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L'Etica Della Psicoanalisi - Informa-Azione

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Nel tentativo di liberare la psi-<br />

coanalisi dal vocabolario e dai<br />

concetti medici e meccanicisti nei<br />

quali si trova incasellata, Szazs<br />

sviluppa una concezione della psi-<br />

coterapia in termini di attività<br />

sociale. Così concepita, la terapia<br />

psicoanalitica è caratterizzata dal<br />

suo scopo - aumentare nel pa-<br />

ziente la conoscenza di se stesso<br />

e degli altri e, di conseguenza,<br />

la sua libertà di scelta e l'auto-<br />

responsabilità nel condurre la<br />

propria vita; dal suo metodo -<br />

l'analisi delle comunicazioni, del-<br />

le regole e dei giochi; e infine dal<br />

suo contesto sociale - una rela-<br />

zione più contrattuale che « te-<br />

rapeutica » fra analista e analiz-<br />

zato.<br />

CC Non solo in psicoterapia, dice<br />

Szazs, ma in innumerevoli altre<br />

situazioni ... le persone si influen-<br />

zano reciprocamente. Chi ci dirà<br />

se tali interazioni sono utili o<br />

dannose e per chi lo sono? I1<br />

concetto di psicoterapia ci tradi-<br />

sce su questo punto, giudicando<br />

a priori l'interazione "terapeuti-<br />

ca" per il paziente, nell'intenzio-<br />

ne o nell'effetto o in entrambi i<br />

casi D.<br />

M Gli psicoterapeuti fanno mol-<br />

te cose: lo scopo che professano<br />

è sempre quello di fornire "una<br />

terapia". Spesso, però, i tentativi<br />

di trattare un paziente s'ono in<br />

realtà sforzi per trasformare la<br />

sua condotta da un certo modo<br />

in un altro. Ci sono quindi psi-<br />

chiatri che cercano di trasfma-<br />

re coppie infelicemente sposate<br />

in coppie felici, omosessuali in<br />

eterosessuali, criminali in onesti<br />

cittadini; o, in geneirale, pazienti<br />

mentalmente malati in ex-pazien-<br />

ti mentalmente recuparati ... La<br />

mia tesi è che la psicoanalisi non<br />

può essere un'impresa di questo<br />

genere D.


PSICOANALISI E PSICHIATRIA DEL PROFONDO<br />

Questa collana deriva la sua ispirazione e ragion d'essere dalla<br />

comune rilevazione del fatto che la moderna psichiatria sembra<br />

oggi essa stessa impazzita. Ciò non solo per le innumeri moltepli-<br />

cità, la reciproca contraddittorietà, la frequente inconsistenza cli-<br />

nica e la frammentazione ideologizzata dei suoi contenuti attuali;<br />

ma specialmente per il fatto che molti psichiatri, travolti dali'orien-<br />

tamento anti-medicale assunto dalla specialità professionale che li<br />

qualifica, sono partiti all'attacco della propria disciplina, dichiarando<br />

col fatto o con la parola che la psichiatria è ormai morta! n. E il<br />

nostro Paese si è particolarmente distinto in questo programma.<br />

Sembra d'altra parte evidente che la causa dei disastro cultu-<br />

rale psichiatrico che stiamo vivendo in Italia e nel mondo si collo-<br />

chi a livello dell'episteme, cioè della fondazione conoscitiva di una<br />

competenza che si rivolge alla rilevazione del disturbo mentale, per<br />

conoscerlo e trattarlo. Proprio la carenza di una epistemologia ca-<br />

pace di promuovere la sintesi creativa fra gli innumerevoli aspetti<br />

della psichiatria e della psicoterapia di oggi, riduce questi a tron-<br />

coni disarticolati che non si riconoscono pih come parte integrabili<br />

a vicenda, anzi si lottano forsennatamente, mirando ciascuno alla<br />

soppressione dell'altro. Di conseguenza anche la didattica, quella<br />

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propedeutica e quella di specialità, minaccia di accrescere la con-<br />

fusione. Dire che per owiare a tale stato di cose la psicoanalisi<br />

dovrebbe essere la ispirazione ultima della psichiatria, è un program-<br />

ma insieme troppo riduttivo e troppo inflattivo; dire invece che la<br />

psichiatria deve essere traguardata secondo un nuovo modello, che<br />

articoli la sua ineliminabile dimensione biologica con quella dell'in-<br />

conscio, in uno spessore piìl complesso e dinamico, significa colli-<br />

marla con la autentica conoscenza dell'uomo, nella sua evoluzione<br />

espansiva o regressiva.<br />

La collana si ispira a questa concezione che si dovrebbe dire<br />

propriamente « antropologica », se il termine non fosse estenuato<br />

dall'uso del tutto improprio che se ne è fatto; per questa ragione il<br />

suo programma è aperto a contributi di vario livello e natura con-<br />

cettuale, ed è marcato dalla scelta preferenziale di quelli che, per<br />

il fatto di non proporsi come auto-sufficienti e come spiegazione<br />

ultima del problema psichiatrico, si dimostrano disponibili alla ibri-<br />

dazione inter-disciplinare; che è quella che fonda il progresso e<br />

costituisce la falsificabilità, cioè 2a verifica di ogni scienza. Ma in<br />

particolar modo della psichiatria, nel suo essere irreversibile di<br />

« scienza umana » che trova il suo specifico nello studio teorico e<br />

clinico delle avventure del pensiero e della emozione: del singolo<br />

e dei suoi gruppi.<br />

Nella collana saranno inserite opere già pubblicate da questa<br />

editrice in diverse a serie D, e riconosciute valide per le finalità che<br />

la collana stessa si propone.<br />

DIRETTORE DELLA COLLANA: LEONARDO ANCONA<br />

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THOMAS S. SZAZS<br />

L ' ETICA<br />

DELLA PSICOANALISI<br />

TEORIA E METODO<br />

DELLA PSICOTERAPIA AUTONOMA<br />

SECONDA EDIZIONE<br />

ARMANDO ARMANDO EDITORE - ROMA<br />

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Titolo originale<br />

The Ethics of Psychoanalysis. Theory and Method of Autonomous<br />

Psychotherapy<br />

O Thomas S. Sz~zs<br />

Basic Book Inc. Pubbl., New York - London 1965<br />

Traduzione di FRANCA DI BENEDETTI e GIORGIO SASSANELLI<br />

an<br />

1974 Editore Armando Arm do<br />

Via della Gensol'a, 60-61 - Roma<br />

Seconda edizione 1979<br />

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PRESENTAZIONE<br />

Una rapida scorsa a recensioni, critiche e articoli su<br />

Thomas Szasz e la sua opera, mostra come l'aspetto del<br />

suo pensiero maggiormente sottolineato e sul quale più<br />

diffusamente tende a svolgersi il discorso è quello che<br />

indicherei col termine di "negativo" o "critico": nel sen-<br />

so cioè di una messa in discussione globale della conce-<br />

zione classica della psichiatria a partire dal concetto stes-<br />

so di "malattia mentale" sino all'equiparazione psichiatra-<br />

inquisitore, per cui e chiunque tiene sotto chiave un'altra<br />

persona è un carceriere, anche se veste un camice bianco<br />

e ha il titolo di medico n.<br />

Difensore della libertà e della dignità umana, Szasz<br />

si oppone senza riserve al ricovero coatto che potrà si<br />

essere utile a qualcuno, ma non certo all'interessato u.<br />

Svolgendosi su questa linea, il pensiero di Szasz si in-<br />

serisce validamente, con una sua particolare impronta,<br />

chiarezza e originalità, nella corrente della cosiddetta anti-<br />

psichiatria, e appare di notevole interesse per medici,<br />

educatori, legislatori ed altri.<br />

All'interno di questo discorso, quale posto occupa nel<br />

pensiero di Szasz che, non dimentichiamolo, è uno psico-<br />

analista, la psicoanalisi? Non v'è dubbio che gli attacchi di<br />

Szasz siano sovente diretti contro una certa struttura isti-<br />

tuzionale psicoanalitica e contro una certa concezione e<br />

prassi della psicoanalisi; tanto è vero che, nel desiderio<br />

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di prendere le distanze e dissociarsì da una tale conce-<br />

zione, nella prefazione al presente libro propone, in alter-<br />

nativa al termine psicoanalisi, quello di psicoterapia au-<br />

tonoma ad indicare la propria attività clinica.<br />

Ma è altresì vero che egli si rifà continuamente alla<br />

psicoanalisi, nella sua dimensione sia storica che teore-<br />

tica e pratica, come portatrice dei valori relativi alla li-<br />

bertà e dignità umane.<br />

Nel corso di una riunione all'lstituto di psicoanalisi<br />

di Roma, di fronte alla mia affermazione che ciò che in<br />

quel momento si scontravano non erano semplici idee o<br />

opinioni divergenti fra cui cercare un compromesso o una<br />

sintesi, ma due concezioni radicalmente diverse della psi-<br />

coanalisi, in breve due psicoanalisi, un collega osservò<br />

argutamente che questa sarebbe stata già una situazione<br />

quanto mai fortunata; e che in realtà non c'erano due,<br />

ma un numero imprecisato di psicoanalisi. La battuta,<br />

anche se indovinata, non corrisponde a verità. Ritengo<br />

che "tutte le psicoanalisi'' possano in definitiva ridursi a<br />

due, e il libro di Szasz ne costituisce, a mio avviso, la<br />

riprova.<br />

I due aspetti del discorso di Szasz, quello dell'oppo-<br />

sizione a una psichiatria coercitiva e quello della psicote-<br />

rapia autonoma, trovano i1 loro punto di convergenza<br />

nella figura di Freud.<br />

Scrive Szasz: a Al tempo in cui Freud divenne medico,<br />

c'erano due ruoli stabiliti per lo psichiatra, tuttora lar-<br />

gamente accettati. Uno è il ruolo di rappresentante della<br />

società: lo psichiatra ospedaiìero, anche se sembra assi-<br />

stere il malato, in realtà protegge la società dal paziente.<br />

L'altro è il ruolo di rappresentante di tutti e di nessuno:<br />

arbitro dei conflitti tra il paziente e la famiglia, tra il<br />

paziente e il datore di lavoro e così via, questo tipo di<br />

psichiatra si allea con chiunque lo paghi. Freud rifiutò di<br />

svolgere entrambi questi ruoli. Al loro posto ne creò uno<br />

nuovo: di agente o rappresentante del paziente. Secondo<br />

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ta mia opinione, questo è il suo più grande contributo<br />

alla psichiatria D.<br />

La figura di Freud appare qui rivoluzionaria non tan-<br />

to in rapporto alle sue "scoperte scientifiche", quanto in<br />

rapporto alla nuova posizione conquistata grazie ad una<br />

identificazione col malato mentale.<br />

Questa nuova posizione, di agente del malato, viene<br />

di solito ritenuta connaturata alla prassi psicoanalitica<br />

purché sostenuta da una corretta tecnica o, se si prefe-<br />

risce, da un adeguato setting.<br />

Tale modo di vedere, assai diffuso, ha l'inconvenien-<br />

te di cristallizzare in norme tecniche quello che va con-<br />

siderato, a mio avviso, un momento storico o una scelta<br />

etica. Equivale a ritenere che Freud (e altri padri della<br />

psicoanalisi) abbiano risolto una volta per tutte il pro-<br />

blema del ruolo dell'analista o, più esattamente, della<br />

sua identità; e che non si tratti al contrario di una<br />

scelta che continuamente si ripropone sotto gli aspetti<br />

più vari e dalla cui soluzione scaturisce di volta in volta<br />

l'identità dello psicoanalista.<br />

E' questo, credo, il senso della critica di Szasz quando<br />

afferma che « nonostante si ponesse a fianco del pazien-<br />

te, Freud non affrontò i cruciali problemi etici e sociali<br />

connessi a questa nuova posizione e non riconobbe la<br />

necessità di esplicitare la posizione dello psichiatra al<br />

riguardo m.<br />

Ritengo importante sviluppare questa critica (che a<br />

mio avviso trascura la portata deile grandi opere dell'ul-<br />

timo Freud) in termini di potere e conoscenza.<br />

Che la psicoanalisi sia essenzialmente una conoscenza<br />

(Ji se stessi, del proprio inconscio, del rapporto duale<br />

analitico, e così via), mi sembra cosa pacifica. Ciò che<br />

invece ritengo utile esplicitare è che questa conoscenza<br />

si oppone a un potere.<br />

Quest'idea ritorna più volte nel discorso di Szasz<br />

(a ... il mandato originale della psicoanalisi era di aiuta-<br />

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e l'individuo malato nella lotta non solo contro la sua<br />

malattia, ma anche contro quelli che, con la loro con-<br />

dotta, erano causa della sua infermità ... »; « ... nelle cose<br />

umane, potere e comprensione sono untitetici...», « ... lo<br />

psicoterapista deve scegliere tra controllare il paziente<br />

e condividere con lui le informazioni ... u, etc.). Ciò che<br />

intendo sottolineare è che essa è fondamentale in qualunque<br />

discorso psicoanalitico.<br />

Ai primordi della psicoanalisi, il potere a cui ci si<br />

opponeva con la conoscenza era quello esercitato dal<br />

ricordo traumatico.<br />

In seguito, si imputò ai desideri e alle pulsioni inconsce<br />

il tenere schiavo l'individuo, e, sempre con la conoscenza,<br />

si cercava di ottenere la liberazione (guarigione).<br />

Infine, il concetto di potere fu esplicitato in modo<br />

assolutamente inequivocabile nella teoria strutturale,<br />

quando l'lo venne considerato il servo di due padroni e<br />

lo scopo del trattamento fu di estendere il campo di<br />

azione dellJIo.<br />

Naturale sbocco di queste successive chiarificazioni<br />

e approfondimenti, furono le grandi opere di pensiero<br />

di Freud, da La fine di un'illusione a Mosè e il monoteimo<br />

in cui egli identifica se stesso nella funzione profeti=<br />

che si oppone al potere della classe sacerdotale.<br />

A questo punto il problema tecnico ha chiaramente<br />

assunto una dimensione etica e storica, ed è questa dimensione<br />

che, a mio avviso, si ripresenta continuamente<br />

nella nostra prassi clinica dietro lo schermo della tecnica.<br />

In altri termini, Iadesione a una tecnica per quanto<br />

>l<br />

corretta", non esime dal problema di gestire un potere;<br />

il rischio è quello di una tecnica-potere. La scelta del<br />

ruolo, affrontata da Freud ottant'anni or sono, ci è continuamente<br />

riproposta.<br />

Ma la precondizione per una scelta autenticamente<br />

liberatrice, vale a dire psicoanalitica, non può essere<br />

che una posizione interiore di rifiuto da parte dell'ana-<br />

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lista a esercitare, all'interno del rapporto analitico, qua-<br />

lunque forma di potere, incluso quello terapeutico. Po-<br />

tere, quest'ultimo, inerente a un rtzodello medico della<br />

psicoanalisi. Mentre infatti in un rapporto medico è indi-<br />

spensabile concedere al terapista, in quanto esperto, una<br />

quota più o meno ampia di potere decisionale,' nel rap-<br />

porto psicoanalitico compito dell'analista è di rinuncia-<br />

re: di mettere in discussione il potere previamente pos-<br />

seduto in qualità di esperto, restituendo continuamente<br />

al paziente la quota di potere che quest'ultimo tende a<br />

concedergli.<br />

Di fronte al rischio di questo "potere terapeutico",<br />

il pensiero di Szazs offre nuove e valide prospettive, in<br />

particolare con la concettualizzazione dell'analisi come<br />

rapporto contrattuale meta-educativo e con la sua teo-<br />

rizzazione sulla base di un modello ludico (in contrappo-<br />

sizione al consueto modello medico).<br />

La chiarezza del discorso di Szazs ci esimerebbe da<br />

qualunque introduzione o commento, lasciando al letto-<br />

re il compito di valutarne i risultati e le implicazioni.<br />

Ma è appunto in qualità di lettore psicoanalista che<br />

desidero accennare a una serie di considerazioni, di osser-<br />

vazioni e anche di critiche, miranti ad aprire un "dialo-<br />

go col libro" (e attraverso il libro coi suoi lettori) e ad<br />

ampliarne, se possibile, le prospettive, forse al di là delle<br />

intenzioni esplicite dello stesso autore ma, credo, restan-<br />

do fedele al suo spirito.<br />

Ritengo anzitutto utile proporre una lettura del libro<br />

di Szazs che tenga distinti due aspetti, in realtà intima-<br />

mente connessi tra loro. Mi riferisco da una parte a ciò<br />

che, in senso molto lato, indicherei come spirito del<br />

1 a Il primo dovere del medico è chiedere perdono » afferma<br />

un personaggio di Bergman ne Il posto delle fragole.<br />

2 Dimenticare dice Bion.<br />

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libro; dall'altra alle concrete asserzioni e deduzioni che<br />

l'autore ne trae. Senza voler privilegiare un aspetto nei<br />

confronti dell'altro, e riconoscendo una certa artificiosità<br />

a una simile distinzione, essa ci consente tuttavia di ade-<br />

rire pienamente ai principi informatori del libro e, al<br />

tempo stesso, di prendere distanza da alcune afferma-<br />

zioni, proprio in nome di una pih approfondita elabora-<br />

zione di tali principi.<br />

Da un punto di vista più pragmatico, questa distin-<br />

zione fa riferimento a una doppia utilizzazione del libro<br />

di Szazs. Da un lato abbiamo una serie di indicazioni e<br />

di asserzioni che nel loro insieme configurano, a mio av-<br />

viso, il versante esterno o le modalità visibili in cui<br />

deve concretarsi l'assetto interiore dello psicoanalista<br />

perché la sua attività sia realmente analitica. Ritengo<br />

questo aspetto estremamente utile non solo al comune<br />

lettore che in tal modo può avere un'idea concreta di<br />

ciò che l'analista fa o non fa e di ciò che l'analista è o<br />

non è, ma soprattutto al giovarze psicoanalista che all'ini-<br />

zio della sua pratica professionale ha certamente biso-<br />

gno di alcuni punti stabili, e anche ad ogni analista<br />

come punto di riferimento nei suoi inevitabili momenti<br />

di confusione.<br />

Ma queste indicazioni acquistano il loro significato e<br />

la loro gitrstificazione solo alla luce e nel quadro della<br />

concezione generale del libro, informata all'etica del<br />

contratto e della libertà. Ed è questo secondo aspetto<br />

che, oltre a consentire (insieme alla prassi analitica)<br />

di valutare, accettare, approfondire e modificare le sin-<br />

gole indicazioni, è di valido aiuto nel tentativo di dare<br />

alla psicoanalisi una sua collocazione nell'ambito della<br />

dimensione socio-politica e della storia del pensiero, e<br />

allo psicoanalista una sua identità non mistificata e non<br />

mistificante.<br />

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La distinzione che ho proposto ci riporta inoltre, mettendola<br />

concretamente in atto, alla distinzione di Szasz<br />

tra apprenldimento indicativo (di informazioni) e apprendimento<br />

~metasducativo (insegnare e apprendere sull'insegnamento<br />

e sull'apprendirnento). Meta-educazione<br />

che, nel libro di Szasz, passa attraverso i concetti di libertà,<br />

di rispetto del contratto, di rispetto della dignità<br />

e dell'identità del paziente e del terapista; vale a dire si<br />

svolge nell'ambito del discorso sul potere e sulla conoscenza<br />

a cui ho accennato all'inizi~.~<br />

Appare evidente che una concezione metaeducativa<br />

dell'analisi non può essere teorizzata sulla base di un<br />

modello medico con la sua fissità e disparità di ruoli,<br />

la necessità di uno status di dipendenza, la mancata ripartizione<br />

delle informazioni. In sua vece Szasz propone<br />

l'uso di un modello di gioco e precisamente del gioco<br />

del bridge. Portando a fondo l'analisi di questo gioco,<br />

Szasz ci mostra come, inseriti in tale cornice, molti<br />

annosi problemi psicoanalitici (ad esempio il problema<br />

dell'analizzabilità del paziente e quello della fine dell'analisi)<br />

si chiarificano o addirittura svaniscono, e come<br />

numerose pratiche in atto nella psicoanalisi (ricordiamo<br />

la diagnosi, la selezione dei pazienti e soprattutto la cosiddetta<br />

analisi didattica) siano contraddittorie con i fini<br />

del trattamento analitico.<br />

Mi sembra che i moderni orientamenti della psicoanalisi,<br />

tendenti sempre più a coinvolgere il terapista nel<br />

rapporto (valga per tutti l'uso dello strumento controtrasferenziale),<br />

possano essere teorizzati molto più adeguatamente<br />

sulla base di un modello ludico (che mette<br />

i due partners su uno stesso piano, anche se con funzioni<br />

diverse), che non sulla base di un modello medico (che<br />

tende necessariamente a oggettualizzare il paziente cr su<br />

cui si applica una terapia m). Il limite sarebbe, a mio av-<br />

4 Concepire l'analisi come metaeducazione offre, tra l'altro, una<br />

risposta al dubbio e alla possibilità che ideologie positive dell'ana-<br />

lista possano influenzare l'analizzando.<br />

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viso, l'inversione del rapporto nel senso di un paziente-<br />

soggetto e di un analista-oggetto,' sempre secondo un mo-<br />

dello ludico che contempli non tanto due giocatori che<br />

giocano seguendo determinate regole, quanto un giocato-<br />

re (il paziente) e un giocattolo (l'analista) che proponga<br />

al primo le regole della propria struttura reale.6<br />

Un adeguato approfondimento del discorso di Thomas<br />

Szasz non può, a mio awiso, prescindere da alcune con-<br />

siderazioni critiche sia su determinate affermazioni o<br />

conclusioni, sia su certe tendenze che mi sembrano impli-<br />

cite nel suo pensiero.<br />

A proposito di queste ultime, noterò che, se pur volu-<br />

tamente limitato all'aspetto contrattuale, normativo del<br />

rapporto, il discorso di Szasz senzbra a volte negare (an-<br />

ziché semplicemente prescindere da) il versante inte-<br />

riore di tale aspetto normativo. Anzitutto l'asserita non<br />

necessità di una analisi personale (e non solo di quella<br />

didattica) come premessa a una pratica analitica. Inoltre,<br />

frasi imperative o esortative come « ... il terapista deve<br />

essere... libero dalla paura di perdere il paziente e, quindi,<br />

dal desiderio di controllarlo ... D; « ... l'analista deve ... ri-<br />

nunciare al desiderio di ricevere doni dai pazienti e ac-<br />

cordare loro dei favori ... D; « ... è necessario rendersene<br />

conto e guardarsene ... D; « non aspirate segretamente ad<br />

essere medico ... » ed altre, poco si accordano con l'accet-<br />

tazione da parte dell'analista delle proiezioni del pazien-<br />

te o con una dimensione controtrasferenziale, ma soprat-<br />

tutto poco si accordano con un discorso metaeducativo.<br />

Affinché il rapporto analitico abbia una sua dimensione<br />

etica e non sia una mera finzione, ritengo necessario che<br />

5 Cosa abitualmente implicita quando parliamo, ad esem io<br />

di analista contenitore (cfr. BION, Apprendere dall'esperienza, 5;<br />

ma 1972) o di seno-gabinetto (cfr. MELTZER, il processo psicoana-<br />

lirico, Roma 1972).<br />

6 Ritengo che l'ultimo pensiero di Winnicott, rektivo ai rap<br />

porti tra psicoterapia e gioco e all'uso dell'oggetto, sia chiara-<br />

mente orientato in tal senso. Cfr. WINNICOTT, Gioco e realtà, Roma<br />

1974.<br />

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l'analista non solo viva tali esperienze emotive ma che<br />

ne viva la tentazione, vale a dire la possibilità reale di<br />

violare il contratto. Un ,discorso sulle tentazioni nel de-<br />

serto potrebbe essere istruttivo.<br />

Ugualmente poco chiaro mi sembra il pensiero di<br />

Szazs nei riguardi dell'attività extra-analitica del terapi-<br />

sta quando, pronunciandosi in parte a favore di una pra-<br />

tica analitica a tempo pieno o consigliando d'altra parte<br />

solo attività "compatibili", sembra indicare nella fuga o<br />

nell'isolamento il mezzo migliore per preservare una di-<br />

mensione interiore autenticamente analitica. Perché la<br />

fuga e non la integrazione nella vita reale della prassi<br />

analitica?<br />

Ma dove vorrei soffermarmi più a lungo è sul proble-<br />

ma della frustrazione e della aggressività, esperienze che,<br />

almeno nel loro aspetto più fondamentale (di distacco,<br />

di perdita e di morte), mi sembra non trovino sufficiente<br />

spazio nel modello ludico così come Szazs ce lo propone.<br />

Il punto in cui tali esperienze mi sembrano più radical-<br />

mente estromesse dal gioco analitico credo di poterlo in-<br />

dividuare nella modalità di portare a termine l'analisi.<br />

Nulla da eccepire all'asserzione che il terapista debba ri-<br />

nunciare di fatto alla opzione medica di por termine alla<br />

terapia allorché lo giudichi conveniente; e neppure al-<br />

l'affermazione che il problema di ternzilzare l'analisi è di<br />

responsabilità e di pertinenza del paziente, il quale potrà<br />

continuarla o concluderla in qualunque momento. Ma da<br />

dove se ne deduce che il paziente debba poterla continua-<br />

re (o pensare di continuarla) indefinitamente?<br />

Esaminiamo la struttura dei giochi. Concordo piena-<br />

mente con Szazs che essa non ci fornisce alcuna risposta<br />

circa la durata del gioco (in quanto la fine del gioco fa<br />

riferimento a un non-gioco); ma alla domanda: « chi, se<br />

non i giocatori stessi, dovrebbe stabilire la durata del<br />

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gioco? D, io risponderei: anche la realtà esterna D. Una<br />

partita di tennis finisce non solo perché lo decidono i<br />

giocatori, ma anche in base a regole o convenzioni ester-<br />

ne ad essi, o perché l'oscurità o una pioggia rendono il<br />

campo impraticabile; una partita di calcio dura novanta<br />

mivtuti, indipendentemente dal risultato e dal desiderio<br />

della squadra perdente; e in una partita a carte, il temine<br />

(l'ora) è di solito fissato in anticipo, e da quel momento<br />

si costituisce come realtà esterna che si impone agli even-<br />

tuali desideri di singoli giocatori. Dove questa realtà<br />

esterna, così drammaticamente propostaci da Freud nelle<br />

ultime pagine di Analisi terminabile e interminabile, tro-<br />

va il suo spazio, specialmente nella sua dimensione di<br />

morte, nel modello di conclusione del gioco propostaci<br />

da Szazs.? Inoltre un gioco è tale solo in rapporto a un<br />

non-gioco, vale a dire a una realtà esterna ad esso: ma<br />

un gioco senza-fine non si confonde forse con tale realtà?<br />

E per finire, sono forse i giocatori a decidere di por ter-<br />

mine al gioco della vita?<br />

Il sogno di fine analisi che secondo Szazs dimostrereb-<br />

be il desiderio del paziente clze l'analista si comportasse<br />

diversamente dal padre mandandolo via a calci, in effetti<br />

per evitargli la responsabilità di concludere l'analisi (e<br />

venendo quindi ad essere paradossalmente simile al pa-<br />

dre), desiderio frustrato dal rifiuto dell'analista di porre<br />

un termine all'analisi, dimostra anche, a mio avviso, una<br />

più profonda esigenza del paziente: di un padre cioè<br />

capace 'di imporre una perdita e quindi in grado di con-<br />

sentire la liberazione di tutta l'aggressività repressa del<br />

figlio.<br />

Non è questa la sede per approfondire ulteriormente<br />

il discorso o proporre soluzioni alternative: mi basta aver<br />

indicato la complessità, la portata e i termini del pro-<br />

blema.<br />

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Un'ultima parola, infine, sul problema del pagamento<br />

dove ugualmente mi sembra che la dimensione inconscia<br />

trascurata emerga in alcune flagranti contraddizioni,<br />

in una specie di lapsus logico. Infatti l'atteggiamento<br />

diagnostico respinto con fermezza lungo tutto il libro,<br />

fa poi la sua ricomparsa nei confronti dei pazienti ipocondriaci<br />

(vedi p. 236), unici per i quali il terapista sembra<br />

autorizzato a valutare e a sanzionare le "assenze". E<br />

che dire del fatto che l'arresto per un delitto, il ricovero<br />

per psicosi o quello per malattia fisica sono valutati diversamente<br />

dal viaggio in Europa o dalle riunioni d'affari,<br />

nel senso che queste ultime evenienze sono considerate<br />

motivi validi per disdire gli appuntamenti senza doverli<br />

pagare, a differenza delle prime? Non è lecito pensare<br />

che l'analista trova più agevole identificarsi con l'uomo<br />

d'affari o col ricco turista piuttosto che col "delinquente",<br />

col "pazzo", o col "malato"? Ma è questa l'identificazione<br />

che ha consentito a Freud di creare un nuovo<br />

rapporto col paziente o a Reich quel capolavoro di intuizione<br />

poetica e scientifica che è Ascolta, piccolo uomo?<br />

I<br />

Queste critiche, per quanto importanti, non intaccano<br />

comunque il valore e la validità del libro di Thomas<br />

Szasz. Unicamente ci mettono in guardia da una visione<br />

troppo unilaterale dell'analisi, non sostenuta e confermata<br />

da una contemporanea visione sull'altro versante. Ma<br />

se ciò è vero nel senso indicato dalle mie critiche a<br />

Szasz, è altresì vero per il contrario. Mi spiego: non basta<br />

affermare che non si controlla e reprime un'altra persona<br />

in quanto la si comprende col metodo psicoanalitico.<br />

Se un esame della struttura formale del rapporto ci<br />

mostra una realtà oppressiva, allora è doveroso concludere<br />

che si tratta di una comprensione fittizia e che quello<br />

che facciamo non è psicoanalisi; e, di conseguenza,<br />

riesaminare il rapporto. E in questo senso il libro di<br />

Szasz risulta oltremodo prezioso.<br />

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A mio fratello George<br />

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PREFAZIONE<br />

Psicoterapia è il nome che viene dato a un partico-<br />

lare tipo di influenza personale: mediante comunicazio-<br />

ni, una persona, indicata come lo "psicoterapista", eser-<br />

cita un'influenza di pretesa natura terapeutica su di una<br />

altra, identificata come il "paziente". E' evidente, tutta-<br />

via, che questo processo non è altro che una componente<br />

particolare di una classe ben più vasta, in verità così vasta<br />

da comprendere praticamente tutte le interazioni umane.<br />

Non solo nella psicoterapia, ma in innumerevoli altre si-<br />

tuazioni, come la pubblicità, l'educazione, l'amicizia e il<br />

matrimonio, la gente si influenza reciprocamente. Chi ci<br />

dirà se tali interazioni sono utili o dannose e per chi lo<br />

sono? Il concetto di psicoterapia ci tradisce su questo<br />

punto, giudicando a priori l'interazione "terapeutica" per<br />

il paziente, nell'intenzione o nell'effetto o in entrambi<br />

i casi.<br />

Le persone cercano costantemente di influenzarsi a<br />

vicenda. Questo è ciò che rende la vita sociale al tempo<br />

stesso cooperativa e conflittuale. Controllare ed essere<br />

controllati, sono l'ordito e la trama del tessuto delle<br />

relazioni umane. Gli uomini desiderano ardentemente e<br />

nello stesso tempo si oppongono a influenzare gli altri e<br />

ad essere a loro volta influenzati. La questione che riguar-<br />

da coloro che si interessano di psicoterapia è: che genere<br />

di influenza gli psicoterapisti esercitano sui loro clienti?<br />

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Come regola, gli individui si influenzano reciproca-<br />

mente per sostenere alcuni valori ed opporsi ad altri.<br />

In passato alcuni valori erano sostenuti pubblicamen-<br />

te: ad esempio la castità, l'obbedienza, la frugalità. Oggi,<br />

i valori sono più spesso patrocinati nascostamente, come<br />

per esempio il bene comune, la salute mentale o il be-<br />

nessere. Tali parole sono dei vuoti che l'interlocutore o<br />

l'ascoltatore può riempire con tutto ciò che desidera. In<br />

ciò risiede la loro grande importanza per il demagogo,<br />

politico o professionale. Così, un candidato alla presi-<br />

denza può parlare di risanamento dell'economia della<br />

nazione per raggiungere una condizione "sana" e nessuno<br />

può essere sicuro se, così parlando, intende promuovere<br />

responsabilità fiscali o deficit finanziari. In maniera si-<br />

mile uno psichiatra può parlare di "salute mentale" della<br />

comunità senza che nessuno sappia con certezza se egli<br />

stia promuovendo l'individualismo o il collettivismo, l'au-<br />

tonomia o l'eteronomia.<br />

Gli psicoterapeuti fanno molte cose: lo scopo che pro-<br />

fessano è sempre quello di fornire "una terapia". Spesso,<br />

però, i tentativi di "trattare" un paziente sono in realtà<br />

sforzi per trasformare la sua condotta da un certo modo<br />

in un altro. Ci sono quindi psichiatri che cercano di tra-<br />

sformare coppie infelicemente sposate in coppie felici,<br />

omosessuali in eterosessuali, criminali in onesti cittadini;<br />

o, in generale, pazienti mentalmente malati in ex-pazienti<br />

mentalmente recuperati.<br />

La mia tesi è che la psicoanalisi non può essere una<br />

impresa di questo genere. Senza dubbio, il termine "psi-<br />

coanalisi" può essere applicato a tipi di psicoterapia per-<br />

suasiva; difatti, ognuna delle procedure summenzionate è<br />

spesso descritta come "psicoanalitica" nello scopo, nei<br />

principi o nel metodo. Perfino la psichiatria sociale è pro-<br />

mossa da persone ufficialmente accreditate come psico-<br />

analisti.<br />

Questi sviluppi illustrano e dovrebbero ancora una<br />

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volta ricordarci che il significato di una parola può es-<br />

sere esteso fino al punto di designare l'opposto del suo<br />

significato originario. Ad esempio, la parola greca hairesis,<br />

che significa "fare una scelta", divenne "eresia". Analo-<br />

gamente Freud ideò un metodo di psicoterapia che am-<br />

pliasse l'autonomia del paziente e lo chiamò "psicoanali-<br />

si"; oggi, lo stesso nome viene usato per procedure che<br />

limitano l'autonomia.<br />

ln questo libro, mi prefiggo di descrivere la psicotera-<br />

pia come un'azione sociale e non come un metodo di<br />

guarigione. Così concepito il trattamento psicoanalitico<br />

viene caratterizzato dal suo scopo - aumentare nel pazien-<br />

te la conoscenza di se stesso e degli altri, e quindi la sua<br />

libertà di scelta nella condotta di vita; dal suo metodo -<br />

l'analisi delle comunicazioni, delle regole e dei giochi; e,<br />

infine, dal suo contesto sociale - un rapporto contrattuale,<br />

piuttosto che "terapeutico", fra analista e analizzando.<br />

Riassumendo, tenterò di definire la natura della psico-<br />

analisi, chiarirne i limiti e stabilire le sue relazioni con<br />

altre forme di psicoterapia, con la medicina, l'etica e la<br />

sociologia. Questo è certamente un disegno ambizioso;<br />

ma è il meno che possa bastare allo stadio attuale della<br />

psichiatria nel quale collettivismo, irrazionalisrno e "me-<br />

dicalismo" non solo hanno fallito nel fornire nuove ri-<br />

sposte ai nostri problemi, ma sono riusciti a oscurare<br />

quelle che già avevamo.<br />

Eppure, solo ieri, la psicoanalisi costituiva una gran-<br />

de promessa per la liberazione dei valori interiori dell'uo-<br />

mo, come già lo era stata la Società Aperta per la libe-<br />

razione dell1Uomo Esterno.<br />

Entrambe sono aspetti del moderno razionalismo e<br />

individualismo i quali hanno cercato e cercano tuttora<br />

di promuovere la Personalità Autonoma e la Società Li-<br />

bera. Hanno forse fallito? E' troppo presto per dirlo. La<br />

partita non è ancora chiusa.<br />

Qualunque sia il risultato finale, l'attuale situazione<br />

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non offre motivi di ottimismo. NelltAmerica della metà<br />

del secolo, il benessere ha soppiantato la libertà e l'indi-<br />

viduo autonomo è diventato l'uomo superfluo, il di più.<br />

La domanda è: vogliamo e possiamo riaccendere la tre-<br />

molante fiammella dell'individualismo? Solo per coloro<br />

che potranno o vorranno farlo la psicoanalisi come tera-<br />

pia autonoma avrà un interesse e un valore. Gli altri, o<br />

la eviteranno o la ridurranno al proprio servizio.*<br />

Syracuse, New York<br />

Febbraio 1965<br />

* RICONOSCIMENTI. Desidero ringraziare il dr. Kenneth Barney<br />

per la lettura critica del manoscritto e gli utili suggerimenti; il<br />

dr. Ronald Leifer per i suggerimenti riguardanti il 20 e 30 capitolo;<br />

la signora Arthur Ecker per la competente assistenza editoriale;<br />

la signora Margaret Basset per l'insuperabile lavoro di segretaria<br />

e il National Institute of Menta1 Health, United States Public<br />

Health Service per la sovvenzione della ricerca (No. MH 07099-01)<br />

che ha in parte sostenuto le spese del lavoro di questo libro.<br />

Alcune parti del 30 capitolo erano state precedentemente pubbli-<br />

cate nel A.M.A. Archives of General Psychiatry, 90 Volume, (1963);<br />

sono grato all'editore e al redattore per il permesso a ristampare<br />

e a rielaborare l'articolo per questo libro.<br />

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INTRODUZIONE<br />

Per venticinque o trent'anni, ho scritto e parlato di quelle<br />

che una volta erano chiamate novità ed ora non ho un solo di-<br />

scepolo. Perché? Non che non fosse vero ciò che dicevo o che<br />

non abbia trovato ascoltatori intelligenti, ma non ho mai avuto<br />

alcun desiderio di condurre gli uomini verso di me, bensì, al con-<br />

trario, di condurli verso toro stessi (...). Questo è il mio vanto,<br />

di non aver seguaci di scuola. La mancanza di indipendenza a2<br />

riguardo la considero segno di scarso insight. (RALPH EMERSON)<br />

(...) il paziente deve essere educato a liberare e realizzare la<br />

sua propria natura, non a rassomigliare a noi. (S. FREUD)<br />

i( ...) 20 scopo di una vita può essere solo quello di aumentare<br />

la quantità di libertà e responsabilità che si trova in ogni uomo<br />

e nel mondo. Non può, in nessuna circostanza, essere quello di<br />

ridurre o sopprimere tde libertà, anche solo temporaneamente.<br />

(A. CAMUS)<br />

I1 trattamento psicoanalitico è un tipo particolare di<br />

rapporto umano. Occorrono solo due persone, l'analista e<br />

il paziente. Cosa fanno queste due persone e perché lo<br />

fanno?<br />

Questo libro è la mia risposta a tale quesito. Nei miei<br />

primi scritti, specialmente ne Il mito della malattia men-<br />

tale 1 ho wrcato di dissipare l'idea che la persona che<br />

consulta uno psicoterapista sia "malata" e che lo sfor-<br />

zo per aiutarlo a comportarsi con maggiore discernimen-<br />

to, libertà e autoresponsabilità sia una specie di "tratta-<br />

mento". Dopo aver scartato l'ingannevole concettualizza-<br />

zione medico-terapeutica dei problemi del comportamen-<br />

1 The Myth of Menta1 Zblness, Foundations of a Theory of<br />

Persona1 Conduct, Hober-Harper, New York 1961. Tr. it. Il Mito<br />

della malattia mentale, I1 Saggiatore, Milano 1972.<br />

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25


to personale e della psicoterapia, affronterò il tema del<br />

rapporto analitico partendo da un'ampia base psicoso-<br />

ciale, considerando l'uomo come una persona che usa dei<br />

segni, segue delle regale e partecipa a dei giochi, e non<br />

come un organismo che ha istinti e necessità o come un<br />

paziente che ha una malattia.<br />

I1 trattamento psicoanalitico o "gioco analitico" - co-<br />

me spesso lo chiamerò - può essere studiato da tre punti<br />

di vista.<br />

Primo, possiamo osservare e descrivere le esperienze<br />

del paziente e dell'analista: alcune di queste possono<br />

essere più o meno tipiche dell'incontro analitico. Molte<br />

affermazioni circa il trattamento analitico si riferiscono<br />

a questo aspetto del problema.<br />

In secondo luogo possiamo determinare le regole del<br />

gioco analitico: ad esempio, il fatto che il paziente debba<br />

sdraiarsi sul divano o che l'analista debba interpretare la<br />

nevrosi (di transfert. Se ben riuscita, una tale specifica-<br />

zione potrebbe determinare cos'è l'analisi (e, di conse-<br />

guenza, cosa non è). Ma non ci dirà cosa si prova ad es-<br />

sere analista o analizzando, non più di quanto le regole<br />

degli scacchi ci dicano cosa si sente giocando una partita<br />

a scacchi.<br />

Terzo, è possibile discutere il gioco analitico, i suoi<br />

fini, le sue regole, le sue limitazioni e così via. Possiamo<br />

parlare di questo, alquanto genericamente, come teoria<br />

del trattamento analitico, o, con maggiore precisione,<br />

come una descrizione del metagioco dell'analisi (le rogo-<br />

le dell'analisi che specificano il gioco-oggetto). Una tale<br />

descrizione è importante perché, senza di essa, la nostra<br />

conoscenza del gioco analitico è incompleta e inadeguata.<br />

Ma ancora una volta non dobbiamo aspettarci dalla teo-<br />

ria della terapia analitica ciò che essa non può darci e<br />

non ha mai preteso di darci: fornire l'aocesso alle espe-<br />

rienze dei giocatori.<br />

E' chiaro che per sapere ciò che si prova giocando<br />

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a scacchi, occorre giocarci. L'esperienza del gioco non<br />

può essere derivata o tratta dalle regole, dalla descri-<br />

zione di partite giocate da altri, o dalla teoria sul gioco.<br />

Lo stesso vale per la psicoanalisi. Ciò nonostante c'è stata<br />

una persistente attesa, da parte degli analisti e dei loro<br />

lettori, di poter trasmettere l'esperienza analitica in for-<br />

ma stampata. Questo è impossibile. Per sapere cosa ac-<br />

cade quando si .è analizzati occorre essere un paziente;<br />

per sapere come si conduce un'analisi occorre essere un<br />

analista. E' tutto qui!<br />

Non si è tuttavia apprezzato sufficientemente la possi-<br />

bilità di realizzare gli altri due compiti. Certamente do-<br />

vremmo essene in grado di descrivere in modo chiaro e<br />

semplice le regole \del gioco che governano il comporta-<br />

mento dei giocatori analitici. Eppure questo non è stato<br />

mai fatto. Di solito vengono dette alcune cose su quanto<br />

ci si aspetta dal paziente, ma nulla su quanto ci si aspetta<br />

dal terapista. Secondo le parole di Fenichel, per l'analista<br />

« tutto è permesso, purché egli sappia il perché ».' Niente<br />

di più assurdo. Dire che l'analista può fare qualunque<br />

cosa è come asserire che egli è un giocatore in un gioco<br />

ove non gli si chiede di seguine alcuna regola. Questo è<br />

un completo fraintendimento di ciò ohe l'analisi è o do-<br />

vrebbe essere, e io oercherò di correggerlo dando una<br />

descrizione del trattamento psicoanalitico come impresa<br />

educativa, paragonabile a un gioco, con (delle regole che<br />

devono essere seguite da ciascun giocatore.<br />

Anche la così detta teoria del trattamento psicoanali-<br />

tic0 è stata vittima di un malinteso. Sotto questo titolo<br />

spesso troviamo autori che discutono qualunque proble-<br />

ma relativo d'incontro analitico, dalla psicopatologia del<br />

paziente alle ragioni per modificare le regole analitiche.<br />

Ma la teoria di un gioco deve fornire una spiegazione dei<br />

principi su cui si fondano le regole; inoltre deve. render<br />

canto dei valori che il gioco cerca di realizzare attraverso<br />

2 OTTO FENICHEL, Problems of Psychoanalytic Technique, E< The<br />

Psychoanalytic Quarterly », Im., Albany N. Y., 1941, p. 24.<br />

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il comportamento richiesto ai giocatori. La teoria del trat-<br />

tamento psicoanalitico deve quindi chiarire la connessio-<br />

ne tra gli scopi e i valori del gioco e l'e sue regole. Cer-<br />

cherò di presentare una tale teoria, comprendente i prin-<br />

cipi del rapporto psicoanalitico e i concetti etici e psico-<br />

logici inerenti a tali principi.<br />

Dato che l'argomento è complesso, che molto è stato<br />

scritto al riguardo e, infìne, che quest'opera anche se mi<br />

auguro di interesse e valore per il lettore comune, è di-<br />

retta principalmente a persone già familiarizzate con la<br />

natura della psicoterapia, procederò secondo quello che<br />

logicamente è l'ordine inverso, e cioè dal generale al par-<br />

ticolare. Nella prima parte, parlerò del problema dello<br />

studio scientifico delle relazioni umane ed esporrò alcuni<br />

concetti e principi basilari per lo studio dell'impresa ana-<br />

litica. Ndla seconda parte, presenterò i principi della<br />

psicoanalisi considerata come psicoterapia autonoma. Nel-<br />

la terza parte, infine, descriverò le regole del gioco ana-<br />

litico.<br />

<strong>Psicoanalisi</strong> o psicoterapia autonoma?<br />

Per molti anni mi sono scontrato col problema di come<br />

chiamare il tipo di psicoterapia che pratico e la cui<br />

teoria e metodo vorrei ora esporre al lettore.<br />

Vi sono due alternative. Da una parte, potrei riferirmi<br />

ad essa sempli~cemente come "psicoanalisi" perché ritengo<br />

che essa sia psicoanalisi. Freud e i primi freudiani sarebbero<br />

forse d'accordo. I1 nostro scopo è il medesilmo:<br />

estendere il controllo del1910 su certe aree delllEs, secondo<br />

il loro modo di esprimersi, o aumentare la capacità<br />

del cliente di autodeterminarsi e operare le sue scalte,<br />

come io preferisco dine. Anche i nostri metodi hanno<br />

molto in comune: nella psicoanal~isi classica così come<br />

nella psicoterapia autonoma, il solo compito del terapista<br />

è di "analizzare". Di conseguenza, dando un nuovo<br />

nome al metodo terapeutico che descriverò, r,ischierei di<br />

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essere criticato per aver usato una parola nuova a indicare<br />

la psicoanalisi appropriandomi di ciò che di fatto<br />

appartiene a Freud.<br />

Purtroppo, la situazione della psicoanalisi è più complicata<br />

oggi di quanto non lo fosse poche mdecadi fà. Attualmente<br />

ognuno usa la parola "psicoanalisi" per indicare<br />

ciò che gli pare. Quindi, se affermassi che la terapia descritta<br />

in questo libro è psicoanalisi, molti analisti probabilmente<br />

respingerebbero questa mia pretesa. La psicoanalisi,<br />

essi potrebbero ribattere, è ciò che loro praticano<br />

e non quello che faccio io. Poiché non vi è alcun metodo<br />

~iconosciuto per arbitrare una tale disputa, chi sarà a<br />

stabilire ciò che dovrebbe essere definito psicoanalisi e<br />

ciò che non dovrebbe esserlo?<br />

Supponiamo comunque che le mie rivendicazioni siano<br />

corrette. I1 mio metodo di psicoterapia sarebbe allora<br />

riconosciuto quale continuazione dello spirito della psicoanalisi<br />

freudiana e ne rappresente~bbe, forse, un ragionevole<br />

sviluppo: di conseguenza, dovrebbe essere definito<br />

"psicoanalisi". Questa possibilità sarà comunque fonte di<br />

confusione in 'quanto se ciò che io faccio è psicoanalisi,<br />

aBora molto di quello che ara vime chiamato psicoanalisi<br />

è qualcosa d'altro.<br />

La seconda alternativa è quella di chiamare con un<br />

nome nuovo il mio sistema di praticare la psicoterapia. Io<br />

l'ho fatto di quando in quando, riferendomi ad esso come<br />

Il<br />

psicoterapia autonoma". Scelgo questa espressione per<br />

indicare lo scopo principale di questa procedura: conservare<br />

ed estendere l'autonomia del cliente. Per accentuare<br />

la natura del metodo terapeutico piuttosto che il suo scopo,<br />

la procedura potrebbe anche essere definita "psicoterapia<br />

contrattuale": il rapporto analista-analizzando non<br />

è determinato né dalle "necessità terapeutiche" del paziente<br />

né dall' "ambizione terapeutica dell'analista", ma piuttosto<br />

da un inslieme di promesse e di aspettative, esplicitamente<br />

e mutuamente accettate, che io definisco "il contratto".<br />

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I1 vantaggio principale di chiamare con un nome nuo-<br />

va la terapia qui descritta è che così facendo la si separa<br />

dalle molte altre imprese psicoterapeutiche attualmente<br />

chiamate psicoanalisi. Se le interpretazioni del compor-<br />

tamento, insieme alla somministrazione di tranquillanti<br />

e di stimolanti, è una forma di psicoanalisi; se la terapia<br />

, di pazienti psicotici ricoverati in forma coatta è anche<br />

considerata una forma di psicoanalisi; e infine, se la co-<br />

siddetta analisi di'dattica, caratterizzata dall'attivo e coer-<br />

citivo controllo dellla vita dd'analizzando da parte dello<br />

analista, è anch'essa un'altra forma di psicoanalisi, allora<br />

la psicoterapia autonoma $non è psicoanalisi e deve essere<br />

ben distinta da essa.<br />

Lo svantaggio principale di dare d mio metodo di psi-<br />

coterapia un nome nuovo è quello già menzionato: che a<br />

molti esso sembrerà un ribattezzare ciò che "realmente"<br />

è la psicoanalisi. Inoltre, una nuova definizione per un<br />

procedimento psicoterapeutico tende ad implicare alcune<br />

novità radicali nonché una promessa di straordinari po-<br />

teri curativi. Ma in questo caso non vi sono implicazioni<br />

di questo genere, né tantomeno io avanzo simili pretese.<br />

Ho deciso di risolvere il problema adottando il se-<br />

guente piano: userò i tenmini "psicoanalisi" (o tratta-<br />

mento psicoanalitico) e "psicoterapia autonoma" scambie-<br />

volmente e come sinonimi. Ciò servirà a etichettare, alme-<br />

no prowisoriamente, il particolare tipo di psicoterapia<br />

qui descritto; nello stesso tempo, lasoerà lo psicoterapi-<br />

sta e lo studioso di scienze sociali liberi di decidere se<br />

il mio metodo ha bisogno di una nuova denominazione.<br />

In passato, gli psicoterapisti hanno di frequente mani-<br />

festato la loro propensione per i rapporti eteronomi con<br />

i pazienti, imponendo neologismi psichiatrici ai loro let-<br />

tori. Mi sembra quindi particolarmente opportuno che<br />

un libro sulla psicoterapia autonoma lasci il lettore li-<br />

bero di decidere se le idee e il metodo dell'autore diffe-<br />

riscono da quelle dei suoi colleghi al punto di giustificare<br />

l'uso di un nuovo nome.<br />

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PARTE PRIMA<br />

LO STUDIO SCIENTIFICO<br />

DELLA PSICOTERAPIA<br />

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LA RELAZIONE PSICOANALITICA<br />

COME PROBLEMA SCIENTIFICO<br />

I1 tema di questo libro è il rapporto fra l'analista e<br />

i'analizzando. Tale rapporto è stato definito con nomi<br />

diversi, ma tutti più o meno ingannevoli. Alcuni analisti<br />

lo chiamano trattamento psicoanalitico, ma* non è un<br />

trattamento. Altri tecnica psicoanalitica, ma non vi è al-<br />

cuna tecnica specifica che l'analista possa applicare al<br />

soggetto, come se questi fosse un oggetto. Altri ancora<br />

parlano di situazione psicoanalitica, ma non è una sin-<br />

gola, specifica situazione, ma piuttosto un lungo rappor-<br />

to evolutivo. In effetti, userò anch'io molti di questi ter-<br />

mini poiché non vi è alcun vantaggio nel coniare nedo-<br />

gismi se si può evitarlo. Userò le parole "paziente", "tera-<br />

pista" e "trattamento" per ragioni di comodità, onde po-<br />

ter comunicare facilmente col lettore; è ovvio, comunque,<br />

che rifuggo dal loro implicito significato medico, psicopa-<br />

tologico e terapeutico.<br />

Prima di lprocedere è conveniente domandarsi: Che<br />

genere di impresa è la psicoanalisi? Dobbiamo renderci<br />

conto che la parola "psicoanalisi" denota due propositi<br />

fondamentalmente diversi. Primo, la psicoanalisi è una<br />

scienza: poiché il suo oggetto è l'uomo e le relazioni<br />

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umane, oggi essa fa parte delle scienze sociali. Secondo,<br />

la psicoanalisi è una forma di psicoterapia, vale a dire<br />

un rapporto umano caratterizzato da determinati fini e re-<br />

gole di comportamento; dal momento che il paziente ed<br />

il terapista si giudicano e si influenzano a vicenda e, nel-<br />

lo stesso tempo, esaminano gli standard dei loro giudizi<br />

e della loro condotta, la terapia psicoanalitica è stretta-<br />

mente legata all'etica, alla politica e alla religione. E'<br />

perciò inutile avvicinarsi ai problemi dei quali si occupa<br />

la psicoanalisi e alle soluzioni che essa offre primaria-<br />

mente dal punto di vista della medicina o della psichia-<br />

tria tradizionale. La psicoanalisi appartiene alla storia<br />

delle idee e alla storia dei rapporti dell'uomo con i suoi<br />

simili.<br />

Perché studiare il rapporto analitico?<br />

Perché studiare la situazione psicoanalitica? Secondo<br />

l'opinione psicoanalitica tradizionale, la ragione princi-<br />

pale è che la terapia psicoanalitica è il procedimento più<br />

efficace per curare il gruppo di malattie chiamate "ne-<br />

vrosi". Se così è, cadiamo nella nostra stessa trappola<br />

concettuale. Perché questa formulazione è una trappola?<br />

Perché essa implica, primo, che la psicoanalisi è il mi-<br />

glior trattamento per le nevrosi, ma non per altre ma-<br />

lattie mentali, come le psicosi, le perversioni e le tossi-<br />

comanie; e secondo, che la psicoanalisi è una forma di<br />

cura, paragonabile ad altre cure come la terapia farma-<br />

cologica, l'elettroshock e la lobotomia. Certamente que-<br />

sto non è un buon inizio. Eppure, una delle principali giu-<br />

stificazioni sociali della psicoanalisi, specialmente negli<br />

Stati Uniti, è stata la sua utilità terapeutica. Un celebre<br />

libro moderno reca il titolo Il valore medico della psico-<br />

analisi.' Ma è imprudente giustificare la psicoanalisi col<br />

1 FRANZ ALEXANDER, The Medica1 Value of Psychoanalysis, Norton,<br />

New York 1932.<br />

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suo valore medico che io ritengo, infatti, scarso. Se non<br />

altro, questo è il suo tallone d7Achille, né quest'aspetto è<br />

stato disconosciuto da eminenti colleghi, dentro e fuori<br />

della psichiatria.<br />

Un'altra frequente giustificazione dell'importanza scien-<br />

tifica dello studio della situazione psicoanalitica è che<br />

i'analista possiede uno strumento unico per investigare<br />

la personalità umana e in particolare "l'inccjnscio". In<br />

questo modo la psicoanalisi è difesa non solo come una<br />

buona terapia, ma anche come ricerca effettiva. Comun-<br />

que sia, questa non è la ragione del mio attuale interesse<br />

per quest'argomento, né tantomeno ritengo sia questo il<br />

più importante contributo della psicoanalisi allo studio<br />

dell'umo. In che consiste allora il suo valore principale?<br />

0, meglio, per usare la metafora di Achille, qual'è il punto<br />

più solido dell'arrnatura del nostro guerriero?<br />

Credo che il principale valore intellettuale e scienti-<br />

fico del trattamento psicoanalitico stia, come la chiave del*<br />

la massaia, sotto il tappeto della porta (dove nessuno pen-<br />

serebbe a cercarlo; e cioè, nel tipo di modello che il<br />

rapporto analitico fornisce, al fine di ottenere una mi-<br />

gliore comprensione dell'etica, della politica e dei rap-<br />

porti sociali in generale. Che io sappia, nessuno ha mai<br />

fatto un suggerimento di questo genere. E' quindi oppor-<br />

tuno che io sostenga quest'asserzione con qualcosa di più<br />

sostanziale di una mia opinione personale.<br />

L'individuo, il gruppo ed<br />

il problema della libertà<br />

Il sintomo psichiatrico come limitazione della libertà.<br />

Per quanto il concetto di "sintomo psichiatrico" sia<br />

generalmente ben compreso, ritengo necessario premettere<br />

alcune parole sul significato che ha per me l'uso di<br />

questa espressione. Secondo l'uso comune, parlerò di<br />

#><br />

sintomi" per indicare idee, sentimenti, inclinazioni ed<br />

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azioni che sono considerate indesiderabili, involontarie o<br />

strane. Ma a giudizio di chi?<br />

I1 giudizio che il comportamento di un individuo non<br />

è normale e che qui'ndi è un "sintomo", può essere espres-<br />

so da un certo numero di persone: il cliente stesso; i<br />

suoi parenti; un esperto che comprenda i suoi desideri;<br />

un esperto apertamente o velatamente in antagonismo<br />

con lui; o, infine, la società in generale tramite agenti<br />

debitamente designati (per esempio, uno psichiatra del<br />

tribunale). Sfortunatamente, la gente tende ad usare il<br />

concetto di sintomo psichiatrico (o diagnosi) senza pre-<br />

stare troppa attenzione al problema di chi giudica e di<br />

chi viene giudicato. Non deve quindi sorprendere che un<br />

individuo consideri la propria condotta adeguata e nor-<br />

male, mentre altri la considerano strana e sintomo di<br />

"malattia mentale".<br />

Nella disoussione che segue, mi limiterò a quei casi<br />

nei quali il cliente considera alcuni aspetti della propria<br />

condotta come un sintomo psichiatrico, o, per lo meno,<br />

condivide il giudizio espresso da altri. In altre parole, non<br />

considererò quei casi nei quali alcuni aspetti della con-<br />

dotta di una persona vengono etichettati come "sintomo"<br />

da un osservatore, mentre sono invece considerati soddi-<br />

sfacenti dal soggetto.<br />

Tenendo quindi presente che parleremo di "sintomi<br />

psichiatrici" solo quando una tale qualifica del compor-<br />

tamento coinciderà col giudizio proprio del soggetto per<br />

quel che riguarda la sua condotta, poniamoci questa do-<br />

manda: cosa distingue i vari fenomeni che possono esse-<br />

re classificati come sintomi psichiatrici? Tutti implicano<br />

un'essenziale restrizione della libertà del paziente a te-<br />

nere una condotta accettabile (da parte di altri, inseriti,<br />

come lui, nel suo ambiente sociale.<br />

Fenomenologicamente, i sintomi psichiatrici sono di<br />

una varietà senza fine. L'isterico è paralizzato: non può<br />

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parlare, camminare o scrivere. I1 fobico non può compiere<br />

alcuni atti: deve evitare di toccare vari oggetti, di<br />

andare per strada, o di rimanere solo. L'ossessivo-compulaivo<br />

è costretto a occuparsi di cose banali, deve controllare<br />

e ricontrollare i suoi atti, deve pensare determinati<br />

pensieri o compiere dei cerimoniali. L'ipocondriaco #deve<br />

preoccuparsi della propria salute, il paranoico dei suoi oggetti<br />

persecutori, lo schizofrenico delle sue fantasie deliranti.<br />

L'elemento comune in questi ed altri cosilddetti sintomi<br />

psichiatrici 6 l'espressione della perdita di controllo o di<br />

libertà. Ogni sintomo è sperimentato e descritto dal paziente<br />

come qualcosa che non può evitare di fare o di<br />

sentire o come qualcosa che è obbligato a fare. L'alcoliz~<br />

zato, ad esempio, asserisce che non può smettere di bere;<br />

la persona abitualmente pigra, che non p ~ò fare a meno<br />

di arrivare in ritardo; la persona volubile che non può<br />

controllare il suo temperamento; l'allucinato, che non può<br />

far tacere "le voci" e fermare "le visioni"; il depresso<br />

che non può provare piacere o autostima, e così via.<br />

Quello che ci interessa nei sintomi psichiatrici, quindi,<br />

è che il paziente li esperimenti o li definisca (più o meno)<br />

come accadimenti involontari: inoltre, dato che non è<br />

libero di impegnarsi in o di astenersi da un particolare<br />

atto o esperienza, egli di solito pretende di non dover<br />

essere ritenuto responsabile di tali atti e delle loro conseguenze.<br />

(Più avanti tratterò del paziente psichiatrico<br />

che si rivolge al terapista col linguaggio delle scuse).<br />

Per chiarire il significato dell'espressione "perdita di<br />

libertà" nel sintomo psichiatrico, paragoniamo i sintomi<br />

alle abitudini e al lavoro. Consideriamo tre esempi concreti:<br />

I'ipocondria, il malumore abituale e l'esagerato impegno<br />

nel lavoro (ad esempio, di un medico). L'ipocondriaco<br />

fa professione di essere malato, la persona collerica<br />

di essere intrattabile, e il medico di essere indispensabile;<br />

essi si rassomigliano per un'eccessiva adesione a<br />

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un particolare ruolo. Tuttavia, questi tre tipi di persone<br />

possono differire nel grado di adesione al loro ruolo, vale<br />

a dire nel grado di libertà a impegnarsi in altre attività.<br />

Ad esempio, 1'i;pocondriaco è considerato tale nella rnisu-<br />

ra in cui si sente costretto a rimurginare sui suoi distur-<br />

bi o sui suoi guai. In altre parole, giudichiamo tale per-<br />

sona ipcondriaca o meno, nella misura in cui essa "è<br />

prigioniera' dei suoi sintomi.<br />

La differenza tra sintomo e abitudine è in gran parte<br />

una questione di convenzione e giudizio: coloro che sono<br />

abituati a un tipo di famiglia autoritaria possono accet-<br />

tare un padre collerico come persona con un pessimo<br />

carattere; coloro che non sono abituati a una famiglia<br />

del genere potrebbero invece considerarlo come una per-<br />

sona mentalmente malata. Lo stesso soggetto collerico è<br />

probabile che consideri la propria condotta al di fuori<br />

del suo controllo e di conseguenza simile a un sintomo.<br />

L'impegno nel lavoro, infine, è di solito considerato<br />

come qualcosa di volontario e liberamente scelto; tutta-<br />

via, anche il lavoro può essere qualificato come un com-<br />

portamento sul quale non è possibile esercitare un con-<br />

trollo. E' interessante notare come il (dedicarsi eccessi-<br />

vamente al lavoro può essere sia esaltato che criticato;<br />

per Albert Scweitzer, è la risposta ad un "richiamo", ma<br />

per l'uomo d'affari comune o per il medico che lavora<br />

troppo è una "schiavitù".<br />

Dobbiamo tener presente che la condotta personale è<br />

altresì una forma di comunicazione e come tale è sempre<br />

qualificata o come libera e volontaria, o come coatta e<br />

involontaria. I1 possesso o la mancanza di libertà di un<br />

individuo ha un effetto cruciale sul grado di libertà delfle<br />

persone che frequenta; pertanto, il concetto di libertà<br />

gioca un ruolo determinante nella psichiatria e nella psi-<br />

coterapia.<br />

In effetti, quello della libertà è forse il punto di vista<br />

migliore per una classificazione delle psicoterapie. Pus-<br />

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siamo così ,distinguere fra due gruppi: uno, il cui scopo<br />

è quello di aumentare la libertà personale del paziente,<br />

l'altro mirante a diminuirla. Le psicoterapie pre-freudia-<br />

ne erano tipicamente repressive; esse tendevano a ridur-<br />

re la libertà di sentimenti, di pensiero e di azione del<br />

paziente. I1 grande contributo di Frewd sta nell'aver po-<br />

sto i fondamenti di una terapia che cerca di allargare<br />

il campo di scelta del paziente e di conseguenza la sua<br />

libertà e la sua responsabilità.<br />

L'idea di libertà e il trattamento psicoanalitico<br />

Anche se non chiaramente esplicitato, lo scopo del<br />

trattamento psicoanalitico fu, all'inizio, quello di "libe-<br />

rare" il paziente. Dapprima, Freud volle liberare il pa-<br />

ziente dall'influenza patogena dei ricordi traumatici. Na-<br />

turalmente, si trattava solo di una liberazione dai sintomi,<br />

nel senso medico tradizionale. Ma non burliamoci di ciò.<br />

Anche allora Freud tentava di liberare il paziente dal far-<br />

dello dei cattivi ricordi, che è dopotutto un fardello mo-<br />

rale. Né quest'idea è superata. Alcuni autori contempora-<br />

nei sostengono che lo psicoterapista dovrebbe fare esat-<br />

tamente l'opposto. I "cattivi" ricordi provano che il pa-<br />

ziente è "colpevole"; di conseguenza, egli non dovrebbe<br />

esserne liberato bensì reso più responsabile (di quanto sia<br />

disposto ad esserlo. Nandimeno, lo scopo e il risultato<br />

sarebbero una maggiore libertà per l'individuo.<br />

Successivamente alla concezione del ricordo trauma-<br />

tico, Freud sviluppò poco dopo l'ipotesi che la nevrosi è<br />

in gran parte una questione di inibizioni; il paziente nevro-<br />

tico è ammalato in quanto eccessivamente socializzato.<br />

Scopo della terapia sarebbe quello di liberarlo da alcune<br />

inibizioni in modo che possa divenire più spontaneo e<br />

creativo, in una parola più libero. Questa era l'idea pre-<br />

valente nei circoli analitici negli anni dal 1920 al 1930.<br />

Wilhelm Reich ne fu il principale sostenitore. Sebbene<br />

egli fallisse nel tentativo di aocordare la libertà con la<br />

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esponsabilità, la sua opera, e specialmente il libro Ascolta,<br />

piccolo uomo,2 sono più importanti nella storia della<br />

psicoanalisi che non molti classici ~psicoa~nalitici. In verita,<br />

quando l'analisi dell'Io era una scoperta recente, molti<br />

analisti ritenevano che scopo dell'analisi fosse la distruzione<br />

del Super-Io (arcaico) del paziente. L'idea non era<br />

completamente da scartare. Di nuovo, il mio punto di<br />

vista è che gli analisti erano ancora impegnati nel giocare<br />

la partita della libertà. Volevano liberare il paziente<br />

dalle influenze inconscie e automatiche esercitate su di<br />

lui dagli introietti infantili o, in parole semplici, dalle<br />

idee che gli erano state instillate dentro da bambino.<br />

Dopo la morte di Freud, lo scopo dell'analisi è stato<br />

quello di liberare il paziente dagli effetti mstrittivi della<br />

sua nevrosi (intendendo per "nevrosi" un comportamento<br />

inconsciamente determinato, stereotipato, in contrasto<br />

con una condotta normale, liberamente e coscientemente<br />

determinata). Ecco di nuovo la nozione di libertà.<br />

In realtà, la moderna concezione psicoanalitica di normalità<br />

è in qualche modo identica a quella di libertà;<br />

non naturalmente libertà economica o politica, ma libertà<br />

personale. Secondo questo punto di vista, il cornportamento<br />

nevrotico è automatico o abituale, mentre il<br />

comportamento non nevrotico o normale è discriminante<br />

e selettivo.<br />

Benché fondamentale per la teoria del trattamento<br />

psicoanalitico, il preciso significato o natura della libertà<br />

non è stato esplicitamente definito, ne è stato articolato<br />

in un coerente sistema etico. Eppure, io sostengo che<br />

come psico~terapia la psicoanalisi non ha alcun significato<br />

senza un'etica articolata. Qui sta il significato morale,<br />

politico e, al tempo stesso, scientifico della situazione<br />

psicoanalitica; essa è un modello di incontro tra uomini<br />

regolato dallética dell'individualismo e dall'autono-<br />

2 Orgone Institute Press, New York 1948. Tr. it. Sugar, Tori-<br />

no 1973.<br />

40<br />

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mia personale. Lo scopo del trattamento psicoanalitico è<br />

quindi paragonabile allo scopo delIa riforma politica li-<br />

berale. I1 proposito di una costituzione democratica è<br />

quello di dare al popolo, oppresso da un governo tiranni-<br />

co, una maggiore libertà nella condotta politica, econo-<br />

mica e religiosa. Lo scopo della psicoanalisi è quello di<br />

dare ai pazienti oppressi dai loro abituali modelli di<br />

comportamento, una maggiore libertà nella condotta per-<br />

sonale.<br />

Libertà per chi?<br />

I1 moderno concetto di libertà è complesso. Esso pro-<br />

viene da varie fonti e riflette le aspirazioni di uomini<br />

che hanno vissuto in condizioni diverse; i suoi scopi di<br />

conseguenza differiscono. In verità, il concetto di libertà<br />

può agevolmente assumere due significati quasi diame-<br />

tralmente opposti. La psicoanalisi e molte altre cose,<br />

nella società contemporanea, testimoniano la nostra con-<br />

fusione circa la libertà. Chiarendo quello che è il molo<br />

ddla libertà in psicoanalisi, possiamo contribuire a chia-<br />

rirne il ruolo nella moderna politica e sociologia.<br />

Quali sono le due maggiori fonti del moderno concet-<br />

to di libertà? Uno è "L'età dell'Zlluminismo": i protago-<br />

nisti, uomini di elevata condizione sociale e di cultura<br />

eccezionale; scenario, la Francia, l'Inghilterra e gli Stati<br />

Uniti; l'epoca, il secolo XVIII. L'aspetto preminente del-<br />

l'idea di libertà offerta in questo periodo era il suo carat-<br />

tere individualistico e positivo. Per uomini come Voltaire<br />

e Jefferson, la libertà era d'opportunità dell'individuo soli-<br />

tario di perseguire certe mete: libertà di indagare, di<br />

apprendere, di leggere, di pensare, di scrivere, di sfidare<br />

l'autorità costituita e di essere un individuo cosciente.<br />

In breve, questa è la libertà di essere una persona indi-<br />

viduale, un uomo autentico, responsabile e autonomo.<br />

Sebbene alcune di queste libertà venissero definite come<br />

libertà da qualcosa (ad esempio, dalla tirannide teologi-<br />

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ca o dalla tirannilde governativa), in realtà esse erano,<br />

per la maggior parte, liberlà per qualcosa (ad esempio<br />

per l'autogoverno dell'individuo o della nazione). In al-<br />

tre parole, il contenuto della libertà era definito in temi-<br />

ni 'di mete che l'uomo fissava a se stesso. Questo è il ge-<br />

nere di libertà che nessuno può dare a un al.tro.<br />

Esiste comunque un altro genere di libertà che, inve-<br />

ro, non è detto che ogni uomo possa guadagnarsela per<br />

conto proprio. Questo tipo di libertà deriva da un'altra<br />

fonte. Sebbene affondi le sue radici ideologiche nel XVIII<br />

s.ecolo, negli scritti dei messia politici (quali Rousseau e<br />

Saint Simon), la sua anima la costituirono i rivoluzio-<br />

nari politici del XIX secolo (Marx e i primi comunisti,<br />

Lincoln e gli abolizionisti). La caratteristica più evildente<br />

di quest'idea di libertà è di essere collettivistica e nega-<br />

tiva. Per evitare malintesi, desidero sottolineare che uso<br />

questi termini in senso descrittivo e non peggiorativo.<br />

Ritengo che entrambe le forme di libertà siano desidera-<br />

bili e necessarie. Sebbene mi occuperò più della libertà<br />

individualistica che non di quella collettivistica, non de-<br />

sidero favorire l'una a scapito dell'altra. Inoltre, l'etica<br />

dell'autonomia punta a una possibile riconciliazione fra<br />

entrambe.<br />

Gli scopi della libertà collettivistica ' sono la libertà<br />

dall'oppressione politica, dallo sfruttamento economico,<br />

dalla s~chiavitu, dalla colonizzazione e dalla persecuzione<br />

religiosa, razziale e politilca. In breve, si tratta della li-<br />

bertà collettiva o di un gruppo di godere dei privilegi<br />

garantiti a un altro gruppo. Senza dubbio queste conce-<br />

zioni influiscono sul destino dell'individuo. Ciò nondime-<br />

no, abbiamo qui a che fare con la libertà di gruppi o<br />

classi di persone, lavoratori, ebrei, negri. Il contenuto di<br />

3 I1 concetto di libertà collettivista che viene qui sviluppato è<br />

simile, ma, non uguale, a cib che Comte e altri hanno chiamato<br />

"libertà collettiva". Vedere MORTIMER J. ADLER, The idea of Free-<br />

dom, Doubleday & Co., Garden City, N. Y. 1961, specialmente<br />

vol. TI, pp. 184-222.<br />

42<br />

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questo tipo di libertà è formulato largamente in termini<br />

negativi, colme libertà da (generalmente dalla vessazione<br />

di un altro gruppo oppressore).<br />

Anche se alcuni uomini debbono a volte combattere<br />

per queste libertà, noi ci aspettiamo che una società<br />

civile le accordi ai sud cittadini: e nel XX secolo, molti<br />

nel mondo occidentale godono di queste libertà senza aver<br />

dovuto far nulla per ottenerlte. Ed è bene che sia così, perché<br />

solo quando tutti gli uomini, ovunque, saranno sicuri<br />

delle loro libertà collettive e negative, essi saranno capaci<br />

di perseguire su più larga scala l'individualismo e l'autonomia.<br />

Fino allora, questi valori saranno minacciati dai<br />

movimenti che favoriscono le libertà collettivisiche, dato<br />

che i loro protagonisti definiscono e considerano l'inclividualismo<br />

e l'autonomia come un pretesto per lo sfruttamento<br />

del debole. Che questa identificazione sia fallsa<br />

poco importa nelle battaglie politiche e ideologiche. Rimane<br />

il fatto, e speriamo che si riveli così tenace come<br />

si suppone lo siano i fatti, che l'individualismo e l'autonomia<br />

non possono costituire il fondamento di una rigida<br />

ideologia politica; in verità, essi sono gli unici effettivi<br />

antidoti all'intossi~cazione ideologica.<br />

Per ricapitolare, suggerisco che nel moderno concetto<br />

di libertà si combinano queste due tendenze divergenti:<br />

l'idea della libertà per l'individuo che deriva dai pensatori<br />

e dagli statisti del XVIII secolo e l'idea della libertà<br />

per il gruppo che proviene dai filosofi sociali e dai riformatori<br />

politici del XIX secolo. La prima è una nozione<br />

aristocratica; l'altra, una idea democratica. Tra le due<br />

c'è spesso un conflitto. In tale conflitto lo psichiatra ha<br />

svolto e continua a svolgere un ruolo decisivo 4. Qualpera<br />

la posizione di Freud per quanto riguarda queste due<br />

forme di liberltà e il loro mutuo conflitto?<br />

4 Vedere T. Sz~sz, Law, Liberty and Psychiatry. An Znquiry<br />

into The Social Uses of Menta2 Health Practices, Macmillan, New<br />

York 1963.<br />

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43


Freud, il paziente e la società<br />

La tesi che Freud sia stato fortemente influenzato dal-<br />

le idee politiche e morali del XVIII e XIX secolo è arn-<br />

piamente dimostrata e non vi è alcuna necessità di docu-<br />

mentarla in questa sede. Egli aveva pari dimestichezza<br />

con gli scritti di coloro che proponevano sia la libertà<br />

individualistica che quella collettivistica. Quali di questi<br />

valori attrasse maggiormente Freud e perché? Come con-<br />

ciliò il conflitto fra di essi?<br />

Sappiamo abbastanza di Freud e del primo movimen-<br />

to psicoanalitico per essere discretamente sicuri di diver-<br />

se cose. Anzitutto, per il fatto di essere ebreo, Freud si<br />

sentiva estraniato dalle correnti principali della società<br />

austriaca. Inoltre, ai tempi della sua infanzia, la classe<br />

media ebraica di Vienna poneva le sue speranze nell'edu-<br />

cazione e non nel sionismo. Pertanto, Freud era più in-<br />

teressato alla libertà individuale che non a quella di<br />

gruppo. Nello stesso tempo, i suoi concetti di famiglia<br />

modello e di stato modello erano basati più su ciò che<br />

sapeva per esperienza che su quello che aveva letto o<br />

che sperava; di qui la sua adesione ultraconservatrice al-<br />

l'idea del patriarcato benevolo sia nella famiglia che nello<br />

stato.<br />

Di conseguenza, Freud combinava nella sua persona-<br />

lità i valori del paternalismo conservatore e dell'indivi-<br />

dualismo liberale. Questa mescolanza si manifestò in<br />

molte contraddizioni del suo comportamento sociale e<br />

personale. Ciò spiega inoltre il fatto ohe alcuni condanni-<br />

no Freud come autoritario e repressivo, mentre altri lo<br />

elogiano come la personificazione del liberalismo del lais-<br />

sez-faire. In effetti egli sembra mostrare entrambi questi<br />

aspetti. Ma quello che ci interessa maggiormente non è<br />

la personalità di Freud, per quanto importante come sfon-<br />

do. E' all'atteggiamento di Freud verso il paziente e verso<br />

la società, nella situazione del trattamento psicoanalitico,<br />

che siamo principalmente interessati. All'inizio la sua po-<br />

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sizione era relativamente chiara ma, a lungo andare, diventò<br />

eccessivamente am~bigua.<br />

Al tempo in cui Freud divenne medico, c'erano due<br />

ruoli stabiliti per lo psichiatra, tuttora largamente accettati.<br />

Uno è il ruolo di rappresentante della società: lo<br />

ps chiatra ospedaliero, anche se sembra assistere il malato,<br />

in realtà protegge la società dal paziente. L'altro<br />

è il ruolo di rappresentante di tutti e di nessuno: arbitro<br />

dei conflitti tra il paziente e la famiglia, tra il paziente e<br />

il datore di lavoro, e così via, questÒ tipo di psichiatra si<br />

allea con chiunque lo paghi. Freud si rifiutò di svolgere<br />

entrambi questi ruoli. Al contrario, ne creò uno nuovo:<br />

di agente o rappresentante 'del paziente. Secondo la mia<br />

opinione, i questo è il suo più grande contributo alla psichiatria.<br />

Ritengo che la scelta di tale indirizzo dipese da una<br />

doppia identificazione tra Freud e il malato mentale. Nel<br />

malato di mente che soffriva, Freud vide se stesso come<br />

ebreo oppresso e come nevrotico inibito. Documentare<br />

queste idee ui porterebbe troppo 'lontano. Ci basti x5cordare<br />

che. Freud considerava la psicoanalisi una "scienza<br />

ebraica" e che cercò ostinatamente di maschera~e questo<br />

fatto. Ma per un aspetto assai irnpartante da psicoanalisi<br />

era una scienza ebraica, e perderemmo molto se non lo 1.8conoscesslimo.<br />

Nel,la gloriosa Vienna dell'hperatore<br />

Francesco Giuseppe chi, se non un ebreo, ai starebbe identificato<br />

con gente così indesijderabile come i malati di<br />

mente? Certamente non l'aris~tocraziiia, non l'affabile classe<br />

media e neppure la pwera gente ignorante. Per quanto<br />

grande, il contributo di Freud fu limitato nei suoi effetti.<br />

Sebbene parteggiasse per il paziente nella sua lotta contro<br />

k forze che lo imbrigliavano, Freud non affrontò i cruciali<br />

problemi etici e sociali dell'autonomia di fronte al-<br />

5 Vedere ROBERT SEIDENBERG e HORTENCE S. COCHRANE, Mind and<br />

Destiny. A Social Approach to Psychoanatytic Theory, Syracuse<br />

University Press, Syracuse N. Y. 1964, pp. 1-2.<br />

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l'etercmomia e dell'iaudividuslismo nei confronti del colbettivismo.<br />

