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NORMA<br />
Tragedia lirica in due atti<br />
Musica: Vincenzo Bellini<br />
Libretto: Felice Romani<br />
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831<br />
Oltre al libretto - che nell’edizione della UTET del 1974 contiene anche un’ approfondita analisi<br />
dell’opera a cura di Carlo Parmentola - vi proponiamo alcune letture di approfondimento<br />
disponibili presso la Biblioteca del <strong>CRAL</strong> o reperibili presso il sistema bibliotecario regionale:<br />
SULL’OPERA:<br />
Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera,<br />
2011, pagg. 22-24 nuovo acquisto<br />
Bruno Gallotta, Invito all’ascolto di Bellini, 1997,<br />
pagg. 53-54; 144-155 nuovo acquisto<br />
Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera<br />
lirica, 1991, pagg. 233-236<br />
John Rosselli, Bellini, Ricordi, 1995, pagg. 115-126<br />
http://bct.comperio.it<br />
Giampiero Tintori, Bellini, Rusconi, 1983, pagg.<br />
163-193<br />
http://bct.comperio.it<br />
http://sbam.erasmo.it<br />
Maria Rosario Adamo - Friedrich Lippmann,<br />
Vincenzo Bellini, 1981, pagg. 163-182<br />
http://bct.comperio.it<br />
SULLE FONTI DEL LIBRETTO:<br />
Alexandre Soumet, Norma: Tragédie en cinq actes<br />
et en vers, 2010 nuovo acquisto<br />
Margherita Rubino, Norma come Medea, (saggio<br />
inserito nel Programma di Sala della Stagione d’opera<br />
e balletto 2004/2005 del Teatro Carlo Felice di<br />
Genova)<br />
SUL COMPOSITORE:<br />
Bruno Gallotta, Invito all’ascolto di Bellini, 1997<br />
nuovo acquisto<br />
Alberto Basso (diretto da), Dizionario<br />
enciclopedico universale della musica e dei<br />
musicisti, Le biografie, vol. VIII, 1988, pagg. 426-<br />
432<br />
René Leibowitz, L’opera romantica in Italia. […]<br />
Vincenzo Bellini in Storia dell’opera, 1966, pagg.<br />
129-135<br />
Gioacchino Lanza Tomasi, Vincenzo Bellini, 2001<br />
http://sbam.erasmo.it<br />
John Rosselli, Bellini, 1995<br />
http://bct.comperio.it<br />
Giampiero Tintori, Bellini, 1983<br />
http://bct.comperio.it/<br />
http://sbam.erasmo.it<br />
Maria Rosario Adamo - Friedrich Lippmann,<br />
Vincenzo Bellini, 1981<br />
http://bct.comperio.it<br />
alla trama<br />
spigolature<br />
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NORMA<br />
NUOVI ACQUISTI<br />
Bruno Gallotta, Invito all’ascolto di Bellini<br />
Bruno Gallotta, nato a Milano nel 1946, è docente di ruolo del corso di Letteratura<br />
poetica e drammatica e del corso superiore di Musicologia presso il Conservatorio<br />
Giuseppe Verdi di Milano. In questo volume presenta l'opera del compositore italiano<br />
Vincenzo Bellini, preceduta da una scorrevole biografia.<br />
Alexandre Soumet, Norma: Tragédie en cinq actes et en vers<br />
Per chi avesse la curiosità di leggere il dramma di Alexandre Soumet, cui si ispirò il<br />
librettista di Norma, e fare nello stesso tempo un po’ di esercizio di francese…,<br />
eccone una riproduzione dall’originale.<br />
Aldo Nicastro (a cura di), Guida al teatro d’opera<br />
Con la selezione di un’ottantina di autori, illustri o meno, questa guida offre uno<br />
stuzzicante florilegio di titoli del teatro d’opera.<br />
Ne sono stati scelti circa 160 e per ciascuno di essi l’obiettivo è stato quello di<br />
esplorare le fonti e le trame di ogni opera, stabilirne il background storico e<br />
il grado di “contemporaneità” nonché esaminare aspetti collaterali, che vanno<br />
da un’ampia rassegna delle voci critiche agli aneddoti, talora divertenti,<br />
in grado di alleggerire il percorso e stimolare la curiosità del lettore.<br />
Ogni scheda è altresì corredata da consigli discografici.<br />
alla trama<br />
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NORMA<br />
SPIGOLATURE 1/4<br />
Norma e le sue fonti<br />
“Il soggetto della Norma venne scelto nel corso dell’estate lombarda [1831] che Bellini<br />
trascorse sul lago di Como […]. Ancora una volta Romani [il librettista, ndr] aveva fatto<br />
ricorso ad un recente successo del teatro francese, Norma, una tragedia in cinque atti di<br />
