L'Etica Della Psicoanalisi - Informa-Azione
L'Etica Della Psicoanalisi - Informa-Azione
L'Etica Della Psicoanalisi - Informa-Azione
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Nel tentativo di liberare la psi-<br />
coanalisi dal vocabolario e dai<br />
concetti medici e meccanicisti nei<br />
quali si trova incasellata, Szazs<br />
sviluppa una concezione della psi-<br />
coterapia in termini di attività<br />
sociale. Così concepita, la terapia<br />
psicoanalitica è caratterizzata dal<br />
suo scopo - aumentare nel pa-<br />
ziente la conoscenza di se stesso<br />
e degli altri e, di conseguenza,<br />
la sua libertà di scelta e l'auto-<br />
responsabilità nel condurre la<br />
propria vita; dal suo metodo -<br />
l'analisi delle comunicazioni, del-<br />
le regole e dei giochi; e infine dal<br />
suo contesto sociale - una rela-<br />
zione più contrattuale che « te-<br />
rapeutica » fra analista e analiz-<br />
zato.<br />
CC Non solo in psicoterapia, dice<br />
Szazs, ma in innumerevoli altre<br />
situazioni ... le persone si influen-<br />
zano reciprocamente. Chi ci dirà<br />
se tali interazioni sono utili o<br />
dannose e per chi lo sono? I1<br />
concetto di psicoterapia ci tradi-<br />
sce su questo punto, giudicando<br />
a priori l'interazione "terapeuti-<br />
ca" per il paziente, nell'intenzio-<br />
ne o nell'effetto o in entrambi i<br />
casi D.<br />
M Gli psicoterapeuti fanno mol-<br />
te cose: lo scopo che professano<br />
è sempre quello di fornire "una<br />
terapia". Spesso, però, i tentativi<br />
di trattare un paziente s'ono in<br />
realtà sforzi per trasformare la<br />
sua condotta da un certo modo<br />
in un altro. Ci sono quindi psi-<br />
chiatri che cercano di trasfma-<br />
re coppie infelicemente sposate<br />
in coppie felici, omosessuali in<br />
eterosessuali, criminali in onesti<br />
cittadini; o, in geneirale, pazienti<br />
mentalmente malati in ex-pazien-<br />
ti mentalmente recuparati ... La<br />
mia tesi è che la psicoanalisi non<br />
può essere un'impresa di questo<br />
genere D.
PSICOANALISI E PSICHIATRIA DEL PROFONDO<br />
Questa collana deriva la sua ispirazione e ragion d'essere dalla<br />
comune rilevazione del fatto che la moderna psichiatria sembra<br />
oggi essa stessa impazzita. Ciò non solo per le innumeri moltepli-<br />
cità, la reciproca contraddittorietà, la frequente inconsistenza cli-<br />
nica e la frammentazione ideologizzata dei suoi contenuti attuali;<br />
ma specialmente per il fatto che molti psichiatri, travolti dali'orien-<br />
tamento anti-medicale assunto dalla specialità professionale che li<br />
qualifica, sono partiti all'attacco della propria disciplina, dichiarando<br />
col fatto o con la parola che la psichiatria è ormai morta! n. E il<br />
nostro Paese si è particolarmente distinto in questo programma.<br />
Sembra d'altra parte evidente che la causa dei disastro cultu-<br />
rale psichiatrico che stiamo vivendo in Italia e nel mondo si collo-<br />
chi a livello dell'episteme, cioè della fondazione conoscitiva di una<br />
competenza che si rivolge alla rilevazione del disturbo mentale, per<br />
conoscerlo e trattarlo. Proprio la carenza di una epistemologia ca-<br />
pace di promuovere la sintesi creativa fra gli innumerevoli aspetti<br />
della psichiatria e della psicoterapia di oggi, riduce questi a tron-<br />
coni disarticolati che non si riconoscono pih come parte integrabili<br />
a vicenda, anzi si lottano forsennatamente, mirando ciascuno alla<br />
soppressione dell'altro. Di conseguenza anche la didattica, quella<br />
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propedeutica e quella di specialità, minaccia di accrescere la con-<br />
fusione. Dire che per owiare a tale stato di cose la psicoanalisi<br />
dovrebbe essere la ispirazione ultima della psichiatria, è un program-<br />
ma insieme troppo riduttivo e troppo inflattivo; dire invece che la<br />
psichiatria deve essere traguardata secondo un nuovo modello, che<br />
articoli la sua ineliminabile dimensione biologica con quella dell'in-<br />
conscio, in uno spessore piìl complesso e dinamico, significa colli-<br />
marla con la autentica conoscenza dell'uomo, nella sua evoluzione<br />
espansiva o regressiva.<br />
La collana si ispira a questa concezione che si dovrebbe dire<br />
propriamente « antropologica », se il termine non fosse estenuato<br />
dall'uso del tutto improprio che se ne è fatto; per questa ragione il<br />
suo programma è aperto a contributi di vario livello e natura con-<br />
cettuale, ed è marcato dalla scelta preferenziale di quelli che, per<br />
il fatto di non proporsi come auto-sufficienti e come spiegazione<br />
ultima del problema psichiatrico, si dimostrano disponibili alla ibri-<br />
dazione inter-disciplinare; che è quella che fonda il progresso e<br />
costituisce la falsificabilità, cioè 2a verifica di ogni scienza. Ma in<br />
particolar modo della psichiatria, nel suo essere irreversibile di<br />
« scienza umana » che trova il suo specifico nello studio teorico e<br />
clinico delle avventure del pensiero e della emozione: del singolo<br />
e dei suoi gruppi.<br />
Nella collana saranno inserite opere già pubblicate da questa<br />
editrice in diverse a serie D, e riconosciute valide per le finalità che<br />
la collana stessa si propone.<br />
DIRETTORE DELLA COLLANA: LEONARDO ANCONA<br />
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THOMAS S. SZAZS<br />
L ' ETICA<br />
DELLA PSICOANALISI<br />
TEORIA E METODO<br />
DELLA PSICOTERAPIA AUTONOMA<br />
SECONDA EDIZIONE<br />
ARMANDO ARMANDO EDITORE - ROMA<br />
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Titolo originale<br />
The Ethics of Psychoanalysis. Theory and Method of Autonomous<br />
Psychotherapy<br />
O Thomas S. Sz~zs<br />
Basic Book Inc. Pubbl., New York - London 1965<br />
Traduzione di FRANCA DI BENEDETTI e GIORGIO SASSANELLI<br />
an<br />
1974 Editore Armando Arm do<br />
Via della Gensol'a, 60-61 - Roma<br />
Seconda edizione 1979<br />
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PRESENTAZIONE<br />
Una rapida scorsa a recensioni, critiche e articoli su<br />
Thomas Szasz e la sua opera, mostra come l'aspetto del<br />
suo pensiero maggiormente sottolineato e sul quale più<br />
diffusamente tende a svolgersi il discorso è quello che<br />
indicherei col termine di "negativo" o "critico": nel sen-<br />
so cioè di una messa in discussione globale della conce-<br />
zione classica della psichiatria a partire dal concetto stes-<br />
so di "malattia mentale" sino all'equiparazione psichiatra-<br />
inquisitore, per cui e chiunque tiene sotto chiave un'altra<br />
persona è un carceriere, anche se veste un camice bianco<br />
e ha il titolo di medico n.<br />
Difensore della libertà e della dignità umana, Szasz<br />
si oppone senza riserve al ricovero coatto che potrà si<br />
essere utile a qualcuno, ma non certo all'interessato u.<br />
Svolgendosi su questa linea, il pensiero di Szasz si in-<br />
serisce validamente, con una sua particolare impronta,<br />
chiarezza e originalità, nella corrente della cosiddetta anti-<br />
psichiatria, e appare di notevole interesse per medici,<br />
educatori, legislatori ed altri.<br />
All'interno di questo discorso, quale posto occupa nel<br />
pensiero di Szasz che, non dimentichiamolo, è uno psico-<br />
analista, la psicoanalisi? Non v'è dubbio che gli attacchi di<br />
Szasz siano sovente diretti contro una certa struttura isti-<br />
tuzionale psicoanalitica e contro una certa concezione e<br />
prassi della psicoanalisi; tanto è vero che, nel desiderio<br />
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di prendere le distanze e dissociarsì da una tale conce-<br />
zione, nella prefazione al presente libro propone, in alter-<br />
nativa al termine psicoanalisi, quello di psicoterapia au-<br />
tonoma ad indicare la propria attività clinica.<br />
Ma è altresì vero che egli si rifà continuamente alla<br />
psicoanalisi, nella sua dimensione sia storica che teore-<br />
tica e pratica, come portatrice dei valori relativi alla li-<br />
bertà e dignità umane.<br />
Nel corso di una riunione all'lstituto di psicoanalisi<br />
di Roma, di fronte alla mia affermazione che ciò che in<br />
quel momento si scontravano non erano semplici idee o<br />
opinioni divergenti fra cui cercare un compromesso o una<br />
sintesi, ma due concezioni radicalmente diverse della psi-<br />
coanalisi, in breve due psicoanalisi, un collega osservò<br />
argutamente che questa sarebbe stata già una situazione<br />
quanto mai fortunata; e che in realtà non c'erano due,<br />
ma un numero imprecisato di psicoanalisi. La battuta,<br />
anche se indovinata, non corrisponde a verità. Ritengo<br />
che "tutte le psicoanalisi'' possano in definitiva ridursi a<br />
due, e il libro di Szasz ne costituisce, a mio avviso, la<br />
riprova.<br />
I due aspetti del discorso di Szasz, quello dell'oppo-<br />
sizione a una psichiatria coercitiva e quello della psicote-<br />
rapia autonoma, trovano i1 loro punto di convergenza<br />
nella figura di Freud.<br />
Scrive Szasz: a Al tempo in cui Freud divenne medico,<br />
c'erano due ruoli stabiliti per lo psichiatra, tuttora lar-<br />
gamente accettati. Uno è il ruolo di rappresentante della<br />
società: lo psichiatra ospedaiìero, anche se sembra assi-<br />
stere il malato, in realtà protegge la società dal paziente.<br />
L'altro è il ruolo di rappresentante di tutti e di nessuno:<br />
arbitro dei conflitti tra il paziente e la famiglia, tra il<br />
paziente e il datore di lavoro e così via, questo tipo di<br />
psichiatra si allea con chiunque lo paghi. Freud rifiutò di<br />
svolgere entrambi questi ruoli. Al loro posto ne creò uno<br />
nuovo: di agente o rappresentante del paziente. Secondo<br />
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ta mia opinione, questo è il suo più grande contributo<br />
alla psichiatria D.<br />
La figura di Freud appare qui rivoluzionaria non tan-<br />
to in rapporto alle sue "scoperte scientifiche", quanto in<br />
rapporto alla nuova posizione conquistata grazie ad una<br />
identificazione col malato mentale.<br />
Questa nuova posizione, di agente del malato, viene<br />
di solito ritenuta connaturata alla prassi psicoanalitica<br />
purché sostenuta da una corretta tecnica o, se si prefe-<br />
risce, da un adeguato setting.<br />
Tale modo di vedere, assai diffuso, ha l'inconvenien-<br />
te di cristallizzare in norme tecniche quello che va con-<br />
siderato, a mio avviso, un momento storico o una scelta<br />
etica. Equivale a ritenere che Freud (e altri padri della<br />
psicoanalisi) abbiano risolto una volta per tutte il pro-<br />
blema del ruolo dell'analista o, più esattamente, della<br />
sua identità; e che non si tratti al contrario di una<br />
scelta che continuamente si ripropone sotto gli aspetti<br />
più vari e dalla cui soluzione scaturisce di volta in volta<br />
l'identità dello psicoanalista.<br />
E' questo, credo, il senso della critica di Szasz quando<br />
afferma che « nonostante si ponesse a fianco del pazien-<br />
te, Freud non affrontò i cruciali problemi etici e sociali<br />
connessi a questa nuova posizione e non riconobbe la<br />
necessità di esplicitare la posizione dello psichiatra al<br />
riguardo m.<br />
Ritengo importante sviluppare questa critica (che a<br />
mio avviso trascura la portata deile grandi opere dell'ul-<br />
timo Freud) in termini di potere e conoscenza.<br />
Che la psicoanalisi sia essenzialmente una conoscenza<br />
(Ji se stessi, del proprio inconscio, del rapporto duale<br />
analitico, e così via), mi sembra cosa pacifica. Ciò che<br />
invece ritengo utile esplicitare è che questa conoscenza<br />
si oppone a un potere.<br />
Quest'idea ritorna più volte nel discorso di Szasz<br />
(a ... il mandato originale della psicoanalisi era di aiuta-<br />
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e l'individuo malato nella lotta non solo contro la sua<br />
malattia, ma anche contro quelli che, con la loro con-<br />
dotta, erano causa della sua infermità ... »; « ... nelle cose<br />
umane, potere e comprensione sono untitetici...», « ... lo<br />
psicoterapista deve scegliere tra controllare il paziente<br />
e condividere con lui le informazioni ... u, etc.). Ciò che<br />
intendo sottolineare è che essa è fondamentale in qualunque<br />
discorso psicoanalitico.<br />
Ai primordi della psicoanalisi, il potere a cui ci si<br />
opponeva con la conoscenza era quello esercitato dal<br />
ricordo traumatico.<br />
In seguito, si imputò ai desideri e alle pulsioni inconsce<br />
il tenere schiavo l'individuo, e, sempre con la conoscenza,<br />
si cercava di ottenere la liberazione (guarigione).<br />
Infine, il concetto di potere fu esplicitato in modo<br />
assolutamente inequivocabile nella teoria strutturale,<br />
quando l'lo venne considerato il servo di due padroni e<br />
lo scopo del trattamento fu di estendere il campo di<br />
azione dellJIo.<br />
Naturale sbocco di queste successive chiarificazioni<br />
e approfondimenti, furono le grandi opere di pensiero<br />
di Freud, da La fine di un'illusione a Mosè e il monoteimo<br />
in cui egli identifica se stesso nella funzione profeti=<br />
che si oppone al potere della classe sacerdotale.<br />
A questo punto il problema tecnico ha chiaramente<br />
assunto una dimensione etica e storica, ed è questa dimensione<br />
che, a mio avviso, si ripresenta continuamente<br />
nella nostra prassi clinica dietro lo schermo della tecnica.<br />
In altri termini, Iadesione a una tecnica per quanto<br />
>l<br />
corretta", non esime dal problema di gestire un potere;<br />
il rischio è quello di una tecnica-potere. La scelta del<br />
ruolo, affrontata da Freud ottant'anni or sono, ci è continuamente<br />
riproposta.<br />
Ma la precondizione per una scelta autenticamente<br />
liberatrice, vale a dire psicoanalitica, non può essere<br />
che una posizione interiore di rifiuto da parte dell'ana-<br />
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lista a esercitare, all'interno del rapporto analitico, qua-<br />
lunque forma di potere, incluso quello terapeutico. Po-<br />
tere, quest'ultimo, inerente a un rtzodello medico della<br />
psicoanalisi. Mentre infatti in un rapporto medico è indi-<br />
spensabile concedere al terapista, in quanto esperto, una<br />
quota più o meno ampia di potere decisionale,' nel rap-<br />
porto psicoanalitico compito dell'analista è di rinuncia-<br />
re: di mettere in discussione il potere previamente pos-<br />
seduto in qualità di esperto, restituendo continuamente<br />
al paziente la quota di potere che quest'ultimo tende a<br />
concedergli.<br />
Di fronte al rischio di questo "potere terapeutico",<br />
il pensiero di Szazs offre nuove e valide prospettive, in<br />
particolare con la concettualizzazione dell'analisi come<br />
rapporto contrattuale meta-educativo e con la sua teo-<br />
rizzazione sulla base di un modello ludico (in contrappo-<br />
sizione al consueto modello medico).<br />
La chiarezza del discorso di Szazs ci esimerebbe da<br />
qualunque introduzione o commento, lasciando al letto-<br />
re il compito di valutarne i risultati e le implicazioni.<br />
Ma è appunto in qualità di lettore psicoanalista che<br />
desidero accennare a una serie di considerazioni, di osser-<br />
vazioni e anche di critiche, miranti ad aprire un "dialo-<br />
go col libro" (e attraverso il libro coi suoi lettori) e ad<br />
ampliarne, se possibile, le prospettive, forse al di là delle<br />
intenzioni esplicite dello stesso autore ma, credo, restan-<br />
do fedele al suo spirito.<br />
Ritengo anzitutto utile proporre una lettura del libro<br />
di Szazs che tenga distinti due aspetti, in realtà intima-<br />
mente connessi tra loro. Mi riferisco da una parte a ciò<br />
che, in senso molto lato, indicherei come spirito del<br />
1 a Il primo dovere del medico è chiedere perdono » afferma<br />
un personaggio di Bergman ne Il posto delle fragole.<br />
2 Dimenticare dice Bion.<br />
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libro; dall'altra alle concrete asserzioni e deduzioni che<br />
l'autore ne trae. Senza voler privilegiare un aspetto nei<br />
confronti dell'altro, e riconoscendo una certa artificiosità<br />
a una simile distinzione, essa ci consente tuttavia di ade-<br />
rire pienamente ai principi informatori del libro e, al<br />
tempo stesso, di prendere distanza da alcune afferma-<br />
zioni, proprio in nome di una pih approfondita elabora-<br />
zione di tali principi.<br />
Da un punto di vista più pragmatico, questa distin-<br />
zione fa riferimento a una doppia utilizzazione del libro<br />
di Szazs. Da un lato abbiamo una serie di indicazioni e<br />
di asserzioni che nel loro insieme configurano, a mio av-<br />
viso, il versante esterno o le modalità visibili in cui<br />
deve concretarsi l'assetto interiore dello psicoanalista<br />
perché la sua attività sia realmente analitica. Ritengo<br />
questo aspetto estremamente utile non solo al comune<br />
lettore che in tal modo può avere un'idea concreta di<br />
ciò che l'analista fa o non fa e di ciò che l'analista è o<br />
non è, ma soprattutto al giovarze psicoanalista che all'ini-<br />
zio della sua pratica professionale ha certamente biso-<br />
gno di alcuni punti stabili, e anche ad ogni analista<br />
come punto di riferimento nei suoi inevitabili momenti<br />
di confusione.<br />
Ma queste indicazioni acquistano il loro significato e<br />
la loro gitrstificazione solo alla luce e nel quadro della<br />
concezione generale del libro, informata all'etica del<br />
contratto e della libertà. Ed è questo secondo aspetto<br />
che, oltre a consentire (insieme alla prassi analitica)<br />
di valutare, accettare, approfondire e modificare le sin-<br />
gole indicazioni, è di valido aiuto nel tentativo di dare<br />
alla psicoanalisi una sua collocazione nell'ambito della<br />
dimensione socio-politica e della storia del pensiero, e<br />
allo psicoanalista una sua identità non mistificata e non<br />
mistificante.<br />
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La distinzione che ho proposto ci riporta inoltre, mettendola<br />
concretamente in atto, alla distinzione di Szasz<br />
tra apprenldimento indicativo (di informazioni) e apprendimento<br />
~metasducativo (insegnare e apprendere sull'insegnamento<br />
e sull'apprendirnento). Meta-educazione<br />
che, nel libro di Szasz, passa attraverso i concetti di libertà,<br />
di rispetto del contratto, di rispetto della dignità<br />
e dell'identità del paziente e del terapista; vale a dire si<br />
svolge nell'ambito del discorso sul potere e sulla conoscenza<br />
a cui ho accennato all'inizi~.~<br />
Appare evidente che una concezione metaeducativa<br />
dell'analisi non può essere teorizzata sulla base di un<br />
modello medico con la sua fissità e disparità di ruoli,<br />
la necessità di uno status di dipendenza, la mancata ripartizione<br />
delle informazioni. In sua vece Szasz propone<br />
l'uso di un modello di gioco e precisamente del gioco<br />
del bridge. Portando a fondo l'analisi di questo gioco,<br />
Szasz ci mostra come, inseriti in tale cornice, molti<br />
annosi problemi psicoanalitici (ad esempio il problema<br />
dell'analizzabilità del paziente e quello della fine dell'analisi)<br />
si chiarificano o addirittura svaniscono, e come<br />
numerose pratiche in atto nella psicoanalisi (ricordiamo<br />
la diagnosi, la selezione dei pazienti e soprattutto la cosiddetta<br />
analisi didattica) siano contraddittorie con i fini<br />
del trattamento analitico.<br />
Mi sembra che i moderni orientamenti della psicoanalisi,<br />
tendenti sempre più a coinvolgere il terapista nel<br />
rapporto (valga per tutti l'uso dello strumento controtrasferenziale),<br />
possano essere teorizzati molto più adeguatamente<br />
sulla base di un modello ludico (che mette<br />
i due partners su uno stesso piano, anche se con funzioni<br />
diverse), che non sulla base di un modello medico (che<br />
tende necessariamente a oggettualizzare il paziente cr su<br />
cui si applica una terapia m). Il limite sarebbe, a mio av-<br />
4 Concepire l'analisi come metaeducazione offre, tra l'altro, una<br />
risposta al dubbio e alla possibilità che ideologie positive dell'ana-<br />
lista possano influenzare l'analizzando.<br />
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viso, l'inversione del rapporto nel senso di un paziente-<br />
soggetto e di un analista-oggetto,' sempre secondo un mo-<br />
dello ludico che contempli non tanto due giocatori che<br />
giocano seguendo determinate regole, quanto un giocato-<br />
re (il paziente) e un giocattolo (l'analista) che proponga<br />
al primo le regole della propria struttura reale.6<br />
Un adeguato approfondimento del discorso di Thomas<br />
Szasz non può, a mio awiso, prescindere da alcune con-<br />
siderazioni critiche sia su determinate affermazioni o<br />
conclusioni, sia su certe tendenze che mi sembrano impli-<br />
cite nel suo pensiero.<br />
A proposito di queste ultime, noterò che, se pur volu-<br />
tamente limitato all'aspetto contrattuale, normativo del<br />
rapporto, il discorso di Szasz senzbra a volte negare (an-<br />
ziché semplicemente prescindere da) il versante inte-<br />
riore di tale aspetto normativo. Anzitutto l'asserita non<br />
necessità di una analisi personale (e non solo di quella<br />
didattica) come premessa a una pratica analitica. Inoltre,<br />
frasi imperative o esortative come « ... il terapista deve<br />
essere... libero dalla paura di perdere il paziente e, quindi,<br />
dal desiderio di controllarlo ... D; « ... l'analista deve ... ri-<br />
nunciare al desiderio di ricevere doni dai pazienti e ac-<br />
cordare loro dei favori ... D; « ... è necessario rendersene<br />
conto e guardarsene ... D; « non aspirate segretamente ad<br />
essere medico ... » ed altre, poco si accordano con l'accet-<br />
tazione da parte dell'analista delle proiezioni del pazien-<br />
te o con una dimensione controtrasferenziale, ma soprat-<br />
tutto poco si accordano con un discorso metaeducativo.<br />
Affinché il rapporto analitico abbia una sua dimensione<br />
etica e non sia una mera finzione, ritengo necessario che<br />
5 Cosa abitualmente implicita quando parliamo, ad esem io<br />
di analista contenitore (cfr. BION, Apprendere dall'esperienza, 5;<br />
ma 1972) o di seno-gabinetto (cfr. MELTZER, il processo psicoana-<br />
lirico, Roma 1972).<br />
6 Ritengo che l'ultimo pensiero di Winnicott, rektivo ai rap<br />
porti tra psicoterapia e gioco e all'uso dell'oggetto, sia chiara-<br />
mente orientato in tal senso. Cfr. WINNICOTT, Gioco e realtà, Roma<br />
1974.<br />
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l'analista non solo viva tali esperienze emotive ma che<br />
ne viva la tentazione, vale a dire la possibilità reale di<br />
violare il contratto. Un ,discorso sulle tentazioni nel de-<br />
serto potrebbe essere istruttivo.<br />
Ugualmente poco chiaro mi sembra il pensiero di<br />
Szazs nei riguardi dell'attività extra-analitica del terapi-<br />
sta quando, pronunciandosi in parte a favore di una pra-<br />
tica analitica a tempo pieno o consigliando d'altra parte<br />
solo attività "compatibili", sembra indicare nella fuga o<br />
nell'isolamento il mezzo migliore per preservare una di-<br />
mensione interiore autenticamente analitica. Perché la<br />
fuga e non la integrazione nella vita reale della prassi<br />
analitica?<br />
Ma dove vorrei soffermarmi più a lungo è sul proble-<br />
ma della frustrazione e della aggressività, esperienze che,<br />
almeno nel loro aspetto più fondamentale (di distacco,<br />
di perdita e di morte), mi sembra non trovino sufficiente<br />
spazio nel modello ludico così come Szazs ce lo propone.<br />
Il punto in cui tali esperienze mi sembrano più radical-<br />
mente estromesse dal gioco analitico credo di poterlo in-<br />
dividuare nella modalità di portare a termine l'analisi.<br />
Nulla da eccepire all'asserzione che il terapista debba ri-<br />
nunciare di fatto alla opzione medica di por termine alla<br />
terapia allorché lo giudichi conveniente; e neppure al-<br />
l'affermazione che il problema di ternzilzare l'analisi è di<br />
responsabilità e di pertinenza del paziente, il quale potrà<br />
continuarla o concluderla in qualunque momento. Ma da<br />
dove se ne deduce che il paziente debba poterla continua-<br />
re (o pensare di continuarla) indefinitamente?<br />
Esaminiamo la struttura dei giochi. Concordo piena-<br />
mente con Szazs che essa non ci fornisce alcuna risposta<br />
circa la durata del gioco (in quanto la fine del gioco fa<br />
riferimento a un non-gioco); ma alla domanda: « chi, se<br />
non i giocatori stessi, dovrebbe stabilire la durata del<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
gioco? D, io risponderei: anche la realtà esterna D. Una<br />
partita di tennis finisce non solo perché lo decidono i<br />
giocatori, ma anche in base a regole o convenzioni ester-<br />
ne ad essi, o perché l'oscurità o una pioggia rendono il<br />
campo impraticabile; una partita di calcio dura novanta<br />
mivtuti, indipendentemente dal risultato e dal desiderio<br />
della squadra perdente; e in una partita a carte, il temine<br />
(l'ora) è di solito fissato in anticipo, e da quel momento<br />
si costituisce come realtà esterna che si impone agli even-<br />
tuali desideri di singoli giocatori. Dove questa realtà<br />
esterna, così drammaticamente propostaci da Freud nelle<br />
ultime pagine di Analisi terminabile e interminabile, tro-<br />
va il suo spazio, specialmente nella sua dimensione di<br />
morte, nel modello di conclusione del gioco propostaci<br />
da Szazs.? Inoltre un gioco è tale solo in rapporto a un<br />
non-gioco, vale a dire a una realtà esterna ad esso: ma<br />
un gioco senza-fine non si confonde forse con tale realtà?<br />
E per finire, sono forse i giocatori a decidere di por ter-<br />
mine al gioco della vita?<br />
Il sogno di fine analisi che secondo Szazs dimostrereb-<br />
be il desiderio del paziente clze l'analista si comportasse<br />
diversamente dal padre mandandolo via a calci, in effetti<br />
per evitargli la responsabilità di concludere l'analisi (e<br />
venendo quindi ad essere paradossalmente simile al pa-<br />
dre), desiderio frustrato dal rifiuto dell'analista di porre<br />
un termine all'analisi, dimostra anche, a mio avviso, una<br />
più profonda esigenza del paziente: di un padre cioè<br />
capace 'di imporre una perdita e quindi in grado di con-<br />
sentire la liberazione di tutta l'aggressività repressa del<br />
figlio.<br />
Non è questa la sede per approfondire ulteriormente<br />
il discorso o proporre soluzioni alternative: mi basta aver<br />
indicato la complessità, la portata e i termini del pro-<br />
blema.<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
Un'ultima parola, infine, sul problema del pagamento<br />
dove ugualmente mi sembra che la dimensione inconscia<br />
trascurata emerga in alcune flagranti contraddizioni,<br />
in una specie di lapsus logico. Infatti l'atteggiamento<br />
diagnostico respinto con fermezza lungo tutto il libro,<br />
fa poi la sua ricomparsa nei confronti dei pazienti ipocondriaci<br />
(vedi p. 236), unici per i quali il terapista sembra<br />
autorizzato a valutare e a sanzionare le "assenze". E<br />
che dire del fatto che l'arresto per un delitto, il ricovero<br />
per psicosi o quello per malattia fisica sono valutati diversamente<br />
dal viaggio in Europa o dalle riunioni d'affari,<br />
nel senso che queste ultime evenienze sono considerate<br />
motivi validi per disdire gli appuntamenti senza doverli<br />
pagare, a differenza delle prime? Non è lecito pensare<br />
che l'analista trova più agevole identificarsi con l'uomo<br />
d'affari o col ricco turista piuttosto che col "delinquente",<br />
col "pazzo", o col "malato"? Ma è questa l'identificazione<br />
che ha consentito a Freud di creare un nuovo<br />
rapporto col paziente o a Reich quel capolavoro di intuizione<br />
poetica e scientifica che è Ascolta, piccolo uomo?<br />
I<br />
Queste critiche, per quanto importanti, non intaccano<br />
comunque il valore e la validità del libro di Thomas<br />
Szasz. Unicamente ci mettono in guardia da una visione<br />
troppo unilaterale dell'analisi, non sostenuta e confermata<br />
da una contemporanea visione sull'altro versante. Ma<br />
se ciò è vero nel senso indicato dalle mie critiche a<br />
Szasz, è altresì vero per il contrario. Mi spiego: non basta<br />
affermare che non si controlla e reprime un'altra persona<br />
in quanto la si comprende col metodo psicoanalitico.<br />
Se un esame della struttura formale del rapporto ci<br />
mostra una realtà oppressiva, allora è doveroso concludere<br />
che si tratta di una comprensione fittizia e che quello<br />
che facciamo non è psicoanalisi; e, di conseguenza,<br />
riesaminare il rapporto. E in questo senso il libro di<br />
Szasz risulta oltremodo prezioso.<br />
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A mio fratello George<br />
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PREFAZIONE<br />
Psicoterapia è il nome che viene dato a un partico-<br />
lare tipo di influenza personale: mediante comunicazio-<br />
ni, una persona, indicata come lo "psicoterapista", eser-<br />
cita un'influenza di pretesa natura terapeutica su di una<br />
altra, identificata come il "paziente". E' evidente, tutta-<br />
via, che questo processo non è altro che una componente<br />
particolare di una classe ben più vasta, in verità così vasta<br />
da comprendere praticamente tutte le interazioni umane.<br />
Non solo nella psicoterapia, ma in innumerevoli altre si-<br />
tuazioni, come la pubblicità, l'educazione, l'amicizia e il<br />
matrimonio, la gente si influenza reciprocamente. Chi ci<br />
dirà se tali interazioni sono utili o dannose e per chi lo<br />
sono? Il concetto di psicoterapia ci tradisce su questo<br />
punto, giudicando a priori l'interazione "terapeutica" per<br />
il paziente, nell'intenzione o nell'effetto o in entrambi<br />
i casi.<br />
Le persone cercano costantemente di influenzarsi a<br />
vicenda. Questo è ciò che rende la vita sociale al tempo<br />
stesso cooperativa e conflittuale. Controllare ed essere<br />
controllati, sono l'ordito e la trama del tessuto delle<br />
relazioni umane. Gli uomini desiderano ardentemente e<br />
nello stesso tempo si oppongono a influenzare gli altri e<br />
ad essere a loro volta influenzati. La questione che riguar-<br />
da coloro che si interessano di psicoterapia è: che genere<br />
di influenza gli psicoterapisti esercitano sui loro clienti?<br />
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Come regola, gli individui si influenzano reciproca-<br />
mente per sostenere alcuni valori ed opporsi ad altri.<br />
In passato alcuni valori erano sostenuti pubblicamen-<br />
te: ad esempio la castità, l'obbedienza, la frugalità. Oggi,<br />
i valori sono più spesso patrocinati nascostamente, come<br />
per esempio il bene comune, la salute mentale o il be-<br />
nessere. Tali parole sono dei vuoti che l'interlocutore o<br />
l'ascoltatore può riempire con tutto ciò che desidera. In<br />
ciò risiede la loro grande importanza per il demagogo,<br />
politico o professionale. Così, un candidato alla presi-<br />
denza può parlare di risanamento dell'economia della<br />
nazione per raggiungere una condizione "sana" e nessuno<br />
può essere sicuro se, così parlando, intende promuovere<br />
responsabilità fiscali o deficit finanziari. In maniera si-<br />
mile uno psichiatra può parlare di "salute mentale" della<br />
comunità senza che nessuno sappia con certezza se egli<br />
stia promuovendo l'individualismo o il collettivismo, l'au-<br />
tonomia o l'eteronomia.<br />
Gli psicoterapeuti fanno molte cose: lo scopo che pro-<br />
fessano è sempre quello di fornire "una terapia". Spesso,<br />
però, i tentativi di "trattare" un paziente sono in realtà<br />
sforzi per trasformare la sua condotta da un certo modo<br />
in un altro. Ci sono quindi psichiatri che cercano di tra-<br />
sformare coppie infelicemente sposate in coppie felici,<br />
omosessuali in eterosessuali, criminali in onesti cittadini;<br />
o, in generale, pazienti mentalmente malati in ex-pazienti<br />
mentalmente recuperati.<br />
La mia tesi è che la psicoanalisi non può essere una<br />
impresa di questo genere. Senza dubbio, il termine "psi-<br />
coanalisi" può essere applicato a tipi di psicoterapia per-<br />
suasiva; difatti, ognuna delle procedure summenzionate è<br />
spesso descritta come "psicoanalitica" nello scopo, nei<br />
principi o nel metodo. Perfino la psichiatria sociale è pro-<br />
mossa da persone ufficialmente accreditate come psico-<br />
analisti.<br />
Questi sviluppi illustrano e dovrebbero ancora una<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
volta ricordarci che il significato di una parola può es-<br />
sere esteso fino al punto di designare l'opposto del suo<br />
significato originario. Ad esempio, la parola greca hairesis,<br />
che significa "fare una scelta", divenne "eresia". Analo-<br />
gamente Freud ideò un metodo di psicoterapia che am-<br />
pliasse l'autonomia del paziente e lo chiamò "psicoanali-<br />
si"; oggi, lo stesso nome viene usato per procedure che<br />
limitano l'autonomia.<br />
ln questo libro, mi prefiggo di descrivere la psicotera-<br />
pia come un'azione sociale e non come un metodo di<br />
guarigione. Così concepito il trattamento psicoanalitico<br />
viene caratterizzato dal suo scopo - aumentare nel pazien-<br />
te la conoscenza di se stesso e degli altri, e quindi la sua<br />
libertà di scelta nella condotta di vita; dal suo metodo -<br />
l'analisi delle comunicazioni, delle regole e dei giochi; e,<br />
infine, dal suo contesto sociale - un rapporto contrattuale,<br />
piuttosto che "terapeutico", fra analista e analizzando.<br />
Riassumendo, tenterò di definire la natura della psico-<br />
analisi, chiarirne i limiti e stabilire le sue relazioni con<br />
altre forme di psicoterapia, con la medicina, l'etica e la<br />
sociologia. Questo è certamente un disegno ambizioso;<br />
ma è il meno che possa bastare allo stadio attuale della<br />
psichiatria nel quale collettivismo, irrazionalisrno e "me-<br />
dicalismo" non solo hanno fallito nel fornire nuove ri-<br />
sposte ai nostri problemi, ma sono riusciti a oscurare<br />
quelle che già avevamo.<br />
Eppure, solo ieri, la psicoanalisi costituiva una gran-<br />
de promessa per la liberazione dei valori interiori dell'uo-<br />
mo, come già lo era stata la Società Aperta per la libe-<br />
razione dell1Uomo Esterno.<br />
Entrambe sono aspetti del moderno razionalismo e<br />
individualismo i quali hanno cercato e cercano tuttora<br />
di promuovere la Personalità Autonoma e la Società Li-<br />
bera. Hanno forse fallito? E' troppo presto per dirlo. La<br />
partita non è ancora chiusa.<br />
Qualunque sia il risultato finale, l'attuale situazione<br />
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non offre motivi di ottimismo. NelltAmerica della metà<br />
del secolo, il benessere ha soppiantato la libertà e l'indi-<br />
viduo autonomo è diventato l'uomo superfluo, il di più.<br />
La domanda è: vogliamo e possiamo riaccendere la tre-<br />
molante fiammella dell'individualismo? Solo per coloro<br />
che potranno o vorranno farlo la psicoanalisi come tera-<br />
pia autonoma avrà un interesse e un valore. Gli altri, o<br />
la eviteranno o la ridurranno al proprio servizio.*<br />
Syracuse, New York<br />
Febbraio 1965<br />
* RICONOSCIMENTI. Desidero ringraziare il dr. Kenneth Barney<br />
per la lettura critica del manoscritto e gli utili suggerimenti; il<br />
dr. Ronald Leifer per i suggerimenti riguardanti il 20 e 30 capitolo;<br />
la signora Arthur Ecker per la competente assistenza editoriale;<br />
la signora Margaret Basset per l'insuperabile lavoro di segretaria<br />
e il National Institute of Menta1 Health, United States Public<br />
Health Service per la sovvenzione della ricerca (No. MH 07099-01)<br />
che ha in parte sostenuto le spese del lavoro di questo libro.<br />
Alcune parti del 30 capitolo erano state precedentemente pubbli-<br />
cate nel A.M.A. Archives of General Psychiatry, 90 Volume, (1963);<br />
sono grato all'editore e al redattore per il permesso a ristampare<br />
e a rielaborare l'articolo per questo libro.<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
INTRODUZIONE<br />
Per venticinque o trent'anni, ho scritto e parlato di quelle<br />
che una volta erano chiamate novità ed ora non ho un solo di-<br />
scepolo. Perché? Non che non fosse vero ciò che dicevo o che<br />
non abbia trovato ascoltatori intelligenti, ma non ho mai avuto<br />
alcun desiderio di condurre gli uomini verso di me, bensì, al con-<br />
trario, di condurli verso toro stessi (...). Questo è il mio vanto,<br />
di non aver seguaci di scuola. La mancanza di indipendenza a2<br />
riguardo la considero segno di scarso insight. (RALPH EMERSON)<br />
(...) il paziente deve essere educato a liberare e realizzare la<br />
sua propria natura, non a rassomigliare a noi. (S. FREUD)<br />
i( ...) 20 scopo di una vita può essere solo quello di aumentare<br />
la quantità di libertà e responsabilità che si trova in ogni uomo<br />
e nel mondo. Non può, in nessuna circostanza, essere quello di<br />
ridurre o sopprimere tde libertà, anche solo temporaneamente.<br />
(A. CAMUS)<br />
I1 trattamento psicoanalitico è un tipo particolare di<br />
rapporto umano. Occorrono solo due persone, l'analista e<br />
il paziente. Cosa fanno queste due persone e perché lo<br />
fanno?<br />
Questo libro è la mia risposta a tale quesito. Nei miei<br />
primi scritti, specialmente ne Il mito della malattia men-<br />
tale 1 ho wrcato di dissipare l'idea che la persona che<br />
consulta uno psicoterapista sia "malata" e che lo sfor-<br />
zo per aiutarlo a comportarsi con maggiore discernimen-<br />
to, libertà e autoresponsabilità sia una specie di "tratta-<br />
mento". Dopo aver scartato l'ingannevole concettualizza-<br />
zione medico-terapeutica dei problemi del comportamen-<br />
1 The Myth of Menta1 Zblness, Foundations of a Theory of<br />
Persona1 Conduct, Hober-Harper, New York 1961. Tr. it. Il Mito<br />
della malattia mentale, I1 Saggiatore, Milano 1972.<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo<br />
25
to personale e della psicoterapia, affronterò il tema del<br />
rapporto analitico partendo da un'ampia base psicoso-<br />
ciale, considerando l'uomo come una persona che usa dei<br />
segni, segue delle regale e partecipa a dei giochi, e non<br />
come un organismo che ha istinti e necessità o come un<br />
paziente che ha una malattia.<br />
I1 trattamento psicoanalitico o "gioco analitico" - co-<br />
me spesso lo chiamerò - può essere studiato da tre punti<br />
di vista.<br />
Primo, possiamo osservare e descrivere le esperienze<br />
del paziente e dell'analista: alcune di queste possono<br />
essere più o meno tipiche dell'incontro analitico. Molte<br />
affermazioni circa il trattamento analitico si riferiscono<br />
a questo aspetto del problema.<br />
In secondo luogo possiamo determinare le regole del<br />
gioco analitico: ad esempio, il fatto che il paziente debba<br />
sdraiarsi sul divano o che l'analista debba interpretare la<br />
nevrosi (di transfert. Se ben riuscita, una tale specifica-<br />
zione potrebbe determinare cos'è l'analisi (e, di conse-<br />
guenza, cosa non è). Ma non ci dirà cosa si prova ad es-<br />
sere analista o analizzando, non più di quanto le regole<br />
degli scacchi ci dicano cosa si sente giocando una partita<br />
a scacchi.<br />
Terzo, è possibile discutere il gioco analitico, i suoi<br />
fini, le sue regole, le sue limitazioni e così via. Possiamo<br />
parlare di questo, alquanto genericamente, come teoria<br />
del trattamento analitico, o, con maggiore precisione,<br />
come una descrizione del metagioco dell'analisi (le rogo-<br />
le dell'analisi che specificano il gioco-oggetto). Una tale<br />
descrizione è importante perché, senza di essa, la nostra<br />
conoscenza del gioco analitico è incompleta e inadeguata.<br />
Ma ancora una volta non dobbiamo aspettarci dalla teo-<br />
ria della terapia analitica ciò che essa non può darci e<br />
non ha mai preteso di darci: fornire l'aocesso alle espe-<br />
rienze dei giocatori.<br />
E' chiaro che per sapere ciò che si prova giocando<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
a scacchi, occorre giocarci. L'esperienza del gioco non<br />
può essere derivata o tratta dalle regole, dalla descri-<br />
zione di partite giocate da altri, o dalla teoria sul gioco.<br />
Lo stesso vale per la psicoanalisi. Ciò nonostante c'è stata<br />
una persistente attesa, da parte degli analisti e dei loro<br />
lettori, di poter trasmettere l'esperienza analitica in for-<br />
ma stampata. Questo è impossibile. Per sapere cosa ac-<br />
cade quando si .è analizzati occorre essere un paziente;<br />
per sapere come si conduce un'analisi occorre essere un<br />
analista. E' tutto qui!<br />
Non si è tuttavia apprezzato sufficientemente la possi-<br />
bilità di realizzare gli altri due compiti. Certamente do-<br />
vremmo essene in grado di descrivere in modo chiaro e<br />
semplice le regole \del gioco che governano il comporta-<br />
mento dei giocatori analitici. Eppure questo non è stato<br />
mai fatto. Di solito vengono dette alcune cose su quanto<br />
ci si aspetta dal paziente, ma nulla su quanto ci si aspetta<br />
dal terapista. Secondo le parole di Fenichel, per l'analista<br />
« tutto è permesso, purché egli sappia il perché ».' Niente<br />
di più assurdo. Dire che l'analista può fare qualunque<br />
cosa è come asserire che egli è un giocatore in un gioco<br />
ove non gli si chiede di seguine alcuna regola. Questo è<br />
un completo fraintendimento di ciò ohe l'analisi è o do-<br />
vrebbe essere, e io oercherò di correggerlo dando una<br />
descrizione del trattamento psicoanalitico come impresa<br />
educativa, paragonabile a un gioco, con (delle regole che<br />
devono essere seguite da ciascun giocatore.<br />
Anche la così detta teoria del trattamento psicoanali-<br />
tic0 è stata vittima di un malinteso. Sotto questo titolo<br />
spesso troviamo autori che discutono qualunque proble-<br />
ma relativo d'incontro analitico, dalla psicopatologia del<br />
paziente alle ragioni per modificare le regole analitiche.<br />
Ma la teoria di un gioco deve fornire una spiegazione dei<br />
principi su cui si fondano le regole; inoltre deve. render<br />
canto dei valori che il gioco cerca di realizzare attraverso<br />
2 OTTO FENICHEL, Problems of Psychoanalytic Technique, E< The<br />
Psychoanalytic Quarterly », Im., Albany N. Y., 1941, p. 24.<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
il comportamento richiesto ai giocatori. La teoria del trat-<br />
tamento psicoanalitico deve quindi chiarire la connessio-<br />
ne tra gli scopi e i valori del gioco e l'e sue regole. Cer-<br />
cherò di presentare una tale teoria, comprendente i prin-<br />
cipi del rapporto psicoanalitico e i concetti etici e psico-<br />
logici inerenti a tali principi.<br />
Dato che l'argomento è complesso, che molto è stato<br />
scritto al riguardo e, infìne, che quest'opera anche se mi<br />
auguro di interesse e valore per il lettore comune, è di-<br />
retta principalmente a persone già familiarizzate con la<br />
natura della psicoterapia, procederò secondo quello che<br />
logicamente è l'ordine inverso, e cioè dal generale al par-<br />
ticolare. Nella prima parte, parlerò del problema dello<br />
studio scientifico delle relazioni umane ed esporrò alcuni<br />
concetti e principi basilari per lo studio dell'impresa ana-<br />
litica. Ndla seconda parte, presenterò i principi della<br />
psicoanalisi considerata come psicoterapia autonoma. Nel-<br />
la terza parte, infine, descriverò le regole del gioco ana-<br />
litico.<br />
<strong>Psicoanalisi</strong> o psicoterapia autonoma?<br />
Per molti anni mi sono scontrato col problema di come<br />
chiamare il tipo di psicoterapia che pratico e la cui<br />
teoria e metodo vorrei ora esporre al lettore.<br />
Vi sono due alternative. Da una parte, potrei riferirmi<br />
ad essa sempli~cemente come "psicoanalisi" perché ritengo<br />
che essa sia psicoanalisi. Freud e i primi freudiani sarebbero<br />
forse d'accordo. I1 nostro scopo è il medesilmo:<br />
estendere il controllo del1910 su certe aree delllEs, secondo<br />
il loro modo di esprimersi, o aumentare la capacità<br />
del cliente di autodeterminarsi e operare le sue scalte,<br />
come io preferisco dine. Anche i nostri metodi hanno<br />
molto in comune: nella psicoanal~isi classica così come<br />
nella psicoterapia autonoma, il solo compito del terapista<br />
è di "analizzare". Di conseguenza, dando un nuovo<br />
nome al metodo terapeutico che descriverò, r,ischierei di<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
essere criticato per aver usato una parola nuova a indicare<br />
la psicoanalisi appropriandomi di ciò che di fatto<br />
appartiene a Freud.<br />
Purtroppo, la situazione della psicoanalisi è più complicata<br />
oggi di quanto non lo fosse poche mdecadi fà. Attualmente<br />
ognuno usa la parola "psicoanalisi" per indicare<br />
ciò che gli pare. Quindi, se affermassi che la terapia descritta<br />
in questo libro è psicoanalisi, molti analisti probabilmente<br />
respingerebbero questa mia pretesa. La psicoanalisi,<br />
essi potrebbero ribattere, è ciò che loro praticano<br />
e non quello che faccio io. Poiché non vi è alcun metodo<br />
~iconosciuto per arbitrare una tale disputa, chi sarà a<br />
stabilire ciò che dovrebbe essere definito psicoanalisi e<br />
ciò che non dovrebbe esserlo?<br />
Supponiamo comunque che le mie rivendicazioni siano<br />
corrette. I1 mio metodo di psicoterapia sarebbe allora<br />
riconosciuto quale continuazione dello spirito della psicoanalisi<br />
freudiana e ne rappresente~bbe, forse, un ragionevole<br />
sviluppo: di conseguenza, dovrebbe essere definito<br />
"psicoanalisi". Questa possibilità sarà comunque fonte di<br />
confusione in 'quanto se ciò che io faccio è psicoanalisi,<br />
aBora molto di quello che ara vime chiamato psicoanalisi<br />
è qualcosa d'altro.<br />
La seconda alternativa è quella di chiamare con un<br />
nome nuovo il mio sistema di praticare la psicoterapia. Io<br />
l'ho fatto di quando in quando, riferendomi ad esso come<br />
Il<br />
psicoterapia autonoma". Scelgo questa espressione per<br />
indicare lo scopo principale di questa procedura: conservare<br />
ed estendere l'autonomia del cliente. Per accentuare<br />
la natura del metodo terapeutico piuttosto che il suo scopo,<br />
la procedura potrebbe anche essere definita "psicoterapia<br />
contrattuale": il rapporto analista-analizzando non<br />
è determinato né dalle "necessità terapeutiche" del paziente<br />
né dall' "ambizione terapeutica dell'analista", ma piuttosto<br />
da un inslieme di promesse e di aspettative, esplicitamente<br />
e mutuamente accettate, che io definisco "il contratto".<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
I1 vantaggio principale di chiamare con un nome nuo-<br />
va la terapia qui descritta è che così facendo la si separa<br />
dalle molte altre imprese psicoterapeutiche attualmente<br />
chiamate psicoanalisi. Se le interpretazioni del compor-<br />
tamento, insieme alla somministrazione di tranquillanti<br />
e di stimolanti, è una forma di psicoanalisi; se la terapia<br />
, di pazienti psicotici ricoverati in forma coatta è anche<br />
considerata una forma di psicoanalisi; e infine, se la co-<br />
siddetta analisi di'dattica, caratterizzata dall'attivo e coer-<br />
citivo controllo dellla vita dd'analizzando da parte dello<br />
analista, è anch'essa un'altra forma di psicoanalisi, allora<br />
la psicoterapia autonoma $non è psicoanalisi e deve essere<br />
ben distinta da essa.<br />
Lo svantaggio principale di dare d mio metodo di psi-<br />
coterapia un nome nuovo è quello già menzionato: che a<br />
molti esso sembrerà un ribattezzare ciò che "realmente"<br />
è la psicoanalisi. Inoltre, una nuova definizione per un<br />
procedimento psicoterapeutico tende ad implicare alcune<br />
novità radicali nonché una promessa di straordinari po-<br />
teri curativi. Ma in questo caso non vi sono implicazioni<br />
di questo genere, né tantomeno io avanzo simili pretese.<br />
Ho deciso di risolvere il problema adottando il se-<br />
guente piano: userò i tenmini "psicoanalisi" (o tratta-<br />
mento psicoanalitico) e "psicoterapia autonoma" scambie-<br />
volmente e come sinonimi. Ciò servirà a etichettare, alme-<br />
no prowisoriamente, il particolare tipo di psicoterapia<br />
qui descritto; nello stesso tempo, lasoerà lo psicoterapi-<br />
sta e lo studioso di scienze sociali liberi di decidere se<br />
il mio metodo ha bisogno di una nuova denominazione.<br />
In passato, gli psicoterapisti hanno di frequente mani-<br />
festato la loro propensione per i rapporti eteronomi con<br />
i pazienti, imponendo neologismi psichiatrici ai loro let-<br />
tori. Mi sembra quindi particolarmente opportuno che<br />
un libro sulla psicoterapia autonoma lasci il lettore li-<br />
bero di decidere se le idee e il metodo dell'autore diffe-<br />
riscono da quelle dei suoi colleghi al punto di giustificare<br />
l'uso di un nuovo nome.<br />
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PARTE PRIMA<br />
LO STUDIO SCIENTIFICO<br />
DELLA PSICOTERAPIA<br />
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LA RELAZIONE PSICOANALITICA<br />
COME PROBLEMA SCIENTIFICO<br />
I1 tema di questo libro è il rapporto fra l'analista e<br />
i'analizzando. Tale rapporto è stato definito con nomi<br />
diversi, ma tutti più o meno ingannevoli. Alcuni analisti<br />
lo chiamano trattamento psicoanalitico, ma* non è un<br />
trattamento. Altri tecnica psicoanalitica, ma non vi è al-<br />
cuna tecnica specifica che l'analista possa applicare al<br />
soggetto, come se questi fosse un oggetto. Altri ancora<br />
parlano di situazione psicoanalitica, ma non è una sin-<br />
gola, specifica situazione, ma piuttosto un lungo rappor-<br />
to evolutivo. In effetti, userò anch'io molti di questi ter-<br />
mini poiché non vi è alcun vantaggio nel coniare nedo-<br />
gismi se si può evitarlo. Userò le parole "paziente", "tera-<br />
pista" e "trattamento" per ragioni di comodità, onde po-<br />
ter comunicare facilmente col lettore; è ovvio, comunque,<br />
che rifuggo dal loro implicito significato medico, psicopa-<br />
tologico e terapeutico.<br />
Prima di lprocedere è conveniente domandarsi: Che<br />
genere di impresa è la psicoanalisi? Dobbiamo renderci<br />
conto che la parola "psicoanalisi" denota due propositi<br />
fondamentalmente diversi. Primo, la psicoanalisi è una<br />
scienza: poiché il suo oggetto è l'uomo e le relazioni<br />
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umane, oggi essa fa parte delle scienze sociali. Secondo,<br />
la psicoanalisi è una forma di psicoterapia, vale a dire<br />
un rapporto umano caratterizzato da determinati fini e re-<br />
gole di comportamento; dal momento che il paziente ed<br />
il terapista si giudicano e si influenzano a vicenda e, nel-<br />
lo stesso tempo, esaminano gli standard dei loro giudizi<br />
e della loro condotta, la terapia psicoanalitica è stretta-<br />
mente legata all'etica, alla politica e alla religione. E'<br />
perciò inutile avvicinarsi ai problemi dei quali si occupa<br />
la psicoanalisi e alle soluzioni che essa offre primaria-<br />
mente dal punto di vista della medicina o della psichia-<br />
tria tradizionale. La psicoanalisi appartiene alla storia<br />
delle idee e alla storia dei rapporti dell'uomo con i suoi<br />
simili.<br />
Perché studiare il rapporto analitico?<br />
Perché studiare la situazione psicoanalitica? Secondo<br />
l'opinione psicoanalitica tradizionale, la ragione princi-<br />
pale è che la terapia psicoanalitica è il procedimento più<br />
efficace per curare il gruppo di malattie chiamate "ne-<br />
vrosi". Se così è, cadiamo nella nostra stessa trappola<br />
concettuale. Perché questa formulazione è una trappola?<br />
Perché essa implica, primo, che la psicoanalisi è il mi-<br />
glior trattamento per le nevrosi, ma non per altre ma-<br />
lattie mentali, come le psicosi, le perversioni e le tossi-<br />
comanie; e secondo, che la psicoanalisi è una forma di<br />
cura, paragonabile ad altre cure come la terapia farma-<br />
cologica, l'elettroshock e la lobotomia. Certamente que-<br />
sto non è un buon inizio. Eppure, una delle principali giu-<br />
stificazioni sociali della psicoanalisi, specialmente negli<br />
Stati Uniti, è stata la sua utilità terapeutica. Un celebre<br />
libro moderno reca il titolo Il valore medico della psico-<br />
analisi.' Ma è imprudente giustificare la psicoanalisi col<br />
1 FRANZ ALEXANDER, The Medica1 Value of Psychoanalysis, Norton,<br />
New York 1932.<br />
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suo valore medico che io ritengo, infatti, scarso. Se non<br />
altro, questo è il suo tallone d7Achille, né quest'aspetto è<br />
stato disconosciuto da eminenti colleghi, dentro e fuori<br />
della psichiatria.<br />
Un'altra frequente giustificazione dell'importanza scien-<br />
tifica dello studio della situazione psicoanalitica è che<br />
i'analista possiede uno strumento unico per investigare<br />
la personalità umana e in particolare "l'inccjnscio". In<br />
questo modo la psicoanalisi è difesa non solo come una<br />
buona terapia, ma anche come ricerca effettiva. Comun-<br />
que sia, questa non è la ragione del mio attuale interesse<br />
per quest'argomento, né tantomeno ritengo sia questo il<br />
più importante contributo della psicoanalisi allo studio<br />
dell'umo. In che consiste allora il suo valore principale?<br />
0, meglio, per usare la metafora di Achille, qual'è il punto<br />
più solido dell'arrnatura del nostro guerriero?<br />
Credo che il principale valore intellettuale e scienti-<br />
fico del trattamento psicoanalitico stia, come la chiave del*<br />
la massaia, sotto il tappeto della porta (dove nessuno pen-<br />
serebbe a cercarlo; e cioè, nel tipo di modello che il<br />
rapporto analitico fornisce, al fine di ottenere una mi-<br />
gliore comprensione dell'etica, della politica e dei rap-<br />
porti sociali in generale. Che io sappia, nessuno ha mai<br />
fatto un suggerimento di questo genere. E' quindi oppor-<br />
tuno che io sostenga quest'asserzione con qualcosa di più<br />
sostanziale di una mia opinione personale.<br />
L'individuo, il gruppo ed<br />
il problema della libertà<br />
Il sintomo psichiatrico come limitazione della libertà.<br />
Per quanto il concetto di "sintomo psichiatrico" sia<br />
generalmente ben compreso, ritengo necessario premettere<br />
alcune parole sul significato che ha per me l'uso di<br />
questa espressione. Secondo l'uso comune, parlerò di<br />
#><br />
sintomi" per indicare idee, sentimenti, inclinazioni ed<br />
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azioni che sono considerate indesiderabili, involontarie o<br />
strane. Ma a giudizio di chi?<br />
I1 giudizio che il comportamento di un individuo non<br />
è normale e che qui'ndi è un "sintomo", può essere espres-<br />
so da un certo numero di persone: il cliente stesso; i<br />
suoi parenti; un esperto che comprenda i suoi desideri;<br />
un esperto apertamente o velatamente in antagonismo<br />
con lui; o, infine, la società in generale tramite agenti<br />
debitamente designati (per esempio, uno psichiatra del<br />
tribunale). Sfortunatamente, la gente tende ad usare il<br />
concetto di sintomo psichiatrico (o diagnosi) senza pre-<br />
stare troppa attenzione al problema di chi giudica e di<br />
chi viene giudicato. Non deve quindi sorprendere che un<br />
individuo consideri la propria condotta adeguata e nor-<br />
male, mentre altri la considerano strana e sintomo di<br />
"malattia mentale".<br />
Nella disoussione che segue, mi limiterò a quei casi<br />
nei quali il cliente considera alcuni aspetti della propria<br />
condotta come un sintomo psichiatrico, o, per lo meno,<br />
condivide il giudizio espresso da altri. In altre parole, non<br />
considererò quei casi nei quali alcuni aspetti della con-<br />
dotta di una persona vengono etichettati come "sintomo"<br />
da un osservatore, mentre sono invece considerati soddi-<br />
sfacenti dal soggetto.<br />
Tenendo quindi presente che parleremo di "sintomi<br />
psichiatrici" solo quando una tale qualifica del compor-<br />
tamento coinciderà col giudizio proprio del soggetto per<br />
quel che riguarda la sua condotta, poniamoci questa do-<br />
manda: cosa distingue i vari fenomeni che possono esse-<br />
re classificati come sintomi psichiatrici? Tutti implicano<br />
un'essenziale restrizione della libertà del paziente a te-<br />
nere una condotta accettabile (da parte di altri, inseriti,<br />
come lui, nel suo ambiente sociale.<br />
Fenomenologicamente, i sintomi psichiatrici sono di<br />
una varietà senza fine. L'isterico è paralizzato: non può<br />
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parlare, camminare o scrivere. I1 fobico non può compiere<br />
alcuni atti: deve evitare di toccare vari oggetti, di<br />
andare per strada, o di rimanere solo. L'ossessivo-compulaivo<br />
è costretto a occuparsi di cose banali, deve controllare<br />
e ricontrollare i suoi atti, deve pensare determinati<br />
pensieri o compiere dei cerimoniali. L'ipocondriaco #deve<br />
preoccuparsi della propria salute, il paranoico dei suoi oggetti<br />
persecutori, lo schizofrenico delle sue fantasie deliranti.<br />
L'elemento comune in questi ed altri cosilddetti sintomi<br />
psichiatrici 6 l'espressione della perdita di controllo o di<br />
libertà. Ogni sintomo è sperimentato e descritto dal paziente<br />
come qualcosa che non può evitare di fare o di<br />
sentire o come qualcosa che è obbligato a fare. L'alcoliz~<br />
zato, ad esempio, asserisce che non può smettere di bere;<br />
la persona abitualmente pigra, che non p ~ò fare a meno<br />
di arrivare in ritardo; la persona volubile che non può<br />
controllare il suo temperamento; l'allucinato, che non può<br />
far tacere "le voci" e fermare "le visioni"; il depresso<br />
che non può provare piacere o autostima, e così via.<br />
Quello che ci interessa nei sintomi psichiatrici, quindi,<br />
è che il paziente li esperimenti o li definisca (più o meno)<br />
come accadimenti involontari: inoltre, dato che non è<br />
libero di impegnarsi in o di astenersi da un particolare<br />
atto o esperienza, egli di solito pretende di non dover<br />
essere ritenuto responsabile di tali atti e delle loro conseguenze.<br />
(Più avanti tratterò del paziente psichiatrico<br />
che si rivolge al terapista col linguaggio delle scuse).<br />
Per chiarire il significato dell'espressione "perdita di<br />
libertà" nel sintomo psichiatrico, paragoniamo i sintomi<br />
alle abitudini e al lavoro. Consideriamo tre esempi concreti:<br />
I'ipocondria, il malumore abituale e l'esagerato impegno<br />
nel lavoro (ad esempio, di un medico). L'ipocondriaco<br />
fa professione di essere malato, la persona collerica<br />
di essere intrattabile, e il medico di essere indispensabile;<br />
essi si rassomigliano per un'eccessiva adesione a<br />
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un particolare ruolo. Tuttavia, questi tre tipi di persone<br />
possono differire nel grado di adesione al loro ruolo, vale<br />
a dire nel grado di libertà a impegnarsi in altre attività.<br />
Ad esempio, 1'i;pocondriaco è considerato tale nella rnisu-<br />
ra in cui si sente costretto a rimurginare sui suoi distur-<br />
bi o sui suoi guai. In altre parole, giudichiamo tale per-<br />
sona ipcondriaca o meno, nella misura in cui essa "è<br />
prigioniera' dei suoi sintomi.<br />
La differenza tra sintomo e abitudine è in gran parte<br />
una questione di convenzione e giudizio: coloro che sono<br />
abituati a un tipo di famiglia autoritaria possono accet-<br />
tare un padre collerico come persona con un pessimo<br />
carattere; coloro che non sono abituati a una famiglia<br />
del genere potrebbero invece considerarlo come una per-<br />
sona mentalmente malata. Lo stesso soggetto collerico è<br />
probabile che consideri la propria condotta al di fuori<br />
del suo controllo e di conseguenza simile a un sintomo.<br />
L'impegno nel lavoro, infine, è di solito considerato<br />
come qualcosa di volontario e liberamente scelto; tutta-<br />
via, anche il lavoro può essere qualificato come un com-<br />
portamento sul quale non è possibile esercitare un con-<br />
trollo. E' interessante notare come il (dedicarsi eccessi-<br />
vamente al lavoro può essere sia esaltato che criticato;<br />
per Albert Scweitzer, è la risposta ad un "richiamo", ma<br />
per l'uomo d'affari comune o per il medico che lavora<br />
troppo è una "schiavitù".<br />
Dobbiamo tener presente che la condotta personale è<br />
altresì una forma di comunicazione e come tale è sempre<br />
qualificata o come libera e volontaria, o come coatta e<br />
involontaria. I1 possesso o la mancanza di libertà di un<br />
individuo ha un effetto cruciale sul grado di libertà delfle<br />
persone che frequenta; pertanto, il concetto di libertà<br />
gioca un ruolo determinante nella psichiatria e nella psi-<br />
coterapia.<br />
In effetti, quello della libertà è forse il punto di vista<br />
migliore per una classificazione delle psicoterapie. Pus-<br />
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siamo così ,distinguere fra due gruppi: uno, il cui scopo<br />
è quello di aumentare la libertà personale del paziente,<br />
l'altro mirante a diminuirla. Le psicoterapie pre-freudia-<br />
ne erano tipicamente repressive; esse tendevano a ridur-<br />
re la libertà di sentimenti, di pensiero e di azione del<br />
paziente. I1 grande contributo di Frewd sta nell'aver po-<br />
sto i fondamenti di una terapia che cerca di allargare<br />
il campo di scelta del paziente e di conseguenza la sua<br />
libertà e la sua responsabilità.<br />
L'idea di libertà e il trattamento psicoanalitico<br />
Anche se non chiaramente esplicitato, lo scopo del<br />
trattamento psicoanalitico fu, all'inizio, quello di "libe-<br />
rare" il paziente. Dapprima, Freud volle liberare il pa-<br />
ziente dall'influenza patogena dei ricordi traumatici. Na-<br />
turalmente, si trattava solo di una liberazione dai sintomi,<br />
nel senso medico tradizionale. Ma non burliamoci di ciò.<br />
Anche allora Freud tentava di liberare il paziente dal far-<br />
dello dei cattivi ricordi, che è dopotutto un fardello mo-<br />
rale. Né quest'idea è superata. Alcuni autori contempora-<br />
nei sostengono che lo psicoterapista dovrebbe fare esat-<br />
tamente l'opposto. I "cattivi" ricordi provano che il pa-<br />
ziente è "colpevole"; di conseguenza, egli non dovrebbe<br />
esserne liberato bensì reso più responsabile (di quanto sia<br />
disposto ad esserlo. Nandimeno, lo scopo e il risultato<br />
sarebbero una maggiore libertà per l'individuo.<br />
Successivamente alla concezione del ricordo trauma-<br />
tico, Freud sviluppò poco dopo l'ipotesi che la nevrosi è<br />
in gran parte una questione di inibizioni; il paziente nevro-<br />
tico è ammalato in quanto eccessivamente socializzato.<br />
Scopo della terapia sarebbe quello di liberarlo da alcune<br />
inibizioni in modo che possa divenire più spontaneo e<br />
creativo, in una parola più libero. Questa era l'idea pre-<br />
valente nei circoli analitici negli anni dal 1920 al 1930.<br />
Wilhelm Reich ne fu il principale sostenitore. Sebbene<br />
egli fallisse nel tentativo di aocordare la libertà con la<br />
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esponsabilità, la sua opera, e specialmente il libro Ascolta,<br />
piccolo uomo,2 sono più importanti nella storia della<br />
psicoanalisi che non molti classici ~psicoa~nalitici. In verita,<br />
quando l'analisi dell'Io era una scoperta recente, molti<br />
analisti ritenevano che scopo dell'analisi fosse la distruzione<br />
del Super-Io (arcaico) del paziente. L'idea non era<br />
completamente da scartare. Di nuovo, il mio punto di<br />
vista è che gli analisti erano ancora impegnati nel giocare<br />
la partita della libertà. Volevano liberare il paziente<br />
dalle influenze inconscie e automatiche esercitate su di<br />
lui dagli introietti infantili o, in parole semplici, dalle<br />
idee che gli erano state instillate dentro da bambino.<br />
Dopo la morte di Freud, lo scopo dell'analisi è stato<br />
quello di liberare il paziente dagli effetti mstrittivi della<br />
sua nevrosi (intendendo per "nevrosi" un comportamento<br />
inconsciamente determinato, stereotipato, in contrasto<br />
con una condotta normale, liberamente e coscientemente<br />
determinata). Ecco di nuovo la nozione di libertà.<br />
In realtà, la moderna concezione psicoanalitica di normalità<br />
è in qualche modo identica a quella di libertà;<br />
non naturalmente libertà economica o politica, ma libertà<br />
personale. Secondo questo punto di vista, il cornportamento<br />
nevrotico è automatico o abituale, mentre il<br />
comportamento non nevrotico o normale è discriminante<br />
e selettivo.<br />
Benché fondamentale per la teoria del trattamento<br />
psicoanalitico, il preciso significato o natura della libertà<br />
non è stato esplicitamente definito, ne è stato articolato<br />
in un coerente sistema etico. Eppure, io sostengo che<br />
come psico~terapia la psicoanalisi non ha alcun significato<br />
senza un'etica articolata. Qui sta il significato morale,<br />
politico e, al tempo stesso, scientifico della situazione<br />
psicoanalitica; essa è un modello di incontro tra uomini<br />
regolato dallética dell'individualismo e dall'autono-<br />
2 Orgone Institute Press, New York 1948. Tr. it. Sugar, Tori-<br />
no 1973.<br />
40<br />
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mia personale. Lo scopo del trattamento psicoanalitico è<br />
quindi paragonabile allo scopo delIa riforma politica li-<br />
berale. I1 proposito di una costituzione democratica è<br />
quello di dare al popolo, oppresso da un governo tiranni-<br />
co, una maggiore libertà nella condotta politica, econo-<br />
mica e religiosa. Lo scopo della psicoanalisi è quello di<br />
dare ai pazienti oppressi dai loro abituali modelli di<br />
comportamento, una maggiore libertà nella condotta per-<br />
sonale.<br />
Libertà per chi?<br />
I1 moderno concetto di libertà è complesso. Esso pro-<br />
viene da varie fonti e riflette le aspirazioni di uomini<br />
che hanno vissuto in condizioni diverse; i suoi scopi di<br />
conseguenza differiscono. In verità, il concetto di libertà<br />
può agevolmente assumere due significati quasi diame-<br />
tralmente opposti. La psicoanalisi e molte altre cose,<br />
nella società contemporanea, testimoniano la nostra con-<br />
fusione circa la libertà. Chiarendo quello che è il molo<br />
ddla libertà in psicoanalisi, possiamo contribuire a chia-<br />
rirne il ruolo nella moderna politica e sociologia.<br />
Quali sono le due maggiori fonti del moderno concet-<br />
to di libertà? Uno è "L'età dell'Zlluminismo": i protago-<br />
nisti, uomini di elevata condizione sociale e di cultura<br />
eccezionale; scenario, la Francia, l'Inghilterra e gli Stati<br />
Uniti; l'epoca, il secolo XVIII. L'aspetto preminente del-<br />
l'idea di libertà offerta in questo periodo era il suo carat-<br />
tere individualistico e positivo. Per uomini come Voltaire<br />
e Jefferson, la libertà era d'opportunità dell'individuo soli-<br />
tario di perseguire certe mete: libertà di indagare, di<br />
apprendere, di leggere, di pensare, di scrivere, di sfidare<br />
l'autorità costituita e di essere un individuo cosciente.<br />
In breve, questa è la libertà di essere una persona indi-<br />
viduale, un uomo autentico, responsabile e autonomo.<br />
Sebbene alcune di queste libertà venissero definite come<br />
libertà da qualcosa (ad esempio, dalla tirannide teologi-<br />
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ca o dalla tirannilde governativa), in realtà esse erano,<br />
per la maggior parte, liberlà per qualcosa (ad esempio<br />
per l'autogoverno dell'individuo o della nazione). In al-<br />
tre parole, il contenuto della libertà era definito in temi-<br />
ni 'di mete che l'uomo fissava a se stesso. Questo è il ge-<br />
nere di libertà che nessuno può dare a un al.tro.<br />
Esiste comunque un altro genere di libertà che, inve-<br />
ro, non è detto che ogni uomo possa guadagnarsela per<br />
conto proprio. Questo tipo di libertà deriva da un'altra<br />
fonte. Sebbene affondi le sue radici ideologiche nel XVIII<br />