Egli non riconobbe 'h necessità di rendere esplicità<br />

la posizione dello psichiatra su (questi argomenti.<br />

Perché l'autonomia?<br />

Perché attribuisco tanta importanza all'autonomia?<br />

Qual è il merito speciale di questo concetto morale? De-<br />

finiamo cosa intendiamo per autonomia, e il suo valore di-<br />

verrà allora evidente. Quello di autonomia è un concetto<br />

positivo. E' la libertà di realizzare se stessi, di aumentare<br />

le proprie conoscenze, di migliorare le proprie capacità<br />

e di raggiungere la responsabilità della propria condotta.<br />

Ed è anche la libertà di dirigere la propria vita, sceglien-<br />

do fra diversi modi di agire, a condizione che non ne<br />

derivi danno agli altrL6<br />

In una societb moderna, basata più sul contratto che<br />

sullo status, la personalità autonoma sarà socialmente<br />

più competente e utile della sua controparte eteronoma.<br />

Inoltre, cosa decisamente significativa, l'autonomia è la<br />

sola libertà positiva la cui realizzazione non danneggi gli<br />

altri. Altre libertà, come il combattere per scopi naziona-<br />

listici o religiosi, tendono probabilmente a danneggiare<br />

altre persone; e ldifatti, molti di questi scopi non possono<br />

essere perseguiti nel loro pieno significato senza l'esisten-<br />

za di una opposizione. Senza dubbio la realizzazione di<br />

se stessi può anche "danneggiare" gli altri; il muratore<br />

migliore può socppiantare quello meno esperto.<br />

C'è comunque una differenza radicale tra il danno pro-<br />

curato da un individuo che ha maggiori capacità e quello<br />

inflitto da ch3 opprime gli altri o nuoce (loro fisicamente.<br />

In realtà, argomentare che a causa della propria supe-<br />

riorità la persona più capace nuoce ad altri meno abili,<br />

è come accettare l'asserzione che sadico è colui che ri-<br />

6 Vedere DAVID RIESMAN, NATHAN GLAZER e REURL DENNEY, La<br />

folla solitaria, I1 Mulino, Bologna, specialmente la IV parte.<br />

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fiuta (di danneggiare un masochista. Naturalmente una<br />

persona meno abile può in verità soffrire in una società<br />

liberamente competitiva la quale non preveda nessuna<br />

misura per la dignitosa sopravvivenza di coloro che, per<br />

una ragione qualunque, non hanno successo nella compe-<br />

tizione? Questa condizione, comunque, verrà corretta me-<br />

glio premiando i cattivi giocatori affinché giochino meglio,<br />

piuttosto che penalizzando i bravi perché hanno giocato<br />

bene.<br />

A causa del rapporto intimo e personale tra lo psico-<br />

terapeuta e il paziente, il concetto di libertà nell'analisi<br />

non è un risultato astratto e accademico. Sebbene all'ini-<br />

zio l'analista occupi un ruolo in certo senso esterno alle<br />

lotte che l'analizzando combatte per la libertà - libertà<br />

dalle sue inibizioni, dai sintomi, o dal suo "oggetto in-<br />

temo" - la situazione presto cambia. In primo luogo il<br />

paziente ha rapporti reali extra-analitici con la madre, il<br />

padre, il fratello, il datore di lavoro, la moglie, il figlio<br />

e così via; secondo, ha un rapporto reale con l'analista.<br />

In modi diversi, l'analizzando tende a sentirsi costretto e<br />

imprigionato, non tanto dall' "intima struttura della sua<br />

personalità" quanto da persone reali. La domanda è que-<br />

sta: quale sarà l'atteggiamento dell'analista nei confron-<br />

ti delle persone che fanno parte della vita del paziente?<br />

E, come analista, quale sarà il suo atteggiamento verso<br />

il paziente? In entrambi i casi, l'analista è des.tinato a<br />

iinfluenzare il paziente nella sua ricerca di libertà perso-<br />

nale 0 nella fuga da essa.<br />

Se pratica la psicoterapia autonoma, l'analista deve so-<br />

stenere le aspirazioni ldi libertà del paziente nei confronti<br />

di oggetti coercitivi. Questo non significa che egli deve<br />

incoraggiare il paziente a comportarsi in un certo modo<br />

particolare, ad esempio ribellandosi a un genitore, a un<br />

7 Vedere LUDWIG VON MISES, Human Action. A Treatise on<br />

Economics, Yale University Press, New Haven 1949 e MILTON<br />

FRIEDMAN, Capitalism and Freedom, University of Cricago Press,<br />

Chicago 1962.<br />

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coniuge o a un datore di lavoro dispotico. Ma neppure<br />

significa che l'analista debba accettare e interpretare can-<br />

didamente la natura dei rapporti significativi del paziente,<br />

lasciandogli assoluta libertà dì sopportare, modificare o<br />

cessare qualunque relazione preesistente.<br />

Lo stesso problema è facile che insorga nella situazio-<br />

ne analitica stessa. Se il paziente si sente abitualmente<br />

imbrigliato nei suoi rapporti umani, quasi sicuramente<br />

si sentirà coartato anche dall'analista. Questo diverrà par-<br />

te integrante della nevrosi di transfert dell'analizzando.<br />

La ragione di ciò è che tutti noi tendiamo a giocare i<br />

giochi che siamo abituati a fare. Di conseguenza il pa-<br />

ziente sentirà che l'analista esercita su di lui un'azione<br />

costrittiva. In ciò sta la ragione più importante per evi-<br />

tare qualunque coercizione nell'analisi; ed in verità que-<br />

sto è anche il motivo per cui insisto che l'analisi non può<br />

essere altro che una psicoterapia autonoma.<br />

Se l'analista stabilisce regole resltrittive, come soste-<br />

neva Freud, egli non può mostrare al paziente la differen-<br />

za fra transfert e realtà; e come lo potrebbe, se in effet-ti<br />

non v'è alcuna differenza? Viceversa, sarà possibile per<br />

il paziente rendersene conto se la situazione analitica è<br />

contrattuale e libera da coercizioni. I1 rapporto analitico<br />

in tal modo non solo fornirà le condizioni necessarie per<br />

un certo tipo di esperienza istruttiva, ma offrirà anche<br />

un modello di rapporto autonomo, non coercitivo.<br />

L'etica del rapporto analitico si evidenzia in quello che<br />

accade fra l'anallista e l'analizzando. Ciò che distingue<br />

quest'impresa da altre consimili è che, sebbene l'analista<br />

cerchi di aiutare il suo cliente, "non si prende cura di<br />

lui". E' il paziente a prendersi cura di se stesso. Inoltre,<br />

l'analizzando si rende conto che "ci si aspetta che lui<br />

guarisca", ma non in senso medico o psicopatologico<br />

bensì in senso puramente morale, apprendendo di più su<br />

se stesso e assumendosi maggiori responsabilità circa la<br />

sua condotta. Egli impara che solo la conoscenza di sé,<br />

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un impegno e un agire responsabili 10 renderanno libero.<br />

Insomma, la psicoterapia autonoma è una reale dimo-<br />

strazione su piccola scala della natura e delle possibilità<br />

dell'etica dell'autonomia nelle relazioni umane.<br />

L'analista si comporta in maniera autonoma e respon-<br />

sabile, subordina se stesso ai termini di un contratto, sen-<br />

za riguardo della conseguente condotta del paziente, ed<br />

evita di limitarlo in qualunque modo. In queste condizio-<br />

ni, ad paziente avrà un'opportunità di liberarsi da quelle<br />

costrizioni che gli impediscono di divenire la persona au-<br />

tonoma e autentica ch- egli desildera essere.<br />

Il mandato morale della psicoanalisi<br />

Faccio rilevare che il mandato originale della psico-<br />

analisi era di aiutare l'individuo malato nella lotta non<br />

solo contro la sua malattia ma anche contro quelli che,<br />

con la loro condotta, erano causa della sua infermità. Un<br />

aneddoto, tratto dalla vita di Freud, illustra e suffraga<br />

questa tesi.<br />

Un giorno, racconta Freud," il SUO amico e collega più<br />

anziano, Chrobak, gli chiese di prendere in cura una sua<br />

paziente, alla quale egli non poteva dedicare abbastanza<br />

tempo. Quanldo Freud arrivò, trovò che la paziente sof-<br />

friva di "attacchi di ansia ingiustificati, chc si calmava-<br />

no solo informandola esattamente sul luogo dove si tro-<br />

vava il suo medico in ogni momento del giorno". Più tardi,<br />

Chrobak disse a Freud che l'ansia della paziente era do-<br />

vuta al fatto di essere ancora vergine, malgrado fosse spo-<br />

sata da 18 anni. I1 marito era impotente. In questi casi -<br />

disse Chrobak - non c'era nulla da fare per un medico<br />

se non proteggere quella disgrazia familiare con la sua re-<br />

putazione e rassegnarsi se la gente, alzando le spalle,<br />

8 Sulla storia del movimento psicoanalitico (1914), The Standard<br />

Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud,<br />

Hogarth Press, Lodon 1957, vol. XIV.<br />

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49


avrebbe detto di lui: "Non è un buon medico se dopo<br />

tanti anni non è riuscito a curarla" m.<br />

In altri termini, accettando la moglie come malata<br />

mentale, il medico sosteneva l'immagine pubblica del<br />

marito, immagine di uomo normale e capace. Freud era<br />

indignato. Ancora una volta si scontrava con l'evidenza<br />

che i suoi colleghi sapevano che la causa dell'isteria era<br />

la chose genitale ... toujours, toujours come diceva<br />

Chamt. L'krnediata replica di Fred fu: u Ma allora<br />

perché non lo dicono? n. I1 motivo era ovvio: i medici<br />

non erano gli agenti del paziente; di conseguenza, perché<br />

mai avrebbero dovuto "dirlo"? Sarebbe stato economica-<br />

mente e professionalmente imprudente per essi agire in<br />

tal modo e altrettanto lo sarebbe al giorno d'oggi. Ho di-<br />

scusso questo problema altrove. Qui sarà sufficiente no-<br />

tare che non appena Freud e i primi Freudiani rivendica-<br />

rono moralmente un certo tipo di attività psichiatrica essi<br />

l'abbandonarono. Forse questa è una affermazione troppo<br />

severa. E' evidente che essi non si resero conto abbastan-<br />

za chiaramente di cosa distingueva il loro lavoro dai ten-<br />

tativi degli altri psichiatri.<br />

All'inizio, gli psiconalisti ritennero che il loro tratto<br />

distintivo consistesse nel lavoro con "l'inconscio". Stan-<br />

do così le cose, lo si poteva studiare su psicotici chiusi<br />

nei manicomi o su prigionieri confinati nelle carceri, non<br />

soltanto su pazienti volontari nello studio dell'analista:<br />

da qui la perdita del precetto morale.<br />

Più tardi, invece, si pensò che il tratto distintivo ri-<br />

siedesse nel lavoro con il "transfert" e la "resistenza".<br />

Ma anche questo poteva essere studiato in situazioni di<br />

ogni genere: ancora una volta perdita del mandato mo-<br />

rale.<br />

Finalmente arrivò, e tuttora permane, la catastrofe del<br />

training psicoanalitico. Gli psicoanalisti anziani, modelli<br />

nella loro professione, divennero analisti didatti. In que-<br />

sto ruolo essi abbandonarono perfino la pretesa di essere<br />

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gli agenti dei loro candidati-pazienti e, per citare una<br />

felice espressione di C. Wright Mill, divennero invece al-<br />

legri automi al servizio della élite del potere analitico.<br />

In poche decadi, gli psicoanalisti avevano compiuto un<br />

ciclo completo. Freud era indignato che il medico profes-<br />

sionista viennese ottenesse alcuni dei suoi successi sociali<br />

sacrificando gli interessi del paziente isterico; eppure,<br />

mentre era ancora vivo e con molto maggior fervore più<br />

tardi, gli analisti didatti acquistarono e seguitano ad ac-<br />

quistare riconoscimenti professionali mettendo a repen-<br />

tagljo gli interessi dei loro candidati-pazienti.<br />

Questa, in tre brevi paragrafi, la storia del fallimento<br />

di una idea liberatrice. Tuttavia, correggendo i nostri er-<br />

rori, è forse ancora possibile far rivivere la psicoanalisi<br />

come psicoterapia individualistica e umanistica. I falsi<br />

pregiudizi medici e istintuali sulla psicoanalisi non deb-<br />

bono ulteriormente preoccuparci. Rimangono soltanto da<br />

chiarire alcune considerazioni politico-mordi.<br />

Psichiatria per l'individuo o per la comunità?<br />

La tendenza oaratteristica assunta da Freud nella sua<br />

pratica psicoterapica fu, come ho suggerito, di considerare<br />

se stesso il rappresentante del paziente. In questo modo<br />

egli cercò di fare quanto era in suo potere per il singolo<br />

paziente, ripudiando i suoi obblighi verso la famiglia<br />

del paziente stesso e verso la società. Evidentemente sen-<br />

tiva di non poter fare giustizia a entrambe le parti, dato<br />

che ambedue erano assai spesso in conflitto. Dovette inol-<br />

tre credere che la famiglia e la società non fossero indi-<br />

fese: se avessero avuto bisogno di aiuto, lo avrebbero<br />

cercato e ottenuto per conto loro.<br />

Questo è, naturalmente, un dogma fondamentale del-<br />

l'etica democratica liberale e, più specialmente, dell'etica<br />

dell'autonomia. Quando c'è un conflitto fra due o più<br />

parti, le diversità vanno apertamente riconosciute; ognu-<br />

na delle parti dovrebbe avere libero accesso all'aiuto dei<br />

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suoi rappresentanti in modo da promuovere i propri inte-<br />

ressi e il proprio benessere; da ultimo, quelli che sono<br />

coinvolti nel codlitto (sia come partecipanti di primo pia-<br />

no sia come soccorritori) non dovrebbero esserne anche<br />

gli arbitri.<br />

Non deve sorprenderci che questi principi siano cam-<br />

pletamente ignorati da tutte le moderne scuole di tratta-<br />

mento psichiatrico: terapia ambientale, terapia famiglia-<br />

re, terapia di gruppo - queste e molte altre pratiche ten-<br />

tano di raggiungere l'impossibile, vale a dire di "aiutare"<br />

il paziente e allo stesso tempo !di "rendere giustizia" alla<br />

famiglia, ai suoi amici, ai datori di lavoro e al governo.<br />

Non ritengo sorprendente questo sviluppo, dato che gli<br />

stessi analisti hanno fallito nel tenersi saldi a quello che<br />

ho chiamato il loro mandato morale. Freud stesso parlò<br />

fiduciosamente di un futuro in cui una richiesta per « l'ap-<br />

plicazione su larga scala della nostra terapia ci costrin-<br />

gerà ad amalgamare l'oro puro dell'analisi con il rame<br />

della suggestione diretta ». In tal modo si realizzerà una<br />

"psicoterapia per tutti", vale a dire per il "povero" e<br />

1' "ignorante"; qualcosa di adatto « al trattamento di una<br />

considerevole massa di popolazione »? Ma che genere di<br />

terapia o di aiuto è necessario a "una considerevole mas-<br />

sa di popolazione"?<br />

La gente povera ha bisogno di lavoro e di denaro, non<br />

di psicoanalisi. L'ignorante ha bisogno di istruirsi e di-<br />

ventare abile, non di psicoanalisi. Inoltre, il povero e<br />

l'ignorante sono spesso privi di diritti politici e social-<br />

mente oppressi; in tal caso, ciò di cui hanno bisogno è<br />

libertà dall'oppressione. I1 tipo di libertà personale che<br />

la psicoanalisi promette può avere significato solo per<br />

quelle persone che beneficiano in larga misura di libertà<br />

economica, politica e sociale.<br />

Awicinandoci alla seconda metà del XX secolo, trovia-<br />

9 Lines of advances in Psyco-Analytic Therapy (1919), The<br />

Standard Edition, vol. XVII, pp. 167-168.<br />

52<br />

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mo psichiatri che cercano di offuscare e persino di can-<br />

cellare il conflitto fra l'individuo ed il gruppo, conflitto<br />

che i primi analisti affrontarono così coraggiosamente. I<br />

nuovi termini psichiatrici - "psicoterapia di gruppo", "te-<br />

rapia della famiglia" e, più recentemente, "psichiatria co-<br />

munitaria" sono sintomi di una tendenza infausta. Senza<br />

dubbio le famiglie, i gruppi e la comunità, tutti hanno il<br />

diritto, in una società libera, di perseguire i propri va-<br />

lori e i propri fini.<br />

Ma non inganniamoci da noi stessi. La psichiatria ha<br />

sempre servito gli interessi della famiglia, dei gruppi e<br />

della comunità. Quando gli ammalati mentali erano esi-<br />

liati in manicomi fuori mano per restarvi in deposito sino<br />

alla fine dei loro giorni, questa era un'iniziativa della<br />

comunità, era ciò che la comunità e non gli ammalati vo-<br />

levano. Se oggi la comunità ha maggiori scrupoli riguar-<br />

do certe cose e vuole che "ci si prenda cura" dei malati<br />

in modo più elegante, rimane il fatto che è ancora il<br />

desiderio della comunità e non quello del singolo pa-<br />

ziente che prevale in questo tipo di imprese psichiatriche.<br />

Dietro le porte non chiuse a chiave, ma ben sorvegliate,<br />

degli "ospedali aperti", ci sono ancora pazienti involon-<br />

tari, privi di protezione legale e tenuti tranquilli in una<br />

totale sottomissione. Che psicoanalisti facciano questo<br />

genere di lavoro e pretendano di servire le necessità del<br />

paziente ha solo mascherato il problema in modo più<br />

efficace; non lo ha affatto risolto.<br />

In realtà, nel contesto del moderno stato assistenziale,<br />

la psichiatria comunitaria promette di avvicinare sempre<br />

più il giorno in cui, come è stato opportunamente detto,<br />

ognuno si occuperà di qualoun altro, ma nessuno si pren-<br />

derà cura di se stesso.<br />

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L'IDENTITA' PROFESSIONALE<br />

DELLO PSICOTERAPISTA<br />

Che genere di esperto lo psicoterapista?<br />

Il modello medico della psicoterapia<br />

Finché applicheremo la struttura concettuale di malattia<br />

e (di terapia alla psichiatria e alla psicoanalisi, dovremo<br />

considerare le nevrosi e le psicosi come malattie e i<br />

metodi per infl~uemanle come cure. In quanto medico, si<br />

ritiene che lo psichiatra possieda numerosi mezzi e capacità<br />

terapeutiche, ognuna adatta ad alleviare un particolare<br />

disturbo. Infìne, come in medicina, si ritiene che il<br />

trattamento psichiatrico dipenda dalla natura e dalla causa<br />

della malattia del paziente.<br />

In conformità a questo modello medico, è comunemente<br />

accettato che le varie malattie mentali richiedano<br />

diversi metodi di trattamento. Su questo punto concordano<br />

tutti i moderni testi di psichiatria e di psicoanalisi.<br />

Respingo come falso questo punto di vista: esso è l'estensione<br />

del mito della malattia mentale all'area della psicoterapia.<br />

Vediamone la prova.<br />

In medicina (non psichiatrica) la specializzazione è basata<br />

principalmente sulla divisione del corpo umano in<br />

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parti o funzioni. Ci sono quindi esperti in cardiologia, in<br />

dermatologia, in ginecologia, ematologia, medicina inter-<br />

na, neurologia, proctologia, urologia e così di seguito.<br />

Ogni specialista tratta, come regola, solo pazienti afflitti<br />

da certe malattie: comunque, egli esamina e tratta il pa-<br />

ziente con una varietà di metodi che includono le medici-<br />

ne, i raggi X e la chirurgia. Apparentemente, anche la spe-<br />

cializzazione in psichiatria poggia su una base di questo<br />

genere; in realtà le cose vanno diversamente.<br />

Se lo psichiatra è uno specialista medico, quale strut-<br />

tura o funzione dell'organismo umano è il suo campo, la<br />

sua area (di competenza specifica? La risposta deve essere:<br />

la mente e il comportamento. Ma è )la "mente" un organo<br />

come il cervello o il cuore? E il comport'amento umano<br />

è "una funzione", come il metabolismo del glucosio o<br />

l'ematopoiesi? Se rispondiamo affermativamente a 'que-<br />

ste domande, ci impegniamo moralmente e filosdicamen-<br />

te a considerare gli esseri umani come macchine e quindi<br />

a trattare le persone come cose.<br />

Questo punto di vista va respinto non solo per ragio-<br />

ni etiche. Risulta chxe è altresì falso. La "mente" è una<br />

astrazione che ci aiuta a descrivere certe esperienze uma-<br />

ne, in particolare l'esperienza della coscienza di noi stessi.<br />

Anche se abbiamo un concetto chiamato "mente" non ne<br />

consegue necessariamente che esilsta un oggetto fisico o<br />

un'entità biologica con questo nome. Credere questo, e<br />

quindi trattare la mente come un "organo", equivale a<br />

commettere ''un errore ldi categoria"? Andare oltre e con-<br />

siderare la psichiatria come lo studio e il trattamento<br />

delle "menti ammalate'' è trasformare un errore di cate-<br />

goria relativamente semplice in un grandioso sistema di<br />

errori di categoria.<br />

Concludendo, lo psicoterapista osserva persone, non<br />

menti. Senza dubbio la gente è spesso infelice e sfortuna-<br />

1 Vedere GILBERT RYLE, The Concept of Mind, Hutchinson's<br />

University Library, London 1949.<br />

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ta; tuttavia se per queste ragioni decidiamo di chiamarli<br />

"malati", usiamo un linguaggio metaforico e retorico e<br />

parliamo come il poeta o il politico, non come il medico<br />

o lo scienziato. Perciò 10 psicoterapista non "cura" ma-<br />

lattie psichiche, ma ha rapporti e comunica con un suo<br />

simile.<br />

Le realtà sociali relative alla psicoterapia sono con-<br />

formi a questi punti di vista e illustrano, in maniera piut-<br />

tosto drammatica, cane i concetti mitologici della psi-<br />

chiatria contemporanea conducano una vita propria: essi<br />

sono, in altri termini, utili solo come silmboli istituzionali,<br />

non come strumenti.<br />

Qual è l'attuale base della specializzazione in psichia-<br />

tria? Nella psichiatria americama oontemporanea ci im-<br />

battiamo in varie "scuole" di psichiatria e psicoterapia:<br />

freudiana, adleriana, junghiana, scuole esistenziali e così<br />

via. Ognuna si distingue per il metodo che usa (e implici-<br />

tamente per i metodi che esclude), non per i tipi di ma-<br />

lattie mentali che tratta. Malgrado le asserzioni degli ideo-<br />

logi della psichiatria, la maggior parte degli psicoterapi-<br />

sti è esperta nell'uso di una tecnica particolare. Sebbene<br />

i loro clienti abbiano una varietà di difficoltà personali,<br />

tutti vengono trattati in modo più o meno simile. Quindi<br />

gli psicoterapisti sono - come implica il loro nome -<br />

specialisti in un metodo di influenza personale. A questo<br />

riguardo, essi differiscono dagli specialisti medici che<br />

sano esperti in un particolare gruppo di malattie (ad esem-<br />

pio, il dermatologo o l'oftalmologo), ma rassomigliano<br />

invece a coloro che sono esperti in una tecnica partico-<br />

lare (ad esempio il radiologo o il chirurgo).<br />

Lo psicoterapista come specialista in una tecnica<br />

La tesi che lo psicoterapista è specialista in una tecni-<br />

ca, merita particolare rilievo. Per quanto sia un'asserzio-<br />

ne semplice e non controversa, se considerata a fondo<br />

essa ha conseguenze insospettate e di grande portata.<br />

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Anche se lo psicoterapista assomiglia per certi aspetti<br />

a esperti di altre tecniche terapeutiche, al tempo stesso<br />

si differenzia da essi. Per esempio, l'essere un radiologo<br />

o un chirurgo richiede non solo abilità personale ma an-<br />

che l'uso di una speciale attrezzatura (ad esempio appa-<br />

recchi radiografici, radioisotopi, apparecchiatura per ane-<br />

stesia, incisione e sutura, e cosi via). In breve, questi<br />

specialisti sono esperti nell'uso di tecnologie mediche.<br />

Se lo psicoterapeuta è anche specialista in una tecnica,<br />

che specie di tecnica è questa? E' chiaro che i81 suo me-<br />

todo è completamente non tecnologico; non usa medici-<br />

ne o strumenti e neppure ha contatti col corpo del pa-<br />

ziente. Le tecniche psicoterapeutiche utilizzano tre atti-<br />

vità, strettamente connesse tra di loro: la comunicazione<br />

verbale, la comunicazione non verbale, e la stipula o la<br />

inadempienza di contratti o promesse. In altre parole, la<br />

speciale abilità dello psicoterapista sta nella sua perizia<br />

nel condurre il rapporto coi pazienti. Egli non usa ap-<br />

parecchiature speciali, a meno che non si consideri la<br />

personalità del terapista come uno strumento. Di fatto,<br />

questa equivalenza fra "persona" e "strumento" indusse<br />

Freud a ritenere che ogni psicoanalista debba essere ana-<br />

lizzato. Ma se troppo insistente, l'analogia fra oggetto e<br />

persona diventa in verità ingannevole.<br />

Lo psicoterapista è uno scienziato?<br />

I1 dilemma dell'esperto non tecnologo<br />

Freud sosteneva che la psicoanalisi era una scienza;<br />

come ricerca sulla personalità umana, era scienza pura:<br />

come terapia, scienza applicata. E' giusto o falso questo<br />

punto di vista?<br />

E' difficile rispondere a questa domanda senza aver<br />

prima definito le parole "scienza" e "scientifico". Ai gior-<br />

ni nostri, questi termini hanno assunto un significato lar-<br />

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gamente valutativo; quando definiamo qualcosa "scienti-<br />

fico" vogliamo dire che è esatto, effettivo, buono, onesto,<br />

razionale o attendibile. Simultaneamente, questi termini<br />

hanno perduto il loro sostanziale significato. Stando così<br />

le cose, è naturale che gli psicoanalisti pretendano di es-<br />

sere scienziati. Ogni professione contemporanea, che non<br />

sia basata sull'arte, la si considera basata sulla scienza.<br />

I1 moderno professionista è costretto a questa rivendica-<br />

zione perché, se il suo lavoro fosse qualificato come non<br />

scientifico, gli verrebbe addossata un'identità di valore<br />

negativo. Solo quando torneremo al significato originario<br />

della parola "scienza" e penseremo ad essa come descri-<br />

zione di una attività piuttosto che came giudizio, allora<br />

sarà ragionevole chiedersi se lo psicoanalista è uno scien-<br />

ziato.<br />

La scienza come possesso di capacità strumentali<br />

In generale una persona è considerata un esperto se<br />

possiede una particolare abilità nell'uso di strumenti o<br />

tecniche speciali. (Non faccio distinzione qui fra scien-<br />

ziati e tecnici). Questo è il fondamento della distinzione<br />

basilare tra ruoli e status strumentali e ruoli e status isti-<br />

tuzionali: i membri del primo gruppo hanno uno speciale<br />

rapporto con gli "strumenti", quelli del secondo con le<br />

"istituzioni". Ad esempio, falegnami e neurochirurghi pos-<br />

siedono capacità strumentali e occupano posizioni stru-<br />

mentali; re e sacerdoti non posseggono tali capacità e il<br />

loro ruolo è istituzionale.<br />

Questa concezione del molo tecnico-scientifico mette<br />

il terapeuta psicoanalista in un particolare dilemma. Che<br />

tipo di esperto è egli? Che genere di abilità strumentale<br />

possiede? Batteriologi, chimici e fisici non hanno questo<br />

problema; essi sono abili nell'uso di speciali strumenti di<br />

osservazione e di misura. C'è qualcosa di paragonabile<br />

nel lavoro dell'analista? A mio avviso, nulla. L'analista<br />

ha particolari abilità ma esse sono affatto non tecnologi-<br />

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che; e in quanto all'attrezzatura speciale, l'analista non<br />

ne ha bisogno e non ne usa alcuna.<br />

Si potrebbe obiettare che gli strumenti dell'analista<br />

sono il divano e la libera associazione. Poiché un carattere<br />

di strumentalità scientifica è spesso attribuito a questi<br />

due aspetti del processo analitico, sarà utile chiarirne le<br />

origini e le funzioni.<br />

Le origimi storiche del setting analitico<br />

I1 divano analitico è un residuo dei giorni in cui lo<br />

psicoterapista impersonava un guaritore medico-spiritua-<br />

le che curava il paziente mettendolo in uno stato di trance.<br />

I1 paziente doveva addormentarsi; poiché non è possi-<br />

bile dormire in posizione eretta, I'ipnotista faceva quindi<br />

sdraiare il paziente su un lettino.<br />

Senza dubbio Freud trovò conveniente I'uso del divano<br />

che lo proteggeva dall'essere squadrato, giorno dopo gior-<br />

no, da una serie di pazienti; a tale scopo è tuttora utile.<br />

Inoltre, Freud considera utile il divano anche perché<br />

riteneva che facilitasse il "flusso" della libera associa-<br />

zione. Per mio conto, comunque, ritengo che a prescinde-<br />

re dal significato che esso assume per il paziente e dal<br />

fatto che l'analista esiga o meno al cliente di adottare la<br />

posizione sdraiata, 1Uso del divano può sia favorire che<br />

ostacolare la libera comunicazione tra analizzando e ana-<br />

lista.<br />

Anche la posizione dell'analista deriva dalla situazione<br />

ipnotica. L'ipnotizzatore stava dietro al paziente, in piedi<br />

o seduto. Egli appoggiava le mani sulla fronte del sog-<br />

getto o usava un piccolo oggetto, come una moneta o un<br />

orologio, sul quale invitava il soggetto a fissare la sua<br />

attenzione. Scopo di queste manovre era distrarre il pa-<br />

ziente da certi stimoli, inclusa la presenza fisica dell'ipno-<br />

tizzatore, e aiutarlo a concentrarsi sulla comunicazione<br />

verbale di quest'ultimo. Era quindi necessario che il sog-<br />

getto non fosse in grado di osservare l'ipnotizzstore. Ci6<br />

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si otteneva in parte ,istruendo ,il soggetto a chiudere gli<br />

occhi, in parte sistemandolo in modo 'da impedirgli di<br />

vedere l'ipnotizzatore. L'abituale assetto analitico, l'ana-<br />

lista su una sedia bassa dietro la spalliera del divano, in<br />

modo da non essere visto dal paziente a meno che questo<br />

ultimo non si metta a sedere o giri la testa, è quindi un<br />

altro residuo della situazione ipnotica.<br />

La cosiddetta regola fondamentale dell'analisi, vale a<br />

dire la regola che il paziente debba associare liberamente,<br />

deriva anch'essa da una precedente procedura. Josef<br />

Breuer scoprì l'eziologia dell'isteria e il suo trattamento<br />

ascoltando le espressioni verbali di una giovane. Egli e<br />

Freud chiamarono ciò "metodo catartico", a designare<br />

l'idea che la cura consistesse in una specie di "pulizia"<br />

dai ricordi traumatilci. Queste noxe, concepite in analogia<br />

col pus, sono eliminate non attraverso fistole nella pel-<br />

le, ma attraverso parole sgorgate dal'la bocca del paziente.<br />

Quando Freud cominciò a lavorare da solo, considera-<br />

va le parole del paziente il "materiale" col quale l'analista<br />

lavora. Come l'ematologo richiede dal sangue così l'ana-<br />

lista chiede al suo paziente di fornirgli parole. E' così<br />

che la regola della libera associazi~one divenne operante.<br />

Mi auguro che questi commenti aiutino a collocare<br />

certi aspetti quasi-strumentali della psicoanalisi nellla lo-<br />

ro prospettiva storica. Come illustrerò più avanti, il di-<br />

vano e la libera associazione non sono strumenti, né tanto<br />

meno sono necessari per condurre un'analisi.<br />

Pseudostrumentalismo in psicoanalisi<br />

Sfortunatamente i primi psicoanalisti non misero mai<br />

in discussione l'idea che ogni specialista medico che si<br />

rispetti debba essere esperto nell'uso di un certo specia-<br />

le. strumentario. Freud stesso incoraggiò questa nozione<br />

asserendo che lo psicoanalista usava il divano e la libera<br />

associazione così come il medico usa lo stetoscopio e<br />

l'oftalmoscopio. Sebbene falsa, quest'idea è stata larga-<br />

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mente accettata. Oggi, né gli analisti né i profani sembra-<br />

no sicuri di cosa sia il divano, uno strumento necessario<br />

o un simbolo istituzionale. Ne sono la prova le vignette<br />

che mostrano analisti alle prese coi loro lettini piuttosto<br />

che con i loro pazienti. Ne ricordo una che mostrava<br />

due uomini con la borsa da medico che guardavano un<br />

terzo che trasporta un divano sulle spalle: « Sta facendo<br />

una visita a domicilio » era la didascalia.<br />

Eppure sarebbe un errore biasimare Freud. Sebbene<br />

sostenesse l'uso del lettino, non lo considerò indispensa-<br />

bi'le. Freud fu un uomo intrepidamente onesto; egli rifug-<br />

giva dalle finzioni e dagli artifizi. Tuttavia, a misura che<br />

la psicoanalisi riscuoteva successo e rispettabilità sociale,<br />

essa dovette soccombere sempre più allo pseudostrumen-<br />

talismo. Questa situazione è andata talmente avanti che<br />

oggi, ai candidati degli Istituti di <strong>Psicoanalisi</strong>, che ma-<br />

gari sono psichiatri autorizzati, spesso si proibisce di met-<br />

tere i loro pazienti - incluso quelli privati - sul divano,<br />

fintanto non abbiano il permesso dell'analista didatta o<br />

della commissione d'insegnamento. Ciò dovrebbe provare,<br />

suppongo, che il divano è uno strumento delicato, non<br />

diversamente dal bisturi del chirurgo, 'da non fidarsi a<br />

lasciarlo usare da un principiante.<br />

Sfortunatamente, il divano e la libera associazione fu-<br />

rono solo i primi di una lunga serie di pseudostrumenti<br />

psicodiagnostici e psicoterapici. Concependo la persona<br />

e il corpo negli stessi termini, come oggetti da esaminare<br />

e curare, gli psichiatri e gli psicologi hanno ideato di-<br />

versi artifizi apparentemente per la diagnosi e per il trat-<br />

tamento della personalità umana. Molti di questi sono<br />

stati largamente accettati, in buona fede, come strumenti<br />

scientifici.<br />

Esempi dei primi sono strumenti "diagnostici" come<br />

il test di Rorschach (ideato da uno psichiatra a orienta-<br />

mento psicoanalitico) e altri tests proiettivi e di perso-<br />

nalità; tra i secondi certi arricchimenti dell'armamenta-<br />

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io terapeutico dello psicoterapista e perfino dello psico-<br />

analista, come l'ipnoanalisi e la narcoanalisi, nonché l'uso<br />

dei moderni psicofarmaci, al fine di facilitare la psico-<br />

terapia. Infine, la pseudostrumentalizzazione ha raggiun-<br />

to il suo vertice con i recenti tentativi di usare magneto-<br />

foni, cineprese e complicate misure di processi fisiologici<br />

sia del paziente che del terapista, per registrare la reci-<br />

proca azione terapeutica.<br />

Considero tutte queste invenzioni degli pseudostru-<br />

menti. I1 loro uso fa si che l'esercizio della professione<br />

rechi il marchio dello scientismo e non della scienza.<br />

Con questo non voglio dire, ad esempio, che il test di<br />

Rorschach o il Thematic Apperception Test siano inutili,<br />

ma piuttosto che la loro utilità è o insignificante o im-<br />

morale.<br />

Molti tests psicologici - e specialmente i tests proiet-<br />

tivi - sono insignificanti perché, a prescindere da ciò su<br />

cui due persone discutono, l'incontro sarà informativo<br />

per entrambi i partecipanti. La domanda non è, quindi,<br />

se il test di Rorschach può essere utilizzato per trarre<br />

informazioni, ma se informazioni ugualmente valide e in-<br />

teressanti possono essere ottenute senza di esso, conver-<br />

sando semplicemente col cliente,<br />

L'immoralità dei tests psicologici, almeno in certe si-<br />

tuazioni, è stata oggetto di adeguata considerazione negli<br />

ultimi anni? L'esecuzione di test non può avere aIcun po-<br />

sto nella terapia psicoanalitica, neppure come preliminare<br />

a tale terapia. La ragione è che l'essere assoggettato a<br />

tests psicologici per il cliente significa di solito che la<br />

sua "mente" verrà esplorata; che si otterranno "informa-<br />

zioni" che solo lo specialista potrà interpretare metta-<br />

mente; e infìne che i risultati del test gli saranno nascosti<br />

o comunicati in base al parere dell'esperto il quale giudi-<br />

cherà se tale comunicazione gli sarà utile o dannosa. Quin-<br />

2 Vedere MARTIN L. GROSS, The Brain Watchers, Random House,<br />

New York 1962 e BANESH HOFFMAN, The Tyranny of Testing,<br />

Macmillan, New York 1962.<br />

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di, indipendentemente dal fatto che il cliente sia d'accordo<br />

o meno nel sottoporsi ai test, la situazione stessa del test,<br />

al pari della situazione ipnotica, tende a porre l'esecutore<br />

del test nel ruolo dell'esperto che manipda e il cliente<br />

nel ruolo (del soggetto che viene manipolato. Questo tipo<br />

di rapporto è, naturalmente, l'antitesi dei principi e degli<br />

scopi della psicoterapia autonoma.<br />

A mio avviso, lo strumentarismo in psicoterapia serve<br />

solo uno scopo: di consacrare come attività scientifica<br />

quello che è sentito "solo" come incontro umano. Questo<br />

è un atteggiamento denigratorio sia per lo psicoterapista<br />

che per la saienza. Inldica che mul'ti studiosi dell'uomo<br />

credono tuttora che per studiare scientificamente gli esse-<br />

ri umani e i loro rapporti debbano prima di tutto preten-<br />

dere di essere "scienziati". Ma cosa vogliamo dire affer-<br />

mando che uno è scienziato? Certamente non che costui<br />

intenda farsi passare per tale.<br />

Lo studio corretto degli incontri umani.<br />

Qual è, dunque, il primo obbligo dello scienziato? Ho<br />

dimostrato che per essere uno scienziato puro non è cuffi-<br />

ciente rassomigliare a un fisico, come per essere uno stu-<br />

dioso di scienze applicate non è sufficiente rassomigliare<br />

a un medico. I1 dovere principale di uno scienziato è di<br />

essere onesto.<br />

Come ogni altra cosa esistente, gli esseri umani e i<br />

loro i'ncontri possono essere osservati in modo accurato o<br />

inesatto e descritti con onestà o fraudolentemente. All'ini-<br />

zio, la psicoanalisi fu un tentativo serio e riuscito di dare<br />

un onesto contributo allo studio scientifico dell'uomo.<br />

Se uno psicoanalista vuole essere uno scienziato, deve<br />

continuare ad essere sincero con se stesso, su ciò che fa<br />

e perché lo fa. Questo implica che l'analista non può ac-<br />

cettare nulla, specialmente riguardo allo strumentario ana-<br />

litico, per il suo valore nominale, perché lo ha detto Freud<br />

o in conformità alle pressioni istituzionali della sua pro-<br />

fessione.<br />

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Sarà utile sottolineare maggiormente le differenze tra<br />

medico e psichiatra. I1 compito del medico richiede che<br />

si occupi dei fattori fisici o causali e che tratti i11 paziente,<br />

almeno in parte, come un oggetto. I1 compito dello psi-<br />

ohiatra esige che si occupi di ciò che è psicologico ed esi-<br />

stenziale e che tratti il cliente come una persona. Lo<br />

psicoterapista non fa nulla al paziente né impiega alcun<br />

metodo su di lui. L'uso dei verbi transitivi per descrivere<br />

cosa succede fra terapista e paziente, o è un errore o non<br />

è psicoterapia autonoma. Dello psicoanalista si può dire<br />

quindi che ascolta il p'ziente, che parla con lui o che<br />

intavola con lui un certo tipo di rapporto contrattuale;<br />

ma non si può dire con proprietà che cura il paziente.<br />

La mia cmlusione è che lo psicoanalista è un esper-<br />

to, o uno specialista scientifico, anche se non ha un'at-<br />

trezzatura speciale. Non ne usa alcuna perché non ne ha<br />

bisogno. Le sue particolari capacità sono l'autodisciplina<br />

e la conoscenza di se stesso, l'atteggiamento critico e di<br />

ricerca e l'attitudine a capire e a decodificare le comunica-<br />

zioni del paziente e il significato della sua "malattia men-<br />

tale''.<br />

L'analista deve creare un rapporto formale o profes-<br />

sionale col cliente, in cantrapposizione a un rapporto in-<br />

formale o amichevole. Per questo, uno studio professiona-<br />

le è il primo e principale requisito. La tradizionale siste-<br />

mazione analitica - il paziente disteso sul divano e l'ana-<br />

lista seduto dietro di lui o per lo meno al di fuori della<br />

sua visuale - può essere utile ma non è un requisito.<br />

In quanto alla libera associazione, si tratta di un concetto<br />

ingannevole; essa Iion è necessaria per il genere di cose<br />

che ci si attende che il paziente riveli su se stesso.<br />

Poiché il trattamento psicoanalitico è un'impresa che<br />

coinvolge persone (e niente altro), possiamo considerare<br />

il setting analitico alla stregua di un apparato usato in<br />

un esperimento fisico. In psichiatria le cose sono più<br />

semplici che in fisica perché non v'è bisogno di dispositivi<br />

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speciali per compiere delle osservazioni; eppure sono an-<br />

che più complicate poiché le situazioni non possono es-<br />

sere giudicate dalle apparenze. Come dovremo giudicarle<br />

allora? E' necessario considerare le situazioni non solo<br />

per quello che sono ma anche come si sono prodotte, da<br />

chi sono state prodotte, e cosa significano per i presenti.<br />

Questo, come vedremo più avanti, è particolarmente vero<br />

nella situazione analitica.<br />

La tecnica psicoterapeutica<br />

e la personalith del terapista<br />

La malattia somatica è qualcosa che il paziente ha,<br />

mentre "la malattia mentale" è qualcosa che il paziente<br />

è o fa. Se la nevrosi e la psicosi fossero malattie come la<br />

polmonite o il cancro, sarebbe possibile a una persona<br />

avere una nevrosi e una psicosi e soffrire di entrambi i<br />

disturbi simultaneamente. Ma le regole standard del lin-<br />

guaggio psichiatrico rendono assurdo il sostenere una dop-<br />

pia "diagnosi". In realtà usiamo le parole "nevrotico" e<br />

"psicotico" per caratterizzare persone e non per indicare<br />

malattie. Quindi non possiamo dire che una persona è<br />

nevrotica e psicotica, così come non si può dire che uno<br />

è ricco e povero. E' possibile però dire che una persona<br />

è nevrotica, povera e inoltre buon poeta, o che una per.<br />

sona è psicotica, ricca e politicamente abile.<br />

Sostengo che ciò che è valido per la nevrosi lo è anche<br />

per la psicoterapia: in ogni caso, il comportamento Indi-<br />

viduale va visto come espressione dell'intera persona e<br />

non come un pezzo frammentario del suo comportamento<br />

separato e alieno dall'identità dell'attore.<br />

La tecnica psicoterapeutica come caratteristica personale<br />

del terapista<br />

La mia tesi è che la pratica della tecnica analitica na-<br />

sca dailla personalità dell'analista e non possa mai essere<br />

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distinta da questa. In tal senso, la tecnica dell'analista<br />

differisce radicalmente dalle tecniche medico-terapeutiche<br />

ed è invece simile a qualità personali come l'onestà e<br />

l'educazione.<br />

Alla persona educata riesce difficile essere scortese, la<br />

persona onesta trova difficile mentire. Allo stesso modo<br />

lo stile o la tecnica dello psicoterapista è una caratteri-<br />

stica personale, indicativa del tipo di persona che egli è;<br />

non è qualcosa che può prendere o scartare a suo piaci-<br />

mento. Lo psicoterapista che preferisce essere eteronomo,<br />

sarà più o meno direttivo con tutti i suoi pazienti, indi-<br />

pendentemente dai loro desideri o bisogni, mentre lo psi-<br />

coterapista che desidera essere autonomo, sarà più o meno<br />

analitico e non-direttivo con tutti i suoi clienti.<br />

In altre parole la tecnica psicoterapeutica ha origine<br />

dalla personalità del terapeuta e diviene parte di essa.<br />

Pertanto il terapista non può essere più flessibile nei<br />

suoi confronti di quanto non lo sia riguardo alle altre sue<br />

abitudini personali.<br />

Questo punto di vista comporta conseguenze sorpren-<br />

denti. Se vero, lo psicoterapista non può sostenere la<br />

frequente pretesa che egli sceglie fra varie tecniche psico-<br />

terapeutiche a seconda delila particolare diagnosi fatta<br />

al paziente. Questa è una semplice applicazione del mo-<br />

dello medico alla psicoterapia: per ogni malattia c'è una<br />

terapia specifica. Ma se la psicoterapia è quella che io<br />

sostengo, allora la pretesa di uno psicoterapista gene-<br />

rico è un inganno pretenzioso; egli non può diagnosticare<br />

difficoltà umane in poche interviste, né tanto meno può<br />

offrirsi come strumento terapeutico polivalente.<br />

Sto io, 'dunque, recisamente negando che alcuni terapi-<br />

sti possano essere in grado di adattarsi ai vari "bisogni"<br />

dei diversi clienti e offrim-terapie le più varie a pazienti<br />

diversi? Non è possibile rispondere a questa domanda<br />

con un semplice si o no. Cerchiamo prima di distinguere<br />

tra simulazione e autenticità nelle relazioni umane.<br />

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Se un individuo è una persona, può avere solo una<br />

personalità. 0, per dirlo diversamente, se una persona è<br />

se stessa (come abitualmente ci si esprime) il suo stile<br />

di comportamento è più o meno coerente. (Naturalmen-<br />

te, questo non vuol dire che la personalità di un indivi-<br />

duo non possa cambiare gradualmente o anche hprowi-<br />

samente dopo una crisi esistenziale). Tuttavia, sebbene<br />

una persona possa essere se stessa in un solo modo, essa<br />

può simulare di essere quallcun altro in molti modi. Di<br />

conseguenza, se è vero che un uomo può avere solo una<br />

individualità autentica (può naturalmente non averne af-<br />

fattto), tuttavia può assumerne diverse altre, In effetti, l'in-<br />

dividuo eteronomo si fa una virtù di essere una cosa di-<br />

versa con ogni persona; egli è una persona diversa per<br />

il padre, la madre, la moglie, il figlio, il datore di lavoro<br />

e così via.<br />

La rappresentazione di un ruolo psicoterapeutico come<br />

imitazione<br />

Lo psicoterapista che pretende di operare in maniera<br />

flessibile, adeguando la sua terapia ai bisogni del paziente,<br />

assume in tal modo una varietà di ruoli. Con un paziente<br />

è l'ipnotizzatore che ipnotizza; con un altro, l'amico soli-<br />

dale che rassicura; con un terzo, il medico che prescrive<br />

tranquillanti; con un quarto, il classico analista che inter-<br />

preta e così via. Mdti psichiatri esercitano in questci<br />

modo ed è possibile che aiutino alcuni ,dei loro pazienti.<br />

Ma il risultato dell'efficacia terapeutica, misurato secon-<br />

do i criteri tradizionali, è del tutto irrilevante ai fini di<br />

questa discussione. I1 punto è che lo psicoterapista eclet-<br />

tico è, il più sovente, l'interprete di un ruolo; egli indossa<br />

una varietà di abiti pxicoterapici ma non ne possiede<br />

alcuno e generalmente non si sente a suo agio in nessuno<br />

di essi. Anziché essere esperto in una molteplicità di tec-<br />

niche terapeutiche, egli soffre di ciò che, con Erikson,<br />

possiamo considerare « una diffusione dell'identità pro-<br />

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fessionale D? In conclusione, i'l terapista che cerca di es-<br />

sere tante cose per tanta gente diversa, può essere niente<br />

per se stesso; egli non è d'accordo con nessun particolare<br />

metodo di psicoterapia. Se si imbarca in una psicotera-<br />

pia intensiva, è probabile che il suo paziente si accorga<br />

di tutto ciò.<br />

L'identità psicoterapeutica autentica<br />

In contrasto col terapista da cui i'dentità professio-<br />

nale è "diffusa", esiste il terapista dell'identità ben defi-<br />

nita e costante. Ai nostri fini attuali, non importa quale<br />

terapica egli pratichi. Ciò che importa è che essa non sia<br />

una maschera o una interpretazione, ma un'espressione<br />

della sua vera personalità; in altre parole che il suo stile<br />

terapeutico e il suo stile personale siano fondamental-<br />

mente simili (naturalmente, ciò non significa che non vi<br />

siano sostanziali differenze tra i rapporti dello psicoana-<br />

lista coi pazienti e quelli coi suoi amici).<br />

E' opportuno ricordare a questo punto che Freud ab-<br />

bandonò l'uso delle correnti faradiche deboli nel tratta-<br />

mento delle nevrosi, non solo perché non erano efficaci<br />

ma perché non poteva sopportare la frode in esse ilmpli-<br />

cita. Allo stesso modo scartò l'ipnosi, non solo perché<br />

non dava risultati soddisfacenti, ma perché si rese conto<br />

che la sua personalità non si adattava ad essa; il ruolo<br />

autoritario e intrusivo dell'ipnotizzatore non era fatto per<br />

lui. Nello sviluppare il metodo di cura psicoanalitico,<br />

Freud segui le proprie esigenze, non quelle dei suoi pa-<br />

zienti; egli pretese un metodo psicoterapico che fosse<br />

inflessibilmente penetrante e veridico.<br />

Le modifiche apportate da Harry Stack Sullivan alla<br />

tecnica analitica riflettono le sue esigenze per un rapporto<br />

con i pazienti più personale di quanto non fosse possi-<br />

bile in analisi. Cullivan era una persona più solitaria e<br />

3 ERIK H. ERIKSON, The Problem of Ego Zdentity, u Journal<br />

of The American Psycoanalytic Association n, IV (1956), 56-12.<br />

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più isolata di Freud; usava i suoi pazienti come compagni<br />

ed amici molto più di quanto non facessero Freud o i pri-<br />

mi freudiani. Ancora una volta questo non significa che<br />

la tecnica usata da Sullivan fosse cattiva o inefficace (pro-<br />

babilmente per molti schizafrenici era esattamente il con-<br />

trario); significa salo che non era psicoanalitica.<br />

Queste tecniche e poche altre sono il prodotto di au-<br />

tentiche identità terapeutiche; esse incarnano una chiara<br />

dedizione a particolari valori umani. Al pari di Lutero,<br />

psicoterapisti come Freud, Adler e Sullivan, dicono:


quasi medico. L'evidenza suggerisce che quando le varie<br />

forme di psicoterapia sono chiaramente identificate, ognu-<br />

na attirerà, e quindi sarà utile, solo a una certa classe di<br />

persone. Sono convinto che ciò sarà vero, non solo per<br />

la psicoanalisi, ma anche per &tre forme di psicoterapia.<br />

L'obiettivo di un particolare metodo psicoterapeutico è<br />

limitato non tanto dalla natura della "malattia mentale"<br />

del cliente, quanto dalla sua educazione, dai suoi interessi<br />

e dalla sua scala di valori. Persone diverse, non malattie<br />

mentali diverse, richiedono differenti metodi psichiatrici.<br />

Poiché gli psicoterapisti non possono adeguare i loro me-<br />

todi alle "esigenze" dei loro clienti, l'unica soluzione ra-<br />

zionale sta nell'identificare chiaramente i terapisti. I clien-<br />

ti saranno allora in grado di trovare terapisti i cui metodi<br />

siano compatibili coi loro interessi e i loro criteri. Senza<br />

un tale accordo su regole minime di base, non potrà esser-<br />

vi un autentico incontro psicoterapico fra cliente e te-<br />

rapista.<br />

Il terapista autonomo di fronte al terapista eteronorno<br />

Ci sono molte identità psicoterapiche che sono auten-<br />

tiche, ma ve ne è solo una che è psicoanalitica. Cosa di-<br />

stingue questo ruolo come identità terapeutica? Per me-<br />

glio rispondere a questa domanda, è forse utile contrap-<br />

porre il terapista autonomo alla sua controparte, il tera-<br />

pista eteronomo.<br />

I1 terapista autonomo è, prima di tutto, un terapista<br />

a guidato dal suo intimo m. Egli assume una particolare<br />

posizione professionale e decide cosa farà e cosa non<br />

farà nel rapporto coi clienti. Questa decisione dipenderà<br />

principalmente non da ciò che il paziente desidera, né<br />

tantomeno da ciò che il terapista ritiene necessario al<br />

paziente, ma piuttosto da quello che il terapista, in quan-<br />

to tale, ritiene un'attività professionale adeguata a se<br />

stesso. In un senso assai profondo, un simile terapista<br />

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non lo si assume; non lo si potrà comperare né coi soldi,<br />

né coi lamenti e con la sofferenza.<br />

I1 terapista eteronomo è, invece, "guidato da fattori<br />

esterni". A questo proposito egli si avvicina di più a ciò<br />

che è considerato il ruolo tradizionale dello psichiatra;<br />

egli "risponde" aile necessità: del paziente, dei suoi pa-<br />

renti, della società, insomma di tutti. Ad esempio, se il<br />

paziente lamenta di essere triste, lo psichiatra può rispon-<br />

dere prescrivendogli "una cura antidepressiva"; se un ma-<br />

rito lamenta che la moglie è depressa e potrebbe uccider-<br />

si, lo psichiatra può rispondere facendo ricoverare la<br />

moglie.<br />

I1 primo dovere di un terapista autonomo è quello di<br />

prendersi cura 'di se stesso; con ciò intendo dire che<br />

deve proteggere l'integrità del suo ruolo terapeutico. Se<br />

fallisce in questo, non potrà "occuparsi" del paziente al<br />

quale promette di essere un particolare tipo di oggetto<br />

(contrattualmente attendibile). Come cercherò di prova-<br />

re, le aspirazioni (del cliente verso l'autonomia possono<br />

essere facilitate dal terapista solo se quest'ultimo si com-<br />

porta in maniera autonoma verso il paziente. In questo<br />

modo egli tende a guidare, ma non tuttavia a forzare, il<br />

paziente a comportarsli in forma autonoma. In breve, lo<br />

psicoterapista che 'desidera praticare terapia autonoma,<br />

non può cercare di dare un senso alla propria vita attra-<br />

verso il soddisfacimento dei bisogni terapeutici addotti<br />

da altre persone.<br />

I1 terapista eteranomo affronta il suo paziente, e nel<br />

suo "paziente" tutti - dagli individui alle famiglie e ai<br />

gruppi fino alla società nel suo insieme, come se dicesse:<br />

E< Dimmi di cosa soffri. Io ti cumò D. Egli si offre come<br />

terapista onnicompetente. Se non sa fare qualcosa, al-<br />

meno ci proverà (a differenza di alcuni dei suoi "irrespon-<br />

sabili" e "rigidi" colleghi i quali ammettono la propria<br />

ignoranza e impotenza).<br />

I1 terapista eteronomo troverà quindi la sua voca-<br />

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zione nel cercare di soddisfare le "necessità" dei pazienti<br />

(o di altri). Egli tenderà a trovare il significato della pro-<br />

pria vita nelle necessità reali o supposte di quelli che lo<br />

circondano.<br />

I1 rischio principale di questo tipo di atteggiamento<br />

psicoterapeutico è che il terapista proiettwà le proprie<br />

esigenze sui pazienti. Quando dice mi prenderò cura di<br />

te D, in realtà vuole dire


IL TRATTAMENTO PSICOANALITICO<br />

COME EDUCAZIONE<br />

La sernantica della psicoanalisi e della psicoterapia ci<br />

ha abituato a vedere il cliente come un "paziente" e<br />

l'esperto che lo aiuta come un "terapista". Tuttavia, l'idea<br />

opposta, che il cliente in cerca di questa forma di aiuto<br />

non è malato e che colui che lo aiuta non è un 'terapista<br />

medico, è vecchia quasi quanto la psicoanalisi. Freud non<br />

si stancò mai di opporsi agli sforzi di assimilare la psico-<br />

analisi a una psichiatria medica. I1 suo giudizio a questo<br />

proposito era condiviso non solo da Adler e Jung, tra i<br />

pionieri della psicoanalisi, ma anche da altri eminenti<br />

psicoanalmisti che li seguirono (ad esempio, Wilhelm Reich,<br />

Theodor Reik, Erich Fromm e Rollo May).<br />

Perciò l'asserzione che la psicoanalisi è un'impresa<br />

educativa e non medica, non è nuova. Nel 1919, Freud as-<br />

seriva che il dovere dell'analista « era di portare a cono-<br />

scenza del paziente gli impulsi repressi e inconsci esi-<br />

stenti in lui »;l nel 1928 egli ribadì il suo u desiderio di<br />

proteggere l'analisi dai medici » (e dai preti);2 e nel 1938<br />

1 Lines of Advance in Psyco-Annlytic Therapy (1919). The<br />

Standard Edition of the Complete Psycho2ogicaf Works of Sigmund<br />

Freud, Hogarth Press, London 1955, vol. XVII, p. 159.<br />

2 Psychoanalysis and Faith, The letters of Sigmund Freud and<br />

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alla sine della sua vita, egli scrilsse: « Noi (analisti) ser-<br />

viamo il paziente (...) come un maestro e un educatore ».J<br />

Se la psicoanalisi non è unPimpresa medica bensì edu-<br />

cativa, ugualmente lo sono altre forme di psicoterapia<br />

(nelle quali il terapista non ha contatti fisici col cliente<br />

e non usa medicine). Oggi quest'opinione è caldamente<br />

accettata in alcuni ambienti e vigorosamente respinta in<br />

altri. Dietro il problema scientifico posto da questa di-<br />

stinzione sta il problema della lealtà e del potere istitu-<br />

zionali di cui non mi occuperò in questa sede. Basanldoimi<br />

sulle prove e sui ragionamenti presentati ne Il Mito della<br />

Malattia Mentale e altrove: considererò il trattamento<br />

psicoanalitico come una forma di educazione.<br />

La domanda si può ora porre in questi termini: se la<br />

psicoanalisi è educazione, quali analogie esistono fra essa<br />

e altri tipi $i situazioni educative? In questo capitolo cer-<br />

cherò di far luce su questo problema offrendo una nuo-<br />

va visione dell'educazione e speoialmente dell'insegnamen-<br />

to e dell'apprendimento che caratterizzano vari tipi di<br />

psicoterapia. Questa analisi sarà basata sdla complessità<br />

strutturale della situazione educativa e sul tipo di in-<br />

fluenza che il maestro esercita sull'allievo, e costituirà<br />

un esempio di sempre più alti livelli di esperienze edu-<br />

cative ("psicoterapiche"). Questa classificazione differirà<br />

da quelle attualmente in uso in psichiatria poiché queste<br />

ultime si basano o sulle intenzioni del terapista (ad esem-<br />

pio, psicoterapie esplorative, ricostmttive, di sostegno,<br />

ecc.) o sul materiale esaminato nella situazione terapeu-<br />

tica (ad esempio, analisi delllEs, dell'Io, del carattere,<br />

eccetera).<br />

Oskar Pfister a cura di Heinrich Meng e Ernest L. Freud, Basic<br />

Books, New York 1963, p. 126.<br />

3 An Outline of Psychoanalysis (1938), Norton, New York 1949,<br />

p. 77.<br />

4 TOMAS S. SZASZ, Human Nature and Psychoterapy, cr Comprehensive<br />

Psychiatry n, I11 (1%2), pp. 268-283, e Psychoanalysis<br />

and Suggestion, ibid., IV (1963), pp. 271, 280.<br />

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Gerarchie di apprendimento<br />

