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APPUNTI del CORSO di MACCHINE I - Università degli Studi di ...

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<strong>APPUNTI</strong> <strong>del</strong> <strong>CORSO</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>MACCHINE</strong> I<br />

A cura <strong>del</strong> dott. ing. Romano Impero Abenavoli,<br />

dalle lezioni <strong>del</strong> prof. Cinzio Arrighetti<br />

1


INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLE <strong>MACCHINE</strong> A FLUIDO<br />

<strong>MACCHINE</strong><br />

Si può definire macchina, in senso lato, un qualsiasi convertitore <strong>di</strong> energia cioè, in generale, una scatola chiusa<br />

in cui entra energia ed esce energia <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>verso da quella entrante.<br />

In questa definizione rientra qualsiasi congegno capace <strong>di</strong> effettuare una conversione energetica, dallo<br />

schiaccianoci alla pila a combustibile.<br />

Il campo <strong>di</strong> nostro specifico interesse é quello <strong>del</strong>le macchine a fluido, ovvero le macchine che necessitano per il<br />

loro funzionamento <strong>del</strong>l’intervento <strong>di</strong> un fluido per effettuare la conversione <strong>di</strong> energia a cui sono destinate.<br />

Le macchine a fluido, <strong>di</strong> cui ci occupiamo, convertono una parte <strong>del</strong> patrimonio energetico <strong>del</strong> fluido<br />

operante in energia meccanica oppure viceversa.<br />

Le macchine a fluido si possono sud<strong>di</strong>videre quin<strong>di</strong> in due tipi fondamentali:<br />

<strong>MACCHINE</strong> MOTRICI convertono l’energia (spesso prevalentemente potenziale) posseduta da un<br />

fluido in energia meccanica utile all’esterno<br />

<strong>MACCHINE</strong> OPERATRICI convertono energia meccanica spesa dall’esterno in energia (spesso<br />

prevalentemente potenziale) <strong>di</strong> un fluido.<br />

Un’ulteriore classificazione <strong>del</strong>le macchine può farsi <strong>di</strong>videndole in:<br />

<strong>MACCHINE</strong> VOLUMETRICHE e TURBO<strong>MACCHINE</strong> .<br />

Le macchine volumetriche sono caratterizzate dal fatto che elaborano volumi finiti <strong>di</strong> fluido; necessitano <strong>di</strong> una<br />

fase <strong>di</strong> ammissione e <strong>di</strong> una <strong>di</strong> scarico.<br />

Le turbomacchine (o macchine <strong>di</strong>namiche) elaborano invece una portata continua <strong>di</strong> fluido (costante nel tempo<br />

se il funzionamento è a regime). Sia le macchine volumetriche che le turbomacchine possono essere motrici<br />

oppure operatrici.<br />

Le macchine volumetriche possono, a loro volta, sud<strong>di</strong>vidersi nelle macchine ALTERNATIVE e nelle macchine<br />

ROTATIVE.<br />

Le macchine volumetriche alternative sono fondate sul cinematismo biella/manovella: un esempio <strong>di</strong> operatrice è<br />

il compressore alternativo; <strong>di</strong> motrice, un motore a combustione interna a pistoni.<br />

Le macchine volumetriche rotative operatrici comprendono una vasta gamma (macchine ad ingranaggi, a lobi, a<br />

“palette”, a viti, etc.), mentre un esempio <strong>di</strong> volumetrica rotativa motrice è il motore Wankel 1 .<br />

La turbomacchina è attraversata con continuità dal fluido evolvente e non presenta, quin<strong>di</strong>, valvole o luci che<br />

vengano perio<strong>di</strong>camente aperte e chiuse. A regime le portate massiche entrante ed uscente sono uguali, possono<br />

<strong>di</strong>fferire invece tra loro durante i transitori.<br />

Le turbomacchine possono sud<strong>di</strong>vidersi in ASSIALI e RADIALI, ma possono essere in genere ad architettura<br />

mista ( ASSIO-RADIALI ).<br />

In una macchina volumetrica la conversione <strong>di</strong> energia avviene in maniera <strong>di</strong>retta, cioè essa viene ceduta od<br />

assorbita dal fluido durante la fase <strong>di</strong> espansione o <strong>di</strong> compressione <strong>del</strong> fluido stesso.<br />

1<br />

Dr Felix Wankel, (1902-1988), inventore tedesco.<br />

IRA 2


Nelle turbomacchine la conversione avviene invece per mezzo <strong>di</strong> un passaggio interme<strong>di</strong>o, che comporta<br />

sempre una variazione <strong>di</strong> energia cinetica <strong>del</strong> fluido.<br />

La turbomacchina è formata, in genere, da una serie <strong>di</strong> “sta<strong>di</strong>”; il singolo sta<strong>di</strong>o è, or<strong>di</strong>nariamente, costituito da<br />

uno STATORE (parte fissa) e da un ROTORE (parte mobile).<br />

Nelle turbomacchine motrici il fluido, nel suo percorso, attraversa prima lo STATORE e poi il ROTORE. Nello<br />

statore si opera una conversione <strong>di</strong> energia potenziale <strong>del</strong> fluido in energia cinetica <strong>del</strong>lo stesso; nel rotore si opera<br />

una conversione <strong>di</strong> tale energia cinetica in lavoro meccanico utile.<br />

Nelle macchine operatrici il fluido attraversa prima il ROTORE e poi lo STATORE. Nel rotore l’energia<br />

meccanica (lavoro speso) viene convertita in energia cinetica <strong>del</strong> fluido; nello statore questa viene convertita in<br />

energia potenziale.<br />

Ogni conversione energetica avviene attraverso un certo ren<strong>di</strong>mento, <strong>di</strong> regola inferiore all’unità.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 3


Schematizziamo una prima classificazione <strong>del</strong>le macchine a fluido.<br />

Macchine<br />

L’energia <strong>di</strong>sponibile in un impianto motore può provenire da fonti tra<strong>di</strong>zionali (idraulica, chimica, geotermica,<br />

nucleare) o da fonti non tra<strong>di</strong>zionali (quali le fonti rinnovabili, in primo luogo l’eolica e la solare).<br />

In definitiva<br />

potenziale energetico<br />

<strong>del</strong> fluido<br />

energia meccanica<br />

(lavoro speso)<br />

Il patrimonio energetico <strong>del</strong> fluido <strong>di</strong>minuisce<br />

nel caso <strong>di</strong> macchina motrice<br />

motrici<br />

operatrici<br />

(producono energia utilizzabile<br />

dall’utente sfruttando il patrimonio<br />

energetico <strong>del</strong> fluido entrante)<br />

(elevano il patrimonio energetico <strong>del</strong><br />

fluido attraverso la somministrazione<br />

dall’esterno <strong>di</strong> energia meccanica)<br />

patrimonio<br />

energetico<br />

<strong>del</strong> fluido<br />

aumenta nel caso <strong>di</strong><br />

macchina operatrice<br />

Macchina<br />

motrice<br />

Macchina<br />

operatrice<br />

IMPIANTI<br />

energia<br />

<strong>di</strong>sponibile<br />

idroelettrici 25%<br />

termoelettrici 72%<br />

geotermoelettrici 3%<br />

energia meccanica<br />

(lavoro utile)<br />

energia<br />

meccanica<br />

<strong>di</strong>sponibile alla flangia <strong>di</strong><br />

accoppiamento fra<br />

macchina produttrice ed<br />

utilizzatore (ad es. un<br />

alternatore)<br />

potenziale energetico<br />

<strong>del</strong> fluido<br />

IRA 4


Possiamo costruire una “matrice <strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong> connessione” <strong>del</strong>le varie classificazioni possibili <strong>del</strong>le<br />

macchine a fluido secondo 5 criteri <strong>di</strong>stinti:<br />

1° criterio: basandosi sulla <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>la conversione energetica, <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo le macchine in<br />

motrici operatrici<br />

2° criterio: basandosi sulla caratteristica fisica <strong>del</strong> fluido evolvente, <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo le macchine in<br />

macchine<br />

idrauliche<br />

macchine<br />

termiche<br />

a seconda che il fluido evolvente sia un liquido o un aeriforme;<br />

3° criterio: basandosi sul moto <strong>del</strong>l’ organo pre<strong>di</strong>sposto al trasferimento <strong>di</strong> lavoro (alternativo o rotatorio)<br />

le <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo in<br />

macchine<br />

alternative<br />

macchine<br />

rotative<br />

4° criterio: basandosi sull’andamento nel tempo <strong>del</strong> flusso <strong>del</strong> fluido (pulsante o continuativo), le<br />

<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo in<br />

macchine<br />

volumetriche<br />

Questo tipo <strong>di</strong> macchina elabora un<br />

volume (o massa) finito <strong>di</strong> fluido che,<br />

una volta elaborato, viene espulso<br />

(motori a combustione interna,<br />

compressori alternativi, etc.)<br />

macchine<br />

<strong>di</strong>namiche<br />

o turbomacchine<br />

Questo tipo <strong>di</strong><br />

macchina elabora il<br />

fluido con portata<br />

massica costante in<br />

esercizio a regime<br />

5° criterio: basandosi sul tipo <strong>di</strong> traiettoria <strong>del</strong> fluido evolvente (cioè <strong>del</strong> suo percorso all’interno <strong>del</strong>la<br />

macchina), le sole macchine <strong>di</strong>namiche si possono <strong>di</strong>videre in<br />

assiali ra<strong>di</strong>ali assio-ra<strong>di</strong>ali<br />

È opportuno precisare che il 5° criterio si basa sulla componente fondamentale <strong>del</strong>la velocità <strong>del</strong> fluido, ovvero<br />

su quella componente <strong>del</strong> vettore velocità che garantisce lo smaltimento <strong>del</strong>la portata <strong>del</strong> fluido attraverso la<br />

macchina: se tale componente è quella assiale la macchina è detta assiale, se è quella ra<strong>di</strong>ale la macchina è detta<br />

ra<strong>di</strong>ale. Da notare che le macchine alternative possono essere solo volumetriche, ma non viceversa.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 5


In base a quanto esposto è possibile <strong>di</strong>segnare la MATRICE <strong>di</strong> CONNESSIONE<br />

statore<br />

motrici operatrici<br />

idrauliche termiche<br />

alternative rotative<br />

volumetriche <strong>di</strong>namiche<br />

assiali ra<strong>di</strong>ali<br />

assio-ra<strong>di</strong>ali<br />

rotore<br />

turbomacchina assiale<br />

(plurista<strong>di</strong>o)<br />

<strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>la<br />

velocità assiale<br />

(parallela all’asse <strong>di</strong><br />

rotazione <strong>del</strong>la<br />

macchina)<br />

turbomacchina ra<strong>di</strong>ale<br />

(rotore <strong>di</strong> uno sta<strong>di</strong>o)<br />

componente ra<strong>di</strong>ale<br />

<strong>del</strong>la velocità<br />

IRA 6


Richiami <strong>di</strong> termo<strong>di</strong>namica tecnica<br />

È opportuno svolgere alcuni richiami fondamentali <strong>di</strong> Termo<strong>di</strong>namica tecnica, fondati sul 1° e sul 2° Principio<br />

<strong>del</strong>la termo<strong>di</strong>namica, rivisitati in chiave applicativa, con riferimento alle macchine a fluido ed ai relativi impianti.<br />

Il primo concetto che occorre puntualizzare è quello <strong>di</strong> sistema, ovvero una determinata massa <strong>di</strong> fluido, liquido<br />

od aeriforme, spesso (ma non sempre) unitaria, contenuta in una superficie <strong>di</strong> controllo chiusa, fissa o mobile, a<br />

seconda dei casi.<br />

Contemporaneamente l’esterno al sistema è tutto ciò che non è incluso nel sistema, ovvero non ne fa parte. Ai<br />

fini pratici, l’esterno si limita a quella parte che “<strong>di</strong>aloga” col sistema attraverso scambi energetici.<br />

Questi scambi, per le nostre applicazioni, sono essenzialmente termici (calore) e meccanici (lavoro).<br />

I flui<strong>di</strong> utilizzati nelle macchine possono essere vapori (in particolare vapore d’acqua), gas (in particolare aria) e<br />

liqui<strong>di</strong> (in particolare acqua); questi flui<strong>di</strong> appartengono alla classe dei flui<strong>di</strong> termo<strong>di</strong>namici, ovvero quei flui<strong>di</strong> la cui<br />

equazione <strong>di</strong> stato, in forma generale implicita, è scritta in tre variabili <strong>di</strong> stato ed il fluido possiede quin<strong>di</strong> 2 gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

libertà termo<strong>di</strong>namici (la terza variabile è calcolabile in funzione dei valori <strong>del</strong>le altre due).<br />

La scelta <strong>di</strong> queste 3 variabili <strong>di</strong> stato è libera: F(X, Y, Z) = 0<br />

ad esempio: pressione, temperatura e volume specifico (ovvero il suo reciproco, cioè la densità).<br />

Questa libertà è assoluta, salvo nei casi in cui, come nei passaggi <strong>di</strong> stato, un parametro sia univocamente<br />

legato ad un altro; ricor<strong>di</strong>amo infatti che per un vapore saturo, all’interno <strong>del</strong>la campana <strong>di</strong> Andrews 2 , pressione e<br />

temperatura sono due parametri non in<strong>di</strong>pendenti ma fra loro biunivocamente vincolati.<br />

Per il cosiddetto gas perfetto, si avrà, assumendo, X = p , Y = ρ , Z = T (temperatura assoluta)<br />

l’equazione <strong>di</strong> stato nella forma: F= − RT = 0<br />

dove R è la costante <strong>del</strong> gas (<strong>di</strong>versa per ciascun gas)<br />

p<br />

ρ<br />

ℜ<br />

R =<br />

M<br />

è pari al rapporto fra la costante universale R dei gas e la massa molecolare <strong>del</strong>lo specifico gas in questione.<br />

