>le cifre dovuta<br />
presumibilmente al non aver incluso <strong>nel</strong> conto tutte<br />
le medesime parrocchie, si conferma comunque nei<br />
loro dati, come nei nostri, il picco di mortalità <strong>nel</strong> 1817.
5. I PROVVEDIMENTI<br />
Alla fine della primavera del 1816 le autorità<br />
sono già consapevoli del pericolo in agguato, cioè<br />
della possibilità che la presente carestia possa<br />
portare con sé il diffondersi delle malattie. Questo<br />
lo si può dedurre dal fatto che al Comune di Corciano<br />
perviene la circolare emanata dalla Sagra<br />
Consulta Tribunale Supremo dello Stato Pontificio<br />
che presiede alla cura della pubblica salute, datata<br />
“Perugia 31 Maggio 1816” e firmata D. De Simone<br />
Delegato Apostolico <strong>nel</strong>la quale si elencano 16<br />
misure preventive al diffondersi di un’eventuale<br />
malattia contagiosa. 20 Nella parte introduttiva è<br />
scritto: “Tanto maggiormente poi l’è [intendi alla<br />
Sagra Consulta] sembrato indispensabile adottare<br />
delle disposizioni generali sul medesimo Articolo,<br />
in quanto che con dispiacere ha osservato di tali<br />
Malattie ne sono accadute, e ne vanno insorgendo<br />
in diverse Parti dell’Italia, ed ha ravvisato che le<br />
cause produttive sono comuni a tutti i luoghi, ed a<br />
tutte le diverse Provincie, perché eccitate sì dalla<br />
straordinaria Anomalia delle Stagioni, che dalla<br />
sopravvivenza e riunione di tante dolorose circostanze<br />
egualmente generali, che direttamente v’influiscono,<br />
ed a cui l’umano potere non può far resistenza…”<br />
Proseguendo, la Sagra Consulta viene a prescrivere<br />
sotto la responsabilità dei rispettivi Poteri<br />
Governativi le seguenti disposizioni:<br />
1. Sorvegliare l’andamento della salute della popolazione.<br />
2. Fornire gli ospedali degli strumenti necessari e<br />
fare in modo che gli ambienti siano puliti e<br />
ventilati.<br />
3. Verificare che i sepolcri non siano difettosi e<br />
non emanino “perniciose esalazioni”.<br />
4. “Inoltre faranno in guisa, che periodicamente<br />
vengano pulite, e nettate le strade, siano trasportate<br />
fuor de’ Luoghi, id in una giusta distanza<br />
dall’Abitato le Immondiezze, e siano rimossi<br />
dall’Abitato medesimo quegli acervi, e depositi<br />
di Letame e di Fango, o di altra lordura, che o<br />
studiatamente, o per incuria si lasciano lungo le<br />
Vie, e negli angoli de’ luoghi stessi, quali putrefatti<br />
tramandano fetide evaporazioni”.<br />
5. “Invigileranno, che non si ritenga <strong>nel</strong>le luoghi<br />
abitati un inconveniente numero di animali<br />
immondi, che siano custodite, riparate, e conservate<br />
le Cloache, ed altri ricettacoli, onde con<br />
le loro perniciose esalazioni non influiscano<br />
ad accrescere le cause de’malori che siano dis-<br />
20 ASCC, Archivio preunitario, Carteggio amministrativo,<br />
b 96, titolo 11, Sanità, 1 Articolo 1, Cimiteri, <strong>1816.</strong><br />
1816: IMPATTO DELL’ANNO SENZA ESTATE NEL TERRITORIO PERUGINO<br />
sipate le acque stagnanti, e siano asciugati i siti<br />
paludosi, i quali coi loro cattivi effluvj corrompono<br />
l’aria; ed in una parola, che prenderanno<br />
cura energicamente <strong>nel</strong> far allontanare<br />
in cadaun luogo tutte quelle cause, che influiscono<br />
alla riproduzione, e propagazione dei<br />
Miasmi singolarmente <strong>nel</strong>la Stagione estiva; e<br />
