Le strategie del genio di Robert B. Dilts - Progetto Azienda
Le strategie del genio di Robert B. Dilts - Progetto Azienda
Le strategie del genio di Robert B. Dilts - Progetto Azienda
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
ROBERT B. DILTS<br />
STRATEGIE DEL GENIO<br />
Come mo<strong>del</strong>lare l’eccellenza<br />
Vol. 1<br />
In collaborazione con<br />
Ebook a cura <strong>di</strong><br />
2
Titolo<br />
“STRATEGIE DEL GENIO”<br />
Autore<br />
<strong>Robert</strong> B. <strong>Dilts</strong><br />
E<strong>di</strong>zione Originale: Strategies of Genius. Volume 1, <br />
1994, Meta Publications<br />
E<strong>di</strong>zione Italiana: Strategie <strong>del</strong> Genio. Come mo<strong>del</strong>lare l’eccellenza.<br />
Volume 1, <strong>di</strong> <strong>Robert</strong> B.<strong>Dilts</strong>, © 2007 Sangiovanni’s srl<br />
Tutti i <strong>di</strong>ritti sono riservati a norma <strong>di</strong> legge. Nessuna parte <strong>di</strong> questo libro può<br />
essere riprodotta con alcun mezzo senza l’autorizzazione scritta <strong>del</strong>l’Autore e<br />
<strong>del</strong>l’E<strong>di</strong>tore. <strong>Le</strong> <strong>strategie</strong> riportate in questo libro sono frutto <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e<br />
specializzazioni, quin<strong>di</strong> non è garantito il raggiungimento dei medesimi risultati<br />
<strong>di</strong> crescita personale o professionale. Il lettore si assume piena responsabilità<br />
<strong>del</strong>le proprie scelte, consapevole dei rischi connessi a qualsiasi forma <strong>di</strong><br />
esercizio. Il libro ha esclusivamente scopo formativo e non sostituisce alcun tipo<br />
<strong>di</strong> trattamento me<strong>di</strong>co o psicologico. Se sospetti o sei a conoscenza <strong>di</strong> avere dei<br />
problemi o <strong>di</strong>sturbi fisici o psicologici dovrai affidarti a un appropriato<br />
trattamento me<strong>di</strong>co.<br />
3
Sommario<br />
De<strong>di</strong>ca pag. 5<br />
Riconoscimenti pag. 6<br />
Prefazione pag. 7<br />
Introduzione pag. 17<br />
Programmazione neurolinguistica pag. 20<br />
Parte 1 pag. 43<br />
Capitolo 1 pag. 45<br />
Capitolo 2…………… pag. 92<br />
4
De<strong>di</strong>ca<br />
Ai miei co-autori <strong>di</strong> Programmazione neuro-linguistica: lo stu<strong>di</strong>o<br />
<strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>l’esperienza soggettiva John Grinder, Richard<br />
Bandler, Ju<strong>di</strong>th De Lozier e <strong>Le</strong>slie <strong>Le</strong>beau che hanno<br />
contribuito alla nascita <strong>di</strong> questa visione e missione, a David<br />
Gordon, Todd Epstein, Gino Bonissone e i molti altri che da<br />
allora hanno con<strong>di</strong>viso con me la visione.<br />
5
Riconoscimenti<br />
Vorrei esprimere il mio riconoscimento a:<br />
I miei genitori, Patricia e <strong>Robert</strong>, che mi hanno trasmesso la gioia<br />
e l’interesse per la scienza, la letteratura, l’arte, la musica e la<br />
preziosità <strong>del</strong>la vita.<br />
I miei fratelli Mike, Dan e John e mia sorella Mary che hanno<br />
con<strong>di</strong>viso con me il fascino e l’eccitazione <strong>di</strong> esplorare questo<br />
incre<strong>di</strong>bile e bel pianeta.<br />
Mia moglie Anita e i miei figli Andrew e Julia la cui<br />
comprensione e pazienza nei miei confronti è stata quasi<br />
sovraumana. Senza il loro sostegno, non sarei mai riuscito a<br />
portare a termine un’opera come questa.<br />
Todd e Teresa Epstein che nel corso degli anni hanno sostenuto i<br />
miei sforzi creativi e pubblicato le prime versioni <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong><br />
queste <strong>strategie</strong> per Dynamic <strong>Le</strong>arning Publications.<br />
Michael Pollard e Ami Sattinger che sono stati il mio Realista e il<br />
mio Critico nel trasformare in libro queste idee.<br />
Tutti quelli che negli anni mi hanno inviato materiale e mi hanno<br />
sostenuto e incoraggiato nella mia missione.<br />
6
Prefazione<br />
Nella prefazione <strong>di</strong> Programmazione neuro-linguistica: lo stu<strong>di</strong>o<br />
<strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>l’esperienza soggettiva i miei co-autori e io<br />
abbiamo tentato <strong>di</strong> definire l’ambito e lo scopo <strong>del</strong> campo che<br />
avevamo contribuito a creare insieme, sottolineando che:<br />
“La PNL potrebbe essere considerata un’estensione <strong>del</strong>la<br />
linguistica, <strong>del</strong>la neurologia o <strong>del</strong>la psicologia, separazioni<br />
queste che benché possano <strong>di</strong> fatto essere fittizie in natura sono<br />
effettivamente utili per l'appren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>l'uomo e lo sviluppo <strong>di</strong><br />
conoscenze pratiche in grado <strong>di</strong> influire sulle nostre vite [...] [La<br />
PNL non è] formata solo da mo<strong>del</strong>li e schemi formalizzati derivati<br />
da varie attività, ma è un’estensione <strong>di</strong> come questi mo<strong>del</strong>li e<br />
schemi sono stati messi in atto, perciò tratta un campo sia<br />
informativo che pratico, ma soprattutto[…] ha uno scopo e una<br />
metodologia unici”.<br />
I miei co-autori e io abbiamo cercato <strong>di</strong> identificare un futuro<br />
ampio e stimolante per questo settore <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, inteso come<br />
7
scienza cognitiva, nonché espresso dalla convinzione che, grazie<br />
alla PNL “[…] il sapere e le esperienze derivati da campi<br />
totalmente <strong>di</strong>versi hanno la possibilità <strong>di</strong> combinare conoscenze<br />
ed esperienza in strutture che permettono un’ulteriore crescita,<br />
comprensione e influenza su noi stessi come esseri umani”.<br />
Nel libro, abbiamo definito un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzioni e una<br />
metodologia per stu<strong>di</strong>are la “struttura <strong>del</strong>l’esperienza soggettiva”,<br />
nonché identificato una serie <strong>di</strong> strumenti con cui scoprire e<br />
descrivere la programmazione mentale <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo sotto<br />
forma <strong>di</strong> “<strong>strategie</strong>” cognitive. Nel volume sono stati poi trattati i<br />
principi <strong>di</strong> induzione, utilizzo, progettazione, e istallazione <strong>di</strong><br />
simili <strong>strategie</strong>. Per illustrare tali principi, abbiamo proposto<br />
alcune possibili applicazioni <strong>di</strong> questa nuova tecnologia mentale<br />
nelle aree <strong>del</strong>la salute, <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>mento, <strong>del</strong>la <strong>di</strong>rezione e<br />
organizzazione aziendale e <strong>del</strong>la psicoterapia.<br />
Nella conclusione <strong>di</strong> Programmazione neuro-linguistica: lo<br />
stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>l’esperienza soggettiva, promettevamo:<br />
“[…] il prossimo volume <strong>del</strong>la serie, “Programmazione neuro-<br />
8
linguistica: volume II”, nel quale utilizzeremo il mo<strong>del</strong>lo<br />
sviluppato in questo libro per presentare e analizzare le <strong>strategie</strong><br />
che abbiamo scoperto essere le più efficaci e corrette per<br />
raggiungere gli obiettivi per i quali sono state create. Nel<br />
secondo volume, presenteremo le <strong>strategie</strong> che si sono <strong>di</strong>mostrate<br />
le più efficaci e raffinate nel raggiungimento <strong>di</strong> risultati <strong>di</strong><br />
successo in varie aree e <strong>di</strong>scipline – dall'appren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>la<br />
fisica all’abilità nel giocare a scacchi, dal processo decisionale,<br />
allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> uno strumento musicale – per creare personali<br />
mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> tutto nuovi. Nel secondo volume, inoltre<br />
analizzeremo più in dettaglio come applicare la programmazione<br />
neurolinguistica al proprio lavoro e alla propria vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana”.<br />
Per una serie <strong>di</strong> ragioni, non siamo stati in grado <strong>di</strong> mantenere<br />
questo impegno. Ma quella promessa, e la visione su cui si<br />
basava, sono rimaste con me per tutti questi anni, sin da quando<br />
ho prima ideato e poi scritto Programmazione neuro-linguistica:<br />
lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>l’esperienza soggettiva.<br />
Sotto molti punti <strong>di</strong> vista, questa serie <strong>di</strong> volumi sulle <strong>strategie</strong><br />
9
<strong>del</strong> <strong>genio</strong> intende mantenere la promessa <strong>di</strong> un “Programmazione<br />
neuro-linguistica: lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>l’esperienza<br />
soggettiva - volume II”.<br />
A un altro livello, quest’opera è la realizzazione <strong>di</strong> una visione<br />
iniziata quasi vent’anni fa, almeno cinque anni prima <strong>del</strong>la<br />
pubblicazione <strong>di</strong> Programmazione neuro-linguistica: lo stu<strong>di</strong>o<br />
<strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>l’esperienza soggettiva. Durante una lezione<br />
presso l’Università <strong>del</strong>la California a Santa Cruz, intitolata<br />
pragmatica <strong>del</strong>la comunicazione umana, <strong>di</strong>scussi con John<br />
Grinder la possibilità <strong>di</strong> mappare la sequenza in cui persone<br />
eccezionali impiegavano inconsciamente i propri sensi durante il<br />
processo <strong>di</strong> pensiero. All’epoca io ero uno studente al penultimo<br />
anno <strong>di</strong> college e John Grinder un professore <strong>di</strong> linguistica.<br />
Quella <strong>di</strong>scussione insinuò in me il germe <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o più ampio<br />
sugli schemi cognitivi utilizzati da geni famosi, che da una parte<br />
onorasse il loro eccezionale talento e al tempo stesso lo spiegasse<br />
e lo arricchisse <strong>di</strong> applicazioni più pratiche. L’idea si basava in<br />
parte sulla convinzione che queste <strong>strategie</strong> potevano essere<br />
co<strong>di</strong>ficate in elementi basilari ma abbastanza semplici da poter<br />
10
essere, per certi versi, insegnati ad<strong>di</strong>rittura ai bambini nel<br />
prepararli alle sfide che si troveranno ad affrontare nella loro vita<br />
da adulti.<br />
Quel germe era destinato a <strong>di</strong>ventare questo lavoro sulle <strong>strategie</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>genio</strong>.<br />
Questo libro è il primo volume <strong>di</strong> una serie de<strong>di</strong>cata alle <strong>strategie</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>genio</strong>. In esso, analizzerò i processi cognitivi <strong>di</strong> quattro<br />
importanti personaggi, molto <strong>di</strong>versi tra loro, che hanno dato un<br />
contribuito positivo al mondo moderno: Aristotele, Sherlock<br />
Holmes, Walt Disney e Wolfgang Amadeus Mozart. Questi<br />
personaggi hanno operato in aree comportamentali molto <strong>di</strong>verse,<br />
e uno <strong>di</strong> loro è in realtà un personaggio inventato. Tuttavia, hanno<br />
tutti una cosa in comune: <strong>strategie</strong> uniche e potenti per analizzare<br />
e risolvere i problemi o creare, che ancor oggi continuano ad<br />
affascinarci e <strong>di</strong>vertirci.<br />
Il secondo volume <strong>di</strong> quest’opera è invece interamente de<strong>di</strong>cato a<br />
Albert Einstein. L’effettiva portata e importanza dei suoi<br />
contributi alla nostra percezione <strong>di</strong> noi stessi e <strong>del</strong> nostro universo<br />
11
meritano infatti un intero volume.<br />
I volumi successivi comprenderanno stu<strong>di</strong> su <strong>Le</strong>onardo Da Vinci,<br />
Sigmund Freud, John Stewart Mill, Nicola Tesla e alcuni 'geni'<br />
più recenti come Greagory Bateson, Moshe Feldenkrais e il<br />
me<strong>di</strong>co Milton H. Erickson.<br />
La scelta degli in<strong>di</strong>vidui stu<strong>di</strong>ati in questa opera non è frutto <strong>di</strong> un<br />
piano <strong>del</strong>iberato. Sono piuttosto persone che erano state per me<br />
fonte <strong>di</strong> incoraggiamento o ispirazione, oppure che sembravano<br />
rappresentare qualcosa <strong>di</strong> profondamente fondamentale. Spesso il<br />
materiale chiave utilizzato per l’analisi mi è stato fortunatamente<br />
fornito da qualcuno che mi sapeva interessato a un determinato<br />
in<strong>di</strong>viduo o impegnato in ricerche sulle <strong>strategie</strong> dei geni. Il<br />
progetto si è sviluppato organicamente in un modo simile ai<br />
processi usati dai geni stessi.<br />
Benché i capitoli <strong>di</strong> questo libro riman<strong>di</strong>no l'uno all'altro, non è<br />
necessario leggerli consecutivamente;; i lettori, se lo vogliono,<br />
possono procedere a salti. Ovviamente, i <strong>di</strong>versi geni stu<strong>di</strong>ati nei<br />
singoli capitoli operavano in campi <strong>di</strong>versi e avevano approcci<br />
12
<strong>di</strong>versi, che possono essere più o meno interessanti per il lettore.<br />
Aristotele, per esempio, era un filosofo, perciò le sue idee sono<br />
per forza <strong>di</strong> cose <strong>di</strong> natura più filosofica che pragmatica. Se<br />
alcune vi sembreranno troppo <strong>di</strong>fficili o non rilevanti, potete<br />
saltare <strong>di</strong>rettamente a uno dei capitoli successivi e ritornare ad<br />
Aristotele in seguito. Lo stesso vale per qualsiasi altro capitolo.<br />
Ho ricordato in precedenza che questo stu<strong>di</strong>o è germinato in me<br />
per quasi vent’anni. In questo periodo <strong>di</strong> tempo, la mia<br />
comprensione <strong>del</strong>le <strong>strategie</strong> <strong>del</strong> <strong>genio</strong> è maturata così come sono<br />
maturato io. Mi auguro, attraverso questo lavoro, <strong>di</strong> essere in<br />
grado <strong>di</strong> trasmettere almeno in parte le immense possibilità e<br />
opportunità offerte <strong>del</strong>la ricca trama <strong>del</strong>la mente umana e<br />
<strong>del</strong>l’“esperienza soggettiva”. Spero che il viaggio vi sia gra<strong>di</strong>to.<br />
“Voglio capire come Dio ha creato il mondo. Non mi interessa<br />
questo o quel fenomeno in particolare. Voglio penetrare a fondo<br />
il suo pensiero. Il resto sono solo minuzie” - Albert Einstein<br />
“In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era una massa<br />
senza forma e vuota;; le tenebre ricoprivano l’abisso e sulle acque<br />
aleggiava lo Spirito <strong>di</strong> <strong>di</strong>o. Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sse: ‘Sia la luce’: e la luce fu.<br />
13
Vide Id<strong>di</strong>o che la luce era buona e separò la luce dalle tenebre;; e<br />
chiamò la luce ‘giorno’ e le tenebre ‘notte’. Così fu sera, poi fu<br />
mattina: primo giorno.<br />
“Dio <strong>di</strong>sse ancora: ‘Via sia fra le acque un firmamento, il quale<br />
separi le acque superiori dalle acque inferiori’. E così fu. E Id<strong>di</strong>o<br />
fece il firmamento, separò le acque che sono sotto il firmamento,<br />
da quelle che sono al <strong>di</strong> sopra;; e chiamò il firmamento ‘cielo’. Di<br />
nuovo fu sera, poi fu mattina: secondo giorno.<br />
“Poi Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sse: ‘Si radunino tutte le acque, che sono sotto il<br />
cielo, in un sol luogo e apparisca l’Asciutto’. E così fu. E chiamò<br />
l’Asciutto Terra e la raccolta <strong>del</strong>le acque chiamò Mari. E Id<strong>di</strong>o<br />
vide che ciò era buono. Dio <strong>di</strong>sse ancora: ‘Produca la terra erbe,<br />
piante, che facciano semi e alberi fruttiferi che <strong>di</strong>ano frutti<br />
secondo la loro specie e che abbiano in sé la propria semenza<br />
sopra la terra’. E così fu. Quin<strong>di</strong> la terra produsse erbe, piante,<br />
alberi che danno frutti secondo la loro specie e che hanno in sé la<br />
propria semenza. E Id<strong>di</strong>o vide che ciò era buono. Di nuovo fu<br />
sera, poi fu mattina: terzo giorno.<br />
“Poi <strong>di</strong>o <strong>di</strong>sse: ‘siano dei luminari nel firmamento <strong>del</strong> cielo per<br />
separare il giorno dalla notte, e siano some segni per <strong>di</strong>stinguere<br />
le stagioni, i giorni e gli anni, e servano come luminari nel<br />
14
firmamento <strong>del</strong> cielo per dare la luce sopra la terra'. E così fu. E<br />
Id<strong>di</strong>o fece i due gran<strong>di</strong> luminari: il luminare maggiore per<br />
presiedere al giorno e il luminare minore per presiedere alla<br />
notte, e le stelle. E Id<strong>di</strong>o li pose nel firmamento <strong>del</strong> cielo per dar<br />
luce sopra la terra, e presiedere al giorno e alla notte e per<br />
separare la luce dalle tenebre. E Id<strong>di</strong>o vide che ciò era buono. Di<br />