Alexandre Soumet, andata in scena all’Odéon il 5 aprile del 1831. […] Il dramma del<br />
Soumet ha il suo archetipo in Medea (la madre che uccide se stessa ed i figli per punire<br />
l’amante infedele) ed alla figura di Medea si sovrappone quella di Velléda, la sacerdotessa<br />
druidica inclusa fra i Martyrs di Chateaubriand, ed ancora quella della sacerdotessa<br />
infedele che aveva fatto vibrare la scena operistica con la Vestale di Spontini. È anche<br />
probabile che la scelta sia stata incoraggiata dalla protagonista, […] Giuditta Pasta, che<br />
aveva interpretato la Medea in Corinto di Simone Mayr al San Carlo nel 1826 […]. Il<br />
progetto è pertanto quello di rivisitare un carattere femminile di taglio eroico, amante<br />
appassionata e tradita, vendicatrice e spergiura, una figura che richiedeva una<br />
protagonista dotata di ‘carattere enciclopedico’, come Bellini definisce il talento di<br />
immedesimazione della […] Giuditta [Pasta]. E la rivisitazione doveva riuscire là dove il<br />
dramma di Soumet era mancato, nel tratteggiare una protagonista calata sì nel furore<br />
esemplare della tragedia classica, ma al tempo stesso sottoposta alla conflittualità<br />
patetica che ha origine in un conflitto personale, interiore delle passioni. La protagonista<br />
di Bellini sarà pertanto a differenza di quella di Soumet al tempo stesso amante e madre,<br />
oltre che figura pubblica e guida infedele del proprio popolo. La sacerdotessa della Pasta<br />
era chiamata ad attenuare la retorica insita nella posizione esemplare della figura mitica,<br />
sostituendovi per quanto possibile una trepidazione soggettiva.” (1)<br />
__________<br />
(1) Gioacchino Lanza Tomasi, Vincenzo Bellini, Sellerio, 2001<br />
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NORMA<br />
SPIGOLATURE 2/4<br />
… fiasco!!! fiasco!!! solenne fiasco!!!<br />
“ L'esito dell'opera alla sua prima rappresentazione scaligera il 26 dicembre 1831 fu<br />
inferiore alle attese dell'autore e degli estimatori. Bellini giunse a scrivere all'amico<br />
Florimo «fiasco, fiasco, solenne fiasco». La lettera però è stata scritta «a caldo», subito<br />
dopo il rientro dal teatro, e perciò […] offre più uno stato d'animo che un'obbiettiva<br />
valutazione dei fatti. […]<br />
Se si aggiunge che non ci furono fischi, ma tutt'al più silenzio o zittii, non si ha<br />
certamente il quadro di un «fiasco ». E infatti lo stesso Bellini, rinfrancato dalla migliore<br />
esecuzione e dal miglior esito delle due recite successive, non parlò più di fiasco ma si<br />
limitò a lamentare un atteggiamento limitatamente ostile da parte del pubblico”.(2)<br />
E questa ostilità di una parte del pubblico, ci dice Bellini, fu fomentata da un “«partito<br />
formidabile, a me contrario perché suscitato da una persona potente e da una ricchissima<br />
». […]<br />
Sulla persona «potente» non si possono fare altro che ipotesi […]. Si dovrebbe trattare<br />
del duca Carlo Visconti di Modrone, sovrintendente degli II. RR. Teatri di Milano. […]<br />
L'ostilità di questa persona «potente» appare indirizzata non tanto all'opera quanto alla<br />
protagonista Giuditta Pasta. […] Non si sa bene per quale motivo tra lui e la Pasta non<br />
corse mai buon sangue, tanto che la cantante, applaudita in tutti i teatri d'Europa, esordi<br />
alla Scala proprio con Norma.[…]<br />
E’ molto più facile identificare, invece, la persona «ricchissima», perché […] Bellini<br />
aggiunge che essa «è l'amante di Pacini, quindi mia nemica». […]. Perciò siamo in grado di<br />
affermare con certezza che si trattava della contessa Giulia Samoiloff, timorosa che un<br />
successo incontrastato della Norma facesse ombra alla prima del paciniano Corsaro, e<br />
forse anche offesa perché l'onore di inaugurare la stagione di Carnevale fosse stato<br />
attribuito al giovane Bellini anziché al suo musicista preferito.“ (2)<br />
__________<br />
(2) Carlo Parmentola, L’opera in Vincenzo Bellini, Norma, UTET, 1974<br />