I1 tipo più semplice di situazione educativa si esprime<br />

nel dare e ricevere informazioni. Ad esempio, se ci si<br />

trova in una città straniera si possono chiedere indica-<br />

zioni stradali e riceverle, oppure si potrà domandare co-<br />

me si dice in francese "uccello" ed essere informati che<br />

si dice l'oiseau.<br />

Le caratteristiche di questo tipo di situazione educa-<br />

tiva, che definisco "protoeducazione", sono:<br />

1. L'apprendimento è limitato a un tema specifico.<br />

I1 viaggiatore che riceve delle indicazioni stradali non<br />

apprende nulla su qualsiasi altra zona della città.<br />

2. L'allievo non ha mezzi effettivi per controllare la<br />

validità dell'insegnamento al momento in cui lo riceve.<br />

La sua scelta si limita ad accettare o respingere I'infor-<br />

mazione. Se l'accetta, può provaTe l'esattezza dell'infor-<br />

mazione solo seguendo le istruzioni. Saprà di essere stato<br />

ingannato solo dopo aver commesso un errore.<br />

I1 metodo d'insegnamento e apprendimento aumenta<br />

di complessità quando l'istruttore insegna e l'allievo im-<br />

para qualcosa di più che un'indicazione; e l'allievo, dal-<br />

l'informazione acquisita, può ancora dedurre altre infor-<br />

mazioni. Questo genere di educazione può definirsi "meta-<br />

informazione". Se uno è in viaggio e ha bisogno di una<br />

meta-informazione, chiederà una carta: geografica; se sta<br />

imparando una lingua, chiederà un dizionario e una gram-<br />

matica. Le caratteristiche di questa situazione educativa,<br />

che chiamo semplicemente educazione sono:<br />

1. L'apprendimento non è limitato a una questione o<br />

tema particolare; al contrario, se l'allievo sa come usare<br />

la meta-informazione (ad esempio, come usare una carta<br />

geografica Q un dizionario) sarà in grado di ~pprendere<br />

molte cose, tutte appartenenti alla stessa classe logica<br />

(ad esempio come andare da un certo punto a un altro<br />

usando la carta geografica).<br />

2. L'allievo potrà giudicare la validità dell'informa-<br />

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zione così acquisita ~neglio di quanto non possa farlo<br />

nella situazione di prota-educazione. Se malgrado il corretto<br />

uso delila mappa non si ottiene un'informazione corretta,<br />

diffiderà di essa la seconda volta; e se l'errore si<br />

ripeterà, sarà ancora più cauto. In breve, la fiducia dell'allievo<br />

nella validità della mappa si svilupperà nel corso<br />

di un certo lasso di tempo, attraverso un suo uso<br />

ripetuto e soddisfacente.<br />

La maggior parte delle situazioni di insegnamento-apprendimento<br />

che ci sono familiari, ricadono entro queste<br />

due categorie. In verità, esiste un qualcosa definibile<br />

come "metaeducazione"? Ndl'esempio dell'allievo che riceve<br />

indicazioni e quindi un dizionario e una grammatica,<br />

cosa riceverebbe o imparerebbe nella situazione metaeducativa?<br />

La risposta è: un catalogo o una lista di libri<br />

con le istruzioni per il loro uso. Qualora l'allievo volesse<br />

parlare un'altra lingua o acquisire altre nozioni, non dovrebbe<br />

chiedere consigli né attendere che gli venga dato<br />

un dizionario. Saprebbe già cosa fare e come farlo. Capirebbe<br />

inoltre che, per raggiungere il suo scopo, dovrà usare<br />

il metodo e l'attrezzatura nel modo dovuto. Cercherò<br />

ora di dimostrare che l'apprendimento di come si impara,<br />

cioé la metaeducazione, è un importante aspetto della<br />

psicoanalisi.<br />

Le caratteristiche di questo tipo di situazione educativa,<br />

la "metaeducazione", sono:<br />

1. L'apprendimento non è limitato a una singola classe<br />

di argomenti. Al contrario, ,il ilmeta~insegnante insegna<br />

all'allievo come egli ha imparato e quali conseguenze personali<br />

e saciali derivano dal suo stile di apprendimento.<br />

Scopo della metaeducazione è insegnare e imparare circa<br />

l'insegnamento e l'apprendimento.<br />

2. Poiché lo scopo della metaeducazione non è impartire<br />

informazioni effettive, la verità o falsità delle comunicazioni<br />

del maestro non è una questione rilevante. I1<br />

dovere del maestro è aiutare l'allievo ad acquisire una<br />

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prospettiva metaeducativa nei confronti di se stesso. Di<br />

conseguenza la sua efficienza va misurata nei termini se<br />

l'allievo raggiunge il suo scopo, o più esattamente, sino<br />

a che punto.<br />

Resta da notare un importante corollario di queste<br />

tre operazioni educative. In ognuna, l'educatore (il tera-<br />

pista) comunica a due livelli: esplicitamente, trasmette<br />

un contenuto intormativo; implicitamente, insegna un me-<br />

todo di apprendimento. Nel caso della protoeducazione, il<br />

maestro procura le indicazioni e incoraggia l'allievo a<br />

imparare chiedendo una guida; nell'educazione, fornisce<br />

un insieme di conoscenze e insegna all'allievo a impara-<br />

re attraverso un metodo di fare da sé; infine, nella meta-<br />

educazione, fornisce un sistema per organizzare le cono-<br />

scenze e incoraggia l'allievo a usare un metodo di ap-<br />

prendimento più autonomo e critico.<br />

Apprendimento, psicoterapia e psicoanaiisi<br />

Applichiamo ora i concetti di protoeducazione, educazione<br />

e metaeducazione ai vari tipi di psicoterapia.<br />

Non sono mai mancati coloro che dicono che tutta la<br />

psicoterapia, ivi inclusa la psicoanalisi, è suggestione. Se<br />

con questo intendono il dare e l'ottenere indicazioni (o<br />

protoeducazione), la loro prospettiva della psicoterapia<br />

è assai limitata. Quest'opinione è così semplicistica e manifestamente<br />

falsa che non merita alcuna considerazione.<br />

Molti psichiatri e psicologi sostengono che il trattamento<br />

psicoanalitico è una forma più sofisticata di educazione:<br />

il paziente non riceve indicazioni, ma gli vengono<br />

insegnate alcune cose su se stesso che prima non sapeva<br />

(ad esempio sul suo inconscio, sul. suo c~mplesso edipicol<br />

ecc.). Questa era in essenza l'opinione di Freud. Fino<br />

dove arriva, è valjida: ma non ci porta molto lontano.<br />

La mia principale obiezione a quest:idea è che essa<br />

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sostiene, ritengo erroneamente, che lo psicoanalista è un<br />

maestro più o meno simile agli altri, differendo solo per<br />

la materia che insegna. Secondo la psicoanalisi classica,<br />

egli insegna al paziente qualcosa della sua primitiva situazione<br />

familiare, il complesso di Edipo, la sessualità<br />

infantile, i sogni, il transfert e la resistenza, Secondo<br />

Sullivan, egli insegna la storia e le vicissitudini dei rapporti<br />

interpersonali. Se l'analista espletasse soltanto queste<br />

funzioni, il suo ruolQ non differirebbe gran che da quello<br />

di altri maestri.<br />

Vediamo di mettere a fuoco le differenze piuttosto che<br />

le analogie tra lo psicoanalista e gli altri maestri. In generale,<br />

i maestri insegnano le così dette materie come la<br />

storia, la geografia, la fisica, eccetera, e ad essere abili nel<br />

ballo, nel nuoto, nella guida e così via. L'analista, naturalmente,<br />

fa entrambe le cose: insegna contenuti, come<br />

abbiamo già visto, e non può fare a meno di insegnare<br />

anche certe abilità. Ma non è tutto. Ritengo che il contributo<br />

specifico deld'analista al processo analitico stia,<br />

non tanto in ciò che insegna, quanto nel portare ad un<br />

nuovo e più alto livello discorsivo e di discernimento, la<br />

situazione insegnamento-apprendimento.<br />

Siamo ora pronti a precisare i processi educativi che<br />

distinguono la psicoanalisi dalle altre forme di psicoterapia.<br />

Per cominciare, lo psicoanalista evita di dare indicazioni.<br />

Questo non vuol dire, t~ttav~ia, che l'analizzando<br />

non utilizzi un tal genere di apprendimento: di solito<br />

ne fa uso. La condotta dell'analista e i suoi valori possono<br />

servire da modelli che il paziente pub scegliere da<br />

imitare; se lo fa, apprende tramite indicazioni. Senza<br />

dubbio, questo genere di guida non si esprime con direttive<br />

verbali o esortazioni, ma con l'esempio.<br />

Benché l'analista non debba dare indicazioni, non può<br />

proibire al paziente di usare ciò che conosce del terapista<br />

come se fosse una indicazione. Nell'analisi, il solo<br />

mezzo adeguato per ridurre al minimo questa fonma di<br />

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apprendimento è di interpretarlo, e interpretarne le basi<br />

al paziente.<br />

La maggior parte delle forme di psicoterapia non-ana-<br />

litica insegnano mediante indicazioni. Se il terapista ha<br />

a che fare con una situazione acuta e se il contatto tera-<br />

peutico è breve, questo può essere legittimo, così come<br />

è ragionevole dirigere da una stazione all'altra un viag-<br />

giatore che caanbia treni in una grande città. Se tuttavia<br />

il forestiero decidesse di rimanere per un po', e deside-<br />

rasse diventare indipendente senza dover richiedere con-<br />

tinue indicazioni, ,la cosa migliore sarebbe dargli una pian-<br />

ta e, se necessario, insegnargli ad usarla. Allo stesso modo,<br />

aiutando un paziente a imparare mediante l'educazione<br />

psicoterapeutica (meta-indicazioni) si elimina il suo biso-<br />

gno di ripetuti consigli. Questo è ciò che rende l'educa-<br />

zione utile per il paziente che voglia emanciparsi dal rap-<br />

porto anaclitico e pericolosa per il terapista che desideri<br />

incoraggiare tali rapporti.<br />

Educazione, in questo particolare significato, significa<br />

meta-indicazione. Gran parte dell'insegnamento e dell'ap-<br />

prendimento in analisi, appartiene a questa classe. Ad<br />

esempio, tramite la decodificazione dei suoi sintomi e<br />

dei sogni da parte dell'analista, il paziente apprende le<br />

proprie preoccupazioni e tendenze non riconosciute ("in-<br />

conscie"); e attraverso l'interpretazione dei suoi transfert,<br />

ottiene il paziente un inventario delle sue principali stra-<br />

tegie interpersonali, delle loro origini e dei loro scopi.<br />

Con tutti questi sistemi, il maestro analitico (terapista)<br />

dà al suo allievo (paziente) più di quanto non dia il tera-<br />

pista che fornisce indicazioni. E tuttavia, in un certo<br />

senso, dà anche meno, perché esige all'allievo di crearsi<br />

la propria strada dalla meta-indicazione all'indicazione.<br />

L'insight o comprensione analitica può essere adibito<br />

a vari usi: la scelta sta al paziente. Ancora una volta è<br />

come dare a un turista ?la pianta di una città sconosciuta;<br />

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il viaggiatore analitico può orientarsi con una pianta, ma<br />

non accertare dove debba andare.<br />

Un'analisi condotta correttamente, presupponendo<br />

cioè un analizzando interessato a questo genere di apprendimento<br />

e un analista competente nell'analizzare, è<br />

una duplice esperienza 'di apprendimento: il paziente apprende<br />

su se stesso e sull'autoanalisi. Sfortunatamente,<br />

questo fatto è trascurato dalla moderna psicoanalisi, in<br />

gran parte a causa del progressivo discredito dell'idea<br />

dell'auto-analisi. Anche se la situazione analitica e I'esperienza<br />

analitica del paziente richiedono due persone, un<br />

analista e un analizzando, questo non significa che l'autoanalisi<br />

sia impossibile. Ad esempio, una persona può<br />

analizzare se stessa in relazione a qualcuno che non sia<br />

l'analista. Tuttavia non desidero soffemarmi oltre su<br />

questo argomento.<br />

Sebbene sia tipico dell'analisi, questo genere di apprendimento<br />

(mediante educazione o meta-indicazione)<br />

non è limitato ad essa. Alcune occupazioni professionali,<br />

tradizionalmente considerate come sublimazioni, possono<br />

offrire opportunità per una tale educazione. Sebbene<br />

le ansie e i dubbi sessuali dell'adolescenza possano condurre<br />

all'ipocondria e alla ricerca di consigli su disturbi<br />

immaginari, possono anche portare a scegliere come carriera<br />

la medicina. In quest'ultimo caso, lo studente apprenderà<br />

non solo i fatti sessuali specifici, ma anche il<br />

sesso in forma più astratta e complessa attraverso l'antropologia,<br />

I'endocrinologia, e la psicologia.<br />

Ci ~imangono ora da chiarire gli dementi meta-educativi<br />

della psicoanalisi. Secondo la mia opinione, l'operazione<br />

fondamentale della psicoanalisi è quella di ripartire<br />

le informazioni tra i partecipanti. Questo, naturalmente,<br />

è vero per tutti i tipi di psicoterapia. Ciò che distingue<br />

la psicoanalisi è il fatto di abbracciare tutti e tre i tipi<br />

di apprendimento dando speciale rilievo all'apprendimento<br />

dell'imparare (metaeducazione).<br />

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Altri metodi di psicoterapia abbracciano meno categorie<br />

o ne sottolineano solamente una: di solito, l'indicazione<br />

(protoeducazione). I1 principale metodo di metaeducazione<br />

psicoanalitica è l'analisi della 'situazione terapeutica<br />

e di situazioni extra-analitiche nelle quali il paziente<br />

svolge un ruolo significativo. Ognuno di questi<br />

11<br />

giochi" deve essere esaminato minuziosamente per mettere<br />

a nudo la sua struttura; in altre parole, per accertare<br />

chi impone le regole 'e di che regole si tratta, a chi sono<br />

imposte e per quale motivo.<br />

I1 contenuto del trattamento psicoanalitico<br />

Da un punto di vista teorico, la forma del trattamento<br />

psicoanalitico è più importante del suo contenuto. Que-<br />

sto perché le regole del gioco analitico possono essere<br />

stabilite in generale, mentre le singole mosse dei giocatori<br />

debbono essere descritte particolareggiatamente. Malgra-<br />

do ciò, le regole di questo gioco hanno ricevuto assai mi-<br />

nore attenzione ,da parte della letteratura psicoanalitica<br />

di quanta ne abbia ricevuta il contenuto del gioco stesso.<br />

Viceversa, in questo libro, ho sottolineato maggiormente<br />

il comportamento strategico dell'analista e dell'analizzan-<br />

do, i loro negoziati e il contratto col quale si impegna-<br />

no, piuttosto che le manifestazioni del paziente e le inter-<br />

pretazioni dell'analista. Anche se ho relegato in secondo<br />

piano il contenuto conoscitivo del rapporto analitico,<br />

esso merita tuttavia seria considerazione.<br />

La storia del trattamento psicoanalitico<br />

Come tante altre cose in psicoanalisi, il trattamento<br />

psicoanalitico può essere compreso solo da un punto di<br />

vista storico. Man mano che il lavoro di Freud procede-<br />

va, ci furono cambiamenti nelle sue idee e in quelle degli<br />

altri terapisti circa il contenuto della terapia analitica.<br />

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Il risultato fu una grande confusione e un disaccordo su<br />

cosa la psicoanalisi "realmente" fosse e cosa meritasse<br />

tale nome. In verità, nei primi giorni della psicoanalisi<br />

molte divergenze erano centrate su cosa lo psicoanalista<br />

dovesse "insegnare" al paziente.<br />

Nel periodo intercorso fra la pubblicazione degli Studi<br />

sull'isteria e L'interpretazione dei sogni, Freud lavorò<br />

sotto l'influenza dell'ipnosi e del metodo catartico. Il suo<br />

principale obiettivo terapeutico era scoprire i ricordi<br />

99<br />

traumatici" del paziente e renderli coscienti, vale a dire<br />

aiutare il paziente ad accettarli. I1 fondamento razionale<br />

di questo metodo sta nella supposizione che la nevrosi<br />

del paziente fosse causata da ricordi traumatici inconsci,<br />

il cui effetto poteva essere dissolto rendendoli coscienti.<br />

Inoltre Freud supponeva, sulla base di buoni indizi, che<br />

i ricordi traumatici fossero di natura sessuale. Di quì che<br />

durante il periodo iniziale della psicoanalisi (prima del<br />

1900), i ricordi sessuali traumatici del cliente fossero il<br />

principale argomento di istruzione.<br />

Questo tema specifico e limitato che l'analista iqsegnava<br />

e l'analizzando imparava, crebbe rapidamente in<br />

molte direzioni. Ben presto Freud scoprì che ciò che considerava<br />

delle esperienze del paziente erano in realtà delle<br />

fantasie. Questo allargò la portata della terapia analitica<br />

onde includere le fantasie del paziente e i suoi<br />

sogni.<br />

Successivaimente ci si rese conto che la cosiddetta malattia<br />

nevrotica non era un fenomeno isolato, causato da<br />

uno o più eventi traumatici del passato, bensì un aspetto<br />

ddl'intera persondità del paziente. Divenne quindi signi-<br />

Eicativa la storia di tutta 1l:infanzia e non salo di parti di<br />

essa. A questo punto, la ricostruzione della nevrosi infantile<br />

diventò lo scopo principale $del trattamento. Né questo<br />

bastò. Ben presto l'attenzione di Freud si rivolse alle<br />

dif6icoltà che il paziente, o le sue cosiddette (difese inconscie,<br />

ponevano ai terapista che tentava di capire da ne-<br />

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vrosi infantile ~dell'~a1izzando. In rapporto a ciò Freud<br />

stabili che scopo della terapia analitica era quello di superare<br />

le resistenze interiori del paziente al trattamento.<br />

Dalla scoperta iniziale dal metodo psicoanailitico, trascorsero<br />

circa tre decadi prima che l'analisi del transfert divenisse<br />

il tema centrale della situazione analitica.<br />

Questo abbozzo dello sviluppo del pensiero di Freud,<br />

riflette i cambiamenti delle materie che l'analista, come<br />

maestro, si aspettava che l'analizzando, suo allievo, apprendesse.<br />

Come faceva l'analista a decidere quale di questi<br />

argomenti era importante? E quale il più importante,<br />

se non erano tutti egualmente significativi?<br />

I1 crescente espandersi dei temi che il maestro-analista<br />

si aspettava che l'analizzando-allievo dovesse approfondire,<br />

portò la psicoanalisi ad evolversi in due direzioni principali.<br />

Una fu il marcato prolungamento del trattamento<br />

analitico (oggidi, l'inflazione dell'investimento di tempo<br />

richiesto all'analizzando ha oltrepassato ogni limite ragionevole,<br />

ma da fine non è ancora in vista). L'altra, fu una<br />

rigogliosa crescita delle fazioni psicoanalitiche, basata, in<br />

gran parte, sulla divergenza di opinioni circa il tema più<br />

importante dell'istruzione analitica.<br />

La storia 'di questo frazionismo, che ancora infuria,<br />

costituisce un inventario degli argomenti che i vari analisti<br />

consideravano interessanti, importanti o indispensabili<br />

per l'analisi. Occorre un atteggiamento prospettico<br />

nei confronti di questa controversia, per capire la psicoanalisi<br />

come impegno educativo.<br />

Una volta sistemati i disaccordi tra Freud, Jung e<br />

Adler, l'identità della psicoanalisi come metodo terapeutico<br />

e come professione sernhrava ben definita. Tuttavia,<br />

la grande quantità di argomenti che potevano essere inclusi<br />

nd repeatorio ddl'andista-istruttore pxoldussero una<br />

nuova serie di dibattiti e di swssioni.<br />

Per primo ci fu Sandor Ferenczi, con la sua idea di<br />

abbandonare l'analisi del transfert e, in realtà, ogni tipo<br />

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di analisi, a vantaggio di un indugiare comprensivo sulle<br />

passate delusioni del paziente facendo eroici sforzi per<br />

annullarle. Successivamente venne Otto Rank, con la sua<br />

nozione del trauma della nascita e le pretese implicazioni<br />

terapeutiche; quindi Melanie Klein con le sue opinioni<br />

circa il significato degli engrammi preverbali e delle po-<br />

sizioni depressive e paranoidi precoci; Harry Stack Sul-<br />

livan, con la sua enfasi sul presente piuttosto che sul<br />

passato; Sandor Radò, col suo concetto di nevrosi come<br />

disadattamento biologico più che come creazione psico-<br />

logica: e infine Franz Alexander, con la sua nuova edi-<br />

zione ddla teoria traumatica della nevrosi, secondo la<br />

quale il paziente soffre di vari atteggiamenti genitoriali<br />

che l'analista deve riparare con "esperienze emozionali<br />

correttive".<br />

Un modo più tradizionale di suddividere il campo della<br />

tematica analitica è per dicotomia. Si ottengono cosi ma-<br />

teriali coscienti e inconsci; materiali delllEs e delllIo (e<br />

Super-Io) nonché i loro derivati; impulsi e difese; istilnti<br />

e influenze sociali, e cosi via. Alcuni analisti pretendono<br />

che l'analisi di un membro di queste coppie è più impor-<br />

tante che l'analisi dell'altro, o che uno debba essere ana-<br />

lizzato prima dell'altro. Il mio punto di vista è che questo<br />

enfatizzare ogni cosa serva a distinguere diversi tipi di<br />

psicoanalisi, ognuno basato sul tema che il terapista con-<br />

sidera particolarmente significativo per una efficace te-<br />

rapia.<br />

Qualunque siano le convinzioni teoretilche dell'analista,<br />

le fantasie inconscie sdell'analizzando hanno un significato<br />

pratico solo in quanto egli le esprime o le comunica. Que-<br />

sto può avvenire tramite lamentele, sintomi, sogni, al-<br />

Iusioni, transfert, atti non verbali e l'intero stile di vita<br />

del paziente. Gran parte del lavoro dell'analista consiste<br />

in tentativi di comprendere e decifrare comunicazioni oc-<br />

culte del paziente e nell'incoraggiarlo, mediante il contat-<br />

to analitico, a rivolgersi all'analista in maniera chiara ed<br />

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esplicita, nel suo linguaggio di ogni giorno, e a decifrare<br />

i suoi messaggi occulti.<br />

Nel presentare questo breve panorama storico del<br />

trattamento psicoanalitico, il mio scopo non era di condensare<br />

in poche frasi concise l'enorme massa della letteratura<br />

pcicoanalitica accumulatasi neglli ultimi settanta<br />

anni. Ho semplicemente cercato 'di porre nella giusta prospettiva<br />

stori'ca la domanda: « Cosa insegna lo psicoanalista?<br />

» e le molte risposte che sono state offerte. L'espansione<br />

della materia del~l'analisi non è di per sé un cattivo<br />

segno. Dal 1900 in poi, anche la portata di campi come la<br />

fisica e la medicina si è allargata. C'è comunque una differenza.<br />

In fisica e in medicina, i nostri valori sono fondati<br />

su fatti e stabiliti dalla prassi; sappiamo cos'è buono<br />

e cos'è cattivo, cos'è progresso e cos'è regresso. Ma nella<br />

psichiatria, nella psicoterapia e, purtroppo, anche nella<br />

psicoanalisi, manchiamo di riferimenti di questo tipo. E'<br />

necessario quindi stabilire previamente criteri ben definiti<br />

per giudicare la psicoterapia. Finché non lo faremo,<br />

non potremo valutare le diverse proposizioni ma continueremo<br />

invece a denigrare i nostri avversari, ingiuriandoli,<br />

e a valorizzare la nostra posizione attraverso il prsselitismo.<br />

Riassumendo, durante le prime decadi della sua esistenza<br />

la psicoanalisi consistette solo nell'analisi delle ricostruzioni.<br />

Gradualmente (negli anni venti e, più sistematicamente,<br />

negli anni 30), il trattamento psicoanalitico<br />

assunse il significato di analisi della nevrosi di transfert.<br />

La portata educativa dell'analisi era quindi stata<br />

elevata a un più alto livello e includeva, oltre alle produzioni<br />

del paziente, il rapporto terapeutico stesso. La psicoanalisi<br />

non ha bilsogno, né può, i,n verità, fermarsi qui.<br />

Un'ulteriore estensione del suo ambito educativo è implicito<br />

nei suoi disegni, principi e nel suo spirito. L'indagine<br />

analitica deve ripiegarsi su se stessa; "la terapia" deve<br />

includere pertanto l'analisi della situazione analitica. Solo<br />

in questo modo è possibile raggiungere l'obiettivo clas-<br />

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sico della psicoanalisi: la completa emancipazione del pa-<br />

ziente dalle forze che lo legano alla persona dell'analista.<br />

Lo psicoanalista come esperto nel "rimosso"<br />

Anche se il precedente studio storico può aver chiarito<br />

in qualche modo la natura del dialogo psicoanalitico,<br />

persiste l'interrogativo: « Quale dovrebbe essere il contenuto<br />

delle camunicazioni tra analizzando e analista? ».<br />

La risposta a tale domanda non è agevole. La cosa migliore<br />

è analizzare il problema che essa comporta.<br />

Desidero ancora una volta sottolineare che il contenuto<br />

della transazione terapeutica deve essere in maggior<br />

parte stabilito da1 paziente. Ciò è vero particolarmente<br />

all'inizio del rapporto. I1 cliente 'deve sentirsi libero di<br />

esplicitare le ragioni per le quali ha consultato il terapista<br />

e le modalità con le quali si aspetta che il terapista<br />

lo aiuti. Anche quando il trattamento prosegue, il terapista<br />

deve evitare ({nei limiti dal $possibile), di imporre al<br />

paziente i suoi interessi e ile sue teorie, e deve lasciarlo libero<br />

di seguire la propria rotta.<br />

Ciò non significa sostenere una tecnica non direttiva.<br />

Il terapista autonomo non è un'eco silenziosa dal paziente;<br />

né tantomeno, è un analista "passivo" che risponde<br />

soprattutto con « Hmm ... » « Sì, capisco ... » « Sì, vada<br />

avanti ... D, o col silenzio. L'analista, così come io concepisco<br />

il suo compito, partecipa attivamente e in maniera<br />

significativa a un particolare tipo di dialogo. Dopo che il<br />

paziente ha stabilito il tema, l'analista, anche se meno<br />

attivo dell'analizzando, non è in alcun modo inattivo. Come<br />

contribuisce allora al dialogo?<br />

A questo punto, incontriamo un altro aspetto familiare<br />

della funzione dell'analista come maestro. Mi riferisco all'analista<br />

specialista in fatto di repressioni o di "inconscio".<br />

I1 paziente, ad esempio, può avere delle preoccupazioni<br />

circa i suoi rapporti con la madre e col padre.<br />

Egli descrive l'attuale situazione con loro e comincia quin-<br />

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di a ricordare la propria infanzia e il ruolo che i geni-<br />

tori vi hanno avuto. Per definizione, questa è la versione<br />

cosciente che il paziente ha dei suoi rapporti coi genitori;<br />

questo è tutto ciò che può dire, tutto ciò che sa.<br />

I1 compito dell'analista è ascoltare; ma che cosa? Ascol-<br />

tare le incongruenze tra ciò che il paziente dice e come<br />

agisce; i sentimenti e i pensieri non conosciuti; il rac-<br />

conto dei rapporti del paziente con altre persone che<br />

non siano i genitori; e cogliere iil suo comportamento<br />

verso l'analista, il transfert. In tutti questi modi (e in<br />

altri su cui sorvcrlo), l'analista cerca di trascendere l'espo-<br />

sizione cosciente della situazione così come la presenta<br />

il paziente e di costruire un'altra versione meno fittizia.<br />

I1 terapista può realizzare ciò osservando per lunghi pe-<br />

riodi e in tutti i dettagli i giochi reali che il1 paziente tende<br />

a giocare, piuttosto che accettare le spiegazioni che egli<br />

ne da.<br />

Quello che descrivo è naturalmente ciò che in psico-<br />

analisi di solito è definito "rendere cosciente l'inconscio"<br />

vale a dire sostituire le costruzioni coscienti (ma "false")<br />

del paziente della propria realth, con le versioni inconscie<br />

(ma "vere") della stessa. Per quanto mi riguarda sono<br />

d'accordo con l'idea di base di questa formulazione, ma<br />

non con le impressioni che probabilmente essa crea.<br />

I concetti psicoanalitici tradizionali, concepiti in ter-<br />

mini di Es, Io, Super-Io, inconscio e .così via, creano l'im-<br />

pressione che tutte le informazioni necessarie per una<br />

completa analisi siano riposte nel paziente. I1 dovere del-<br />

l'analista è di "liberare" (le informazioni in modo che<br />

l'ana~lizzando possa comunicarle all'analista. Colmo che<br />

sostengono questa opinione suppongono che, in aggiunta<br />

alle idee coscienti \di avvenimenti, persone e rapporti,<br />

la gente possegga inoltre (risposte non si sa dove) un'al-<br />

tra serie o forse diverse altre serie di concetti degli "stes-<br />

si" avvenimenti, persone e rapporti. Come un archeologo<br />

che scopra una città sepolta sotto un'altra, l'analista -<br />

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esperto in "terapia che svela" - scopre i ricordi e gli<br />

affetti inconsci del paziente che erano sepolti sotto le sue<br />

1,<br />

razionalizzazioni" coscienti.<br />

In realtà, la situazione è di'versa. Come tutti, il paziente<br />

vive iln base a ciò che sinceramente ritiene essere<br />

la verità (per semplificare l'esposizione prescinderò dal<br />

paziente che mente). Egli vive secondo una visione più<br />

o meno fiitti-cia lde1lla realità. Ma è ciò che tutti facciamo.<br />

Per molti aspetti della vita, il paziente che viene in analisi<br />

è probabilmente non meno onesto, non meno sincero<br />

né meno realista della maggior parte della gente e<br />

fmse lo è anche di più.<br />

I1 punto è che entrambi, paziente e analista, sono o<br />

dovrebbero essere interessati a quegli aspetti della vita<br />

del paziente che rivelano (discrepanze. Queste ultime si<br />

manifestano in svariati modi: con disturbi e sintomi e<br />

con l'adattamento del paziente ad essi; con contraddizioni<br />

fra quanto affermato dal paziente in momenti diversi;<br />

con incoerenze tra fatti e parale e così via. E'<br />

in questi momenti che l'analista deve intervenire nel dialogo;<br />

egli contesta le spiegazioni fornite dal paziente;<br />

fa domande; suggerisce ipotesi alternatilve per spiegare<br />

la condotta del paziente. Se questi interventi sono appropriati<br />

e se il cliente è in grado di vedere se stesso in<br />

una nuova Iuce, allora, pian piano, si opereranno dei<br />

cambiamenti nella sua personalità. Egli si vedrà con occhi<br />

nuovi (forse, all'inizio, presi in parte lin prestito dall'analista);<br />

osserverà nuovi aspetti; cambierà e vedrà se<br />

stesso e gli altri in maniera diversa. La sua nuova visione<br />

!delle cose è ciò che abbiamo chiamato il suo « inconscio<br />

D. Come per la maggior parte delle parole, sarà<br />

un termine adeguato solo ce lo intenderemo a dovere<br />

e lo useremo con attenzione.<br />

Cosa intendo dire affermando che l'analista è uno<br />

specialista che i,nsegna al paziente "il rimosso", "l'incon-<br />

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scio", "il non accettato" e "il non esplido"? I1 termine<br />

denota una classe inconsueta? Essa differisce<br />

da altri tipi di materie come l'algebra, la storia antica o<br />

il latino. La personalità ~dell'allievo non altera queste<br />

materie, anche se la personalità ddl'insegnante può introdurre<br />

in esse delle variazioni. Praticamente, tuttavia,<br />

queste materie oonsistono in gran parte, in informazioni<br />

esterne alla personalità sia dell'allievo che del maestro.<br />

Ma nella classe di fatti denominati "rimozioni", il<br />

contenuto varia in funzione della personalità dell'allievo.<br />

La materia specifica non solo varia da un paziente all'altro,<br />

ma anche tra pazienti di diverse estrazioni culturali<br />

e sociali. Dobbiamo ricordare che la rimozione è<br />

qualcosa che ognuno fa per se stesso. Tuttavia, i temi che<br />

il paziente deve reprimere sono 'determinati in gran parte<br />

#dalla sua famiglia e dalla sua cultura. Neilla Vienna<br />

dell'età vittoriana, dove Freud fece le sue prime osservazioni,<br />

era la sessualità linfantile e, fino a un certo<br />

punto, anche la cessualità adulta ad essere repressa; da<br />

una persona di una certa levatura ci si aspettavano le<br />

opportune finzioni, dietro le quali nascondere tali sconvenienze.<br />

Ma altri argomenti delicati, che venivano trattati<br />

con slealtà altrove, non erano soggetti alla repessione<br />

nella Vienna di allora: ad esempio i raggiri finanziari<br />

negli alti circoli governativi o i conflitti socialbi tra<br />

gruppi di minoranze nazionali o religiose.<br />

La repressione è dunque una particolare forma di obbedienza<br />

e, pertanto, il risultato di una protoeducazione.<br />

E' facile osservare che la persona alla quale è stato<br />

insegnato questo genere di obbedienza (il così detto<br />

isterico), può agev~l~mente essere istruita a obbedire al<br />

comando di un'altra autorità (le indicazioni del tera-<br />

5 Vedere SIGMUND FREUD, Repression (1915), The Standard<br />

Edition, vol. XIV, pp. 141-158; The Unconscious (1915), ibid., pp.<br />

159-215.<br />

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91


pista suggestivo). In un certo senso, l'ipnosi è la "lo-<br />

gica" terapia dell'isterismo.<br />

Queste considerazioni aiutano a spiegare perché la<br />

psicoanalisi iniziò come un'irnpresa socialmente "sower-<br />

siva » e perché, per restare fedele al suo mandato sto-<br />

rico e intellettuale, deve rimanere tale. I1 suo compito<br />

era, e rimane, quello di "demistiiicare" le finzioni so-<br />

ciali e persanali. Freud, naturalmente, cercò di distrug-<br />

gere i miti vittoriani della famiglia e del sesso predo-<br />

minanti ai suoi tempi. Oggi, negli Stati Uniti, non so-<br />

no questi i settori principalmente awolti nelle repressioni<br />

sociali e personali; di conseguenza, l'attenzione dell'ma-<br />

lista non può essere diretta soltanto e neppure preva-<br />

lentemente a questi temi.<br />

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4<br />

IL TRATTAMENTO PSICOANALITICO<br />

COME GIOCO<br />

I1 gioco come modello<br />

nelle scienze sociali<br />

I1 gioco è per la moderna scienza sociale quello che<br />

il sistema solare è stato per i primi fisici atomici. Nei<br />

due casi, un avvenimento o un sistema che ci sono fa-<br />

miliari vengono usati come modello per aiutarci a visua-<br />

lizzare, comprendere e trattare un avvenimento o un si-<br />

stema meno noto.<br />

I concetti di "gioco", "ruolo", "regola" e "strategia"<br />

sano noti e di provata utilità allo studioso di scienze<br />

sociali, sia egli economista, stratega militare o socio-<br />

lago. Sin ora questi concetti sono stati usati molto più<br />

moderatamente dallo psichiatra e dallo psicoterapista,<br />

anche se il modello del giocare una partita sembra par-<br />

ticolarmente approprialto per chiarire il rapporto tra<br />

io specialista psichiatra ed il suo clliente. Ne Il mito<br />

della malattia mentale avanzai una teoria del comporta-<br />

mento personale basata sul suddetto modello, contem-<br />

plando specialmente la cosiddetta condotta anormale.<br />

Desidero fare altrettanto in questo libro per il tratta-<br />

mento psicoanalitico.<br />

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Prima di procedere a una discussione sulle qualità<br />

formali dei giochi e del giocare, cerchiamo di chiarire<br />

gli usi tecnici di queste parole. Naturalmente non uso<br />

le parole "gioco" e "giocare" nel loro significato quoti-<br />

diano, che denota attività ricreative, frivole o divertenti.<br />

Ciò che importa non è se una particolare attività sia<br />

penosa o piacevole, ma se implica un comportamento che<br />

segua delle regole. Poiché, virtualmente, ogni compor-<br />

tamento umano, dalle occupazioni solitarie come lbrni-<br />

tologia alle attività di massa come la guerra, comporta<br />

il seguire delle regole per raggiungere delle mete, pos-<br />

siamo interpretare quasi tutto quello che la gente fa co-<br />

me una forma di partita-da-giocare.<br />

In questo modo il matrimonio, gli affari, la guerra<br />

e il trattamento psichiatrico, possono essere tutti con-<br />

siderati dei giochi. Indubbiamente, questo allarga il con-<br />

cetto #di "gioco", proprio come il considerare la de-<br />

pressione, l'esaltazione, la solitudine e il suicidio come<br />

malattie allarga 31 concetto di "malattia". La domanda<br />

che dobbiamo porci in qualità di studiosi di psicoanalisi<br />

e di psicoterapia è la seguente: « Cosa ci aiuterà di più<br />

a capire il rapporto analitico: la semantica della malat-<br />

tia e del trattamento o la sernantica del giocare-una-par-<br />

tita? Abbiamo provato con la prima; forse ora dovrem-<br />

mo provare la seconda P.<br />

Tuttavia non potremo farlo se condanniamo senza ri-<br />

serve il linguaggio della teoria del gioco. C'è una ten-<br />

denza in questo senso non solo in psichiatria, ma an-<br />

che in altri rami della sociologia. Così il moderno stu-<br />

dioso di strategia militare viene a volte criticato non<br />

per quello che fa, ma per il linguaggio che usa. La seman-<br />

tica dell'analisi del gioco, secondo quest'opinione, impli-<br />

ca un atteggiamento insensibile nei confronti della vio-<br />

lenza e della sofferenza e in tal modo favorisce il con-<br />

flitto internazionale.<br />

La logica di questo argomento è davvero curiosa:<br />

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sostiene che, se ci riferiamo alla guerra in termini di<br />

I,<br />

ma~ello" e "strage" ce ne saranno di meno; ma che ci<br />

saranno più guerre se ci riferiamo ad esse in termini<br />

di "giochi bellici" e "strategie minimax". I1 fatto è che<br />

la guerra è stata chiamata con molti nomi sgradevoli, nessuno<br />

dei quali ha dissuaso la gente dall'intraprendere<br />

nuovi conflitti. Anche se assurda, questa argomentazione<br />

è pericolosa a causa del suo appello ai sentimenti.<br />

Il richiamo emotivo delle parole usate per descrivere<br />

ciò che fa la gente è particolarmente pericoloso<br />

nelle così dette professioni assistenziali e in nessuna<br />

più che in psichiatria.<br />

Nel caso della psicoanalisi (e della psicoterapia) abbiamo<br />

le seguenti situazioni: un cliente, insoddisfatto<br />

per l'ilncapacità a far fronte ai propri problemi, cerca<br />

aiuto da un esperto preparato ad assistere le persone<br />

che desiderano un tale tipo di aiuto. Come dovremmo<br />

chiamare il cliente e l'esperto? Li chiameremo, rispettivamente,<br />

,><br />

paziente" e "terapista" (o "medico"); o li<br />

chiameremo invece "cliente" e "analista del gioco" (o<br />

"analista delle comunicazioni")?<br />

La semantica della medicina copre immediatamente<br />

il rapporto fra l'esperto e il cliente con uno scudo protettivo:<br />

il ruolo di terapista è un ruolo dal quale l'esperto<br />

può trarre autostima, mentre quello di paziente è<br />

un ruolo dal quale il cliente può trarre fiducia. Così il<br />

linguaggio della medi'cina trasmette all'analisi scientifica<br />

della psicoterapia un vocabolario che sostiene le aspirazioni<br />

dello psicoterapista e del suo cliente. Se vogliamo<br />

esplorare le possibilità delIa teoria del gioco in<br />

psicoterapia, occorre essere pronti a rinunciare a questo<br />

sostegno semantico.<br />

A causa dell'importante significato connotativo delle<br />

parole che usiamo per descrivere il rapporto analitico,<br />

si può pensare che il mio uso del vocabolario della teoria<br />

del gioco implichi un atteggiamento frivolo, disuma-<br />

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nizzato e non terapeutico di fronte al serio problema della<br />

cosidetta "(malattia mentale". Respingo questa accusa. Le<br />

parole non costano nulla. Chiunque può affermare che<br />

si preoccupa di coloro che sofirono e desidera aiutarli.<br />

Tuttavia, se vogliamo capire cosa fanno i "(guaritori di<br />

malattie mentali" anziché starcene davanti a loro in<br />

timore reverenzjiale, \dobbiamo giudicare il lavoro dello<br />

psichiatra e dello psicoterapista così come giudichiamo<br />

il lavoro di chiunque altro: per quello che fanno e non<br />

per quello che dicono di fare.<br />

Siamo ora pronti ad accostarci al rapporto psicoana-<br />

litico dal punto di vista della teoria del gioco. In questo<br />

capita10 cercherò di stabilire li fondamenti teorici di<br />

questo approccilo, esaminando la natura dei giochi in<br />

generale e del "gioco" del trattamento psicoanalitico in<br />

particolare e descrivendo brevemente due tipi di persone<br />

come giocatori della partita analitica.<br />

La natura dei giochi e del giocare<br />

Le caratteristiche formali dei giochi e del giocare pos-<br />

sono essere riassunte come segue:<br />

1. Giocare è un'attività libera e volontaria. Un gio-<br />

catore è libero di cominciare a giocare o di smettere.<br />

Un gioco al quale si è obbligati a partecipare non sareb-<br />

be "un gioco" (anche se potrebbe sempre essere de-<br />

scritto come un genere speciale di "gioco").<br />

2. Giocare è unoocupazione separata, isolata dal<br />

resto della vita. C'è un tempo e un luogo speciale ap-<br />

positamente per il gioco; ad esempio il sabato pome-<br />

riggio per il gioco del calcio nelle scuole, Las Vegas e<br />

Reno per i giochi d'azzardo.<br />

3. Giocare è un'attivitA che ha un'andamento e un<br />

risultato incerti. Quando lo svolgimento del gioco ed il<br />

suo rilsultato sano predete~minati, si dice che è stato<br />

I > truccato".<br />

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4. Giocare è improduttivo: non crea beni né altri<br />

prodotti: permette solo uno scambio di qualità fra i gio-<br />

catori.<br />

5. I1 gioco è governato da regole applicabili solo a<br />

quel gioco, diverse dalle regole di altri giochi e dalle<br />

regole della vita reale.<br />

6. I1 gioco è finzione: il giocatore è cosciente di una<br />

seconda realtà che separa l'esperienza del gioco dalla<br />

realtà delle esperienze della vita reale?<br />

Queste caratteristiche sono puraanente formali. Non<br />

ci dicono nulla sul contenuto (del gioco. Per questo, è ne-<br />

cessario un resoconto delle regole del gioco e della con-<br />

dotta dei giocatori. Le parti I1 e I11 {di questo volume in-<br />

tendono fornire tale resoconto del gioco analitico. Come<br />

abbiamo già notato, analista e analizzando non hanno<br />

ruoli simmetrici in questo gioco; i due non sono "gio-<br />

catori" nel medesimo senso. In cosa differiscono i loro<br />

ruoli formali come giocatori?<br />

Un'analisi del modello di gioco<br />

della psicoterapia autonoma<br />

L'analizzando "gioca" - l'analista "lavora".<br />

L'analisi di un modello di gioco di psicoterapia auto-<br />

noma mostra le differenze fra l'attività del paziente e<br />

quella del terapista. La psicoanalisi è un gioco (nel senso<br />

suindicato) solo per il pazi'ente; per il terapista è un'oc-<br />

cupazione. Così dovrebbe essere. Tuttavia, c'è un rischio<br />

in questa disuguaglianza delle parti: il terapista può ri-<br />

sentirsi che il paziente goda di una posizione meno vin-<br />

colata e può tentare di privarlo di alcune sue libertà.<br />

1 Vedere ROGER CALLOIS, Man, Play, and Games, The Frcc<br />

Press of Glencoe, New York 1961, pp. 5-10; GEORGE H. MEAI),<br />

Mente, Sé e Società, Universitaria, Firenze 1966; JEAN PIACET, Play,<br />

Dreams and Zmitation in Childhood, Heineman, Loildra 1951;<br />

T. S. Sz~sz, Il mito della malattia mentale, cit., parte V.<br />

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97


Questa è probabilmente la ragione per cui della grande<br />

quantistà di psicoterapia che si pratica, ce n'è così poca<br />

di autonoma.<br />

Nella psicoterapia autonoma, i ruoli del paziente e<br />

dell'andista differiscmo come segue:<br />

1. Solo il paziente è Mxro di giocare o di non gio-<br />

care. Una volta che il terapista è d'accordo sul contratto,<br />

deve rimanere a disposizione del paziente. Anche in un<br />

senso più lato il paziente gode di un maggior grado di<br />

libertà. Egli può decidere di fare o di non fare un'analisi;<br />

può preferire qualche altro genere di aiuto, oppure non<br />

volerne alcuno. L'analista, invece, può rinunciare all'ana-<br />

lisi solo cambiando la sua occupazione (o, forse, dando<br />

una nuova definizione della "psicoanali~si"): la sua po-<br />

sizione è paragonabile a quella del croupier al tavolo<br />

della rodette: egli lavora "giocando alla roulette", men-<br />

tre il cliente gioca alla roulette.<br />

2. La psicoanalisi è un'attività separata dalla vita<br />

reale solo per il paziente, non per l'analista. L'analizzan-<br />

do impiega all'incirca quattro ore alla settimana per fa-<br />

re l'analisi, l'analista quaranta o più. Lo studio del tera-<br />

pista è separato dallo spazio di vita reale del paziente,<br />

ma non da quello suo: infatti il terapista può trascor-<br />

rere nello studio più tempo che in qualsiasi altro luogo.<br />

3. I1 risultato del gioco analitilco è più incerto per<br />

il paziente che non per l'analista. L'analizzando cerca di<br />

raggiungere una trasformazione personale; l'analista di<br />

guadagnarsi da vivere.<br />

4. La situazione analitica ha una qualità fittizia salo<br />

per il paziente. Come ho già ricordato, questo accade per-<br />

che i1 paziente "gioca" mentre l'analista "davora".<br />

5. L'analista è compensato di tutto dalla componente<br />

economica della situazione: il denaro fluttua solo in<br />

una direzione, dal paziente al terapista. Diversamente dai<br />

giochi comuni, la psicoanalisi iion è solo economicamente<br />

improduttiva per il paziente, ma effettivamente costosa;<br />

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per il terapista è i,nvece una sorgente di proventi profes-<br />

sionali.<br />

Le "modifiche" tipiche della psicoanalisi.<br />

L'aver paragonato il trattamento psicoanalitico a un<br />

gioco ci consente di vedere come l'analisi sia stata carn-<br />

biata e deformata. Alcune di queste modifiche wstitui-<br />

scono il nucleo di nuove scuole di psicoterapia; altre,<br />

anche se mleno professionalizzate e sistematizzate, sono<br />

nondimeno importanti.<br />

1. La libertà del paziente nel gioco terapeutico può<br />

essere ristretta o abolita. Egli può essere forzato a ini-<br />

ziare o a continuare la terapia in vari modi, nei casi<br />

estremi mediante un'ordinanza del giudice. Come il gioco<br />

obbligatorio cessa di essere gioco, così la psicoterapia<br />

forzata cessa di essere autonoma e analitica.<br />

2. La separazione tra la psicoterapia del paziente e<br />

la sua vita extraterapeutica può sfumare sino ad esseile<br />

annullata. Ciò di solito accade per l'intrusione del tera-<br />

pista nella vita extraterapeutica del paziente. E' respon-<br />

sabilità dello psicaterapista autanomo mantenere un<br />

muro impenetrabile tra situazione terapeutica e vita<br />

reale del paziente. In questo muro si può aprire una<br />

breccia in molti modi; di solito visitando il paziente in<br />

ospedale o a casa; parlando coi parenti; dando sue no-<br />

tizie al datore di lavoro, a un amico o ad altri coi quali<br />

abbia rapporti significativi; prestandogli o facendosi pre-<br />

stare del denaro o altri oggetti, e così via. Nella misura<br />

in cui per il paziente la linea di demarcazione tra psi-<br />

coterapia e vita reale è incerta, la sua terapia cessa di<br />

essere autonoma ed analitica.<br />

3. I1 risultato della psicoterapia, come del resto quello<br />

dei giochi ordinari, è incerto. Nei giochi, l'incertezza del<br />

risultato è un corollario della libertà ,&l giocatore; è<br />

possibile eliminare I'incertezza solo controllando il com-<br />

portamento dei giocatori. Allo stesso modo il risultato<br />

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della psicoanalisi, come avventura di autotrasformazione<br />

personale del cliente, è destinato a essere incerto per en-<br />

trambi, pazilente e terapista. Se il paziente non può<br />

sopportare questa situazione, chiederà al terapista di ras-<br />

sicurarlo e di guidarlo. Qualora il terapista acconsenta<br />

e cerchi di diminuire l'ansietà del paziente relativa a<br />

tale incertezza, eserciterà un'influenza antitetica agli scopi<br />

della psicoterapia autonoma. Una simile rassicurazione<br />

può essere acquistata solo al prezzo 'di restringere la<br />

scelta e la responsabilità personale; il paziente che ri-<br />

corre alla psicoterapia autonoma non deve pagare un<br />

prezzo del genere per -quello che desidera e lo psicote-<br />

rapista autonouno non deve vendergli questo genere di<br />

aiuto. Spesso il terapista non può sopportare le incer-<br />

tezze inerenti alla psicoterapia autonoma. Potrebbe quin-<br />

di imporre certe regole di condotta al paziente. Tuttavia,<br />

nella misura in cui il terapeuta acquista un controllo sul<br />

comportamento del paziente e rende la sua condotta<br />

più prevedi~bile, l'incontro ~terapeutim cessa di essere<br />

autonomo e analitico.<br />

4. La separazione tra gioco e vita reale si rispecchia<br />

nella duplice esperienza di realtà: la realtà primaria della<br />

vita di ogni giorno e la realtà secondaria del gioco. La<br />

separazione tra le due realtà può cessare, ad esempio,<br />

quando una persona diventa "dedita" al gioco d'azzardo<br />

e investe in esso tutto il suo interesse, il suo tempo e il<br />

suo denaro. Per un individuo di questo genere, la realtà<br />

secondaria del gioco diviene da realtà primaria della<br />

sua vita. Esiste una separazione analoga tra l'esperienza<br />

terapeutica del paziente e la sua vita extra-analitica. La<br />

psicoanalisi ha, ed entro certi limiti deve avere, una qua-<br />

lità fittizia o irreale per il paziente. Questo è connesso al<br />

fatto che le regole di condotta nello studio dell'analista<br />

differiscono da quelle al di fuori di esso. Come ho già<br />

detto, questa separazione qualche volta può essere an-<br />

nullata. Se ciò accade, l'esperienza terapeutica pade per<br />

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il paziente la sua qualità di realtà secondaria. I1 rapporto<br />

terapeutico diventa allora più interessante e importante<br />

di qualunque altra cosa della vita extraterapeutica. I fini<br />

della psicoterapia autonoma vengono così frustrati. Senza<br />

dubbio questa terapia può "aiutare il paziente", ma non<br />

è né autonoma né analitica.<br />

5. Questo riesame delle varie ':modi~fiche" alla psi-<br />

coanalisi, mette in luce il significato della transazione<br />

pecuniaria in questo tipo di terapia. Se l'analista si com-<br />

porta autonomamente e si astiene dal violare la libertà<br />

del paziente ael gioco terapeutico, si priverà delle prin-<br />

cipali ricompense psicologiche di "coloro che aiutano",<br />

vale a dire del diritto e del potere di controllare i suoi<br />

"pupilli". E' in questo modo che lo psiwterapista auto-<br />

nomo fornisce al suo cliente la libertà di esplorare e do-<br />

minare i problemi della sua vita. I1 paziente deve pa-<br />

gare l'analista per questo. Anche se l'anal sta trae una<br />

certa soddisfazione non economica dal lavoro analitico:<br />

è difficile vedere come la psicoterapia autonoma possa<br />

essere condotta senza che il paziente paghi l'analista per<br />

le sue prestazioni professionali.<br />

Che tipo di gioco è la psicoanalisi?<br />

La proposta di considerare la psicoanalisi come un<br />

gioco è più simile al fare una promessa che non al man-<br />

tenerla effettivamente. Ci sono molti tipi di giochi; che<br />

genere di gioco è la psicoanalisi?<br />

I teorici del gioco generalmente ne distilnguono tre<br />

tipi fondamentali: giochi d'azzardo, giochi di abilità e<br />

giochi di strategia. Ciascuno 'di essi può esistere in for-<br />

ma pura o essere mescolato a elementi di un altro tipo.<br />

2 THOMAS S. SZASZ, On the Experiences of the Analyst in the<br />

Psychoanalitic Situation, u Journal of the American Psychoana-<br />

lytic Association », 4 (1956), pp. 197-223.<br />

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Ad esempio, il giocare a testa o croce si basa solo sulla<br />

fortuna. Giochi di carte complessi come il bridge, combinano<br />

elementi di fortuna e di strategia. Le gare atletiche<br />

sono esempi di giochi d'abilità, ma raramente avvengono<br />

in forma pura. L'esempio classico 'di un gioco di<br />

pura strategia sono gli scacchi.<br />

Gli scacchi, considerati il "gioco principe" da tutto il<br />

mondo civile, sono serviti da paradigma ai teorici del<br />

gioco. Tuttavia, si tratta di un genere particolare di impresa<br />

umana: due persone si cimentano in ciò che può<br />

essere definito un "conflitto puro": ciò che è bene per<br />

un giocatore è male per l'altro, uno vince e l'altro perde.<br />

Così, gli scacchi sono un esempio di gioco così detto di<br />

somma-zero. Questo significa che la somma dei "rendiconti"<br />

dei due giocatori & zero. Indubbiamente l'eleganza<br />

degli scacchi e la sua attrabtiva li'ntellettuale stanno<br />

in queste qualità. La fortuna non ha alcun ruolo in questo<br />

gioco; ogni mossa è decisiva e inequivocabile; nulla,<br />

esclusa la strategia di ciascun giocatore, è incerto. Anche<br />

il risultato è decisivo: vincita, perdilta o patta.<br />

Tuttavia, per quanto bello, il gioco degldi scacchi non<br />

è un buon modello per molte interazioni umane. Come<br />

hanno rilevato i moderni studiosi della contrattazione,<br />

la maggior parte dellle situazioni sociali che cerchiamo di<br />

capire con l'aiuto della teoria del gioco non sono giochi<br />

di puro conflitto. I1 datore di lavoro e l'impiegato,<br />

il marito e la moglie, il medico e il paziente, l'analista e<br />

l'analiz~and~o non hanno scopi antitetici come due giocatori<br />

di scacchi. Di conseguemza, oltre ai giochi di puro<br />

~onf~liftto, dobbiamo considerare e studiare anche i giochi<br />

di collaborazione pura, e quelli di motivi misti?<br />

In un gioco di collaborazione pura, i giocatori han-<br />

3 Vedere THOMAS C. SCHELLING, The Strategy of Conflict, Harvard<br />

University Press, Cambridge Mass 1960, specialmente cap. IV.<br />

102<br />

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no identiche propensioni cima il risultato. Essi vincono<br />

insieme e perdono insieme; questo è un gioco di somma<br />

non zero. Nel bridge, ad esempio, i due compagni giocano<br />

indivi~dualmente, cl'uno con l'altro, un gioco di interesse<br />

comune di somma non zero; come squadra, invece,<br />

essi giocano contro i loro avversari un gioco dli<br />

puro conflitto, di somma-zero. In tal senso, le persone<br />

che giocano giochi di coordinazione (o collaborazione o<br />

di interesse comune) sono qualificate come "partners ",<br />

quelle che giocano giochi di conflitto, come "avversari".<br />

Ora che il gioco degli scacchi risulta non essere più<br />

il nostro gioco tipo, ci troviamo a disposizione un repertorio<br />

più ricco di concetti relativi ai giochi. Cerchiamo<br />

di applicare alcune di queste idee alla situazione psicoanalitica.<br />

La prima che ci sembra opportuno notare è che può<br />

essere cingannevole parlare di una situazione psicoanalitica<br />

o di un gioco psicoanalitico, come se si trattasse<br />

di un incontro umano ben definito. E' caratterisbico del<br />

rapporto psicoanalitico il non essere un qualcosa di dato,<br />

ma piuttosto un qualcosa che evolve; non una situazione<br />

unica, ma tante.<br />

Inizialmente il gioco può benissimo essere un gioco<br />

di conflitto puro. I1 paziente può desiderare una cura<br />

magica, libera da spese e da responsabilità, mentre l'analista<br />

può voler condurre un dialogo razionale, con un<br />

cliente autoresponsabile. In realtà questa situazione non<br />

presenta problemi. I giocatori possono scoprire rapidamente<br />

che i loro interessi sono antaganisbici; e, a meno<br />

che il paziente o il terapista non vadano iin cerca di guai,<br />

debbono o rivebre e rinegoziare i loro interessi o separarsi.<br />

Più tardi, 61 gioco può essere un gioco di (quasi) pura<br />

collaborazione; il paziente desidera ricevere e l'analista<br />

vuole offrire un aiuto analitico. In realtà questa situa-<br />

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ione può rendersi sempre più stretta, sempre che l'ana-<br />

lista e l'analizzando abbiano successo nel negoziare le<br />

rispettive richieste e promesse."<br />

I1 paziente psicoanalitico<br />

come risolutore di problemi<br />

I1 modo di considerare gli individui che cercano (o<br />

"hanno bisogno") di psicoterapia, ha conseguenze di gran-<br />

de portata sul nostro concetto di cliente. Se pensiamo<br />

a questi individui come. pazienti sofferenti ldi una ma-<br />

lattia che non sono iln grado di controllare (e che può<br />

seriamente compromettere la loro capacità di giudizio su<br />

ciò che è meglio per loro stessi), procurarsi i1 tratta-<br />

mento giusto diventa allora una questione di fortuna. Se<br />

invece li consideriamo come persone assediate da pro-<br />

blemi di vita che essi desiderano padroneggiare, avremo<br />

in tal caso un'idea diversa del cliente. Questi diventa un<br />

indivilduo più o meno auto-determinante 4l quale, per<br />

quanto inabile o sofferente, ha scelto di comportarsi in<br />

determinati modi; di conseguenza, il suo ricercare o me-<br />

no la psicoterapia (o qualunque altra forma di intervento<br />

psichiatrico) va considerato come una mossa strategica<br />

nel gioco della sua vita.<br />

Ilnvece di veaiire alle prese coi problemi della diagnosi<br />

e della analizzabilità, ci troviamo di fronte al compito<br />

di distinguere tra una diversità di persone intese come<br />

risolutrici di problemi. In un gxppo di individui che<br />

oercano una psicoterapia, saranno tutti egualmente ido-<br />

nei e capaci per il gioco analitico? Certamente no. Le<br />

persone variano nel loro interesse di cambiare la propria<br />

vita attraverso la psicoterapia e nella loro attitudine alla<br />

introspezione, alla comunicazione, all'assunzione di re-<br />

sponsabilità e così via. Sebbene significative, nessuna di<br />

104<br />

4 Vedere capitoli V, VI, X e XI, infra.<br />

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queste qualità è idonea per classificare i pazienti ana-<br />

litici.<br />

C'è, comunque, una distinzione fra due tipi di perso-<br />

nalità risolutrici di problemii che considero significativa<br />

al riguardo. Espongo ora quest'analisi perché la riten-<br />

go utile alla comprensione del rapporto psicortnalitico.<br />

Due categorie di persone: colui che cerca e colui che<br />

evita.<br />

Messa di fronte a un conflitto, una persona può ri-<br />

spondere i due modi: arcando ciò che gli piace o evi-<br />

tando quello che gli è sgradevole. Sebbene questa sia<br />

un'astrazione ideale, la gente si distingue per la sua te.n-<br />

denza a seguire un certo tipo di condotta piuttosto che<br />

un altro.<br />

Colui che cerca persegue ciò che desidera. Se non<br />

può ottenerlo, cercherà uno scopo sussidiario che gli<br />

consenta di raggiungere in un secondo momento lo sco-<br />

po primario; ad esempio, egli risparmierà per rendere<br />

possibile un successivo acquisto. Una personalità di que-<br />

sto genere è quella dd1'"uomo economico" \della teo-<br />

ria pditicoeconomica classica, il quale cerca sempre di<br />

raggiungere il massimo grado di utilità (mo scopo posi-<br />

tiv~).~<br />

D'altra parte, colui che evita tende ad appartarsi da<br />

ciò che non vuole. I'nvece di cercare di elevare al massi-<br />

mo grado l'utilità. egli tenta di nidurre al minimo gli<br />

inconvenienti (uno scopo negativo). Ad esempio, se un<br />

uomo è costretto a lavorare, cercherà di lavorare il me-<br />

no possibile. Colui che cerca è mosso dalla speranza del<br />

guadagno; cdui che evita dalla paura della perdita.<br />

Benché, forse, inconsapevole di questa polarità, Freud<br />

elesse a suo paziente ideale colui che cerca e non co-<br />

lui che evita. Egli suppose che i1 suo paziente, ad esem-<br />

5 Vedere K. E. BOULDING, Conflict and Defense. A Gcneral<br />

Theory, Harper and Brothers, New York 1962, in part. cap. V.<br />

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pio una donna isterica, perseguisse uno scopo positivo:<br />

un soddisfacimento istintuale (sessuale). Di cmseguenza<br />

il lavoro del terapista consisteva nel chiarire lo<br />

scopo e rimuovere le inibizioni ch~e le impedivano di raggiungerlo.<br />

Tuttavia l'impresa si fondava sulla premessa<br />

che il paziente fosse più interessato a ottenere dei soddilsfa~im~enti<br />

piuttosto che ad evitare problemi e m-<br />

piti penosi. Gran parte della teoria e della pratica psicoanalitica<br />

si fondano su questo punto di vista.<br />

Colui che cerca e colui che evita pongono l'analista<br />

di fronte a due diversi problemi. Descriverò ognuno di<br />

essi, forse in forma alquanto esagerata, perché i pazienti<br />

sono spesso motivati da un instabile equilibrio di<br />

fini positivi e negativi. Ciò nonostante, i seguenti commenlti<br />

si attengono strettamente alla mia esperienza di<br />

psicoterapista e sono basati su di essa.<br />

Colui che cerca<br />

Colui che cerca considera l'impresa analitica come<br />

un mezzo per raggiungere un fine particolare, ad esem-<br />

pio, un miglior auto-controllo, una maggiore capacità la-<br />

vorativa, un matrimonio più felice o un divorzio. Egli<br />

ha un impegno assunto prima di iniziare l'analisi, nei<br />

confronti di certi valori, e cerca i modi di realizzare le<br />

sue aspirazioni.<br />

L'analista e il processo analitico possono o meno<br />

aiutare questo tipo di individuo. Indipendentemente dal<br />

risultato, né l'analista né I'analizzando si troveranno mai<br />

in quella situazione difficile che "colui che evita" e il<br />

suo terapista incontreranno spesso. Cosi, l'analista non<br />

dovrà affrontare il problema di trovarsi 'di fronte a<br />

una persona che in realtà non vuole nulla, eccetto pace<br />

e tranquilliltà, salvezza e sicurezza; e I'analizzando, se è<br />

il tipo di persona che cerca, non si sentirà obb igato a<br />

continuare con un analista che non sembra aiutarlo. Per<br />

la sua personalità, colui che cerca tenderà a persistere<br />

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nei suoi sforzi per raggiungere i suoi obiettivi, ma non<br />

necessariamente con un si'ngolo metodo; se un metodo<br />

fallissce ne proverà un altro. Se un determinato ana-<br />

lista fallisce con lui, ne proverà un altro; e se l'analisi<br />

di per sé sembra poco promettente, cercherà altri modi<br />

per risolvere i suoi problemi.<br />

Siccome è libero di awalersi di altri mezzi di auto-<br />

realizzazione, colui che cerca non u ha bisogno » di aiuto<br />

analitico tanto quanto ne ha invece bisogno colui che evi-<br />

ta. Paradossalmente, tuttavia, è (più 'probabile che sia il<br />

primo a sollecitare l'aiuto analitico, non perché ne ab-<br />

bia più bisogno di colui che tende a eviftare, ma perché<br />

è un "cercatore". Infine, e per le stesse ragioni, sarà pro-<br />

babilmente lui e non colui che evita a beneficiare di più<br />

dell'analisi o a "guarire" dalla sua "nevrosi" senza al-<br />

cun aiuto terapeutico formale. L'analista desideroso di<br />

successi terapeutici farà bene a limitare la sua clien-<br />

tela ai "cercatori". Così selezionati, i suoi pazienti non<br />

saranno però soggetti adeguati a delle analisi protratte,<br />

economicamente lucrative, come invece spesso lo sono<br />

i soggetti appartenenti alla categoria di coloro che evi-<br />

tano.<br />

Colui che evita.<br />

I1 cercatore è come un uomo d'affari o un impren-<br />

ditore i cui scopi sono i massimi profitti; colui che evita<br />

è come l'impiegato e l'operaio i cui fini sono il minimo<br />

sforzo. A causa della natura dei così detti sintomi psi-<br />

chiatrici, molti pazienti che ricevono la psicoterapia e<br />

molti di quelli che non la vorrebbero ma vi sono co-<br />

stretti sono in gran parte motivati dal desiderio di<br />

evitare i problemi piuttosto che di superarli. Ad e-<br />

pio, l'isterico cerca di evitare le tentazioni; il fobico,<br />

il confronto cm l'autorità; lo schizoide, le persone che<br />

b controlleranno e così via.<br />

Ne cmstegue dunque che, sebbene sia colui che evita<br />

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quello che "realmente ha bisogno" dell'analisi, egli probabilmente<br />

dimostrerà verso l'analisi lo stesso atteggiamento<br />

che dimostra verso le altre cose, vale a dire la<br />

eviterà. Giò nonostante, spinte )dalla loro scrffereaiza, malte<br />

persone con stili #di vita onientati nel senso di evit<br />

a sollecitano ~ l'aiuto psicoterapeutico. Questo tipo di<br />

paziente e il suo terapista supporranno probabilmente<br />

che una modificazione della sofferenza del paziente, attraverso<br />

itl lavoro analitico, sia un traguardo meritevole.<br />

In realtà potxbbe non esserlo (da qui il bisogno<br />

di un periodo di prova adeguatamente condotto).<br />

Lasciatemi aggiungere che personalmente considero<br />

coloro che evitano tanto


interni; per minimizzare il dolore e gli sforzi, e non per<br />

aumentare al massimo il piacere e la creatività; in breve,<br />

può usare l'analisi per diventare ancora più eteronomo invece<br />

che autonomo.<br />

Pazienti di questo genere sono stati una continua spina<br />

nel fianco degli psicoanalisti. Ma non è necessario che<br />

lo siano. Non è compito dello psicoanallsta cambiare la<br />

gente. Freud lo ,disse spesso, ma spesso sembrò dimenticarlo.<br />

Quando i pazienti usano l'analisi per evitare problemi,<br />

sono spesso classificati come "resistenti"; quando<br />

evitano il dolore a costo di danneggiarsi, come "masochisti";<br />

e quando evitano la vita stessa perché troppo<br />

dura, "passivi". Per quanto ctoaurate possano essere queste<br />

classificazioni, esse non diminuiscono il problema né<br />

per il pazi'ente né per l'analista.<br />

Come regola, occorre un lungo periodo di lavoro analitico<br />

prima che l'analista e il paziente possano completamente<br />

afferrare il significato di evitamento delle abituali<br />

(nevroltiche) strategie di vita dal paziente. Quando<br />

l'hanno colto, sorgono diverse questioni: Qual è per<br />

il paziente la maniera migliore per raggiungere il suo<br />

scopo di evitare: attraverso i suoi sintomi e il suo<br />

stile di vita o attraverso l'analisi e il cambiamento della<br />

sua personalità? I1 cliente deve integrare i suoi fini negativi<br />

con alcuni positivi? Deve tentare di abbandonare<br />

alcuni dei suoi soopi cnegativi?<br />

Per $1 terapista lautmamo, il piaz!ileinitz che evita premtia<br />

un problema molto più diffiaille di colui che cerca.<br />

Anche il compito del paziente è più diffilcil~e; tutbavia, egli<br />

ha più da gmdapre che noi12 il cercatone. Questo perché,<br />

una volta che Je stnategie IdaN'evitanento slmo beai<br />

stabilite, è dnffiailie che loambino ':spntaneamente". Questi<br />

stai di viba sono notevohente stabnlli. Così, a m m<br />

chle il soggetto che evita (non (abbia &a fortuna di iacontrare<br />

un analista competente e il buon senso #di far uso<br />

dlelil'analilsi, è iqrubabiile che muti ih sua persaniailiittt.<br />

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D'altra parte i11 cercatore ha molte opportunità per una<br />

auto-tra~~form~aziane personale al di fluori ~deljlla psicomalisi.<br />

Qual .è il cornp4to dellawlista quando è (messo di<br />

fronte a un invi3te~ato evitatore? Certumente il suo lavoro<br />

non è quello di ltemtare di cambh le persoaie che<br />

evitarno in persane che ~carao, più di quanto Imn lo<br />

sia 11'1invarso. Tuttavia, il tierapista ldovmbbe riccmnoscerie<br />

e ~i~ncoraggiiam il paziente ia Iiiconosoere che d'analisi si<br />

fonda più su una filosofia !di ricexa che non su ma filosofia<br />

di fuga. Essi dovrebbero 'inoltre mndersi conto che<br />

sle questa preferenza d'i valo~ie $è ~moessa~ia per l'analisb,<br />

ncxn 10 è per il1 paziente. L'arnaiEizzando deve essene libero<br />

di scegliere #tra vari scopi e valori. In breve, salo ~lbndista<br />

deve dane hparbanza all~awtonomia. Sarebbe pmfkibile<br />

che anche i1 pazimte Jo $messe, ma $non glielo ~ può<br />

esigere.<br />

I1 rapporto tra analtislta e paziente è paragonabile a<br />

quialba tra governo e cittadino, in un idaale società<br />

aprtia. In una simile società, 4'hldividuo devi: essere lib~zm<br />

!di abiurare lla la'iktà; se non 110 fosse non ambbe<br />

la libertà di abiwane. I1 governo, Invece, non deve. essere<br />

libero di sceg1kx-e il dispotismo, indipendentemonte da<br />

quanti dei cuoi aifitiadini lo chiodano. In breve, l'individuo<br />

può agire come whiavo, ma iil governo non deve<br />

agire aome un tiranno. Allo stesso m& d'analizzando<br />

può aginz come uno che evita, ma d'mdilsta deve agire<br />

come run e~iaatuire. Non occorre dire che sarebbe p!feribile<br />

~rildu~ine al minimo tali conflitti di valori. Diversamente<br />

il alttadino eteronmo sowertirà .la società<br />

aprta e i11 paziente etermomo tenderà a forzare il suo<br />

terapista in un m10 complementare diirettivoqpressivo.<br />

L'analista &ve nesistere ia questa ~ ~ o n$10 e ,<br />

stesso che ad altre, senza né costningexe il paziente né<br />

dirnet tedo (dalila tera~ia.<br />

Iln idina di pnin~ipi~o, la psicoterapia autonoma potreb-<br />

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e iaiubare una persona a e.vi%alie i pmblemi della vita<br />

meglio di quanto non vi niuscitsse prima. Se il suo scopo<br />

priaciplts .è di ':giocare sul sicm", egli può usatre il<br />

Talrporto analitico per migliforare \la sua abilità a vivere<br />

senza un sfenio impegno verso le persone o i valori. E'<br />

anche possibile che l'analisi possa minare questa abilità.<br />

Iin partiooliaire il paziente può rendersi conto, e questo<br />

p ò costiltuine pa lui ulno shock, che malgrado i1 pieno<br />

suooasso della fuga ciai nischi e dalle difficoltà sociali, le<br />

sue strategie, I& un punto di vista esistenziale, 10 las~iiano<br />

a mani vuote. Per di più, !la partecipazione al gioco analitico<br />

può rm'diere una ltale persiarila sempre più hadabta<br />

a 6unzionam pim-te l h quei giochi eteronomi<br />

e burocratici nei quali prima eccelleva. Prilma o poi m<br />

tale soggetto o 1hscm-à la barapia o si ltrovierà !di fronte<br />

dla domanda: di che u~il~ità è lia conaaiplevulezza deBe<br />

scelte. per una persona che non vuole delle scelte?<br />

Questa è la diffilcile situazioniz &amai alti quale si<br />

trovò Ado1,f Eichman quando la Germania fu sconfitta,<br />

nel maggio del 1945. Ecm quanto egli si disse, secondo<br />

Hannah Amndt:<br />

Presentivo che. avrei dovuto oondurre una diff ilcile vita<br />

indi~viduale, senza ailouna guida; non avrai ricevuto direttive<br />

da n12ssium, non mi sarebbero più stati dati ordini o<br />

comandi, non vi sarebbero stati più adeguati regolamenti<br />

da cmsuiltare; in breve, mi, stava 'davanti una vita<br />

mai conosciuta<br />

Questo pensiero sintetizza 111 ~dilemm~a d~oll'uomo eterolnouno<br />

nel ooniternpltax! la possibislità di un'esis~timza<br />

autmma. Lo psicaml!i'sta ncm può né ha bisogno di ricolviere<br />

questo problema per il1 paziente, ma deve lasciado<br />

libero di ciarane altre guisde o di Ruitrqrienhre il compi'to,<br />

lento e ,penoso, di imparare a reggersi da solo.<br />

6 Eichmann in Jerusalem. A report on the Banality of Evil,<br />

Viking, New York 1963, p. 28.<br />

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11 1


PARTE SECONDA<br />

LA TEORIA DELLA<br />

PSICOTERAPIA AUTONOMA<br />

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IL CONTRATTO INIZIALE TRA<br />