per conseguenza dovrà V. S. eziandio in vigilare,<br />
perché le forme, formoni, ed latri ricettacoli<br />
di acque stagnanti venghino al più presto ripurgate,<br />
bene inteso però, che ciò si coglie da’<br />
suddetti luoghi venga sparso per li campi limitrofi,<br />
e non venghino ingombrate le Strade”.<br />
6. Si faccia in modo che gli indigenti abbiano un<br />
sano nutrimento.<br />
7. Se comunque si sviluppa la malattia, l’Autorità<br />
Governativa del luogo deve far rispettare le<br />
cautele atte a impedirne la diffusione e il Medico<br />
Condotto deve verificare se la malattia sia<br />
o no contagiosa e ha l’obbligo di riferire immediatamente<br />
al Giusdicente locale ogni malattia<br />
di tal genere capitasse loro di curare anche<br />
<strong>nel</strong> disimpegno della loro professione.<br />
8. Coloro che si ammalano devono essere con<br />
sollecitudine trasportati all’ospedale o in altro<br />
luogo a questo apprestato, a meno che non vivano<br />
in abitazioni così grandi da poter essere<br />
curati in seno alle proprie famiglie <strong>senza</strong> pericolo<br />
di diffusione.<br />
9. Medici e Chirurgi sono i responsabili delle<br />
cautele preventive e delle cure del Male.<br />
10. “Il sequestro ad un infetto qualunque dovrà esser<br />
continuato finchè a il Medico della Cura lo<br />
abbia formalmente dichiarato incapace di comunicare<br />
ad altri il Contagio”.<br />
11. “Subito dopo il trasporto all’Ospedale, e dopo la<br />
guarigione, o la morte del Malato, si faranno<br />
praticare gli espurghi prescritti dalle Leggi Sanitarie<br />
alle abitazioni, e alle robbe che avranno<br />
servito ad uso di esso Malato, e li dovranno<br />
eseguire gli Speziali, e vi dovranno presiedere i<br />
Medici, incombendo ad essi di prescriverne il<br />
metodi…”<br />
12. Velocizzare e abbreviare il trasporto dei cadaveri<br />
al tumulo.<br />
13. I medici devono quotidianamente denunciare i<br />
malati e descrivere le cure apportate fino alla<br />
guarigione.<br />
14. Se alla Delegazione Apostolica giunge voce,<br />
non ufficialmente, del serpeggiare in un comune<br />
di una malattia da contagio e non ne sia<br />
stata data la comunicazione ufficiale, un Fisico,<br />
sarà incaricato di attivare tutte le misure necessarie<br />
a spese di chi avrebbe dovuto dare la notizia.<br />
15. Le disposizioni date saranno stabili per il futuro.<br />
33
16. V. S. dovrà dare ragguaglio presso la Delegazione<br />
dell’adempimento di tali disposizioni.<br />
17. Le Autorità impieghino ogni energia <strong>nel</strong>l’esatto<br />
adempimento di tali ingiunzioni.<br />
Altri documenti dimostrano l’attenzione delle<br />
autorità già <strong>nel</strong> 1816, quando ancora il tifo non<br />
era dilagato, ma evidentemente si sentiva l’esigenza<br />
di quantificare il numero dei morti temendo<br />
che fosse in aumento a causa dell’inedia o delle<br />
malattie. Nella cronaca del Sac. Giambattista Marini<br />
si accenna alla richiesta pervenuta ai parroci da<br />
Roma di inviare l’elenco dei morti per il 1815 e il<br />
<strong>1816.</strong> A conferma della cronaca infatti si è reperita<br />
una lettera contenente tale istanza, inserita all’inizio<br />
del registro dei defunti della parrocchia di S.<br />
Angelo o S. Michele Arcangelo di Porta Eburnea e<br />
S. Maria della Valle:<br />
“CIRCOLARE N°.<br />
AMMINISTRAZIONE CAMERALE PONTIFICIA<br />
DEL BOLLO, E REGISTRO.<br />
Officio di Perugia li 14. Settembre <strong>1816.</strong><br />