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NORMA<br />
SPIGOLATURE 3/4<br />
Identikit della moglie perfetta<br />
Da una lettera alla famiglia:<br />
“« E' mio progetto ancora di prender moglie, se ne trovo una con la dote di almeno<br />
duecentomila franchi, di carattere buona, bene educata e non brutta.<br />
Un' occasione si era presentata: una giovine di diciotto anni con i duecentomila franchi<br />
contanti per ora, e forse con altrettanti dopo la morte di suo padre; ma il suo carattere non<br />
mi piace; è troppo viva, ed ha la voglia del comando, che fa trottar bene il suo vecchio padre,<br />
ed io non voglio di tali diavoli in casa. Ho delle altre vedute, ma non son facili a riuscire: una<br />
giovine piuttosto bellina, dolce, di buona famiglia. Essa non è ricca, ma un suo zio e la zia lo<br />
sono: se questi le dessero duecentomila franchi la sposerei; e credo che ne sarei veramente<br />
felice, perchè è buona come la zia Sara, piena di religione e di buoni principii ed educata assai<br />
bene; ha poi dei parenti ricchi e ragguardevoli e di famiglia piena d'onore. Vedremo: io non ho<br />
premura. Solamente un matrimonio tale mi metterebbe nel caso di essere indipendente da<br />
tutti e da tutto: prendere diecimila franchi di rendita ed una moglie buona, è mettersi al<br />
coperto di tutte le disgrazie, perchè con diecimila franchi si vive bene in tutte le parti del<br />
mondo. Ma vi ripeto che non mi presserò ed attendo con riflessione. Iddio sinora mi ha<br />
protetto e spero che mi ispirerà sempre ...».” (3)<br />
__________<br />
(3) Aniante, Vita di Bellini, Passigli Editori, 1986<br />
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NORMA<br />
SPIGOLATURE 4/4<br />
La profezia di Heinrich Heine<br />
Nel suo Reisebilder Heine ricorda come egli si divertisse a stuzzicare Bellini a proposito del<br />
destino dei geni: “E’ credenza comune che il genio debba morire giovane. Credo che si debba<br />
individuare tra i trenta ed i trentacinque anni l’età più rischiosa per il genio. Quante volte ho<br />
preso in giro e stuzzicato in proposito il povero Bellini predicendogli che, in quanto genio,<br />
avrebbe dovuto morire presto poiché stava raggiungendo l’età fatale. Cosa strana! Nonostante il<br />
tono scherzoso, questa profezia gli provocava un turbamento involontario: mi chiamava il suo<br />
jettatore, e sempre faceva gli scongiuri.” (4)<br />
“Una sera, in casa del consigliere Jaubert, dov'erano stati a cena insieme, […] le punzecchiature<br />
di Heine avevano superato ogni limite e Bellini se ne era realmente impressionato, tanto da non<br />
nascondere il suo sgomento prima e il suo risentimento dopo. Quando la padrona di casa volle<br />
riconciliarli, ed organizzò un pranzo invitando anche la principessa di Belgioioso, era già troppo<br />
tardi: all'ora convenuta, invece di Bellini, giunse un suo biglietto: stava male; troppo per<br />
intervenire al pranzo.” (5)<br />
Poco tempo dopo, il 23 settembre 1835, Bellini moriva.<br />
__________<br />
(4) Libera traduzione del brano tratto da H. Heine, Reisebilder, Paris, 1883, riportato in:<br />
Maria Rosario Adamo - Friedrich Lippmann, Vincenzo Bellini, 1981<br />
(5) Maria Rosario Adamo - Friedrich Lippmann, Vincenzo Bellini, 1981<br />
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NORMA<br />
TRAMA<br />
La vicenda si svolge in Gallia al tempo della dominazione romana.<br />
Atto primo<br />
Scena prima.<br />
La foresta sacra dei Druidi; nel mezzo la quercia di Irminsul, ai piedi della quale vi è la pietra<br />
druidica che serve da altare.<br />
È notte. Oroveso invita i Galli alla preghiera, mentre il coro dei guerrieri, e poi lo stesso<br />
Oroveso, esprimono il loro odio contro i Romani. Allontanatisi tutti, Pollione, proconsole<br />
romano, svela all’amico Flavio di non amare più Norma, figlia di Oroveso, dalla quale ha avuto<br />
due figli, essendosi invaghito di un’altra sacerdotessa, Adalgisa; gli confida inoltre di aver<br />
fatto un sogno che lo preavvertiva della vendetta di Norma. Usciti di scena i due romani, ecco<br />