s.ecolo, negli scritti dei messia politici (quali Rousseau e<br />
Saint Simon), la sua anima la costituirono i rivoluzio-<br />
nari politici del XIX secolo (Marx e i primi comunisti,<br />
Lincoln e gli abolizionisti). La caratteristica più evildente<br />
di quest'idea di libertà è di essere collettivistica e nega-<br />
tiva. Per evitare malintesi, desidero sottolineare che uso<br />
questi termini in senso descrittivo e non peggiorativo.<br />
Ritengo che entrambe le forme di libertà siano desidera-<br />
bili e necessarie. Sebbene mi occuperò più della libertà<br />
individualistica che non di quella collettivistica, non de-<br />
sidero favorire l'una a scapito dell'altra. Inoltre, l'etica<br />
dell'autonomia punta a una possibile riconciliazione fra<br />
entrambe.<br />
Gli scopi della libertà collettivistica ' sono la libertà<br />
dall'oppressione politica, dallo sfruttamento economico,<br />
dalla s~chiavitu, dalla colonizzazione e dalla persecuzione<br />
religiosa, razziale e politilca. In breve, si tratta della li-<br />
bertà collettiva o di un gruppo di godere dei privilegi<br />
garantiti a un altro gruppo. Senza dubbio queste conce-<br />
zioni influiscono sul destino dell'individuo. Ciò nondime-<br />
no, abbiamo qui a che fare con la libertà di gruppi o<br />
classi di persone, lavoratori, ebrei, negri. Il contenuto di<br />
3 I1 concetto di libertà collettivista che viene qui sviluppato è<br />
simile, ma, non uguale, a cib che Comte e altri hanno chiamato<br />
"libertà collettiva". Vedere MORTIMER J. ADLER, The idea of Free-<br />
dom, Doubleday & Co., Garden City, N. Y. 1961, specialmente<br />
vol. TI, pp. 184-222.<br />
42<br />
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questo tipo di libertà è formulato largamente in termini<br />
negativi, colme libertà da (generalmente dalla vessazione<br />
di un altro gruppo oppressore).<br />
Anche se alcuni uomini debbono a volte combattere<br />
per queste libertà, noi ci aspettiamo che una società<br />
civile le accordi ai sud cittadini: e nel XX secolo, molti<br />
nel mondo occidentale godono di queste libertà senza aver<br />
dovuto far nulla per ottenerlte. Ed è bene che sia così, perché<br />
solo quando tutti gli uomini, ovunque, saranno sicuri<br />
delle loro libertà collettive e negative, essi saranno capaci<br />
di perseguire su più larga scala l'individualismo e l'autonomia.<br />
Fino allora, questi valori saranno minacciati dai<br />
movimenti che favoriscono le libertà collettivisiche, dato<br />
che i loro protagonisti definiscono e considerano l'inclividualismo<br />
e l'autonomia come un pretesto per lo sfruttamento<br />
del debole. Che questa identificazione sia fallsa<br />
poco importa nelle battaglie politiche e ideologiche. Rimane<br />
il fatto, e speriamo che si riveli così tenace come<br />
si suppone lo siano i fatti, che l'individualismo e l'autonomia<br />
non possono costituire il fondamento di una rigida<br />
ideologia politica; in verità, essi sono gli unici effettivi<br />
antidoti all'intossi~cazione ideologica.<br />
Per ricapitolare, suggerisco che nel moderno concetto<br />
di libertà si combinano queste due tendenze divergenti:<br />
l'idea della libertà per l'individuo che deriva dai pensatori<br />
e dagli statisti del XVIII secolo e l'idea della libertà<br />
per il gruppo che proviene dai filosofi sociali e dai riformatori<br />
politici del XIX secolo. La prima è una nozione<br />
aristocratica; l'altra, una idea democratica. Tra le due<br />
c'è spesso un conflitto. In tale conflitto lo psichiatra ha<br />
svolto e continua a svolgere un ruolo decisivo 4. Qualpera<br />
la posizione di Freud per quanto riguarda queste due<br />
forme di liberltà e il loro mutuo conflitto?<br />
4 Vedere T. Sz~sz, Law, Liberty and Psychiatry. An Znquiry<br />
into The Social Uses of Menta2 Health Practices, Macmillan, New<br />
York 1963.<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo<br />
43
Freud, il paziente e la società<br />
La tesi che Freud sia stato fortemente influenzato dal-<br />
le idee politiche e morali del XVIII e XIX secolo è arn-<br />
piamente dimostrata e non vi è alcuna necessità di docu-<br />
mentarla in questa sede. Egli aveva pari dimestichezza<br />
con gli scritti di coloro che proponevano sia la libertà<br />
individualistica che quella collettivistica. Quali di questi<br />
valori attrasse maggiormente Freud e perché? Come con-<br />
ciliò il conflitto fra di essi?<br />
Sappiamo abbastanza di Freud e del primo movimen-<br />
to psicoanalitico per essere discretamente sicuri di diver-<br />
se cose. Anzitutto, per il fatto di essere ebreo, Freud si<br />
sentiva estraniato dalle correnti principali della società<br />
austriaca. Inoltre, ai tempi della sua infanzia, la classe<br />
media ebraica di Vienna poneva le sue speranze nell'edu-<br />
cazione e non nel sionismo. Pertanto, Freud era più in-<br />
teressato alla libertà individuale che non a quella di<br />
gruppo. Nello stesso tempo, i suoi concetti di famiglia<br />
modello e di stato modello erano basati più su ciò che<br />
sapeva per esperienza che su quello che aveva letto o<br />
che sperava; di qui la sua adesione ultraconservatrice al-<br />
l'idea del patriarcato benevolo sia nella famiglia che nello<br />
stato.<br />
Di conseguenza, Freud combinava nella sua persona-<br />
lità i valori del paternalismo conservatore e dell'indivi-<br />
dualismo liberale. Questa mescolanza si manifestò in<br />
molte contraddizioni del suo comportamento sociale e<br />
personale. Ciò spiega inoltre il fatto ohe alcuni condanni-<br />
no Freud come autoritario e repressivo, mentre altri lo<br />
elogiano come la personificazione del liberalismo del lais-<br />
sez-faire. In effetti egli sembra mostrare entrambi questi<br />
aspetti. Ma quello che ci interessa maggiormente non è<br />
la personalità di Freud, per quanto importante come sfon-<br />
do. E' all'atteggiamento di Freud verso il paziente e verso<br />
la società, nella situazione del trattamento psicoanalitico,<br />
che siamo principalmente interessati. All'inizio la sua po-<br />
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sizione era relativamente chiara ma, a lungo andare, diventò<br />
eccessivamente am~bigua.<br />
Al tempo in cui Freud divenne medico, c'erano due<br />
ruoli stabiliti per lo psichiatra, tuttora largamente accettati.<br />
Uno è il ruolo di rappresentante della società: lo<br />
ps chiatra ospedaliero, anche se sembra assistere il malato,<br />
in realtà protegge la società dal paziente. L'altro<br />
è il ruolo di rappresentante di tutti e di nessuno: arbitro<br />
dei conflitti tra il paziente e la famiglia, tra il paziente e<br />
il datore di lavoro, e così via, questÒ tipo di psichiatra si<br />
allea con chiunque lo paghi. Freud si rifiutò di svolgere<br />
entrambi questi ruoli. Al contrario, ne creò uno nuovo:<br />
di agente o rappresentante 'del paziente. Secondo la mia<br />
opinione, i questo è il suo più grande contributo alla psichiatria.<br />
Ritengo che la scelta di tale indirizzo dipese da una<br />
doppia identificazione tra Freud e il malato mentale. Nel<br />
malato di mente che soffriva, Freud vide se stesso come<br />
ebreo oppresso e come nevrotico inibito. Documentare<br />
queste idee ui porterebbe troppo 'lontano. Ci basti x5cordare<br />
che. Freud considerava la psicoanalisi una "scienza<br />
ebraica" e che cercò ostinatamente di maschera~e questo<br />
fatto. Ma per un aspetto assai irnpartante da psicoanalisi<br />
era una scienza ebraica, e perderemmo molto se non lo 1.8conoscesslimo.<br />
Nel,la gloriosa Vienna dell'hperatore<br />
Francesco Giuseppe chi, se non un ebreo, ai starebbe identificato<br />
con gente così indesijderabile come i malati di<br />
mente? Certamente non l'aris~tocraziiia, non l'affabile classe<br />
media e neppure la pwera gente ignorante. Per quanto<br />
grande, il contributo di Freud fu limitato nei suoi effetti.<br />
Sebbene parteggiasse per il paziente nella sua lotta contro<br />
k forze che lo imbrigliavano, Freud non affrontò i cruciali<br />
problemi etici e sociali dell'autonomia di fronte al-<br />
5 Vedere ROBERT SEIDENBERG e HORTENCE S. COCHRANE, Mind and<br />
Destiny. A Social Approach to Psychoanatytic Theory, Syracuse<br />
University Press, Syracuse N. Y. 1964, pp. 1-2.<br />
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45
l'etercmomia e dell'iaudividuslismo nei confronti del colbettivismo.<br />
Egli non riconobbe 'h necessità di rendere esplicità<br />
la posizione dello psichiatra su (questi argomenti.<br />
Perché l'autonomia?<br />
Perché attribuisco tanta importanza all'autonomia?<br />
Qual è il merito speciale di questo concetto morale? De-<br />
finiamo cosa intendiamo per autonomia, e il suo valore di-<br />
verrà allora evidente. Quello di autonomia è un concetto<br />
positivo. E' la libertà di realizzare se stessi, di aumentare<br />
le proprie conoscenze, di migliorare le proprie capacità<br />
e di raggiungere la responsabilità della propria condotta.<br />
Ed è anche la libertà di dirigere la propria vita, sceglien-<br />
do fra diversi modi di agire, a condizione che non ne<br />
derivi danno agli altrL6<br />
In una societb moderna, basata più sul contratto che<br />
sullo status, la personalità autonoma sarà socialmente<br />
più competente e utile della sua controparte eteronoma.<br />
Inoltre, cosa decisamente significativa, l'autonomia è la<br />
sola libertà positiva la cui realizzazione non danneggi gli<br />
altri. Altre libertà, come il combattere per scopi naziona-<br />
listici o religiosi, tendono probabilmente a danneggiare<br />
altre persone; e ldifatti, molti di questi scopi non possono<br />
essere perseguiti nel loro pieno significato senza l'esisten-<br />
za di una opposizione. Senza dubbio la realizzazione di<br />
se stessi può anche "danneggiare" gli altri; il muratore<br />
migliore può socppiantare quello meno esperto.<br />
C'è comunque una differenza radicale tra il danno pro-<br />
curato da un individuo che ha maggiori capacità e quello<br />
inflitto da ch3 opprime gli altri o nuoce (loro fisicamente.<br />
In realtà, argomentare che a causa della propria supe-<br />
riorità la persona più capace nuoce ad altri meno abili,<br />
è come accettare l'asserzione che sadico è colui che ri-<br />
6 Vedere DAVID RIESMAN, NATHAN GLAZER e REURL DENNEY, La<br />
folla solitaria, I1 Mulino, Bologna, specialmente la IV parte.<br />
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fiuta (di danneggiare un masochista. Naturalmente una<br />
persona meno abile può in verità soffrire in una società<br />
liberamente competitiva la quale non preveda nessuna<br />
misura per la dignitosa sopravvivenza di coloro che, per<br />
una ragione qualunque, non hanno successo nella compe-<br />
tizione? Questa condizione, comunque, verrà corretta me-<br />
glio premiando i cattivi giocatori affinché giochino meglio,<br />
piuttosto che penalizzando i bravi perché hanno giocato<br />
bene.<br />
A causa del rapporto intimo e personale tra lo psico-<br />
terapeuta e il paziente, il concetto di libertà nell'analisi<br />
non è un risultato astratto e accademico. Sebbene all'ini-<br />
zio l'analista occupi un ruolo in certo senso esterno alle<br />
lotte che l'analizzando combatte per la libertà - libertà<br />
dalle sue inibizioni, dai sintomi, o dal suo "oggetto in-<br />
temo" - la situazione presto cambia. In primo luogo il<br />
paziente ha rapporti reali extra-analitici con la madre, il<br />
padre, il fratello, il datore di lavoro, la moglie, il figlio<br />
e così via; secondo, ha un rapporto reale con l'analista.<br />
In modi diversi, l'analizzando tende a sentirsi costretto e<br />
imprigionato, non tanto dall' "intima struttura della sua<br />
personalità" quanto da persone reali. La domanda è que-<br />
sta: quale sarà l'atteggiamento dell'analista nei confron-<br />
ti delle persone che fanno parte della vita del paziente?<br />
E, come analista, quale sarà il suo atteggiamento verso<br />
il paziente? In entrambi i casi, l'analista è des.tinato a<br />
iinfluenzare il paziente nella sua ricerca di libertà perso-<br />
nale 0 nella fuga da essa.<br />
Se pratica la psicoterapia autonoma, l'analista deve so-<br />
stenere le aspirazioni ldi libertà del paziente nei confronti<br />
di oggetti coercitivi. Questo non significa che egli deve<br />
incoraggiare il paziente a comportarsi in un certo modo<br />
particolare, ad esempio ribellandosi a un genitore, a un<br />
7 Vedere LUDWIG VON MISES, Human Action. A Treatise on<br />
Economics, Yale University Press, New Haven 1949 e MILTON<br />
FRIEDMAN, Capitalism and Freedom, University of Cricago Press,<br />
Chicago 1962.<br />
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coniuge o a un datore di lavoro dispotico. Ma neppure<br />
significa che l'analista debba accettare e interpretare can-<br />
didamente la natura dei rapporti significativi del paziente,<br />
lasciandogli assoluta libertà dì sopportare, modificare o<br />
cessare qualunque relazione preesistente.<br />
Lo stesso problema è facile che insorga nella situazio-<br />
ne analitica stessa. Se il paziente si sente abitualmente<br />
imbrigliato nei suoi rapporti umani, quasi sicuramente<br />
si sentirà coartato anche dall'analista. Questo diverrà par-<br />
te integrante della nevrosi di transfert dell'analizzando.<br />
La ragione di ciò è che tutti noi tendiamo a giocare i<br />
giochi che siamo abituati a fare. Di conseguenza il pa-<br />
ziente sentirà che l'analista esercita su di lui un'azione<br />
costrittiva. In ciò sta la ragione più importante per evi-<br />
tare qualunque coercizione nell'analisi; ed in verità que-<br />
sto è anche il motivo per cui insisto che l'analisi non può<br />
essere altro che una psicoterapia autonoma.<br />
Se l'analista stabilisce regole resltrittive, come soste-<br />
neva Freud, egli non può mostrare al paziente la differen-<br />
za fra transfert e realtà; e come lo potrebbe, se in effet-ti<br />
non v'è alcuna differenza? Viceversa, sarà possibile per<br />
il paziente rendersene conto se la situazione analitica è<br />
contrattuale e libera da coercizioni. I1 rapporto analitico<br />
in tal modo non solo fornirà le condizioni necessarie per<br />
un certo tipo di esperienza istruttiva, ma offrirà anche<br />
un modello di rapporto autonomo, non coercitivo.<br />
L'etica del rapporto analitico si evidenzia in quello che<br />
accade fra l'anallista e l'analizzando. Ciò che distingue<br />
quest'impresa da altre consimili è che, sebbene l'analista<br />
cerchi di aiutare il suo cliente, "non si prende cura di<br />
lui". E' il paziente a prendersi cura di se stesso. Inoltre,<br />
l'analizzando si rende conto che "ci si aspetta che lui<br />
guarisca", ma non in senso medico o psicopatologico<br />
bensì in senso puramente morale, apprendendo di più su<br />
se stesso e assumendosi maggiori responsabilità circa la<br />
sua condotta. Egli impara che solo la conoscenza di sé,<br />
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un impegno e un agire responsabili 10 renderanno libero.<br />
Insomma, la psicoterapia autonoma è una reale dimo-<br />
strazione su piccola scala della natura e delle possibilità<br />
dell'etica dell'autonomia nelle relazioni umane.<br />
L'analista si comporta in maniera autonoma e respon-<br />
sabile, subordina se stesso ai termini di un contratto, sen-<br />
za riguardo della conseguente condotta del paziente, ed<br />
evita di limitarlo in qualunque modo. In queste condizio-<br />
ni, ad paziente avrà un'opportunità di liberarsi da quelle<br />
costrizioni che gli impediscono di divenire la persona au-<br />
tonoma e autentica ch- egli desildera essere.<br />
Il mandato morale della psicoanalisi<br />
Faccio rilevare che il mandato originale della psico-<br />
analisi era di aiutare l'individuo malato nella lotta non<br />
solo contro la sua malattia ma anche contro quelli che,<br />
con la loro condotta, erano causa della sua infermità. Un<br />
aneddoto, tratto dalla vita di Freud, illustra e suffraga<br />
questa tesi.<br />
Un giorno, racconta Freud," il SUO amico e collega più<br />
anziano, Chrobak, gli chiese di prendere in cura una sua<br />
paziente, alla quale egli non poteva dedicare abbastanza<br />
tempo. Quanldo Freud arrivò, trovò che la paziente sof-<br />
friva di "attacchi di ansia ingiustificati, chc si calmava-<br />
no solo informandola esattamente sul luogo dove si tro-<br />
vava il suo medico in ogni momento del giorno". Più tardi,<br />
Chrobak disse a Freud che l'ansia della paziente era do-<br />
vuta al fatto di essere ancora vergine, malgrado fosse spo-<br />
sata da 18 anni. I1 marito era impotente. In questi casi -<br />
disse Chrobak - non c'era nulla da fare per un medico<br />
se non proteggere quella disgrazia familiare con la sua re-<br />
putazione e rassegnarsi se la gente, alzando le spalle,<br />
8 Sulla storia del movimento psicoanalitico (1914), The Standard<br />
Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud,<br />
Hogarth Press, Lodon 1957, vol. XIV.<br />
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49
avrebbe detto di lui: "Non è un buon medico se dopo<br />
tanti anni non è riuscito a curarla" m.<br />
In altri termini, accettando la moglie come malata<br />
mentale, il medico sosteneva l'immagine pubblica del<br />
marito, immagine di uomo normale e capace. Freud era<br />
indignato. Ancora una volta si scontrava con l'evidenza<br />
che i suoi colleghi sapevano che la causa dell'isteria era<br />
la chose genitale ... toujours, toujours come diceva<br />
Chamt. L'krnediata replica di Fred fu: u Ma allora<br />
perché non lo dicono? n. I1 motivo era ovvio: i medici<br />
non erano gli agenti del paziente; di conseguenza, perché<br />
mai avrebbero dovuto "dirlo"? Sarebbe stato economica-<br />
mente e professionalmente imprudente per essi agire in<br />
tal modo e altrettanto lo sarebbe al giorno d'oggi. Ho di-<br />
scusso questo problema altrove. Qui sarà sufficiente no-<br />
tare che non appena Freud e i primi Freudiani rivendica-<br />
rono moralmente un certo tipo di attività psichiatrica essi<br />
l'abbandonarono. Forse questa è una affermazione troppo<br />
severa. E' evidente che essi non si resero conto abbastan-<br />
za chiaramente di cosa distingueva il loro lavoro dai ten-<br />
tativi degli altri psichiatri.<br />
All'inizio, gli psiconalisti ritennero che il loro tratto<br />
distintivo consistesse nel lavoro con "l'inconscio". Stan-<br />
do così le cose, lo si poteva studiare su psicotici chiusi<br />
nei manicomi o su prigionieri confinati nelle carceri, non<br />
soltanto su pazienti volontari nello studio dell'analista:<br />
da qui la perdita del precetto morale.<br />
Più tardi, invece, si pensò che il tratto distintivo ri-<br />
siedesse nel lavoro con il "transfert" e la "resistenza".<br />
Ma anche questo poteva essere studiato in situazioni di<br />
ogni genere: ancora una volta perdita del mandato mo-<br />
rale.<br />
Finalmente arrivò, e tuttora permane, la catastrofe del<br />
training psicoanalitico. Gli psicoanalisti anziani, modelli<br />
nella loro professione, divennero analisti didatti. In que-<br />
sto ruolo essi abbandonarono perfino la pretesa di essere<br />
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gli agenti dei loro candidati-pazienti e, per citare una<br />
felice espressione di C. Wright Mill, divennero invece al-<br />
legri automi al servizio della élite del potere analitico.<br />
In poche decadi, gli psicoanalisti avevano compiuto un<br />
ciclo completo. Freud era indignato che il medico profes-<br />
sionista viennese ottenesse alcuni dei suoi successi sociali<br />
sacrificando gli interessi del paziente isterico; eppure,<br />
mentre era ancora vivo e con molto maggior fervore più<br />
tardi, gli analisti didatti acquistarono e seguitano ad ac-<br />
quistare riconoscimenti professionali mettendo a repen-<br />
tagljo gli interessi dei loro candidati-pazienti.<br />
Questa, in tre brevi paragrafi, la storia del fallimento<br />
di una idea liberatrice. Tuttavia, correggendo i nostri er-<br />
rori, è forse ancora possibile far rivivere la psicoanalisi<br />
come psicoterapia individualistica e umanistica. I falsi<br />
pregiudizi medici e istintuali sulla psicoanalisi non deb-<br />
bono ulteriormente preoccuparci. Rimangono soltanto da<br />
chiarire alcune considerazioni politico-mordi.<br />
Psichiatria per l'individuo o per la comunità?<br />
La tendenza oaratteristica assunta da Freud nella sua<br />
pratica psicoterapica fu, come ho suggerito, di considerare<br />
se stesso il rappresentante del paziente. In questo modo<br />
egli cercò di fare quanto era in suo potere per il singolo<br />
paziente, ripudiando i suoi obblighi verso la famiglia<br />
del paziente stesso e verso la società. Evidentemente sen-<br />
tiva di non poter fare giustizia a entrambe le parti, dato<br />
che ambedue erano assai spesso in conflitto. Dovette inol-<br />
tre credere che la famiglia e la società non fossero indi-<br />
fese: se avessero avuto bisogno di aiuto, lo avrebbero<br />
cercato e ottenuto per conto loro.<br />
Questo è, naturalmente, un dogma fondamentale del-<br />
l'etica democratica liberale e, più specialmente, dell'etica<br />
dell'autonomia. Quando c'è un conflitto fra due o più<br />
parti, le diversità vanno apertamente riconosciute; ognu-<br />
na delle parti dovrebbe avere libero accesso all'aiuto dei<br />
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suoi rappresentanti in modo da promuovere i propri inte-<br />
ressi e il proprio benessere; da ultimo, quelli che sono<br />
coinvolti nel codlitto (sia come partecipanti di primo pia-<br />
no sia come soccorritori) non dovrebbero esserne anche<br />
gli arbitri.<br />
Non deve sorprenderci che questi principi siano cam-<br />
pletamente ignorati da tutte le moderne scuole di tratta-<br />
mento psichiatrico: terapia ambientale, terapia famiglia-<br />
re, terapia di gruppo - queste e molte altre pratiche ten-<br />
tano di raggiungere l'impossibile, vale a dire di "aiutare"<br />
il paziente e allo stesso tempo !di "rendere giustizia" alla<br />
famiglia, ai suoi amici, ai datori di lavoro e al governo.<br />
Non ritengo sorprendente questo sviluppo, dato che gli<br />
stessi analisti hanno fallito nel tenersi saldi a quello che<br />
ho chiamato il loro mandato morale. Freud stesso parlò<br />
fiduciosamente di un futuro in cui una richiesta per « l'ap-<br />
plicazione su larga scala della nostra terapia ci costrin-<br />
gerà ad amalgamare l'oro puro dell'analisi con il rame<br />
della suggestione diretta ». In tal modo si realizzerà una<br />
"psicoterapia per tutti", vale a dire per il "povero" e<br />
1' "ignorante"; qualcosa di adatto « al trattamento di una<br />
considerevole massa di popolazione »? Ma che genere di<br />
terapia o di aiuto è necessario a "una considerevole mas-<br />
sa di popolazione"?<br />
La gente povera ha bisogno di lavoro e di denaro, non<br />
di psicoanalisi. L'ignorante ha bisogno di istruirsi e di-<br />
ventare abile, non di psicoanalisi. Inoltre, il povero e<br />
l'ignorante sono spesso privi di diritti politici e social-<br />
mente oppressi; in tal caso, ciò di cui hanno bisogno è<br />
libertà dall'oppressione. I1 tipo di libertà personale che<br />
la psicoanalisi promette può avere significato solo per<br />
quelle persone che beneficiano in larga misura di libertà<br />
economica, politica e sociale.<br />
Awicinandoci alla seconda metà del XX secolo, trovia-<br />
9 Lines of advances in Psyco-Analytic Therapy (1919), The<br />
Standard Edition, vol. XVII, pp. 167-168.<br />
52<br />
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mo psichiatri che cercano di offuscare e persino di can-<br />
cellare il conflitto fra l'individuo ed il gruppo, conflitto<br />
che i primi analisti affrontarono così coraggiosamente. I<br />
nuovi termini psichiatrici - "psicoterapia di gruppo", "te-<br />
rapia della famiglia" e, più recentemente, "psichiatria co-<br />
munitaria" sono sintomi di una tendenza infausta. Senza<br />
dubbio le famiglie, i gruppi e la comunità, tutti hanno il<br />
diritto, in una società libera, di perseguire i propri va-<br />
lori e i propri fini.<br />
Ma non inganniamoci da noi stessi. La psichiatria ha<br />
sempre servito gli interessi della famiglia, dei gruppi e<br />
della comunità. Quando gli ammalati mentali erano esi-<br />
liati in manicomi fuori mano per restarvi in deposito sino<br />
alla fine dei loro giorni, questa era un'iniziativa della<br />
comunità, era ciò che la comunità e non gli ammalati vo-<br />
levano. Se oggi la comunità ha maggiori scrupoli riguar-<br />
do certe cose e vuole che "ci si prenda cura" dei malati<br />
in modo più elegante, rimane il fatto che è ancora il<br />
desiderio della comunità e non quello del singolo pa-<br />
ziente che prevale in questo tipo di imprese psichiatriche.<br />
Dietro le porte non chiuse a chiave, ma ben sorvegliate,<br />
degli "ospedali aperti", ci sono ancora pazienti involon-<br />
tari, privi di protezione legale e tenuti tranquilli in una<br />
totale sottomissione. Che psicoanalisti facciano questo<br />
genere di lavoro e pretendano di servire le necessità del<br />
paziente ha solo mascherato il problema in modo più<br />
efficace; non lo ha affatto risolto.<br />
In realtà, nel contesto del moderno stato assistenziale,<br />
la psichiatria comunitaria promette di avvicinare sempre<br />
più il giorno in cui, come è stato opportunamente detto,<br />
ognuno si occuperà di qualoun altro, ma nessuno si pren-<br />
derà cura di se stesso.<br />
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L'IDENTITA' PROFESSIONALE<br />
DELLO PSICOTERAPISTA<br />
Che genere di esperto lo psicoterapista?<br />
Il modello medico della psicoterapia<br />
Finché applicheremo la struttura concettuale di malattia<br />
e (di terapia alla psichiatria e alla psicoanalisi, dovremo<br />
considerare le nevrosi e le psicosi come malattie e i<br />
metodi per infl~uemanle come cure. In quanto medico, si<br />
ritiene che lo psichiatra possieda numerosi mezzi e capacità<br />
terapeutiche, ognuna adatta ad alleviare un particolare<br />
disturbo. Infìne, come in medicina, si ritiene che il<br />
trattamento psichiatrico dipenda dalla natura e dalla causa<br />
della malattia del paziente.<br />
In conformità a questo modello medico, è comunemente<br />
accettato che le varie malattie mentali richiedano<br />
diversi metodi di trattamento. Su questo punto concordano<br />
tutti i moderni testi di psichiatria e di psicoanalisi.<br />
Respingo come falso questo punto di vista: esso è l'estensione<br />
del mito della malattia mentale all'area della psicoterapia.<br />
Vediamone la prova.<br />
In medicina (non psichiatrica) la specializzazione è basata<br />
principalmente sulla divisione del corpo umano in<br />
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parti o funzioni. Ci sono quindi esperti in cardiologia, in<br />
dermatologia, in ginecologia, ematologia, medicina inter-<br />
na, neurologia, proctologia, urologia e così di seguito.<br />
Ogni specialista tratta, come regola, solo pazienti afflitti<br />
da certe malattie: comunque, egli esamina e tratta il pa-<br />
ziente con una varietà di metodi che includono le medici-<br />
ne, i raggi X e la chirurgia. Apparentemente, anche la spe-<br />
cializzazione in psichiatria poggia su una base di questo<br />
genere; in realtà le cose vanno diversamente.<br />
Se lo psichiatra è uno specialista medico, quale strut-<br />
tura o funzione dell'organismo umano è il suo campo, la<br />
sua area (di competenza specifica? La risposta deve essere:<br />
la mente e il comportamento. Ma è )la "mente" un organo<br />
come il cervello o il cuore? E il comport'amento umano<br />
è "una funzione", come il metabolismo del glucosio o<br />
l'ematopoiesi? Se rispondiamo affermativamente a 'que-<br />
ste domande, ci impegniamo moralmente e filosdicamen-<br />
te a considerare gli esseri umani come macchine e quindi<br />
a trattare le persone come cose.<br />
Questo punto di vista va respinto non solo per ragio-<br />
ni etiche. Risulta chxe è altresì falso. La "mente" è una<br />
astrazione che ci aiuta a descrivere certe esperienze uma-<br />
ne, in particolare l'esperienza della coscienza di noi stessi.<br />
Anche se abbiamo un concetto chiamato "mente" non ne<br />
consegue necessariamente che esilsta un oggetto fisico o<br />
un'entità biologica con questo nome. Credere questo, e<br />
quindi trattare la mente come un "organo", equivale a<br />
commettere ''un errore ldi categoria"? Andare oltre e con-<br />
siderare la psichiatria come lo studio e il trattamento<br />
delle "menti ammalate'' è trasformare un errore di cate-<br />
goria relativamente semplice in un grandioso sistema di<br />
errori di categoria.<br />
Concludendo, lo psicoterapista osserva persone, non<br />
menti. Senza dubbio la gente è spesso infelice e sfortuna-<br />
1 Vedere GILBERT RYLE, The Concept of Mind, Hutchinson's<br />
University Library, London 1949.<br />
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ta; tuttavia se per queste ragioni decidiamo di chiamarli<br />
"malati", usiamo un linguaggio metaforico e retorico e<br />
parliamo come il poeta o il politico, non come il medico<br />
o lo scienziato. Perciò 10 psicoterapista non "cura" ma-<br />
lattie psichiche, ma ha rapporti e comunica con un suo<br />
simile.<br />
Le realtà sociali relative alla psicoterapia sono con-<br />
formi a questi punti di vista e illustrano, in maniera piut-<br />
tosto drammatica, cane i concetti mitologici della psi-<br />
chiatria contemporanea conducano una vita propria: essi<br />
sono, in altri termini, utili solo come silmboli istituzionali,<br />
non come strumenti.<br />
Qual è l'attuale base della specializzazione in psichia-<br />
tria? Nella psichiatria americama oontemporanea ci im-<br />
battiamo in varie "scuole" di psichiatria e psicoterapia:<br />
freudiana, adleriana, junghiana, scuole esistenziali e così<br />
via. Ognuna si distingue per il metodo che usa (e implici-<br />
tamente per i metodi che esclude), non per i tipi di ma-<br />
lattie mentali che tratta. Malgrado le asserzioni degli ideo-<br />
logi della psichiatria, la maggior parte degli psicoterapi-<br />
sti è esperta nell'uso di una tecnica particolare. Sebbene<br />
i loro clienti abbiano una varietà di difficoltà personali,<br />
tutti vengono trattati in modo più o meno simile. Quindi<br />
gli psicoterapisti sono - come implica il loro nome -<br />
specialisti in un metodo di influenza personale. A questo<br />
riguardo, essi differiscono dagli specialisti medici che<br />
sano esperti in un particolare gruppo di malattie (ad esem-<br />
pio, il dermatologo o l'oftalmologo), ma rassomigliano<br />
invece a coloro che sono esperti in una tecnica partico-<br />
lare (ad esempio il radiologo o il chirurgo).<br />
Lo psicoterapista come specialista in una tecnica<br />
La tesi che lo psicoterapista è specialista in una tecni-<br />
ca, merita particolare rilievo. Per quanto sia un'asserzio-<br />
ne semplice e non controversa, se considerata a fondo<br />
essa ha conseguenze insospettate e di grande portata.<br />
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Anche se lo psicoterapista assomiglia per certi aspetti<br />
a esperti di altre tecniche terapeutiche, al tempo stesso<br />
si differenzia da essi. Per esempio, l'essere un radiologo<br />
o un chirurgo richiede non solo abilità personale ma an-<br />
che l'uso di una speciale attrezzatura (ad esempio appa-<br />
recchi radiografici, radioisotopi, apparecchiatura per ane-<br />
stesia, incisione e sutura, e cosi via). In breve, questi<br />
specialisti sono esperti nell'uso di tecnologie mediche.<br />
Se lo psicoterapeuta è anche specialista in una tecnica,<br />
che specie di tecnica è questa? E' chiaro che i81 suo me-<br />
todo è completamente non tecnologico; non usa medici-<br />
ne o strumenti e neppure ha contatti col corpo del pa-<br />
ziente. Le tecniche psicoterapeutiche utilizzano tre atti-<br />
vità, strettamente connesse tra di loro: la comunicazione<br />
verbale, la comunicazione non verbale, e la stipula o la<br />
inadempienza di contratti o promesse. In altre parole, la<br />
speciale abilità dello psicoterapista sta nella sua perizia<br />
nel condurre il rapporto coi pazienti. Egli non usa ap-<br />
parecchiature speciali, a meno che non si consideri la<br />
personalità del terapista come uno strumento. Di fatto,<br />
questa equivalenza fra "persona" e "strumento" indusse<br />
Freud a ritenere che ogni psicoanalista debba essere ana-<br />
lizzato. Ma se troppo insistente, l'analogia fra oggetto e<br />
persona diventa in verità ingannevole.<br />
Lo psicoterapista è uno scienziato?<br />
I1 dilemma dell'esperto non tecnologo<br />
Freud sosteneva che la psicoanalisi era una scienza;<br />
come ricerca sulla personalità umana, era scienza pura:<br />
come terapia, scienza applicata. E' giusto o falso questo<br />
punto di vista?<br />
E' difficile rispondere a questa domanda senza aver<br />
prima definito le parole "scienza" e "scientifico". Ai gior-<br />
ni nostri, questi termini hanno assunto un significato lar-<br />
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gamente valutativo; quando definiamo qualcosa "scienti-<br />
fico" vogliamo dire che è esatto, effettivo, buono, onesto,<br />
razionale o attendibile. Simultaneamente, questi termini<br />
hanno perduto il loro sostanziale significato. Stando così<br />
le cose, è naturale che gli psicoanalisti pretendano di es-<br />
sere scienziati. Ogni professione contemporanea, che non<br />
sia basata sull'arte, la si considera basata sulla scienza.<br />
I1 moderno professionista è costretto a questa rivendica-<br />
zione perché, se il suo lavoro fosse qualificato come non<br />
scientifico, gli verrebbe addossata un'identità di valore<br />
negativo. Solo quando torneremo al significato originario<br />
della parola "scienza" e penseremo ad essa come descri-<br />
zione di una attività piuttosto che came giudizio, allora<br />
sarà ragionevole chiedersi se lo psicoanalista è uno scien-<br />
ziato.<br />
La scienza come possesso di capacità strumentali<br />
In generale una persona è considerata un esperto se<br />
possiede una particolare abilità nell'uso di strumenti o<br />
tecniche speciali. (Non faccio distinzione qui fra scien-<br />
ziati e tecnici). Questo è il fondamento della distinzione<br />
basilare tra ruoli e status strumentali e ruoli e status isti-<br />
tuzionali: i membri del primo gruppo hanno uno speciale<br />
rapporto con gli "strumenti", quelli del secondo con le<br />
"istituzioni". Ad esempio, falegnami e neurochirurghi pos-<br />
siedono capacità strumentali e occupano posizioni stru-<br />
mentali; re e sacerdoti non posseggono tali capacità e il<br />
loro ruolo è istituzionale.<br />
Questa concezione del molo tecnico-scientifico mette<br />
il terapeuta psicoanalista in un particolare dilemma. Che<br />
tipo di esperto è egli? Che genere di abilità strumentale<br />
possiede? Batteriologi, chimici e fisici non hanno questo<br />
problema; essi sono abili nell'uso di speciali strumenti di<br />
osservazione e di misura. C'è qualcosa di paragonabile<br />
nel lavoro dell'analista? A mio avviso, nulla. L'analista<br />
ha particolari abilità ma esse sono affatto non tecnologi-<br />
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che; e in quanto all'attrezzatura speciale, l'analista non<br />
ne ha bisogno e non ne usa alcuna.<br />
Si potrebbe obiettare che gli strumenti dell'analista<br />
sono il divano e la libera associazione. Poiché un carattere<br />
di strumentalità scientifica è spesso attribuito a questi<br />
due aspetti del processo analitico, sarà utile chiarirne le<br />
origini e le funzioni.<br />
Le origimi storiche del setting analitico<br />
I1 divano analitico è un residuo dei giorni in cui lo<br />
psicoterapista impersonava un guaritore medico-spiritua-<br />
le che curava il paziente mettendolo in uno stato di trance.<br />
I1 paziente doveva addormentarsi; poiché non è possi-<br />
bile dormire in posizione eretta, I'ipnotista faceva quindi<br />
sdraiare il paziente su un lettino.<br />
Senza dubbio Freud trovò conveniente I'uso del divano<br />
che lo proteggeva dall'essere squadrato, giorno dopo gior-<br />
no, da una serie di pazienti; a tale scopo è tuttora utile.<br />
Inoltre, Freud considera utile il divano anche perché<br />
riteneva che facilitasse il "flusso" della libera associa-<br />
zione. Per mio conto, comunque, ritengo che a prescinde-<br />
re dal significato che esso assume per il paziente e dal<br />
fatto che l'analista esiga o meno al cliente di adottare la<br />
posizione sdraiata, 1Uso del divano può sia favorire che<br />
ostacolare la libera comunicazione tra analizzando e ana-<br />
lista.<br />
Anche la posizione dell'analista deriva dalla situazione<br />
ipnotica. L'ipnotizzatore stava dietro al paziente, in piedi<br />
o seduto. Egli appoggiava le mani sulla fronte del sog-<br />
getto o usava un piccolo oggetto, come una moneta o un<br />
orologio, sul quale invitava il soggetto a fissare la sua<br />
attenzione. Scopo di queste manovre era distrarre il pa-<br />
ziente da certi stimoli, inclusa la presenza fisica dell'ipno-<br />
tizzatore, e aiutarlo a concentrarsi sulla comunicazione<br />
verbale di quest'ultimo. Era quindi necessario che il sog-<br />
getto non fosse in grado di osservare l'ipnotizzstore. Ci6<br />
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si otteneva in parte ,istruendo ,il soggetto a chiudere gli<br />
occhi, in parte sistemandolo in modo 'da impedirgli di<br />
vedere l'ipnotizzatore. L'abituale assetto analitico, l'ana-<br />
lista su una sedia bassa dietro la spalliera del divano, in<br />
modo da non essere visto dal paziente a meno che questo<br />
ultimo non si metta a sedere o giri la testa, è quindi un<br />
altro residuo della situazione ipnotica.<br />
La cosiddetta regola fondamentale dell'analisi, vale a<br />
dire la regola che il paziente debba associare liberamente,<br />
deriva anch'essa da una precedente procedura. Josef<br />
Breuer scoprì l'eziologia dell'isteria e il suo trattamento<br />
ascoltando le espressioni verbali di una giovane. Egli e<br />
Freud chiamarono ciò "metodo catartico", a designare<br />
l'idea che la cura consistesse in una specie di "pulizia"<br />
dai ricordi traumatilci. Queste noxe, concepite in analogia<br />
col pus, sono eliminate non attraverso fistole nella pel-<br />
le, ma attraverso parole sgorgate dal'la bocca del paziente.<br />
Quando Freud cominciò a lavorare da solo, considera-<br />
va le parole del paziente il "materiale" col quale l'analista<br />
lavora. Come l'ematologo richiede dal sangue così l'ana-<br />
lista chiede al suo paziente di fornirgli parole. E' così<br />
che la regola della libera associazi~one divenne operante.<br />
Mi auguro che questi commenti aiutino a collocare<br />
certi aspetti quasi-strumentali della psicoanalisi nellla lo-<br />
ro prospettiva storica. Come illustrerò più avanti, il di-<br />
vano e la libera associazione non sono strumenti, né tanto<br />
meno sono necessari per condurre un'analisi.<br />
Pseudostrumentalismo in psicoanalisi<br />
Sfortunatamente i primi psicoanalisti non misero mai<br />
in discussione l'idea che ogni specialista medico che si<br />
rispetti debba essere esperto nell'uso di un certo specia-<br />
le. strumentario. Freud stesso incoraggiò questa nozione<br />
asserendo che lo psicoanalista usava il divano e la libera<br />
associazione così come il medico usa lo stetoscopio e<br />
l'oftalmoscopio. Sebbene falsa, quest'idea è stata larga-<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
mente accettata. Oggi, né gli analisti né i profani sembra-<br />
no sicuri di cosa sia il divano, uno strumento necessario<br />
o un simbolo istituzionale. Ne sono la prova le vignette<br />
che mostrano analisti alle prese coi loro lettini piuttosto<br />
che con i loro pazienti. Ne ricordo una che mostrava<br />
due uomini con la borsa da medico che guardavano un<br />
terzo che trasporta un divano sulle spalle: « Sta facendo<br />
una visita a domicilio » era la didascalia.<br />
Eppure sarebbe un errore biasimare Freud. Sebbene<br />
sostenesse l'uso del lettino, non lo considerò indispensa-<br />
bi'le. Freud fu un uomo intrepidamente onesto; egli rifug-<br />
giva dalle finzioni e dagli artifizi. Tuttavia, a misura che<br />
la psicoanalisi riscuoteva successo e rispettabilità sociale,<br />
essa dovette soccombere sempre più allo pseudostrumen-<br />
talismo. Questa situazione è andata talmente avanti che<br />
oggi, ai candidati degli Istituti di <strong>Psicoanalisi</strong>, che ma-<br />
gari sono psichiatri autorizzati, spesso si proibisce di met-<br />
tere i loro pazienti - incluso quelli privati - sul divano,<br />
fintanto non abbiano il permesso dell'analista didatta o<br />
della commissione d'insegnamento. Ciò dovrebbe provare,<br />
suppongo, che il divano è uno strumento delicato, non<br />
diversamente dal bisturi del chirurgo, 'da non fidarsi a<br />
lasciarlo usare da un principiante.<br />
Sfortunatamente, il divano e la libera associazione fu-<br />
rono solo i primi di una lunga serie di pseudostrumenti<br />
psicodiagnostici e psicoterapici. Concependo la persona<br />
e il corpo negli stessi termini, come oggetti da esaminare<br />
e curare, gli psichiatri e gli psicologi hanno ideato di-<br />
versi artifizi apparentemente per la diagnosi e per il trat-<br />
tamento della personalità umana. Molti di questi sono<br />
stati largamente accettati, in buona fede, come strumenti<br />
scientifici.<br />
Esempi dei primi sono strumenti "diagnostici" come<br />
il test di Rorschach (ideato da uno psichiatra a orienta-<br />
mento psicoanalitico) e altri tests proiettivi e di perso-<br />
nalità; tra i secondi certi arricchimenti dell'armamenta-<br />
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io terapeutico dello psicoterapista e perfino dello psico-<br />
analista, come l'ipnoanalisi e la narcoanalisi, nonché l'uso<br />
dei moderni psicofarmaci, al fine di facilitare la psico-<br />
terapia. Infine, la pseudostrumentalizzazione ha raggiun-<br />
to il suo vertice con i recenti tentativi di usare magneto-<br />
foni, cineprese e complicate misure di processi fisiologici<br />
sia del paziente che del terapista, per registrare la reci-<br />
proca azione terapeutica.<br />
Considero tutte queste invenzioni degli pseudostru-<br />
menti. I1 loro uso fa si che l'esercizio della professione<br />
rechi il marchio dello scientismo e non della scienza.<br />
Con questo non voglio dire, ad esempio, che il test di<br />
Rorschach o il Thematic Apperception Test siano inutili,<br />
ma piuttosto che la loro utilità è o insignificante o im-<br />
morale.<br />
Molti tests psicologici - e specialmente i tests proiet-<br />
tivi - sono insignificanti perché, a prescindere da ciò su<br />
cui due persone discutono, l'incontro sarà informativo<br />
per entrambi i partecipanti. La domanda non è, quindi,<br />
se il test di Rorschach può essere utilizzato per trarre<br />
informazioni, ma se informazioni ugualmente valide e in-<br />
teressanti possono essere ottenute senza di esso, conver-<br />
sando semplicemente col cliente,<br />
L'immoralità dei tests psicologici, almeno in certe si-<br />
tuazioni, è stata oggetto di adeguata considerazione negli<br />
ultimi anni? L'esecuzione di test non può avere aIcun po-<br />
sto nella terapia psicoanalitica, neppure come preliminare<br />
a tale terapia. La ragione è che l'essere assoggettato a<br />
tests psicologici per il cliente significa di solito che la<br />
sua "mente" verrà esplorata; che si otterranno "informa-<br />
zioni" che solo lo specialista potrà interpretare metta-<br />
mente; e infìne che i risultati del test gli saranno nascosti<br />
o comunicati in base al parere dell'esperto il quale giudi-<br />
cherà se tale comunicazione gli sarà utile o dannosa. Quin-<br />
2 Vedere MARTIN L. GROSS, The Brain Watchers, Random House,<br />
New York 1962 e BANESH HOFFMAN, The Tyranny of Testing,<br />
Macmillan, New York 1962.<br />
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63
di, indipendentemente dal fatto che il cliente sia d'accordo<br />
o meno nel sottoporsi ai test, la situazione stessa del test,<br />
al pari della situazione ipnotica, tende a porre l'esecutore<br />
del test nel ruolo dell'esperto che manipda e il cliente<br />
nel ruolo (del soggetto che viene manipolato. Questo tipo<br />
di rapporto è, naturalmente, l'antitesi dei principi e degli<br />
scopi della psicoterapia autonoma.<br />
A mio avviso, lo strumentarismo in psicoterapia serve<br />
solo uno scopo: di consacrare come attività scientifica<br />
quello che è sentito "solo" come incontro umano. Questo<br />
è un atteggiamento denigratorio sia per lo psicoterapista<br />
che per la saienza. Inldica che mul'ti studiosi dell'uomo<br />
credono tuttora che per studiare scientificamente gli esse-<br />
ri umani e i loro rapporti debbano prima di tutto preten-<br />
dere di essere "scienziati". Ma cosa vogliamo dire affer-<br />
mando che uno è scienziato? Certamente non che costui<br />
intenda farsi passare per tale.<br />
Lo studio corretto degli incontri umani.<br />
Qual è, dunque, il primo obbligo dello scienziato? Ho<br />
dimostrato che per essere uno scienziato puro non è cuffi-<br />
ciente rassomigliare a un fisico, come per essere uno stu-<br />
dioso di scienze applicate non è sufficiente rassomigliare<br />
a un medico. I1 dovere principale di uno scienziato è di<br />
essere onesto.<br />
Come ogni altra cosa esistente, gli esseri umani e i<br />
loro i'ncontri possono essere osservati in modo accurato o<br />
inesatto e descritti con onestà o fraudolentemente. All'ini-<br />
zio, la psicoanalisi fu un tentativo serio e riuscito di dare<br />
un onesto contributo allo studio scientifico dell'uomo.<br />
Se uno psicoanalista vuole essere uno scienziato, deve<br />
continuare ad essere sincero con se stesso, su ciò che fa<br />
e perché lo fa. Questo implica che l'analista non può ac-<br />
cettare nulla, specialmente riguardo allo strumentario ana-<br />
litico, per il suo valore nominale, perché lo ha detto Freud<br />
o in conformità alle pressioni istituzionali della sua pro-<br />
fessione.<br />
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Sarà utile sottolineare maggiormente le differenze tra<br />
medico e psichiatra. I1 compito del medico richiede che<br />
si occupi dei fattori fisici o causali e che tratti i11 paziente,<br />
almeno in parte, come un oggetto. I1 compito dello psi-<br />
ohiatra esige che si occupi di ciò che è psicologico ed esi-<br />
stenziale e che tratti il cliente come una persona. Lo<br />
psicoterapista non fa nulla al paziente né impiega alcun<br />
metodo su di lui. L'uso dei verbi transitivi per descrivere<br />
cosa succede fra terapista e paziente, o è un errore o non<br />
è psicoterapia autonoma. Dello psicoanalista si può dire<br />
quindi che ascolta il p'ziente, che parla con lui o che<br />
intavola con lui un certo tipo di rapporto contrattuale;<br />
ma non si può dire con proprietà che cura il paziente.<br />
La mia cmlusione è che lo psicoanalista è un esper-<br />
to, o uno specialista scientifico, anche se non ha un'at-<br />
trezzatura speciale. Non ne usa alcuna perché non ne ha<br />
bisogno. Le sue particolari capacità sono l'autodisciplina<br />
e la conoscenza di se stesso, l'atteggiamento critico e di<br />
ricerca e l'attitudine a capire e a decodificare le comunica-<br />
zioni del paziente e il significato della sua "malattia men-<br />
tale''.<br />
L'analista deve creare un rapporto formale o profes-<br />
sionale col cliente, in cantrapposizione a un rapporto in-<br />
formale o amichevole. Per questo, uno studio professiona-<br />
le è il primo e principale requisito. La tradizionale siste-<br />
mazione analitica - il paziente disteso sul divano e l'ana-<br />
lista seduto dietro di lui o per lo meno al di fuori della<br />
sua visuale - può essere utile ma non è un requisito.<br />
In quanto alla libera associazione, si tratta di un concetto<br />
ingannevole; essa Iion è necessaria per il genere di cose<br />
che ci si attende che il paziente riveli su se stesso.<br />
Poiché il trattamento psicoanalitico è un'impresa che<br />
coinvolge persone (e niente altro), possiamo considerare<br />
il setting analitico alla stregua di un apparato usato in<br />
un esperimento fisico. In psichiatria le cose sono più<br />
semplici che in fisica perché non v'è bisogno di dispositivi<br />
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speciali per compiere delle osservazioni; eppure sono an-<br />
che più complicate poiché le situazioni non possono es-<br />
sere giudicate dalle apparenze. Come dovremo giudicarle<br />
allora? E' necessario considerare le situazioni non solo<br />
per quello che sono ma anche come si sono prodotte, da<br />
chi sono state prodotte, e cosa significano per i presenti.<br />
Questo, come vedremo più avanti, è particolarmente vero<br />
nella situazione analitica.<br />
La tecnica psicoterapeutica<br />
e la personalith del terapista<br />
La malattia somatica è qualcosa che il paziente ha,<br />
mentre "la malattia mentale" è qualcosa che il paziente<br />
è o fa. Se la nevrosi e la psicosi fossero malattie come la<br />
polmonite o il cancro, sarebbe possibile a una persona<br />
avere una nevrosi e una psicosi e soffrire di entrambi i<br />
disturbi simultaneamente. Ma le regole standard del lin-<br />
guaggio psichiatrico rendono assurdo il sostenere una dop-<br />
pia "diagnosi". In realtà usiamo le parole "nevrotico" e<br />
"psicotico" per caratterizzare persone e non per indicare<br />
malattie. Quindi non possiamo dire che una persona è<br />
nevrotica e psicotica, così come non si può dire che uno<br />
è ricco e povero. E' possibile però dire che una persona<br />
è nevrotica, povera e inoltre buon poeta, o che una per.<br />
sona è psicotica, ricca e politicamente abile.<br />
Sostengo che ciò che è valido per la nevrosi lo è anche<br />
per la psicoterapia: in ogni caso, il comportamento Indi-<br />
viduale va visto come espressione dell'intera persona e<br />
non come un pezzo frammentario del suo comportamento<br />
separato e alieno dall'identità dell'attore.<br />
La tecnica psicoterapeutica come caratteristica personale<br />
del terapista<br />
La mia tesi è che la pratica della tecnica analitica na-<br />
sca dailla personalità dell'analista e non possa mai essere<br />
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distinta da questa. In tal senso, la tecnica dell'analista<br />
differisce radicalmente dalle tecniche medico-terapeutiche<br />
ed è invece simile a qualità personali come l'onestà e<br />
l'educazione.<br />
Alla persona educata riesce difficile essere scortese, la<br />
persona onesta trova difficile mentire. Allo stesso modo<br />
lo stile o la tecnica dello psicoterapista è una caratteri-<br />
stica personale, indicativa del tipo di persona che egli è;<br />
non è qualcosa che può prendere o scartare a suo piaci-<br />
mento. Lo psicoterapista che preferisce essere eteronomo,<br />
sarà più o meno direttivo con tutti i suoi pazienti, indi-<br />
pendentemente dai loro desideri o bisogni, mentre lo psi-<br />
coterapista che desidera essere autonomo, sarà più o meno<br />
analitico e non-direttivo con tutti i suoi clienti.<br />
In altre parole la tecnica psicoterapeutica ha origine<br />
dalla personalità del terapeuta e diviene parte di essa.<br />
Pertanto il terapista non può essere più flessibile nei<br />
suoi confronti di quanto non lo sia riguardo alle altre sue<br />
abitudini personali.<br />
Questo punto di vista comporta conseguenze sorpren-<br />
denti. Se vero, lo psicoterapista non può sostenere la<br />
frequente pretesa che egli sceglie fra varie tecniche psico-<br />
terapeutiche a seconda delila particolare diagnosi fatta<br />
al paziente. Questa è una semplice applicazione del mo-<br />
dello medico alla psicoterapia: per ogni malattia c'è una<br />
terapia specifica. Ma se la psicoterapia è quella che io<br />
sostengo, allora la pretesa di uno psicoterapista gene-<br />
rico è un inganno pretenzioso; egli non può diagnosticare<br />
difficoltà umane in poche interviste, né tanto meno può<br />
offrirsi come strumento terapeutico polivalente.<br />
Sto io, 'dunque, recisamente negando che alcuni terapi-<br />
sti possano essere in grado di adattarsi ai vari "bisogni"<br />
dei diversi clienti e offrim-terapie le più varie a pazienti<br />
diversi? Non è possibile rispondere a questa domanda<br />
con un semplice si o no. Cerchiamo prima di distinguere<br />
tra simulazione e autenticità nelle relazioni umane.<br />
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Se un individuo è una persona, può avere solo una<br />
personalità. 0, per dirlo diversamente, se una persona è<br />
se stessa (come abitualmente ci si esprime) il suo stile<br />
di comportamento è più o meno coerente. (Naturalmen-<br />
te, questo non vuol dire che la personalità di un indivi-<br />
duo non possa cambiare gradualmente o anche hprowi-<br />
samente dopo una crisi esistenziale). Tuttavia, sebbene<br />
una persona possa essere se stessa in un solo modo, essa<br />
può simulare di essere quallcun altro in molti modi. Di<br />
conseguenza, se è vero che un uomo può avere solo una<br />
individualità autentica (può naturalmente non averne af-<br />
fattto), tuttavia può assumerne diverse altre, In effetti, l'in-<br />
dividuo eteronomo si fa una virtù di essere una cosa di-<br />
versa con ogni persona; egli è una persona diversa per<br />
il padre, la madre, la moglie, il figlio, il datore di lavoro<br />
e così via.<br />
La rappresentazione di un ruolo psicoterapeutico come<br />
imitazione<br />
Lo psicoterapista che pretende di operare in maniera<br />
flessibile, adeguando la sua terapia ai bisogni del paziente,<br />
assume in tal modo una varietà di ruoli. Con un paziente<br />
è l'ipnotizzatore che ipnotizza; con un altro, l'amico soli-<br />
dale che rassicura; con un terzo, il medico che prescrive<br />
tranquillanti; con un quarto, il classico analista che inter-<br />
preta e così via. Mdti psichiatri esercitano in questci<br />
modo ed è possibile che aiutino alcuni ,dei loro pazienti.<br />
Ma il risultato dell'efficacia terapeutica, misurato secon-<br />
do i criteri tradizionali, è del tutto irrilevante ai fini di<br />
questa discussione. I1 punto è che lo psicoterapista eclet-<br />
tico è, il più sovente, l'interprete di un ruolo; egli indossa<br />
una varietà di abiti pxicoterapici ma non ne possiede<br />
alcuno e generalmente non si sente a suo agio in nessuno<br />
di essi. Anziché essere esperto in una molteplicità di tec-<br />
niche terapeutiche, egli soffre di ciò che, con Erikson,<br />
possiamo considerare « una diffusione dell'identità pro-<br />
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fessionale D? In conclusione, i'l terapista che cerca di es-<br />
sere tante cose per tanta gente diversa, può essere niente<br />
per se stesso; egli non è d'accordo con nessun particolare<br />
metodo di psicoterapia. Se si imbarca in una psicotera-<br />
pia intensiva, è probabile che il suo paziente si accorga<br />
di tutto ciò.<br />
L'identità psicoterapeutica autentica<br />
In contrasto col terapista da cui i'dentità professio-<br />
nale è "diffusa", esiste il terapista dell'identità ben defi-<br />
nita e costante. Ai nostri fini attuali, non importa quale<br />
terapica egli pratichi. Ciò che importa è che essa non sia<br />
una maschera o una interpretazione, ma un'espressione<br />
della sua vera personalità; in altre parole che il suo stile<br />
terapeutico e il suo stile personale siano fondamental-<br />
mente simili (naturalmente, ciò non significa che non vi<br />
siano sostanziali differenze tra i rapporti dello psicoana-<br />
lista coi pazienti e quelli coi suoi amici).<br />
E' opportuno ricordare a questo punto che Freud ab-<br />
bandonò l'uso delle correnti faradiche deboli nel tratta-<br />
mento delle nevrosi, non solo perché non erano efficaci<br />
ma perché non poteva sopportare la frode in esse ilmpli-<br />
cita. Allo stesso modo scartò l'ipnosi, non solo perché<br />
non dava risultati soddisfacenti, ma perché si rese conto<br />
che la sua personalità non si adattava ad essa; il ruolo<br />
autoritario e intrusivo dell'ipnotizzatore non era fatto per<br />
lui. Nello sviluppare il metodo di cura psicoanalitico,<br />
Freud segui le proprie esigenze, non quelle dei suoi pa-<br />
zienti; egli pretese un metodo psicoterapico che fosse<br />
inflessibilmente penetrante e veridico.<br />
Le modifiche apportate da Harry Stack Sullivan alla<br />
tecnica analitica riflettono le sue esigenze per un rapporto<br />
con i pazienti più personale di quanto non fosse possi-<br />
bile in analisi. Cullivan era una persona più solitaria e<br />
3 ERIK H. ERIKSON, The Problem of Ego Zdentity, u Journal<br />
of The American Psycoanalytic Association n, IV (1956), 56-12.<br />
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più isolata di Freud; usava i suoi pazienti come compagni<br />
ed amici molto più di quanto non facessero Freud o i pri-<br />
mi freudiani. Ancora una volta questo non significa che<br />
la tecnica usata da Sullivan fosse cattiva o inefficace (pro-<br />
babilmente per molti schizafrenici era esattamente il con-<br />
trario); significa salo che non era psicoanalitica.<br />
Queste tecniche e poche altre sono il prodotto di au-<br />
tentiche identità terapeutiche; esse incarnano una chiara<br />
dedizione a particolari valori umani. Al pari di Lutero,<br />
psicoterapisti come Freud, Adler e Sullivan, dicono:
quasi medico. L'evidenza suggerisce che quando le varie<br />
forme di psicoterapia sono chiaramente identificate, ognu-<br />
na attirerà, e quindi sarà utile, solo a una certa classe di<br />
persone. Sono convinto che ciò sarà vero, non solo per<br />
la psicoanalisi, ma anche per &tre forme di psicoterapia.<br />
L'obiettivo di un particolare metodo psicoterapeutico è<br />
limitato non tanto dalla natura della "malattia mentale"<br />
del cliente, quanto dalla sua educazione, dai suoi interessi<br />
e dalla sua scala di valori. Persone diverse, non malattie<br />
mentali diverse, richiedono differenti metodi psichiatrici.<br />
Poiché gli psicoterapisti non possono adeguare i loro me-<br />
todi alle "esigenze" dei loro clienti, l'unica soluzione ra-<br />
zionale sta nell'identificare chiaramente i terapisti. I clien-<br />
ti saranno allora in grado di trovare terapisti i cui metodi<br />
siano compatibili coi loro interessi e i loro criteri. Senza<br />
un tale accordo su regole minime di base, non potrà esser-<br />
vi un autentico incontro psicoterapico fra cliente e te-<br />
rapista.<br />
Il terapista autonomo di fronte al terapista eteronorno<br />
Ci sono molte identità psicoterapiche che sono auten-<br />
tiche, ma ve ne è solo una che è psicoanalitica. Cosa di-<br />
stingue questo ruolo come identità terapeutica? Per me-<br />
glio rispondere a questa domanda, è forse utile contrap-<br />
porre il terapista autonomo alla sua controparte, il tera-<br />
pista eteronomo.<br />
I1 terapista autonomo è, prima di tutto, un terapista<br />
a guidato dal suo intimo m. Egli assume una particolare<br />
posizione professionale e decide cosa farà e cosa non<br />
farà nel rapporto coi clienti. Questa decisione dipenderà<br />
principalmente non da ciò che il paziente desidera, né<br />
tantomeno da ciò che il terapista ritiene necessario al<br />
paziente, ma piuttosto da quello che il terapista, in quan-<br />
to tale, ritiene un'attività professionale adeguata a se<br />
stesso. In un senso assai profondo, un simile terapista<br />
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non lo si assume; non lo si potrà comperare né coi soldi,<br />
né coi lamenti e con la sofferenza.<br />
I1 terapista eteronomo è, invece, "guidato da fattori<br />
esterni". A questo proposito egli si avvicina di più a ciò<br />
che è considerato il ruolo tradizionale dello psichiatra;<br />
egli "risponde" aile necessità: del paziente, dei suoi pa-<br />
renti, della società, insomma di tutti. Ad esempio, se il<br />
paziente lamenta di essere triste, lo psichiatra può rispon-<br />
dere prescrivendogli "una cura antidepressiva"; se un ma-<br />
rito lamenta che la moglie è depressa e potrebbe uccider-<br />
si, lo psichiatra può rispondere facendo ricoverare la<br />
moglie.<br />
I1 primo dovere di un terapista autonomo è quello di<br />
prendersi cura 'di se stesso; con ciò intendo dire che<br />
deve proteggere l'integrità del suo ruolo terapeutico. Se<br />
fallisce in questo, non potrà "occuparsi" del paziente al<br />
quale promette di essere un particolare tipo di oggetto<br />
(contrattualmente attendibile). Come cercherò di prova-<br />
re, le aspirazioni (del cliente verso l'autonomia possono<br />
essere facilitate dal terapista solo se quest'ultimo si com-<br />
porta in maniera autonoma verso il paziente. In questo<br />
modo egli tende a guidare, ma non tuttavia a forzare, il<br />
paziente a comportarsli in forma autonoma. In breve, lo<br />
psicoterapista che 'desidera praticare terapia autonoma,<br />
non può cercare di dare un senso alla propria vita attra-<br />
verso il soddisfacimento dei bisogni terapeutici addotti<br />
da altre persone.<br />
I1 terapista eteranomo affronta il suo paziente, e nel<br />
suo "paziente" tutti - dagli individui alle famiglie e ai<br />
gruppi fino alla società nel suo insieme, come se dicesse:<br />
E< Dimmi di cosa soffri. Io ti cumò D. Egli si offre come<br />
terapista onnicompetente. Se non sa fare qualcosa, al-<br />
meno ci proverà (a differenza di alcuni dei suoi "irrespon-<br />
sabili" e "rigidi" colleghi i quali ammettono la propria<br />
ignoranza e impotenza).<br />
I1 terapista eteronomo troverà quindi la sua voca-<br />
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zione nel cercare di soddisfare le "necessità" dei pazienti<br />
(o di altri). Egli tenderà a trovare il significato della pro-<br />
pria vita nelle necessità reali o supposte di quelli che lo<br />
circondano.<br />
I1 rischio principale di questo tipo di atteggiamento<br />
psicoterapeutico è che il terapista proiettwà le proprie<br />
esigenze sui pazienti. Quando dice mi prenderò cura di<br />
te D, in realtà vuole dire
IL TRATTAMENTO PSICOANALITICO<br />
COME EDUCAZIONE<br />
La sernantica della psicoanalisi e della psicoterapia ci<br />
ha abituato a vedere il cliente come un "paziente" e<br />
l'esperto che lo aiuta come un "terapista". Tuttavia, l'idea<br />
opposta, che il cliente in cerca di questa forma di aiuto<br />
non è malato e che colui che lo aiuta non è un 'terapista<br />
medico, è vecchia quasi quanto la psicoanalisi. Freud non<br />
si stancò mai di opporsi agli sforzi di assimilare la psico-<br />
analisi a una psichiatria medica. I1 suo giudizio a questo<br />
proposito era condiviso non solo da Adler e Jung, tra i<br />
pionieri della psicoanalisi, ma anche da altri eminenti<br />
psicoanalmisti che li seguirono (ad esempio, Wilhelm Reich,<br />
Theodor Reik, Erich Fromm e Rollo May).<br />
Perciò l'asserzione che la psicoanalisi è un'impresa<br />
educativa e non medica, non è nuova. Nel 1919, Freud as-<br />
seriva che il dovere dell'analista « era di portare a cono-<br />
scenza del paziente gli impulsi repressi e inconsci esi-<br />
stenti in lui »;l nel 1928 egli ribadì il suo u desiderio di<br />
proteggere l'analisi dai medici » (e dai preti);2 e nel 1938<br />
1 Lines of Advance in Psyco-Annlytic Therapy (1919). The<br />
Standard Edition of the Complete Psycho2ogicaf Works of Sigmund<br />
Freud, Hogarth Press, London 1955, vol. XVII, p. 159.<br />
2 Psychoanalysis and Faith, The letters of Sigmund Freud and<br />
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alla sine della sua vita, egli scrilsse: « Noi (analisti) ser-<br />
viamo il paziente (...) come un maestro e un educatore ».J<br />
Se la psicoanalisi non è unPimpresa medica bensì edu-<br />
cativa, ugualmente lo sono altre forme di psicoterapia<br />
(nelle quali il terapista non ha contatti fisici col cliente<br />
e non usa medicine). Oggi quest'opinione è caldamente<br />
accettata in alcuni ambienti e vigorosamente respinta in<br />
altri. Dietro il problema scientifico posto da questa di-<br />
stinzione sta il problema della lealtà e del potere istitu-<br />
zionali di cui non mi occuperò in questa sede. Basanldoimi<br />
sulle prove e sui ragionamenti presentati ne Il Mito della<br />
Malattia Mentale e altrove: considererò il trattamento<br />
psicoanalitico come una forma di educazione.<br />
La domanda si può ora porre in questi termini: se la<br />
psicoanalisi è educazione, quali analogie esistono fra essa<br />
e altri tipi $i situazioni educative? In questo capitolo cer-<br />
cherò di far luce su questo problema offrendo una nuo-<br />
va visione dell'educazione e speoialmente dell'insegnamen-<br />
to e dell'apprendimento che caratterizzano vari tipi di<br />
psicoterapia. Questa analisi sarà basata sdla complessità<br />
strutturale della situazione educativa e sul tipo di in-<br />
fluenza che il maestro esercita sull'allievo, e costituirà<br />
un esempio di sempre più alti livelli di esperienze edu-<br />
cative ("psicoterapiche"). Questa classificazione differirà<br />
da quelle attualmente in uso in psichiatria poiché queste<br />
ultime si basano o sulle intenzioni del terapista (ad esem-<br />
pio, psicoterapie esplorative, ricostmttive, di sostegno,<br />
ecc.) o sul materiale esaminato nella situazione terapeu-<br />
tica (ad esempio, analisi delllEs, dell'Io, del carattere,<br />
eccetera).<br />
Oskar Pfister a cura di Heinrich Meng e Ernest L. Freud, Basic<br />
Books, New York 1963, p. 126.<br />
3 An Outline of Psychoanalysis (1938), Norton, New York 1949,<br />
p. 77.<br />
4 TOMAS S. SZASZ, Human Nature and Psychoterapy, cr Comprehensive<br />
Psychiatry n, I11 (1%2), pp. 268-283, e Psychoanalysis<br />
and Suggestion, ibid., IV (1963), pp. 271, 280.<br />
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Gerarchie di apprendimento<br />
I1 tipo più semplice di situazione educativa si esprime<br />
nel dare e ricevere informazioni. Ad esempio, se ci si<br />
trova in una città straniera si possono chiedere indica-<br />
zioni stradali e riceverle, oppure si potrà domandare co-<br />
me si dice in francese "uccello" ed essere informati che<br />
si dice l'oiseau.<br />
Le caratteristiche di questo tipo di situazione educa-<br />
tiva, che definisco "protoeducazione", sono:<br />
1. L'apprendimento è limitato a un tema specifico.<br />
I1 viaggiatore che riceve delle indicazioni stradali non<br />
apprende nulla su qualsiasi altra zona della città.<br />
2. L'allievo non ha mezzi effettivi per controllare la<br />
validità dell'insegnamento al momento in cui lo riceve.<br />
La sua scelta si limita ad accettare o respingere I'infor-<br />
mazione. Se l'accetta, può provaTe l'esattezza dell'infor-<br />
mazione solo seguendo le istruzioni. Saprà di essere stato<br />
ingannato solo dopo aver commesso un errore.<br />
I1 metodo d'insegnamento e apprendimento aumenta<br />
di complessità quando l'istruttore insegna e l'allievo im-<br />
para qualcosa di più che un'indicazione; e l'allievo, dal-<br />
l'informazione acquisita, può ancora dedurre altre infor-<br />
mazioni. Questo genere di educazione può definirsi "meta-<br />
informazione". Se uno è in viaggio e ha bisogno di una<br />
meta-informazione, chiederà una carta: geografica; se sta<br />
imparando una lingua, chiederà un dizionario e una gram-<br />
matica. Le caratteristiche di questa situazione educativa,<br />
che chiamo semplicemente educazione sono:<br />
1. L'apprendimento non è limitato a una questione o<br />
tema particolare; al contrario, se l'allievo sa come usare<br />
la meta-informazione (ad esempio, come usare una carta<br />
geografica Q un dizionario) sarà in grado di ~pprendere<br />
molte cose, tutte appartenenti alla stessa classe logica<br />
(ad esempio come andare da un certo punto a un altro<br />
usando la carta geografica).<br />
2. L'allievo potrà giudicare la validità dell'informa-<br />
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zione così acquisita ~neglio di quanto non possa farlo<br />
nella situazione di prota-educazione. Se malgrado il corretto<br />
uso delila mappa non si ottiene un'informazione corretta,<br />
diffiderà di essa la seconda volta; e se l'errore si<br />
ripeterà, sarà ancora più cauto. In breve, la fiducia dell'allievo<br />
nella validità della mappa si svilupperà nel corso<br />
di un certo lasso di tempo, attraverso un suo uso<br />
ripetuto e soddisfacente.<br />
La maggior parte delle situazioni di insegnamento-apprendimento<br />