Molto Reverendo Signore.<br />
Inerendo alle Sovrane Disposizioni emanate<br />
con Moto proprio del dì 6. Luglio 1816; e particolarmente<br />
in ordine a quanto si prescrive all’Art.<br />
73. Cap. V. del successivo Regolamento<br />
sulla Registrazione, e archiviazione, si compiacerà<br />
V. S. Molto Reverenda di rimettere a quest’Officio<br />
di Perugia alla fine di ciascun Mese<br />
una Nota di tutte le Persone sui Juris dell’uno,<br />
e dell’altro Sesso morte <strong>nel</strong>la di Lei Parrocchia<br />
indicando il Nome, Cognome, Condizione, Domicilio,<br />
e Professione del Defonto a norma della<br />
modula a tergo designata. Persuaso Io, che<br />
in sequela del conseguito permesso di Sua Eccell.<br />
rema Monsig. Arcivescovo Vescovo per la<br />
spedizione della presente Circolare, V. S. Molto<br />
Reverenda si presterà di buon grado all’adempimento<br />
di quanto sopra; con la dovuta stima<br />
passo a dichiararmi<br />
Di V. S. Molto Reverenda<br />
Devmo Servitore” 21 .<br />
Come sopra accennato, la cronaca del Marini<br />
elenca minuziosamente tutti i provvedimenti presi,<br />
come ad esempio l’elezione, il 02.01.1817, di<br />
sei Deputati che presiedessero alle sovvenzioni ai<br />
poveri, e a seguire anche tutte le sovvenzioni<br />
stesse elargite dalle autorità per i mendicanti in<br />
costante aumento. Si inizia il 23.01.1817 quando<br />
21 ASPg, ASCPg, Reg. Parr., 289, prima carta inserita<br />
dopo la copertina.<br />
34<br />
DIANA DRAGONI<br />
“s’incominciò a sovvenire poveri 800 colla sovvenzione<br />
di baj 4 per ciascheduno, e baj 6 per i<br />
cronici ed infermi”, ma si giunge anche a più alte<br />
cifre quando il 27.05.1817 “furono mandati via tutti<br />
i poveri forestieri dandosi a ciascuno baj: 10”<br />
(Marini, 1960, p.44).<br />
Ancora il Sac. Giambattista Marini (1960, p. 43)<br />
descrivendo i malanni del tifo per il 10.05.1817 riporta<br />
che “fu pubblicato un ordine, come fu detto,<br />
che non si suonassero più agonie nè campane a<br />
morto per impedire le malinconie e le apprensioni,<br />
e che si trasportassero i Cadaveri in S. Caterina<br />
Vecchia <strong>senza</strong> distinzione di persone ancor sagre.<br />
Si faceano l’essequie <strong>nel</strong>le Parrocchie, e di notte in<br />
un Carretto si trasportavano i cadaveri al luogo<br />
suddetto. I Carcerati sani furono trasportati in fortezza,<br />
e <strong>nel</strong> dì 12 quei malati furono trasportati in<br />
S. Margherita Convento di Monache soppresso, ed<br />
ammensato allo Spedale”.<br />
Il dott. Massari (1838, pp. 151-152) riassume tristemente<br />
con queste parole l’inefficacia della risposta<br />
data dalla città all’emergenza sanitaria: “Tra per<br />
la confusione in cui si trovavano le faccende della<br />
città, tra per le differenze di tanti pareri, tra pel<br />
molto dire e il nulla fare, tra per la mancanza del<br />
peculio <strong>nel</strong>le pubbliche e <strong>nel</strong>le private casse, e tra<br />
per altro, i provvedimenti sanitarj che si presero poco<br />
o nulla giovarono. Dalle autorità governative e<br />
municipali si prescrivevano infinite cose a farsi, le<br />
quali perchè troppe non si faceano. Sedeva permanente<br />
la deputazione Sanitaria, donde sortivano<br />
ordini e disposizioni che non sempre, e le più volte<br />
malamente eseguivonsi. Si obligavano alle denunzie<br />
de’ respettivi infermi gli essercenti learti salutari,<br />
i quali sulle prime con precisione ed in giornata<br />