nuovo fu sera, e poi fu mattina: quarto giorno.<br />
“Poi <strong>di</strong>sse Id<strong>di</strong>o: ‘Brulichino le acque <strong>di</strong> una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> esseri<br />
viventi, e volino gli uccelli al <strong>di</strong> sopra <strong>del</strong>la terra in faccia al<br />
firmamento <strong>del</strong> cielo’. Così Id<strong>di</strong>o creò i gran<strong>di</strong> animali acquatici<br />
e tutti gli esseri viventi che si muovono e <strong>di</strong> cui brulicano le<br />
acque, secondo la loro specie, e tutti i volatili secondo la loro<br />
specie. Ed egli vide che ciò era buono. E Id<strong>di</strong>o li bendì, <strong>di</strong>cendo:<br />
‘Prolificate, moltiplicatevi e riempite le acque dei mari: e si<br />
moltiplichino pure gli uccelli sopra la terra’. Di nuovo fu sera, e<br />
poi fu mattina: quinto giorno.<br />
“Poi Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sse: ‘Produca la terra animali viventi secondo la<br />
loro specie: animali domestici, rettili, bestie selvagge <strong>del</strong>la terra,<br />
secondo la loro specie’. E così fu. […] Ed egli vide che ciò era<br />
buono. Poi Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine,<br />
secondo la nostra somiglianza: domini sopra i pesci <strong>del</strong> mare e su<br />
15
gli uccelli <strong>del</strong> cielo, su gli animali domestici, su tutte le fiere <strong>del</strong>la<br />
terra e sopra tutti i rettili che strisciano sopra la sua superficie. E<br />
Dio li benedì e <strong>di</strong>sse loro: 'Prolificate, moltiplicatevi e riempite il<br />
mondo, assoggettatelo e dominate sopra i pesci <strong>del</strong> mare e su tutti<br />
gli uccelli <strong>del</strong> cielo e sopra tutti gli animali che si muovono sopra<br />
la terra'. Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sse ancora: 'Ecco, io vi dò ogni pianta che fa<br />
seme, su tutta la superficie <strong>del</strong>la terra e ogni albero fruttifero’<br />
che fa seme: questi vi serviranno per cibo. E a tutti gli animali<br />
<strong>del</strong>la terra e a tutti gli uccelli <strong>del</strong> cielo e a tutto ciò che sulla terra<br />
si muove, e che ha in sé anima vivente, io do l’erba verde per<br />
cibo’. E così fu. E Id<strong>di</strong>o vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco,<br />
era molto buono. Di nuovo fu sera, poi fu mattina: sesto giorno.<br />
“furono così compiuti il cielo e la terra e l’organizzazione <strong>di</strong> tutti<br />
gli esseri. Avendo Id<strong>di</strong>o ritenuta finita, al settimo giorno, l’ opera<br />
che aveva compiuto, il giorno settimo cessò da ogni opera da lui<br />
fatta". - Genesi 1 : 1 – 2:3<br />
16
Introduzione<br />
<strong>Le</strong> potenti ed emozionanti parole <strong>del</strong>la Genesi raccontano una<br />
storia <strong>di</strong> creazione a <strong>di</strong>versi livelli. Oltre a quanto creato, esse<br />
descrivono un processo che riguarda il come ciò fu creato. Ci<br />
forniscono una descrizione dei ‘pensieri <strong>di</strong> Dio’ sotto forma <strong>di</strong><br />
strategia creativa dotata <strong>di</strong> una struttura specifica. Si tratta <strong>di</strong> una<br />
strategia formata da una serie <strong>di</strong> passaggi che si <strong>di</strong>spiegano nel<br />
tempo in una sorta <strong>di</strong> circuito <strong>di</strong> retroazione. La creazione inizia<br />
con l’atto <strong>di</strong> operare una <strong>di</strong>stinzione, <strong>di</strong> creare una <strong>di</strong>fferenza.<br />
Questo primo atto conduce a un secondo, che a sua volta ne<br />
produce un altro e poi un altro ancora: ogni idea conduce al<br />
potenziale per la successiva. Ogni atto <strong>di</strong> creazione comprende la<br />
reiterazione <strong>di</strong> un ciclo che implica tre processi fondamentali:<br />
1. Concettualizzazione – E Dio <strong>di</strong>sse, “Sia…”<br />
2. Implementazione – “E Dio fece…”<br />
3. Valutazione – “E Dio vide che ciò era buono.”<br />
Ogni ciclo porta a un’espressione <strong>di</strong> idee progressivamente più<br />
17
ifinita e personale. A ogni ciclo l’idea assume sempre <strong>di</strong> più una<br />
vita propria – l’idea in sé è in grado <strong>di</strong> ‘portare avanti’,<br />
‘moltiplicare’ e sostenere altre idee. L’espressione finale riflette<br />
così tanto il processo <strong>del</strong> creatore da essere in grado <strong>di</strong> ‘rifornire’<br />
tutte le altre creazioni, nonché <strong>di</strong> moltiplicare se stessa.<br />
In un certo senso, questa serie <strong>di</strong> libri sulle ‘<strong>strategie</strong> <strong>di</strong> <strong>genio</strong>’<br />
racconta la stessa storia. È uno stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> processo inerente alla<br />
creazione <strong>di</strong> idee che in qualche modo hanno avuto influenza sul<br />
nostro mondo. L’attenzione <strong>di</strong> questi testi non è incentrata sulle<br />
idee in quanto tali, ma piuttosto sulle <strong>strategie</strong> che hanno condotto<br />
alle idee e alle loro espressione concreta.<br />
Il commento <strong>di</strong> Einstein a proposito <strong>del</strong> suo sforzo <strong>di</strong> conoscere ‘i<br />
pensieri <strong>di</strong> Dio’ ben rappresenta l’essenza <strong>del</strong> <strong>genio</strong> e la visione<br />
che ispira questo lavoro. Il contenuto <strong>di</strong> un atto <strong>di</strong> creazione o <strong>di</strong><br />
<strong>genio</strong> non è il fine, ma ciò che noi possiamo imparare sulla<br />
‘mente <strong>di</strong> Dio’ durante il processo <strong>di</strong> creazione.<br />
Uno dei simboli che preferisco per rappresentare il <strong>genio</strong> è<br />
l’affresco <strong>di</strong> Michelangelo sul soffitto <strong>del</strong>la Cappella Sistina.<br />
18
Raffigura Adamo che giace sulla Terra con la mano stesa verso il<br />
cielo e Dio che tende la sua dall’alto. <strong>Le</strong> loro <strong>di</strong>ta sono protese<br />
l’una verso l’altra, proprio sul punto <strong>di</strong> toccarsi. Per me, il<br />
miracolo è in quella scintilla fra le due <strong>di</strong>ta. Quella scintilla è il<br />
<strong>genio</strong>. E questo è proprio quanto cerco <strong>di</strong> esplorare in questo<br />
libro: l’interazione tra sacro e profano, tra mappa e territorio, tra<br />
visione e azione.<br />
19
Programmazione neurolinguistica<br />
“La storia umana è fondamentalmente una storia <strong>di</strong> idee”<br />
H. G. Wells, The Outline of History<br />
Si <strong>di</strong>ce che la storia umana altro non sia che la registrazione <strong>del</strong>le<br />
azioni e <strong>del</strong>le idee <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> uomini e donne. Sin dai primi albori<br />
<strong>del</strong>la storia documentata lo scopo <strong>di</strong> storici, filosofi, psicologi,<br />
sociologi e degli altri cronisti <strong>del</strong>la nostra specie è stato<br />
identificare e registrare gli elementi cruciali che hanno prodotto<br />
quelle azioni e quelle idee.<br />
In particolare, uno degli scopi essenziali <strong>del</strong>la psicologia è stato<br />
tentare <strong>di</strong> definire gli elementi chiave che hanno contribuito<br />
maggiormente all’evoluzione <strong>del</strong>le idee. Fin dal primo momento<br />
in cui noi esseri umani abbiamo iniziato a rivolgere la nostra<br />
attenzione verso l’interno <strong>di</strong> noi stessi, per esaminare i nostri<br />
processi <strong>di</strong> pensiero, una <strong>del</strong>le promesse e <strong>del</strong>le speranze<br />
<strong>del</strong>l’indagine psicologica è stata mappare le caratteristiche<br />
20
cruciali <strong>del</strong>la ‘mente’ che permetteranno ai nostri pensieri <strong>di</strong><br />
elevarsi a fianco dei giganti <strong>del</strong>la storia.<br />
La programmazione neurolinguistica (PNL) fornisce un nuovo<br />
insieme <strong>di</strong> strumenti che ci permetterà <strong>di</strong> muovere gran<strong>di</strong> passi<br />
verso questa promettente, ma sfuggente finalità. La missione <strong>del</strong>la<br />
PNL è stata definire ed estendere i confini estremi <strong>del</strong>la<br />
conoscenza umana, e in particolare quelli <strong>del</strong>la conoscenza umana<br />
sugli umani. Questo testo, che è uno stu<strong>di</strong>o sulle <strong>strategie</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>genio</strong>, rientra in questa missione. Il mio scopo è stato mo<strong>del</strong>lare le<br />
<strong>strategie</strong> <strong>di</strong> personaggi che non solo hanno contribuito alla<br />
conoscenza <strong>del</strong> mondo che ci circonda, ma anche alla conoscenza<br />
<strong>di</strong> noi stessi, e scoprire come usare le loro <strong>strategie</strong> per contribuire<br />
ulteriormente all’evoluzione degli esseri umani.<br />
La PNL è una scuola <strong>di</strong> pensiero pragmatica, un’epistemologia,<br />
che considera i tanti livelli presenti nell’essere umano;; è un<br />
processo multi<strong>di</strong>mensionale che comprende lo sviluppo <strong>di</strong><br />
competenze e flessibilità comportamentali, ma che implica anche<br />
il pensiero strategico e la comprensione dei processi mentali e<br />
cognitivi alla base <strong>del</strong> comportamento.<br />
21
La PNL fornisce strumenti e competenze per lo sviluppo <strong>di</strong> stati <strong>di</strong><br />
eccellenza in<strong>di</strong>viduale, ma stabilisce anche un sistema <strong>di</strong><br />
corroboranti convinzioni e presupposti su ciò che gli esseri umani<br />
sono, nonché su che cosa siano la comunicazione e il processo <strong>di</strong><br />
cambiamento. A un altro livello, inoltre, la PNL riguarda la<br />
scoperta <strong>del</strong> sé, l’esplorazione <strong>del</strong>la propria identità e missione.<br />
Essa fornisce una cornice in cui comprendere e porsi in relazione<br />
con la parte ‘spirituale’ <strong>del</strong>l’esperienza umana che va oltre la<br />
nostra <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduale. La PNL non riguarda soltanto<br />
competenza ed eccellenza, ma anche saggezza e visione. Elementi<br />
questi tutti necessari per il <strong>genio</strong>.<br />
I tre elementi <strong>di</strong> maggiore influenza tra quelli implicati nella<br />
produzione <strong>del</strong>l’esperienza umana sono la neurologia, il<br />
linguaggio e la programmazione. Il sistema neurologico regola il<br />
funzionamento <strong>del</strong> nostro corpo, il linguaggio determina la nostra<br />
interazione e comunicazione con gli altri e la nostra<br />
programmazione definisce i <strong>di</strong>versi mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong> mondo da noi<br />
creati. La programmazione neurolinguistica descrive le <strong>di</strong>namiche<br />
fondamentali fra mente (‘neuro’) e linguaggio (‘linguistica’) e il<br />
modo in cui la loro interazione agisce sul corpo e sul nostro<br />
22
comportamento (‘programmazione’).<br />
Uno dei gran<strong>di</strong> contributi <strong>del</strong>la PNL è fornire un mezzo per<br />
guardare oltre il contenuto comportamentale <strong>di</strong> ciò che fanno le<br />
persone, verso le forze meno visibili che si celano <strong>di</strong>etro quei<br />
comportamenti, verso le strutture <strong>di</strong> pensiero che hanno permesso<br />
ai geni <strong>di</strong> fare ciò che hanno fatto. La PNL fornisce una struttura e<br />
un linguaggio che permettono <strong>di</strong> organizzare in un insieme <strong>di</strong><br />
‘blocchi’ (chunks), o passaggi, i processi mentali rilevanti<br />
utilizzati da un <strong>Le</strong>onardo o da un Einstein, in modo tale da poter<br />
essere insegnati ad altri.<br />
L’altro enorme contributo <strong>del</strong>la PNL è che, osservando la struttura<br />
alla base <strong>del</strong> comportamento, ci permette <strong>di</strong> trascendere il<br />
contenuto al punto da renderci in grado <strong>di</strong> applicare il processo<br />
mentale <strong>del</strong> <strong>genio</strong> <strong>di</strong> un determinato campo a un’altra area <strong>di</strong><br />
contenuto <strong>del</strong> tutto <strong>di</strong>fferente. Possiamo scoprire in che modo<br />
Einstein rifletteva sulla fisica, la sua ‘strategia’ <strong>di</strong> pensiero nei<br />
riguar<strong>di</strong> <strong>del</strong>la fisica, e applicarla al pensiero sociale o alla<br />
risoluzione <strong>di</strong> un problema personale. Allo stesso modo possiamo<br />
estrapolare elementi chiave <strong>del</strong>la strategia usata da Mozart per<br />
23
comporre musica e trasferirli dalla musica alla risoluzione <strong>di</strong> un<br />
problema organizzativo o all’insegnamento <strong>del</strong>la lettura ai<br />
bambini.<br />
Secondo il sistema <strong>di</strong> credenze <strong>del</strong>la PNL, l’elemento più<br />
importante nella creazione <strong>di</strong> qualcosa come il <strong>genio</strong> è il processo<br />
<strong>di</strong> pensiero alla base <strong>del</strong> risultato. E lo stesso fattore che rende<br />
efficace una strategia in cucina può essere applicato a una<br />
strategia per girare un film o a una per scrivere libri. Come i miei<br />
colleghi e io affermavamo in “Programmazione neurolinguistica:<br />
volume I”:<br />
Identificando le sequenze [mentali] che conducono a risultati<br />
specifici possiamo, fondamentalmente, replicare (o ‘clonare’)<br />
qualunque comportamento, sia quello <strong>di</strong> un uomo d’affari,<br />
scienziato, terapeuta, atleta, musicista, sia quello <strong>di</strong> chiunque<br />
altro faccia bene qualcosa. Grazie agli strumenti forniti dalla PNL<br />
riteniamo che chiunque possa essere trasformato in una persona<br />
appartenente a un moderno ‘rinascimento’.<br />
Fondamentalmente, tutta la PNL si basa su due premesse <strong>di</strong> base:<br />
24
1. La mappa non è il territorio. In quanto esseri umani non<br />
possiamo conoscere la realtà. Possiamo solo conoscere le nostre<br />
percezioni <strong>del</strong>la realtà. Facciamo esperienza e rispon<strong>di</strong>amo al<br />
mondo che ci circonda principalmente attraverso i nostri sistemi<br />
rappresentazionali sensoriali. Sono le nostre mappe<br />
‘neurolinguistiche’ <strong>del</strong>la realtà a determinare il nostro modo <strong>di</strong><br />
comportarci e a dare significato ai nostri comportamenti, non la<br />
realtà in sé. Generalmente non è la realtà a limitarci o a<br />
potenziarci, bensì la nostra mappa <strong>del</strong>la realtà.<br />
2. Vita e ‘mente’ sono processi sistemici. I processi che hanno<br />
luogo in un essere umano e che intercorrono tra esseri umani e il<br />
loro ambiente sono sistemici. I nostri corpi, le nostre società e il<br />
nostro universo formano un’ecologia <strong>di</strong> sistemi e sottosistemi<br />
complessi, ognuno dei quali interagisce con gli altri in una<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> reciproca influenza. Non è possibile isolare<br />
completamente una parte <strong>del</strong> sistema rispetto alle altre. Sistemi<br />
<strong>del</strong> genere si basano su principi <strong>di</strong> ‘auto-organizzazione’ e per<br />
loro stessa natura ricercano stati ottimali <strong>di</strong> equilibrio o<br />
omeostasi.<br />
25
Tutti i mo<strong>del</strong>li e le tecniche <strong>del</strong>la PNL si fondano sulla<br />
combinazione <strong>di</strong> questi due principi. Nel sistema <strong>di</strong> credenze <strong>del</strong>la<br />
PNL non è possibile per gli esseri umani conoscere la realtà<br />
oggettiva. Saggezza, etica ed ecologia non derivano dal possedere<br />
una mappa <strong>del</strong> mondo ‘giusta’ o ‘corretta’, perché gli esseri<br />
umani non sarebbero in grado <strong>di</strong> costruirne una. Il fine è piuttosto<br />
creare la mappa più ricca possibile che rispetti il carattere<br />
sistemico <strong>del</strong>la natura ed ecologia <strong>di</strong> noi stessi e <strong>del</strong> mondo in cui<br />
viviamo.<br />
Mo<strong>del</strong>li in<strong>di</strong>viduali <strong>del</strong> mondo<br />
La migliore descrizione <strong>del</strong>l’ambito a cui si rivolge la PNL è<br />
‘esperienza soggettiva’. Questa comprende quanto è stato<br />
variamente definito come ‘pensiero’, ‘mente’ o ‘intelligenza’, e<br />
nel suo senso più ampio si riferisce all’attività complessiva dei<br />
nostri sistemi nervosi. È attraverso la nostra personale esperienza<br />
soggettiva che conosciamo il mondo intorno a noi. Ecco quanto<br />
hanno messo in evidenza Richard Bandler e John Grinder,<br />
insieme creatori <strong>del</strong>la PNL, nel loro primo libro, La struttura <strong>del</strong>la<br />
magia:<br />
26
“Molti nella storia <strong>del</strong>la civiltà sono convenuti nel riconoscere<br />
un’insanabile <strong>di</strong>fferenza tra il mondo e l’esperienza che abbiamo<br />
<strong>di</strong> esso. In quanto esseri umani noi non agiamo <strong>di</strong>rettamente sul<br />
mondo, ma ognuno <strong>di</strong> noi crea una rappresentazione <strong>del</strong> mondo<br />