che ci sono familiari, ricadono entro queste<br />
due categorie. In verità, esiste un qualcosa definibile<br />
come "metaeducazione"? Ndl'esempio dell'allievo che riceve<br />
indicazioni e quindi un dizionario e una grammatica,<br />
cosa riceverebbe o imparerebbe nella situazione metaeducativa?<br />
La risposta è: un catalogo o una lista di libri<br />
con le istruzioni per il loro uso. Qualora l'allievo volesse<br />
parlare un'altra lingua o acquisire altre nozioni, non dovrebbe<br />
chiedere consigli né attendere che gli venga dato<br />
un dizionario. Saprebbe già cosa fare e come farlo. Capirebbe<br />
inoltre che, per raggiungere il suo scopo, dovrà usare<br />
il metodo e l'attrezzatura nel modo dovuto. Cercherò<br />
ora di dimostrare che l'apprendimento di come si impara,<br />
cioé la metaeducazione, è un importante aspetto della<br />
psicoanalisi.<br />
Le caratteristiche di questo tipo di situazione educativa,<br />
la "metaeducazione", sono:<br />
1. L'apprendimento non è limitato a una singola classe<br />
di argomenti. Al contrario, ,il ilmeta~insegnante insegna<br />
all'allievo come egli ha imparato e quali conseguenze personali<br />
e saciali derivano dal suo stile di apprendimento.<br />
Scopo della metaeducazione è insegnare e imparare circa<br />
l'insegnamento e l'apprendimento.<br />
2. Poiché lo scopo della metaeducazione non è impartire<br />
informazioni effettive, la verità o falsità delle comunicazioni<br />
del maestro non è una questione rilevante. I1<br />
dovere del maestro è aiutare l'allievo ad acquisire una<br />
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prospettiva metaeducativa nei confronti di se stesso. Di<br />
conseguenza la sua efficienza va misurata nei termini se<br />
l'allievo raggiunge il suo scopo, o più esattamente, sino<br />
a che punto.<br />
Resta da notare un importante corollario di queste<br />
tre operazioni educative. In ognuna, l'educatore (il tera-<br />
pista) comunica a due livelli: esplicitamente, trasmette<br />
un contenuto intormativo; implicitamente, insegna un me-<br />
todo di apprendimento. Nel caso della protoeducazione, il<br />
maestro procura le indicazioni e incoraggia l'allievo a<br />
imparare chiedendo una guida; nell'educazione, fornisce<br />
un insieme di conoscenze e insegna all'allievo a impara-<br />
re attraverso un metodo di fare da sé; infine, nella meta-<br />
educazione, fornisce un sistema per organizzare le cono-<br />
scenze e incoraggia l'allievo a usare un metodo di ap-<br />
prendimento più autonomo e critico.<br />
Apprendimento, psicoterapia e psicoanaiisi<br />
Applichiamo ora i concetti di protoeducazione, educazione<br />
e metaeducazione ai vari tipi di psicoterapia.<br />
Non sono mai mancati coloro che dicono che tutta la<br />
psicoterapia, ivi inclusa la psicoanalisi, è suggestione. Se<br />
con questo intendono il dare e l'ottenere indicazioni (o<br />
protoeducazione), la loro prospettiva della psicoterapia<br />
è assai limitata. Quest'opinione è così semplicistica e manifestamente<br />
falsa che non merita alcuna considerazione.<br />
Molti psichiatri e psicologi sostengono che il trattamento<br />
psicoanalitico è una forma più sofisticata di educazione:<br />
il paziente non riceve indicazioni, ma gli vengono<br />
insegnate alcune cose su se stesso che prima non sapeva<br />
(ad esempio sul suo inconscio, sul. suo c~mplesso edipicol<br />
ecc.). Questa era in essenza l'opinione di Freud. Fino<br />
dove arriva, è valjida: ma non ci porta molto lontano.<br />
La mia principale obiezione a quest:idea è che essa<br />
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sostiene, ritengo erroneamente, che lo psicoanalista è un<br />
maestro più o meno simile agli altri, differendo solo per<br />
la materia che insegna. Secondo la psicoanalisi classica,<br />
egli insegna al paziente qualcosa della sua primitiva situazione<br />
familiare, il complesso di Edipo, la sessualità<br />
infantile, i sogni, il transfert e la resistenza, Secondo<br />
Sullivan, egli insegna la storia e le vicissitudini dei rapporti<br />
interpersonali. Se l'analista espletasse soltanto queste<br />
funzioni, il suo ruolQ non differirebbe gran che da quello<br />
di altri maestri.<br />
Vediamo di mettere a fuoco le differenze piuttosto che<br />
le analogie tra lo psicoanalista e gli altri maestri. In generale,<br />
i maestri insegnano le così dette materie come la<br />
storia, la geografia, la fisica, eccetera, e ad essere abili nel<br />
ballo, nel nuoto, nella guida e così via. L'analista, naturalmente,<br />
fa entrambe le cose: insegna contenuti, come<br />
abbiamo già visto, e non può fare a meno di insegnare<br />
anche certe abilità. Ma non è tutto. Ritengo che il contributo<br />
specifico deld'analista al processo analitico stia,<br />
non tanto in ciò che insegna, quanto nel portare ad un<br />
nuovo e più alto livello discorsivo e di discernimento, la<br />
situazione insegnamento-apprendimento.<br />
Siamo ora pronti a precisare i processi educativi che<br />
distinguono la psicoanalisi dalle altre forme di psicoterapia.<br />
Per cominciare, lo psicoanalista evita di dare indicazioni.<br />
Questo non vuol dire, t~ttav~ia, che l'analizzando<br />
non utilizzi un tal genere di apprendimento: di solito<br />
ne fa uso. La condotta dell'analista e i suoi valori possono<br />
servire da modelli che il paziente pub scegliere da<br />
imitare; se lo fa, apprende tramite indicazioni. Senza<br />
dubbio, questo genere di guida non si esprime con direttive<br />
verbali o esortazioni, ma con l'esempio.<br />
Benché l'analista non debba dare indicazioni, non può<br />
proibire al paziente di usare ciò che conosce del terapista<br />
come se fosse una indicazione. Nell'analisi, il solo<br />
mezzo adeguato per ridurre al minimo questa fonma di<br />
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apprendimento è di interpretarlo, e interpretarne le basi<br />
al paziente.<br />
La maggior parte delle forme di psicoterapia non-ana-<br />
litica insegnano mediante indicazioni. Se il terapista ha<br />
a che fare con una situazione acuta e se il contatto tera-<br />
peutico è breve, questo può essere legittimo, così come<br />
è ragionevole dirigere da una stazione all'altra un viag-<br />
giatore che caanbia treni in una grande città. Se tuttavia<br />
il forestiero decidesse di rimanere per un po', e deside-<br />
rasse diventare indipendente senza dover richiedere con-<br />
tinue indicazioni, ,la cosa migliore sarebbe dargli una pian-<br />
ta e, se necessario, insegnargli ad usarla. Allo stesso modo,<br />
aiutando un paziente a imparare mediante l'educazione<br />
psicoterapeutica (meta-indicazioni) si elimina il suo biso-<br />
gno di ripetuti consigli. Questo è ciò che rende l'educa-<br />
zione utile per il paziente che voglia emanciparsi dal rap-<br />
porto anaclitico e pericolosa per il terapista che desideri<br />
incoraggiare tali rapporti.<br />
Educazione, in questo particolare significato, significa<br />
meta-indicazione. Gran parte dell'insegnamento e dell'ap-<br />
prendimento in analisi, appartiene a questa classe. Ad<br />
esempio, tramite la decodificazione dei suoi sintomi e<br />
dei sogni da parte dell'analista, il paziente apprende le<br />
proprie preoccupazioni e tendenze non riconosciute ("in-<br />
conscie"); e attraverso l'interpretazione dei suoi transfert,<br />
ottiene il paziente un inventario delle sue principali stra-<br />
tegie interpersonali, delle loro origini e dei loro scopi.<br />
Con tutti questi sistemi, il maestro analitico (terapista)<br />
dà al suo allievo (paziente) più di quanto non dia il tera-<br />
pista che fornisce indicazioni. E tuttavia, in un certo<br />
senso, dà anche meno, perché esige all'allievo di crearsi<br />
la propria strada dalla meta-indicazione all'indicazione.<br />
L'insight o comprensione analitica può essere adibito<br />
a vari usi: la scelta sta al paziente. Ancora una volta è<br />
come dare a un turista ?la pianta di una città sconosciuta;<br />
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il viaggiatore analitico può orientarsi con una pianta, ma<br />
non accertare dove debba andare.<br />
Un'analisi condotta correttamente, presupponendo<br />
cioè un analizzando interessato a questo genere di apprendimento<br />
e un analista competente nell'analizzare, è<br />
una duplice esperienza 'di apprendimento: il paziente apprende<br />
su se stesso e sull'autoanalisi. Sfortunatamente,<br />
questo fatto è trascurato dalla moderna psicoanalisi, in<br />
gran parte a causa del progressivo discredito dell'idea<br />
dell'auto-analisi. Anche se la situazione analitica e I'esperienza<br />
analitica del paziente richiedono due persone, un<br />
analista e un analizzando, questo non significa che l'autoanalisi<br />
sia impossibile. Ad esempio, una persona può<br />
analizzare se stessa in relazione a qualcuno che non sia<br />
l'analista. Tuttavia non desidero soffemarmi oltre su<br />
questo argomento.<br />
Sebbene sia tipico dell'analisi, questo genere di apprendimento<br />
(mediante educazione o meta-indicazione)<br />
non è limitato ad essa. Alcune occupazioni professionali,<br />
tradizionalmente considerate come sublimazioni, possono<br />
offrire opportunità per una tale educazione. Sebbene<br />
le ansie e i dubbi sessuali dell'adolescenza possano condurre<br />
all'ipocondria e alla ricerca di consigli su disturbi<br />
immaginari, possono anche portare a scegliere come carriera<br />
la medicina. In quest'ultimo caso, lo studente apprenderà<br />
non solo i fatti sessuali specifici, ma anche il<br />
sesso in forma più astratta e complessa attraverso l'antropologia,<br />
I'endocrinologia, e la psicologia.<br />
Ci ~imangono ora da chiarire gli dementi meta-educativi<br />
della psicoanalisi. Secondo la mia opinione, l'operazione<br />
fondamentale della psicoanalisi è quella di ripartire<br />
le informazioni tra i partecipanti. Questo, naturalmente,<br />
è vero per tutti i tipi di psicoterapia. Ciò che distingue<br />
la psicoanalisi è il fatto di abbracciare tutti e tre i tipi<br />
di apprendimento dando speciale rilievo all'apprendimento<br />
dell'imparare (metaeducazione).<br />
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Altri metodi di psicoterapia abbracciano meno categorie<br />
o ne sottolineano solamente una: di solito, l'indicazione<br />
(protoeducazione). I1 principale metodo di metaeducazione<br />
psicoanalitica è l'analisi della 'situazione terapeutica<br />
e di situazioni extra-analitiche nelle quali il paziente<br />
svolge un ruolo significativo. Ognuno di questi<br />
11<br />
giochi" deve essere esaminato minuziosamente per mettere<br />
a nudo la sua struttura; in altre parole, per accertare<br />
chi impone le regole 'e di che regole si tratta, a chi sono<br />
imposte e per quale motivo.<br />
I1 contenuto del trattamento psicoanalitico<br />
Da un punto di vista teorico, la forma del trattamento<br />
psicoanalitico è più importante del suo contenuto. Que-<br />
sto perché le regole del gioco analitico possono essere<br />
stabilite in generale, mentre le singole mosse dei giocatori<br />
debbono essere descritte particolareggiatamente. Malgra-<br />
do ciò, le regole di questo gioco hanno ricevuto assai mi-<br />
nore attenzione ,da parte della letteratura psicoanalitica<br />
di quanta ne abbia ricevuta il contenuto del gioco stesso.<br />
Viceversa, in questo libro, ho sottolineato maggiormente<br />
il comportamento strategico dell'analista e dell'analizzan-<br />
do, i loro negoziati e il contratto col quale si impegna-<br />
no, piuttosto che le manifestazioni del paziente e le inter-<br />
pretazioni dell'analista. Anche se ho relegato in secondo<br />
piano il contenuto conoscitivo del rapporto analitico,<br />
esso merita tuttavia seria considerazione.<br />
La storia del trattamento psicoanalitico<br />
Come tante altre cose in psicoanalisi, il trattamento<br />
psicoanalitico può essere compreso solo da un punto di<br />
vista storico. Man mano che il lavoro di Freud procede-<br />
va, ci furono cambiamenti nelle sue idee e in quelle degli<br />
altri terapisti circa il contenuto della terapia analitica.<br />
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Il risultato fu una grande confusione e un disaccordo su<br />
cosa la psicoanalisi "realmente" fosse e cosa meritasse<br />
tale nome. In verità, nei primi giorni della psicoanalisi<br />
molte divergenze erano centrate su cosa lo psicoanalista<br />
dovesse "insegnare" al paziente.<br />
Nel periodo intercorso fra la pubblicazione degli Studi<br />
sull'isteria e L'interpretazione dei sogni, Freud lavorò<br />
sotto l'influenza dell'ipnosi e del metodo catartico. Il suo<br />
principale obiettivo terapeutico era scoprire i ricordi<br />
99<br />
traumatici" del paziente e renderli coscienti, vale a dire<br />
aiutare il paziente ad accettarli. I1 fondamento razionale<br />
di questo metodo sta nella supposizione che la nevrosi<br />
del paziente fosse causata da ricordi traumatici inconsci,<br />
il cui effetto poteva essere dissolto rendendoli coscienti.<br />
Inoltre Freud supponeva, sulla base di buoni indizi, che<br />
i ricordi traumatici fossero di natura sessuale. Di quì che<br />
durante il periodo iniziale della psicoanalisi (prima del<br />
1900), i ricordi sessuali traumatici del cliente fossero il<br />
principale argomento di istruzione.<br />
Questo tema specifico e limitato che l'analista iqsegnava<br />
e l'analizzando imparava, crebbe rapidamente in<br />
molte direzioni. Ben presto Freud scoprì che ciò che considerava<br />
delle esperienze del paziente erano in realtà delle<br />
fantasie. Questo allargò la portata della terapia analitica<br />
onde includere le fantasie del paziente e i suoi<br />
sogni.<br />
Successivaimente ci si rese conto che la cosiddetta malattia<br />
nevrotica non era un fenomeno isolato, causato da<br />
uno o più eventi traumatici del passato, bensì un aspetto<br />
ddl'intera persondità del paziente. Divenne quindi signi-<br />
Eicativa la storia di tutta 1l:infanzia e non salo di parti di<br />
essa. A questo punto, la ricostruzione della nevrosi infantile<br />
diventò lo scopo principale $del trattamento. Né questo<br />
bastò. Ben presto l'attenzione di Freud si rivolse alle<br />
dif6icoltà che il paziente, o le sue cosiddette (difese inconscie,<br />
ponevano ai terapista che tentava di capire da ne-<br />
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vrosi infantile ~dell'~a1izzando. In rapporto a ciò Freud<br />
stabili che scopo della terapia analitica era quello di superare<br />
le resistenze interiori del paziente al trattamento.<br />
Dalla scoperta iniziale dal metodo psicoanailitico, trascorsero<br />
circa tre decadi prima che l'analisi del transfert divenisse<br />
il tema centrale della situazione analitica.<br />
Questo abbozzo dello sviluppo del pensiero di Freud,<br />
riflette i cambiamenti delle materie che l'analista, come<br />
maestro, si aspettava che l'analizzando, suo allievo, apprendesse.<br />
Come faceva l'analista a decidere quale di questi<br />
argomenti era importante? E quale il più importante,<br />
se non erano tutti egualmente significativi?<br />
I1 crescente espandersi dei temi che il maestro-analista<br />
si aspettava che l'analizzando-allievo dovesse approfondire,<br />
portò la psicoanalisi ad evolversi in due direzioni principali.<br />
Una fu il marcato prolungamento del trattamento<br />
analitico (oggidi, l'inflazione dell'investimento di tempo<br />
richiesto all'analizzando ha oltrepassato ogni limite ragionevole,<br />
ma da fine non è ancora in vista). L'altra, fu una<br />
rigogliosa crescita delle fazioni psicoanalitiche, basata, in<br />
gran parte, sulla divergenza di opinioni circa il tema più<br />
importante dell'istruzione analitica.<br />
La storia 'di questo frazionismo, che ancora infuria,<br />
costituisce un inventario degli argomenti che i vari analisti<br />
consideravano interessanti, importanti o indispensabili<br />
per l'analisi. Occorre un atteggiamento prospettico<br />
nei confronti di questa controversia, per capire la psicoanalisi<br />
come impegno educativo.<br />
Una volta sistemati i disaccordi tra Freud, Jung e<br />
Adler, l'identità della psicoanalisi come metodo terapeutico<br />
e come professione sernhrava ben definita. Tuttavia,<br />
la grande quantità di argomenti che potevano essere inclusi<br />
nd repeatorio ddl'andista-istruttore pxoldussero una<br />
nuova serie di dibattiti e di swssioni.<br />
Per primo ci fu Sandor Ferenczi, con la sua idea di<br />
abbandonare l'analisi del transfert e, in realtà, ogni tipo<br />
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di analisi, a vantaggio di un indugiare comprensivo sulle<br />
passate delusioni del paziente facendo eroici sforzi per<br />
annullarle. Successivamente venne Otto Rank, con la sua<br />
nozione del trauma della nascita e le pretese implicazioni<br />
terapeutiche; quindi Melanie Klein con le sue opinioni<br />
circa il significato degli engrammi preverbali e delle po-<br />
sizioni depressive e paranoidi precoci; Harry Stack Sul-<br />
livan, con la sua enfasi sul presente piuttosto che sul<br />
passato; Sandor Radò, col suo concetto di nevrosi come<br />
disadattamento biologico più che come creazione psico-<br />
logica: e infine Franz Alexander, con la sua nuova edi-<br />
zione ddla teoria traumatica della nevrosi, secondo la<br />
quale il paziente soffre di vari atteggiamenti genitoriali<br />
che l'analista deve riparare con "esperienze emozionali<br />
correttive".<br />
Un modo più tradizionale di suddividere il campo della<br />
tematica analitica è per dicotomia. Si ottengono cosi ma-<br />
teriali coscienti e inconsci; materiali delllEs e delllIo (e<br />
Super-Io) nonché i loro derivati; impulsi e difese; istilnti<br />
e influenze sociali, e cosi via. Alcuni analisti pretendono<br />
che l'analisi di un membro di queste coppie è più impor-<br />
tante che l'analisi dell'altro, o che uno debba essere ana-<br />
lizzato prima dell'altro. Il mio punto di vista è che questo<br />
enfatizzare ogni cosa serva a distinguere diversi tipi di<br />
psicoanalisi, ognuno basato sul tema che il terapista con-<br />
sidera particolarmente significativo per una efficace te-<br />
rapia.<br />
Qualunque siano le convinzioni teoretilche dell'analista,<br />
le fantasie inconscie sdell'analizzando hanno un significato<br />
pratico solo in quanto egli le esprime o le comunica. Que-<br />
sto può avvenire tramite lamentele, sintomi, sogni, al-<br />
Iusioni, transfert, atti non verbali e l'intero stile di vita<br />
del paziente. Gran parte del lavoro dell'analista consiste<br />
in tentativi di comprendere e decifrare comunicazioni oc-<br />
culte del paziente e nell'incoraggiarlo, mediante il contat-<br />
to analitico, a rivolgersi all'analista in maniera chiara ed<br />
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esplicita, nel suo linguaggio di ogni giorno, e a decifrare<br />
i suoi messaggi occulti.<br />
Nel presentare questo breve panorama storico del<br />
trattamento psicoanalitico, il mio scopo non era di condensare<br />
in poche frasi concise l'enorme massa della letteratura<br />
pcicoanalitica accumulatasi neglli ultimi settanta<br />
anni. Ho semplicemente cercato 'di porre nella giusta prospettiva<br />
stori'ca la domanda: « Cosa insegna lo psicoanalista?<br />
» e le molte risposte che sono state offerte. L'espansione<br />
della materia del~l'analisi non è di per sé un cattivo<br />
segno. Dal 1900 in poi, anche la portata di campi come la<br />
fisica e la medicina si è allargata. C'è comunque una differenza.<br />
In fisica e in medicina, i nostri valori sono fondati<br />
su fatti e stabiliti dalla prassi; sappiamo cos'è buono<br />
e cos'è cattivo, cos'è progresso e cos'è regresso. Ma nella<br />
psichiatria, nella psicoterapia e, purtroppo, anche nella<br />
psicoanalisi, manchiamo di riferimenti di questo tipo. E'<br />
necessario quindi stabilire previamente criteri ben definiti<br />
per giudicare la psicoterapia. Finché non lo faremo,<br />
non potremo valutare le diverse proposizioni ma continueremo<br />
invece a denigrare i nostri avversari, ingiuriandoli,<br />
e a valorizzare la nostra posizione attraverso il prsselitismo.<br />
Riassumendo, durante le prime decadi della sua esistenza<br />
la psicoanalisi consistette solo nell'analisi delle ricostruzioni.<br />
Gradualmente (negli anni venti e, più sistematicamente,<br />
negli anni 30), il trattamento psicoanalitico<br />
assunse il significato di analisi della nevrosi di transfert.<br />
La portata educativa dell'analisi era quindi stata<br />
elevata a un più alto livello e includeva, oltre alle produzioni<br />
del paziente, il rapporto terapeutico stesso. La psicoanalisi<br />
non ha bilsogno, né può, i,n verità, fermarsi qui.<br />
Un'ulteriore estensione del suo ambito educativo è implicito<br />
nei suoi disegni, principi e nel suo spirito. L'indagine<br />
analitica deve ripiegarsi su se stessa; "la terapia" deve<br />
includere pertanto l'analisi della situazione analitica. Solo<br />
in questo modo è possibile raggiungere l'obiettivo clas-<br />
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sico della psicoanalisi: la completa emancipazione del pa-<br />
ziente dalle forze che lo legano alla persona dell'analista.<br />
Lo psicoanalista come esperto nel "rimosso"<br />
Anche se il precedente studio storico può aver chiarito<br />
in qualche modo la natura del dialogo psicoanalitico,<br />
persiste l'interrogativo: « Quale dovrebbe essere il contenuto<br />
delle camunicazioni tra analizzando e analista? ».<br />
La risposta a tale domanda non è agevole. La cosa migliore<br />
è analizzare il problema che essa comporta.<br />
Desidero ancora una volta sottolineare che il contenuto<br />
della transazione terapeutica deve essere in maggior<br />
parte stabilito da1 paziente. Ciò è vero particolarmente<br />
all'inizio del rapporto. I1 cliente 'deve sentirsi libero di<br />
esplicitare le ragioni per le quali ha consultato il terapista<br />
e le modalità con le quali si aspetta che il terapista<br />
lo aiuti. Anche quando il trattamento prosegue, il terapista<br />
deve evitare ({nei limiti dal $possibile), di imporre al<br />
paziente i suoi interessi e ile sue teorie, e deve lasciarlo libero<br />
di seguire la propria rotta.<br />
Ciò non significa sostenere una tecnica non direttiva.<br />
Il terapista autonomo non è un'eco silenziosa dal paziente;<br />
né tantomeno, è un analista "passivo" che risponde<br />
soprattutto con « Hmm ... » « Sì, capisco ... » « Sì, vada<br />
avanti ... D, o col silenzio. L'analista, così come io concepisco<br />
il suo compito, partecipa attivamente e in maniera<br />
significativa a un particolare tipo di dialogo. Dopo che il<br />
paziente ha stabilito il tema, l'analista, anche se meno<br />
attivo dell'analizzando, non è in alcun modo inattivo. Come<br />
contribuisce allora al dialogo?<br />
A questo punto, incontriamo un altro aspetto familiare<br />
della funzione dell'analista come maestro. Mi riferisco all'analista<br />
specialista in fatto di repressioni o di "inconscio".<br />
I1 paziente, ad esempio, può avere delle preoccupazioni<br />
circa i suoi rapporti con la madre e col padre.<br />
Egli descrive l'attuale situazione con loro e comincia quin-<br />
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di a ricordare la propria infanzia e il ruolo che i geni-<br />
tori vi hanno avuto. Per definizione, questa è la versione<br />
cosciente che il paziente ha dei suoi rapporti coi genitori;<br />
questo è tutto ciò che può dire, tutto ciò che sa.<br />
I1 compito dell'analista è ascoltare; ma che cosa? Ascol-<br />
tare le incongruenze tra ciò che il paziente dice e come<br />
agisce; i sentimenti e i pensieri non conosciuti; il rac-<br />
conto dei rapporti del paziente con altre persone che<br />
non siano i genitori; e cogliere iil suo comportamento<br />
verso l'analista, il transfert. In tutti questi modi (e in<br />
altri su cui sorvcrlo), l'analista cerca di trascendere l'espo-<br />
sizione cosciente della situazione così come la presenta<br />
il paziente e di costruire un'altra versione meno fittizia.<br />
I1 terapista può realizzare ciò osservando per lunghi pe-<br />
riodi e in tutti i dettagli i giochi reali che il1 paziente tende<br />
a giocare, piuttosto che accettare le spiegazioni che egli<br />
ne da.<br />
Quello che descrivo è naturalmente ciò che in psico-<br />
analisi di solito è definito "rendere cosciente l'inconscio"<br />
vale a dire sostituire le costruzioni coscienti (ma "false")<br />
del paziente della propria realth, con le versioni inconscie<br />
(ma "vere") della stessa. Per quanto mi riguarda sono<br />
d'accordo con l'idea di base di questa formulazione, ma<br />
non con le impressioni che probabilmente essa crea.<br />
I concetti psicoanalitici tradizionali, concepiti in ter-<br />
mini di Es, Io, Super-Io, inconscio e .così via, creano l'im-<br />
pressione che tutte le informazioni necessarie per una<br />
completa analisi siano riposte nel paziente. I1 dovere del-<br />
l'analista è di "liberare" (le informazioni in modo che<br />
l'ana~lizzando possa comunicarle all'analista. Colmo che<br />
sostengono questa opinione suppongono che, in aggiunta<br />
alle idee coscienti \di avvenimenti, persone e rapporti,<br />
la gente possegga inoltre (risposte non si sa dove) un'al-<br />
tra serie o forse diverse altre serie di concetti degli "stes-<br />
si" avvenimenti, persone e rapporti. Come un archeologo<br />
che scopra una città sepolta sotto un'altra, l'analista -<br />
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esperto in "terapia che svela" - scopre i ricordi e gli<br />
affetti inconsci del paziente che erano sepolti sotto le sue<br />
1,<br />
razionalizzazioni" coscienti.<br />
In realtà, la situazione è di'versa. Come tutti, il paziente<br />
vive iln base a ciò che sinceramente ritiene essere<br />
la verità (per semplificare l'esposizione prescinderò dal<br />
paziente che mente). Egli vive secondo una visione più<br />
o meno fiitti-cia lde1lla realità. Ma è ciò che tutti facciamo.<br />
Per molti aspetti della vita, il paziente che viene in analisi<br />
è probabilmente non meno onesto, non meno sincero<br />
né meno realista della maggior parte della gente e<br />
fmse lo è anche di più.<br />
I1 punto è che entrambi, paziente e analista, sono o<br />
dovrebbero essere interessati a quegli aspetti della vita<br />
del paziente che rivelano (discrepanze. Queste ultime si<br />
manifestano in svariati modi: con disturbi e sintomi e<br />
con l'adattamento del paziente ad essi; con contraddizioni<br />
fra quanto affermato dal paziente in momenti diversi;<br />
con incoerenze tra fatti e parale e così via. E'<br />
in questi momenti che l'analista deve intervenire nel dialogo;<br />
egli contesta le spiegazioni fornite dal paziente;<br />
fa domande; suggerisce ipotesi alternatilve per spiegare<br />
la condotta del paziente. Se questi interventi sono appropriati<br />
e se il cliente è in grado di vedere se stesso in<br />
una nuova Iuce, allora, pian piano, si opereranno dei<br />
cambiamenti nella sua personalità. Egli si vedrà con occhi<br />
nuovi (forse, all'inizio, presi in parte lin prestito dall'analista);<br />
osserverà nuovi aspetti; cambierà e vedrà se<br />
stesso e gli altri in maniera diversa. La sua nuova visione<br />
!delle cose è ciò che abbiamo chiamato il suo « inconscio<br />
D. Come per la maggior parte delle parole, sarà<br />
un termine adeguato solo ce lo intenderemo a dovere<br />
e lo useremo con attenzione.<br />
Cosa intendo dire affermando che l'analista è uno<br />
specialista che i,nsegna al paziente "il rimosso", "l'incon-<br />
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scio", "il non accettato" e "il non esplido"? I1 termine<br />
denota una classe inconsueta? Essa differisce<br />
da altri tipi di materie come l'algebra, la storia antica o<br />
il latino. La personalità ~dell'allievo non altera queste<br />
materie, anche se la personalità ddl'insegnante può introdurre<br />
in esse delle variazioni. Praticamente, tuttavia,<br />
queste materie oonsistono in gran parte, in informazioni<br />
esterne alla personalità sia dell'allievo che del maestro.<br />
Ma nella classe di fatti denominati "rimozioni", il<br />
contenuto varia in funzione della personalità dell'allievo.<br />
La materia specifica non solo varia da un paziente all'altro,<br />
ma anche tra pazienti di diverse estrazioni culturali<br />
e sociali. Dobbiamo ricordare che la rimozione è<br />
qualcosa che ognuno fa per se stesso. Tuttavia, i temi che<br />
il paziente deve reprimere sono 'determinati in gran parte<br />
#dalla sua famiglia e dalla sua cultura. Neilla Vienna<br />
dell'età vittoriana, dove Freud fece le sue prime osservazioni,<br />
era la sessualità linfantile e, fino a un certo<br />
punto, anche la cessualità adulta ad essere repressa; da<br />
una persona di una certa levatura ci si aspettavano le<br />
opportune finzioni, dietro le quali nascondere tali sconvenienze.<br />
Ma altri argomenti delicati, che venivano trattati<br />
con slealtà altrove, non erano soggetti alla repessione<br />
nella Vienna di allora: ad esempio i raggiri finanziari<br />
negli alti circoli governativi o i conflitti socialbi tra<br />
gruppi di minoranze nazionali o religiose.<br />
La repressione è dunque una particolare forma di obbedienza<br />
e, pertanto, il risultato di una protoeducazione.<br />
E' facile osservare che la persona alla quale è stato<br />
insegnato questo genere di obbedienza (il così detto<br />
isterico), può agev~l~mente essere istruita a obbedire al<br />
comando di un'altra autorità (le indicazioni del tera-<br />
5 Vedere SIGMUND FREUD, Repression (1915), The Standard<br />
Edition, vol. XIV, pp. 141-158; The Unconscious (1915), ibid., pp.<br />
159-215.<br />
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91
pista suggestivo). In un certo senso, l'ipnosi è la "lo-<br />
gica" terapia dell'isterismo.<br />
Queste considerazioni aiutano a spiegare perché la<br />
psicoanalisi iniziò come un'irnpresa socialmente "sower-<br />
siva » e perché, per restare fedele al suo mandato sto-<br />
rico e intellettuale, deve rimanere tale. I1 suo compito<br />
era, e rimane, quello di "demistiiicare" le finzioni so-<br />
ciali e persanali. Freud, naturalmente, cercò di distrug-<br />
gere i miti vittoriani della famiglia e del sesso predo-<br />
minanti ai suoi tempi. Oggi, negli Stati Uniti, non so-<br />
no questi i settori principalmente awolti nelle repressioni<br />
sociali e personali; di conseguenza, l'attenzione dell'ma-<br />
lista non può essere diretta soltanto e neppure preva-<br />
lentemente a questi temi.<br />
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4<br />
IL TRATTAMENTO PSICOANALITICO<br />
COME GIOCO<br />
I1 gioco come modello<br />
nelle scienze sociali<br />
I1 gioco è per la moderna scienza sociale quello che<br />
il sistema solare è stato per i primi fisici atomici. Nei<br />
due casi, un avvenimento o un sistema che ci sono fa-<br />
miliari vengono usati come modello per aiutarci a visua-<br />
lizzare, comprendere e trattare un avvenimento o un si-<br />
stema meno noto.<br />
I concetti di "gioco", "ruolo", "regola" e "strategia"<br />
sano noti e di provata utilità allo studioso di scienze<br />
sociali, sia egli economista, stratega militare o socio-<br />
lago. Sin ora questi concetti sono stati usati molto più<br />
moderatamente dallo psichiatra e dallo psicoterapista,<br />
anche se il modello del giocare una partita sembra par-<br />
ticolarmente approprialto per chiarire il rapporto tra<br />
io specialista psichiatra ed il suo clliente. Ne Il mito<br />
della malattia mentale avanzai una teoria del comporta-<br />
mento personale basata sul suddetto modello, contem-<br />
plando specialmente la cosiddetta condotta anormale.<br />
Desidero fare altrettanto in questo libro per il tratta-<br />
mento psicoanalitico.<br />
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Prima di procedere a una discussione sulle qualità<br />
formali dei giochi e del giocare, cerchiamo di chiarire<br />
gli usi tecnici di queste parole. Naturalmente non uso<br />
le parole "gioco" e "giocare" nel loro significato quoti-<br />
diano, che denota attività ricreative, frivole o divertenti.<br />
Ciò che importa non è se una particolare attività sia<br />
penosa o piacevole, ma se implica un comportamento che<br />
segua delle regole. Poiché, virtualmente, ogni compor-<br />
tamento umano, dalle occupazioni solitarie come lbrni-<br />
tologia alle attività di massa come la guerra, comporta<br />
il seguire delle regole per raggiungere delle mete, pos-<br />
siamo interpretare quasi tutto quello che la gente fa co-<br />
me una forma di partita-da-giocare.<br />
In questo modo il matrimonio, gli affari, la guerra<br />
e il trattamento psichiatrico, possono essere tutti con-<br />
siderati dei giochi. Indubbiamente, questo allarga il con-<br />
cetto #di "gioco", proprio come il considerare la de-<br />
pressione, l'esaltazione, la solitudine e il suicidio come<br />
malattie allarga 31 concetto di "malattia". La domanda<br />
che dobbiamo porci in qualità di studiosi di psicoanalisi<br />
e di psicoterapia è la seguente: « Cosa ci aiuterà di più<br />
a capire il rapporto analitico: la semantica della malat-<br />
tia e del trattamento o la sernantica del giocare-una-par-<br />
tita? Abbiamo provato con la prima; forse ora dovrem-<br />
mo provare la seconda P.<br />
Tuttavia non potremo farlo se condanniamo senza ri-<br />
serve il linguaggio della teoria del gioco. C'è una ten-<br />
denza in questo senso non solo in psichiatria, ma an-<br />
che in altri rami della sociologia. Così il moderno stu-<br />
dioso di strategia militare viene a volte criticato non<br />
per quello che fa, ma per il linguaggio che usa. La seman-<br />
tica dell'analisi del gioco, secondo quest'opinione, impli-<br />
ca un atteggiamento insensibile nei confronti della vio-<br />
lenza e della sofferenza e in tal modo favorisce il con-<br />
flitto internazionale.<br />
La logica di questo argomento è davvero curiosa:<br />
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sostiene che, se ci riferiamo alla guerra in termini di<br />
I,<br />
ma~ello" e "strage" ce ne saranno di meno; ma che ci<br />
saranno più guerre se ci riferiamo ad esse in termini<br />
di "giochi bellici" e "strategie minimax". I1 fatto è che<br />
la guerra è stata chiamata con molti nomi sgradevoli, nessuno<br />
dei quali ha dissuaso la gente dall'intraprendere<br />
nuovi conflitti. Anche se assurda, questa argomentazione<br />
è pericolosa a causa del suo appello ai sentimenti.<br />
Il richiamo emotivo delle parole usate per descrivere<br />
ciò che fa la gente è particolarmente pericoloso<br />
nelle così dette professioni assistenziali e in nessuna<br />
più che in psichiatria.<br />
Nel caso della psicoanalisi (e della psicoterapia) abbiamo<br />
le seguenti situazioni: un cliente, insoddisfatto<br />
per l'ilncapacità a far fronte ai propri problemi, cerca<br />
aiuto da un esperto preparato ad assistere le persone<br />
che desiderano un tale tipo di aiuto. Come dovremmo<br />
chiamare il cliente e l'esperto? Li chiameremo, rispettivamente,<br />
,><br />
paziente" e "terapista" (o "medico"); o li<br />
chiameremo invece "cliente" e "analista del gioco" (o<br />
"analista delle comunicazioni")?<br />
La semantica della medicina copre immediatamente<br />
il rapporto fra l'esperto e il cliente con uno scudo protettivo:<br />
il ruolo di terapista è un ruolo dal quale l'esperto<br />
può trarre autostima, mentre quello di paziente è<br />
un ruolo dal quale il cliente può trarre fiducia. Così il<br />
linguaggio della medi'cina trasmette all'analisi scientifica<br />
della psicoterapia un vocabolario che sostiene le aspirazioni<br />
dello psicoterapista e del suo cliente. Se vogliamo<br />
esplorare le possibilità delIa teoria del gioco in<br />
psicoterapia, occorre essere pronti a rinunciare a questo<br />
sostegno semantico.<br />
A causa dell'importante significato connotativo delle<br />
parole che usiamo per descrivere il rapporto analitico,<br />
si può pensare che il mio uso del vocabolario della teoria<br />
del gioco implichi un atteggiamento frivolo, disuma-<br />
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nizzato e non terapeutico di fronte al serio problema della<br />
cosidetta "(malattia mentale". Respingo questa accusa. Le<br />
parole non costano nulla. Chiunque può affermare che<br />
si preoccupa di coloro che sofirono e desidera aiutarli.<br />
Tuttavia, se vogliamo capire cosa fanno i "(guaritori di<br />
malattie mentali" anziché starcene davanti a loro in<br />
timore reverenzjiale, \dobbiamo giudicare il lavoro dello<br />
psichiatra e dello psicoterapista così come giudichiamo<br />
il lavoro di chiunque altro: per quello che fanno e non<br />
per quello che dicono di fare.<br />
Siamo ora pronti ad accostarci al rapporto psicoana-<br />
litico dal punto di vista della teoria del gioco. In questo<br />
capita10 cercherò di stabilire li fondamenti teorici di<br />
questo approccilo, esaminando la natura dei giochi in<br />
generale e del "gioco" del trattamento psicoanalitico in<br />
particolare e descrivendo brevemente due tipi di persone<br />
come giocatori della partita analitica.<br />
La natura dei giochi e del giocare<br />
Le caratteristiche formali dei giochi e del giocare pos-<br />
sono essere riassunte come segue:<br />
1. Giocare è un'attività libera e volontaria. Un gio-<br />
catore è libero di cominciare a giocare o di smettere.<br />
Un gioco al quale si è obbligati a partecipare non sareb-<br />
be "un gioco" (anche se potrebbe sempre essere de-<br />
scritto come un genere speciale di "gioco").<br />
2. Giocare è unoocupazione separata, isolata dal<br />
resto della vita. C'è un tempo e un luogo speciale ap-<br />
positamente per il gioco; ad esempio il sabato pome-<br />
riggio per il gioco del calcio nelle scuole, Las Vegas e<br />
Reno per i giochi d'azzardo.<br />
3. Giocare è un'attivitA che ha un'andamento e un<br />
risultato incerti. Quando lo svolgimento del gioco ed il<br />
suo rilsultato sano predete~minati, si dice che è stato<br />
I > truccato".<br />
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4. Giocare è improduttivo: non crea beni né altri<br />
prodotti: permette solo uno scambio di qualità fra i gio-<br />
catori.<br />
5. I1 gioco è governato da regole applicabili solo a<br />
quel gioco, diverse dalle regole di altri giochi e dalle<br />
regole della vita reale.<br />
6. I1 gioco è finzione: il giocatore è cosciente di una<br />
seconda realtà che separa l'esperienza del gioco dalla<br />
realtà delle esperienze della vita reale?<br />
Queste caratteristiche sono puraanente formali. Non<br />
ci dicono nulla sul contenuto (del gioco. Per questo, è ne-<br />
cessario un resoconto delle regole del gioco e della con-<br />
dotta dei giocatori. Le parti I1 e I11 {di questo volume in-<br />
tendono fornire tale resoconto del gioco analitico. Come<br />
abbiamo già notato, analista e analizzando non hanno<br />
ruoli simmetrici in questo gioco; i due non sono "gio-<br />
catori" nel medesimo senso. In cosa differiscono i loro<br />
ruoli formali come giocatori?<br />
Un'analisi del modello di gioco<br />
della psicoterapia autonoma<br />
L'analizzando "gioca" - l'analista "lavora".<br />
L'analisi di un modello di gioco di psicoterapia auto-<br />
noma mostra le differenze fra l'attività del paziente e<br />
quella del terapista. La psicoanalisi è un gioco (nel senso<br />
suindicato) solo per il pazi'ente; per il terapista è un'oc-<br />
cupazione. Così dovrebbe essere. Tuttavia, c'è un rischio<br />
in questa disuguaglianza delle parti: il terapista può ri-<br />
sentirsi che il paziente goda di una posizione meno vin-<br />
colata e può tentare di privarlo di alcune sue libertà.<br />
1 Vedere ROGER CALLOIS, Man, Play, and Games, The Frcc<br />
Press of Glencoe, New York 1961, pp. 5-10; GEORGE H. MEAI),<br />
Mente, Sé e Società, Universitaria, Firenze 1966; JEAN PIACET, Play,<br />
Dreams and Zmitation in Childhood, Heineman, Loildra 1951;<br />
T. S. Sz~sz, Il mito della malattia mentale, cit., parte V.<br />
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97
Questa è probabilmente la ragione per cui della grande<br />
quantistà di psicoterapia che si pratica, ce n'è così poca<br />
di autonoma.<br />
Nella psicoterapia autonoma, i ruoli del paziente e<br />
dell'andista differiscmo come segue:<br />
1. Solo il paziente è Mxro di giocare o di non gio-<br />
care. Una volta che il terapista è d'accordo sul contratto,<br />
deve rimanere a disposizione del paziente. Anche in un<br />
senso più lato il paziente gode di un maggior grado di<br />
libertà. Egli può decidere di fare o di non fare un'analisi;<br />
può preferire qualche altro genere di aiuto, oppure non<br />
volerne alcuno. L'analista, invece, può rinunciare all'ana-<br />
lisi solo cambiando la sua occupazione (o, forse, dando<br />
una nuova definizione della "psicoanali~si"): la sua po-<br />
sizione è paragonabile a quella del croupier al tavolo<br />
della rodette: egli lavora "giocando alla roulette", men-<br />
tre il cliente gioca alla roulette.<br />
2. La psicoanalisi è un'attività separata dalla vita<br />
reale solo per il paziente, non per l'analista. L'analizzan-<br />
do impiega all'incirca quattro ore alla settimana per fa-<br />
re l'analisi, l'analista quaranta o più. Lo studio del tera-<br />
pista è separato dallo spazio di vita reale del paziente,<br />
ma non da quello suo: infatti il terapista può trascor-<br />
rere nello studio più tempo che in qualsiasi altro luogo.<br />
3. I1 risultato del gioco analitilco è più incerto per<br />
il paziente che non per l'analista. L'analizzando cerca di<br />
raggiungere una trasformazione personale; l'analista di<br />
guadagnarsi da vivere.<br />
4. La situazione analitica ha una qualità fittizia salo<br />
per il paziente. Come ho già ricordato, questo accade per-<br />
che i1 paziente "gioca" mentre l'analista "davora".<br />
5. L'analista è compensato di tutto dalla componente<br />
economica della situazione: il denaro fluttua solo in<br />
una direzione, dal paziente al terapista. Diversamente dai<br />
giochi comuni, la psicoanalisi iion è solo economicamente<br />
improduttiva per il paziente, ma effettivamente costosa;<br />
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per il terapista è i,nvece una sorgente di proventi profes-<br />
sionali.<br />
Le "modifiche" tipiche della psicoanalisi.<br />
L'aver paragonato il trattamento psicoanalitico a un<br />
gioco ci consente di vedere come l'analisi sia stata carn-<br />
biata e deformata. Alcune di queste modifiche wstitui-<br />
scono il nucleo di nuove scuole di psicoterapia; altre,<br />
anche se mleno professionalizzate e sistematizzate, sono<br />
nondimeno importanti.<br />
1. La libertà del paziente nel gioco terapeutico può<br />
essere ristretta o abolita. Egli può essere forzato a ini-<br />
ziare o a continuare la terapia in vari modi, nei casi<br />
estremi mediante un'ordinanza del giudice. Come il gioco<br />
obbligatorio cessa di essere gioco, così la psicoterapia<br />
forzata cessa di essere autonoma e analitica.<br />
2. La separazione tra la psicoterapia del paziente e<br />
la sua vita extraterapeutica può sfumare sino ad esseile<br />
annullata. Ciò di solito accade per l'intrusione del tera-<br />
pista nella vita extraterapeutica del paziente. E' respon-<br />
sabilità dello psicaterapista autanomo mantenere un<br />
muro impenetrabile tra situazione terapeutica e vita<br />
reale del paziente. In questo muro si può aprire una<br />
breccia in molti modi; di solito visitando il paziente in<br />
ospedale o a casa; parlando coi parenti; dando sue no-<br />
tizie al datore di lavoro, a un amico o ad altri coi quali<br />
abbia rapporti significativi; prestandogli o facendosi pre-<br />
stare del denaro o altri oggetti, e così via. Nella misura<br />
in cui per il paziente la linea di demarcazione tra psi-<br />
coterapia e vita reale è incerta, la sua terapia cessa di<br />
essere autonoma ed analitica.<br />
3. I1 risultato della psicoterapia, come del resto quello<br />
dei giochi ordinari, è incerto. Nei giochi, l'incertezza del<br />
risultato è un corollario della libertà ,&l giocatore; è<br />
possibile eliminare I'incertezza solo controllando il com-<br />
portamento dei giocatori. Allo stesso modo il risultato<br />
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della psicoanalisi, come avventura di autotrasformazione<br />
personale del cliente, è destinato a essere incerto per en-<br />
trambi, pazilente e terapista. Se il paziente non può<br />
sopportare questa situazione, chiederà al terapista di ras-<br />
sicurarlo e di guidarlo. Qualora il terapista acconsenta<br />
e cerchi di diminuire l'ansietà del paziente relativa a<br />
tale incertezza, eserciterà un'influenza antitetica agli scopi<br />
della psicoterapia autonoma. Una simile rassicurazione<br />
può essere acquistata solo al prezzo 'di restringere la<br />
scelta e la responsabilità personale; il paziente che ri-<br />
corre alla psicoterapia autonoma non deve pagare un<br />
prezzo del genere per -quello che desidera e lo psicote-<br />
rapista autonouno non deve vendergli questo genere di<br />
aiuto. Spesso il terapista non può sopportare le incer-<br />
tezze inerenti alla psicoterapia autonoma. Potrebbe quin-<br />
di imporre certe regole di condotta al paziente. Tuttavia,<br />
nella misura in cui il terapeuta acquista un controllo sul<br />
comportamento del paziente e rende la sua condotta<br />
più prevedi~bile, l'incontro ~terapeutim cessa di essere<br />
autonomo e analitico.<br />
4. La separazione tra gioco e vita reale si rispecchia<br />
nella duplice esperienza di realtà: la realtà primaria della<br />
vita di ogni giorno e la realtà secondaria del gioco. La<br />
separazione tra le due realtà può cessare, ad esempio,<br />
quando una persona diventa "dedita" al gioco d'azzardo<br />
e investe in esso tutto il suo interesse, il suo tempo e il<br />
suo denaro. Per un individuo di questo genere, la realtà<br />
secondaria del gioco diviene da realtà primaria della<br />
sua vita. Esiste una separazione analoga tra l'esperienza<br />
terapeutica del paziente e la sua vita extra-analitica. La<br />
psicoanalisi ha, ed entro certi limiti deve avere, una qua-<br />
lità fittizia o irreale per il paziente. Questo è connesso al<br />
fatto che le regole di condotta nello studio dell'analista<br />
differiscono da quelle al di fuori di esso. Come ho già<br />
detto, questa separazione qualche volta può essere an-<br />
nullata. Se ciò accade, l'esperienza terapeutica pade per<br />
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il paziente la sua qualità di realtà secondaria. I1 rapporto<br />
terapeutico diventa allora più interessante e importante<br />
di qualunque altra cosa della vita extraterapeutica. I fini<br />
della psicoterapia autonoma vengono così frustrati. Senza<br />
dubbio questa terapia può "aiutare il paziente", ma non<br />
è né autonoma né analitica.<br />
5. Questo riesame delle varie ':modi~fiche" alla psi-<br />
coanalisi, mette in luce il significato della transazione<br />
pecuniaria in questo tipo di terapia. Se l'analista si com-<br />
porta autonomamente e si astiene dal violare la libertà<br />
del paziente ael gioco terapeutico, si priverà delle prin-<br />
cipali ricompense psicologiche di "coloro che aiutano",<br />
vale a dire del diritto e del potere di controllare i suoi<br />
"pupilli". E' in questo modo che lo psiwterapista auto-<br />
nomo fornisce al suo cliente la libertà di esplorare e do-<br />
minare i problemi della sua vita. I1 paziente deve pa-<br />
gare l'analista per questo. Anche se l'anal sta trae una<br />
certa soddisfazione non economica dal lavoro analitico:<br />
è difficile vedere come la psicoterapia autonoma possa<br />
essere condotta senza che il paziente paghi l'analista per<br />
le sue prestazioni professionali.<br />
Che tipo di gioco è la psicoanalisi?<br />
La proposta di considerare la psicoanalisi come un<br />
gioco è più simile al fare una promessa che non al man-<br />
tenerla effettivamente. Ci sono molti tipi di giochi; che<br />
genere di gioco è la psicoanalisi?<br />
I teorici del gioco generalmente ne distilnguono tre<br />
tipi fondamentali: giochi d'azzardo, giochi di abilità e<br />
giochi di strategia. Ciascuno 'di essi può esistere in for-<br />
ma pura o essere mescolato a elementi di un altro tipo.<br />
2 THOMAS S. SZASZ, On the Experiences of the Analyst in the<br />
Psychoanalitic Situation, u Journal of the American Psychoana-<br />
lytic Association », 4 (1956), pp. 197-223.<br />
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Ad esempio, il giocare a testa o croce si basa solo sulla<br />
fortuna. Giochi di carte complessi come il bridge, combinano<br />
elementi di fortuna e di strategia. Le gare atletiche<br />
sono esempi di giochi d'abilità, ma raramente avvengono<br />
in forma pura. L'esempio classico 'di un gioco di<br />
pura strategia sono gli scacchi.<br />
Gli scacchi, considerati il "gioco principe" da tutto il<br />
mondo civile, sono serviti da paradigma ai teorici del<br />
gioco. Tuttavia, si tratta di un genere particolare di impresa<br />
umana: due persone si cimentano in ciò che può<br />
essere definito un "conflitto puro": ciò che è bene per<br />
un giocatore è male per l'altro, uno vince e l'altro perde.<br />
Così, gli scacchi sono un esempio di gioco così detto di<br />
somma-zero. Questo significa che la somma dei "rendiconti"<br />
dei due giocatori & zero. Indubbiamente l'eleganza<br />
degli scacchi e la sua attrabtiva li'ntellettuale stanno<br />
in queste qualità. La fortuna non ha alcun ruolo in questo<br />
gioco; ogni mossa è decisiva e inequivocabile; nulla,<br />
esclusa la strategia di ciascun giocatore, è incerto. Anche<br />
il risultato è decisivo: vincita, perdilta o patta.<br />
Tuttavia, per quanto bello, il gioco degldi scacchi non<br />
è un buon modello per molte interazioni umane. Come<br />
hanno rilevato i moderni studiosi della contrattazione,<br />
la maggior parte dellle situazioni sociali che cerchiamo di<br />
capire con l'aiuto della teoria del gioco non sono giochi<br />
di puro conflitto. I1 datore di lavoro e l'impiegato,<br />
il marito e la moglie, il medico e il paziente, l'analista e<br />
l'analiz~and~o non hanno scopi antitetici come due giocatori<br />
di scacchi. Di conseguemza, oltre ai giochi di puro<br />
~onf~liftto, dobbiamo considerare e studiare anche i giochi<br />
di collaborazione pura, e quelli di motivi misti?<br />
In un gioco di collaborazione pura, i giocatori han-<br />
3 Vedere THOMAS C. SCHELLING, The Strategy of Conflict, Harvard<br />
University Press, Cambridge Mass 1960, specialmente cap. IV.<br />
102<br />
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no identiche propensioni cima il risultato. Essi vincono<br />
insieme e perdono insieme; questo è un gioco di somma<br />
non zero. Nel bridge, ad esempio, i due compagni giocano<br />
indivi~dualmente, cl'uno con l'altro, un gioco di interesse<br />
comune di somma non zero; come squadra, invece,<br />
essi giocano contro i loro avversari un gioco dli<br />
puro conflitto, di somma-zero. In tal senso, le persone<br />
che giocano giochi di coordinazione (o collaborazione o<br />
di interesse comune) sono qualificate come "partners ",<br />
quelle che giocano giochi di conflitto, come "avversari".<br />
Ora che il gioco degli scacchi risulta non essere più<br />
il nostro gioco tipo, ci troviamo a disposizione un repertorio<br />
più ricco di concetti relativi ai giochi. Cerchiamo<br />
di applicare alcune di queste idee alla situazione psicoanalitica.<br />
La prima che ci sembra opportuno notare è che può<br />
essere cingannevole parlare di una situazione psicoanalitica<br />
o di un gioco psicoanalitico, come se si trattasse<br />
di un incontro umano ben definito. E' caratterisbico del<br />
rapporto psicoanalitico il non essere un qualcosa di dato,<br />
ma piuttosto un qualcosa che evolve; non una situazione<br />
unica, ma tante.<br />
Inizialmente il gioco può benissimo essere un gioco<br />
di conflitto puro. I1 paziente può desiderare una cura<br />
magica, libera da spese e da responsabilità, mentre l'analista<br />
può voler condurre un dialogo razionale, con un<br />
cliente autoresponsabile. In realtà questa situazione non<br />
presenta problemi. I giocatori possono scoprire rapidamente<br />
che i loro interessi sono antaganisbici; e, a meno<br />
che il paziente o il terapista non vadano iin cerca di guai,<br />
debbono o rivebre e rinegoziare i loro interessi o separarsi.<br />
Più tardi, 61 gioco può essere un gioco di (quasi) pura<br />
collaborazione; il paziente desidera ricevere e l'analista<br />
vuole offrire un aiuto analitico. In realtà questa situa-<br />
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ione può rendersi sempre più stretta, sempre che l'ana-<br />
lista e l'analizzando abbiano successo nel negoziare le<br />
rispettive richieste e promesse."<br />
I1 paziente psicoanalitico<br />
come risolutore di problemi<br />
I1 modo di considerare gli individui che cercano (o<br />
"hanno bisogno") di psicoterapia, ha conseguenze di gran-<br />
de portata sul nostro concetto di cliente. Se pensiamo<br />
a questi individui come. pazienti sofferenti ldi una ma-<br />
lattia che non sono iln grado di controllare (e che può<br />
seriamente compromettere la loro capacità di giudizio su<br />
ciò che è meglio per loro stessi), procurarsi i1 tratta-<br />
mento giusto diventa allora una questione di fortuna. Se<br />
invece li consideriamo come persone assediate da pro-<br />
blemi di vita che essi desiderano padroneggiare, avremo<br />
in tal caso un'idea diversa del cliente. Questi diventa un<br />
indivilduo più o meno auto-determinante 4l quale, per<br />
quanto inabile o sofferente, ha scelto di comportarsi in<br />
determinati modi; di conseguenza, il suo ricercare o me-<br />
no la psicoterapia (o qualunque altra forma di intervento<br />
psichiatrico) va considerato come una mossa strategica<br />
nel gioco della sua vita.<br />
Ilnvece di veaiire alle prese coi problemi della diagnosi<br />
e della analizzabilità, ci troviamo di fronte al compito<br />
di distinguere tra una diversità di persone intese come<br />
risolutrici di problemi. In un gxppo di individui che<br />
oercano una psicoterapia, saranno tutti egualmente ido-<br />
nei e capaci per il gioco analitico? Certamente no. Le<br />
persone variano nel loro interesse di cambiare la propria<br />
vita attraverso la psicoterapia e nella loro attitudine alla<br />
introspezione, alla comunicazione, all'assunzione di re-<br />
sponsabilità e così via. Sebbene significative, nessuna di<br />
104<br />
4 Vedere capitoli V, VI, X e XI, infra.<br />
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queste qualità è idonea per classificare i pazienti ana-<br />
litici.<br />
C'è, comunque, una distinzione fra due tipi di perso-<br />
nalità risolutrici di problemii che considero significativa<br />
al riguardo. Espongo ora quest'analisi perché la riten-<br />
go utile alla comprensione del rapporto psicortnalitico.<br />
Due categorie di persone: colui che cerca e colui che<br />
evita.<br />
Messa di fronte a un conflitto, una persona può ri-<br />
spondere i due modi: arcando ciò che gli piace o evi-<br />
tando quello che gli è sgradevole. Sebbene questa sia<br />
un'astrazione ideale, la gente si distingue per la sua te.n-<br />
denza a seguire un certo tipo di condotta piuttosto che<br />
un altro.<br />
Colui che cerca persegue ciò che desidera. Se non<br />
può ottenerlo, cercherà uno scopo sussidiario che gli<br />
consenta di raggiungere in un secondo momento lo sco-<br />
po primario; ad esempio, egli risparmierà per rendere<br />
possibile un successivo acquisto. Una personalità di que-<br />
sto genere è quella dd1'"uomo economico" \della teo-<br />
ria pditicoeconomica classica, il quale cerca sempre di<br />
raggiungere il massimo grado di utilità (mo scopo posi-<br />
tiv~).~<br />
D'altra parte, colui che evita tende ad appartarsi da<br />
ciò che non vuole. I'nvece di cercare di elevare al massi-<br />
mo grado l'utilità. egli tenta di nidurre al minimo gli<br />
inconvenienti (uno scopo negativo). Ad esempio, se un<br />
uomo è costretto a lavorare, cercherà di lavorare il me-<br />
no possibile. Colui che cerca è mosso dalla speranza del<br />
guadagno; cdui che evita dalla paura della perdita.<br />
Benché, forse, inconsapevole di questa polarità, Freud<br />
elesse a suo paziente ideale colui che cerca e non co-<br />
lui che evita. Egli suppose che i1 suo paziente, ad esem-<br />
5 Vedere K. E. BOULDING, Conflict and Defense. A Gcneral<br />
Theory, Harper and Brothers, New York 1962, in part. cap. V.<br />
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pio una donna isterica, perseguisse uno scopo positivo:<br />
un soddisfacimento istintuale (sessuale). Di cmseguenza<br />
il lavoro del terapista consisteva nel chiarire lo<br />
scopo e rimuovere le inibizioni ch~e le impedivano di raggiungerlo.<br />
Tuttavia l'impresa si fondava sulla premessa<br />
che il paziente fosse più interessato a ottenere dei soddilsfa~im~enti<br />
piuttosto che ad evitare problemi e m-<br />
piti penosi. Gran parte della teoria e della pratica psicoanalitica<br />
si fondano su questo punto di vista.<br />
Colui che cerca e colui che evita pongono l'analista<br />
di fronte a due diversi problemi. Descriverò ognuno di<br />
essi, forse in forma alquanto esagerata, perché i pazienti<br />
sono spesso motivati da un instabile equilibrio di<br />
fini positivi e negativi. Ciò nonostante, i seguenti commenlti<br />
si attengono strettamente alla mia esperienza di<br />
psicoterapista e sono basati su di essa.<br />
Colui che cerca<br />
Colui che cerca considera l'impresa analitica come<br />
un mezzo per raggiungere un fine particolare, ad esem-<br />
pio, un miglior auto-controllo, una maggiore capacità la-<br />
vorativa, un matrimonio più felice o un divorzio. Egli<br />
ha un impegno assunto prima di iniziare l'analisi, nei<br />
confronti di certi valori, e cerca i modi di realizzare le<br />
sue aspirazioni.<br />
L'analista e il processo analitico possono o meno<br />
aiutare questo tipo di individuo. Indipendentemente dal<br />
risultato, né l'analista né I'analizzando si troveranno mai<br />
in quella situazione difficile che "colui che evita" e il<br />
suo terapista incontreranno spesso. Cosi, l'analista non<br />
dovrà affrontare il problema di trovarsi 'di fronte a<br />
una persona che in realtà non vuole nulla, eccetto pace<br />
e tranquilliltà, salvezza e sicurezza; e I'analizzando, se è<br />
il tipo di persona che cerca, non si sentirà obb igato a<br />
continuare con un analista che non sembra aiutarlo. Per<br />
la sua personalità, colui che cerca tenderà a persistere<br />
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nei suoi sforzi per raggiungere i suoi obiettivi, ma non<br />
necessariamente con un si'ngolo metodo; se un metodo<br />
fallissce ne proverà un altro. Se un determinato ana-<br />
lista fallisce con lui, ne proverà un altro; e se l'analisi<br />
di per sé sembra poco promettente, cercherà altri modi<br />
per risolvere i suoi problemi.<br />
Siccome è libero di awalersi di altri mezzi di auto-<br />
realizzazione, colui che cerca non u ha bisogno » di aiuto<br />
analitico tanto quanto ne ha invece bisogno colui che evi-<br />
ta. Paradossalmente, tuttavia, è (più 'probabile che sia il<br />
primo a sollecitare l'aiuto analitico, non perché ne ab-<br />
bia più bisogno di colui che tende a eviftare, ma perché<br />
è un "cercatore". Infine, e per le stesse ragioni, sarà pro-<br />
babilmente lui e non colui che evita a beneficiare di più<br />
dell'analisi o a "guarire" dalla sua "nevrosi" senza al-<br />
cun aiuto terapeutico formale. L'analista desideroso di<br />
successi terapeutici farà bene a limitare la sua clien-<br />
tela ai "cercatori". Così selezionati, i suoi pazienti non<br />
saranno però soggetti adeguati a delle analisi protratte,<br />
economicamente lucrative, come invece spesso lo sono<br />
i soggetti appartenenti alla categoria di coloro che evi-<br />
tano.<br />
Colui che evita.<br />
I1 cercatore è come un uomo d'affari o un impren-<br />
ditore i cui scopi sono i massimi profitti; colui che evita<br />
è come l'impiegato e l'operaio i cui fini sono il minimo<br />
sforzo. A causa della natura dei così detti sintomi psi-<br />
chiatrici, molti pazienti che ricevono la psicoterapia e<br />
molti di quelli che non la vorrebbero ma vi sono co-<br />
stretti sono in gran parte motivati dal desiderio di<br />
evitare i problemi piuttosto che di superarli. Ad e-<br />
pio, l'isterico cerca di evitare le tentazioni; il fobico,<br />
il confronto cm l'autorità; lo schizoide, le persone che<br />
b controlleranno e così via.<br />
Ne cmstegue dunque che, sebbene sia colui che evita<br />
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quello che "realmente ha bisogno" dell'analisi, egli probabilmente<br />
dimostrerà verso l'analisi lo stesso atteggiamento<br />
che dimostra verso le altre cose, vale a dire la<br />
eviterà. Giò nonostante, spinte )dalla loro scrffereaiza, malte<br />
persone con stili #di vita onientati nel senso di evit<br />
a sollecitano ~ l'aiuto psicoterapeutico. Questo tipo di<br />
paziente e il suo terapista supporranno probabilmente<br />
che una modificazione della sofferenza del paziente, attraverso<br />
itl lavoro analitico, sia un traguardo meritevole.<br />
In realtà potxbbe non esserlo (da qui il bisogno<br />
di un periodo di prova adeguatamente condotto).<br />
Lasciatemi aggiungere che personalmente considero<br />
coloro che evitano tanto
interni; per minimizzare il dolore e gli sforzi, e non per<br />
aumentare al massimo il piacere e la creatività; in breve,<br />
può usare l'analisi per diventare ancora più eteronomo invece<br />
che autonomo.<br />
Pazienti di questo genere sono stati una continua spina<br />
nel fianco degli psicoanalisti. Ma non è necessario che<br />
lo siano. Non è compito dello psicoanallsta cambiare la<br />
gente. Freud lo ,disse spesso, ma spesso sembrò dimenticarlo.<br />
Quando i pazienti usano l'analisi per evitare problemi,<br />
sono spesso classificati come "resistenti"; quando<br />
evitano il dolore a costo di danneggiarsi, come "masochisti";<br />
e quando evitano la vita stessa perché troppo<br />
dura, "passivi". Per quanto ctoaurate possano essere queste<br />
classificazioni, esse non diminuiscono il problema né<br />
per il pazi'ente né per l'analista.<br />
Come regola, occorre un lungo periodo di lavoro analitico<br />
prima che l'analista e il paziente possano completamente<br />
afferrare il significato di evitamento delle abituali<br />
(nevroltiche) strategie di vita dal paziente. Quando<br />
l'hanno colto, sorgono diverse questioni: Qual è per<br />
il paziente la maniera migliore per raggiungere il suo<br />
scopo di evitare: attraverso i suoi sintomi e il suo<br />
stile di vita o attraverso l'analisi e il cambiamento della<br />
sua personalità? I1 cliente deve integrare i suoi fini negativi<br />
con alcuni positivi? Deve tentare di abbandonare<br />
alcuni dei suoi soopi cnegativi?<br />
Per $1 terapista lautmamo, il piaz!ileinitz che evita premtia<br />
un problema molto più diffiaille di colui che cerca.<br />
Anche il compito del paziente è più diffilcil~e; tutbavia, egli<br />
ha più da gmdapre che noi12 il cercatone. Questo perché,<br />
una volta che Je stnategie IdaN'evitanento slmo beai<br />
stabilite, è dnffiailie che loambino ':spntaneamente". Questi<br />
stai di viba sono notevohente stabnlli. Così, a m m<br />
chle il soggetto che evita (non (abbia &a fortuna di iacontrare<br />
un analista competente e il buon senso #di far uso<br />
dlelil'analilsi, è iqrubabiile che muti ih sua persaniailiittt.<br />
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D'altra parte i11 cercatore ha molte opportunità per una<br />
auto-tra~~form~aziane personale al di fluori ~deljlla psicomalisi.<br />
Qual .è il cornp4to dellawlista quando è (messo di<br />
fronte a un invi3te~ato evitatore? Certumente il suo lavoro<br />
non è quello di ltemtare di cambh le persoaie che<br />
evitarno in persane che ~carao, più di quanto Imn lo<br />
sia 11'1invarso. Tuttavia, il tierapista ldovmbbe riccmnoscerie<br />
e ~i~ncoraggiiam il paziente ia Iiiconosoere che d'analisi si<br />
fonda più su una filosofia !di ricexa che non su ma filosofia<br />
di fuga. Essi dovrebbero 'inoltre mndersi conto che<br />
sle questa preferenza d'i valo~ie $è ~moessa~ia per l'analisb,<br />
ncxn 10 è per il1 paziente. L'arnaiEizzando deve essene libero<br />
di scegliere #tra vari scopi e valori. In breve, salo ~lbndista<br />
deve dane hparbanza all~awtonomia. Sarebbe pmfkibile<br />
che anche i1 pazimte Jo $messe, ma $non glielo ~ può<br />
esigere.<br />
I1 rapporto tra analtislta e paziente è paragonabile a<br />
quialba tra governo e cittadino, in un idaale società<br />
aprtia. In una simile società, 4'hldividuo devi: essere lib~zm<br />
!di abiurare lla la'iktà; se non 110 fosse non ambbe<br />
la libertà di abiwane. I1 governo, Invece, non deve. essere<br />
libero di sceg1kx-e il dispotismo, indipendentemonte da<br />
quanti dei cuoi aifitiadini lo chiodano. In breve, l'individuo<br />
può agire come whiavo, ma iil governo non deve<br />
agire aome un tiranno. Allo stesso m& d'analizzando<br />
può aginz come uno che evita, ma d'mdilsta deve agire<br />
come run e~iaatuire. Non occorre dire che sarebbe p!feribile<br />
~rildu~ine al minimo tali conflitti di valori. Diversamente<br />
il alttadino eteronmo sowertirà .la società<br />
aprta e i11 paziente etermomo tenderà a forzare il suo<br />
terapista in un m10 complementare diirettivoqpressivo.<br />
L'analista &ve nesistere ia questa ~ ~ o n$10 e ,<br />
stesso che ad altre, senza né costningexe il paziente né<br />
dirnet tedo (dalila tera~ia.<br />
Iln idina di pnin~ipi~o, la psicoterapia autonoma potreb-<br />
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e iaiubare una persona a e.vi%alie i pmblemi della vita<br />
meglio di quanto non vi niuscitsse prima. Se il suo scopo<br />
priaciplts .è di ':giocare sul sicm", egli può usatre il<br />
Talrporto analitico per migliforare \la sua abilità a vivere<br />
senza un sfenio impegno verso le persone o i valori. E'<br />
anche possibile che l'analisi possa minare questa abilità.<br />
Iin partiooliaire il paziente può rendersi conto, e questo<br />
p ò costiltuine pa lui ulno shock, che malgrado i1 pieno<br />
suooasso della fuga ciai nischi e dalle difficoltà sociali, le<br />
sue strategie, I& un punto di vista esistenziale, 10 las~iiano<br />
a mani vuote. Per di più, !la partecipazione al gioco analitico<br />
può rm'diere una ltale persiarila sempre più hadabta<br />
a 6unzionam pim-te l h quei giochi eteronomi<br />
e burocratici nei quali prima eccelleva. Prilma o poi m<br />
tale soggetto o 1hscm-à la barapia o si ltrovierà !di fronte<br />
dla domanda: di che u~il~ità è lia conaaiplevulezza deBe<br />
scelte. per una persona che non vuole delle scelte?<br />
Questa è la diffilcile situazioniz &amai alti quale si<br />
trovò Ado1,f Eichman quando la Germania fu sconfitta,<br />
nel maggio del 1945. Ecm quanto egli si disse, secondo<br />
Hannah Amndt:<br />
Presentivo che. avrei dovuto oondurre una diff ilcile vita<br />
indi~viduale, senza ailouna guida; non avrai ricevuto direttive<br />
da n12ssium, non mi sarebbero più stati dati ordini o<br />
comandi, non vi sarebbero stati più adeguati regolamenti<br />
da cmsuiltare; in breve, mi, stava 'davanti una vita<br />
mai conosciuta<br />
Questo pensiero sintetizza 111 ~dilemm~a d~oll'uomo eterolnouno<br />
nel ooniternpltax! la possibislità di un'esis~timza<br />
autmma. Lo psicaml!i'sta ncm può né ha bisogno di ricolviere<br />
questo problema per il1 paziente, ma deve lasciado<br />
libero di ciarane altre guisde o di Ruitrqrienhre il compi'to,<br />
lento e ,penoso, di imparare a reggersi da solo.<br />
6 Eichmann in Jerusalem. A report on the Banality of Evil,<br />
Viking, New York 1963, p. 28.<br />
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11 1
PARTE SECONDA<br />
LA TEORIA DELLA<br />
PSICOTERAPIA AUTONOMA<br />
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IL CONTRATTO INIZIALE TRA<br />
PAZIENTE E TERAPISTA<br />
111 rapporto tra paziente e analista può essere diviso<br />
in quattm fasi: 1) le interviste iniziali; 2) ti1 periodo di<br />
prova; 3) la fase contrattuale; 4) il periodo finale.<br />
Nella prima fase il cliente e il terapista si hcoaitra~io<br />
e si valutano reaiprocamente, il paziente. indica ciò che<br />