trasmettevano attenti; poi rare, o dubbie, o incomplete<br />
all’ufficio della Sanità pervenivano. Fù eretto,<br />
non <strong>senza</strong> gravi difficoltà, un Lazzaretto pe’ carcerati<br />
in S. Margherita, che poi restò Spedale civico<br />
pei poveri attaccati dal tifo; cui noi unitamente al<br />
Professore Felice Santi, come medici, si assistette.<br />
S’istituì un Campo Santo universale, fuori le mura<br />
castellane, detto di S. Caterina Vecchia; il quale divenne<br />
sorgente di non piccole inquietezze di animo<br />
a chi ne propose la istituzione in quel luogo spettante<br />
alle Religiose benedettine da più secoli però<br />
abbandonato, ed a chi ne volle sostenuta la permanenza.<br />
Si sorvegliò sulla polizia dell’abitato; ma<br />
non tutto ciò che necessario dai medici riconoscevasi,<br />
dai Cittadini eseguivasi. Si sospese, non <strong>senza</strong><br />
poca fatica di persuasioni, il suono delle campane<br />
a transito ed a morto. Si raccomandavano <strong>nel</strong>le famiglie<br />
isolamenti più che possibili, ma non si ottenevano<br />
a suficienza onde reprimere la diffusione<br />
del male. I medici intanto in molte cose discordi tra<br />
loro, e specialmente sulla pratica de’ salassi, conve-
nivano sulla prescrizione in principio di male dei<br />
purgativi, dei refrigeranti,delle bevande acidulate,<br />
delle rigorosissime diete: ma, poco stante, al succedere<br />
di quel periodo che solevasi dire nervoso, si ricorreva<br />
ai chinati, agli opiati, ai spiritosi, agli anodini,<br />
agli stimoli, o permanenti o diffusivi che si dicevano;<br />
non essendosi in Perugia, a quell’epoca,<br />
riformata del tutto la medicina pratica del pensatore<br />
scozzese”.<br />
6. LE CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE<br />
Si è letto come le fonti riferiscano dell’ordine<br />
di sotterrare tutti i cadaveri a S. Caterina Vecchia.<br />
È un ordine dato in una situazione di emergenza,<br />
chiede in pratica che non si faccia alcuna distinzione<br />
di ceto e che si cambi repentinamente l’abitudine<br />
secolare di seppellire <strong>nel</strong>le chiese o nei<br />
piccoli cimiteri di campagna sparpagliati. Nonostante<br />
l’inquietudine che può aver generato il<br />
cambiamento, evidentemente questa disposizione<br />
viene presto osservata perchè nei registri dei defunti<br />
i parroci annotano la nuova collocazione che<br />
spetta ai morti. Ad esempio: “Anno Domini Millesimi<br />
Octingentesimi Decimi Septimi die Vigesima<br />
quarta Maj. Innocentia Petri Cenciaglia filia<br />
trium annorum, ex Parrecia S. Angeli P.S.A. in<br />
Communione S. Matris Ecclesia animam Deo redditi<br />
cujus corpus sequenti nocte delatum ad Caemeterius<br />
S.Caterinae et ibi persolutuas esequies ibi<br />
tumulatus fuit. In fidem. Landinus Landi Rector”.<br />
22<br />
La motivazione preponderante, oltre al non allarmare<br />
e deprimere ulteriormente la popolazione<br />
rendendo visibile a ogni ora il trasporto dei cadaveri<br />
(si tentava di arginare l’avvilimento generale<br />
anche evitando di far risuonare in continuazione<br />
le campane a lutto, come scritto sopra dal Massari),<br />
è quella igienica, <strong>nel</strong>lo sforzo in qualche modo<br />
di contenere l’epidemia. Anche se in Francia<br />
già dalla seconda metà del Settecento si discuteva<br />
sull’opportunità di istituire dei campi santi fuori<br />
dall’abitato, in Italia le antiche consuetudini difficilmente<br />