in cui vive, cioè creiamo una mappa, o mo<strong>del</strong>lo, che utilizziamo<br />
per determinare il nostro comportamento. La nostra<br />
rappresentazione <strong>del</strong> mondo determina in gran parte ciò che sarà<br />
la nostra esperienza <strong>del</strong> mondo, come noi lo percepiremo e quali<br />
scelte ci appariranno possibili vivendo in quel mondo […]. Non<br />
esistono due esseri umani che abbiano esattamente le stesse<br />
esperienze. Il mo<strong>del</strong>lo che creiamo per guidarci nel mondo si<br />
fonda in parte sulle nostre esperienze. Ognuno <strong>di</strong> noi ha quin<strong>di</strong> la<br />
possibilità <strong>di</strong> creare un <strong>di</strong>verso mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> mondo che<br />
con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo e <strong>di</strong> vivere pertanto una realtà in qualche modo<br />
<strong>di</strong>fferente da ogni altra”.<br />
Perciò, è il nostro mo<strong>del</strong>lo mentale <strong>di</strong> realtà, piuttosto che la realtà<br />
in sé stessa, che determinerà il modo in cui agiremo. Prima che<br />
qualcuno creasse mentalmente una mappa <strong>del</strong>l’‘atomo’, <strong>del</strong><br />
‘virus’ o <strong>del</strong> ‘mondo sferico’, quegli aspetti <strong>di</strong> ‘realtà’ non<br />
potevano avere effetto sulle azioni dei nostri antenati o <strong>di</strong> noi<br />
27
stessi. Bandler e Grinder continuano mettendo in evidenza il fatto<br />
che la <strong>di</strong>fferenza fra chi risponde in maniera efficace e chi<br />
reagisce in modo non adeguato nel mondo che li circonda <strong>di</strong>pende<br />
in gran parte dal proprio mo<strong>del</strong>lo interiore <strong>del</strong> mondo.<br />
"<strong>Le</strong> persone che rispondono creativamente e sanno affrontare<br />
efficacemente […] hanno una rappresentazione, o mo<strong>del</strong>lo, ricchi<br />
<strong>del</strong>la propria situazione, in cui percepiscono un’ampia gamma <strong>di</strong><br />
opzioni nella scelta <strong>del</strong>le azioni da intraprendere. <strong>Le</strong> altre<br />
persone hanno la sensazione <strong>di</strong> avere poche possibilità <strong>di</strong> scelta,<br />
nessuna <strong>di</strong> loro gra<strong>di</strong>mento […]. Ciò che abbiamo riscontrato<br />
non è che il mondo sia troppo limitato, o che non ci siano scelte,<br />
ma che queste persone impe<strong>di</strong>scono a loro stesse <strong>di</strong> vedere le<br />
opzioni e possibilità che si aprono loro, dal momento che esse<br />
non sono <strong>di</strong>sponibili nei loro mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong> mondo”.<br />
Come ho messo precedentemente in evidenza, la PNL parte dal<br />
presupposto che “la mappa non è il territorio”. Ciascuno possiede<br />
un proprio mo<strong>del</strong>lo, o mappa, <strong>del</strong> mondo, unico e non più ‘vero’ o<br />
‘reale’<strong>di</strong> qualunque altro. <strong>Le</strong> persone più efficienti sono quelle<br />
che hanno una mappa <strong>del</strong> mondo che permette loro <strong>di</strong> percepire il<br />
28
numero più elevato <strong>di</strong> scelte e prospettive <strong>di</strong>sponibili. Una<br />
persona ‘<strong>genio</strong>’, pertanto, possiede semplicemente un modo più<br />
ricco e ampio <strong>di</strong> percepire, organizzare e rispondere al mondo. La<br />
PNL fornisce una serie <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti per arricchire le scelte che<br />
abbiamo, e percepiamo come <strong>di</strong>sponibili, nel mondo che ci<br />
circonda.<br />
Lo scopo <strong>di</strong> questo libro è usare la PNL per trovare, secondo le<br />
parole <strong>del</strong>l’antropologo Gregory Bateson, “la <strong>di</strong>fferenza che fa la<br />
<strong>di</strong>fferenza”. Vogliamo costruire un mo<strong>del</strong>lo dei mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong><br />
mondo elaborati da alcuni gran<strong>di</strong> personaggi <strong>del</strong>la storia.<br />
Utilizzata in questo modo, la PNL può essere definita un ‘meta-<br />
mo<strong>del</strong>lo’. In altre parole, un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>li.<br />
Creare mo<strong>del</strong>li<br />
“Non esiste propriamente la storia, ma solo la biografia.”<br />
(Emerson, Saggi)<br />
Il mo<strong>del</strong>lamento è il proce<strong>di</strong>mento attraverso il quale si prende un<br />
evento complesso o una serie <strong>di</strong> eventi e li si frammenta in<br />
29
locchi abbastanza piccoli da poter essere ripetuti agevolmente. Il<br />
settore <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong>la programmazione neurolinguistica si è<br />
sviluppato dal mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong>le capacità <strong>di</strong> pensiero umane.<br />
Il processo <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong>la PNL implica scoprire come<br />
funziona il cervello (‘neuro’) tramite l’analisi <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>li<br />
linguistici (‘linguistica’) e <strong>di</strong> comunicazione non verbale. I<br />
risultati <strong>di</strong> questa analisi vengono quin<strong>di</strong> organizzati in <strong>strategie</strong> o<br />
programmi (‘programmazione’) <strong>di</strong> tipo graduale che possono<br />
essere utilizzati per trasferire la capacità ad altre persone e aree <strong>di</strong><br />
contenuto.<br />
In concreto la PNL ebbe inizio quando Richard Bandler e John<br />
Grinder mo<strong>del</strong>larono i mo<strong>del</strong>li linguistici e comportamentali<br />
rilevati nell’attività <strong>di</strong> Fritz Perls (fondatore <strong>del</strong>la terapia <strong>del</strong>la<br />
Gestalt), Virginia Satir (una dei fondatori <strong>del</strong>la terapia <strong>di</strong> famiglia<br />
e <strong>del</strong>la terapia sistemica) e <strong>del</strong> me<strong>di</strong>co Milton H. Erickson,<br />
(fondatore <strong>del</strong>la American Society of Clinical Hypnosis).<br />
<strong>Le</strong> prime tecniche <strong>di</strong> PNL derivarono dai mo<strong>del</strong>li chiave, verbali e<br />
non verbali, che Grinder e Bandler avevano osservato nel<br />
30
comportamento <strong>di</strong> questi eccezionali terapeuti. Nel titolo <strong>del</strong> loro<br />
primo libro, La struttura <strong>del</strong>la magia, era implicito che quanto<br />
appariva magico e inspiegabile possedeva spesso una struttura più<br />
profonda che, una volta portata alla luce, poteva essere compresa,<br />
comunicata e attivata anche da chi non faceva parte dei pochi ed<br />
eccezionali ‘maghi’ che per primi avevano compiuto la ‘magia’.<br />
La PNL è il processo che ha permesso <strong>di</strong> scoprire e quin<strong>di</strong><br />
organizzare in un mo<strong>del</strong>lo operativo gli elementi rilevanti <strong>del</strong><br />
comportamento <strong>di</strong> queste persone. Essa ha sviluppato tecniche e<br />
<strong>di</strong>stinzioni con cui identificare e descrivere mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong><br />
comportamento verbale e non verbale, ossia aspetti chiave <strong>di</strong> ciò<br />
che le persone <strong>di</strong>cono e fanno. Gli obiettivi fondamentali <strong>del</strong>la<br />
PNL sono mo<strong>del</strong>lare abilità speciali o eccezionali e contribuire a<br />
renderle trasferibili ad altri. Il fine <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento<br />
è mettere in atto ciò che è stato osservato e descritto in modo<br />
produttivo e arricchente.<br />
Gli strumenti <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong>la PNL ci permettono <strong>di</strong><br />
identificare mo<strong>del</strong>li specifici e riproducibili, nel linguaggio e nel<br />
comportamento, <strong>di</strong> efficaci mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> ruolo. Sebbene la maggior<br />
31
parte <strong>del</strong>l’analisi <strong>del</strong>la PNL venga eseguita osservando e<br />
ascoltando realmente il mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> ruolo in azione, una certa<br />
quantità <strong>di</strong> informazioni utili può essere ricavata anche dallo<br />
stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> documenti scritti.<br />
In questo libro cercherò <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lare i processi <strong>di</strong> pensiero <strong>di</strong><br />
alcuni personaggi storici che sono stati considerati geni <strong>di</strong> qualche<br />
genere, analizzando i mo<strong>del</strong>li linguistici che ci hanno tramandato<br />
attraverso i loro scritti. Esaminerò anche i prodotti <strong>del</strong> loro <strong>genio</strong><br />
quando ciò si <strong>di</strong>mostrerà appropriato per quanto potrebbero <strong>di</strong>rci<br />
sul processo creativo che li ha prodotti. La sintesi <strong>di</strong> queste<br />
informazioni sarà quin<strong>di</strong> organizzata in ‘programmi’ o <strong>strategie</strong><br />
che potremo, auspicabilmente, utilizzare per accrescere i nostri<br />
personali processi <strong>di</strong> creatività e intelligenza.<br />
Livelli <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento<br />
Nel mo<strong>del</strong>lamento <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo possiamo esplorare numerosi<br />
aspetti, o livelli, <strong>di</strong>versi dei vari sistemi e sottosistemi in cui la<br />
persona ha operato.<br />
Possiamo prendere in considerazione l’ambiente storico e<br />
32
geografico in cui l’in<strong>di</strong>viduo ha vissuto: per esempio quando e<br />
dove la persona operava. Possiamo esaminare i comportamenti e<br />
le azioni specifiche: per esempio che cosa la persona faceva in<br />
quell’ambiente. Possiamo anche considerare le capacità e le<br />
<strong>strategie</strong> intellettuali e cognitive con le quali l’in<strong>di</strong>viduo ha<br />
selezionato e guidato le sue azioni nell’ambiente: per esempio<br />
come la persona ha generato questi comportamenti in quel<br />
contesto. Potremmo inoltre analizzare le convinzioni e i valori che<br />
hanno motivato e formato le <strong>strategie</strong> e le capacità che l’in<strong>di</strong>viduo<br />
ha sviluppato per raggiungere le sue mete comportamentali<br />
nell’ambiente: per esempio perché la persona ha agito nel modo<br />
in cui ha agito, e in quei tempi e luoghi.<br />
Potremmo effettuare un’osservazione più approfon<strong>di</strong>ta per<br />
indagare sulla percezione che l’in<strong>di</strong>viduo aveva <strong>del</strong> proprio sé o<br />
identità che stava manifestando me<strong>di</strong>ante quell’insieme <strong>di</strong><br />
convinzioni, capacità e azioni in quell’ambiente: per esempio il<br />
chi che sta <strong>di</strong>etro il perché, il come, il cosa, il dove e il quando.<br />
Potremmo anche volere esaminare il modo in cui l’identità<br />
<strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo si manifestava in relazione a famiglia, colleghi,<br />
33
contemporanei, società e cultura occidentali, il pianeta, Dio: per<br />
esempio chi era la persona in relazione a chi altri. In altre parole,<br />
in che modo i comportamenti, le capacità, le convinzioni, i valori<br />
e l’identità <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo hanno influito e interagito con sistemi<br />
più gran<strong>di</strong>, dei quali egli faceva parte da un punto <strong>di</strong> vista<br />
personale, sociale e infine spirituale?<br />
Un modo <strong>di</strong> visualizzare le relazioni fra questi elementi è una rete<br />
<strong>di</strong> sistemi generativi che si concentrano o convergono sull’identità<br />
<strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo in quanto centro <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento.<br />
Riassumendo, il mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong> processo <strong>del</strong> <strong>genio</strong> può<br />
includere l’esplorazione <strong>del</strong>le interazioni <strong>di</strong> numerosi livelli<br />
<strong>di</strong>versi <strong>di</strong> esperienza, tra cui:<br />
Spirituale Visione e proposito<br />
A. Chi sono – Identità missione<br />
B. Il mio sistema <strong>di</strong> convinzioni valori, metaprogrammi,<br />
34<br />
permesso e motivazione<br />
C. <strong>Le</strong> mie capacità stati, <strong>strategie</strong>, <strong>di</strong>rezione<br />
D. Che cosa faccio comportamenti specifici,<br />
azioni<br />
E. Il mio ambiente contesto esterno, reazioni
à esterne o i limiti con cui<br />
una persona deve rapportarsi. Si collega al dove e al quando <strong>del</strong><br />
<strong>genio</strong>.<br />
specifiche <strong>di</strong> una<br />
persona all’interno <strong>del</strong>l’ambiente. Si collegano al che cosa <strong>del</strong><br />
<strong>genio</strong>.<br />
à guidano e in<strong>di</strong>rizzano le azioni comportamentali<br />
me<strong>di</strong>ante una mappa mentale, un piano o una strategia. Si<br />
collegano al come <strong>del</strong> <strong>genio</strong>.<br />
i valori forniscono il rinforzo (motivazione e<br />
permesso) che sostiene o inibisce le capacità. Si collegano al<br />
perché <strong>del</strong> <strong>genio</strong>.<br />
à implica il ruolo <strong>di</strong> una persona, la sua missione e/o il<br />
suo senso <strong>del</strong> sé. Si collega al chi <strong>del</strong> <strong>genio</strong>.<br />
uale implica il sistema più allargato <strong>di</strong> cui si è parte e<br />
l’influenza <strong>di</strong> quel sistema sulla guarigione. Si collega al chi<br />
altri e al che cos’altro <strong>del</strong> <strong>genio</strong>.<br />
All’interno <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento, possiamo dunque<br />
identificare <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> <strong>strategie</strong>.<br />
35
Strategie<br />
Una strategia è una particolare area <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lamento in cui si<br />
cerca specificatamente una mappa mentale usata dall’in<strong>di</strong>viduo<br />
che si sta mo<strong>del</strong>lando al fine <strong>di</strong> orchestrare o organizzare le<br />
proprie attività in modo tale da raggiungere un risultato efficace.<br />
La programmazione neurolinguistica fornisce una serie <strong>di</strong><br />
strumenti e <strong>di</strong>stinzioni che ci permettono <strong>di</strong> mappare i processi<br />
cognitivi alla base <strong>del</strong>le opere <strong>di</strong> persone creative ed eccezionali.<br />
Invece <strong>di</strong> concentrarsi sul contenuto <strong>del</strong>l’opera <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo<br />
oggetto <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lamento, la PNL cerca la struttura più profonda<br />
che ha prodotto quei risultati.<br />
In particolare, la PNL indaga il modo in cui vengono utilizzati i<br />
processi neurologici fondamentali come i sensi (vista, u<strong>di</strong>to, tatto,<br />
olfatto e gusto), come questi processi vengono plasmati e riflessi<br />
dal linguaggio, e come le due cose si combinano per produrre un<br />
particolare programma o strategia. Secondo il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la PNL,<br />
è il modo in cui organizziamo le nostre funzioni sensoriali e<br />
linguistiche in una sequenza programmata <strong>di</strong> attività mentale a<br />
determinare in larga misura il modo in cui percepiremo e<br />
36
isponderemo al mondo che ci circonda.<br />
Storicamente, la programmazione neurolinguistica ha avuto<br />
origine in California nello stesso momento in cui nasceva un’altra<br />
importante rivoluzione tecnologico-sociale: il personal computer.<br />
Come è successo anche in altri momenti storici, gli sviluppi nella<br />
comprensione <strong>del</strong>la mente si sono riflessi nella tecnologia (e<br />
viceversa). Gran parte <strong>del</strong>l’approccio <strong>del</strong>la PNL alla mente si<br />
fonda sulla convinzione che il cervello funzioni per certi versi più<br />
o meno come un computer. Infatti molta terminologia <strong>del</strong>la PNL (e<br />
il suo stesso nome) è mutuata dal linguaggio <strong>del</strong>l’informatica.<br />
Una strategia è simile a un programma <strong>di</strong> un computer: in<strong>di</strong>ca che<br />
cosa fare con le informazioni che si stanno ricevendo e, come<br />
succede con i programmi, è possibile usare la stessa strategia per<br />
elaborare una quantità <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong> genere <strong>di</strong>verso. Un<br />
programma informatico potrebbe <strong>di</strong>re al computer <strong>di</strong> prendere due<br />
blocchi <strong>di</strong> dati, metterli insieme e sistemare il risultato in un certo<br />
punto <strong>del</strong>la memoria. Il programma è in<strong>di</strong>pendente dal contenuto<br />
che elabora. Non si cura <strong>di</strong> quale contenuto sia stato messo<br />
insieme e spostato. Esistono programmi più efficaci <strong>di</strong> altri,<br />
37
programmi che permettono <strong>di</strong> elaborare le informazioni in un<br />