vuole comperare le il terapista ciò che offre in mdiita.<br />
Le due parti hanno così ll'crpportunità di decidere se de-<br />
siderano o meno intraprendiex ciò che viene definito<br />
tradizionalmente il prooesso analitico. Se dwidooio affer-<br />
mativamente, ha inizio il periodo di prova. I1 rapporto<br />
tarapeutico può Estarie in questa fiase (quaIche volta per<br />
un lungo periodo di tempo), proseguire dlia fase con-<br />
trattuale o terminare. Se l'analisi p~ogriedkce e arriva<br />
al contratto, la sua conclusione deve seguire detemi-<br />
nate nzgole.<br />
In questo ~apitoilo descniverò, im termini teorici, la<br />
prima fase del trattamento psicamdi~co.<br />
I1 gioco come trattamento e i1 gioco come educazione<br />
L'applicazione alla psicoanalisi 'del modello di riferi-<br />
mento medico-terapeuti crea continue difficoltà duran-<br />
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te il rapporto analitico. In psi~cranaliisi, quanldo cliente e<br />
specialiiiista si inomtrano per la prima volta, ci riferiamo<br />
al primo generalmente come al "lpzimte" e al second~o<br />
mm~e al "twapis~b". Come per ialbri kmpisti, ai si attende<br />
che l'analista faccia una diagnosi, consigli una terapia<br />
e, in alcuni casi, esegua il trattamento. E' quindi<br />
generalmenbe accettato che compito iniziale del terapista<br />
sia quello di vdutare la "psicodinamica" del pazienlte e<br />
decidere se è "anailizzabile". Ritengo, viceversa, che inm<br />
sia questo il compiito dellbnailista.<br />
Per compnmdsne le ragioni per a i li pazienti per la<br />
psicoterapia autonoma non possono essere selezionati<br />
come, diciamo, i pazienti chirugioi, (dobbiamo paragonare<br />
iil molo &l (paziente al ruolo ~dall'allievo. Questo ci<br />
aiuterà a capire la diffenmza tra il giudizio medico di<br />
selezione d'e1 paziente e il giludizio eduoativo di selezione<br />
del~l'l'allievo (che (in realtà non è affatto un processo di<br />
ssleziom).<br />
11 molo del paziente<br />
e 11 molo dello studente<br />
Ua mailato è un profano. k&o da un medico, quan.<br />
do è ammalato, ci si aslpetta che si comporti come tx<br />
non sapesse chre cosa gli *succede. In al m&, la per-<br />
sona rnab'fia, essenzialmente ignorante per quanto ni-<br />
guarda la Iralttuila della malattia, ci ricca medico. Il<br />
medico, con la sua conoscenza e le sue capacità specifiche,<br />
$a una 'diagnosi ed esegue la cum nleoessania. Il ruolo<br />
dal paziente è di solito limitato al diritto di accettare o<br />
di rifiutare la cupa che gld vime prescritta.<br />
Se l'a1il!ievo è un adulto ilndirpandente (o se gli si per-<br />
mette di agire 8autmomamente), è lui stesso (e non q-1-<br />
cuin'ztltro, per quanto esperto) che stabilisce la "dia-<br />
gnosi", vdz a dime $1 problema da risolvere. I problemi<br />
educativi, non meno problemi medici, variano assai.<br />
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Ad esempio, ~l'allnevo può manoaire di conoscenze mediche<br />
o di diimestichezza con il russo; se desidera diventa%<br />
medico o impamnz il russo, studierà queste materie. Allo<br />
stesso modo ma persona può difetta= di canoscenza<br />
di se stessa e di capacità inimpersonali; la sua condotta<br />
o quella dea altri può confonderla e causla~le insddishzioine:<br />
al fine 'di miglhra~e il suo beness~c: personale,<br />
può decidere di saperne $di più su se stesso e sui suoi<br />
rapporti con gli altri. Una tale persona può cercare d'aiuto<br />
di un analista.<br />
Esiste un'dt~a differenza tra h situazione dzl paziente<br />
medico e (&l10 studente auto-msponsabile; essa è<br />
relativa ai fini intrinseci ai ruoli di paniente e di 4-<br />
l!ievo.<br />
I1 pazitmtie è malato e aspira a guarire. 111 suo medico<br />
ha,
ignorante ed ha il1 ruolo di studente, non perché devii<br />
dalle norme educative sodailmente awettate, ma perché<br />
vuole soddisfare un'aspirazione percomale.<br />
Iinultne noin vi sono norme educative paragonabi~li alla<br />
norma largamente condivisa della salute fisica. Per<br />
uno studente di greco l'edumziorle è una cosa; per uno<br />
storico d;arte, un'altra; per un fisico, un'altna annoora; per<br />
un atleta, ma quarta e via dioendo. Gi sono mallte forme<br />
di sapene e di capacità, e ognuno cli noi può essere intalligente<br />
o apece In alcune di esse, ma non in tutte. I1<br />
fatto è che selezionare se stessi per il ruolo di studente<br />
h una materia particolare, è anzitutto una scelta esistenziale.<br />
Quieslta iln partv è un giudizio su se stesso, in parte<br />
un impegno (di autotrasfmmazilone.<br />
Di conseguenza, se \la psiootenapia è un processo di appmlcl!iunato<br />
Canziché un processo di recupero della salute<br />
perduta), e se iimplica una trasformazione del sé<br />
(anziché unlalt:nazilone deLla struttura o della funzione<br />
del corpo, dobbiamo essere molto chiari riguardo a chi<br />
decide e che cosa si decide circa I'autotrasformazione di<br />
qualcuno. Come i paYzilotti e i giudici, gli psichiatni suno<br />
speslso chiamati da persone e organismi sociali che<br />
desiderano che la pizirsonaliità di un'altro individuo venga<br />
trasformata. Anche se il termine "psichiatra" è applicato<br />
slh al110 psichiatria che accetta questo genene di ilavoro<br />
sia al suo aoll~ega psiooanalilsta, essi conlo impegnati in<br />
imprese dimetrailmente opposte. I1 pnimu cuna pazienti<br />
la trasfo1mazione della cui personalità è desiderata da<br />
altri; il s~eccrndo !deve invece limitare i suoi oolntatti a co-<br />
1om che desidmano la propnia a~totras~formaaione.<br />
Secondo la mia opinione, 1;analista acm ha il diritto<br />
di agine come se il suo compito fosse quello di stabilire,<br />
e tanto meno di imporre, se una persana debba o meno<br />
diventane un paziente andlihioo. I1 suo cfiritto si limita<br />
a non accettare chiunque legli non desideri trattane. Egli<br />
noai dovrebbe perciò \dine alla persona che aerca aiuto<br />
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analitico che per lui sarebbe $u adatto un altro tipo<br />
di cura. Se l'analiista rispetta la dignità umana e la<br />
autodetermi~nmione, non è quesm che deve fare.<br />
Insomma, il berapista che desihra praticare la psdcoterapia<br />
autonoma deve rinuncia= al m010 di psidiagnosta<br />
perché ciò degrada il pazilente. Questo non significa<br />
che il terapista debba amzttare chiunque vieuiga da<br />
lui e chieda di essere anializzato. Significa solo che il<br />
processo sel~ettivo !deve essere reciproco anziché unidaterale;<br />
autonano piuttosto che oaerciibivo per entrambi i<br />
partecipanti.<br />
Chi seleziona e chi viene selezionato<br />
Questo fa sorgere i81 problema del1,a selezione dei pazienbi<br />
par d'analisi. NeillTapproccio tradiai~mk, l'amllista<br />
cerca di stabilire se il paziente è anialtizzabile; metta quei<br />
pazienti che 10 s~mo e respinge quelli che non lo sono (vale<br />
a dim che fa loro altre raccomandazioni). QZIRS~Q punto<br />
di vista è incompatibile con i pnincipi della psicoterapia<br />
autonoana.<br />
I1 aliente chz cerca l'aiuto di un analista ha sicuramente<br />
dei dubbi. Cos'è che (non va in lui? Può essere<br />
aiutato? Se si, .è l'analista il genere di aiuto di cui ha<br />
bisogno o che des+dera? L'analista oonosce ciil suo mestiere?<br />
La procedura analitica standard, sul modello del<br />
rapporto medicodpaziente, tende a collocare questi dubbi<br />
in un certo stampo; è quindi probabi~le che il paziente<br />
espninm i suai timori sotto forma di due domande (che<br />
di fatto fa): Sono un buon paziente? » e « Posso ess8eE<br />
analizzato? » A questi dubbi spesso (ne wrrispoadanu<br />
laltri analoghi adlla mate delll~andis$a, che infatti<br />
può chiedersi: « Sarà un paziente facile o diffiicile? lo<br />
e « E' un paziente anailizzabile? D. S'e la risposta alla seconda<br />
domanda è no, wiò spesso comporta che entrambi,<br />
pazi~ente e ,terapista, debbano aooontentarsi di una fora<br />
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ma (di Wrapia infenio~. E' questo un legame psidogico<br />
che va assollutamente evitato. In d t à queste doanande<br />
sono ~tdmente hndamentdi per l'hamtilo analitico che<br />
richiedono m dtenia~ approfondimento e chiarimento.<br />
I1 tempista è unautorità rhnosciuta che iil paziente<br />
trova, paga per i suai servizi e mrca di accontentare (e<br />
di scontentare). Di qui il problema della necessità per<br />
il paziente di essere mndisomdenbe con ti1 tierapista. Ciò<br />
è diametrailmente ornosto allo scopo dell'analisi che è<br />
di liberare lil paziente dal~l'opssione intrapersanale, inberpersonale<br />
e sociale. Sono cose (note. Freud formulò<br />
questo problema parlando del tramfiart del paziente sul<br />
terapista e deill'abblip delil'analista di lanalizzax, @ttosto<br />
che sfmttare, questlo @o di (legame umano.<br />
Sebbene sii tmltti di una fomulaaione valida, non dobbiamo<br />
dimlenlticare che la situazione psiimainalitica gioca<br />
un ruolo oruaialie nel de~ermhre che tipo di rapporto si<br />
svilupperà tra queste !due parsone e cosa si potrà o meno<br />
fare con esso. Quindi, se la situazione analitica è oppressiva<br />
per il paziente, se 110 costininge a sottomettersi a<br />
trattamenti indegni e ad umiliazioni (non nleoessarie al<br />
fine di mantenere il rapporto col Iterapislta, allora non vi<br />
sarà "analisi di tiransfe~t" approfondita quanto si voglia<br />
che possa liberane il paziente. Infatti una situazione di<br />
questo genere si presenta al paziente come un doppio legame:<br />
d'analista che da un lato opprime il paziente, impegnandalo<br />
im una situazione beiraipeutica autari~tario~coercitiva,<br />
mantre daill'dtro "interpmta" i suoi atteggiamenti<br />
infantliili, dipendenti o sottomessi nei cm~fmti di laltre<br />
parsone.<br />
La domanida « Sono un buon paziente? D, è una trappola<br />
sia per i1 paziente che per f terapista. Se l'analista<br />
suggerisce una risposta affermativa, essa significa « si,<br />
sei un bravo figliolo (studienite, penitente, etc.) D, e che<br />
il terapista awetta per sé un ruolo supariore in modo<br />
da poter @u&cane la condotta del cliente mal suo ruolo di<br />
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paziente. Se Ja ~isposta è no, i2 ~{gnificarto è ,1u stesso,<br />
ma (la condanna è piG ipsainte. In emtrambi i casi, il<br />
rapporto terapista-paziente sR stmttuira secondo una polarità<br />
supenio~-inferitore. Credo chv ,molti incontri psicotwapeutici<br />
sii hfrangaino ,su 'questo scog]no: più 41 clienk<br />
si sfiorza di essere « un buon paziente analitico D, più<br />
è destinato a falmlitre, a premindere da11 £atto che x-izsca o<br />
meno ad acconltmtare il terapista.<br />
In questo generie di situazioni c',è ,solo una via d'usciiba:<br />
assumere una metaqmsizione anditii'ca o logica ri-<br />
spetto al problema. La trappola ~dmz essere esaminata e<br />
superata. Qui! è 'di ,nuovo +mportante l'uso appropriato dd<br />
peniodo cdi prova e ,di contratto. Non appena si chiarisce<br />
cosa vogtiono li81 terapista e il cliente, è passibile per<br />
ognmo di Ilero dleci,dere se liimpegnarsi o meno iiin un Tapparto<br />
aniciliticm m d!alltro. Ciò significa che 1l'mali:sta<br />
non ha bisogno di preoocupar.si se i1 paziente è un "mvrotioo",<br />
un "boirdenline" o se è '!analizzabile".<br />
I1 prabl1em.a che quesbe astraziiani cercano di Tiisolvere<br />
d'eve essere formulato in lbrmiini operativi più pratici,<br />
come: « I1 ,paziente capisce aiò che I'analtista si aspetta<br />
'a lui? E' ~ipnntimssato a partecipare al gioco maili~tioo?<br />
Può, in ,effetti, parteciparvi? D. A queste (do=& si<br />
può dare una rapida risposta facendo 'gradualmente conoscere<br />
al paziente le regole richieste dwlvlda sit'uazione<br />
ana&tioa. Se l d berapista \sii comporta in questo modo, +l<br />
problemia di selezionai ire i ~pazimbi per Il'mali,si 'diventa<br />
più smplioe. Invece di dover fare profonde congetture<br />
circa 1,a « psimdinxnica D wcuiltta del paziente, è la sua<br />
sbesca .cand,otta ~durmtz 1e ininia]n a si,stemare<br />
la questione. Se il paziente non vuole un'~mlis4 o noli<br />
può tollerare le con&zbni che gli vengono imposte, deciiderà<br />
di 'non acquisttase aiò che d'analis~ta ven'de. Cosl<br />
è come 6unziori.a in gmerde il processo di selezione per<br />
quanto mi riguarda. In irealtà non s,mo iio a seiIeziomre I<br />
pazienti: sono l'oro che mi xe11gono o mi 'rifiutlaiio.<br />
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I1 significato dell'auto-selezione del paziente<br />
Se un giovane scegliie oome carriera la medicina, il<br />
sacerdozio, la fisica o la politica, è giustificato considerare<br />
questa sozlta come espressione di aiò che agli è e di cosa<br />
desidera diventm; allo stesso modo, se una persona è<br />
assillata da problemi vibaM e sceglie di diinsultare un<br />
oerto tipo ldi guarite piuttosto ohe un altro, questo è<br />
espressione di ciò che egli è e di cosa desidera esere.<br />
Lo psicoterapista non può eludere questo problema.<br />
Eglli ha davanti a sé tre possibillità. P$fimo, può accettare<br />
la scelta dal paziente come la più oonvoniimte<br />
per lui. Secondo, può stimare il paziente lincapace di<br />
conoscere aiò di ali ha bisogno e, di conseguenza, prescrivergli<br />
(il tipo di terapia da s~eguire. Tlerzo, può completane<br />
Ile informazioni del paziente circa iil tipo di aiuto<br />
disponibiiile e lasciare che si basi su di esse per ulteriori<br />
decisioni. I1 punto è che il tierapiista non può kidenu il<br />
tipo di terapia che il pazilmte deve seguire (anche se il<br />
paziente potrebbe volerlo) e quindi pn~figgersi di analizzarlo.<br />
Lo psiimterapista autonomo deve evitare questo tipo<br />
di interventi etleronmni poiché non c'è modo di giudicare<br />
sle una d'eterminata persona con dai problemi vitali debba<br />
essere "trattata" con psicoanalisi, consigli religiosi, medicine,<br />
elettroshock, o una qdunque (delle molte procedure<br />
esistenti. L'analista è tenuto a considznare le decis~oni<br />
del paziente, inclusa la sua soelta ,terapeutica, come<br />
atti di auto-rivelazione e quindi come fcnntii dli infama-<br />
&ne sul paziente da "ilnterpretargli », piuttosto che coerrori<br />
da "correggersi" autoritariamente da parte dal<br />
terapista.<br />
Un esempio iillus~trerà ciò che liintendo. Una giovane<br />
colta, è iinfklice nd suo matrimonio e si annoia nel suo<br />
ruolo di madre e di donna di casa. Questa donna può<br />
consultare uno psichiatra organicista e vedersi prescri-<br />
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vens una serie di shock; può £$arsi visitare da un medico<br />
generico ed essere arata con 'tranquililanbi; può<br />
decidere di rivolgersi a ,un sacerdote per uin aiuto spinituale,<br />
a un analista per una psicoterapia, a un amico per<br />
una nelazione amorosa oppure a un avvocato px un divorzio.<br />
Se ci accostiamo al problema di questa giovane da<br />
un punto di vista medico-psichiatrico, ammetteremo che<br />
è ammalata. Di conseguenza dobbiamo accertare la natura<br />
e la gravità della sua malattia. Se si tratta di una<br />
seria depressiaone "psicotica" dovrebbe =ere tratta~ta con<br />
elettroshock; se è una idepressione "psicogena" può esslere<br />
indicata la psicoanalisi; sle linveae è salo una rea-<br />
zione a un problema "lli~eve" e "trans~itorio", può essere<br />
accettabile 9 ltrattamenlto del medico generico o del sa-<br />
cerdote. Sebbene quosto tipo di concettualizzaaione pos-<br />
sa apparire utile e seducente, in realtà è ingannevole e<br />
di nessun valore. I criteri estrinseci alle esperienze 12 allo<br />
stile di vita del paziente non debbono portare il tera-<br />
pista a decidere se una dzterminata persona con pro-<br />
blemi vitali debba essere "arata" con la psicoterapia,<br />
l'assistenza religiosa, I'elettroshock o con altri "mezzi"<br />
non formalmentle "terapeutici" (ad esempio il divorzio, il<br />
cambianz lavoro, etc.).<br />
Senza dubbio una persona può cercare un tipo di<br />
soluai~ne per i suoi problemi piuttosto che un altro per<br />
mancata conoscenza dalla gamma completa di possibilità<br />
disponibili; ma ques t 'argomento non coglie 11:essenziale:<br />
un'ignoranza di questo tipo è parte integranhe dalla per<br />
sonalità delil'indidduo o del suo io.<br />
Diagnosi o dialogo?<br />
Anoona una volta l'analogia tra il problema del paziente<br />
che cerca ~uto per k sue diffi~oith vitali e il<br />
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problema dell'sllievo, speahlmante di chi si trovi ad af-<br />
5rontanz {la scalata di una carriera, è ii~luminante. Uno può<br />
entrare nell'azlimda paterna, un altro studiare musica,<br />
un terzo diventare scienziato, un quarto, muratore. Ognuno<br />
fa una scelta, &n bene o in male. E' quindi possiknile<br />
che uno studente che abbandona la scuola superione e<br />
hvora diligentemente +n uniiniziativa per lui ricca di<br />
significato concluda, negli anni dellla maturità, di aver<br />
agito saggiamente in giovatu; mentre un altro, che con-<br />
$inua gli sbudi allluniversità e si Zaunea, può sperimentare<br />
una seria misi di identità sui quairanrtiaxmi, quando<br />
si renida conto che mai avrebbe cEomto diventare, ad<br />
esempio, un avvocato. Non esliste modo "obiettivo" di<br />
giudicare la saggezza di talti scelte professionali.<br />
Queste cansii~azbni convalidano I'atteggiammto ddlo<br />
psicoterapiista autonomo veilso P suo cliente. La sua<br />
oondotta deve aiutare e non ostawlarr una scelta cmsapevole<br />
riguardo all'eventuale tempia che 3 paziente<br />
dovrebbe ozrcaine per i !suoi probilemii vitali. 111 terapista<br />
pò farlo tenendo presente che i1 suo dovere è: pxho,<br />
a non fare diagnosi al paziente, ma impegnarlo in un<br />
dialogo denso di significato D; senido, non cercare di racooglicre<br />
dati dal pazlieabe, ma fo~nirgli informaaimi appropriate.<br />
Spesso il terapista cerca di raocogi1Rere h breve tempo<br />
quante più idomazion~i possibili sul paziente. AP'asaistente<br />
&le sii insegna come condurre murate e sistamatiche<br />
interviste prelimiinani; al giovane psicologo<br />
come manovrare batterie. di « test diagnosbici »; e al<br />
giovane psichiatra come condurre "linb:miste diagnostiche<br />
n per sttabi4b-e la "psi~crdina~ca" del paziente. Troppo<br />
spesso gli ainalisbi hanno seguito ih medesima sbrategia;<br />
ma per essi è una trappola. Quale è lo scopo di<br />
queste infmmaaioni? E' chiaro che iil medico, lo psicologo,<br />
d'assisbmte sociale e così via, hanno bisogno di<br />
questi dabi perché qudlo che ci si attende da 1om è<br />
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una decisione, sotto la veste di una diagnosi psiqatologica.<br />
Ad esempio, uno psichiatra ospdiero può inviare<br />
uln paziente allo psicologo aspettandosi che qus<br />
st'dtlmo ~&oi&, sulila bass di determinati test proiettivi,<br />
se il paziente soffre di "schlizufPeniaia>' o di "iistenia".<br />
Ognuna di queste diagnosi #implica determinate azioni.<br />
In breve, a uno speciiailista cmcorruino cmte informazioni<br />
se desidwa giungens a un gi'uidizio razionale e quihdi<br />
dieoidere una Iiinea l& condotta. Ed è giusto che sia<br />
così. Ma è questa la posizione dallo psicoandis~ta di fronte<br />
a un paaimlte che cerca l'analisi?<br />
Nella maggior pante dei casi i alienti dle1,l'analista<br />
scmno preselezbnati h quanto vengono scelti, da loro<br />
stessi o da altri, cane persone che desiderano o hanno<br />
bisogno di analisi. Ciò nonostante, iil prob11en-m della<br />
sekzioine dal paknte Wme spesso discusso come se il<br />
terapkta e un vasto gruppo ekmgeneo pensone "mentalmente<br />
mail&" 'dovessero reciprocamente aff,rmtarsi.<br />
In che modo essi anrivbo a {trovarsi di fronte è ranamente<br />
speoificato. Secondo questo modo & vedere, il<br />
primo empito dell'andista è dividere 4.1 gruppo in due<br />
parti: quelli che possono essere analizzati e quelli che<br />
non lo possono. In realtà non è questo il compito dell'analista.<br />
Cenza (dubbio può esserci un aildotto numero di<br />
persone, tra quelle che 110 cmsultano, che non sanno né<br />
quello chr ~llanalista fa né qualilo che Ioro stessi vogliono.<br />
Ma esse noin pnpo seri problemi allo vecidista<br />
in psiicoanallsi.<br />
Dobbiamo suppor= che d'analista prabi~hi sollo 'analisi<br />
({se usa sltni metodi, per di più di carattere todmenqe<br />
diverso, la selezione dei pazienti potrh msm difficile;<br />
ma non mi
Di conseguenza, il così detto problema della selezione<br />
del paziente comincia realmante solo dopo che l'anali-<br />
sta incontra uun dente ohe sa cosa gli si offre e lo vuole<br />
acquistare. Questa situazione è 'totalmente paragonabile<br />
a quella dii un cliente informato che cerca di procurarsi<br />
a'assistenza di un esperto.<br />
Idealmtmte, le persone che desilderano accrescere le<br />
loro cmoscenze o migliorare la loro capacità si autose-<br />
lexionano per il molo di allievo o lapprenldista. Quizsto è<br />
di solito il caso dello studente che chiede di essere am-<br />
messo alla Facoltà di Medicina, di Legge o a un Isti-<br />
tuto Tecnico e del cliente che cerca i servizi di un inse-<br />
gnante di pianof'orte o di un maestro di tmnis. 1'1 pa-<br />
ziente che cerca l'assistenza di un analista si trova (in<br />
una posizione simile. Egli è un soggetto autonomo che<br />
si autoseleziona per il molo di analizzando, in quanto<br />
desidzra intraprendene un processo di apprendimento<br />
analitica. E' presuntuoso da parte di chiunque discu-<br />
@ere il diritto di autoselezione. I1 postulante, special-<br />
mente se paga di persona ~l'onorario dello specialista i><br />
l'insegnamento della scuola ha ti diritto di soegli~are ciò<br />
che mole studiare e, pertanto, cosa vuole diventare. Quin-<br />
di (la responsabilità iniziale dall'esperto, della scuola o<br />
del110 psicanalista k di fornire informazioni in modo che<br />
i1 cliente o studente possa operare una scelta consa-<br />
pevole.<br />
Oggigimo, ml~la pratioa privata della psicoterapia,<br />
specialmente ndle grandi città, chi seleziona inizialmen-<br />
te è, di regola, il cliente, non U terapista. Se l'analista è<br />
conosciuto per il tipo di lavoro che svolgiz, molti pazienti<br />
si recheranno da lui perché desiderano procurarsi il.<br />
genere di servizio che egli offre. Se avessero voluto una<br />
cura organica o il miic0va-o in ospedale, avrebbzro cercato<br />
degli psichiatri conosciuti perché dispensano questo ge-<br />
nere di rimedi.<br />
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La presa di contatto iniziale tra<br />
il paziente e il terapista autonomo<br />
Nella situaailone iniziale della psicotenapia autonoma<br />
ci sono due persone: un ollientz che cerca aiuto e un<br />
esperto che offre i suoi servizi. Lo scopo di entrambi è<br />
di ampliare le soelte del cliente nella condotta della sua<br />
vita. Se l'analista wguz la strada tradizionale del te-<br />
rapista medico, pone il paziemte in una situazione para-<br />
dossale. Ci si aspetta che 11 paziente apprenda a miiglsio-<br />
rare (la sua capacità nel prendere delle decisioni ma,<br />
pzr far ciò, lo si priva dell'oppolrtuniità di deoidene se<br />
vuole diventare questo tipo di a4lkvo (analizzando). Que-<br />
sto si verifìcherà ogni qual voJta il maestro (analisita)<br />
si amogherà (il compito di sdezionme il cliente lper il<br />
suolo di allievo. D'altra parte, se la decisione nzsta al<br />
paziente, è quest'u~ltimo e non l'analista che deve pos-<br />
sedere le informazioni pertinenti.<br />
Neilh misura h cui le intervisti2 iniziali servono allo<br />
scopo di raccogliere dati, le informazioni debbono es-<br />
sere raccolte non solo per e dall'analista, ma anche per e<br />
dal paziente. Il chiarimento iniziale del gioco analitico e il<br />
conseguente periodo divprova, aiutano il paziente a capire<br />
cosa sia l'analisi. Una volta informato, il paziente po-<br />
trà decidere razionalmente e riesponsabhente se sot-<br />
toporsi o meno all'analis~i.<br />
Fin qui ho sottoiineato come non sia il terapista ma<br />
il paziente a deoidere il da farsi. Quzsto contrasta col<br />
tradizionale rapporto medico, dove è lo specialista a de-<br />
cidere per i11 cliente. Nella psicoterapia autonoma è il<br />
cliente a prendene tutte (le decisioni che riguardano in<br />
modo fondamentale !la sua vita. Nm lwlo è libero di<br />
decidere ma deve decidere se vuole o meno essere ana-<br />
lizzato e, se lo vuole, da chi. Questo naturalmente non<br />
significa che il pazienlte deoide al posto dal terapista. Co-<br />
me il paziente, il terapista è libero di deci'dere - e in<br />
effetti deve decidere - se desidera prestare la sua<br />
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opera a un parlicalare cliente che lo wnsdta. Anche se<br />
ciò può sembrare ovvio, le sue implicazioni sono significative.<br />
Lasciatemi nipetsre ah= d'analista decide solo deltla<br />
propria condotta. Senza dubbio questo avrà conseguenze<br />
per 3l pazienfte. Tutta* l'analista non stabilisce se i1<br />
paziente è analizzabile ma salo se egli desidera aiutarlo<br />
come terapista.<br />
Per prendere questa decilsione non occorre che il<br />
terapista faccia una diagnosi. Dal momento che non accetta<br />
né respinge 131 paziente cu~lla base? di una diagnosi,<br />
perché fanne una? Un paziente può esslere considerato<br />
isterico, depresso, ossessivo o schizofrenico. Tutto ciò<br />
non fa alauna differenza per il terapista autonomo ai fini<br />
della sua dmisione di accettare o respingere il paziente.<br />
Perfino da st~ria del paziente, sebbene importante per la<br />
terapia, è itnrilevante ai fini di questa decisione. In realtà,<br />
la decisione del terapista di accebtare o meno un paziente<br />
h analisi si fonda, e deve fondarsi, su argomenti<br />
wme l'interesse del pazi~iiznte ad essere analizzato, la sua<br />
a.ttiltudime all'auto-osservaxione e all'automiflessione, la<br />
sua disposizione ad osservare le regale Ul'analisi, e i<br />
suoi mezzi per pagare i servizi ddl'analista. Un paziente<br />
può essm analizzabile secondo i miei criteri e può<br />
ricevere da parte degli pcicopatoilogi qualunque diagnosi,<br />
dalla normalità alla schizofrenia. In verità, perfino<br />
le così dette personalità psicoptiche possono intraprendere<br />
con successo da psicoterapia autonoma se<br />
non vmgmo loro fatte delle concessioni nel trattare i<br />
termini dal periodo di prova e del contratto.<br />
Insomlma, salo se il aliznte e il terapista sono entrambi<br />
li'beri di decidere ciò che voglimo e sono pronti<br />
a farlo, possono trattare le condizioni per la collaborazione<br />
teraputica. Questa inegoziai?ime consapevole è<br />
la base del contiratto analitico.<br />
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IL PERIODO DI PROVA<br />
La psicoanalisi come gioco:<br />
il modello degli scacchi<br />
Agli inizi della stonia dizlila psicoanalisi, Freud pa-<br />
ragonò il trattamento analitico al gioco deglli scacchi.<br />
Tuttavia, egli usò questa analogia per richiamare I'atten-<br />
aione non sul carattere 'contrattuale del rappollto te-<br />
rapeutico ma su alcuni altri aspetti. Ad esempio &-<br />
fermò che ~lo psicoandista che desidera insegnare a un<br />
medico non anali'sta a prahicare l'analisi si trova in<br />
una polsiziope paragonabile a queli14a 'dello scacchista<br />
esperto che oerca di iinsegnare il gioco degli eawhi<br />
a un princlipiante. In entrambi i casi, argomentava Freud,<br />
s+i possono pwisare sol,o le mosse miniaiali e quelle fi-<br />
wEi della partita; non si possano fare invece delle affer-<br />
mazioni teoriche di oarattere generale circa le mosse<br />
che il mezzo della partii-; queste vanno<br />
imparate cm la pratica.<br />
Freud utilizzò l'analogia con gli scacchi per pariare<br />
dei rapporti tma R giocatoni. Sebbene i duz giocatoni<br />
cdabo~riao nel giocare a scacchi, il illoro reoiiproco rap-<br />
1 Papers on Technique (1911-1915), The Standard Edition, vol.<br />
XII, pp. 83-173.<br />
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porto nel gioco è antagonistico. Anal~ogammte, sebbene<br />
l'analista e l'analizzando collaborino nel mantenere la situazione<br />
analitica, il loro reaiprocm (rapporto è, secondo<br />
Freud, antagomistico. Qwsto perché il paziente reprime<br />
idee e sentimenti che l'analista cerca invece di scoprire;<br />
il paziente "resiste" agli sforzi inteqretativi del<br />
terapista e così via. Sebbcne suggestive, queste idee non<br />
centrano il bersaglio.<br />
Esclusi questi brevi iriferimenti d'analogia con gli<br />
scacchi, nel senso usato da Freud, i teonici della psicoanalisi<br />
non hanno fatto ulteriore uso del gioco come<br />
modello per l'incontro teraplautico. In un saggio scritto<br />
appmssimabivamente una diecina d'anni da, usai l'idea<br />
del gioco per sottolineare la natura contrattuale deill'hpresa<br />
psic~analitica.~ I1 mio principale punto di Msta era<br />
che, come le persone che parteoipano a un gioco si impegnano<br />
a obbedire alle sue regole, allo stesso modo l'analista<br />
e l'analizzando si impegnano a seguire le regole dd<br />
gioco analitico. A diifferenza dal trattamento medico ordinario,<br />
la psicoanalisi è governata da regole di contratto e<br />
non da regole 'di sta tu^.^ La tecnica analitica tradizionale è<br />
stata recentemente discussa in termini di mgole di stmtegia<br />
dal viincm di Stlephen Potter. Secondo lo scrittoe<br />
Jay Haley, il giooo analitico è caratterizzato da una<br />
senie di tortuosi attacchi da parte deillpana1Esta il1 cui<br />
soopo 6 quello (di wttometltere il paziente; a sua volta,<br />
il paziente deve imparare che, qualunque cosa faccia,<br />
rimarrà sempre rildotto al siledo; quando è abbastanzn<br />
svelto da ~ ~ ~ i o la terapia ~ ~ lè ma1usa-l o ,<br />
Purtroppo, la teoria satilrica della psicoanalisi di Hdy<br />
è confermata da alcune moderne opzne s~ul~la !tecnica malitica.<br />
Ma il rapporto di Haley non è equiilibmto, im<br />
2 On the Theory of Psychoanalytic Treatment, a International<br />
Journal of Psychoanalysis D, 38 (1957), pp. 166-182.<br />
3 Vedere cap. VII.<br />
4 Strategies of Psychoterapy, Gmne & Stratton, New York<br />
1963, specialmente il cap. IV e l'epilogo<br />
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quanto il1 suo htm caso si basa su uniesagerazione degli<br />
,aspetti autoiritani e costrittivi della psicoanalisi; al<br />
tempo stesso sono completamente negletti i suoi aspebti<br />
egualitari, contrattuali e non costrittivì.<br />
Per vedere la satira di Haley nalh giusta prospettiva,<br />
dobbiamo tracciare un paralldo tra psicoadisi e palitica.<br />
Neglii ultimi 20 secoli si è operata una mctamorfasi<br />
in molte società: R govelilll un tempo automatici,<br />
che reggevano le così dette società chiluse, sulno diventati<br />
più aperti e democratici. Qwsto non siigaifica che<br />
ogni società contemporanea sia completamente aperta o<br />
libra. Proprio come gli Stati Uniti hanno ereditato dd<br />
loro passato iil problema dei negri, così la ps~imanslisi<br />
ereditia molti problemi dalla sua storia medica. Mculni<br />
dlifetti sociali in una società relativamente aperta non<br />
ne fanno una soaietà chiusa, né poche regole eteronome<br />
mndono da psicoanalisi un gioco puramente coercitivo<br />
dell'arte di sottomettere I'awersanio. A dir il vero questi<br />
difetti sono indesilderabili e, se lasciati senza correzione,<br />
possono ben distxwggere la società o la terapia.<br />
I1 nostro scopo dovmbbe quindi essere quallo di coxreggere<br />
i difetbi. Fnmd creò uno strumento "unico"<br />
per esplora la condizione umana e per allargare la libertà<br />
permaal~e. Ciò che egli creò non era perfetto: sta a<br />
noi rnigliomrlo.<br />
Che tipo di gioco è il periodo di prova?<br />
Cane ho sot~tolineato, il rapporto psimanaliiitico non<br />
è ulna situazione, ma molte insieme. Consi'derando qur-<br />
sto rapporto come un gioco, ci sarà utile distinguere /le<br />
due parti ohe lo compongono: il pmiodo di prova e la<br />
fase contrattuale.<br />
Il periodo di p ma è necessario perché paziente e ana-<br />
lista, pur conoscendosi appena, ceroano tuttavia un qual-<br />
che tipo di associazione. Nessuno dei due colnosce !le con-<br />
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dizioni che $l'altro desidera stabiliilie. I1 periodo di prova<br />
è una specie di situazione di contrattazione. Come tutte<br />
le ~ituazioni 'di oonih-attazione, si tratta di un gioco di<br />
strategia )di tipo a motivazioni miste: i giocatori hanno<br />
alcuni interessi in comune ed altri che contrastano. A<br />
questo punto della terapia, paziente e terapista non sono<br />
né conpapi h un'impresa comune né awasaz-i ia<br />
un oonfl~itto; piuttosto 'suno membri di una associazione<br />
precaria. I1 destino di tale associazione è sconosciuto:<br />
in effetti non si può conoere. In praticm p dipende dalle<br />
specifiche mosse e cmltromosse di entrambi i parteoipianti.<br />
Alcuni esempi chiairirmo quesbe note.<br />
11 alimite vm~~zbbe essere accettato m e paziente dall'analista,<br />
ma non p ò conoscere i temimi dell'analilsta<br />
fiinché egli steslso non farà ailune mosse. Ad esempio, il<br />
paziente pub non sapei~ che linea seguire per ottvnere<br />
ciò che desidera dall'anahsta. Domà dmmmatizzare i<br />
suai s4ntomi per provare che tagli iè piQ "\malato" e quindi<br />
stimdm l'obbligo morale ,dal terapista ad aiubanlo? O<br />
dovrà hs~ingarlo, per convincerlo, che forse è I'uniico terapista<br />
'in gdo ddi aiutarlo? O ancora, dovrà lasciar cadere<br />
dellle fmsdi allusive per assicurare ~l'analista che il<br />
denaro non ha ,im1pcmtanza pvr Jui e stimolarne %in tal<br />
modo liiintmmsise ~pounia~io per iiil sruo caso?<br />
Reciprocamente, l1adEsta ldesiidera un paziente analitico<br />
per praticare Ja sua professione e guadagmarsi da<br />
vivere. Ma egli non sa srr il paziente potrà pagare l'onorario<br />
o è diispt~ la paganlo; oppure se, anziché d'analisi,<br />
il phnte si aspetta omsligli, rassicurazioni, tranquillanti<br />
o medicine (per dormire.<br />
Imsomrna, d'associazime tra &mbe e andista è precaria<br />
pier entrambe ,k parbi. E in effetti cosi deve esseire;<br />
ml~tanto allora sarà una genuina contrattazione. In qua-<br />
lunque momento ognuno dei due può perdeile l'altro. Ef-<br />
- 5 Vedere a questo proposito anche la discussione sulla pratica<br />
della psicoterapia autonoma, specialmente ai capp. X e XI.<br />
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fettivamente, ritengo che iil pericolo )della perdita sia<br />
spesso maggime per ,il terapista che non per il paziente,<br />
ma il paziente i10 ignora. E1 paziente può chiadare, ad<br />
esempio, che iil terapista ~inkrverga presso la moglie.<br />
L'analista pò araspingere questa richiesta senza ptrò<br />
terminare il riapporto. Ma finché non lo avrà messo alla<br />
prova il paziente non potrà com'unque saperilo. D'altra<br />
pam l'analista ldeve pliepararsi ad essere infilessib'illr su<br />
determinate posizioni; dtri'menti perderà d'opportunità di<br />
svolgere il suo compito di amazilsta. 111 probdema è questo:<br />
wme mantsnensi fermo senza sentirsi eccessivamente<br />
minmx+ato dalla passiilb.de perdita del pazlienbe? Ailo stesso<br />
tempo il terapista !deve guardarsi dal commettere J'errare<br />
mtrario: non ,deve. essure -p0 esigente. La domanda<br />
allora .è questa: come può mantenersi fermo le<br />
negoziane h modo si~gni~ficativo senza esigere troppo dal<br />
paziente?<br />
Anzitutto i'andista potrà fare questo solo se 112 sue<br />
mdizioni saranno minime.. Cm ciò voglio dire che il<br />
terapista chiederà al paziente di fare o di astenersi dd<br />
fare solo le colse. indispensabili per lpreservanz l'integrith<br />
del gioco analitico. Se queste condizioni sembreranno<br />
mrinime al paziitnte, dipenderà dalla sua personalità; esattammte<br />
come i1 fatto che l'onorario gli sembri ailto o<br />
basso dipenderà dalla sua mndi(2:ione economica.<br />
h secondo ,luogo, l'an&sta, come &l paziente, non<br />
sarà in grado di giocane li1 gioco analitico a mieno che<br />
non possa contrattare. )da una pasizime di una certa<br />
forza. Con questo voglio dine che egli non deve essere<br />
troppo bramoso di denaro o ~pzianti; altrimenti è pmbabile<br />
che arrivi a un compromesso e vada incontro a<br />
qualche richiesta del paziente anche se ciò può viziare<br />
le condizioni mecessavie per l'analisi. E' miia hnpims~sioaie<br />
che i terapisti, ~peoi~drnente giovani, spesso rovinino il<br />
gimo anatiitico in quesito modo. Di solito non lo m.<br />
mettono (o non ne sono cmsapevolii) e si lamentano di<br />
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esswe mtretbi a pratilcan; una psicoterapia di soste-<br />
gno perché nessuno dei loro pazienti è analizzabile. E'<br />
ciò che spesso mi dicono giovani oolleghi, sia nella mia<br />
veste di arnia che in qualla )di loro analista. Quando in-<br />
dago sulle circostanze del loro contatto iniziale m1 pa-<br />
ziente, molto spesso scopra che hanno ceduto di fronte<br />
ad alcune delle prime richtieste del paziente (richieste che<br />
avrebbero potuto respingare senza pmdenlo) e che tro-<br />
vano poi impossibille ritguadagnare il terreno perduto.<br />
Terzo, solo se Il'analista apprezza l'autonomia e ca-<br />
pisce li1 giwo mailiticm sarà in grado di oontmttare &-<br />
caoemente; ~m ciò non voglio sifenilrmi a un onorario<br />
alto, ma all'integrità dalla situazione analitica, alla pro-<br />
pria autonomia e a quella dal pazieinte. Se agisce in tal<br />
modo, allora, medico o no, con o senza un training ana-<br />
litico formale, potrà con la pratica divenire un abille<br />
esperto della psicoterapia autonoma.<br />
La tesiiche una pzrsona non può efficacemente cm-<br />
trattare da una posizione di debolezza, è ugualmente ap-<br />
dicabile al paziente. Quando un individuo ha perso il<br />
potere di aiutarsi, quando crede di non aver nulla da of-<br />
frire a un altro, in breve quando è veramente indifeso,<br />
allora qual- altro deve assumersi la responsabilità per<br />
lui. Se nessuno lo fa, quest'individuo perisce.<br />
Comunque, una persona che sia riealmmlte wsì de-<br />
bdz, vale a {dire la cui mancanza di risorse non sia,<br />
almeno ,h parte, di carattere strategico, non arriverà mai<br />
allo studio dell'analista; sarà elimiinato dal gioco grazie<br />
al metodo dall'analista di prendere appuntamenti: CQ-<br />
me minimo, il paziente dell'analista sarà sufiioientemate<br />
fiduciolso in se stesso da fissare da solo d'appuntamento<br />
e mantenerlo. Anchle se allora affronterà iil terapista cm<br />
una quasi completa mancanza di risorse, )l'analista può<br />
ancora comportarsi autonomamente; la sua mossa indi-<br />
cherà al paziente che egli offre un certo genere cli ser-<br />
6 Vedere cap. X.<br />
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viai e che la natura di questi servizi noin è influenzata<br />
dal disperato bisogno o dallla completa debolezza del<br />
paziente. Quest'atteggiamento può sembrare duro; non<br />
credo che lo sia, è semplicemtsnte onesto. La condizione<br />
del paziente, per quanto ~pnosa, non obbliga il terapista,<br />
$in quanto andista, ad aiutar10.~<br />
Messo di fronte a questa massa iiniziale, il paziente<br />
dmà scegliere tra il wrcam uln altro terapista che risponda<br />
diversameinte alla sua diebolezza e l'assumersi<br />
maggiori responsabilità verso se sksso. (Per alcuni pazienti,<br />
la ferma presa di posizione. iniziale dal terapista<br />
può costituine il momento dwisiivo nell'in~~tro tempeukico).<br />
Se il paziente preferiwe andarsene dev'esuzre<br />
libero di farlo e non dovrebbe eccere "sedotto" alla terapia<br />
dailllJanalista. Se il paziente sceglie di restare, la<br />
c~ntrattazi~one fria lui e P lterapista cirntilnua.<br />
Conflitto e collaborazione<br />
nelle situazioni assistenziali<br />
Paragonliamo questo modello di contrattazione del<br />
peniod'o di prova (della terapia analitica al criterio medico<br />
tradizionale ,e a quello freudiano classico. Secondo<br />
il pensiero rn,edilm ordinario, la ~lazione .tra paziente e<br />
dottore o tra analizzando e analista è un semplice giocm<br />
di pura collaborazi~ne; il paziente è ammalato e<br />
vuole guarire; i1 medico è un abile proEessioinista che<br />
vuole 'restiltuire al pmimtr la salute. Quindi tutti gli in-<br />
7 Questo è un giudizio personale. Coloro che credono che le<br />
condizioni del paziente obblighino il terapista ad aiutarlo, né si<br />
interessano alla psicoterapia autonoma né desiderano praticarla.<br />
Io credo fermamente che il terapista sia e debba essere prima<br />
di tutto un essere umano e poi un analista. In molte situazioni<br />
umane, dentro e al di fuori del suo studio, il terapista sarà e<br />
dovrà essere di aiuto al suo prossimo. Ma insisto che egli, e<br />
quelli come lui che intendono essere analisti, debbano avere chia-<br />
ro in mente quando il terapista fimziona come aanlista e quan-<br />
do non.<br />
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teilessi del paziente e del medico coincidono; non vi è<br />
conflitto.<br />
Qual grande ainico che fu George Biemard Shaw dedicò<br />
la maggior parte 'de111a sua vita a esporre analoghe<br />
ipocrite descrizilmi della oollaborazime umana. NeLl'opena<br />
Il dilemma del medico, ritrasforma il gioco medico<br />
da pura m1ilaborazicme in puro anbagonismo. Secondo<br />
Shaw, solo 'il paziente è interessato a miacquistare la propria<br />
salute. Al medito nulla pot~bbe importargl' '1 meno.<br />
Egli è interessato al denaro, alla posizione sociale, e<br />
considera la malattia come un lprobllema stimolante ma<br />
astratto; malato come un corpo istmtbivo; e, nella wmmedia,<br />
la moglie del paziente come un oggietto sessuale.<br />
Bemché ~l'&daa che il dottore e ii1 malato (partecipino a una<br />
associazione armoniosa e condividano Sdentici scopi sia<br />
pura fiinzione, l'opposta raffigurazione di Shaw, di completo<br />
antagonismo, è una feroce irisagemzlione. Se fosse<br />
vera, la priofessianie del medico isarebbe finilta da lungo<br />
tempo. Come Shaw, Freud fu più inpressionato dagli<br />
elementi antagonistiai del gioco analitico (medico) che<br />
non da (quelli di dl~abolrazionir; di 'qui la sua analogia<br />
tra psicoaniailiisù e sacchi. Possiamo anohe dire che Ft-eud<br />
sottolineò lwxessivarnenbv le "resistenze" del paziente ad<br />
essere analizzato; a volte egli dà d'hpressione che solo<br />
lianalista sia interessato a che il paziente si analizzi<br />
mentre il paziente sanzbbe solo interessato a non essere<br />
analizzato. Altre volte, paragonla ~l'amlista a un leone<br />
feroce che "balza un volta e una soltanto" sul pazienteagnello<br />
ppresumibilmente indifeso? Ciò che Fmd intmdeva<br />
era che d'anallista deve mantenere le sue promesse,<br />
indiusa lia promessa cmiinaccia) di kminam la terapia.<br />
Ndl'insieme, credo che l'accento esagerato posto<br />
da Freud sugli edlementi antagoniistbi del rapporto medico-pazienbe<br />
fosse necessario e sdautsre; era un anti-<br />
8 Analysis Terminable and Znterminable (1937), Collected Pa-<br />
pers, Basic Books, New York 1959, V, pp. 316-357.<br />
136<br />
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doto che Freud opponeva alla falsa ipocrisia non solo<br />
dei rapporti sessuali ma di molti altri aspetti della vita<br />
sociale. Come Shaw, Freud fu un critico dalla società.<br />
E si1 rischio professimale del critico sociale è appunto<br />
qurjllo di esagmre il conflitto a spese della collaborazione.<br />
Riioolrdiamoci però che il suo scopo non fu di<br />
stimolare i1 conflitto, ma al contrario ldi +incoraggiare<br />
una più autentica colilaborazione tra gli uomini.<br />
La cosa fondaunentale di tutto ciò, per noli studiosi<br />
Clell'uomo, è che entrambi ,i nitmtti della medicina e dalla<br />
psimand~isi sono parziatlmente ved; entrambli vmo<br />
tenuti presenti in ma adeguata analisi dd problema secondo<br />
la tearia del gioco. In altre pmde la psicoanalisi<br />
è un gioco complesso, di motivazioni miste, che combina<br />
dementi ttpiai di due generi di gioco; quelli di interesse<br />
comune e qudli di contrasto. I\l d ~mma psicologico<br />
che sidi incontri umani pongono è acutamente<br />
espresso 'da #un afo~isma coniato dal grande scrittore<br />
ungherese Firilgyes Korinthy. Commentando 4a triste siituazioine<br />
Idei rapporti fra i duz sessi, ossia tira persone<br />
che, (in modo significativo, vengono chiamate "amanti",<br />
cugganiva ohe il mdvo di tale sitnimiloine stesse nel fatto<br />
che ognunia delle due parti voleva qualcosa di diverso:<br />
l'uomo la donna e la donna l'uomo.<br />
14 rapporto tra anaillista e analizzando, specialmente<br />
durante (il perioh di prova, nm è dissimile dalcl'etemo<br />
problema fra i sessi. 111 paziente vuole un'anallisi; desidm<br />
essere un individuo autenbico, autonomo, libem, ma vm rebbe raggiungere questo ~riisultato nella maniera più<br />
economica possi~lile, psicologicamente e finmzianiamente.<br />
Aiutare (il pazimte a raggiungere questo scopo deve<br />
anche slsere uno &i fini che d'anailista si propone. Ma,<br />
evidentemente, è destinato ad essere uno dei fini sussidiari.<br />
E' possibile che ll'andista abbia desideri più pressanti<br />
e pmmmli di quello di aiutare il paziente. In particolare,<br />
come analista, il tmapeuta desidara ~n'appo~u-<br />
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nità per esercitare i11 suo talento nella professione prescellta;<br />
gli piacerebbe poter opzrare come andlkta e per<br />
far ciò ha bisogno di un andizzm(do idoneo. Inoltre id<br />
terapista desiihra dd danaro e vorrebbe guadagnarlo onestamente<br />
ne+ll'autmtico esercizio dall~a sua vita lavorativa.<br />
Questo modo di riconsiderare le aspirazioni dell'analizuando<br />
le dcdl'andista ci dice che Karinthy aveva ragione;<br />
virtualmente tutti i rapporti umani significativi,<br />
siano essi tra ardista e analizzando, tlra marito e mogli=,<br />
tra datore di lavoro e impiegato, sono pieni dei paricoli<br />
inerati a quei giochi che combinano, in un delicato<br />
equilibrilo, elementi di wntrasto e di mllaboraziune.<br />
In tutti questi tipi di rapporti ci troviamo di fronte al<br />
oompito di mantenere quect'equilibrio. Se ci spostiamo<br />
verso l'eccessiva cooperazione, affondiamo ndla noia<br />
ste~ile e ,nella medi'ocrità; se ci spostiamo verso I'ecos<br />
sivo confliiltto, rischiamo di rovinare i nostni obiettivi e<br />
i nostri giochi.<br />
Quando termina il periodo di prova?<br />
Fi~n dall'inizio della terapia il paziente sarà coinsape-<br />
vole che 91 terapista sta negoziando un certo gmere di<br />
contratto. Tuttavia, i dettagli e le implicazioni dal cm-<br />
tratto stesao non saranno del tutto espliciti sino alla<br />
fase contrattuale dalh terapia. L'analista non dovrebbe<br />
terminare il periodo di prova 12 iniziare la fase contrat-<br />
tuale, finché il paziente non sa cosa offre il terapista e<br />
finché i1 terapista non è sicuro che il paziente sarà sod-<br />
disfatto di acquistare solo quel prodotto. Se non si crt-<br />
tempera a questa esigenza, è probabile che il paziente<br />
faccia precipitare ddle situazioni che renderanno dlffi-<br />
oile al terapista aderire ai propri termini del contratto;<br />
il tenapista sarà allora costretto o a rompere il con-<br />
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tratto (spesso sotto forma di "modifiche" M a tecnica)<br />
o a terminare la teirapia.<br />
Supponendo che il periodo di prova sia stato ben<br />
cmdotto e che il paziente sia intenssato a proseguire<br />
il suo compito di autoesplorazlione, -o giunto i1 momento<br />
per definire il wntmtto, vale a dire per assestare<br />
l'impmsa analitica. Per l'analista questo significa, primo,<br />
che ha acoattsto il cliente come ianaltiuando; secondo,<br />
che vedrà il paziente ad appuntamenti regolarmente<br />
fissati, a meno che. non si renda inevitabile disdirli;<br />
e, terzo, ohe. agilrà come analista del paziente<br />
finché il paaimte stesiso sentirà bisogno di questo tipo<br />
di aiuto.<br />
E' chiaro che l'analista inoltne promette, implicitam~ente,<br />
di fare del suo meglio come terapista: aliuterà<br />
il paziente a chiarire la sua storia, la sua situazione attuale,<br />
le sue aspiirazioni; analizzerà le swr produzioni verbali<br />
e non verbali, i suoi sogni, i suoi "sintomi", la sua<br />
D,<br />
lnewsi", e, ultimo ma ncm meno 'importante, li suoi<br />
transfert.<br />
I1 contratto analitico i~nsomma obbliga l'analista a prestare<br />
determinati servizi al paziente; obbligo, comunque,<br />
limitato solamente a ciò che ha promesso, vale a dire ad<br />
analizzare. I1 contratto analitico quindi differisce radicalmente<br />
dal consueto rapporto msdico-paziente; quest'ultimo<br />
infatti non è regolato da un contratto muituamenbe<br />
accettato, ma piuttosto dalle cosiddette necessità<br />
mledichr o psicologiche del paziente e dai tradizionali<br />
obblighi terapeutici del medico.<br />
Ne11'acwttare il1 contratto, l'analizzando si obbliga a<br />
fare mltanto una cosa: pagare gli onorari dell'analista<br />
(e pagarli mndo li termini amrdati). Sebbeme ci sia<br />
un (tacito accordo tlra analista e analizzando che il<br />
cliente acquista l'aptra lddl'analista per uno scopo particdare<br />
(vale a dire per essere analizzato), J'amalizzando<br />
deve essem libero di decidere in che modo vuole usare<br />
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l'aiuto ~d~~l~l'amlfsta. Ciò può essere garanblta solo se gli<br />
viene richiesto di osservare un'unica regola: paga= gli<br />
onorarii. Così ril paziente è autorizzato a resisitere agli<br />
sfarzi ddl'analista (per quanto sottiili) per cambiare la<br />
sua personalità. In nessun altro modo possiiamo &tenere<br />
una condizione di autentica iautotilasformazione. Ogni<br />
altra riohieyta renderà il paziente soggetto dl'infiluenza<br />
eteronmna dal terapista che sarà ~icompsato con LUI<br />
cambiamento di 1ppizrsmBità Eomto e non autentico.<br />
Questo stato di cose è conforme al carattere commerciale<br />
dell'impriesa analitica; dlanalislta o& quailcosa<br />
e il paziente l'acquista. Come per ogni wmptore, cosa<br />
l'aaalizzando farà cm ciò che acquista è affar suo.<br />
L'analista ncnn può dire al paziente: E< Se usemli I'anaLisi<br />
in questo o in quect'altro modo, dovirò rnodkficare i termhi<br />
del nostro accordo ». Anuor meno può dire « Se<br />
desideri fam un certo uso dalil'analisi, ncnn (ti adizumò D,<br />
e quiinidi por fine ail trattamento. (In alcuni casi l'amalista<br />
può addliven1re a tale colnclusione, ma dovrebbe farlo<br />
durante il periodo di prova. Una volta cmduso tale<br />
periodo, dovrà rinuncia= a questa mossa nel corso ddla<br />
partita).<br />
Credo neoessanio questo tipo di accordo affinché il paziente<br />
possa sentire, come 'dovrebbe, che la terapia è cosa<br />
sua e può faxi ciò che gli aggrada. Questa fu d'idea<br />
etica fondaman& di Fmd rigualido (la psiiioainalisi; e-<br />
sa fu intesa come un metodo per mendere la gmte libera<br />
di vivere la proprila vita come lo ri'teneva opportuno, nm<br />
come lo ritenevano opportuno le famiglie, 'la società o<br />
il ta-apista. Questo fine non può essere raggiunto se iil<br />
terapista lo enuncia semplicemente, ma poi lo tratta coe<br />
un ideale irraggiungibile.<br />
La sua coindobt~a rivelerà se ci crede o meno. Se ci<br />
crede, cinfiluenzerà il paziente salo nd senso dell'autonmia<br />
e della Lilbertà così da !renderlo capace di imwaprendere<br />
i comportamenti che desidera praticare e dì<br />
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astenxsi da quelli che $desidera evitare. Se non ci crede,<br />
Inf1,uenzerà iil paaiante nel senso di determinati tipi di<br />
comportamento (ad esempio, ~l'omosessuale nel senso dell'eterosessualità,<br />
il ~l,eptom~aruz nel senso del non ,rubare,<br />
il fobico nel senso di affrontare (la situazione fobica e<br />
così via). Se questo genme di sforzi per comba+tere "i<br />
sintomi" può essere '~terapzuticamente legitti~mo", essi<br />
non hanno dilvitto di .cittadinama iifn psicanai1;iisi. Freud<br />
riconobbe ciò, anche se ,lo mntmddisse ,nella tecnica terapeutica<br />
che propose per 'il fobim e per ~'assassivo?<br />
9 Lines of Advance in Psycho Analytic Therapy (!919), The<br />
Standard Edition, vol. XVIII, pp. 165-166.<br />
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LA FASE CONTRATTUALE:<br />
I. I CONCETTI DI CONTRATTO E DI STATUS<br />
Prima di pendere in considcraione la natulra<br />
del contratto analitico, esaminiamo da natura dei coli-<br />
tratti iin genemle. Questo chliarirà la differenza tra l'uso<br />
che io famio del termine contratto e l'uso che ne fanno<br />
gli altri psicanalisti.<br />
Che cosa è un contratto?<br />
Nel linguaggio ldi ogni giorno, da parola "cmtratto"<br />
sjta a desilgnare un aocmdo tra due o pii3 pepsone per<br />
fare o per astenersi dal fare qualcosa. Un contratto è<br />
un accordo, un patto, una convemione. La situazione<br />
umana indioata #da queste voci - e gli atti chz ne oonise-<br />
~LIOI~O, desuritti con verbi come "pattuire" e "contrattare"<br />
- sono parti~darmente rilevanti nel Diritto. Ndla<br />
teoria legale, il "-tratto J<br />
' viene {definito come una promessa,<br />
o un Bnhe di promesse, protette con la legge<br />
dalla inladiempienza. In questo modo la stesisa definizione<br />
legale di contratto ricanosce che si può addivenire a<br />
una rottura del medesimo.<br />
A oominnaiare da Freud, gli psilcoanalisti hanno trat-<br />
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tato l'accordo tra analista e analizzante come se fosse<br />
un contratto. Essi hanno comunque usato il termine in<br />
modo vago, per ri~fatirci a ogni genere di wxlo o intesa<br />
fra cliente e terapista circa ciò che ognuno dei due<br />
farà o mn farà. In nessuna parte della letteratura sdla<br />
psicoterapia ho trovato ulna $isamuaia delle promizsse<br />
specifiche che paziente e (terapista si fanno miprocamente,<br />
né ddle pedità inelle quali si incorre in caso<br />
di inadempienza. Come nei miei precedenti scritti sd<br />
trattamento psiooanalitioo, continuerò a usare da parala<br />
"contratto" nel seinso più stretto dal temine. Cosa<br />
intendo dunque Wr contratto mal4itiw?<br />
I1 conbratto anditi8co è iskile ai normali contratti (legalmente<br />
impegnativi) 'tra venditori e compratori. Es3mpi<br />
di questi smo gli accondi tra una pevsona che sottoscrive<br />
una polizza assicurativa sda vita e la società<br />
chle 'assicura il rischio; (tra cdui che compera immobili,<br />
azioni od obbli~gauimi e Q venditore: tra 11'~iUi~dividzio che<br />
si assicura le prestazioni di qualcuno per impranz la<br />
danza o il pattinaggio e la persona che promette di compiere<br />
la prest~aziom.<br />
I~noltre, $1 contratto anditlico, come il contratto legaie,<br />
ai propone la chianezza piuttosto che l'incertezza 12 vecifica<br />
P possibili rimedi nel caislo che una delle parti<br />
wntraenti dovesse mancare d~le promesse. Tuttavia presentano<br />
anche delle differenze in quanto *i consuleti contratti<br />
sono scritti, mentre i contratti analitici sono verbali;<br />
ad ancora, i partecipanti a questi ultimi sanno ohe<br />
non esistano sanzioni, né )legali né sociali, per punire la<br />
parte inadempiente.<br />
Finora il gioco analitko è stato definito, $nel migliore<br />
dzi casi, h modo 6rammentario. Non sono sltate speoificate<br />
le (mosse che un giocatore può fare se il partner<br />
manca alle promesse fiatte: eppuw le penalità per infrazione<br />
alle fregale sono parbz ,integrante di ogni gioco;<br />
senza di esse, nessun gioco può essere definito in ma-<br />
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niaa adeguata. La mia esposizione del gioco analitico,<br />
e in particolare del contratto, includerà quindi pn=oise<br />
specificazioni e cuserzimi, non sdo oirca le mutue pro-<br />
messe tra analista e analizzando, ma miche riguardo alle<br />
aziani che uno dai padnms può intraprendere se l'altro<br />
bara, commrtte un errore o si dimostra incapace a<br />
giocare \la partita.<br />
L'organizzazione dei rapporti sociali<br />
Vi sono due principi fonidamentali che regolano i rapporti<br />
umaini: lo status e il conbatto. I rapporti regolati<br />
dallo status sano più semplioi - \legalmente, psicdogicammbe<br />
e socicillmente - di quelli regolati dal contrartto.<br />
Qmstpi1dea fu sviluppata più di un sacalo fà da Sir Hmry<br />
Adaine nal suo lalassico studio sul diritto antico. Egli<br />
osservò che nelle a moderne società vi è una "gradde<br />
dissoluzione della dipendenza famigliare e, al suo posto,<br />
un aumento degli obblighi individuali"; e concluuz<br />
che « i1 movimento delle società che progredi~~no è<br />
stato fin qui m movi~mento dello Status d Contratto ».l<br />
Esamineremo dapprima questi concetti e li useremo poi<br />
per chiarire il rapporto tra madico e paziente, psicoterapista<br />
e cliente.<br />
Lo status e la famiglia<br />
La famiglia è 13 nostro più importante rapporto di<br />
status. Da bambini vi occupiamo i moli di figlio, fratello,<br />
nipote e cost via. Da adulti, se formiamo delle<br />
famiglie per conto nostro, stabiliamo una seI4e complementare<br />
coadi<br />
rapporti di status. Dato il significato che<br />
la psi nalisi e altm bzorie della personalaità attribuiscono<br />
alle esperienze deI,l'hfanzia, è evidente l'hportan-<br />
1 Ancient Low (1861), J. M. Dent & Sons, London s.d., pp.<br />
99-100.<br />
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za ohe assume, per 'la vita umana, li1 rappcwto di status.<br />
Per dirla in modo diverso, come giocatori iniziamo la<br />
nositra vita apprendendo le regoli2 d~eil gioco di status che<br />
ci vengano tilnsegnate. Non potrebbe essere altrimenti perché,<br />
dati i loro hiti biidagiai e psicologici, i bambini<br />
piccoli non possono fare dei giochi di contratto.<br />
I1 moddlo della famiglia e >le nvgale di status che<br />
ne pvwnaino i (rapporti sono facilmente estensibili a<br />
più larghi gruppi sociali e alla comunità politica. La<br />
società prh~iitiva è una vasta famiglia lwgolata da obblighi<br />
e pivilagi di status. Allo stesso modo, la società predemocratilca<br />
è una replilca deila fam~iglia automatica. A<br />
mpo di essa vi è il sovrano, considerato spesso come<br />
divino o dotato di poteri sovrannaturdti; sotto di lui<br />
in varie poslizioni stanno li sudditi, iinidattninati in modo<br />
da conoscere (og~mno il1 suo posto. In una isocietà del<br />
genere, i rapporti tra le persone sono predeterminati<br />
dalle 'regole ddla ssiieità; ciò che una pmsona può o<br />
non può fare, è parte dlal suo status (ed Iè ciò che, appunto,<br />
indichilamo con esso).<br />
Tutte (le soaietà erano un tempo regolate da questi<br />
pnin~ipi. In efidti, spesso si ass~erisce che gmppi (comitati,<br />
organizzazioni e perfino intere società) si comportano<br />
in maniera più "prilmitirva" o meno comienziosa di<br />
quanto non facciano gli individui. E
altro uomo, e non colme. individuo uhe occupa uno ~speciale<br />
status ideriom. Ogni tipo di disoriminauione, sulla<br />
base !di cniteri sia religiosi che razziail o psichilatrici, fa<br />
uso di rapporti di ~status; ognuna mira a privare la vittima<br />
del suo diritto al mntratto, e a ,trasb~marla iin<br />
occupante di uno status.<br />
Nd mondo assistiamo ai fmmenti di pilurteslta di quzii<br />
popoli fino a pochi ainni fa o tuttora colonizzati: tutti<br />
chiedono la libertà dali ceppi dallo status coloniale<br />
e il diriltto ad essere nazioni che si autogovernano, vale<br />
a ,diire iiln grado di contrattare liberamente. L'attrattiva<br />
delliideologia comunista sulle. masse '&i cosilddetti paesi<br />
sottolsv3luppati non !dovrebbe solrprendax. A gente la cui<br />
vitla è stata rilstrebta negli angus'ti cmhi di miseri status,<br />
preclusa ogni via di scampo, il sistama politico comunista<br />
offre un certo grado di diibertà male. Li libera<br />
da un gioco socjale governato da =gole di status sostituendolo<br />
wn uno governato da mgole contmttudi. Sanza<br />
dubbio il gioco comunista non offre all'individuo (al<br />
giocatore comune) tante mosse ((tanta Jibzrtà plliti~ca),<br />
quante ne godono i cibtadiini di una moderna democrazia<br />
mcidentale..<br />
Non diimanticbimo, comunque, che Lnglesti e Americani<br />
sono stati goverinati sulla base del contratto da<br />
centinaia di anni. Il loro tideal~z era un acoordo nel<br />
quatle si i~mpegnavano tlibra~mente sia i governanti che<br />
i sudditi; i1 priilnicipio cioè del 'Jcolnsmso di chi è governato".<br />
Viloeversa, i Russi e molti altri pqdi vivevano<br />
ancora sotto la tirannide autocratica di un monarca o di<br />
un capo quasi divino. Non esisteva contratto s~icuro contro<br />
I'a~bitrio )di quest'ultimo. In efiettti, 21 termine "sovrano<br />
assoluto" si ri~ferisce a un $capo 'di stato dotato<br />
di poteri illimitati, litbero dai vincoli di qualunque contratto.<br />
L'essenza dd conbratto, allmeno ,in questo contesto,<br />
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è la limitazione di potere. Perché un contratto abbia<br />
senso, debbono es~istenr effettivi prowedi,menti per la<br />
sua realiizzazione.<br />
Il contratto e la società moderna.<br />
I1 contratto è nello stesso tempo un fenmeno antico<br />
e redativamente moderno. Gli antichi Ebrei fso2ro<br />
un patto con Jehovah; promisero ,di osservare determinate<br />
pratiche tmlgigiose in cambio della sua pmessa<br />
di trattarli m e popolo predihstto. Su una base più informale,<br />
Greci e Romani faero dei patti coi loro dei.<br />
Naturdmente questi popoili antichi stipularano accordi<br />
impegnativi anche tra di loro.<br />
Tutto ciciò ncmn meravigl~ia, poiché fare e mancare alle<br />
promesse è fmltà squisitamiente umana. Nietzsche, che<br />
tanto infilwenzò Fmud, giunse a suggerire che « adlevare<br />
un animale capace di fare promesse (...) è nil compito<br />
che la natura si è prefissa 1'1 ~i'sul'tato è G1luomo. Per<br />
quanto ne sappiamo nessun altro animale ha qiu-sta capacità.<br />
Sebbene ~l'inbubione di Nietxsche fosse hillante,<br />
dobbiamo vederla ne1 suo contesto. 1'1 fatto che l'uomo<br />
faccia promesse è una conseguenza di altre su3 capacità,<br />
vale a dire cma~ e usare simboli, stabiline regole, formare<br />
lingue e organizzare giochi. Di conseguenza, giocare<br />
un gioco di linguaggio, chz è capacità umana fondamentale,<br />
vuol dire impegnarsi in un esercizio che mmprende<br />
obblighi e promesse; gli inkrlocutori si impegnano<br />
a usare segni e regole relative ai segni, reciprocamente<br />
accettate. (Non sorprende quindi che si consideri<br />
lo schizofmnico, che manca appunto a questa promessa,<br />
come un essere umano inferiore).<br />
Sebbene sia una qu~~it8 umana fondamentale, antica<br />
nelle sue sadici, la contrattazione ha raggiunto solo<br />
2 Riportato da HAROLD C. HAVIHURST, The Nature of Private<br />
Contract, Northwestern Universitary Press, Evaston, 111. 1961,<br />
p. 12.<br />
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necentemmte un compiuto significato sociale nella vita<br />
quotidiana. Forse perché un contratto è, generalmente<br />
parlando, un'intesa fra pari che mspinge la cos~trizicme<br />
e favorisce la dilbertà. Sebbene presenti {in qualche for-<br />
ma mzle civiltà antiche o primitive, questz idee e quati<br />
fenomeni sono fioriti solo lini Occidente e dal Rinasci-<br />
mento in pai. Anteriormente (le (intese sooiali si fon-<br />
davano su rapporti tra persone di ineguale condizioni=:<br />
tra il forte e il debole, l'uomo 1,ibero e lo sohiavo, iil<br />
sovrano e il suddito. Samili rapporti erano costrittivi,<br />
basati sul comando, anziché cooperativi, fondati sul con-<br />
tratto; lessi favorivano (la sdildarietà di gruppo e la cm-<br />
sione sociale, piuttosto che 1'~hdividualismo e la filzii-<br />
dità S ~ .<br />
In tutte le soaietà contemporanee, l'impo~~tanza dai<br />
rapporti di status sta diminuendo mentre va aumentando<br />
quella dei rapponti colntrattual~i. Esistano varie ragioni<br />
per questo. Un presso di livellamanto sdale, attivo<br />
sia neliltr democrazie che nalle nazioni mmuni~ste, sta<br />
sradicando le grandi disuguaglianze di classe sociale e<br />
di ricohezza, tipiche ddle swiletà feudali plieindus~trialìi.<br />
L\in£luenza delh famiglia e ddla Chiiesa, le due istituzioni<br />
governatr dalilo status anziché dal contratto, sta<br />
din-huen~do continuaanente. Al tempo stesso sta guadagnando<br />
importanza, malgrado le controvers~ie su "l'uomo<br />
di massa" e su "l'uomo organizzazione", l'[individuo come<br />
unità della struttura sociale. B risultato è stato il<br />
rapido aumento tdella neaessità e del sign&calto del contratto<br />
come metodo per regalare i rapporti socidi.<br />
Effettivamente, quando (degli ilndividui responsabili<br />
desi~derano htnaprenckre uin'~hpresa che ldchiede gli<br />
sforzi di più di un uomo, non c'è che un sistema per<br />
creare la co~laborazione tra di essi: il contratto. La differenza<br />
fra oontrabto e cumando si fa ancora più netta.<br />
I1 primo si appalla agli incentivi, il secondo alle sanzioni.<br />
L'uomo che comanda minaccia Idei danni al suo<br />
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simile; quello uhe contratta gli (promette aiuto. I1 comando<br />
è sadomasochistico, il contratto, reciprocamente<br />
edsoniistico; e fome, cosa più importante ai fini del nostro<br />
interesse (per Sa psicoterapia autonoma, il comando<br />
implica schiavitù, mentre il contratto implica libertà.<br />
La persona che viene comandata può scegliere tra obbedire<br />
ed essere punita, la !persona alla quale viene offerto<br />
un contratto, può scegl~iere tra ~l'acettarlo, il respilngerio<br />
o il conbiinuare a negoziane.<br />
Contratti e promesse \tendono quindi ad allargare la<br />
sfera 8deill'azi~ne indipmldente; ordki e status, a restrin-<br />
gerla. Gqli studiiosi del contratto, sono arrivati ad asse-<br />
rire che « il contratto è libertà In -realtà, i due con-<br />
cettli sono così strettamente dlegabi fra loro che possiamo<br />
anche sostenere cbz dibertà è (libertà di contrattare. In-<br />
fine, il contratto rafforza la posizione morale dell'uomo,<br />
limitandlo (le sue possibilità di muocere a un alm uomo.<br />
L'opportunità di danneggiare, rubare ed ucoidere, come<br />
disse ,il giudice Hom12s a ,è aperta alS1imtero mondo dei<br />
senza scrupoli »? La legge può punire iil furfante, ma ciò<br />
è di scarso aiuto alla vittima. E1 oonltratto limita le pos-<br />
sibilità di essere (danneggiati da coloro coi qualli si è<br />
stabilito (di trattare. Anche se esiste una quantità di per-<br />
sone disposte a inifrangex i contratti, siamo liberi di<br />
non contrattare con (loro. Quindi, con una prudente se-<br />
lezione, è possibile limitare 21 circolo di coloro che pos-<br />
sono nuooere non mantenendo le promesse fatte.<br />
Come ho già suggerito, i contratti sono sbrategie al<br />
servizio di un edonismo illuminato; essi mrcano d~i de-<br />
vare d massimo le giloie e d3 ridurre al minimo le pene.<br />
Quindi i contratti ohe regolano rapporti che si estandmo<br />
per lunghi ~pzriudi di tempo debbono pdere e prowede~e<br />
'alle h~ture contingenze. Molti contratti lo fanno.<br />
Le ~cmtroversie tra le parti contraenti possono quindi<br />
3 Zbid., p. 35.<br />
4 Zbid., p. 69.<br />
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essenz sistemate ancor prima che sorgano. Anche il con-<br />
tratto md'itico deve regolarsi analogamente; analista e<br />
analizzando debbono prevedere le possibili difficcnltà e<br />
preparare #in anticipo l'adeguata sduzione: ad esempio,<br />
come oomportarsi se l'una o (l'altra (parte disdice un ap-<br />
punbanento, va in ferie e casi via.<br />
Lo status, il contratto<br />
e il rapporto medico-paziente<br />
Gli attuali rapporti tra medici e pazienti sono campilessi.<br />
Alcuni sono negolati da norme di statnis, altri da<br />
mn&aoti, (la maggioranza da una cm~biinanione dei due<br />
metodi: Cosa 'dà origine a queste diverse situazioni mediche?<br />
In generale, il maddlo adottato dipende dalla posizione<br />
sociale dei partecipanti. Nelcl~interazione fra due<br />