PAZIENTE E TERAPISTA<br />

111 rapporto tra paziente e analista può essere diviso<br />

in quattm fasi: 1) le interviste iniziali; 2) ti1 periodo di<br />

prova; 3) la fase contrattuale; 4) il periodo finale.<br />

Nella prima fase il cliente e il terapista si hcoaitra~io<br />

e si valutano reaiprocamente, il paziente. indica ciò che<br />

vuole comperare le il terapista ciò che offre in mdiita.<br />

Le due parti hanno così ll'crpportunità di decidere se de-<br />

siderano o meno intraprendiex ciò che viene definito<br />

tradizionalmente il prooesso analitico. Se dwidooio affer-<br />

mativamente, ha inizio il periodo di prova. I1 rapporto<br />

tarapeutico può Estarie in questa fiase (quaIche volta per<br />

un lungo periodo di tempo), proseguire dlia fase con-<br />

trattuale o terminare. Se l'analisi p~ogriedkce e arriva<br />

al contratto, la sua conclusione deve seguire detemi-<br />

nate nzgole.<br />

In questo ~apitoilo descniverò, im termini teorici, la<br />

prima fase del trattamento psicamdi~co.<br />

I1 gioco come trattamento e i1 gioco come educazione<br />

L'applicazione alla psicoanalisi 'del modello di riferi-<br />

mento medico-terapeuti crea continue difficoltà duran-<br />

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te il rapporto analitico. In psi~cranaliisi, quanldo cliente e<br />

specialiiiista si inomtrano per la prima volta, ci riferiamo<br />

al primo generalmente come al "lpzimte" e al second~o<br />

mm~e al "twapis~b". Come per ialbri kmpisti, ai si attende<br />

che l'analista faccia una diagnosi, consigli una terapia<br />

e, in alcuni casi, esegua il trattamento. E' quindi<br />

generalmenbe accettato che compito iniziale del terapista<br />

sia quello di vdutare la "psicodinamica" del pazienlte e<br />

decidere se è "anailizzabile". Ritengo, viceversa, che inm<br />

sia questo il compiito dellbnailista.<br />

Per compnmdsne le ragioni per a i li pazienti per la<br />

psicoterapia autonoma non possono essere selezionati<br />

come, diciamo, i pazienti chirugioi, (dobbiamo paragonare<br />

iil molo &l (paziente al ruolo ~dall'allievo. Questo ci<br />

aiuterà a capire la diffenmza tra il giudizio medico di<br />

selezione d'e1 paziente e il giludizio eduoativo di selezione<br />

del~l'l'allievo (che (in realtà non è affatto un processo di<br />

ssleziom).<br />

11 molo del paziente<br />

e 11 molo dello studente<br />

Ua mailato è un profano. k&o da un medico, quan.<br />

do è ammalato, ci si aslpetta che si comporti come tx<br />

non sapesse chre cosa gli *succede. In al m&, la per-<br />

sona rnab'fia, essenzialmente ignorante per quanto ni-<br />

guarda la Iralttuila della malattia, ci ricca medico. Il<br />

medico, con la sua conoscenza e le sue capacità specifiche,<br />

$a una 'diagnosi ed esegue la cum nleoessania. Il ruolo<br />

dal paziente è di solito limitato al diritto di accettare o<br />

di rifiutare la cupa che gld vime prescritta.<br />

Se l'a1il!ievo è un adulto ilndirpandente (o se gli si per-<br />

mette di agire 8autmomamente), è lui stesso (e non q-1-<br />

cuin'ztltro, per quanto esperto) che stabilisce la "dia-<br />

gnosi", vdz a dime $1 problema da risolvere. I problemi<br />

educativi, non meno problemi medici, variano assai.<br />

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Ad esempio, ~l'allnevo può manoaire di conoscenze mediche<br />

o di diimestichezza con il russo; se desidera diventa%<br />

medico o impamnz il russo, studierà queste materie. Allo<br />

stesso modo ma persona può difetta= di canoscenza<br />

di se stessa e di capacità inimpersonali; la sua condotta<br />

o quella dea altri può confonderla e causla~le insddishzioine:<br />

al fine 'di miglhra~e il suo beness~c: personale,<br />

può decidere di saperne $di più su se stesso e sui suoi<br />

rapporti con gli altri. Una tale persona può cercare d'aiuto<br />

di un analista.<br />

Esiste un'dt~a differenza tra h situazione dzl paziente<br />

medico e (&l10 studente auto-msponsabile; essa è<br />

relativa ai fini intrinseci ai ruoli di paniente e di 4-<br />

l!ievo.<br />

I1 pazitmtie è malato e aspira a guarire. 111 suo medico<br />

ha,


ignorante ed ha il1 ruolo di studente, non perché devii<br />

dalle norme educative sodailmente awettate, ma perché<br />

vuole soddisfare un'aspirazione percomale.<br />

Iinultne noin vi sono norme educative paragonabi~li alla<br />

norma largamente condivisa della salute fisica. Per<br />

uno studente di greco l'edumziorle è una cosa; per uno<br />

storico d;arte, un'altra; per un fisico, un'altna annoora; per<br />

un atleta, ma quarta e via dioendo. Gi sono mallte forme<br />

di sapene e di capacità, e ognuno cli noi può essere intalligente<br />

o apece In alcune di esse, ma non in tutte. I1<br />

fatto è che selezionare se stessi per il ruolo di studente<br />

h una materia particolare, è anzitutto una scelta esistenziale.<br />

Quieslta iln partv è un giudizio su se stesso, in parte<br />

un impegno (di autotrasfmmazilone.<br />

Di conseguenza, se \la psiootenapia è un processo di appmlcl!iunato<br />

Canziché un processo di recupero della salute<br />

perduta), e se iimplica una trasformazione del sé<br />

(anziché unlalt:nazilone deLla struttura o della funzione<br />

del corpo, dobbiamo essere molto chiari riguardo a chi<br />

decide e che cosa si decide circa I'autotrasformazione di<br />

qualcuno. Come i paYzilotti e i giudici, gli psichiatni suno<br />

speslso chiamati da persone e organismi sociali che<br />

desiderano che la pizirsonaliità di un'altro individuo venga<br />

trasformata. Anche se il termine "psichiatra" è applicato<br />

slh al110 psichiatria che accetta questo genene di ilavoro<br />

sia al suo aoll~ega psiooanalilsta, essi conlo impegnati in<br />

imprese dimetrailmente opposte. I1 pnimu cuna pazienti<br />

la trasfo1mazione della cui personalità è desiderata da<br />

altri; il s~eccrndo !deve invece limitare i suoi oolntatti a co-<br />

1om che desidmano la propnia a~totras~formaaione.<br />

Secondo la mia opinione, 1;analista acm ha il diritto<br />

di agine come se il suo compito fosse quello di stabilire,<br />

e tanto meno di imporre, se una persana debba o meno<br />

diventane un paziente andlihioo. I1 suo cfiritto si limita<br />

a non accettare chiunque legli non desideri trattane. Egli<br />

noai dovrebbe perciò \dine alla persona che aerca aiuto<br />

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analitico che per lui sarebbe $u adatto un altro tipo<br />

di cura. Se l'analiista rispetta la dignità umana e la<br />

autodetermi~nmione, non è quesm che deve fare.<br />

Insomma, il berapista che desihra praticare la psdcoterapia<br />

autonoma deve rinuncia= al m010 di psidiagnosta<br />

perché ciò degrada il pazilente. Questo non significa<br />

che il terapista debba amzttare chiunque vieuiga da<br />

lui e chieda di essere anializzato. Significa solo che il<br />

processo sel~ettivo !deve essere reciproco anziché unidaterale;<br />

autonano piuttosto che oaerciibivo per entrambi i<br />

partecipanti.<br />

Chi seleziona e chi viene selezionato<br />

Questo fa sorgere i81 problema del1,a selezione dei pazienbi<br />

par d'analisi. NeillTapproccio tradiai~mk, l'amllista<br />

cerca di stabilire se il paziente è anialtizzabile; metta quei<br />

pazienti che 10 s~mo e respinge quelli che non lo sono (vale<br />

a dim che fa loro altre raccomandazioni). QZIRS~Q punto<br />

di vista è incompatibile con i pnincipi della psicoterapia<br />

autonoana.<br />

I1 aliente chz cerca l'aiuto di un analista ha sicuramente<br />

dei dubbi. Cos'è che (non va in lui? Può essere<br />

aiutato? Se si, .è l'analista il genere di aiuto di cui ha<br />

bisogno o che des+dera? L'analista oonosce ciil suo mestiere?<br />

La procedura analitica standard, sul modello del<br />

rapporto medicodpaziente, tende a collocare questi dubbi<br />

in un certo stampo; è quindi probabi~le che il paziente<br />

espninm i suai timori sotto forma di due domande (che<br />

di fatto fa): Sono un buon paziente? » e « Posso ess8eE<br />

analizzato? » A questi dubbi spesso (ne wrrispoadanu<br />

laltri analoghi adlla mate delll~andis$a, che infatti<br />

può chiedersi: « Sarà un paziente facile o diffiicile? lo<br />

e « E' un paziente anailizzabile? D. S'e la risposta alla seconda<br />

domanda è no, wiò spesso comporta che entrambi,<br />

pazi~ente e ,terapista, debbano aooontentarsi di una fora<br />

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ma (di Wrapia infenio~. E' questo un legame psidogico<br />

che va assollutamente evitato. In d t à queste doanande<br />

sono ~tdmente hndamentdi per l'hamtilo analitico che<br />

richiedono m dtenia~ approfondimento e chiarimento.<br />

I1 tempista è unautorità rhnosciuta che iil paziente<br />

trova, paga per i suai servizi e mrca di accontentare (e<br />

di scontentare). Di qui il problema della necessità per<br />

il paziente di essere mndisomdenbe con ti1 tierapista. Ciò<br />

è diametrailmente ornosto allo scopo dell'analisi che è<br />

di liberare lil paziente dal~l'opssione intrapersanale, inberpersonale<br />

e sociale. Sono cose (note. Freud formulò<br />

questo problema parlando del tramfiart del paziente sul<br />

terapista e deill'abblip delil'analista di lanalizzax, @ttosto<br />

che sfmttare, questlo @o di (legame umano.<br />

Sebbene sii tmltti di una fomulaaione valida, non dobbiamo<br />

dimlenlticare che la situazione psiimainalitica gioca<br />

un ruolo oruaialie nel de~ermhre che tipo di rapporto si<br />

svilupperà tra queste !due parsone e cosa si potrà o meno<br />

fare con esso. Quindi, se la situazione analitica è oppressiva<br />

per il paziente, se 110 costininge a sottomettersi a<br />

trattamenti indegni e ad umiliazioni (non nleoessarie al<br />

fine di mantenere il rapporto col Iterapislta, allora non vi<br />

sarà "analisi di tiransfe~t" approfondita quanto si voglia<br />

che possa liberane il paziente. Infatti una situazione di<br />

questo genere si presenta al paziente come un doppio legame:<br />

d'analista che da un lato opprime il paziente, impegnandalo<br />

im una situazione beiraipeutica autari~tario~coercitiva,<br />

mantre daill'dtro "interpmta" i suoi atteggiamenti<br />

infantliili, dipendenti o sottomessi nei cm~fmti di laltre<br />

parsone.<br />

La domanida « Sono un buon paziente? D, è una trappola<br />

sia per i1 paziente che per f terapista. Se l'analista<br />

suggerisce una risposta affermativa, essa significa « si,<br />

sei un bravo figliolo (studienite, penitente, etc.) D, e che<br />

il terapista awetta per sé un ruolo supariore in modo<br />

da poter @u&cane la condotta del cliente mal suo ruolo di<br />

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paziente. Se Ja ~isposta è no, i2 ~{gnificarto è ,1u stesso,<br />

ma (la condanna è piG ipsainte. In emtrambi i casi, il<br />

rapporto terapista-paziente sR stmttuira secondo una polarità<br />

supenio~-inferitore. Credo chv ,molti incontri psicotwapeutici<br />

sii hfrangaino ,su 'questo scog]no: più 41 clienk<br />

si sfiorza di essere « un buon paziente analitico D, più<br />

è destinato a falmlitre, a premindere da11 £atto che x-izsca o<br />

meno ad acconltmtare il terapista.<br />

In questo generie di situazioni c',è ,solo una via d'usciiba:<br />

assumere una metaqmsizione anditii'ca o logica ri-<br />

spetto al problema. La trappola ~dmz essere esaminata e<br />

superata. Qui! è 'di ,nuovo +mportante l'uso appropriato dd<br />

peniodo cdi prova e ,di contratto. Non appena si chiarisce<br />

cosa vogtiono li81 terapista e il cliente, è passibile per<br />

ognmo di Ilero dleci,dere se liimpegnarsi o meno iiin un Tapparto<br />

aniciliticm m d!alltro. Ciò significa che 1l'mali:sta<br />

non ha bisogno di preoocupar.si se i1 paziente è un "mvrotioo",<br />

un "boirdenline" o se è '!analizzabile".<br />

I1 prabl1em.a che quesbe astraziiani cercano di Tiisolvere<br />

d'eve essere formulato in lbrmiini operativi più pratici,<br />

come: « I1 ,paziente capisce aiò che I'analtista si aspetta<br />

'a lui? E' ~ipnntimssato a partecipare al gioco maili~tioo?<br />

Può, in ,effetti, parteciparvi? D. A queste (do=& si<br />

può dare una rapida risposta facendo 'gradualmente conoscere<br />

al paziente le regole richieste dwlvlda sit'uazione<br />

ana&tioa. Se l d berapista \sii comporta in questo modo, +l<br />

problemia di selezionai ire i ~pazimbi per Il'mali,si 'diventa<br />

più smplioe. Invece di dover fare profonde congetture<br />

circa 1,a « psimdinxnica D wcuiltta del paziente, è la sua<br />

sbesca .cand,otta ~durmtz 1e ininia]n a si,stemare<br />

la questione. Se il paziente non vuole un'~mlis4 o noli<br />

può tollerare le con&zbni che gli vengono imposte, deciiderà<br />

di 'non acquisttase aiò che d'analis~ta ven'de. Cosl<br />

è come 6unziori.a in gmerde il processo di selezione per<br />

quanto mi riguarda. In irealtà non s,mo iio a seiIeziomre I<br />

pazienti: sono l'oro che mi xe11gono o mi 'rifiutlaiio.<br />

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I1 significato dell'auto-selezione del paziente<br />

Se un giovane scegliie oome carriera la medicina, il<br />

sacerdozio, la fisica o la politica, è giustificato considerare<br />

questa sozlta come espressione di aiò che agli è e di cosa<br />

desidera diventm; allo stesso modo, se una persona è<br />

assillata da problemi vibaM e sceglie di diinsultare un<br />

oerto tipo ldi guarite piuttosto ohe un altro, questo è<br />

espressione di ciò che egli è e di cosa desidera esere.<br />

Lo psicoterapista non può eludere questo problema.<br />

Eglli ha davanti a sé tre possibillità. P$fimo, può accettare<br />

la scelta dal paziente come la più oonvoniimte<br />

per lui. Secondo, può stimare il paziente lincapace di<br />

conoscere aiò di ali ha bisogno e, di conseguenza, prescrivergli<br />

(il tipo di terapia da s~eguire. Tlerzo, può completane<br />

Ile informazioni del paziente circa iil tipo di aiuto<br />

disponibiiile e lasciare che si basi su di esse per ulteriori<br />

decisioni. I1 punto è che il tierapiista non può kidenu il<br />

tipo di terapia che il pazilmte deve seguire (anche se il<br />

paziente potrebbe volerlo) e quindi pn~figgersi di analizzarlo.<br />

Lo psiimterapista autonomo deve evitare questo tipo<br />

di interventi etleronmni poiché non c'è modo di giudicare<br />

sle una d'eterminata persona con dai problemi vitali debba<br />

essere "trattata" con psicoanalisi, consigli religiosi, medicine,<br />

elettroshock, o una qdunque (delle molte procedure<br />

esistenti. L'analista è tenuto a considznare le decis~oni<br />

del paziente, inclusa la sua soelta ,terapeutica, come<br />

atti di auto-rivelazione e quindi come fcnntii dli infama-<br />

&ne sul paziente da "ilnterpretargli », piuttosto che coerrori<br />

da "correggersi" autoritariamente da parte dal<br />

terapista.<br />

Un esempio iillus~trerà ciò che liintendo. Una giovane<br />

colta, è iinfklice nd suo matrimonio e si annoia nel suo<br />

ruolo di madre e di donna di casa. Questa donna può<br />

consultare uno psichiatra organicista e vedersi prescri-<br />

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vens una serie di shock; può £$arsi visitare da un medico<br />

generico ed essere arata con 'tranquililanbi; può<br />

decidere di rivolgersi a ,un sacerdote per uin aiuto spinituale,<br />

a un analista per una psicoterapia, a un amico per<br />

una nelazione amorosa oppure a un avvocato px un divorzio.<br />

Se ci accostiamo al problema di questa giovane da<br />

un punto di vista medico-psichiatrico, ammetteremo che<br />

è ammalata. Di conseguenza dobbiamo accertare la natura<br />

e la gravità della sua malattia. Se si tratta di una<br />

seria depressiaone "psicotica" dovrebbe =ere tratta~ta con<br />

elettroshock; se è una idepressione "psicogena" può esslere<br />

indicata la psicoanalisi; sle linveae è salo una rea-<br />

zione a un problema "lli~eve" e "trans~itorio", può essere<br />

accettabile 9 ltrattamenlto del medico generico o del sa-<br />

cerdote. Sebbene quosto tipo di concettualizzaaione pos-<br />

sa apparire utile e seducente, in realtà è ingannevole e<br />

di nessun valore. I criteri estrinseci alle esperienze 12 allo<br />

stile di vita del paziente non debbono portare il tera-<br />

pista a decidere se una dzterminata persona con pro-<br />

blemi vitali debba essere "arata" con la psicoterapia,<br />

l'assistenza religiosa, I'elettroshock o con altri "mezzi"<br />

non formalmentle "terapeutici" (ad esempio il divorzio, il<br />

cambianz lavoro, etc.).<br />

Senza dubbio una persona può cercare un tipo di<br />

soluai~ne per i suoi problemi piuttosto che un altro per<br />

mancata conoscenza dalla gamma completa di possibilità<br />

disponibili; ma ques t 'argomento non coglie 11:essenziale:<br />

un'ignoranza di questo tipo è parte integranhe dalla per<br />

sonalità delil'indidduo o del suo io.<br />

Diagnosi o dialogo?<br />

Anoona una volta l'analogia tra il problema del paziente<br />

che cerca ~uto per k sue diffi~oith vitali e il<br />

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problema dell'sllievo, speahlmante di chi si trovi ad af-<br />

5rontanz {la scalata di una carriera, è ii~luminante. Uno può<br />

entrare nell'azlimda paterna, un altro studiare musica,<br />

un terzo diventare scienziato, un quarto, muratore. Ognuno<br />

fa una scelta, &n bene o in male. E' quindi possiknile<br />

che uno studente che abbandona la scuola superione e<br />

hvora diligentemente +n uniiniziativa per lui ricca di<br />

significato concluda, negli anni dellla maturità, di aver<br />

agito saggiamente in giovatu; mentre un altro, che con-<br />

$inua gli sbudi allluniversità e si Zaunea, può sperimentare<br />

una seria misi di identità sui quairanrtiaxmi, quando<br />

si renida conto che mai avrebbe cEomto diventare, ad<br />

esempio, un avvocato. Non esliste modo "obiettivo" di<br />

giudicare la saggezza di talti scelte professionali.<br />

Queste cansii~azbni convalidano I'atteggiammto ddlo<br />

psicoterapiista autonomo veilso P suo cliente. La sua<br />

oondotta deve aiutare e non ostawlarr una scelta cmsapevole<br />

riguardo all'eventuale tempia che 3 paziente<br />

dovrebbe ozrcaine per i !suoi probilemii vitali. 111 terapista<br />

pò farlo tenendo presente che i1 suo dovere è: pxho,<br />

a non fare diagnosi al paziente, ma impegnarlo in un<br />

dialogo denso di significato D; senido, non cercare di racooglicre<br />

dati dal pazlieabe, ma fo~nirgli informaaimi appropriate.<br />

Spesso il terapista cerca di raocogi1Rere h breve tempo<br />

quante più idomazion~i possibili sul paziente. AP'asaistente<br />

&le sii insegna come condurre murate e sistamatiche<br />

interviste prelimiinani; al giovane psicologo<br />

come manovrare batterie. di « test diagnosbici »; e al<br />

giovane psichiatra come condurre "linb:miste diagnostiche<br />

n per sttabi4b-e la "psi~crdina~ca" del paziente. Troppo<br />

spesso gli ainalisbi hanno seguito ih medesima sbrategia;<br />

ma per essi è una trappola. Quale è lo scopo di<br />

queste infmmaaioni? E' chiaro che iil medico, lo psicologo,<br />

d'assisbmte sociale e così via, hanno bisogno di<br />

questi dabi perché qudlo che ci si attende da 1om è<br />

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una decisione, sotto la veste di una diagnosi psiqatologica.<br />

Ad esempio, uno psichiatra ospdiero può inviare<br />

uln paziente allo psicologo aspettandosi che qus<br />

st'dtlmo ~&oi&, sulila bass di determinati test proiettivi,<br />

se il paziente soffre di "schlizufPeniaia>' o di "iistenia".<br />

Ognuna di queste diagnosi #implica determinate azioni.<br />

In breve, a uno speciiailista cmcorruino cmte informazioni<br />

se desidwa giungens a un gi'uidizio razionale e quihdi<br />

dieoidere una Iiinea l& condotta. Ed è giusto che sia<br />

così. Ma è questa la posizione dallo psicoandis~ta di fronte<br />

a un paaimlte che cerca l'analisi?<br />

Nella maggior pante dei casi i alienti dle1,l'analista<br />

scmno preselezbnati h quanto vengono scelti, da loro<br />

stessi o da altri, cane persone che desiderano o hanno<br />

bisogno di analisi. Ciò nonostante, iil prob11en-m della<br />

sekzioine dal paknte Wme spesso discusso come se il<br />

terapkta e un vasto gruppo ekmgeneo pensone "mentalmente<br />

mail&" 'dovessero reciprocamente aff,rmtarsi.<br />

In che modo essi anrivbo a {trovarsi di fronte è ranamente<br />

speoificato. Secondo questo modo & vedere, il<br />

primo empito dell'andista è dividere 4.1 gruppo in due<br />

parti: quelli che possono essere analizzati e quelli che<br />

non lo possono. In realtà non è questo il compito dell'analista.<br />

Cenza (dubbio può esserci un aildotto numero di<br />

persone, tra quelle che 110 cmsultano, che non sanno né<br />

quello chr ~llanalista fa né qualilo che Ioro stessi vogliono.<br />

Ma esse noin pnpo seri problemi allo vecidista<br />

in psiicoanallsi.<br />

Dobbiamo suppor= che d'analista prabi~hi sollo 'analisi<br />

({se usa sltni metodi, per di più di carattere todmenqe<br />

diverso, la selezione dei pazienti potrh msm difficile;<br />

ma non mi


Di conseguenza, il così detto problema della selezione<br />

del paziente comincia realmante solo dopo che l'anali-<br />

sta incontra uun dente ohe sa cosa gli si offre e lo vuole<br />

acquistare. Questa situazione è 'totalmente paragonabile<br />

a quella dii un cliente informato che cerca di procurarsi<br />

a'assistenza di un esperto.<br />

Idealmtmte, le persone che desilderano accrescere le<br />

loro cmoscenze o migliorare la loro capacità si autose-<br />

lexionano per il molo di allievo o lapprenldista. Quizsto è<br />

di solito il caso dello studente che chiede di essere am-<br />

messo alla Facoltà di Medicina, di Legge o a un Isti-<br />

tuto Tecnico e del cliente che cerca i servizi di un inse-<br />

gnante di pianof'orte o di un maestro di tmnis. 1'1 pa-<br />

ziente che cerca l'assistenza di un analista si trova (in<br />

una posizione simile. Egli è un soggetto autonomo che<br />

si autoseleziona per il molo di analizzando, in quanto<br />

desidzra intraprendene un processo di apprendimento<br />

analitica. E' presuntuoso da parte di chiunque discu-<br />

@ere il diritto di autoselezione. I1 postulante, special-<br />

mente se paga di persona ~l'onorario dello specialista i><br />

l'insegnamento della scuola ha ti diritto di soegli~are ciò<br />

che mole studiare e, pertanto, cosa vuole diventare. Quin-<br />

di (la responsabilità iniziale dall'esperto, della scuola o<br />

del110 psicanalista k di fornire informazioni in modo che<br />

i1 cliente o studente possa operare una scelta consa-<br />

pevole.<br />

Oggigimo, ml~la pratioa privata della psicoterapia,<br />

specialmente ndle grandi città, chi seleziona inizialmen-<br />

te è, di regola, il cliente, non U terapista. Se l'analista è<br />

conosciuto per il tipo di lavoro che svolgiz, molti pazienti<br />

si recheranno da lui perché desiderano procurarsi il.<br />

genere di servizio che egli offre. Se avessero voluto una<br />

cura organica o il miic0va-o in ospedale, avrebbzro cercato<br />

degli psichiatri conosciuti perché dispensano questo ge-<br />

nere di rimedi.<br />

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La presa di contatto iniziale tra<br />

il paziente e il terapista autonomo<br />

Nella situaailone iniziale della psicotenapia autonoma<br />

ci sono due persone: un ollientz che cerca aiuto e un<br />

esperto che offre i suoi servizi. Lo scopo di entrambi è<br />

di ampliare le soelte del cliente nella condotta della sua<br />

vita. Se l'analista wguz la strada tradizionale del te-<br />

rapista medico, pone il paziemte in una situazione para-<br />

dossale. Ci si aspetta che 11 paziente apprenda a miiglsio-<br />

rare (la sua capacità nel prendere delle decisioni ma,<br />

pzr far ciò, lo si priva dell'oppolrtuniità di deoidene se<br />

vuole diventare questo tipo di a4lkvo (analizzando). Que-<br />

sto si verifìcherà ogni qual voJta il maestro (analisita)<br />

si amogherà (il compito di sdezionme il cliente lper il<br />

suolo di allievo. D'altra parte, se la decisione nzsta al<br />

paziente, è quest'u~ltimo e non l'analista che deve pos-<br />

sedere le informazioni pertinenti.<br />

Neilh misura h cui le intervisti2 iniziali servono allo<br />

scopo di raccogliere dati, le informazioni debbono es-<br />

sere raccolte non solo per e dall'analista, ma anche per e<br />

dal paziente. Il chiarimento iniziale del gioco analitico e il<br />

conseguente periodo divprova, aiutano il paziente a capire<br />

cosa sia l'analisi. Una volta informato, il paziente po-<br />

trà decidere razionalmente e riesponsabhente se sot-<br />

toporsi o meno all'analis~i.<br />

Fin qui ho sottoiineato come non sia il terapista ma<br />

il paziente a deoidere il da farsi. Quzsto contrasta col<br />

tradizionale rapporto medico, dove è lo specialista a de-<br />

cidere per i11 cliente. Nella psicoterapia autonoma è il<br />

cliente a prendene tutte (le decisioni che riguardano in<br />

modo fondamentale !la sua vita. Nm lwlo è libero di<br />

decidere ma deve decidere se vuole o meno essere ana-<br />

lizzato e, se lo vuole, da chi. Questo naturalmente non<br />

significa che il pazienlte deoide al posto dal terapista. Co-<br />

me il paziente, il terapista è libero di deci'dere - e in<br />

effetti deve decidere - se desidera prestare la sua<br />

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opera a un parlicalare cliente che lo wnsdta. Anche se<br />

ciò può sembrare ovvio, le sue implicazioni sono significative.<br />

Lasciatemi nipetsre ah= d'analista decide solo deltla<br />

propria condotta. Senza dubbio questo avrà conseguenze<br />

per 3l pazienfte. Tutta* l'analista non stabilisce se i1<br />

paziente è analizzabile ma salo se egli desidera aiutarlo<br />

come terapista.<br />

Per prendere questa decilsione non occorre che il<br />

terapista faccia una diagnosi. Dal momento che non accetta<br />

né respinge 131 paziente cu~lla base? di una diagnosi,<br />

perché fanne una? Un paziente può esslere considerato<br />

isterico, depresso, ossessivo o schizofrenico. Tutto ciò<br />

non fa alauna differenza per il terapista autonomo ai fini<br />

della sua dmisione di accettare o respingere il paziente.<br />

Perfino da st~ria del paziente, sebbene importante per la<br />

terapia, è itnrilevante ai fini di questa decisione. In realtà,<br />

la decisione del terapista di accebtare o meno un paziente<br />

h analisi si fonda, e deve fondarsi, su argomenti<br />

wme l'interesse del pazi~iiznte ad essere analizzato, la sua<br />

a.ttiltudime all'auto-osservaxione e all'automiflessione, la<br />

sua disposizione ad osservare le regale Ul'analisi, e i<br />

suoi mezzi per pagare i servizi ddl'analista. Un paziente<br />

può essm analizzabile secondo i miei criteri e può<br />

ricevere da parte degli pcicopatoilogi qualunque diagnosi,<br />

dalla normalità alla schizofrenia. In verità, perfino<br />

le così dette personalità psicoptiche possono intraprendere<br />

con successo da psicoterapia autonoma se<br />

non vmgmo loro fatte delle concessioni nel trattare i<br />

termini dal periodo di prova e del contratto.<br />

Insomlma, salo se il aliznte e il terapista sono entrambi<br />

li'beri di decidere ciò che voglimo e sono pronti<br />

a farlo, possono trattare le condizioni per la collaborazione<br />

teraputica. Questa inegoziai?ime consapevole è<br />

la base del contiratto analitico.<br />

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IL PERIODO DI PROVA<br />

La psicoanalisi come gioco:<br />

il modello degli scacchi<br />

Agli inizi della stonia dizlila psicoanalisi, Freud pa-<br />

ragonò il trattamento analitico al gioco deglli scacchi.<br />

Tuttavia, egli usò questa analogia per richiamare I'atten-<br />

aione non sul carattere 'contrattuale del rappollto te-<br />

rapeutico ma su alcuni altri aspetti. Ad esempio &-<br />

fermò che ~lo psicoandista che desidera insegnare a un<br />

medico non anali'sta a prahicare l'analisi si trova in<br />

una polsiziope paragonabile a queli14a 'dello scacchista<br />

esperto che oerca di iinsegnare il gioco degli eawhi<br />

a un princlipiante. In entrambi i casi, argomentava Freud,<br />

s+i possono pwisare sol,o le mosse miniaiali e quelle fi-<br />

wEi della partita; non si possano fare invece delle affer-<br />

mazioni teoriche di oarattere generale circa le mosse<br />

che il mezzo della partii-; queste vanno<br />

imparate cm la pratica.<br />

Freud utilizzò l'analogia con gli scacchi per pariare<br />

dei rapporti tma R giocatoni. Sebbene i duz giocatoni<br />

cdabo~riao nel giocare a scacchi, il illoro reoiiproco rap-<br />

1 Papers on Technique (1911-1915), The Standard Edition, vol.<br />

XII, pp. 83-173.<br />

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porto nel gioco è antagonistico. Anal~ogammte, sebbene<br />

l'analista e l'analizzando collaborino nel mantenere la situazione<br />

analitica, il loro reaiprocm (rapporto è, secondo<br />

Freud, antagomistico. Qwsto perché il paziente reprime<br />

idee e sentimenti che l'analista cerca invece di scoprire;<br />

il paziente "resiste" agli sforzi inteqretativi del<br />

terapista e così via. Sebbcne suggestive, queste idee non<br />

centrano il bersaglio.<br />

Esclusi questi brevi iriferimenti d'analogia con gli<br />

scacchi, nel senso usato da Freud, i teonici della psicoanalisi<br />

non hanno fatto ulteriore uso del gioco come<br />

modello per l'incontro teraplautico. In un saggio scritto<br />

appmssimabivamente una diecina d'anni da, usai l'idea<br />

del gioco per sottolineare la natura contrattuale deill'hpresa<br />

psic~analitica.~ I1 mio principale punto di Msta era<br />

che, come le persone che parteoipano a un gioco si impegnano<br />

a obbedire alle sue regole, allo stesso modo l'analista<br />

e l'analizzando si impegnano a seguire le regole dd<br />

gioco analitico. A diifferenza dal trattamento medico ordinario,<br />

la psicoanalisi è governata da regole di contratto e<br />

non da regole 'di sta tu^.^ La tecnica analitica tradizionale è<br />

stata recentemente discussa in termini di mgole di stmtegia<br />

dal viincm di Stlephen Potter. Secondo lo scrittoe<br />

Jay Haley, il giooo analitico è caratterizzato da una<br />

senie di tortuosi attacchi da parte deillpana1Esta il1 cui<br />

soopo 6 quello (di wttometltere il paziente; a sua volta,<br />

il paziente deve imparare che, qualunque cosa faccia,<br />

rimarrà sempre rildotto al siledo; quando è abbastanzn<br />

svelto da ~ ~ ~ i o la terapia ~ ~ lè ma1usa-l o ,<br />

Purtroppo, la teoria satilrica della psicoanalisi di Hdy<br />

è confermata da alcune moderne opzne s~ul~la !tecnica malitica.<br />

Ma il rapporto di Haley non è equiilibmto, im<br />

2 On the Theory of Psychoanalytic Treatment, a International<br />

Journal of Psychoanalysis D, 38 (1957), pp. 166-182.<br />

3 Vedere cap. VII.<br />

4 Strategies of Psychoterapy, Gmne & Stratton, New York<br />

1963, specialmente il cap. IV e l'epilogo<br />

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quanto il1 suo htm caso si basa su uniesagerazione degli<br />

,aspetti autoiritani e costrittivi della psicoanalisi; al<br />

tempo stesso sono completamente negletti i suoi aspebti<br />

egualitari, contrattuali e non costrittivì.<br />

Per vedere la satira di Haley nalh giusta prospettiva,<br />

dobbiamo tracciare un paralldo tra psicoadisi e palitica.<br />

Neglii ultimi 20 secoli si è operata una mctamorfasi<br />

in molte società: R govelilll un tempo automatici,<br />

che reggevano le così dette società chiluse, sulno diventati<br />

più aperti e democratici. Qwsto non siigaifica che<br />

ogni società contemporanea sia completamente aperta o<br />

libra. Proprio come gli Stati Uniti hanno ereditato dd<br />

loro passato iil problema dei negri, così la ps~imanslisi<br />

ereditia molti problemi dalla sua storia medica. Mculni<br />

dlifetti sociali in una società relativamente aperta non<br />

ne fanno una soaietà chiusa, né poche regole eteronome<br />

mndono da psicoanalisi un gioco puramente coercitivo<br />

dell'arte di sottomettere I'awersanio. A dir il vero questi<br />

difetti sono indesilderabili e, se lasciati senza correzione,<br />

possono ben distxwggere la società o la terapia.<br />

I1 nostro scopo dovmbbe quindi essere quallo di coxreggere<br />

i difetbi. Fnmd creò uno strumento "unico"<br />

per esplora la condizione umana e per allargare la libertà<br />

permaal~e. Ciò che egli creò non era perfetto: sta a<br />

noi rnigliomrlo.<br />

Che tipo di gioco è il periodo di prova?<br />

Cane ho sot~tolineato, il rapporto psimanaliiitico non<br />

è ulna situazione, ma molte insieme. Consi'derando qur-<br />

sto rapporto come un gioco, ci sarà utile distinguere /le<br />

due parti ohe lo compongono: il pmiodo di prova e la<br />

fase contrattuale.<br />

Il periodo di p ma è necessario perché paziente e ana-<br />

lista, pur conoscendosi appena, ceroano tuttavia un qual-<br />

che tipo di associazione. Nessuno dei due colnosce !le con-<br />

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dizioni che $l'altro desidera stabiliilie. I1 periodo di prova<br />

è una specie di situazione di contrattazione. Come tutte<br />

le ~ituazioni 'di oonih-attazione, si tratta di un gioco di<br />

strategia )di tipo a motivazioni miste: i giocatori hanno<br />

alcuni interessi in comune ed altri che contrastano. A<br />

questo punto della terapia, paziente e terapista non sono<br />

né conpapi h un'impresa comune né awasaz-i ia<br />

un oonfl~itto; piuttosto 'suno membri di una associazione<br />

precaria. I1 destino di tale associazione è sconosciuto:<br />

in effetti non si può conoere. In praticm p dipende dalle<br />

specifiche mosse e cmltromosse di entrambi i parteoipianti.<br />

Alcuni esempi chiairirmo quesbe note.<br />

11 alimite vm~~zbbe essere accettato m e paziente dall'analista,<br />

ma non p ò conoscere i temimi dell'analilsta<br />

fiinché egli steslso non farà ailune mosse. Ad esempio, il<br />

paziente pub non sapei~ che linea seguire per ottvnere<br />

ciò che desidera dall'anahsta. Domà dmmmatizzare i<br />

suai s4ntomi per provare che tagli iè piQ "\malato" e quindi<br />

stimdm l'obbligo morale ,dal terapista ad aiubanlo? O<br />

dovrà hs~ingarlo, per convincerlo, che forse è I'uniico terapista<br />

'in gdo ddi aiutarlo? O ancora, dovrà lasciar cadere<br />

dellle fmsdi allusive per assicurare ~l'analista che il<br />

denaro non ha ,im1pcmtanza pvr Jui e stimolarne %in tal<br />

modo liiintmmsise ~pounia~io per iiil sruo caso?<br />

Reciprocamente, l1adEsta ldesiidera un paziente analitico<br />

per praticare Ja sua professione e guadagmarsi da<br />

vivere. Ma egli non sa srr il paziente potrà pagare l'onorario<br />

o è diispt~ la paganlo; oppure se, anziché d'analisi,<br />

il phnte si aspetta omsligli, rassicurazioni, tranquillanti<br />

o medicine (per dormire.<br />

Imsomrna, d'associazime tra &mbe e andista è precaria<br />

pier entrambe ,k parbi. E in effetti cosi deve esseire;<br />

ml~tanto allora sarà una genuina contrattazione. In qua-<br />

lunque momento ognuno dei due può perdeile l'altro. Ef-<br />

- 5 Vedere a questo proposito anche la discussione sulla pratica<br />

della psicoterapia autonoma, specialmente ai capp. X e XI.<br />

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fettivamente, ritengo che iil pericolo )della perdita sia<br />

spesso maggime per ,il terapista che non per il paziente,<br />

ma il paziente i10 ignora. E1 paziente può chiadare, ad<br />

esempio, che iil terapista ~inkrverga presso la moglie.<br />

L'analista pò araspingere questa richiesta senza ptrò<br />

terminare il riapporto. Ma finché non lo avrà messo alla<br />

prova il paziente non potrà com'unque saperilo. D'altra<br />

pam l'analista ldeve pliepararsi ad essere infilessib'illr su<br />

determinate posizioni; dtri'menti perderà d'opportunità di<br />

svolgere il suo compito di amazilsta. 111 probdema è questo:<br />

wme mantsnensi fermo senza sentirsi eccessivamente<br />

minmx+ato dalla passiilb.de perdita del pazlienbe? Ailo stesso<br />

tempo il terapista !deve guardarsi dal commettere J'errare<br />

mtrario: non ,deve. essure -p0 esigente. La domanda<br />

allora .è questa: come può mantenersi fermo le<br />

negoziane h modo si~gni~ficativo senza esigere troppo dal<br />

paziente?<br />

Anzitutto i'andista potrà fare questo solo se 112 sue<br />

mdizioni saranno minime.. Cm ciò voglio dire che il<br />

terapista chiederà al paziente di fare o di astenersi dd<br />

fare solo le colse. indispensabili per lpreservanz l'integrith<br />

del gioco analitico. Se queste condizioni sembreranno<br />

mrinime al paziitnte, dipenderà dalla sua personalità; esattammte<br />

come i1 fatto che l'onorario gli sembri ailto o<br />

basso dipenderà dalla sua mndi(2:ione economica.<br />

h secondo ,luogo, l'an&sta, come &l paziente, non<br />

sarà in grado di giocane li1 gioco analitico a mieno che<br />

non possa contrattare. )da una pasizime di una certa<br />

forza. Con questo voglio dine che egli non deve essere<br />

troppo bramoso di denaro o ~pzianti; altrimenti è pmbabile<br />

che arrivi a un compromesso e vada incontro a<br />

qualche richiesta del paziente anche se ciò può viziare<br />

le condizioni mecessavie per l'analisi. E' miia hnpims~sioaie<br />

che i terapisti, ~peoi~drnente giovani, spesso rovinino il<br />

gimo anatiitico in quesito modo. Di solito non lo m.<br />

mettono (o non ne sono cmsapevolii) e si lamentano di<br />

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esswe mtretbi a pratilcan; una psicoterapia di soste-<br />

gno perché nessuno dei loro pazienti è analizzabile. E'<br />

ciò che spesso mi dicono giovani oolleghi, sia nella mia<br />

veste di arnia che in qualla )di loro analista. Quando in-<br />

dago sulle circostanze del loro contatto iniziale m1 pa-<br />

ziente, molto spesso scopra che hanno ceduto di fronte<br />

ad alcune delle prime richtieste del paziente (richieste che<br />

avrebbero potuto respingare senza pmdenlo) e che tro-<br />

vano poi impossibille ritguadagnare il terreno perduto.<br />

Terzo, solo se Il'analista apprezza l'autonomia e ca-<br />

pisce li1 giwo mailiticm sarà in grado di oontmttare &-<br />

caoemente; ~m ciò non voglio sifenilrmi a un onorario<br />

alto, ma all'integrità dalla situazione analitica, alla pro-<br />

pria autonomia e a quella dal pazieinte. Se agisce in tal<br />

modo, allora, medico o no, con o senza un training ana-<br />

litico formale, potrà con la pratica divenire un abille<br />

esperto della psicoterapia autonoma.<br />

La tesiiche una pzrsona non può efficacemente cm-<br />

trattare da una posizione di debolezza, è ugualmente ap-<br />

dicabile al paziente. Quando un individuo ha perso il<br />

potere di aiutarsi, quando crede di non aver nulla da of-<br />

frire a un altro, in breve quando è veramente indifeso,<br />

allora qual- altro deve assumersi la responsabilità per<br />

lui. Se nessuno lo fa, quest'individuo perisce.<br />

Comunque, una persona che sia riealmmlte wsì de-<br />

bdz, vale a {dire la cui mancanza di risorse non sia,<br />

almeno ,h parte, di carattere strategico, non arriverà mai<br />

allo studio dell'analista; sarà elimiinato dal gioco grazie<br />

al metodo dall'analista di prendere appuntamenti: CQ-<br />

me minimo, il paziente dell'analista sarà sufiioientemate<br />

fiduciolso in se stesso da fissare da solo d'appuntamento<br />

e mantenerlo. Anchle se allora affronterà iil terapista cm<br />

una quasi completa mancanza di risorse, )l'analista può<br />

ancora comportarsi autonomamente; la sua mossa indi-<br />

cherà al paziente che egli offre un certo genere cli ser-<br />

6 Vedere cap. X.<br />

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viai e che la natura di questi servizi noin è influenzata<br />

dal disperato bisogno o dallla completa debolezza del<br />

paziente. Quest'atteggiamento può sembrare duro; non<br />

credo che lo sia, è semplicemtsnte onesto. La condizione<br />

del paziente, per quanto ~pnosa, non obbliga il terapista,<br />

$in quanto andista, ad aiutar10.~<br />

Messo di fronte a questa massa iiniziale, il paziente<br />

dmà scegliere tra il wrcam uln altro terapista che risponda<br />

diversameinte alla sua diebolezza e l'assumersi<br />

maggiori responsabilità verso se sksso. (Per alcuni pazienti,<br />

la ferma presa di posizione. iniziale dal terapista<br />

può costituine il momento dwisiivo nell'in~~tro tempeukico).<br />

Se il paziente preferiwe andarsene dev'esuzre<br />

libero di farlo e non dovrebbe eccere "sedotto" alla terapia<br />

dailllJanalista. Se il paziente sceglie di restare, la<br />

c~ntrattazi~one fria lui e P lterapista cirntilnua.<br />

Conflitto e collaborazione<br />

nelle situazioni assistenziali<br />

Paragonliamo questo modello di contrattazione del<br />

peniod'o di prova (della terapia analitica al criterio medico<br />

tradizionale ,e a quello freudiano classico. Secondo<br />

il pensiero rn,edilm ordinario, la ~lazione .tra paziente e<br />

dottore o tra analizzando e analista è un semplice giocm<br />

di pura collaborazi~ne; il paziente è ammalato e<br />

vuole guarire; i1 medico è un abile proEessioinista che<br />

vuole 'restiltuire al pmimtr la salute. Quindi tutti gli in-<br />

7 Questo è un giudizio personale. Coloro che credono che le<br />

condizioni del paziente obblighino il terapista ad aiutarlo, né si<br />

interessano alla psicoterapia autonoma né desiderano praticarla.<br />

Io credo fermamente che il terapista sia e debba essere prima<br />

di tutto un essere umano e poi un analista. In molte situazioni<br />

umane, dentro e al di fuori del suo studio, il terapista sarà e<br />

dovrà essere di aiuto al suo prossimo. Ma insisto che egli, e<br />

quelli come lui che intendono essere analisti, debbano avere chia-<br />

ro in mente quando il terapista fimziona come aanlista e quan-<br />

do non.<br />

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teilessi del paziente e del medico coincidono; non vi è<br />

conflitto.<br />

Qual grande ainico che fu George Biemard Shaw dedicò<br />

la maggior parte 'de111a sua vita a esporre analoghe<br />

ipocrite descrizilmi della oollaborazime umana. NeLl'opena<br />

Il dilemma del medico, ritrasforma il gioco medico<br />

da pura m1ilaborazicme in puro anbagonismo. Secondo<br />

Shaw, solo 'il paziente è interessato a miacquistare la propria<br />

salute. Al medito nulla pot~bbe importargl' '1 meno.<br />

Egli è interessato al denaro, alla posizione sociale, e<br />

considera la malattia come un lprobllema stimolante ma<br />

astratto; malato come un corpo istmtbivo; e, nella wmmedia,<br />

la moglie del paziente come un oggietto sessuale.<br />

Bemché ~l'&daa che il dottore e ii1 malato (partecipino a una<br />

associazione armoniosa e condividano Sdentici scopi sia<br />

pura fiinzione, l'opposta raffigurazione di Shaw, di completo<br />

antagonismo, è una feroce irisagemzlione. Se fosse<br />

vera, la priofessianie del medico isarebbe finilta da lungo<br />

tempo. Come Shaw, Freud fu più inpressionato dagli<br />

elementi antagonistiai del gioco analitico (medico) che<br />

non da (quelli di dl~abolrazionir; di 'qui la sua analogia<br />

tra psicoaniailiisù e sacchi. Possiamo anohe dire che Ft-eud<br />

sottolineò lwxessivarnenbv le "resistenze" del paziente ad<br />

essere analizzato; a volte egli dà d'hpressione che solo<br />

lianalista sia interessato a che il paziente si analizzi<br />

mentre il paziente sanzbbe solo interessato a non essere<br />

analizzato. Altre volte, paragonla ~l'amlista a un leone<br />

feroce che "balza un volta e una soltanto" sul pazienteagnello<br />

ppresumibilmente indifeso? Ciò che Fmd intmdeva<br />

era che d'anallista deve mantenere le sue promesse,<br />

indiusa lia promessa cmiinaccia) di kminam la terapia.<br />

Ndl'insieme, credo che l'accento esagerato posto<br />

da Freud sugli edlementi antagoniistbi del rapporto medico-pazienbe<br />

fosse necessario e sdautsre; era un anti-<br />

8 Analysis Terminable and Znterminable (1937), Collected Pa-<br />

pers, Basic Books, New York 1959, V, pp. 316-357.<br />

136<br />

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doto che Freud opponeva alla falsa ipocrisia non solo<br />

dei rapporti sessuali ma di molti altri aspetti della vita<br />

sociale. Come Shaw, Freud fu un critico dalla società.<br />

E si1 rischio professimale del critico sociale è appunto<br />

qurjllo di esagmre il conflitto a spese della collaborazione.<br />

Riioolrdiamoci però che il suo scopo non fu di<br />

stimolare i1 conflitto, ma al contrario ldi +incoraggiare<br />

una più autentica colilaborazione tra gli uomini.<br />

La cosa fondaunentale di tutto ciò, per noli studiosi<br />

Clell'uomo, è che entrambi ,i nitmtti della medicina e dalla<br />

psimand~isi sono parziatlmente ved; entrambli vmo<br />

tenuti presenti in ma adeguata analisi dd problema secondo<br />

la tearia del gioco. In altre pmde la psicoanalisi<br />

è un gioco complesso, di motivazioni miste, che combina<br />

dementi ttpiai di due generi di gioco; quelli di interesse<br />

comune e qudli di contrasto. I\l d ~mma psicologico<br />

che sidi incontri umani pongono è acutamente<br />

espresso 'da #un afo~isma coniato dal grande scrittore<br />

ungherese Firilgyes Korinthy. Commentando 4a triste siituazioine<br />

Idei rapporti fra i duz sessi, ossia tira persone<br />

che, (in modo significativo, vengono chiamate "amanti",<br />

cugganiva ohe il mdvo di tale sitnimiloine stesse nel fatto<br />

che ognunia delle due parti voleva qualcosa di diverso:<br />

l'uomo la donna e la donna l'uomo.<br />

14 rapporto tra anaillista e analizzando, specialmente<br />

durante (il perioh di prova, nm è dissimile dalcl'etemo<br />

problema fra i sessi. 111 paziente vuole un'anallisi; desidm<br />

essere un individuo autenbico, autonomo, libem, ma vm rebbe raggiungere questo ~riisultato nella maniera più<br />

economica possi~lile, psicologicamente e finmzianiamente.<br />

Aiutare (il pazimte a raggiungere questo scopo deve<br />

anche slsere uno &i fini che d'anailista si propone. Ma,<br />

evidentemente, è destinato ad essere uno dei fini sussidiari.<br />

E' possibile che ll'andista abbia desideri più pressanti<br />

e pmmmli di quello di aiutare il paziente. In particolare,<br />

come analista, il tmapeuta desidara ~n'appo~u-<br />

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nità per esercitare i11 suo talento nella professione prescellta;<br />

gli piacerebbe poter opzrare come andlkta e per<br />

far ciò ha bisogno di un andizzm(do idoneo. Inoltre id<br />

terapista desiihra dd danaro e vorrebbe guadagnarlo onestamente<br />

ne+ll'autmtico esercizio dall~a sua vita lavorativa.<br />

Questo modo di riconsiderare le aspirazioni dell'analizuando<br />

le dcdl'andista ci dice che Karinthy aveva ragione;<br />

virtualmente tutti i rapporti umani significativi,<br />

siano essi tra ardista e analizzando, tlra marito e mogli=,<br />

tra datore di lavoro e impiegato, sono pieni dei paricoli<br />

inerati a quei giochi che combinano, in un delicato<br />

equilibrilo, elementi di wntrasto e di mllaboraziune.<br />

In tutti questi tipi di rapporti ci troviamo di fronte al<br />

oompito di mantenere quect'equilibrio. Se ci spostiamo<br />

verso l'eccessiva cooperazione, affondiamo ndla noia<br />

ste~ile e ,nella medi'ocrità; se ci spostiamo verso I'ecos<br />

sivo confliiltto, rischiamo di rovinare i nostni obiettivi e<br />

i nostri giochi.<br />

Quando termina il periodo di prova?<br />

Fi~n dall'inizio della terapia il paziente sarà coinsape-<br />

vole che 91 terapista sta negoziando un certo gmere di<br />

contratto. Tuttavia, i dettagli e le implicazioni dal cm-<br />

tratto stesao non saranno del tutto espliciti sino alla<br />

fase contrattuale dalh terapia. L'analista non dovrebbe<br />

terminare il periodo di prova 12 iniziare la fase contrat-<br />

tuale, finché il paziente non sa cosa offre il terapista e<br />

finché i1 terapista non è sicuro che il paziente sarà sod-<br />

disfatto di acquistare solo quel prodotto. Se non si crt-<br />

tempera a questa esigenza, è probabile che il paziente<br />

faccia precipitare ddle situazioni che renderanno dlffi-<br />

oile al terapista aderire ai propri termini del contratto;<br />

il tenapista sarà allora costretto o a rompere il con-<br />

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tratto (spesso sotto forma di "modifiche" M a tecnica)<br />

o a terminare la teirapia.<br />

Supponendo che il periodo di prova sia stato ben<br />

cmdotto e che il paziente sia intenssato a proseguire<br />

il suo compito di autoesplorazlione, -o giunto i1 momento<br />

per definire il wntmtto, vale a dire per assestare<br />

l'impmsa analitica. Per l'analista questo significa, primo,<br />

che ha acoattsto il cliente come ianaltiuando; secondo,<br />

che vedrà il paziente ad appuntamenti regolarmente<br />

fissati, a meno che. non si renda inevitabile disdirli;<br />

e, terzo, ohe. agilrà come analista del paziente<br />

finché il paaimte stesiso sentirà bisogno di questo tipo<br />

di aiuto.<br />

E' chiaro che l'analista inoltne promette, implicitam~ente,<br />

di fare del suo meglio come terapista: aliuterà<br />

il paziente a chiarire la sua storia, la sua situazione attuale,<br />

le sue aspiirazioni; analizzerà le swr produzioni verbali<br />

e non verbali, i suoi sogni, i suoi "sintomi", la sua<br />

D,<br />

lnewsi", e, ultimo ma ncm meno 'importante, li suoi<br />

transfert.<br />

I1 contratto analitico i~nsomma obbliga l'analista a prestare<br />

determinati servizi al paziente; obbligo, comunque,<br />

limitato solamente a ciò che ha promesso, vale a dire ad<br />

analizzare. I1 contratto analitico quindi differisce radicalmente<br />

dal consueto rapporto msdico-paziente; quest'ultimo<br />

infatti non è regolato da un contratto muituamenbe<br />

accettato, ma piuttosto dalle cosiddette necessità<br />

mledichr o psicologiche del paziente e dai tradizionali<br />

obblighi terapeutici del medico.<br />

Ne11'acwttare il1 contratto, l'analizzando si obbliga a<br />

fare mltanto una cosa: pagare gli onorari dell'analista<br />

(e pagarli mndo li termini amrdati). Sebbeme ci sia<br />

un (tacito accordo tlra analista e analizzando che il<br />

cliente acquista l'aptra lddl'analista per uno scopo particdare<br />

(vale a dire per essere analizzato), J'amalizzando<br />

deve essem libero di decidere in che modo vuole usare<br />

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l'aiuto ~d~~l~l'amlfsta. Ciò può essere garanblta solo se gli<br />

viene richiesto di osservare un'unica regola: paga= gli<br />

onorarii. Così ril paziente è autorizzato a resisitere agli<br />

sfarzi ddl'analista (per quanto sottiili) per cambiare la<br />

sua personalità. In nessun altro modo possiiamo &tenere<br />

una condizione di autentica iautotilasformazione. Ogni<br />

altra riohieyta renderà il paziente soggetto dl'infiluenza<br />

eteronmna dal terapista che sarà ~icompsato con LUI<br />

cambiamento di 1ppizrsmBità Eomto e non autentico.<br />

Questo stato di cose è conforme al carattere commerciale<br />

dell'impriesa analitica; dlanalislta o& quailcosa<br />

e il paziente l'acquista. Come per ogni wmptore, cosa<br />

l'aaalizzando farà cm ciò che acquista è affar suo.<br />

L'analista ncnn può dire al paziente: E< Se usemli I'anaLisi<br />

in questo o in quect'altro modo, dovirò rnodkficare i termhi<br />

del nostro accordo ». Anuor meno può dire « Se<br />

desideri fam un certo uso dalil'analisi, ncnn (ti adizumò D,<br />

e quiinidi por fine ail trattamento. (In alcuni casi l'amalista<br />

può addliven1re a tale colnclusione, ma dovrebbe farlo<br />

durante il periodo di prova. Una volta cmduso tale<br />

periodo, dovrà rinuncia= a questa mossa nel corso ddla<br />

partita).<br />

Credo neoessanio questo tipo di accordo affinché il paziente<br />

possa sentire, come 'dovrebbe, che la terapia è cosa<br />

sua e può faxi ciò che gli aggrada. Questa fu d'idea<br />

etica fondaman& di Fmd rigualido (la psiiioainalisi; e-<br />

sa fu intesa come un metodo per mendere la gmte libera<br />

di vivere la proprila vita come lo ri'teneva opportuno, nm<br />

come lo ritenevano opportuno le famiglie, 'la società o<br />

il ta-apista. Questo fine non può essere raggiunto se iil<br />

terapista lo enuncia semplicemente, ma poi lo tratta coe<br />

un ideale irraggiungibile.<br />

La sua coindobt~a rivelerà se ci crede o meno. Se ci<br />

crede, cinfiluenzerà il paziente salo nd senso dell'autonmia<br />

e della Lilbertà così da !renderlo capace di imwaprendere<br />

i comportamenti che desidera praticare e dì<br />

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astenxsi da quelli che $desidera evitare. Se non ci crede,<br />

Inf1,uenzerà iil paaiante nel senso di determinati tipi di<br />

comportamento (ad esempio, ~l'omosessuale nel senso dell'eterosessualità,<br />

il ~l,eptom~aruz nel senso del non ,rubare,<br />

il fobico nel senso di affrontare (la situazione fobica e<br />

così via). Se questo genme di sforzi per comba+tere "i<br />

sintomi" può essere '~terapzuticamente legitti~mo", essi<br />

non hanno dilvitto di .cittadinama iifn psicanai1;iisi. Freud<br />

riconobbe ciò, anche se ,lo mntmddisse ,nella tecnica terapeutica<br />

che propose per 'il fobim e per ~'assassivo?<br />

9 Lines of Advance in Psycho Analytic Therapy (!919), The<br />

Standard Edition, vol. XVIII, pp. 165-166.<br />

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LA FASE CONTRATTUALE:<br />

I. I CONCETTI DI CONTRATTO E DI STATUS<br />

Prima di pendere in considcraione la natulra<br />

del contratto analitico, esaminiamo da natura dei coli-<br />

tratti iin genemle. Questo chliarirà la differenza tra l'uso<br />

che io famio del termine contratto e l'uso che ne fanno<br />

gli altri psicanalisti.<br />

Che cosa è un contratto?<br />

Nel linguaggio ldi ogni giorno, da parola "cmtratto"<br />

sjta a desilgnare un aocmdo tra due o pii3 pepsone per<br />

fare o per astenersi dal fare qualcosa. Un contratto è<br />

un accordo, un patto, una convemione. La situazione<br />

umana indioata #da queste voci - e gli atti chz ne oonise-<br />

~LIOI~O, desuritti con verbi come "pattuire" e "contrattare"<br />

- sono parti~darmente rilevanti nel Diritto. Ndla<br />

teoria legale, il "-tratto J<br />

' viene {definito come una promessa,<br />

o un Bnhe di promesse, protette con la legge<br />

dalla inladiempienza. In questo modo la stesisa definizione<br />

legale di contratto ricanosce che si può addivenire a<br />

una rottura del medesimo.<br />

A oominnaiare da Freud, gli psilcoanalisti hanno trat-<br />

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tato l'accordo tra analista e analizzante come se fosse<br />

un contratto. Essi hanno comunque usato il termine in<br />

modo vago, per ri~fatirci a ogni genere di wxlo o intesa<br />

fra cliente e terapista circa ciò che ognuno dei due<br />

farà o mn farà. In nessuna parte della letteratura sdla<br />

psicoterapia ho trovato ulna $isamuaia delle promizsse<br />

specifiche che paziente e (terapista si fanno miprocamente,<br />

né ddle pedità inelle quali si incorre in caso<br />

di inadempienza. Come nei miei precedenti scritti sd<br />

trattamento psiooanalitioo, continuerò a usare da parala<br />

"contratto" nel seinso più stretto dal temine. Cosa<br />

intendo dunque Wr contratto mal4itiw?<br />

I1 conbratto anditi8co è iskile ai normali contratti (legalmente<br />

impegnativi) 'tra venditori e compratori. Es3mpi<br />

di questi smo gli accondi tra una pevsona che sottoscrive<br />

una polizza assicurativa sda vita e la società<br />

chle 'assicura il rischio; (tra cdui che compera immobili,<br />

azioni od obbli~gauimi e Q venditore: tra 11'~iUi~dividzio che<br />

si assicura le prestazioni di qualcuno per impranz la<br />

danza o il pattinaggio e la persona che promette di compiere<br />

la prest~aziom.<br />

I~noltre, $1 contratto anditlico, come il contratto legaie,<br />

ai propone la chianezza piuttosto che l'incertezza 12 vecifica<br />

P possibili rimedi nel caislo che una delle parti<br />

wntraenti dovesse mancare d~le promesse. Tuttavia presentano<br />

anche delle differenze in quanto *i consuleti contratti<br />

sono scritti, mentre i contratti analitici sono verbali;<br />

ad ancora, i partecipanti a questi ultimi sanno ohe<br />

non esistano sanzioni, né )legali né sociali, per punire la<br />

parte inadempiente.<br />

Finora il gioco analitko è stato definito, $nel migliore<br />

dzi casi, h modo 6rammentario. Non sono sltate speoificate<br />

le (mosse che un giocatore può fare se il partner<br />

manca alle promesse fiatte: eppuw le penalità per infrazione<br />

alle fregale sono parbz ,integrante di ogni gioco;<br />

senza di esse, nessun gioco può essere definito in ma-<br />

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niaa adeguata. La mia esposizione del gioco analitico,<br />

e in particolare del contratto, includerà quindi pn=oise<br />

specificazioni e cuserzimi, non sdo oirca le mutue pro-<br />

messe tra analista e analizzando, ma miche riguardo alle<br />

aziani che uno dai padnms può intraprendere se l'altro<br />

bara, commrtte un errore o si dimostra incapace a<br />

giocare \la partita.<br />

L'organizzazione dei rapporti sociali<br />

Vi sono due principi fonidamentali che regolano i rapporti<br />

umaini: lo status e il conbatto. I rapporti regolati<br />

dallo status sano più semplioi - \legalmente, psicdogicammbe<br />

e socicillmente - di quelli regolati dal contrartto.<br />

Qmstpi1dea fu sviluppata più di un sacalo fà da Sir Hmry<br />

Adaine nal suo lalassico studio sul diritto antico. Egli<br />

osservò che nelle a moderne società vi è una "gradde<br />

dissoluzione della dipendenza famigliare e, al suo posto,<br />

un aumento degli obblighi individuali"; e concluuz<br />

che « i1 movimento delle società che progredi~~no è<br />

stato fin qui m movi~mento dello Status d Contratto ».l<br />

Esamineremo dapprima questi concetti e li useremo poi<br />

per chiarire il rapporto tra madico e paziente, psicoterapista<br />

e cliente.<br />

Lo status e la famiglia<br />

La famiglia è 13 nostro più importante rapporto di<br />

status. Da bambini vi occupiamo i moli di figlio, fratello,<br />

nipote e cost via. Da adulti, se formiamo delle<br />

famiglie per conto nostro, stabiliamo una seI4e complementare<br />

coadi<br />

rapporti di status. Dato il significato che<br />

la psi nalisi e altm bzorie della personalaità attribuiscono<br />

alle esperienze deI,l'hfanzia, è evidente l'hportan-<br />

1 Ancient Low (1861), J. M. Dent & Sons, London s.d., pp.<br />

99-100.<br />

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za ohe assume, per 'la vita umana, li1 rappcwto di status.<br />

Per dirla in modo diverso, come giocatori iniziamo la<br />

nositra vita apprendendo le regoli2 d~eil gioco di status che<br />

ci vengano tilnsegnate. Non potrebbe essere altrimenti perché,<br />

dati i loro hiti biidagiai e psicologici, i bambini<br />

piccoli non possono fare dei giochi di contratto.<br />

I1 moddlo della famiglia e >le nvgale di status che<br />

ne pvwnaino i (rapporti sono facilmente estensibili a<br />

più larghi gruppi sociali e alla comunità politica. La<br />

società prh~iitiva è una vasta famiglia lwgolata da obblighi<br />

e pivilagi di status. Allo stesso modo, la società predemocratilca<br />

è una replilca deila fam~iglia automatica. A<br />

mpo di essa vi è il sovrano, considerato spesso come<br />

divino o dotato di poteri sovrannaturdti; sotto di lui<br />

in varie poslizioni stanno li sudditi, iinidattninati in modo<br />

da conoscere (og~mno il1 suo posto. In una isocietà del<br />

genere, i rapporti tra le persone sono predeterminati<br />

dalle 'regole ddla ssiieità; ciò che una pmsona può o<br />

non può fare, è parte dlal suo status (ed Iè ciò che, appunto,<br />

indichilamo con esso).<br />

Tutte (le soaietà erano un tempo regolate da questi<br />

pnin~ipi. In efidti, spesso si ass~erisce che gmppi (comitati,<br />

organizzazioni e perfino intere società) si comportano<br />

in maniera più "prilmitirva" o meno comienziosa di<br />

quanto non facciano gli individui. E


altro uomo, e non colme. individuo uhe occupa uno ~speciale<br />

status ideriom. Ogni tipo di disoriminauione, sulla<br />

base !di cniteri sia religiosi che razziail o psichilatrici, fa<br />

uso di rapporti di ~status; ognuna mira a privare la vittima<br />

del suo diritto al mntratto, e a ,trasb~marla iin<br />

occupante di uno status.<br />

Nd mondo assistiamo ai fmmenti di pilurteslta di quzii<br />

popoli fino a pochi ainni fa o tuttora colonizzati: tutti<br />

chiedono la libertà dali ceppi dallo status coloniale<br />

e il diriltto ad essere nazioni che si autogovernano, vale<br />

a ,diire iiln grado di contrattare liberamente. L'attrattiva<br />

delliideologia comunista sulle. masse '&i cosilddetti paesi<br />

sottolsv3luppati non !dovrebbe solrprendax. A gente la cui<br />

vitla è stata rilstrebta negli angus'ti cmhi di miseri status,<br />

preclusa ogni via di scampo, il sistama politico comunista<br />

offre un certo grado di diibertà male. Li libera<br />

da un gioco socjale governato da =gole di status sostituendolo<br />

wn uno governato da mgole contmttudi. Sanza<br />

dubbio il gioco comunista non offre all'individuo (al<br />

giocatore comune) tante mosse ((tanta Jibzrtà plliti~ca),<br />

quante ne godono i cibtadiini di una moderna democrazia<br />

mcidentale..<br />

Non diimanticbimo, comunque, che Lnglesti e Americani<br />

sono stati goverinati sulla base del contratto da<br />

centinaia di anni. Il loro tideal~z era un acoordo nel<br />

quatle si i~mpegnavano tlibra~mente sia i governanti che<br />

i sudditi; i1 priilnicipio cioè del 'Jcolnsmso di chi è governato".<br />

Viloeversa, i Russi e molti altri pqdi vivevano<br />

ancora sotto la tirannide autocratica di un monarca o di<br />

un capo quasi divino. Non esisteva contratto s~icuro contro<br />

I'a~bitrio )di quest'ultimo. In efiettti, 21 termine "sovrano<br />

assoluto" si ri~ferisce a un $capo 'di stato dotato<br />

di poteri illimitati, litbero dai vincoli di qualunque contratto.<br />

L'essenza dd conbratto, allmeno ,in questo contesto,<br />

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è la limitazione di potere. Perché un contratto abbia<br />

senso, debbono es~istenr effettivi prowedi,menti per la<br />

sua realiizzazione.<br />

Il contratto e la società moderna.<br />

I1 contratto è nello stesso tempo un fenmeno antico<br />

e redativamente moderno. Gli antichi Ebrei fso2ro<br />

un patto con Jehovah; promisero ,di osservare determinate<br />

pratiche tmlgigiose in cambio della sua pmessa<br />

di trattarli m e popolo predihstto. Su una base più informale,<br />

Greci e Romani faero dei patti coi loro dei.<br />

Naturdmente questi popoili antichi stipularano accordi<br />

impegnativi anche tra di loro.<br />

Tutto ciciò ncmn meravigl~ia, poiché fare e mancare alle<br />

promesse è fmltà squisitamiente umana. Nietzsche, che<br />

tanto infilwenzò Fmud, giunse a suggerire che « adlevare<br />

un animale capace di fare promesse (...) è nil compito<br />

che la natura si è prefissa 1'1 ~i'sul'tato è G1luomo. Per<br />

quanto ne sappiamo nessun altro animale ha qiu-sta capacità.<br />

Sebbene ~l'inbubione di Nietxsche fosse hillante,<br />

dobbiamo vederla ne1 suo contesto. 1'1 fatto che l'uomo<br />

faccia promesse è una conseguenza di altre su3 capacità,<br />

vale a dire cma~ e usare simboli, stabiline regole, formare<br />

lingue e organizzare giochi. Di conseguenza, giocare<br />

un gioco di linguaggio, chz è capacità umana fondamentale,<br />

vuol dire impegnarsi in un esercizio che mmprende<br />

obblighi e promesse; gli inkrlocutori si impegnano<br />

a usare segni e regole relative ai segni, reciprocamente<br />

accettate. (Non sorprende quindi che si consideri<br />

lo schizofmnico, che manca appunto a questa promessa,<br />

come un essere umano inferiore).<br />

Sebbene sia una qu~~it8 umana fondamentale, antica<br />

nelle sue sadici, la contrattazione ha raggiunto solo<br />

2 Riportato da HAROLD C. HAVIHURST, The Nature of Private<br />

Contract, Northwestern Universitary Press, Evaston, 111. 1961,<br />

p. 12.<br />

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necentemmte un compiuto significato sociale nella vita<br />

quotidiana. Forse perché un contratto è, generalmente<br />

parlando, un'intesa fra pari che mspinge la cos~trizicme<br />

e favorisce la dilbertà. Sebbene presenti {in qualche for-<br />

ma mzle civiltà antiche o primitive, questz idee e quati<br />

fenomeni sono fioriti solo lini Occidente e dal Rinasci-<br />

mento in pai. Anteriormente (le (intese sooiali si fon-<br />

davano su rapporti tra persone di ineguale condizioni=:<br />

tra il forte e il debole, l'uomo 1,ibero e lo sohiavo, iil<br />

sovrano e il suddito. Samili rapporti erano costrittivi,<br />

basati sul comando, anziché cooperativi, fondati sul con-<br />

tratto; lessi favorivano (la sdildarietà di gruppo e la cm-<br />

sione sociale, piuttosto che 1'~hdividualismo e la filzii-<br />

dità S ~ .<br />

In tutte le soaietà contemporanee, l'impo~~tanza dai<br />

rapporti di status sta diminuendo mentre va aumentando<br />

quella dei rapponti colntrattual~i. Esistano varie ragioni<br />

per questo. Un presso di livellamanto sdale, attivo<br />

sia neliltr democrazie che nalle nazioni mmuni~ste, sta<br />

sradicando le grandi disuguaglianze di classe sociale e<br />

di ricohezza, tipiche ddle swiletà feudali plieindus~trialìi.<br />

L\in£luenza delh famiglia e ddla Chiiesa, le due istituzioni<br />

governatr dalilo status anziché dal contratto, sta<br />

din-huen~do continuaanente. Al tempo stesso sta guadagnando<br />

importanza, malgrado le controvers~ie su "l'uomo<br />

di massa" e su "l'uomo organizzazione", l'[individuo come<br />

unità della struttura sociale. B risultato è stato il<br />

rapido aumento tdella neaessità e del sign&calto del contratto<br />

come metodo per regalare i rapporti socidi.<br />

Effettivamente, quando (degli ilndividui responsabili<br />

desi~derano htnaprenckre uin'~hpresa che ldchiede gli<br />

sforzi di più di un uomo, non c'è che un sistema per<br />

creare la co~laborazione tra di essi: il contratto. La differenza<br />

fra oontrabto e cumando si fa ancora più netta.<br />

I1 primo si appalla agli incentivi, il secondo alle sanzioni.<br />

L'uomo che comanda minaccia Idei danni al suo<br />

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simile; quello uhe contratta gli (promette aiuto. I1 comando<br />