2 Thomas Andrews, (1813-1885), chimico e fisico inglese.<br />

costante universale dei gas<br />

8,314 [kJ/mol K]<br />

massa molecolare<br />

<strong>del</strong> gas<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 7


Nella tabellina si riportano i valori <strong>di</strong> M e <strong>di</strong> R per alcuni gas <strong>di</strong> frequente impiego.<br />

GAS M [kg/kmol ] R [kJ/kg K ] GAS M [kg/kmol ] R [kJ/kg K ]<br />

H2 2,0158 4,196 H2O 18,016 0,462<br />

O2 31,891 0,261 CH4 16,044 0,518<br />

N2 28,14 0,297 Aria 28,968 0,287<br />

CO2 44,012 0,189 He 4,0028 2,078<br />

Le funzioni <strong>di</strong> stato, o parametri termo<strong>di</strong>namici, possono essere <strong>di</strong> tipo estensivo (o ad<strong>di</strong>tivo), come l’energia<br />

interna u, l’entalpia h, l’entropia S, etc., oppure <strong>di</strong> tipo intensivo, come la pressione p e la temperatura T.<br />

Le quantità estensive sono proporzionali alla massa <strong>del</strong> fluido; i simboli usati (u, h, S etc.) si riferiscono sempre<br />

all’unità <strong>di</strong> massa e sono quin<strong>di</strong> relativi alle grandezze specifiche (energia interna specifica, entalpia specifica,<br />

entropia specifica, etc.).<br />

Parlare <strong>di</strong> un fluido termo<strong>di</strong>namico equivale a parlare <strong>di</strong> un fluido il cui stato termo<strong>di</strong>namico è univocamente<br />

determinato quando siano assegnati i valori numerici <strong>di</strong> 2 parametri (ad es. 2 dei 3 che figurano nell’eq.ne <strong>di</strong> stato<br />

<strong>del</strong> fluido stesso).<br />

Per un gas perfetto, i calori specifici <strong>di</strong>pendono solo dalla temperatura<br />

cp = cp(T) cv = cv(T)<br />

ed anche cp = cp 0 + f(T) cv = cv 0 + f(T)<br />

da cui cp - cv = cp 0 - cv 0 = R = cost<br />

Se i calori specifici cp e cv sono costanti, cioè in<strong>di</strong>pendenti dalla temperatura, il gas perfetto in questione è anche<br />

ideale (è il caso in natura dei gas monoatomici).<br />

I gas non monoatomici sono spesso assimilabili, con buona approssimazione, ad un gas perfetto (ma non<br />

ideale). Può accadere che entro un determinato “range” <strong>di</strong> temperatura, non molto esteso, caratteristico <strong>di</strong> una<br />

certa macchina, il cp ed il cv <strong>del</strong> gas che in essa è impiegato siano approssimativamente costanti; in questo caso<br />

varrà la schematizzazione <strong>del</strong> gas ideale ai fini dei calcoli, che risulteranno particolarmente semplificati.<br />

Se variano nel tempo le con<strong>di</strong>zioni termo<strong>di</strong>namiche <strong>del</strong> fluido considerato, si può verificare una successione <strong>di</strong><br />

stati termo<strong>di</strong>namici <strong>del</strong> fluido, descrivibili con continuità, che rappresentano una trasformazione termo<strong>di</strong>namica;<br />

essa, a rigore, dovrebbe venir descritta, come successione <strong>di</strong> stati <strong>di</strong> equilibrio, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> reversibilità, mentre<br />

nella realtà ciò non avviene, e le varie con<strong>di</strong>zioni termo<strong>di</strong>namiche fuori equilibrio <strong>del</strong> fluido vengono<br />

“statisticamente” assimilate a stati <strong>di</strong> equilibrio “equivalenti”.<br />

Quando un fluido termo<strong>di</strong>namico evolve in una macchina, si può rappresentare ogni trasformazione<br />

termo<strong>di</strong>namica su <strong>di</strong> un piano termo<strong>di</strong>namico (ad es. il piano X, Y) dove si fa riferimento all’equazione <strong>di</strong> stato F(X,<br />

Y, Z) = 0 e all’equazione <strong>del</strong>la trasformazione Φ(X,Y,Z) = 0.<br />

LEGGE DI MAYER<br />

IRA 8


Dal sistema tra le due, può dedursi, ad es. eliminando Z : ϕ(X, Y) = 0<br />

rappresentabile come equazione <strong>del</strong>la trasformazione nel piano (X, Y).<br />

Y<br />

ad es.: la politropica <strong>di</strong> un gas perfetto sarà, assumendo X = p, Y = υ = 1/ρ:<br />

p<br />

Introduciamo il 1° principio <strong>del</strong>la Termo<strong>di</strong>namica (o principio <strong>del</strong>l’equivalenza o <strong>del</strong>la conservazione<br />

energetica, rivisitato in chiave macchinistica ed impiantistica) riferendoci all’unità <strong>di</strong> massa e, quin<strong>di</strong>, all’energia<br />

specifica. Questo principio fu stabilito da James Prescott JOULE 3 nel 1840 e <strong>di</strong>mostrato con l’esperienza <strong>del</strong><br />

famoso mulinello a pale.<br />

1<br />

2<br />

z = cost<br />

V=1/<br />

Considerando una superficie chiusa (fisica e matematica) contenente una certa quantità <strong>di</strong> fluido (ad es. l’unità<br />

<strong>di</strong> massa), in termini <strong>di</strong>fferenziali e specifici (ovvero riferiti all’unità <strong>di</strong> massa) si può scrivere<br />

dQ + dL = du (1)<br />

trascurando eventuali variazioni <strong>di</strong> energia potenziale e cinetica <strong>del</strong> sistema, altrimenti<br />

3 James PRESCOTT JOULE, (1818-1889), fisico inglese.<br />

X<br />

ϕ(X, Y) = 0<br />

percorso descritto dal fluido durante la trasformazione<br />

(evoluzione <strong>di</strong> un fluido in una macchina od in un<br />

elemento <strong>di</strong> impianto)<br />

p v<br />

m<br />

m p p0<br />

= cost<br />

= p0v<br />

0 ovvero:<br />

= cost<br />

=<br />

m<br />

m<br />

ρ ρ<br />

dQ + dL = du + dE pot + dE cin (2)<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 9<br />

0


La (2) esprime l’eq.ne <strong>del</strong>l’energia per sistemi chiusi, ovvero il 1° principio generalizzato<br />

dove dE pot = gdz è la variazione <strong>di</strong> energia geodetica <strong>del</strong> fluido calcolata rispetto ad un asse z<br />

dE cin = d<br />

2<br />

c<br />

2<br />

orientato verso l’alto;<br />

= cdc è l’energia cinetica <strong>del</strong> fluido, dove c è il modulo <strong>del</strong>la sua velocità;<br />

dQ è la quantità elementare <strong>di</strong> calore che l’unità <strong>di</strong> massa scambia con l’esterno<br />

(effettivamente);<br />

dL è il lavoro termo<strong>di</strong>namico elementare che l’unità <strong>di</strong> massa scambia con<br />

l’esterno;<br />

du è la corrispondente variazione elementare <strong>di</strong> energia interna <strong>del</strong>l’unità <strong>di</strong><br />

massa <strong>del</strong> fluido.<br />

Gli scambi energetici avvengono tutti nel medesimo intervallo <strong>di</strong> tempo dt.<br />

La convenzione moderna (qui adottata) dei segni <strong>del</strong>le energie scambiate prevede che le energie (calore e<br />

lavoro) siano entrambe intese positive se “entranti” nel sistema e negative se “uscenti” (ricor<strong>di</strong>amo che questa<br />

convenzione è <strong>di</strong>versa da quella adottata nella Termo<strong>di</strong>namica classica, in cui dQ è considerato positivo se<br />

entrante, mentre dL è considerato positivo se uscente).<br />

Con la (1) si afferma che sia il calore sia il lavoro ricevuti dal fluido ne arricchiscono il patrimonio energetico,<br />

costituito dall’energia interna e dalle energie “macroscopiche” (potenziale e cinetica).<br />

In ogni stato termo<strong>di</strong>namico il fluido possiede una sua energia interna dovuta ai movimenti <strong>di</strong> traslazione,<br />

rotazione e vibrazione molecolari, che si annulla soltanto allo zero assoluto <strong>di</strong> temperatura. In ogni processo<br />

termo<strong>di</strong>namico all’energia interna (integrata) <strong>del</strong> fluido si aggiunge (o si sottrae) un importo pari alle quantità <strong>di</strong><br />

calore e/o lavoro ad esso fornite (o da esso sottratte).<br />

L’energia interna <strong>di</strong> un fluido, che non sia sede <strong>di</strong> reazione chimica, non può che essere valutata in base allo<br />

stato termo<strong>di</strong>namico <strong>del</strong> fluido stesso; essa è dunque una “funzione <strong>di</strong> stato”, dato che il suo valore <strong>di</strong>pende<br />

esclusivamente dallo stato <strong>del</strong> fluido, a meno <strong>di</strong> una costante arbitraria il cui valore è associabile ad uno stato <strong>di</strong><br />

riferimento.<br />

L’energia interna è un’importante funzione <strong>di</strong> stato descrivibile, per un fluido termo<strong>di</strong>namico, ad es. in termini <strong>di</strong> p, v:<br />

d<br />

u<br />

=<br />

u<br />

∂T<br />

∂u<br />

∂v<br />

∂<br />

dT<br />

+ dv<br />

(3)<br />

v<br />

T<br />

ovvero secondo la scelta più conveniente <strong>del</strong>le variabili in<strong>di</strong>pendenti utili a definire l’energia interna; in particolare,<br />

per un gas perfetto, la 1 a derivata parziale è uguale a cv , mentre la 2a derivata è nulla (cv <strong>di</strong>pende solamente dalla<br />

temperatura, così come cp.ed anche u e h <strong>di</strong>pendono dalla sola T.<br />

IRA 10


Si supponga <strong>di</strong> avere un fluido OMOGENEO 4 .<br />

Nella (2) il termine du è esaustivo <strong>del</strong>la totale variazione <strong>di</strong> energia interna (ovvero la (2) è veramente<br />

generale) a patto che in seno al fluido non avvenga una trasformazione chimica in quanto, in questo caso, du non<br />

esprimerebbe più la variazione <strong>del</strong>la sola energia interna termo<strong>di</strong>namica. In questi casi, infatti, dovremmo<br />

sostituire du con la variazione <strong>di</strong> energia interna totale (du t ), che ha l’espressione seguente<br />

u u u<br />

(4)<br />

d t = d term + d chim<br />

dove du term è il precedente d u termo<strong>di</strong>namico, riferito alla composizione chimica corrente, e la (4) si può<br />

sviluppare in funzione dei tre parametri (T, ν, ξ)<br />

d<br />

∂ t ∂ t ∂ t<br />

u<br />

u u<br />

t = dT<br />

+ dv<br />

u<br />

+<br />

(5)<br />

∂T<br />

∂v<br />

∂ξ<br />

v<br />

, ξ<br />

T, ξ<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 11<br />

T,<br />

dξ<br />

v<br />

dove ξ è il grado <strong>di</strong> avanzamento <strong>del</strong>la reazione chimica (variabile da 0 ad 1).<br />

Quando ξ passa da 0 ad 1, ovvero mentre la reazione chimica si sviluppa completamente dall’inizio alla fine, il<br />

fluido non si può definire termo<strong>di</strong>namico perché il suo stato <strong>di</strong>pende da tre variabili; nel momento in cui la reazione<br />

chimica si completa, si torna ad avere un fluido termo<strong>di</strong>namico che non è più, tuttavia, quello iniziale; (ad es. una<br />

miscela <strong>di</strong> gas combusti <strong>di</strong>versa dalla miscela reagente iniziale).<br />

Un caso particolare <strong>del</strong>le trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche (le sole, a rigore, rappresentabili come successione <strong>di</strong><br />

stati <strong>di</strong> equilibrio su un piano termo<strong>di</strong>namico) è quello <strong>del</strong>le trasformazioni reversibili.<br />

In una trasformazione reversibile dL rev = - pdv = - pd 1<br />

ρ<br />

p 1<br />

p 2<br />

p<br />

1<br />

a<br />

v 1 v 2 v<br />

2<br />

dove ρ è la massa specifica o densità.<br />

Si ricorda che per l’espansione il lavoro termo<strong>di</strong>namico reversibile<br />

risulterà, per la nostra convenzione dei segni, negativo; l’area<br />

tratteggiata in figura:<br />

a = |L rev |<br />

sarà uguale al valore assoluto <strong>di</strong> tale lavoro, essendo l’area sottesa<br />

dalla trasformazione sull’asse v nel piano (p, v).<br />

4 Ovvero, se si esegue la misura in <strong>di</strong>versi punti <strong>del</strong>la massa fluida considerata, <strong>di</strong> alcune grandezze termo<strong>di</strong>namiche, quali temperatura,<br />

pressione, densità, ecc. si ottengono, per una stessa grandezza, nei <strong>di</strong>versi punti, gli stessi valori numerici.