persone (o fra !due gruppi), se una delle parti è più<br />
sofisticata e socialmente più potente, tenderà a dominare<br />
l'altra. Se invece, entlrambe le parti smo uguali o<br />
quasi, è probabile che venga adottato un rapporto contrattuale<br />
di mutua collaiboraziione. Così, non sdo i(1 mediIm<br />
può dominanz il paziente, ma viomrsa.<br />
Se il pazienlte k povero o si !sente indifeso a causa<br />
della malattia, il medico può sfruttare Ja situazione assumendo<br />
una posizione di superiorità; pziò esigere che il<br />
paziente s\i sottometta ai suoi ordini o che su sca le<br />
conseguenze. Le pena1,ità per il tentativo di ripudiare il<br />
malo !inferiore N& paziente, variano. Iil paaimte può perdere<br />
d'assistenza dal medico o essere sottoposto a procedimenti<br />
ldiagnostici e teraptici, raaionalizzati e giustificati<br />
da un punto di vista medico, ma dolorosi e non<br />
necessari. (Nei primi anni di professione medica, ho veduto<br />
spesso praticare punture lombari non necessarie a<br />
pazienti che nan collaboravano; sli trattava, naturalmente,<br />
di casi di assistenza pubblica). Oppure Ila persona può<br />
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essere punita mediante sanzioni llegali o sociali: ad esempio,<br />
l'internamento in un ospedal~e psichiatrico.<br />
Se è ,il paziente, invece, ad essere più potente, il medico<br />
può eslsere posto in una colndizione di inferiorità.<br />
Ciò sii verifica meno spesso che non il contrario, ma<br />
non è oerto impsuibille. Nelle soaietà i~n cui prevalgono<br />
notmal~i disuguaglhze sociali ed economiche, è faciile<br />
che il medico sia relativamente povero e swialmante<br />
pm impartante; egli può quindi trovarsi alla meroè<br />
di personle e famiglie lnicche e politicamente influenti.<br />
Sarà dora il paziente a comandam e il medilm ad obbedire.<br />
I tentativi del medioo per ripudiare il suo sltatus<br />
di inferiorità possano ess~erie puniti oon sanzioni che<br />
vanno dalle privazioni sconomiche alla perdita della vita.<br />
IJ medico che ,divanta l'agente di una potente listituzime<br />
è simmile al suo collega, il dipendente xhtitavo di una<br />
potente famiglia feudale; egli abbandona la sua indipendenza<br />
che affondava le radici nell'uguaglianza con una<br />
maltepliicità di clienti indivi'duali che erano al tempo<br />
stesso la sua fonte di guadagno.<br />
Questi sono alcuni degli aspetti ooonmici e politici<br />
del rapporto medico-paziente che possono renderlo non<br />
equilibrato. La mancanza di equilibrio può anche essere<br />
dovuta a ragioni mediche e psicologiche. La situazione medica,<br />
della quale la situazione analitica è stata tradizionalmente<br />
considerata una sottospecie, è di solito una replica<br />
della situazione familiare. Come i genitori si prendono cura<br />
del bambino, così i dottori si prendono cura del paziente.<br />
111 nido di medico e analista, come guaritore e<br />
oome figura paterna responsabile, è fortemente radicata<br />
nel pensiero psi~oanalitico. (Alcuni psicanalisti credono<br />
fe~mamente che persone "paterne" e "materne" siano analisti<br />
particolarmente efficienti). Questa concezione della situazione<br />
analitica ha conseguenze di notevole portata.<br />
Se il rapporto tra analista e paziente è analogo a quello<br />
tra pa'dre e figlio, allora, per definizione, esso è contrario<br />
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agli scopi dell'analisi. Come può l'analista aiutare il suo<br />
cliente ad essere autonomo e libero nella propria condot-<br />
ta di vita se il rapporto tra di essi è basato sullo status,<br />
con il paziente relegato ad un ruolo inferiore, ed ancor<br />
più, se l'analista assoggetta il paziente a un'influenza &e-<br />
ronoma, basata cull'autorità e sul comando?<br />
L'errata analogia tra analista e genitore, o tra analista e<br />
guaritore medico, è ingannevole in un altro senso. Que-<br />
stJatteggitamento tradizionalmente "terapeutico" implica<br />
una devozione virtualmente senza limiti da parte dell'ac-<br />
lmista verso l'analizzando. Molti medici e psicoterapisti col-<br />
tivano questo atjteggiamento. Così, il cosiddetto psico-<br />
terapista di sostegno, credendo che il suo "prendemi cu-<br />
ra" del paziente siia di per sé terapeutico, incoraggia la<br />
credulità del paziente circa la sollecitudine del terapista<br />
nei suvi confronti. Anche gli psicoterapisti esistenziali, se<br />
dobbiamo giudicare ,da una recente rassegna del loro la-<br />
voro? incoraggiano l'idea che il terapista debba votarsi,<br />
con dedizione illimistata, al benessere del suo paziente. Se<br />
il paziente diventa psicotico, il terapista lo assisterà; se<br />
non può alimentarsi, sarà il terapista a nutrirlo; e co-<br />
sì via.<br />
Questo atteggiamento è fittizio. Come il genitore o il<br />
medico, anche il terapista ha i suoi dimiti, oltre i quali<br />
non può o non vuole interessarsi al paziente. Impegnato<br />
ad essere assolutamente onesto col paziente, l'analista de-<br />
ve riconoscere i suoi limiti e informarne il paziente. Se<br />
agisce altrimenti, farebbe delle promesse che non potreb-<br />
be mlantenere. Nessuno, e certamente nessun psicoterapi-<br />
sta, può impegnarsi a prendersi completa cura di un'altra<br />
persona. Se il paziente dovesse diventare psicotico, richie-<br />
desse il ricovero in ospedale e costanti attenzioni come un<br />
bimbo malato, come potrebbe il terapista mantenere la<br />
sua promessa di prendersi illimitata cura di lui, senza<br />
5 MEDARD BOSS, Psychoanalysis and Daseinsanalysis, Basic<br />
Books, New York 1963.<br />
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venir meno alla promessa fatta ad un altro paziente? Co-<br />
me potrebbe mantenere le promesse fatte ad altri (moglie,<br />
figli, amici)? Il terapista che crea l'impressione che la<br />
sua devozione e il suo dovere verso il paziente siano illi-<br />
mitati è un impostore, poiché lo scopo della sua strate-<br />
gia è di farsi grande e di rendere il paziente dipendente,<br />
grato e colpevole.<br />
Freud si rese conto che ,la situazione analitica differi-<br />
sce da quella medica in maniera significativa. Di conse-<br />
guenza, esaminò la situazione medica e la atdattò alle esi-<br />
genze dell'analisi. Ma, a mio avviso, il suo fu solo un<br />
inizio. Il gioco analitico che egli costruì, e che i suoi se-<br />
guaci istituzionalizzarono, presenta numerose lacune. In<br />
particolare conserva troppi aspetti del gioco medico ba-<br />
sato sdlo status; vale a dire, non è sufficientemente con-<br />
trattuale. I1 mio scopo è quello di continuare il lavoro ini-<br />
ziato da Freud e trasformare 'la psicoanalisi in un tipo<br />
di psicoterapia pienamente contrattuale. Spero che que-<br />
sto libro chiarisca ulteriormente il significato delle mie<br />
intenzioni.<br />
I1 contratto come comunicazione<br />
Esaminiamo ora il contratto oome un particolare tipo<br />
di comunicazione. L'analista è principalmente un esperto<br />
nel decifrare i messaggi nascosti del paziente. Sebbene<br />
importante, questa funzione del terapista deviò l'atten-<br />
zione dall'esame attento delle sue comunicazioni con il<br />
paziente. In passato si è pensato alle comunicazioni &I-<br />
l'analista principalmente come a delle chiarificazioni, in-<br />
terpretazioni, traduzioni e domande. In altre parole, l'ana-<br />
lista traduce dal 'linguaggio del paziente al linguaggio del-<br />
l'analisi. Ma questo non è tutto.<br />
L'analista fa anche delle promesse. Pro'messe o con-<br />
tratti formano una speciale classe di comunicazioni. Esse<br />
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non sono asserzioni su fatti, né tantomeno chiarifiicazioni,<br />
interpretazioni, traduzioni o 'domande. Le promesse sono<br />
asserzioini sul futuro comportamento di chi parla, sono<br />
comunicazioni circa le sue intenzioni di seguire detenni-<br />
nate regole. Non tutte le affermazioni sul futuro compor-<br />
tamento 'di qualcuno sono wmunque vere promesse. Qui<br />
sta una delle differenze tra tl'assumere un molo di status<br />
e fare un contratto.<br />
Ad esempio, se un terapista dice o da ad intendere che<br />
cercherà di curare la nevrosi di un paziente, questa non<br />
è una promessa. Non è chiaro che genere di condotta è<br />
richiesta al terapista per mantenere o venire meno a tale<br />
promessa. Alcuni interpreterebbero l'affermazione come<br />
un obbligo ad analizzare i1 paziente; altri a praticargli un<br />
trattamento di elettroshock; altri ancora a rassicurarlo<br />
e così via.<br />
I contratti o le promesse sono significativi in propor-<br />
zione alla loro esattezza. Se Tizio e Caio decidano di in-<br />
contrarsi all'angolo di via del Corso e via Frattina, alle<br />
5 di martedì, questo è un contratto; se sono 'd'accordo nel<br />
vedersi dopo (il lavom, non lo è più. L'essenza di una<br />
promessa sta nella costrizione che impone al futuro com-<br />
portmanto di chi promette. Stabilendo quello che sarà<br />
il proprio futuro comportamento, si rinuncia a un certo<br />
grado 63 dibertà. La persona che dice ad un'altra « ti vedrò<br />
alle 5 del pomeriggio », è fisicamente libera di agire in<br />
maniera diversa. Tuttavia è moralmente obbligata a man-<br />
tenere la promessa agendo in conformità all'accordo.<br />
Pertanto, se la psicoterapia autonoma deve essere con-<br />
trattualle, il terapista non può fare al paziente vaghe pro-<br />
messe come, ad esempio, « mi prenderò cura di te », « pro-<br />
teggerò -i tuoi interessi » o anche « ti analizzerò »; deve<br />
invece promettere di fare e di evitare determinate cose.<br />
Ecco parché sobtolineo i dettagli apparentemente poco im-<br />
portanti come l'obbligo dell'analista a non prescrivere<br />
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medicine, a non comunicare con terzi e così via. Un con-<br />
tratto significativo può essere formulato solo in termini di<br />
atti così concreti. Inoltre, una volta stabilito un con-<br />
tratto adeguato e confacente a entrambe le parti, è fa-<br />
cile individuare il comportamento che viola i termini del-<br />
l'accordo. Ad esempio, alcuni pazienti manifestano preoc-<br />
cupazioni circa la partecipazione dell'analista alla loro<br />
vita. Riguardo al suicidio, essi potrebbero volere che l'ana-<br />
lista li salvi ed anche che li lasci morire tranquilli; oppure<br />
potrebbero desiderare che l'analista li ricoveri con la forza<br />
in ospedale ed anche che si fidi della loro padronanza di<br />
sé stessi.<br />
Se l'analista promette semplicemente di adempiere ai<br />
suoi obblighi come medico o psicoterapista, egli non pre-<br />
cisa la condotta che ciò comporterà. In verità può facil-<br />
mente fare questo genere di promesse in quanto rimane<br />
libero di agire oome vuole. Ma l'essenza di una promessa è<br />
che limita la libertà d'azione di chi promette; altrimenti<br />
ncm è una vera promessa. Di conseguenza, molte sono le<br />
attività dalle quali l'analista (deve impegnarsi ad astenersi:<br />
fra queste, il prendere decisioni "terapeutiche" circa i1<br />
ricovero in ospedale del paziente e il proteggerlo (con ma-<br />
novre extra-analiitiche.) dal commettere un suicidio. Que-<br />
sta è una promessa che l'analista può mantenere, oltre<br />
ad essere coerente con le altre promesse fatte all'analiz-<br />
zando.<br />
Una volta stabilito il contratto, l'analista non è più<br />
libero di porsi la domanda: debbo far ricoverare il<br />
sig. Rossi per prevenire un suicid'io? » Egli ha rinun-<br />
ciato alla sua libertà di agire al riguardo. Naturalmente<br />
può far ricoverare il Sig. Rossi; ma lo fa a costo del suo<br />
impegno morale verso il paziente. Né la cosa si ferma qui:<br />
la violazione del contratto da parte del terapista è proba-<br />
bile che diventi di dominio comune. e influmzi i suoi rap-<br />
porti con altri pazienti e coi cir1,leghi.<br />
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Libertà di contrattare<br />
La libertà è un elemento essenziale del contratto. In<br />
verità, non ha significato parlare di un contratto tra<br />
persone che non sono libere. Ques,to fatto è importante<br />
in psichiatria e in psicanalis~i dato che frequentemente gli<br />
psicoterapisti stabiliscono rappo~ti con pazienti in circostanze<br />
nelle quali uno o entrambi non sono liberi di contrattare.<br />
I1 risultato è che la grande maggioranza degli<br />
incontri tra psichiatri e pazienti, e perfino molti tra<br />
analisti e i loro clienti, non possono essere contra,t~tuali e<br />
pertanto sono non analitici.<br />
Ad esempio, il paziente può essere un bambino, un detenuto,<br />
una persona ricoverata in manimio. Nessuno di<br />
loro può stipulare lil tipo di contratto bipersonale niecessario<br />
per un lavoro analitico; e tantomeno lo può il povero<br />
che non è in grado di pagare l'analista per i suoi<br />
servizi. Per cui, anche se una persona è analizzabile (nel<br />
senso tradizionale) l'analisi può nondimeno essere inattuabile.<br />
Alla prigione e all'ospedale psichiatrico possiamo<br />
aggiungere il servizio militare e le società totalitarie, situazioni<br />
sociali in cui il contratto analitico non può essere<br />
realizzato per le limitazioni imposte ad una o a entrambe<br />
le parti. Nella m,isura in cui sia il lkrapista che il<br />
paziente non sono liberi (in particolare non liberi rispetto<br />
al modo di condurre i reciproci rapporti) sorge un limite<br />
esterno, situazionale alla psicoanalisi. Questo limite è insormontabile,<br />
quali che siano le doti professionali del<br />
tempista e la preparazione psicologica del paziente.<br />
L'idea che l'analizzando debba essere una persona indipendente<br />
e socialmente libera non è nuova. Freud disse<br />
che oercava di seguire la regola u di nan prendere in cura<br />
un paziente che non (fosse sui juris, non dipendente da<br />
altri nei rapporti essenzial'i della sua vita ».6 Ma, detto<br />
6 Zntroductory Lectures on Psychoanalysis (1915-1917), The<br />
Standard Edition, voll. XV-XVI, p. 460.<br />
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ciò, egli ed altri analisti procedettero senza curarsi delle<br />
oonseguenze di questa affermazione e parlarono di "ana-<br />
lisi" di bambini, detenuti, psicortici ricoverati in ospedale<br />
e (privati di tutti i diritti umani, e così va. Coloro che<br />
panlano in questo modo dimenticano che non è possibile<br />
usare il verbo "analizzare" transitivamente e intendere la<br />
psilcanalisi come psicoterapia autonoma. L'uso transitivo<br />
implica un'attività da parte di un soggetto nei confronti<br />
di un oggetto, come quando un chimico "analizza" una<br />
sostanza sconosciuta. Ma niente di ciò accade in psicoana-<br />
lisi. In questo contesto "analizzare" significa, fra le altre<br />
cose, contrattare o m qualcuno; se il partner del terapista<br />
non è in condizioni di mnltrattare, è assurdo parlare di<br />
analisi.<br />
Per la stessa ragione, non ai può essere analisi se l'ana-<br />
lista non è in posizione per contrattare. Questa pos-<br />
sibilità, sebbene reale e frequente, è di solito igno-<br />
rata (forse non è soltantlo trascurata, ma negata). Quanld'è<br />
che l'analista non è libero di contrattare per un'ana-<br />
lisi? Ciò accade, il più sovente, quando il terapista è il<br />
datore di lavoro o un dipendente del paziente oppure un<br />
suo superiore in un sistema di training autoritario e<br />
coercitivo.<br />
Ald esempio, lI'analista può essere il direttore di un re-<br />
parto di psichiatria e il paziente un suo medico interno o<br />
un membro del suo staff. Viceversa, il paziente può essere<br />
un professore universitario, mentre l'analista può occu-<br />
pare una posizione inferiore in seno all'Istituto di Md-<br />
ci,na. A volte il terapista è impiegato dall'università per<br />
analizzare i medici interni o i membri giovani dello staff<br />
(ed è pagato parzialmente o interamente dall'istituzione e<br />
non dai (pazienti). Oppure il paziente può essere profes-<br />
sionalmente importante o eccezionalmente ricco, in gra-<br />
do quindi di beneficiare l'analista in forme diverse dal<br />
semplice pagamento dell'onorario. In ognuno di questi<br />
casi c'è un contlitto di ilnterestsi, attuale o potenziale, tra<br />
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il ruolo del terapeuta come analiista e come beneficiario<br />
della generosità del paziente, o tra il ruolo del paziente<br />
oome analizzando e come beneficiario della generosità dell'analista.<br />
Alcuni oodlitti di interesse ldi questo tipo possono<br />
essere riconosciuti in anticipo e prevenuti. Se si riesce<br />
a preservare l'integrità della situazione analitica (e<br />
questo può dipendere parzialmente dalla personalità dei<br />
due individui), allora è possibile negoziare un contratto<br />
analitico e svolgere un lavoro analitico. Se invece i conflitti<br />
di interesse restano misconosciuti, o peggio vengono<br />
ignorati ed è loro concessa unésistenza extra-analitica non<br />
analizzata, allora l'analisi sarà un'iunpostura.<br />
Questo è il caso dell'attuale analisi dildattica. L'analista<br />
didatta non è libero di contrattare; la sua libertà essenziale<br />
nei confronti dell'analizzando è li~mitata daille regole<br />
e dai regolamenti del sistema di (training psicoanalitico.<br />
Quando si urtano gli interessi del paziente e quelli dell'organizzazione<br />
didattica, sono questi ultimi a prevalere.<br />
La posizione dell'analilsta didatta di fronte al candidato<br />
è paragonabiile a quella dello psichiatra dell'ospedale statale<br />
di fronte al paziente internato (o viceversa). Nel manicomio<br />
statale né lo staff psichiatrico né il paziente internato<br />
sono 'liberi; lo psichiatra è obbligato a "prendersi<br />
cura" del paziente e il paziente è costretto ad assumere<br />
i1 ruolo di malato. I dlue non possono contrattare poiché<br />
ognuno è privato $della libertà di agire responsabilmente<br />
verso il partner. Così al paziente internato non è consentito<br />
di assumere o congedare do psichiatra, di disporre dei<br />
propri fondi, 'di regolare i propri movimenti nello spazio<br />
e nel tempo e così via. Analogamente, all'analista didatta<br />
non è consentito il salvaguardare le confidenze del suo<br />
candidato-pazienlte, di stabilire l'onorario, di pernettere al<br />
paziente l'autonomia nella sua condotta di vita, e così via.<br />
Possono esservi ancora altre restrizioni, sia per il candidato<br />
che per il1 didatta, alla libertà di contrattare reciprocamente.<br />
L'assegnazione dell'analista didatta al can-<br />
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didato e del candidato al didatta, la frequenza delle sedute,<br />
llla lunghezza minima delil'analisi, la posizione del paziente<br />
sul divano: tutto questo può essere determinato<br />
da terzi. In breve, il contratto fra l'analista didatta e<br />
l'istituto psicoanalitico e quello fra il candidato e l'istituto,<br />
lasciano poco spazio a un rapporto contraetuale fra<br />
candidato e analista didatta. Questo è stato uno dei tragici<br />
errori della psicoanalisi come professione. Ed è probabilmente<br />
il motivo principale per cui gli aspetti autonomi<br />
e contrattuali della psicoanalisi sono rimasti così<br />
a lungo in forma mbrionale. Come un feto deformato<br />
da un campo di radiazioni ionizzanti, la psicoanalisi è<br />
stata deformata dal campo sociale che coloro che la praticano<br />
hanno dovuto attraversare.<br />
I1 sistema di training analitico è contrario ai valori<br />
fondamentali del trattamento psicoanalitico come terapia<br />
autonoma. La primitiva promessa della psicoanalisi come<br />
psicoterapia contrattuale si è così dissolta nel nulla. Al<br />
suo posto abbiamo assistito alla nascita e alla crescita<br />
di questo mostro psicoterapeutico contemporaneo che è<br />
la psicoanalisi istituzionalizzata, medicalizzata. Questa psicoanalisi<br />
è una disciplina professionale coesiva, un influente<br />
movimento sociale e una potente ideologia. Ma come<br />
forma di assistenza umana, è una mistificazwne. Non è<br />
una terapia medica hna-fide, non una psichiatria organicista<br />
direttiva, non la ps~icoanalisi freudiana; al contrario<br />
è un imprevedibile miscuglio di questi tre elementi.<br />
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LA FASE CONTRATTUALE:<br />
11. IL BRIDGE CONTRATTO E LA<br />
PSICOTERAPIA CONTRATTUALE<br />
Dal periodo di prova al contratto<br />
E' utile, sia per cc4ncettualizzare l'incontro terapeutico<br />
che per condurre l'analisi, considerare il periodo di prova<br />
e la fase contrattuale come due fasi distinte ,della te-<br />
rapia. Al tempo stesso è necessario avere un'idea chiara<br />
circa la connessione fra queste due fasi del trattamento.<br />
In termini di teoria del gioco, il periodo di prova è<br />
un gioco a motivazioni miste, mentre il periodo contrat-<br />
tuale è un gioco di interesse comune. Durante il periodo di<br />
prova alcuni degli scopi dei giocatori coincidono mentre<br />
altri sano in contrasto; durante la fase contrattuale i lo-<br />
ro interessi convergono progressivamente. Sebbene que-<br />
sta possa essere considerata una situazione Ideale, nella<br />
pratica è spesso possibile avvicinarsi ad essa.<br />
Qual è la connessione tra la fase di prova e la fase<br />
contrattuale? Benché le abbia descritte come due diversi<br />
tipi di giooo, sono in realtà due fasi dallo stesso gioco.<br />
La fase di prova e la fase contrabtuale della psicoterapia<br />
autonoma, sano connesse funzionailmente: la prima è uno<br />
stadio iatroduttivo o preliminare che può o meno con-<br />
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durre a un sucoessivo stadio di lavoro. Un rapporto simile<br />
esiste tra il fidanzamento e il matrimonio nel gioco<br />
famigliare; fra la trattativa e l'aocordo (e il lavoro) nel<br />
gioco degli affari; e tra ?la dichiarazione e il giocare una<br />
mano in una pa~ita di bridge.<br />
In ognuno di questi casi osserviamo una sequenza di<br />
rapporti umani a due fasi: un periodo di associazione precaria<br />
seguito da un altro di associazione stabile. Così il<br />
gioco del matrimonio, se giocato autonomamente, presuppone<br />
che i partecipanti cerchino di conoscersi mutuamente<br />
e coordino i loro fini e le loro speranze in vista della<br />
loro unione potenziale. Se non hanno "gli stessi interessi"<br />
per il matrimcmio, vale a dire se non si propongano di<br />
giocare un gioco di interesse comune m e marito e moglie,<br />
il loro rapporto crollerà in un conflitto.<br />
E' chiaro dunque che se vogliamo trovare un modello<br />
di gioco per il rapporto analitico, questo .dovrà essere il<br />
bridge e non gli scacchi. In effetti, analizzando da struttura<br />
di questo gioco, otteniamo un utile spunto per la<br />
comprensione della psicoanalisi.<br />
I1 brfdge e la psicoanalisi<br />
I1 bridge è un gioco compksso, in parte di fortuna e in<br />
parte di strategia. Inoltre, seppure ogni coppia ingaggia<br />
con l'altra un gioco di puro conflitto, i partners giocano<br />
fra loro un gioco di collaborazione pura. Infine è un gio-<br />
co bifasico: un periodo di dichiarazione precede il gioco<br />
di una mno. Comunque, se vogliamo usare il bridge come<br />
rndeJlo per la psicoanalisi, dobbiamo concentrarci su<br />
quegli aspetti del gioco che sono rilevanti ai nostri fini.<br />
Salteremo quindi la distribuzione dalle carte e, pertanto, il<br />
fattore fortuna nel gioco; dobbiamo anche ignorare il<br />
rapporto campetitivo fra le due squadre. Ciò che rimane<br />
sano i due giocatori, i partners di una coppia, ognuno con<br />
13 carte in mano.<br />
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Una somiglianza di fondo tra il bridge (auction o contratto)<br />
e la psicoterapia contrattuale è che entrambi sono<br />
giochi bifasici: ognuno comidncia con una posizione iniziale<br />
caratterizzata dalla reciproca esplorazione e da un<br />
impegno di prova per una futura callaborazione. Entrambi<br />
evolvono verso una di queste due situazioni suocessive.<br />
!Se è possibile giungere a un accordo ci sarà un contratto e<br />
quilndi un reciproco impegno per un gioco di comune interesse;<br />
se non si potrà giungere a un accoudo, non vi sarà<br />
contratto. Nel caso del bridge questo può significare o una<br />
nuova distribuzione di carte oppure che la squadra in difesa<br />
collaborerà non già nel giocare una mano o nel mantenere<br />
un contratto ma nel tentare di sconfiggere gli avversari.<br />
Nel caso del paziente e del terapista, ciò significherà<br />
la possibilità di separarsi oppure la decisione di<br />
continuare un rapporto di prova senza promesse di impegno<br />
contrattuale più duraturo. E' come un fidanzamento<br />
prolungato che può finire in una separazione o in un matrimonio.<br />
A volte i pazienti preferiscono non entrare in<br />
una situazione di impegno di aloun genere; ne può quindi<br />
derivare un periodo di prova prolungato. Se può essere<br />
mantenuta una reciproca, adeguata autonomia, non c'è<br />
alcuna ragitone valida $perché l'analista non accetti questo<br />
genere di sistemazione provvisoria. In verità, per alcuni<br />
pazienti, la maggior parte della terapia può svolgersi in<br />
quello che l'analista considererebbe la fase di prova.<br />
Auction bridge e bridge contratto *<br />
Le fdifferenze tra l'auction bridge e il bridge contratto<br />
sono più istruttive. ddle analogie. Come i termini stessi<br />
indicano, d'auction-bridge (bridge asta) rassomiglia a un<br />
procedimento di asta, mentre il bridge contratto a un pro-<br />
cesso fdi contrattazione. I termini sano adeguati e si pos-<br />
* Ritengo preferibile lasciare in inglese la dizione auction<br />
bridge, e tradurre invece "contract bridge" con bridge-contratto,<br />
secondo la terminologia di uso corrente (n.d.t.1.<br />
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sono prendere abbastanza alla lettera. Come in un'asta,<br />
la dichiarazione nel~l'auction-bridge tende ad essere illimitata<br />
perché, per giocare una mano, ogni squadra deve<br />
rilanciare sull'altra. Inoltre, le penalità per la dichiarazione<br />
in eccesso e per il mancato rispetto del proprio<br />
contratto sano leggere. Di conseguenza, le regole del gioco<br />
dell'auctiuln-bridge incoraggiano la dichiarazione non meditata<br />
nella speranza che, con un po' di fortuna, il giocatore<br />
sia in grado 'di realizzare la dichiarazione. E' infine<br />
sknificativo che, seppure è necessario che due partners<br />
comunichino fra loro (ad esempio lper stabilire i.1 seme<br />
da giocare), questa necessità non è molto grande. Piuttosto<br />
ogni giocatore è propenso a giocare in maniera egoistica,<br />
ad essere più interessato alle proprie carte e a ciò<br />
che può fare con esse, che non a stabilire una solilda<br />
associazione con il compagno.<br />
Il bridge contratto, benché somigliante all'auctiombridge<br />
per quello che sono le apparenze esterne, come<br />
ad esempio le carte usate e le regole per giocare una<br />
mano, è un genere di gioco radicalmente diverso. Le regole<br />
del bridge contratto non premiano unicamente chi<br />
gioca la mano; al cantrario, la difesa può essere più<br />
conveniente. Di consegueinza, il livello della dichiarazione<br />
non è quello di un'asta: quanto più alto, tanto meglio.<br />
Non si può aoquistare nulla ad un'asta facendo delle<br />
offerte basse, anche se in questo modo si risparmia denaro.<br />
Analogamente, non si può vincere giocanldo l'auction<br />
brildge cm una dichiarazione limitata e costantemente<br />
prudente.<br />
Ne1 bridge contratto, d'altra parte, la dichiarazione serve<br />
a ciascun giocatare per infarmare il compagno della<br />
forza o debolezza del proprio gioco, in modo da poter<br />
giungere a un contratto che possa essere rispettato. A<br />
lungo andare (con giocatori di eguale bravura), vincerà<br />
quella coppia che abitualmente né si mantiene bassa, né<br />
eccede nelle dichiarazioni. La coppia che dichiara al di<br />
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sotto delle sue possibilità non raggi'mge il punteggio che<br />
avrebbe potuto fare; può anche lasciar giocare e vincere<br />
la coppia awersaria, pur avendo avuto la possibilità di<br />
fare una ,dichiarazione migliore di quella degli avversa~i.<br />
La coppia che eccede nella dichiarazione viene penalizzata<br />
severamente per da sua inadempienza al contratto.<br />
Il bridge contratto e la psicoterapia contrattuale.<br />
C'è uno stretto parallelismo fra il bridge contratto e<br />
la psicoterapia contrattuale. I giocatori di bridge si co-<br />
noscono attraverso la dichiarazione; il paziente e il tera-<br />
pista giungono a conoscersi effettuando 'determinate mosse<br />
durante il periodo di prova. In entrambi i giochi, ciascun<br />
giocatore adeve cercare di accertare ciò che il compagno<br />
possiede o 'di cosa è privo; deve inoltre itnfomare il com-<br />
pagno su ciò che lui stesso ha o non ha. All'inizio, l'asso-<br />
ciazione è precaria. Nessuno dei due partecipanti sa cosa<br />
ne verrà fuori; ognuno basa i propri piani, per d'azione<br />
suocessiva, sull'informazione &e riceve dal compagno.<br />
Quindi, nel brimdge contratto, un giocatore 'dichiara sulla<br />
base di aiò che il suo partner ha dichiarato (e su ciò<br />
che hanno (dichiarato i suoi awersari; ma per il momento<br />
possiamo lasciar da parte quest:aspetto) ed anche sulla<br />
base delle carte che ha in mano.<br />
Se una persona si impegna a giocare questa mano e<br />
non un'altra, sarà influenzata dalle masse del compa-<br />
gno, ma solo entro certi limiti; non farà, ad esempio,<br />
una mossa incompatibile con le carte che ha. In breve,<br />
un buon giocatore {di bridge non Iferà promesse che non<br />
è in grado di mantenere (a meno che non faccia delibera-<br />
tamente un contratto che sa di non poter rispettare, per<br />
frustrare i suoi aweirsari - altra situazione del bridge che<br />
dobbiamo accantonare).<br />
I1 periodo di prova che precede la fase contrattuale<br />
della psicoanalisi è paragonabile alla )dichiarazione nel<br />
bridge-contratto. In entrambi i casi i giocatori sono inte-<br />
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essati o a cambiare un gioco a motivazioni miste in uno<br />
ampiamente cooperativo, oppure a respingere un'assmia-<br />
ziane reciprocamente vincolante. Nel brigde i colmpagni<br />
cercano di arrivare a un contratto che siano itn grado di ri-<br />
spettare; se dalla (dichiarazione emerge che ciò non è pos-<br />
sibile, si accendano per non contrattare. Allo stesso mo-<br />
do diente e analista cercano di stabilire un contratto reci-<br />
procamente soddisfacente; ma se non possono farlo, deci-<br />
deranno di non vincolarsi in un rapporto terapeutico.<br />
In una situazione di gioco di questo tipo, i giocatori<br />
possono raggiungere i loro scopi solo comunicandosi reci-<br />
procamente la verità circa il proprio compmtamento e<br />
le proprie aspettative. Ho già sottolineato come paziente e<br />
analista debbano comunicarsi onestamente ciò che ognuno<br />
offre all'altro. Se i giocatori non sono sinceri si inganne-<br />
ranno l'un l'altro e renderanno difficile, se non impossi-<br />
bile, ogni ulteriore collaborazione. In particalare, il tera-<br />
pista che promette, con parole o atti (ad esempio con certe<br />
mosse nella fase iniziale della terapia), di fare per il pa-<br />
ziente cose che in seguito non vorrà o non potrà realiz-<br />
zare, agisce come un giocatore di bridge che dichiari in<br />
eccesso; quando mostrerà al compagno il proprio gioco,<br />
quest'ultimo si renderà conto di essere stato ingannato.<br />
Al pari dei giocatori di bridge che si ingannano vim.<br />
devolmente, i pazienti e i terapisti che agiscono in questo<br />
modo vanno incontro ad una comune sconfitta.<br />
Due tipi di bridge - Due tipi di psicoterapia<br />
Le ,differenze tra I'auction-bridge e il bridge contratto<br />
aiutano a spiegare le differenze tra le psicoterapie organiz-<br />
zate in modo elastico (caotico), sulla base di una "com-<br />
prensione psicodinamica", e la psicoanalisi (contrattuale).<br />
Sebbene le differenze possano sembrare piccole o sot-<br />
tili, l'auction bridge e il bridge contratto sono due giochi<br />
radicalmente diversi. Le analogie si riferiscono ad elementi<br />
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non essenziali, come le carte e la struttura del gioco. T1<br />
giocatore di bridge ilnesperto ritmarrà impressionato dalla<br />
somiglianza tra questi due tipi di brisdge; l'esperto re-<br />
sterà invece stupito dalle differenze, sino al punto di<br />
poter considerare l'auction-bridge come il contrario del<br />
bridge contratto o come una sua deformazione. (In real-<br />
tà fu l'auction bridge ad essere ilnventato per primo; in<br />
seguito fu perfezionato nel bridge contratto).<br />
Si possono fare, e sovente si fanno, identiche conside-<br />
razioni su due tipi di gioco psicoterapeutico, vale a dire<br />
sulla cosiddetta psicoterapia a orientamento psicoanali-<br />
tic0 (che d'ora in avanti indicherb come "terapia psicodi-<br />
namica" o "terapia armonica") e la psicoanalisi. Le sorni-<br />
glianze tra esse sono superficiali, le differenze fodamen-<br />
tali. Senza dubbio entrambe le imprese consistono soprat-<br />
tutto in uno scambio reciproco di comunicazioni ver-<br />
balfi e non verbali tra un paziente e un terapista che si<br />
incontrano in un ambiente professionale, di solito lo stu-<br />
dio del terapista. Tuttavia, esse differiscono radicalmente<br />
negli scopi della terapia e nel comportamento dei parteci-<br />
panti. In verità, all'esperto del gioco terapeutico possono<br />
perfino apparire antitetiche. Naturalmente, la polarità che<br />
spesso è tracciata fra la terapia armonica e la psicoanalisi<br />
rappresenta un giudizio, e come tale rivela qualcosa, non<br />
solo dell'oggetto, ma anche della persona che giudica e dei<br />
suoi particolari interessi. Per un individuo che conosce<br />
poco il gioco delle carte, le analogie tra l'auction-bridge<br />
e il bridge contratto supereranno di gran lunga le diffe-<br />
renze mentre, per un esperto bridgista, l'auction bridge<br />
è un sacrilegio che non merita il nome di bridge.<br />
La situazione è la stessa in psicoterapia. Per I'interni-<br />
sta o i4 chirurgo, o anche per lo psichiatra organicista, le<br />
somiglianze fra terapie psicodinamiche e analisi sono<br />
notevoli, le differenze insignificanti. Tuttavia per lo psi-<br />
coanalista, per il smiologo e per 'molte persone che cer-<br />
cano una psicoterapia, le differenze fra terapie armoniche<br />
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e psicoanalisi spesso sono, e certamente devono essere,<br />
molto più significative che non le analogie. Esaminiamo le<br />
differenze utilizzando il contrasto fra I'auctim-bridge e il<br />
bri,dge contratto.<br />
La dichiarazione - Il periodo di prova<br />
I1 bridge e la psicoanalitsi sono giochi a due fasi. In ogni<br />
fase i giocatori hanno una meta prossima ed una lontana;<br />
la prima non è che un mezzo per raggiungere l'altra.<br />
In entrambi, il carattere del primo periodo del gioco<br />
(dichiarazione nel bridge e periodo di prova in psicoterapia),<br />
dipenderà dal fatto che si tra*tti di auction bridge<br />
o di bridge contratto e (di psicoterapia psicodinamim oppure<br />
autonoma. Qual è lo scopo della fase iniziale in ciascuno<br />
di questi giochi? NeEllauction b~idge, essendo la<br />
difesa una strategia meno i~nteressante e rmunerativa dell'attacco,<br />
i partners saranno più portati a creare un'attiva<br />
associazione che non a darsi l'un il'altro delle corrette informazioni<br />
sulle carte in loro possesso. Di qui la probabilità<br />
che ogni giocatore faccia al compagno "promesse"<br />
che rischia di non poter mantenere, facenldo 'dichiarazioni<br />
in eccesso o dando informazioni errate.<br />
Più precisamente, nell'auction-bridge la dichiarazione<br />
ha lo scopo di scegliere il seme che diventerà "atout" o di<br />
giocare "senz'atout". Non vi sono pendità pa- la dichiarazione<br />
in difetto. Indipendentemente da quanto sia bassa<br />
la dichiarazione, il giocatore e il compagno segneranno<br />
tutte le mani vincsnlti; in altre parale, i contratti possono<br />
essere rispettati in eccesso, ottenendo un profitto. Inoltre,<br />
le penalità per le *dichiarazioni in eccesso e per il<br />
mancato rispetto dal proprio contratto sono lievi. Questo<br />
rende la dichiarazione nell'auction bri,dge molto meno<br />
impegnativa che ne1 bridge contratto.<br />
La pratica generale della psichiatria, e specialmente<br />
della psicoterapia non analitica e non contrattuale, è fondata<br />
sugli stessi principi nell'auction bridge. Il periodo<br />
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iniziale è al servizio di un particolare scopo: e cioè che<br />
ogni partecipante faccia del suo meglio per andare d'accordo<br />
con l'altro in modo che si possa sviluppare un<br />
11<br />
rapporto terapeutico". Quindi paziente e terapista non<br />
utilizzano questo periodo per scambiarsi delle informazioni<br />
sulle reciproche aspettative; al contrario il1 terapista<br />
eocede nella dichiarazione, offrendo al paziente qualunque<br />
cosa ritiene che quest'ultimo necessiti o desideri;<br />
il suo obiettivo principale è ,di ~onti~nuare col paziente abbastanza<br />
a lungo da interessarlo "alla terapia". E' probabile<br />
che il paziente giochi un gioco complementare; che<br />
faccia, cioè, del suo meglio per essere un "buon paziente"<br />
e per evitare di essere respinto dal terapitsta, perdendo<br />
così l'opportunità di essere curato.<br />
Come i giocatori dell'auction bridge, il terapista e il<br />
paziente che agiscono in questo modo, sprecano la prima<br />
fase del loro incontro. Essi 'non approfittano 'di quest'opportunità<br />
per prepararsi a una più amoniosa, futura collaborazione.<br />
Al contrario, ingannano se stessi e il compagno<br />
credendo 'di doversi preoccupare solo di una cosa<br />
alla volta. Si comportano seguendo il principio di prendere<br />
ciò che si può, secondo il detto « meglio l'uovo oggi<br />
che la gallina domani m. Così, i giocatori dell'auction bridge<br />
sono soddisfatti se possono accordarsi su un contratto<br />
~motamente plausibile che gli permetta di giocare; si<br />
preoccuperanno pai di rispettarlo.<br />
Allo stesso modo, il terapista psicodinamico e il paziente<br />
sono soddisfatti se possono stabilire un rapporto terapeutico<br />
remotamente plausibile che dia al terapista una<br />
opportunità per sottoporre il paziente al genere di trattamento<br />
che i1 terapista stesso ritiene necessario, e che<br />
dia al paziente l'opportunità di assoggettarsi al tipo di<br />
influenza terapeutica che crede lo possa aiutare; solo<br />
più tardi si preoccuperanno del fatto che "la terapia" sia<br />
terapeutica o nociva. E come dovranno preoccuparsene!<br />
In tdi condizioni, d'associazione è male impostata e non<br />
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potrà funzionare in modo onesto ed efficiente una volta<br />
che ne esista la possibilità. Solo allora i compagni di squadra<br />
ccop~iran~no di essersi fuorviati a vicenda e di aver<br />
raggiunto non una situazione di pura colilaborazione ma,<br />
in effetti, di conflitto non riconosciuto. Ciò che inizia<br />
come psicoterapia non contrattuale, presto diviene una<br />
psicoterapia caotica. Né il terapista né il paziente sanno<br />
cosa l'altro intende fare; invece di collaborare in uno<br />
sforzo Oounune, ognuno è occupato a proteggersi dalle intrusioni<br />
dell'altro.<br />
Nel bridge contratto, i giocatori cercano di a~rivare a<br />
un contratto che siano in grado di rispettare. Se ciò appare<br />
impossibile, proveranno a far fallirire il contratto che<br />
i loro avversari hanno stabilito e che a loro volta tenteranno<br />
di rispettare. La dichiarazione in eccesso è severamente<br />
penalizzata ed è, pertanto, evitata; anche una dichiarazione<br />
in difetto costa cara. (Una caratteristica distintiva<br />
del bridge contratto è che una coppia non può<br />
segnare per la partita i punti fatti, relativi a quelle mani<br />
che non si era impegnata a realizzare; ciò invece è possibile<br />
nell'auction britdge).<br />
La dichiarazione è una parte molto più importante nel<br />
bridge contratto che non nell'auction bridge. E' relativa.<br />
mente facile imparare a giocare correttamente le proprie<br />
carte; è molto più difficile, e richiede coolrdinazione<br />
cd compagno, imparare a fare una buona dichiarazione.<br />
La vera abilità nel bridge contratto consiste soprattutto<br />
nel fare una dichiarazione accurata e tuttavia piena d'immaginazione.<br />
Ogni giocatore deve arrivare ad una precisa<br />
intesa col compagno yu quello che, come coppia, possono<br />
e debbono fare, ed anche su quello che non possono e<br />
non debbono fare. Se il contratto è frutto di un buon<br />
negoziato, vale a dire se la dichiarazione è stata esatta, un<br />
buon giocatore \di solito è in grado di rispettarlo. Le regale<br />
di gioco del bridge contratto ricompensano inoltre una<br />
buona dichiarazione. Guadagnare il privilegio di giocare<br />
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una mano non è di alcun vantaggio; la squadra che si di-<br />
fende può segnare dei punti altrettanto efficacemente.<br />
I1 periodo di prova ha per la psicanalisi lo stesso si-<br />
gnificato che la dichiarazione ha per il bridge contratto.<br />
Primo, il terapista e il paziente debbono informarsi sul<br />
genere di cose che vogliono e che possono offrirsi l'un<br />
l'altro. Se ccmo in grado di farlo, arriveranno a un con-<br />
tratto (per giocare la psicoanalisi); ma non si impegne-<br />
ranno in questo contratto se non saranno sicuri di po-<br />
terlo rispettare. Coime la dichiarazione nel bridge con-<br />
tratto, il periodo di prova è situato in un contesto che<br />
scoraggia il semplice accordo tra i giocatori, basato su<br />
vane speranze e false promesse. Paziente e terapista pro-<br />
cedono con l'intendimento di doversi prima conoscere; so-<br />
lo allora prenderanno in considerazione se unirsi in una<br />
associazione impegnata in un compito ben definito. Inol-<br />
tre comprendono, e sono d'accordo, che è meglio non for-<br />
mare una associazione piuttosto che fomarne una che<br />
non possa far fronte ai propri obblighi.<br />
I1 peri'odo di prova nella psicoterapia contrattuale è<br />
quindi un'impresa altamente responsabile per entrambi<br />
i partecipanti. A differenza 'di quelli che si imbarcano in<br />
una psicoterapia caotica, il terapista autonomo e il suo<br />
paziente mantengono un'asscrciazione precaria, vale a dire<br />
prolungano il periodo (di prova finché o si dissolve o si<br />
trasfonma in una solida unione. Al contrario do psicotera-<br />
pista caotico e il suo paziente non si rendono generalmente<br />
conto di quanto sia precaria la loro associazione, se non<br />
dopo essersi convinti ,della sua stabilità.<br />
Giocare le proprie carte - rispettare il contratto terapeutico<br />
A causa 'della sua struttura, ndl'auction-bridg i gio-<br />
catori non hanno alcun Incentivo a fare una dichiarazio-<br />
ne accurata o a farne. una più alta do1 necessario (se non<br />
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per togliere ,+l gioco ai loro avversari). Fintanto che il<br />
seme dell'atout è scelto correttamente, ai fini di segnare<br />
punti durante la partita una dichiarazione bassa è vdida<br />
quanto una alta; e naturalm~ente è più sicura, iln quanto<br />
protegge dall'andare sotto. Ciascun giocatore cercherà<br />
di fare quindi il proprio gioco o di aiutare il compagno<br />
a fare il suo; ogni giocatore ozrcherà inoltre di scegliere<br />
l'atout correttamente e di dichiarare il meno passibile.<br />
I1 risultato è che i punti segnati (durante ad gioco raramente<br />
saranno qualli annunciati nella dichiarazione. I1<br />
gioco è pertanto non contrattuale, o cmtra.ttuale soltanto<br />
in smso molto generico.<br />
Nel bnidge contratto, bisogna diohiarare con esattezza<br />
ill massimo punteggio realizzabile poiché non vengono<br />
accreditati (come punti partita) i punti non dichiarati.<br />
Ciascun giocatore cercherà pertanto di fare una dichiarazione<br />
informativa e precisa; cercherà inoltre o di dichiarare<br />
il massimo che ritiene di poter realizzare (fino al<br />
livello di manche o di slam), oppure di sconfiggere i suoi<br />
avversari. Come risultato, il numero di prese segnate<br />
durante il gioco è spesso identico a quello annunciato<br />
nella dichiarazione finale. I1 gioco è squisitamente contrattuale.<br />
I1 modo di condurre le terapie psicodinamiche è paragonabile<br />
a una partita di auction-bridge. I partners<br />
fanno solo le più vaghe offerte di accordo: nel bridge si<br />
accordano solamente sul seme; nella psicoterapia unica.<br />
mente sul tipo di rapporto (psicologico anziché, diciamo,<br />
chirurgico o dermatalogico). Ma entro questi ampi limiti,<br />
non è chiaro in anticipo come. sarà il rapporto. Difatti<br />
il terapista spesso progetta di realizzare le proprie<br />
idee sulla terapia solo dopo che il paziente si è àmpegnato<br />
nel rapporto; e questo accade abbasltanza spesso<br />
anche per il paziente. In tal modo, da fase attiva della<br />
terapia presto diviene non un contratto franco, ma un<br />
conflitto caotico in mi ogni partecipante cerca di in-<br />
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durre l'altro a giocare secondo le proprie regole e a perseguire<br />
i propri 'scopi.<br />
Davanti a una situazione di questo (tipo è probabile<br />
che il terapistia faccia ricorso a una costante rrvvisione dal<br />
rapporto e ,delll "intesa" tra lui ed il paziente. Ad esempio,<br />
il terapista può cominciare con un rapporto bipsonale<br />
confidenziale, usando salo la conversazione. Presto<br />
il paziente può diventare depresso e incapace di dormire;<br />
il terapista può rispondere prescrivendo delle medicine<br />
(revisione numero uno). La depressione può farsi più<br />
profonda e il terapista preoccuparsi che il paziente possa<br />
suicifdarsi; può a1,lora consigliare il ricovero e la cura<br />
ospedaliiera del paziente (revisione numero due). E così<br />
via.<br />
Altrii cambilamenti possono servire più direttamente<br />
altle necessità del terapista. Ad esempio, se il terapista<br />
desidera aumentare i1 suo onorario, può ridurre la frequenza<br />
degli appuntamenti col paziente e aumentarne il<br />
prezzo; se sente il lisogno di un periodo di riposo, può<br />
prescrivere al paziente una "intermxione"; oppure, se si<br />
stanca di un paziente, può terminare il trattamiznto.<br />
La caratte~iistica distintiva della psicoanalisi è il contratto.<br />
Esso limita il terrapista in quello che può fare nei<br />
confronti dal pazi)ente. Egli ha un contratto col paziente ed<br />
è impegnato moralmente (per ora non degaImente) a rispettarne<br />
i temini. Né, tantomeno, d terapista può alterare<br />
il1 contratto perché lo richiede il paziente. Al contrario,<br />
una (tale richiesta è un portare acqua al mulino analitico.<br />
C'è un'importante diff erranza fria il contratto anabiltico<br />
e il "contratto" sul qude si accordano i partners nel<br />
bridge, e cioè il potere di ciascun gi~wtore nei confronti<br />
del compagno. Ne1 bnidge, i partnens sano su1,lo stesso<br />
piano: ognuno di essi può aiutare o numz al compagno,<br />
tanto quanto quest'dtimo può aiutare o nuocere<br />
a lui. Ma questo non è vero nel caso della psicoanalisi;<br />
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l'analista può aiutare o nuocere al paziente molto di più<br />
che non viceversa. 11 o k b r è (in una posizione più debcnle<br />
dell'analista. I1 contratto analitico serve *in parte a<br />
ridurre questa diseguaglimza e a proteggere il paziente<br />
dal p.tere dall'analista.<br />
A questo proposito, possiamo prendere Costituzicr<br />
ne degli Stati Uniti come modello del contratto analitico.<br />
Anche qui si tratta di un accordo fra due pavti moralmente<br />
uguali, ma &i fatto (socialmente) diseguali: i ~governanti<br />
e coloro che sono 'governati. Cosa specifica la<br />
Costituzione? In modo significativo, richiede poco a ohi<br />
è governato; implicitamente, ovvio, esige che si obbedisca<br />
alle leggi. Principalmente, comunque, la Costituzione<br />
(ed altri documenti analoghi) pwciisa deteminate<br />
cose che coloro che sono al potere debbono e non debbono<br />
fare. In effetti, è una promessa da parte dei gova-nanti<br />
a limitare i1 proprio poteriz. Nel!l'adempimento delle funzioni<br />
di governo essi a un ci ano all'autorità arbitraria e<br />
d'azione discrezionale a vantaggio di misure speciifiche,<br />
ad esempio, di regollaxi! processi.<br />
Così come io lo concepisco, )il contratto analitico si<br />
propone da stessa cosa. Nell'eseraizio della tradizionalle<br />
Eunzi~ne curativa, il terapista rinuncia al potere a'rbitrario<br />
e ai giudizi l&screzionali, con cui di regola si gimEtifica,<br />
a favore di speaifìche ilimitazioni.<br />
Naturalmente, questo atteggiamento può essenr mantenuto<br />
solo verso q d paziente che si assume la responsabilità<br />
(dolila propria condotta e delle sue conseguenze sociali.<br />
Libertà, costrizione e rapporto psicoanalitico<br />
Il terapista tradizionale stabilisce dane regole per<br />
Y paziente e b giustifica appellandosi agli interessi drlla<br />
>> terapia". Questo è m argomento specioso del quale fa-<br />
cilmente si abusa; per cui dovremo essere cauti al rimar-<br />
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do. In d t à non esiste una tale cosa chiamata "terapia";<br />
c'è solo un determinato lteplsta, un determinato paziente<br />
e le loro comunicazioni, in particolare k loro reciproche<br />
promesse. In ~teonia, ile "necessità ddl'andi~si" richiedono<br />
e giustificano l'idea che terapista e paziente seguano<br />
certe regole. In pratica, comunquz, "la terapia"<br />
non ha necessità; solo il \terapista e il paziente ne hanlno.<br />
Non è quindi suffiaiente per l'analista proclamare la<br />
sua adesione all'etica dd'autonomia; deve anzitutto riveda.<br />
Se l'etica dell'autonomia è fondamentale per la<br />
psicoanalisi, la sua prassi deve iniziare dal di dentro,<br />
nella situazione analitica. Questa è da ragione principale<br />
per mi l'analista non deve imporre ai pazienti vari tipi<br />
di regole che nm siano quelle minime e accordate, necessarie<br />
px la psicoterapia autonoma.<br />
Queste cmsiderazioni convergono in una singola proposizione:<br />
per preservare l'autonomia del paxiemte nella<br />
situazione terapeutica, l'analista deve ~~irtare ogni costrizione<br />
non necessaria. Poiché l'unica cosa della quale<br />
l'analista ha realmente bisogno (o dovrebbe averne) è<br />
il denaro, l'unica sua legittima richiesta al pazknte è il<br />
denaro. Di fatti, che altre esigenze può avere l'analilsta<br />
nella sua qualità ,di terapista autonomo? Certamente non<br />
può chiedere al pazienbt di sdraiarsi sul divano o di associare<br />
liberamente, di astenersi dal comportamento sessuale<br />
sbagliato o delliinfrangere la legge, o nessuna delle<br />
miriadi di cose che i terapisti richiedono ai loro pazienti.<br />
Come chiunque altro, i1 terapista è una persona reale<br />
ed ha pertanto necessità reali. Ma nel corso dell'analisi<br />
può aspettarsi che il paziente uno solo dei suoi<br />
bisogni, e ~ioè la sua nacessiità di denaro. Praticare l'analisi<br />
è una prafessione; è il modo con cui l'anailis~ta si<br />
guadagna da vivere. Ecco perché è "realistico", psiwlogicamente<br />
e socialmente, ohe il paziente paghi l'analista.<br />
!3e l'analista si aspetta che il paziente soddisfi altnr<br />
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necessità, rovina ~l'mdisi. Ad esempio, il terapista può<br />
sentire il bisogno di essere un buon genitore, di essere<br />
amato te ammirato, di essere perdonato, di soccorrere il<br />
debole, di fare segrete alleanze coi pazienti contro il<br />
mondo esterno, di fare il medico, di ricostruire persmalità<br />
e così via. Ma perché aspettarsi che sia l'~am1izzando<br />
a soddisfare questi bisogni? Secondo me, non c'è mortivo<br />
che il paziente soddisfi uno di questi (o altr,i) bisogni<br />
più di quanto non dovrebbe soddisfare, ad esempio, i<br />
desideri sessuali dell'analista. I1 (terapista deve appagare<br />
le sue aspimrazioni e le sue necessità mediante oggetti<br />
che non siano il paziente. Riipeto, I'ainalizzando deve all'analista<br />
solo del denaro. E' ovvio che la propria trasformazione<br />
costerà al paziente più che non il solo denaro,<br />
ma il costo extra non va pagato all'andista.<br />
L'intesa che I'ainalizzando sia privato di certe opportunità<br />
di soddisfanz i bisognii dell'analista, può anche<br />
essere fonte di difFicoltà; .è 'necessario rendersi conto di<br />
ciò e guardarsene. Ad esempio, dJana+1lista può essere pr- tato a credere di "dare" molto al paziiente e di non "ricevere"<br />
nulla in cambio; ciò farà sentiire ,il terapista generoso<br />
e magnanimo, e, i'n via reattiva, forse altrettanto<br />
esigente. La situazione è paragonabile a certi rapporti<br />
tra figlio e genitore o tra marito e moglie dove ognuno si<br />
sente sfruttato dal pa~tner o co1pevo;le nei suoi confronti.<br />
Come possiamo evitare tutto ciò?<br />
La miglior salvaguardia k la base economica del rapporto<br />
anaslitico. L'analista di solito ha bisogno del denaro<br />
che li1 paziente gli paga. Per il terapista, ,l'onorario è<br />
l'evidenza tangibile che egli "riceve" qualcosa dal paziente;<br />
è quindi probaM1e che si slenta meno dnuttato (specialmente<br />
se considera l'onorario abbastanza &O). COmunque,<br />
affinché la transazione pecuniaria abbia il significa.to<br />
che le att~ibuisco in questo oaso, l'malistla deve<br />
sentirsi a suo agio a questo riguardo. Se egli nega o<br />
miniimlzza ciò che il denaro significa per Jui, priverà il<br />
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paziente della possibilità di pagarlo col solo denaro e lo<br />
graverà dell'aspettativa di altre forme di "pagamento".<br />
Se, d'altra parte, l'analista sopravvduta ,il denaro, com-<br />
metterà altri errori. Timoroso di perdere il paziente, sta-<br />
bilirà parcelle troppo basse e se ne risentirà. Avido di<br />
guadagnare quanto più possibile, stabiliirà parcelle trop-<br />
po dte e allora sarà d pazienbì: a nitsentiirsene. Oppure<br />
l'anal5st.a abbandonerà del tutto l'analisi e offrirà al pa-<br />
ziente qualunque cosa qttest'ultimo mostri di voler acqui-<br />
stare.<br />
Se il contratto analitico è stato negoziato corretta-<br />
mente, l'onorario dovrebbe soddisfare entrambe le parti.<br />
L'analista si deve sentire ben pagato per le sue presta-<br />
zioni, e l'analizzando dovrebbe sentire che dzve ail'ana-<br />
lista solo del denaro e solo nelslla misura in cui può per-<br />
metterselo. Di nuovo, ciò comporta determinate conse-<br />
guenze pratiche. Il cuntmatto per l'onorario o, più generi-<br />
camente, per l'importo che il paziente deve all'analista,<br />
spesso non viene rispettato in due modi. Primo, I'andiz.<br />
zando può rifiutarsi di pagare o essere in ritardo nal pa-<br />
gamznto; se l'adista non sospende 1 trattam'ento, ma<br />
riduce gli onorari o dascia che il paziente accumuli un<br />
debito, avrà terminato il rapporto analitico e creato in<br />
sua vece una situazione psicoterapeutica che non è né<br />
analitica né autonoma. Secondo, in risposta alle aspetta-<br />
tive dell'andista o per ragimi SUE personali, l'analizzan-<br />
do può voler fare per l'analista qualcasa di più che non<br />
pagare l'onorario (ad esempio finanziarne le ricerche, far-<br />
gli regali di valore e cosi via); se l'analista consente al<br />
paziente di adempiere in eocesso i11 contratto, ciò che<br />
avrà ottenuto è la distruzione del rapporto ana~liti~o.~<br />
Le condizioni che ho delineato sono quelle di un'anali-<br />
si ben niuscita; esse creano un'atmosfera nella quale il1<br />
paziente si rende canto che la terapia è sua e di nessun<br />
altro. D'altra parte, se il terapista prescrive varie rego-<br />
1 Ved. cap. XIII.<br />
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le (come qudla che il paziente si sdrai sul lettino, faccia<br />
libere associazicmi, racconti i suai sogni), cneerà inevitabilmente<br />
una situazione nella quale SI paziente potrà<br />
coJlaborare o meno, potrà essere un buon paziente o un<br />
cattivo paziente e così via.<br />
Tutte qwste possibilità e le complicazioni che ne denivano<br />
si evitano se l'analista rinuncia al ruolo tradizionale<br />
di medico o di terapista che cerca di svolgere un<br />
lavoro sul paziente o sulla sua malattia. Al contrario, adottando<br />
il ruolo dellésperto che offre i suoi servizi e diventa<br />
contrattualmznte obbliga to !nei confronti del dente,<br />
il terapista manterrà abbastanza potere per realizzare il<br />
suo compito che è quello di svolgere il ruolo #di analista.<br />
Al terapista non occorre altro potere a,l!l?.nfuori di questo,<br />
perché )non ha bisogno di giudicare se il oliente è un<br />
buon paziente o un cattivo paziente, cdi ~interveni~re come<br />
autorità nella vita extra-analitica dal cliente; anzi, il possesso<br />
di tale potere con lo svolgimento del<br />
compito analitico.<br />
L'integrità del rapporto analitico<br />
Le regole del gioco analitico servono a un unico scopo<br />
fondamentale; preservare 1;inte~ità dal rapporto analitico.<br />
E' i~mpossibile giocare il bbnidge contratto se ad uno<br />
dei giocatori è consentito di barare perché si lamenta di<br />
un mal di testa. Un contratto non è tale nella misura i'n<br />
cui può essere rotto. Questa, è soltanto questa, è la ragion'e<br />
per cui l'analista #deve evitare i rudi di medico e<br />
di psichiatra. Questi sono 'moli di status, non ruoli di<br />
contratto; essi danno a chi li riveste il diritto, e di fatto<br />
la responsabilità, di prendere la Yitualiime nelle sue mani<br />
e, se necessario, di "salvare il paziente contro Ilui stesso".<br />
Ma se l'dista vuole salvanz un paziente contro lui<br />
stesso, non può analizzare quel paziente. Altrimenti è<br />
una beffa parlare del paziente come di un agente auto-<br />
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nomo. Moit.issimle persone sono capaci e desiderose di<br />
comportarsi come pazienti analitici autoresponsabili, ma<br />
il terapista non potrà mai scoprire chi esse siano se egli<br />
stesso non agisce autonomamente, vale a ditre contrattual-<br />
menti:.<br />
Il' terapista che si trova a suo agio nel ruolo da me<br />
indicato, troverà mdti pazienti che nan solo accettano<br />
quest'assetto ma lo preferiscano. Questo bisogno non ci<br />
sorprende. I pazienti che consultano gli analisti lspesso vo-<br />
gliono l'analisi e non qualcos'altro. Di consaguenza, sono<br />
contenti di trovare un analista che offre bro dlan&si e<br />
non qualcosa di diverso. Molti pazienti non desiderano<br />
che lo psicoterapista faccia altre cose diverse dallla psi-<br />
coterapia. Comunque, essi diventano confusi quando il<br />
berapista appare dkposto, anzi desideroso di svolgere<br />
anche altre attività. Complicazioni in psicoterapia, sorgo-<br />
no quindi non tanto dalla richiesta di interventi nm psico-<br />
logici da parte del paziente, quanto dailla smania del<br />
tesapista di svolgere un ruolo di !medico.<br />
E' possibile senza dubbio che alcuni pazienti non de-<br />
siderino acquistare un prodotto puramente psicoterapeu-<br />
tic0 o analitico. L'obbligo del terapista è di chiarire ciò<br />
che offre. Se il paziente desidera qualche altro tipo di<br />
prodotto terapeutico, presto smetterà di vedere l'analista<br />
e, forse, ne cercherà un altro. Se comunque l'assetto gli<br />
sembrerà soddisfacente, lo sarà senza false rappresenta-<br />
zioni da parte dell'analista.<br />
I1 terapista autonomo offre in vendita solo le sue ca-<br />
pacità come analista. Se il paziente è malato, dovrà c m<br />
sultanz un medico; se desidera ottenere medicine, dovrà<br />
cercare di procurarsele da qdcuno che non sia l'analista<br />
e così via. Alcuni analisti in verità si comportano in que-<br />
sto modo. Molti altri, invece, no: prescrivono medicinali<br />
ed usano perfìno la terapia convulsivarite mentre "andiz-<br />
zano" il1 paziente. Essi giustifiwo qwst'annacquamento<br />
del ruolo anditico asserendo che il paaimte "ha bisogno"<br />
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di tali terapie coaciiuvanti e dichiarando che essi sono,<br />
dopotutto, medici e debbono pertanto offrire al paziente<br />
Irz loro capacità mediche. Questa è un'assurdità. .<br />
Indubbiamente, il terapista ha tubti i dirimi di eser-<br />
citare in questo modo. Se i suoi pazienti ne traggono be-<br />
neficio, la ricompensa del terapista sarà una professione<br />
lucrosa. Ciò nonostante, la precedente argomentazione è<br />
un assurdo o amhe peggio, poiché mina alle basi il cm-<br />
tratto analitico e quindi distrugge la psicoanalisi come<br />
psicoterapia autonoma. Possiamo conoedere che i11 pa-<br />
ziente in arialisi possa mer bisogno di mediahali come<br />
pure di molte altre cose. I1 mio punto di vista è il seguen-<br />
,te: se il terapista intende svolgere il suo lavoro come<br />
analista in maniera corretta ed eSlciente, non può offrire<br />
altri servizi. Né tantomeno ha bisogno di farlo; il paziente<br />
è lib~tro di procurarseli da altri.<br />
L'argomento aggiuntivo che l'analista è un medico e<br />
quindi è debitore ail paziente della gamma completa dd-<br />
k sue conoscenze e delle sue capacità, è assurdo. I1 tera-<br />
pista dirve al paziente niente di pi,u e, certamente, niente<br />
di meno di quanto abbila stabiilito per contratto: se pro-<br />
mette al paziente solo della psicoterapia, gli deve unica-<br />
mente della psicoterapia. Inoltre, il fatto che iil oterapista<br />
sia un medico è, in gran parte, storicam~ènte accidentale;<br />
la sua preparazione medica e il suo titulo lo aiuteranno<br />
assai poco, se pure Ilo aiuteranno, nal suo compito d~i<br />
psicoterapista.<br />
E' possibile che il terapista possieda capacità addizio-<br />
nali e totalmente estran3e a quelle di analista e di me-<br />
dico. Ad esempio il terapista può essere m esperto @o-<br />
catore di bridge, un perfetto musicista, o un consumato<br />
giocatore di borsa. Supponiamo che l'analizzando desi-<br />
deri trarnz vantaggi da una di queste abilità; forse che<br />
l'analista insegnerà al paziente come gioca're a bridge,<br />
suonare i1 piano o guadagnare giocando in barsa? Se pre-<br />
sta d paziente (le sue capacità mediche, perché nun pre-<br />
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stargli br altre? Accenno a questa 'linea di ragionamento<br />
non solo per ahiarire questo problema, ma anche per sug-<br />
gerire una spiegazione che possa aiutare (alcuni pazienti<br />
a capire perché l'analista si rifiuta di aiutarli in altro<br />
modo che non sia l'analisi. La limitazime del ruolo di<br />
analista può deiluden: il paziente. Ma è solo !la disillu-<br />
sione non dissipata da queste realistiche spiegazioni che<br />
può essere sottoposta a m fecondo esame analitico.<br />
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9<br />
IL PERIODO FINALE<br />
La concezione analitica tradizionale<br />
della fine analisi<br />
Rivedilamo, sulla base della teoria psicoanalitica codificata,<br />
i principi che regolano la conclusione della psicoterapia<br />
autonoma. Per quanto la terapia psicoanalitica<br />
possa differire da altre forme di trattamento psiichiatrico,<br />
il concetto che l'analista ha del proprilo ruolo di terapista<br />
assomiig,lia alla tradizionale opinione medica del ruolo<br />
di dottore. In tal modo, l'analista ha accettato le pnzmesse<br />
di base del modello malattia-guarigione: li1 paziente è<br />
malato; il terapista fa una diagnosi, realizza un trattamento,<br />
decide quando il paziente sta bene e lo congeda<br />
terminando così la terapia.<br />
Con minoI4 ~ariax~ioni, questo tema è stato (applicato<br />
alla situazione analitica da parte dei teorici della psicoanalisi:<br />
I'analizzando si presenlta dl'analista con un disturbo<br />
psichitcho; l'analista diagnostica il disturbo e, s~e<br />
si tratta di una nevrosi appropriata (vale a dire se i1 paziente<br />
è anallizzabile), intraprende l'analisi. I1 paziente<br />
sviluppa una nevrosi di transfert, che è sottqosta a una<br />
analisi sistematica; quando la nevrosi (di transfert .è ade-<br />
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guatamente analizzata, il rapporto terapeutico vime cmcluso<br />
da~ll'analista.<br />
C'è malto di valido in questa schematica visione del<br />
processo analitico, ma lo spirito che 'l'ispira è falco. Esso<br />
suggerisce che l'anaiisi è un processo di ri~stabi~irnento<br />
da una malattia anziché un'impresa educativa e di autotrasformazione<br />
e che, così come la guarigione del paziente<br />
medico da una malattia è giudicata i dal medico, allo<br />
stesso modo la guanigione dalla nevrosi del paziente ama-<br />
Iiitico viene giudicata dal terapista. Per cui l'analista dovrebbe<br />
avere il ruolo principale nel decidere quando la<br />
terapia dovrebbe terminare. Gli analisti di regola si comportano<br />
in questo modo, anche se ciò è apertamente in<br />
contrasto con quello che è 110 scopo e lo spirito dell'analisi<br />
come terapia autonoma.<br />
Poiché i teorici de1l1analisi basano i loro ragionamenti<br />
sul modello medico, essi cercano dei criteri psicopatologici<br />
quasi medici per la 110ro decisione di terminare la<br />
cura. Questo è un dilemma che gli analisti non sono<br />
stati mai capaci di solv vere adeguatamente. Per parte<br />
mia, sostengo che l'analista non ha il diritto di terminare<br />
l'analisi. Questo non è suo comp to; è compito del paziente.<br />
Non ci sorprende allora che la voluminosa letteratura<br />
sul così detto problema dalla fine analisi abbia solo<br />
creato una grande confusione.<br />
Lo sforzo per stabilire i criteni p~i~codinarnici di fine<br />
analisi è paragonabile allo sforzo per stabilire dei criteri<br />
di analizmbiJità. I1 terapista ohe 'desidera accertare sz un<br />
paziente è analizzabile sta ah effetti cercando di predire<br />
il futuro comportamento del paziente. Ma non ci sono<br />
buone ragioni per aginz in tal modo. Invece di cercare<br />
di scoprire se il paziente è analizzabile, il terapista ha<br />
bisogno unicamente di determinare se il paziente vuole o<br />
meno comperare i suoi servizi. Se il paziente non è analizzabile,<br />
entrambi, terapista e paziente, lo scopriranno<br />
non appena si conosceranno meglio. Ripeto, quindi, che<br />
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non c'è alcuna valida ragione perché I'anahista cerchi di<br />
predire il comportamento &l paziente. Al contrario è suo<br />
dovere informare il1 paziente del proprio comportamanto<br />
futuro, regolato dalle norme delil'analisi.<br />
Se il terapi'sta accebta la responsabilità di terminare<br />
la terapia (come fa per l'inirnio, quando cerca di stabilire<br />
lanalizzabilltà del paziente), deve avere delle basi razionali<br />
lper decidere quando terminarla. Inoltre l'analista non<br />
è libero ldi ricercare una base adeguata per questa decisione,<br />
in quanto il suo tradizionale moddlo concettuale<br />
lo spinge a fondare il suo giudizio sulla condizione psichica<br />
dell'analizzando. Da questo punto di vista, pertan.<br />
to, &a decisione ldel paziente di termi.nare non è una ragione<br />
adeguata per Ifarlo. Dal mio punto di vista, sì.<br />
Come sappiamo, è difficile vdutare lo "stato mentale"<br />
di un'altra persona. Ciò nonostante l'analista si mette<br />
nella sibtuazhe di supporre che alcuni stati mentali sono<br />
delle indicazioni a cessare l'analisi, mentre altri no; e<br />
i*n tail modo accetta da responsabilità di fare tali valutazioni<br />
"diagnostiche" e agire di conseguenza.<br />
I risultati sono disastrosi. Teonicamak smo stati<br />
suggeriti una quantità di criteri di fine anallisi. Praticamente,<br />
(il metodo di (teminare il'analisli &. stato avvolto<br />
nel mistero. Corge il sospetto che 4 criteri psicoanalitici<br />
di fine ana1,isi e la conclusione reale d;lllanalis;i siano<br />
salo remotamente connessi. Iatdubbimente, spesso si<br />