è sadomasochistico, il contratto, reciprocamente<br />

edsoniistico; e fome, cosa più importante ai fini del nostro<br />

interesse (per Sa psicoterapia autonoma, il comando<br />

implica schiavitù, mentre il contratto implica libertà.<br />

La persona che viene comandata può scegliere tra obbedire<br />

ed essere punita, la !persona alla quale viene offerto<br />

un contratto, può scegl~iere tra ~l'acettarlo, il respilngerio<br />

o il conbiinuare a negoziane.<br />

Contratti e promesse \tendono quindi ad allargare la<br />

sfera 8deill'azi~ne indipmldente; ordki e status, a restrin-<br />

gerla. Gqli studiiosi del contratto, sono arrivati ad asse-<br />

rire che « il contratto è libertà In -realtà, i due con-<br />

cettli sono così strettamente dlegabi fra loro che possiamo<br />

anche sostenere cbz dibertà è (libertà di contrattare. In-<br />

fine, il contratto rafforza la posizione morale dell'uomo,<br />

limitandlo (le sue possibilità di muocere a un alm uomo.<br />

L'opportunità di danneggiare, rubare ed ucoidere, come<br />

disse ,il giudice Hom12s a ,è aperta alS1imtero mondo dei<br />

senza scrupoli »? La legge può punire iil furfante, ma ciò<br />

è di scarso aiuto alla vittima. E1 oonltratto limita le pos-<br />

sibilità di essere (danneggiati da coloro coi qualli si è<br />

stabilito (di trattare. Anche se esiste una quantità di per-<br />

sone disposte a inifrangex i contratti, siamo liberi di<br />

non contrattare con (loro. Quindi, con una prudente se-<br />

lezione, è possibile limitare 21 circolo di coloro che pos-<br />

sono nuooere non mantenendo le promesse fatte.<br />

Come ho già suggerito, i contratti sono sbrategie al<br />

servizio di un edonismo illuminato; essi mrcano d~i de-<br />

vare d massimo le giloie e d3 ridurre al minimo le pene.<br />

Quindi i contratti ohe regolano rapporti che si estandmo<br />

per lunghi ~pzriudi di tempo debbono pdere e prowede~e<br />

'alle h~ture contingenze. Molti contratti lo fanno.<br />

Le ~cmtroversie tra le parti contraenti possono quindi<br />

3 Zbid., p. 35.<br />

4 Zbid., p. 69.<br />

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essenz sistemate ancor prima che sorgano. Anche il con-<br />

tratto md'itico deve regolarsi analogamente; analista e<br />

analizzando debbono prevedere le possibili difficcnltà e<br />

preparare #in anticipo l'adeguata sduzione: ad esempio,<br />

come oomportarsi se l'una o (l'altra (parte disdice un ap-<br />

punbanento, va in ferie e casi via.<br />

Lo status, il contratto<br />

e il rapporto medico-paziente<br />

Gli attuali rapporti tra medici e pazienti sono campilessi.<br />

Alcuni sono negolati da norme di statnis, altri da<br />

mn&aoti, (la maggioranza da una cm~biinanione dei due<br />

metodi: Cosa 'dà origine a queste diverse situazioni mediche?<br />

In generale, il maddlo adottato dipende dalla posizione<br />

sociale dei partecipanti. Nelcl~interazione fra due<br />

persone (o fra !due gruppi), se una delle parti è più<br />

sofisticata e socialmente più potente, tenderà a dominare<br />

l'altra. Se invece, entlrambe le parti smo uguali o<br />

quasi, è probabile che venga adottato un rapporto contrattuale<br />

di mutua collaiboraziione. Così, non sdo i(1 mediIm<br />

può dominanz il paziente, ma viomrsa.<br />

Se il pazienlte k povero o si !sente indifeso a causa<br />

della malattia, il medico può sfruttare Ja situazione assumendo<br />

una posizione di superiorità; pziò esigere che il<br />

paziente s\i sottometta ai suoi ordini o che su sca le<br />

conseguenze. Le pena1,ità per il tentativo di ripudiare il<br />

malo !inferiore N& paziente, variano. Iil paaimte può perdere<br />

d'assistenza dal medico o essere sottoposto a procedimenti<br />

ldiagnostici e teraptici, raaionalizzati e giustificati<br />

da un punto di vista medico, ma dolorosi e non<br />

necessari. (Nei primi anni di professione medica, ho veduto<br />

spesso praticare punture lombari non necessarie a<br />

pazienti che nan collaboravano; sli trattava, naturalmente,<br />

di casi di assistenza pubblica). Oppure Ila persona può<br />

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essere punita mediante sanzioni llegali o sociali: ad esempio,<br />

l'internamento in un ospedal~e psichiatrico.<br />

Se è ,il paziente, invece, ad essere più potente, il medico<br />

può eslsere posto in una colndizione di inferiorità.<br />

Ciò sii verifica meno spesso che non il contrario, ma<br />

non è oerto impsuibille. Nelle soaietà i~n cui prevalgono<br />

notmal~i disuguaglhze sociali ed economiche, è faciile<br />

che il medico sia relativamente povero e swialmante<br />

pm impartante; egli può quindi trovarsi alla meroè<br />

di personle e famiglie lnicche e politicamente influenti.<br />

Sarà dora il paziente a comandam e il medilm ad obbedire.<br />

I tentativi del medioo per ripudiare il suo sltatus<br />

di inferiorità possano ess~erie puniti oon sanzioni che<br />

vanno dalle privazioni sconomiche alla perdita della vita.<br />

IJ medico che ,divanta l'agente di una potente listituzime<br />

è simmile al suo collega, il dipendente xhtitavo di una<br />

potente famiglia feudale; egli abbandona la sua indipendenza<br />

che affondava le radici nell'uguaglianza con una<br />

maltepliicità di clienti indivi'duali che erano al tempo<br />

stesso la sua fonte di guadagno.<br />

Questi sono alcuni degli aspetti ooonmici e politici<br />

del rapporto medico-paziente che possono renderlo non<br />

equilibrato. La mancanza di equilibrio può anche essere<br />

dovuta a ragioni mediche e psicologiche. La situazione medica,<br />

della quale la situazione analitica è stata tradizionalmente<br />

considerata una sottospecie, è di solito una replica<br />

della situazione familiare. Come i genitori si prendono cura<br />

del bambino, così i dottori si prendono cura del paziente.<br />

111 nido di medico e analista, come guaritore e<br />

oome figura paterna responsabile, è fortemente radicata<br />

nel pensiero psi~oanalitico. (Alcuni psicanalisti credono<br />

fe~mamente che persone "paterne" e "materne" siano analisti<br />

particolarmente efficienti). Questa concezione della situazione<br />

analitica ha conseguenze di notevole portata.<br />

Se il rapporto tra analista e paziente è analogo a quello<br />

tra pa'dre e figlio, allora, per definizione, esso è contrario<br />

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agli scopi dell'analisi. Come può l'analista aiutare il suo<br />

cliente ad essere autonomo e libero nella propria condot-<br />

ta di vita se il rapporto tra di essi è basato sullo status,<br />

con il paziente relegato ad un ruolo inferiore, ed ancor<br />

più, se l'analista assoggetta il paziente a un'influenza &e-<br />

ronoma, basata cull'autorità e sul comando?<br />

L'errata analogia tra analista e genitore, o tra analista e<br />

guaritore medico, è ingannevole in un altro senso. Que-<br />

stJatteggitamento tradizionalmente "terapeutico" implica<br />

una devozione virtualmente senza limiti da parte dell'ac-<br />

lmista verso l'analizzando. Molti medici e psicoterapisti col-<br />

tivano questo atjteggiamento. Così, il cosiddetto psico-<br />

terapista di sostegno, credendo che il suo "prendemi cu-<br />

ra" del paziente siia di per sé terapeutico, incoraggia la<br />

credulità del paziente circa la sollecitudine del terapista<br />

nei suvi confronti. Anche gli psicoterapisti esistenziali, se<br />

dobbiamo giudicare ,da una recente rassegna del loro la-<br />

voro? incoraggiano l'idea che il terapista debba votarsi,<br />

con dedizione illimistata, al benessere del suo paziente. Se<br />

il paziente diventa psicotico, il terapista lo assisterà; se<br />

non può alimentarsi, sarà il terapista a nutrirlo; e co-<br />

sì via.<br />

Questo atteggiamento è fittizio. Come il genitore o il<br />

medico, anche il terapista ha i suoi dimiti, oltre i quali<br />

non può o non vuole interessarsi al paziente. Impegnato<br />

ad essere assolutamente onesto col paziente, l'analista de-<br />

ve riconoscere i suoi limiti e informarne il paziente. Se<br />

agisce altrimenti, farebbe delle promesse che non potreb-<br />

be mlantenere. Nessuno, e certamente nessun psicoterapi-<br />

sta, può impegnarsi a prendersi completa cura di un'altra<br />

persona. Se il paziente dovesse diventare psicotico, richie-<br />

desse il ricovero in ospedale e costanti attenzioni come un<br />

bimbo malato, come potrebbe il terapista mantenere la<br />

sua promessa di prendersi illimitata cura di lui, senza<br />

5 MEDARD BOSS, Psychoanalysis and Daseinsanalysis, Basic<br />

Books, New York 1963.<br />

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venir meno alla promessa fatta ad un altro paziente? Co-<br />

me potrebbe mantenere le promesse fatte ad altri (moglie,<br />

figli, amici)? Il terapista che crea l'impressione che la<br />

sua devozione e il suo dovere verso il paziente siano illi-<br />

mitati è un impostore, poiché lo scopo della sua strate-<br />

gia è di farsi grande e di rendere il paziente dipendente,<br />

grato e colpevole.<br />

Freud si rese conto che ,la situazione analitica differi-<br />

sce da quella medica in maniera significativa. Di conse-<br />

guenza, esaminò la situazione medica e la atdattò alle esi-<br />

genze dell'analisi. Ma, a mio avviso, il suo fu solo un<br />

inizio. Il gioco analitico che egli costruì, e che i suoi se-<br />

guaci istituzionalizzarono, presenta numerose lacune. In<br />

particolare conserva troppi aspetti del gioco medico ba-<br />

sato sdlo status; vale a dire, non è sufficientemente con-<br />

trattuale. I1 mio scopo è quello di continuare il lavoro ini-<br />

ziato da Freud e trasformare 'la psicoanalisi in un tipo<br />

di psicoterapia pienamente contrattuale. Spero che que-<br />

sto libro chiarisca ulteriormente il significato delle mie<br />

intenzioni.<br />

I1 contratto come comunicazione<br />

Esaminiamo ora il contratto oome un particolare tipo<br />

di comunicazione. L'analista è principalmente un esperto<br />

nel decifrare i messaggi nascosti del paziente. Sebbene<br />

importante, questa funzione del terapista deviò l'atten-<br />

zione dall'esame attento delle sue comunicazioni con il<br />

paziente. In passato si è pensato alle comunicazioni &I-<br />

l'analista principalmente come a delle chiarificazioni, in-<br />

terpretazioni, traduzioni e domande. In altre parole, l'ana-<br />

lista traduce dal 'linguaggio del paziente al linguaggio del-<br />

l'analisi. Ma questo non è tutto.<br />

L'analista fa anche delle promesse. Pro'messe o con-<br />

tratti formano una speciale classe di comunicazioni. Esse<br />

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non sono asserzioni su fatti, né tantomeno chiarifiicazioni,<br />

interpretazioni, traduzioni o 'domande. Le promesse sono<br />

asserzioini sul futuro comportamento di chi parla, sono<br />

comunicazioni circa le sue intenzioni di seguire detenni-<br />

nate regole. Non tutte le affermazioni sul futuro compor-<br />

tamento 'di qualcuno sono wmunque vere promesse. Qui<br />

sta una delle differenze tra tl'assumere un molo di status<br />

e fare un contratto.<br />

Ad esempio, se un terapista dice o da ad intendere che<br />

cercherà di curare la nevrosi di un paziente, questa non<br />

è una promessa. Non è chiaro che genere di condotta è<br />

richiesta al terapista per mantenere o venire meno a tale<br />

promessa. Alcuni interpreterebbero l'affermazione come<br />

un obbligo ad analizzare i1 paziente; altri a praticargli un<br />

trattamento di elettroshock; altri ancora a rassicurarlo<br />

e così via.<br />

I contratti o le promesse sono significativi in propor-<br />

zione alla loro esattezza. Se Tizio e Caio decidano di in-<br />

contrarsi all'angolo di via del Corso e via Frattina, alle<br />

5 di martedì, questo è un contratto; se sono 'd'accordo nel<br />

vedersi dopo (il lavom, non lo è più. L'essenza di una<br />

promessa sta nella costrizione che impone al futuro com-<br />

portmanto di chi promette. Stabilendo quello che sarà<br />

il proprio futuro comportamento, si rinuncia a un certo<br />

grado 63 dibertà. La persona che dice ad un'altra « ti vedrò<br />

alle 5 del pomeriggio », è fisicamente libera di agire in<br />

maniera diversa. Tuttavia è moralmente obbligata a man-<br />

tenere la promessa agendo in conformità all'accordo.<br />

Pertanto, se la psicoterapia autonoma deve essere con-<br />

trattualle, il terapista non può fare al paziente vaghe pro-<br />

messe come, ad esempio, « mi prenderò cura di te », « pro-<br />

teggerò -i tuoi interessi » o anche « ti analizzerò »; deve<br />

invece promettere di fare e di evitare determinate cose.<br />

Ecco parché sobtolineo i dettagli apparentemente poco im-<br />

portanti come l'obbligo dell'analista a non prescrivere<br />

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medicine, a non comunicare con terzi e così via. Un con-<br />

tratto significativo può essere formulato solo in termini di<br />

atti così concreti. Inoltre, una volta stabilito un con-<br />

tratto adeguato e confacente a entrambe le parti, è fa-<br />

cile individuare il comportamento che viola i termini del-<br />

l'accordo. Ad esempio, alcuni pazienti manifestano preoc-<br />

cupazioni circa la partecipazione dell'analista alla loro<br />

vita. Riguardo al suicidio, essi potrebbero volere che l'ana-<br />

lista li salvi ed anche che li lasci morire tranquilli; oppure<br />

potrebbero desiderare che l'analista li ricoveri con la forza<br />

in ospedale ed anche che si fidi della loro padronanza di<br />

sé stessi.<br />

Se l'analista promette semplicemente di adempiere ai<br />

suoi obblighi come medico o psicoterapista, egli non pre-<br />

cisa la condotta che ciò comporterà. In verità può facil-<br />

mente fare questo genere di promesse in quanto rimane<br />

libero di agire oome vuole. Ma l'essenza di una promessa è<br />

che limita la libertà d'azione di chi promette; altrimenti<br />

ncm è una vera promessa. Di conseguenza, molte sono le<br />

attività dalle quali l'analista (deve impegnarsi ad astenersi:<br />

fra queste, il prendere decisioni "terapeutiche" circa i1<br />

ricovero in ospedale del paziente e il proteggerlo (con ma-<br />

novre extra-analiitiche.) dal commettere un suicidio. Que-<br />

sta è una promessa che l'analista può mantenere, oltre<br />

ad essere coerente con le altre promesse fatte all'analiz-<br />

zando.<br />

Una volta stabilito il contratto, l'analista non è più<br />

libero di porsi la domanda: debbo far ricoverare il<br />

sig. Rossi per prevenire un suicid'io? » Egli ha rinun-<br />

ciato alla sua libertà di agire al riguardo. Naturalmente<br />

può far ricoverare il Sig. Rossi; ma lo fa a costo del suo<br />

impegno morale verso il paziente. Né la cosa si ferma qui:<br />

la violazione del contratto da parte del terapista è proba-<br />

bile che diventi di dominio comune. e influmzi i suoi rap-<br />

porti con altri pazienti e coi cir1,leghi.<br />

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Libertà di contrattare<br />

La libertà è un elemento essenziale del contratto. In<br />

verità, non ha significato parlare di un contratto tra<br />

persone che non sono libere. Ques,to fatto è importante<br />

in psichiatria e in psicanalis~i dato che frequentemente gli<br />

psicoterapisti stabiliscono rappo~ti con pazienti in circostanze<br />

nelle quali uno o entrambi non sono liberi di contrattare.<br />

I1 risultato è che la grande maggioranza degli<br />

incontri tra psichiatri e pazienti, e perfino molti tra<br />

analisti e i loro clienti, non possono essere contra,t~tuali e<br />

pertanto sono non analitici.<br />

Ad esempio, il paziente può essere un bambino, un detenuto,<br />

una persona ricoverata in manimio. Nessuno di<br />

loro può stipulare lil tipo di contratto bipersonale niecessario<br />

per un lavoro analitico; e tantomeno lo può il povero<br />

che non è in grado di pagare l'analista per i suoi<br />

servizi. Per cui, anche se una persona è analizzabile (nel<br />

senso tradizionale) l'analisi può nondimeno essere inattuabile.<br />

Alla prigione e all'ospedale psichiatrico possiamo<br />

aggiungere il servizio militare e le società totalitarie, situazioni<br />

sociali in cui il contratto analitico non può essere<br />

realizzato per le limitazioni imposte ad una o a entrambe<br />

le parti. Nella m,isura in cui sia il lkrapista che il<br />

paziente non sono liberi (in particolare non liberi rispetto<br />

al modo di condurre i reciproci rapporti) sorge un limite<br />

esterno, situazionale alla psicoanalisi. Questo limite è insormontabile,<br />

quali che siano le doti professionali del<br />

tempista e la preparazione psicologica del paziente.<br />

L'idea che l'analizzando debba essere una persona indipendente<br />

e socialmente libera non è nuova. Freud disse<br />

che oercava di seguire la regola u di nan prendere in cura<br />

un paziente che non (fosse sui juris, non dipendente da<br />

altri nei rapporti essenzial'i della sua vita ».6 Ma, detto<br />

6 Zntroductory Lectures on Psychoanalysis (1915-1917), The<br />

Standard Edition, voll. XV-XVI, p. 460.<br />

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ciò, egli ed altri analisti procedettero senza curarsi delle<br />

oonseguenze di questa affermazione e parlarono di "ana-<br />

lisi" di bambini, detenuti, psicortici ricoverati in ospedale<br />

e (privati di tutti i diritti umani, e così va. Coloro che<br />

panlano in questo modo dimenticano che non è possibile<br />

usare il verbo "analizzare" transitivamente e intendere la<br />

psilcanalisi come psicoterapia autonoma. L'uso transitivo<br />

implica un'attività da parte di un soggetto nei confronti<br />

di un oggetto, come quando un chimico "analizza" una<br />

sostanza sconosciuta. Ma niente di ciò accade in psicoana-<br />

lisi. In questo contesto "analizzare" significa, fra le altre<br />

cose, contrattare o m qualcuno; se il partner del terapista<br />

non è in condizioni di mnltrattare, è assurdo parlare di<br />

analisi.<br />

Per la stessa ragione, non ai può essere analisi se l'ana-<br />

lista non è in posizione per contrattare. Questa pos-<br />

sibilità, sebbene reale e frequente, è di solito igno-<br />

rata (forse non è soltantlo trascurata, ma negata). Quanld'è<br />

che l'analista non è libero di contrattare per un'ana-<br />

lisi? Ciò accade, il più sovente, quando il terapista è il<br />

datore di lavoro o un dipendente del paziente oppure un<br />

suo superiore in un sistema di training autoritario e<br />

coercitivo.<br />

Ald esempio, lI'analista può essere il direttore di un re-<br />

parto di psichiatria e il paziente un suo medico interno o<br />

un membro del suo staff. Viceversa, il paziente può essere<br />

un professore universitario, mentre l'analista può occu-<br />

pare una posizione inferiore in seno all'Istituto di Md-<br />

ci,na. A volte il terapista è impiegato dall'università per<br />

analizzare i medici interni o i membri giovani dello staff<br />

(ed è pagato parzialmente o interamente dall'istituzione e<br />

non dai (pazienti). Oppure il paziente può essere profes-<br />

sionalmente importante o eccezionalmente ricco, in gra-<br />

do quindi di beneficiare l'analista in forme diverse dal<br />

semplice pagamento dell'onorario. In ognuno di questi<br />

casi c'è un contlitto di ilnterestsi, attuale o potenziale, tra<br />

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il ruolo del terapeuta come analiista e come beneficiario<br />

della generosità del paziente, o tra il ruolo del paziente<br />

oome analizzando e come beneficiario della generosità dell'analista.<br />

Alcuni oodlitti di interesse ldi questo tipo possono<br />

essere riconosciuti in anticipo e prevenuti. Se si riesce<br />

a preservare l'integrità della situazione analitica (e<br />

questo può dipendere parzialmente dalla personalità dei<br />

due individui), allora è possibile negoziare un contratto<br />

analitico e svolgere un lavoro analitico. Se invece i conflitti<br />

di interesse restano misconosciuti, o peggio vengono<br />

ignorati ed è loro concessa unésistenza extra-analitica non<br />

analizzata, allora l'analisi sarà un'iunpostura.<br />

Questo è il caso dell'attuale analisi dildattica. L'analista<br />

didatta non è libero di contrattare; la sua libertà essenziale<br />

nei confronti dell'analizzando è li~mitata daille regole<br />

e dai regolamenti del sistema di (training psicoanalitico.<br />

Quando si urtano gli interessi del paziente e quelli dell'organizzazione<br />

didattica, sono questi ultimi a prevalere.<br />

La posizione dell'analilsta didatta di fronte al candidato<br />

è paragonabiile a quella dello psichiatra dell'ospedale statale<br />

di fronte al paziente internato (o viceversa). Nel manicomio<br />

statale né lo staff psichiatrico né il paziente internato<br />

sono 'liberi; lo psichiatra è obbligato a "prendersi<br />

cura" del paziente e il paziente è costretto ad assumere<br />

i1 ruolo di malato. I dlue non possono contrattare poiché<br />

ognuno è privato $della libertà di agire responsabilmente<br />

verso il partner. Così al paziente internato non è consentito<br />

di assumere o congedare do psichiatra, di disporre dei<br />

propri fondi, 'di regolare i propri movimenti nello spazio<br />

e nel tempo e così via. Analogamente, all'analista didatta<br />

non è consentito il salvaguardare le confidenze del suo<br />

candidato-pazienlte, di stabilire l'onorario, di pernettere al<br />

paziente l'autonomia nella sua condotta di vita, e così via.<br />

Possono esservi ancora altre restrizioni, sia per il candidato<br />

che per il1 didatta, alla libertà di contrattare reciprocamente.<br />

L'assegnazione dell'analista didatta al can-<br />

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didato e del candidato al didatta, la frequenza delle sedute,<br />

llla lunghezza minima delil'analisi, la posizione del paziente<br />

sul divano: tutto questo può essere determinato<br />

da terzi. In breve, il contratto fra l'analista didatta e<br />

l'istituto psicoanalitico e quello fra il candidato e l'istituto,<br />

lasciano poco spazio a un rapporto contraetuale fra<br />

candidato e analista didatta. Questo è stato uno dei tragici<br />

errori della psicoanalisi come professione. Ed è probabilmente<br />

il motivo principale per cui gli aspetti autonomi<br />

e contrattuali della psicoanalisi sono rimasti così<br />

a lungo in forma mbrionale. Come un feto deformato<br />

da un campo di radiazioni ionizzanti, la psicoanalisi è<br />

stata deformata dal campo sociale che coloro che la praticano<br />

hanno dovuto attraversare.<br />

I1 sistema di training analitico è contrario ai valori<br />

fondamentali del trattamento psicoanalitico come terapia<br />

autonoma. La primitiva promessa della psicoanalisi come<br />

psicoterapia contrattuale si è così dissolta nel nulla. Al<br />

suo posto abbiamo assistito alla nascita e alla crescita<br />

di questo mostro psicoterapeutico contemporaneo che è<br />

la psicoanalisi istituzionalizzata, medicalizzata. Questa psicoanalisi<br />

è una disciplina professionale coesiva, un influente<br />

movimento sociale e una potente ideologia. Ma come<br />

forma di assistenza umana, è una mistificazwne. Non è<br />

una terapia medica hna-fide, non una psichiatria organicista<br />

direttiva, non la ps~icoanalisi freudiana; al contrario<br />

è un imprevedibile miscuglio di questi tre elementi.<br />

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LA FASE CONTRATTUALE:<br />

11. IL BRIDGE CONTRATTO E LA<br />

PSICOTERAPIA CONTRATTUALE<br />

Dal periodo di prova al contratto<br />

E' utile, sia per cc4ncettualizzare l'incontro terapeutico<br />

che per condurre l'analisi, considerare il periodo di prova<br />

e la fase contrattuale come due fasi distinte ,della te-<br />

rapia. Al tempo stesso è necessario avere un'idea chiara<br />

circa la connessione fra queste due fasi del trattamento.<br />

In termini di teoria del gioco, il periodo di prova è<br />

un gioco a motivazioni miste, mentre il periodo contrat-<br />

tuale è un gioco di interesse comune. Durante il periodo di<br />

prova alcuni degli scopi dei giocatori coincidono mentre<br />

altri sano in contrasto; durante la fase contrattuale i lo-<br />

ro interessi convergono progressivamente. Sebbene que-<br />

sta possa essere considerata una situazione Ideale, nella<br />

pratica è spesso possibile avvicinarsi ad essa.<br />

Qual è la connessione tra la fase di prova e la fase<br />

contrattuale? Benché le abbia descritte come due diversi<br />

tipi di giooo, sono in realtà due fasi dallo stesso gioco.<br />

La fase di prova e la fase contrabtuale della psicoterapia<br />

autonoma, sano connesse funzionailmente: la prima è uno<br />

stadio iatroduttivo o preliminare che può o meno con-<br />

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durre a un sucoessivo stadio di lavoro. Un rapporto simile<br />

esiste tra il fidanzamento e il matrimonio nel gioco<br />

famigliare; fra la trattativa e l'aocordo (e il lavoro) nel<br />

gioco degli affari; e tra ?la dichiarazione e il giocare una<br />

mano in una pa~ita di bridge.<br />

In ognuno di questi casi osserviamo una sequenza di<br />

rapporti umani a due fasi: un periodo di associazione precaria<br />

seguito da un altro di associazione stabile. Così il<br />

gioco del matrimonio, se giocato autonomamente, presuppone<br />

che i partecipanti cerchino di conoscersi mutuamente<br />

e coordino i loro fini e le loro speranze in vista della<br />

loro unione potenziale. Se non hanno "gli stessi interessi"<br />

per il matrimcmio, vale a dire se non si propongano di<br />

giocare un gioco di interesse comune m e marito e moglie,<br />

il loro rapporto crollerà in un conflitto.<br />

E' chiaro dunque che se vogliamo trovare un modello<br />

di gioco per il rapporto analitico, questo .dovrà essere il<br />

bridge e non gli scacchi. In effetti, analizzando da struttura<br />

di questo gioco, otteniamo un utile spunto per la<br />

comprensione della psicoanalisi.<br />

I1 brfdge e la psicoanalisi<br />

I1 bridge è un gioco compksso, in parte di fortuna e in<br />

parte di strategia. Inoltre, seppure ogni coppia ingaggia<br />

con l'altra un gioco di puro conflitto, i partners giocano<br />

fra loro un gioco di collaborazione pura. Infine è un gio-<br />

co bifasico: un periodo di dichiarazione precede il gioco<br />

di una mno. Comunque, se vogliamo usare il bridge come<br />

rndeJlo per la psicoanalisi, dobbiamo concentrarci su<br />

quegli aspetti del gioco che sono rilevanti ai nostri fini.<br />

Salteremo quindi la distribuzione dalle carte e, pertanto, il<br />

fattore fortuna nel gioco; dobbiamo anche ignorare il<br />

rapporto campetitivo fra le due squadre. Ciò che rimane<br />

sano i due giocatori, i partners di una coppia, ognuno con<br />

13 carte in mano.<br />

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Una somiglianza di fondo tra il bridge (auction o contratto)<br />

e la psicoterapia contrattuale è che entrambi sono<br />

giochi bifasici: ognuno comidncia con una posizione iniziale<br />

caratterizzata dalla reciproca esplorazione e da un<br />

impegno di prova per una futura callaborazione. Entrambi<br />

evolvono verso una di queste due situazioni suocessive.<br />

!Se è possibile giungere a un accordo ci sarà un contratto e<br />

quilndi un reciproco impegno per un gioco di comune interesse;<br />

se non si potrà giungere a un accoudo, non vi sarà<br />

contratto. Nel caso del bridge questo può significare o una<br />

nuova distribuzione di carte oppure che la squadra in difesa<br />

collaborerà non già nel giocare una mano o nel mantenere<br />

un contratto ma nel tentare di sconfiggere gli avversari.<br />

Nel caso del paziente e del terapista, ciò significherà<br />

la possibilità di separarsi oppure la decisione di<br />

continuare un rapporto di prova senza promesse di impegno<br />

contrattuale più duraturo. E' come un fidanzamento<br />

prolungato che può finire in una separazione o in un matrimonio.<br />

A volte i pazienti preferiscono non entrare in<br />

una situazione di impegno di aloun genere; ne può quindi<br />

derivare un periodo di prova prolungato. Se può essere<br />

mantenuta una reciproca, adeguata autonomia, non c'è<br />

alcuna ragitone valida $perché l'analista non accetti questo<br />

genere di sistemazione provvisoria. In verità, per alcuni<br />

pazienti, la maggior parte della terapia può svolgersi in<br />

quello che l'analista considererebbe la fase di prova.<br />

Auction bridge e bridge contratto *<br />

Le fdifferenze tra l'auction bridge e il bridge contratto<br />

sono più istruttive. ddle analogie. Come i termini stessi<br />

indicano, d'auction-bridge (bridge asta) rassomiglia a un<br />

procedimento di asta, mentre il bridge contratto a un pro-<br />

cesso fdi contrattazione. I termini sano adeguati e si pos-<br />

* Ritengo preferibile lasciare in inglese la dizione auction<br />

bridge, e tradurre invece "contract bridge" con bridge-contratto,<br />

secondo la terminologia di uso corrente (n.d.t.1.<br />

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sono prendere abbastanza alla lettera. Come in un'asta,<br />

la dichiarazione nel~l'auction-bridge tende ad essere illimitata<br />

perché, per giocare una mano, ogni squadra deve<br />

rilanciare sull'altra. Inoltre, le penalità per la dichiarazione<br />

in eccesso e per il mancato rispetto del proprio<br />

contratto sano leggere. Di conseguenza, le regole del gioco<br />

dell'auctiuln-bridge incoraggiano la dichiarazione non meditata<br />

nella speranza che, con un po' di fortuna, il giocatore<br />

sia in grado 'di realizzare la dichiarazione. E' infine<br />

sknificativo che, seppure è necessario che due partners<br />

comunichino fra loro (ad esempio lper stabilire i.1 seme<br />

da giocare), questa necessità non è molto grande. Piuttosto<br />

ogni giocatore è propenso a giocare in maniera egoistica,<br />

ad essere più interessato alle proprie carte e a ciò<br />

che può fare con esse, che non a stabilire una solilda<br />

associazione con il compagno.<br />

Il bridge contratto, benché somigliante all'auctiombridge<br />

per quello che sono le apparenze esterne, come<br />

ad esempio le carte usate e le regole per giocare una<br />

mano, è un genere di gioco radicalmente diverso. Le regole<br />

del bridge contratto non premiano unicamente chi<br />

gioca la mano; al cantrario, la difesa può essere più<br />

conveniente. Di consegueinza, il livello della dichiarazione<br />

non è quello di un'asta: quanto più alto, tanto meglio.<br />

Non si può aoquistare nulla ad un'asta facendo delle<br />

offerte basse, anche se in questo modo si risparmia denaro.<br />

Analogamente, non si può vincere giocanldo l'auction<br />

brildge cm una dichiarazione limitata e costantemente<br />

prudente.<br />

Ne1 bridge contratto, d'altra parte, la dichiarazione serve<br />

a ciascun giocatare per infarmare il compagno della<br />

forza o debolezza del proprio gioco, in modo da poter<br />

giungere a un contratto che possa essere rispettato. A<br />

lungo andare (con giocatori di eguale bravura), vincerà<br />

quella coppia che abitualmente né si mantiene bassa, né<br />

eccede nelle dichiarazioni. La coppia che dichiara al di<br />

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sotto delle sue possibilità non raggi'mge il punteggio che<br />

avrebbe potuto fare; può anche lasciar giocare e vincere<br />

la coppia awersaria, pur avendo avuto la possibilità di<br />

fare una ,dichiarazione migliore di quella degli avversa~i.<br />

La coppia che eccede nella dichiarazione viene penalizzata<br />

severamente per da sua inadempienza al contratto.<br />

Il bridge contratto e la psicoterapia contrattuale.<br />

C'è uno stretto parallelismo fra il bridge contratto e<br />

la psicoterapia contrattuale. I giocatori di bridge si co-<br />

noscono attraverso la dichiarazione; il paziente e il tera-<br />

pista giungono a conoscersi effettuando 'determinate mosse<br />

durante il periodo di prova. In entrambi i giochi, ciascun<br />

giocatore adeve cercare di accertare ciò che il compagno<br />

possiede o 'di cosa è privo; deve inoltre itnfomare il com-<br />

pagno su ciò che lui stesso ha o non ha. All'inizio, l'asso-<br />

ciazione è precaria. Nessuno dei due partecipanti sa cosa<br />

ne verrà fuori; ognuno basa i propri piani, per d'azione<br />

suocessiva, sull'informazione &e riceve dal compagno.<br />

Quindi, nel brimdge contratto, un giocatore 'dichiara sulla<br />

base di aiò che il suo partner ha dichiarato (e su ciò<br />

che hanno (dichiarato i suoi awersari; ma per il momento<br />

possiamo lasciar da parte quest:aspetto) ed anche sulla<br />

base delle carte che ha in mano.<br />

Se una persona si impegna a giocare questa mano e<br />

non un'altra, sarà influenzata dalle masse del compa-<br />

gno, ma solo entro certi limiti; non farà, ad esempio,<br />

una mossa incompatibile con le carte che ha. In breve,<br />

un buon giocatore {di bridge non Iferà promesse che non<br />

è in grado di mantenere (a meno che non faccia delibera-<br />

tamente un contratto che sa di non poter rispettare, per<br />

frustrare i suoi aweirsari - altra situazione del bridge che<br />

dobbiamo accantonare).<br />

I1 periodo di prova che precede la fase contrattuale<br />

della psicoanalisi è paragonabile alla )dichiarazione nel<br />

bridge-contratto. In entrambi i casi i giocatori sono inte-<br />

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essati o a cambiare un gioco a motivazioni miste in uno<br />

ampiamente cooperativo, oppure a respingere un'assmia-<br />

ziane reciprocamente vincolante. Nel brigde i colmpagni<br />

cercano di arrivare a un contratto che siano itn grado di ri-<br />

spettare; se dalla (dichiarazione emerge che ciò non è pos-<br />

sibile, si accendano per non contrattare. Allo stesso mo-<br />

do diente e analista cercano di stabilire un contratto reci-<br />

procamente soddisfacente; ma se non possono farlo, deci-<br />

deranno di non vincolarsi in un rapporto terapeutico.<br />

In una situazione di gioco di questo tipo, i giocatori<br />

possono raggiungere i loro scopi solo comunicandosi reci-<br />

procamente la verità circa il proprio compmtamento e<br />

le proprie aspettative. Ho già sottolineato come paziente e<br />

analista debbano comunicarsi onestamente ciò che ognuno<br />

offre all'altro. Se i giocatori non sono sinceri si inganne-<br />

ranno l'un l'altro e renderanno difficile, se non impossi-<br />

bile, ogni ulteriore collaborazione. In particalare, il tera-<br />

pista che promette, con parole o atti (ad esempio con certe<br />

mosse nella fase iniziale della terapia), di fare per il pa-<br />

ziente cose che in seguito non vorrà o non potrà realiz-<br />

zare, agisce come un giocatore di bridge che dichiari in<br />

eccesso; quando mostrerà al compagno il proprio gioco,<br />

quest'ultimo si renderà conto di essere stato ingannato.<br />

Al pari dei giocatori di bridge che si ingannano vim.<br />

devolmente, i pazienti e i terapisti che agiscono in questo<br />

modo vanno incontro ad una comune sconfitta.<br />

Due tipi di bridge - Due tipi di psicoterapia<br />

Le ,differenze tra I'auction-bridge e il bridge contratto<br />

aiutano a spiegare le differenze tra le psicoterapie organiz-<br />

zate in modo elastico (caotico), sulla base di una "com-<br />

prensione psicodinamica", e la psicoanalisi (contrattuale).<br />

Sebbene le differenze possano sembrare piccole o sot-<br />

tili, l'auction bridge e il bridge contratto sono due giochi<br />

radicalmente diversi. Le analogie si riferiscono ad elementi<br />

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non essenziali, come le carte e la struttura del gioco. T1<br />

giocatore di bridge ilnesperto ritmarrà impressionato dalla<br />

somiglianza tra questi due tipi di brisdge; l'esperto re-<br />

sterà invece stupito dalle differenze, sino al punto di<br />

poter considerare l'auction-bridge come il contrario del<br />

bridge contratto o come una sua deformazione. (In real-<br />

tà fu l'auction bridge ad essere ilnventato per primo; in<br />

seguito fu perfezionato nel bridge contratto).<br />

Si possono fare, e sovente si fanno, identiche conside-<br />

razioni su due tipi di gioco psicoterapeutico, vale a dire<br />

sulla cosiddetta psicoterapia a orientamento psicoanali-<br />

tic0 (che d'ora in avanti indicherb come "terapia psicodi-<br />

namica" o "terapia armonica") e la psicoanalisi. Le sorni-<br />

glianze tra esse sono superficiali, le differenze fodamen-<br />

tali. Senza dubbio entrambe le imprese consistono soprat-<br />

tutto in uno scambio reciproco di comunicazioni ver-<br />

balfi e non verbali tra un paziente e un terapista che si<br />

incontrano in un ambiente professionale, di solito lo stu-<br />

dio del terapista. Tuttavia, esse differiscono radicalmente<br />

negli scopi della terapia e nel comportamento dei parteci-<br />

panti. In verità, all'esperto del gioco terapeutico possono<br />

perfino apparire antitetiche. Naturalmente, la polarità che<br />

spesso è tracciata fra la terapia armonica e la psicoanalisi<br />

rappresenta un giudizio, e come tale rivela qualcosa, non<br />

solo dell'oggetto, ma anche della persona che giudica e dei<br />

suoi particolari interessi. Per un individuo che conosce<br />

poco il gioco delle carte, le analogie tra l'auction-bridge<br />

e il bridge contratto supereranno di gran lunga le diffe-<br />

renze mentre, per un esperto bridgista, l'auction bridge<br />

è un sacrilegio che non merita il nome di bridge.<br />

La situazione è la stessa in psicoterapia. Per I'interni-<br />

sta o i4 chirurgo, o anche per lo psichiatra organicista, le<br />

somiglianze fra terapie psicodinamiche e analisi sono<br />

notevoli, le differenze insignificanti. Tuttavia per lo psi-<br />

coanalista, per il smiologo e per 'molte persone che cer-<br />

cano una psicoterapia, le differenze fra terapie armoniche<br />

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e psicoanalisi spesso sono, e certamente devono essere,<br />

molto più significative che non le analogie. Esaminiamo le<br />

differenze utilizzando il contrasto fra I'auctim-bridge e il<br />

bri,dge contratto.<br />

La dichiarazione - Il periodo di prova<br />

I1 bridge e la psicoanalitsi sono giochi a due fasi. In ogni<br />

fase i giocatori hanno una meta prossima ed una lontana;<br />

la prima non è che un mezzo per raggiungere l'altra.<br />

In entrambi, il carattere del primo periodo del gioco<br />

(dichiarazione nel bridge e periodo di prova in psicoterapia),<br />

dipenderà dal fatto che si tra*tti di auction bridge<br />

o di bridge contratto e (di psicoterapia psicodinamim oppure<br />

autonoma. Qual è lo scopo della fase iniziale in ciascuno<br />

di questi giochi? NeEllauction b~idge, essendo la<br />

difesa una strategia meno i~nteressante e rmunerativa dell'attacco,<br />

i partners saranno più portati a creare un'attiva<br />

associazione che non a darsi l'un il'altro delle corrette informazioni<br />

sulle carte in loro possesso. Di qui la probabilità<br />

che ogni giocatore faccia al compagno "promesse"<br />

che rischia di non poter mantenere, facenldo 'dichiarazioni<br />

in eccesso o dando informazioni errate.<br />

Più precisamente, nell'auction-bridge la dichiarazione<br />

ha lo scopo di scegliere il seme che diventerà "atout" o di<br />

giocare "senz'atout". Non vi sono pendità pa- la dichiarazione<br />

in difetto. Indipendentemente da quanto sia bassa<br />

la dichiarazione, il giocatore e il compagno segneranno<br />

tutte le mani vincsnlti; in altre parale, i contratti possono<br />

essere rispettati in eccesso, ottenendo un profitto. Inoltre,<br />

le penalità per le *dichiarazioni in eccesso e per il<br />

mancato rispetto dal proprio contratto sono lievi. Questo<br />

rende la dichiarazione nell'auction bri,dge molto meno<br />

impegnativa che ne1 bridge contratto.<br />

La pratica generale della psichiatria, e specialmente<br />

della psicoterapia non analitica e non contrattuale, è fondata<br />

sugli stessi principi nell'auction bridge. Il periodo<br />

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iniziale è al servizio di un particolare scopo: e cioè che<br />

ogni partecipante faccia del suo meglio per andare d'accordo<br />

con l'altro in modo che si possa sviluppare un<br />

11<br />

rapporto terapeutico". Quindi paziente e terapista non<br />

utilizzano questo periodo per scambiarsi delle informazioni<br />

sulle reciproche aspettative; al contrario il1 terapista<br />

eocede nella dichiarazione, offrendo al paziente qualunque<br />

cosa ritiene che quest'ultimo necessiti o desideri;<br />

il suo obiettivo principale è ,di ~onti~nuare col paziente abbastanza<br />

a lungo da interessarlo "alla terapia". E' probabile<br />

che il paziente giochi un gioco complementare; che<br />

faccia, cioè, del suo meglio per essere un "buon paziente"<br />

e per evitare di essere respinto dal terapitsta, perdendo<br />

così l'opportunità di essere curato.<br />

Come i giocatori dell'auction bridge, il terapista e il<br />

paziente che agiscono in questo modo, sprecano la prima<br />

fase del loro incontro. Essi 'non approfittano 'di quest'opportunità<br />

per prepararsi a una più amoniosa, futura collaborazione.<br />

Al contrario, ingannano se stessi e il compagno<br />

credendo 'di doversi preoccupare solo di una cosa<br />

alla volta. Si comportano seguendo il principio di prendere<br />

ciò che si può, secondo il detto « meglio l'uovo oggi<br />

che la gallina domani m. Così, i giocatori dell'auction bridge<br />

sono soddisfatti se possono accordarsi su un contratto<br />

~motamente plausibile che gli permetta di giocare; si<br />

preoccuperanno pai di rispettarlo.<br />

Allo stesso modo, il terapista psicodinamico e il paziente<br />

sono soddisfatti se possono stabilire un rapporto terapeutico<br />

remotamente plausibile che dia al terapista una<br />

opportunità per sottoporre il paziente al genere di trattamento<br />

che i1 terapista stesso ritiene necessario, e che<br />

dia al paziente l'opportunità di assoggettarsi al tipo di<br />

influenza terapeutica che crede lo possa aiutare; solo<br />

più tardi si preoccuperanno del fatto che "la terapia" sia<br />

terapeutica o nociva. E come dovranno preoccuparsene!<br />

In tdi condizioni, d'associazione è male impostata e non<br />

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potrà funzionare in modo onesto ed efficiente una volta<br />

che ne esista la possibilità. Solo allora i compagni di squadra<br />

ccop~iran~no di essersi fuorviati a vicenda e di aver<br />

raggiunto non una situazione di pura colilaborazione ma,<br />

in effetti, di conflitto non riconosciuto. Ciò che inizia<br />

come psicoterapia non contrattuale, presto diviene una<br />

psicoterapia caotica. Né il terapista né il paziente sanno<br />

cosa l'altro intende fare; invece di collaborare in uno<br />

sforzo Oounune, ognuno è occupato a proteggersi dalle intrusioni<br />

dell'altro.<br />

Nel bridge contratto, i giocatori cercano di a~rivare a<br />

un contratto che siano in grado di rispettare. Se ciò appare<br />

impossibile, proveranno a far fallirire il contratto che<br />

i loro avversari hanno stabilito e che a loro volta tenteranno<br />

di rispettare. La dichiarazione in eccesso è severamente<br />

penalizzata ed è, pertanto, evitata; anche una dichiarazione<br />

in difetto costa cara. (Una caratteristica distintiva<br />

del bridge contratto è che una coppia non può<br />

segnare per la partita i punti fatti, relativi a quelle mani<br />

che non si era impegnata a realizzare; ciò invece è possibile<br />

nell'auction britdge).<br />

La dichiarazione è una parte molto più importante nel<br />

bridge contratto che non nell'auction bridge. E' relativa.<br />

mente facile imparare a giocare correttamente le proprie<br />

carte; è molto più difficile, e richiede coolrdinazione<br />

cd compagno, imparare a fare una buona dichiarazione.<br />

La vera abilità nel bridge contratto consiste soprattutto<br />

nel fare una dichiarazione accurata e tuttavia piena d'immaginazione.<br />

Ogni giocatore deve arrivare ad una precisa<br />

intesa col compagno yu quello che, come coppia, possono<br />

e debbono fare, ed anche su quello che non possono e<br />

non debbono fare. Se il contratto è frutto di un buon<br />

negoziato, vale a dire se la dichiarazione è stata esatta, un<br />

buon giocatore \di solito è in grado di rispettarlo. Le regale<br />

di gioco del bridge contratto ricompensano inoltre una<br />

buona dichiarazione. Guadagnare il privilegio di giocare<br />

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una mano non è di alcun vantaggio; la squadra che si di-<br />

fende può segnare dei punti altrettanto efficacemente.<br />

I1 periodo di prova ha per la psicanalisi lo stesso si-<br />

gnificato che la dichiarazione ha per il bridge contratto.<br />

Primo, il terapista e il paziente debbono informarsi sul<br />

genere di cose che vogliono e che possono offrirsi l'un<br />

l'altro. Se ccmo in grado di farlo, arriveranno a un con-<br />

tratto (per giocare la psicoanalisi); ma non si impegne-<br />

ranno in questo contratto se non saranno sicuri di po-<br />

terlo rispettare. Coime la dichiarazione nel bridge con-<br />

tratto, il periodo di prova è situato in un contesto che<br />

scoraggia il semplice accordo tra i giocatori, basato su<br />

vane speranze e false promesse. Paziente e terapista pro-<br />

cedono con l'intendimento di doversi prima conoscere; so-<br />

lo allora prenderanno in considerazione se unirsi in una<br />

associazione impegnata in un compito ben definito. Inol-<br />

tre comprendono, e sono d'accordo, che è meglio non for-<br />

mare una associazione piuttosto che fomarne una che<br />

non possa far fronte ai propri obblighi.<br />

I1 peri'odo di prova nella psicoterapia contrattuale è<br />

quindi un'impresa altamente responsabile per entrambi<br />

i partecipanti. A differenza 'di quelli che si imbarcano in<br />

una psicoterapia caotica, il terapista autonomo e il suo<br />

paziente mantengono un'asscrciazione precaria, vale a dire<br />

prolungano il periodo (di prova finché o si dissolve o si<br />

trasfonma in una solida unione. Al contrario do psicotera-<br />

pista caotico e il suo paziente non si rendono generalmente<br />

conto di quanto sia precaria la loro associazione, se non<br />

dopo essersi convinti ,della sua stabilità.<br />

Giocare le proprie carte - rispettare il contratto terapeutico<br />

A causa 'della sua struttura, ndl'auction-bridg i gio-<br />

catori non hanno alcun Incentivo a fare una dichiarazio-<br />

ne accurata o a farne. una più alta do1 necessario (se non<br />

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per togliere ,+l gioco ai loro avversari). Fintanto che il<br />

seme dell'atout è scelto correttamente, ai fini di segnare<br />

punti durante la partita una dichiarazione bassa è vdida<br />

quanto una alta; e naturalm~ente è più sicura, iln quanto<br />

protegge dall'andare sotto. Ciascun giocatore cercherà<br />

di fare quindi il proprio gioco o di aiutare il compagno<br />

a fare il suo; ogni giocatore ozrcherà inoltre di scegliere<br />

l'atout correttamente e di dichiarare il meno passibile.<br />

I1 risultato è che i punti segnati (durante ad gioco raramente<br />

saranno qualli annunciati nella dichiarazione. I1<br />

gioco è pertanto non contrattuale, o cmtra.ttuale soltanto<br />

in smso molto generico.<br />

Nel bnidge contratto, bisogna diohiarare con esattezza<br />

ill massimo punteggio realizzabile poiché non vengono<br />

accreditati (come punti partita) i punti non dichiarati.<br />

Ciascun giocatore cercherà pertanto di fare una dichiarazione<br />

informativa e precisa; cercherà inoltre o di dichiarare<br />

il massimo che ritiene di poter realizzare (fino al<br />

livello di manche o di slam), oppure di sconfiggere i suoi<br />

avversari. Come risultato, il numero di prese segnate<br />

durante il gioco è spesso identico a quello annunciato<br />

nella dichiarazione finale. I1 gioco è squisitamente contrattuale.<br />

I1 modo di condurre le terapie psicodinamiche è paragonabile<br />

a una partita di auction-bridge. I partners<br />

fanno solo le più vaghe offerte di accordo: nel bridge si<br />

accordano solamente sul seme; nella psicoterapia unica.<br />

mente sul tipo di rapporto (psicologico anziché, diciamo,<br />

chirurgico o dermatalogico). Ma entro questi ampi limiti,<br />

non è chiaro in anticipo come. sarà il rapporto. Difatti<br />

il terapista spesso progetta di realizzare le proprie<br />

idee sulla terapia solo dopo che il paziente si è àmpegnato<br />

nel rapporto; e questo accade abbasltanza spesso<br />

anche per il paziente. In tal modo, da fase attiva della<br />

terapia presto diviene non un contratto franco, ma un<br />

conflitto caotico in mi ogni partecipante cerca di in-<br />

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durre l'altro a giocare secondo le proprie regole e a perseguire<br />

i propri 'scopi.<br />

Davanti a una situazione di questo (tipo è probabile<br />

che il terapistia faccia ricorso a una costante rrvvisione dal<br />

rapporto e ,delll "intesa" tra lui ed il paziente. Ad esempio,<br />

il terapista può cominciare con un rapporto bipsonale<br />

confidenziale, usando salo la conversazione. Presto<br />

il paziente può diventare depresso e incapace di dormire;<br />

il terapista può rispondere prescrivendo delle medicine<br />

(revisione numero uno). La depressione può farsi più<br />

profonda e il terapista preoccuparsi che il paziente possa<br />

suicifdarsi; può a1,lora consigliare il ricovero e la cura<br />

ospedaliiera del paziente (revisione numero due). E così<br />

via.<br />

Altrii cambilamenti possono servire più direttamente<br />

altle necessità del terapista. Ad esempio, se il terapista<br />

desidera aumentare i1 suo onorario, può ridurre la frequenza<br />

degli appuntamenti col paziente e aumentarne il<br />

prezzo; se sente il lisogno di un periodo di riposo, può<br />

prescrivere al paziente una "intermxione"; oppure, se si<br />

stanca di un paziente, può terminare il trattamiznto.<br />

La caratte~iistica distintiva della psicoanalisi è il contratto.<br />

Esso limita il terrapista in quello che può fare nei<br />

confronti dal pazi)ente. Egli ha un contratto col paziente ed<br />

è impegnato moralmente (per ora non degaImente) a rispettarne<br />

i temini. Né, tantomeno, d terapista può alterare<br />

il1 contratto perché lo richiede il paziente. Al contrario,<br />

una (tale richiesta è un portare acqua al mulino analitico.<br />

C'è un'importante diff erranza fria il contratto anabiltico<br />

e il "contratto" sul qude si accordano i partners nel<br />

bridge, e cioè il potere di ciascun gi~wtore nei confronti<br />

del compagno. Ne1 bnidge, i partnens sano su1,lo stesso<br />

piano: ognuno di essi può aiutare o numz al compagno,<br />

tanto quanto quest'dtimo può aiutare o nuocere<br />

a lui. Ma questo non è vero nel caso della psicoanalisi;<br />

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l'analista può aiutare o nuocere al paziente molto di più<br />

che non viceversa. 11 o k b r è (in una posizione più debcnle<br />

dell'analista. I1 contratto analitico serve *in parte a<br />

ridurre questa diseguaglimza e a proteggere il paziente<br />

dal p.tere dall'analista.<br />

A questo proposito, possiamo prendere Costituzicr<br />

ne degli Stati Uniti come modello del contratto analitico.<br />

Anche qui si tratta di un accordo fra due pavti moralmente<br />

uguali, ma &i fatto (socialmente) diseguali: i ~governanti<br />

e coloro che sono 'governati. Cosa specifica la<br />

Costituzione? In modo significativo, richiede poco a ohi<br />

è governato; implicitamente, ovvio, esige che si obbedisca<br />

alle leggi. Principalmente, comunque, la Costituzione<br />

(ed altri documenti analoghi) pwciisa deteminate<br />

cose che coloro che sono al potere debbono e non debbono<br />

fare. In effetti, è una promessa da parte dei gova-nanti<br />

a limitare i1 proprio poteriz. Nel!l'adempimento delle funzioni<br />

di governo essi a un ci ano all'autorità arbitraria e<br />

d'azione discrezionale a vantaggio di misure speciifiche,<br />

ad esempio, di regollaxi! processi.<br />

Così come io lo concepisco, )il contratto analitico si<br />

propone da stessa cosa. Nell'eseraizio della tradizionalle<br />

Eunzi~ne curativa, il terapista rinuncia al potere a'rbitrario<br />

e ai giudizi l&screzionali, con cui di regola si gimEtifica,<br />

a favore di speaifìche ilimitazioni.<br />

Naturalmente, questo atteggiamento può essenr mantenuto<br />

solo verso q d paziente che si assume la responsabilità<br />

(dolila propria condotta e delle sue conseguenze sociali.<br />

Libertà, costrizione e rapporto psicoanalitico<br />

Il terapista tradizionale stabilisce dane regole per<br />

Y paziente e b giustifica appellandosi agli interessi drlla<br />

>> terapia". Questo è m argomento specioso del quale fa-<br />

cilmente si abusa; per cui dovremo essere cauti al rimar-<br />

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do. In d t à non esiste una tale cosa chiamata "terapia";<br />

c'è solo un determinato lteplsta, un determinato paziente<br />

e le loro comunicazioni, in particolare k loro reciproche<br />

promesse. In ~teonia, ile "necessità ddl'andi~si" richiedono<br />

e giustificano l'idea che terapista e paziente seguano<br />

certe regole. In pratica, comunquz, "la terapia"<br />

non ha necessità; solo il \terapista e il paziente ne hanlno.<br />

Non è quindi suffiaiente per l'analista proclamare la<br />

sua adesione all'etica dd'autonomia; deve anzitutto riveda.<br />

Se l'etica dell'autonomia è fondamentale per la<br />

psicoanalisi, la sua prassi deve iniziare dal di dentro,<br />

nella situazione analitica. Questa è da ragione principale<br />

per mi l'analista non deve imporre ai pazienti vari tipi<br />

di regole che nm siano quelle minime e accordate, necessarie<br />

px la psicoterapia autonoma.<br />

Queste cmsiderazioni convergono in una singola proposizione:<br />

per preservare l'autonomia del paxiemte nella<br />

situazione terapeutica, l'analista deve ~~irtare ogni costrizione<br />

non necessaria. Poiché l'unica cosa della quale<br />

l'analista ha realmente bisogno (o dovrebbe averne) è<br />

il denaro, l'unica sua legittima richiesta al pazknte è il<br />

denaro. Di fatti, che altre esigenze può avere l'analilsta<br />

nella sua qualità ,di terapista autonomo? Certamente non<br />

può chiedere al pazienbt di sdraiarsi sul divano o di associare<br />

liberamente, di astenersi dal comportamento sessuale<br />

sbagliato o delliinfrangere la legge, o nessuna delle<br />

miriadi di cose che i terapisti richiedono ai loro pazienti.<br />

Come chiunque altro, i1 terapista è una persona reale<br />

ed ha pertanto necessità reali. Ma nel corso dell'analisi<br />

può aspettarsi che il paziente uno solo dei suoi<br />

bisogni, e ~ioè la sua nacessiità di denaro. Praticare l'analisi<br />

è una prafessione; è il modo con cui l'anailis~ta si<br />

guadagna da vivere. Ecco perché è "realistico", psiwlogicamente<br />

e socialmente, ohe il paziente paghi l'analista.<br />

!3e l'analista si aspetta che il paziente soddisfi altnr<br />

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necessità, rovina ~l'mdisi. Ad esempio, il terapista può<br />

sentire il bisogno di essere un buon genitore, di essere<br />

amato te ammirato, di essere perdonato, di soccorrere il<br />

debole, di fare segrete alleanze coi pazienti contro il<br />

mondo esterno, di fare il medico, di ricostruire persmalità<br />

e così via. Ma perché aspettarsi che sia l'~am1izzando<br />

a soddisfare questi bisogni? Secondo me, non c'è mortivo<br />

che il paziente soddisfi uno di questi (o altr,i) bisogni<br />

più di quanto non dovrebbe soddisfare, ad esempio, i<br />

desideri sessuali dell'analista. I1 (terapista deve appagare<br />

le sue aspimrazioni e le sue necessità mediante oggetti<br />

che non siano il paziente. Riipeto, I'ainalizzando deve all'analista<br />

solo del denaro. E' ovvio che la propria trasformazione<br />

costerà al paziente più che non il solo denaro,<br />

ma il costo extra non va pagato all'andista.<br />

L'intesa che I'ainalizzando sia privato di certe opportunità<br />

di soddisfanz i bisognii dell'analista, può anche<br />

essere fonte di difFicoltà; .è 'necessario rendersi conto di<br />

ciò e guardarsene. Ad esempio, dJana+1lista può essere pr- tato a credere di "dare" molto al paziiente e di non "ricevere"<br />

nulla in cambio; ciò farà sentiire ,il terapista generoso<br />

e magnanimo, e, i'n via reattiva, forse altrettanto<br />

esigente. La situazione è paragonabile a certi rapporti<br />

tra figlio e genitore o tra marito e moglie dove ognuno si<br />

sente sfruttato dal pa~tner o co1pevo;le nei suoi confronti.<br />

Come possiamo evitare tutto ciò?<br />

La miglior salvaguardia k la base economica del rapporto<br />

anaslitico. L'analista di solito ha bisogno del denaro<br />

che li1 paziente gli paga. Per il terapista, ,l'onorario è<br />

l'evidenza tangibile che egli "riceve" qualcosa dal paziente;<br />

è quindi probaM1e che si slenta meno dnuttato (specialmente<br />

se considera l'onorario abbastanza &O). COmunque,<br />

affinché la transazione pecuniaria abbia il significa.to<br />

che le att~ibuisco in questo oaso, l'malistla deve<br />

sentirsi a suo agio a questo riguardo. Se egli nega o<br />

miniimlzza ciò che il denaro significa per Jui, priverà il<br />

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paziente della possibilità di pagarlo col solo denaro e lo<br />

graverà dell'aspettativa di altre forme di "pagamento".<br />

Se, d'altra parte, l'analista sopravvduta ,il denaro, com-<br />

metterà altri errori. Timoroso di perdere il paziente, sta-<br />

bilirà parcelle troppo basse e se ne risentirà. Avido di<br />

guadagnare quanto più possibile, stabiliirà parcelle trop-<br />

po dte e allora sarà d pazienbì: a nitsentiirsene. Oppure<br />

l'anal5st.a abbandonerà del tutto l'analisi e offrirà al pa-<br />

ziente qualunque cosa qttest'ultimo mostri di voler acqui-<br />

stare.<br />

Se il contratto analitico è stato negoziato corretta-<br />

mente, l'onorario dovrebbe soddisfare entrambe le parti.<br />

L'analista si deve sentire ben pagato per le sue presta-<br />

zioni, e l'analizzando dovrebbe sentire che dzve ail'ana-<br />

lista solo del denaro e solo nelslla misura in cui può per-<br />

metterselo. Di nuovo, ciò comporta determinate conse-<br />

guenze pratiche. Il cuntmatto per l'onorario o, più generi-<br />

camente, per l'importo che il paziente deve all'analista,<br />

spesso non viene rispettato in due modi. Primo, I'andiz.<br />

zando può rifiutarsi di pagare o essere in ritardo nal pa-<br />

gamznto; se l'adista non sospende 1 trattam'ento, ma<br />

riduce gli onorari o dascia che il paziente accumuli un<br />

debito, avrà terminato il rapporto analitico e creato in<br />

sua vece una situazione psicoterapeutica che non è né<br />

analitica né autonoma. Secondo, in risposta alle aspetta-<br />

tive dell'andista o per ragimi SUE personali, l'analizzan-<br />

do può voler fare per l'analista qualcasa di più che non<br />

pagare l'onorario (ad esempio finanziarne le ricerche, far-<br />

gli regali di valore e cosi via); se l'analista consente al<br />

paziente di adempiere in eocesso i11 contratto, ciò che<br />

avrà ottenuto è la distruzione del rapporto ana~liti~o.~<br />

Le condizioni che ho delineato sono quelle di un'anali-<br />

si ben niuscita; esse creano un'atmosfera nella quale il1<br />

paziente si rende canto che la terapia è sua e di nessun<br />

altro. D'altra parte, se il terapista prescrive varie rego-<br />

1 Ved. cap. XIII.<br />

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le (come qudla che il paziente si sdrai sul lettino, faccia<br />

libere associazicmi, racconti i suai sogni), cneerà inevitabilmente<br />

una situazione nella quale SI paziente potrà<br />

coJlaborare o meno, potrà essere un buon paziente o un<br />

cattivo paziente e così via.<br />

Tutte qwste possibilità e le complicazioni che ne denivano<br />

si evitano se l'analista rinuncia al ruolo tradizionale<br />

di medico o di terapista che cerca di svolgere un<br />

lavoro sul paziente o sulla sua malattia. Al contrario, adottando<br />

il ruolo dellésperto che offre i suoi servizi e diventa<br />

contrattualmznte obbliga to !nei confronti del dente,<br />

il terapista manterrà abbastanza potere per realizzare il<br />

suo compito che è quello di svolgere il ruolo #di analista.<br />

Al terapista non occorre altro potere a,l!l?.nfuori di questo,<br />

perché )non ha bisogno di giudicare se il oliente è un<br />

buon paziente o un cattivo paziente, cdi ~interveni~re come<br />

autorità nella vita extra-analitica dal cliente; anzi, il possesso<br />

di tale potere con lo svolgimento del<br />

compito analitico.<br />

L'integrità del rapporto analitico<br />

Le regole del gioco analitico servono a un unico scopo<br />

fondamentale; preservare 1;inte~ità dal rapporto analitico.<br />

E' i~mpossibile giocare il bbnidge contratto se ad uno<br />

dei giocatori è consentito di barare perché si lamenta di<br />

un mal di testa. Un contratto non è tale nella misura i'n<br />

cui può essere rotto. Questa, è soltanto questa, è la ragion'e<br />

per cui l'analista #deve evitare i rudi di medico e<br />

di psichiatra. Questi sono 'moli di status, non ruoli di<br />

contratto; essi danno a chi li riveste il diritto, e di fatto<br />

la responsabilità, di prendere la Yitualiime nelle sue mani<br />

e, se necessario, di "salvare il paziente contro Ilui stesso".<br />

Ma se l'dista vuole salvanz un paziente contro lui<br />

stesso, non può analizzare quel paziente. Altrimenti è<br />

una beffa parlare del paziente come di un agente auto-<br />

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nomo. Moit.issimle persone sono capaci e desiderose di<br />

comportarsi come pazienti analitici autoresponsabili, ma<br />

il terapista non potrà mai scoprire chi esse siano se egli<br />

stesso non agisce autonomamente, vale a ditre contrattual-<br />

menti:.<br />

Il' terapista che si trova a suo agio nel ruolo da me<br />

indicato, troverà mdti pazienti che nan solo accettano<br />

quest'assetto ma lo preferiscano. Questo bisogno non ci<br />

sorprende. I pazienti che consultano gli analisti lspesso vo-<br />

gliono l'analisi e non qualcos'altro. Di consaguenza, sono<br />

contenti di trovare un analista che offre bro dlan&si e<br />

non qualcosa di diverso. Molti pazienti non desiderano<br />

che lo psicoterapista faccia altre cose diverse dallla psi-<br />

coterapia. Comunque, essi diventano confusi quando il<br />

berapista appare dkposto, anzi desideroso di svolgere<br />

anche altre attività. Complicazioni in psicoterapia, sorgo-<br />

no quindi non tanto dalla richiesta di interventi nm psico-<br />

logici da parte del paziente, quanto dailla smania del<br />

tesapista di svolgere un ruolo di !medico.<br />

E' possibile senza dubbio che alcuni pazienti non de-<br />

siderino acquistare un prodotto puramente psicoterapeu-<br />

tic0 o analitico. L'obbligo del terapista è di chiarire ciò<br />

che offre. Se il paziente desidera qualche altro tipo di<br />

prodotto terapeutico, presto smetterà di vedere l'analista<br />

e, forse, ne cercherà un altro. Se comunque l'assetto gli<br />

sembrerà soddisfacente, lo sarà senza false rappresenta-<br />

zioni da parte dell'analista.<br />

I1 terapista autonomo offre in vendita solo le sue ca-<br />

pacità come analista. Se il paziente è malato, dovrà c m<br />

sultanz un medico; se desidera ottenere medicine, dovrà<br />

cercare di procurarsele da qdcuno che non sia l'analista<br />

e così via. Alcuni analisti in verità si comportano in que-<br />

sto modo. Molti altri, invece, no: prescrivono medicinali<br />

ed usano perfìno la terapia convulsivarite mentre "andiz-<br />

zano" il1 paziente. Essi giustifiwo qwst'annacquamento<br />

del ruolo anditico asserendo che il paaimte "ha bisogno"<br />

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di tali terapie coaciiuvanti e dichiarando che essi sono,<br />

dopotutto, medici e debbono pertanto offrire al paziente<br />

Irz loro capacità mediche. Questa è un'assurdità. .<br />

Indubbiamente, il terapista ha tubti i dirimi di eser-<br />

citare in questo modo. Se i suoi pazienti ne traggono be-<br />

neficio, la ricompensa del terapista sarà una professione<br />

lucrosa. Ciò nonostante, la precedente argomentazione è<br />

un assurdo o amhe peggio, poiché mina alle basi il cm-<br />

tratto analitico e quindi distrugge la psicoanalisi come<br />

psicoterapia autonoma. Possiamo conoedere che i11 pa-<br />

ziente in arialisi possa mer bisogno di mediahali come<br />

pure di molte altre cose. I1 mio punto di vista è il seguen-<br />

,te: se il terapista intende svolgere il suo lavoro come<br />

analista in maniera corretta ed eSlciente, non può offrire<br />

altri servizi. Né tantomeno ha bisogno di farlo; il paziente<br />

è lib~tro di procurarseli da altri.<br />

L'argomento aggiuntivo che l'analista è un medico e<br />

quindi è debitore ail paziente della gamma completa dd-<br />

k sue conoscenze e delle sue capacità, è assurdo. I1 tera-<br />

pista dirve al paziente niente di pi,u e, certamente, niente<br />

di meno di quanto abbila stabiilito per contratto: se pro-<br />

mette al paziente solo della psicoterapia, gli deve unica-<br />

mente della psicoterapia. Inoltre, il fatto che iil oterapista<br />

sia un medico è, in gran parte, storicam~ènte accidentale;<br />

la sua preparazione medica e il suo titulo lo aiuteranno<br />

assai poco, se pure Ilo aiuteranno, nal suo compito d~i<br />

psicoterapista.<br />

E' possibile che il terapista possieda capacità addizio-<br />

nali e totalmente estran3e a quelle di analista e di me-<br />

dico. Ad esempio il terapista può essere m esperto @o-<br />

catore di bridge, un perfetto musicista, o un consumato<br />

giocatore di borsa. Supponiamo che l'analizzando desi-<br />

deri trarnz vantaggi da una di queste abilità; forse che<br />

l'analista insegnerà al paziente come gioca're a bridge,<br />

suonare i1 piano o guadagnare giocando in barsa? Se pre-<br />

sta d paziente (le sue capacità mediche, perché nun pre-<br />

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stargli br altre? Accenno a questa 'linea di ragionamento<br />

non solo per ahiarire questo problema, ma anche per sug-<br />

gerire una spiegazione che possa aiutare (alcuni pazienti<br />

a capire perché l'analista si rifiuta di aiutarli in altro<br />

modo che non sia l'analisi. La limitazime del ruolo di<br />

analista può deiluden: il paziente. Ma è solo !la disillu-<br />

sione non dissipata da queste realistiche spiegazioni che<br />

può essere sottoposta a m fecondo esame analitico.<br />

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9<br />

IL PERIODO FINALE<br />

La concezione analitica tradizionale<br />

della fine analisi<br />

Rivedilamo, sulla base della teoria psicoanalitica codificata,<br />

i principi che regolano la conclusione della psicoterapia<br />

autonoma. Per quanto la terapia psicoanalitica<br />

possa differire da altre forme di trattamento psiichiatrico,<br />

il concetto che l'analista ha del proprilo ruolo di terapista<br />

assomiig,lia alla tradizionale opinione medica del ruolo<br />

di dottore. In tal modo, l'analista ha accettato le pnzmesse<br />

di base del modello malattia-guarigione: li1 paziente è<br />

malato; il terapista fa una diagnosi, realizza un trattamento,<br />

decide quando il paziente sta bene e lo congeda<br />

terminando così la terapia.<br />

Con minoI4 ~ariax~ioni, questo tema è stato (applicato<br />

alla situazione analitica da parte dei teorici della psicoanalisi:<br />

I'analizzando si presenlta dl'analista con un disturbo<br />

psichitcho; l'analista diagnostica il disturbo e, s~e<br />

si tratta di una nevrosi appropriata (vale a dire se i1 paziente<br />

è anallizzabile), intraprende l'analisi. I1 paziente<br />

sviluppa una nevrosi di transfert, che è sottqosta a una<br />

analisi sistematica; quando la nevrosi (di transfert .è ade-<br />

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guatamente analizzata, il rapporto terapeutico vime cmcluso<br />

da~ll'analista.<br />

C'è malto di valido in questa schematica visione del<br />

processo analitico, ma lo spirito che 'l'ispira è falco. Esso<br />

suggerisce che l'anaiisi è un processo di ri~stabi~irnento<br />

da una malattia anziché un'impresa educativa e di autotrasformazione<br />

e che, così come la guarigione del paziente<br />

medico da una malattia è giudicata i dal medico, allo<br />

stesso modo la guanigione dalla nevrosi del paziente ama-<br />

Iiitico viene giudicata dal terapista. Per cui l'analista dovrebbe<br />

avere il ruolo principale nel decidere quando la<br />

terapia dovrebbe terminare. Gli analisti di regola si comportano<br />

in questo modo, anche se ciò è apertamente in<br />

contrasto con quello che è 110 scopo e lo spirito dell'analisi<br />

come terapia autonoma.<br />

Poiché i teorici de1l1analisi basano i loro ragionamenti<br />

sul modello medico, essi cercano dei criteri psicopatologici<br />

quasi medici per la 110ro decisione di terminare la<br />

cura. Questo è un dilemma che gli analisti non sono<br />

stati mai capaci di solv vere adeguatamente. Per parte<br />

mia, sostengo che l'analista non ha il diritto di terminare<br />

l'analisi. Questo non è suo comp to; è compito del paziente.<br />

Non ci sorprende allora che la voluminosa letteratura<br />

sul così detto problema dalla fine analisi abbia solo<br />

creato una grande confusione.<br />

Lo sforzo per stabilire i criteni p~i~codinarnici di fine<br />

analisi è paragonabile allo sforzo per stabilire dei criteri<br />

di analizmbiJità. I1 terapista ohe 'desidera accertare sz un<br />

paziente è analizzabile sta ah effetti cercando di predire<br />

il futuro comportamento del paziente. Ma non ci sono<br />

buone ragioni per aginz in tal modo. Invece di cercare<br />

di scoprire se il paziente è analizzabile, il terapista ha<br />

bisogno unicamente di determinare se il paziente vuole o<br />

meno comperare i suoi servizi. Se il paziente non è analizzabile,<br />

entrambi, terapista e paziente, lo scopriranno<br />

non appena si conosceranno meglio. Ripeto, quindi, che<br />

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non c'è alcuna valida ragione perché I'anahista cerchi di<br />

predire il comportamento &l paziente. Al contrario è suo<br />

dovere informare il1 paziente del proprio comportamanto<br />

futuro, regolato dalle norme delil'analisi.<br />

Se il terapi'sta accebta la responsabilità di terminare<br />

la terapia (come fa per l'inirnio, quando cerca di stabilire<br />

lanalizzabilltà del paziente), deve avere delle basi razionali<br />

lper decidere quando terminarla. Inoltre l'analista non<br />

è libero ldi ricercare una base adeguata per questa decisione,<br />

in quanto il suo tradizionale moddlo concettuale<br />

lo spinge a fondare il suo giudizio sulla condizione psichica<br />

dell'analizzando. Da questo punto di vista, pertan.<br />

to, &a decisione ldel paziente di termi.nare non è una ragione<br />

adeguata per Ifarlo. Dal mio punto di vista, sì.<br />

Come sappiamo, è difficile vdutare lo "stato mentale"<br />

di un'altra persona. Ciò nonostante l'analista si mette<br />

nella sibtuazhe di supporre che alcuni stati mentali sono<br />

delle indicazioni a cessare l'analisi, mentre altri no; e<br />

i*n tail modo accetta da responsabilità di fare tali valutazioni<br />

"diagnostiche" e agire di conseguenza.<br />

I risultati sono disastrosi. Teonicamak smo stati<br />

suggeriti una quantità di criteri di fine anallisi. Praticamente,<br />

(il metodo di (teminare il'analisli &. stato avvolto<br />

nel mistero. Corge il sospetto che 4 criteri psicoanalitici<br />

di fine ana1,isi e la conclusione reale d;lllanalis;i siano<br />

salo remotamente connessi. Iatdubbimente, spesso si<br />

afferma ahe i criteri analitici di kminazime descdvono<br />

condizioni ideali alle quaili si spxa che il paziente si avvicini<br />

ma che raramente può raggiungere. Ma questo è<br />

un evadere iil problema. Resta il fatto che sono stati orati<br />

degli standards 'di fine analisi e che gli analisti colifmtano<br />

con essi il c


Quali sono i criteri di fine analisi? Ecco a continuazione<br />

quelli suggeriti da eminenti analisti:<br />

1. raggiungimento da parte 'dal paziente della fase genitale<br />

nello sviluppo psicosessuale;<br />

2. sviluppo del paziente fino alla maturità emotiva;<br />

3. adeguata analisi e nisoluzime dalla nevrosi di<br />

transfert;<br />

4. adeguata analisi delle "posizioni depnrssive e schizoidi"<br />

del paziente;<br />

5. "cambi~mento s~trutturale" nella personalità del<br />

paziente. (Gli analisti neo-freudiani hanno aggiunto altni<br />

criteri).<br />

Alcuni di quesgti cco~letti cono più significativi e utili<br />

di dtrii. In particolanr, l'analisi della nevrosi di transfert<br />

è un concetto prezioso; ma in che cansilste un'analici<br />

>t<br />

adegulata" della medesima, è un'altra faccenda. Eppure,<br />

per quanto significative o assurde possano essere queste<br />

condizioni (e gli analisti divergono al riguardo), il loro<br />

valonz per il genere di decisione da prendere che stiamo<br />

consitderando è limitato.<br />

I ruoli del passato e del futuro<br />

nelle decisioni terapeutiche da prendere<br />

Ci occuperemo ora delle segumti questioni: come fa<br />

il medico ad accertare la natura della malattia dal pazien-<br />

te e la cura da applicare? Come si assume lo psicoanaii-<br />

sta una n~sponsabilità come quella di decidere quando<br />

iniziare e quando t'erminare un'andisi?<br />

I1 medico usa tre metodi per fa^ una diagnosi: rac-<br />

coglie la storia dalla malattia del paziente, esamina il<br />

corpo dal paziente, ne esamina 'le funzioni somatiche<br />

cm varie procedure speciali. I1 primo di questi metodi<br />

(che per sedi fu la principale tecnica del medilco per<br />

accertanz la natura della malattia del paziente) si basa<br />

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interamente su avvenimenti del passato; gli altri due valutano<br />