maggior numero <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> rispetto ad altri, programmi che sono<br />
stati progettati per prendere una grande quantità <strong>di</strong> informazioni e<br />
ridurla in pacchetti molto piccoli, e programmi costruiti allo<br />
scopo <strong>di</strong> prendere solo alcune informazioni e poi con queste<br />
eseguire proiezioni. Esistono anche programmi progettati per<br />
trovare mo<strong>del</strong>li e caratteristiche all’interno <strong>del</strong>le informazioni<br />
fornite.<br />
La stessa cosa si verifica nell’ambito <strong>del</strong>le <strong>strategie</strong> umane. Per<br />
fare un’analogia, esse sono il software mentale utilizzato dal bio-<br />
computer <strong>del</strong> cervello. In un certo qual modo possiamo <strong>di</strong>re che il<br />
più potente personal computer <strong>del</strong> mondo è quello che si trova fra<br />
i nostri orecchi. Il problema è che ci è stato fornito senza il<br />
manuale d’istruzioni, e si tratta <strong>di</strong> un software non molto user<br />
friendly.<br />
Lo scopo <strong>del</strong>la psicologia, e <strong>del</strong>la PNL in particolare, è scoprire il<br />
‘linguaggio <strong>di</strong> programmazione’ <strong>del</strong> sistema nervoso umano, in<br />
modo da riuscire a fargli fare – al nostro e a quello degli altri – ciò<br />
che vogliamo in maniera più elegante, efficace ed ecologica.<br />
38
Possiamo essere ‘maghi <strong>del</strong>la programmazione’ e co<strong>di</strong>ficare in un<br />
nuovo linguaggio alcuni software utilizzati da persone che hanno<br />
imparato a utilizzare quel computer molto bene.<br />
Micro, macro e meta <strong>strategie</strong><br />
<strong>Le</strong> <strong>strategie</strong> esistono a livelli <strong>di</strong>versi: ci sono infatti micro-<br />
<strong>strategie</strong>, macro-<strong>strategie</strong> e meta-<strong>strategie</strong>.<br />
- Una micro-strategia prende in considerazione in che modo<br />
esattamente sta pensando una certa persona in un dato momento<br />
per realizzare un determinato compito. Se qualcuno è<br />
impegnato nell’attività <strong>di</strong> ricordare un’informazione in<br />
particolare, per esempio un numero <strong>di</strong> telefono, come gestisce<br />
l’informazione per immagazzinarla e recuperarla all’interno <strong>del</strong><br />
suo cervello o ‘bio-computer’? A questo micro-livello si<br />
potrebbe voler conoscere esattamente la grandezza con cui<br />
quella persona sta visualizzando il numero nella sua mente,<br />
oppure se viene visualizzato in un colore specifico. E inoltre: la<br />
persona ripete il numero dentro <strong>di</strong> sé? Prova una sensazione in<br />
una parte <strong>del</strong> corpo? Questo è un esempio <strong>di</strong> micro-strategia.<br />
Sarebbe come assemblare un linguaggio o un co<strong>di</strong>ce macchina<br />
39
in un computer.<br />
- Una macro-strategia invece è più simile al mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong><br />
‘successo’ o <strong>del</strong>la ‘leadership’. Una strategia generale per il<br />
successo o la leadership non sarà una micro-strategia ma<br />
piuttosto un programma <strong>di</strong> livello più elevato che includerà<br />
molte micro-<strong>strategie</strong>. Potrebbe richiedere un periodo <strong>di</strong> tempo<br />
molto più lungo. Talvolta per raggiungere un determinato<br />
risultato sono importanti i passaggi più generali <strong>di</strong> un processo,<br />
mentre il modo particolare in cui si arriva da A a B a C a micro-<br />
livello non conta molto, oppure può richiedere una variazione<br />
significativa. L’importante è arrivare da A a C a prescindere dai<br />
micro-passaggi. La strada per arrivare al traguardo è una scelta<br />
personale. Pertanto una macro-strategia riguarderà le operazioni<br />
e i passaggi più generali <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> pensiero.<br />
- Una meta-strategia o un meta-mo<strong>del</strong>lo è fondamentalmente un<br />
mo<strong>del</strong>lo per costruire mo<strong>del</strong>li, una strategia per in<strong>di</strong>viduare<br />
<strong>strategie</strong> o un mo<strong>del</strong>lo per mo<strong>del</strong>lare. In un certo senso, gran<br />
parte <strong>di</strong> ciò che state per apprendere in questo libro è un meta-<br />
mo<strong>del</strong>lo e un insieme <strong>di</strong> meta-<strong>strategie</strong>: <strong>strategie</strong> e mo<strong>del</strong>li per<br />
40
trovare le <strong>strategie</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui eccezionali e per costruire<br />
mo<strong>del</strong>li pratici, ottenuti me<strong>di</strong>ante quelle <strong>strategie</strong>.<br />
Strategie <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong> <strong>genio</strong><br />
Riassumendo, il proposito <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lamento non è costruire<br />
l’unica, ‘vera’ mappa o mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> qualcosa, ma piuttosto<br />
arricchire le nostre percezioni in un modo che ci permetta <strong>di</strong><br />
essere sia più efficienti sia più ecologici nelle nostre modalità <strong>di</strong><br />
interazione con la realtà. Un mo<strong>del</strong>lo non intende essere la realtà,<br />
ma piuttosto rappresentare certi aspetti <strong>di</strong> quella realtà in maniera<br />
pratica e concreta.<br />
Lo scopo <strong>di</strong> questo libro è mostrare come si possano utilizzare gli<br />
strumenti <strong>del</strong>la PNL per analizzare figure storiche importanti,<br />
elaborando ‘<strong>strategie</strong> <strong>di</strong> <strong>genio</strong>’ pratiche ed efficaci che possano<br />
essere apprese e applicate in altri contesti. In particolare, riguardo<br />
alla mia missione, mi interessa applicare queste <strong>strategie</strong> <strong>di</strong> <strong>genio</strong><br />
alle questioni umane. In altre parole, esplorare come sia possibile<br />
applicare queste <strong>strategie</strong> in modo tale da renderci più<br />
consapevoli dei nostri processi umani. Come i miei colleghi e io<br />
stesso abbiamo affermato nel primo volume <strong>di</strong> Programmazione<br />
41
neurolinguistica:<br />
“Compresa e utilizzata con l’eleganza e il pragmatismo con cui la<br />
PNL è stata creata, possiamo scoprire non solo come Freud rese<br />
possibili le teorie <strong>di</strong> Einstein, ma anche un modo per<br />
con<strong>di</strong>zionare e prevedere gli elementi stessi che renderebbero gli<br />
uomini capaci <strong>di</strong> essere esseri umani, valutando soggettivamente<br />
quali creazioni il creare possa offrire.”<br />
Forse, se potessimo prendere l’abilità con cui Mozart strutturava<br />
le note in musica, la capacità <strong>di</strong> Einstein nel rielaborare la nostra<br />
percezione <strong>del</strong>l’universo o quella <strong>di</strong> <strong>Le</strong>onardo nel trasformare la<br />
sua immaginazione in <strong>di</strong>segno o pittura, e applicassimo tutto ciò<br />
al modo in cui le persone interagiscono nelle organizzazioni<br />
sociali, potremmo essere in grado <strong>di</strong> far progre<strong>di</strong>re realmente il<br />
corso <strong>del</strong>la storia umana. Questo è il mio sogno, la visione che<br />
ispira questo mio lavoro.<br />
42
PARTE 1<br />
ARISTOTELE<br />
Creare una struttura per il <strong>genio</strong><br />
Cosa scoprirete nella prima parte?<br />
I blocchi costitutivi <strong>del</strong> <strong>genio</strong><br />
I ‘principi primi’<br />
<strong>Le</strong> domande fondamentali<br />
La strategia per trovare il ‘me<strong>di</strong>o’<br />
I sillogismi come espressioni dei ‘principi primi’<br />
Il mo<strong>del</strong>lo SOAR<br />
Tipi fondamentali <strong>di</strong> cause<br />
Cause formali<br />
Cause antecedenti<br />
Cause limitanti<br />
Cause finali<br />
Il ruolo <strong>del</strong>la percezione <strong>del</strong> tempo<br />
La valutazione <strong>del</strong>le premesse<br />
Il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la mente <strong>di</strong> Aristotele<br />
Il mo<strong>del</strong>lo TOTE<br />
43
Macro-<strong>strategie</strong> e TOTE<br />
Micro-<strong>strategie</strong> e i cinque sensi<br />
Il ruolo <strong>di</strong> memoria e immaginazione<br />
Isensibili comuni<br />
Micro-<strong>strategie</strong> <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento: il mo<strong>del</strong>lo ROLE<br />
<br />
-strutture <strong>del</strong>la strategia <strong>di</strong> pensiero <strong>di</strong> Aristotele<br />
<br />
Il mo<strong>del</strong>lo SCORE: implementare la strategia <strong>di</strong> Aristotele per<br />
definire uno ‘spazio problema’<br />
Implementare la strategia <strong>di</strong> Aristotele per esplorare e organizzare<br />
uno spazio problema<br />
Riepilogo<br />
Trovare un sistema <strong>di</strong> cause in uno spazio problema<br />
a parte 1<br />
44
CAPITOLO 1<br />
I blocchi costitutivi <strong>del</strong> <strong>genio</strong><br />
Il primo <strong>genio</strong> <strong>di</strong> cui vorrei mo<strong>del</strong>lare la strategia per questo<br />
stu<strong>di</strong>o è il filosofo greco Aristotele (385-322 a.C.). Considerato il<br />
‘padre <strong>del</strong>la scienza moderna’, Aristotele è senza dubbio uno dei<br />
geni <strong>di</strong> maggiore influenza <strong>del</strong>la civiltà occidentale. Il suo ambito<br />
<strong>di</strong> riflessione riguardò un’incre<strong>di</strong>bile varietà <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipline – tra cui<br />
fisica, logica, etica, politica, retorica, biologia, poetica, metafisica,<br />
psicologia – e, nella maggior parte dei casi, le sue scoperte e i<br />
suoi contributi sono stati così fondamentali da costituire per secoli<br />
i fondamenti in ognuno <strong>di</strong> questi campi.<br />
Evidentemente c’era qualcosa <strong>di</strong> molto speciale nella strategia<br />
con cui Aristotele organizzava le proprie osservazioni sul mondo,<br />
così speciale da permettergli <strong>di</strong> realizzare un atto intellettuale <strong>di</strong><br />
tale portata. I suoi processi mentali gli permettevano <strong>di</strong> esaminare<br />
creativamente e <strong>di</strong> organizzare utilmente informazioni provenienti<br />
da molte <strong>di</strong>verse aree <strong>del</strong>la vita (Platone lo definiva “la mente”).<br />
45
È infatti alla riscoperta <strong>del</strong> modo <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> Aristotele che<br />
vengono attribuiti l’uscita <strong>del</strong>la civiltà occidentale dalle epoche<br />
buie e il suo ingresso nel Rinascimento.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong>la PNL, Aristotele possedeva una personale<br />
ed efficace strategia <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento. Egli era in effetti un<br />
‘mo<strong>del</strong>latore’. Esaminava le aree più essenziali <strong>del</strong>l’esperienza<br />
umana e creava con esse dei mo<strong>del</strong>li molto potenti. Pur non<br />
essendo ‘specializzato’ in nessuna area in particolare, fu capace <strong>di</strong><br />
raggiungere un profondo livello <strong>di</strong> conoscenza dei <strong>di</strong>fferenti<br />
aspetti <strong>del</strong> mondo che esaminava.<br />
Per noi, in quanto ‘meta’-mo<strong>del</strong>latori <strong>di</strong> Aristotele, l’aspetto<br />
maggiormente interessante è il modo in cui egli considerava le<br />
sue esperienze. Applicando le procedure <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong>la<br />
PNL agli scritti <strong>di</strong> Aristotele possiamo mappare alcuni degli<br />
elementi specifici <strong>del</strong>la sua strategia, in modo tale da poter fornire<br />
alcuni nuovi e pratici elementi <strong>di</strong> conoscenza circa la sua<br />
impressionante genialità e i mo<strong>di</strong> in cui possiamo impiegarla oggi<br />
nella nostra vita.<br />
46
È interessante notare che uno degli argomenti che Aristotele non<br />
prese mai in particolare considerazione è proprio quello che noi<br />
stiamo cercando <strong>di</strong> trattare in questo libro: il ‘<strong>genio</strong>’. Ed è<br />
stimolante chiedersi quale sarebbe stato il suo approccio alla<br />
comprensione <strong>di</strong> questo fenomeno. Aristotele ovviamente non è<br />
in grado <strong>di</strong> fornirci una risposta, non essendo più tra noi, ma nei<br />
suoi scritti ha lasciato molti in<strong>di</strong>zi e suggerimenti sul tipo <strong>di</strong><br />
strategia che avrebbe adottato. Appare <strong>del</strong> tutto appropriato quin<strong>di</strong><br />
cominciare la nostra indagine sulle <strong>strategie</strong> <strong>del</strong> <strong>genio</strong> e sulle loro<br />
applicazioni evidenziando la strategia investigativa e analitica <strong>di</strong><br />
Aristotele e utilizzandola per la nostra analisi.<br />
I principi primi<br />
L’aspetto più importante <strong>del</strong> <strong>genio</strong> <strong>di</strong> Aristotele fu forse la<br />
capacità <strong>di</strong> scoprire mo<strong>del</strong>li o ‘leggi’ fondamentali in qualunque<br />
campo <strong>di</strong> esperienza abbia scelto <strong>di</strong> esplorare. Come egli stesso<br />
spiega nel trattato Fisica:<br />
“[…] il sapere e il conoscere scientificamente, nell’ambito <strong>di</strong> tutte<br />
le ricerche <strong>di</strong> cui vi sono principi o cause o elementi, derivano<br />
dall’acquisire cognizione <strong>di</strong> questi (infatti, pensiamo <strong>di</strong> conoscere<br />
47
ciascuna cosa nel momento in cui abbiamo acquisito cognizione<br />
<strong>del</strong>le cause prime e dei principi primi e fino agli elementi)...”<br />
“Per noi dapprima sono chiare e note le cose che maggiormente<br />
sono mescolate insieme;; poi, da queste, per coloro che le<br />
<strong>di</strong>stinguono <strong>di</strong>ventano noti gli elementi e i principi. Perciò<br />
bisogna procedere dalle cose globali alle singole determinazioni<br />
[…] [come] i bambini dapprima chiamano padri tutti gli uomini e<br />
madri tutte le donne ma poi <strong>di</strong>stinguono ciascuno <strong>di</strong> questi.”<br />
[trad. M. Zanatta]<br />
Nel linguaggio <strong>del</strong>la PNL, il processo che Aristotele descrive è<br />
conosciuto con il nome <strong>di</strong> chunking, frazionamento. A quanto<br />
pare infatti la strategia utilizzata da Aristotele per arrivare ai<br />
‘principi primi’ consiste nel “procedere dalle cose globali alle<br />
singole determinazioni”, cominciando dai ‘blocchi’ [chunks] più<br />
gran<strong>di</strong> che sono <strong>di</strong>sponibili per la percezione sensoriale, e nel<br />
portare a termine un processo analitico che ‘frazioni’ questa<br />
esperienza nei suoi elementi “più semplici”, più basilari e liberi da<br />
contenuto.<br />
48
Seguendo l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Aristotele, lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o<br />
sulle <strong>strategie</strong> <strong>del</strong> <strong>genio</strong> dovrebbe essere quello <strong>di</strong> ridurre<br />
progressivamente in blocchi sempre più piccoli le informazioni<br />
sul <strong>genio</strong> <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo, al fine <strong>di</strong> scoprirne le “cause prime e<br />
principi primi” attraverso l’identificazione dei suoi “elementi più<br />
semplici”.<br />
In altre parole, una ‘strategia <strong>del</strong> <strong>genio</strong>’ definirebbe le ‘con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> base’ e i ‘principi primi’ dei processi collegati al <strong>genio</strong> nei<br />
termini dei suoi elementi primari. Naturalmente la nostra sfida<br />
consiste nel come fare, specificamente, a estrarre da queste<br />
“[informazioni] che maggiormente sono mescolate insieme” i loro<br />
“elementi più semplici” e principi primi.<br />
<strong>Le</strong> domande fondamentali<br />
Secondo Aristotele la scoperta <strong>di</strong> questi elementi e principi <strong>di</strong><br />
base “<strong>di</strong>viene nota” attraverso “l’analisi” (dal Greco analytica,<br />
che significa ‘<strong>di</strong>panare’) <strong>del</strong>le nostre percezioni. In Analitici<br />
secon<strong>di</strong>, Aristotele fornisce alcune descrizioni specifiche <strong>del</strong> suo<br />
approccio analitico. Come nel caso <strong>del</strong> suo insegnante e mentore<br />
(nonché <strong>genio</strong> suo pari) Platone, il proce<strong>di</strong>mento analitico <strong>di</strong><br />
49
Aristotele iniziava con il porre domande basilari. È chiaro che i<br />
generi <strong>di</strong> risposte che si ottengono sono determinati dal tipo <strong>di</strong><br />
domande che si pongono. Secondo Aristotele:<br />
“Gli argomenti che sono oggetto <strong>di</strong> ricerca, sono uguali <strong>di</strong><br />
numero a quanti conosciamo. Cerchiamo quattro cose: il ‘che’, il<br />
‘perché’, ‘se è’, ‘che cos’è’".<br />
“Quando infatti, ponendo un solo numero <strong>di</strong> cose, cerchiamo se<br />
‘è questo o quest’altro’: per esempio, se il sole eclissa o no,<br />