afferma ahe i criteri analitici di kminazime descdvono<br />
condizioni ideali alle quaili si spxa che il paziente si avvicini<br />
ma che raramente può raggiungere. Ma questo è<br />
un evadere iil problema. Resta il fatto che sono stati orati<br />
degli standards 'di fine analisi e che gli analisti colifmtano<br />
con essi il c
Quali sono i criteri di fine analisi? Ecco a continuazione<br />
quelli suggeriti da eminenti analisti:<br />
1. raggiungimento da parte 'dal paziente della fase genitale<br />
nello sviluppo psicosessuale;<br />
2. sviluppo del paziente fino alla maturità emotiva;<br />
3. adeguata analisi e nisoluzime dalla nevrosi di<br />
transfert;<br />
4. adeguata analisi delle "posizioni depnrssive e schizoidi"<br />
del paziente;<br />
5. "cambi~mento s~trutturale" nella personalità del<br />
paziente. (Gli analisti neo-freudiani hanno aggiunto altni<br />
criteri).<br />
Alcuni di quesgti cco~letti cono più significativi e utili<br />
di dtrii. In particolanr, l'analisi della nevrosi di transfert<br />
è un concetto prezioso; ma in che cansilste un'analici<br />
>t<br />
adegulata" della medesima, è un'altra faccenda. Eppure,<br />
per quanto significative o assurde possano essere queste<br />
condizioni (e gli analisti divergono al riguardo), il loro<br />
valonz per il genere di decisione da prendere che stiamo<br />
consitderando è limitato.<br />
I ruoli del passato e del futuro<br />
nelle decisioni terapeutiche da prendere<br />
Ci occuperemo ora delle segumti questioni: come fa<br />
il medico ad accertare la natura della malattia dal pazien-<br />
te e la cura da applicare? Come si assume lo psicoanaii-<br />
sta una n~sponsabilità come quella di decidere quando<br />
iniziare e quando t'erminare un'andisi?<br />
I1 medico usa tre metodi per fa^ una diagnosi: rac-<br />
coglie la storia dalla malattia del paziente, esamina il<br />
corpo dal paziente, ne esamina 'le funzioni somatiche<br />
cm varie procedure speciali. I1 primo di questi metodi<br />
(che per sedi fu la principale tecnica del medilco per<br />
accertanz la natura della malattia del paziente) si basa<br />
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interamente su avvenimenti del passato; gli altri due valutano<br />
avvsniimenti attuali.<br />
Si suppone spesso che la decisione sulla terapia medica<br />
derivi logicamente dalla diagnosi miedica. A volte le<br />
cose stanno così. Comunque questa supposizione offusca<br />
Uimportante molo della previsione degli awenhemti fufuni<br />
nelle decisioni relative al trattamento. Il mizdico coscienzioso<br />
e il malato intelligente vorranno sapere non<br />
solo casa fa soffrire il paziente ma anche cosa gli gioverà<br />
o cosa potrà danneggiarlo. Quitndi, nel decidere cima la<br />
terapia, essi prendono in considerazione anche Q futuro.<br />
In generale, (il medico guarda principalmente al passato<br />
se il suo compito è diagnostico, al futuro se. è lterapeutico.<br />
Così, quando una persona è malata e consulta un<br />
m~adico si preoccuperà spesso della natum della sua malattia:<br />
& che si tratta? E' omtagiosa? Ereditaria? Seria?<br />
D'altra parte, quando uno sciatore con una caviglia rotta<br />
consulta un ortopedico si preoccuperà della 'natura e<br />
delle prospettive dellla terapia: Per quanto bemp la caviglia<br />
rimarrà ingessata? Quando potrò anoora sciare? D.<br />
Poiché la diagnosi è ovvia ini casi cmz questo, la decisii7ane<br />
da prendere è centrata sulle prospettive della terapia.<br />
Come regala, i1 probabile paziente analitico è simile<br />
a questo tipo di paziente medico; 'la "diagnosi" è ovvia e<br />
quindi non è un problema. In un senso malto profondo, la<br />
persona che cerca l'aiuto psicoanaliitiico fa la sua propnia<br />
diagnosi: soffre di ansie ipocondriache, ha una situazione<br />
coniugale infelice e non sa come venirne fuori; è<br />
omosizssuale e così via. Iil paziente sa cosa lo fa soffritre;<br />
infatti egli si definisce "malato" nel senso che ha bisogno<br />
di aiuto psicoterapeutiico. Di conseguenza, la prima premcupazione<br />
dal paziente non riguarda la natura delle sue<br />
difiicoltà ma piuttosto la possibilità di superarle: la psicoanalisi<br />
è in grado 'di aiutarlo? Quanto tumpo occorrerà?<br />
Quanto gli costerà?<br />
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I1 probabde analizzando concentra quindi la sua attenzione<br />
sul futuro. L'analista che segue gli orientamenti<br />
tradizionali, sentendosi obbligato ad accertare se (il paziente<br />
è analizzabile o meno, metbrà a fuoco il passato.<br />
I1 paziente vuol sapere cosa gli accadrà (in aiialisi) mentre<br />
l'analista vuol sapere cosa gli è accaduto (nell'infanzia).<br />
Per cui è facile che gli (interessi ddlPan@lista e dell'analizzando<br />
entrino in conflitto poco dopo ill loro incontro.<br />
Inaltre, come ho già notato, la storia del paziente,<br />
per quanto accuratamente raccolta, )fornisce prove<br />
insufficienti per questo genere di decisioni da prendere.<br />
A differenza dell'analista tradizionale, lo psicoterapista<br />
autonomo tratlta il problema dell'analizzabilità lasciando<br />
ohe i1 paziente assuma la responsabil~ità di decidere<br />
se desidera o meno essere analizzato; egli basa quindi i<br />
suoi giudizi, necessari per stabilire se accettare o meno<br />
il paziente come analizzando, non sui dati anaimestici<br />
del paziente ma piuttosto sul suo comportamento attuale<br />
durante la fase di prova della terapia.<br />
La soluzione del problema di come terminare l'analisi<br />
può essere vista allo stesso modo. Ritengo che il terapista<br />
non abbia bisogno, e in veriità non debba, assumersi<br />
la responsabibtà di concludere la terapia. Sebbene<br />
la decisione di terminare l'analisi appartenga al paziente,<br />
ciò non significa che l'analista non possa esprimere Je<br />
sue opinioni al riguardo. Su quali criteri s,i basano queste<br />
opinioni?<br />
Ancora una volta i?. necessario un cambimento nella<br />
nostra wnsueta prospettiva temporale al riguardo. Ml'inizio<br />
del trattamento, il terapista non deve concentrare 'la<br />
sua attenzione sul passato ma, al contrario, lasciare passato<br />
e futuro ai margini della sua attenzimz e porne al<br />
centro il presente. Al prendere in considerazione la fine,<br />
il terapista non deve mettere a fuoco il passato o icl presente,<br />
bensì il futuro. A questo punto le domande impor<br />
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tanti non sono a cosa è stato fatto? n o a è stato questo<br />
o quel problema sufficientemente analizzato n, ma piutto-<br />
sto a che altro o cosa ancora il paziente vuole ricevere<br />
dal trattamento? n, oppure a l'analista crede di poter m-<br />
tinuare ad lesseire utile al paziente? ..<br />
Le mie opinioni sugli aspetti pratici della conclusione<br />
della psicoterapia anitonoima sono esposti (nel capitolo XV.<br />
A continuazione si riportano alcune ulteriori osservazio-<br />
ni sui priancipi che sattendmo la fine del trattamento.<br />
I principi per terminare<br />
l'analisi in maniera autonoma<br />
Scopo fondamentale ddl'analisi è qwhlo di aumentare<br />
la capacità del paaiente a prendere decisioni. Di conse-<br />
guenza l'analista deve scrupolosamente evitare di inter-<br />
feri're o usurpare la ncsponsabilità del paziente a sce-<br />
gliere tra diverse linee di comportamento. Le decisioni<br />
sd trattamento stesso, vale a &re se comi,ncbre l'analisi,<br />
continuarla o terminarla, smo tra Ile decisimi più im-<br />
portanti che I'ana'kzando deve prendere. Se il terapista<br />
le prendesse in sua vece, l'idea stessa della terapia auto-<br />
noma sarizbbe una befla. Una situazione terapeutica di<br />
questo genere sarebbe paragonabile a un rapporto tra<br />
padre e figlio iiel quale ii padre asserisse ohe il figlio è<br />
libero di spendere i suoi nisparmi come più gli piaoz<br />
ma in realtà interferisse ogni qualvalta non è d'accordo.<br />
Richiamiamo alla mente uno degli aspetti più signi-<br />
ficativi del contratto terapeutico sottoscritto da~l~l'anaiiz-<br />
zando e ddl'analista alla fine del perwdo di prova: il te-<br />
rapista rinuncia al tradizionale diritto del medico di con-<br />
cludere la terapia dal paziente (eccetto che per il man-<br />
cato pagamento dell'onorario). Di conseguenza l'analista<br />
non ha nessun bisogno pressante di stabilire quando il<br />
paziente è "curato" e pronto per essere dimesso &l trat-<br />
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tamento. In realtà, il suo contratto con l'analizzando gliielo<br />
proibisce esplicitamente.<br />
Ci potrebbe obi$ettare che tutto ciò non è né medico<br />
né "terapeutico". Lo è, invece, e per una buona ragione.<br />
L'analista negozia un contratto col paziente 'e deve attenersi<br />
ai suai termini. Non deve né mancare alle sue<br />
promesse né adempiere a obblighi che non ha contratto.<br />
L'analista non promette di cura= il paziente, di formulare<br />
per dui dellle norme per una adeguata salute mentale,<br />
o di deci'dere quando la terapia debba terminare. Di consegutnza<br />
l'analista non ha bisogno di, e in effetbi non<br />
deve, prendere su di sé il problema di termi,naire l'analisi.<br />
Questo è un problema del paziente. Come potrebbe esser<br />
lo di qualcun'altl;~ ? Che Iizgittimo (interesse può avere<br />
l'analista nel continuare o terminare la cura?<br />
Il gioco medico e le regole che ne stabiliscono il temine.<br />
Ancora una volta dobbiamo considerare mziltutto la<br />
situazione medica. Per il medico sarebbe una pratica<br />
discutibile continuare a curare un paziente e accettamt<br />
per tale motivo il denaro al di là del periodo in cui si<br />
renda necessaria l'assistenza medica. Im parte, quindi, si<br />
tratta di un problema di etica medica; ma !non è tutto.<br />
I1 medico mdto occupato ama impiegare il suo tempo<br />
in maniera utile. Questo desiderio gli offre un incentivo<br />
personale, indipendente da quello finanziario, a dmedicanr<br />
il suo tempo e le sue energie a pazienti malati, forse sol-<br />
tanto ad essi. E' qui dove il gioco medilco dhenta più<br />
complicato. Iml rnizdico "particolarmente occupato" può<br />
diventare come. *la madre di una numerosa famiglia che<br />
deve sottrarre le proprie cure ai figli più grandi per<br />
dedicarsi ai più piccoli. Comunque, se il medico è libero<br />
di stabiliire che il paaiinte A, guarito o quasi, ha meno<br />
bisogno di lui del paziente B che è ammalato, cosa gli<br />
impedirà di dichiarare che il paziente C è incurabile e<br />
quindi meno bisognoso della sua attenzione dal pazien-<br />
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te D cbv è solo leggermante ammalato ma ha probabilità<br />
di guarire? E cosa accade quando compare un nuovo<br />
paziente che offre di pagare più di tutti gli altri pazienti<br />
del medico? Non avrà il medico la tentazione di consi-<br />
derare quest'ultimo come un caso, per lo mtno, parti-<br />
colarmente ,interessante e meritevole? Chiaramente vli è<br />
tutta una gamma di possibili azioni arbitrarie (e venali)<br />
da parte di medici ohe giocano secondo queste regole del<br />
gioco medico.<br />
Il gioco analitico e le regole che ne stabiliscono il termine.<br />
Richiamiamo alla mente le tre regole fondamentdli<br />
del gioco anali$ico. Primo, l'analista, a differenza del medico,<br />
non è impegnato nel compito di guarire maktltie;<br />
secondo, il suo rapporto col paziente è regolato da un<br />
contratto, non dalle necessità vere o presunte dd paziente;<br />
terzo, l'analista non congeda il paziente quando è<br />
guarito. Se conservasse questa opzione, tendzreb;be a<br />
viziare (l'intero sforzo "terapeutico". Curiosamente quect'ultimo<br />
fenomeno è completamente sfuggito all'attenzione<br />
degli psichiatni e degli psicoanalisti.<br />
Perché l'analista deve rinunciare all'opzhne di interrompere<br />
il rapporto terapeutico? Parima di poter rispondere<br />
a questa domanda dobbiamo ricostruire brevemente<br />
gli aspatti essenziali della situazione analitica. Se paziente<br />
e analista passano alla fase contrattuale poss~o<br />
supporre che ognuno considera ~l'altro persona degna di<br />
fiducia. I1 paziente si fiderà dell'analista e gli confiderà<br />
i suai imbarazzanti segreti. E' neozssario e conveniente<br />
che il paziente 10 faccila, poiché questa è la strada per la<br />
scoperta di sé e per un'aumentata auto-responsabilità.<br />
Di conseguenza, l'analislta deve incoraggiare quelle condizioni<br />
che facilitano al paziente &la franca scoperta di se<br />
stesso e metterlo i'n guardia contro quelle che tendono<br />
a inibirla. Nulla ha maggiori effetti nell'inibire la franchezza<br />
di una persona del timore che le sue confidenuz<br />
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vengano usate contro di lui. Pertanto ,l'analista garantisce<br />
al paziente che ogni sua comunicazione, e non solo i<br />
segreti, sarà considerata assalutammte privata. Ma ci<br />
sono altri rischi connessi a questo auto-svelarsi.<br />
A causa della natura del rapporto analitico la terapia<br />
diventa importsante per i,l paziente in proporzione dl'impegno<br />
che vi mette. Ciò finisce per connettersi al timore<br />
di perdere il rapporto analitico. Gome può i1 paziente<br />
perdere ques t 'importante "oggetto"?<br />
Anzitutto l'analista può ammalarsi, morire, o trasferimi<br />
in un'altra cisttl. Né l'analista né il pazientz possono<br />
fare granché in questi casi. (Comunque, se un terapista<br />
pensa di dover lasoiare b città o di non poter essere, per<br />
qualunque altra ragione, disponibile per ti11 paziente se<br />
non per un limitato periodo di tempo, non dovrebbe accettare<br />
pazienti per psicoterapie a lungo termine).<br />
In secondo luogo l'analista può decidere di modificare,<br />
interrompere o terminare la terapia. Perohé dovrebbe<br />
fare una di queste cose? Come d medico generico anche<br />
l'analista può pmferilre di curare solo "persone malate",<br />
possibiilimente solo "persone molto malate". Se così è, il<br />
suo analizzando sarà minacciato da ogni progresso compiuto<br />
in analisi in quanto il "premio" per tale progresso<br />
sarà l'abbandono da parte del~l'adista a vantaggio di un<br />
paziente psicologicamente più invalido. Oppure l'analista<br />
può desidera= 'di guadagnare di più e un paziente<br />
grado di pagare un onorario più alto può aver richiesto<br />
una terapila. Se l'agenda del+l1arm1ista è completa, come<br />
può trwargli posto? Giungendo alla conclusime che uno<br />
dei suoi andzzandi è migliorato s~icientemente da poter<br />
terminare. Oppure l'analista può essersi stancato di<br />
un paziente. Non sarà forse tentato di concludere che<br />
l'analizzando incurabile o che, per lo meno, non è<br />
ulteriormente analizzabile (da lui e liberarsi così d' li un<br />
paziente d,ifficille?<br />
Ci sono malte dtre possibilità. Una importante è che<br />
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l'miitlista, a causa delle auto-rivelazioni del paziente, possa<br />
sentirsi mal &posto nei suoi confronti, per lo meno<br />
durante certsi periodi. I pazienti, quasi invariabilm,rite,<br />
temiono che i4 doro auto-tradirsi finisca per alienargli<br />
l'analista e parti alla fine del trattamanto.<br />
Questi rischi sono ,inerenti al rapporto psicoterapeutico.<br />
Per il terapista autonomo non c'è ohe un solo rimedio<br />
pm essi: porre pienamente tla terapi'a nelle mani<br />
del paziente perché ne faccia ciò che ritiene opportuno<br />
(entro i limiti dal contratto). Ciò significa che ~l'aina~lista<br />
(e fino ad un certo punto il paaiente) deve ~hunciare<br />
alla facoltà di alterare il trattamento: non può rildurre<br />
le ore, aumentare l'onorario, interrompere o sospendere<br />
il trattamento e così via.<br />
Ognuna di queste mosse potenziali nel gioco psicoterapeutico<br />
può servire da potente arma nelle mani del<br />
terapeuta. Quindi, se il terapista vuole asslicurare delle<br />
condizioni favomvol~i al paziente afFinché questi apprenda<br />
su se stesso e sui suoi rapporti con gli altri e sviluppi<br />
la sua autonomia, dovrà rinunoilare a quelle chv, in<br />
effetti, sono ami contro il paziente. Solo quamdo il terapista<br />
rinuncerà a'i tradizionali privilegi del miedico, il1<br />
paziente sarà genuinamente libero di usam il trattamento<br />
per il suo proprio sviluppo p~rconale. In verità, quando<br />
l'analisi è così strutturata l'analizzando non potrà<br />
usarla per nessun altro scopo.<br />
Sulla conclusione dei giochi: implicazioni del modello<br />
del bridge.<br />
Ho usato 21 modello del bridge contratto per gettar<br />
luce sulja natura della collaborazione terapeubica tra<br />
anahista e andizza'ndo. I1 periodo di prova è simili2 alla<br />
dichiarazione: li giocatori negoziano un contratto. La fa-<br />
se contrattuale & come giocare le proprie carte: chi<br />
dichiara più alto fa lill lavoro necessafio per ils spettare il1<br />
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contratto. Questo modello aumenta la nostra comprensione<br />
dzl problema della conclusione del trattamento<br />
analitico? Ritengo di si.<br />
I1 gioco del bridge contratto si compone di unità:<br />
un singolo contratto, una manche e una parti!ta (rubber).<br />
In questo modo la partita è ll~i.nsieme, i contratti e le<br />
manches sono parti dell'hsieme. La discussione, la chiarificazione<br />
e l'intiarpretazione di (determinati argomenti,<br />
problemi o fenomeni di tra~nsfert sono come giocare una<br />
o piiù manti e portare a termine manches e partite. Con<br />
ognuna di esse, i11 gioco progredisce. Ma mm c'è nulla<br />
nelle regole sia dal bridge che della psicoanalisi che possa<br />
dirci quando l'associazione di due giocatori di bridge<br />
o dell'analista e dell'analizzando dovrebbe terminare. Sono<br />
decisioni queste prese dai partecipanti. Indubbiamente<br />
alcune situazioni rendono la sospensione più ragionevole<br />
di altre. Ma questa ragionevolezza del punto<br />
di linterruzione è una deciscione umana, e i partecipanti<br />
a un gioco, o l'analista e il paziente, possono essere d'accordo<br />
o meno.<br />
Nel caso del bridge, i gisocatori possano aver deciso<br />
all'ginizio di completare una o più partite prima di smettere.<br />
Corhunque, quando la partilta è informa'le B gioco<br />
può 'hterrompersi in qualunque momento. Nella psicoterapia<br />
autonoma i partecipanti si accordano previamente<br />
circa la durata del trattamento; a patto che la<br />
condotta del paziente sia corretta, il terapista deve rimanere<br />
nel gioco $indefinitamente! In questo, l'obbligo<br />
dell'analista è paragonabile a quel~lo del Banco di Monte<br />
Carlo (o di altre impreslz di gioco d'azzardo onestamente<br />
gestite); il cliente può iniziare o cessare di giocare, a<br />
suo piacere; il banco deve giocare. Esolusi i giorni di<br />
festa e certe ore del giorno quando è chiuso, il casinò<br />
deve restare aperto per affari. Non può smettere di<br />
accettare scommesse quando sta perdendo molto, mentre<br />
il cliente può andarsene dopo aver vinto una gros-<br />
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sa cilfra. Ma anche con queste concessioni, alla lunga<br />
il Bmco è [in posizione più favorevole per vincizre di<br />
quanto non lo siano i clienti. Queste considerazioni aiutano<br />
atnche a spiegare perché la roulette è un gioco solo<br />
per coloro che scommettono, mentre è un affare per il<br />
croupilrr e per il proprietario dell'impresa.<br />
La stessa cliistinzione è applicabile all'analizzando e<br />
all'analista. Per Q primo d'analisi è unattività parziale,<br />
non del tutto rde, attentamente separata dal resto<br />
della sua vita. Per il secondo è un'oocupazione totalmente<br />
lreal~z, una parte notevole e integrante della sua<br />
vita. Così l'analizzando può abbandonare il ruolo di paziente<br />
e conbinuare a vivere la sua vita reaile, extra-analitica;<br />
I'analista non può abbandonaire il m10 di terapeuta<br />
a meno che. non cambi professione. La realtà o<br />
carattere pratico del gioco analitico per l'analista comporta<br />
conseguenze di vasta portata per la sua vita. Que<br />
ste, comunque, non sano connesse con la presente discussione.<br />
Dobbiamo renderci cmlto chiaramente che, discutendo<br />
delpla fine, poniamo delle ques,ti.oni non sul gioco ma<br />
sul periodo di tempo durante il quale i giocatori dovrebbero<br />
continuare a giocare. La struttura dei giochi generalmente<br />
non forCnkce una risposta a queste domande.<br />
I1 numfero di partite chz due giocatori di bridge giocano<br />
dipende non dal gioco ma da loro stessi. Alcune squadre<br />
di bridge mantengono un'attfiwa assoaiazione per anni e<br />
decadi, altre durano solo per una serata o per meno<br />
di un'ora. Chi, se non i giocatori stessi, dovrebbe stabilire<br />
per quanto tempo essi dovranno giocare insieme? Ci<br />
sono sempre nuove malni da distribuire, nuovi contratti<br />
da dichiarare e ,da rispektare. In linea di principio, l'associazione<br />
del bridgz è di durata indefinita. In pratica,<br />
la durata del gioco (+in questo senso più vasto) dipende<br />
dalla decisione dei due partnms di continuare o meno<br />
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l'associazione; B gioco termina quando quest'ultima fi-<br />
nisce.<br />
Ri'tengo che per il rapporto analitico dovntmmo ave-<br />
re dei punti di vista analoghi. Nel bridge c'è sempre<br />
un'altra mano da giocare. In analisi c'è sempre qual-<br />
cos'altro da dire suiltinEanzia del paziente, sulla situa-<br />
zione analitica e, ultimo ma non meno importante, sulla<br />
situazione attuali: del paziente; come ogni nuova distri-<br />
buzione itn un gioco di carte, quest'ultima è una sor-<br />
gente senza fine di nuovi "problemi di realtà". Chi potrà<br />
dire quando argomenti e problemi saranno esauiti e il<br />
gioco sarà quindi terminato? Non c'è e non ci può<br />
essere nulla n1311e regole del gioco analitico che imponga<br />
ai giocatori di smettere di giocare. I1 momento di porre<br />
termine all'ilmpresa deve essem deciso dai giocatori, se-<br />
paratamente o di comuntr accordo. Per i motivi giA<br />
menzionati, è necessario che l'analista prometta di non<br />
porre fine al gioco fintanto che i1 paziente desideri gio-<br />
care. Questo non significa che l'analista non possa sol-<br />
levare il problema della finir e suggerisre le ragioni pro e<br />
contro una tale decisione. Né tantomeno significa che,<br />
sebbene la decisione finale stia nelle mani del paziente,<br />
analista ed analizzando non possano milaborant nel cer-<br />
care di raggiungere una decisione. Idealmente, 'l'ana-<br />
lisi dovrebbe terminare, come per altni giochi o im-<br />
prese di collaborazione, con il reciproco consenso dei<br />
parrtoaipanti.<br />
Autonomia, liberth e psicoterapia<br />
Questi principi su come terminare una psicoterapia<br />
autonoma sono logicamente coerenti, psicologicamente<br />
solidi e fedeli all'etica ~da181'autonomia. Nessun paziente<br />
può esseri? consifderato autcrnamo ,se ciò che rivela di<br />
se stesso minaccia il rapporto terapeutico. Una persona<br />
è libera solo quando conosce le circostanze per (le quali<br />
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verrà penalizzata: essa può mantenere la sua libertà non<br />
ilmpegnandosi in atti che sono proibiti. I1 contratto analitico<br />
non deve promette= ndla di meno. In verità,<br />
perché lo dovrebbe? Perché l'analista dovrebbe desiderare<br />
di mantenere il privijlegio di prm termine all'analisi,<br />
in particolare con da motivazione di agire nel<br />
miglior interesse del paziente?<br />
Quando l'analista è sul punto di impegnarsi in un<br />
rapporto cont'rattuale deve porsi questa domanda: « Chs<br />
genere di rapporto voglio avere col paziente? » Game analista,<br />
il terapista deve =re m1 paziente un impegno<br />
di durata indefinita. Sr non si cura di agire così con<br />
un determinato paziente, sarebbe più saggio non accettarlo<br />
in anali'si; e se non vuole agire così in assoluto,<br />
non dovrebbe diventare analksta. In parte $1 problema si<br />
centra, ancora una volta, sulla personalità e sugli intvressi<br />
del terapisfta. Se è interessato dl'analisi e gli piace<br />
questo genere di lavoro non desidererà di essere ooeraitivo.<br />
In effetti si renderà conto che, per l'analista, eseroitare<br />
un potzre sul paziente, sia per dare ordini che<br />
per terminare il tratta>menito, è un ostacoio e non un<br />
aiuto.<br />
Nelle cose umane, potere e coanprensione sono antitetici<br />
fra bro. Lo pslcoteì-apista deve scegliem fra controlla~<br />
il1 paziente e condividere con lui le informazioni.<br />
Se opta per il controllo avrà poco bisogno di comprendere<br />
(anche se può des~i~derare di rivesltire le sue tattiche<br />
costrittive con razionalizzairicrni pseudoscientifiche). (hme<br />
lla storia ci mostra, per cmtrollare la gmfte dobbiamo<br />
renderla schiava e, per mantenere il controllo, dobbiamo<br />
impedirle l'accesso alle linformazioni.<br />
Malgrado il rapporto inverso tra desliedenio del.l'lucmio<br />
di controllare il suo simile e desiderio di comprenderlo,<br />
gli psicoterapisti sembra abbiano voluto il meglio di<br />
due mondi incompatibili. Essi hanno provato a combinare<br />
la cmpwnsione del paziente con il suo controllo<br />
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(cm la pnctesa che fosse nel suo miglior interesse). Gli<br />
analisti hanno così cercato di controllare d'uomo sulla<br />
base di una pretesa comprensione scientifica del suo<br />
oomportamento. Ma questo è un assurdo perché, come ho<br />
indicato, quanto più vogliamo controllare i1 comportamento<br />
di una persona tanto meno abbiamo bisogno di<br />
capi(r1a.<br />
Infine, i11 rapporto inverso tra potere ,C comprensione<br />
spiega 31 perché quanto più intimamente capiamo una<br />
persona tanto più è diEoile controllarla; B nostro autentico<br />
mmp~ndere ci impedisce di influenzarla con la<br />
forza. In verità, possia~mo capire un'altra persona solo<br />
nella misura in cui siamo disposti ad astcneroi dal dominarla<br />
o dal sottometterei ad essa. Viceversa, se vogliamo<br />
dominare gli altri (individui o gruppi), ciò sarà<br />
più facile se possiamo dichiararli diversi o infraumani<br />
o, più brevemente, al di là dei limiti della nostra comprensione,<br />
Questo è l'atteggiamento tipico di coloro che<br />
desiderano controllare ed opprimere i membri di razze<br />
diverse, pazienti mentali o nemici politici.<br />
Riassumendo, se il terapista desiictara veramente liberare<br />
il paziente e aiutanlo a diventare personalmente libero,<br />
deve stabilire una situazione terapeutica dove tale<br />
libertà possa svilupparsi e fiorire. In ciò il suo molo è<br />
paragonabile a quello del legislatore. I padri fondatori<br />
desiderarono creare una società di uomini liiberi. Volendo<br />
dare a un popolo la possibilità di essere politicamente<br />
libero, cercarono di creare una situazione politica in cui<br />
tale libertà potesse svilupparsi % fiorim. La Costituaione<br />
degli Stati Uniti è un contratto tra il popolo americano<br />
ed i suoi governanti per assicurare la libertà politica. A<br />
questo scopo, il governo è #d'accordo nel rinunciare a cmti<br />
tradizionali diritti di chi esercita i1 potere come torturare<br />
i sudditi, farili processare in segreto e dai loro avversari,<br />
perquisire arbitrariamente le loro abitazioni e<br />
persane, chiedengli di incniminarsi o di soffrinz le conse-<br />
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guenze, ed altfi metodi per garantire l'ordilne sociale.<br />
Personalmente concepisco il contratto analitico in ter-<br />
mini simi'li. Esso garantisce al paziente alcuni diritti<br />
assenti m1 tradizionale apporto medico-paziente. Come<br />
risultato, il paziente acquisisce un'opportumità di di-<br />
ventare personalmente 13kro e contrae l'obbligo di com-<br />
portarsi resp~nsabi~lrnente.<br />
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PARTE TERZA<br />
IL METODO DELLA<br />
PSICOTERAPIA AUTONOMA<br />
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10<br />
IL CONTRATTO INIZIALE<br />
TRA PAZIENTE E TERAPISTA<br />
I1 principio dell'autonomia<br />
e il metodo psicoanalitico<br />
Gaio, il famoso giunsta romano, diiceva che la parte<br />
principale di ogni cosa è l'inizio. Questo è pa~ticolarmantz<br />
vero per il rapporto psicanalitico.<br />
Le prime fasi dell'i~ncontro terapeutico sono cruciali;<br />
piccoli errori da parte del terapista possono distruggere<br />
lo sviluppo del rapporto analitico o ilmpedirgli di diventare<br />
veramente analitico e autonomo. Pertanto, il modo in<br />
cui paziente e pslcoterafista si incontrano per la prima<br />
volta e la natura delle loro reciproche comunicazioni<br />
iniziali, smo eccezionalmente impartantii.<br />
E' la condotta iniziale del terapista e non quella del<br />
paziente che wstituisw la mossa d'apertura significativa<br />
nel gioco terapeutico. Una volta stabilitosi un certo<br />
clima terapeutico, può essere difficile o impossibile alte-<br />
~arlo. Difatti sorge subito una domanda: C Perché si dovrebbe<br />
prima stabilire un gioco, solo per modificarlo più<br />
tardi? m Di conseguenza, se il terapista intenctz praticare<br />
la psicoterapia autonoma, i'l momento di iniziarla è quando<br />
ha il pnimo contatto col paziente.<br />
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La condotta dello psicanalista deve scaturire (direttamente<br />
dal suo impegno {nei confronti mdell'etica dell'autonomlia.<br />
Sebbene mai chiaramente articolata in teoria,<br />
quest'idea non è del tutto wova nella pratica analitica.<br />
Ad esempio, fa parte del fcvlclore della tsnica psicoana-<br />
litica che l'analista pretenda che sia il paziente s ~ s a o<br />
fissare (l'appuntamento iniziale. !Se qualcuin'altro si mette<br />
h contatto con l'analista, gli si chiederà di invitare il1<br />
pazien%e a chitamare lui stesso. E' questo un consiglio<br />
saggio, anche se sovente giustificato con motivi !falsi le<br />
ingannevoli, ad esempio ome un buon metodo per di-<br />
minare pazikmti scarsamente motivati. Se la sua alttua-<br />
aiene può aiutare a ottenere ciò, non è questa la prin-<br />
cipale ragione d'ossere. A mio avviso, la 'sola giusti-<br />
fiicazione adeguata per queutia regala (e per molte altre<br />
in analisi) è che essa mantitene o aumenrta l'autonomia dei<br />
partecipanti d rapporto.<br />
Non c'è posto in analiisii per il terapista che si com-<br />
piace a rappresentare il classico ruolo M professionista<br />
importante e occupatissimo, che delega quanto più la-<br />
voro può alle segretarie e agli altri assistenti. Così l'ana-<br />
lista non pub 4ncaricare altri di stabilire e riscuotere<br />
l'onorario; egli deve discuterne e stabilirlo di persona col<br />
paziente e accettare. iinoltre il pagamento direttamente<br />
da lui. Ritengo che questa prassi sia quella abitualmente<br />
seguita. Ma, ancora una volta, $la ragione che la dere-r-<br />
mina non sta solo nel fatto che la transazione peouniad<br />
tra analista e anziizzando è parte integrante dell'analisi,<br />
ma piuttosto che l'intervento di temi in questa trm-<br />
saziione sminuirebbe, senza necessità alcuna, la posizione<br />
autonoma dei partecipanti.<br />
Le stesse considerazioni valgono per fissare gli appun-<br />
tarneriti. I1 terapista autonomo deve farlo di persona.<br />
Non occorre che questa sia una regola rigida; si tratta<br />
piuttosto di un principio metodologico, fermamente ba-<br />
sato sulla teoria. StabU'liire gli appuntamenti è una fac-<br />
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oenda privata tra paziente e terapista. Per proteggere<br />
l'autonomia dei partecipanti e la "p.nvacyl' della situazione,<br />
deve essere escluso ogni di *terzi. E' assurdo,<br />
quindi, che d terapista insista che il potenziale<br />
paziente fissi da sé l'appuntamento i~niziale, e deleghli<br />
poi una parte dell'accordo alla propria segretaria. Ancora<br />
più assurdo è che l'analista deleghi alla segretaria<br />
il compito di discutere gli appuntamenti con un paziente<br />
che sia in (trattamento.<br />
Insomma, l'obbligo dell'analista di agire autonomamente<br />
è di vasta portata, lmentnz mquello del~l'analizzando<br />
è limitato.<br />
Come si diventa pazienti in psicoterapia<br />
I servizi degli psicoterapisti sono generalmente sol-<br />
lecita$i in uno dei seguenti modi. Primo, il probabile<br />
cliente telefona per un appuntamento. Seccmdo, può te-<br />
lefonare un parente o un amico del paziente. Terzo, il<br />
paziente è (inviato da un collega professimista (medico,<br />
psicologo, professore, etc.) che telefonerà pensolialmente,<br />
o tramite la segretaria, per un appuntamento. Quarto,<br />
persone che rivestono un'autonità sociale, come awocati,<br />
giudici, sorveglianti di condannati (in libertà vigidata, as<br />
sistenti scolastici o assistenti sociali, possono mettersi<br />
in contatto con il terapista apparenkmente a nome del<br />
paziente e col proposito di fissare un appuntamento<br />
per lui.<br />
A prescindere da chi si mette in contatto col tera-<br />
pista (o col suo studio), l'analista deve parlare di per-<br />
sona con chi 'lo imnterpella o, se o~oupato, ~richiamsrlo<br />
non appana possibile. A chiunque non sia i1 paziente<br />
l'analiista spiegherà che sarà felice di parlare col pa-<br />
ziente per fisse un appuntamento. Se llinterJocutore<br />
vuole spiegare perché ciò #è impossibile il terapista de-<br />
viz ascoltare educatamente ma rimanere fermo; se lo<br />
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desidera può comunque controbattere i propri argo-<br />
menti. Ad esempio, l'interlwutore può asserire che +l<br />
paziente è "troppo nervoso" o "troppo inquieto" e che<br />
pertanto ha chiesto alla moglite (padre, etc.) di telefo-<br />
nare al suo posto; il terapista può far notare che i1 pa-<br />
ziente dovrà parlare con $lui durante un'intervista, e chie-<br />
dere perché mai se ne voglia fissare una se il paziente<br />
non può nemmeno conversare per telefono. In questo mo-<br />
do i\l terapista illustrerà all'interlwutore anche qud-<br />
cosa &al proprio lavoro.<br />
Questo tipo di chiarificazione iniziale può prevenire un<br />
insieme di malintesi che è probabile che sorgano se il<br />
terapista ilascia che il paziente, o chiunque chiami per<br />
lui, mantenga le proprie idee personali sul terapista e<br />
sd lavoro che svolge. Se i1 terapista stabilisce alcune re-<br />
gole inizifali fin dal principio, eliminerà come pazienti co-<br />
loro che desiderano fare dai giochi ai quali il terapista<br />
non vuole partxipare.<br />
Questi principi si applkalno anche se ad inviare il<br />
paiente sono altri medici. Timorosi di perdere i pa-<br />
rienbi inviatigli in questa forma e di subire quindi un<br />
danno economico, gli psicoterapisti spesso commettono<br />
un errore in qwsto tipo di situazione. Ad esempio, il me-<br />
dico che invia un paziente può incaricare la propcia se-<br />
gretaria di fissargli un appuntamento. Ma lo psicoanali-<br />
sta non può seguire questa routine medica e praticare<br />
poi la terapia autonoma col paziente che gli è stato così<br />
inviato. Al contranio, deve spiegare ai colleghi medici le<br />
ragioni delle Inorme su come fissane gli appuntamenti e<br />
il loro carattere confidenziale. Allora, se il medico che<br />
invia il paziente desidera raccomandargli il consulto con<br />
uno psicanalista, anziiohé, diaiamlo, con mo psichiatra<br />
che usa principalmentz medicinali e trattamenti di shock<br />
o che prabica psicoterapia di gruppo e famigliare, non<br />
avrà nulla da obiettare che sia il paziente a fissare il<br />
proprio appuntamento.<br />
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Se, d'altra parte, il m,edico che indirizza il paziente è<br />
sprezzante di quzste norme, è probabile che cerchi di<br />
controllane quei pazienti che potrebbero beneficiare del-<br />
(l'analisi e utilizzi l'invio allo psichiatra principalmente<br />
come mezzo per punire il paziente. E' chiaro chz, io cir-<br />
costanze di questo genere, lo psicoterapista autonomo<br />
non può avere un rapporto di collaborazione col collega<br />
medico.<br />
Infine, un rappresentante di un organismo o istiltu-<br />
zilcnniz sociale può telefonare per fissare un appuntamen-<br />
to per qualcuno che viene definito come paziente. Anche<br />
in questo caso i81 terapista può deci~da-e di spiegare le<br />
proprie regole all'interlmutonz. Oppure, se è chiaro che<br />
chi chiama non sta cercando uno psichiatra che possa<br />
fare qualcosa per il paziente ma piuttosto uno che fac-<br />
cia qualcosa al paziente, sarà meglio che l'analista spie-<br />
ghi che non è questo il genere di psichiatria chz pratiica e<br />
faccia abortire il1 rapporto ancora prima che i$nizi.<br />
Chiarificazioni prima dell'intervista iniziale<br />
I1 primo contatto fra cliente e terapista è abitual-<br />
mente una conversazione telefonica. I1 paziente può dare<br />
il suo nome e chiedere un appuntamento. Deve i1 tera-<br />
pista rispondere con l'indicazione di un'ora per l'appun-<br />
tamento h modo che lui e il paziente possano program-<br />
mare il loro primo iinwnlt~o? Anche se ciò può sembrare<br />
dettato dal bum senso, il farlo potrebbe rivelarsi un<br />
errore. Persino pnima che i1 rapporto terapeubico sia<br />
stabilito dobbiamo aocettare e utilizzare uno dei prin-<br />
cipi basilari della psicoterapia autonoma; il tesapista<br />
non deve mai ingannare il paziente. Uno dai mezzi più<br />
efficaci per il terapista per adempitzre a quest'obbligo è<br />
chiarire la propria posizione per qualnto può riguardare<br />
i11 paziente. In pratica questo significa varie cose.<br />
Ad esempio, la lista del terapista può essere cmpJ~eta.<br />
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Egli può quindi non essere in grado di accettare un nuovo<br />
paziente in analisi; potrebbe tuttavia vedeire il paziente<br />
pzr una valutazione, per chiani~e dei problemi, per<br />
indirizzarlo a dei col~leghii o per mettedo nella sua lista<br />
d'attesa. Una persona che telefona ha diritto a queste<br />
informazioni. Se ciò gli viene rifiutato e gli si concede<br />
un appuntamento, (il paziente può avere l'impressione di<br />
aver fatto il pnimo passo verso l'inizio di un'ana1is.i quando,<br />
in effetti, non lo ha fatto.<br />
Se l'analista non può accebtare un nuovo paziente in<br />
terapia intensiva dovrebbe ,accertare wsa vuole il paziente<br />
nel chieda2 un appuntamento. Se Ila risposta è<br />
un'analisi (o termini analoghi) il tera@sta deve spiegare<br />
che la sua lista di Qavoro analitico è completa. Questo<br />
scambio telefonico eviterà al paziente e al~l'analista<br />
molti inconvanienti. Distinguerà ilnoltre coloro che cercano<br />
aiuto dall'analisi (o da altre forme di pslicoterapiia)<br />
da quelli che cercano aiuto da un particolare analista.<br />
Perché tutte queste complica~ioni? 1'1 paziente ha chiesto<br />
un appuntamento, non un'analisi: perché non dargli<br />
semplicemente un appuntamento? LE ragioni (e ne ho già<br />
indicate alcune) sono ovvie. Tuttavia, poiché la prassi di<br />
informare il paziente de1l:effettiva si~tuazione e dai metodi<br />
del terapista non è genizralmente cbccettata, queste<br />
domande meritano deljle risposte esplicite.<br />
I1 paziente può non avere le idee chiare ciirca i me-<br />
todi di (lavoso dd~l'analiista; 12 anche se le avesse, potrebbe<br />
essere reticente nel fare all'analiista delle domande prima<br />
di incontrarlo. In ogni caso, se il paziente attiene<br />
un appluntammto, visita il terapista e calo allora gli viene<br />
detto che i11 terapista non ha tempo per accettare nuovi<br />
pazienti, (h sua prima esperienza con la psicoterapia sarà<br />
stata noaiva, non terapeutica. Un tale paziente. ritzrrà, a<br />
ragione, che avrebbe dovuto essere inhnmato per telefono<br />
e non nello studio dell'analista; gli avreibbero fatto<br />
risparmiare tixr~po, angoscia e denaro.<br />
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Peggio ancora, il paziente può concludere che il1 te-<br />
rapista mente dicendo di non aver tempo. I (terapisti<br />
spesso allegano questo motivo per non accattare una pa-<br />
ziente %n terapia quaindo 4Ui realtà non è questa la ra-<br />
gione. I1 paziente. può credere di non essere aooettato in<br />
trattamento perché non è analizzabile, o perché è psi-<br />
mtim o q lcosa del genere: e non può es'scre biasilmato<br />
di trame tali conolusi~ni per £alse che passano essere.<br />
La mancanza di tempo terapeutico può essere una ragio-<br />
ne acodtabile per "respingere" uiiì paziente solo se que-<br />
sti ne è informato prima che il terapista gli dia anche<br />
un solo sguardo. Una volta che i due si sono incontrati#,<br />
non ci si può aspettare che il paziente creda che la de-<br />
cisione del terapista non sia basata, almeno in parte, sul'ltz<br />
impressioni che quest'uEtimo ha riportato su di llui.<br />
A volte un paziente vede diversi terapisti, dicendo a<br />
ciascuno qualcosa di sé, solo per venire Pn~formato che<br />
il terapista non ha tempo disponibile per accettalrlo co-<br />
me paziente. Dopo una o più esperienze di questo genere,<br />
è probabile ahe i1 paziente chieda all'analista, mentre<br />
gli telefona, tsc ha tempo per la terapia. Ma nel frat-<br />
tempo molto danno può essere stato fatto; il paziente<br />
ha giià iimparato ad aspettami che l'analista gli nasconda<br />
dei fatti che lo riguardano in maniera vitale, come !forse<br />
fecero i suoi genitori qundo era bambino. Riassumendo,<br />
sostengo che se il terapista noin può accettare nuovi pa-<br />
zienti in terapia ha tutte le ragioni per dirlo ai probabili<br />
pazienti e nessuna valida per tacerlo.<br />
Se l'analista ha tempo libero e il paziente chiede sem-<br />
plicemente un appuntamento, la situazione può non ri-<br />
chiedere ulteriori diiscussioni. Comunque, se l'analista<br />
ha motivo di credere cihe Q paziente voglia essere analiz-<br />
zato o il paziente lo informa di ciò, un ulteriore chiani-<br />
mento della situazione può di numo evitare successive<br />
difficoltà e malintesi. Di solito dico al paziente che ho<br />
tempo per un nuovo paziente (se ce l'ho e se la domancda<br />
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è in &~scussione), ma che non posso decidere di intra-<br />
prendere un'analisi senza aver prima avuto &versi con-<br />
tattti con lui. % il paziente è ancora interessato, suggeri-<br />
sco di fissare un appuntamento per discutere (h cosa<br />
di persona.<br />
Ci sono molte domande che i pazienti possmo fare<br />
al telefono prima di fissare la loro pri4ma intervilsta. A<br />
quanto ammonta l'onorario dell'analista? Qual è la sua<br />
religione? Quanto durerà l'analisi? L'analista pratica<br />
l'ipnosi? L'analisi sarà di giovamento? L'ana!lis.ta la con-<br />
siglia? E così via. Come deve comportarsi il1 terapista<br />
di fronte a tali domande? Su che base o pfiincipio deai-<br />
derà se rispondere o meno alle domande, ed ewentual-<br />
mente a quali?<br />
Molti analistn evitano di rispondere a tutte qu;es~te<br />
domande. Ritengo che ciò sia un errore. Altri), usando<br />
l'intuizione colme standard di giudizio, rispoindoino ad<br />
alcune ma non ad altre. Già è un po' meglio ma non<br />
abbastanza. Esiste un criterio per decidere quale &l'le<br />
domande del paziente menita una risposta onesta e (rea-<br />
listica? I1 nostro criterio deve esszre l'attinenza della<br />
domanda alla situazione terapeutica. Le dmanide perti-<br />
nenti dovrebbero avere una ri'sposta, le altre no.<br />
Se il paziente si informa sull'onarario, non vi è giu-<br />
stificazione alcuna pzr eludere o rifiutare una risposta.<br />
Se fa domande sulla religione dell'analilsta, k sue ori-<br />
gini nazionali o l'appartenenza ad una o un'sltra orga-<br />
nizzazione professionale, ritengo che il terapista debba<br />
ancora dare risposte xmqdiici e obbiettive; queste doma-<br />
de mirano a informazioni che possono aiutare il poten-<br />
ziale cliente a 'decidere se intraprendere o meno il trat-<br />
tatamieinto coln #lui. Se lo scopo dzlla psicoanalisi è di aiutare<br />
il paziente ad ampliare al massimo !le sue scelte nel<br />
condurre la propria vita, come possiamo noi, rifiutan-<br />
do delle informazioni, intderire con la sua possibilità<br />
di prendere decisioni auto-~wsponsabili? 0, per dirlo in<br />
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maniera diversa, come passiamo aspettarci che B pa-<br />
ziente si comporti in maniera autonoma quando, pro-<br />
prio all'iinizio del nostro rapporto con lliri, gli midiamo<br />
impossibile il compmtatrsli in quel modo nei nostri m-<br />
fronti?<br />
Naturalmente c'è un altro genem 'di domande, quali<br />
« L'analisi mi sarà di aiuto D, che non nispondono al ori-<br />
mio. Domande come questa non dovrebbero ricevere<br />
una risposta. Comunque, anche in questi casi, l'analista<br />
non deve essenz evasivo, ma dire francamente: « Non<br />
so D, oppure, « non posso rispondere a questa domanda D.<br />
Infine, c'è un terzo (tipo di domande come: « E' spo-<br />
sato? » o « ha dei bambini? m. Queste appartengono a<br />
oiò che l'analista, ma non necessariamente 41 paniente,<br />
può considerare affari personali non connessi allla situa-<br />
zione terapeutica. Credo che la risposta dovrebbe e sse<br />
qualcosa came: « Pr&risco non rispondere D. Indubbia-<br />
mente ci sono discrepanze Era i terapisti riguardo a certe<br />
d'omande: alcuni ritengono che le domande si niferisca-<br />
no a cose riguardanti la posizione « reali~stica » del paziente<br />
nella situazione terapeutica; altri, che esse rappresentino<br />
semplici "curiosità" sul~l'malilsta. A lungo a-<br />
dare tali differenze non sono importanti. Giò che importa<br />
è che l'analista abbia delle idee chiaile su questi problemi<br />
e inoltre che indichi al paziiente, rispondendo sinceramente<br />
ad alcune domande ma non ad altre, che egli<br />
ha diritto:<br />
a. a chiedere qualunque cosa;<br />
b. a ricevere risposte franche e ndistiiche a dmnande<br />
che lo riguardano nel suo ruolo di analizzando, ma<br />
non a quelle che cercano di soddisfare la sua curiosità<br />
nei confronti dell'ana~lista.<br />
I p~incipi met~dololgici ohe ho tracciato si adafttano<br />
non solo alla prima conversazione tel~efmica tra paziente<br />
e terapista ma anche alla siituazione krapeutica che può<br />
svilupparsi in seguito.<br />
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Le interviste iniziali<br />
Lo scopo delle interviste ilniziali o preliminari è quello<br />
di fornire al cliente e al terapista l'opportunità di cono-<br />
scersi. In altre parole, il terapista autonomo deve sco-<br />
prire cosa il cliente desidera acquistare e informare il<br />
cliente di ciò che egli offre in vendita. Rivediamo alcune<br />
delle azioni specifiche di questa fase iniziale della te-<br />
rapia.<br />
Dopo essere entrato nello studio del terapista il clien-<br />
te .è invitato a sedersi su una sedia o su un divano con<br />
schienale. I1 terapista siede in faccia al diente, non trop-<br />
po lontano da luii. Più di due metri oirca fra i parteci-<br />
panti creano un'atmasfera di "distanza". Altrettanto fa<br />
una scrivania o un altro mobile collocato fra il terapista<br />
e il cliente.<br />
I1 modo di comportarsi del terapista, così con12 I'ar-<br />
redamento dello studio, dovrebbe essere un qualcosa tra<br />
una severa riservatezza e unle:cciessiva cordialità. L'occa-<br />
sione richiede una combinazione $1 gsntilezza e di obiet-<br />
tività professimale. Dopo aver messo il paziente a suo<br />
agio il terapista dovrebbe mostrare che tutta la sua at-<br />
tenzione è rivolta al paziente e ai suoi problemi.<br />
Io trovo utile esordilne con una domanda come: « Per<br />
quale ragione è venuto? », oppure « Cosa poslso fare per<br />
lei? n. Fado una pausa e lascio che sia il paziente a<br />
parlare. Senza domande o sollecitazioni molti pazienti<br />
fanno un resoconto dettagliato e significativo dalile cir-<br />
costanzi~ per le quali cevcano sollievo. Altri rispondono<br />
brevemente alla mia prima domanda nominando soJo<br />
dcuni siintocmii o problemi acuti e aspettano quindi da<br />
me una più attiva partecipazione.<br />
Che fare o01 paziente al quale riesce difficile inco-<br />
minciare? Credo che sia imperdonabile per il terapista<br />
sede= silenziosamente durante la prima o la seconda<br />
intervista e attandere che sia il pazinte a dire qualcosa.<br />
All'inizio del rapporto ci1 paziente non sa che tipo di<br />
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partita ci si spetta che giochi. Cortesila e tatto, al pari<br />
dei principi analitici, richiedano che sia il terapilsta a<br />
scoprire perché il paziente non può andare &re l'enun-<br />
aiazimz del disturbo iniziale.<br />
Inizialmente, qualche ulteriore spiegazione sulla nad<br />
tura della situazione terapeutica può essere adeguata. I1<br />
paziente può eslsere angustiato da certi equivoci, ad esem-<br />
pio che deve dire al terapista tutto ciò che gli viene in<br />
mente o che non deve rilfiiutargili nessuna inb~mazione,<br />
c può stare cericando di resistere a una simile costri-<br />
zione. Oppure può non sapere ciò che il terapista de-<br />
sidera ascoltare ed eslsere quindi h attesa d'i una guiida<br />
più specifica. In una situazione del genere, spiego al<br />
paalrnte che posso lavorare solo sulla base delle infor-<br />
mazioni che egli mi fornirà, che può dirmi qualunque<br />
msa ritenga importante, che non ha bi,sogno di dirmi<br />
niente che non voglia svelare e che il rapporto tra di<br />
noi è assolutamente confidenziale.<br />
Questo genenr di chiarimento (naturahlente non oc-<br />
corre dire tutto in una sola volta) spesso rompe il silen-<br />
zio. Se ciò dovesse fallire, si può chiedere al paziente<br />
perché gli riesca difficile esprimtersi. In nessun caso,<br />
comunque, il terapilsta deve lasciarsi forzare dal silen-<br />
zio del paziente o dalle sue richieste di fargli delle do-<br />
mande. Se il berapista praticare la psicoterapia<br />
autonoma deve avere un paziente capace e desideroso di<br />
auta-esprimersi nei limiti che egli stesso sceglierà. Que-<br />
sta richiesta non deve salo essere spiegata al paziente<br />
verbalmente, ma deve essere messa in atto sin dal pri'n-<br />
cipio. Se il terapista comincia, nella prima ora, a ch~ie-<br />
dere al paziente di parlarglli della madre, dell'iaifanzia o<br />
di qualunque altra cosa, dandogli così dalle direttive af-<br />
finché si comporti in un certo modo, il paziente può<br />
aspettami che il terapista perseveri in questo tipo di<br />
comportammlto direttivo. Di conseguenza (il terapista de-<br />
ve, i1 più pmsto possibile, mostrare chz si aspetta che<br />
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il paziente si assuma la responsabilità di comunicare<br />
o meno con ;lui.<br />
Se il paziente è interessato alla propnia auto-esplora-<br />
xione e il terapista è abile e morto e non assume una<br />
posizione difensiva nei confronti della natura e del va-<br />
lore di ciò che sta facendo, si svilupperà tra essi un dia-<br />
logo ricco di significato. Nel ccxrso di questo il paziente<br />
andrà progmssivamente aprendosi e il terapista, corri-<br />
~pmdentemente, gli spiegherà il metodo del suo sforzo<br />
psicoterapeutioo. Nella misura in cui ciascuna parte ver-<br />
rà meno al proprio contributo a quest'impresa, la tera-<br />
pia vacillerà. Ripeto ohe, a mio avviso, la prima respon-<br />
sabilità dsl terapista, olltre ad ascoltare con attenzione,<br />
intelligenza ed inunaginazione ciò che i1 paziente gli di-<br />
ce, è di rendere edotto il1 paziente della posizione del tera-<br />
pista ndla situazione. Questo può, iz in verità d'me, es-<br />
sere fatto in vari modi. Possiamo qui citare solo alcuni<br />
esempi.<br />
Ad esempio, parlando della moglie, il paziente può<br />
suggerire che il terapiista parli oorr Sei. Non sli può pas-<br />
sar sopra a una simile osservazionz. Né, tantomeno, sfi<br />
p ò rispondere come un analfista !da fumetti, dicenido stu-<br />
pidamente « perché desidera che lo faocia? D. I1 suggeri-<br />
mento del paziente richiede ,una spiegaaion: semlplice<br />
ma chiara dalla linea di condotta dell'analista di non<br />
comunicare cm nessun altro che non sia il paziente. So-<br />
lo in tal modo può diventare una realtà viva per il<br />
paziente (e del resto anche per l'analista) il fa~o che da:<br />
terapia che sta per intraprendere è per lui, non per qualcun<br />
altro. Se il (paziente desidera coiinvolgere la moglie<br />
nella (terapia, k libero naturalrnentme di farlo, ma non è<br />
libero di coinvolgerci anche l'analista.<br />
Questimi che spesso diventano difficili problami di<br />
terapia possono essere evitate o, per lo meno, dipanate<br />
se il turapista ha unYdea chiara del gioco iterapeutico<br />
disposto ad mcettare. Egli deve chiarire al cliente le re-<br />
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gole di questo gioco e deve rispettarle lui stes~so. Uno<br />
studente di un colllege, ad esempio, $può chiedere una terapia<br />
per di@Icodtà nello studio e oonflitti sulla scelta<br />
della carriera. Al termine della prima ora, nota casualmente<br />
di non aver mantenuto una media adeguata e di<br />
lessen2 stato invitato dal preside a lasciare la scuola o a<br />
fare qualche terapia; e chiede: u Mi farebbe il favore di<br />
chiamare 'la scuola e dire che sono in cura da lei? D.<br />
Se il terapista teMona alla scuola, P suo ruolo di analista<br />
secondo mc è finito. Questo perché, acconsentendo,<br />
pernette al paziente di coinvolgerlo nei suoi accordi con<br />
l'ammin%strazione scolasbica ohe lascia continuare aJ paziente<br />
la scuola senza un adeguato rendimento. Inoltre<br />
d terapkta, partecipando alla vita extra-analitica did<br />
paziente, stabilisce un precedente. Se d'analista agisce<br />
così una volta, perché non in seguito?<br />
Ci sono naturalmente molti modi di trattare una situazione<br />
del genere, ma solo uno è autonomo e psicoanalitico.<br />
La linea di condotta più semplice è quella di soddisfare<br />
le richieste del paziente: ciò può essere partico~larmente<br />
allettante per il terapista economicamente insicuro,<br />
che pluò presentire di perdere il paziente se non agirà<br />
in tal modo. Un'altra soluzione è interpretare al paziente<br />
che sta tentando di "usare" la terapia come sostitutto<br />
del consaguimento di un grado accademico e nondimeno<br />
lasciarglielo fare. Questa doppiezza pseudoanalitica<br />
rassicura il terapista; avendo messo la posto la propria<br />
coscienza cm l'inteiipretazione, s% (sente libero di comunicare<br />
con lle autorità ~xalastiche. L'analista deve ripudiare<br />
simili soluzioni del problema. Non può agire in<br />
modo collusivo; deve agire autonomamente. Questo sigmifioa<br />
che non deve in almn modo interferire col libero<br />
uso da parte del paziente del rapporto terapeutico. Ciò<br />
,che i1 paziente ci fa sono affari suoi. Al tempo stesso il<br />
terapista non deve permettersi di partecipare alla vita extra<br />
analitica del paziente.<br />
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Di conseguenza deve spiegare al pazient'e che l'accordo<br />
di usare (la terapia come un requilsito della scuola è stato<br />
combinato dallo studente e dalle autorità scolastiche,<br />
non dall'analista; %n verità, egli non può essere d'accordo<br />
su ciò e non vi prenderà parte. Chle accadrà in seguito?<br />
Se le autorità scolastiche hanno agito in buona fede e<br />
hanno voluto unioamente garantire una psicoterapia allo<br />
studente, accetteranno probabilmente la sua affermazione<br />
che la sta facendo o, se (desiderano una prm, potranno<br />
avere il conto mensile del terapista o ~l'rasssgno annullato<br />
del paziente. Comunque, se ciò non soddisfa le<br />
autorità scolastiche ed esse insistono per comunicare<br />
con il terapista circa i "progressi" dello studente nella terapila,<br />
allora, ancora una volta, cesseranno di esistere le<br />
condizioni per ~l'malisi. E' preferibile appurare ciò quanto<br />
prima.<br />
Desidero sottolineare ancora una volta come, in una<br />
situazione del genere, il terapista autonomo non decide<br />
che non può analizzare il paziente. Farlo sarebbe scorretto<br />
e improprio. Supponendo che il paziente sia interessato<br />
all'analisi e sia per il resto accettabile all'anailista,<br />
il compito del terapeuta è di rifiutare di essere trascinato<br />
in un accordo fra soudente e scuola. Qualunque<br />
cosa in più sarebbe un infrangere la libertà !di scelta del<br />
paziente. Ad esempio, lo studente [può decidere di continuare<br />
l'analisi e lasciare che le autorità scolastiche decidano<br />
se permettergli o meno di continuare la scuola.<br />
Questo significa che al paziente deve essere concessa cmpleta<br />
libertà nelle sue trattative con le autonità scolastiche.<br />
Quindi l'analista non può interpretare come "acdngout"<br />
inaccettabi~le l'uso &e lo studente fa delil'analisi come<br />
giustificazione per il rendimento accademico, anche<br />
se, naturalmente, deve mostrare allo studente che genere<br />
di gioco sia. Reciprocamente, do studente deve rendersi<br />
conto dell'intenzione dell'analista di non restare<br />
coinvolto. Se lo studente ritiene di non poter trattare da<br />
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solo con la scuola, di aver bisogno di un alileato che<br />
-negozierà in sua vece, allora o non è un soggetto adatto<br />
alil'mdisi (in quel particolare momento), oppure le sue<br />
complicazioni con la scuola debbono essere ulteriomente<br />
chliarite prima di poter linllaiare I'anallisi.<br />
Prima che l'intervista iniziale sia conolusa, il terapista<br />
deve collevare dw argomenti se il cliente non lo ha<br />
ancora fatto. Uno è l'anorario, l'altro l'orario e la frequenza<br />
dei successivi appuntamenti.<br />
L'accordo finanziario fra terapista e cliente deve essere<br />
chiaiiamente inteso e strettamente mantenuto. Io discuto<br />
col paziente dell'onorario e spiego la mia abitudine<br />
di presentare da parcella ogni fine mese. Una volta fiissato,<br />
ll'oncuranio (non deve essere cambiato: esso è parte<br />
del contratto impegnativo fra il terapista ed il paziente.<br />
Se il terapista ha motivo di credere che il paziente<br />
può difficilmente permettersi il costo d'ella terapia, deve<br />
disoute~e questo problema cd paziente stesso. Io aon ac-<br />
cetto clienti per i quali il costo dell'analisi rappresenta<br />
un sacrificio economico notevole. Situazioni economiche<br />
forzate non forniscono una atmoslfera psicologica adatta<br />
a un lavoro terapeutico di questo tipo. In verità, la situa-<br />
zione genera un giustificato antagonismo nei confronti<br />
del terapista e tende a produrre un atteggiamento rnaso-<br />
chis tilco nell'analizzando.<br />
Può apparire chiaro alla fine della prima intervista<br />
che il paziente desidera proseguire a un uleriore chiari-<br />
mento della sua situazione col terapista, oppure ciò può<br />
6arsi midente solo ~d-o diverse interviste esplorative. A<br />
questo punto il terapista dleve decidere ce desidera la-<br />
vorare col pazimte poiché, quante più sedute fa al pa-<br />
ziente, tanto più è obbligato, ia mio avviso, a continuare<br />
a vededo. Personalmente, questo non mi è parso un gros-<br />
so problema li4n quanto miesco a mantenere un bucm inte-<br />
resse terapeutico verso la maggioranza (di coloro che vo-<br />
gliono lavorare con me. Forse C'& una s pie di selezione<br />
naturale durante le prime interviste che conduce dla fu-<br />
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sione in un'iunica categoria I& due (gruppi distinti di pexsone:<br />
quelle che io preferisco non tratta= e quelle che preferirebbero<br />
non essere curate da me. In ogni caso, se il terapista<br />
ha motivo di credere che non desidera curare una<br />
determinata persona dovrebbe evitare di indagare profondamente<br />
nella storia della sua vita. Ua tale cliente,<br />
quanto prima lo si congeda o lo si &Ma ad un collega,<br />
tanto meglio è.<br />
Se tanto il paziente che il terapista desiderano continuare,<br />
con che frequenza debbano incontrarsi per creare<br />
la conltinziità e da profondità nmssaria all'amdisi? I1<br />
minimo mspicabile sono tre sedute settimanali; quattro<br />
starebbero preferibili. Al giorno d'oggi raramente vado<br />
pazienti cinque o più volte lla settimana, anche se l'ho<br />
fatto in passato. Occa~ional~ente, vedo un p~aziente due<br />
volte la settimana.<br />
La 6requenza e I'htemallo lidede tra gli appuntamenti<br />
dicpende sia dal pazilente che dall'malista. Terapisti giovani<br />
e inesperti dovrebbero
11<br />
IL PERIODO DI PROVA<br />
Perché è necessario i1 periodo di prova?<br />
I i i!<br />
E' difficile per il terapista fonmarsi un'adeguata im-<br />
pressione della personalità del pazilente in una o due in-<br />
terviste. Mesci & fronte a questo p,roblema, mdti tera-<br />
pisti fanno assegnamento su procedure tecniche per otte-<br />
nere informazioni ':diagnostiche9' ulteriori; il paziente è<br />
sottopasto a un ,interrogatorio lhtmsivo la sua sto-<br />
ria, a "interviste stressanti" e "interpretazioni di prova",<br />
a richieste di sogni e di fantasie e, ultimo ma non meno<br />
importante, a tests psicologici (particolarmente il Ror-<br />
schach e il Thematisc Appenception Test).<br />
Nmsuno di questi pro~~ianenti è compatibile cm la<br />
pratica delila psicoterapia autonoma poiché il loro scopo<br />
è quello di far si che il paziente riveli su se stesso più<br />
idormazioni di quanto non (desideri. Iinoltre, tali metodi<br />
#di raggilro psicologico non sono (né sicuri né molto<br />
egicaci. E se raggiungono il loro scopo, sono peggio che<br />
hutili per l'analiista poiché creano precisameinte quel<br />
tipo di rapporto psicologico tra diente e tempista che<br />
entrambi debbano per~istentemen~te cercare di evitare.<br />
Nella prima o seconda intervista, né ,il terapista né il paziente<br />
possono decidere se proseguire o meno la terapia.<br />
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Comunque è auspicabile ohe il pazilente abbia un'opportunità<br />
di conoscere in che consiste la terapia. E' meglio<br />
quindi che paziente e terapista comincino con l'ammettere<br />
onestamente la necessità di conoscersi meglio prima<br />
di poter decide^. sul {loro futuro rapporto. Se dopo<br />
le prime interviste vogliono continuare, la Case successiva<br />
dovrebbe essere di conseguenza definita come "periodo<br />
di prova".<br />
Durante il periodo di prova, il terapistia p ò giudicare<br />
il paziente e il paziente il terapista. Al terapista<br />
queste sedute for-niscono l'opportunità di conoscere meglio<br />
il paziente, la sua storia, la sua attuale situazione,<br />
le sue aspirazionì e così via; al paziente esse forniscono<br />
l'olpportunità di fmiliarizzarsi con lo stile terapeutico<br />
dall'analista; cosa fa e cosa non fa, quando parla e quando<br />
resta i31 siilenzio, cosa si asta e pretende e così via.<br />
Non vi sono scorciatoie in questo processo. Nessun protocollo<br />
del Rorschach può adeguatamente far co)noscere<br />
un paziente e un analista, così come nessuna presentazione<br />
professionale del terapista può farlo conoscere a<br />
un paziente nella giusta maniera. Quando discuto #dal periodo<br />
di prova, abitualmente difco al paziente che il suo<br />
scopo è non salo di dare a ciascuno di noi l'oppcrrtunith<br />
di osservarci, ma di laintarlo a capire, attraverso questa<br />
semplice esperienza, cosa sta per intraprendere.<br />
111 periodo di prova assolve altrettanto bene m'altra<br />
funzione. Fornisce l'opportunità di negoziare e definire il<br />
>t<br />
contratto te~apeutico". (I1 temine "contratto terapeutico"<br />
si riferisce alle regole mediante lle quali il terapista<br />
e il paziente si propongono di giocare "il gioco ,dalla terapia").<br />
Inizialmente il paziente non conosce le regole del<br />
gioco analitico. I1 terapista non sa se il paziente è in grado<br />
di giooare secondo tali regole e, qualora ne sia capace,<br />
se è interessato al gioco. La (maniera migliore per il<br />
terapista di spiegare le regole !del gioco e per il paziente<br />
di capirle, prima di decidere di partecipare al gioco,<br />
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è che entrambi si impegnino in un ~ioco di prova. Questo<br />
è t10 s~copo Emdiammbale del periodo di prova.<br />
Senza dubbio il terapista inculca al paziente le regole<br />
!del ,@o00 analitico ]in {modo ~idormale e indiretto dal<br />
momento del loro primo contatto, ad esempio, insistendo<br />
ch,e sia il paziente stesso a fissare il primo appuntamento.<br />
Durante i11 periodo di prova le regole diventano<br />
sempre più esplicite; esse costituiscono anche un tema<br />
di discussione e, entro certi dimiti, di contrattazione fra<br />
le due parti. Rivediamo le principali regde che debbono<br />
essere discusse e chiarite prima che paziente e terapista<br />
possano dar inizio alla fase contrattuale del trattamento.<br />
Definizione preliminare<br />
del gioco analitico<br />
All'inizio del periodo di prova, può darsi che il pa-<br />
ziente conosca soltanto due regole: che deve pagare un<br />
dato onorario e che l'analista noin gli suggerirà come<br />
comportarsi né nella seduta analiti'ca né fuori di essa.<br />
Frequenza delle sedute.<br />
Ben presto nel periodo di prova, o a volte anche pnima<br />
di questo, analista e paziente debbono discutere la<br />
frequenza #delle sedute. Personalmente preferisco imiziiare<br />
fissando tre o quattro sedute la settimana. I1 numero<br />
che suggerisco per il mom~mto (diversamente che in seguito,<br />
prima di iniziare la fase contrattuale) dipende dagli<br />
impegni di entrambi e qualche volta anche dalla situazione<br />
finanziaria [del paziente. Spiego al pauiente che<br />
queste considerazioni hanno un peso in tale decisione<br />
e, se necessario, che c'è bisogno di una continuità nel<br />
trattamento. Infine faccio spesso presente che possiamo<br />
riconsiderare il problema della frequenza )delle sedute<br />
man mano che procediamo col periodo di prova.<br />
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Il divano.<br />
Metodologicamente, il periodo di prova !differisce dal-<br />
le fasi successive del trattamento in un unico punto<br />
importante: non è stato stabilito fra terapista e paziein-<br />
te nessun contratto impegnativo. E' quindi necessario<br />
considerare se il paziente debba sedere o sdraiarsi. Nel<br />
mio sbudio, il paziente usa un divano con schienale ugual-<br />
mente confortevale per sedersi e sdraiarsi. Invito i11 pa-<br />
ziente ad assumem la posizione che pl-eferisce. Se il pa-<br />
aiente chiede quial è la posizione che io pr&risco, mispon-<br />
do che per me questo fa ben poca differenza, ma che se<br />
per .lui non è un problema preferirai che si sdraiasse.<br />
Credo che, se il terapista si limita a consigliare senza<br />
insistere per l'una o l'altra posizione, la situazione tera-<br />
peutica rimane sufficientemente libera. Comunque, la<br />
cmvilnzione &l terapista che l'analisi possa essere ef-<br />
fettuata solo quando i11 paziente è sdraiato può essere<br />
fonte di serie difficaltà.<br />
La libera associazione e la regola fondamentale.<br />
Freud esigeva che il paziente "assooiasse iiberamen-<br />
te", vale a dilre che non censurasse coscientemente i suoi<br />
pensieri e qche riportasse francamente le sue "libere asso-<br />
ciazioni" all'analista. Ritengo ohe questa regola sia trop-<br />
po coercitiva in quanto dà al 'paziente l'impressione di<br />
dover fare (qualcosa che, secondo la mia >definizione delle<br />
regale ldal gioco, non occorre che faccia. In maniera spe-<br />
cifica, Freud esigeva una completa franchezza da parte<br />
dell'analiizzando. In cambio gli prometteva "la più asso-<br />
luta discrezione". Questo patto, egli dima, costiuisce la<br />
situazione analitica.'<br />
Pur avendo lo stesso obbiettivo di Freud, preferisco<br />
procedere in maniera leggermente diversa. Spiego al pa-<br />
1 An Outline of Psychoanaiysis (1938), Norton, New York<br />
1940, p. 63.<br />
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ziente (se già non lo sa) che posso lavorare salo con le<br />