avvsniimenti attuali.<br />

Si suppone spesso che la decisione sulla terapia medica<br />

derivi logicamente dalla diagnosi miedica. A volte le<br />

cose stanno così. Comunque questa supposizione offusca<br />

Uimportante molo della previsione degli awenhemti fufuni<br />

nelle decisioni relative al trattamento. Il mizdico coscienzioso<br />

e il malato intelligente vorranno sapere non<br />

solo casa fa soffrire il paziente ma anche cosa gli gioverà<br />

o cosa potrà danneggiarlo. Quitndi, nel decidere cima la<br />

terapia, essi prendono in considerazione anche Q futuro.<br />

In generale, (il medico guarda principalmente al passato<br />

se il suo compito è diagnostico, al futuro se. è lterapeutico.<br />

Così, quando una persona è malata e consulta un<br />

m~adico si preoccuperà spesso della natum della sua malattia:<br />

& che si tratta? E' omtagiosa? Ereditaria? Seria?<br />

D'altra parte, quando uno sciatore con una caviglia rotta<br />

consulta un ortopedico si preoccuperà della 'natura e<br />

delle prospettive dellla terapia: Per quanto bemp la caviglia<br />

rimarrà ingessata? Quando potrò anoora sciare? D.<br />

Poiché la diagnosi è ovvia ini casi cmz questo, la decisii7ane<br />

da prendere è centrata sulle prospettive della terapia.<br />

Come regala, i1 probabile paziente analitico è simile<br />

a questo tipo di paziente medico; 'la "diagnosi" è ovvia e<br />

quindi non è un problema. In un senso malto profondo, la<br />

persona che cerca l'aiuto psicoanaliitiico fa la sua propnia<br />

diagnosi: soffre di ansie ipocondriache, ha una situazione<br />

coniugale infelice e non sa come venirne fuori; è<br />

omosizssuale e così via. Iil paziente sa cosa lo fa soffritre;<br />

infatti egli si definisce "malato" nel senso che ha bisogno<br />

di aiuto psicoterapeutiico. Di conseguenza, la prima premcupazione<br />

dal paziente non riguarda la natura delle sue<br />

difiicoltà ma piuttosto la possibilità di superarle: la psicoanalisi<br />

è in grado 'di aiutarlo? Quanto tumpo occorrerà?<br />

Quanto gli costerà?<br />

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I1 probabde analizzando concentra quindi la sua attenzione<br />

sul futuro. L'analista che segue gli orientamenti<br />

tradizionali, sentendosi obbligato ad accertare se (il paziente<br />

è analizzabile o meno, metbrà a fuoco il passato.<br />

I1 paziente vuol sapere cosa gli accadrà (in aiialisi) mentre<br />

l'analista vuol sapere cosa gli è accaduto (nell'infanzia).<br />

Per cui è facile che gli (interessi ddlPan@lista e dell'analizzando<br />

entrino in conflitto poco dopo ill loro incontro.<br />

Inaltre, come ho già notato, la storia del paziente,<br />

per quanto accuratamente raccolta, )fornisce prove<br />

insufficienti per questo genere di decisioni da prendere.<br />

A differenza dell'analista tradizionale, lo psicoterapista<br />

autonomo tratlta il problema dell'analizzabilità lasciando<br />

ohe i1 paziente assuma la responsabil~ità di decidere<br />

se desidera o meno essere analizzato; egli basa quindi i<br />

suoi giudizi, necessari per stabilire se accettare o meno<br />

il paziente come analizzando, non sui dati anaimestici<br />

del paziente ma piuttosto sul suo comportamento attuale<br />

durante la fase di prova della terapia.<br />

La soluzione del problema di come terminare l'analisi<br />

può essere vista allo stesso modo. Ritengo che il terapista<br />

non abbia bisogno, e in veriità non debba, assumersi<br />

la responsabibtà di concludere la terapia. Sebbene<br />

la decisione di terminare l'analisi appartenga al paziente,<br />

ciò non significa che l'analista non possa esprimere Je<br />

sue opinioni al riguardo. Su quali criteri s,i basano queste<br />

opinioni?<br />

Ancora una volta i?. necessario un cambimento nella<br />

nostra wnsueta prospettiva temporale al riguardo. Ml'inizio<br />

del trattamento, il terapista non deve concentrare 'la<br />

sua attenzione sul passato ma, al contrario, lasciare passato<br />

e futuro ai margini della sua attenzimz e porne al<br />

centro il presente. Al prendere in considerazione la fine,<br />

il terapista non deve mettere a fuoco il passato o icl presente,<br />

bensì il futuro. A questo punto le domande impor<br />

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tanti non sono a cosa è stato fatto? n o a è stato questo<br />

o quel problema sufficientemente analizzato n, ma piutto-<br />

sto a che altro o cosa ancora il paziente vuole ricevere<br />

dal trattamento? n, oppure a l'analista crede di poter m-<br />

tinuare ad lesseire utile al paziente? ..<br />

Le mie opinioni sugli aspetti pratici della conclusione<br />

della psicoterapia anitonoima sono esposti (nel capitolo XV.<br />

A continuazione si riportano alcune ulteriori osservazio-<br />

ni sui priancipi che sattendmo la fine del trattamento.<br />

I principi per terminare<br />

l'analisi in maniera autonoma<br />

Scopo fondamentale ddl'analisi è qwhlo di aumentare<br />

la capacità del paaiente a prendere decisioni. Di conse-<br />

guenza l'analista deve scrupolosamente evitare di inter-<br />

feri're o usurpare la ncsponsabilità del paziente a sce-<br />

gliere tra diverse linee di comportamento. Le decisioni<br />

sd trattamento stesso, vale a &re se comi,ncbre l'analisi,<br />

continuarla o terminarla, smo tra Ile decisimi più im-<br />

portanti che I'ana'kzando deve prendere. Se il terapista<br />

le prendesse in sua vece, l'idea stessa della terapia auto-<br />

noma sarizbbe una befla. Una situazione terapeutica di<br />

questo genere sarebbe paragonabile a un rapporto tra<br />

padre e figlio iiel quale ii padre asserisse ohe il figlio è<br />

libero di spendere i suoi nisparmi come più gli piaoz<br />

ma in realtà interferisse ogni qualvalta non è d'accordo.<br />

Richiamiamo alla mente uno degli aspetti più signi-<br />

ficativi del contratto terapeutico sottoscritto da~l~l'anaiiz-<br />

zando e ddl'analista alla fine del perwdo di prova: il te-<br />

rapista rinuncia al tradizionale diritto del medico di con-<br />

cludere la terapia dal paziente (eccetto che per il man-<br />

cato pagamento dell'onorario). Di conseguenza l'analista<br />

non ha nessun bisogno pressante di stabilire quando il<br />

paziente è "curato" e pronto per essere dimesso &l trat-<br />

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tamento. In realtà, il suo contratto con l'analizzando gliielo<br />

proibisce esplicitamente.<br />

Ci potrebbe obi$ettare che tutto ciò non è né medico<br />

né "terapeutico". Lo è, invece, e per una buona ragione.<br />

L'analista negozia un contratto col paziente 'e deve attenersi<br />

ai suai termini. Non deve né mancare alle sue<br />

promesse né adempiere a obblighi che non ha contratto.<br />

L'analista non promette di cura= il paziente, di formulare<br />

per dui dellle norme per una adeguata salute mentale,<br />

o di deci'dere quando la terapia debba terminare. Di consegutnza<br />

l'analista non ha bisogno di, e in effetbi non<br />

deve, prendere su di sé il problema di termi,naire l'analisi.<br />

Questo è un problema del paziente. Come potrebbe esser<br />

lo di qualcun'altl;~ ? Che Iizgittimo (interesse può avere<br />

l'analista nel continuare o terminare la cura?<br />

Il gioco medico e le regole che ne stabiliscono il temine.<br />

Ancora una volta dobbiamo considerare mziltutto la<br />

situazione medica. Per il medico sarebbe una pratica<br />

discutibile continuare a curare un paziente e accettamt<br />

per tale motivo il denaro al di là del periodo in cui si<br />

renda necessaria l'assistenza medica. Im parte, quindi, si<br />

tratta di un problema di etica medica; ma !non è tutto.<br />

I1 medico mdto occupato ama impiegare il suo tempo<br />

in maniera utile. Questo desiderio gli offre un incentivo<br />

personale, indipendente da quello finanziario, a dmedicanr<br />

il suo tempo e le sue energie a pazienti malati, forse sol-<br />

tanto ad essi. E' qui dove il gioco medilco dhenta più<br />

complicato. Iml rnizdico "particolarmente occupato" può<br />

diventare come. *la madre di una numerosa famiglia che<br />

deve sottrarre le proprie cure ai figli più grandi per<br />

dedicarsi ai più piccoli. Comunque, se il medico è libero<br />

di stabiliire che il paaiinte A, guarito o quasi, ha meno<br />

bisogno di lui del paziente B che è ammalato, cosa gli<br />

impedirà di dichiarare che il paziente C è incurabile e<br />

quindi meno bisognoso della sua attenzione dal pazien-<br />

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te D cbv è solo leggermante ammalato ma ha probabilità<br />

di guarire? E cosa accade quando compare un nuovo<br />

paziente che offre di pagare più di tutti gli altri pazienti<br />

del medico? Non avrà il medico la tentazione di consi-<br />

derare quest'ultimo come un caso, per lo mtno, parti-<br />

colarmente ,interessante e meritevole? Chiaramente vli è<br />

tutta una gamma di possibili azioni arbitrarie (e venali)<br />

da parte di medici ohe giocano secondo queste regole del<br />

gioco medico.<br />

Il gioco analitico e le regole che ne stabiliscono il termine.<br />

Richiamiamo alla mente le tre regole fondamentdli<br />

del gioco anali$ico. Primo, l'analista, a differenza del medico,<br />

non è impegnato nel compito di guarire maktltie;<br />

secondo, il suo rapporto col paziente è regolato da un<br />

contratto, non dalle necessità vere o presunte dd paziente;<br />

terzo, l'analista non congeda il paziente quando è<br />

guarito. Se conservasse questa opzione, tendzreb;be a<br />

viziare (l'intero sforzo "terapeutico". Curiosamente quect'ultimo<br />

fenomeno è completamente sfuggito all'attenzione<br />

degli psichiatni e degli psicoanalisti.<br />

Perché l'analista deve rinunciare all'opzhne di interrompere<br />

il rapporto terapeutico? Parima di poter rispondere<br />

a questa domanda dobbiamo ricostruire brevemente<br />

gli aspatti essenziali della situazione analitica. Se paziente<br />

e analista passano alla fase contrattuale poss~o<br />

supporre che ognuno considera ~l'altro persona degna di<br />

fiducia. I1 paziente si fiderà dell'analista e gli confiderà<br />

i suai imbarazzanti segreti. E' neozssario e conveniente<br />

che il paziente 10 faccila, poiché questa è la strada per la<br />

scoperta di sé e per un'aumentata auto-responsabilità.<br />

Di conseguenza, l'analislta deve incoraggiare quelle condizioni<br />

che facilitano al paziente &la franca scoperta di se<br />

stesso e metterlo i'n guardia contro quelle che tendono<br />

a inibirla. Nulla ha maggiori effetti nell'inibire la franchezza<br />

di una persona del timore che le sue confidenuz<br />

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vengano usate contro di lui. Pertanto ,l'analista garantisce<br />

al paziente che ogni sua comunicazione, e non solo i<br />

segreti, sarà considerata assalutammte privata. Ma ci<br />

sono altri rischi connessi a questo auto-svelarsi.<br />

A causa della natura del rapporto analitico la terapia<br />

diventa importsante per i,l paziente in proporzione dl'impegno<br />

che vi mette. Ciò finisce per connettersi al timore<br />

di perdere il rapporto analitico. Gome può i1 paziente<br />

perdere ques t 'importante "oggetto"?<br />

Anzitutto l'analista può ammalarsi, morire, o trasferimi<br />

in un'altra cisttl. Né l'analista né il pazientz possono<br />

fare granché in questi casi. (Comunque, se un terapista<br />

pensa di dover lasoiare b città o di non poter essere, per<br />

qualunque altra ragione, disponibile per ti11 paziente se<br />

non per un limitato periodo di tempo, non dovrebbe accettare<br />

pazienti per psicoterapie a lungo termine).<br />

In secondo luogo l'analista può decidere di modificare,<br />

interrompere o terminare la terapia. Perohé dovrebbe<br />

fare una di queste cose? Come d medico generico anche<br />

l'analista può pmferilre di curare solo "persone malate",<br />

possibiilimente solo "persone molto malate". Se così è, il<br />

suo analizzando sarà minacciato da ogni progresso compiuto<br />

in analisi in quanto il "premio" per tale progresso<br />

sarà l'abbandono da parte del~l'adista a vantaggio di un<br />

paziente psicologicamente più invalido. Oppure l'analista<br />

può desidera= 'di guadagnare di più e un paziente<br />

grado di pagare un onorario più alto può aver richiesto<br />

una terapila. Se l'agenda del+l1arm1ista è completa, come<br />

può trwargli posto? Giungendo alla conclusime che uno<br />

dei suoi andzzandi è migliorato s~icientemente da poter<br />

terminare. Oppure l'analista può essersi stancato di<br />

un paziente. Non sarà forse tentato di concludere che<br />

l'analizzando incurabile o che, per lo meno, non è<br />

ulteriormente analizzabile (da lui e liberarsi così d' li un<br />

paziente d,ifficille?<br />

Ci sono malte dtre possibilità. Una importante è che<br />

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l'miitlista, a causa delle auto-rivelazioni del paziente, possa<br />

sentirsi mal &posto nei suoi confronti, per lo meno<br />

durante certsi periodi. I pazienti, quasi invariabilm,rite,<br />

temiono che i4 doro auto-tradirsi finisca per alienargli<br />

l'analista e parti alla fine del trattamanto.<br />

Questi rischi sono ,inerenti al rapporto psicoterapeutico.<br />

Per il terapista autonomo non c'è ohe un solo rimedio<br />

pm essi: porre pienamente tla terapi'a nelle mani<br />

del paziente perché ne faccia ciò che ritiene opportuno<br />

(entro i limiti dal contratto). Ciò significa che ~l'aina~lista<br />

(e fino ad un certo punto il paaiente) deve ~hunciare<br />

alla facoltà di alterare il trattamento: non può rildurre<br />

le ore, aumentare l'onorario, interrompere o sospendere<br />

il trattamento e così via.<br />

Ognuna di queste mosse potenziali nel gioco psicoterapeutico<br />

può servire da potente arma nelle mani del<br />

terapeuta. Quindi, se il terapista vuole asslicurare delle<br />

condizioni favomvol~i al paziente afFinché questi apprenda<br />

su se stesso e sui suoi rapporti con gli altri e sviluppi<br />

la sua autonomia, dovrà rinunoilare a quelle chv, in<br />

effetti, sono ami contro il paziente. Solo quamdo il terapista<br />

rinuncerà a'i tradizionali privilegi del miedico, il1<br />

paziente sarà genuinamente libero di usam il trattamento<br />

per il suo proprio sviluppo p~rconale. In verità, quando<br />

l'analisi è così strutturata l'analizzando non potrà<br />

usarla per nessun altro scopo.<br />

Sulla conclusione dei giochi: implicazioni del modello<br />

del bridge.<br />

Ho usato 21 modello del bridge contratto per gettar<br />

luce sulja natura della collaborazione terapeubica tra<br />

anahista e andizza'ndo. I1 periodo di prova è simili2 alla<br />

dichiarazione: li giocatori negoziano un contratto. La fa-<br />

se contrattuale & come giocare le proprie carte: chi<br />

dichiara più alto fa lill lavoro necessafio per ils spettare il1<br />

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contratto. Questo modello aumenta la nostra comprensione<br />

dzl problema della conclusione del trattamento<br />

analitico? Ritengo di si.<br />

I1 gioco del bridge contratto si compone di unità:<br />

un singolo contratto, una manche e una parti!ta (rubber).<br />

In questo modo la partita è ll~i.nsieme, i contratti e le<br />

manches sono parti dell'hsieme. La discussione, la chiarificazione<br />

e l'intiarpretazione di (determinati argomenti,<br />

problemi o fenomeni di tra~nsfert sono come giocare una<br />

o piiù manti e portare a termine manches e partite. Con<br />

ognuna di esse, i11 gioco progredisce. Ma mm c'è nulla<br />

nelle regole sia dal bridge che della psicoanalisi che possa<br />

dirci quando l'associazione di due giocatori di bridge<br />

o dell'analista e dell'analizzando dovrebbe terminare. Sono<br />

decisioni queste prese dai partecipanti. Indubbiamente<br />

alcune situazioni rendono la sospensione più ragionevole<br />

di altre. Ma questa ragionevolezza del punto<br />

di linterruzione è una deciscione umana, e i partecipanti<br />

a un gioco, o l'analista e il paziente, possono essere d'accordo<br />

o meno.<br />

Nel caso del bridge, i gisocatori possano aver deciso<br />

all'ginizio di completare una o più partite prima di smettere.<br />

Corhunque, quando la partilta è informa'le B gioco<br />

può 'hterrompersi in qualunque momento. Nella psicoterapia<br />

autonoma i partecipanti si accordano previamente<br />

circa la durata del trattamento; a patto che la<br />

condotta del paziente sia corretta, il terapista deve rimanere<br />

nel gioco $indefinitamente! In questo, l'obbligo<br />

dell'analista è paragonabile a quel~lo del Banco di Monte<br />

Carlo (o di altre impreslz di gioco d'azzardo onestamente<br />

gestite); il cliente può iniziare o cessare di giocare, a<br />

suo piacere; il banco deve giocare. Esolusi i giorni di<br />

festa e certe ore del giorno quando è chiuso, il casinò<br />

deve restare aperto per affari. Non può smettere di<br />

accettare scommesse quando sta perdendo molto, mentre<br />

il cliente può andarsene dopo aver vinto una gros-<br />

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sa cilfra. Ma anche con queste concessioni, alla lunga<br />

il Bmco è [in posizione più favorevole per vincizre di<br />

quanto non lo siano i clienti. Queste considerazioni aiutano<br />

atnche a spiegare perché la roulette è un gioco solo<br />

per coloro che scommettono, mentre è un affare per il<br />

croupilrr e per il proprietario dell'impresa.<br />

La stessa cliistinzione è applicabile all'analizzando e<br />

all'analista. Per Q primo d'analisi è unattività parziale,<br />

non del tutto rde, attentamente separata dal resto<br />

della sua vita. Per il secondo è un'oocupazione totalmente<br />

lreal~z, una parte notevole e integrante della sua<br />

vita. Così l'analizzando può abbandonare il ruolo di paziente<br />

e conbinuare a vivere la sua vita reaile, extra-analitica;<br />

I'analista non può abbandonaire il m10 di terapeuta<br />

a meno che. non cambi professione. La realtà o<br />

carattere pratico del gioco analitico per l'analista comporta<br />

conseguenze di vasta portata per la sua vita. Que<br />

ste, comunque, non sano connesse con la presente discussione.<br />

Dobbiamo renderci cmlto chiaramente che, discutendo<br />

delpla fine, poniamo delle ques,ti.oni non sul gioco ma<br />

sul periodo di tempo durante il quale i giocatori dovrebbero<br />

continuare a giocare. La struttura dei giochi generalmente<br />

non forCnkce una risposta a queste domande.<br />

I1 numfero di partite chz due giocatori di bridge giocano<br />

dipende non dal gioco ma da loro stessi. Alcune squadre<br />

di bridge mantengono un'attfiwa assoaiazione per anni e<br />

decadi, altre durano solo per una serata o per meno<br />

di un'ora. Chi, se non i giocatori stessi, dovrebbe stabilire<br />

per quanto tempo essi dovranno giocare insieme? Ci<br />

sono sempre nuove malni da distribuire, nuovi contratti<br />

da dichiarare e ,da rispektare. In linea di principio, l'associazione<br />

del bridgz è di durata indefinita. In pratica,<br />

la durata del gioco (+in questo senso più vasto) dipende<br />

dalla decisione dei due partnms di continuare o meno<br />

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l'associazione; B gioco termina quando quest'ultima fi-<br />

nisce.<br />

Ri'tengo che per il rapporto analitico dovntmmo ave-<br />

re dei punti di vista analoghi. Nel bridge c'è sempre<br />

un'altra mano da giocare. In analisi c'è sempre qual-<br />

cos'altro da dire suiltinEanzia del paziente, sulla situa-<br />

zione analitica e, ultimo ma non meno importante, sulla<br />

situazione attuali: del paziente; come ogni nuova distri-<br />

buzione itn un gioco di carte, quest'ultima è una sor-<br />

gente senza fine di nuovi "problemi di realtà". Chi potrà<br />

dire quando argomenti e problemi saranno esauiti e il<br />

gioco sarà quindi terminato? Non c'è e non ci può<br />

essere nulla n1311e regole del gioco analitico che imponga<br />

ai giocatori di smettere di giocare. I1 momento di porre<br />

termine all'ilmpresa deve essem deciso dai giocatori, se-<br />

paratamente o di comuntr accordo. Per i motivi giA<br />

menzionati, è necessario che l'analista prometta di non<br />

porre fine al gioco fintanto che i1 paziente desideri gio-<br />

care. Questo non significa che l'analista non possa sol-<br />

levare il problema della finir e suggerisre le ragioni pro e<br />

contro una tale decisione. Né tantomeno significa che,<br />

sebbene la decisione finale stia nelle mani del paziente,<br />

analista ed analizzando non possano milaborant nel cer-<br />

care di raggiungere una decisione. Idealmente, 'l'ana-<br />

lisi dovrebbe terminare, come per altni giochi o im-<br />

prese di collaborazione, con il reciproco consenso dei<br />

parrtoaipanti.<br />

Autonomia, liberth e psicoterapia<br />

Questi principi su come terminare una psicoterapia<br />

autonoma sono logicamente coerenti, psicologicamente<br />

solidi e fedeli all'etica ~da181'autonomia. Nessun paziente<br />

può esseri? consifderato autcrnamo ,se ciò che rivela di<br />

se stesso minaccia il rapporto terapeutico. Una persona<br />

è libera solo quando conosce le circostanze per (le quali<br />

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verrà penalizzata: essa può mantenere la sua libertà non<br />

ilmpegnandosi in atti che sono proibiti. I1 contratto analitico<br />

non deve promette= ndla di meno. In verità,<br />

perché lo dovrebbe? Perché l'analista dovrebbe desiderare<br />

di mantenere il privijlegio di prm termine all'analisi,<br />

in particolare con da motivazione di agire nel<br />

miglior interesse del paziente?<br />

Quando l'analista è sul punto di impegnarsi in un<br />

rapporto cont'rattuale deve porsi questa domanda: « Chs<br />

genere di rapporto voglio avere col paziente? » Game analista,<br />

il terapista deve =re m1 paziente un impegno<br />

di durata indefinita. Sr non si cura di agire così con<br />

un determinato paziente, sarebbe più saggio non accettarlo<br />

in anali'si; e se non vuole agire così in assoluto,<br />

non dovrebbe diventare analksta. In parte $1 problema si<br />

centra, ancora una volta, sulla personalità e sugli intvressi<br />

del terapisfta. Se è interessato dl'analisi e gli piace<br />

questo genere di lavoro non desidererà di essere ooeraitivo.<br />

In effetti si renderà conto che, per l'analista, eseroitare<br />

un potzre sul paziente, sia per dare ordini che<br />

per terminare il tratta>menito, è un ostacoio e non un<br />

aiuto.<br />

Nelle cose umane, potere e coanprensione sono antitetici<br />

fra bro. Lo pslcoteì-apista deve scegliem fra controlla~<br />

il1 paziente e condividere con lui le informazioni.<br />

Se opta per il controllo avrà poco bisogno di comprendere<br />

(anche se può des~i~derare di rivesltire le sue tattiche<br />

costrittive con razionalizzairicrni pseudoscientifiche). (hme<br />

lla storia ci mostra, per cmtrollare la gmfte dobbiamo<br />

renderla schiava e, per mantenere il controllo, dobbiamo<br />

impedirle l'accesso alle linformazioni.<br />

Malgrado il rapporto inverso tra desliedenio del.l'lucmio<br />

di controllare il suo simile e desiderio di comprenderlo,<br />

gli psicoterapisti sembra abbiano voluto il meglio di<br />

due mondi incompatibili. Essi hanno provato a combinare<br />

la cmpwnsione del paziente con il suo controllo<br />

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(cm la pnctesa che fosse nel suo miglior interesse). Gli<br />

analisti hanno così cercato di controllare d'uomo sulla<br />

base di una pretesa comprensione scientifica del suo<br />

oomportamento. Ma questo è un assurdo perché, come ho<br />

indicato, quanto più vogliamo controllare i1 comportamento<br />

di una persona tanto meno abbiamo bisogno di<br />

capi(r1a.<br />

Infine, i11 rapporto inverso tra potere ,C comprensione<br />

spiega 31 perché quanto più intimamente capiamo una<br />

persona tanto più è diEoile controllarla; B nostro autentico<br />

mmp~ndere ci impedisce di influenzarla con la<br />

forza. In verità, possia~mo capire un'altra persona solo<br />

nella misura in cui siamo disposti ad astcneroi dal dominarla<br />

o dal sottometterei ad essa. Viceversa, se vogliamo<br />

dominare gli altri (individui o gruppi), ciò sarà<br />

più facile se possiamo dichiararli diversi o infraumani<br />

o, più brevemente, al di là dei limiti della nostra comprensione,<br />

Questo è l'atteggiamento tipico di coloro che<br />

desiderano controllare ed opprimere i membri di razze<br />

diverse, pazienti mentali o nemici politici.<br />

Riassumendo, se il terapista desiictara veramente liberare<br />

il paziente e aiutanlo a diventare personalmente libero,<br />

deve stabilire una situazione terapeutica dove tale<br />

libertà possa svilupparsi e fiorire. In ciò il suo molo è<br />

paragonabile a quello del legislatore. I padri fondatori<br />

desiderarono creare una società di uomini liiberi. Volendo<br />

dare a un popolo la possibilità di essere politicamente<br />

libero, cercarono di creare una situazione politica in cui<br />

tale libertà potesse svilupparsi % fiorim. La Costituaione<br />

degli Stati Uniti è un contratto tra il popolo americano<br />

ed i suoi governanti per assicurare la libertà politica. A<br />

questo scopo, il governo è #d'accordo nel rinunciare a cmti<br />

tradizionali diritti di chi esercita i1 potere come torturare<br />

i sudditi, farili processare in segreto e dai loro avversari,<br />

perquisire arbitrariamente le loro abitazioni e<br />

persane, chiedengli di incniminarsi o di soffrinz le conse-<br />

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guenze, ed altfi metodi per garantire l'ordilne sociale.<br />

Personalmente concepisco il contratto analitico in ter-<br />

mini simi'li. Esso garantisce al paziente alcuni diritti<br />

assenti m1 tradizionale apporto medico-paziente. Come<br />

risultato, il paziente acquisisce un'opportumità di di-<br />

ventare personalmente 13kro e contrae l'obbligo di com-<br />

portarsi resp~nsabi~lrnente.<br />

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PARTE TERZA<br />

IL METODO DELLA<br />

PSICOTERAPIA AUTONOMA<br />

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10<br />

IL CONTRATTO INIZIALE<br />

TRA PAZIENTE E TERAPISTA<br />

I1 principio dell'autonomia<br />

e il metodo psicoanalitico<br />

Gaio, il famoso giunsta romano, diiceva che la parte<br />

principale di ogni cosa è l'inizio. Questo è pa~ticolarmantz<br />

vero per il rapporto psicanalitico.<br />

Le prime fasi dell'i~ncontro terapeutico sono cruciali;<br />

piccoli errori da parte del terapista possono distruggere<br />

lo sviluppo del rapporto analitico o ilmpedirgli di diventare<br />

veramente analitico e autonomo. Pertanto, il modo in<br />

cui paziente e pslcoterafista si incontrano per la prima<br />

volta e la natura delle loro reciproche comunicazioni<br />

iniziali, smo eccezionalmente impartantii.<br />

E' la condotta iniziale del terapista e non quella del<br />

paziente che wstituisw la mossa d'apertura significativa<br />

nel gioco terapeutico. Una volta stabilitosi un certo<br />

clima terapeutico, può essere difficile o impossibile alte-<br />

~arlo. Difatti sorge subito una domanda: C Perché si dovrebbe<br />

prima stabilire un gioco, solo per modificarlo più<br />

tardi? m Di conseguenza, se il terapista intenctz praticare<br />

la psicoterapia autonoma, i'l momento di iniziarla è quando<br />

ha il pnimo contatto col paziente.<br />

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La condotta dello psicanalista deve scaturire (direttamente<br />

dal suo impegno {nei confronti mdell'etica dell'autonomlia.<br />

Sebbene mai chiaramente articolata in teoria,<br />

quest'idea non è del tutto wova nella pratica analitica.<br />

Ad esempio, fa parte del fcvlclore della tsnica psicoana-<br />

litica che l'analista pretenda che sia il paziente s ~ s a o<br />

fissare (l'appuntamento iniziale. !Se qualcuin'altro si mette<br />

h contatto con l'analista, gli si chiederà di invitare il1<br />

pazien%e a chitamare lui stesso. E' questo un consiglio<br />

saggio, anche se sovente giustificato con motivi !falsi le<br />

ingannevoli, ad esempio ome un buon metodo per di-<br />

minare pazikmti scarsamente motivati. Se la sua alttua-<br />

aiene può aiutare a ottenere ciò, non è questa la prin-<br />

cipale ragione d'ossere. A mio avviso, la 'sola giusti-<br />

fiicazione adeguata per queutia regala (e per molte altre<br />

in analisi) è che essa mantitene o aumenrta l'autonomia dei<br />

partecipanti d rapporto.<br />

Non c'è posto in analiisii per il terapista che si com-<br />

piace a rappresentare il classico ruolo M professionista<br />

importante e occupatissimo, che delega quanto più la-<br />

voro può alle segretarie e agli altri assistenti. Così l'ana-<br />

lista non pub 4ncaricare altri di stabilire e riscuotere<br />

l'onorario; egli deve discuterne e stabilirlo di persona col<br />

paziente e accettare. iinoltre il pagamento direttamente<br />

da lui. Ritengo che questa prassi sia quella abitualmente<br />

seguita. Ma, ancora una volta, $la ragione che la dere-r-<br />

mina non sta solo nel fatto che la transazione peouniad<br />

tra analista e anziizzando è parte integrante dell'analisi,<br />

ma piuttosto che l'intervento di temi in questa trm-<br />

saziione sminuirebbe, senza necessità alcuna, la posizione<br />

autonoma dei partecipanti.<br />

Le stesse considerazioni valgono per fissare gli appun-<br />

tarneriti. I1 terapista autonomo deve farlo di persona.<br />

Non occorre che questa sia una regola rigida; si tratta<br />

piuttosto di un principio metodologico, fermamente ba-<br />

sato sulla teoria. StabU'liire gli appuntamenti è una fac-<br />

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oenda privata tra paziente e terapista. Per proteggere<br />

l'autonomia dei partecipanti e la "p.nvacyl' della situazione,<br />

deve essere escluso ogni di *terzi. E' assurdo,<br />

quindi, che d terapista insista che il potenziale<br />

paziente fissi da sé l'appuntamento i~niziale, e deleghli<br />

poi una parte dell'accordo alla propria segretaria. Ancora<br />

più assurdo è che l'analista deleghi alla segretaria<br />

il compito di discutere gli appuntamenti con un paziente<br />

che sia in (trattamento.<br />

Insomma, l'obbligo dell'analista di agire autonomamente<br />

è di vasta portata, lmentnz mquello del~l'analizzando<br />

è limitato.<br />

Come si diventa pazienti in psicoterapia<br />

I servizi degli psicoterapisti sono generalmente sol-<br />

lecita$i in uno dei seguenti modi. Primo, il probabile<br />

cliente telefona per un appuntamento. Seccmdo, può te-<br />

lefonare un parente o un amico del paziente. Terzo, il<br />

paziente è (inviato da un collega professimista (medico,<br />

psicologo, professore, etc.) che telefonerà pensolialmente,<br />

o tramite la segretaria, per un appuntamento. Quarto,<br />

persone che rivestono un'autonità sociale, come awocati,<br />

giudici, sorveglianti di condannati (in libertà vigidata, as<br />

sistenti scolastici o assistenti sociali, possono mettersi<br />

in contatto con il terapista apparenkmente a nome del<br />

paziente e col proposito di fissare un appuntamento<br />

per lui.<br />

A prescindere da chi si mette in contatto col tera-<br />

pista (o col suo studio), l'analista deve parlare di per-<br />

sona con chi 'lo imnterpella o, se o~oupato, ~richiamsrlo<br />

non appana possibile. A chiunque non sia i1 paziente<br />

l'analiista spiegherà che sarà felice di parlare col pa-<br />

ziente per fisse un appuntamento. Se llinterJocutore<br />

vuole spiegare perché ciò #è impossibile il terapista de-<br />

viz ascoltare educatamente ma rimanere fermo; se lo<br />

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desidera può comunque controbattere i propri argo-<br />

menti. Ad esempio, l'interlwutore può asserire che +l<br />

paziente è "troppo nervoso" o "troppo inquieto" e che<br />

pertanto ha chiesto alla moglite (padre, etc.) di telefo-<br />

nare al suo posto; il terapista può far notare che i1 pa-<br />

ziente dovrà parlare con $lui durante un'intervista, e chie-<br />

dere perché mai se ne voglia fissare una se il paziente<br />

non può nemmeno conversare per telefono. In questo mo-<br />

do i\l terapista illustrerà all'interlwutore anche qud-<br />

cosa &al proprio lavoro.<br />

Questo tipo di chiarificazione iniziale può prevenire un<br />

insieme di malintesi che è probabile che sorgano se il<br />

terapista ilascia che il paziente, o chiunque chiami per<br />

lui, mantenga le proprie idee personali sul terapista e<br />

sd lavoro che svolge. Se i1 terapista stabilisce alcune re-<br />

gole inizifali fin dal principio, eliminerà come pazienti co-<br />

loro che desiderano fare dai giochi ai quali il terapista<br />

non vuole partxipare.<br />

Questi principi si applkalno anche se ad inviare il<br />

paiente sono altri medici. Timorosi di perdere i pa-<br />

rienbi inviatigli in questa forma e di subire quindi un<br />

danno economico, gli psicoterapisti spesso commettono<br />

un errore in qwsto tipo di situazione. Ad esempio, il me-<br />

dico che invia un paziente può incaricare la propcia se-<br />

gretaria di fissargli un appuntamento. Ma lo psicoanali-<br />

sta non può seguire questa routine medica e praticare<br />

poi la terapia autonoma col paziente che gli è stato così<br />

inviato. Al contranio, deve spiegare ai colleghi medici le<br />

ragioni delle Inorme su come fissane gli appuntamenti e<br />

il loro carattere confidenziale. Allora, se il medico che<br />

invia il paziente desidera raccomandargli il consulto con<br />

uno psicanalista, anziiohé, diaiamlo, con mo psichiatra<br />

che usa principalmentz medicinali e trattamenti di shock<br />

o che prabica psicoterapia di gruppo e famigliare, non<br />

avrà nulla da obiettare che sia il paziente a fissare il<br />

proprio appuntamento.<br />

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Se, d'altra parte, il m,edico che indirizza il paziente è<br />

sprezzante di quzste norme, è probabile che cerchi di<br />

controllane quei pazienti che potrebbero beneficiare del-<br />

(l'analisi e utilizzi l'invio allo psichiatra principalmente<br />

come mezzo per punire il paziente. E' chiaro chz, io cir-<br />

costanze di questo genere, lo psicoterapista autonomo<br />

non può avere un rapporto di collaborazione col collega<br />

medico.<br />

Infine, un rappresentante di un organismo o istiltu-<br />

zilcnniz sociale può telefonare per fissare un appuntamen-<br />

to per qualcuno che viene definito come paziente. Anche<br />

in questo caso i81 terapista può deci~da-e di spiegare le<br />

proprie regole all'interlmutonz. Oppure, se è chiaro che<br />

chi chiama non sta cercando uno psichiatra che possa<br />

fare qualcosa per il paziente ma piuttosto uno che fac-<br />

cia qualcosa al paziente, sarà meglio che l'analista spie-<br />

ghi che non è questo il genere di psichiatria chz pratiica e<br />

faccia abortire il1 rapporto ancora prima che i$nizi.<br />

Chiarificazioni prima dell'intervista iniziale<br />

I1 primo contatto fra cliente e terapista è abitual-<br />

mente una conversazione telefonica. I1 paziente può dare<br />

il suo nome e chiedere un appuntamento. Deve i1 tera-<br />

pista rispondere con l'indicazione di un'ora per l'appun-<br />

tamento h modo che lui e il paziente possano program-<br />

mare il loro primo iinwnlt~o? Anche se ciò può sembrare<br />

dettato dal bum senso, il farlo potrebbe rivelarsi un<br />

errore. Persino pnima che i1 rapporto terapeubico sia<br />

stabilito dobbiamo aocettare e utilizzare uno dei prin-<br />

cipi basilari della psicoterapia autonoma; il tesapista<br />

non deve mai ingannare il paziente. Uno dai mezzi più<br />

efficaci per il terapista per adempitzre a quest'obbligo è<br />

chiarire la propria posizione per qualnto può riguardare<br />

i11 paziente. In pratica questo significa varie cose.<br />

Ad esempio, la lista del terapista può essere cmpJ~eta.<br />

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Egli può quindi non essere in grado di accettare un nuovo<br />

paziente in analisi; potrebbe tuttavia vedeire il paziente<br />

pzr una valutazione, per chiani~e dei problemi, per<br />

indirizzarlo a dei col~leghii o per mettedo nella sua lista<br />

d'attesa. Una persona che telefona ha diritto a queste<br />

informazioni. Se ciò gli viene rifiutato e gli si concede<br />

un appuntamento, (il paziente può avere l'impressione di<br />

aver fatto il pnimo passo verso l'inizio di un'ana1is.i quando,<br />

in effetti, non lo ha fatto.<br />

Se l'analista non può accebtare un nuovo paziente in<br />

terapia intensiva dovrebbe ,accertare wsa vuole il paziente<br />

nel chieda2 un appuntamento. Se Ila risposta è<br />

un'analisi (o termini analoghi) il tera@sta deve spiegare<br />

che la sua lista di Qavoro analitico è completa. Questo<br />

scambio telefonico eviterà al paziente e al~l'analista<br />

molti inconvanienti. Distinguerà ilnoltre coloro che cercano<br />

aiuto dall'analisi (o da altre forme di pslicoterapiia)<br />

da quelli che cercano aiuto da un particolare analista.<br />

Perché tutte queste complica~ioni? 1'1 paziente ha chiesto<br />

un appuntamento, non un'analisi: perché non dargli<br />

semplicemente un appuntamento? LE ragioni (e ne ho già<br />

indicate alcune) sono ovvie. Tuttavia, poiché la prassi di<br />

informare il paziente de1l:effettiva si~tuazione e dai metodi<br />

del terapista non è genizralmente cbccettata, queste<br />

domande meritano deljle risposte esplicite.<br />

I1 paziente può non avere le idee chiare ciirca i me-<br />

todi di (lavoso dd~l'analiista; 12 anche se le avesse, potrebbe<br />

essere reticente nel fare all'analiista delle domande prima<br />

di incontrarlo. In ogni caso, se il paziente attiene<br />

un appluntammto, visita il terapista e calo allora gli viene<br />

detto che i11 terapista non ha tempo per accettare nuovi<br />

pazienti, (h sua prima esperienza con la psicoterapia sarà<br />

stata noaiva, non terapeutica. Un tale paziente. ritzrrà, a<br />

ragione, che avrebbe dovuto essere inhnmato per telefono<br />

e non nello studio dell'analista; gli avreibbero fatto<br />

risparmiare tixr~po, angoscia e denaro.<br />

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Peggio ancora, il paziente può concludere che il1 te-<br />

rapista mente dicendo di non aver tempo. I (terapisti<br />

spesso allegano questo motivo per non accattare una pa-<br />

ziente %n terapia quaindo 4Ui realtà non è questa la ra-<br />

gione. I1 paziente. può credere di non essere aooettato in<br />

trattamento perché non è analizzabile, o perché è psi-<br />

mtim o q lcosa del genere: e non può es'scre biasilmato<br />

di trame tali conolusi~ni per £alse che passano essere.<br />

La mancanza di tempo terapeutico può essere una ragio-<br />

ne acodtabile per "respingere" uiiì paziente solo se que-<br />

sti ne è informato prima che il terapista gli dia anche<br />

un solo sguardo. Una volta che i due si sono incontrati#,<br />

non ci si può aspettare che il paziente creda che la de-<br />

cisione del terapista non sia basata, almeno in parte, sul'ltz<br />

impressioni che quest'uEtimo ha riportato su di llui.<br />

A volte un paziente vede diversi terapisti, dicendo a<br />

ciascuno qualcosa di sé, solo per venire Pn~formato che<br />

il terapista non ha tempo disponibile per accettalrlo co-<br />

me paziente. Dopo una o più esperienze di questo genere,<br />

è probabile ahe i1 paziente chieda all'analista, mentre<br />

gli telefona, tsc ha tempo per la terapia. Ma nel frat-<br />

tempo molto danno può essere stato fatto; il paziente<br />

ha giià iimparato ad aspettami che l'analista gli nasconda<br />

dei fatti che lo riguardano in maniera vitale, come !forse<br />

fecero i suoi genitori qundo era bambino. Riassumendo,<br />

sostengo che se il terapista noin può accettare nuovi pa-<br />

zienti in terapia ha tutte le ragioni per dirlo ai probabili<br />

pazienti e nessuna valida per tacerlo.<br />

Se l'analista ha tempo libero e il paziente chiede sem-<br />

plicemente un appuntamento, la situazione può non ri-<br />

chiedere ulteriori diiscussioni. Comunque, se l'analista<br />

ha motivo di credere cihe Q paziente voglia essere analiz-<br />

zato o il paziente lo informa di ciò, un ulteriore chiani-<br />

mento della situazione può di numo evitare successive<br />

difficoltà e malintesi. Di solito dico al paziente che ho<br />

tempo per un nuovo paziente (se ce l'ho e se la domancda<br />

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è in &~scussione), ma che non posso decidere di intra-<br />

prendere un'analisi senza aver prima avuto &versi con-<br />

tattti con lui. % il paziente è ancora interessato, suggeri-<br />

sco di fissare un appuntamento per discutere (h cosa<br />

di persona.<br />

Ci sono molte domande che i pazienti possmo fare<br />

al telefono prima di fissare la loro pri4ma intervilsta. A<br />

quanto ammonta l'onorario dell'analista? Qual è la sua<br />

religione? Quanto durerà l'analisi? L'analista pratica<br />

l'ipnosi? L'analisi sarà di giovamento? L'ana!lis.ta la con-<br />

siglia? E così via. Come deve comportarsi il1 terapista<br />

di fronte a tali domande? Su che base o pfiincipio deai-<br />

derà se rispondere o meno alle domande, ed ewentual-<br />

mente a quali?<br />

Molti analistn evitano di rispondere a tutte qu;es~te<br />

domande. Ritengo che ciò sia un errore. Altri), usando<br />

l'intuizione colme standard di giudizio, rispoindoino ad<br />

alcune ma non ad altre. Già è un po' meglio ma non<br />

abbastanza. Esiste un criterio per decidere quale &l'le<br />

domande del paziente menita una risposta onesta e (rea-<br />

listica? I1 nostro criterio deve esszre l'attinenza della<br />

domanda alla situazione terapeutica. Le dmanide perti-<br />

nenti dovrebbero avere una ri'sposta, le altre no.<br />

Se il paziente si informa sull'onarario, non vi è giu-<br />

stificazione alcuna pzr eludere o rifiutare una risposta.<br />

Se fa domande sulla religione dell'analilsta, k sue ori-<br />

gini nazionali o l'appartenenza ad una o un'sltra orga-<br />

nizzazione professionale, ritengo che il terapista debba<br />

ancora dare risposte xmqdiici e obbiettive; queste doma-<br />

de mirano a informazioni che possono aiutare il poten-<br />

ziale cliente a 'decidere se intraprendere o meno il trat-<br />

tatamieinto coln #lui. Se lo scopo dzlla psicoanalisi è di aiutare<br />

il paziente ad ampliare al massimo !le sue scelte nel<br />

condurre la propria vita, come possiamo noi, rifiutan-<br />

do delle informazioni, intderire con la sua possibilità<br />

di prendere decisioni auto-~wsponsabili? 0, per dirlo in<br />

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maniera diversa, come passiamo aspettarci che B pa-<br />

ziente si comporti in maniera autonoma quando, pro-<br />

prio all'iinizio del nostro rapporto con lliri, gli midiamo<br />

impossibile il compmtatrsli in quel modo nei nostri m-<br />

fronti?<br />

Naturalmente c'è un altro genem 'di domande, quali<br />

« L'analisi mi sarà di aiuto D, che non nispondono al ori-<br />

mio. Domande come questa non dovrebbero ricevere<br />

una risposta. Comunque, anche in questi casi, l'analista<br />

non deve essenz evasivo, ma dire francamente: « Non<br />

so D, oppure, « non posso rispondere a questa domanda D.<br />

Infine, c'è un terzo (tipo di domande come: « E' spo-<br />

sato? » o « ha dei bambini? m. Queste appartengono a<br />

oiò che l'analista, ma non necessariamente 41 paniente,<br />

può considerare affari personali non connessi allla situa-<br />

zione terapeutica. Credo che la risposta dovrebbe e sse<br />

qualcosa came: « Pr&risco non rispondere D. Indubbia-<br />

mente ci sono discrepanze Era i terapisti riguardo a certe<br />

d'omande: alcuni ritengono che le domande si niferisca-<br />

no a cose riguardanti la posizione « reali~stica » del paziente<br />

nella situazione terapeutica; altri, che esse rappresentino<br />

semplici "curiosità" sul~l'malilsta. A lungo a-<br />

dare tali differenze non sono importanti. Giò che importa<br />

è che l'analista abbia delle idee chiaile su questi problemi<br />

e inoltre che indichi al paziiente, rispondendo sinceramente<br />

ad alcune domande ma non ad altre, che egli<br />

ha diritto:<br />

a. a chiedere qualunque cosa;<br />

b. a ricevere risposte franche e ndistiiche a dmnande<br />

che lo riguardano nel suo ruolo di analizzando, ma<br />

non a quelle che cercano di soddisfare la sua curiosità<br />

nei confronti dell'ana~lista.<br />

I p~incipi met~dololgici ohe ho tracciato si adafttano<br />

non solo alla prima conversazione tel~efmica tra paziente<br />

e terapista ma anche alla siituazione krapeutica che può<br />

svilupparsi in seguito.<br />

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Le interviste iniziali<br />

Lo scopo delle interviste ilniziali o preliminari è quello<br />

di fornire al cliente e al terapista l'opportunità di cono-<br />

scersi. In altre parole, il terapista autonomo deve sco-<br />

prire cosa il cliente desidera acquistare e informare il<br />

cliente di ciò che egli offre in vendita. Rivediamo alcune<br />

delle azioni specifiche di questa fase iniziale della te-<br />

rapia.<br />

Dopo essere entrato nello studio del terapista il clien-<br />

te .è invitato a sedersi su una sedia o su un divano con<br />

schienale. I1 terapista siede in faccia al diente, non trop-<br />

po lontano da luii. Più di due metri oirca fra i parteci-<br />

panti creano un'atmasfera di "distanza". Altrettanto fa<br />

una scrivania o un altro mobile collocato fra il terapista<br />

e il cliente.<br />

I1 modo di comportarsi del terapista, così con12 I'ar-<br />

redamento dello studio, dovrebbe essere un qualcosa tra<br />

una severa riservatezza e unle:cciessiva cordialità. L'occa-<br />

sione richiede una combinazione $1 gsntilezza e di obiet-<br />

tività professimale. Dopo aver messo il paziente a suo<br />

agio il terapista dovrebbe mostrare che tutta la sua at-<br />

tenzione è rivolta al paziente e ai suoi problemi.<br />

Io trovo utile esordilne con una domanda come: « Per<br />

quale ragione è venuto? », oppure « Cosa poslso fare per<br />

lei? n. Fado una pausa e lascio che sia il paziente a<br />

parlare. Senza domande o sollecitazioni molti pazienti<br />

fanno un resoconto dettagliato e significativo dalile cir-<br />

costanzi~ per le quali cevcano sollievo. Altri rispondono<br />

brevemente alla mia prima domanda nominando soJo<br />

dcuni siintocmii o problemi acuti e aspettano quindi da<br />

me una più attiva partecipazione.<br />

Che fare o01 paziente al quale riesce difficile inco-<br />

minciare? Credo che sia imperdonabile per il terapista<br />

sede= silenziosamente durante la prima o la seconda<br />

intervista e attandere che sia il pazinte a dire qualcosa.<br />

All'inizio del rapporto ci1 paziente non sa che tipo di<br />

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partita ci si spetta che giochi. Cortesila e tatto, al pari<br />

dei principi analitici, richiedano che sia il terapilsta a<br />

scoprire perché il paziente non può andare &re l'enun-<br />

aiazimz del disturbo iniziale.<br />

Inizialmente, qualche ulteriore spiegazione sulla nad<br />

tura della situazione terapeutica può essere adeguata. I1<br />

paziente può eslsere angustiato da certi equivoci, ad esem-<br />

pio che deve dire al terapista tutto ciò che gli viene in<br />

mente o che non deve rilfiiutargili nessuna inb~mazione,<br />

c può stare cericando di resistere a una simile costri-<br />

zione. Oppure può non sapere ciò che il terapista de-<br />

sidera ascoltare ed eslsere quindi h attesa d'i una guiida<br />

più specifica. In una situazione del genere, spiego al<br />

paalrnte che posso lavorare solo sulla base delle infor-<br />

mazioni che egli mi fornirà, che può dirmi qualunque<br />

msa ritenga importante, che non ha bi,sogno di dirmi<br />

niente che non voglia svelare e che il rapporto tra di<br />

noi è assolutamente confidenziale.<br />

Questo genenr di chiarimento (naturahlente non oc-<br />

corre dire tutto in una sola volta) spesso rompe il silen-<br />

zio. Se ciò dovesse fallire, si può chiedere al paziente<br />

perché gli riesca difficile esprimtersi. In nessun caso,<br />

comunque, il terapilsta deve lasciarsi forzare dal silen-<br />

zio del paziente o dalle sue richieste di fargli delle do-<br />

mande. Se il berapista praticare la psicoterapia<br />

autonoma deve avere un paziente capace e desideroso di<br />

auta-esprimersi nei limiti che egli stesso sceglierà. Que-<br />

sta richiesta non deve salo essere spiegata al paziente<br />

verbalmente, ma deve essere messa in atto sin dal pri'n-<br />

cipio. Se il terapista comincia, nella prima ora, a ch~ie-<br />

dere al paziente di parlarglli della madre, dell'iaifanzia o<br />

di qualunque altra cosa, dandogli così dalle direttive af-<br />

finché si comporti in un certo modo, il paziente può<br />

aspettami che il terapista perseveri in questo tipo di<br />

comportammlto direttivo. Di conseguenza (il terapista de-<br />

ve, i1 più pmsto possibile, mostrare chz si aspetta che<br />

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il paziente si assuma la responsabilità di comunicare<br />

o meno con ;lui.<br />

Se il paziente è interessato alla propnia auto-esplora-<br />

xione e il terapista è abile e morto e non assume una<br />

posizione difensiva nei confronti della natura e del va-<br />

lore di ciò che sta facendo, si svilupperà tra essi un dia-<br />

logo ricco di significato. Nel ccxrso di questo il paziente<br />

andrà progmssivamente aprendosi e il terapista, corri-<br />

~pmdentemente, gli spiegherà il metodo del suo sforzo<br />

psicoterapeutioo. Nella misura in cui ciascuna parte ver-<br />

rà meno al proprio contributo a quest'impresa, la tera-<br />

pia vacillerà. Ripeto ohe, a mio avviso, la prima respon-<br />

sabilità dsl terapista, olltre ad ascoltare con attenzione,<br />

intelligenza ed inunaginazione ciò che i1 paziente gli di-<br />

ce, è di rendere edotto il1 paziente della posizione del tera-<br />

pista ndla situazione. Questo può, iz in verità d'me, es-<br />

sere fatto in vari modi. Possiamo qui citare solo alcuni<br />

esempi.<br />

Ad esempio, parlando della moglie, il paziente può<br />

suggerire che il terapiista parli oorr Sei. Non sli può pas-<br />

sar sopra a una simile osservazionz. Né, tantomeno, sfi<br />

p ò rispondere come un analfista !da fumetti, dicenido stu-<br />

pidamente « perché desidera che lo faocia? D. I1 suggeri-<br />

mento del paziente richiede ,una spiegaaion: semlplice<br />

ma chiara dalla linea di condotta dell'analista di non<br />

comunicare cm nessun altro che non sia il paziente. So-<br />

lo in tal modo può diventare una realtà viva per il<br />

paziente (e del resto anche per l'analista) il fa~o che da:<br />

terapia che sta per intraprendere è per lui, non per qualcun<br />

altro. Se il (paziente desidera coiinvolgere la moglie<br />

nella (terapia, k libero naturalrnentme di farlo, ma non è<br />

libero di coinvolgerci anche l'analista.<br />

Questimi che spesso diventano difficili problami di<br />

terapia possono essere evitate o, per lo meno, dipanate<br />

se il turapista ha unYdea chiara del gioco iterapeutico<br />

disposto ad mcettare. Egli deve chiarire al cliente le re-<br />

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gole di questo gioco e deve rispettarle lui stes~so. Uno<br />

studente di un colllege, ad esempio, $può chiedere una terapia<br />

per di@Icodtà nello studio e oonflitti sulla scelta<br />

della carriera. Al termine della prima ora, nota casualmente<br />

di non aver mantenuto una media adeguata e di<br />

lessen2 stato invitato dal preside a lasciare la scuola o a<br />

fare qualche terapia; e chiede: u Mi farebbe il favore di<br />

chiamare 'la scuola e dire che sono in cura da lei? D.<br />

Se il terapista teMona alla scuola, P suo ruolo di analista<br />

secondo mc è finito. Questo perché, acconsentendo,<br />

pernette al paziente di coinvolgerlo nei suoi accordi con<br />

l'ammin%strazione scolasbica ohe lascia continuare aJ paziente<br />

la scuola senza un adeguato rendimento. Inoltre<br />

d terapkta, partecipando alla vita extra-analitica did<br />

paziente, stabilisce un precedente. Se d'analista agisce<br />

così una volta, perché non in seguito?<br />

Ci sono naturalmente molti modi di trattare una situazione<br />

del genere, ma solo uno è autonomo e psicoanalitico.<br />

La linea di condotta più semplice è quella di soddisfare<br />

le richieste del paziente: ciò può essere partico~larmente<br />

allettante per il terapista economicamente insicuro,<br />

che pluò presentire di perdere il paziente se non agirà<br />

in tal modo. Un'altra soluzione è interpretare al paziente<br />

che sta tentando di "usare" la terapia come sostitutto<br />

del consaguimento di un grado accademico e nondimeno<br />

lasciarglielo fare. Questa doppiezza pseudoanalitica<br />

rassicura il terapista; avendo messo la posto la propria<br />

coscienza cm l'inteiipretazione, s% (sente libero di comunicare<br />

con lle autorità ~xalastiche. L'analista deve ripudiare<br />

simili soluzioni del problema. Non può agire in<br />

modo collusivo; deve agire autonomamente. Questo sigmifioa<br />

che non deve in almn modo interferire col libero<br />

uso da parte del paziente del rapporto terapeutico. Ciò<br />

,che i1 paziente ci fa sono affari suoi. Al tempo stesso il<br />

terapista non deve permettersi di partecipare alla vita extra<br />

analitica del paziente.<br />

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Di conseguenza deve spiegare al pazient'e che l'accordo<br />

di usare (la terapia come un requilsito della scuola è stato<br />

combinato dallo studente e dalle autorità scolastiche,<br />

non dall'analista; %n verità, egli non può essere d'accordo<br />

su ciò e non vi prenderà parte. Chle accadrà in seguito?<br />

Se le autorità scolastiche hanno agito in buona fede e<br />

hanno voluto unioamente garantire una psicoterapia allo<br />

studente, accetteranno probabilmente la sua affermazione<br />

che la sta facendo o, se (desiderano una prm, potranno<br />

avere il conto mensile del terapista o ~l'rasssgno annullato<br />

del paziente. Comunque, se ciò non soddisfa le<br />

autorità scolastiche ed esse insistono per comunicare<br />

con il terapista circa i "progressi" dello studente nella terapila,<br />

allora, ancora una volta, cesseranno di esistere le<br />

condizioni per ~l'malisi. E' preferibile appurare ciò quanto<br />

prima.<br />

Desidero sottolineare ancora una volta come, in una<br />

situazione del genere, il terapista autonomo non decide<br />

che non può analizzare il paziente. Farlo sarebbe scorretto<br />

e improprio. Supponendo che il paziente sia interessato<br />

all'analisi e sia per il resto accettabile all'anailista,<br />

il compito del terapeuta è di rifiutare di essere trascinato<br />

in un accordo fra soudente e scuola. Qualunque<br />

cosa in più sarebbe un infrangere la libertà !di scelta del<br />

paziente. Ad esempio, lo studente [può decidere di continuare<br />

l'analisi e lasciare che le autorità scolastiche decidano<br />

se permettergli o meno di continuare la scuola.<br />

Questo significa che al paziente deve essere concessa cmpleta<br />

libertà nelle sue trattative con le autonità scolastiche.<br />

Quindi l'analista non può interpretare come "acdngout"<br />

inaccettabi~le l'uso &e lo studente fa delil'analisi come<br />

giustificazione per il rendimento accademico, anche<br />

se, naturalmente, deve mostrare allo studente che genere<br />

di gioco sia. Reciprocamente, do studente deve rendersi<br />

conto dell'intenzione dell'analista di non restare<br />

coinvolto. Se lo studente ritiene di non poter trattare da<br />

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solo con la scuola, di aver bisogno di un alileato che<br />

-negozierà in sua vece, allora o non è un soggetto adatto<br />

alil'mdisi (in quel particolare momento), oppure le sue<br />

complicazioni con la scuola debbono essere ulteriomente<br />

chliarite prima di poter linllaiare I'anallisi.<br />

Prima che l'intervista iniziale sia conolusa, il terapista<br />

deve collevare dw argomenti se il cliente non lo ha<br />

ancora fatto. Uno è l'anorario, l'altro l'orario e la frequenza<br />

dei successivi appuntamenti.<br />

L'accordo finanziario fra terapista e cliente deve essere<br />

chiaiiamente inteso e strettamente mantenuto. Io discuto<br />

col paziente dell'onorario e spiego la mia abitudine<br />

di presentare da parcella ogni fine mese. Una volta fiissato,<br />

ll'oncuranio (non deve essere cambiato: esso è parte<br />

del contratto impegnativo fra il terapista ed il paziente.<br />

Se il terapista ha motivo di credere che il paziente<br />

può difficilmente permettersi il costo d'ella terapia, deve<br />

disoute~e questo problema cd paziente stesso. Io aon ac-<br />

cetto clienti per i quali il costo dell'analisi rappresenta<br />

un sacrificio economico notevole. Situazioni economiche<br />

forzate non forniscono una atmoslfera psicologica adatta<br />

a un lavoro terapeutico di questo tipo. In verità, la situa-<br />

zione genera un giustificato antagonismo nei confronti<br />

del terapista e tende a produrre un atteggiamento rnaso-<br />

chis tilco nell'analizzando.<br />

Può apparire chiaro alla fine della prima intervista<br />

che il paziente desidera proseguire a un uleriore chiari-<br />

mento della sua situazione col terapista, oppure ciò può<br />

6arsi midente solo ~d-o diverse interviste esplorative. A<br />

questo punto il terapista dleve decidere ce desidera la-<br />

vorare col pazimte poiché, quante più sedute fa al pa-<br />

ziente, tanto più è obbligato, ia mio avviso, a continuare<br />

a vededo. Personalmente, questo non mi è parso un gros-<br />

so problema li4n quanto miesco a mantenere un bucm inte-<br />

resse terapeutico verso la maggioranza (di coloro che vo-<br />

gliono lavorare con me. Forse C'& una s pie di selezione<br />

naturale durante le prime interviste che conduce dla fu-<br />

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sione in un'iunica categoria I& due (gruppi distinti di pexsone:<br />

quelle che io preferisco non tratta= e quelle che preferirebbero<br />

non essere curate da me. In ogni caso, se il terapista<br />

ha motivo di credere che non desidera curare una<br />

determinata persona dovrebbe evitare di indagare profondamente<br />

nella storia della sua vita. Ua tale cliente,<br />

quanto prima lo si congeda o lo si &Ma ad un collega,<br />

tanto meglio è.<br />

Se tanto il paziente che il terapista desiderano continuare,<br />

con che frequenza debbano incontrarsi per creare<br />

la conltinziità e da profondità nmssaria all'amdisi? I1<br />

minimo mspicabile sono tre sedute settimanali; quattro<br />

starebbero preferibili. Al giorno d'oggi raramente vado<br />

pazienti cinque o più volte lla settimana, anche se l'ho<br />

fatto in passato. Occa~ional~ente, vedo un p~aziente due<br />

volte la settimana.<br />

La 6requenza e I'htemallo lidede tra gli appuntamenti<br />

dicpende sia dal pazilente che dall'malista. Terapisti giovani<br />

e inesperti dovrebbero


11<br />

IL PERIODO DI PROVA<br />

Perché è necessario i1 periodo di prova?<br />

I i i!<br />

E' difficile per il terapista fonmarsi un'adeguata im-<br />

pressione della personalità del pazilente in una o due in-<br />

terviste. Mesci & fronte a questo p,roblema, mdti tera-<br />

pisti fanno assegnamento su procedure tecniche per otte-<br />

nere informazioni ':diagnostiche9' ulteriori; il paziente è<br />

sottopasto a un ,interrogatorio lhtmsivo la sua sto-<br />

ria, a "interviste stressanti" e "interpretazioni di prova",<br />

a richieste di sogni e di fantasie e, ultimo ma non meno<br />

importante, a tests psicologici (particolarmente il Ror-<br />

schach e il Thematisc Appenception Test).<br />

Nmsuno di questi pro~~ianenti è compatibile cm la<br />

pratica delila psicoterapia autonoma poiché il loro scopo<br />

è quello di far si che il paziente riveli su se stesso più<br />

idormazioni di quanto non (desideri. Iinoltre, tali metodi<br />

#di raggilro psicologico non sono (né sicuri né molto<br />

egicaci. E se raggiungono il loro scopo, sono peggio che<br />

hutili per l'analiista poiché creano precisameinte quel<br />

tipo di rapporto psicologico tra diente e tempista che<br />

entrambi debbano per~istentemen~te cercare di evitare.<br />

Nella prima o seconda intervista, né ,il terapista né il paziente<br />

possono decidere se proseguire o meno la terapia.<br />

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Comunque è auspicabile ohe il pazilente abbia un'opportunità<br />

di conoscere in che consiste la terapia. E' meglio<br />

quindi che paziente e terapista comincino con l'ammettere<br />

onestamente la necessità di conoscersi meglio prima<br />

di poter decide^. sul {loro futuro rapporto. Se dopo<br />

le prime interviste vogliono continuare, la Case successiva<br />

dovrebbe essere di conseguenza definita come "periodo<br />

di prova".<br />

Durante il periodo di prova, il terapistia p ò giudicare<br />

il paziente e il paziente il terapista. Al terapista<br />

queste sedute for-niscono l'opportunità di conoscere meglio<br />

il paziente, la sua storia, la sua attuale situazione,<br />

le sue aspirazionì e così via; al paziente esse forniscono<br />

l'olpportunità di fmiliarizzarsi con lo stile terapeutico<br />

dall'analista; cosa fa e cosa non fa, quando parla e quando<br />

resta i31 siilenzio, cosa si asta e pretende e così via.<br />

Non vi sono scorciatoie in questo processo. Nessun protocollo<br />

del Rorschach può adeguatamente far co)noscere<br />

un paziente e un analista, così come nessuna presentazione<br />

professionale del terapista può farlo conoscere a<br />

un paziente nella giusta maniera. Quando discuto #dal periodo<br />

di prova, abitualmente difco al paziente che il suo<br />

scopo è non salo di dare a ciascuno di noi l'oppcrrtunith<br />

di osservarci, ma di laintarlo a capire, attraverso questa<br />

semplice esperienza, cosa sta per intraprendere.<br />

111 periodo di prova assolve altrettanto bene m'altra<br />

funzione. Fornisce l'opportunità di negoziare e definire il<br />

>t<br />

contratto te~apeutico". (I1 temine "contratto terapeutico"<br />

si riferisce alle regole mediante lle quali il terapista<br />

e il paziente si propongono di giocare "il gioco ,dalla terapia").<br />

Inizialmente il paziente non conosce le regole del<br />

gioco analitico. I1 terapista non sa se il paziente è in grado<br />

di giooare secondo tali regole e, qualora ne sia capace,<br />

se è interessato al gioco. La (maniera migliore per il<br />

terapista di spiegare le regole !del gioco e per il paziente<br />

di capirle, prima di decidere di partecipare al gioco,<br />

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è che entrambi si impegnino in un ~ioco di prova. Questo<br />

è t10 s~copo Emdiammbale del periodo di prova.<br />

Senza dubbio il terapista inculca al paziente le regole<br />

!del ,@o00 analitico ]in {modo ~idormale e indiretto dal<br />

momento del loro primo contatto, ad esempio, insistendo<br />

ch,e sia il paziente stesso a fissare il primo appuntamento.<br />

Durante i11 periodo di prova le regole diventano<br />

sempre più esplicite; esse costituiscono anche un tema<br />

di discussione e, entro certi dimiti, di contrattazione fra<br />

le due parti. Rivediamo le principali regde che debbono<br />

essere discusse e chiarite prima che paziente e terapista<br />

possano dar inizio alla fase contrattuale del trattamento.<br />

Definizione preliminare<br />

del gioco analitico<br />

All'inizio del periodo di prova, può darsi che il pa-<br />

ziente conosca soltanto due regole: che deve pagare un<br />

dato onorario e che l'analista noin gli suggerirà come<br />

comportarsi né nella seduta analiti'ca né fuori di essa.<br />

Frequenza delle sedute.<br />

Ben presto nel periodo di prova, o a volte anche pnima<br />

di questo, analista e paziente debbono discutere la<br />

frequenza #delle sedute. Personalmente preferisco imiziiare<br />

fissando tre o quattro sedute la settimana. I1 numero<br />

che suggerisco per il mom~mto (diversamente che in seguito,<br />

prima di iniziare la fase contrattuale) dipende dagli<br />

impegni di entrambi e qualche volta anche dalla situazione<br />

finanziaria [del paziente. Spiego al pauiente che<br />

queste considerazioni hanno un peso in tale decisione<br />

e, se necessario, che c'è bisogno di una continuità nel<br />

trattamento. Infine faccio spesso presente che possiamo<br />

riconsiderare il problema della frequenza )delle sedute<br />

man mano che procediamo col periodo di prova.<br />

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Il divano.<br />

Metodologicamente, il periodo di prova !differisce dal-<br />

le fasi successive del trattamento in un unico punto<br />

importante: non è stato stabilito fra terapista e paziein-<br />

te nessun contratto impegnativo. E' quindi necessario<br />

considerare se il paziente debba sedere o sdraiarsi. Nel<br />

mio sbudio, il paziente usa un divano con schienale ugual-<br />

mente confortevale per sedersi e sdraiarsi. Invito i11 pa-<br />

ziente ad assumem la posizione che pl-eferisce. Se il pa-<br />

aiente chiede quial è la posizione che io pr&risco, mispon-<br />

do che per me questo fa ben poca differenza, ma che se<br />

per .lui non è un problema preferirai che si sdraiasse.<br />

Credo che, se il terapista si limita a consigliare senza<br />

insistere per l'una o l'altra posizione, la situazione tera-<br />

peutica rimane sufficientemente libera. Comunque, la<br />

cmvilnzione &l terapista che l'analisi possa essere ef-<br />

fettuata solo quando i11 paziente è sdraiato può essere<br />

fonte di serie difficaltà.<br />

La libera associazione e la regola fondamentale.<br />

Freud esigeva che il paziente "assooiasse iiberamen-<br />

te", vale a dilre che non censurasse coscientemente i suoi<br />

pensieri e qche riportasse francamente le sue "libere asso-<br />

ciazioni" all'analista. Ritengo ohe questa regola sia trop-<br />

po coercitiva in quanto dà al 'paziente l'impressione di<br />

dover fare (qualcosa che, secondo la mia >definizione delle<br />

regale ldal gioco, non occorre che faccia. In maniera spe-<br />

cifica, Freud esigeva una completa franchezza da parte<br />

dell'analiizzando. In cambio gli prometteva "la più asso-<br />

luta discrezione". Questo patto, egli dima, costiuisce la<br />

situazione analitica.'<br />

Pur avendo lo stesso obbiettivo di Freud, preferisco<br />

procedere in maniera leggermente diversa. Spiego al pa-<br />

1 An Outline of Psychoanaiysis (1938), Norton, New York<br />

1940, p. 63.<br />

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ziente (se già non lo sa) che posso lavorare salo con le<br />

informazioni che egli mi fornisce. Lo incoraggio a parla-<br />

re su qualunque cosa desideri; posso anche fargli notare<br />

che è libero di trattenere delle informazioni, ma aggiun-<br />

go che posso sapere solo ciò che mi dirà. Da parte mia,<br />

prometto una totale riservatezza.<br />

Questo modo di procedere, in luogo di richiedere<br />

al paziente di aswiare liberamente o di svelarsi quanto<br />

più è possibile, definisce 11a situazione {in termini più fun-<br />

zionali. L'analizzando si fmiliarizza col procedimento e<br />

si responsabilizza per ciò che comunica.<br />

I sogni.<br />

A meno che il paziente non accenni alil'argomento, io<br />

non menziono i sogini al~l'inizio del ,periodo di prova.<br />

Anche se penso che i sogni s~iano comunimzid dense<br />

di signifii'cato e ne faccia uso in terapia, non ritengo che<br />

siano la via regia per l'inconscio. Se l'analista crede che lo<br />

siano è probabile che incoraggi il paziente a riportare i<br />

sogni: questo distorce il procedimento anal'itico. In termini<br />

di m~etodo psicoanalitico, comunque, ciò esemplifica<br />

un pirobilema più gemerale ldda questione dei sogai.<br />

Sostengo che l'analista non deve considerare nessun<br />

particolare tema (sogni, sessualità, avvenimenti del'l'ilnfanzia,<br />

problemi attuali, trmsfert o che so io) più importante<br />

o più interessante di un altro. Un tale ordine di<br />

argomenti impone una struttura formale alla situazime<br />

anaJthica e quindi pi?iva Jl paziente ddla libertà di definire<br />

lui stesso la situazione. Esso rifilette inoltre i pregiudizi<br />

teoretici ~&lJ'malista sulla terapia. Al tempo stesso<br />

serve a rinforzare quei pregiudizi, come accade per le<br />

profezie che si autdeteminano. Invitando il paziente<br />

a comunicare su un particolare argomento (ad esempio,<br />

la sessualità) o in termini di un particolare linguaggio<br />

(ad esempio sogni, sintomi) l'analista ricaderma i suoi<br />

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pregiudizi sulle difficoltà del paziente e sul cambiamento<br />

di personalità necessario per correggerle.<br />

L'analista può e in realtà dovrebbe avere solo due preferenze<br />

circa la condotta del paziente: preferire la comunicaaime<br />

verbale a quella non verbale e la comunicazione<br />

idiretba ia quella h~dii~retta. Nessun'd~t~a preferenza<br />

è compatibile con l'etica dell'autonornia.<br />

Procedure mediche<br />

Molti dei pazi'enti che mi consultano non si sentono<br />

fisicamente malati e non pensano di aver bisogno di assistenza<br />

medica, né io ho motivo di credere altrimenti.<br />

Raramente si aspettano che li esamini fisicamente o che<br />

partecipi in qualche altro modo atlla cura della loro salute.<br />

Supponiamo, comunque, che la salute fisica del paziente<br />

è Wcerta e che egli si aspetti una qualche sorta<br />

di aiuto medilco dal terapista. Cosa dovrebbe fare l'analista?<br />

Dovrebbe ?spiegare che, sebbene medlico (se lo è),<br />

egli non svolge un lavoro ordinariamente considerato medico.<br />

Questo rilguarda non solo la questione Idell'esame<br />

fisico, ma anche il problema dei medicinali e di ogni terapia<br />

organilca. Così il terapista definisce il proprio laworo<br />

col paziente come esclusivm~ente psicologico o educativo.<br />

Se nessario, il terapista può specificare che, come<br />

analista, egli ascolta e parla, cerca di chiarire problemi<br />

e situazioni, discute linee di condotta alternative e altri<br />

tipi di scelta e cerca di decodifioare !messaggi dissimulati.<br />

Per dare maggiore incisività può aggiungere che non<br />

fa niente di più. E' irriilevante che il terapista sia qualificato<br />

ad aiutare il paziente in altri modi, ad esempio prescrivendo<br />

se ativi o dando consigli. I1 terapista rihgge<br />

da altri interventi non perché non sia in grado di realizzarli<br />

adeguatamente, ma perché lo distraggono dal compito<br />

che analista e analizzando si sono proposti.<br />

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Comunicazioni con terzi.<br />