venivano messe in discussione, e si introduce<br />
la questione soltanto con il decreto napoleonico<br />
del 12.06.1804, l’editto di Saint Cloud, che<br />
si prefiggeva la regolamentazione dei cimiteri e<br />
22 ASPg, ASCPg, Reg. Parr., 292, p. 90. “24 Maggio<br />
1817. Innocenza figlia di Pietro Cenciaglia, di tre anni,<br />
della Parrocchia di S.Angelo di Porta S. Angelo, in Comunione<br />
con la Santa Madre Chiesa, la sua anima tornò<br />
a Dio, il suo corpo la notte seguente fu trasportato al<br />
Cimitero di S.Caterina e lì celebrati i riti funebri, fu tumulato.<br />
In fede. Landino Landi Rettore”.<br />
1816: IMPATTO DELL’ANNO SENZA ESTATE NEL TERRITORIO PERUGINO<br />
dei funerali. L’epidemia del 1817 quindi fornisce<br />
la motivazione contingente per istituire un campo<br />
santo a S. Caterina Vecchia e infervora il lungo dibattito<br />
che porterà all’inaugurazione del cimitero<br />
civico di Perugia il 23.11.1849.<br />
Il Dott. Massari (1838, p. 136) ricorda quali<br />
cambiamenti intervennero a favore dell’igiene<br />
pubblica anche a seguito di questi eventi drammatici:<br />
oltre alla costruzione del cimitero, l’introduzione<br />
di spazzini comunali, il controllo da parte<br />
di un’apposita deputazione dei cibi, la realizzazione<br />
della pescheria e del macello. Tra questi cambiamenti<br />
per noi rappresenta una curiosità il fatto<br />
che “...dopo non piccoli ostacoli, siasi ottenuta l’abolizione<br />
del dispiacentissimo privilegio di far vagare<br />
per la città i Majali detti di S.Antonio che da<br />
qualche secolo regnò fra noi, e contra il quale non<br />
si potè ottenere un soppressivo decreto prima dell’anno<br />
1832...”.<br />
Il Dott. Massari (1838, pp. 147-148) rammenta<br />
inoltre che per curare i numerosi malati si dovette<br />
costruire anche un nuovo ospedale, a Corciano,<br />
borgo situato lungo l’antico asse viario che da Perugia<br />
portava verso il Lago Trasimeno e la Toscana<br />
(l’attuale ss 75 bis del Trasimeno, Fig. 2).<br />
“In Perugia subitamente s’istallò, <strong>nel</strong> 19 giugno,<br />
una Deputazione Sanitaria presso il Preside<br />
della Provincia. Da essa si dimandarono e si ottennero<br />
locali di non ripristinati conventi per alloggiare<br />
poveri ed infermi; si pensò meglio alla sistemazione<br />
delle carceri ed alla salute de’ carcerati;<br />
si aprirono gli spedali de’ pellegrini, dei quali<br />
tanto è provista questa città; e tutto si deliberò e si<br />
dispose perchè all’opportunità fosse fatto. Nè deve<br />
sotto silenzio passarsi il provvedimento preso in<br />
quel tempo di stabilire uno Spedale <strong>nel</strong>la Terra di<br />
Corciano, distante sei miglia al ponente di Perugia,<br />
per la via di Toscana, a racchiudimento di<br />
tutti que’ fabbricitanti i quali dalle vicinanze del<br />
Trasimeno, per le cattive arie d’<strong>estate</strong> e d’autunno,<br />
entravano ammorbati tra noi. E là dovevano essere<br />
medicati que’ laghigiani, cui la continua o la<br />
intermittente paludosa febbre avesse colto”.<br />
Indagando quindi su questa affermazione si è<br />
scoperto che <strong>nel</strong>l’Archivio Storico del Comune di<br />
Corciano, è possibile consultare il carteggio 23 relativo<br />
all’allestimento dell’ospedale nei locali del convento<br />
detto di S. Francesco da destinarsi a Lazzaretto.<br />
Tale decisione fu presa il 26.06.1816 e i lavori<br />
necessari allo scopo dovevano essere presieduti<br />