Se il sistema è chiuso, cioè privo <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong> massa con l’esterno e, se si possono trascurare i termini, dE pot ,<br />

dE cin : dE pot ≅ dE cin<br />

per una trasformazione irreversibile si potrà scrivere<br />

IRA 12<br />

≅ 0<br />

dL = -pdv + (dQ i ) I<br />

dove con (dQ i ) I > 0 si in<strong>di</strong>ca il calore d’irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie.<br />

Le irreversibilità termo<strong>di</strong>namiche possono essere <strong>di</strong> due tipi, <strong>di</strong> prima o <strong>di</strong> seconda specie<br />

dQ i = (dQ i ) I + (dQ i ) II<br />

dove le irreversibilità <strong>di</strong> prima specie sono causate da uno o più dei seguenti tre fattori<br />

(dQ i ) I > 0 sempre! - attriti (dovuti alla viscosità <strong>del</strong> fluido e alla rugosità <strong>del</strong>le pareti a contatto con<br />

esso);<br />

- <strong>di</strong>fferenze (variazioni) finite <strong>di</strong> pressione ∆p in seno al fluido;<br />

- <strong>di</strong>fferenze (variazioni) finite <strong>di</strong> temperatura ∆T in seno al fluido;<br />

mentre quelle <strong>di</strong> seconda specie sono dovute solo alla presenza <strong>di</strong> una reazione chimica e non ai precedenti fattori<br />

(dQ i ) II<br />

> 0, reazione esotermica<br />

< 0, reazione endotermica.<br />

Il (dQ i ) I figura <strong>di</strong>rettamente nel bilancio energetico <strong>del</strong>l’energia meccanica, dove<br />

dL = - pdv + (dQ i ) I<br />

Il (dQ i ) II influenza <strong>di</strong>rettamente, invece, soltanto i bilanci termici e può, infine, esprimersi come<br />

∂u t<br />

(dQ ) = - dξ<br />

i II ∂ξ<br />

T,v<br />

La <strong>di</strong>stinzione tra i due tipi <strong>di</strong> calori d’irreversibilità è fondamentale.<br />

Ciò non solo per la <strong>di</strong>versità <strong>del</strong>le cause che generano il (dQ i ) I e il (dQ i ) II e le <strong>di</strong>verse possibilità <strong>di</strong> segno<br />

(sempre (dQ i ) I > 0, mentre (dQ i ) II >< 0 ), ma anche perché – come già accennato e come vedremo meglio in<br />

seguito – (dQ i ) I altera <strong>di</strong>rettamente, con la sua presenza, il bilancio <strong>del</strong> lavoro meccanico mentre (dQ i ) II , quando è<br />

presente, altera invece quello <strong>del</strong> calore.<br />

Parlando <strong>di</strong> attrito non si intende soltanto quello tra il fluido e le superfici <strong>di</strong> contatto (rugosità <strong>del</strong>le pareti) ma<br />

anche quello dovuto alla viscosità <strong>del</strong> fluido stesso, da cui <strong>di</strong>pende l’energia <strong>di</strong>ssipata nel moto relativo tra particella<br />

e particella a contatto fra loro.


Conviene esaminare l’equazione <strong>del</strong>l’energia con riferimento ai sistemi che solitamente sono oggetto <strong>del</strong> Corso<br />

<strong>di</strong> Macchine. Nel campo <strong>del</strong>le macchine e <strong>degli</strong> impianti che le utilizzano, le equazioni (1) o (2) sono utili<br />

ogniqualvolta si abbia a che fare con un sistema chiuso ovvero senza ricambio <strong>di</strong> massa (ciò implica impermeabilità<br />

<strong>del</strong> fluido rispetto alla superficie <strong>di</strong> contorno fissa o mobile, ma sempre chiusa, che lo contiene). In questo caso, i<br />

termini dE pot e dE cin sono il più <strong>del</strong>le volte trascurabili. Ad es., il sistema può essere costituito dalla miscela<br />

carburante in un motore a combustione interna; dE pot e dE cin possono trascurarsi globalmente nelle fasi <strong>di</strong><br />

compressione ed espansione e non in quelle <strong>di</strong> ingresso <strong>del</strong>l’aria o <strong>del</strong>la miscela e <strong>di</strong> uscita dei gas combusti; in<br />

tali fasi, necessarie al funzionamento <strong>del</strong>la macchina volumetrica, la variazione <strong>di</strong> dE cin non è trascurabile, ma è<br />

fondamentale ai fini dei bilanci energetici.<br />

Molto spesso ci occuperemo <strong>di</strong> sistemi aperti, ovvero <strong>di</strong> sistemi come quello descritto da un fluido che scorre<br />

all’interno <strong>di</strong> un condotto e che viene in contatto con una superficie mobile, ad esempio quella <strong>di</strong> un’elica, attraverso<br />

la quale si scambia energia meccanica.<br />

NB. Il volume fluido <strong>del</strong>imitato dalla superficie laterale e compreso tra le sezioni A e B (prefissate) costituisce il Sistema Fisico (o meglio il<br />

volume controllato) in stu<strong>di</strong>o.<br />

Se questo sistema opera a regime, per le portate in massa vale la M A = M B = M = cost.<br />

Consideriamo due sezioni (piane o non) A e B; in un certo istante il volume fluido compreso tra A e B costituisce<br />

il sistema cui si riferisce il nostro stu<strong>di</strong>o. Si può “seguire” un kg <strong>di</strong> fluido da A a B registrandone le vicissitu<strong>di</strong>ni<br />

termo<strong>di</strong>namiche con opportuni strumenti <strong>di</strong> misura e, <strong>di</strong> solito, i termini dE pot e dE cin non sono trascurabili. Per<br />

quanto concerne la trasmissione <strong>di</strong> calore verso l’esterno o l’interno, attraverso le pareti, si può utilizzare la (2).<br />

Il lavoro termo<strong>di</strong>namico elementare è, sempre, dL. Questo, integrato da A a B, è uguale a quello che possiamo<br />

misurare sulla superficie mobile a contatto con il fluido (ad es. quella <strong>del</strong>l’elica in figura)?<br />

La risposta è NO.<br />

Vi è una <strong>di</strong>fferenza, come vedremo, che può, in certi casi, essere <strong>del</strong>l’infinito per cento!<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 13


Si deve adottare, dunque, una espressione <strong>di</strong>versa dalla (2) se si vuole valutare il lavoro scambiato, in un<br />

organo aperto, tra il fluido (per unità <strong>di</strong> massa) e la superficie mobile. Infatti, il lavoro termo<strong>di</strong>namico L globalmente<br />

scambiato, tra A e B, dal kg <strong>di</strong> fluido, deve scriversi<br />

lavoro termo<strong>di</strong>namico<br />

lavoro tecnico;<br />

lavoro misurabile sull’albero<br />

<strong>del</strong>l’elica<br />

(scambiato tra fluido e<br />

superficie mobile)<br />

* *<br />

L = L + ( LA LB<br />

)<br />

− (6)<br />

In definitiva, la (2) è ancora valida purché si tenga conto <strong>del</strong>l’espressione (6) <strong>del</strong> lavoro termo<strong>di</strong>namico 5 ; la (2)<br />

non è, dunque, conveniente nelle applicazioni ingegneristiche dei sistemi aperti, perché in questi interessa valutare<br />

evidentemente il lavoro tecnico, mentre il problema non si pone in un sistema chiuso dove il lavoro che interessa<br />

<strong>di</strong>rettamente è quello termo<strong>di</strong>namico.<br />

A S<br />

i u<br />

Il lavoro tecnico è il lavoro effettivamente scambiato tra il fluido e la superficie<br />

mobile; quin<strong>di</strong>, per un sistema aperto si utilizza la (2) sviluppando L secondo la<br />

(6), per un sistema chiuso la (2) è invece esaustiva poiché per un sistema chiuso<br />

il lavoro termo<strong>di</strong>namico coincide con il lavoro scambiato attraverso le superfici<br />

mobili a contatto con il fluido.<br />

Facendo l’esempio <strong>di</strong> una macchina alternativa, non si hanno variazioni rilevanti<br />

<strong>di</strong> energia potenziale e cinetica se le valvole sono chiuse (sistema chiuso); nel<br />

caso contrario (sistema aperto) ciò non è più vero.<br />

È utile ricordare la (2), che esprime nella forma più generale il principio <strong>di</strong><br />

conservazione per un sistema omogeneo:<br />

dQ + dL = du + dE pot + dE cin (2)<br />

Ripren<strong>di</strong>amo in esame il sistema aperto precedentemente considerato (condotto + elica): il lavoro che interessa<br />

al tecnico, lavoro tecnico, non coincide con il lavoro termo<strong>di</strong>namico, ma è la <strong>di</strong>fferenza algebrica tra il lavoro<br />

termo<strong>di</strong>namico e il lavoro <strong>di</strong> pulsione.<br />

La strada più semplice per valutare il lavoro <strong>di</strong> pulsione è quella <strong>di</strong> seguire “lagrangianamente” il fluido nelle sue<br />

successive posizioni, anche se esiste il punto <strong>di</strong> vista “Euleriano” che fissa l’attenzione su un volume <strong>di</strong> controllo<br />

all’interno <strong>del</strong> quale si ha un continuo ricambio <strong>di</strong> materia (fluido).<br />

5 È , pertanto, errato <strong>di</strong>re che la (1) o la (2) perdono <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà nel caso <strong>di</strong> sistemi termo<strong>di</strong>namici aperti !<br />

<strong>di</strong>fferenza fra il lavoro che il fluido riceve<br />

attraverso le forze <strong>di</strong> pressione all’atto<br />

<strong>del</strong>l’ingresso nel condotto e quello che<br />

compie alla uscita dallo stesso (<strong>di</strong>fferenza<br />

dei lavori <strong>di</strong> pulsione all’ingresso e<br />

all’uscita).<br />

IRA 14


Si supponga che nel condotto avvenga un efflusso mono<strong>di</strong>mensionale, ovvero i parametri termo<strong>di</strong>namici e fisici<br />

siano uniformemente <strong>di</strong>stribuiti su ciascuna sezione; ciò consente <strong>di</strong> estendere all’intera massa fluida il <strong>di</strong>scorso<br />

precedentemente riferito ad 1 kg. Immaginiamo un elemento fluido cilindrico (<strong>di</strong> sezione dA e spessore dx) che<br />

attraversa una generica sezione <strong>del</strong> condotto; la forza che spinge l’elemento oltre la sezione in parola sarà in<br />

modulo pdA ed il lavoro durante l’attraversamento <strong>del</strong>la sezione sarà pdA × dx.<br />

La massa <strong>del</strong>l’elementino fluido è ρ dA dx<br />

ed il valore assoluto lavoro per unità <strong>di</strong> massa sarà pertanto:<br />

lavoro<br />

massa<br />

pdA ⋅ dx p<br />

= = =<br />

ρdA<br />

⋅ dx ρ<br />

dove v è il volume specifico locale, cioè l’inverso <strong>del</strong>la densità locale ρ.<br />

Nell’attraversamento <strong>del</strong> condotto da A a B, il lavoro globale <strong>di</strong> pulsione sarà dato dalla <strong>di</strong>fferenza tra i valori<br />

assoluti dei lavori <strong>di</strong> pulsione <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong> uscita (ricordando la convenzione sui segni <strong>del</strong> lavoro, positivo se<br />

esercitato sul fluido e negativo se esercitato dal fluido).<br />

da cui<br />

Pertanto:<br />

d *<br />

p<br />

= −d<br />

= −d(<br />

p )<br />

LAVORO DI PULSIONE ELEMENTARE<br />

ρ<br />

L v<br />

L *<br />

−<br />

p<br />

p<br />

−<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 15<br />

p<br />

pv<br />

AB = B A A B = − = pAv<br />

A − pBv<br />

B<br />

ρB<br />

ρA<br />

ρA<br />

ρB<br />

Il lavoro termo<strong>di</strong>namico è dunque la somma algebrica <strong>del</strong> lavoro tecnico e <strong>del</strong> lavoro <strong>di</strong> pulsione<br />

p<br />

dL = d + dL<br />

= dL<br />

− d = dL-<br />

d(p<br />

ρ<br />

L * v<br />

mentre il lavoro tecnico è, ovviamente, la <strong>di</strong>fferenza algebrica tra il lavoro termo<strong>di</strong>namico ed il lavoro <strong>di</strong><br />

pulsione<br />

p<br />

p<br />

ρ<br />

* L = dL<br />

− d = dL<br />

+ d = dL<br />

+<br />

d L<br />

p<br />

A<br />

d<br />

(<br />

p<br />

)<br />

v )<br />

B


A questo punto si può ottenere, a partire dalla (2), l’equazione che viene convenientemente utilizzata quando si<br />

descrivono i sistemi aperti. La (2):<br />

essendo:<br />

p<br />

dL = dL<br />

− d <strong>di</strong>venta:<br />

ρ<br />

dQ + dL = du + dE pot + dE cin<br />

dQ + dL<br />

e definendo la funzione <strong>di</strong> stato entalpia, h:<br />

possiamo scrivere infine:<br />

−<br />

p<br />

ρ<br />

dQ + dL = dh + dE pot + dE cin<br />

d = du + dE pot + dE cin<br />

dh = du + d p = du + d(pv)<br />

La (2*) è l’eq.ne <strong>del</strong>l’energia nella forma utile per i sistemi aperti con una sola sezione d’ingresso e una <strong>di</strong><br />

uscita; in essa compare esplicitamente il lavoro tecnico in luogo <strong>del</strong> lavoro termo<strong>di</strong>namico.<br />

Per passare dalla (2) alla (2*) è necessario, come regola mnemonica, sostituire al lavoro termo<strong>di</strong>namico il<br />

lavoro tecnico ed all’energia interna l’entalpia.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che l’errore che si può commettere confondendo i due tipi <strong>di</strong> lavoro può anche essere <strong>del</strong>l’infinito per<br />

cento.<br />

Se, ad esempio, l’elica non fosse presente il lavoro tecnico sarebbe nullo; quello termo<strong>di</strong>namico avrebbe<br />

l’espressione consueta ed in generale sarebbe ≠ 0<br />

L = 0 ma: L * AB =<br />

* 0 + L<br />

AB<br />

errore relativo εrelat = 100 = ∞<br />

0<br />

% !<br />

p<br />

IRA 16<br />

p<br />

(2*)<br />

A B<br />

ρA ρB<br />

− ; L = L +L* AB = L * AB<br />

In una trasformazione reversibile il lavoro termo<strong>di</strong>namico è sempre dato da<br />