Perisonalmente mantengo una rigorosa linea di candotta:<br />

nessun coinvolgimento con chiunque non sia il paziente.<br />

Una valta che la questione è stata discussa, mi<br />

aspetto che il paziente scoraggi altre persone dal comunicare<br />

con me per quanto riguarda lui e la sua analisi. Al<br />

tempo stesso, poiché non pongo alcuna restrizione al<br />

paziente, egli è libero di fare ~dell'analisi l'uso che più<br />

gli piace. Può vantarsene in giro o tenerla nascosta; può<br />

cercare di usarla a proprio vantaggio a scuola o sul lavoro,<br />

oppure la sua carriera può soffrirne; può usare<br />

la nota *mensile ddl'analicta cmne prcwa in trribunde e<br />

nei procedimenti fiscali, o può scegliere di non farlo;<br />

e così via.<br />

Consideriamo un esempio tipico. L'analizzando può<br />

richiedere lettere o dichiarazioni per 1la commissione di<br />

leva, scuole e altri orgainismi. Si dice spesso che il terapista<br />

dovrebbe stare attento in tali casi


Questo non vuol dire ohe l'analista debba essere freddo<br />

e d sinteressato nei confronti di tali qu'estimi. Anzitutto<br />

esse sono farina per il mulino analitico. In secondo<br />

luogo, l'analista deve, camle semlpre, essere d'aiuto<br />

nel discutere le aspirazioni del paziente e i metodi coi<br />

quali progetta i di perseguirle. Rimanendo femo n,ella sua<br />

deteminazione di mantenere l'autonomia analitica, i1 terapilsta<br />

dovrebbe essere il più possibile dli aiuto per liberare<br />

il paziente e renderlo capace 'di perseguire i suoi<br />

fini, con qualunque metodo decida. Ecco un esempio.<br />

Anche se l'analista non praticherebbe un aborto a una<br />

paziente che lo des%deri, egli dovrebbe essere così libero<br />

nel discutere la "situazione di realtà" relativa agli aborti<br />

nel suo paese e atl~l'estero, come lo è, diciamo, per "da<br />

situazione di realtà" del l~avoro dalla paziente. Lo stesso<br />

genere di considerazioni vale per qualunque cosa il paziente<br />

voglia fare al di fuori dell'analisi e per la quale<br />

chieda l'aiuto dell'analista.<br />

Ricovero in ospedale psichiatrico e suicidio.<br />

Alcuni pazienti attraversano una lunga analisi senza<br />

far mai riferimento alla possibilità di suicidarsi. Altri ri-<br />

portano idee (di suicidio o esprimono il timore di potersi<br />

uccidere fin dall'inizio della terapia. Analogamente, alcu-<br />

ni pazienti possmo non sol~lmare mai la questione del<br />

ricovero in ospdrale psichiatrico, mentre altri possono di-<br />

scuterne fin dal primo incontro col tepapista. In effetti,<br />

alcuni pazienti ch'e consultano [l'analista possmo essere<br />

stati rilcowerati in precedenza; altri passano aver tentato<br />

il suicidio. Riuniwo qui 'questi due fenomeni perché la<br />

minaccia di suicidio è spesso una ragione per consiglia-<br />

re al paziente il ricovero in ospedale psichiatrico (o, se<br />

rifiuta, per rinchiuderlo), e anohe perché la posizione del<br />

terapista autonomo è identica su {entrambi i problemi.<br />

Durante il iperiodo di prova, se il paziente non solle-<br />

va la questione dal ricovero in ospedale psichiatrico, e<br />

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io non ho motivo di ritenere che ciò possa diventare un<br />

problema in seguito, neppure io ne faccio ceano. Mja, come<br />

ho sottolineato, \faccio tutto ciò che posso per spiegare<br />

al paziente che prometto solo di analizzarlo e che<br />

tutti i contatti si terranno nel mio studio.<br />

Se !la questione ddla necessità per il paziente di un<br />

ricovero in ospedale psichiatfico sorige agli inizi della terapia,<br />

l'analista deve spiegare al paziente che agli noai<br />

esercita la psichiatria ospedsliera. Se il paziente ritiene<br />

di aver bisogno di essere rinchiuso in ospedale per la propria<br />

o l'altrui protezione, deve richiederlo, come ogni<br />

cosa non analitica, a qualc\un altro che non sia l'analista.<br />

L'analista può offrirci per raccomandare delle istallazioni<br />

ospedaliere, così come può raccomandare un h-<br />

ternista o un chinzi~go a im paziente che nichiedesse tali<br />

informazioni, ma non deve andare oltre. Questa posizione<br />

è necessaria; essa protegge l'integrità ddla situazione analitica<br />

e assicura il ~aziente che l'analista ha rinunciato<br />

al ruolo psichiatrico abituale che (gli consente di far<br />

ricoverare "malati mentali", con o smza il loro consenso.<br />

In breve, l'analista deve rinunciare per sempre al gioco<br />

dell'ospadale psichiatrico e l'analizzando deve esserne<br />

sicuro. E' curioso con quanta facilità gli analisti abbiano<br />

accettato la regola di non dover visitare dal punto di vista<br />

fisico i loro pazimti, ma non quella di non dover<br />

neppure partecipare al loro ricovero in ospedale psichiatrico.<br />

Quindi l'analista non sdo deve rinunciare ald'abituale<br />

ruolo di medico, ma mche a quello di psiohiatra.<br />

Cane per le v site mediche o le !medicine, così il paziente<br />

deve essere libero di prendere )le sue decisimi sul<br />

ricovero in ospedale psichiatrico; allo stesso tempo, fin<br />

quando il paziente si attiene alle regale del gioco analitico,<br />

l'analista deve essere disposto ad analizzarlo.<br />

La iposizione dell'analista è la medesima per quanto<br />

riguarda la mi~naccia di suicidio; egli non può permettere<br />

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che questa !diventi un motivo !per madi%hre il contratto.<br />

Quest'intendimento è vantaggioso sia per il paziente che<br />

per il terapista. Per alcune persone, l'autodistmzime è<br />

una possibilith maggiore che per altre. II compito dell'analista<br />

Iè di analizzare (questo ciesiideI40 o timore, come<br />

farebbe per qwhque altro. Agi~e in caso di pericolo di<br />

sui~idio idel paziente (casa ben diversa dal ~diwutere, ha<br />

le alttre possibili linee di condobta, l'eventuale ricovero del<br />

paziente), per I'andista equivale a Tiinuncime al mandato<br />

anaili'hico e compiere un "acting out".<br />

Iln verità, solo se il paziente è profondamente convinto<br />

che l'analista rispetta la sua autonamia, incluso il suo<br />

diritto di togliersi la vita, può impegnarsi effettivamente<br />

nellésplorazione analitica e n'ella padronanza 'delle sue<br />

idee di suicidio. Con questaccordo fra paziente e terapista,<br />

le comunicaziloni dell'analizzando circa il suicidio rimangono<br />

il linguaggio dell'autodistruzi~me che è compito<br />

dall'analista analizzare; senza $di esso, le comunicazioni<br />

dell'analizzando diventano messaggi coercitivi intesi<br />

a influenzare la condotta del terapista.<br />

Come termina il periodo di prova?<br />

La durata del periodo di prova varia. Dipende anzitutto<br />

(dail paziente, (da che genere (& problemi porta d terapista<br />

e da che tipo di soluzioine cerca per essi. In semndo<br />

luogo dipende dal terapista, da quando si sente<br />

pronto a intraprendere la psicoterapia autonoma col<br />

paziente. Secondo la mia esperienza, il periodo di prova<br />

può essere breve (una settimana o due) così come prolungarsi<br />

per (diversi mesi e non cmvmtksi mai in un altro<br />

tipo di accordo.<br />

Il pendo di prova tende ad essere minimo cm quei<br />

pazienti che sono ben informati sulle questioni analitiche<br />

e che vogliono essere analizzati. Molti dai )miei pazienti,<br />

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e altrettanto vale per i pazienti analitici in genere, sono<br />

dei professionisti, uomini e donne. Alcuni hanno avuto<br />

precedenti esperienze di psicoterapia. Rapidamente im-<br />

parano ciò che mi aspetto da loro. In tali casi posso spes-<br />

so decidere in una mezza dozzina di sedute o meno se<br />

posso lavorare col paziente. Se non ho motivi di dubi-<br />

tare che i1 paziente possa aderire alle regole del gioco ana-<br />

litico e possiamo mritlaulci iszill'onmario e su un reci-<br />

proco, conveniente orario di appuntamenti, allora quasi<br />

sempre accetto il paziente in trattamento.<br />

All'altm estremo, il rperiodo di prova può durare di-<br />

versi mesi. Ad esempio, il paziente può lamentarsi di<br />

problemi così complessi e così vaghi da richiedere un<br />

notevole lavoro per chiarire perché è venuto e cosa vuo-<br />

le: o può aver avuto una precedente esperienza di ana-<br />

lisi o di psicoterapia e può essere esitante a imbarcarsi<br />

in un altro periodo di terapia; o può trattarsi di uno<br />

studente indeciso tra il continuare gli studi o lasciarli,<br />

oppure tra il risiedere nella città !dove vive l'analista o<br />

trastfeniirsf altrove per gli studi. In queste e analoghe situa-<br />

zioni il paziente generalmente preferisce continuare la<br />

terapia per un lungo iperiodo, ma su una base in qualche<br />

modo provvisoria.<br />

Su tali persone non è conveniente esercitare pressio-<br />

ni, sia perché 'entrino in analisi" (vale a dire, si impegni-<br />

no ad avere appuntamenti regolari per molti mesi) sia<br />

perché la lascino perdere. Viceversa, io accetto i termini<br />

dd paziente se egli può accettare i miei. Di conseguenza<br />

cib che segue è wn {lungo peniodo di prova. Gli appunta-<br />

menti vengono fissati di settimana in settimana. Anzi-<br />

ché promettere al paziente che sarò #disponibile per lui<br />

fino a quando vorrà venire, mi impegno unicamente a ve-<br />

derlo fino a che il suo problema sarà chiarito, sarà in-<br />

dirizzato a un altro terapista, stabiliremo un regolare<br />

accordo terapeutico o, infine, finché non deciderà di in-<br />

terrompere. In alcuni casi l'intero decorso della terapia<br />

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consiste in tale « periodo di prova »; qumdo è finito, il<br />

paziente decide che questo era proprio tutto ciò di cui<br />

aveva bisogno o che voleva.<br />

A volte il paziente, che appare in una situazione caotica<br />

e niente affatto pronto a mettersi nella routine<br />

analitica, male terminare il periodo di prova e iniziare<br />

"l'analisi regolare". Di solito ciò è dovuto al timore che il<br />

terapista possa cessare la terapia e quhdci "rifiutarlo".<br />

I1 paziente può cercare di proteggersi contro questa minaccia<br />

facendo quel genere di promesse che ritiene che<br />

il terapista si aspetti da lui. Io mi rifiuto di aderire a tale<br />

richiesta e spiego al pazi,ente le ragioni del mio comportamento.<br />

Posso accennare a vasti settori della vita<br />

del paziente che non capisco o a problemi che mi aspetto<br />

interferiscano con l'analisi. In alcuni di questi casi andiamo<br />

avanti con l'analisi. In altri, un ulteriore periodo<br />

di terapia rende chiaro che il paziente effettivamente è<br />

poco disposto a aderire alle regole ldell'analisi; il paziente<br />

in realtà si aspettava che il terapista cedesse alle sue<br />

abteae e, quando si rende conto che non agirà in tal senso,<br />

interrompe.<br />

Può anche accadere che il paziente, timoroso di essare<br />

abbandonato dal terapista, utilizzi la sperimentalità<br />

del periodo di prova per le sue necessità emotive. Questa<br />

circostanza, naturalmente, deve essere analizzata; 'h stessa<br />

situazione sarebbe insorta se il paziente e il terapilsta<br />

si fossero accordati nel procedere più presto a una terapia<br />

intensiva. Ci sono molte altre aspettative, necessità<br />

e problemi che pazienti e terapisti portano nella situazione<br />

terapeutica e ch'e colori~scono per ognuno il significato<br />

del ,periodo di prova. Niente p ò sostituire i1 cercare<br />

di comprendere quanto più possibile quello che accade<br />

in terapia e formularlo chiaramente. I1 paziente deve essere<br />

impegnato in questa avventura, perché senza di lui<br />

non potrà riuscire.<br />

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LA FASE CONTRATTUALE:<br />

I. L'ADEMPIMENTO DEL CONTRATTO<br />

La differenza principa1,e tra il periodo di prova e la<br />

fase contrattuale della terapia sta nel genere di impegno<br />

che ~l'an~ista pxnde col paziente. Nel primo, il suo impegno<br />

è temporaneo e con riserva, ne1 secondo, duraturo<br />

e incondizionato. Prima di entrare nellta fase cantrattuale,<br />

l'analista e l'analizzando debbono addivenire a un'intesa<br />

circa il tipo di impegno che il terapista si accinge<br />

a prendere; egli offre al pazilente i suoi servizi come amalista<br />

per tutto i1 tempo che il pazifente deslidera e durante<br />

il quale è disposto ad adempiere i suoi impegni verso<br />

l'analista.<br />

L'adempimento del contratto analiatico dipende in<br />

notevole misura dal fatto che l'analista compia o meno<br />

i passi necessari a reaidmlo effettivo. Non è sufficiente che<br />

l'analista dichiari un contratto; quando arriva il1 mcmento<br />

egli deve agire. Non basta preannunciare il genere di<br />

mosse che si faranno in un gioco; al momento opportuno<br />

occorre muovere. Non solo le parole ma anche le<br />

mosse forniscano informazioni; in analisi i partecipanti<br />

si scambiano entrambi i tipi di informazione.<br />

Se l'anallista fa al paziente tutte le interpretazioni giu-<br />

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ste ma non le sostiene con le mosse corrette, i suoi<br />

sforzi analitici saranno anullati.<br />

Rendere effettivo il contratto analitico<br />

Le mosse mediante le quali il terapista definisce il<br />

gioco sono state già i,ndicate trattando del periodo di<br />

prova. Nd18a fase contrattuale $1 terapista sarà chiamato a<br />

definire e intmpretare ulteriormente molte regole del gioco.<br />

La sola nuova regda, che diventa effettiva in questo<br />

momento (ma che già sarà stata discussa durante il per<br />

odo (di prova), è da promessa del ~tempiista di continuare<br />

il trattamento finché i1 paziente desidererà interromperlo<br />

e il relativo corallario: il suo rifiuto a prendaere la<br />

decisione di terminare. Durante la fase contrattuale è<br />

probabile che il paziente metta alla prova questa regola<br />

in vari modi. Comunque, la sua ultima conseguenza, vale<br />

a dire che il pazilente stesso deve decidere. quando terminare<br />

il trattamento, viene messa a fuoco solo durante il<br />

periodo terminale.<br />

Sebbene di ~pr sé significativo, 10 seopo principale<br />

del contratto è di creare una situazione propizia all'apprendimento<br />

psicoanalitico. Così, gran parte del lavoro<br />

terspeutico durante la fase contrattuale consiste nell'analizzare<br />

i problemi del paziente in modi più o meno<br />

tradizionali. i Non dirò molto su quest'aspetto della tecnica<br />

analitica. Per indicazioni sul tipo di cose da cercare<br />

e da fare e su certi altri aspetti dell'malisi (come ad<br />

esempio, difese, tnm~sfmt, e cosi via) rimandituno il l&tore<br />

ai classici scritti di Fenichel, Freud, Glover ed altri<br />

maestri della psicoanalisi.<br />

Da (parte aosltra passiamo quindi procedere a un d-<br />

teriore esame della fase contrattuale della psicoterapia<br />

autonoma, prestando speciale attenzione alle misure usate<br />

per rendere effettivo il contratto.<br />

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Come fissare gli appuntamenti<br />

L'analista non ha prodotti da vendere; non può curare<br />

una malattia, prescrivere una medicina per alleviare l'ansia<br />

del paziente o fornire una giustificazione medilca per<br />

un impegno del paziente. Egli 'può unicamente contrattare<br />

la vendita di tempo e di servizi.<br />

E' implicito nel contratto, e spesso deve essere reso<br />

esplicito, che si garantisce la prestazione dei servizi in<br />

un certo modo. In altri termini, il terapista deve essere<br />

puntuale; deve cminciare e fiimh-e ;la seduta secondo l'accorda<br />

prestabilito. Dato che gli analisti generalmente aderiscono<br />

a questa regola, non mi dilungherò oltre. Tuttavia<br />

molti terapisti si aspettano che anche i loro pazienti siano<br />

puntuali. A mio mviso, questo illustra un equivoco<br />

di fondo del rapporto analista-analizzando.<br />

I1 terapista e 311 paziente non seguono le stesse regale.<br />

I l m ruoli sono camplementari, non intercambiabili.<br />

Entrambi sono uguali in quanto ognuno deve rispettare<br />

l'autonomia ddl'altro e iln quanto il potere è distribuito<br />

in modo (quasi) sguale tra loro. In termini di regole da<br />

seguire, tuttavia, il rapporto tra analista e analizzando è<br />

un rapporto di ~~c~perazime, paragonabile a quello tra<br />

due compagni nel doppio a tennis. Per la durata di un<br />

11<br />

game", un giocatore cew mentre l'altro è a rete; sebbene<br />

entrambi giochino a tennis, ognuno gioca secondo un<br />

insiame di regole alquanto diverse.<br />

Nella psicoterapia autanoma, la mlaggior parte deile<br />

restrizioni ricadono sull'analista; il paziente ha 'una grande<br />

libertà di azione. Ad esempio, egli non è soggetto all'obbli*go<br />

dì essere puntuale nei suoi appuntamenti con<br />

il terapista. Deve essere puntuale solo nel pagamento<br />

dell'onorario. Ricordiamoci che i1 paziente sì awicina all'analista<br />

col desiderio di wmperare i suoi servizi. Possiamo<br />

quindi supporre che abbia un incentivo ad accettare<br />

la consegna (della mercanzia che desidera acquistare.<br />

In effetti la maggior parte dei pazienti sono puntuali.<br />

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Com~unque, hanno diinitto a non esserlo. Quando ritardano<br />

abitualment~e, compito defl'analista è ricercare le ragioni<br />

di questo comportamento e, se lo comprende, interpretarlo.<br />

Se l'analista punisce il paziente per i ritardi<br />

o lo influenzasse ad essere più puntuale, uscirebbe dal<br />

suo molo di analista.<br />

La disdetta dsglli appuntamenti crea un problema<br />

simile. Di tante h ~tamto d'analista, come del resto il paziente,<br />

avranno necessità di annullare dagli appuntamenti.<br />

In generale i motivi saranno interessi o doveri professionali,<br />

necessità o progetti personali, oppure malattie.<br />

Gli analisti hanno tradizionalmente seguito una politica<br />

a senso unico; essi potevano annullare l'appuntmento<br />

ma i11 paziente no (o, se lo faceva, doveva pagarlo ugualmente).<br />

Seguendo questa regola si pone un fardello<br />

pesante e del tutto innecessario sul mpporto analitico.<br />

La regola è chiaramente discri~minatoria ai danjni del paziente.<br />

Essa viola i principi del contratto analitico. L'analista<br />

promette di prestare al paziente un servizio regulare<br />

e puntuale; eppure, per rispettare le proprie personali<br />

necessità, mantiene il privilegio di interrompere la<br />

prestazione. Se il terapista può avere questo privilegio<br />

(e naturalmente dovrebbe averlo), perché non può averlo<br />

anche il paziente?<br />

La spiegazione abituale del fatto che il paziente debba<br />

pagare per gli appuntamenti annullati (indhpendentemente<br />

dalla causa) è che l'analista ha perso un'ora del<br />

suo tempo e che il paziente ne è responsabile. Ma questo<br />

argomento è contraddetto dal comportamento dell'analista:<br />

egli dice di avere affittato un'ora ma rimane libero<br />

di assentarsi dall'appuntamento. Se realmente affittasse<br />

del "tempo", sarebbe obbligato a compensare il paziente.<br />

Questa è una prassi comune nella vita commerciale;<br />

ad esempio, un imfpresario è responsabile dei danni<br />

economici per la ritardata costruzione di un edificio.<br />

L'analista che si prende due mesi di vacanza in Europa,<br />

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itarda la "consegna" dell'analisi del suo paziente. Non<br />

sto suggerendo di non farlo, ma sottolineando che lo si<br />

fa senza indennizzare i11 cliente per l'inconveniente.<br />

Di conseguenza, se il terapista desitdera rendere il<br />

rapporto fra lui e il suo paziente il più egualitario possìbile,<br />

deve dare al paziente gli stessi privilegi ,di disdetta<br />

di cui egli stesso gode. Perciò al paziente deve essere<br />

concesso di annullare gli appuntiamenti, se vuole assistere<br />

a una riunione professionale o recarsi in Europa, senza<br />

dover pagare le sedute ianndate. (E' meno probabiie<br />

che ciò costituisca un problema per il terapista che gode<br />

di buone entrate, che non per quello che non ne ha).<br />

A questo punto è pertinente una breve osservazione<br />

su un altro tipo di annullamento. I1 contratto analitico<br />

implica il seguente scambio: l'analista vende i suoi servizi;<br />

il paziente compera questi servizi e (ed ecco il punto)<br />

deve prenderli iin consegna nello stludio dell'analista.<br />

Cosa a~ade se 31 paziente altera la propria situazione (o<br />

la siltuazione divan.ta diwrsa non par "errori" o ilnterveniti<br />

attivi da pa~tie sua) in modo tale da non ,potersi recare<br />

nello studio dell'analista? Questo può accaldere ad esempio<br />

se il paziente è arrestato per un delitto, ricoverato<br />

per psicosi, o reso inabiJe (per più giorni) da qualche<br />

malattia. In tali circostanze la responsabilità deillllanalista<br />

verso il paziente cessa, almeno per quel periodo (I'analista<br />

non può andare dal paziente e prestargli i suoi servizi,<br />

diciamo, a casa sua o all'ospedale).<br />

Una simile interruai~n~e può essere trattata in due<br />

modi, a seconda deIle preferenze del paziente e degli accordi<br />

previ che analista e analizzando hanno preso circa<br />

questa eventualità. Se il paziente desidera riprendere<br />

le sedute presso l'analista non appena possibile, deve<br />

pagare per l'assenza. D'altra parte, se preferisce non pagare<br />

le "visite" non effettuate durante quello che potrebbe<br />

essere un lungo periodo, può scegliere di non pagare<br />

ma di dover attendere non solo fino a che sarà di nuovo<br />

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in condizioni di andare dall'analista, ma finché il norma-<br />

le programma ddl'analista consentirà di riprendere i1<br />

rapporto. L'analista deve, naturalmente, riprendere il pa-<br />

ziente e non penalizzarlo per l'interruzione. Solo in que-<br />

sto modo la frequenza dell'analizzando presso lo studio<br />

dell'analista diventa un impegno e una iresponsabilità di<br />

cd il paziente risponde a se stesso e non all'andista; il<br />

terapista non lo premia né lo punisce per il mancato in-<br />

contro.<br />

Nella mia pratica concedo ai pazienti gli stessi privi-<br />

legi di disdire le sedute che concedo a me stesso. Le loro<br />

assenze raramente diventano un problema. Tuttavia a<br />

volte, specialmente con pazienti ipocondriaci, ciò accade.<br />

In questo caso offro al !paziente la salta tra pagare per<br />

gli appuntamenti disdetti per "malattia" o smettere da<br />

terapia.<br />

Complicazioni per procedure non analitiche.<br />

L'autonomia {del terapeuta come analista e del pa-<br />

ziente come analizzando può essere minata, in qualunque<br />

momento del trattamento, da una varietà di esigenze che<br />

ognuno dei due partecipanti può desiderare di soddisfa-<br />

re. I1 pericolo maggiore per un rapporto pienamente con-<br />

trattuale e reciprocamente autonomo sta nel bisogno<br />

di ciasouno di costringere l'altro. Questo rischio è in par-<br />

te psicdlogh, proveniente cdalle aispirazjoni delle due<br />

parti contrattanti, e in parte situazionale, derivante dalle<br />

aspettaitive sociali implicite nei ruoli di chi sdfire e di<br />

chi aiuta. Quindi, come terapeuta, l'analista può faoil-<br />

mente assumere una posizione preminente; pertanto de-<br />

ve stare costantemente in guardia contro ciò. Dall'altra<br />

parte il paziemte può prontamente assumere m a posizione<br />

di infericmità e far ricorso al grande potere di una con-<br />

dizione dii debolezza, usando cioè la sofferenza per co-<br />

stringere il partner. Quindi il terapista deve anche par-<br />

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darsi dalla strategia ,del paziente di ottenere la mperio-<br />

rità mediante la paradossale manovra di impadronirsi di<br />

ciò che appare come un ruolo inferiore.<br />

Dare consigli e prescrivere medicinali sono cause fre-<br />

quenti di squilibrio nel rapporto analitico. In questi mo-<br />

di il terapista comunica al cliente di essere pronto a<br />

adottare misure di controllo sugli impulsi, necessità o<br />

probllemi del paziente. Se lo fa, chi sarà a decidere il<br />

grado che il contrahlo del terapista dovrebbe assumere?<br />

E come verrà deciso?<br />

Queste domande non hanno arisposta. In pratica il pa-<br />

ziente tenterà spesso di indurre lo psichiatra ad assu-<br />

mere un sempre maggiore contrallo su di lui. Lo farà<br />

agendo come se stesse progressivamente perdendo il con-<br />

trollo di se stesso. Quanti più consigli darà il terapista e<br />

quanti più medicinali prescriverà, tanto più il paziente<br />

sembrerà deteriorarsi; diventerà sempre più depresso<br />

e "impotente" ed avrà sempre maggior bisogno di se-<br />

dativi.<br />

Corriupondentemente aumenterà la pressione sullo<br />

psichiatra perché "faccia qualcosa". Ben presto il terapi-<br />

sta comincerà a preoccuparsi che il paziente possa cm-<br />

mettere un suicidio. Cercherà allora di aumentare il con-<br />

trollo sul paziente ricoverandolo in ospedale, trattando-<br />

lo con elettroshwk, e così via. In questo circolo vizioso,<br />

il paziente può essere in grado di provare che è padrone<br />

di se stesso solo uccidendosi. Naturalmente una voilta che<br />

incomincia a scendere la china, il terapista ha rinuncia-<br />

to, o dovrebbe aver rinunciato, a ogni speranza di analiz-<br />

zare il paziente.<br />

L'analista competente non dovrebbe aver bisogno di<br />

fare similii cose. Dovrebbe limitarsi ad essere un analista.<br />

A questo punto è forse opportuna qualche osservazione,<br />

dato che il terapista potrebbe trovare l'atteggiamento<br />

analitico difficile da mantenere.<br />

Se il paziente può essere definito dipendente, indifeso<br />

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e malato, il terapista è giustificato nell'adottare una misura<br />

di controillo nei suoi confronti. Dato che simili persane<br />

richiedono piro~tezime, 11 imdo & "prot~trtore" diventa<br />

legibtimo. D'altra parte, IW i1 terapislta considera<br />

il paziente autonomo ed autoresponsabile, la protezione<br />

non è legittima. Se tale persona è ciononostante "protetta",<br />

possiamo giustamente panlare di degradazione,<br />

sfruttamento e oppressione. Un esempio di oiò è il rapporto<br />

tra segregazioniisti e negri.<br />

E' chiaro il perché fornire protezione è seducente<br />

per il protettore: gli dà $1 contr01ilo idel rapporto. Qui<br />

sta la croce del problema per il terapista che trova difficile<br />

l'atteggiamento di alutonomia; rinunciando al "dovere"<br />

di proteggere il paziente, !deve anche ninunciiare al<br />

>P<br />

privilegio" di control~larlo. I1 terapista autonomo virtualmente<br />

non ha controllo sul suo paziente; di qui la<br />

paura di perderlo. Ne consegue allora che, nella misura<br />

in cui il terapista ha paura della perdita dell'oggetto, cercherà<br />

un tipo di rapporto eteronomo coi cuoi pazienti.<br />

Gli psicoterapisti spesso hanno bisogno dei loro pazienti<br />

più di quanto i pazienti non abbiano bisogno dei loro<br />

psicoterapisti (non salo ecommicamente ma anche psicologicamente).<br />

Per superare quindi uno dei liimiti della<br />

pratica ddla psicoterapia autonoma, il terapista deve<br />

essere largamente libero dalla paura )di perdere il paziente<br />

e, quindi, dal desiderio di controllarlo.<br />

Un altro genere di complicazione non analitica che il<br />

terapista deve evitam è panlare del paziente con temi. Del<br />

tutto erroneamente, si ritiene spesso che l'utilità di questa<br />

pratica consista nel proteggere le confidenze del paziente.<br />

Senza dubbio queste ultime richiedono protezione<br />

assoluta; e se l'analista non disoute dal paziente con<br />

altri, le confidenze del paziente sono, ipso facto, perfettamente<br />

protette. Così dovrebbe essere. Tuttavia restrimgere<br />

il rapporto dell'analista sdtanto al praprio paziente<br />

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serve anche a un altro slcapo. Per vederlo chiaramente,<br />

consideriamo un caso tutt'altro che insolito in psico-<br />

terapia.<br />

Supponiamo che il paziente voglia liberare il terapi-<br />

sta daill'obbligo di mantenere confidenziali le sue comu-<br />

nicazioni, e che iinoltre richieda al terapislta di colmunica-<br />

re con altri, ad esempio, 'di dare una diagnosi al rettore<br />

di un collegio o tal direttore del persanale di una socie-<br />

tà. Cosa dovrebbe fare l'analista?<br />

Non ho bisogno di insistere sul fatto che l'analista<br />

non gioca un consueto gioco medico. I1 "materiale" che<br />

l'analizzando comunica all'andista non è come il cam-<br />

pione di sangue che il (paziente medico dà al suo dotto-<br />

re. In quest'ultimo caso, il pazilente "possiede" il sangue<br />

e di conseguenza anche ~l'informazime che il dottore può<br />

vicavarne. Quindi il paziente può dare istruzioni al me-<br />

dico di trasmettere quest'informazione a terzi e, nel<br />

normale andamento delle cose, questo è quanto il dot-<br />

tore farà. Non ha motivo alcuno par ncm farlo.<br />

E' sciocco tuttavia cercare di seguire (le stesse regole<br />

in analisi dato che non c'è nulla che il'snalista possa co-<br />

municare ad altri che anche i11 pazilente non conosca o<br />

non abibla diritto a conoscere. Pkhé lo scopo dall'analisi<br />

è ampliare al massimo grado l'autcmamia del paziente,<br />

l'analista non ha maggiori ragioni di informare una ter-<br />

za persona della "diagnosi" del paziente di quante ne<br />

avrebbe di dire alla moglie del paziente che il marito la<br />

odia, o aill'agente di borsa del pazimte che il suo clknte<br />

vuole comperare un centinaio d'azioni della Genera1 Mo-<br />

tors a 92. Qualunque cosa il paziente voglia far sapere<br />

alle diverse persone della sua vita può (dirgliele lui stes-<br />

so; ,di fatto deve dirgliele, dato che l'analista non lo farà<br />

in sua vece. Se l'analista svolgesse questa sorta di ruo-<br />

lo, parteciperebbe attivamente alla vita extra-analitica<br />

del paziente viziando così l'intero sfarzo analitico.<br />

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"Frustrare" e "soddisfare" il paziente<br />

I1 problema di quanto l'analista dovrebbe soddisfare<br />

o frustrare 41 paziente ha tormentato a ilungo ilti psicoana-<br />

bisi. Le opinioni di Freud d riguardo non hanno aiutato<br />

a risolvere il problema. Messo di fronte a pazienti fobici<br />

e ossessivi i quali, malgrado un i(ntenso lavoro analitico,<br />

erano restii a rinunciare ai loro sintomi, Freud suggerì<br />

che il terapista adottasse certe forme di "attività" per<br />

esercitare una pressione sul paziente affinché cambiasse.<br />

Il "principio" fondamentale che propose fu:<br />

I1 trattamento analitico deve essere portato avanti,<br />

per quanto possibile, in condizioni di pl;ivazione, in uno<br />

stato dli astinenza S.'<br />

Questo dettame si è rivelato una ricca sorgente di<br />

confusione. Senza dubbio per "astinenza" Freud non intendeva<br />

l'astinenza sessuale. Ferenczi e altri, tuttavia,<br />

conciglimavano ai pazienti di non masturbarsi o di non<br />

avere rapporti sessuali. Ma i suggeriimenti di Freud riguardo<br />

ail'astinenza erano colo leggermenfte meno infelici:<br />

(. . .) Per crudele che possa sembrare, dobbiamo fare<br />

in modo che )la sofferenza del paziente, a un livello che<br />

sia in qualche modo effettivo, non termini prmaturamente<br />

... Per quanto ri~guarda i suai rapporti col medico,<br />

il paziente deve essere lascilato con molti desideri insoddisfatti.<br />

E' conveniente inegargli precisamente quelle soddisfaziuni<br />

che desidera con maggiore intensità ed espnime<br />

con più insistenza D . ~<br />

Ved,iamo qui Freud sostenere la manipolazione e la<br />

coercizione del paziente, apparentemente nell'interesse<br />

dell'analisi. Ciò è assurdo. Tali manovre sono antianali-<br />

1 Lines of Advance in Psycho-Analytic Therapy (1919), The<br />

Stundurd Edition, vol. XVII, p. 162.<br />

2 Zbid., pp.. 165-164.<br />

240<br />

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tiche e non trovano posto nella psicoterapia autonoma.<br />

I problemi che indussero Freud a ricorrere a tali interventi<br />

'httiM" si chiariscono faciilmente conscideriando la<br />

psicoandiisi come rapiparto contrattuale: su ciò è opportuno<br />

dire ora qualcosa.<br />

Ritengo che Freud abbia formulato la regola deill'astinenza<br />

per contrapporsi alla "naturale" tendenza del terapista<br />

a confortare il paziente. Egli ritenne quindi necessario<br />

sottolineare che l'analista non deve adeguarsi ai<br />

desideri del paziente se essi ostacolano il lavoro dell'analisi.<br />

Ad esempio, se il paziente desiderasse l'affetto del<br />

terapista, l'analista non dovrebbe concederlo se<br />

plice-<br />

mente per farlo "sentire meglio". Lo scopo della terapia<br />

non è di raggiungere la "felicità" e neppure il "benessere",<br />

ma di apprendere su se stessi e sviluppare I'auton~mia<br />

personale. Per me, la regola dell'astinenza significa<br />

esattamente questo e niente di più recondito.<br />

Comunque, per un insieme di ragioni che non ci riguardano,<br />

nella psicoanalisi divenne papalare l'idea che<br />

la condizione psicologica più adatta iper un paziente che<br />

intraprende l'analisi fosse uno stato di frustrazione. Molti<br />

analisti, quindi, ritengano che il paziente debba sentirsi<br />

ansioso, fare sacri5ici finanziari per i11 trattamento e<br />

così via; perché, altrimenti, l'analisi cesserà di essere efficace.<br />

Secondo me quest'opinione è wrnpletmente<br />

m<br />

falsa?<br />

L'analista non ha maggiore diritto di "frustrare" il paziente<br />

di quanto ne abbia di "soddisfarlo". Per di più,<br />

cosa intendiamo per "frustrazione" e "gratificazione"?<br />

Considerare il rapporto analitico come contrattuale<br />

semplifica le case. L'analista si impegna col paziente a fare<br />

alcune cose per )lui. Strettamente parlando, quindi, se<br />

l'analista rispetta il suo contratto non "premia" il paziente;<br />

si comporta semplicemente come una persona<br />

3 Vedere THOMAS S. SZASZ, The Meaning of Suffering<br />

a American Journai of Psychoanaiysis o, 21 (1961), pp. 12-17.<br />

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in Therapy,<br />

24 1


onesta che fa il suo lmoro e mantiene le sue promesse.<br />

Viceversa, se d'analista cessa di rispettare il contratto,<br />

egli non "frustra" il paziente (anche se, indubbiamente, il<br />

pazient'e può sentirsi frustrato); si comporta semplicemente<br />

come una persona disonesta che non fa il suo lavoro<br />

e infirange le sue promesse.<br />

Naturalmente, in pratica, le cose non sono così semplici.<br />

Ma consi'deriamo il problema class'ico che dà ori-<br />

gine alla nozi'one di « astinenza » e rhrrnul~iamo~o in<br />

termini di autonomia e contratto. I1 paziente è una giovane<br />

attraente il cui marito è (impotente. Va dall'analista<br />

e si innamora di lui. Dovrebbe quest'ultimo soddisfare<br />

i desideri sessuali della paziente? Se non lo farà, lei si<br />

sentisrà "frustrata' e pertanto nello stato di astinenza<br />

adatto per essere analizzata. Per (me, questo è uno strano<br />

modo di considerare il problema.<br />

Anche se la paziente può desiderare dli intraprendere<br />

una relazione sessuale col terapista, non è questo il genere<br />

di attività che il terapilsta ha promesso di vendere. Di<br />

conseguenza, questa situazione richiede prima di ogni altra<br />

cosa una chiarificazione e quanto prima tanto meglio.<br />

In gran parte, forse, pe~hé una situazione di questo genere<br />

non fru adeguatamente chiarita nei primi tempi dell'<br />

analisi, ed anche perché i medici occasionalmente intraprendono<br />

un'attività sessuale con le loro pazienti, non<br />

era dei1 tutto Inlgiustlif3cato per il paziente aspettarsi che<br />

il terapista agisse i,n un simile modo. La nozwne allora<br />

prevalente, che la giusta prescrizione per la malatbia<br />

"~htmiia" fosse Penis novmalis, dosim: repetatur, non poteva<br />

essere di aiuto. Se questo era un "ttrattamento",<br />

perché i medici non avrebbero dovuto "solmiministrarlo"?<br />

Cerchiamo di non ingannami al ,riguardo; non si<br />

tratta di un semplice gioco di parole. Solo in questa<br />

l'uce possiamo capire perché glsi analisti pensarono che<br />

negare ai pazienti certe cose è lo stesso che frustrarli.<br />

Questo naturalmente è vero per coloro che sono inddfe-<br />

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si, specialmente i bambi,ni e (le persone fisicamente invalide.<br />

Se un bambino è affamato la madre nan può dirgli<br />

di cercare del cibo e nutrirsi da solo. Ma 6 questo il<br />

modello adeguato al paziente analitico?<br />

Per torna= al nostro ipotetico caso della giovane<br />

isterica che ha bisogno di "sesso", il compito dell'analista<br />

non è di preoccuparsii del suo stato di "astinenza" ma di<br />

accertare perché, se vuole un amante, non lo cerca al di<br />

fuori della situazione analitica. Anche se, naturalmente,<br />

dal punto di vista della esperienza questo genere di sitluazione<br />

è erotica, (e, se la paziente è attraente, l'analista<br />

può sentirsi tentato), teoricamente non è di natura specificatamente<br />

sessuale. Supponiamo che il marito della<br />

paziente abbia perso tutto ibl suo denaro e che essa daider'i<br />

che sia l'analista a manbenerla. Considererà egli un<br />

"frustrare" la paziente il propri40 rifiuto di aiutarla economicamente?<br />

1 tener presente la natura contrattuale della<br />

psicoterapia autonoma aiuterà sia l'analista che l'analizzando<br />

ad evirtare ,di confondere ed equiparare l'adesione<br />

ai1 contratto con la "frustrazione" dal paziente.<br />

Un altro aspetto di questo problema menita un breve<br />

cenno. Dai (miei contatti con giovani terapisti ho tratto<br />

l'imipressione che molti credono che vi sia qualcosa<br />

di impliciltamente e misteriosamente "buono" o "analiticamente<br />

corretto" nel rifiutare di rispondere a una 'domanda<br />

del paziente, semplicemente perché egli l'ha posta.<br />

I1 terapista stava forse sul punto (di spiegare qualcosa<br />

ma, come reazione alla domanda diretta del paziente,<br />

si gela e rimane in silenzio. (Si tratta di solito ddlo<br />

stesso terapista che, paradossalmente ma coimprensibilmente,<br />

sbaglierà altresì contalminando la situazione analitica<br />

col "fare tropipo" per il paziente; vale a dire, facendo<br />

cose non contemplate nel contratto). Un simile terapista<br />

è troippo timoroso di essere controllato dd paziente<br />

e controreagisce cercando di controllare il paziente.<br />

La mia opinione è che il paziente ha diritto al genere<br />

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di aiuto che l'analista ha promesso di dargli. Sebbene<br />

aloune delle domande del paziente possano rilmanere sen-<br />

za risposta (ed è auspicabile che egli ne comprenda la<br />

necessità), molte altre meritano una risposta senia. In<br />

sintesi, l'andista non deve desiderare di "frustrare" il<br />

paziente, e quindi diutarsi di rispondere a deUe doman-<br />

de, e nemmeno 'desiderare di "gratifìcanlo" e quindi ri-<br />

spondere a domande che mirano alla rassicurazione piut-<br />

tosto che all'informazione.<br />

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LA FASE CONTRATTUALE:<br />

I. ANALISI DELLA SITUAZIONE ANALITICA<br />

I concetti di autonomia e contratto sono decisivi per<br />

la psicoanailki. Colaro che pmtùmno questo tipo di tera-<br />

pia non debbono quindi soprendersi di trovare alcuni dei<br />

loro problemi strutturati in tannini di autonomia con-<br />

trapposta all'eteronomia e di mantenimento di promes-<br />

se in contrapposizione all'inadempienza. Molti problemi<br />

tradizionali della psichiatria e della psicoterapia assumo-<br />

no una veste nuova e più trattabile se awicinati da que-<br />

sto punto di vista.<br />

Generalmente li1 paziente va dal terapitsa in cerca di<br />

aiuto per i suoi disturbi. Non va a negoziare un contrat-<br />

to. Tuttavia questa specie di dissonanza tra compratore<br />

e venditore non è inconsueta. Ad esempio, una persona<br />

che vuole aslsicurare la propnia vita consulta un agente<br />

assicurativo che gli spiega i mtratti offerti dalle varie<br />

compagnie di assicurazione sulla vita. $1 cliente deve de-<br />

cidere se vuole acquistare una polizza, ed eventualmen-<br />

te di che tipo.<br />

Analogamente, anche se il paziente può venire con l'in-<br />

tenzione di acquistare della "terapia", l'analista deve an-<br />

zitutto spiegare cosa ha da vendere. Se il paziente non ne<br />

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è informato, l'analista deve anche spiegare quali altri tipi<br />

di terapia psichiatrica sono in vendita. A meno che il<br />

paziente non abbia una scelta tra una varietà di terapie<br />

e di terapisti, non potrà negoziare efficacemente cm<br />

l'amalista. Se può ottenere aiuto solo sottomettendosi alle<br />

cmdizicmi dell'analista, allora, in effetti, egli è costretto<br />

dal suo stesso bicsoigno ad acquistare qualunque<br />

cosa l'analista venda.<br />

Alcuni si avvicinano al terapista esattamente con<br />

questo spirito; asseriscono di aver bisogno di un aiuto<br />

terapeutico che salo l'analista che hanno consultato può<br />

fornire; di conseguenza debbono sottomettersi, e h verità<br />

lo saranno di buon grado, alle cmdbioni ~dell'analista.<br />

L'analista non dove accettare questa definizione dd!a situazione<br />

ma 'deve slfiidarla e cercare di chiarida. Senza<br />

dubbio il cliente può shmrmenk credere che un detwminato<br />

terapista isia l'unico a poterio aiutare. I1 che, -asionalmente,<br />

potrebbe esseire vero. Tubtavia è impoa-tante<br />

t'enere presente che 131 paziente che cerca aiuto analitico ha<br />

delclle scelte. La pratilca della psiicoandisi Iè possilni~lce solo in<br />

una società capitalistica, com~petibiva e pluralistica; una<br />

simile società offre una varietà di terapie alle persone<br />

h dubbio. Sottolineo questo {punto perché, anche se il1<br />

paziente può sentire che una certa forma (di trattamento<br />

.è la sola "giusta per lui", in effetti è lui che l'ha<br />

scelta preferendola a malte altre.<br />

Analisi della situazione analitica<br />

In gran parte, l'analisi della situazione analitica 1 è<br />

l'analiisi del contratto. Un accordo contrattuale, per la<br />

sua stessa natura, può essere rotto in due modi: per ina-<br />

dempienza o per eccessivo rispetto degli obblighi. Questi<br />

due tipi di violazione ,del contratto corrispondono ap-<br />

246<br />

1 Ved. cap. 111.<br />

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prossimativamente agli atteggiamenti caratterologici del-<br />

la persona che sfirutta e di qudh che si lascia sfruttare.<br />

Fino a un certo punto, da prima è tipica del cmì debto<br />

indirviduo esigente orale o avido, o del sadico; la seconda,<br />

della così detta persona matura o generosa, o del maso-<br />

chista.<br />

La persona che abitualmente non rispetta i contratti.<br />

Un bucm esempio della persona che wca di evitare i<br />

suoi obblighi contrattuali è il paziente che abitualmente<br />

recita il ruolo dal mailato. Egli non vede nulla nella vita<br />

se non i propri malanni, bisogni, problemi e soferenze;<br />

si aspetta siegretamente di dover essare (e in qualche<br />

modo lo sarà) ricompensato ("aiutato") per i suoi<br />

disturbi. Questo paziente in effetti dice: u Non voglio negoziare.<br />

Ciò che vaglio è lare le cose a modo mio. Perché<br />

non mi date ~queillo di cui ho tanto bisogno? ».<br />

Questi pazienti sipesco esibiscono, per lo (meno inizialmente,<br />

sintomi ]di ooniversiolne isterica; o possono sdhire<br />

delle cosiddette malattie psicosomati&e, oppure sono<br />

dei nevrastenici » che si lamentano di ansietà cronica,<br />

stanchezza e depressione. All'inizio sembrano interessati<br />

e ben disposti a partecipare al gioco analitico. Ma non<br />

appena si definisce ,più nettamente il contratto, si ribellano<br />

contro di asso. Non passerà molto che si lamentmanno<br />

maramlente )&l tempo e dei solidi che debbono investijre<br />

nel trattamento. Subito dopo metteranno alla prova<br />

il terapista; disdiranno gli appuntamenti e rirnanderanno<br />

il pagamento del'onorario. Siunili pazienti hanno<br />

spesso avuto lunghe e fortunate carriere usando tali tattiche<br />

coi parenti e a volte anche con altri terapisti. Hanno<br />

quindi imparato che non debbono mantenere le promesse<br />

e che possono rompere i contratti (o non farne<br />

affatto); i loro sintomi e loro sofferenze vengono accettate<br />

come valide scuse.<br />

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In una situazione di questo tipo, l'analisi del contrat-<br />

to e dell'atteggiarnento del paziente nei suoi confronti, e<br />

inoltre una posizione inflessibile del terapista veriso il<br />

contratto, sono indispensabili per una efficace terapia ana-<br />

litica. Se P terapista modifica td centrato, fornendo ad<br />

esempio al paziente sedativi o giustificazioni mediche<br />

per questo o quell'altro scopo, oppure riducendo l'ono-<br />

rario o hsuiando che il paziente accumuli un debito, al-<br />

lora, invece di analizzare la condotta del paziente, il te-<br />

rapilsta gli avrà consentito '& agire nuovamente, nella si-<br />

tuazione terapeutica, ifl suo abituale modo di cmpor-<br />

tarsi.<br />

E' come se il paziente dicesse: Non posso 8risp&tare<br />

i termini del contratto perché sono troppo malato (o<br />

troppo esausto, o con troppe preoccupazioni economiche,<br />

e così via) D. I1 paziente parla perciò il linguaggio del<br />

"Non posso" o ddle giustificazioni. I1 terapista o accetta<br />

quest'idioma o lo rifiuta. In generale, il terapista non<br />

analitico (specialmente il così detto terapista di soste-<br />

gno) si comporta nel primo modo; il terapista analitico<br />

nel secondo.<br />

Compito del~l'analista è tradurre dal linguaggio del<br />

>> non posso" al linguaggio del "non voglio", o dal lijn-<br />

guaggio deltle scuse al Linguaggio dalla raponsiabibità. Gran<br />

parte d'e1 ilavoro quotidiano dell'analisi consiste nel fare<br />

questa sarta di traduzione per ihl paziente e di insegnar-<br />

gliela a fare per conto suo.<br />

I1 terapiista che manca di contestare 1''dioma del pa-<br />

ziente lo accetta come persona irresponsabile. Lo psico-<br />

analista non deve falilo. Egli \d'eve essere capace d' '1 corniprendere<br />

il linguaggio del paziente ma deve rifiutarsi di<br />

adottarlo per l'incontro terapeutico. Al contrario, deve<br />

trattare il pazicente come persona autonoma e responsabile.<br />

Questo si può raggiungere solo assegnandogli delle<br />

responsabilità e aspettandosi che le assuma. A questo<br />

proposito, la terapia è tutt'altro che moralmente neutra-<br />

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le. I1 (paziente deve assumersi la responsabilità di riupettare<br />

il contratto coi1 terapista. Se non lo fa, il contratto<br />

avrà fine.<br />

Questo, posso aggiungere, è l'unico sistema con cui<br />

l'analista può cosbmingere il cliente. I1 terapista autonomo<br />

non può e non (deve influenzare direttamente il paziente<br />

perché si comporti responsabilmente cm gli altri: questo<br />

è un problema daro, nocn del terapista. Ciò nm signi-<br />

&a, naturalmente, che iil terapista non possa fare commenti<br />

sulla condotta del paziente consistente nel rompere<br />

i contatti con quelli che lo circondano.<br />

La persona che abitualmente eccede nell'adempimento del<br />

contratto.<br />

In contrasto con coloro che abitualmente ingannano<br />

o cercano di ottenere qualcosa per nulla, ci sono quelli<br />

che credono di (dover pagare nella vita un prezzo per<br />

qualunque cosa; più desiderano una cosa, più alto è il<br />

prezzo. Qui il terapista è di fronte alla persona oppres-<br />

sa da un senso di cdpevolezza cronico, timorosa di<br />

sfruttare il partner e di essere biasimata per questo. Una<br />

simile persona non solo onora il contratto ma tende a<br />

eccedere nel rispettarlo; è iper-responsabile. Così il pa-<br />

ziente è eocessivmente premuroso verso l'analista e le<br />

sue necessità; si comporta come se l'analista tosse debole<br />

e il paziente forte; paga prontamente le sue parceille e<br />

non si lamenta mai del costo dell'analisi; si offre di fa-<br />

re dei lavori all'analista e cerca di portargli dei doni,<br />

e così via. Questi pazienti sono spesso disposti ia fare un<br />

contratto per l'analisi a delle condizioni economiche e<br />

d'altro genere possibilmente troppo onerose per loro.<br />

Di regola, uno o entrambi i genitoni di queste perso-<br />

ne definivano i loro moli in termini di grande sacrificio<br />

personale per i11 bambino. Come risultato il bambino è<br />

cresciuto sentendosi intollerabilmente colpevo~e per gli<br />

sforzi dei genitori a suo favore, e cerca di mitigare la<br />

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sua coilpevolezza "ripagando" ampiamente il genitore e,<br />

di conseguenza, chiunque possa fare qualcosa per lui.<br />

Queste (persone spesso diventano pazienti analitici perché<br />

la loro tendenza a eccedere ne~l'adempiimento dei contratti<br />

incoraggia i datori di lavoro, gli amici, i coniugi e i figli<br />

a sfruttarli. Ma presto o tardi finiscono per avere dei<br />

risentimenti.<br />

Anche queste persane parlano il linguagggio dei bisogni.<br />

Al contrario dello sfruttatore che è in sintmia<br />

unicamente con le proprie necessità, lo sfruttato è in<br />

sintonia solo con ,le necessità degli altrii con esclusione<br />

delle proprie. Più esattamente, per queste persone k vitale<br />

percepire acourataimente i bisogni degli altri e,<br />

se possibile, sodd~iisfarli. Di qui 9 iloro eccedere nel ri~<br />

spetto dei contrattii e il loro soddilsfare eccessivamente<br />

le richieste del partner per evitare sentimenti di colpa<br />

per aver mancato ai loro obblighi.<br />

Sia lo sfruttatore che lo sfrutbato presentano determinati<br />

problemi all'analista che cerca 'di stabilitre un rapporto<br />

contrattuale col paziente. Lo sfruttatore si opipone<br />

al contratto perché il suo atteggiamento C Sono<br />

troppo debale e indifeso per negoziare un contratto: lei<br />

deve accettarmi come cono fino a che non diventerò più<br />

forte; allora sarò ben felice di agire più responsabilmente<br />

P. Naturalmente questa è una pramessa destinata a<br />

non essare rnantenuba. Una vdta che d texapista I'accettal<br />

l'analisi è finita.<br />

Anche lo sfruttato si oppone al contratto, ma lo fa<br />

più sottilmente. 111 terapista incauto può facilmenlte perdere<br />

il senso del comportamento e dei sentimenti dal<br />

paziente. L1 suo atteggiamento può essere parafmato come<br />

segue: « Non posso negoziare con te perché sei troppo<br />

debole; anche se medi che stiamo trattando ti sbagli<br />

in quanto mi sento obbligato a accettare i tuai .termini<br />

per evitare di ferirti e quindi sentirmene responsabile ».<br />

Qui la terapia è minacciata dalla colpevoSezza, dal ma-<br />

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sochismo e dal diniego di dipendenza del paziente. Se<br />

il terapista ignora questa possibilità (il che può accadere<br />

specialmente se ha bisogno [di pazienti e di denaro), può<br />

stipulare un accordo terapeutico cm un paziente per $1<br />

quale il dispendio di tempo, di denaro e di fatica richie-<br />

sti sano eccessivi. Così quello che 'può smbrare un con-<br />

tratto diventerà un ripetersi dell'abituale stile di vita ma-<br />

sochistico dlel paziente.<br />

Scambio di doni e di favori<br />

Dare e 'ricevere doni è, almeno nella nostra oultura,<br />

una transazione fondamentale nella vita famigliare, for-<br />

temente carica di significato emotivo. Forse, meglio di<br />

ogni altra cosa, il dono premuroso simboleggia amore,<br />

affetto e specialmente gratitudine. Di conseguenza, il<br />

"1iinguaggio" dei (doni offire al paziente un mezzo pronto<br />

di comunicazione col terapista. Nella pratica psichiatrica<br />

medica e non analitilca, è parte "normale1' e ammessa<br />

del rapporto terapeutico che il paziente, grato, offra al<br />

medico un regalo come segno di apprezzamento per il<br />

suo aiuto. Se il paziente è rioco, il dono può essere so-<br />

stanzioso, eccedente di gran lunga il più esorbitante ono-<br />

rario dal medico per il partilcalare servizio prestato.<br />

Poiché fare e ricevere doni è una componente così<br />

normale della vita famigliare e anche di molti rapporti<br />

cliente-specialista, l'analizzando sarà di solito incline, a<br />

un certo momento 'della terapia o alla sua conclusione,<br />

a offrire all'anailista un dono. E si aspetterà anche di ri-<br />

ceverne favori. I1 terapista, d'altra parte, può essere ten-<br />

tato di accettare regali dal paziente e $di mncedergli dei<br />

favori. In questa situazione, coime in molte altre, I 1' ana-<br />

lista non può semplicemente adagiarsi sulle convenzioni<br />

sociali, per quanto convenienti a volte possano essere.<br />

Appunto perché scambiarsi doni e favori possiede un<br />

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notevole significato emotivo per il paziente (e possibil-<br />

mente anche per il terapista) e poiché è un'attività cm-<br />

venzionale, tale transazione offre all'anal~izzando un vei-<br />

colo socialmente aocettabile par esprimere e dissimulare i<br />

suoi transfert cull'analista. I1 camipito dell'analista è<br />

chiaro: deve analizzare tale condotta, non parteciparvi.<br />

Come può e deve l'analista far ciò?<br />

L'analista deve, naturalmente, rinunciare al desiderio<br />

di ricevere doni dai ipazienti o di accordar loro dei fa-<br />

fori. Qui, ancora una volta, un onorario adeguato gioca<br />

un suo rualo; se l'analista i? pagato per i suoi servizi, il<br />

suo desiderio di "percepire" dal paziente in forme extra-<br />

monetarie è ridotto. I1 idesfiderio del terapista [di fare dei<br />

favori al paziente .è, per malti versi, una fonte di diffi-<br />

coltà più complessa per il lavoro analitico; certamente<br />

l'analista che desidera aiutare ii suoi alienti aittraverso<br />

la psicobrapia autonoma deve domimare quest'inclina-<br />

zione.<br />

Camunque, anche se l'analista può esserie libero da<br />

ogni desiderio di cmunicare col paziente per mezzo di<br />

doni e favori, 61 paziente può non lesseillo. Pentanto ogni te-<br />

rapista analitico deve essare preparato a trattare questo<br />

problema con tatto ed efficacemente.<br />

A differenza delle regole sull'onorario o sulla fre-<br />

quenza idle sedute, le. regdlle sdlo saambio di doni non<br />

dovrebbero essere stabilite all'inizio del trattamento. Far-<br />

lo sarebbe inopportuno e ilndiscreto; all'inizio del suo<br />

rapporto col terapista il paziente è generalmente occu-<br />

pato coi suoi problemi personali e forse con la paura<br />

della terapia, non col problema dei doni al terapista.<br />

Quindi, se i11 terapista introducesse l'argomento, stabilù-<br />

rebbe una proibizione. In alcuni pazienti ciò può servi-<br />

re a stimol~are un desiderio di realizzare il comporta-<br />

mento proibito; in altri, può bloccare il successivo svi-<br />

luppo di 'un desiderio di scambiare dei doni. In ogni ca-<br />

so, l'eccessiva e prematura intrusione dell'analista nella<br />

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situazione terapeutica renderebbe l'analisi della tenden-<br />

za del paziente a comunicare attraverso il 7inguaggio"<br />

dei doni più difficoltosa o impossibile.<br />

Per queste ragioni, trovo che la cosa migliore sia<br />

trattare il problema dei doni e dei favorii solo quando<br />

si presenta nella situazione terapeutica.<br />

Personalmente non accordo favori ai pazienti, ma ac-<br />

cetto da essi piccoli doni (di poco valore venale) una o,<br />

occasionailmente, due volte. Mi camponto in questo modo<br />

perché credo che, oltre ai suoi aspetti affettivi, dare e<br />

ricevere doni sia un potente mezzo $per definire la strut-<br />

tura di un incontro umano. La situazione pamdigmatica<br />

nella quale irn )dono & generas sa mente offerto e avidamente<br />

accettato è il rapporto tra genitore e figlio. Ne conse-<br />

gue che il donatore tende a sentirsi superiore o "uno al<br />

di sopra" del ricevente. Da qui il detto: « E' più facille<br />

dare che ricevere m.<br />

Quando, nel corso del rapporto terapeutico, il pazien-<br />

te mi porta un piccolo dono, eglii agisce in maniera so-<br />

cialmente appropriata; per cui rifiutare il dono, anche<br />

se il rifiuto è acwmpagnato da (spiegazioni, significa met-<br />

terlo "sotto".<br />

In effetti è come dire al cliente che, poiché egli è un<br />

paziente, è troppo puco ilmiportante per fare un regalo al<br />

terapista. Tuttavia, se il paziente è gih al corrente (come<br />

in effetti può esserlo se è un professionista o una persona<br />

ben informata sulila psicoanalisi) che gli analisti di re-<br />

gola non accettano doni, dlora è opportuno rifiutare an-<br />

che il pnimo regalo. Inoltre, se il dono è di valore, vale<br />

a dire costa più che una frazione dell'onorario di una<br />

seduta, l'analista non deve accettarlo.<br />

L'accettazione di un tale dono farebbe parte del reale,<br />

economico eccesso di adempimento del contratto anali-<br />

tico da parte del paziente; l'analista accetterebbe una<br />

ricompensa economica maggiore dell'onorario sul quale<br />

si era accordato col paziente.<br />

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Un tale atteggiamento può richiedere seri sacrifici all'analista.<br />

Nel nostro attuale clima morale 'dove ogni<br />

cosa facciano gli psichiatri è tamto facilmente razionalizzata<br />

come necessaria agli scopi "terapeutici", una così<br />

stoica auto-disciplina è tanto rara quanto fuori moda.<br />

Ma dato che gli analisti abitualmente non accettano doni<br />

dai loro pazienti, perché sottolineo così fortemente questo<br />

punto? A causa di un compromesso che dà 1:impressione<br />

che l'analista si astenga da questa pratica mentre, in effetti,<br />

vi partecipa sottilmente. Mi riferisco a quei casi<br />

nei quali, alla conclusione della terapia, un analizzando<br />

ricco dona una sostanziosa somma di denaro per sostenere<br />

la ricerca, l'istituto o l'organizzazione dell'analista.<br />

Anche se il denaro non viene dato direttamente al terapista<br />

e neppure durante la terapia, è nondimeno donato<br />

all'analista ed è $n lrealtà una parite ~de'l rapporto analitico.<br />

Questi lasciti sono naturalmente simili a quelli che<br />

ricchi ex~pazienti spesso fanno ad ospedali e a Istituti di<br />

ricerca. Tuttavia, un regalo di questo tipo fatto da un<br />

antico paziente analitico non può essere paragonato a<br />

quello di un antico paziente medico. Dovrebbe piuttosto<br />

paragonarsi al suo corrispettivo nella condotta dell'analista.<br />

Come sarebbe a dire? Consilsterebbe nella fi donazione<br />

» da parte dell'analista al paziente dell'onorario relativo<br />

agli ultimi mesi di terapia, vale a dire nel trattamento<br />

gratuito al paziente durante il periodo terminale o<br />

forse nell'offerta di una grossa somma di denaro dopo la<br />

fine. Ciò sarebbe generalmente considerato una grave<br />

vialazione del rapporto analibico. Affermo che accettare<br />

la generosità finanziaria di exanalizzandi è un'analoga violazione<br />

del rapporto analitico.<br />

Richieste di favori da parte del paziente, come ad esempio<br />

la richiesta di un (libro dell'analista in prestito, devono<br />

essere respi'nte. Primo, debbono essere rifiutate perché<br />

cmcedere dei favori tende a mettere il paziente in<br />

una posizione di inferiorità. Secondo e ben più importan-<br />

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te, l'accettare confonderebbe il paziente circa il ruolo<br />

del terapista che è quello di analizzare le comunicazioni<br />

dal pazienite. L'analista deve evitare in maniera partico-<br />

lare di intraprendere azioni che diminuiscono l'autono-<br />

mia del paziente o le motivazioni vmco l'auto-raponsa-<br />

bilità.<br />

Da questo punto di vista, non fa granché differenza ciò<br />

che il paziente chiede all'analista; fintanto si tratti di<br />

qualcosa di distinto dall'analizzare, l'analista deve rifiu-<br />

tarsi di esaudlire tutte e $qualunque richiesta del genere.<br />

In verità, richieste di consigli, di pillole per dormire,<br />

di interventi presso parenti sconvolti e perfino di grati-<br />

ficazioni sessuali, ricadono tutte nella stessa categoria.<br />

Ognuna è un desiderio ragionevole che il paziente può<br />

avere, e l'analista non deve certo scoraggiare il paziente<br />

dail soddislfare uno qualunque di questi desideri; ma<br />

non deve essere lui a soddisfarli! Accordare uno qualun-<br />

que di tali favori è un "acting out" da parte dell'anali-<br />

sta perché, così facendo, esce dal suo ruolo di analizzare<br />

e intraprende invece in parte una transazione di "vita<br />

reale" col paziente.<br />

Ricapitolando, se il paziente offre dei doni e il tera-<br />

pista li accetta, i'l risultato sarà un eccessivo rispetto<br />

del contratto. I1 paziente può rispondere con degli sforzi<br />

per compensare questo squilibrio, ad esempio volendo<br />

ridurre l'onorario o cercando di "ottenere" di più dal te-<br />

raipista. I1 terapista può rispondere, a sua volta, con<br />

alcuni atteg@amenti impropri (non analitici) per miti-<br />

gare la colpa di "prendere" troppo dal paziente, ad esem-<br />

pio prolungando le sedute.<br />

D'altra parte, se il paziente richiede dei favori e il te-<br />

rapista li esaudisce, come risultato il contratto non sarà<br />

rispettato, per difetto. Sia il paziente che li1 terapista<br />

possono allora rispondere con degli sforzi per compensare<br />

questo squilibrio. In aggiunta a questi problemi, adem-<br />

pimento in eccesso o in difetto del contratto, la parte-<br />

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255


cìpazione a simili attività extra-analitiche col paziente<br />

confonde 91 rapporto analitico, introducendovi transa-<br />

zioni di "vita reale" tra paziente e analista non analiz-<br />

zate (e spesso non analizzabili).<br />

Se l'analista si comporta come terapista autonomo,<br />

eviterà di dettare delle proibizioni al paziente. E' essen-<br />

ziale, naturalmente, che l'analista non assuma mai il<br />

ruolo di un'autorità che vieta. Un simile atteggiamento<br />

andrebbe contro lo scopo fondalmentale della psicotera-<br />

pia autonoma. Terapista e paziente non debbono cercare<br />

di controllare il reciproco comportamento; al contrario,<br />

ognuno deve influenzare l'altro controllando la propria<br />

condotta.<br />

Questi pnincipi sono esemplificati dal modo con cui<br />

l'analista tratta il desiderio del paziente di offri(re doni e<br />

richiedere favori. I1 terapista non proibisce al paziente<br />

di fare regali, ma non li accetta e ne spiega il motivo.<br />

Allo stesso modo non proibisce al paziente di chiedere<br />

favori, ma non li esaudisce e ne spiega la ragione.<br />

Le condizioni necessarie per contrattare<br />

Come abbiamo visto, la cunitrattmio~le può failtire se<br />

una delle due parti ritiene di essere più debole o più for-<br />

te dell'altra. Come i giochi, i contratti richiedono due<br />

partecipanti approssimativamente uguali. Nei giochi or-<br />

dinari i giocatoI5 debbono essere ben accoppiati in quan-<br />

to a abilità (anche se non necesslariamente per altri aspet-<br />

ti). Qual è il corrispettivo di cib nella psicoterapia autono-<br />

ma (contrattuale)?<br />

Non ci si deve aspettare e neppure è necessario che<br />

paziente e terapista abbiano un'eguale conoscenza di psi-<br />

cologia e un'uguale abilità nel condurre la psicoterapia.<br />

Quello che ci si aspetta è che essi siano approssimativa-<br />

mente uguali nella loro volontà e capacità di assumersi<br />

la responsabilità di sé stessi e nei confronti dell'altro.<br />

Ciò significa che ciascun partecipante deve credere di<br />

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aver qualcosa da dare al partner e di potergli fare, in<br />

cambio, delle legittime richieste. Non si può parlare di<br />

negoziati e contratti se non si hanno due parti ognuna<br />

delle quali ha bisogno di qualcosa e ha qualcosa da offrire.<br />

11 paziente, da parte sua, ha bisogno e desidera<br />

un aiuto psicoterapeutico; in cambio offre al terapista<br />

denaro e una respon~abi~le collaborazione nella terapia.<br />

I1 terapista, d'altra parte, vude e ha bisogno di denaro e<br />

di opportunità per svolgere il lavoro che ha scelto; in<br />

cambio egli offre al paziente la sua conoscenza e capacità<br />

analitica. Su questa base essi possono negoziare e<br />

contrattare tra loro in maniera significativa. I1 negoziato<br />

è impossibile o tende a fallire ogniqualvolta c'è un eccessivo<br />

squillibrio tra la posizione di contrattazione del paziente<br />

e quella del terapista. La persona che sfrutta può<br />

ritenere di non avere molto da dare o che il terapista<br />

ha abbastanza o troppo e pertanto non ha bisogno o<br />

non merita nulla da lui. Colui che è sfruttato può avere<br />

la sensazione che il terapista sia bisognoso e quindi<br />

debba avere qualunque cosa chieda, o che egli stesso abbia<br />

poche necessità e possa pertanto dare agli altri quasi<br />

tutto ciò che desiderano. In entrambi i casi i negoziati<br />

vacilleranno. Queste considerazioni mettono in luce la<br />

necessità per il paziente e per il terapista di riconoscere<br />

francamente sia quello di cui hanno bisogno, sia quello<br />

che si offrono scambievolmente.<br />

Trovo quindi difficile immaginare come la terapia contrattuale<br />

possa funzionare senza che il paziente paghi<br />

l'onorario alil'analista, in quanto è il pagare l'analista<br />

che più di ogni altra cosa mette il paziente in condizioni<br />

di essere parte negoziante responsabile in un contratto<br />

con lui. Analogamente, la situazione sarebbe più complicata<br />

se il terapista non avesse bisogno del 'denaro del<br />

paziente. Cosa potrebbe dare i$ paziente a questo terapista?<br />

Naturalmente è possibile fare della psicoterapia e<br />

"aiutare" un paziente senza che questi paghi l'analista<br />

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per i suoi servizi: ma una tale terapia non sarebbe né<br />

contrattuale né, secondo i nostri termini, analitica.<br />

Come in ogni situazione contrattuale, il contratto tra<br />

paziente e terapista e il rispetto dei termini del medesimo<br />

può avere uno di questi tre risultati: può essere reciprocam'ente<br />

vantaggioso e ugudmente giusto per entrambi;<br />

il paziente può sfruttare il terapista; il terapista<br />

'può ishuttare ifl paziente. I1 terapista autonomo deve<br />

mirare onestamente e sinceramente a contratti che siano<br />

non salo reciprocamente v'incolanti, ma altresì recipxocamente<br />

equi e soddisfacenti. Egli può far ciò, da una parte<br />

esercitando i propri sforzi in questa direzione, e dall'altra<br />

informando il paziente (nel contesto appropriato) dei<br />

pmiic0l.i {dello ~sfrubtarn~to iunikìkde e aumentando 'h<br />

sua vigilanza contro questo rischio.<br />

L'analisi dei giochi di linguaggio<br />

In termini psicoanalitici tradizionali, l'obbiettivo di<br />

gran parte del lavoro analitico è di aiutare il paziente a<br />

guadagnare l'accesso al proprio ~hcanscio. In altre parole,<br />

analista e analizzando collaborano nel rendere cosciente<br />

l'inconscio (del paziente).<br />

Formulare l'impresa analitica in termini di comuni'cazioni,<br />

regole da seguire e partite da giocare, ci consente<br />

(di descrivere il processo analitico in maoliera diversa<br />

e, credo, più accurata. Ho già indicato parte del<br />

lavoro che l'analista deve fare, ad esempio nel tradurre<br />

i messaggi del paziente dal ilinguaggio Idei bisogni a<br />

quello delle promesse. Vorrei ora sviluppare questo tema<br />

mostrando cosa implica l'analisi dei giochi di ilinguaggio.<br />

In parte, il problema del paziente .è che $le sue aspirazioni<br />

e strategie interyersonali sono camuffate non solo<br />

per gli altri, ma anche per se stesso. Egli si esprime indirettamente,<br />

attraverso sofferenze, sintomi, sogni, allusioni<br />

e così via. Compito dell'analista è di aiutare il pa-<br />

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ziente a rendere esplicito ciò che è implicito, a comuni-<br />

care direttamente anziché indirettamente. Per fare que-<br />

sto, gran parte del lavoro terapeutico deve essere dedi-<br />

cato all'analisi dei giochi di linguaggio. Anche se i gio-<br />

chi praticati da diverse persone vaniano ampiamente,<br />

possiamo distinguere alcune categorie di giochi di lin-<br />

guaggio (ad esempio il linguaggio dei sintomi somatici,<br />

dei rapporti personali infelici, delle persecuzioni). Di<br />

fatto, abbiamo qui un metodo per trasformare la nosolo-<br />

gia psichiatrica tradizionale in una tipologia del com-<br />

portamento personale, aperaitivamente dgniif:imti,va, se-<br />

condo il linguaggio predominante usato dal paziente per<br />

esprimere i suoi problemi esistenziali.<br />

Il linguaggio delle scuse<br />

e il linguaggio della responsabilità<br />

Tra i molti giochi di linguaggio che la gente fa, ne<br />

sceglierò due che sono particolarmente pertinenti al la-<br />

voro dello psicoterapista contemporaneo. Gran parte<br />

della cosiddetta psicapatologia che il terapista cerca di<br />

capire, decodlficare e tradurre in un altro idioma, si in-<br />

centra sui tentativi del paziente di evadere li responsa-<br />

bilità delle sue aspirazioni, desideri, sentimenti, pensieri<br />

e azioni. « Interpretando B (vale a dire indicando) le<br />

evasioni idd paziente dall'auto-msponsabiilità e dii'u~tan~do-<br />

si di assumere 'delle responsabilità al suo posto, l'analista<br />

incoraggia e insegna al paziente ad accettare e sviluppare<br />

un atteggiamento più fiducioso in se stesso. E' chiaro,<br />

allora, che la psicoanalisi è un esercizio morale o, se si<br />

preferisce, una terapia morale. Dal mento che tratta<br />

della natura e del valore di !diversi stili di condotta per-<br />

sonale, non potrebbe essere altro che questo.<br />

Nel caso che stiamo considerando, paziente e tera-<br />

pista hanno a che fare con due linguaggi, quello delle<br />

sause e quello della responsabilità. Questi corrispondono<br />

approssimativamente all'esperienza di sé della persona<br />

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come di un qualcuno indifeso e dipendente da altri<br />