23 ASCC, Archivio preunitario, Carteggio amministrativo,<br />
b 96, Titolo 11 Sanità, Articolo 1 Affari Sanitari,<br />
1816, Minutario delle lettere scritte dalla Congregazione<br />
Sanitaria di Corciano<br />
35
dall’Economo del Seminario di Perugia, Sig. Ercolano<br />
Ercolani. Lo spazio del locale doveva essere<br />
suddiviso in maniera idonea, ristrutturato, riadattato<br />
alle nuove esigenze, inoltre era richiesta la dotazione<br />
di letti, mense e altri beni necessari. La prima<br />
lettera presente è del 02.07.1816 (Fig. 5), ne susseguono<br />
altre e già ad agosto si insiste sulla sollecitudine<br />
con il quale deve essere realizzato l’ospedale.<br />
“Minutario delle Lettere Scritte Dalla Congregazione<br />
Sanitaria di Corciano.<br />
2 Luglio <strong>1816.</strong><br />
…<br />
Intento sempre l’amatissimo nostro Sovrano a<br />
prevenire qualunque male, che potesse affliggere l’umanità,<br />
attesa la penuriosa passata stagione, ha ordinato,<br />
ed autorizzato questo monsig. Delegato ad<br />
organizzare <strong>senza</strong> ritardo degli Ospedali a guisa di<br />
Lazzaretto, in cui dovranno essere trasportati tutti<br />
quegli individui, che venissero attaccati da un male<br />
qualunque, che fosse reputato da Professori, epidemico,<br />
onde esentare gli altri dal contagio; a tale effetto<br />
questo Monsig. Delegato ha deputato una congregazione<br />
di diversi individui, fra quali ha creduto di nominarmi<br />
per uno de medesimi, e dietro l’adunanza<br />
fattasi il dì 26 dello scaduto mese di Giugno avanti il<br />
prelodato Monsig. Si è stabilito di erigere il Lazzaretto,<br />
ossia Ospedale suddetto in Corciano, avuto riguardo<br />
alla Località, e centralità non solo, ma ancora<br />
per altre ragioni relative all’indicata organizzazione,<br />
e quindi fui Deputato per domandare alli diversi<br />
possidenti delle Parrocchie a me assegnate, i<br />
Letti necessari, per il compimento di si pia, e vantaggiosa<br />
disposizione; in conseguenza essendo stato alla<br />
tagliata di un paglione ripieno di buona foglia, o paglia,<br />
con suo capezzale, lettiera, e tavola servibile per<br />
una sola persona, con tre lenzuoli di stoffa, e spillatura,<br />
ed una coperta di stracci, si compiacerà di fare<br />
il tutto giungere in Corciano non più tardi del dì 15<br />
del corrente mese di Luglio, prevenendola che dovrà<br />
fare il tutto contrasegnare con marca a suo piacere,<br />
la quale verrà riportata in margine della ricevuta,<br />
che le verrà rilasciata <strong>nel</strong>l’atto della consegna degli<br />
oggetti domandati come sopra, per potere alla chiusura<br />
di detto Ospedale il tutto ricuperare.<br />
Mi lusingo, che riflettendo ella al lodevole fine<br />
di questa istituzione, ed alla necessità di prevedere,<br />
e provvedere ad un’ oggetto di tanta importanza,<br />
sarà per prestarsi a questo grazioso invito, e<br />
che non vorrà defraudare le sacre disposizioni di<br />
chi se ne occupa con zelo, ed attività.<br />
36<br />
DIANA DRAGONI<br />
Si compiacerà di accusarmi la ricevuta della<br />
presente, e di farmi conoscere il giorno, che ella<br />
spedirà quanto vien demandato, onde potesse dare<br />
l’opportuno discarico.<br />
Sono con la più perfetta stima, e rispetto”.<br />
Nella lettera del 12.08.1816 l’architetto (Sig.<br />
Francesco Cerrini) chiede il dettagliato elenco delle<br />
opere di ristrutturazione necessarie sia per il<br />
nuovo ospedale che per l’erezione di un nuovo<br />