cerchiamo il ‘che’. […] Invece quando abbiamo visto il ‘che’,<br />
cerchiamo il 'perché': per esempio, avendo visto che il sole<br />
eclissa e che la terra si muove, cerchiamo 'perché' eclissa o<br />
'perché' si muove. Queste cose, dunque, cerchiamo così, alcune<br />
altre in modo <strong>di</strong>verso: per esempio, ‘se’ è o non è uin centauro o<br />
un <strong>di</strong>o;; […] E avendo conosciuto ‘che’ è, cerchiamo ‘che cos’è’:<br />
che cos’è dunque, per esempio, un <strong>di</strong>o, o che cos’è un uomo?”.<br />
“Dunque le cose che cerchiamo e quelle che, avendole trovate,<br />
sappiamo, sono queste e <strong>di</strong> questo numero.” [trad. M. Zanatta]<br />
Per applicare la strategia <strong>di</strong> Aristotele allo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> <strong>genio</strong><br />
dobbiamo continuamente porci queste quattro domande<br />
50
fondamentali (in questo caso la ‘cosa’ che stiamo esplorando è il<br />
‘<strong>genio</strong>’. Mo<strong>di</strong>ficando leggermente l’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>le domande <strong>di</strong><br />
Aristotele, dobbiamo chiederci:<br />
1. Esiste effettivamente il ‘<strong>genio</strong>’?<br />
2. Se esiste, qual è la natura <strong>del</strong> ‘<strong>genio</strong>’ e quali i suoi ‘attributi’?<br />
3. Quando abbiamo identificato ciò che riteniamo essere gli<br />
attributi <strong>del</strong> <strong>genio</strong> dobbiamo quin<strong>di</strong> chiederci: “Quegli attributi<br />
sono effettivamente connessi al ‘<strong>genio</strong>’ ”?<br />
4. Se lo sono, qual è la ragione o la causa <strong>di</strong> questa connessione?<br />
In realtà lo scopo <strong>di</strong> Aristotele nel porre queste quattro domande<br />
non era ottenere quattro risposte <strong>di</strong>verse, bensì convergere su<br />
un’unica risposta, un ‘principio primo’. Secondo Aristotele,<br />
“conoscere la natura <strong>di</strong> una cosa è conoscere la ragione per cui<br />
essa è”:<br />
“[…] Ché in tutte queste questioni è evidente che il ‘che cos’è’ e<br />
il ‘perché è’ sono una stessa cosa. Che cos’è un’eclissi?<br />
Privazione <strong>del</strong>la luce dalla luna ad opera <strong>del</strong> frapporsi <strong>del</strong>la<br />
terra. Perché vi è un’eclissi, o perché eclissa la luna? A causa <strong>del</strong><br />
51
venir meno <strong>del</strong>la luce, frapponendosi la terra.” [trad. M. Zanatta]<br />
Questo implica una forte relazione tra conoscenza e applicazione<br />
nel sistema <strong>di</strong> Aristotele e in<strong>di</strong>ca che esiste un’equivalenza tra<br />
‘attributi’ e ‘ragioni’. In altre parole, se affermiamo, per esempio,<br />
che il “<strong>genio</strong> è colui che sa quali sono le domande giuste da fare”<br />
dovremmo anche essere in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che “un <strong>genio</strong> è tale<br />
perché sa quali sono le domande giuste da fare”. Un autentico<br />
‘principio primo’ è quin<strong>di</strong> quello che possiede questa doppia<br />
capacità: non è solo ‘istruttivo’ ma anche ‘strumentale’. Ovvero<br />
non solo un principio primo ci permette <strong>di</strong> capire qualcosa, ma ci<br />
informa anche su quale ne è la causa e come viene influenzato.<br />
Questi elementi <strong>di</strong> base, sia ‘attributi’ che ‘cause’ <strong>di</strong> qualcosa,<br />
erano ciò che Aristotele chiamava il ‘me<strong>di</strong>o’, ossia qualcosa che<br />
stava a metà tra conoscenza generale e casi specifici. Anche se<br />
Aristotele riba<strong>di</strong>va che è necessario “procedere dalle cose globali<br />
alle singole determinazioni”, non è possibile fermarsi<br />
semplicemente a queste ultime. Come <strong>di</strong>ceva lo stesso Aristotele,<br />
“ché dal percepire che per noi si originerebbe anche il sapere<br />
l’universale”.<br />
52
Una volta che abbiamo scomposto qualcosa riducendolo ai suoi<br />
particolari, dobbiamo ricomporlo per trovare il ‘me<strong>di</strong>o’. Secondo<br />
Aristotele, “tutte le domande sono finalizzare alla ricerca <strong>del</strong><br />
‘me<strong>di</strong>o’” che collega l’universale a un particolare.<br />
“Pertanto in tutte le ricerche avviene <strong>di</strong> cercare se vi è un me<strong>di</strong>o<br />
o qual è il me<strong>di</strong>o. Ché il me<strong>di</strong>o è la causa, ed è questa che si<br />
cerca in tutte le indagini. Forse che eclissa? Forse che vi è<br />
qualche causa o no? Dopo ciò, avendo conosciuto che ve n’è una,<br />
cerchiamo quale dunque è questa.” [trad. M. Zanatta]<br />
Secondo il modo <strong>di</strong> ragionare <strong>di</strong> Aristotele la domanda<br />
“Aristotele era un <strong>genio</strong>?” significa “c’è o non c’è una causa che<br />
produce il <strong>genio</strong> in Aristotele?” Se rispon<strong>di</strong>amo alla prima<br />
domanda <strong>di</strong>cendo: “Aristotele era un <strong>genio</strong> perché poneva<br />
domande fondamentali” stiamo al tempo stesso <strong>di</strong>cendo<br />
implicitamente che “porre domande fondamentali è la causa <strong>del</strong><br />
<strong>genio</strong> <strong>di</strong> Aristotele”. La ‘causa’ (porre domande fondamentali) è il<br />
‘me<strong>di</strong>o’, ovvero il collegamento fra la proprietà generale <strong>del</strong><br />
‘<strong>genio</strong>’ e il ‘particolare’ caso <strong>di</strong> ‘Aristotele’. Definire un<br />
‘principio primo’ è stabilire una tale causa.<br />
53
La strategia per trovare il ‘me<strong>di</strong>o’<br />
Una volta che iniziamo a porci domande <strong>del</strong> genere, abbiamo<br />
bisogno <strong>di</strong> un metodo per ottenere risposte rilevanti e<br />
significative. Potremmo giustamente chiederci: “In che modo<br />
esattamente è possibile affrontare la questione <strong>del</strong> trovare cause,<br />
principi primi, con<strong>di</strong>zioni fondamentali e ‘l’universale’ nei<br />
particolari?” In Analitici secon<strong>di</strong>, Aristotele fornisce una<br />
descrizione specifica <strong>del</strong>la sua strategia per ‘riorganizzare<br />
l’esperienza <strong>di</strong> blocchi più gran<strong>di</strong>’ partendo dai particolari, al fine<br />
<strong>di</strong> trovare attributi più ‘universali’.<br />
“Volgendo lo sguardo alle cose simili ed in<strong>di</strong>fferenziate si deve<br />
cercare, in primo luogo, che cosa hanno tutte <strong>di</strong> identico.” [trad.<br />
M. Zanatta]<br />
Per chiarire il concetto, Aristotele fornisce l’esempio seguente:<br />
“<strong>di</strong>co per esempio che, se cercassimo che cos’è la magnanimità,<br />
bisogna indagare nel caso dei magnanimi – quelli che<br />
conosciamo – che cosa hanno tutti <strong>di</strong> unico in quanto tali. Per<br />
esempio, se Alcibiade o Achille ed Aiace sono magnanimi, che<br />
54
cosa hanno tutti <strong>di</strong> identico? Il non sopportare quando sono<br />
oltraggiati. Infatti, il primo combatté, il secondo impazzì e il terzo<br />
si suicidò.” [trad. M. Zanatta]<br />
Alcibiade, Achille e Ajace sono ‘simili ed in<strong>di</strong>fferenziati’ perché<br />
erano tutti capi militari ateniesi che commisero azioni <strong>del</strong> tutto<br />
sconsiderate a causa <strong>del</strong> proprio orgoglio. Aristotele sceglie <strong>di</strong><br />
illustrare il concetto portando l’esempio <strong>di</strong> tre in<strong>di</strong>vidui. Pur non<br />
affermando esplicitamente l’importanza <strong>del</strong> fatto che gli esempi<br />
siano proprio tre, l’impressione è che se fossero meno non si<br />
potrebbe avere la certezza che l’insieme sia abbastanza grande da<br />
produrre una base <strong>di</strong> similarità sufficiente. Se invece si cerca <strong>di</strong><br />
confrontare troppi esempi si ottiene un effetto <strong>di</strong> confusione e<br />
pesantezza.<br />
Una volta che abbiamo trovato ciò che è simile nel nostro insieme<br />
<strong>di</strong> esempi, Aristotele ci <strong>di</strong>ce:<br />
“in<strong>di</strong>, a sua volta, alle altre che sono nel medesimo genere <strong>di</strong><br />
quelle e sono identiche per la specie a se stesse, ma <strong>di</strong>verse da<br />
quelle.” [trad. M. Zanatta]<br />
55
Continuando la sua spiegazione su come si esamina l’orgoglio<br />
Aristotele <strong>di</strong>ce:<br />
“A sua volta bisogna indagare che cosa vi è <strong>di</strong> unico nel caso <strong>di</strong><br />
altre persone: per esempio <strong>di</strong> Lisandro o <strong>di</strong> Socrate.” [trad. M.<br />
Zanatta]<br />
Lisandro e Socrate sono ‘identici per la specie’ (uomini) e ‘<strong>del</strong><br />
medesimo genere’ <strong>di</strong> Alcibiade, Achille e Ajace in quanto<br />
anch’essi famosi ‘orgogliosi’. Sono tuttavia ‘<strong>di</strong>versi’, poiché<br />
Lisandro era un capo militare spartano e Socrate un filosofo.<br />
Nel passo successivo <strong>del</strong>la sua strategia Aristotele trova tutte le<br />
similarità esistenti fra gli in<strong>di</strong>vidui <strong>del</strong> secondo gruppo:<br />
“E quando, nel caso <strong>di</strong> queste, si sia assunto che cosa hanno tutte<br />
<strong>di</strong> identico, e similmente si sia fatto anche nel caso <strong>del</strong>le altre, a<br />
sua volta si deve indagare, per le cose così assunte, se vi è una<br />
determinazione identica, fino a pervenire ad un unico <strong>di</strong>scorso<br />
definitorio: che questa sarà le definizione <strong>del</strong>la cosa. Se non si<br />
giunga ad un unico <strong>di</strong>scorso definitorio, a a due o più, è chiaro<br />
56
che quel che si cerca non potrebbe essere alcunché <strong>di</strong> unico, ma<br />
più cose.” [trad. M. Zanatta]<br />
Ciò che Aristotele intende per ‘determinazione identica’ è una<br />
qualità con<strong>di</strong>visa da entrambi i gruppi <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui messi a<br />
confronto. Come egli stesso spiega:<br />
“Ora, se [nel caso <strong>di</strong> Socrate e Lisandro] è l’essere in<strong>di</strong>fferenti<br />
quando ebbero buona sorte e quando ebbero cattiva sorte,<br />
assumendo queste due determinazioni indago che cos’hanno <strong>di</strong><br />
identico l’imperturbabilità nell'ambito dei mutamenti <strong>del</strong>la sorte e<br />
l'impazienza quando si è <strong>di</strong>sonorati. E se non vi è nulla, vi<br />
sarebbero due specie <strong>di</strong> magnanimità.” [trad. M. Zanatta]<br />
Riassumendo, la strategia analitica <strong>di</strong> Aristotele implica un<br />
proce<strong>di</strong>mento ‘induttivo’ composto dai seguenti passaggi:<br />
1. Raccogliere un gruppo <strong>di</strong> esempi simili che con<strong>di</strong>vidano la<br />
qualità da analizzare.<br />
2. Confrontare gli esempi e cercare una qualità che li accomuni<br />
tutti.<br />
57
3. Raccogliere quin<strong>di</strong> un secondo gruppo <strong>di</strong> esempi <strong>di</strong>versi che<br />
con<strong>di</strong>vidono anch’essi la qualità in questione e confrontarli<br />
nella stessa maniera.<br />
4. Confrontare la qualità che accomuna il primo gruppo con la<br />
qualità accumuna il secondo, per scoprire quale qualità,<br />
eventualmente, potrebbero con<strong>di</strong>videre.<br />
Se la qualità unificante <strong>del</strong> gruppo 1 ha qualcosa in comune con<br />
la qualità unificante <strong>del</strong> gruppo 2, ci siamo avvicinati <strong>di</strong> un altro<br />
passo a un ‘principio primo’.<br />
Verosimilmente il processo potrebbe continuare con altri gruppi<br />
fino alla scoperta <strong>di</strong> quella qualità che tutti gli esempi <strong>del</strong><br />
fenomeno hanno in comune. Ogni successivo confronto dovrebbe<br />
portarci a blocchi sempre più piccoli, composti <strong>di</strong> elementi<br />
sempre più semplici e privi <strong>di</strong> contenuto. Il gruppo <strong>di</strong> esempi<br />
costituisce un ‘blocco’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni molto gran<strong>di</strong>. La qualità che<br />
unifica questo gruppo è più semplice e più piccola. La qualità che<br />
è in comune agli elementi unificanti <strong>di</strong> entrambi il gruppo 1 e il<br />
gruppo 2 dovrebbe essere un blocco ancora più semplice e<br />
piccolo, e così via.<br />
58
Se volessimo applicare la strategia <strong>di</strong> Aristotele allo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong><br />
‘<strong>genio</strong>’, invece che all’orgoglio, dovremmo innanzitutto<br />
identificare un insieme <strong>di</strong> ‘in<strong>di</strong>vidui simili ed in<strong>di</strong>fferenziati’ che<br />
con<strong>di</strong>vidano tutti questa caratteristica. Per esempio, potremmo<br />
selezionare un insieme <strong>di</strong> scienziati considerati in possesso <strong>del</strong>la<br />
qualità <strong>del</strong> ‘<strong>genio</strong>’, come Albert Einstein, Nicola Tesla, Gregory<br />
Bateson, o persino lo stesso Aristotele. Poi dovremmo prendere in<br />
considerazione quali elementi hanno in comune.<br />
Quin<strong>di</strong> dovremmo ripetere il proce<strong>di</strong>mento con un altro insieme<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che siano ‘nel medesimo genere <strong>di</strong> quelli e sono<br />
identici per la specie a se stessi, ma <strong>di</strong>verse da quelli’. Per<br />
esempio, potremmo scegliere in<strong>di</strong>vidui considerati geni ma che<br />
erano creativi o artisti invece <strong>di</strong> scienziati: Wolfgang Amadeus<br />
Mozart, <strong>Le</strong>onardo da Vinci e Walt Disney, per esempio. Quin<strong>di</strong>,<br />
dovremmo cercare <strong>di</strong> trovare che cosa questi tre in<strong>di</strong>vidui<br />
avevano in comune.<br />
Il passaggio successivo sarebbe scoprire se gli elementi o attributi<br />
comuni degli scienziati avevano qualcosa in comune con gli<br />
attributi con<strong>di</strong>visi dai creativi o artisti. Se così non è, potremmo<br />
59
arrivare alla conclusione che il <strong>genio</strong> scientifico e quello artistico<br />
sono in effetti due generi <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> <strong>genio</strong>. Se invece i due gruppi<br />
hanno davvero alcuni attributi comuni avremmo trovato una<br />
potenziale ‘con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> base’ o ‘principio primo’ <strong>del</strong> <strong>genio</strong>.<br />
Potremmo quin<strong>di</strong> ripetere il proce<strong>di</strong>mento con un altro genere <strong>di</strong><br />
‘geni’, per esempio terapeuti o guaritori, come il me<strong>di</strong>co Milton<br />
H. Erickson, Sigmund Freud e Moshe Feldenkrais. Per molti<br />
versi, la struttura <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sul <strong>genio</strong> si basa proprio<br />
su questa strategia.<br />
I sillogismi come espressioni dei principi primi<br />
Naturalmente, trovare gli elementi e le cause comuni è solo un<br />
primo passo. Dobbiamo anche essere in grado <strong>di</strong> esprimere le<br />
nostre conclusioni e determinarne rilevanza e utilità. Aristotele è<br />
stato riconosciuto <strong>genio</strong> non solo per ciò che sapeva, ma per<br />
quanto fu capace <strong>di</strong> esprimere su ciò che sapeva. Infatti la sua<br />
capacità <strong>di</strong> spiegare i principi primi fu altrettanto importante <strong>del</strong>la<br />
sua capacità <strong>di</strong> scoprirli.<br />
La strategia <strong>di</strong> Aristotele per identificare la relazione tra il<br />
generale e il particolare, trovando il ‘me<strong>di</strong>o’ o la causa, costituiva<br />
60
la base dei suoi famosi ‘sillogismi’. Aristotele teorizzò il<br />
sillogismo come una struttura linguistica atta ad esprimere i<br />
principi che risultavano dalla sua analisi. Così infatti spiegava in<br />
Analitici primi:<br />
“Sillogismo è il <strong>di</strong>scorso nel quale, poste alcune cose, segue <strong>di</strong><br />
necessità qualcos’altro da ciò che è posto per il fatto <strong>di</strong> sussistere<br />
queste cose.” [trad. M. Zanatta]<br />
In termini essenziali, un sillogismo fornisce il ponte tra la<br />
conoscenza e la sua applicazione, mettendo a fuoco le<br />
conseguenze <strong>di</strong> quella conoscenza. Espressa in questa maniera, la<br />
conoscenza <strong>di</strong>venta uno ‘strumento’, ovvero ciò che Aristotele<br />
chiamava organon (che significa ‘utensile’).<br />
Una volta che è stato identificato attraverso la strategia ‘induttiva’<br />
descritta precedentemente, un principio può essere applicato<br />
‘deduttivamente’ tramite la struttura <strong>di</strong> un sillogismo. Un<br />
‘sillogismo’ definisce la relazione tra le ‘cose’ e gli ‘attributi’ che<br />
le accompagnano. In particolare, un sillogismo collega gli<br />
attributi <strong>di</strong> una classe generale ai membri ‘particolari’ <strong>di</strong> quella<br />
61
classe, come nel classico esempio:<br />
Tutti gli uomini muoiono.<br />
Socrate è un uomo.<br />
Dunque Socrate morirà.<br />
Il termine ‘me<strong>di</strong>o’ è l’attributo, o causa, che unisce la classe e i<br />
suoi membri in<strong>di</strong>viduali. Secondo Aristotele: “chiamo me<strong>di</strong>o<br />