riapparire il coro dei Galli, richiamati a raccolta per la preghiera dal sacro bronzo. Norma,<br />
ispirata, invoca l’intervento del dio e annuncia che Irminsul non è ancora disposto alla guerra<br />
contro Roma (essa si serve dei suoi poteri di unica interprete della volontà divina per<br />
allontanare quanto può una guerra che renderebbe impossibile la sua convivenza con Pollione).<br />
Terminata la preghiera e uscito il coro, Adalgisa, credendosi sola, si lascia sfuggire il segreto<br />
del suo amore per Pollione; il romano, che l’ha intesa, sicuro d’esser riamato, la convince a<br />
fuggire con lui a Roma, anche se ciò significa, per la donna, tradire la patria e il voto di<br />
castità fatto quale sacerdotessa.<br />
Scena seconda.<br />
All’interno della dimora di Norma.<br />
Prima di fuggire Adalgisa ha un pentimento e rivela a Norma di essere stata sedotta; Norma<br />
non si sente di condannare chi si trova nella sua stessa situazione e conforta la fanciulla; ma<br />
quando, apparso Pollione, capisce che proprio lui è l’oggetto dell’amore di Adalgisa, la sua ira<br />
esplode furibonda in una disperata maledizione, ed invoca l’ira di Irminsul contro i Romani.<br />
spigolature<br />
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NORMA<br />
TRAMA<br />
Atto secondo<br />
Scena prima.<br />
Camera da letto nell’abitazione di Norma; sul letto giacciono addormentati i due figli di<br />
Norma e di Pollione.<br />
È notte. La sacerdotessa, al colmo della disperazione, invoca la morte; ma prima di morire<br />
vuol ferire Pollione in ciò che egli ha di più caro, i figli avuti da lei; tuttavia le manca il<br />
coraggio di compiere un tale atto. Prega, allora, l’ancella Clotilde di chiamare Adalgisa e,<br />
immaginando che ella sarà la nuova sposa di Pollione, le raccomanda i suoi figli. Ma la giovane è<br />
sconvolta dall’orrore e dal disprezzo per un uomo così ingrato e non vuole sostituirsi a Norma<br />
nel cuore del romano: così progetta un’altra generosa soluzione; lei stessa, Adalgisa, andrà da<br />
Pollione a supplicarlo di ritornare da Norma. La sacerdotessa, commossa dalla abnegazione di<br />
Adalgisa, la abbraccia giurandole eterna amicizia.<br />
Scena seconda.<br />
Luogo solitario presso il bosco dei Druidi.<br />
Il coro dei guerrieri invoca la guerra e la riscossa. Oroveso raccomanda di attendere in pace<br />
il responso di Irminsul pur covando nel cuore rancore contro Roma. Scena terza. Il tempio di<br />
Irminsul. Norma attende con speranza l’esito della missione di Adalgisa, ma presto Clotilde le<br />
annuncia che tutto è perduto: Adalgisa è tornata dolente al tempio mentre Pollione medita di<br />
rapirla anche dal tempio stesso. Allora, furibonda, la sacerdotessa si precipita sul sacro<br />
bronzo e chiama a raccolta la popolazione. Dichiara finalmente di fronte a tutti che il dio<br />
desidera la guerra, la strage, lo sterminio del popolo romano: le risponde il coro con<br />
impetuoso furore guerresco. In quel momento Clotilde annuncia che un romano è penetrato<br />
nel tempio per rapire una sacerdotessa; trascinato davanti al popolo, questi appare ed è<br />
Pollione. Norma chiede di rimanere sola con lui e, per l’ultima volta, lo scongiura di ritornarle<br />
fedele, minacciando di denunciare il peccato di Adalgisa. La sua preghiera non viene accolta e<br />
la donna, disperata, alla presenza del padre e del popolo, denuncia che una sacerdotessa ha<br />
infranto i sacri voti. Tuttavia, mentre Pollione attende con terrore che venga fatto il nome di<br />
Adalgisa, Norma denuncia se stessa, rivelando il suo legame col romano e chiedendo al padre<br />
pietà per i suoi figli, felice di morire a fianco dell’uomo amato. Solo allora il romano si accorge<br />
di tutta la generosa abnegazione di Norma e della forza del suo amore, e le chiede perdono.<br />
Condannati ambedue, salgono sul rogo mentre cala il sipario.<br />
_____<br />
da: Michele Porzio (a cura di), Dizionario dell’opera lirica, Arnoldo Mondadori Editore, 1991<br />
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