1<br />

dL = - pdv = - p d rev<br />

ρ<br />

se dv > 0 si ha una <strong>di</strong>latazione <strong>del</strong> fluido (dL rev < 0)<br />

se dv < 0 si ha una contrazione <strong>del</strong> fluido (dL rev > 0)<br />

mentre il lavoro tecnico reversibile è determinabile, tenendo conto <strong>del</strong> lavoro termo<strong>di</strong>namico e <strong>di</strong> quello <strong>di</strong><br />

pulsione dalla<br />

dL rev = dL rev + d p<br />

ρ<br />

= - pdv + d(pv) = - pdv + pdv + vdp


ovvero, in una trasformazione reversibile dL rev = vdp<br />

se dp > 0 si ha una compressione (dL rev >0)<br />

se dp < 0 si ha una espansione (dL rev


Esaminiamo il caso in cui il fluido entri ed esca attraverso più sezioni, come può avvenire, ad es., negli<br />

scambiatori <strong>di</strong> calore, in reattori chimici o in altre apparecchiature. In questo caso non conviene usare l’energia<br />

specifica (cioè riferita al Kg <strong>di</strong> fluido) ma è utile moltiplicarla per la portata massica <strong>di</strong> fluido e l’ultima formula<br />

assume, nel caso più generale, per un generico sistema aperto, la seguente forma, alla quale si può pervenire<br />

considerando il volume <strong>di</strong> controllo occupato dal sistema aperto e <strong>del</strong>imitato dalle sezioni <strong>di</strong> ingresso (i) e da quelle<br />

<strong>di</strong> uscita (j) ed effettuando il bilancio energetico <strong>del</strong> sistema con modalità euleriane:<br />

ϕ + P<br />

=<br />

+<br />

+<br />

( M − ) +<br />

j 2 jh2<br />

j M<br />

i 1ih1i<br />

( M 2 jgz<br />

2 j − M1i<br />

gz1i<br />

)<br />

j<br />

j<br />

M<br />

2 j<br />

c<br />

2<br />

2 j<br />

2<br />

−<br />

i<br />

i<br />

M<br />

1i<br />

c<br />

2<br />

2<br />

1i<br />

+<br />

dove ϕ è la potenza termica scambiata e P la potenza meccanica; se il sistema è stazionario (funzionamento a<br />

regime) si ha: M M<br />

= cioè la somma <strong>del</strong>le portate massiche entranti eguaglia quella <strong>del</strong>le uscenti. Si è<br />

j 2 j i 1i<br />

in<strong>di</strong>cato con (j) la generica sezione <strong>di</strong> uscita e con (i) la generica <strong>di</strong> ingresso.<br />

Gli organi preposti a fungere da scambiatori <strong>di</strong> calore non sono, in genere, destinati a scambiare con l’esterno<br />

anche lavoro; la variazione <strong>di</strong> entalpia misura, allora, il solo scambio <strong>di</strong> calore. Così pure, gli organi destinati a<br />

scambio <strong>di</strong> lavoro non sono <strong>di</strong> solito destinati contemporaneamente a scambio <strong>di</strong> calore, anche se non sempre<br />

sono assimilabili ad a<strong>di</strong>abatici. Le macchine, soprattutto se <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>o-gran<strong>di</strong>, possono ritenersi, con<br />

buona approssimazione, a<strong>di</strong>abatiche poiché il calore scambiato è modesto rispetto al lavoro trasferito all’esterno<br />

(basso valore <strong>del</strong> rapporto: superficie <strong>di</strong> scambio/volume <strong>del</strong>la macchina).<br />

Alcuni esempi notevoli li abbiamo quin<strong>di</strong> nelle<br />

macchine a<strong>di</strong>abatiche, dove<br />

negli scambiatori <strong>di</strong> calore, dove<br />

in un condotto rigido ed a<strong>di</strong>abatico, dove<br />

∆h ≅ L<br />

∆h ≅ Q<br />

∆h ≅ 0<br />

Esistono, tuttavia, molti esempi <strong>di</strong> macchina o componenti <strong>di</strong> macchina nei quali i due termini macroscopici<br />

dE pot e dE cin non sono affatto trascurabili risultando, talvolta, ad<strong>di</strong>rittura dominanti (in particolare dE cin , come<br />

accade sovente negli elementi <strong>del</strong>le turbomacchine).<br />

In una turbomacchina motrice, ogni sta<strong>di</strong>o è costituito dallo statore (elemento fisso) e dal rotore (elemento<br />

mobile): nel 1°, (statore), l’energia potenziale (<strong>di</strong> pressione) <strong>del</strong> fluido viene convertita, in parte e con un certo<br />

ren<strong>di</strong>mento, in energia cinetica, mentre nel 2°, (rotore), detta energia viene nuovamente trasformata, in parte e<br />

ancora con un certo ren<strong>di</strong>mento, in energia meccanica utile.<br />

IRA 18<br />

P<br />

ϕ<br />

11<br />

12<br />

21 22<br />

(j)<br />

(i)


In effetti, in uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> macchina motrice avviene la doppia conversione energetica:<br />

Energia potenziale<br />

fluido<br />

sta<strong>di</strong>o = statore + rotore<br />

per lo statore (che nelle macchine motrici è costituito da ugelli) per la (2*), si può scrivere, tenendo conto che<br />

dL = 0<br />

dE<br />

pot<br />

≅ 0<br />

dQ = 0<br />

d<br />

h<br />

+ dE<br />

+ cdc = 0<br />

In uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> turbomacchina operatrice, in cui lo statore prende il nome <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusore, avviene la duplice<br />

conversione:<br />

Energia meccanica<br />

Statore<br />

(ugello)<br />

rotore<br />

Si tratta, in ambedue i casi, <strong>di</strong> “turbomacchine” che sfruttano la variazione <strong>del</strong>l’energia cinetica <strong>del</strong> fluido per<br />

produrre (nella motrice) o consumare (nella operatrice) energia meccanica; il termine energia cinetica è, dunque,<br />

in questi casi, essenziale ai fini <strong>del</strong>la funzione <strong>del</strong>la macchina!<br />

Osserviamo che, nei due casi precedentemente esaminati, la sequenza <strong>del</strong>le conversioni energetiche è<br />

opposta: nel 1° caso (macchina motrice) si ha produzione <strong>di</strong> energia meccanica a spese <strong>del</strong> potenziale<br />

energetico <strong>del</strong> fluido; nel 2° caso (macchina operatrice) l’energia meccanica consumata conferisce un<br />

incremento <strong>del</strong> potenziale energetico <strong>del</strong> fluido.<br />

Energia cinetica fluido<br />

Energia cinetica fluido<br />

Sta<strong>di</strong>o = rotore + statore<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 19<br />

cin<br />

= d<br />

rotore<br />

h<br />

statore<br />

(<strong>di</strong>ffusore)<br />

Energia meccanica<br />

Energia potenziale<br />

fluido


Si esamina, ora, sempre da un punto <strong>di</strong> vista macchinistico ed impiantistico, il 2° principio <strong>del</strong>la<br />

Termo<strong>di</strong>namica. Ricor<strong>di</strong>amo che il 1° principio è il principio <strong>di</strong> conservazione <strong>del</strong>l’energia, mentre il 2° principio è<br />

quello che stabilisce la <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong>l’energia a seguito <strong>di</strong> una qualsiasi trasformazione o processo<br />

termo<strong>di</strong>namico.<br />

Possiamo esprimere il 2° principio attraverso più enunciati <strong>di</strong>versi ma equivalenti fra loro; i più noti ed<br />

importanti sono:<br />

“Non è possibile realizzare un trasferimento <strong>di</strong> calore (energia termica) da un<br />

corpo ad una certa temperatura ad un altro a temperatura superiore a meno<br />

che non si intervenga dall’esterno con una opportuna azione compensatrice 6 ”<br />

(enunciato <strong>di</strong> Clausius 7 )<br />

“È impossibile realizzare un ciclo motore che sia monotermo<strong>di</strong>abatico<br />

(ovvero in cui il fluido scambi calore con una sola sorgente a temperatura<br />

definita)”<br />

(enunciato <strong>di</strong> Lord Kelvin 8 )<br />

Quest’ultima è la formulazione più eloquente dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong>le applicazioni impiantistiche.<br />

Al 2° principio è <strong>di</strong>rettamente collegata l’introduzione <strong>del</strong>la funzione <strong>di</strong> stato entropia S (riferita all’unità <strong>di</strong><br />

massa <strong>del</strong> fluido) il cui <strong>di</strong>fferenziale è dato da:<br />

dQ dQ dQ<br />

dS<br />

= = +<br />

T T T<br />

rev i<br />

dove dQ i = (dQ i ) I + (dQ i ) II è la somma dei calori <strong>di</strong> irreversibilità <strong>di</strong> prima e <strong>di</strong> seconda specie<br />

precedentemente introdotti, dQ è la quantità <strong>di</strong> calore effettivamente scambiata dal fluido con l’esterno e dQ rev è la<br />

quantità <strong>di</strong> calore che verrebbe scambiata con l’esterno qualora la trasformazione avvenisse per via reversibile. T è<br />

sempre la temperatura assoluta.<br />

Ricordando che dQ rev + dL rev = dh<br />

ed anche che dQ rev + dL rev = du<br />

possiamo scrivere<br />

dS<br />

u<br />

d<br />

T<br />

L<br />

−<br />

d<br />

T<br />

h<br />

d<br />

=<br />

T<br />

−<br />

dL<br />

T<br />

rev<br />

rev<br />

= ed infine<br />

d<br />

dS =<br />

T<br />

d<br />

dS =<br />

T<br />

pd<br />

+<br />

T<br />

queste espressioni <strong>del</strong>l’entropia sono fondamentali ed ampiamente utilizzate nei pratici calcoli impiantistici.<br />

6 Ovvero “Non è possibile un trasferimento SPONTANEO <strong>di</strong> energia termica da un corpo più freddo ad uno più caldo”.<br />

7 Rudolf Julius Emanuel Clausius, (1822-1888), fisico tedesco.<br />

8 William Thomson (nominato Lord Kelvin), (1824 - 1907), fisico inglese, nato a Belfast, Irlanda.<br />

IRA 20<br />

u<br />

h<br />

−<br />

v<br />

v<br />

dp<br />

T


Il concetto <strong>di</strong> RENDIMENTO<br />

Definiamo il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un ciclo termo<strong>di</strong>namico motore, cioè <strong>di</strong> un ciclo produttore <strong>di</strong> energia, come<br />

L<br />

η = =<br />

Q1 Q1<br />

dove i termini energetici sono riferiti all’unità <strong>di</strong> massa, Q 1 è il valore (positivo) <strong>del</strong> calore entrante nel sistema<br />

attraverso le sorgenti superiori, mentre il lavoro (qui inteso in valore assoluto) è in<strong>di</strong>fferentemente quello tecnico o<br />

quello termo<strong>di</strong>namico dal momento che ci riferiamo all’intero ciclo.<br />

La precedente si può anche scrivere η =<br />

essendo L = L = Q 1 _ Q 2<br />

Q − Q<br />

1 2<br />

Q<br />

= 1−<br />

Q<br />

dove Q è il valore assoluto <strong>del</strong> calore che il sistema cede all’esterno attraverso le sorgenti inferiori.<br />

2<br />

2<br />

Conseguentemente, la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento, θ, è = θ = 1−<br />

η<br />

dove θ può esprimersi come prodotto <strong>di</strong> tre termini, ciascuno dei quali tiene conto <strong>di</strong> tre <strong>di</strong>stinti effetti<br />

termo<strong>di</strong>namici, i quali comportano, singolarmente, una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento:<br />

1) Effetto Carnot 9 ;<br />

2) Effetto <strong>di</strong> molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti;<br />

3) Effetto Clausius o <strong>di</strong> irreversibilità.<br />

9 Nicolas Léonard Sa<strong>di</strong> Carnot (1796-1832), scienziato francese.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 21<br />

Q<br />

Q<br />

Q<br />

1<br />

1<br />

2<br />

1


1) Effetto Carnot<br />

∆S<br />

In un ciclo <strong>di</strong> Carnot, ovvero in un ciclo reversibile che operi tra le due medesime temperature assolute T e<br />

1<br />

T 2 , rispettivamente massima e minima, <strong>del</strong> ciclo considerato, si definisce per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento (o effetto Carnot):<br />

Q<br />

θ c =<br />

Q<br />

2c<br />

1c<br />

= T<br />

T<br />

2<br />

1<br />

S T2<br />

=<br />

S T1<br />

Si deduce che, fissate due temperature estreme T 1 e T 2 , il ciclo <strong>di</strong> massimo ren<strong>di</strong>mento, evolvente tra tali<br />

temperature, è quello <strong>di</strong> Carnot. In altre parole un qualsiasi ciclo termo<strong>di</strong>namico ha ren<strong>di</strong>mento non superiore a<br />

IRA 22<br />

(< 1)<br />

quello <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> Carnot, ηC, evolvente tra le medesime temperature estreme, T1 e T2.<br />

2) Effetto <strong>di</strong> molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti<br />

Consideriamo ancora un ciclo reversibile, che evolve tra le temperature T 1 e T 2 , “<strong>di</strong>alogando” con un numero<br />

qualsivoglia (anche infinito) <strong>di</strong> sorgenti esterne e calcoliamo la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento<br />