informazioni che egli mi fornisce. Lo incoraggio a parla-<br />
re su qualunque cosa desideri; posso anche fargli notare<br />
che è libero di trattenere delle informazioni, ma aggiun-<br />
go che posso sapere solo ciò che mi dirà. Da parte mia,<br />
prometto una totale riservatezza.<br />
Questo modo di procedere, in luogo di richiedere<br />
al paziente di aswiare liberamente o di svelarsi quanto<br />
più è possibile, definisce 11a situazione {in termini più fun-<br />
zionali. L'analizzando si fmiliarizza col procedimento e<br />
si responsabilizza per ciò che comunica.<br />
I sogni.<br />
A meno che il paziente non accenni alil'argomento, io<br />
non menziono i sogini al~l'inizio del ,periodo di prova.<br />
Anche se penso che i sogni s~iano comunimzid dense<br />
di signifii'cato e ne faccia uso in terapia, non ritengo che<br />
siano la via regia per l'inconscio. Se l'analista crede che lo<br />
siano è probabile che incoraggi il paziente a riportare i<br />
sogni: questo distorce il procedimento anal'itico. In termini<br />
di m~etodo psicoanalitico, comunque, ciò esemplifica<br />
un pirobilema più gemerale ldda questione dei sogai.<br />
Sostengo che l'analista non deve considerare nessun<br />
particolare tema (sogni, sessualità, avvenimenti del'l'ilnfanzia,<br />
problemi attuali, trmsfert o che so io) più importante<br />
o più interessante di un altro. Un tale ordine di<br />
argomenti impone una struttura formale alla situazime<br />
anaJthica e quindi pi?iva Jl paziente ddla libertà di definire<br />
lui stesso la situazione. Esso rifilette inoltre i pregiudizi<br />
teoretici ~&lJ'malista sulla terapia. Al tempo stesso<br />
serve a rinforzare quei pregiudizi, come accade per le<br />
profezie che si autdeteminano. Invitando il paziente<br />
a comunicare su un particolare argomento (ad esempio,<br />
la sessualità) o in termini di un particolare linguaggio<br />
(ad esempio sogni, sintomi) l'analista ricaderma i suoi<br />
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pregiudizi sulle difficoltà del paziente e sul cambiamento<br />
di personalità necessario per correggerle.<br />
L'analista può e in realtà dovrebbe avere solo due preferenze<br />
circa la condotta del paziente: preferire la comunicaaime<br />
verbale a quella non verbale e la comunicazione<br />
idiretba ia quella h~dii~retta. Nessun'd~t~a preferenza<br />
è compatibile con l'etica dell'autonornia.<br />
Procedure mediche<br />
Molti dei pazi'enti che mi consultano non si sentono<br />
fisicamente malati e non pensano di aver bisogno di assistenza<br />
medica, né io ho motivo di credere altrimenti.<br />
Raramente si aspettano che li esamini fisicamente o che<br />
partecipi in qualche altro modo atlla cura della loro salute.<br />
Supponiamo, comunque, che la salute fisica del paziente<br />
è Wcerta e che egli si aspetti una qualche sorta<br />
di aiuto medilco dal terapista. Cosa dovrebbe fare l'analista?<br />
Dovrebbe ?spiegare che, sebbene medlico (se lo è),<br />
egli non svolge un lavoro ordinariamente considerato medico.<br />
Questo rilguarda non solo la questione Idell'esame<br />
fisico, ma anche il problema dei medicinali e di ogni terapia<br />
organilca. Così il terapista definisce il proprio laworo<br />
col paziente come esclusivm~ente psicologico o educativo.<br />
Se nessario, il terapista può specificare che, come<br />
analista, egli ascolta e parla, cerca di chiarire problemi<br />
e situazioni, discute linee di condotta alternative e altri<br />
tipi di scelta e cerca di decodifioare !messaggi dissimulati.<br />
Per dare maggiore incisività può aggiungere che non<br />
fa niente di più. E' irriilevante che il terapista sia qualificato<br />
ad aiutare il paziente in altri modi, ad esempio prescrivendo<br />
se ativi o dando consigli. I1 terapista rihgge<br />
da altri interventi non perché non sia in grado di realizzarli<br />
adeguatamente, ma perché lo distraggono dal compito<br />
che analista e analizzando si sono proposti.<br />
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Comunicazioni con terzi.<br />
Perisonalmente mantengo una rigorosa linea di candotta:<br />
nessun coinvolgimento con chiunque non sia il paziente.<br />
Una valta che la questione è stata discussa, mi<br />
aspetto che il paziente scoraggi altre persone dal comunicare<br />
con me per quanto riguarda lui e la sua analisi. Al<br />
tempo stesso, poiché non pongo alcuna restrizione al<br />
paziente, egli è libero di fare ~dell'analisi l'uso che più<br />
gli piace. Può vantarsene in giro o tenerla nascosta; può<br />
cercare di usarla a proprio vantaggio a scuola o sul lavoro,<br />
oppure la sua carriera può soffrirne; può usare<br />
la nota *mensile ddl'analicta cmne prcwa in trribunde e<br />
nei procedimenti fiscali, o può scegliere di non farlo;<br />
e così via.<br />
Consideriamo un esempio tipico. L'analizzando può<br />
richiedere lettere o dichiarazioni per 1la commissione di<br />
leva, scuole e altri orgainismi. Si dice spesso che il terapista<br />
dovrebbe stare attento in tali casi
Questo non vuol dire ohe l'analista debba essere freddo<br />
e d sinteressato nei confronti di tali qu'estimi. Anzitutto<br />
esse sono farina per il mulino analitico. In secondo<br />
luogo, l'analista deve, camle semlpre, essere d'aiuto<br />
nel discutere le aspirazioni del paziente e i metodi coi<br />
quali progetta i di perseguirle. Rimanendo femo n,ella sua<br />
deteminazione di mantenere l'autonomia analitica, i1 terapilsta<br />
dovrebbe essere il più possibile dli aiuto per liberare<br />
il paziente e renderlo capace 'di perseguire i suoi<br />
fini, con qualunque metodo decida. Ecco un esempio.<br />
Anche se l'analista non praticherebbe un aborto a una<br />
paziente che lo des%deri, egli dovrebbe essere così libero<br />
nel discutere la "situazione di realtà" relativa agli aborti<br />
nel suo paese e atl~l'estero, come lo è, diciamo, per "da<br />
situazione di realtà" del l~avoro dalla paziente. Lo stesso<br />
genere di considerazioni vale per qualunque cosa il paziente<br />
voglia fare al di fuori dell'analisi e per la quale<br />
chieda l'aiuto dell'analista.<br />
Ricovero in ospedale psichiatrico e suicidio.<br />
Alcuni pazienti attraversano una lunga analisi senza<br />
far mai riferimento alla possibilità di suicidarsi. Altri ri-<br />
portano idee (di suicidio o esprimono il timore di potersi<br />
uccidere fin dall'inizio della terapia. Analogamente, alcu-<br />
ni pazienti possmo non sol~lmare mai la questione del<br />
ricovero in ospdrale psichiatrico, mentre altri possono di-<br />
scuterne fin dal primo incontro col tepapista. In effetti,<br />
alcuni pazienti ch'e consultano [l'analista possmo essere<br />
stati rilcowerati in precedenza; altri passano aver tentato<br />
il suicidio. Riuniwo qui 'questi due fenomeni perché la<br />
minaccia di suicidio è spesso una ragione per consiglia-<br />
re al paziente il ricovero in ospedale psichiatrico (o, se<br />
rifiuta, per rinchiuderlo), e anohe perché la posizione del<br />
terapista autonomo è identica su {entrambi i problemi.<br />
Durante il iperiodo di prova, se il paziente non solle-<br />
va la questione dal ricovero in ospedale psichiatrico, e<br />
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io non ho motivo di ritenere che ciò possa diventare un<br />
problema in seguito, neppure io ne faccio ceano. Mja, come<br />
ho sottolineato, \faccio tutto ciò che posso per spiegare<br />
al paziente che prometto solo di analizzarlo e che<br />
tutti i contatti si terranno nel mio studio.<br />
Se !la questione ddla necessità per il paziente di un<br />
ricovero in ospedale psichiatfico sorige agli inizi della terapia,<br />
l'analista deve spiegare al paziente che agli noai<br />
esercita la psichiatria ospedsliera. Se il paziente ritiene<br />
di aver bisogno di essere rinchiuso in ospedale per la propria<br />
o l'altrui protezione, deve richiederlo, come ogni<br />
cosa non analitica, a qualc\un altro che non sia l'analista.<br />
L'analista può offrirci per raccomandare delle istallazioni<br />
ospedaliere, così come può raccomandare un h-<br />
ternista o un chinzi~go a im paziente che nichiedesse tali<br />
informazioni, ma non deve andare oltre. Questa posizione<br />
è necessaria; essa protegge l'integrità ddla situazione analitica<br />
e assicura il ~aziente che l'analista ha rinunciato<br />
al ruolo psichiatrico abituale che (gli consente di far<br />
ricoverare "malati mentali", con o smza il loro consenso.<br />
In breve, l'analista deve rinunciare per sempre al gioco<br />
dell'ospadale psichiatrico e l'analizzando deve esserne<br />
sicuro. E' curioso con quanta facilità gli analisti abbiano<br />
accettato la regola di non dover visitare dal punto di vista<br />
fisico i loro pazimti, ma non quella di non dover<br />
neppure partecipare al loro ricovero in ospedale psichiatrico.<br />
Quindi l'analista non sdo deve rinunciare ald'abituale<br />
ruolo di medico, ma mche a quello di psiohiatra.<br />
Cane per le v site mediche o le !medicine, così il paziente<br />
deve essere libero di prendere )le sue decisimi sul<br />
ricovero in ospedale psichiatrico; allo stesso tempo, fin<br />
quando il paziente si attiene alle regale del gioco analitico,<br />
l'analista deve essere disposto ad analizzarlo.<br />
La iposizione dell'analista è la medesima per quanto<br />
riguarda la mi~naccia di suicidio; egli non può permettere<br />
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che questa !diventi un motivo !per madi%hre il contratto.<br />
Quest'intendimento è vantaggioso sia per il paziente che<br />
per il terapista. Per alcune persone, l'autodistmzime è<br />
una possibilith maggiore che per altre. II compito dell'analista<br />
Iè di analizzare (questo ciesiideI40 o timore, come<br />
farebbe per qwhque altro. Agi~e in caso di pericolo di<br />
sui~idio idel paziente (casa ben diversa dal ~diwutere, ha<br />
le alttre possibili linee di condobta, l'eventuale ricovero del<br />
paziente), per I'andista equivale a Tiinuncime al mandato<br />
anaili'hico e compiere un "acting out".<br />
Iln verità, solo se il paziente è profondamente convinto<br />
che l'analista rispetta la sua autonamia, incluso il suo<br />
diritto di togliersi la vita, può impegnarsi effettivamente<br />
nellésplorazione analitica e n'ella padronanza 'delle sue<br />
idee di suicidio. Con questaccordo fra paziente e terapista,<br />
le comunicaziloni dell'analizzando circa il suicidio rimangono<br />
il linguaggio dell'autodistruzi~me che è compito<br />
dall'analista analizzare; senza $di esso, le comunicazioni<br />
dell'analizzando diventano messaggi coercitivi intesi<br />
a influenzare la condotta del terapista.<br />
Come termina il periodo di prova?<br />
La durata del periodo di prova varia. Dipende anzitutto<br />
(dail paziente, (da che genere (& problemi porta d terapista<br />
e da che tipo di soluzioine cerca per essi. In semndo<br />
luogo dipende dal terapista, da quando si sente<br />
pronto a intraprendere la psicoterapia autonoma col<br />
paziente. Secondo la mia esperienza, il periodo di prova<br />
può essere breve (una settimana o due) così come prolungarsi<br />
per (diversi mesi e non cmvmtksi mai in un altro<br />
tipo di accordo.<br />
Il pendo di prova tende ad essere minimo cm quei<br />
pazienti che sono ben informati sulle questioni analitiche<br />
e che vogliono essere analizzati. Molti dai )miei pazienti,<br />
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e altrettanto vale per i pazienti analitici in genere, sono<br />
dei professionisti, uomini e donne. Alcuni hanno avuto<br />
precedenti esperienze di psicoterapia. Rapidamente im-<br />
parano ciò che mi aspetto da loro. In tali casi posso spes-<br />
so decidere in una mezza dozzina di sedute o meno se<br />
posso lavorare col paziente. Se non ho motivi di dubi-<br />
tare che i1 paziente possa aderire alle regole del gioco ana-<br />
litico e possiamo mritlaulci iszill'onmario e su un reci-<br />
proco, conveniente orario di appuntamenti, allora quasi<br />
sempre accetto il paziente in trattamento.<br />
All'altm estremo, il rperiodo di prova può durare di-<br />
versi mesi. Ad esempio, il paziente può lamentarsi di<br />
problemi così complessi e così vaghi da richiedere un<br />
notevole lavoro per chiarire perché è venuto e cosa vuo-<br />
le: o può aver avuto una precedente esperienza di ana-<br />
lisi o di psicoterapia e può essere esitante a imbarcarsi<br />
in un altro periodo di terapia; o può trattarsi di uno<br />
studente indeciso tra il continuare gli studi o lasciarli,<br />
oppure tra il risiedere nella città !dove vive l'analista o<br />
trastfeniirsf altrove per gli studi. In queste e analoghe situa-<br />
zioni il paziente generalmente preferisce continuare la<br />
terapia per un lungo iperiodo, ma su una base in qualche<br />
modo provvisoria.<br />
Su tali persone non è conveniente esercitare pressio-<br />
ni, sia perché 'entrino in analisi" (vale a dire, si impegni-<br />
no ad avere appuntamenti regolari per molti mesi) sia<br />
perché la lascino perdere. Viceversa, io accetto i termini<br />
dd paziente se egli può accettare i miei. Di conseguenza<br />
cib che segue è wn {lungo peniodo di prova. Gli appunta-<br />
menti vengono fissati di settimana in settimana. Anzi-<br />
ché promettere al paziente che sarò #disponibile per lui<br />
fino a quando vorrà venire, mi impegno unicamente a ve-<br />
derlo fino a che il suo problema sarà chiarito, sarà in-<br />
dirizzato a un altro terapista, stabiliremo un regolare<br />
accordo terapeutico o, infine, finché non deciderà di in-<br />
terrompere. In alcuni casi l'intero decorso della terapia<br />
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consiste in tale « periodo di prova »; qumdo è finito, il<br />
paziente decide che questo era proprio tutto ciò di cui<br />
aveva bisogno o che voleva.<br />
A volte il paziente, che appare in una situazione caotica<br />
e niente affatto pronto a mettersi nella routine<br />
analitica, male terminare il periodo di prova e iniziare<br />
"l'analisi regolare". Di solito ciò è dovuto al timore che il<br />
terapista possa cessare la terapia e quhdci "rifiutarlo".<br />
I1 paziente può cercare di proteggersi contro questa minaccia<br />
facendo quel genere di promesse che ritiene che<br />
il terapista si aspetti da lui. Io mi rifiuto di aderire a tale<br />
richiesta e spiego al pazi,ente le ragioni del mio comportamento.<br />
Posso accennare a vasti settori della vita<br />
del paziente che non capisco o a problemi che mi aspetto<br />
interferiscano con l'analisi. In alcuni di questi casi andiamo<br />
avanti con l'analisi. In altri, un ulteriore periodo<br />
di terapia rende chiaro che il paziente effettivamente è<br />
poco disposto a aderire alle regole ldell'analisi; il paziente<br />
in realtà si aspettava che il terapista cedesse alle sue<br />
abteae e, quando si rende conto che non agirà in tal senso,<br />
interrompe.<br />
Può anche accadere che il paziente, timoroso di essare<br />
abbandonato dal terapista, utilizzi la sperimentalità<br />
del periodo di prova per le sue necessità emotive. Questa<br />
circostanza, naturalmente, deve essere analizzata; 'h stessa<br />
situazione sarebbe insorta se il paziente e il terapilsta<br />
si fossero accordati nel procedere più presto a una terapia<br />
intensiva. Ci sono molte altre aspettative, necessità<br />
e problemi che pazienti e terapisti portano nella situazione<br />
terapeutica e ch'e colori~scono per ognuno il significato<br />
del ,periodo di prova. Niente p ò sostituire i1 cercare<br />
di comprendere quanto più possibile quello che accade<br />
in terapia e formularlo chiaramente. I1 paziente deve essere<br />
impegnato in questa avventura, perché senza di lui<br />
non potrà riuscire.<br />
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LA FASE CONTRATTUALE:<br />
I. L'ADEMPIMENTO DEL CONTRATTO<br />
La differenza principa1,e tra il periodo di prova e la<br />
fase contrattuale della terapia sta nel genere di impegno<br />
che ~l'an~ista pxnde col paziente. Nel primo, il suo impegno<br />
è temporaneo e con riserva, ne1 secondo, duraturo<br />
e incondizionato. Prima di entrare nellta fase cantrattuale,<br />
l'analista e l'analizzando debbono addivenire a un'intesa<br />
circa il tipo di impegno che il terapista si accinge<br />
a prendere; egli offre al pazilente i suoi servizi come amalista<br />
per tutto i1 tempo che il pazifente deslidera e durante<br />
il quale è disposto ad adempiere i suoi impegni verso<br />
l'analista.<br />
L'adempimento del contratto analiatico dipende in<br />
notevole misura dal fatto che l'analista compia o meno<br />
i passi necessari a reaidmlo effettivo. Non è sufficiente che<br />
l'analista dichiari un contratto; quando arriva il1 mcmento<br />
egli deve agire. Non basta preannunciare il genere di<br />
mosse che si faranno in un gioco; al momento opportuno<br />
occorre muovere. Non solo le parole ma anche le<br />
mosse forniscano informazioni; in analisi i partecipanti<br />
si scambiano entrambi i tipi di informazione.<br />
Se l'anallista fa al paziente tutte le interpretazioni giu-<br />
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ste ma non le sostiene con le mosse corrette, i suoi<br />
sforzi analitici saranno anullati.<br />
Rendere effettivo il contratto analitico<br />
Le mosse mediante le quali il terapista definisce il<br />
gioco sono state già i,ndicate trattando del periodo di<br />
prova. Nd18a fase contrattuale $1 terapista sarà chiamato a<br />
definire e intmpretare ulteriormente molte regole del gioco.<br />
La sola nuova regda, che diventa effettiva in questo<br />
momento (ma che già sarà stata discussa durante il per<br />
odo (di prova), è da promessa del ~tempiista di continuare<br />
il trattamento finché i1 paziente desidererà interromperlo<br />
e il relativo corallario: il suo rifiuto a prendaere la<br />
decisione di terminare. Durante la fase contrattuale è<br />
probabile che il paziente metta alla prova questa regola<br />
in vari modi. Comunque, la sua ultima conseguenza, vale<br />
a dire che il pazilente stesso deve decidere. quando terminare<br />
il trattamento, viene messa a fuoco solo durante il<br />
periodo terminale.<br />
Sebbene di ~pr sé significativo, 10 seopo principale<br />
del contratto è di creare una situazione propizia all'apprendimento<br />
psicoanalitico. Così, gran parte del lavoro<br />
terspeutico durante la fase contrattuale consiste nell'analizzare<br />
i problemi del paziente in modi più o meno<br />
tradizionali. i Non dirò molto su quest'aspetto della tecnica<br />
analitica. Per indicazioni sul tipo di cose da cercare<br />
e da fare e su certi altri aspetti dell'malisi (come ad<br />
esempio, difese, tnm~sfmt, e cosi via) rimandituno il l&tore<br />
ai classici scritti di Fenichel, Freud, Glover ed altri<br />
maestri della psicoanalisi.<br />
Da (parte aosltra passiamo quindi procedere a un d-<br />
teriore esame della fase contrattuale della psicoterapia<br />
autonoma, prestando speciale attenzione alle misure usate<br />
per rendere effettivo il contratto.<br />
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Come fissare gli appuntamenti<br />
L'analista non ha prodotti da vendere; non può curare<br />
una malattia, prescrivere una medicina per alleviare l'ansia<br />
del paziente o fornire una giustificazione medilca per<br />
un impegno del paziente. Egli 'può unicamente contrattare<br />
la vendita di tempo e di servizi.<br />
E' implicito nel contratto, e spesso deve essere reso<br />
esplicito, che si garantisce la prestazione dei servizi in<br />
un certo modo. In altri termini, il terapista deve essere<br />
puntuale; deve cminciare e fiimh-e ;la seduta secondo l'accorda<br />
prestabilito. Dato che gli analisti generalmente aderiscono<br />
a questa regola, non mi dilungherò oltre. Tuttavia<br />
molti terapisti si aspettano che anche i loro pazienti siano<br />
puntuali. A mio mviso, questo illustra un equivoco<br />
di fondo del rapporto analista-analizzando.<br />
I1 terapista e 311 paziente non seguono le stesse regale.<br />
I l m ruoli sono camplementari, non intercambiabili.<br />
Entrambi sono uguali in quanto ognuno deve rispettare<br />
l'autonomia ddl'altro e iln quanto il potere è distribuito<br />
in modo (quasi) sguale tra loro. In termini di regole da<br />
seguire, tuttavia, il rapporto tra analista e analizzando è<br />
un rapporto di ~~c~perazime, paragonabile a quello tra<br />
due compagni nel doppio a tennis. Per la durata di un<br />
11<br />
game", un giocatore cew mentre l'altro è a rete; sebbene<br />
entrambi giochino a tennis, ognuno gioca secondo un<br />
insiame di regole alquanto diverse.<br />
Nella psicoterapia autanoma, la mlaggior parte deile<br />
restrizioni ricadono sull'analista; il paziente ha 'una grande<br />
libertà di azione. Ad esempio, egli non è soggetto all'obbli*go<br />
dì essere puntuale nei suoi appuntamenti con<br />
il terapista. Deve essere puntuale solo nel pagamento<br />
dell'onorario. Ricordiamoci che i1 paziente sì awicina all'analista<br />
col desiderio di wmperare i suoi servizi. Possiamo<br />
quindi supporre che abbia un incentivo ad accettare<br />
la consegna (della mercanzia che desidera acquistare.<br />
In effetti la maggior parte dei pazienti sono puntuali.<br />
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Com~unque, hanno diinitto a non esserlo. Quando ritardano<br />
abitualment~e, compito defl'analista è ricercare le ragioni<br />
di questo comportamento e, se lo comprende, interpretarlo.<br />
Se l'analista punisce il paziente per i ritardi<br />
o lo influenzasse ad essere più puntuale, uscirebbe dal<br />
suo molo di analista.<br />
La disdetta dsglli appuntamenti crea un problema<br />
simile. Di tante h ~tamto d'analista, come del resto il paziente,<br />
avranno necessità di annullare dagli appuntamenti.<br />
In generale i motivi saranno interessi o doveri professionali,<br />
necessità o progetti personali, oppure malattie.<br />
Gli analisti hanno tradizionalmente seguito una politica<br />
a senso unico; essi potevano annullare l'appuntmento<br />
ma i11 paziente no (o, se lo faceva, doveva pagarlo ugualmente).<br />
Seguendo questa regola si pone un fardello<br />
pesante e del tutto innecessario sul mpporto analitico.<br />
La regola è chiaramente discri~minatoria ai danjni del paziente.<br />
Essa viola i principi del contratto analitico. L'analista<br />
promette di prestare al paziente un servizio regulare<br />
e puntuale; eppure, per rispettare le proprie personali<br />
necessità, mantiene il privilegio di interrompere la<br />
prestazione. Se il terapista può avere questo privilegio<br />
(e naturalmente dovrebbe averlo), perché non può averlo<br />
anche il paziente?<br />
La spiegazione abituale del fatto che il paziente debba<br />
pagare per gli appuntamenti annullati (indhpendentemente<br />
dalla causa) è che l'analista ha perso un'ora del<br />
suo tempo e che il paziente ne è responsabile. Ma questo<br />
argomento è contraddetto dal comportamento dell'analista:<br />
egli dice di avere affittato un'ora ma rimane libero<br />
di assentarsi dall'appuntamento. Se realmente affittasse<br />
del "tempo", sarebbe obbligato a compensare il paziente.<br />
Questa è una prassi comune nella vita commerciale;<br />
ad esempio, un imfpresario è responsabile dei danni<br />
economici per la ritardata costruzione di un edificio.<br />
L'analista che si prende due mesi di vacanza in Europa,<br />
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itarda la "consegna" dell'analisi del suo paziente. Non<br />
sto suggerendo di non farlo, ma sottolineando che lo si<br />
fa senza indennizzare i11 cliente per l'inconveniente.<br />
Di conseguenza, se il terapista desitdera rendere il<br />
rapporto fra lui e il suo paziente il più egualitario possìbile,<br />
deve dare al paziente gli stessi privilegi ,di disdetta<br />
di cui egli stesso gode. Perciò al paziente deve essere<br />
concesso di annullare gli appuntiamenti, se vuole assistere<br />
a una riunione professionale o recarsi in Europa, senza<br />
dover pagare le sedute ianndate. (E' meno probabiie<br />
che ciò costituisca un problema per il terapista che gode<br />
di buone entrate, che non per quello che non ne ha).<br />
A questo punto è pertinente una breve osservazione<br />
su un altro tipo di annullamento. I1 contratto analitico<br />
implica il seguente scambio: l'analista vende i suoi servizi;<br />
il paziente compera questi servizi e (ed ecco il punto)<br />
deve prenderli iin consegna nello stludio dell'analista.<br />
Cosa a~ade se 31 paziente altera la propria situazione (o<br />
la siltuazione divan.ta diwrsa non par "errori" o ilnterveniti<br />
attivi da pa~tie sua) in modo tale da non ,potersi recare<br />
nello studio dell'analista? Questo può accaldere ad esempio<br />
se il paziente è arrestato per un delitto, ricoverato<br />
per psicosi, o reso inabiJe (per più giorni) da qualche<br />
malattia. In tali circostanze la responsabilità deillllanalista<br />
verso il paziente cessa, almeno per quel periodo (I'analista<br />
non può andare dal paziente e prestargli i suoi servizi,<br />
diciamo, a casa sua o all'ospedale).<br />
Una simile interruai~n~e può essere trattata in due<br />
modi, a seconda deIle preferenze del paziente e degli accordi<br />
previ che analista e analizzando hanno preso circa<br />
questa eventualità. Se il paziente desidera riprendere<br />
le sedute presso l'analista non appena possibile, deve<br />
pagare per l'assenza. D'altra parte, se preferisce non pagare<br />
le "visite" non effettuate durante quello che potrebbe<br />
essere un lungo periodo, può scegliere di non pagare<br />
ma di dover attendere non solo fino a che sarà di nuovo<br />
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in condizioni di andare dall'analista, ma finché il norma-<br />
le programma ddl'analista consentirà di riprendere i1<br />
rapporto. L'analista deve, naturalmente, riprendere il pa-<br />
ziente e non penalizzarlo per l'interruzione. Solo in que-<br />
sto modo la frequenza dell'analizzando presso lo studio<br />
dell'analista diventa un impegno e una iresponsabilità di<br />
cd il paziente risponde a se stesso e non all'andista; il<br />
terapista non lo premia né lo punisce per il mancato in-<br />
contro.<br />
Nella mia pratica concedo ai pazienti gli stessi privi-<br />
legi di disdire le sedute che concedo a me stesso. Le loro<br />
assenze raramente diventano un problema. Tuttavia a<br />
volte, specialmente con pazienti ipocondriaci, ciò accade.<br />
In questo caso offro al !paziente la salta tra pagare per<br />
gli appuntamenti disdetti per "malattia" o smettere da<br />
terapia.<br />
Complicazioni per procedure non analitiche.<br />
L'autonomia {del terapeuta come analista e del pa-<br />
ziente come analizzando può essere minata, in qualunque<br />
momento del trattamento, da una varietà di esigenze che<br />
ognuno dei due partecipanti può desiderare di soddisfa-<br />
re. I1 pericolo maggiore per un rapporto pienamente con-<br />
trattuale e reciprocamente autonomo sta nel bisogno<br />
di ciasouno di costringere l'altro. Questo rischio è in par-<br />
te psicdlogh, proveniente cdalle aispirazjoni delle due<br />
parti contrattanti, e in parte situazionale, derivante dalle<br />
aspettaitive sociali implicite nei ruoli di chi sdfire e di<br />
chi aiuta. Quindi, come terapeuta, l'analista può faoil-<br />
mente assumere una posizione preminente; pertanto de-<br />
ve stare costantemente in guardia contro ciò. Dall'altra<br />
parte il paziemte può prontamente assumere m a posizione<br />
di infericmità e far ricorso al grande potere di una con-<br />
dizione dii debolezza, usando cioè la sofferenza per co-<br />
stringere il partner. Quindi il terapista deve anche par-<br />
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darsi dalla strategia ,del paziente di ottenere la mperio-<br />
rità mediante la paradossale manovra di impadronirsi di<br />
ciò che appare come un ruolo inferiore.<br />
Dare consigli e prescrivere medicinali sono cause fre-<br />
quenti di squilibrio nel rapporto analitico. In questi mo-<br />
di il terapista comunica al cliente di essere pronto a<br />
adottare misure di controllo sugli impulsi, necessità o<br />
probllemi del paziente. Se lo fa, chi sarà a decidere il<br />
grado che il contrahlo del terapista dovrebbe assumere?<br />
E come verrà deciso?<br />
Queste domande non hanno arisposta. In pratica il pa-<br />
ziente tenterà spesso di indurre lo psichiatra ad assu-<br />
mere un sempre maggiore contrallo su di lui. Lo farà<br />
agendo come se stesse progressivamente perdendo il con-<br />
trollo di se stesso. Quanti più consigli darà il terapista e<br />
quanti più medicinali prescriverà, tanto più il paziente<br />
sembrerà deteriorarsi; diventerà sempre più depresso<br />
e "impotente" ed avrà sempre maggior bisogno di se-<br />
dativi.<br />
Corriupondentemente aumenterà la pressione sullo<br />
psichiatra perché "faccia qualcosa". Ben presto il terapi-<br />
sta comincerà a preoccuparsi che il paziente possa cm-<br />
mettere un suicidio. Cercherà allora di aumentare il con-<br />
trollo sul paziente ricoverandolo in ospedale, trattando-<br />
lo con elettroshwk, e così via. In questo circolo vizioso,<br />
il paziente può essere in grado di provare che è padrone<br />
di se stesso solo uccidendosi. Naturalmente una voilta che<br />
incomincia a scendere la china, il terapista ha rinuncia-<br />
to, o dovrebbe aver rinunciato, a ogni speranza di analiz-<br />
zare il paziente.<br />
L'analista competente non dovrebbe aver bisogno di<br />
fare similii cose. Dovrebbe limitarsi ad essere un analista.<br />
A questo punto è forse opportuna qualche osservazione,<br />
dato che il terapista potrebbe trovare l'atteggiamento<br />
analitico difficile da mantenere.<br />
Se il paziente può essere definito dipendente, indifeso<br />
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e malato, il terapista è giustificato nell'adottare una misura<br />
di controillo nei suoi confronti. Dato che simili persane<br />
richiedono piro~tezime, 11 imdo & "prot~trtore" diventa<br />
legibtimo. D'altra parte, IW i1 terapislta considera<br />
il paziente autonomo ed autoresponsabile, la protezione<br />
non è legittima. Se tale persona è ciononostante "protetta",<br />
possiamo giustamente panlare di degradazione,<br />
sfruttamento e oppressione. Un esempio di oiò è il rapporto<br />
tra segregazioniisti e negri.<br />
E' chiaro il perché fornire protezione è seducente<br />
per il protettore: gli dà $1 contr01ilo idel rapporto. Qui<br />
sta la croce del problema per il terapista che trova difficile<br />
l'atteggiamento di alutonomia; rinunciando al "dovere"<br />
di proteggere il paziente, !deve anche ninunciiare al<br />
>P<br />
privilegio" di control~larlo. I1 terapista autonomo virtualmente<br />
non ha controllo sul suo paziente; di qui la<br />
paura di perderlo. Ne consegue allora che, nella misura<br />
in cui il terapista ha paura della perdita dell'oggetto, cercherà<br />
un tipo di rapporto eteronomo coi cuoi pazienti.<br />
Gli psicoterapisti spesso hanno bisogno dei loro pazienti<br />
più di quanto i pazienti non abbiano bisogno dei loro<br />
psicoterapisti (non salo ecommicamente ma anche psicologicamente).<br />
Per superare quindi uno dei liimiti della<br />
pratica ddla psicoterapia autonoma, il terapista deve<br />
essere largamente libero dalla paura )di perdere il paziente<br />
e, quindi, dal desiderio di controllarlo.<br />
Un altro genere di complicazione non analitica che il<br />
terapista deve evitam è panlare del paziente con temi. Del<br />
tutto erroneamente, si ritiene spesso che l'utilità di questa<br />
pratica consista nel proteggere le confidenze del paziente.<br />
Senza dubbio queste ultime richiedono protezione<br />
assoluta; e se l'analista non disoute dal paziente con<br />
altri, le confidenze del paziente sono, ipso facto, perfettamente<br />
protette. Così dovrebbe essere. Tuttavia restrimgere<br />
il rapporto dell'analista sdtanto al praprio paziente<br />
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serve anche a un altro slcapo. Per vederlo chiaramente,<br />
consideriamo un caso tutt'altro che insolito in psico-<br />
terapia.<br />
Supponiamo che il paziente voglia liberare il terapi-<br />
sta daill'obbligo di mantenere confidenziali le sue comu-<br />
nicazioni, e che iinoltre richieda al terapislta di colmunica-<br />
re con altri, ad esempio, 'di dare una diagnosi al rettore<br />
di un collegio o tal direttore del persanale di una socie-<br />
tà. Cosa dovrebbe fare l'analista?<br />
Non ho bisogno di insistere sul fatto che l'analista<br />
non gioca un consueto gioco medico. I1 "materiale" che<br />
l'analizzando comunica all'andista non è come il cam-<br />
pione di sangue che il (paziente medico dà al suo dotto-<br />
re. In quest'ultimo caso, il pazilente "possiede" il sangue<br />
e di conseguenza anche ~l'informazime che il dottore può<br />
vicavarne. Quindi il paziente può dare istruzioni al me-<br />
dico di trasmettere quest'informazione a terzi e, nel<br />
normale andamento delle cose, questo è quanto il dot-<br />
tore farà. Non ha motivo alcuno par ncm farlo.<br />
E' sciocco tuttavia cercare di seguire (le stesse regole<br />
in analisi dato che non c'è nulla che il'snalista possa co-<br />
municare ad altri che anche i11 pazilente non conosca o<br />
non abibla diritto a conoscere. Pkhé lo scopo dall'analisi<br />
è ampliare al massimo grado l'autcmamia del paziente,<br />
l'analista non ha maggiori ragioni di informare una ter-<br />
za persona della "diagnosi" del paziente di quante ne<br />
avrebbe di dire alla moglie del paziente che il marito la<br />
odia, o aill'agente di borsa del pazimte che il suo clknte<br />
vuole comperare un centinaio d'azioni della Genera1 Mo-<br />
tors a 92. Qualunque cosa il paziente voglia far sapere<br />
alle diverse persone della sua vita può (dirgliele lui stes-<br />
so; ,di fatto deve dirgliele, dato che l'analista non lo farà<br />
in sua vece. Se l'analista svolgesse questa sorta di ruo-<br />
lo, parteciperebbe attivamente alla vita extra-analitica<br />
del paziente viziando così l'intero sfarzo analitico.<br />
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"Frustrare" e "soddisfare" il paziente<br />
I1 problema di quanto l'analista dovrebbe soddisfare<br />
o frustrare 41 paziente ha tormentato a ilungo ilti psicoana-<br />
bisi. Le opinioni di Freud d riguardo non hanno aiutato<br />
a risolvere il problema. Messo di fronte a pazienti fobici<br />
e ossessivi i quali, malgrado un i(ntenso lavoro analitico,<br />
erano restii a rinunciare ai loro sintomi, Freud suggerì<br />
che il terapista adottasse certe forme di "attività" per<br />
esercitare una pressione sul paziente affinché cambiasse.<br />
Il "principio" fondamentale che propose fu:<br />
I1 trattamento analitico deve essere portato avanti,<br />
per quanto possibile, in condizioni di pl;ivazione, in uno<br />
stato dli astinenza S.'<br />
Questo dettame si è rivelato una ricca sorgente di<br />
confusione. Senza dubbio per "astinenza" Freud non intendeva<br />
l'astinenza sessuale. Ferenczi e altri, tuttavia,<br />
conciglimavano ai pazienti di non masturbarsi o di non<br />
avere rapporti sessuali. Ma i suggeriimenti di Freud riguardo<br />
ail'astinenza erano colo leggermenfte meno infelici:<br />
(. . .) Per crudele che possa sembrare, dobbiamo fare<br />
in modo che )la sofferenza del paziente, a un livello che<br />
sia in qualche modo effettivo, non termini prmaturamente<br />
... Per quanto ri~guarda i suai rapporti col medico,<br />
il paziente deve essere lascilato con molti desideri insoddisfatti.<br />
E' conveniente inegargli precisamente quelle soddisfaziuni<br />
che desidera con maggiore intensità ed espnime<br />
con più insistenza D . ~<br />
Ved,iamo qui Freud sostenere la manipolazione e la<br />
coercizione del paziente, apparentemente nell'interesse<br />
dell'analisi. Ciò è assurdo. Tali manovre sono antianali-<br />
1 Lines of Advance in Psycho-Analytic Therapy (1919), The<br />
Stundurd Edition, vol. XVII, p. 162.<br />
2 Zbid., pp.. 165-164.<br />
240<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
tiche e non trovano posto nella psicoterapia autonoma.<br />
I problemi che indussero Freud a ricorrere a tali interventi<br />
'httiM" si chiariscono faciilmente conscideriando la<br />
psicoandiisi come rapiparto contrattuale: su ciò è opportuno<br />
dire ora qualcosa.<br />
Ritengo che Freud abbia formulato la regola deill'astinenza<br />
per contrapporsi alla "naturale" tendenza del terapista<br />
a confortare il paziente. Egli ritenne quindi necessario<br />
sottolineare che l'analista non deve adeguarsi ai<br />
desideri del paziente se essi ostacolano il lavoro dell'analisi.<br />
Ad esempio, se il paziente desiderasse l'affetto del<br />
terapista, l'analista non dovrebbe concederlo se<br />
plice-<br />
mente per farlo "sentire meglio". Lo scopo della terapia<br />
non è di raggiungere la "felicità" e neppure il "benessere",<br />
ma di apprendere su se stessi e sviluppare I'auton~mia<br />
personale. Per me, la regola dell'astinenza significa<br />
esattamente questo e niente di più recondito.<br />
Comunque, per un insieme di ragioni che non ci riguardano,<br />
nella psicoanalisi divenne papalare l'idea che<br />
la condizione psicologica più adatta iper un paziente che<br />
intraprende l'analisi fosse uno stato di frustrazione. Molti<br />
analisti, quindi, ritengano che il paziente debba sentirsi<br />
ansioso, fare sacri5ici finanziari per i11 trattamento e<br />
così via; perché, altrimenti, l'analisi cesserà di essere efficace.<br />
Secondo me quest'opinione è wrnpletmente<br />
m<br />
falsa?<br />
L'analista non ha maggiore diritto di "frustrare" il paziente<br />
di quanto ne abbia di "soddisfarlo". Per di più,<br />
cosa intendiamo per "frustrazione" e "gratificazione"?<br />
Considerare il rapporto analitico come contrattuale<br />
semplifica le case. L'analista si impegna col paziente a fare<br />
alcune cose per )lui. Strettamente parlando, quindi, se<br />
l'analista rispetta il suo contratto non "premia" il paziente;<br />
si comporta semplicemente come una persona<br />
3 Vedere THOMAS S. SZASZ, The Meaning of Suffering<br />
a American Journai of Psychoanaiysis o, 21 (1961), pp. 12-17.<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo<br />
in Therapy,<br />
24 1
onesta che fa il suo lmoro e mantiene le sue promesse.<br />
Viceversa, se d'analista cessa di rispettare il contratto,<br />
egli non "frustra" il paziente (anche se, indubbiamente, il<br />
pazient'e può sentirsi frustrato); si comporta semplicemente<br />
come una persona disonesta che non fa il suo lavoro<br />
e infirange le sue promesse.<br />
Naturalmente, in pratica, le cose non sono così semplici.<br />
Ma consi'deriamo il problema class'ico che dà ori-<br />
gine alla nozi'one di « astinenza » e rhrrnul~iamo~o in<br />
termini di autonomia e contratto. I1 paziente è una giovane<br />
attraente il cui marito è (impotente. Va dall'analista<br />
e si innamora di lui. Dovrebbe quest'ultimo soddisfare<br />
i desideri sessuali della paziente? Se non lo farà, lei si<br />
sentisrà "frustrata' e pertanto nello stato di astinenza<br />
adatto per essere analizzata. Per (me, questo è uno strano<br />
modo di considerare il problema.<br />
Anche se la paziente può desiderare dli intraprendere<br />
una relazione sessuale col terapista, non è questo il genere<br />
di attività che il terapilsta ha promesso di vendere. Di<br />
conseguenza, questa situazione richiede prima di ogni altra<br />
cosa una chiarificazione e quanto prima tanto meglio.<br />
In gran parte, forse, pe~hé una situazione di questo genere<br />
non fru adeguatamente chiarita nei primi tempi dell'<br />
analisi, ed anche perché i medici occasionalmente intraprendono<br />
un'attività sessuale con le loro pazienti, non<br />
era dei1 tutto Inlgiustlif3cato per il paziente aspettarsi che<br />
il terapista agisse i,n un simile modo. La nozwne allora<br />
prevalente, che la giusta prescrizione per la malatbia<br />
"~htmiia" fosse Penis novmalis, dosim: repetatur, non poteva<br />
essere di aiuto. Se questo era un "ttrattamento",<br />
perché i medici non avrebbero dovuto "solmiministrarlo"?<br />
Cerchiamo di non ingannami al ,riguardo; non si<br />
tratta di un semplice gioco di parole. Solo in questa<br />
l'uce possiamo capire perché glsi analisti pensarono che<br />
negare ai pazienti certe cose è lo stesso che frustrarli.<br />
Questo naturalmente è vero per coloro che sono inddfe-<br />
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si, specialmente i bambi,ni e (le persone fisicamente invalide.<br />
Se un bambino è affamato la madre nan può dirgli<br />
di cercare del cibo e nutrirsi da solo. Ma 6 questo il<br />
modello adeguato al paziente analitico?<br />
Per torna= al nostro ipotetico caso della giovane<br />
isterica che ha bisogno di "sesso", il compito dell'analista<br />
non è di preoccuparsii del suo stato di "astinenza" ma di<br />
accertare perché, se vuole un amante, non lo cerca al di<br />
fuori della situazione analitica. Anche se, naturalmente,<br />
dal punto di vista della esperienza questo genere di sitluazione<br />
è erotica, (e, se la paziente è attraente, l'analista<br />
può sentirsi tentato), teoricamente non è di natura specificatamente<br />
sessuale. Supponiamo che il marito della<br />
paziente abbia perso tutto ibl suo denaro e che essa daider'i<br />
che sia l'analista a manbenerla. Considererà egli un<br />
"frustrare" la paziente il propri40 rifiuto di aiutarla economicamente?<br />
1 tener presente la natura contrattuale della<br />
psicoterapia autonoma aiuterà sia l'analista che l'analizzando<br />
ad evirtare ,di confondere ed equiparare l'adesione<br />
ai1 contratto con la "frustrazione" dal paziente.<br />
Un altro aspetto di questo problema menita un breve<br />
cenno. Dai (miei contatti con giovani terapisti ho tratto<br />
l'imipressione che molti credono che vi sia qualcosa<br />
di impliciltamente e misteriosamente "buono" o "analiticamente<br />
corretto" nel rifiutare di rispondere a una 'domanda<br />
del paziente, semplicemente perché egli l'ha posta.<br />
I1 terapista stava forse sul punto (di spiegare qualcosa<br />
ma, come reazione alla domanda diretta del paziente,<br />
si gela e rimane in silenzio. (Si tratta di solito ddlo<br />
stesso terapista che, paradossalmente ma coimprensibilmente,<br />
sbaglierà altresì contalminando la situazione analitica<br />
col "fare tropipo" per il paziente; vale a dire, facendo<br />
cose non contemplate nel contratto). Un simile terapista<br />
è troippo timoroso di essere controllato dd paziente<br />
e controreagisce cercando di controllare il paziente.<br />
La mia opinione è che il paziente ha diritto al genere<br />
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di aiuto che l'analista ha promesso di dargli. Sebbene<br />
aloune delle domande del paziente possano rilmanere sen-<br />
za risposta (ed è auspicabile che egli ne comprenda la<br />
necessità), molte altre meritano una risposta senia. In<br />
sintesi, l'andista non deve desiderare di "frustrare" il<br />
paziente, e quindi diutarsi di rispondere a deUe doman-<br />
de, e nemmeno 'desiderare di "gratifìcanlo" e quindi ri-<br />
spondere a domande che mirano alla rassicurazione piut-<br />
tosto che all'informazione.<br />
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LA FASE CONTRATTUALE:<br />
I. ANALISI DELLA SITUAZIONE ANALITICA<br />
I concetti di autonomia e contratto sono decisivi per<br />
la psicoanailki. Colaro che pmtùmno questo tipo di tera-<br />
pia non debbono quindi soprendersi di trovare alcuni dei<br />
loro problemi strutturati in tannini di autonomia con-<br />
trapposta all'eteronomia e di mantenimento di promes-<br />
se in contrapposizione all'inadempienza. Molti problemi<br />
tradizionali della psichiatria e della psicoterapia assumo-<br />
no una veste nuova e più trattabile se awicinati da que-<br />
sto punto di vista.<br />
Generalmente li1 paziente va dal terapitsa in cerca di<br />
aiuto per i suoi disturbi. Non va a negoziare un contrat-<br />
to. Tuttavia questa specie di dissonanza tra compratore<br />
e venditore non è inconsueta. Ad esempio, una persona<br />
che vuole aslsicurare la propnia vita consulta un agente<br />
assicurativo che gli spiega i mtratti offerti dalle varie<br />
compagnie di assicurazione sulla vita. $1 cliente deve de-<br />
cidere se vuole acquistare una polizza, ed eventualmen-<br />
te di che tipo.<br />
Analogamente, anche se il paziente può venire con l'in-<br />
tenzione di acquistare della "terapia", l'analista deve an-<br />
zitutto spiegare cosa ha da vendere. Se il paziente non ne<br />
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è informato, l'analista deve anche spiegare quali altri tipi<br />
di terapia psichiatrica sono in vendita. A meno che il<br />
paziente non abbia una scelta tra una varietà di terapie<br />
e di terapisti, non potrà negoziare efficacemente cm<br />
l'amalista. Se può ottenere aiuto solo sottomettendosi alle<br />
cmdizicmi dell'analista, allora, in effetti, egli è costretto<br />
dal suo stesso bicsoigno ad acquistare qualunque<br />
cosa l'analista venda.<br />
Alcuni si avvicinano al terapista esattamente con<br />
questo spirito; asseriscono di aver bisogno di un aiuto<br />
terapeutico che salo l'analista che hanno consultato può<br />
fornire; di conseguenza debbono sottomettersi, e h verità<br />
lo saranno di buon grado, alle cmdbioni ~dell'analista.<br />
L'analista non dove accettare questa definizione dd!a situazione<br />
ma 'deve slfiidarla e cercare di chiarida. Senza<br />
dubbio il cliente può shmrmenk credere che un detwminato<br />
terapista isia l'unico a poterio aiutare. I1 che, -asionalmente,<br />
potrebbe esseire vero. Tubtavia è impoa-tante<br />
t'enere presente che 131 paziente che cerca aiuto analitico ha<br />
delclle scelte. La pratilca della psiicoandisi Iè possilni~lce solo in<br />
una società capitalistica, com~petibiva e pluralistica; una<br />
simile società offre una varietà di terapie alle persone<br />
h dubbio. Sottolineo questo {punto perché, anche se il1<br />
paziente può sentire che una certa forma (di trattamento<br />
.è la sola "giusta per lui", in effetti è lui che l'ha<br />
scelta preferendola a malte altre.<br />
Analisi della situazione analitica<br />
In gran parte, l'analisi della situazione analitica 1 è<br />
l'analiisi del contratto. Un accordo contrattuale, per la<br />
sua stessa natura, può essere rotto in due modi: per ina-<br />
dempienza o per eccessivo rispetto degli obblighi. Questi<br />
due tipi di violazione ,del contratto corrispondono ap-<br />
246<br />
1 Ved. cap. 111.<br />
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prossimativamente agli atteggiamenti caratterologici del-<br />
la persona che sfirutta e di qudh che si lascia sfruttare.<br />
Fino a un certo punto, da prima è tipica del cmì debto<br />
indirviduo esigente orale o avido, o del sadico; la seconda,<br />
della così detta persona matura o generosa, o del maso-<br />
chista.<br />
La persona che abitualmente non rispetta i contratti.<br />
Un bucm esempio della persona che wca di evitare i<br />
suoi obblighi contrattuali è il paziente che abitualmente<br />
recita il ruolo dal mailato. Egli non vede nulla nella vita<br />
se non i propri malanni, bisogni, problemi e soferenze;<br />
si aspetta siegretamente di dover essare (e in qualche<br />
modo lo sarà) ricompensato ("aiutato") per i suoi<br />
disturbi. Questo paziente in effetti dice: u Non voglio negoziare.<br />
Ciò che vaglio è lare le cose a modo mio. Perché<br />
non mi date ~queillo di cui ho tanto bisogno? ».<br />
Questi pazienti sipesco esibiscono, per lo (meno inizialmente,<br />
sintomi ]di ooniversiolne isterica; o possono sdhire<br />
delle cosiddette malattie psicosomati&e, oppure sono<br />
dei nevrastenici » che si lamentano di ansietà cronica,<br />
stanchezza e depressione. All'inizio sembrano interessati<br />
e ben disposti a partecipare al gioco analitico. Ma non<br />
appena si definisce ,più nettamente il contratto, si ribellano<br />
contro di asso. Non passerà molto che si lamentmanno<br />
maramlente )&l tempo e dei solidi che debbono investijre<br />
nel trattamento. Subito dopo metteranno alla prova<br />
il terapista; disdiranno gli appuntamenti e rirnanderanno<br />
il pagamento del'onorario. Siunili pazienti hanno<br />
spesso avuto lunghe e fortunate carriere usando tali tattiche<br />
coi parenti e a volte anche con altri terapisti. Hanno<br />
quindi imparato che non debbono mantenere le promesse<br />
e che possono rompere i contratti (o non farne<br />
affatto); i loro sintomi e loro sofferenze vengono accettate<br />
come valide scuse.<br />
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In una situazione di questo tipo, l'analisi del contrat-<br />
to e dell'atteggiarnento del paziente nei suoi confronti, e<br />
inoltre una posizione inflessibile del terapista veriso il<br />
contratto, sono indispensabili per una efficace terapia ana-<br />
litica. Se P terapista modifica td centrato, fornendo ad<br />
esempio al paziente sedativi o giustificazioni mediche<br />
per questo o quell'altro scopo, oppure riducendo l'ono-<br />
rario o hsuiando che il paziente accumuli un debito, al-<br />
lora, invece di analizzare la condotta del paziente, il te-<br />
rapilsta gli avrà consentito '& agire nuovamente, nella si-<br />
tuazione terapeutica, ifl suo abituale modo di cmpor-<br />
tarsi.<br />
E' come se il paziente dicesse: Non posso 8risp&tare<br />
i termini del contratto perché sono troppo malato (o<br />
troppo esausto, o con troppe preoccupazioni economiche,<br />
e così via) D. I1 paziente parla perciò il linguaggio del<br />
"Non posso" o ddle giustificazioni. I1 terapista o accetta<br />
quest'idioma o lo rifiuta. In generale, il terapista non<br />
analitico (specialmente il così detto terapista di soste-<br />
gno) si comporta nel primo modo; il terapista analitico<br />
nel secondo.<br />
Compito del~l'analista è tradurre dal linguaggio del<br />
>> non posso" al linguaggio del "non voglio", o dal lijn-<br />
guaggio deltle scuse al Linguaggio dalla raponsiabibità. Gran<br />
parte d'e1 ilavoro quotidiano dell'analisi consiste nel fare<br />
questa sarta di traduzione per ihl paziente e di insegnar-<br />
gliela a fare per conto suo.<br />
I1 terapiista che manca di contestare 1''dioma del pa-<br />
ziente lo accetta come persona irresponsabile. Lo psico-<br />
analista non deve falilo. Egli \d'eve essere capace d' '1 corniprendere<br />
il linguaggio del paziente ma deve rifiutarsi di<br />
adottarlo per l'incontro terapeutico. Al contrario, deve<br />
trattare il pazicente come persona autonoma e responsabile.<br />
Questo si può raggiungere solo assegnandogli delle<br />
responsabilità e aspettandosi che le assuma. A questo<br />
proposito, la terapia è tutt'altro che moralmente neutra-<br />
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le. I1 (paziente deve assumersi la responsabilità di riupettare<br />
il contratto coi1 terapista. Se non lo fa, il contratto<br />
avrà fine.<br />
Questo, posso aggiungere, è l'unico sistema con cui<br />
l'analista può cosbmingere il cliente. I1 terapista autonomo<br />
non può e non (deve influenzare direttamente il paziente<br />
perché si comporti responsabilmente cm gli altri: questo<br />
è un problema daro, nocn del terapista. Ciò nm signi-<br />
&a, naturalmente, che iil terapista non possa fare commenti<br />
sulla condotta del paziente consistente nel rompere<br />
i contatti con quelli che lo circondano.<br />
La persona che abitualmente eccede nell'adempimento del<br />
contratto.<br />
In contrasto con coloro che abitualmente ingannano<br />
o cercano di ottenere qualcosa per nulla, ci sono quelli<br />
che credono di (dover pagare nella vita un prezzo per<br />
qualunque cosa; più desiderano una cosa, più alto è il<br />
prezzo. Qui il terapista è di fronte alla persona oppres-<br />
sa da un senso di cdpevolezza cronico, timorosa di<br />
sfruttare il partner e di essere biasimata per questo. Una<br />
simile persona non solo onora il contratto ma tende a<br />
eccedere nel rispettarlo; è iper-responsabile. Così il pa-<br />
ziente è eocessivmente premuroso verso l'analista e le<br />
sue necessità; si comporta come se l'analista tosse debole<br />
e il paziente forte; paga prontamente le sue parceille e<br />
non si lamenta mai del costo dell'analisi; si offre di fa-<br />
re dei lavori all'analista e cerca di portargli dei doni,<br />
e così via. Questi pazienti sono spesso disposti ia fare un<br />
contratto per l'analisi a delle condizioni economiche e<br />
d'altro genere possibilmente troppo onerose per loro.<br />
Di regola, uno o entrambi i genitoni di queste perso-<br />
ne definivano i loro moli in termini di grande sacrificio<br />
personale per i11 bambino. Come risultato il bambino è<br />
cresciuto sentendosi intollerabilmente colpevo~e per gli<br />
sforzi dei genitori a suo favore, e cerca di mitigare la<br />
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sua coilpevolezza "ripagando" ampiamente il genitore e,<br />
di conseguenza, chiunque possa fare qualcosa per lui.<br />
Queste (persone spesso diventano pazienti analitici perché<br />
la loro tendenza a eccedere ne~l'adempiimento dei contratti<br />
incoraggia i datori di lavoro, gli amici, i coniugi e i figli<br />
a sfruttarli. Ma presto o tardi finiscono per avere dei<br />
risentimenti.<br />
Anche queste persane parlano il linguagggio dei bisogni.<br />
Al contrario dello sfruttatore che è in sintmia<br />
unicamente con le proprie necessità, lo sfruttato è in<br />
sintonia solo con ,le necessità degli altrii con esclusione<br />
delle proprie. Più esattamente, per queste persone k vitale<br />
percepire acourataimente i bisogni degli altri e,<br />
se possibile, sodd~iisfarli. Di qui 9 iloro eccedere nel ri~<br />
spetto dei contrattii e il loro soddilsfare eccessivamente<br />
le richieste del partner per evitare sentimenti di colpa<br />
per aver mancato ai loro obblighi.<br />
Sia lo sfruttatore che lo sfrutbato presentano determinati<br />
problemi all'analista che cerca 'di stabilitre un rapporto<br />
contrattuale col paziente. Lo sfruttatore si opipone<br />
al contratto perché il suo atteggiamento C Sono<br />
troppo debale e indifeso per negoziare un contratto: lei<br />
deve accettarmi come cono fino a che non diventerò più<br />
forte; allora sarò ben felice di agire più responsabilmente<br />
P. Naturalmente questa è una pramessa destinata a<br />
non essare rnantenuba. Una vdta che d texapista I'accettal<br />
l'analisi è finita.<br />
Anche lo sfruttato si oppone al contratto, ma lo fa<br />
più sottilmente. 111 terapista incauto può facilmenlte perdere<br />
il senso del comportamento e dei sentimenti dal<br />
paziente. L1 suo atteggiamento può essere parafmato come<br />
segue: « Non posso negoziare con te perché sei troppo<br />
debole; anche se medi che stiamo trattando ti sbagli<br />
in quanto mi sento obbligato a accettare i tuai .termini<br />
per evitare di ferirti e quindi sentirmene responsabile ».<br />
Qui la terapia è minacciata dalla colpevoSezza, dal ma-<br />
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sochismo e dal diniego di dipendenza del paziente. Se<br />
il terapista ignora questa possibilità (il che può accadere<br />
specialmente se ha bisogno [di pazienti e di denaro), può<br />
stipulare un accordo terapeutico cm un paziente per $1<br />
quale il dispendio di tempo, di denaro e di fatica richie-<br />
sti sano eccessivi. Così quello che 'può smbrare un con-<br />
tratto diventerà un ripetersi dell'abituale stile di vita ma-<br />
sochistico dlel paziente.<br />
Scambio di doni e di favori<br />
Dare e 'ricevere doni è, almeno nella nostra oultura,<br />
una transazione fondamentale nella vita famigliare, for-<br />
temente carica di significato emotivo. Forse, meglio di<br />
ogni altra cosa, il dono premuroso simboleggia amore,<br />
affetto e specialmente gratitudine. Di conseguenza, il<br />
"1iinguaggio" dei (doni offire al paziente un mezzo pronto<br />
di comunicazione col terapista. Nella pratica psichiatrica<br />
medica e non analitilca, è parte "normale1' e ammessa<br />
del rapporto terapeutico che il paziente, grato, offra al<br />
medico un regalo come segno di apprezzamento per il<br />
suo aiuto. Se il paziente è rioco, il dono può essere so-<br />
stanzioso, eccedente di gran lunga il più esorbitante ono-<br />
rario dal medico per il partilcalare servizio prestato.<br />
Poiché fare e ricevere doni è una componente così<br />
normale della vita famigliare e anche di molti rapporti<br />
cliente-specialista, l'analizzando sarà di solito incline, a<br />
un certo momento 'della terapia o alla sua conclusione,<br />
a offrire all'anailista un dono. E si aspetterà anche di ri-<br />
ceverne favori. I1 terapista, d'altra parte, può essere ten-<br />
tato di accettare regali dal paziente e $di mncedergli dei<br />
favori. In questa situazione, coime in molte altre, I 1' ana-<br />
lista non può semplicemente adagiarsi sulle convenzioni<br />
sociali, per quanto convenienti a volte possano essere.<br />
Appunto perché scambiarsi doni e favori possiede un<br />
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notevole significato emotivo per il paziente (e possibil-<br />
mente anche per il terapista) e poiché è un'attività cm-<br />
venzionale, tale transazione offre all'anal~izzando un vei-<br />
colo socialmente aocettabile par esprimere e dissimulare i<br />
suoi transfert cull'analista. I1 camipito dell'analista è<br />
chiaro: deve analizzare tale condotta, non parteciparvi.<br />
Come può e deve l'analista far ciò?<br />
L'analista deve, naturalmente, rinunciare al desiderio<br />
di ricevere doni dai ipazienti o di accordar loro dei fa-<br />
fori. Qui, ancora una volta, un onorario adeguato gioca<br />
un suo rualo; se l'analista i? pagato per i suoi servizi, il<br />
suo desiderio di "percepire" dal paziente in forme extra-<br />
monetarie è ridotto. I1 idesfiderio del terapista [di fare dei<br />
favori al paziente .è, per malti versi, una fonte di diffi-<br />
coltà più complessa per il lavoro analitico; certamente<br />
l'analista che desidera aiutare ii suoi alienti aittraverso<br />
la psicobrapia autonoma deve domimare quest'inclina-<br />
zione.<br />
Camunque, anche se l'analista può esserie libero da<br />
ogni desiderio di cmunicare col paziente per mezzo di<br />
doni e favori, 61 paziente può non lesseillo. Pentanto ogni te-<br />
rapista analitico deve essare preparato a trattare questo<br />
problema con tatto ed efficacemente.<br />
A differenza delle regole sull'onorario o sulla fre-<br />
quenza idle sedute, le. regdlle sdlo saambio di doni non<br />
dovrebbero essere stabilite all'inizio del trattamento. Far-<br />
lo sarebbe inopportuno e ilndiscreto; all'inizio del suo<br />
rapporto col terapista il paziente è generalmente occu-<br />
pato coi suoi problemi personali e forse con la paura<br />
della terapia, non col problema dei doni al terapista.<br />
Quindi, se i11 terapista introducesse l'argomento, stabilù-<br />
rebbe una proibizione. In alcuni pazienti ciò può servi-<br />
re a stimol~are un desiderio di realizzare il comporta-<br />
mento proibito; in altri, può bloccare il successivo svi-<br />
luppo di 'un desiderio di scambiare dei doni. In ogni ca-<br />
so, l'eccessiva e prematura intrusione dell'analista nella<br />
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situazione terapeutica renderebbe l'analisi della tenden-<br />
za del paziente a comunicare attraverso il 7inguaggio"<br />
dei doni più difficoltosa o impossibile.<br />
Per queste ragioni, trovo che la cosa migliore sia<br />
trattare il problema dei doni e dei favorii solo quando<br />
si presenta nella situazione terapeutica.<br />
Personalmente non accordo favori ai pazienti, ma ac-<br />
cetto da essi piccoli doni (di poco valore venale) una o,<br />
occasionailmente, due volte. Mi camponto in questo modo<br />
perché credo che, oltre ai suoi aspetti affettivi, dare e<br />
ricevere doni sia un potente mezzo $per definire la strut-<br />
tura di un incontro umano. La situazione pamdigmatica<br />
nella quale irn )dono & generas sa mente offerto e avidamente<br />
accettato è il rapporto tra genitore e figlio. Ne conse-<br />
gue che il donatore tende a sentirsi superiore o "uno al<br />
di sopra" del ricevente. Da qui il detto: « E' più facille<br />
dare che ricevere m.<br />
Quando, nel corso del rapporto terapeutico, il pazien-<br />
te mi porta un piccolo dono, eglii agisce in maniera so-<br />
cialmente appropriata; per cui rifiutare il dono, anche<br />
se il rifiuto è acwmpagnato da (spiegazioni, significa met-<br />
terlo "sotto".<br />
In effetti è come dire al cliente che, poiché egli è un<br />
paziente, è troppo puco ilmiportante per fare un regalo al<br />
terapista. Tuttavia, se il paziente è gih al corrente (come<br />
in effetti può esserlo se è un professionista o una persona<br />
ben informata sulila psicoanalisi) che gli analisti di re-<br />
gola non accettano doni, dlora è opportuno rifiutare an-<br />
che il pnimo regalo. Inoltre, se il dono è di valore, vale<br />
a dire costa più che una frazione dell'onorario di una<br />
seduta, l'analista non deve accettarlo.<br />
L'accettazione di un tale dono farebbe parte del reale,<br />
economico eccesso di adempimento del contratto anali-<br />
tico da parte del paziente; l'analista accetterebbe una<br />
ricompensa economica maggiore dell'onorario sul quale<br />
si era accordato col paziente.<br />
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Un tale atteggiamento può richiedere seri sacrifici all'analista.<br />
Nel nostro attuale clima morale 'dove ogni<br />
cosa facciano gli psichiatri è tamto facilmente razionalizzata<br />
come necessaria agli scopi "terapeutici", una così<br />
stoica auto-disciplina è tanto rara quanto fuori moda.<br />
Ma dato che gli analisti abitualmente non accettano doni<br />
dai loro pazienti, perché sottolineo così fortemente questo<br />
punto? A causa di un compromesso che dà 1:impressione<br />
che l'analista si astenga da questa pratica mentre, in effetti,<br />
vi partecipa sottilmente. Mi riferisco a quei casi<br />
nei quali, alla conclusione della terapia, un analizzando<br />
ricco dona una sostanziosa somma di denaro per sostenere<br />
la ricerca, l'istituto o l'organizzazione dell'analista.<br />
Anche se il denaro non viene dato direttamente al terapista<br />
e neppure durante la terapia, è nondimeno donato<br />
all'analista ed è $n lrealtà una parite ~de'l rapporto analitico.<br />
Questi lasciti sono naturalmente simili a quelli che<br />
ricchi ex~pazienti spesso fanno ad ospedali e a Istituti di<br />
ricerca. Tuttavia, un regalo di questo tipo fatto da un<br />
antico paziente analitico non può essere paragonato a<br />
quello di un antico paziente medico. Dovrebbe piuttosto<br />
paragonarsi al suo corrispettivo nella condotta dell'analista.<br />
Come sarebbe a dire? Consilsterebbe nella fi donazione<br />
» da parte dell'analista al paziente dell'onorario relativo<br />
agli ultimi mesi di terapia, vale a dire nel trattamento<br />
gratuito al paziente durante il periodo terminale o<br />
forse nell'offerta di una grossa somma di denaro dopo la<br />
fine. Ciò sarebbe generalmente considerato una grave<br />
vialazione del rapporto analibico. Affermo che accettare<br />
la generosità finanziaria di exanalizzandi è un'analoga violazione<br />
del rapporto analitico.<br />
Richieste di favori da parte del paziente, come ad esempio<br />
la richiesta di un (libro dell'analista in prestito, devono<br />
essere respi'nte. Primo, debbono essere rifiutate perché<br />
cmcedere dei favori tende a mettere il paziente in<br />
una posizione di inferiorità. Secondo e ben più importan-<br />
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te, l'accettare confonderebbe il paziente circa il ruolo<br />
del terapista che è quello di analizzare le comunicazioni<br />
dal pazienite. L'analista deve evitare in maniera partico-<br />
lare di intraprendere azioni che diminuiscono l'autono-<br />
mia del paziente o le motivazioni vmco l'auto-raponsa-<br />
bilità.<br />
Da questo punto di vista, non fa granché differenza ciò<br />
che il paziente chiede all'analista; fintanto si tratti di<br />
qualcosa di distinto dall'analizzare, l'analista deve rifiu-<br />
tarsi di esaudlire tutte e $qualunque richiesta del genere.<br />
In verità, richieste di consigli, di pillole per dormire,<br />
di interventi presso parenti sconvolti e perfino di grati-<br />
ficazioni sessuali, ricadono tutte nella stessa categoria.<br />
Ognuna è un desiderio ragionevole che il paziente può<br />
avere, e l'analista non deve certo scoraggiare il paziente<br />
dail soddislfare uno qualunque di questi desideri; ma<br />
non deve essere lui a soddisfarli! Accordare uno qualun-<br />
que di tali favori è un "acting out" da parte dell'anali-<br />
sta perché, così facendo, esce dal suo ruolo di analizzare<br />
e intraprende invece in parte una transazione di "vita<br />
reale" col paziente.<br />
Ricapitolando, se il paziente offre dei doni e il tera-<br />
pista li accetta, i'l risultato sarà un eccessivo rispetto<br />
del contratto. I1 paziente può rispondere con degli sforzi<br />
per compensare questo squilibrio, ad esempio volendo<br />
ridurre l'onorario o cercando di "ottenere" di più dal te-<br />
raipista. I1 terapista può rispondere, a sua volta, con<br />
alcuni atteg@amenti impropri (non analitici) per miti-<br />
gare la colpa di "prendere" troppo dal paziente, ad esem-<br />
pio prolungando le sedute.<br />
D'altra parte, se il paziente richiede dei favori e il te-<br />
rapista li esaudisce, come risultato il contratto non sarà<br />
rispettato, per difetto. Sia il paziente che li1 terapista<br />
possono allora rispondere con degli sforzi per compensare<br />
questo squilibrio. In aggiunta a questi problemi, adem-<br />
pimento in eccesso o in difetto del contratto, la parte-<br />
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255
cìpazione a simili attività extra-analitiche col paziente<br />
confonde 91 rapporto analitico, introducendovi transa-<br />
zioni di "vita reale" tra paziente e analista non analiz-<br />
zate (e spesso non analizzabili).<br />
Se l'analista si comporta come terapista autonomo,<br />
eviterà di dettare delle proibizioni al paziente. E' essen-<br />
ziale, naturalmente, che l'analista non assuma mai il<br />
ruolo di un'autorità che vieta. Un simile atteggiamento<br />
andrebbe contro lo scopo fondalmentale della psicotera-<br />
pia autonoma. Terapista e paziente non debbono cercare<br />
di controllare il reciproco comportamento; al contrario,<br />
ognuno deve influenzare l'altro controllando la propria<br />
condotta.<br />
Questi pnincipi sono esemplificati dal modo con cui<br />
l'analista tratta il desiderio del paziente di offri(re doni e<br />
richiedere favori. I1 terapista non proibisce al paziente<br />
di fare regali, ma non li accetta e ne spiega il motivo.<br />
Allo stesso modo non proibisce al paziente di chiedere<br />
favori, ma non li esaudisce e ne spiega la ragione.<br />
Le condizioni necessarie per contrattare<br />
Come abbiamo visto, la cunitrattmio~le può failtire se<br />
una delle due parti ritiene di essere più debole o più for-<br />
te dell'altra. Come i giochi, i contratti richiedono due<br />
partecipanti approssimativamente uguali. Nei giochi or-<br />
dinari i giocatoI5 debbono essere ben accoppiati in quan-<br />
to a abilità (anche se non necesslariamente per altri aspet-<br />
ti). Qual è il corrispettivo di cib nella psicoterapia autono-<br />
ma (contrattuale)?<br />
Non ci si deve aspettare e neppure è necessario che<br />
paziente e terapista abbiano un'eguale conoscenza di psi-<br />
cologia e un'uguale abilità nel condurre la psicoterapia.<br />
Quello che ci si aspetta è che essi siano approssimativa-<br />
mente uguali nella loro volontà e capacità di assumersi<br />
la responsabilità di sé stessi e nei confronti dell'altro.<br />
Ciò significa che ciascun partecipante deve credere di<br />
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aver qualcosa da dare al partner e di potergli fare, in<br />
cambio, delle legittime richieste. Non si può parlare di<br />
negoziati e contratti se non si hanno due parti ognuna<br />
delle quali ha bisogno di qualcosa e ha qualcosa da offrire.<br />
11 paziente, da parte sua, ha bisogno e desidera<br />
un aiuto psicoterapeutico; in cambio offre al terapista<br />
denaro e una respon~abi~le collaborazione nella terapia.<br />
I1 terapista, d'altra parte, vude e ha bisogno di denaro e<br />
di opportunità per svolgere il lavoro che ha scelto; in<br />