quello che e <strong>di</strong> per sé è contenuto in un altro termine e l’altro è<br />
contenuto in esso […]” [trad. M. Zanatta]<br />
Nell’esempio <strong>di</strong> Socrate, essere un ‘uomo’ è uno degli attributi<br />
che collega il particolare in<strong>di</strong>viduo ‘Socrate’ alla con<strong>di</strong>zione<br />
primaria <strong>del</strong> ‘morire’. Espressa in linea generale, la struttura <strong>di</strong> un<br />
sillogismo risulterebbe più o meno la seguente:<br />
Un fenomeno o classe <strong>di</strong> cose ha un certo attributo o causa.<br />
Una situazione o in<strong>di</strong>viduo particolare possiede quell’attributo o<br />
causa.<br />
Quella particolare situazione o in<strong>di</strong>viduo sarà un esempio o<br />
manifestazione <strong>del</strong> fenomeno o classe <strong>di</strong> cose.<br />
62
Dal punto <strong>di</strong> vista linguistico, un sillogismo contiene <strong>di</strong> solito tre<br />
‘termini’: i due ‘estremi’ A (il fenomeno generale) e C (lo<br />
specifico in<strong>di</strong>viduo o caso), e il ‘me<strong>di</strong>o’ B, che collega C ad A.<br />
Per esempio, in relazione all’esempio <strong>del</strong>l’eclisse, Aristotele così<br />
spiegava: “Poniamo che A in<strong>di</strong>chi ‘eclisse’, che C in<strong>di</strong>chi ‘luna’,<br />
che B in<strong>di</strong>chi ‘interposizione <strong>del</strong>la terra’. In tal caso, l’indagare<br />
se vi sia eclisse, o no, consiste nel cercare se B sussista o meno.”<br />
Pertanto, per <strong>di</strong>ventare uno ‘strumento’, è necessario che le<br />
risultanze <strong>di</strong> un’indagine siano immesse in una struttura in cui:B<br />
sia un attributo o causa <strong>del</strong> fenomeno generale A.<br />
C sia un caso specifico in possesso <strong>del</strong>l’attributo o causa B.<br />
C sia un esempio o espressione <strong>di</strong> A<br />
In relazione al nostro stu<strong>di</strong>o sul <strong>genio</strong>, se ‘porre domande<br />
fondamentali’ è un ‘attributo’ e ‘causa’ (B) <strong>del</strong> ‘<strong>genio</strong>’ (A),<br />
potremmo formare un sillogismo avente la struttura seguente:<br />
Porre domande fondamentali (B) è un attributo <strong>del</strong> <strong>genio</strong> (A).<br />
Aristotele (C) poneva domande fondamentali.<br />
Dunque Aristotele (C) era un <strong>genio</strong>.<br />
63
Aristotele credeva che la conoscenza, strutturata in questo modo,<br />
potesse essere applicata e messa in azione.<br />
Il mo<strong>del</strong>lo SOAR<br />
Per molti versi, il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Aristotele riflette alcuni dei più<br />
avanzati mo<strong>del</strong>li attuali <strong>di</strong> intelligenza artificiale. In particolare, è<br />
straor<strong>di</strong>nariamente simile al mo<strong>del</strong>lo SOAR. Quest’ultimo è un<br />
mo<strong>del</strong>lo generale per la risoluzione <strong>di</strong> problemi e un sistema <strong>di</strong><br />
appren<strong>di</strong>mento sviluppato originariamente da Allen Newell,<br />
Herbert Simon e Clifford Shaw negli anni Cinquanta.<br />
Inizialmente fu utilizzato per creare i software per giocare a<br />
scacchi al computer: si insegnava alla macchina come <strong>di</strong>ventare<br />
esperta <strong>del</strong> gioco apprendendo dalla sua stessa esperienza,<br />
attraverso la memorizzazione <strong>del</strong>le modalità <strong>di</strong> soluzione dei<br />
problemi già affrontati.<br />
Questi programmi <strong>di</strong> scacchi sono stati fino ad ora le applicazioni<br />
<strong>di</strong> maggior successo <strong>del</strong>l’intelligenza artificiale.<br />
SOAR significa ‘State Operator And Result’ (‘stato operatore e<br />
risultato’) e definisce i passaggi fondamentali impliciti nel<br />
64
processo <strong>di</strong> mutamento <strong>di</strong> un qualunque sistema. Uno ‘stato’ è<br />
definito in relazione a uno ‘spazio problema’ più grande. Gli<br />
‘operatori’ stimolano un mutamento nello stato alterando qualche<br />
suo aspetto, provocando come ‘risultato’ un nuovo stato. Lo stato<br />
desiderato viene raggiunto attraverso un percorso <strong>di</strong> ‘stati <strong>di</strong><br />
transizione’ che culminano nell’obiettivo finale.<br />
“Secondo il mo<strong>del</strong>lo, tutta l’attività mentale finalizzata a un dato<br />
compito ha luogo entro un’arena cognitiva chiamata ‘spazio<br />
problema’. Uno spazio problema consiste a sua volta in un<br />
insieme <strong>di</strong> stati che descrivono la situazione in ogni dato<br />
momento, e in un insieme <strong>di</strong> operatori che descrivono come il<br />
solutore <strong>del</strong> problema può cambiare la situazione da uno stato a<br />
un altro. Negli scacchi, per esempio, lo spazio problema sarebbe<br />
[l’insieme dei parametri che definiscono], ‘una partita <strong>di</strong><br />
scacchi’ [come i due avversari, la scacchiera, eccetera], uno<br />
stato consisterebbe in una configurazione specifica <strong>di</strong> pezzi sulla<br />
scacchiera, e un operatore consisterebbe in una mossa regolare,<br />
come ‘Cavallo a Re-4’. Il compito <strong>del</strong> solutore <strong>del</strong> problema è<br />
cercare la sequenza <strong>di</strong> operatori che lo porterà da un dato stato<br />
iniziale (per esempio con i pezzi allineati all’inizio <strong>del</strong>la partita)<br />
65
a un dato stato <strong>di</strong> soluzione (il re <strong>del</strong>l’avversario in scacco<br />
matto).” (Waldrop, 1988.)<br />
Una volta che i parametri rilevanti sono stati definiti, il solutore<br />
<strong>del</strong> problema deve formulare una strategia guida per trovare la<br />
sequenza <strong>di</strong> operatori che condurrà dallo stato iniziale a quello<br />
finale. Questo ha luogo attraverso un insieme <strong>di</strong> regole<br />
con<strong>di</strong>zione-azione sistemate secondo un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> priorità nella<br />
forma <strong>di</strong> ‘SE percepisci un certo stato, ALLORA applica una<br />
certa sequenza <strong>di</strong> operatori’. Se si raggiunge un’impasse, per cui<br />
non è possibile progre<strong>di</strong>re verso lo stato finale, il problema viene<br />
‘frazionato’ in sotto-obiettivi e sotto-operazioni fino a quando si<br />
trova un nuovo percorso.<br />
Questi nuovi ‘blocchi’ vengono quin<strong>di</strong> memorizzati come altre<br />
regole con<strong>di</strong>zione-azione. Continuando in questo modo, il<br />
solutore <strong>del</strong> problema parte da una strategia guida per tentativi<br />
(principiante) e arriva al livello <strong>di</strong> esperto, con una strategia che<br />
implica l’uso <strong>di</strong> analisi ‘mezzi-fine’, passando per una in cui si fa<br />
ciò che sembra meglio al momento (strategia tipo Hill Climbing,<br />
‘corsa in salita’).<br />
66
La struttura SOAR occupa una posizione centrale nel processo <strong>di</strong><br />
mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong>la PNL. <strong>Le</strong> caratteristiche <strong>del</strong>la SOAR ci<br />
forniscono la meta-strategia, o meta-mo<strong>del</strong>lo, con cui identificare<br />
e definire macro e micro-<strong>strategie</strong> efficienti. La SOAR fornisce una<br />
struttura molto essenziale con la quale mo<strong>del</strong>lare performance<br />
efficaci in molte <strong>di</strong>verse aree <strong>di</strong> attività. In un computer, per<br />
esempio, l’hardware crea uno spazio-problema che può produrre<br />
molti stati <strong>di</strong>versi. <strong>Le</strong> istruzioni software <strong>di</strong> un computer fungono<br />
da operatori che producono cambiamenti in questi stati al fine <strong>di</strong><br />
ottenere risultati specifici.<br />
Un altro esempio potrebbe essere la preparazione <strong>di</strong> un pasto. La<br />
cucina definisce uno spazio problema in cui hanno luogo vari<br />
sta<strong>di</strong>, o stati, <strong>del</strong>la preparazione <strong>del</strong> cibo. Gli strumenti e gli<br />
utensili da cucina sono gli operatori che producono cambiamenti<br />
nello stato <strong>del</strong> cibo. Ogni ‘operazione’ conduce a un risultato che<br />
viene quin<strong>di</strong> sottoposto a nuove operazioni, fino a quando viene<br />
prodotto il pasto nella sua forma definitiva.<br />
Un terzo esempio si può ricavare dal passaggio <strong>di</strong> apertura <strong>del</strong>la<br />
Genesi citato all’inizio <strong>di</strong> questo libro. ‘Cielo e Terra’ definiscono<br />
67
uno spazio problema sul quale Dio opera per produrre un insieme<br />
<strong>di</strong> stati gradualmente più definiti che hanno come risultato la<br />
creazione <strong>di</strong> ‘uomo e donna’.<br />
L’approccio <strong>di</strong> Aristotele all’acquisizione <strong>del</strong>la conoscenza era<br />
molto simile al mo<strong>del</strong>lo SOAR Fisica, logica, retorica, politica,<br />
eccetera sono tutti ‘spazi problema’. Aristotele cominciava a<br />
definire tali spazi problema identificando i “principi, con<strong>di</strong>zioni<br />
ed elementi” a partire dai quali essi erano costruiti. I fenomeni che<br />
costituiscono ogni campo sarebbero i vari stati all’interno <strong>del</strong>lo<br />
spazio problema. Come nel processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento basilare<br />
<strong>del</strong> SOAR, Aristotele riduceva in blocchi più piccoli, passando<br />
dalle “dalle cose globali alle singole determinazioni”, ed<br />
elaborando successivamente maggiori dettagli. I ‘termini me<strong>di</strong>’ e<br />
le ‘cause’ che Aristotele ricercava sono simili agli operatori che<br />
determinano e influenzano gli stati all’interno <strong>del</strong>lo spazio<br />
problema. I sillogismi <strong>di</strong> Aristotele sono come le regole<br />
‘con<strong>di</strong>zione-azione’ attraverso cui la conoscenza viene<br />
accumulata nella struttura SOAR.<br />
Pertanto, il nostro mo<strong>del</strong>lamento <strong>del</strong>le meta-<strong>strategie</strong> dei vari geni<br />
68
deve tenere conto <strong>di</strong> come essi percepivano e concettualizzavano<br />
lo spazio problema in cui stavano operando. Deve inoltre tener<br />
conto <strong>del</strong> modo in cui essi identificavano e frazionavano in<br />
blocchi più piccoli gli stati desiderati e gli stati <strong>di</strong> transizione<br />
rilevanti all’interno <strong>di</strong> quello spazio. Infine, e più importante <strong>di</strong><br />
tutto, dobbiamo identificare gli operatori che essi usavano per<br />
creare i propri percorsi nello spazio problema per raggiungere gli<br />
stati da essi desiderati.<br />
Tipi fondamentali <strong>di</strong> cause<br />
Gli ‘elementi’ comuni, i ‘termini me<strong>di</strong>’ e le ‘cause’ che Aristotele<br />
ricercava costantemente sono essenzialmente ‘operatori’ <strong>del</strong><br />
mo<strong>del</strong>lo SOAR. Quando chie<strong>di</strong>amo “quale era la ‘causa’ <strong>del</strong> <strong>genio</strong><br />
<strong>di</strong> Einstein, Mozart, <strong>Le</strong>onardo o Aristotele”, stiamo<br />
fondamentalmente chiedendo “quali operatori o operazioni li<br />
hanno messi in grado <strong>di</strong> realizzare le imprese intellettuali e<br />
artistiche per le quali sono noti?” Un aspetto fondamentale <strong>di</strong><br />
questo stu<strong>di</strong>o riguarda pertanto i tipi <strong>di</strong> operazioni, o cause, che<br />
potrebbero essere rilevanti.<br />
Secondo Aristotele (Analitici secon<strong>di</strong>), esistevano quattro tipi <strong>di</strong><br />
69
cause fondamentali: 1. cause ‘formali’, 2. cause ‘antecedenti’,<br />
‘necessitanti’ o ‘precipitanti’, 3. cause ‘efficienti’ o ‘limitanti’ e 4.<br />
cause ‘finali’.<br />
Cause formali<br />
<strong>Le</strong> cause formali riguardano essenzialmente le definizioni e le<br />
percezioni fondamentali <strong>di</strong> qualcosa. La ‘causa formale’ <strong>di</strong> un<br />
fenomeno è quella che fornisce la definizione <strong>del</strong> suo carattere<br />
primario. Noi chiamiamo ‘cavallo’ una statua <strong>di</strong> bronzo che<br />
raffigura un animale a quattro zampe con criniera, zoccoli e coda<br />
perché mostra la forma, ovvero le caratteristiche ‘formali’, <strong>di</strong> un<br />
cavallo. Diciamo che “la ghianda è cresciuta <strong>di</strong>ventando una<br />
quercia” perché definiamo come ‘albero <strong>di</strong> quercia’ qualcosa con<br />
un tronco, rami e foglie <strong>di</strong> una certa forma.<br />
<strong>Le</strong> cause formali in effetti <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> più sul percettore che sul<br />
fenomeno percepito. Identificare le cause formali implica rendere<br />
visibili le nostre basilari supposizioni e mappe mentali riguardo a<br />
un soggetto. Quando un artista come Picasso accosta il manubrio<br />
<strong>di</strong> una bicicletta al sellino per formare la testa <strong>di</strong> una ‘capra’, egli<br />
agisce sulle ‘cause formali’ perché sta operando con gli elementi<br />
70
essenziali <strong>del</strong>la forma <strong>di</strong> qualcosa.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> causa è collegato a ciò che Aristotele chiamava<br />
‘intuizione’. Prima <strong>di</strong> poter cominciare a indagare<br />
scientificamente su qualcosa come la fisica, l’etica, l’orgoglio o il<br />
<strong>genio</strong> dobbiamo avere l’idea che tali fenomeni possano esistere.<br />
Anche la scelta dei nostri esempi <strong>di</strong> persone ‘orgogliose’ implica<br />
che abbiamo l’intuizione che questi in<strong>di</strong>vidui siano esempi <strong>di</strong> ciò<br />
che stiamo cercando. Come Aristotele faceva notare:<br />
“[…] si avrà intellezione dei principi, tanto se si indaga a partire<br />
da queste considerazioni quanto da quella che il principio <strong>del</strong>la<br />
<strong>di</strong>mostrazione non è una <strong>di</strong>mostrazione, per cui neppure il<br />
principio <strong>del</strong>la scienza è una scienza. […] l’intellezione sarà<br />
principio <strong>di</strong> scienza.” [trad. M. Zanatta]<br />
Identificare le cause formali <strong>del</strong> <strong>genio</strong>, per esempio,<br />
comprenderebbe esaminare le nostre definizioni, intuizioni e<br />
supposizioni sul <strong>genio</strong>. Potremmo <strong>di</strong>re, per esempio: “Aristotele<br />
era un <strong>genio</strong> perché noi definiamo ‘geni’ le persone che hanno<br />
influito <strong>di</strong>ffusamente e in modo fondamentale sulla nostra<br />
71
società”. Mo<strong>del</strong>lare le cause formali <strong>del</strong> <strong>genio</strong> nel caso <strong>di</strong> una<br />
persona particolare implicherebbe l’identificazione dei suoi<br />
presupposti fondamentali riguardo all’area, o alle aree, in cui il<br />
suo <strong>genio</strong> si è espresso.<br />
Cause antecedenti<br />
<strong>Le</strong> cause antecedenti, oprecipitanti, riguardano eventi, azioni o<br />
decisioni passate che influiscono sullo stato attuale <strong>di</strong> una cosa, o<br />
evento, lungo una catena lineare <strong>di</strong> ‘azione e reazione’. Questa è<br />
probabilmente la forma più comune <strong>di</strong> spiegazione causale che<br />
possiamo utilizzare per descrivere le cose. Per esempio <strong>di</strong>ciamo:<br />
“La ghianda è <strong>di</strong>ventata un albero <strong>di</strong> quercia perché l’uomo l’ha<br />
piantata, innaffiata e fertilizzata”. “L’uomo ha abbattuto l’albero<br />
perché <strong>di</strong> recente egli aveva comprato un’ascia nuova.” Oppure:<br />
“L’albero è caduto perché l’uomo ha fatto un taglio profondo nel<br />
tronco con la sua ascia”.<br />
Cercare le cause precipitanti <strong>del</strong> <strong>genio</strong> implicherebbe ricercare la<br />
catena degli eventi, nelle varie storie personali dei geni, che<br />
conducono allo sviluppo <strong>del</strong>le loro straor<strong>di</strong>narie capacità, come i<br />
loro caratteri genetici o le loro esperienze. Per esempio potremmo<br />
72
<strong>di</strong>re: “Il <strong>genio</strong> <strong>di</strong> Aristotele fu prodotto dall’educazione ricevuto<br />
all’Accademia <strong>di</strong> Atene con Socrate e Platone, e dal suo interesse<br />
per la biologia e la scienza ere<strong>di</strong>tato da suo padre, che era un<br />
me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> corte”.<br />
Cause limitanti<br />
<strong>Le</strong> cause limitanti comprendono le relazioni, i presupposti e le<br />
con<strong>di</strong>zioni limitanti (o l’assenza <strong>di</strong> limiti) presenti all’interno <strong>di</strong><br />
un sistema che ne mantengano lo stato (a prescindere dalla catena<br />
<strong>di</strong> eventi che l’ha portato al punto in cui si trova). Per esempio,<br />
applicando questo tipo <strong>di</strong> causa potremmo <strong>di</strong>re: “La ghianda è<br />
<strong>di</strong>ventata una quercia perché non c’era una significativa<br />
competizione per l’acqua e la luce da parte degli alberi lì intorno”.<br />
“L’uomo ha tagliato l’albero perché le con<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong> tempo<br />
hanno limitato la sua possibilità <strong>di</strong> addentrarsi maggiormente nel<br />