Sono in<strong>di</strong>cati con (1) e (2) rispettivamente il percorso <strong>del</strong> ciclo con assorbimento <strong>di</strong> calore e quello con cessione<br />

<strong>di</strong> calore.<br />

Calcoliamo la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un Ciclo reversibile che approssimi il Ciclo reale nel suo percorso<br />

termo<strong>di</strong>namico:<br />

ovvero<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

Carnot<br />

dQrev = TdS<br />

Gli scambi <strong>di</strong> calore tra il fluido e<br />

l’esterno avvengono in “gamme”<br />

<strong>di</strong> temperature e in genere non a<br />

temperatura costante.<br />

θ<br />

=<br />

m2<br />

rev<br />

Tm1<br />

Q<br />

''<br />

T d<br />

S<br />

T<br />

=<br />

T<br />

2rev<br />

θ = rev<br />

Q1rev<br />

( 2)<br />

=<br />

'<br />

T dS<br />

( 1)<br />

m2<br />

m1<br />

dove<br />

T<br />

ciclo qualsiasi inscritto<br />

in un ciclo <strong>di</strong> CARNOT<br />

m2<br />

2 2<br />

che, in forma più utile, <strong>di</strong>venta θ rev ⋅ = M.S. θ<br />

T<br />

T<br />

T<br />

S<br />

S<br />

T<br />

T<br />

ξ<br />

= c<br />

Tm1<br />

1 1<br />

T<br />

T 1<br />

T 2<br />

temp. max <strong>del</strong>le<br />

sorgenti superiori<br />

temp. min. <strong>del</strong>le<br />

sorgenti inferiori<br />

2 3<br />

1 4<br />

T<br />

T 1<br />

T 2<br />

Q 1c<br />

Q 2c<br />

per il teorema<br />

<strong>del</strong>la me<strong>di</strong>a<br />

T<br />

T<br />

m1<br />

m2<br />

∈<br />

∈<br />

' ' [ Tmin<br />

, Tmax<br />

= T1<br />

]<br />

''<br />

''<br />

[ T = T , T ]<br />

min<br />

rapporto tra le temperature assolute me<strong>di</strong>e <strong>del</strong>le<br />

A<br />

sorgenti inferiori e superiori<br />

(2)<br />

S<br />

Q 1rev<br />

(1)<br />

Q 2rev<br />

ciclo <strong>di</strong> Carnot<br />

1-2-3-4<br />

2<br />

Q 1 < Q 1c<br />

Q 2 > Q 2c<br />

max<br />

B<br />

S<br />

è<br />

T ’’<br />

T ’


avendo posto<br />

T<br />

T<br />

T<br />

T<br />

M.S.<br />

m2 2<br />

m1 1<br />

= ξ , termine chiaramente 1<br />

denominatore è certamente ≤ 1.<br />

Sarà ovviamente anche θrev ≥ θc<br />

e quin<strong>di</strong> ηrev ≤ ηc.<br />

ξ M.S. ≥ 1 è il coefficiente o fattore <strong>di</strong> molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti.<br />

≥ perché il numeratore è certamente ≥ 1 ed il<br />

Ciò significa che in un ciclo che presenti molteplicità <strong>di</strong> sorgenti (gli scambi termici avvengono in genere a<br />

temperature variabili) il ren<strong>di</strong>mento si allontana tanto più da quello <strong>del</strong> Ciclo <strong>di</strong> Carnot, quanto minore è il rapporto<br />

fra la temperatura me<strong>di</strong>a e la massima <strong>del</strong>le sorgenti superiori e quanto maggiore è il rapporto fra la temperatura<br />

me<strong>di</strong>a e la minima <strong>del</strong>le inferiori; in altri termini, quanto maggiori sono i “range” nei quali sono <strong>di</strong>stribuite le<br />

temperature <strong>del</strong>le sorgenti superiori e le temperature <strong>del</strong>le sorgenti inferiori, sempre a parità <strong>di</strong> temperatura<br />

massima T 1 e minima T 2 .<br />

3) Effetto Clausius<br />

L’effetto Clausius tiene conto <strong>del</strong>le irreversibilità (<strong>di</strong> sola prima specie, essendo assenti quelle <strong>di</strong> seconda specie<br />

trattandosi <strong>di</strong> un ciclo termo<strong>di</strong>namico, ove le reazioni chimiche non posso essere presenti). Consideriamo la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un ciclo reale<br />

ed essendo<br />

Q<br />

d d<br />

dS +<br />

T<br />

Q<br />

T<br />

( )<br />

d<br />

Qi<br />

T<br />

r = θ<br />

rev<br />

I<br />

= =<br />

possiamo scrivere che ( ) i I<br />

e quin<strong>di</strong> i valori assoluti <strong>di</strong> Q1r e Q2r saranno espressi da:<br />

Di conseguenza:<br />

θ<br />

r<br />

T<br />

=<br />

T<br />

m2<br />

m1<br />

S +<br />

Q<br />

S − Q<br />

iI<br />

T<br />

=<br />

T<br />

1+<br />

Q<br />

1−<br />

Q<br />

è evidente che il fattore <strong>di</strong> Clausius è CLAUSIUS > 1<br />

iI<br />

(2)<br />

(1)<br />

m2<br />

m1<br />

iI<br />

iI<br />

(2)<br />

(1)<br />

Q<br />

Q<br />

T<br />

T<br />

1r<br />

2r<br />

m2<br />

m1<br />

=<br />

=<br />

( 1)<br />

( 2)<br />

S T<br />

=<br />

S T<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 23<br />

Q<br />

Q<br />

2r<br />

1r<br />

TdS − Q<br />

iI<br />

TdS + Q<br />

m2<br />

m1<br />

( 1)<br />

iI<br />

1+<br />

Q<br />

1−<br />

Q<br />

( 2)<br />

ξ e che θ<br />

iI<br />

iI<br />

(2)<br />

(1)<br />

Q<br />

Q<br />

2rev<br />

1rev<br />

dQ = TdS<br />

− dQ<br />

= θ<br />

rev<br />

CLAUSIUS<br />

= θ<br />

θ r > rev , ovvero ηr < ηrev.<br />

c<br />

M.S.<br />

CLAUSIUS<br />

In un ciclo motore reale la per<strong>di</strong>ta totale è, dunque, il prodotto <strong>di</strong> tre fattori <strong>di</strong>stinti che possono,<br />

convenientemente, essere determinati in<strong>di</strong>vidualmente. Sia ξ M.S. che ξ CLAUSIUS maggiorano la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento<br />

rispetto a θ c (per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Carnot).<br />

L’effetto Clausius cresce a misura che le SORGENTI ENTROPICHE interne al ciclo si fanno via via più<br />

cospicue. Il coefficiente <strong>di</strong> Clausius, ξ CLAUSIUS , può, dunque, definirsi GRADO <strong>di</strong> IRREVERSIBILITA’ <strong>del</strong> ciclo, ed<br />

aumenta in funzione <strong>del</strong>le irreversibilità tendendo ad assumere valore 1 per un ciclo reversibile.<br />

Se si vuole aumentare il ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> una macchina termica, occorre, innanzitutto, minimizzare<br />

– compatibilmente con le tecnologie <strong>di</strong>sponibili - il valore <strong>di</strong> θ c (cioè il rapporto T2 T1<br />

) ed inoltre realizzare<br />

un’ottimizzazione progettuale ai fini <strong>di</strong> minimizzare sia ξ M.S. che ξ CLAUSIUS nel rispetto dei vincoli tecnici ed<br />

economici certamente presenti.<br />

>1<br />


Facciamo un esempio in cui l’effetto Clausius è concentrato nelle due trasformazioni a<strong>di</strong>abatiche (compressione<br />

1-2 ed espansione 3-4) in un ciclo derivato da un ciclo <strong>di</strong> Carnot.<br />

dove<br />

Il ren<strong>di</strong>mento reale sarà sempre<br />

θ<br />

r<br />

=<br />

η r = 1− θ<br />

( + S + S ) T S +<br />

Sa b 2<br />

a S<br />

= 1+<br />

T S T S<br />

T2 b<br />

scomponendo le per<strong>di</strong>te nei tre contributi in<strong>di</strong>viduati precedentemente, possiamo scrivere che<br />

(per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> Carnot)<br />

1<br />

ξ = (T = T ; T = T ) (sorgenti inferiori e superiori a temperatura costante)<br />

M.S.<br />

1 m2 2 m1 1<br />

ξ<br />

CLAUSIUS<br />

∆Sa<br />

+ ∆S<br />

= 1+<br />

∆S<br />

IRA 24<br />

r<br />

1<br />

b<br />

θ<br />

T<br />

=<br />

2<br />

c<br />

T1<br />

Si nota come le irreversibilità <strong>di</strong> prima specie si “pagano” alle sorgenti inferiori, come incremento <strong>di</strong><br />

= Q2rev<br />

+ T2<br />

( ∆Sa<br />

+ ∆S<br />

) rispetto al caso reversibile e a parità <strong>di</strong> Q 1r T1∆S<br />

= Q1rev<br />

Q2r b<br />

T<br />

T1<br />

T2<br />

1<br />

2 3<br />

∆Sa<br />

Q2<br />

∆S<br />

Q1<br />

∆Sb<br />

4<br />

S<br />

A<strong>di</strong>abatiche ma non<br />

reversibili<br />

= .


Si utilizzi il 2° principio <strong>del</strong>la termo<strong>di</strong>namica per ricavare, a partire dalla forma “termica” (2*), l’equazione<br />

<strong>del</strong>l’energia in forma “meccanica”. La forma “termica”, per un sistema aperto, è quella sinora considerata:<br />

dQ + dL = dh + dEpot + dEcin<br />

Se in seno al fluido avviene una reazione chimica (ad es. una combustione), allora scriviamo<br />

h<br />

h<br />

ϑ<br />

ϑ t ϑ t<br />

d ht<br />

h<br />

dove dξ<br />

= − d(<br />

Q = dξ<br />

ϑξ<br />

i ) II<br />

ϑξ<br />

t = d + dξ<br />

ϑξ<br />

da cui d t d − d(<br />

Q )<br />

= h<br />

Q<br />

i<br />

Nel caso in cui d( i ) ≠ 0, la precedente assume la forma:<br />

II<br />

ovvero<br />

II<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 25<br />

h<br />

dQ + dL = dht + dEpot +dEcin<br />

dQ + d(Qi)II + dL = dh + dEpot + dEcin<br />

La (1), scritta per un sistema aperto, in<strong>di</strong>ca che, a parità <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> stato <strong>del</strong> fluido, nonché a parità <strong>di</strong><br />

lavoro tecnico scambiato con l’esterno, la presenza <strong>del</strong> termine d(Qi)II altera il bilancio <strong>del</strong>l’energia termica<br />

(calore).<br />

Facciamo riferimento, per trattare il caso più generale, all’equazione <strong>del</strong> bilancio energetico secondo<br />

l’espressione (1), che tiene conto <strong>del</strong>la reazione chimica che si svolge eventualmente in seno al fluido.<br />

e che<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che la variazione elementare <strong>di</strong> entropia è data da:<br />

d<br />

dS =<br />

T<br />

d<br />

=<br />

T<br />

d(<br />

Qi<br />

) d(<br />

Q<br />

I +<br />

i<br />

T T<br />

Q Q<br />

II<br />

rev +<br />

Q L =<br />

d rev rev<br />

dove dh è l’effettiva variazione <strong>di</strong> entalpia termo<strong>di</strong>namica.<br />

h<br />

+ d d<br />

(3)<br />

Lungo la trasformazione reversibile equivalente vale la TdS = dQ rev e anche la dQ rev + dLrev<br />

= dh<br />

TdS d − dL<br />

= h<br />

per cui rev<br />

ma, dato che<br />

d<br />

=<br />

dp<br />

dp = dQ = dh<br />

- dp = d<br />

Lrev rev<br />

Q Qrev<br />

( i I i<br />

e dato che = d − d Q ) − d( Q )<br />

d II<br />

Q<br />

ovvero: d d d(<br />

Q ) d(<br />

Q )<br />

− −<br />

= h<br />

dp<br />

ρ<br />

i<br />

I −<br />

i<br />

II<br />

)<br />

h<br />

dp<br />

-<br />

u<br />

(1)<br />

(2)<br />

(1’)


sostituendo in (1) si avrà:<br />

ed infine:<br />

dp<br />

d L + dh<br />

− − d ( Q d(<br />

d d(<br />

dEpot<br />

dE<br />

i ) − Q I i ) = h − Q<br />

II<br />

i ) + +<br />

ρ<br />

II<br />

dp<br />

dL<br />

= + dEpot<br />

+ dEcin<br />

+ d(<br />

Qi<br />

)<br />

(4)<br />

ρ<br />

I<br />

che rappresenta per l’appunto l’equazione <strong>del</strong>l’energia in forma meccanica. In maniera analoga, per un sistema<br />

chiuso si otterrebbe:<br />

d<br />

L<br />

= −pdν<br />

+ dE<br />

+ dE<br />

+ d(<br />

Qi<br />

)<br />

IRA 26<br />

pot<br />

Questa espressione è <strong>del</strong> tutto generale ed utile per trovare un riscontro chiaro sul fatto che il d(Qi)I influisce<br />

sul bilancio <strong>del</strong> lavoro, mentre ciò non accade per il d(Qi)II che incide, invece, sul bilancio <strong>del</strong> calore.<br />

Le due forme <strong>del</strong>l’equazione <strong>del</strong>l’energia, quella termica (1) e quella meccanica (4), per la loro provenienza sono<br />

perfettamente equivalenti. Quale <strong>del</strong>le due è più utile nella pratica? A seconda dei casi potrà essere più<br />

conveniente l’una o l’altra forma.<br />

La (1) ci <strong>di</strong>ce che l’energia fornita al fluido determina complessivamente un aumento globale <strong>di</strong> entalpia,<br />

