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La dissoluzione dell'opera d'arte da Pollock

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Kounellis alla Tartaruga di Roma.<br />

Franco Angeli stende sulle materie (calze di nailon e macchie di colore) un velo monocromo nero, o<br />

grigio, o verde: un metaforico attutimento o copertura sul racconto, tentato e abbon<strong>da</strong>nato. Fabio<br />

Mauri appare ancora più drastico, con le sue stesure antipittoriche dei legni, su cui imprime la parola<br />

inglese the end, fine ancora prima di cominciare.<br />

Uncini nel cemento ruvido e crepato e nello sporgersi delle filiformi armature di ferro irregolari, rende<br />

compatta la massa e limita gli arbitri, i cenni espressivi in una tendenza al ritmo quasi geometrico.<br />

Festa, <strong>da</strong>i grumi di carta igienica impregnata di colore passa al legno modulare contenendo la vitalità<br />

che lo anima in pause e ritmi a organo serrati verticalmente, come in Via Veneto, dove della “dolce vita”<br />

rimane solo il rosso lacca e il nero notturno.<br />

Scarpitta con le fasce bianche tese, piene di anfratti, uno dei suoi monocromi 1959, per i quali Gillo<br />

Dorfles ricorderà la schiena di Moby Dick, fasce che sembrano tirate per contenere una forza che<br />

vorrebbe invece dirompere e rimanere muta.<br />

Jannis Kounellis isola e ingrandisce i numeri e le lettere di Klee, con ostentata ingenuità e con<br />

straordinario gusto della “pagina”, li fa crepitare come segni neri bitumasi tamponandoli su lenzuola<br />

bianche calcinate. Della pittura rimane in lui come in Schifano un’intensa vibrazione e una grazia tenuta<br />

segreta.<br />

Francesco Lo Savio è certamente tra i più rigorosi della tendenza presa in esame. Egli si imbatte in<br />

quella materia sublimata che è la luce. Fa assorbire lentamente i colori grigi, acquosi alla tela e preordina<br />

il fenomeno della rarefazione dell’alone che per effetto della peluria sembrava spostarsi secondo le<br />

variazioni di incidenza della luce stessa, esattamente come nei metalli curvi e articolati. <strong>La</strong> sua intensa e<br />

scarna attività rimase nella memoria di pochi, anche a causa della precoce morte volontaria.<br />

Mario Schifano realizza delle stesure spaval<strong>da</strong>mente mimetiche delle superfici industriali, più simili a<br />

manifesti che a pittura e per quelle intensamente tese a trasmettere la lezione della luce, <strong>da</strong> Seurat ai<br />

futuristi.<br />

Torino<br />

Giulio Paolini è attento a capire cosa fanno i suoi amici milanesi.<br />

In Disegno geometrico (inchiostro e tempera su tela, cm.40x60) traccia la perfezione del centro della tela,<br />

intersecato <strong>da</strong>lle diagonali, <strong>da</strong>lle orizzontale e <strong>da</strong>lla verticale dove il compasso segna ulteriori otto punti<br />

di misure proporzionali. <strong>La</strong> squadratura del foglio e un “quadro”: il bianco di Twombly e di Kounellis si<br />

propone quale supporto della fine o del principio della pittura. L’artista inizia un percorso analitico che<br />

trova nella storia e nella tecnica dell’arte punti di referenza sempre più epigrafici.<br />

Germania<br />

<strong>La</strong> collettiva europea Monocrome Malerei curata <strong>da</strong> Kultermann.

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