bosco e <strong>di</strong> selezionare un altro albero.” “L’albero è caduto perché<br />
il campo gravitazionale <strong>del</strong>la Terra l’ha attratto verso il suo centro<br />
e l’ha mantenuto sul terreno.”<br />
Ricercare le cause limitanti <strong>del</strong> <strong>genio</strong> comprenderebbe l’esame<br />
<strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni in cui si trovava la persona al tempo in cui il suo<br />
73
<strong>genio</strong> si esprimeva, come le con<strong>di</strong>zioni sociali prevalenti e la<br />
reazione e il supporto che essi ricevevano dagli altri. Per esempio<br />
potremmo <strong>di</strong>re: “Aristotele fu un <strong>genio</strong> perché il sistema<br />
governativo ateniese e la sua posizione <strong>di</strong> tutore <strong>di</strong> Alessandro<br />
Magno gli offrirono le possibilità e l’opportunità <strong>di</strong> concentrarsi<br />
sui suoi interessi. Egli non aveva concorrenti degni <strong>di</strong> nota perché<br />
all’epoca solo poche persone avevano iniziato a pensare in modo<br />
scientifico e l’istruzione era ancora rara, se non nella classe<br />
sociale superiore.<br />
Molte <strong>del</strong>le sue opere chiave sono state tratte dalle sue lezioni, in<br />
seguito trascritte e redatte dai suoi studenti”. <strong>Le</strong> cause limitanti<br />
sono per loro natura tendenzialmente più ‘sistemiche’, e possono<br />
essere definite sia in termini <strong>di</strong> potenziali limiti non presenti sia in<br />
termini <strong>di</strong> limiti effettivamente presenti.<br />
Cause finali<br />
<strong>Le</strong> cause finali riguardano i futuri obiettivi, traguar<strong>di</strong> o visioni<br />
che guidano o influenzano lo stato presente <strong>del</strong> sistema, dando<br />
significato, rilevanza o scopo alle azioni in corso. <strong>Le</strong> cause finali<br />
comprendono i motivi, o ‘fini’, per cui qualcosa esiste. In tal<br />
74
senso le cause finali sono spesso collegate al ruolo o all’‘identità’<br />
<strong>di</strong> una cosa, rispetto al sistema più allargato <strong>di</strong> cui essa fa parte.<br />
Specialmente nelle sue ricerche in campo biologico, Aristotele si<br />
concentrò in modo particolare su questo tipo <strong>di</strong> causalità,<br />
l’aspirazione o il fine intenzionale <strong>del</strong>la natura, che egli<br />
considerava <strong>di</strong>stinta dalla causalità meccanica, operativa anche<br />
nei fenomeni inorganici.<br />
Pertanto, se da un lato Aristotele tendeva a cercare cause<br />
antecedenti in casi <strong>di</strong> fenomeni meccanici e non viventi, egli<br />
considerava più rilevanti le cause finali per quanto attiene ai<br />
fenomeni mentali e biologici, <strong>di</strong>chiarando che “qualunque cosa<br />
faccia, la mente lo fa sempre nell’interesse <strong>di</strong> qualcosa, e questo<br />
qualcosa è il suo fine”.<br />
Egli notava che se si brucia una ghianda la si <strong>di</strong>strugge in maniera<br />
meccanica ma che, se le si dà una possibilità, essa trasforma se<br />
stessa in una quercia. Pensando nei termini <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong><br />
causa potremmo <strong>di</strong>re che “la ghianda è cresciuta fino a <strong>di</strong>ventare<br />
un albero perché la sua natura è <strong>di</strong>ventare un albero”. “L’uomo ha<br />
abbattuto l’albero perché voleva riscaldarsi e aveva bisogno <strong>di</strong><br />
75
legna per fare un fuoco”. “L’albero è caduto perché era suo<br />
destino fornire sostegno ad altre creature su questo pianeta”.<br />
Cercare le cause finali <strong>del</strong> <strong>genio</strong> implica quin<strong>di</strong> il prendere in<br />
considerazione gli obiettivi e gli scopi programmati, nonché i<br />
risultati desiderati, che hanno guidato o ispirato i pensieri e le<br />
azioni degli in<strong>di</strong>vidui che stiamo stu<strong>di</strong>ando. Oltre a ciò bisogna<br />
considerare le percezioni che gli in<strong>di</strong>vidui avevano <strong>del</strong>la propria<br />
identità entro i sistemi sociali e ambientali in cui operavano.<br />
Potremmo <strong>di</strong>re, per esempio: “Il <strong>genio</strong> <strong>di</strong> Aristotele era causato<br />
dal suo costante desiderio <strong>di</strong> scoprire e con<strong>di</strong>videre i principi<br />
primi che univano e apportavano equilibrio a tutti i fenomeni <strong>del</strong><br />
mondo naturale”.<br />
È chiaro che ognuna <strong>di</strong> queste cause, se considerata <strong>di</strong> per sé<br />
stessa come spiegazione <strong>del</strong> tutto, produrrebbe probabilmente un<br />
quadro incompleto. Nella scienza attuale ricerchiamo soprattutto<br />
le cause meccaniche, ovvero quelle che Aristotele chiamava cause<br />
‘antecedenti’. Quando stu<strong>di</strong>amo scientificamente un fenomeno<br />
ten<strong>di</strong>amo a cercare la catena lineare <strong>di</strong> causa-effetto che l’ha<br />
prodotto.<br />
76
Diciamo per esempio: “Il nostro universo è stato causato dal big<br />
bang’ avvenuto miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni fa”. Oppure: “L’AIDS è causato da<br />
un virus che penetra nel corpo e interferisce con il sistema<br />
immunitario”. O ancora: “Questa azienda ha successo perché ha<br />
fatto quei determinati passi in quei determinati momenti”. Queste<br />
conoscenze sono certamente utili e importanti ma non ci<br />
informano necessariamente sulla realtà complessiva dei fenomeni.<br />
Per identificare le cause formali <strong>del</strong>l’‘universo’, <strong>di</strong> un’‘azienda <strong>di</strong><br />
successo’ o <strong>del</strong>l’‘AIDS’ è necessario esaminare le nostre<br />
supposizioni e intuizioni fondamentali riguardo al fenomeno. Che<br />
cosa inten<strong>di</strong>amo esattamente quando parliamo <strong>del</strong> nostro<br />
‘universo’, <strong>del</strong> ‘successo’ o <strong>del</strong>l’‘AIDS’? Quali sono i nostri<br />
presupposti riguardo alla loro struttura e ‘natura’? (Questi erano i<br />
tipi <strong>di</strong> domande che condussero Albert Einstein a riformulare tutta<br />
la nostra percezione <strong>di</strong> tempo, spazio e struttura <strong>del</strong>l’universo.)<br />
Per identificare le cause limitanti è necessario esaminare che cosa<br />
mantiene in essere la struttura attuale <strong>di</strong> un determinato<br />
fenomeno, a prescindere da ciò che ve l’ha condotta. Per esempio,<br />
qual è la ragione per cui molte persone contagiate dal virus<br />
77
<strong>del</strong>l’AIDS non manifestano alcun sintomo fisico? Se l’universo va<br />
espandendosi dopo il Big Bang, che cosa determina la sua attuale<br />
velocità <strong>di</strong> espansione? Quali limiti provocheranno la fine<br />
<strong>del</strong>l’espansione <strong>del</strong>l’universo? Quali sono gli attuali limiti, o<br />
assenza <strong>di</strong> limiti, che potrebbero portare un’azienda a fallire o a<br />
decollare improvvisamente, a prescindere dalla sua storia?<br />
Per ricercare le cause finali è necessario analizzare le tendenze, o<br />
i fini, <strong>di</strong> questi fenomeni rispetto al resto <strong>del</strong>la natura. Per<br />
esempio chiedersi se l’AIDS sia semplicemente un flagello, una<br />
lezione o un processo evolutivo. Dio sta ‘giocando a da<strong>di</strong>’ con<br />
l’universo o ha uno scopo? Quali sono le visioni e gli obiettivi che<br />
portano un’azienda al successo?<br />
Lo stesso genere <strong>di</strong> considerazioni è rilevante per il nostro stu<strong>di</strong>o<br />
<strong>del</strong> <strong>genio</strong>. Il tentativo <strong>di</strong> trovare le cause formali <strong>del</strong> <strong>genio</strong> ci<br />
porta a vederlo in funzione <strong>del</strong>le definizioni e supposizioni che<br />
applichiamo alla vita e alle azioni <strong>di</strong> una persona. Ricercare la<br />
cause precipitanti ci induce a vedere il <strong>genio</strong> come un risultato <strong>di</strong><br />
eventi ed esperienze speciali nella vita <strong>di</strong> una persona. La ricerca<br />
<strong>del</strong>le cause limitanti ci porta a percepire il <strong>genio</strong> come il prodotto<br />
78
<strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni uniche o straor<strong>di</strong>narie in cui la persona viveva.<br />
Prendere in considerazione le cause finali ci porta a percepire il<br />
<strong>genio</strong> come un risultato <strong>del</strong>le motivazioni o <strong>del</strong> destino <strong>di</strong> una<br />
persona.<br />
Il ruolo <strong>del</strong>la percezione <strong>del</strong> tempo<br />
Appare chiaro che i vari tipi <strong>di</strong> cause <strong>di</strong> Aristotele implicano<br />
relazioni ‘temporali’ <strong>di</strong>verse tra i fenomeni. <strong>Le</strong> cause antecedenti<br />
sono relative al ‘passato’, quelle finali al ‘futuro’. <strong>Le</strong> cause<br />
limitanti sono relative al ‘presente’, mentre quelle formali sono le<br />
uniche non <strong>di</strong>rettamente collegate al tempo.<br />
Per Aristotele la percezione <strong>del</strong> ‘tempo’, come altri concetti, era<br />
uno ‘strumento’ da usarsi in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi. Infatti, nel trattato<br />
Fisica egli mette in <strong>di</strong>scussione, in un certo qual modo<br />
umoristicamente, perfino l’esistenza stessa <strong>del</strong> tempo:<br />
“Che dunque o non esista affatto, o che esista a stento e in modo<br />
oscuro, si potrebbe supporre da queste considerazioni. In effetti,<br />
una parte <strong>di</strong> esso è stata e non è, una parte sarà e non è ancora.<br />
Di queste cose è costituito sia il tempo infinito che quello che si<br />
79
assume <strong>di</strong> volta in volta. Ma ciò che è costituito <strong>di</strong> cose che sono<br />
– tutti ne converranno -, è impossibile che partecipi <strong>di</strong> una<br />
sostanza.” [trad. M. Zanatta]<br />
Uno dei risultati più importanti <strong>del</strong> processo <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lamento è<br />
certamente l’organizzazione <strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong> influenze, cognitive e<br />
comportamentali, rilevanti rispetto al tempo. Il modo in cui<br />
organizziamo e collochiamo gli eventi nel tempo può influenzare<br />
notevolmente la nostra percezione dei suoi effetti.<br />
Così come operava <strong>del</strong>le <strong>di</strong>stinzioni in base alla rilevanza <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> cause nell’opposizione tra processo organico e<br />
meccanico, Aristotele sembra aver avuto mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> percepire<br />
l’influenza <strong>del</strong> tempo in relazione a <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> fenomeni.<br />
Per la causalità meccanica Aristotele tendeva ad applicare la<br />
visione tra<strong>di</strong>zionale <strong>del</strong> tempo, inteso quin<strong>di</strong> come qualcosa <strong>di</strong><br />
lineare. <strong>Le</strong> cause antecedenti, per esempio, formavano una<br />
sequenza lineare <strong>di</strong> reazioni. Spiega infatti:<br />
“E allora affermiamo che è trascorso <strong>del</strong> tempo, quando nel<br />
movimento assumiamo percezione <strong>del</strong> prima e <strong>del</strong> poi.<br />
80
“Ma definiamo queste determinazioni supponendo che siano altra<br />
e altra cosa, e un alcunché <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>o <strong>di</strong>verso da esse. Quando<br />
infatti pensiamo gli estremi come <strong>di</strong>versi dal me<strong>di</strong>o e l’anima <strong>di</strong>ce<br />
che gli istanti sono due, uno anteriore e uno posteriore, allora<br />
<strong>di</strong>ciamo anche che questo è tempo. Infatti, ciò che è definito con<br />
l’istante sembra essere tempo. […] giacché il tempo è questo,<br />
numero <strong>del</strong> movimento secondo il prima e il poi. […] giacché<br />
pure il punto e rende continua la lunghezza e la determina. In<br />
effetti, è principio <strong>di</strong> una cosa e fine <strong>di</strong> un’altra. .” [trad. M.<br />
Zanatta]<br />
Questa percezione <strong>del</strong> tempo come ‘punti’ ‘lungo’ una linea per<br />
quantificare gli eventi, cosicché il presente, o ‘ora’, viene ‘dopo’<br />
il passato (A) e ‘prima’ <strong>del</strong> futuro (B), è stata da allora adottata<br />
dagli scienziati e dai progettisti. Infatti, le ‘linee <strong>del</strong> tempo’ sono<br />
<strong>di</strong>ventate il principale modo <strong>di</strong> concepire il tempo nella società<br />
occidentale.<br />
81
Nel mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> base <strong>del</strong>la PNL esistono due prospettive<br />
fondamentali rispetto al tempo: percepire qualcosa ‘nel tempo’<br />
oppure ‘attraverso il tempo’. 1<br />
Quando si percepisce un evento ‘attraverso il tempo’ si assume un<br />
punto <strong>di</strong> vista che si trova al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>la sequenza <strong>di</strong> eventi,<br />
<strong>di</strong>ssociato da qualunque cosa venga osservata o mo<strong>del</strong>lata. Da<br />
questa prospettiva la ‘linea <strong>del</strong> tempo’ è <strong>di</strong> solito vista in modo<br />
tale che il ‘prima’ e il ‘dopo’ siano linee che si estendono<br />
all’esterno, verso sinistra e destra, con l’‘ora’ posizionato in un<br />
qualche punto interme<strong>di</strong>o.<br />
Percepire un evento ‘nel tempo’ implica invece assumere un<br />
punto <strong>di</strong> vista interno all’evento che si sta verificando. Da questa<br />
posizione percettiva, l’‘ora’ equivale alla nostra attuale posizione<br />
fisica, mentre il futuro è rappresentato da una linea che si estende<br />
all’esterno nella <strong>di</strong>rezione verso cui siamo rivolti e il passato ci<br />
1<br />
Il concetto <strong>di</strong> linee <strong>del</strong> tempo ‘nel tempo’ e ‘attraverso il tempo’ si sviluppò<br />
inizialmente in PNL nel 1979, con l’avvento dei cosiddetti mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> ‘metaprogramma’.<br />
L’esplorazione <strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> percezione temporale fu condotta nei<br />
primi anni Ottanta da stu<strong>di</strong>osi come Richard Bandler e il sottoscritto. <strong>Le</strong> specifiche<br />
applicazioni <strong>del</strong>le linee tempo sotto forma <strong>di</strong> tecniche iniziarono dalla metà fino agli<br />
ultimi anni Ottanta, soprattutto da parte <strong>di</strong> Tad James e Wyatt Woodsmall (1987), Steve<br />
e Connirae Andreas (1987) e con il mio lavoro sulla fisicizzazione <strong>del</strong>le linee temporali<br />
(1987).<br />
82
insegue alle spalle, un po’ come se stessimo camminando verso il<br />
futuro lasciandoci il passato <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> noi.<br />
<strong>Le</strong> due prospettive (che si possono rappresentare sia visivamente<br />
sia utilizzando uno spazio fisico reale), determinano percezioni<br />
<strong>di</strong>verse <strong>del</strong>lo stesso evento. La prospettiva ‘attraverso il tempo’ è<br />
efficace per l’analisi quantitativa ma è più passiva in quanto<br />
<strong>di</strong>ssociata. La prospettiva ‘nel tempo’ è più attiva e coinvolta ma<br />
rende più facile ‘perdere la visione d’insieme’.<br />
Nel modo <strong>di</strong> vedere <strong>di</strong> Aristotele, comunque, questi meto<strong>di</strong> lineari<br />
per la percezione e la misurazione <strong>del</strong> tempo costituivano<br />
solamente uno dei mo<strong>di</strong> possibili e valevano soprattutto rispetto<br />
alle cause meccaniche. Egli considerava <strong>di</strong>versamente l’influenza<br />
<strong>del</strong> tempo rispetto ai fenomeni biologici e mentali:<br />
“Si <strong>di</strong>ce infatti che le cose umane sono un circolo, e che lo siano<br />
anche la generazione e la corruzione <strong>del</strong>le altre cose che hanno<br />
un movimento naturale. E ciò perché tutte queste cose sono<br />
misurate col tempo, e assumono la loro fine e il loro principio<br />
come se avvinsero secondo un certo periodo. E infatti lo stesso<br />
83
tempo sembra essere un certo circolo. […] Di conseguenza, il<br />
<strong>di</strong>re che quelle fra le cose che avvengono sono un circolo<br />
equivale al <strong>di</strong>re che vi è un qualche circolo <strong>del</strong> tempo. E ciò<br />
perché si misura con la traslazione circolare.” [trad. M. Zanatta]<br />
Pertanto, il tempo che si collega ai processi meccanici basati sulla<br />
percezione <strong>di</strong> ‘prima’ e ‘dopo’ legati a ‘ora’ può essere<br />
rappresentato dalla classica ‘linea <strong>del</strong> tempo’. Tuttavia, il tempo<br />
che si collega a processi più organici, che implicano il<br />
“movimento naturale <strong>del</strong>la generazione e <strong>del</strong>la corruzione”, può<br />
essere meglio rappresentato in forma <strong>di</strong> cerchi e ‘cicli’.<br />
Questi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> percepire il tempo ci porteranno a<br />
concentrare l’attenzione su tipi <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> cause. La linea<br />