cambio egli offre al paziente la sua conoscenza e capacità<br />
analitica. Su questa base essi possono negoziare e<br />
contrattare tra loro in maniera significativa. I1 negoziato<br />
è impossibile o tende a fallire ogniqualvolta c'è un eccessivo<br />
squillibrio tra la posizione di contrattazione del paziente<br />
e quella del terapista. La persona che sfrutta può<br />
ritenere di non avere molto da dare o che il terapista<br />
ha abbastanza o troppo e pertanto non ha bisogno o<br />
non merita nulla da lui. Colui che è sfruttato può avere<br />
la sensazione che il terapista sia bisognoso e quindi<br />
debba avere qualunque cosa chieda, o che egli stesso abbia<br />
poche necessità e possa pertanto dare agli altri quasi<br />
tutto ciò che desiderano. In entrambi i casi i negoziati<br />
vacilleranno. Queste considerazioni mettono in luce la<br />
necessità per il paziente e per il terapista di riconoscere<br />
francamente sia quello di cui hanno bisogno, sia quello<br />
che si offrono scambievolmente.<br />
Trovo quindi difficile immaginare come la terapia contrattuale<br />
possa funzionare senza che il paziente paghi<br />
l'onorario alil'analista, in quanto è il pagare l'analista<br />
che più di ogni altra cosa mette il paziente in condizioni<br />
di essere parte negoziante responsabile in un contratto<br />
con lui. Analogamente, la situazione sarebbe più complicata<br />
se il terapista non avesse bisogno del 'denaro del<br />
paziente. Cosa potrebbe dare i$ paziente a questo terapista?<br />
Naturalmente è possibile fare della psicoterapia e<br />
"aiutare" un paziente senza che questi paghi l'analista<br />
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per i suoi servizi: ma una tale terapia non sarebbe né<br />
contrattuale né, secondo i nostri termini, analitica.<br />
Come in ogni situazione contrattuale, il contratto tra<br />
paziente e terapista e il rispetto dei termini del medesimo<br />
può avere uno di questi tre risultati: può essere reciprocam'ente<br />
vantaggioso e ugudmente giusto per entrambi;<br />
il paziente può sfruttare il terapista; il terapista<br />
'può ishuttare ifl paziente. I1 terapista autonomo deve<br />
mirare onestamente e sinceramente a contratti che siano<br />
non salo reciprocamente v'incolanti, ma altresì recipxocamente<br />
equi e soddisfacenti. Egli può far ciò, da una parte<br />
esercitando i propri sforzi in questa direzione, e dall'altra<br />
informando il paziente (nel contesto appropriato) dei<br />
pmiic0l.i {dello ~sfrubtarn~to iunikìkde e aumentando 'h<br />
sua vigilanza contro questo rischio.<br />
L'analisi dei giochi di linguaggio<br />
In termini psicoanalitici tradizionali, l'obbiettivo di<br />
gran parte del lavoro analitico è di aiutare il paziente a<br />
guadagnare l'accesso al proprio ~hcanscio. In altre parole,<br />
analista e analizzando collaborano nel rendere cosciente<br />
l'inconscio (del paziente).<br />
Formulare l'impresa analitica in termini di comuni'cazioni,<br />
regole da seguire e partite da giocare, ci consente<br />
(di descrivere il processo analitico in maoliera diversa<br />
e, credo, più accurata. Ho già indicato parte del<br />
lavoro che l'analista deve fare, ad esempio nel tradurre<br />
i messaggi del paziente dal ilinguaggio Idei bisogni a<br />
quello delle promesse. Vorrei ora sviluppare questo tema<br />
mostrando cosa implica l'analisi dei giochi di ilinguaggio.<br />
In parte, il problema del paziente .è che $le sue aspirazioni<br />
e strategie interyersonali sono camuffate non solo<br />
per gli altri, ma anche per se stesso. Egli si esprime indirettamente,<br />
attraverso sofferenze, sintomi, sogni, allusioni<br />
e così via. Compito dell'analista è di aiutare il pa-<br />
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ziente a rendere esplicito ciò che è implicito, a comuni-<br />
care direttamente anziché indirettamente. Per fare que-<br />
sto, gran parte del lavoro terapeutico deve essere dedi-<br />
cato all'analisi dei giochi di linguaggio. Anche se i gio-<br />
chi praticati da diverse persone vaniano ampiamente,<br />
possiamo distinguere alcune categorie di giochi di lin-<br />
guaggio (ad esempio il linguaggio dei sintomi somatici,<br />
dei rapporti personali infelici, delle persecuzioni). Di<br />
fatto, abbiamo qui un metodo per trasformare la nosolo-<br />
gia psichiatrica tradizionale in una tipologia del com-<br />
portamento personale, aperaitivamente dgniif:imti,va, se-<br />
condo il linguaggio predominante usato dal paziente per<br />
esprimere i suoi problemi esistenziali.<br />
Il linguaggio delle scuse<br />
e il linguaggio della responsabilità<br />
Tra i molti giochi di linguaggio che la gente fa, ne<br />
sceglierò due che sono particolarmente pertinenti al la-<br />
voro dello psicoterapista contemporaneo. Gran parte<br />
della cosiddetta psicapatologia che il terapista cerca di<br />
capire, decodlficare e tradurre in un altro idioma, si in-<br />
centra sui tentativi del paziente di evadere li responsa-<br />
bilità delle sue aspirazioni, desideri, sentimenti, pensieri<br />
e azioni. « Interpretando B (vale a dire indicando) le<br />
evasioni idd paziente dall'auto-msponsabiilità e dii'u~tan~do-<br />
si di assumere 'delle responsabilità al suo posto, l'analista<br />
incoraggia e insegna al paziente ad accettare e sviluppare<br />
un atteggiamento più fiducioso in se stesso. E' chiaro,<br />
allora, che la psicoanalisi è un esercizio morale o, se si<br />
preferisce, una terapia morale. Dal mento che tratta<br />
della natura e del valore di !diversi stili di condotta per-<br />
sonale, non potrebbe essere altro che questo.<br />
Nel caso che stiamo considerando, paziente e tera-<br />
pista hanno a che fare con due linguaggi, quello delle<br />
sause e quello della responsabilità. Questi corrispondono<br />
approssimativamente all'esperienza di sé della persona<br />
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come di un qualcuno indifeso e dipendente da altri<br />
(eteronomia), di fronte a una esperienza di sé come di un<br />
qualcuno capace e indipendente (autonomia). La prima<br />
è caratterizzata dalle espressioni chiave "non posso",<br />
"debbo", "dovevo", "non potevo evitarlo" e "mi era<br />
stato ordinato"; la seconda dalle espressioni "voglio",<br />
"ho deciso", "ho scelto" ed "è stata colpa mia". Mcuni<br />
esempi possono illustrare il ruolo dell'analisi del gioco<br />
di linguaggio nella psicoterapia autonoma.<br />
Cominciamo dal caso di un giovane studente, obbligato<br />
dal padre a intraprendere la carriera di medico, che<br />
si lamenta di una inibizione nel lavoro. Egli dice: « Non<br />
posso studiare, che (devo fare? P. Ha paura & dire a1<br />
padre e a se stesso (non occorre che ci interessiamo qui<br />
della natura precisa dei suoi conflitti intrapersonali o<br />
interpersonali): « Non voglio studiare medicina B, C Non<br />
voglio ricevere ordini da te D. Al contrario, si fa valere<br />
mediante il linguaggio delle giustificazioni; egli raggiunge<br />
così alcuni dei suoi scopi, pur evitando la responsabilità<br />
delle conseguenze dei suoi atti (0 di alcune di essi). Questo<br />
spiega perché il cosiddetto comportamento nevrotico<br />
è, in un senso ben preciso, ''normale" e utile, personalmente<br />
e socialmente, e perché non può e non dovrebbe<br />
essere cambiato da nessuno che non sia il paziente<br />
stesso. 111 paziente, commqu~e, lo cambierà solo<br />
se potrà agire in maniera più soddisfacente per lui<br />
stesso.<br />
Ecco un altro esempio. Una giovane, madre e donna<br />
di casa, è insoddisfatta della sua vita. Si innamora di un<br />
altro uomo, ha una relazione con lui e pensa di divorziare.<br />
Cerca aiuto da uno psicoterapista al quale fa affermazioni<br />
di quesito genere: « Per #quanto mi sforzi, noai<br />
niesco ad amare mio marito. Non posso continuare a vivere<br />
con lui ». I1 terapista la incoraggerà ad accettare<br />
una maggiore responsabilità di fronte a se stessa e alla<br />
propria situazione di vita. Ella dovrebbe essere in grado<br />
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di dire (a se stessa e ad altri quali l'analista e il marito)<br />
fino a che punto non vuole amare il mafito (che potrebbe<br />
non meritare il suo amore) e non vuol continuare a vi-<br />
vere con lui. L'analista suppone che con una più chiara<br />
comprensione dei propri desideri, sia di conthuare che<br />
di interrompere la vita matrimoniale, la paziente sarà<br />
in una posizione migliore per decidere la linea di con-<br />
dotta che desidera seguire.<br />
La natura contrattuale del rapporto analitico fa di<br />
esso una situazione ideale per effettuare la traduzione<br />
dal linguaggio delle scuse al linguaggio della responsa-<br />
bilità. E' necessario quindi che l'analista assuma la re-<br />
sponsabilità per la propria parte di condotta dell'analisi<br />
e non nasconda i suoi atti e i suoi motivi dietro una<br />
cortina -di silenzio o di giustificazioni psicoanalitiche. Al<br />
tempo stesso, l'analista deve sfidare, con tatto ma persi-<br />
stentemente, le scuse del paziente. Man mano che la te-<br />
rapia procede, molte di queste verranno indirizzate ver-<br />
so l'analista. I1 seguente esempio è illustrativo.<br />
Un giovane, in analisi per omosessualità, è richiamato<br />
per il servizio militare. Egli dice all'analista:
solo se la situazione analitica è dissimile dalla maggior<br />
parte delle ordinarie situazioni dove la malattia è una<br />
legittima scusa (può essa10 anche in adsi, ma non<br />
per gli individui che giocano abitualmente il gioco della<br />
malattia). L'analista non deve né punire né premiare il<br />
paziente per il fatto che è malato. Può evitare di farlo<br />
spiegando al paziente che non è obbligato a rispettare<br />
i suoi appuntamenti analitici se si sente incapacitato. Al<br />
tempo stesso l'analista deve ricordare al paziente che<br />
il contratto analitico richiede il pagamento di un onora-<br />
rio per ogni seduta, stimolando i suggerimenti del pa-<br />
ziente su come trattare la questione dell'onorario degli<br />
appuntamenti mancati. Questo genere di dialogo rende<br />
edotto il paziente che la sua malattia, per quanto spiace-<br />
vole, è sotto la sua responsabilità e non sotto quella<br />
dell'analis ta.<br />
E' poi necessario esaminare le conseguenze di varie<br />
possibilità, tanto (per il paziente che per l'analista.<br />
1. Se il paziente non paga, risparmia denari e priva<br />
l'analista 'di un onorario che avrebbe potuto guadagnare<br />
cm un paziente non ipocondriaco.<br />
2. Se il paziente presume che l'analista accetti le<br />
sue scuse come valide, mette il terapista nella posizione<br />
di fiidarsi o non fidarsi di lui; ma $1 compito del terapista<br />
è di analizzare i,l paziente, non di giudicare l'autenticità<br />
delle sue giustificazioni.<br />
3. Se il paziente si rimette al giudizio dell'analista<br />
per quanto riguarda la gravità dei suoi disturbi, e di con-<br />
seguenza la validità delle sue scuse, mette il terapista<br />
nella posizione di giudice della capacità del paziente a<br />
partecipare alla seduta analitica; ma questa non è un'in-<br />
combenza del terapista, e se questi la considera tale,<br />
non sarà più in grado di analizzare il paziente.<br />
4. Se il paziente paga l'onorario, che si rechi o meno<br />
alla seduta analitica, la sua autonomia nei confronti del<br />
terapista rimane intatta e il terapista può concentrarsi<br />
sul compito di analizzarlo.<br />
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Riassumendo, le camunicazioni dell'analizzando com.<br />
poste nel linguaggio delle scuse debbono essere sistema-<br />
ticamente esplorate e decodificate, ed egli deve essere<br />
invitato a rifomulare i suoi messaggi nel linguaggio della<br />
responsabilità. Quindi, oltre ad analizzare la nevrosi di<br />
transfert è necessario che il terapista faccia fronte ai ten-<br />
tativi del paziente di non rispettare il contratto. Gli si<br />
deve mostrare come lo fa, interpretando i suoi sforzi per<br />
eludere o modificare il contratto. Ma non è sufficiente.<br />
Dato che l'analista è l'altra parte contrattante, egli deve<br />
effettivamente assoggettare il paziente ai termini dell'ac-<br />
cardo. I1 terapista che interpreta le evasioni dal contratto<br />
del paziente, ma che al tampo stesso consente che acca-<br />
dano, diventa precisamente un'altra persona con cui il<br />
paziente intraprende nuovamente le sue abituali strate-<br />
gie di gioco.<br />
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14<br />
IL PERIODO CONCLUSIVO<br />
Come termina il rapporto analitico?<br />
Cominciamo col genere di asserzione relativa alla conclusione<br />
dell'analisi e col genere di procedure per raggiungerla,<br />
che io consildero inaccettabili. Si afferma spesso<br />
che 1 trattamento psicoanalitico può o deve essere<br />
ilnterrotto quando la nevrosi di transfert del paziente. è<br />
risolta. Ciò è paragonabile all'affennazione che un medico<br />
può cessare di curare un paziente quando la sua malattia<br />
è guarita. Entrambe le affermazioni sono tautologiche:<br />
esse asseriscono semplicemente che la malattia<br />
richiede una terapia e la salute invece no.<br />
La procedura tipica, ma scorretta, di terminare l'analisi<br />
è strettamente legata a questo modello concettuale<br />
di terapia medica. Secondo questa procedura è responsabilità<br />
del terapista stimare il progresso del paziente in<br />
analisi e decidere quando si deve metter fine alla terapia.<br />
Ma, come ho già detto, nell'accordarsi sul contratto analitico<br />
I'amlista autonomo liinunaia al potere e al diritto<br />
di esercitare questa opzione (salvo per il mancato pagamento<br />
ddl'morario o forse, come una so- di disperata<br />
autodifesa contro la diretta aggressione del paziente).<br />
Quindi, la ~~ecisione di lintmrompere o di swpendere Vana-<br />
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lisi di un paziente rientra nella stessa categoria dda deci-<br />
sione di dargli tranquillanti o trattamenti di elettroshock:<br />
sono mosse non permesse allo psicoterapista autonomo.<br />
Questi sono dunque i modi in oui l'analisi non può<br />
e non dovrebbe concludersi. Come fare allora? Poiché è<br />
il paziente a dover prendere la decisione, la risposta di-<br />
pende in gran parte dalla personalità del paziente e dal<br />
suo rapporto con l'analista. In verità è probabile che la<br />
fase terminale della psicoterapia autonoma riveli le stra-<br />
tegie di gioco tipiche dell'analizzando e sia quindi utille<br />
al lavoro analitico. Se tuttavia l'analista impone al pa-<br />
ziente le sue idee sulla fine dell'analisi, ad esempio pro-<br />
vando "a svezzare" i così detti pazienti dipendenti o<br />
stabilendo una data per il termine, egli oscurerà il con-<br />
tributo del paziente a questo aspetto dell'incontro. Agen-<br />
do così il terapista, non solo infrange l'autonomia del<br />
cliente, ma sacrifica altresì importanti occasioni di la-<br />
voro analitico. In verità, esattamente come il periodo di<br />
prova può essere la parte più significativa dell'incontro<br />
analitico per alouni pazicenti, per altri può esserlo il pe-<br />
riodo terminale.<br />
Da questo punto di vista e in base a questo metodo,<br />
ne consegue che il contributo dell'analista al periodo<br />
termi,nale non dov'rebbe variare molto da paziente a pa-<br />
ziente, mentre quello dell'analizzando è destinato a va-<br />
riare in rapporto alla sua personalità e ai problemi che<br />
sta cercando di risolvere. E' quindi possibile fare delle<br />
generalizzazioni sulla condotta del,l1analista nella fase<br />
terminale, ma non su quella del paziente; il contributo<br />
dell'analizzando può essere unicamente accennato con<br />
esempi illlus~trativi.<br />
I1 ruolo dell'analista<br />
nella conclusione dell'analisi<br />
In un certo senso, la preparazione alla fine dell'analisi<br />
comincia ad principio della psicoterapia autonoma. Di<br />
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egola i pazienti fanno domande sulla durata e conclu-<br />
sione del'l'analisi quasi fin dal momento in cui incontrano<br />
il terapista. Si camprende come i possibili pazienti si<br />
preoccupino non soltanto di quello in cui stanno per<br />
imbarcarsi, ma anche di come ne verranno fuori. Quindi<br />
il periodo finale deve essere visto nel contesto della re-<br />
lazione che lo precede: (le interviste inizialti, il periodo di<br />
prova e la fase contrattuale.<br />
I1 terapista che segue la tecnica analitica tradizionale,<br />
stabilendo regole che il paziente dovrà seguire, desidere-<br />
rà anche applicare determilnate regole per dirigere il pe-<br />
riodo conclusivo. Al momento in cui analista e analizzan-<br />
do avranno percorso tale distanza, il paziente si aspet-<br />
terà di essere istruito sulle regole per terminare e sarà<br />
ben felice di seguirle. D'altra parte, se 'l'analista indica<br />
di voler preservare e allargare la sfera d'azione personale<br />
del cliente e insiste che tutte le decisioni, ilncluso l'ini-<br />
zio, la continuazione e la fine dell'analisi, sono di respon-<br />
sabilità del paziente, la situazione cabmbierà radicalmente.<br />
I1 cliente non si aspetterà che sia l'analista a dirgli<br />
quando o come terminare l'analisi, ma al contrario pen-<br />
serà di deciderlo in larga misura per conto proprio.<br />
Non si tmratta unicamente di una situazione ideale; è<br />
anche un dato di fatto. Esso deriva logicamente dal me-<br />
todo psicoterapeutico. Man mano che il rapporto pro-<br />
gredisce, il paziente della psicoterapia autonoma si rende<br />
conto che il rapporto è soltanto suo e può farne ciò che<br />
vuole. Se desidera continuare o terminare in qualunque<br />
momento, può farlo, a prescindere dall'opinione dell'ana-<br />
lista.<br />
Naturalmente, se un paziente domanda la mia opinio-<br />
ne sul termilne dell'analisi e io ne ho una, gliela comu-<br />
nico, così come farei per qualunque altro argomento<br />
che do #riguardasse; se invece non ne ho cilouna, ugualmen-<br />
te gli comunico questo pensiero. Fra me e i miei pa-<br />
zienti esiste quindi un'intesa sul periodo finale dell'ana-<br />
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lista molto prima che si arrivi a questo punto. Quando<br />
vi giungiamo, essa viene sottoposta allo stesso esame di<br />
qualunque altra cosa nella relazione terapeutica. Come<br />
ho già detto, il modo di terminare spesso rivela una quantità<br />
di dati sui tipici giochi sociali e sulle strategie interpersonali<br />
del paziente. L'analisi della fase terminale<br />
serve quindi da riassunto di gran parte del lavoro analitico<br />
che l'ha pre~ed~uta. In molti casi, il paziente stesso è<br />
in grado di capire e di analizzare il gioco conclusivo.<br />
Esempi di fine analisi<br />
Nella psicoterapia autonoma, il periodo terminale può<br />
riflettere il problema esistenziale più importante dell'ana-<br />
lizzando e il suo modo abituale o preferito di cercare di<br />
risolverlo.<br />
I seguenti esempi, nei quali ho contraffatto le infor-<br />
mazioni che potrebbero permettere un'identificazione, il-<br />
lustrano alquanto questi temi.<br />
Esempio n. 1: Il desiderio di evitare di prendere decisioni<br />
responsabili.<br />
Un internista stava completando la sua analisi verso<br />
la fine del terzo anno. Ci accordam~mo su una data di<br />
conclusione che cadeva poche settimane prima della par-<br />
tenza del paziente per un'altra città, per lavoro. Circa due<br />
settimane prima del nostro ukimo incontro, riportò il<br />
seguente sogno:<br />
« Lei stava partendo per una vacanza, e mi indirizzava<br />
al dottor X. Io dicevo: ' Ma questo non ci lascerà assolu-<br />
tamente tempo per finire". Lei rispondeva "No, ma<br />
dobbiamo ccu1cludere in ogni caso" B.<br />
Nel sogno, 11 paziente era sorpreso ma non sconvolto<br />
che lo mandassi via così bruscamente. I1 Dr. X era uno<br />
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psichiatra-organicista e direttivo che il paziente conside-<br />
rava "l'ultima persona" alla quale si sarebbe rivolto per<br />
aiuto. Suggerì che il sogno potesse significare che egli<br />
sperava ancora che lo avrei "mandato via a calci", cosa<br />
che il padre non aveva mai fatto. Lo avrebbe preferito<br />
se io, anziché lui, avessi preso la decisione di terminare.<br />
I1 padre del paziente era molto legato all'unico figlio,<br />
in verità troppo legato per il benessere del figlio. I1 padre<br />
gli era sempre intorno, pronto e desideroso di aiutare il<br />
figlio. In realtà era "senvizievole" anche quando il figlio<br />
non aveva alcun bisogno di aiuto e avrebbe preferito<br />
essere lasciato solo. I1 paziente dweva quindi emanciparsi<br />
della protezione del padre interamente attraverso i suoi<br />
propri sforzi. Si lamentava che il padre non 10 avesse<br />
mai incoraggiato ad essere indipendente e fiducioso in<br />
se stesso.<br />
I1 contratto analitico permise di ricreare simbolica-<br />
mente quella che era una situazione in parte oppressiva,<br />
ma tuttavia confortevole per il paziente. Essendo perpe-<br />
tuamente disponibile, l'analista si comportava in gran<br />
parte mme il padre del paziente. I1 problema non è inso-<br />
lito: la situazione analitica spesso assomiglia ad alcuni<br />
aspetti del rapporto che l'analizzando ha coi genitori.<br />
L'unico sistema corretto di trattare ciò è discuterne e<br />
"analizzarlo". Ed è appunto quello che facemmo. Tuttavia<br />
il paziente continuò a sperare che mi "dimostrassi" di-<br />
verso da suo padre "mandandolo via a calci". Se avessi<br />
deciso io di teminare l'analisi, avrei soddisfatto il suo<br />
desiderio. Paradossalmente, tuttavia, io avrei solo dimo-<br />
strato che ero similce al padre. Inoltre, avremmo perduto<br />
l'occasione di usare la fase terminale, come ogni altra<br />
parte #dalla tenapia, per l'analisi.<br />
Esempio n. 2: 11 desiderio di evitare di essere abbandonato<br />
Un giovane si preparava a concludere l'analisi, dopo<br />
circa un anno. Temeva qualunque relazione protratta o<br />
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ilmpegno significativo; di conseguenza anche l'analisi gli<br />
faceva para. A causa del divorzio dei genitori, quando<br />
era bambino, i suoi primi rapporti significativi erano ter-<br />
minati sempre in modo sorprendente e di solito per lui<br />
spiacevole. Non appena progettò di terminare d'analisi,<br />
divenne chiaro che voleva sorprendermi. Fece vari pro-<br />
getti di prova per terminare, cambiandoli poi improvvi-<br />
samente e decidendo ogni volta di continuare la terapia<br />
per qualche altro mese.<br />
Visto che io $10 seguivo nei suoi incerti piani, comin-<br />
ciò a chiedersi se non mi danneggiasse mettendomi in<br />
una posizione così imprevedibile. Da parte mia ritenevo<br />
di dover accettare questi termini dato che prima della<br />
fase contrattuale non avevo impedicato che avrei dovuto<br />
essere informato in modo certo e definitivo della conclu-<br />
sione dell'analisi. Al contrario, il nastro accordo era,<br />
come al solito, che il paziente poteva venire fin quando<br />
voleva.<br />
Così la fase terminale, che occupò una parte conside-<br />
revole dell'analisi, fu la più importante dell'intero incon-<br />
tro terapeutico. In essa il paziente ricreò molte delle si-<br />
tuazioni nelle quali era stato trattato male dai genitori,<br />
ma questa volta invertendo i ruoli; egli era il genitore<br />
capriccioso, e io ill bambino che lui era stato.<br />
Esempio n. 3: I1 desiderio di perfezione e di permanenza<br />
La paziente era una giovane, figlia unica. I1 supremo<br />
interesse vitale di sua madre era di rendere la vita alla<br />
figlia solida e sicura D. Qualunque cosa e chiunque,<br />
specialmente il padre della paziente, erano usati prima<br />
dalla madre e poi dalla paziente stessa a questo scopo.<br />
I1 risultato fu che la paziente non si emancipò mai dalla<br />
madre, anche se pretendeva di averlo fatto; [questa sua<br />
pretesa la faceva sentire adeguata e l'aiutava a rnante-<br />
nere la finzione di avere e una buona madre N. In realtà<br />
non aveva mai esaminato, né rivisto, e neppure portato a<br />
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un mesto e significativo confronto, il suo rapporto wn<br />
la madre. Qualunque cosa facesse e qualunque rapporto<br />
intraprendesse, rimanevano analogamente incompleti e<br />
irrimlti. La paziente razionalizzava tutto ciò attraverso<br />
una strategia di perfezionismo. Tutto doveva essere cc esat-<br />
tamente così D; ~onti~nuava a occuparsi dei suoi rapporti<br />
significativi con la pretesa speranza di migliorarli, ma<br />
in realtà lasciandoli immutati.<br />
I1 suo rapporto con me divenne per la paziente « una<br />
cosa stupenda » che lei era riluttante a concludere. I1<br />
problema della fine non venne nemmeno sfiorato nei pri-<br />
mi quattro anni di terapia, che si protrasse per molti<br />
anni ancora. La sua durata rifletteva la profonda convin-<br />
zione ddla donna di non essere mai completamente pron-<br />
ta a passare a una nuova attività, a un nuovo rapporto,<br />
a una nuova fase di vita. In verità, il cambiamento la<br />
spaventava. E' significativo che avesse cominciato la te-<br />
rapia con la stessa riluttanza. Ci aveva pensato sopra<br />
per più di dieci anni, e aveva atteso finché il suo modello<br />
stabile di vita non aveva minacciato di disintegrarsi.<br />
Durata dell'analisi<br />
Come regola, il rapporto analitico continua per di-<br />
versi anni. Molti psichiatri e psicoanalisti, incluso Freud,<br />
deplorarono questo fatto ed espressero la speranza che,<br />
a tempo debito, venisse ideato un più "efficiente" e rapi-<br />
do procedimento analitico. Come molte altre idee sba-<br />
gliate culla psicoanalisi, anche questa poggia sulla nozio-<br />
ne che l'analisi sia una forma di trattamento per la ne-<br />
vrosi paragonabile, diciamo, al trattamento medico per la<br />
tubercolosi polmonare. Se così fosse, sarebbe possibile<br />
migliorare l'analisi, esattamente come si perfezionano<br />
altri 'trattamenti medici, rendendola più rapida ed efficace<br />
nella sua azione e inoltre più economica e quindi alla<br />
portata di più persone. Tuttavia aspettarsi che la psico-<br />
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analisi "si perfezioni" in questo senso significa fraintendere<br />
la natura dell'impresa analitica.<br />
La psicoanalisi non è una cura medica bensì un'educazione.<br />
Non è come essere guariti da una malattia, ma<br />
piuttosto come arrivare a conoscere un'altra persona o a<br />
imparare una lingua straniera o un nuovo gioco.<br />
Quanto tempo occorre per ognuna di queste cose? E'<br />
a questo genere di esperienze umane che bisogna paragonare<br />
l'analisi. Si può così capire perché l'impresa analitica,<br />
per da sua stessa natum, escl~uda la rapidità. Quesito<br />
non significa comunque che, per essere utile, ogni analisi<br />
debba djurare tre, quattro o più anni.<br />
C'è un altro equivoco fondamentale nell'aspettativa<br />
che, con una maggiore conoscenza e capacità, gli analisti<br />
debbano essere in grado di aumentare la rapidità delle<br />
analisi. L'equivoco sta nel non rendersi conto che la<br />
durata di una particolare analisi non dipende né dalla<br />
natura della "malattia mentale" dd paziente, né dall'efficifenza<br />
o daill'i~neff~iaienza del "trabtamento" usato (anche<br />
sse ciò ha la sua riampoattanza), ma piuttosto dalla necessità<br />
e dal desilderio ded paziente di continuare a ricevere una<br />
"educazione anailiitica".<br />
Studenti che prendono sempre nuove lauree, non diventano<br />
(necessariamente i migliori scienziati, né sempre<br />
i peggiori. Viceversa, studenti che abbandonano presto<br />
gli studi o che completano rapidamente la loro educazione,<br />
pos,sono fare molto o poco con ciò che hanno appreso;<br />
alcuni possono seguitare un processo di autoeducazione<br />
mentre altri possono dimenticare rapidamente<br />
tutto quello che hanno imparato. La situazione è analoga<br />
in psicoanalisi. Alcune analisi durano a lungo, e devono<br />
durare a lungo, a causa del tipo di persona che il paziente<br />
è; altre sono e debbono essere relativamente brevi.<br />
E' un grave errore collegare l'efficacia dell'analisi con la<br />
sua durata. Di fatto, 'le due cose quasi non sono in relazione<br />
fra loro. Alcuni imparano più rapidamente di al-<br />
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tri, sia a xuala che in disi. Lo st~so accade per gli<br />
analisti: alcuni lavorano più rapidamente di altri.<br />
Riassumendo, la durata di una determinata analisi riflette<br />
due cose: la necessità del paziente e gli stili personali<br />
dell'analista e dell'analizzando come giocatori analitici.<br />
E' questo che dobbiamo aspettarci senza sovrapporre<br />
all'analisi concetti e valori alieni da essa. Soltanto a<br />
queste condizioni il trattamento psicoanalitico può essere<br />
un incontro autentico e autonomo fra analista e analizzando.<br />
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EPILOGO<br />
CONSIGLI AI TERAPISTI<br />
Imparare a praticare la psicoanalisi<br />
Ho sostenuto che il rapporto analitico è come un gioco<br />
con l'analista e l'analizzando quali giocatori. Questa vi-<br />
sione del procedimen'to analitico ha delle conseguenze<br />
non solo per quanto riguanda la teoria e la prassi della<br />
psicoanalisi ma anche per il suo ilnsegnamento e il suo ap-<br />
prendimento.<br />
Come impariamo a giocare i giochi di abilit8 e di stra-<br />
tegia? E' timportante essere chiari nel rispondere a que-<br />
sta domanda, perché ciò che è vero per i giochi di que-<br />
sto genere lo è anche per la psicoanalisi. Vi sono alcune<br />
cose sui giochi che si possono insegnare e apprendere<br />
attraverso la parola stampata e l'istruzione didattica;<br />
ve ne sono altre invece &e non possono essere trasmesse<br />
per questa via e che debbono essere acquisite con la<br />
pratica.<br />
Ciò che può essere insegnato e appreso formalmente<br />
sono le regole del gioco e i principi che sottendono gli<br />
scopi e la struttura del gioco. Ho cercato di mettere a<br />
nudo questi due aspetti della psicoanalisi. Quello che non<br />
può essere insegnato e appreso formalmente è come<br />
giocare un determinato gioco: in questo caso, come e*<br />
sere un analista o un arializzando. In verità, dovrebbe<br />
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essere owio che esistono serie limitazioni a qualunque<br />
impresa del genere. Dopotutto non si può dire ai gioca-<br />
tori come giocare un gioco; questo è affar loro. La vera<br />
essenza dei giochi è che i giocatori sono liberi di giocare<br />
o meno e, a;ll!intemo idelie regole Edal gioco, 'di @cacare co-<br />
me ritengano opportuno. Se una persona è costretta o a<br />
giocare contro il suo volere o a giocare in un certo modo,<br />
cessa di essere un giocatore (nel senso comune); anche se<br />
può apparire agli altri come se stes'se giocando un gioco,<br />
in realtà sta lavorando e non "giocando".<br />
Con questo non si intende negare che alcun'i modi<br />
di giocare siano pih efficaci di altri. Desidero semplice-<br />
mente richiamare l'attenzione sul ruolo cruciale della li-<br />
bertà nel gioco; una persona le cui- mosse in un gioco<br />
sono regolate da altri, è considerata una marionetta o un<br />
robot. Generalmente ci si aspetta che i giocatori siano in-<br />
teramente liberi, entro le regole deI gioco. Attenendosi<br />
a ciò, quasi in ogni gioco un buon giocatore svilupperà il<br />
suo stile particolare. Come si applica questo alla situa-<br />
zione analitica?<br />
E', chiaro che sia l'analista che l'analizzando debbono<br />
essere lacciiati liberi .di comportarsi come ritengono op-<br />
portuno, fi'ntanto che osservino le regok 'del gioco anali-<br />
tico. L'analista competente svilupperà così suo stile<br />
di'stintivo di analizzare; è probabile che questo stile vari<br />
alquanto da paziente a paziente e che possa anche cam-<br />
biare, a misura che l'analista invecchia ed è sottoposto<br />
a svariate esperienze. I1 paziente, naturalmente, deve es-<br />
sere libero di svolgere come ritiene opportuno il ruolo<br />
dell'analizzando più di qwto non 10 sia il terapista nel-<br />
lo svolgere il suo molo di analista. Dopotutto, lo scopo<br />
della terapia è di osservare e analizzare le strategie di<br />
gioco del paziente: se l'analista gli dice come compor-<br />
tarsi, cosa resta da analizzare? I1 valore della situazione<br />
psicoanalittica sta nel costringere il paziente solo legger-<br />
mente e in senso generale, vale a dire unicamente secondo<br />
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certe regole di gioco, piuttosto che con richieste di atti<br />
specifici di acquiescenza.<br />
Oltre ad imparare le regole e i principi della psilcoterapia<br />
autonoma, il terapista che desideri diventare competente<br />
in questa attività deve praticarla. I1 terapista alle<br />
prime armi può trarre profitto dalla "supervisione" del<br />
suo lavoro se la relazione tra lui e il supervisore è anch'essa<br />
autonoma, vale a dire se il supervisore è agente<br />
del terapista.<br />
Cosa dire dell'analisi personale del terapista? Lo aiuta<br />
a imparare ad essere analista? Ho di proposito tralasciato<br />
la discussione di questo tema nelle parti anteriori di<br />
questo libro e non mi dilungherò molto al riguardo neanche<br />
adesso.<br />
Ritengo che sia general'mente utille per il terapista<br />
avere una analisi personale, ma lasciatemi aggiungere<br />
qualche pecisanione. Personalmente, ho dalle serie riseme<br />
cilrca il vallore (delle "analisi did datti che" obbligatorie,<br />
praticate in cmfomità alle richieste delle varie organizzazioni<br />
psicoanali~tiche. Sebbene una simile "analisi" possa<br />
aiutare il terapista a guadagnare credito, è improbabile<br />
che lo aiuti a liberarsi dalle sue intime costrizioni. Analisi<br />
personali intraprese al di fuori della giurisdizione di un<br />
sistema di training organizzato, è più probabile che siano<br />
personalmente utili al terapista. Ma anche qui dobbiamo<br />
essere sensati in ciò che ci aspettiamo. Avere una "buona<br />
analisi" non lo rende a uno un buon analista, né conoscere<br />
i propri "punti ciechi" lo assioura contro l'inettitudine<br />
analitica.<br />
In altre parole, non considero un'analisi personale indispensabile<br />
per una competenza ad analizzare. Infatti,<br />
se l'analisi del terapista è autonoma può avere un solo<br />
effetto: di lasciarlo personalmente libero di fare ciò che<br />
vuole. Alcuni analisti analizzati vorranno praticare la<br />
psicoterapia autonoma; altri preferiranno una pratica differente.<br />
L'idea che l'analisi personale dello psicoterapista<br />
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è destinata a far di lui un analista migliore di quanto<br />
sarebbe stato senza di essa è illogica e probabilmente<br />
non vera.<br />
Ciò che più di ogni altra cosa occorre all'analista è<br />
un genuino interesse per il lavoro analitico e una buona<br />
disponibilità ad entrare in rapporto col cliente sulla base<br />
di principi ben meditati piuttosto che con un in.tento te-<br />
rapeutico amorfo. Se questa persona ha poi ricevuto an-<br />
che un periodo di lavoro analitico ed è percib pratico<br />
del gioco analitico dal punto di vista dell'analizzando,<br />
tanto meglio.<br />
Esiste un altro tipo di istruzione che può risultare<br />
utile ai probabili giocatori; vale a dire consigli su alcuni<br />
aspetti del gioco (nel nostro caso, su alcuni tipi di situa-<br />
zioni analitiche ricorrenti). A conclusione, offrirò alcuni<br />
suggerimenti di questo tipo a coloro che sono interessati<br />
a praticare la psicoterapia autonoma.<br />
Dimenticate di essere medici<br />
Indicazioni ai terapisti<br />
Se siete psichiatri, non lasciate che la vostra prepara-<br />
zione medica vi intralci (la istraida. Se non siete preparati<br />
dal punto di vista smitario, non aspirate segretamente<br />
ad essere un medico. Se il servizio che vi proponete di<br />
vendere è l'analisi, il vostro dovere nei confronti dei clien-<br />
ti e di voi stessi C di essere un'analista competente. La<br />
competenza .in un'altra disciplina (ad esempio in me-<br />
dicina) non è una giustificazione per l'incompetenza nella<br />
teoria e nella prassi della psicoanalisi.<br />
Sarete "utili" e "terapeutici"<br />
se rispetterete il vostro contratto<br />
Non pensate di dover soddisfare richieste del paziente<br />
per servizi non analitici. Non siete responsabili della sa-<br />
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lute fisica del paziente: è lui ad esserlo. Non occorre<br />
che di~mostriate di essere umani, che vi interessate a lui,<br />
o che siete degni di fiducia in qua~nto vi preocaupate della<br />
sua salute fisica, del suo matrimonio o dei suoi affari<br />
economici. La vostra unica responsabilità verso il paziente<br />
è di analizzarlo. Se lo fate in modo competente, sarete<br />
l,<br />
umani" e "terapeutici"; se non lo fate, avrete mancato<br />
con lui, a prescindere da quanto possiate essere umanitari<br />
per altri aspetti.<br />
Dovete conoscere il vostro paziente<br />
Dovete vedere il paziente abbastanza spesso e per un<br />
periodo sufficientemente lungo per conoscerlo bene. Deve<br />
esserci continuità nel vostro rapporto. Per capire e padroneggiare<br />
un movo gioco, alcuni giocatori richiedono<br />
più tempo di altri. Se siete terapisti principianti, farete<br />
bene a chiedere meno e a vedere il vostro paziente più<br />
spesso di quanto avreste potuto altrimenti. Con i vostri<br />
primi pazienti abbiate almeno quattro sedute settimanali<br />
e, se possibile, anche ainque o sei. Se vedete i vostri pazienti<br />
salo tre volte la settimana, ;patreste avere dde d2f-<br />
Eiccnltà neil seguire k mosse (del gioco; e se salo due volte<br />
la tseatimana, b vasire possibilità di ~divenltare un abile<br />
psicot~isba autonomo sono scarse.<br />
Non lasciatevi costringere da "situazioni di emergenza"<br />
Se vi siete comportato in maniera autonoma all'inizio<br />
del t'rattamento e avete progredito soddisfacentemente<br />
fino alla fase contrattuale del rapporto, una delle maggiori<br />
minacce per la terapia è una situazione di emergenza.<br />
Ricordate il vostro contratto e non sentitevi costretto<br />
ad abbandonarlo a causa di un'emergenza. Non è importante<br />
che l'emergenza sia reale o che \i4l paziente stia<br />
mettendovi alla prova per vedere se manterrete il vostro<br />
ruolo analitico (in ogni caso non potrete accertarlo se<br />
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non lo manterrete). Ecco un esempio. I1 paziente, omosessuale,<br />
viene arrestato dalla polizia. Interverrete? No, que<br />
sto è un problema che riguarda il paziente e il suo avvocato.<br />
Se intervenite in una situazione di emergenza, coinvolgete<br />
il paziente in un altro gioco e sciupate la vostra<br />
utilità come analista. Ad esempio, il vostro paziente è depresso;<br />
forse potete volerlo ricoverare in ospedale e trattarlo<br />
con elettroshock. Secondo il mio punto di vista,<br />
questo equivale a interrompere una partita di bridge<br />
per consigliare il partner su come dirigere i suoi affari<br />
o come ottenere il divorzio. 1'1 consiglio può essere buono,<br />
cattivo o indilferente, ma non fa parte di una partita<br />
di bridge.<br />
Una volta che siete usciti dal gioco analitico, potreste<br />
trovare difficile, se non i~mpolssibile, rientrarvi. E' questa<br />
un'importante caratteristica della psicoterapia cantrattuale<br />
e sia voi che il vostro paziente dovete ~iconuscerla.<br />
Non fraintendete le idee e i sentimenti<br />
del paziente nei vostri confronti<br />
[Ciò che il paziente pensa e sente su di voi è tanto<br />
"reale", quanto quello che potrebbe sentire e pensare<br />
chiunque altro. Sebbene possa essere ragionevole catalo-<br />
gare alcuni dei suoi sentimenti e pensieri come "tran-<br />
sfert", srioordate che, così facendo, il comportamento viene<br />
giudicato e non descritto. Supponiamo, come ipotesi di<br />
lavoro, che nella misura in oui il paziente si preoccupa<br />
di voi coane persona e come fante di approvazione e<br />
affetto, egli sta evitando la responsabilità di decidere<br />
ciò che vuol fare con se stesso. Egli cerca così di risol-<br />
.vere il problema di dover dare un significato alla sua<br />
vita attaccandosi al significato che voi avete dato alla<br />
vostra. Incoraggiandolo a wmpartmsi in questo modo,<br />
voi lo tradite.<br />
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La vostra vita e la vostra situazione di lavoro<br />
debbono essere compatibili con la pratica<br />
della psicoterapia autonoma<br />
Se praticate la psicoterapia autonoma dovrete mostrare<br />
un atteggiamento di "vivi e lascia vivere" con i<br />
vostri pazienti. Sarebbe difficile farlo se foste coartati o<br />
tomentati da altri, o se al di fiuori della pratitca analitica<br />
svolgeste delle attività che vi obbligassero a coartare e<br />
tor<br />
entare gli altri. Ad esempio, !se siete interni in un<br />
ospedale di stato o candidati in un istituto psicoanalitico,<br />
come potrete lasciare tranquilli i vostri pazienti se i<br />
vostri superiori a loro volta non vi lasciano tranquilli?<br />
Sarete in grado di lasciare che i vostri pazienti diven,tino<br />
più liberi di quanto voi stessi non siate?<br />
Forse concluderete che l'unico modo per essere padroni<br />
di voi stessi è quello di dedicarvi alla pratica privata<br />
a tempo pieno. Ci sarebbe molto da dire a suo favore.<br />
Sfortunatamente, comunque, è difficile trascorrere tutto<br />
il proprio tempo praticando l'analisi. Se vedete otto o<br />
dieci m pazienti, giorno dopo giorno, c'è la probabilità che il<br />
livello della vostra attività non sia compatibilmente alto.<br />
Una buona soluzione a questo dilemma è di combinare<br />
il lavoro analitico con altre attività compatibili con<br />
esso: ad esempio l'insegnamento, la rioerca e lo scrivere.<br />
Non prendete appunti<br />
I1 rapporto psicoanalitico è un incontro personale.<br />
Voi non fate nulla al paziente, o almeno non più di<br />
quanto egli non faccia a voi. Voi non siete l'osservatore<br />
ed egli colui che è osservato. Entrambi giocate un dupli-<br />
ce ruolo come partecipanti a un rapporto e osservatori<br />
del medesimo. Che effetto avrebbe sui vostri rapporti<br />
con vostra madre, con vostra maglie e con gli amici il<br />
prendere appunti? Non siate quindi dimentichi delle con-<br />
seguenze metacomunicative per il paziente del vostro<br />
atto di prendere appunti.<br />
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Isn ogni caso chiedetevi perché vdete prendere appun-<br />
ti. hr aiutarvi a ~ricardare ciò che 9 paziente vi dice?<br />
Non vi servirà più che se non li prendete. Per registrare<br />
la storia di un caso? Per farne che cosa? Per raccogliere<br />
del materiale a scopo di ricerche? Potete prendere degli<br />
appunti su ciò che ritenete vi possa essere utile dopo<br />
l'intervillsta o &dia fine della giornata. Se siete dubbiosi sul<br />
genere di cose che vi occorrono, gli appunti non vi ser-<br />
viranno a nulla; un'esposizione dettagliata delle "produ-<br />
zioni" del paziente è un documento inutile.<br />
Voi siete responsabili della vostra condotta,<br />
non di quella del paziente<br />
Questo è il principio fondamentale della psicoterapia<br />
autonoma. Voi non siete responsabile del paziente, della<br />
sua salute (mentale o fisica) o della sua condotta: di<br />
tutto ciò ne è responsabile il paziente stesso. Voi siete<br />
invece responsabili della vostra condotta. Dovete essere<br />
veritiero: non ingannare o disorientare mai il paziente<br />
informandolo male o rifiutandogli le informazioni di cui<br />
ha bisogno. Non parlate di lui con terzi, sia che abbiate<br />
o no il suo consenso a farlo. Fate ogni sforzo per capire<br />
il paziente cercando di sentire e pensare come lui. Infi-<br />
ne, siate onesto con voi stesso e critico nei confronti del-<br />
le vostre proprie norme di comportamento e di quelle del-<br />
la vostra società.<br />
In una parola, dovete essere un analista.<br />
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INDICE ANALITICO E DEI NOMI<br />
Abbandono<br />
desiderio di evitare l'-, 269<br />
Abitudine<br />
sintomo e -, 38<br />
Acting out, 216<br />
Adler, Alfred, 70, 75, 85<br />
Adler, Mortimer, 42<br />
Alexander, Franz, 340, 86<br />
Allievo<br />
paziente o analizzando come -,<br />
116-l:?, 127<br />
Anaclitica<br />
- terapia, 73<br />
Analisi<br />
conclusione dellP-, 183-199, 265-<br />
273; definizione del1'-, 158; ori-<br />
gini storiche del4'-, 6061; sce<br />
oo dell'. , 39: . vedi anche ~sicoanalisi<br />
Analista<br />
- u attivo » e u passivo m, 88; domanda<br />
del paziente sul1'-, 209-<br />
211; comportamento strat ico<br />
dell', 83; indioazioni al1'-,975-<br />
282; l' nella fine analisi, 183-<br />
199; 1'- come maestro, 80-81; 1'come<br />
terapista, 95, 116;<br />
ne drir- neiilintervista,<br />
messe del1'-, 154156; vedi anche<br />
psicoanalista, terapista<br />
Analista didatta<br />
mancanza di libertà nel m-<br />
tratto con l'-, !59-160<br />
Analista - paziente, relazioni,<br />
105-1 11<br />
vedi anche paziente-terapista,<br />
relazioni<br />
Analizzando<br />
- come paziente o allievo, 85-86,<br />
116-119. 127<br />
Ansia, 49, 82, 241<br />
Appuntamenti<br />
disdetta di -, 233-236; richiesta<br />
di - , 207-208; fissare gli -, 204,<br />
207-209, 229<br />
Appunti<br />
prendere -, 281-282<br />
Apprendimento<br />
gerarchie di -, 77-79; psicoanalisi<br />
e -, 79-83; vedi anche educazione<br />
Arendt, Hannah, 111<br />
Assistenziale, vedi stato assi-<br />
stenziale<br />
Astinenza, 240-243<br />
Autoanalisi, 82<br />
Autoasserzione, 260<br />
Autonomia<br />
concetto di -, 245; - come con-<br />
cetto positivo, 46-49; conserva-<br />
zione del1'-, 29; ideologie e -,<br />
43; libertà e -, 196-199; principio<br />
di -, 203-205<br />
Autoresponsabilità, 104, 117,<br />
191, 210, 238<br />
vedi anche libertà. resoonsa-<br />
bilità<br />
Autoselezione, 125-126<br />
Autotrasformazione, 118, 176<br />
Boss, Medard, 153<br />
Boulding, Kenneth, 105<br />
Brain Watchers, The (Gross),<br />
36, 63<br />
Breuer, Josef, 34, 61<br />
Bridge<br />
- come modello di contratto,<br />
162-174, 193- 196<br />
Callois, Roger, 27<br />
Camus, Albert, 25<br />
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Capacità<br />
scienza e -, 59-60<br />
Catartico (Metodo), 61<br />
Charcot, Jean Martin, 50<br />
Cliente<br />
- come paziente, 75, 95; - ana-<br />
lista, relazioni; si veda paziente,<br />
terapista, relazioni<br />
Cochrane, Hortence S., 45<br />
Coercizione, 236, 240<br />
libertà e -, 174-178<br />
Collettivismo, 23, 46<br />
Colpa, 39, 249-250<br />
Comando<br />
- e contratto, 149<br />
Comprensione<br />
potere e -, 198; - in psicoanalisi,<br />
82<br />
Comunicazione<br />
la condotta come forma di -,<br />
38; il contratto come -, 154156;<br />
- con terzi, 214-216, 225-226<br />
Comunista<br />
ideologia -, 147<br />
Comunità<br />
- e individuo, 51-53<br />
Conclusivo<br />
ved. terminale<br />
Condotta<br />
- come comunicazione, 38<br />
Conflitto<br />
collaborazione e -, 135-138<br />
Contatto iniziale<br />
- nella psicoterapia autonoma,<br />
115-128, 203-218<br />
Contrattazione<br />
- tra analista e paziente, 128,<br />
131-138; 170-171, 247-251, 257-258;<br />
vedi anche contratto<br />
Contratto analitico, 138, 140,<br />
143, 181, 231, 263<br />
concetto di -, 245; condizioni ne-<br />
cessarie per il -, 256-258; il - ce<br />
me comunicazione, 154-156; a-<br />
dempimento del -, 232-239; con-<br />
clusione del -, 183-199, 265-273;<br />
definizione del -, 143-145; dura-<br />
ta del -, 271, 273; il - come limi-<br />
tazione del potere, 148, 174, 198;<br />
- non nspettato o nspettato in<br />
eccesso, 247-251<br />
Contrattuale, psicoterapia, 28-<br />
29. 154<br />
vedi anche psico terapia aute<br />
noma<br />
Decisioni da prendere<br />
i ruoli del passato e del futuro<br />
nelle -, 186-189; desideri di evi-<br />
tare -, 268-271; veci. anche scelta<br />
Denaro -. -<br />
pagamento di - 176-177, 200, 217,<br />
233, 253-254, 25f<br />
Denney, Reuel, 46<br />
Dmressione. 122-123. , 173. , 237<br />
Diagnosi .<br />
la - in psicoterapia autonoma,<br />
124-126<br />
~idatg<br />
ved. analista didatta<br />
Divano analitico, 60-61, 65, 222<br />
Dector's Dilemma, The (Shaw),<br />
136<br />
~Gande, 209-21 1<br />
Doni e favori, 251-256<br />
Ebrei<br />
libertà di gruppo per -, 44-45<br />
Edipo<br />
complesso di -, 72<br />
Educazione<br />
il trattamento psicoanalitico come<br />
-, 75-92<br />
Eichman, Adolf, 111<br />
Elettroshock terapia, 123, 237<br />
Emergenza<br />
costrizione da situazioni di -,<br />
279-280<br />
Emerson, Ralph Waldo, 25<br />
Erikson, Erik M., 69<br />
Es, 86, 89<br />
Esistenziale<br />
- scelta, 118<br />
Esperto<br />
- come terapista, 75, 116<br />
Eteronomia, 22, 30, 46, 108, 252<br />
Famiglia<br />
status e -, 145-147<br />
Famiglia, autoritaria, 38<br />
Fase contrattuale, 205, 231-263<br />
Fenichel, Otto, 27, 232<br />
Ferenczi, Sàandor, 240<br />
Friedman, Milton, 47<br />
Freud, Ernest L., 75<br />
Freud, Sigmund, 23, 25, 39,<br />
44-46, 48-52, 58-62, 69-70, 73,<br />
75, 79, 84-85, 92, 109, 129, 131,<br />
136, 143, 154, 157, 232, 240-241<br />
Fromm, Erich, 75<br />
wwW.informa-AzIOne.iNFo
Futuro Ipnoanalisi, 63<br />
ruolo del - nella scelta decisi* Ipnosi, 92<br />
nale, 186-189 Ipocondria, 37-38, 82, 204, 261<br />
Isteria, 88, 92, 243<br />
Genitore - figlio<br />
rapporto -, 47, 152-153<br />
Giocare<br />
i giochi e il -, 9697<br />
Gioco<br />
l'analisi come -, 25; il bridge<br />
come modello di -, 162-174; i1<br />
concetto di -, 93-96; il - come<br />
associazione, 131-132; definizione<br />
reliminare del - in analisi,<br />
%l-228; conclusione del -, 190-<br />
196; natura del -, 96-97; gli scac-<br />
chi come modello di -, 102, 129-<br />
131; penodo di prova nel -, 161;<br />
2 di lin a io, 258-263; tipi di<br />
-, 101, iEif8 - terapeutico e -<br />
educativo, 115-116; il .- come mo-<br />
dello, 93-96; - analitico, 25, 26<br />
Gioco medico<br />
conclusione del -, 190-191<br />
Glazer, Nathan, 46<br />
Glover, Eward, 232<br />
Gross Martin L., 63<br />
Haley, Jay, 130<br />
Havighurst, Harold C., 148<br />
Hoffman, Banesch, 63<br />
Holmes, Oliver Wendell, 150<br />
Illuminismo<br />
età del1'-, 41<br />
Impegno<br />
- e - .esa erato 37-38<br />
Inconscio, 95, 81: 88-91<br />
Incontri umani, 64-65<br />
Indicazioni<br />
- ai teravisti, 275-282: educazio-<br />
ne come--, 81<br />
Individualismo, 24, 44-46<br />
vedi anche autonomia<br />
Influenza del psicoterapista, 21<br />
Insegnamento - apprendimento<br />
processo di -, 77-79<br />
Insight<br />
- psicoanalitico, 81<br />
Interpretazione dei sogni<br />
(Freud)<br />
I'-, 84<br />
Intervista iniziale, 212-218<br />
Invio del paziente, 205-207<br />
Io, 86, 89<br />
analisi delll-, 40<br />
Jefferson, Thomas, 41<br />
Jung, Carl, 75, 85<br />
Karinthy, Frigyes, 137<br />
Klein, Melanie, 86<br />
Laissez-f aire<br />
liberalismo del -, 44<br />
Libera associazione, 60-61, 65,<br />
222<br />
Libertà<br />
autonomia e -, 194199; coercizio-<br />
ne e -, 42, 174-178; - collettivi-<br />
stica 42, 174-178; concetto di<br />
-, 4i-43; - individualistica, 41;<br />
- di gruppo, 44-45; - olitica,<br />
198; - di contr?ttare, 18-160; -<br />
e contratto sociale, 146-147; psi-<br />
coanalisi e -, 39-41, 140; restrizio-<br />
ne della -, 35-39<br />
Lincoln, Abraham, 42<br />
Listen, Little Man (Reich), 40<br />
Luther Martin, 70<br />
Maestro<br />
lo psicoanalista come -, 79-81<br />
Maine, Sir Henry, 145<br />
Malattia mentale e malattia somatica,<br />
66<br />
mito della -, 5156<br />
Manipolazione<br />
- del paziente o cliente, 64,<br />
240<br />
Marx, Karl, 42<br />
May, Rollo, 75<br />
Mead, George H., 97<br />
Medica<br />
semantica -, 25<br />
Medicalismo IX, 23<br />
Medica1 Value of Psychoanalysis,<br />
the ~(Alexander), 34<br />
Mediche<br />
procedure -, 224<br />
Medico<br />
modello -, 55-57, 190-191; contratto<br />
col -, 151-154<br />
Medicina<br />
specializzazione in -, 55-56<br />
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Medicine<br />
prescrizione di -, 155-156, 237<br />
Meng, Heinrich, 75<br />
Metaeducazione, 78, 82-83<br />
Metaindicazione, 81-82<br />
Mills, C. Wright, 51<br />
Mises, Ludwig von, 47<br />
Mito della malattia mentale, il<br />
(Szasz), 25, 76, 93<br />
Morale<br />
libertà - e colpa, 39; mandato<br />
- della psicoanalisi, 49; perdita<br />
del mandato -, 50; terapia -,<br />
259<br />
Negoziazione<br />
ved. contrattazione<br />
Nevrosi<br />
la - come malattia, 66; psicoa-<br />
nalisi e -, 34, 40, 84<br />
Nietzsohe, Friedrich, 148<br />
Normalità, 40<br />
Omosessualità. 261<br />
Onorario<br />
- dell'analista, 210, 217, 233, 253<br />
254, 257<br />
Oppressione, 45<br />
ved. anche tirannide<br />
Paternalismo, 44<br />
Paziente<br />
- « analizzabile P, 119-121, 128,<br />
209, 219-216; - come ucliente~,<br />
75, 95, 116, 119 ; frustrare e soddisfate<br />
il -, 240-244; necess$à di<br />
conoscere il -, 279; - indifeso,<br />
133-135, 237.238, 247-248; ruolo<br />
iniziale del -, 205-206; il - wme<br />
aprofano», 116; manipolazione<br />
del -, 64, 240; i1 - come risolutore<br />
di roblemi, 104.105; invio<br />
di -, 20x207; autos+aione del<br />
-, 122-123; il ruolo di a malato m<br />
del -, 248; - come allievo, 112-<br />
116 127<br />
- - -, -- .<br />
Paziente-terapista, relazione<br />
- e contratto analitico, 138-139,<br />
143-144; libertà e costrizione nel-<br />
la - 174-175; doni e favori nella<br />
-, 251-256; contratto iniziale nel-<br />
la -, 115-128, 203-218; a amentb<br />
di denaro nella -, 1%-fj7: 217,<br />
233, 253-254, 257; a selezione m<br />
nella -, 119-123; rappoai sqsua-<br />
li nella -, 242-244, regole di sta-<br />
tus e -, 151-154; vedi anche gioco<br />
del bridge, contratto<br />
Perfezione<br />
desiderio di -, 270-271<br />
Periodo di prova, 129-141, 161-<br />
162. 228-230<br />
- come gioco o associazione, 131-<br />
135; necessità del -, 219-221<br />
Personalità del terapista, 66-73<br />
Piaget, Jean, 97<br />
Potere<br />
limitazione del -, 148, 151156,<br />
174, 198; - e com rensione, 197<br />
Potter Ste~hen. 130<br />
A ,<br />
Privacy<br />
- deila situazione analitica, 205;<br />
ved. anche Riservatezza<br />
Procedure non analitiche, 80-81,<br />
182-185, 236-239<br />
Protoeducazione, 77-79, 83, 91<br />
Prova<br />
ved. periodo di prova<br />
Pseudostrumentalismo, 61-64<br />
<strong>Psicoanalisi</strong><br />
scopo deila -, 39; gioco del brid-<br />
e come modello della - 162-<br />
f74; denotazione deila -, 33-34;<br />
la - come educazione, 75-92, 272;<br />
frazionismo nella -, 85; l'idea<br />
etica di Freud sulla -, 140; -<br />
pienamente contrattuale, 154<br />
Psi~li~si<br />
- come gioco, 93-111, 129-131,<br />
162-174; storia della -, 83-88; -<br />
nella storia delle idee, 34; ap-<br />
prendimento della pratica della<br />
- 275-278; - come psichiatria me-<br />
dica, 75; metaeducazione nella<br />
- 80-83; modificazioni della -,<br />
9b; il mandato morale della -<br />
49-53; pseudostrurnentalismo nel:<br />
la -, 61-64; chi cerca e chi evi-<br />
ta in -, 105-111; uso del termi-<br />
ne :, 29-30; vedi anche psicote-<br />
rapia autonoma, trattamento<br />
psicoanalitico<br />
Psimlndista<br />
- come esperto nel a rimosso P,<br />
88-92; ved. anche analista, te-<br />
rapista<br />
Psichiatra<br />
capacità dello -, 55, 65; vedi an-<br />
che analista, terapista<br />
Psichiatria<br />
individuo e comunità in -, 51-53;<br />
specializzazione in -, 55-57<br />
Psichiatria comunitaria, 22, 53<br />
Psicoterapia<br />
assenza di norme in -, 87; per-<br />
sonalità dell'analista e -, 66-73;<br />
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il gioco del brid e come me<br />
dello di -, 162-17g il concetto<br />
di -, 21; - contrattuale, ved. contratto<br />
analitico; - famigliare o<br />
di gruppo, 51-53; - come rocesso<br />
di apprendimento, 79-f3, 117-<br />
118; modello medico della -, 55-<br />
58; natura della - 28; - non<br />
analitica, 80, 2 ~ 9 ' ; sicoanaiisi<br />
come forma di -, &; rappresentazione<br />
di un ruolo in -, 68;<br />
studio scientifico della -, 33-<br />
111; - come azione sociale, 21-<br />
24, 93-96, 145-151; conclusione<br />
della -, 183-199, 2652i3<br />
Psicoterapia autonoma, 29-30,<br />
41. 65<br />
indicazioni al terapista nella -,<br />
275-282; contratto analitico nella<br />
-, 138-139, 143181, 183-199,<br />
256, 258, 265, 273; conflitto e collaborazione<br />
nella - 135-138; fase<br />
contrattuale nelfa -, 143-181;<br />
diagnosi in - 123-126; frequenza<br />
delle sedute nella -, 218-221; analisi<br />
del modello di gioco della -,<br />
97-101; contatto iniziale nella -,<br />
115-128, 203-218; metodi. della -,<br />
203-273; rapporto fra chi cerca e<br />
chi evita in -, 105-111; periodo<br />
terminale nella -, 183-199, 265-273;<br />
teoria della -, 115199' nodo di<br />
prova nella -, 129-f4r 219-230;<br />
ved. anche psicoanalisi, trattamento<br />
psicoanalitico<br />
Psicoterapista<br />
concetto di -, 21; finalità dello<br />
-, 22; si veda anche terapista<br />
Radò, Sandor, 86<br />
Rank, Otto, 86<br />
Rapporto psicoanalitico<br />
natura contrattuale del -, 48;<br />
etica del -, 48; motivi per studiare<br />
il -,, 3435; - come problema<br />
scientifico, 33-53<br />
Registrazioni<br />
vedi appunti<br />
Reich, Wilhelm, 39, 75<br />
Reik, Theodor, 75<br />
Rapporti sociali<br />
organizzazione dei -, 145-151<br />
Responsabilità, 48-49, 136, 174,<br />
199, 214, 223, 282<br />
linguaggio della -, 259-263; ved.<br />
anche autoresponsabilità<br />
Resistenza, 50<br />
Ricordi traumatici, 39<br />
Ricovero in ospedale psichiatrico,<br />
226-228<br />
Riesman, David, 46<br />
Rimozione, 88-92<br />
Riservatezza, 191-192, 205, 206,<br />
'212; 222, 225-226, 239<br />
Risolutore di problemi, 104<br />
Ritardo<br />
- del paziente, 233-234<br />
Rivoluzione Negra, 146<br />
Rorschach Test, 63, 219<br />
Rousseau, Jean-Jacques, 42<br />
Ruolo da rappresentare, 68<br />
Ryle, Gilbert, 56<br />
Saint-Simon, Claude Henry,<br />
Comte de. 42<br />
Scacchi<br />
gli - come modello psicoanaliti-<br />
CO, 101-102, 129-131<br />
Scelta, 23, 28, 104, 111, 124-126,<br />
216. 246<br />
- kistenziale, 118; ved. anche li-<br />
bertà<br />
Schelling, Thomas, 102<br />
Schweitzer, Albert, 38<br />
Scienza, significato del termi-<br />
ne 58-59<br />
Scienza sociale<br />
- modello nella -, 93-96<br />
Seidenberg, Robert, 45<br />
Semantica della medicina, 95<br />
Sfruttamento nel rapporto<br />
analitico, 43, 176, 249-251<br />
Shaw, George Bernard, 136<br />
Silenzio, 212-213<br />
Sintomo<br />
iudizio e -, 35; - psichiatrico,<br />
g5-39<br />
Situazione analitica<br />
analisi della -, 245-258; natura<br />
della -, 64-66; riservatezza della<br />
-, 205; ved. anche analisi<br />
Società<br />
il contratto nella -, 148-151<br />
Società aperta (open), 23, 110<br />
Sogni<br />
analisi dei -, 223-224<br />
Specialista non tecnologico,<br />
58-66<br />
Specializzazione, 55-56<br />
Stato Assistenziale, 53<br />
Status<br />
relazioni di -, 145-154<br />
Strategia del vincere, 130<br />
Studi sull'isteria (Freud), 84<br />
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Suicidio, 156, 226-228, 237<br />
Sullivan, Harry Stack, 69-70,<br />
80, 86<br />
Szazs, Thomas, 43, 65, 101, 241<br />
Tecnica<br />
scienza e -, 58-60<br />
Tecniche non direttive. 88<br />
Terapia<br />
ved. psicoterapia autonoma, psi-<br />
coterapia<br />
Terapia famigliare, 51-53<br />
Tempia di Grupcpo, 51-53<br />
Terapia che svela, 90<br />
Terapista<br />
consigli ai - 275-282; - come<br />
analista, 95, i16; - autonomo e<br />
- eteronomo, 71-73, 88; - come<br />
medico -, 95; - come esperto, 75,<br />
116; condotta iniziale del -, 203;<br />
- guidato dal suo intimo e -<br />
guidato da fattori esterni, 71-72;<br />
- iperzelante, 73; personalità del<br />
-, 66-73; identità professionale del<br />
-, 55-73; rappresentazione di un<br />
ruolo o imitazione nel -, 68;<br />
- come scienziato, 58; - come<br />
specialista, 57-58; ved. anche a-<br />
nalista, psichiatra<br />
Terminale<br />
periodo - nel contratto analiti-<br />
CO, 183-199, 265-273<br />
comunicazione con -, 214-217,<br />
225-227<br />
Tests psicologici, 61-64, 219<br />
Thematic Apperception Test,<br />
63, 219<br />
Tirannide<br />
veci. anche oppressione, 41-42,<br />
110<br />
Training<br />
ved. aiche analisi didattica, 5(r<br />
51, 159-160<br />
Transfert, 50, 120-139<br />
nevrosi di -, 26; inconscio e -,<br />
89<br />
Trattamento psicoanalitico<br />
contenuto del -, 83-92; - come<br />
educazione, 75-92; libertà e -<br />
39-41; - come «gioco s, 93-111:<br />
129-131; contatto iniziale nel -,<br />
115-128; teoria del -, 25-28; ved.<br />
anche psicoterapia autonoma<br />
Uomo<br />
l'-, come persona, 25<br />
Uomo organizzazione, 149<br />
Vacanze, 234-235<br />
Valori<br />
promozione di -, 22<br />
Volfiaire, Fran~is Marie Arouet,<br />
41<br />
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Presentazione<br />
Prefazione<br />
Introduzione<br />
<strong>Psicoanalisi</strong> o psicoterapia autonoma?<br />
PARTE PRIMA: LO STUDIO SCIENTIFICO DEL-<br />
LA PSICOTERAPIA<br />
1. La relazione psicoanalitica come problema<br />
scientifico<br />
Perché studiare il rapporto analitico? L'individuo, il<br />
gruppo ed il problema della libertà (I1 sintomo psi-<br />
chiatrico come limitazione della libertà. L'idea di li-<br />
bertà e il trattamento psicoanalitico. Libertà per chi?<br />
Freud, il paziente e la società. Perché l'autonomia?)<br />
I1 mandato morale della psicoanalisi (Psichiatria per<br />
l'individuo o per la comunità?) 33<br />
2. L'identità professionale dello psicoterapista<br />
Che genere di esperto è lo psicoterapista? (I1 modello<br />
medico della psicoterapia. Lo psicoterapista come spe-<br />
cialista in una tecnica). I1 dilemma dell'esperto non tec-<br />
nologo (Lo psicoterapista è uno scienziato? La scienza<br />
come possesso di capacità strumentali. Le origini stori-<br />
che del setting analitico. Pseudostrumentalismo in psi-<br />
coanalisi. Lo studio corretto degli incontri umani). La<br />
tecnica psicoterapeuiica e la personalità del terapista<br />
(La tecnica psicoterapeutica come caratteristica perso-<br />
nale del terapista. La rappresentazione di un ruolo psi-<br />
coterapeutico come imitazione. L'identità psicoterapeu-<br />
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tica autentica. I1 terapista autonomo di fronte al tera-<br />
pista eteronomo) 55<br />
3. Il trattamento psicoanalitico come educazione<br />
Gerarchie di apprendimento. Apprendimento, psicote-<br />
rapia e psicoanalisi. I1 contenuto del trattamento ps!-<br />
coanalitico. (Lo psicoanalista come esperto del a n-<br />
mosso ») 75<br />
4. Il trattamento psicoanalitico come gioco<br />
I1 gioco come modello nelle scienze sociali. La natura<br />
dei giochi e del giocare. Un'analisi del modello di gioco<br />
della psicoterapia autonoma (L'analizzando u gioca » -<br />
l'analista « lavora ». Le « modifiche » tipiche della psi-<br />
coanalisi). Che tipo di gioco è la psicoanalisi? I1 pa-<br />
ziente psicoanalitico come risolutore di problemi. (Due<br />
categorie di persone: colui che cerca e colui che evita.<br />
Colui che cerca. Colui che evita) 93<br />
PARTE SECONDA: LA TEORIA DELLA PSICOTE-<br />
RAPIA AUTONOMA<br />
5. I1 contratto iniziale tra paziente e terapista<br />
I1 gioco come trattamento e il gioco come educazione.<br />
I1 ruolo del paziente e il ruolo dello studente. Chi sele-<br />
ziona e chi viene selezionato. I1 significato dell'autose-<br />
lezione del paziente. Diagnosi o dialogo? La presa di<br />
contatto iniziale tra il paziente e il terapista autonomo 115<br />
6. Il periodo di prova<br />
La psicoanalisi come gioco: il modello degli scacchi.<br />
Che tipo di gioco è il periodo di prova? Conflitto e<br />
collaborazione nelle situazioni assistenziali. Quando<br />
termina il pefiodo di prova? 129<br />
7. La fase contrattuale: I. I concetti di contratto<br />
e di status<br />
Che cosa è un contratto? L'organizzazione dei rapporti<br />
sociali (I1 contratto e la società moderna). Lo status,<br />
il contratto e il rapporto medico-paziente. I1 contratto<br />
come comunicazione. Libertà di contrattare 143<br />
8. La fase contrattuale: II. Il bridge contratto e la<br />
psicoterapia contrattuale<br />
Dal periodo di prova al contratto. I1 bridge e la psi-<br />
coanalisi (Auction bridge e bridge contratto. I1 bridge<br />
contratto e la psicoterapia contrattuale). Due tipi di<br />
bridge - due tipi di psicoterapia. (La dichiarazione -<br />
I1 periodo di prova. Giocare le proprie carte - rispettare<br />
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il contratto terapeutico). Libertà, costrizione e rapporto<br />
psicoanalitico. L'integrità del rapporto analitico 161<br />
9. I1 periodo finale<br />
La concezione analitica tradizionale della fine analisi.<br />
I ruoli del passato e del futuro nelle decisioni terapeuti-<br />
che da prendere. I principi per terminare l'analisi in<br />
maniera autonoma. (I1 gioco medico e le regole che ne<br />
stabiliscono il termine. I1 gioco analitico e le regole che<br />
ne stabiliscono il termine. Sulla conclusione dei giochi:<br />
implicazioni del modello del bridge). Autonomia, libertà<br />
e psicoterapia 183<br />
PARTE TERZA: IL METODO DELLA PSICOTERA-<br />
PIA AUTONOMA<br />
10. Il contratto iniziale tra paziente e terapista<br />
I1 principio dell'autonomia e il metodo psicoanalitico.<br />
Come si diventa pazienti in psicoterapia. Chiarifica-<br />
zioni prima dell'intervista iniziale. Le interviste iniziali 203<br />
11. Il periodo di prova<br />
Perché è necessario il periodo di prova. Definizione pre-<br />
liminare del gioco analitico. (Frequenza delle sedute.<br />
I1 divano. La libera associazione e la regola fondamen-<br />
tale. I sogni. Procedure mediche. Comunicazioni con<br />
terzi. Ricovero in ospedale psichiatrico e suicidio). Co-<br />
me termina il periodo di prova? 219<br />
12. La fase contrattuale: I. L'adempimento del con-<br />
tratto<br />
Rendere effettivo il contratto analitico (Come fissare<br />
gli appuntamenti. Complicazioni per procedure non<br />
analitiche). a Frustrare » e « soddisfare » il paziente 231<br />
13. La fase contrattuale: II. Analisi della situazione<br />
analitica<br />
Analisi della situazione analitica (La persona che abi-<br />
tualmente non rispetta i contratti. La persona che abi-<br />
tualmente eccede nell'adempimento del contratto.<br />
Scambio di doni e di favori. Le condizioni necessarie<br />
per contrattare). L'analisi dei giochi di linguaggio (I1<br />
linguaggio delle scuse e il linguaggio della respon-<br />
sabilità). 245<br />
14. I1 periodo conclusivo<br />
Come termina il rapporto analitico? I1 ruolo dell'anali-<br />
sta nella conclusione dell'analisi. Esempi di fine analisi<br />
(Esempio n. 1: I1 desiderio di evitare di prendere<br />
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decisioni responsabili. Esempio n. 2: I1 desiderio di evi-<br />
tare di essere abbandonato. Esempio n. 3: I1 desiderio<br />
di perfezione e di permanenza). Durata dell'analisi 265<br />
15. Epilogo: Consigli ai terapisti<br />
Imparare a praticare la psicoanalisi. Indicazioni ai te-<br />
rapisti (Dimenticate di essere medici. Sarete u utili »<br />
e « terapeutici » se rispetterete il vostro contratto. Do-<br />
vete conoscere il vostro paziente. Non lasciatevi costrin-<br />
gere da « situazioni di emergenza ». Non fraintendete<br />
le idee e i sentimenti del paziente nei vostri confronti.<br />
La vostra vita e la vostra situazione di lavoro debbono<br />
essere compatibili con la pratica della psicoterapia au-<br />
tonoma. Non prendete appunti. Voi siete responsabili<br />
della vostra condotta, non di quella del paziente 275<br />
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trad. di A. Armando, 19736, L. 3.000.<br />
E. H. Erikson, Introspezione e responsabilità<br />
trad. di M. Falorni. intr. di L. Ancona, 1968, pp. 256, L. 1.800.<br />
E. H. Erikson, Gioventù e crisi d'identità<br />
trad. di G. Raccà, pp. 380. L. 5.000.<br />
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