(eteronomia), di fronte a una esperienza di sé come di un<br />

qualcuno capace e indipendente (autonomia). La prima<br />

è caratterizzata dalle espressioni chiave "non posso",<br />

"debbo", "dovevo", "non potevo evitarlo" e "mi era<br />

stato ordinato"; la seconda dalle espressioni "voglio",<br />

"ho deciso", "ho scelto" ed "è stata colpa mia". Mcuni<br />

esempi possono illustrare il ruolo dell'analisi del gioco<br />

di linguaggio nella psicoterapia autonoma.<br />

Cominciamo dal caso di un giovane studente, obbligato<br />

dal padre a intraprendere la carriera di medico, che<br />

si lamenta di una inibizione nel lavoro. Egli dice: « Non<br />

posso studiare, che (devo fare? P. Ha paura & dire a1<br />

padre e a se stesso (non occorre che ci interessiamo qui<br />

della natura precisa dei suoi conflitti intrapersonali o<br />

interpersonali): « Non voglio studiare medicina B, C Non<br />

voglio ricevere ordini da te D. Al contrario, si fa valere<br />

mediante il linguaggio delle giustificazioni; egli raggiunge<br />

così alcuni dei suoi scopi, pur evitando la responsabilità<br />

delle conseguenze dei suoi atti (0 di alcune di essi). Questo<br />

spiega perché il cosiddetto comportamento nevrotico<br />

è, in un senso ben preciso, ''normale" e utile, personalmente<br />

e socialmente, e perché non può e non dovrebbe<br />

essere cambiato da nessuno che non sia il paziente<br />

stesso. 111 paziente, commqu~e, lo cambierà solo<br />

se potrà agire in maniera più soddisfacente per lui<br />

stesso.<br />

Ecco un altro esempio. Una giovane, madre e donna<br />

di casa, è insoddisfatta della sua vita. Si innamora di un<br />

altro uomo, ha una relazione con lui e pensa di divorziare.<br />

Cerca aiuto da uno psicoterapista al quale fa affermazioni<br />

di quesito genere: « Per #quanto mi sforzi, noai<br />

niesco ad amare mio marito. Non posso continuare a vivere<br />

con lui ». I1 terapista la incoraggerà ad accettare<br />

una maggiore responsabilità di fronte a se stessa e alla<br />

propria situazione di vita. Ella dovrebbe essere in grado<br />

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di dire (a se stessa e ad altri quali l'analista e il marito)<br />

fino a che punto non vuole amare il mafito (che potrebbe<br />

non meritare il suo amore) e non vuol continuare a vi-<br />

vere con lui. L'analista suppone che con una più chiara<br />

comprensione dei propri desideri, sia di conthuare che<br />

di interrompere la vita matrimoniale, la paziente sarà<br />

in una posizione migliore per decidere la linea di con-<br />

dotta che desidera seguire.<br />

La natura contrattuale del rapporto analitico fa di<br />

esso una situazione ideale per effettuare la traduzione<br />

dal linguaggio delle scuse al linguaggio della responsa-<br />

bilità. E' necessario quindi che l'analista assuma la re-<br />

sponsabilità per la propria parte di condotta dell'analisi<br />

e non nasconda i suoi atti e i suoi motivi dietro una<br />

cortina -di silenzio o di giustificazioni psicoanalitiche. Al<br />

tempo stesso, l'analista deve sfidare, con tatto ma persi-<br />

stentemente, le scuse del paziente. Man mano che la te-<br />

rapia procede, molte di queste verranno indirizzate ver-<br />

so l'analista. I1 seguente esempio è illustrativo.<br />

Un giovane, in analisi per omosessualità, è richiamato<br />

per il servizio militare. Egli dice all'analista:


solo se la situazione analitica è dissimile dalla maggior<br />

parte delle ordinarie situazioni dove la malattia è una<br />

legittima scusa (può essa10 anche in adsi, ma non<br />

per gli individui che giocano abitualmente il gioco della<br />

malattia). L'analista non deve né punire né premiare il<br />

paziente per il fatto che è malato. Può evitare di farlo<br />

spiegando al paziente che non è obbligato a rispettare<br />

i suoi appuntamenti analitici se si sente incapacitato. Al<br />

tempo stesso l'analista deve ricordare al paziente che<br />

il contratto analitico richiede il pagamento di un onora-<br />

rio per ogni seduta, stimolando i suggerimenti del pa-<br />

ziente su come trattare la questione dell'onorario degli<br />

appuntamenti mancati. Questo genere di dialogo rende<br />

edotto il paziente che la sua malattia, per quanto spiace-<br />

vole, è sotto la sua responsabilità e non sotto quella<br />

dell'analis ta.<br />

E' poi necessario esaminare le conseguenze di varie<br />

possibilità, tanto (per il paziente che per l'analista.<br />

1. Se il paziente non paga, risparmia denari e priva<br />

l'analista 'di un onorario che avrebbe potuto guadagnare<br />

cm un paziente non ipocondriaco.<br />

2. Se il paziente presume che l'analista accetti le<br />

sue scuse come valide, mette il terapista nella posizione<br />

di fiidarsi o non fidarsi di lui; ma $1 compito del terapista<br />

è di analizzare i,l paziente, non di giudicare l'autenticità<br />

delle sue giustificazioni.<br />

3. Se il paziente si rimette al giudizio dell'analista<br />

per quanto riguarda la gravità dei suoi disturbi, e di con-<br />

seguenza la validità delle sue scuse, mette il terapista<br />

nella posizione di giudice della capacità del paziente a<br />

partecipare alla seduta analitica; ma questa non è un'in-<br />

combenza del terapista, e se questi la considera tale,<br />

non sarà più in grado di analizzare il paziente.<br />

4. Se il paziente paga l'onorario, che si rechi o meno<br />

alla seduta analitica, la sua autonomia nei confronti del<br />

terapista rimane intatta e il terapista può concentrarsi<br />

sul compito di analizzarlo.<br />

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Riassumendo, le camunicazioni dell'analizzando com.<br />

poste nel linguaggio delle scuse debbono essere sistema-<br />

ticamente esplorate e decodificate, ed egli deve essere<br />

invitato a rifomulare i suoi messaggi nel linguaggio della<br />

responsabilità. Quindi, oltre ad analizzare la nevrosi di<br />

transfert è necessario che il terapista faccia fronte ai ten-<br />

tativi del paziente di non rispettare il contratto. Gli si<br />

deve mostrare come lo fa, interpretando i suoi sforzi per<br />

eludere o modificare il contratto. Ma non è sufficiente.<br />

Dato che l'analista è l'altra parte contrattante, egli deve<br />

effettivamente assoggettare il paziente ai termini dell'ac-<br />

cardo. I1 terapista che interpreta le evasioni dal contratto<br />

del paziente, ma che al tampo stesso consente che acca-<br />

dano, diventa precisamente un'altra persona con cui il<br />

paziente intraprende nuovamente le sue abituali strate-<br />

gie di gioco.<br />

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14<br />

IL PERIODO CONCLUSIVO<br />

Come termina il rapporto analitico?<br />

Cominciamo col genere di asserzione relativa alla conclusione<br />

dell'analisi e col genere di procedure per raggiungerla,<br />

che io consildero inaccettabili. Si afferma spesso<br />

che 1 trattamento psicoanalitico può o deve essere<br />

ilnterrotto quando la nevrosi di transfert del paziente. è<br />

risolta. Ciò è paragonabile all'affennazione che un medico<br />

può cessare di curare un paziente quando la sua malattia<br />

è guarita. Entrambe le affermazioni sono tautologiche:<br />

esse asseriscono semplicemente che la malattia<br />

richiede una terapia e la salute invece no.<br />

La procedura tipica, ma scorretta, di terminare l'analisi<br />

è strettamente legata a questo modello concettuale<br />

di terapia medica. Secondo questa procedura è responsabilità<br />

del terapista stimare il progresso del paziente in<br />

analisi e decidere quando si deve metter fine alla terapia.<br />

Ma, come ho già detto, nell'accordarsi sul contratto analitico<br />

I'amlista autonomo liinunaia al potere e al diritto<br />

di esercitare questa opzione (salvo per il mancato pagamento<br />

ddl'morario o forse, come una so- di disperata<br />

autodifesa contro la diretta aggressione del paziente).<br />

Quindi, la ~~ecisione di lintmrompere o di swpendere Vana-<br />

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lisi di un paziente rientra nella stessa categoria dda deci-<br />

sione di dargli tranquillanti o trattamenti di elettroshock:<br />

sono mosse non permesse allo psicoterapista autonomo.<br />

Questi sono dunque i modi in oui l'analisi non può<br />

e non dovrebbe concludersi. Come fare allora? Poiché è<br />

il paziente a dover prendere la decisione, la risposta di-<br />

pende in gran parte dalla personalità del paziente e dal<br />

suo rapporto con l'analista. In verità è probabile che la<br />

fase terminale della psicoterapia autonoma riveli le stra-<br />

tegie di gioco tipiche dell'analizzando e sia quindi utille<br />

al lavoro analitico. Se tuttavia l'analista impone al pa-<br />

ziente le sue idee sulla fine dell'analisi, ad esempio pro-<br />

vando "a svezzare" i così detti pazienti dipendenti o<br />

stabilendo una data per il termine, egli oscurerà il con-<br />

tributo del paziente a questo aspetto dell'incontro. Agen-<br />

do così il terapista, non solo infrange l'autonomia del<br />

cliente, ma sacrifica altresì importanti occasioni di la-<br />

voro analitico. In verità, esattamente come il periodo di<br />

prova può essere la parte più significativa dell'incontro<br />

analitico per alouni pazicenti, per altri può esserlo il pe-<br />

riodo terminale.<br />

Da questo punto di vista e in base a questo metodo,<br />

ne consegue che il contributo dell'analista al periodo<br />

termi,nale non dov'rebbe variare molto da paziente a pa-<br />

ziente, mentre quello dell'analizzando è destinato a va-<br />

riare in rapporto alla sua personalità e ai problemi che<br />

sta cercando di risolvere. E' quindi possibile fare delle<br />

generalizzazioni sulla condotta del,l1analista nella fase<br />

terminale, ma non su quella del paziente; il contributo<br />

dell'analizzando può essere unicamente accennato con<br />

esempi illlus~trativi.<br />

I1 ruolo dell'analista<br />

nella conclusione dell'analisi<br />

In un certo senso, la preparazione alla fine dell'analisi<br />

comincia ad principio della psicoterapia autonoma. Di<br />

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egola i pazienti fanno domande sulla durata e conclu-<br />

sione del'l'analisi quasi fin dal momento in cui incontrano<br />

il terapista. Si camprende come i possibili pazienti si<br />

preoccupino non soltanto di quello in cui stanno per<br />

imbarcarsi, ma anche di come ne verranno fuori. Quindi<br />

il periodo finale deve essere visto nel contesto della re-<br />

lazione che lo precede: (le interviste inizialti, il periodo di<br />

prova e la fase contrattuale.<br />

I1 terapista che segue la tecnica analitica tradizionale,<br />

stabilendo regole che il paziente dovrà seguire, desidere-<br />

rà anche applicare determilnate regole per dirigere il pe-<br />

riodo conclusivo. Al momento in cui analista e analizzan-<br />

do avranno percorso tale distanza, il paziente si aspet-<br />

terà di essere istruito sulle regole per terminare e sarà<br />

ben felice di seguirle. D'altra parte, se 'l'analista indica<br />

di voler preservare e allargare la sfera d'azione personale<br />

del cliente e insiste che tutte le decisioni, ilncluso l'ini-<br />

zio, la continuazione e la fine dell'analisi, sono di respon-<br />

sabilità del paziente, la situazione cabmbierà radicalmente.<br />

I1 cliente non si aspetterà che sia l'analista a dirgli<br />

quando o come terminare l'analisi, ma al contrario pen-<br />

serà di deciderlo in larga misura per conto proprio.<br />

Non si tmratta unicamente di una situazione ideale; è<br />

anche un dato di fatto. Esso deriva logicamente dal me-<br />

todo psicoterapeutico. Man mano che il rapporto pro-<br />

gredisce, il paziente della psicoterapia autonoma si rende<br />

conto che il rapporto è soltanto suo e può farne ciò che<br />

vuole. Se desidera continuare o terminare in qualunque<br />

momento, può farlo, a prescindere dall'opinione dell'ana-<br />

lista.<br />

Naturalmente, se un paziente domanda la mia opinio-<br />

ne sul termilne dell'analisi e io ne ho una, gliela comu-<br />

nico, così come farei per qualunque altro argomento<br />

che do #riguardasse; se invece non ne ho cilouna, ugualmen-<br />

te gli comunico questo pensiero. Fra me e i miei pa-<br />

zienti esiste quindi un'intesa sul periodo finale dell'ana-<br />

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lista molto prima che si arrivi a questo punto. Quando<br />

vi giungiamo, essa viene sottoposta allo stesso esame di<br />

qualunque altra cosa nella relazione terapeutica. Come<br />

ho già detto, il modo di terminare spesso rivela una quantità<br />

di dati sui tipici giochi sociali e sulle strategie interpersonali<br />

del paziente. L'analisi della fase terminale<br />

serve quindi da riassunto di gran parte del lavoro analitico<br />

che l'ha pre~ed~uta. In molti casi, il paziente stesso è<br />

in grado di capire e di analizzare il gioco conclusivo.<br />

Esempi di fine analisi<br />

Nella psicoterapia autonoma, il periodo terminale può<br />

riflettere il problema esistenziale più importante dell'ana-<br />

lizzando e il suo modo abituale o preferito di cercare di<br />

risolverlo.<br />

I seguenti esempi, nei quali ho contraffatto le infor-<br />

mazioni che potrebbero permettere un'identificazione, il-<br />

lustrano alquanto questi temi.<br />

Esempio n. 1: Il desiderio di evitare di prendere decisioni<br />

responsabili.<br />

Un internista stava completando la sua analisi verso<br />

la fine del terzo anno. Ci accordam~mo su una data di<br />

conclusione che cadeva poche settimane prima della par-<br />

tenza del paziente per un'altra città, per lavoro. Circa due<br />

settimane prima del nostro ukimo incontro, riportò il<br />

seguente sogno:<br />

« Lei stava partendo per una vacanza, e mi indirizzava<br />

al dottor X. Io dicevo: ' Ma questo non ci lascerà assolu-<br />

tamente tempo per finire". Lei rispondeva "No, ma<br />

dobbiamo ccu1cludere in ogni caso" B.<br />

Nel sogno, 11 paziente era sorpreso ma non sconvolto<br />

che lo mandassi via così bruscamente. I1 Dr. X era uno<br />

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psichiatra-organicista e direttivo che il paziente conside-<br />

rava "l'ultima persona" alla quale si sarebbe rivolto per<br />

aiuto. Suggerì che il sogno potesse significare che egli<br />

sperava ancora che lo avrei "mandato via a calci", cosa<br />

che il padre non aveva mai fatto. Lo avrebbe preferito<br />

se io, anziché lui, avessi preso la decisione di terminare.<br />

I1 padre del paziente era molto legato all'unico figlio,<br />

in verità troppo legato per il benessere del figlio. I1 padre<br />

gli era sempre intorno, pronto e desideroso di aiutare il<br />

figlio. In realtà era "senvizievole" anche quando il figlio<br />

non aveva alcun bisogno di aiuto e avrebbe preferito<br />

essere lasciato solo. I1 paziente dweva quindi emanciparsi<br />

della protezione del padre interamente attraverso i suoi<br />

propri sforzi. Si lamentava che il padre non 10 avesse<br />

mai incoraggiato ad essere indipendente e fiducioso in<br />

se stesso.<br />

I1 contratto analitico permise di ricreare simbolica-<br />

mente quella che era una situazione in parte oppressiva,<br />

ma tuttavia confortevole per il paziente. Essendo perpe-<br />

tuamente disponibile, l'analista si comportava in gran<br />

parte mme il padre del paziente. I1 problema non è inso-<br />

lito: la situazione analitica spesso assomiglia ad alcuni<br />

aspetti del rapporto che l'analizzando ha coi genitori.<br />

L'unico sistema corretto di trattare ciò è discuterne e<br />

"analizzarlo". Ed è appunto quello che facemmo. Tuttavia<br />

il paziente continuò a sperare che mi "dimostrassi" di-<br />

verso da suo padre "mandandolo via a calci". Se avessi<br />

deciso io di teminare l'analisi, avrei soddisfatto il suo<br />

desiderio. Paradossalmente, tuttavia, io avrei solo dimo-<br />

strato che ero similce al padre. Inoltre, avremmo perduto<br />

l'occasione di usare la fase terminale, come ogni altra<br />

parte #dalla tenapia, per l'analisi.<br />

Esempio n. 2: 11 desiderio di evitare di essere abbandonato<br />

Un giovane si preparava a concludere l'analisi, dopo<br />

circa un anno. Temeva qualunque relazione protratta o<br />

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ilmpegno significativo; di conseguenza anche l'analisi gli<br />

faceva para. A causa del divorzio dei genitori, quando<br />

era bambino, i suoi primi rapporti significativi erano ter-<br />

minati sempre in modo sorprendente e di solito per lui<br />

spiacevole. Non appena progettò di terminare d'analisi,<br />

divenne chiaro che voleva sorprendermi. Fece vari pro-<br />

getti di prova per terminare, cambiandoli poi improvvi-<br />

samente e decidendo ogni volta di continuare la terapia<br />

per qualche altro mese.<br />

Visto che io $10 seguivo nei suoi incerti piani, comin-<br />

ciò a chiedersi se non mi danneggiasse mettendomi in<br />

una posizione così imprevedibile. Da parte mia ritenevo<br />

di dover accettare questi termini dato che prima della<br />

fase contrattuale non avevo impedicato che avrei dovuto<br />

essere informato in modo certo e definitivo della conclu-<br />

sione dell'analisi. Al contrario, il nastro accordo era,<br />

come al solito, che il paziente poteva venire fin quando<br />

voleva.<br />

Così la fase terminale, che occupò una parte conside-<br />

revole dell'analisi, fu la più importante dell'intero incon-<br />

tro terapeutico. In essa il paziente ricreò molte delle si-<br />

tuazioni nelle quali era stato trattato male dai genitori,<br />

ma questa volta invertendo i ruoli; egli era il genitore<br />

capriccioso, e io ill bambino che lui era stato.<br />

Esempio n. 3: I1 desiderio di perfezione e di permanenza<br />

La paziente era una giovane, figlia unica. I1 supremo<br />

interesse vitale di sua madre era di rendere la vita alla<br />

figlia solida e sicura D. Qualunque cosa e chiunque,<br />

specialmente il padre della paziente, erano usati prima<br />

dalla madre e poi dalla paziente stessa a questo scopo.<br />

I1 risultato fu che la paziente non si emancipò mai dalla<br />

madre, anche se pretendeva di averlo fatto; [questa sua<br />

pretesa la faceva sentire adeguata e l'aiutava a rnante-<br />

nere la finzione di avere e una buona madre N. In realtà<br />

non aveva mai esaminato, né rivisto, e neppure portato a<br />

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un mesto e significativo confronto, il suo rapporto wn<br />

la madre. Qualunque cosa facesse e qualunque rapporto<br />

intraprendesse, rimanevano analogamente incompleti e<br />

irrimlti. La paziente razionalizzava tutto ciò attraverso<br />

una strategia di perfezionismo. Tutto doveva essere cc esat-<br />

tamente così D; ~onti~nuava a occuparsi dei suoi rapporti<br />

significativi con la pretesa speranza di migliorarli, ma<br />

in realtà lasciandoli immutati.<br />

I1 suo rapporto con me divenne per la paziente « una<br />

cosa stupenda » che lei era riluttante a concludere. I1<br />

problema della fine non venne nemmeno sfiorato nei pri-<br />

mi quattro anni di terapia, che si protrasse per molti<br />

anni ancora. La sua durata rifletteva la profonda convin-<br />

zione ddla donna di non essere mai completamente pron-<br />

ta a passare a una nuova attività, a un nuovo rapporto,<br />

a una nuova fase di vita. In verità, il cambiamento la<br />

spaventava. E' significativo che avesse cominciato la te-<br />

rapia con la stessa riluttanza. Ci aveva pensato sopra<br />

per più di dieci anni, e aveva atteso finché il suo modello<br />

stabile di vita non aveva minacciato di disintegrarsi.<br />

Durata dell'analisi<br />

Come regola, il rapporto analitico continua per di-<br />

versi anni. Molti psichiatri e psicoanalisti, incluso Freud,<br />

deplorarono questo fatto ed espressero la speranza che,<br />

a tempo debito, venisse ideato un più "efficiente" e rapi-<br />

do procedimento analitico. Come molte altre idee sba-<br />

gliate culla psicoanalisi, anche questa poggia sulla nozio-<br />

ne che l'analisi sia una forma di trattamento per la ne-<br />

vrosi paragonabile, diciamo, al trattamento medico per la<br />

tubercolosi polmonare. Se così fosse, sarebbe possibile<br />

migliorare l'analisi, esattamente come si perfezionano<br />

altri 'trattamenti medici, rendendola più rapida ed efficace<br />

nella sua azione e inoltre più economica e quindi alla<br />

portata di più persone. Tuttavia aspettarsi che la psico-<br />

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analisi "si perfezioni" in questo senso significa fraintendere<br />

la natura dell'impresa analitica.<br />

La psicoanalisi non è una cura medica bensì un'educazione.<br />

Non è come essere guariti da una malattia, ma<br />

piuttosto come arrivare a conoscere un'altra persona o a<br />

imparare una lingua straniera o un nuovo gioco.<br />

Quanto tempo occorre per ognuna di queste cose? E'<br />

a questo genere di esperienze umane che bisogna paragonare<br />

l'analisi. Si può così capire perché l'impresa analitica,<br />

per da sua stessa natum, escl~uda la rapidità. Quesito<br />

non significa comunque che, per essere utile, ogni analisi<br />

debba djurare tre, quattro o più anni.<br />

C'è un altro equivoco fondamentale nell'aspettativa<br />

che, con una maggiore conoscenza e capacità, gli analisti<br />

debbano essere in grado di aumentare la rapidità delle<br />

analisi. L'equivoco sta nel non rendersi conto che la<br />

durata di una particolare analisi non dipende né dalla<br />

natura della "malattia mentale" dd paziente, né dall'efficifenza<br />

o daill'i~neff~iaienza del "trabtamento" usato (anche<br />

sse ciò ha la sua riampoattanza), ma piuttosto dalla necessità<br />

e dal desilderio ded paziente di continuare a ricevere una<br />

"educazione anailiitica".<br />

Studenti che prendono sempre nuove lauree, non diventano<br />

(necessariamente i migliori scienziati, né sempre<br />

i peggiori. Viceversa, studenti che abbandonano presto<br />

gli studi o che completano rapidamente la loro educazione,<br />

pos,sono fare molto o poco con ciò che hanno appreso;<br />

alcuni possono seguitare un processo di autoeducazione<br />

mentre altri possono dimenticare rapidamente<br />

tutto quello che hanno imparato. La situazione è analoga<br />

in psicoanalisi. Alcune analisi durano a lungo, e devono<br />

durare a lungo, a causa del tipo di persona che il paziente<br />

è; altre sono e debbono essere relativamente brevi.<br />

E' un grave errore collegare l'efficacia dell'analisi con la<br />

sua durata. Di fatto, 'le due cose quasi non sono in relazione<br />

fra loro. Alcuni imparano più rapidamente di al-<br />

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tri, sia a xuala che in disi. Lo st~so accade per gli<br />

analisti: alcuni lavorano più rapidamente di altri.<br />

Riassumendo, la durata di una determinata analisi riflette<br />

due cose: la necessità del paziente e gli stili personali<br />

dell'analista e dell'analizzando come giocatori analitici.<br />

E' questo che dobbiamo aspettarci senza sovrapporre<br />

all'analisi concetti e valori alieni da essa. Soltanto a<br />

queste condizioni il trattamento psicoanalitico può essere<br />

un incontro autentico e autonomo fra analista e analizzando.<br />

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EPILOGO<br />

CONSIGLI AI TERAPISTI<br />

Imparare a praticare la psicoanalisi<br />

Ho sostenuto che il rapporto analitico è come un gioco<br />

con l'analista e l'analizzando quali giocatori. Questa vi-<br />

sione del procedimen'to analitico ha delle conseguenze<br />

non solo per quanto riguanda la teoria e la prassi della<br />

psicoanalisi ma anche per il suo ilnsegnamento e il suo ap-<br />

prendimento.<br />

Come impariamo a giocare i giochi di abilit8 e di stra-<br />

tegia? E' timportante essere chiari nel rispondere a que-<br />

sta domanda, perché ciò che è vero per i giochi di que-<br />

sto genere lo è anche per la psicoanalisi. Vi sono alcune<br />

cose sui giochi che si possono insegnare e apprendere<br />

attraverso la parola stampata e l'istruzione didattica;<br />

ve ne sono altre invece &e non possono essere trasmesse<br />

per questa via e che debbono essere acquisite con la<br />

pratica.<br />

Ciò che può essere insegnato e appreso formalmente<br />

sono le regole del gioco e i principi che sottendono gli<br />

scopi e la struttura del gioco. Ho cercato di mettere a<br />

nudo questi due aspetti della psicoanalisi. Quello che non<br />

può essere insegnato e appreso formalmente è come<br />

giocare un determinato gioco: in questo caso, come e*<br />

sere un analista o un arializzando. In verità, dovrebbe<br />

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essere owio che esistono serie limitazioni a qualunque<br />

impresa del genere. Dopotutto non si può dire ai gioca-<br />

tori come giocare un gioco; questo è affar loro. La vera<br />

essenza dei giochi è che i giocatori sono liberi di giocare<br />

o meno e, a;ll!intemo idelie regole Edal gioco, 'di @cacare co-<br />

me ritengano opportuno. Se una persona è costretta o a<br />

giocare contro il suo volere o a giocare in un certo modo,<br />

cessa di essere un giocatore (nel senso comune); anche se<br />

può apparire agli altri come se stes'se giocando un gioco,<br />

in realtà sta lavorando e non "giocando".<br />

Con questo non si intende negare che alcun'i modi<br />

di giocare siano pih efficaci di altri. Desidero semplice-<br />

mente richiamare l'attenzione sul ruolo cruciale della li-<br />

bertà nel gioco; una persona le cui- mosse in un gioco<br />

sono regolate da altri, è considerata una marionetta o un<br />

robot. Generalmente ci si aspetta che i giocatori siano in-<br />

teramente liberi, entro le regole deI gioco. Attenendosi<br />

a ciò, quasi in ogni gioco un buon giocatore svilupperà il<br />

suo stile particolare. Come si applica questo alla situa-<br />

zione analitica?<br />

E', chiaro che sia l'analista che l'analizzando debbono<br />

essere lacciiati liberi .di comportarsi come ritengono op-<br />

portuno, fi'ntanto che osservino le regok 'del gioco anali-<br />

tico. L'analista competente svilupperà così suo stile<br />

di'stintivo di analizzare; è probabile che questo stile vari<br />

alquanto da paziente a paziente e che possa anche cam-<br />

biare, a misura che l'analista invecchia ed è sottoposto<br />

a svariate esperienze. I1 paziente, naturalmente, deve es-<br />

sere libero di svolgere come ritiene opportuno il ruolo<br />

dell'analizzando più di qwto non 10 sia il terapista nel-<br />

lo svolgere il suo molo di analista. Dopotutto, lo scopo<br />

della terapia è di osservare e analizzare le strategie di<br />

gioco del paziente: se l'analista gli dice come compor-<br />

tarsi, cosa resta da analizzare? I1 valore della situazione<br />

psicoanalittica sta nel costringere il paziente solo legger-<br />

mente e in senso generale, vale a dire unicamente secondo<br />

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certe regole di gioco, piuttosto che con richieste di atti<br />

specifici di acquiescenza.<br />

Oltre ad imparare le regole e i principi della psilcoterapia<br />

autonoma, il terapista che desideri diventare competente<br />

in questa attività deve praticarla. I1 terapista alle<br />

prime armi può trarre profitto dalla "supervisione" del<br />

suo lavoro se la relazione tra lui e il supervisore è anch'essa<br />

autonoma, vale a dire se il supervisore è agente<br />

del terapista.<br />

Cosa dire dell'analisi personale del terapista? Lo aiuta<br />

a imparare ad essere analista? Ho di proposito tralasciato<br />

la discussione di questo tema nelle parti anteriori di<br />

questo libro e non mi dilungherò molto al riguardo neanche<br />

adesso.<br />

Ritengo che sia general'mente utille per il terapista<br />

avere una analisi personale, ma lasciatemi aggiungere<br />

qualche pecisanione. Personalmente, ho dalle serie riseme<br />

cilrca il vallore (delle "analisi did datti che" obbligatorie,<br />

praticate in cmfomità alle richieste delle varie organizzazioni<br />

psicoanali~tiche. Sebbene una simile "analisi" possa<br />

aiutare il terapista a guadagnare credito, è improbabile<br />

che lo aiuti a liberarsi dalle sue intime costrizioni. Analisi<br />

personali intraprese al di fuori della giurisdizione di un<br />

sistema di training organizzato, è più probabile che siano<br />

personalmente utili al terapista. Ma anche qui dobbiamo<br />

essere sensati in ciò che ci aspettiamo. Avere una "buona<br />

analisi" non lo rende a uno un buon analista, né conoscere<br />

i propri "punti ciechi" lo assioura contro l'inettitudine<br />

analitica.<br />

In altre parole, non considero un'analisi personale indispensabile<br />

per una competenza ad analizzare. Infatti,<br />

se l'analisi del terapista è autonoma può avere un solo<br />

effetto: di lasciarlo personalmente libero di fare ciò che<br />

vuole. Alcuni analisti analizzati vorranno praticare la<br />

psicoterapia autonoma; altri preferiranno una pratica differente.<br />

L'idea che l'analisi personale dello psicoterapista<br />

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è destinata a far di lui un analista migliore di quanto<br />

sarebbe stato senza di essa è illogica e probabilmente<br />

non vera.<br />

Ciò che più di ogni altra cosa occorre all'analista è<br />

un genuino interesse per il lavoro analitico e una buona<br />

disponibilità ad entrare in rapporto col cliente sulla base<br />

di principi ben meditati piuttosto che con un in.tento te-<br />

rapeutico amorfo. Se questa persona ha poi ricevuto an-<br />

che un periodo di lavoro analitico ed è percib pratico<br />

del gioco analitico dal punto di vista dell'analizzando,<br />

tanto meglio.<br />

Esiste un altro tipo di istruzione che può risultare<br />

utile ai probabili giocatori; vale a dire consigli su alcuni<br />

aspetti del gioco (nel nostro caso, su alcuni tipi di situa-<br />

zioni analitiche ricorrenti). A conclusione, offrirò alcuni<br />

suggerimenti di questo tipo a coloro che sono interessati<br />

a praticare la psicoterapia autonoma.<br />

Dimenticate di essere medici<br />

Indicazioni ai terapisti<br />

Se siete psichiatri, non lasciate che la vostra prepara-<br />

zione medica vi intralci (la istraida. Se non siete preparati<br />

dal punto di vista smitario, non aspirate segretamente<br />

ad essere un medico. Se il servizio che vi proponete di<br />

vendere è l'analisi, il vostro dovere nei confronti dei clien-<br />

ti e di voi stessi C di essere un'analista competente. La<br />

competenza .in un'altra disciplina (ad esempio in me-<br />

dicina) non è una giustificazione per l'incompetenza nella<br />

teoria e nella prassi della psicoanalisi.<br />

Sarete "utili" e "terapeutici"<br />

se rispetterete il vostro contratto<br />

Non pensate di dover soddisfare richieste del paziente<br />

per servizi non analitici. Non siete responsabili della sa-<br />

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lute fisica del paziente: è lui ad esserlo. Non occorre<br />

che di~mostriate di essere umani, che vi interessate a lui,<br />

o che siete degni di fiducia in qua~nto vi preocaupate della<br />

sua salute fisica, del suo matrimonio o dei suoi affari<br />

economici. La vostra unica responsabilità verso il paziente<br />

è di analizzarlo. Se lo fate in modo competente, sarete<br />

l,<br />

umani" e "terapeutici"; se non lo fate, avrete mancato<br />

con lui, a prescindere da quanto possiate essere umanitari<br />

per altri aspetti.<br />

Dovete conoscere il vostro paziente<br />

Dovete vedere il paziente abbastanza spesso e per un<br />

periodo sufficientemente lungo per conoscerlo bene. Deve<br />

esserci continuità nel vostro rapporto. Per capire e padroneggiare<br />

un movo gioco, alcuni giocatori richiedono<br />

più tempo di altri. Se siete terapisti principianti, farete<br />

bene a chiedere meno e a vedere il vostro paziente più<br />

spesso di quanto avreste potuto altrimenti. Con i vostri<br />

primi pazienti abbiate almeno quattro sedute settimanali<br />

e, se possibile, anche ainque o sei. Se vedete i vostri pazienti<br />

salo tre volte la settimana, ;patreste avere dde d2f-<br />

Eiccnltà neil seguire k mosse (del gioco; e se salo due volte<br />

la tseatimana, b vasire possibilità di ~divenltare un abile<br />

psicot~isba autonomo sono scarse.<br />

Non lasciatevi costringere da "situazioni di emergenza"<br />

Se vi siete comportato in maniera autonoma all'inizio<br />

del t'rattamento e avete progredito soddisfacentemente<br />

fino alla fase contrattuale del rapporto, una delle maggiori<br />

minacce per la terapia è una situazione di emergenza.<br />

Ricordate il vostro contratto e non sentitevi costretto<br />

ad abbandonarlo a causa di un'emergenza. Non è importante<br />

che l'emergenza sia reale o che \i4l paziente stia<br />

mettendovi alla prova per vedere se manterrete il vostro<br />

ruolo analitico (in ogni caso non potrete accertarlo se<br />

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non lo manterrete). Ecco un esempio. I1 paziente, omosessuale,<br />

viene arrestato dalla polizia. Interverrete? No, que<br />

sto è un problema che riguarda il paziente e il suo avvocato.<br />

Se intervenite in una situazione di emergenza, coinvolgete<br />

il paziente in un altro gioco e sciupate la vostra<br />

utilità come analista. Ad esempio, il vostro paziente è depresso;<br />

forse potete volerlo ricoverare in ospedale e trattarlo<br />

con elettroshock. Secondo il mio punto di vista,<br />

questo equivale a interrompere una partita di bridge<br />

per consigliare il partner su come dirigere i suoi affari<br />

o come ottenere il divorzio. 1'1 consiglio può essere buono,<br />

cattivo o indilferente, ma non fa parte di una partita<br />

di bridge.<br />

Una volta che siete usciti dal gioco analitico, potreste<br />

trovare difficile, se non i~mpolssibile, rientrarvi. E' questa<br />

un'importante caratteristica della psicoterapia cantrattuale<br />

e sia voi che il vostro paziente dovete ~iconuscerla.<br />

Non fraintendete le idee e i sentimenti<br />

del paziente nei vostri confronti<br />

[Ciò che il paziente pensa e sente su di voi è tanto<br />

"reale", quanto quello che potrebbe sentire e pensare<br />

chiunque altro. Sebbene possa essere ragionevole catalo-<br />

gare alcuni dei suoi sentimenti e pensieri come "tran-<br />

sfert", srioordate che, così facendo, il comportamento viene<br />

giudicato e non descritto. Supponiamo, come ipotesi di<br />

lavoro, che nella misura in oui il paziente si preoccupa<br />

di voi coane persona e come fante di approvazione e<br />

affetto, egli sta evitando la responsabilità di decidere<br />

ciò che vuol fare con se stesso. Egli cerca così di risol-<br />

.vere il problema di dover dare un significato alla sua<br />

vita attaccandosi al significato che voi avete dato alla<br />

vostra. Incoraggiandolo a wmpartmsi in questo modo,<br />

voi lo tradite.<br />

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La vostra vita e la vostra situazione di lavoro<br />

debbono essere compatibili con la pratica<br />

della psicoterapia autonoma<br />

Se praticate la psicoterapia autonoma dovrete mostrare<br />

un atteggiamento di "vivi e lascia vivere" con i<br />

vostri pazienti. Sarebbe difficile farlo se foste coartati o<br />

tomentati da altri, o se al di fiuori della pratitca analitica<br />

svolgeste delle attività che vi obbligassero a coartare e<br />

tor<br />

entare gli altri. Ad esempio, !se siete interni in un<br />

ospedale di stato o candidati in un istituto psicoanalitico,<br />

come potrete lasciare tranquilli i vostri pazienti se i<br />

vostri superiori a loro volta non vi lasciano tranquilli?<br />

Sarete in grado di lasciare che i vostri pazienti diven,tino<br />

più liberi di quanto voi stessi non siate?<br />

Forse concluderete che l'unico modo per essere padroni<br />

di voi stessi è quello di dedicarvi alla pratica privata<br />

a tempo pieno. Ci sarebbe molto da dire a suo favore.<br />

Sfortunatamente, comunque, è difficile trascorrere tutto<br />

il proprio tempo praticando l'analisi. Se vedete otto o<br />

dieci m pazienti, giorno dopo giorno, c'è la probabilità che il<br />

livello della vostra attività non sia compatibilmente alto.<br />

Una buona soluzione a questo dilemma è di combinare<br />

il lavoro analitico con altre attività compatibili con<br />

esso: ad esempio l'insegnamento, la rioerca e lo scrivere.<br />

Non prendete appunti<br />

I1 rapporto psicoanalitico è un incontro personale.<br />

Voi non fate nulla al paziente, o almeno non più di<br />

quanto egli non faccia a voi. Voi non siete l'osservatore<br />

ed egli colui che è osservato. Entrambi giocate un dupli-<br />

ce ruolo come partecipanti a un rapporto e osservatori<br />

del medesimo. Che effetto avrebbe sui vostri rapporti<br />

con vostra madre, con vostra maglie e con gli amici il<br />

prendere appunti? Non siate quindi dimentichi delle con-<br />

seguenze metacomunicative per il paziente del vostro<br />

atto di prendere appunti.<br />

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Isn ogni caso chiedetevi perché vdete prendere appun-<br />

ti. hr aiutarvi a ~ricardare ciò che 9 paziente vi dice?<br />

Non vi servirà più che se non li prendete. Per registrare<br />

la storia di un caso? Per farne che cosa? Per raccogliere<br />

del materiale a scopo di ricerche? Potete prendere degli<br />

appunti su ciò che ritenete vi possa essere utile dopo<br />

l'intervillsta o &dia fine della giornata. Se siete dubbiosi sul<br />

genere di cose che vi occorrono, gli appunti non vi ser-<br />

viranno a nulla; un'esposizione dettagliata delle "produ-<br />

zioni" del paziente è un documento inutile.<br />

Voi siete responsabili della vostra condotta,<br />

non di quella del paziente<br />

Questo è il principio fondamentale della psicoterapia<br />

autonoma. Voi non siete responsabile del paziente, della<br />

sua salute (mentale o fisica) o della sua condotta: di<br />

tutto ciò ne è responsabile il paziente stesso. Voi siete<br />

invece responsabili della vostra condotta. Dovete essere<br />

veritiero: non ingannare o disorientare mai il paziente<br />

informandolo male o rifiutandogli le informazioni di cui<br />

ha bisogno. Non parlate di lui con terzi, sia che abbiate<br />

o no il suo consenso a farlo. Fate ogni sforzo per capire<br />

il paziente cercando di sentire e pensare come lui. Infi-<br />

ne, siate onesto con voi stesso e critico nei confronti del-<br />

le vostre proprie norme di comportamento e di quelle del-<br />

la vostra società.<br />

In una parola, dovete essere un analista.<br />

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INDICE ANALITICO E DEI NOMI<br />

Abbandono<br />

desiderio di evitare l'-, 269<br />

Abitudine<br />

sintomo e -, 38<br />

Acting out, 216<br />

Adler, Alfred, 70, 75, 85<br />

Adler, Mortimer, 42<br />

Alexander, Franz, 340, 86<br />

Allievo<br />

paziente o analizzando come -,<br />

116-l:?, 127<br />

Anaclitica<br />

- terapia, 73<br />

Analisi<br />

conclusione dellP-, 183-199, 265-<br />

273; definizione del1'-, 158; ori-<br />

gini storiche del4'-, 6061; sce<br />

oo dell'. , 39: . vedi anche ~sicoanalisi<br />

Analista<br />

- u attivo » e u passivo m, 88; domanda<br />

del paziente sul1'-, 209-<br />

211; comportamento strat ico<br />

dell', 83; indioazioni al1'-,975-<br />

282; l' nella fine analisi, 183-<br />

199; 1'- come maestro, 80-81; 1'come<br />

terapista, 95, 116;<br />

ne drir- neiilintervista,<br />

messe del1'-, 154156; vedi anche<br />

psicoanalista, terapista<br />

Analista didatta<br />

mancanza di libertà nel m-<br />

tratto con l'-, !59-160<br />

Analista - paziente, relazioni,<br />

105-1 11<br />

vedi anche paziente-terapista,<br />

relazioni<br />

Analizzando<br />

- come paziente o allievo, 85-86,<br />

116-119. 127<br />

Ansia, 49, 82, 241<br />

Appuntamenti<br />

disdetta di -, 233-236; richiesta<br />

di - , 207-208; fissare gli -, 204,<br />

207-209, 229<br />

Appunti<br />

prendere -, 281-282<br />

Apprendimento<br />

gerarchie di -, 77-79; psicoanalisi<br />

e -, 79-83; vedi anche educazione<br />

Arendt, Hannah, 111<br />

Assistenziale, vedi stato assi-<br />

stenziale<br />

Astinenza, 240-243<br />

Autoanalisi, 82<br />

Autoasserzione, 260<br />

Autonomia<br />

concetto di -, 245; - come con-<br />

cetto positivo, 46-49; conserva-<br />

zione del1'-, 29; ideologie e -,<br />

43; libertà e -, 196-199; principio<br />

di -, 203-205<br />

Autoresponsabilità, 104, 117,<br />

191, 210, 238<br />

vedi anche libertà. resoonsa-<br />

bilità<br />

Autoselezione, 125-126<br />

Autotrasformazione, 118, 176<br />

Boss, Medard, 153<br />

Boulding, Kenneth, 105<br />

Brain Watchers, The (Gross),<br />

36, 63<br />

Breuer, Josef, 34, 61<br />

Bridge<br />

- come modello di contratto,<br />

162-174, 193- 196<br />

Callois, Roger, 27<br />

Camus, Albert, 25<br />

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Capacità<br />

scienza e -, 59-60<br />

Catartico (Metodo), 61<br />

Charcot, Jean Martin, 50<br />

Cliente<br />

- come paziente, 75, 95; - ana-<br />

lista, relazioni; si veda paziente,<br />

terapista, relazioni<br />

Cochrane, Hortence S., 45<br />

Coercizione, 236, 240<br />

libertà e -, 174-178<br />

Collettivismo, 23, 46<br />

Colpa, 39, 249-250<br />

Comando<br />

- e contratto, 149<br />

Comprensione<br />

potere e -, 198; - in psicoanalisi,<br />

82<br />

Comunicazione<br />

la condotta come forma di -,<br />

38; il contratto come -, 154156;<br />

- con terzi, 214-216, 225-226<br />

Comunista<br />

ideologia -, 147<br />

Comunità<br />

- e individuo, 51-53<br />

Conclusivo<br />

ved. terminale<br />

Condotta<br />

- come comunicazione, 38<br />

Conflitto<br />

collaborazione e -, 135-138<br />

Contatto iniziale<br />

- nella psicoterapia autonoma,<br />

115-128, 203-218<br />

Contrattazione<br />

- tra analista e paziente, 128,<br />

131-138; 170-171, 247-251, 257-258;<br />

vedi anche contratto<br />

Contratto analitico, 138, 140,<br />

143, 181, 231, 263<br />

concetto di -, 245; condizioni ne-<br />

cessarie per il -, 256-258; il - ce<br />

me comunicazione, 154-156; a-<br />

dempimento del -, 232-239; con-<br />

clusione del -, 183-199, 265-273;<br />

definizione del -, 143-145; dura-<br />

ta del -, 271, 273; il - come limi-<br />

tazione del potere, 148, 174, 198;<br />

- non nspettato o nspettato in<br />

eccesso, 247-251<br />

Contrattuale, psicoterapia, 28-<br />

29. 154<br />

vedi anche psico terapia aute<br />

noma<br />

Decisioni da prendere<br />

i ruoli del passato e del futuro<br />

nelle -, 186-189; desideri di evi-<br />

tare -, 268-271; veci. anche scelta<br />

Denaro -. -<br />

pagamento di - 176-177, 200, 217,<br />

233, 253-254, 25f<br />

Denney, Reuel, 46<br />

Dmressione. 122-123. , 173. , 237<br />

Diagnosi .<br />

la - in psicoterapia autonoma,<br />

124-126<br />

~idatg<br />

ved. analista didatta<br />

Divano analitico, 60-61, 65, 222<br />

Dector's Dilemma, The (Shaw),<br />

136<br />

~Gande, 209-21 1<br />

Doni e favori, 251-256<br />

Ebrei<br />

libertà di gruppo per -, 44-45<br />

Edipo<br />

complesso di -, 72<br />

Educazione<br />

il trattamento psicoanalitico come<br />

-, 75-92<br />

Eichman, Adolf, 111<br />

Elettroshock terapia, 123, 237<br />

Emergenza<br />

costrizione da situazioni di -,<br />

279-280<br />

Emerson, Ralph Waldo, 25<br />

Erikson, Erik M., 69<br />

Es, 86, 89<br />

Esistenziale<br />

- scelta, 118<br />

Esperto<br />

- come terapista, 75, 116<br />

Eteronomia, 22, 30, 46, 108, 252<br />

Famiglia<br />

status e -, 145-147<br />

Famiglia, autoritaria, 38<br />

Fase contrattuale, 205, 231-263<br />

Fenichel, Otto, 27, 232<br />

Ferenczi, Sàandor, 240<br />

Friedman, Milton, 47<br />

Freud, Ernest L., 75<br />

Freud, Sigmund, 23, 25, 39,<br />

44-46, 48-52, 58-62, 69-70, 73,<br />

75, 79, 84-85, 92, 109, 129, 131,<br />

136, 143, 154, 157, 232, 240-241<br />

Fromm, Erich, 75<br />

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Futuro Ipnoanalisi, 63<br />

ruolo del - nella scelta decisi* Ipnosi, 92<br />

nale, 186-189 Ipocondria, 37-38, 82, 204, 261<br />

Isteria, 88, 92, 243<br />

Genitore - figlio<br />

rapporto -, 47, 152-153<br />

Giocare<br />

i giochi e il -, 9697<br />

Gioco<br />

l'analisi come -, 25; il bridge<br />

come modello di -, 162-174; i1<br />

concetto di -, 93-96; il - come<br />

associazione, 131-132; definizione<br />

reliminare del - in analisi,<br />

%l-228; conclusione del -, 190-<br />

196; natura del -, 96-97; gli scac-<br />

chi come modello di -, 102, 129-<br />

131; penodo di prova nel -, 161;<br />

2 di lin a io, 258-263; tipi di<br />

-, 101, iEif8 - terapeutico e -<br />

educativo, 115-116; il .- come mo-<br />

dello, 93-96; - analitico, 25, 26<br />

Gioco medico<br />

conclusione del -, 190-191<br />

Glazer, Nathan, 46<br />

Glover, Eward, 232<br />

Gross Martin L., 63<br />

Haley, Jay, 130<br />

Havighurst, Harold C., 148<br />

Hoffman, Banesch, 63<br />

Holmes, Oliver Wendell, 150<br />

Illuminismo<br />

età del1'-, 41<br />

Impegno<br />

- e - .esa erato 37-38<br />

Inconscio, 95, 81: 88-91<br />

Incontri umani, 64-65<br />

Indicazioni<br />

- ai teravisti, 275-282: educazio-<br />

ne come--, 81<br />

Individualismo, 24, 44-46<br />

vedi anche autonomia<br />

Influenza del psicoterapista, 21<br />

Insegnamento - apprendimento<br />

processo di -, 77-79<br />

Insight<br />

- psicoanalitico, 81<br />

Interpretazione dei sogni<br />

(Freud)<br />

I'-, 84<br />

Intervista iniziale, 212-218<br />

Invio del paziente, 205-207<br />

Io, 86, 89<br />

analisi delll-, 40<br />

Jefferson, Thomas, 41<br />

Jung, Carl, 75, 85<br />

Karinthy, Frigyes, 137<br />

Klein, Melanie, 86<br />

Laissez-f aire<br />

liberalismo del -, 44<br />

Libera associazione, 60-61, 65,<br />

222<br />

Libertà<br />

autonomia e -, 194199; coercizio-<br />

ne e -, 42, 174-178; - collettivi-<br />

stica 42, 174-178; concetto di<br />

-, 4i-43; - individualistica, 41;<br />

- di gruppo, 44-45; - olitica,<br />

198; - di contr?ttare, 18-160; -<br />

e contratto sociale, 146-147; psi-<br />

coanalisi e -, 39-41, 140; restrizio-<br />

ne della -, 35-39<br />

Lincoln, Abraham, 42<br />

Listen, Little Man (Reich), 40<br />

Luther Martin, 70<br />

Maestro<br />

lo psicoanalista come -, 79-81<br />

Maine, Sir Henry, 145<br />

Malattia mentale e malattia somatica,<br />

66<br />

mito della -, 5156<br />

Manipolazione<br />

- del paziente o cliente, 64,<br />

240<br />

Marx, Karl, 42<br />

May, Rollo, 75<br />

Mead, George H., 97<br />

Medica<br />

semantica -, 25<br />

Medicalismo IX, 23<br />

Medica1 Value of Psychoanalysis,<br />

the ~(Alexander), 34<br />

Mediche<br />

procedure -, 224<br />

Medico<br />

modello -, 55-57, 190-191; contratto<br />

col -, 151-154<br />

Medicina<br />

specializzazione in -, 55-56<br />

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Medicine<br />

prescrizione di -, 155-156, 237<br />

Meng, Heinrich, 75<br />

Metaeducazione, 78, 82-83<br />

Metaindicazione, 81-82<br />

Mills, C. Wright, 51<br />

Mises, Ludwig von, 47<br />

Mito della malattia mentale, il<br />

(Szasz), 25, 76, 93<br />

Morale<br />

libertà - e colpa, 39; mandato<br />

- della psicoanalisi, 49; perdita<br />

del mandato -, 50; terapia -,<br />

259<br />

Negoziazione<br />

ved. contrattazione<br />

Nevrosi<br />

la - come malattia, 66; psicoa-<br />

nalisi e -, 34, 40, 84<br />

Nietzsohe, Friedrich, 148<br />

Normalità, 40<br />

Omosessualità. 261<br />

Onorario<br />

- dell'analista, 210, 217, 233, 253<br />

254, 257<br />

Oppressione, 45<br />

ved. anche tirannide<br />

Paternalismo, 44<br />

Paziente<br />

- « analizzabile P, 119-121, 128,<br />

209, 219-216; - come ucliente~,<br />

75, 95, 116, 119 ; frustrare e soddisfate<br />

il -, 240-244; necess$à di<br />

conoscere il -, 279; - indifeso,<br />

133-135, 237.238, 247-248; ruolo<br />

iniziale del -, 205-206; il - wme<br />

aprofano», 116; manipolazione<br />

del -, 64, 240; i1 - come risolutore<br />

di roblemi, 104.105; invio<br />

di -, 20x207; autos+aione del<br />

-, 122-123; il ruolo di a malato m<br />

del -, 248; - come allievo, 112-<br />

116 127<br />

- - -, -- .<br />

Paziente-terapista, relazione<br />

- e contratto analitico, 138-139,<br />

143-144; libertà e costrizione nel-<br />

la - 174-175; doni e favori nella<br />

-, 251-256; contratto iniziale nel-<br />

la -, 115-128, 203-218; a amentb<br />

di denaro nella -, 1%-fj7: 217,<br />

233, 253-254, 257; a selezione m<br />

nella -, 119-123; rappoai sqsua-<br />

li nella -, 242-244, regole di sta-<br />

tus e -, 151-154; vedi anche gioco<br />

del bridge, contratto<br />

Perfezione<br />

desiderio di -, 270-271<br />

Periodo di prova, 129-141, 161-<br />

162. 228-230<br />

- come gioco o associazione, 131-<br />

135; necessità del -, 219-221<br />

Personalità del terapista, 66-73<br />

Piaget, Jean, 97<br />

Potere<br />

limitazione del -, 148, 151156,<br />

174, 198; - e com rensione, 197<br />

Potter Ste~hen. 130<br />

A ,<br />

Privacy<br />

- deila situazione analitica, 205;<br />

ved. anche Riservatezza<br />

Procedure non analitiche, 80-81,<br />

182-185, 236-239<br />

Protoeducazione, 77-79, 83, 91<br />

Prova<br />

ved. periodo di prova<br />

Pseudostrumentalismo, 61-64<br />

<strong>Psicoanalisi</strong><br />

scopo deila -, 39; gioco del brid-<br />

e come modello della - 162-<br />

f74; denotazione deila -, 33-34;<br />

la - come educazione, 75-92, 272;<br />

frazionismo nella -, 85; l'idea<br />

etica di Freud sulla -, 140; -<br />

pienamente contrattuale, 154<br />

Psi~li~si<br />

- come gioco, 93-111, 129-131,<br />

162-174; storia della -, 83-88; -<br />

nella storia delle idee, 34; ap-<br />

prendimento della pratica della<br />

- 275-278; - come psichiatria me-<br />

dica, 75; metaeducazione nella<br />

- 80-83; modificazioni della -,<br />

9b; il mandato morale della -<br />

49-53; pseudostrurnentalismo nel:<br />

la -, 61-64; chi cerca e chi evi-<br />

ta in -, 105-111; uso del termi-<br />

ne :, 29-30; vedi anche psicote-<br />

rapia autonoma, trattamento<br />

psicoanalitico<br />

Psimlndista<br />

- come esperto nel a rimosso P,<br />

88-92; ved. anche analista, te-<br />

rapista<br />

Psichiatra<br />

capacità dello -, 55, 65; vedi an-<br />

che analista, terapista<br />

Psichiatria<br />

individuo e comunità in -, 51-53;<br />

specializzazione in -, 55-57<br />

Psichiatria comunitaria, 22, 53<br />

Psicoterapia<br />

assenza di norme in -, 87; per-<br />

sonalità dell'analista e -, 66-73;<br />

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il gioco del brid e come me<br />

dello di -, 162-17g il concetto<br />

di -, 21; - contrattuale, ved. contratto<br />

analitico; - famigliare o<br />

di gruppo, 51-53; - come rocesso<br />

di apprendimento, 79-f3, 117-<br />

118; modello medico della -, 55-<br />

58; natura della - 28; - non<br />

analitica, 80, 2 ~ 9 ' ; sicoanaiisi<br />

come forma di -, &; rappresentazione<br />

di un ruolo in -, 68;<br />

studio scientifico della -, 33-<br />

111; - come azione sociale, 21-<br />

24, 93-96, 145-151; conclusione<br />

della -, 183-199, 2652i3<br />

Psicoterapia autonoma, 29-30,<br />

41. 65<br />

indicazioni al terapista nella -,<br />

275-282; contratto analitico nella<br />

-, 138-139, 143181, 183-199,<br />

256, 258, 265, 273; conflitto e collaborazione<br />

nella - 135-138; fase<br />

contrattuale nelfa -, 143-181;<br />

diagnosi in - 123-126; frequenza<br />

delle sedute nella -, 218-221; analisi<br />

del modello di gioco della -,<br />

97-101; contatto iniziale nella -,<br />

115-128, 203-218; metodi. della -,<br />

203-273; rapporto fra chi cerca e<br />

chi evita in -, 105-111; periodo<br />

terminale nella -, 183-199, 265-273;<br />

teoria della -, 115199' nodo di<br />

prova nella -, 129-f4r 219-230;<br />

ved. anche psicoanalisi, trattamento<br />

psicoanalitico<br />

Psicoterapista<br />

concetto di -, 21; finalità dello<br />

-, 22; si veda anche terapista<br />

Radò, Sandor, 86<br />

Rank, Otto, 86<br />

Rapporto psicoanalitico<br />

natura contrattuale del -, 48;<br />

etica del -, 48; motivi per studiare<br />

il -,, 3435; - come problema<br />

scientifico, 33-53<br />

Registrazioni<br />

vedi appunti<br />

Reich, Wilhelm, 39, 75<br />

Reik, Theodor, 75<br />

Rapporti sociali<br />

organizzazione dei -, 145-151<br />

Responsabilità, 48-49, 136, 174,<br />

199, 214, 223, 282<br />

linguaggio della -, 259-263; ved.<br />

anche autoresponsabilità<br />

Resistenza, 50<br />

Ricordi traumatici, 39<br />

Ricovero in ospedale psichiatrico,<br />

226-228<br />

Riesman, David, 46<br />

Rimozione, 88-92<br />

Riservatezza, 191-192, 205, 206,<br />

'212; 222, 225-226, 239<br />

Risolutore di problemi, 104<br />

Ritardo<br />

- del paziente, 233-234<br />

Rivoluzione Negra, 146<br />

Rorschach Test, 63, 219<br />

Rousseau, Jean-Jacques, 42<br />

Ruolo da rappresentare, 68<br />

Ryle, Gilbert, 56<br />

Saint-Simon, Claude Henry,<br />

Comte de. 42<br />

Scacchi<br />

gli - come modello psicoanaliti-<br />

CO, 101-102, 129-131<br />

Scelta, 23, 28, 104, 111, 124-126,<br />

216. 246<br />

- kistenziale, 118; ved. anche li-<br />

bertà<br />

Schelling, Thomas, 102<br />

Schweitzer, Albert, 38<br />

Scienza, significato del termi-<br />

ne 58-59<br />

Scienza sociale<br />

- modello nella -, 93-96<br />

Seidenberg, Robert, 45<br />

Semantica della medicina, 95<br />

Sfruttamento nel rapporto<br />

analitico, 43, 176, 249-251<br />

Shaw, George Bernard, 136<br />

Silenzio, 212-213<br />

Sintomo<br />

iudizio e -, 35; - psichiatrico,<br />

g5-39<br />

Situazione analitica<br />

analisi della -, 245-258; natura<br />

della -, 64-66; riservatezza della<br />

-, 205; ved. anche analisi<br />

Società<br />

il contratto nella -, 148-151<br />

Società aperta (open), 23, 110<br />

Sogni<br />

analisi dei -, 223-224<br />

Specialista non tecnologico,<br />

58-66<br />

Specializzazione, 55-56<br />

Stato Assistenziale, 53<br />

Status<br />

relazioni di -, 145-154<br />

Strategia del vincere, 130<br />

Studi sull'isteria (Freud), 84<br />

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Suicidio, 156, 226-228, 237<br />

Sullivan, Harry Stack, 69-70,<br />

80, 86<br />

Szazs, Thomas, 43, 65, 101, 241<br />

Tecnica<br />

scienza e -, 58-60<br />

Tecniche non direttive. 88<br />

Terapia<br />

ved. psicoterapia autonoma, psi-<br />

coterapia<br />

Terapia famigliare, 51-53<br />

Tempia di Grupcpo, 51-53<br />

Terapia che svela, 90<br />

Terapista<br />

consigli ai - 275-282; - come<br />

analista, 95, i16; - autonomo e<br />

- eteronomo, 71-73, 88; - come<br />

medico -, 95; - come esperto, 75,<br />

116; condotta iniziale del -, 203;<br />

- guidato dal suo intimo e -<br />

guidato da fattori esterni, 71-72;<br />

- iperzelante, 73; personalità del<br />

-, 66-73; identità professionale del<br />

-, 55-73; rappresentazione di un<br />

ruolo o imitazione nel -, 68;<br />

- come scienziato, 58; - come<br />

specialista, 57-58; ved. anche a-<br />

nalista, psichiatra<br />

Terminale<br />

periodo - nel contratto analiti-<br />

CO, 183-199, 265-273<br />

comunicazione con -, 214-217,<br />

225-227<br />

Tests psicologici, 61-64, 219<br />

Thematic Apperception Test,<br />

63, 219<br />

Tirannide<br />

veci. anche oppressione, 41-42,<br />

110<br />

Training<br />

ved. aiche analisi didattica, 5(r<br />

51, 159-160<br />

Transfert, 50, 120-139<br />

nevrosi di -, 26; inconscio e -,<br />

89<br />

Trattamento psicoanalitico<br />

contenuto del -, 83-92; - come<br />

educazione, 75-92; libertà e -<br />

39-41; - come «gioco s, 93-111:<br />

129-131; contatto iniziale nel -,<br />

115-128; teoria del -, 25-28; ved.<br />

anche psicoterapia autonoma<br />

Uomo<br />

l'-, come persona, 25<br />

Uomo organizzazione, 149<br />

Vacanze, 234-235<br />

Valori<br />

promozione di -, 22<br />

Volfiaire, Fran~is Marie Arouet,<br />

41<br />

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Presentazione<br />

Prefazione<br />

Introduzione<br />

<strong>Psicoanalisi</strong> o psicoterapia autonoma?<br />

PARTE PRIMA: LO STUDIO SCIENTIFICO DEL-<br />

LA PSICOTERAPIA<br />

1. La relazione psicoanalitica come problema<br />

scientifico<br />

Perché studiare il rapporto analitico? L'individuo, il<br />

gruppo ed il problema della libertà (I1 sintomo psi-<br />

chiatrico come limitazione della libertà. L'idea di li-<br />

bertà e il trattamento psicoanalitico. Libertà per chi?<br />

Freud, il paziente e la società. Perché l'autonomia?)<br />

I1 mandato morale della psicoanalisi (Psichiatria per<br />

l'individuo o per la comunità?) 33<br />

2. L'identità professionale dello psicoterapista<br />

Che genere di esperto è lo psicoterapista? (I1 modello<br />

medico della psicoterapia. Lo psicoterapista come spe-<br />

cialista in una tecnica). I1 dilemma dell'esperto non tec-<br />

nologo (Lo psicoterapista è uno scienziato? La scienza<br />

come possesso di capacità strumentali. Le origini stori-<br />

che del setting analitico. Pseudostrumentalismo in psi-<br />

coanalisi. Lo studio corretto degli incontri umani). La<br />

tecnica psicoterapeuiica e la personalità del terapista<br />

(La tecnica psicoterapeutica come caratteristica perso-<br />

nale del terapista. La rappresentazione di un ruolo psi-<br />

coterapeutico come imitazione. L'identità psicoterapeu-<br />

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tica autentica. I1 terapista autonomo di fronte al tera-<br />

pista eteronomo) 55<br />

3. Il trattamento psicoanalitico come educazione<br />

Gerarchie di apprendimento. Apprendimento, psicote-<br />

rapia e psicoanalisi. I1 contenuto del trattamento ps!-<br />

coanalitico. (Lo psicoanalista come esperto del a n-<br />

mosso ») 75<br />

4. Il trattamento psicoanalitico come gioco<br />

I1 gioco come modello nelle scienze sociali. La natura<br />

dei giochi e del giocare. Un'analisi del modello di gioco<br />

della psicoterapia autonoma (L'analizzando u gioca » -<br />

l'analista « lavora ». Le « modifiche » tipiche della psi-<br />

coanalisi). Che tipo di gioco è la psicoanalisi? I1 pa-<br />

ziente psicoanalitico come risolutore di problemi. (Due<br />

categorie di persone: colui che cerca e colui che evita.<br />

Colui che cerca. Colui che evita) 93<br />

PARTE SECONDA: LA TEORIA DELLA PSICOTE-<br />

RAPIA AUTONOMA<br />

5. I1 contratto iniziale tra paziente e terapista<br />

I1 gioco come trattamento e il gioco come educazione.<br />

I1 ruolo del paziente e il ruolo dello studente. Chi sele-<br />

ziona e chi viene selezionato. I1 significato dell'autose-<br />

lezione del paziente. Diagnosi o dialogo? La presa di<br />

contatto iniziale tra il paziente e il terapista autonomo 115<br />

6. Il periodo di prova<br />

La psicoanalisi come gioco: il modello degli scacchi.<br />

Che tipo di gioco è il periodo di prova? Conflitto e<br />

collaborazione nelle situazioni assistenziali. Quando<br />

termina il pefiodo di prova? 129<br />

7. La fase contrattuale: I. I concetti di contratto<br />

e di status<br />

Che cosa è un contratto? L'organizzazione dei rapporti<br />

sociali (I1 contratto e la società moderna). Lo status,<br />

il contratto e il rapporto medico-paziente. I1 contratto<br />

come comunicazione. Libertà di contrattare 143<br />

8. La fase contrattuale: II. Il bridge contratto e la<br />

psicoterapia contrattuale<br />

Dal periodo di prova al contratto. I1 bridge e la psi-<br />

coanalisi (Auction bridge e bridge contratto. I1 bridge<br />

contratto e la psicoterapia contrattuale). Due tipi di<br />

bridge - due tipi di psicoterapia. (La dichiarazione -<br />

I1 periodo di prova. Giocare le proprie carte - rispettare<br />

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il contratto terapeutico). Libertà, costrizione e rapporto<br />

psicoanalitico. L'integrità del rapporto analitico 161<br />

9. I1 periodo finale<br />

La concezione analitica tradizionale della fine analisi.<br />

I ruoli del passato e del futuro nelle decisioni terapeuti-<br />

che da prendere. I principi per terminare l'analisi in<br />

maniera autonoma. (I1 gioco medico e le regole che ne<br />

stabiliscono il termine. I1 gioco analitico e le regole che<br />

ne stabiliscono il termine. Sulla conclusione dei giochi:<br />

implicazioni del modello del bridge). Autonomia, libertà<br />

e psicoterapia 183<br />

PARTE TERZA: IL METODO DELLA PSICOTERA-<br />

PIA AUTONOMA<br />

10. Il contratto iniziale tra paziente e terapista<br />

I1 principio dell'autonomia e il metodo psicoanalitico.<br />

Come si diventa pazienti in psicoterapia. Chiarifica-<br />

zioni prima dell'intervista iniziale. Le interviste iniziali 203<br />

11. Il periodo di prova<br />

Perché è necessario il periodo di prova. Definizione pre-<br />

liminare del gioco analitico. (Frequenza delle sedute.<br />

I1 divano. La libera associazione e la regola fondamen-<br />

tale. I sogni. Procedure mediche. Comunicazioni con<br />

terzi. Ricovero in ospedale psichiatrico e suicidio). Co-<br />

me termina il periodo di prova? 219<br />

12. La fase contrattuale: I. L'adempimento del con-<br />

tratto<br />

Rendere effettivo il contratto analitico (Come fissare<br />

gli appuntamenti. Complicazioni per procedure non<br />

analitiche). a Frustrare » e « soddisfare » il paziente 231<br />

13. La fase contrattuale: II. Analisi della situazione<br />

analitica<br />

Analisi della situazione analitica (La persona che abi-<br />

tualmente non rispetta i contratti. La persona che abi-<br />

tualmente eccede nell'adempimento del contratto.<br />

Scambio di doni e di favori. Le condizioni necessarie<br />

per contrattare). L'analisi dei giochi di linguaggio (I1<br />

linguaggio delle scuse e il linguaggio della respon-<br />

sabilità). 245<br />

14. I1 periodo conclusivo<br />

Come termina il rapporto analitico? I1 ruolo dell'anali-<br />

sta nella conclusione dell'analisi. Esempi di fine analisi<br />

(Esempio n. 1: I1 desiderio di evitare di prendere<br />

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decisioni responsabili. Esempio n. 2: I1 desiderio di evi-<br />

tare di essere abbandonato. Esempio n. 3: I1 desiderio<br />

di perfezione e di permanenza). Durata dell'analisi 265<br />

15. Epilogo: Consigli ai terapisti<br />

Imparare a praticare la psicoanalisi. Indicazioni ai te-<br />

rapisti (Dimenticate di essere medici. Sarete u utili »<br />

e « terapeutici » se rispetterete il vostro contratto. Do-<br />

vete conoscere il vostro paziente. Non lasciatevi costrin-<br />

gere da « situazioni di emergenza ». Non fraintendete<br />

le idee e i sentimenti del paziente nei vostri confronti.<br />

La vostra vita e la vostra situazione di lavoro debbono<br />

essere compatibili con la pratica della psicoterapia au-<br />

tonoma. Non prendete appunti. Voi siete responsabili<br />

della vostra condotta, non di quella del paziente 275<br />

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trad. di A. Armando, 19736, L. 3.000.<br />

E. H. Erikson, Introspezione e responsabilità<br />

trad. di M. Falorni. intr. di L. Ancona, 1968, pp. 256, L. 1.800.<br />

E. H. Erikson, Gioventù e crisi d'identità<br />

trad. di G. Raccà, pp. 380. L. 5.000.<br />

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