temporale ‘attraverso il tempo’, per esempio, ci porta verso la<br />
percezione <strong>di</strong> cause antecedenti o precipitanti. Una prospettiva<br />
‘nel tempo’ mette in rilevo le cause limitanti, mentre una linea <strong>del</strong><br />
tempo ciclica tenderà a evidenziare cause finali e formali.<br />
In maniera simile, tipi <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> linee <strong>del</strong> tempo tendono a essere<br />
più appropriati per livelli <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> processi. Per esempio, la<br />
84
preparazione per mettere in atto comportamenti fisici può essere<br />
fatta meglio tramite una linea temporale ‘nel tempo’. Progettare<br />
un piano d’azione o prendere in considerazione le capacità <strong>di</strong><br />
qualcuno richiede la prospettiva più ampia offerta dalla linea<br />
temporale ‘attraverso il tempo’. Processi relativi alle convinzioni<br />
e all’identità sono spesso meglio rappresentati in forma <strong>di</strong> cicli,<br />
poiché tendono a comprendere mo<strong>del</strong>li ricorrenti piuttosto che<br />
singoli eventi lineari.<br />
Nel nostro stu<strong>di</strong>o sul <strong>genio</strong> sembra che sarà importante<br />
considerare la rilevanza <strong>del</strong> tempo da tutte queste <strong>di</strong>verse<br />
prospettive. Una linea temporale ‘attraverso il tempo’ ci metterà<br />
in grado <strong>di</strong> identificare e descrivere sequenze <strong>di</strong> passaggi<br />
specifiche e <strong>di</strong>stinte. Una linea temporale ‘nel tempo’ ci sarà<br />
d’aiuto per calarci più facilmente nei panni dei geni che stiamo<br />
mo<strong>del</strong>lizzando e per vedere le loro azioni nella storia così come<br />
essi stessi le hanno vissute. Percepire gli eventi nel ‘cerchio’, o<br />
‘ciclo’, <strong>del</strong> tempo ci aiuterà a riconoscere i mo<strong>del</strong>li ricorrenti, a<br />
vedere i processi nella loro interezza e a identificare la relazione<br />
dei <strong>di</strong>versi passaggi con il ‘movimento naturale’ <strong>del</strong>l’insieme.<br />
85
La valutazione <strong>del</strong>le premesse<br />
Ricercare i <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> cause ci porta a conclusioni <strong>di</strong> tipo<br />
<strong>di</strong>verso e prendere in considerazione gli eventi in riferimento a<br />
mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> rappresentare il tempo altererà le percezioni che<br />
abbiamo <strong>di</strong> essi. Pertanto, appare evidente che è necessario un<br />
sistema per accertare o valutare le conclusioni a cui giungiamo<br />
attraverso le nostre esplorazioni.<br />
Secondo Aristotele, la chiave <strong>del</strong>l’efficacia <strong>del</strong>le nostre<br />
conclusioni in merito a un principio è la forza e l’‘universalità’<br />
<strong>del</strong>la relazione fra un fenomeno e gli attributi o le cause che<br />
abbiamo scoperto. Questa relazione è ciò che Aristotele chiamava<br />
la ‘premessa’ <strong>del</strong>la conclusione.<br />
“[…] ogni preposizione <strong>di</strong>ce o l’appartenere o l’appartenere <strong>di</strong><br />
necessità o l’appartenere contingente, e tra queste la une sono<br />
affermative, le altre negative, secondo ciascun tipo <strong>di</strong> attribuzione<br />
[…].” [trad. M. Zanatta]<br />
Nel primo caso possiamo <strong>di</strong>re che cosa è o che cosa non è<br />
qualcosa. Per esempio, possiamo <strong>di</strong>re che un essere umano è un<br />
86
animale e che un essere umano non è un vegetale.<br />
In riferimento al secondo tipo <strong>di</strong> premessa possiamo affermare<br />
che un essere umano deve avere la capacità <strong>del</strong> linguaggio e che<br />
un essere umano non deve avere la coda.<br />
Nel terzo tipo <strong>di</strong> premessa possiamo <strong>di</strong>re che alcuni esseri umani<br />
possono essere capaci <strong>di</strong> scolpire statue o che alcuni esseri umani<br />
possono non essere capaci <strong>di</strong> parlare greco.<br />
Questi <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> premesse sono essenzialmente i primi due<br />
termini <strong>di</strong> un ‘sillogismo’: (A) il fenomeno generale e (B) il<br />
‘me<strong>di</strong>o’ o le cause e gli attributi associati con quel fenomeno. La<br />
vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questi due termini determina la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> qualunque<br />
conclusione sia tratta da essi.<br />
Il primo test per queste varie premesse consisteva in ciò che<br />
Aristotele chiamava la loro ‘convertibilità’:<br />
“è necessario che quella privativa consistente nell’appartenere<br />
universalmente si converta nei suoi termini: per esempio, se<br />
87
nessun piacere è un bene, neppure nessun bene sarà un piacere.<br />
Invece quella pre<strong>di</strong>cativa è necessario che si converta, ma non<br />
universalmente, bensì particolarmente: per esempio, se ogni<br />
piacere è un bene, anche qualche bene è necessario che sia un<br />
piacere.<br />
“Delle preposizioni particolari è necessario che quella<br />
affermativa si converta particolarmente (se infatti qualche<br />
piacere è un bene, anche qualche bene sarà un piacere), mentre<br />
quella privativa non è necessario che si converta (infatti se<br />
l'uomo non appartiene a qualche vivente, non per questo il<br />
vivente non appartiene a qualche uomo.” [trad. M. Zanatta]<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Aristotele, quin<strong>di</strong>, la valutazione <strong>di</strong> un<br />
‘principio primo’ consisteva essenzialmente nel cercare<br />
‘controesempi’, o eccezioni alla regola, che ne mettessero in<br />
dubbio l’‘universalità’ utilizzando le regole <strong>di</strong> ‘conversione’. La<br />
vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> queste ultime, tuttavia, doveva essere confermata anche<br />
dall’osservazione. Aristotele riteneva che l’unica ‘prova’ effettiva<br />
<strong>di</strong> un principio primo si ottenesse con la ‘<strong>di</strong>mostrazione’. Una<br />
volta formulato un principio, questo doveva essere applicato e<br />
convalidato tramite l’esperienza. In altre parole, la mappa si deve<br />
88
<strong>di</strong>mostrare utile rispetto alla sua capacità nell’aiutarci a navigare<br />
il territorio. Come lo stesso Aristotele affermava nel trattato Della<br />
generazione degli animali: “bisognerà dar cre<strong>di</strong>to<br />
all’osservazione piuttosto che alle teorie, e alle teorie solo se ciò<br />
ch’esse affermano si accorda con i fatti osservati”.<br />
Il valore <strong>del</strong>le regole <strong>di</strong> conversione è che ci <strong>di</strong>cono dove<br />
guardare per trovare possibili controesempi. Perciò, se<br />
affermiamo che “tutti gli uccelli hanno le ali”, non dovrebbe<br />
essere possibile trovare uccelli che non abbiano ali. Ma possiamo<br />
trovare animali con le ali che non sono uccelli. Se <strong>di</strong>ciamo<br />
“nessun uccello è senza piume”, allora non dovrebbe essere<br />
possibile trovare alcuna creatura senza piume che sia un uccello.<br />
La struttura essenziale <strong>del</strong> reperimento <strong>di</strong> controesempi attraverso<br />
le regole <strong>di</strong> conversione consiste nel verificare la forza <strong>del</strong>la<br />
relazione implicata nella premessa. Per esempio, se una premessa<br />
è <strong>del</strong> tipo:<br />
Tutto A ha B<br />
oppure<br />
A causa B<br />
89
Per trovare controesempi dovremmo prima <strong>di</strong> tutto chiederci:<br />
Esiste un A che non abbia B?<br />
oppure<br />
Esiste un A che non causi B?<br />
Successivamente ‘convertiremo’ i termini per domandarci:<br />
Esiste qualcosa che ha B e che non è A?<br />
oppure<br />
Esiste un B che non è causato da A?<br />
Perché un attributo sia veramente decisivo non dovrebbe essere<br />
possibile trovare alcun controesempio. Per esempio: non tutti gli<br />
uccelli volano ma tutti gli uccelli hanno le ali. Tuttavia non tutti<br />
gli essere viventi con le ali sono uccelli: anche insetti, pipistrelli e<br />
qualche <strong>di</strong>nosauro hanno o avevano le ali. Ma se <strong>di</strong>ciamo che tutti<br />
gli animali con le ali e il becco sono uccelli ci saranno meno<br />
probabilità <strong>di</strong> trovare controesempi, ossia animali che non sono<br />
uccelli ma che hanno le ali e il becco.<br />
90
Possiamo applicare questa stessa procedura <strong>di</strong> verifica al nostro<br />
stu<strong>di</strong>o sulle <strong>strategie</strong> <strong>del</strong> <strong>genio</strong>. Dopo aver formulato un’ipotesi<br />
(basata sulla scoperta <strong>di</strong> alcuni ‘elementi comuni’ in un certo<br />
numero <strong>di</strong> esempi) in forma <strong>di</strong> premessa, cercheremo quin<strong>di</strong><br />
potenziali controesempi. Perciò, se scopriamo che “tutti i geni<br />
pongono domande fondamentali”, allora dovremmo vedere se c’è<br />
un esempio <strong>di</strong> <strong>genio</strong> che non pone domande fondamentali.<br />
Mozart, per esempio, poneva domande fondamentali? E se sì,<br />
quali? Dovremmo anche scoprire se esistono persone che<br />
pongono domande fondamentali e non sono geni. Meno<br />
controesempi ci sono e più l’attributo, o la causa, è ‘universale’.<br />
Trovare un controesempio non significa comunque che la nostra<br />
premessa sia ‘sbagliata’, ma generalmente che il sistema, o<br />
fenomeno, che stiamo esplorando o stu<strong>di</strong>ando è più complesso <strong>di</strong><br />
quanto lo percepiamo noi, oppure che non abbiamo ancora<br />
raggiunto i suoi elementi più semplici.<br />
91
CAPITOLO 2<br />
Il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la mente secondo Aristotele<br />
La ricerca <strong>di</strong> cause universali e attributi presuppone <strong>di</strong> sapere<br />
quali elementi cercare come possibili cause o attributi. Secondo le<br />
in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Aristotele, vanno ricercati gli ‘elementi più<br />
semplici’. Quali sono gli elementi più semplici che formano le<br />
‘cause’ e gli ‘attributi’ <strong>del</strong> <strong>genio</strong>? Ovviamente essi devono avere a<br />
che fare con la ‘mente’. E sebbene Aristotele non abbia scritto<br />
nulla <strong>di</strong> particolare sul <strong>genio</strong>, aveva però tanto da <strong>di</strong>re sulla natura<br />
<strong>del</strong>la mente.<br />
Per molti versi infatti Aristotele fu la prima persona a praticare la<br />
PNL. Certamente egli è all’origine <strong>di</strong> molti dei suoi principi<br />
ispiratori e fu una <strong>del</strong>le prime persone nella storia a cercare <strong>di</strong><br />
definire e categorizzare i vari aspetti <strong>del</strong>la ‘mente’ e <strong>del</strong> processo<br />
<strong>di</strong> pensiero. Nel trattato Dell’anima, per esempio, Aristotele<br />
sosteneva che noi sappiamo che qualcosa è vivente, e quin<strong>di</strong><br />
possiede ‘anima’ o ‘psiche’, perché può percepire le cose e può<br />
92
muoversi grazie a un’energia propria. Scriveva infatti:<br />
“[…] l’anima, e intendo l’anima degli animali, è stata definita<br />
per mezzo <strong>di</strong> due facoltà, quella <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care, che è funzione<br />
<strong>del</strong>l’intelletto e <strong>del</strong> senso, e, poi, quella <strong>di</strong> muovere localmente.”<br />
[trad. R. Laurenti]<br />
Noi sappiamo che qualcosa ha una psiche perché è in grado <strong>di</strong><br />
percepire le caratteristiche <strong>del</strong> proprio mondo, <strong>di</strong>scriminare su ciò<br />
che percepisce e originare movimento autonomo in relazione alle<br />
<strong>di</strong>scriminazioni sensoriali operate.<br />
Queste <strong>di</strong>stinzioni fondamentali ben si adattano al mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong><br />
elaborazione <strong>del</strong>le informazioni proposto dalla PNL, ovvero che il<br />
cervello è come un microcomputer e funziona tramite input e<br />
output. I movimenti sono originati e <strong>di</strong>retti dalle <strong>di</strong>scriminazioni<br />
mentali che operiamo nei riguar<strong>di</strong> dei nostri input.<br />
A <strong>di</strong>fferenza dei moderni comportamentalisti, tuttavia, Aristotele<br />
non considerava questo processo una semplice azione riflessiva.<br />
Come detto in precedenza, egli affermava che “qualunque cosa<br />
faccia, la mente lo fa sempre nell’interesse <strong>di</strong> qualcosa, e questo<br />
93
qualcosa è il suo fine”. Pertanto, secondo Aristotele, tutta<br />
l’esperienza psicologica era organizzata per un qualche fine. Di<br />
conseguenza la percezione sensoriale e la <strong>di</strong>scriminazione <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>fferenze in ciò che percepiamo avvengono sempre in relazione a<br />
uno scopo. Tutta la percezione sensoriale assume significato nei<br />
termini <strong>del</strong>la sua relazione con uno ‘scopo’. In altre parole, per<br />
Aristotele ‘psiche’ significava la capacità <strong>di</strong> avere uno scopo, <strong>di</strong><br />
essere in grado <strong>di</strong> percepire la relazione con il proprio scopo e <strong>di</strong><br />
variare il proprio comportamento per raggiungere tale scopo.<br />
William James (lo psicologo americano generalmente considerato<br />
il padre <strong>del</strong>la psicologia cognitiva) ha definito la mente in modo<br />
simile, ossia dotata <strong>del</strong>la capacità <strong>di</strong> avere una finalità futura<br />
prefissata e una gamma <strong>di</strong> scelte molto ampia per raggiungerla:<br />
“Il perseguimento <strong>di</strong> finalità future e la scelta dei mezzi per il loro<br />
raggiungimento costituiscono perciò un segnale e un criterio<br />
<strong>del</strong>la presenza <strong>di</strong> attività mentale in un fenomeno.”<br />
Utilizzando il linguaggio <strong>del</strong>la PNL, Aristotele e William James<br />
stavano entrambi descrivendo il processo TOTE (Miller et al.,<br />
94
1960) in cui si afferma che il comportamento intelligente <strong>di</strong>pende<br />
dal possesso <strong>di</strong> test e operazioni che gui<strong>di</strong>no verso una finalità<br />
futura prefissata: una ‘causa finale’. Come il SOAR, anche il<br />
mo<strong>del</strong>lo TOTE definisce un percorso specifico attraverso lo spazio<br />
problema. In questo senso, il TOTE è la struttura fondamentale con<br />
cui si definisce la macro-strategia <strong>di</strong> una perso<br />
Il mo<strong>del</strong>lo TOTE<br />
TOTE significa ‘Test-Operate-Test-Exit’ e definisce il basilare<br />
circuito <strong>di</strong> retroazione (feedback loop) con cui cambiamo<br />
sistematicamente gli stati. In base al mo<strong>del</strong>lo TOTE, in genere noi<br />
operiamo su uno stato per cambiarlo allo scopo <strong>di</strong> raggiungere un<br />
obiettivo. Verifichiamo continuamente lo stato in essere rispetto a<br />
certe prove, o a certi criteri, per scoprire se l’obiettivo è stato<br />
raggiunto.<br />
Quin<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fichiamo le nostre operazioni in base ai risultati <strong>del</strong><br />
test. Ovvero, per prima cosa, si verifica la propria relazione<br />
rispetto all’obiettivo da raggiungere;; se non si sta raggiungendo<br />
l’obiettivo, si opera in maniera tale da variare in qualche modo il<br />
proprio comportamento. Poi si verifica nuovamente il risultato <strong>di</strong><br />
95
quella mossa e, se ha avuto successo, si opera l’uscita e si procede<br />
al passo successivo. In caso contrario si mo<strong>di</strong>fica nuovamente il<br />
proprio comportamento e si ripete il proce<strong>di</strong>mento.<br />
96
Ti è piaciuto il primo capitolo <strong>di</strong><br />
Strategie <strong>del</strong> <strong>genio</strong>?<br />
Ti sono state presentate alcune <strong>del</strong>le innumerevoli<br />
<strong>strategie</strong> usate da Aristotele, le altre potrai scoprirle il<br />
17 febbraio<br />
quando sarà finalmente <strong>di</strong>sponibile, nelle migliori librerie,<br />
l’e<strong>di</strong>zione italiana <strong>di</strong> questo straor<strong>di</strong>nario testo:<br />
Strategie <strong>del</strong> <strong>genio</strong>, <strong>di</strong> <strong>Robert</strong> <strong>Dilts</strong><br />
Vorremmo ora che dessi un’occhiata alle <strong>strategie</strong> usate<br />
dal più grande detective <strong>del</strong> mondo: Sherlock Holmes.<br />
97
Vieni a scaricare gratuitamente<br />
“La meta-strategia <strong>di</strong> Holmes e ‘la grande catena<br />
<strong>del</strong>la vita ’”<br />
e scopri come fare le tue le abilità d’investigazione che<br />
hanno reso Sherlock Holmes il più celebre detective <strong>di</strong><br />
tutti i tempi.<br />
Un altro regalo per te:<br />
Puoi acquistare il libro, in preven<strong>di</strong>ta, dal sito <strong>del</strong>la<br />
Sangiovanni’s Strategies<br />
con il 20% <strong>di</strong> sconto<br />
fino al 16 febbraio.<br />
Non perdere quest’occasione!<br />
BUONA LETTURA!<br />
98