<strong>di</strong> energia potenziale e <strong>di</strong> energia cinetica oppure che l’energia sottratta al fluido determina una<br />

<strong>di</strong>minuzione globale <strong>di</strong> entalpia, <strong>di</strong> energia potenziale e <strong>di</strong> energia cinetica.<br />

La (4) ci <strong>di</strong>ce che il lavoro meccanico compiuto sul fluido (caso <strong>di</strong> una macchina operatrice) ne incrementa<br />

il patrimonio energetico globale in termini <strong>di</strong> pressione, <strong>di</strong> energia potenziale e <strong>di</strong> energia cinetica, mentre<br />

una parte <strong>di</strong> questo lavoro viene spesa a causa <strong>del</strong> calore d’irreversibilità <strong>di</strong> prima specie (sempre positivo)<br />

ovvero che il lavoro meccanico (in valore assoluto) compiuto dal fluido (caso <strong>di</strong> una macchina motrice) ne<br />

decrementa il patrimonio energetico globale in termini <strong>di</strong> pressione, <strong>di</strong> energia potenziale e <strong>di</strong> energia<br />

cinetica, mentre una ulteriore parte <strong>di</strong> questo lavoro viene <strong>di</strong>ssipata a causa <strong>del</strong> calore d’irreversibilità <strong>di</strong><br />

prima specie.<br />

lavoro passivo,<br />

(purtroppo sempre<br />

positivo)<br />

dLp > 0<br />

In altri termini, le irreversibilità <strong>di</strong> prima specie si pagano sempre o “in termini <strong>di</strong> maggiore lavoro speso<br />

(macchine operatrici)” o “<strong>di</strong> minore lavoro reso (macchine motrici)” per unità <strong>di</strong> massa <strong>del</strong> fluido.<br />

cin<br />

I<br />

cin<br />

[dLp = (dQi)I]


Anche per il lavoro termo<strong>di</strong>namico si può definire l’espressione<br />

dove:<br />

dL<br />

= −pdν<br />

+ dEpot<br />

+ dEcin<br />

+ d(<br />

Qi<br />

) (5)<br />

I<br />

dEpot = gdz<br />

dEcin = d = cdc<br />

2<br />

Nel caso <strong>di</strong> lavoro tecnico nullo, quando il fluido non è a contatto con superfici mobili, trascurando il termine<br />

d(Qi)I, nel caso ideale <strong>di</strong> assenza d’irreversibilità <strong>di</strong> prima specie (lavoro passivo nullo) dalla (4) si ottiene la nota<br />

equazione <strong>di</strong> BERNOULLI 10 ; se invece è presente il termine d(Qi)I si avrà l’equazione <strong>di</strong> BERNOULLI in forma<br />

generalizzata:<br />

Integrando, se è ρ=cost (liquido) e d(Qi)I = 0, si perviene alla costanza <strong>del</strong> trinomio <strong>di</strong> Bernoulli, sod<strong>di</strong>sfatta, per<br />

l’appunto, nel caso <strong>di</strong> fluido incomprimibile ed in assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssipazioni.<br />

10 Daniel Bernoulli, (Groninga 1700 - Basilea 1782), scienziato svizzero nato in Olanda.<br />

c 2<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 27<br />

c 2<br />

dp<br />

0 =<br />

+ gdz + cdc + d(Qi<br />

) I<br />

p<br />

+ gz + = cost<br />

2


Ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un Ciclo<br />

Analizziamo il mo<strong>del</strong>lo fisico-matematico <strong>di</strong> un ciclo produttore <strong>di</strong> lavoro e ricaviamo il ren<strong>di</strong>mento<br />

termo<strong>di</strong>namico, η, <strong>del</strong> ciclo stesso esaminando i tre casi che seguono:<br />

1) ciclo ideale 2) ciclo limite 3) ciclo reale<br />

questi tre riferimenti corrispondono a tre livelli crescenti <strong>di</strong> approssimazione alla realtà.<br />

Il 1° mo<strong>del</strong>lo descrive il ciclo termo<strong>di</strong>namico percorso da un fluido ideale (inteso come gas ideale) che evolve in<br />

una macchina (o meglio in un impianto) ideale o perfetta, ovvero priva <strong>di</strong> irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie. Il ciclo ideale si<br />

può attribuire soltanto a cicli descritti da gas, prevedendo sovente drastiche semplificazioni per il fluido, dovendo<br />

valere la<br />

p =<br />

ρ<br />

RT<br />

con cp e cv costanti; ricor<strong>di</strong>amo che<br />

IRA 28<br />

R<br />

=<br />

M<br />

R varia da gas a gas.<br />

Il fatto che tutti gli organi costituenti l’impianto siano considerati privi <strong>di</strong> irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie conduce ad<br />

ignorare completamente l’effetto Clausius.<br />

È, chiaramente, impossibile avere un fluido reale che, nelle applicazioni pratiche <strong>del</strong>la tecnica, si comporti come<br />

ideale; i casi più prossimi sono quelli <strong>degli</strong> impianti motori a gas, dove il fluido è assimilabile ad un gas perfetto<br />

(ARIA), mentre l’approssimazione a gas ideale (sottoinsieme dei gas perfetti) è più <strong>di</strong>scutibile, perché i calori<br />

specifici non si possono ritenere costanti, a rigore, salvo il caso <strong>di</strong> gas monoatomici.<br />

È opportuno ricordare che nel ciclo ideale sono escluse anche le irreversibilità <strong>di</strong> 2 a specie essendo il fluido in<br />

gioco un gas ideale <strong>di</strong> composizione chimica invariabile. Questo motivo inserisce un’ulteriore restrizione:<br />

supponendo che in un impianto vi sia una reazione <strong>di</strong> combustione, il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> ciclo ideale non può a rigore<br />

applicarsi.<br />

valendo questa<br />

equazione <strong>di</strong> stato, il<br />

gas è PERFETTO<br />

se vale anche questa<br />

con<strong>di</strong>zione, il gas è IDEALE<br />

Si potrebbe effettuare la sostituzione <strong>del</strong> calore <strong>di</strong> 2 a specie prodotto dalla reazione <strong>di</strong> combustione con un<br />

equivalente calore, Qequiv, fittiziamente scambiato con l’esterno attraverso una superficie opportuna<br />

Qequiv = (Qi)II = - L + ∆Epot +∆Ecin<br />

tuttavia permarrebbe la contrad<strong>di</strong>zione con quella che è l’”essenza” <strong>del</strong> ciclo ideale, in seno al quale il fluido non<br />

muta la propria costituzione perché non è ammessa alcuna reazione chimica nell’evolvere <strong>del</strong> fluido.<br />

Concludendo, possiamo affermare che il Ciclo IDEALE non ha, dunque, considerevoli POSSIBILITA’ <strong>di</strong><br />

APPLICAZIONE ma è utile per descrivere qualitativamente le trasformazioni che possono avvenire in un impianto e<br />

il relativo bilancio energetico, qualora il fluido presente nell’impianto sia un gas.<br />

calore Qequiv fittiziamente scambiato con l’esterno<br />

attraverso una superficie opportuna


Il 2° mo<strong>del</strong>lo, quello <strong>del</strong> Ciclo LIMITE, è uno strumento <strong>di</strong> calcolo molto valido perché è il ciclo descritto in un<br />

impianto ancora perfetto, privo cioè <strong>di</strong> irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie, da un fluido reale (lo stesso che si utilizza nel<br />

Ciclo REALE).<br />

Se nell’impianto avvengono reazioni chimiche, il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> Ciclo LIMITE non trascura le irreversibilità <strong>di</strong> 2 a<br />

specie effettivamente presenti, appunto perché il fluido è reale e può mutare la propria composizione chimica nel<br />

periodo in cui esso evolve attraverso la sequenza <strong>del</strong>le trasformazioni costituenti il ciclo.<br />

Questo mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> Ciclo è utile per la valutazione previsionale <strong>del</strong>l’efficienza massima concepibile <strong>di</strong> un impianto.<br />

Poiché la <strong>di</strong>versità fra il Ciclo LIMITE e quello REALE è dovuta alla presenza <strong>di</strong> irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie, il Ciclo<br />

LIMITE rappresenta il “limite” <strong>di</strong> quello “reale” al tendere a zero <strong>del</strong>le irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie.<br />

Nella misura in cui l’impianto reale viene perfezionato, il ren<strong>di</strong>mento interno (rapporto tra il ren<strong>di</strong>mento reale e<br />

quello limite) aumenta tendendo all’unità; da cui il nome <strong>di</strong> ciclo limite, “limite” verso il quale tende il ciclo reale a<br />

seguito <strong>di</strong> graduali miglioramenti nella realizzazione tecnica <strong>del</strong>l’impianto. Verificando, in sede <strong>di</strong> collaudo, il<br />

ren<strong>di</strong>mento reale <strong>del</strong>l’impianto e confrontandolo con il suo ren<strong>di</strong>mento limite si avrà una misura <strong>del</strong> livello tecnico-<br />

tecnologico <strong>del</strong>l’impianto (grado <strong>di</strong> “bontà” <strong>del</strong>l’impianto, come si usava <strong>di</strong>re in passato).<br />

Nella definizione <strong>di</strong> ciclo limite vi è, tuttavia, una contrad<strong>di</strong>zione: non possiamo, infatti, supporre tutte nulle le<br />

irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie, anche facendo riferimento ad una tecnologia perfetta, prescindendo dalla viscosità <strong>del</strong><br />

fluido che è mo<strong>del</strong>lato come reale. Possono, infatti, al limite, ipotizzarsi nulli i fattori <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>le irreversibilità <strong>di</strong><br />

1 a specie legati alla costruzione <strong>del</strong>l’impianto, ma non si può estendere questa possibilità alla viscosità <strong>del</strong> fluido. In<br />

altre parole il fluido non è perfettibile mentre lo è la macchina in virtù <strong>del</strong>la continua evoluzione <strong>del</strong>la tecnica.<br />

Gli effetti <strong>del</strong>la viscosità <strong>del</strong> fluido (reale), secondo la convenzione <strong>del</strong> ciclo limite, si “scaricano” sull’impianto,<br />

costituendo, cioè, un ulteriore fattore <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta ad esso legato, assimilabile agli altri fattori <strong>di</strong>pendenti dalla<br />

tecnologia <strong>del</strong>l’impianto stesso. In definitiva, nel ciclo limite il mo<strong>del</strong>lo assunto per il fluido è quello reale, facendo<br />

però astrazione <strong>del</strong>la viscosità, assimilata a nulla, i cui effetti vengono “addebitati” al ciclo reale nel computo <strong>del</strong>le<br />

sue irreversibilità.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> Ciclo REALE è quello descritto dal fluido reale nella macchina reale, o, meglio nell’impianto reale.<br />

La <strong>di</strong>fferenza, rispetto al Ciclo LIMITE, risiede nelle imperfezioni <strong>del</strong>l’impianto, al quale convenzionalmente si<br />

imputano tutte le sorgenti <strong>di</strong> irreversibilità <strong>di</strong> 1 a specie, nonché la non perfetta a<strong>di</strong>abaticità <strong>del</strong>le trasformazioni<br />

destinate a scambi <strong>di</strong> lavoro, che si considerano abitualmente isoentropiche in sede limite.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 29


Il Ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> Ciclo REALE può essere definito nel modo seguente<br />

ηr = ηl ηi<br />

Dal momento che ηl è calcolabile mentre ηi è valutabile su impianti già costruiti, possiamo in<strong>di</strong>viduare il<br />

rapporto<br />

ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> ciclo<br />

limite (calcolabile)<br />

IRA 30<br />

η<br />

η<br />

r η = i < 1<br />

che, tenendo conto <strong>del</strong>le per<strong>di</strong>te interne (effetto Clausius) <strong>del</strong>l’impianto, fornisce la misura <strong>di</strong> quanto questo si<br />

<strong>di</strong>fferenzia dalla perfezione (a cui corrisponderebbe ηi = 1).<br />

Spesso, lo stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong> ciclo reale non viene affrontato per via numerica, perché troppo oneroso dal punto <strong>di</strong> vista<br />

computazionale, ma lo si valuta in sede <strong>di</strong> collaudo; evidentemente si verificherà che:<br />

l<br />

η<br />

η ><br />

η<br />

> id l r<br />

Adottando macchine (e impianti) <strong>del</strong>lo stesso tipo, ovvero <strong>di</strong> un certo livello tecnologico, ηi assume valori che si<br />

<strong>di</strong>scostano <strong>di</strong> pochissimo tra loro. In virtù <strong>di</strong> questa circostanza, per prevedere ηr , in sede <strong>di</strong> progetto, conviene<br />

spesso calcolare ηl e moltiplicarlo per il ren<strong>di</strong>mento interno <strong>di</strong> impianti simili già realizzati, anziché avventurarsi,<br />

nell’intento <strong>di</strong> ricavare <strong>di</strong>rettamente ηr , nella costruzione <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>li matematici estremamente costosi sia in termini<br />

<strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> allestimento che <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> calcolo (run-time). Si pensi, a proposito, che in un impianto i componenti da<br />

simulare possono essere molto numerosi ed il mo<strong>del</strong>lo fine <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> essi (ad es. turbomacchine, scambiatori,<br />

condensatori, generatori <strong>di</strong> vapore, camere <strong>di</strong> combustione, etc.) può essere complicatissimo e pesantissimo in<br />

termini <strong>di</strong> oneri <strong>di</strong> elaborazione.<br />

ren<strong>di</strong>mento interno <strong>del</strong>l’impianto<br />

(ovvero <strong>del</strong>la macchina), valutabile su<br />

impianti costruiti


Il vapor d’acqua<br />

PIANI DI RAPPRESENTAZIONE TERMODINAMICA 11<br />

Prima <strong>di</strong> iniziare lo stu<strong>di</strong>o <strong>degli</strong> impianti motori a vapore, ci occuperemo <strong>del</strong> comportamento termo<strong>di</strong>namico <strong>del</strong><br />

fluido operante in tali impianti: il VAPOR d’ACQUA.<br />

Nel caso <strong>di</strong> un vapore non si può fare riferimento ad un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> gas ma, piuttosto, alla effettiva equazione <strong>di</strong><br />

stato <strong>del</strong> vapore, oppure alle TABELLE <strong>del</strong> vapore.<br />

I piani termo<strong>di</strong>namici cui faremo riferimento sono: piano (p-v), piano entropico (T, S), piano entalpico (o piano<br />

<strong>di</strong> Mollier 12 per il vapore acqueo) (h, S).<br />

⇔<br />

NB. Il piano (p-v) mal si presta alle <strong>di</strong>scussioni sulle trasformazioni dei vapori perché le variazioni <strong>di</strong> volume specifico, nel campo <strong>del</strong><br />

vapore rispetto a quelle nel campo <strong>del</strong> liquido (pressoché incomprimibile), sono ENORMI e costringono ad impiegare SCALE DIVERSE<br />

nelle varie zone <strong>del</strong> piano. Inoltre il piano (p-v) è scarsamente utile, come si vedrà meglio in seguito, ai fini dei bilanci energetici.<br />

SISTEMI LIQUIDO-VAPORE<br />

La regola <strong>del</strong>le fasi <strong>di</strong> GIBBS 13 -HELMHOLTZ 14 fornisce la varianza <strong>di</strong> un sistema, cioè il numero <strong>di</strong> informazioni<br />

in<strong>di</strong>spensabile per definire lo stato e quin<strong>di</strong> il numero <strong>di</strong> grandezze <strong>di</strong> stato <strong>di</strong> cui occorre conoscere il valore per<br />

caratterizzare termo<strong>di</strong>namicamente un fluido:<br />

ν = N - f + 2 dove N è il numero <strong>di</strong> componenti in<strong>di</strong>pendenti <strong>del</strong> sistema ed f il numero <strong>del</strong>le fasi presenti. Il<br />

componente in<strong>di</strong>pendente è un’unica sostanza <strong>di</strong> ben definita struttura chimica. Se il fluido è solo aria, N = 1, se<br />

invece è aria umida, cioè una miscela <strong>di</strong> aria ed acqua, N = 2.<br />

La fase è uno stato <strong>di</strong> aggregazione: aeriforme, liquido, solido, fisicamente identificabile, presente nel sistema.<br />

Nel caso <strong>di</strong> un gas è N = 1 ed f = 1, segue che ν = 2.<br />

11 Soltanto le TRASFORMAZIONI REVERSIBILI sono, a rigore, rappresentabili, perché in caso <strong>di</strong> IRREVERSIBILITA’ non è definibile uno<br />

STATO GLOBALE <strong>del</strong> fluido, ma soltanto STATI ISTANTANEI LOCALI.<br />

12 Richard Mollier, (1863-1935), matematico, fisico ed ingegnere meccanico, tedesco.<br />

13 Josiah Willard Gibbs, (1839-1903), fisico e chimico, americano.<br />

14 Hermann Ludwig Helmholtz, (1821-1894), scienziato e chirurgo, tedesco.<br />

C, punto critico:<br />

Tc = temperatura critica = 374,2 °C = 647,36 K<br />

pc = pressione critica = 221,2 bar (22,12 MPa)<br />

ρ = densità critica = 325,73 kg/m 3<br />

curva o campana <strong>di</strong> Andrews<br />

all’interno <strong>del</strong>la quale le<br />

isoterme sono anche isobare<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 31


Nel caso <strong>del</strong> vapore saturo, sistema acqua-vapore, N = 1 ed f = 2, segue che ν = 1, mentre nel campo <strong>del</strong><br />

surriscaldato, la mancanza <strong>del</strong>la fase liquida riporta la varianza ν = 2, come nel campo <strong>del</strong>l’acqua liquida, per la<br />

mancanza <strong>del</strong>la fase aeriforme.<br />

Nel caso <strong>di</strong> aria umida, sistema aria-vapore, i componenti sono 2 e la fase 1, soltanto quella aeriforme. La<br />

formula precedente dà ν = 3 ma bisogna ricordare che <strong>di</strong>sponiamo già <strong>di</strong> una informazione che è quella<br />

riguardante il rapporto in massa vapore/aria o il rapporto tra le rispettive pressioni parziali, così la varianza ritorna<br />

ad essere ν = 2.<br />

Piano T, S (piano entropico)<br />

curva <strong>di</strong> Andrews<br />

curva limite<br />

inferiore<br />

Te<br />

T<br />

273,16 K = 0 °C<br />

temperatura <strong>di</strong><br />

equilibrio<br />

P ≈ ke Te 5<br />

nell’ultimo grafico si in<strong>di</strong>viduano le seguenti zone:<br />

1<br />

2<br />

4<br />

p<br />

isoterma critica<br />

3<br />

≈ asse <strong>di</strong> simmetria<br />

S<br />

T<br />

curva limite<br />

superiore<br />

* , zona <strong>del</strong> liquido<br />

+ , zona <strong>del</strong> vapore surriscaldato<br />

• , zona <strong>del</strong> vapore saturo<br />

isobara critica<br />

IRA 32<br />

∗<br />

C<br />

1<br />

•<br />

2<br />

4<br />

3<br />

CAMPI DI ESISTENZA:<br />

LIQUIDO<br />

piano entropico (T - S)<br />

VAPORE SATURO<br />

(ovvero vapore alla “minima temperatura<br />

compatibile con la sua pressione”, ovvero<br />

“in equilibrio termo<strong>di</strong>namico con il<br />

liquido”)<br />

VAPORE SURRISCALDATO (vapore a<br />

temperatura superiore a quella <strong>di</strong><br />

equilibrio per la pressione attuale)<br />

GAS<br />

(aeriforme a temperatura superiore a<br />

quella critica)<br />

+<br />

p = cost<br />

S


h<br />

tgα = ∂<br />

rette isotermobariche<br />

che all’interno <strong>del</strong>la<br />

campana <strong>di</strong>vergono<br />

muovendosi dal<br />

basso verso l’alto (α<br />

crescente)<br />

h<br />

∂S<br />

C , flesso<br />

p<br />

= T:<br />

la pendenza <strong>del</strong>le rette isotermobariche <strong>del</strong> vapore saturo è crescente con p (ovvero con T),<br />

esprimendo la temperatura assoluta.<br />

TABELLE DEL VAPOR D’ACQUA<br />

Si hanno 2 tipi <strong>di</strong> TABELLE; la 1 a si riferisce al vapore SATURO (v = 1) (entro la campana <strong>di</strong> Andrews 15 ), dove<br />

si riportano le seguenti grandezze:<br />

p T hLIQ hSAT SLIQ SSAT vLIQ 16 vSAT<br />

talvolta è riportata anche la <strong>di</strong>fferenza, r = hSAT - hLIQ (calore <strong>di</strong> vaporizzazione)<br />

e la <strong>di</strong>fferenza ∆S = SSAT - SLIQ .<br />

Normalmente le tabelle <strong>del</strong> vapore saturo, per como<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>l’utente, sono ripetute due volte:la prima con step<br />

regolare <strong>di</strong> p, la seconda con step regolare <strong>di</strong> T.<br />

15 Thomas Andrews, (1813-1885), fisico e chimico irlandese.<br />

16 Talvolta è riportata la ρ (ρLIQ e ρ SAT ).<br />

Piano entalpico<br />

o Piano <strong>di</strong> Mollier per il vapore acqueo<br />

p = cost<br />

tratto prossimo ad una retta, curva limite<br />

inferiore ma anche inviluppo <strong>del</strong>le rette<br />

isotermobariche ovvero <strong>del</strong>le ISOBARE<br />

nel campo <strong>del</strong> SATURO<br />

α<br />

T = cost<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 33<br />

S<br />

nel campo <strong>del</strong> SURRISCALDA-<br />

TO le ISOTERME (che si raccordano<br />

con le ISOTERMOBA-<br />

RICHE nel campo <strong>del</strong> VAPORE<br />

SATURO) tendono ad assumere<br />

un andamento parallelo all’asse<br />

<strong>del</strong>le ascisse tanto + quanto +<br />

accentuato è il SURRISCAL-<br />

DAMENTO ovvero quanto + il<br />

vapore tende verso il<br />

comportamento <strong>del</strong> GAS<br />

PERFETTO<br />

la tangente trigonometrica<br />

<strong>di</strong> α misura la temperatura<br />

assoluta


La 2 a tabella (che occupa un grande numero <strong>di</strong> pagine) si riferisce al vapore surriscaldato ed al liquido (v = 2)<br />

(entrambi al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>la campana <strong>di</strong> Andrews):<br />

100<br />

110<br />

120<br />

p<br />

T<br />

1<br />

1,1<br />

NB. all’interno <strong>di</strong> ciascun riquadro si riportano i valori <strong>del</strong>l’entalpia, <strong>del</strong>l’entropia e <strong>del</strong> volume specifico (ovvero <strong>del</strong>la densità) nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura e <strong>di</strong> pressione che interessano, che vengono posti sulle righe e sulle colonne <strong>del</strong>la tabella.<br />

Si ha, nel campo <strong>del</strong> vapore saturo:<br />

h , S e v (oppure ρ)<br />

Mvap Mvap<br />

= h = hLiq<br />

+ rx dove r = hSat<br />

−hLiq<br />

liq + vap tot<br />

x = ; S = SLiq<br />

+<br />

M M M<br />

dove x (compreso tra 0 ed 1) è il titolo <strong>del</strong> vapore (frazione in massa <strong>del</strong> vapore rispetto alla massa totale) ed r il<br />

calore <strong>di</strong> vaporizzazione <strong>del</strong>l’acqua, alla temperatura corrispondente.<br />

NB. Per capire l’enorme interesse pratico <strong>del</strong> PIANO <strong>di</strong> MOLLIER basta pensare che gli scambi <strong>di</strong> LAVORO e <strong>di</strong> CALORE si valutano come<br />

variazioni <strong>di</strong> ENTALPIA <strong>del</strong> fluido evolvente. Le tabelle (<strong>di</strong>sponibili su supporto cartaceo e su supporto elettronico) sostituiscono ai fini<br />

pratici l’eq.ne <strong>di</strong> stato <strong>del</strong> fluido, che è rappresentabile analiticamente con espressioni molto complesse (alcune inseriscono parecchie<br />

decine <strong>di</strong> costanti !) valide, ciascuna, in ristrette zone <strong>del</strong> campo (p, T).<br />

In pratica, si usano prevalentemente le tabelle per calcoli manuali e prevalentemente le formule per calcoli automatici.<br />

IRA 34<br />

1,2<br />

rx<br />

T


IMPIANTI MOTORI A VAPORE<br />

Costituiscono la prima famiglia <strong>di</strong> impianti motori termici tra<strong>di</strong>zionali, destinati soprattutto alla produzione <strong>di</strong><br />

potenza meccanica da utilizzare per la produzione <strong>di</strong> potenza elettrica, accoppiando alla turbina un alternatore. Si<br />

tratta <strong>di</strong> impianti a circuito chiuso nei quali si realizza un ciclo termo<strong>di</strong>namico in senso stretto, descritto dal fluido<br />

motore (H2O).<br />

Iniziamo stu<strong>di</strong>ando il circuito <strong>del</strong>l’impianto a vapore elementare, ovvero l’impianto a vapore <strong>di</strong> struttura più<br />

semplice fra quelle concepibili per vapore surriscaldato (Ciclo <strong>di</strong> Hirn 17 ).<br />

S<br />

V<br />

E<br />

Q1<br />

S<br />

V<br />

E<br />

sorgenti termiche superiori<br />

(ANATERMICHE)<br />

0 *<br />

p >> pa<br />

punto (3)<br />

punto (2)<br />

punto (1)<br />

P.A.<br />

Generatore <strong>di</strong> Vapore<br />

(sud<strong>di</strong>viso in tre elementi<br />

essenziali) costituito da<br />

FASCI TUBIERI collegati<br />

da COLLETTORI<br />

G.V.<br />

riferito allo<br />

stato reale<br />

Il Generatore <strong>di</strong> Vapore, G.V. è un particolare sistema scambiatore <strong>di</strong> calore nel quale il<br />

fluido riceve calore a spese <strong>di</strong> una combustione esterna e, chiaramente, l’ambiente che contiene<br />

il fluido motore (sistema ACQUA--VAPORE) è separato da quello più ampio, in cui avviene la<br />

combustione, dalle PARETI METALLICHE attraverso le quali avviene lo scambio <strong>di</strong> calore.<br />

Queste, per MOTIVI FUNZIONALI e COSTRUTTIVI, nonché per elevare al massimo il rapporto<br />

SUPERFICIE--VOLUME <strong>del</strong> sistema acqua-vapore, sono in prevalenza TUBIERE.<br />

17 Gustave Adolphe Hirn, (1815-1890), scienziato francese.<br />

CICLO DI HIRN<br />

Z<br />

punto (4’)<br />

T<br />

pompa <strong>di</strong> alimento<br />

P.E.<br />

C<br />

sorgenti termiche inferiori<br />

(CATATERMICHE)<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 35<br />

U<br />

punto (0)<br />

flangia <strong>di</strong> accoppiamento<br />

turbina-utilizzatore:<br />

(è in<strong>di</strong>cato un alternatore)<br />

Q2<br />

H2O <strong>di</strong> refrigerazione<br />

pozzo caldo”<br />

(depressione)<br />

∆t ≅ 10 °C<br />

pompa <strong>di</strong> estrazione<br />

SERBATOIO o bacino <strong>di</strong> alimentazione<br />

o polmone <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento<br />

(ipotizzato a cielo aperto)