cimitero <strong>nel</strong> luogo “determinato S. Croce”. Evidentemente,<br />
e a buon ragione, si teme l’aumento<br />
dei malati e dei morti, che torneranno a diminuire<br />
solo sul finire dell’<strong>estate</strong> successiva.<br />
6. CONSIDERAZIONI FINALI<br />
In ogni tempo e in ogni luogo le cause che<br />
generano le vicende umane sono innumerevoli e<br />
fittamente intrecciate tra di loro. Pertanto, non si<br />
può affermare in maniera deterministica che il clima<br />
sia l’unico responsabile dei fatti fin qui descritti,<br />
ma certamente si può constatare che esso ha<br />
avuto un ruolo non trascurabile <strong>nel</strong>l’innescare, a<br />
volte, o <strong>nel</strong> portare a maturazione, in altri casi, alcuni<br />
eventi di un momento della storia perugina.<br />
In quest’ottica, si ritiene che le conseguenze territoriali<br />
derivanti dall’anno <strong>senza</strong> <strong>estate</strong> possano essere<br />
state un fenomeno di grande rilevanza, almeno<br />
demografica, sociale, medica e urbanistica. Un<br />
calo di temperatura, che oggi non desterebbe particolari<br />
timori, ha fatto fragorosamente sentire la<br />
sua influenza su una società la cui sussistenza era<br />
legata primariamente all’agricoltura e <strong>nel</strong>la quale<br />
la scienza medica non era ancora sufficientemente<br />
progredita per arrestare l’avanzata di un’infezione<br />
mortale. Inoltre, è interessante osservare che l’epidemia<br />
di tifo petecchiale scoppiata <strong>nel</strong> 1817 veniva<br />
ad aggiungersi alle secolari pestilenze che avevano<br />
già procurato enormi disagi, tanto da ritenere<br />
che fosse ormai giunto il momento non solo di<br />
organizzare una struttura socio-sanitaria permanente<br />
per monitorare lo stato di salute della comunità,<br />
ma anche di rivoluzionare i costumi funerari<br />
e le usuali pratiche igieniche. Così se adesso è<br />
possibile visitare i nostri morti in un unico cimitero<br />
cittadino, godere di servizi erogati quotidianamente<br />
dalle aziende sanitarie territoriali o, ancora,<br />
passeggiare in un ambiente pulito grazie alla cura<br />
garantita dalla nettezza urbana, lo si deve in qualche<br />
modo anche a quell’anno <strong>senza</strong> <strong>estate</strong>.
1816: IMPATTO DELL’ANNO SENZA ESTATE NEL TERRITORIO PERUGINO<br />
Fig. 5 – Carta dell’Archivio Storico del Comune di Corciano. Archivio preunitario. Carteggio amministrativo, b<br />
96, Titolo 11 Sanità. Articolo 1 Affari Sanitari, 1816, Minutario delle lettere scritte dalla Congregazione Sanitaria<br />
di Corciano (1816, lug. 1 – 1816, ago. 14).<br />
Foto di <strong>Diana</strong> <strong>Dragoni</strong>.<br />
37
Archivio Storico del Comune di Corciano (ASCC)<br />
- Archivio preunitario, Carteggio amministrativo, b<br />
96, titolo 11, Sanità 1, Articolo 1, Cimiteri, <strong>1816.</strong><br />
Archivio Storico del Comune di Corciano<br />
(ASCC) - Archivio preunitario, Carteggio amministrativo,<br />
b 96, Titolo 11, Sanità 1, Articolo 1 - Affari<br />
Sanitari, 1816, “Minutario delle lettere scritte<br />
dalla Congregazione Sanitaria di Corciano” (1816,<br />
lug. 1 – 1816, ago. 14), cc. 6.<br />
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Storico del Comune di Perugia (ASCPg), Reg. Parr.,<br />
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302, 305, 313, 314, 316, 317, 318, 320, 321, 322, 323,<br />
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