Il Generatore <strong>di</strong> Vapore è costituito da tre elementi principali:<br />

E<br />

V<br />

S<br />

Economizzatore <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento: l’acqua viene riscaldata fino alla temperatu-ra <strong>di</strong><br />

vaporizzazione (LIQUIDO SATURO), almeno nei gran<strong>di</strong> impianti, alla pressione <strong>di</strong> esercizio (quella<br />

<strong>di</strong> equilibrio) ed a spese dei cascami <strong>di</strong> calore contenuti nei FUMI CALDI.<br />

Vaporizzatore o BOLLITORE: avviene la vaporizzazione completa <strong>del</strong>l’acqua (cioè il LIQUIDO<br />

SATURO <strong>di</strong>venta VAPORE SATURO); il vapore saturo, pressoché secco, è contenuto in un<br />

CORPO CILINDRICO posto nella parte alta <strong>del</strong> generatore.<br />

Surriscaldatore: avviene il surriscaldamento, a pressione costante, fino ad una temperatura che è la<br />

massima nell’ambito <strong>del</strong> ciclo. Il VAPORE SATURO è prelevato dal CORPO CILINDRICO.<br />

Le due pompe, P.E. e P.A., conducono l’acqua <strong>di</strong> alimento alla pressione <strong>di</strong> esercizio che vige in caldaia. Il<br />

vapore surriscaldato giunge alla turbina, T, dove espande in con<strong>di</strong>zioni pressoché a<strong>di</strong>abatiche producendo la<br />

potenza meccanica che è poi convertita nell’alternatore in potenza elettrica. Nell’espansore, T, il fluido subisce<br />

un aumento <strong>del</strong> suo volume specifico ed una contemporanea riduzione <strong>di</strong> pressione e temperatura. Data<br />

l’a<strong>di</strong>abaticità <strong>del</strong>l’espansione e la circostanza che il ∆Ecin tra monte e valle <strong>del</strong>la turbina è <strong>di</strong> regola trascurabile, alla<br />

CADUTA <strong>di</strong> ENTALPIA <strong>del</strong> vapore, tra le sezioni 3 e 4’ <strong>del</strong> circuito, corrisponde un pari importo <strong>di</strong> lavoro tecnico<br />

prodotto.<br />

Il Condensatore, C, è un particolare scambiatore <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> grande volume (ospita fluido <strong>di</strong> bassissima<br />

densità), <strong>di</strong>sposto imme<strong>di</strong>atamente a valle <strong>del</strong>la turbina (per non creare CONTROPRESSIONI allo scarico <strong>di</strong><br />

quest’ultima), nel quale, entro fasci <strong>di</strong> tubi paralleli, fluisce la cospicua portata <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> refrigerazione (sono molto<br />

costosi i Condensatori AEROTERMI, ai quali si ricorre in caso <strong>di</strong> carenza <strong>di</strong> acqua refrigerante) destinata alla<br />

sottrazione <strong>del</strong> calore (Q2) dal fluido evolvente che deve condensare completamente. L’acqua <strong>di</strong> refrigerazione<br />

proviene da una grande sorgente naturale (mare, fiume, lago).<br />

Nel Condensatore la condensazione <strong>del</strong> vapore è totale; il fluido ne esce allo stato liquido pressoché saturo e in<br />

depressione, poiché il condensatore funziona a pressioni <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 4÷5 centesimi <strong>del</strong>la pressione ambiente,<br />

ovvero alla pressione <strong>di</strong> equilibrio corrispondente alla temperatura <strong>di</strong> esercizio che è <strong>di</strong> alcuni gra<strong>di</strong> superiore alla<br />

temperatura <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> refrigerazione. La condensa viene estratta dal “pozzo caldo” (nella parte inferiore <strong>del</strong> C.)<br />

dalla pompa <strong>di</strong> estrazione, P.E. ed immessa in un polmone (immaginato a cielo aperto in questo impianto<br />

elementare), che funge da “volano” <strong>di</strong> massa liquida <strong>del</strong>l’intero impianto. Da questo punto l’acqua <strong>di</strong> alimento, per<br />

raggiungere la Caldaia, G.V., dove vige una pressione molto elevata, passa attraverso una pompa <strong>di</strong><br />

alimentazione, P.A.. Lungo le tubazioni vi sarà, comunque, una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> carico nell’attraversamento P.A.→ G.V.,<br />

<strong>di</strong> cui occorre tener conto per garantire al fluido la pressione desiderata all’ingresso <strong>del</strong> G.V..<br />

Il G.V. lo si può considerare uno scambiatore <strong>di</strong> calore costituito da tre serie <strong>di</strong> fasci tubieri; all’interno dei tubi vi<br />

è il passaggio <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento che viene riscaldata dai gas prodotti me<strong>di</strong>ante la combustione <strong>di</strong> un<br />

combustibile industriale; i gas <strong>del</strong>la combustione lambiscono i fasci tubieri <strong>del</strong> Surriscaldatore, <strong>del</strong> Vaporizzatore ed<br />

infine <strong>del</strong>l’Economizzatore. L’Economizzatore funziona essenzialmente a convezione, mentre nel Vaporizzatore e<br />

nel Surriscaldatore agiscono in modalità combinata sia l’irraggiamento che la convezione.<br />

IRA 36


p (kPa)<br />

10 4<br />

10 3<br />

10 2<br />

10<br />

Analizziamo le trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche che interessano l’impianto in esame<br />

(0 * -1) pressoché coincidenti<br />

(fase <strong>di</strong> riscaldamento <strong>del</strong><br />

liquido)<br />

1<br />

(0-0 * ) compressione<br />

in 2 fasi nelle pompe<br />

P.E. e P.A.<br />

0’<br />

0* 1 2 3<br />

p (kPa)<br />

10 4<br />

10 3<br />

10 2<br />

10<br />

1<br />

0* 1<br />

P.A.<br />

P.E.<br />

Il piano (p-v) non è, tuttavia, molto in<strong>di</strong>cativo per caratterizzare le vicissitu<strong>di</strong>ni termo<strong>di</strong>namiche <strong>del</strong>l’impianto; ad<br />

es., la fase energeticamente rilevante <strong>del</strong> riscaldamento <strong>del</strong> liquido (0*-1) è poco evidenziata, mentre una<br />

trasformazione secondaria, dal punto <strong>di</strong> vista energetico, cioè quella <strong>di</strong> compressione <strong>del</strong> liquido, è “esaltata”<br />

(corrisponde, infatti, al tratto esteso (0 - 0*)).<br />

0<br />

0.001 0.01 0.1 1 10 100<br />

0’<br />

0<br />

(1-2) completa<br />

vaporizzazione<br />

nel G.V.<br />

2 3<br />

0.001 0.01 0.1 1 10 100<br />

4<br />

v = 1/ρ (m 3 /kg)<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 37<br />

4<br />

v = 1/ρ (m 3 /kg)<br />

4’<br />

DIAGRAMMA 1<br />

surriscaldamento<br />

DIAGRAMMA 2<br />

in questo grafico è rappresentata l’espansione<br />

<strong>del</strong> il ciclo limite (espansione 3-4) e quella <strong>del</strong><br />

ciclo reale (espansione 3-4’) e si prescinde dalle<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico nel G.V. e nel condensatore;<br />

è opportuno ricordare che le scale sono<br />

logaritmiche<br />

condensazione completa nel<br />

Condensatore (ISOTERMOBARICA)


È opportuno ricordare che<br />

a) per l’INCOMPRIMIBILITA’ <strong>del</strong> liquido, le compressioni, nelle pompe P.E. e P.A., sono rappresentate da tratti<br />

prossimi alla curva limite inferiore: rispettivamente (0-0’) e (0’-0*) (<strong>di</strong>agramma 1);<br />

b) la VAPORIZZAZIONE ed il SURRISCALDAMENTO <strong>del</strong> fluido sono isobari in sede limite; in sede reale,<br />

invece, il surriscaldamento si sviluppa a pressione lievemente decrescente per effetto <strong>del</strong>le PERDITE DI<br />

CARICO nei fasci tubieri;<br />

c) è evidente la SCARSA SIGNIFICATIVITÀ <strong>del</strong>la rappresentazione <strong>del</strong> Ciclo <strong>di</strong> Hirn nel piano (p-v) che<br />

NASCONDE la fase <strong>di</strong> riscaldamento <strong>del</strong> liquido, mettendo inutilmente in evidenza quella MECCANICA <strong>di</strong><br />

compressione <strong>del</strong> liquido. Inoltre, essendo molto grande l’escursione <strong>del</strong> volume <strong>del</strong> fluido durante il<br />

processo, il <strong>di</strong>agramma richiede un tracciamento a “settori” e ciò rende materialmente <strong>di</strong>fficile<br />

rappresentare, ad es., l’espansione; in alternativa - come appunto in figura - occorre impiegare scale<br />

logaritmiche.<br />

Analizziamo la situazione sul piano entropico (T-S)<br />

questa isobara è, in<br />

realtà, molto + vicina<br />

alla curva limite e, in<br />

definitiva, 0 e 0*<br />

vengono, in pratica, a<br />

coincidere.<br />

L’isobara si riferisce<br />

alla pressione<br />

d’esercizio in<br />

caldaia.<br />

Nel caso <strong>del</strong> ciclo limite, l’area <strong>del</strong>lo stesso computa, per unità <strong>di</strong> massa, il lavoro <strong>di</strong> ciclo prodotto (tecnico o<br />

termo<strong>di</strong>namico) mentre ciò non accade per il ciclo reale, dovendo tener conto dei termini <strong>di</strong> irreversibilità <strong>di</strong> prima<br />

specie, d(Qi)I .<br />

N.B. Il lavoro <strong>di</strong> compressione <strong>del</strong> liquido nelle pompe (P.E., P.A.) è molto modesto, percentualmente, rispetto al lavoro prodotto dal vapore in<br />

turbina. Per comprenderlo, basta pensare che la quota reversibile, che è la dominante numericamente, <strong>del</strong> lavoro <strong>di</strong> compressione, è pari<br />

*<br />

p0 − p0<br />

dp<br />

a<br />

dove ρ è elevatissimo (acqua liquida), mentre la quota reversibile <strong>del</strong> lavoro <strong>di</strong> espansione è pari a lungo la turbina;<br />

ρ<br />

T<br />

273,16 K<br />

0 K<br />

0<br />

0<br />

*<br />

le isobare, nel campo<br />

<strong>del</strong> liquido, sono tutte<br />

adagiate sulla curva<br />

limite inferiore<br />

il valore <strong>di</strong> ρ <strong>del</strong> vapore in espansione è me<strong>di</strong>amente molto basso rispetto a quello <strong>del</strong> liquido!<br />

1<br />

C<br />

IRA 38<br />

2<br />

4<br />

3<br />

4’<br />

Espansione<br />

isoentropica<br />

(ciclo limite)<br />

NOTA:<br />

nel computo <strong>del</strong>le<br />

quantità <strong>di</strong> calore scambiate,<br />

quali aree sottese<br />

alle trasformazioni, occorre<br />

trasferire l’asse<br />

<strong>del</strong>le ascisse allo zero<br />

assoluto.<br />

S<br />

ρ


Tracciamo, sul Diagramma <strong>di</strong> Mollier <strong>del</strong> vapore, un impianto “sottocritico” ovvero funzionante con un vapore<br />

surriscaldato a pressione inferiore a quella critica (pc).<br />

h<br />

H4’<br />

H4<br />

0*<br />

0<br />

1<br />

Per ciascun organo costruttivo <strong>del</strong>l’impianto l’equazione <strong>del</strong>l’energia, in forma termica, trascurando i termini<br />

macroscopici dEpot e dEcin in quanto non significativi nell’ambito <strong>di</strong> un intero componente, è la seguente<br />

Q + L = ∆<br />

ovvero QA,B + LA,B = B - A<br />

dove A e B sono gli stati termo<strong>di</strong>namici che caratterizzano l’ingresso e l’uscita <strong>del</strong> fluido da ciascun organo.<br />

È evidente, allora, l’utilità <strong>del</strong> <strong>di</strong>agramma tracciato; infatti, si ha<br />

C<br />

TURBINA e POMPE Q = 0 (organi assunti a<strong>di</strong>abatici), ∆ = L<br />

G.V. e CONDENSATORE L = 0 (organi destinati allo scambio <strong>di</strong> calore) ∆ = Q<br />

Il ∆h fornisce, quin<strong>di</strong>, una misura <strong>del</strong> totale scambio <strong>di</strong> energia specifica (calore/lavoro, per unità <strong>di</strong> massa).<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 39<br />

2<br />

3<br />

x4<br />

x4’<br />

4 4’<br />

4<br />

concentrazioni <strong>di</strong> vapore<br />

(ovvero TITOLI)<br />

−<br />

= −<br />

−<br />

=<br />

H −h<br />

h H<br />

H h<br />

h H4'<br />

0<br />

x4'<br />

4 0<br />

4 0<br />

x4<br />

4 0<br />

S


Ricor<strong>di</strong>amo l’equazione <strong>del</strong>l’energia in forma meccanica<br />

d<br />

dp<br />

L = + E + E +<br />

ρ<br />

( pot cin Q ) i I<br />

d d d<br />

Integrando sulla macchina operatrice, <strong>di</strong> “estremi” A e B ’ , si ottiene<br />

ed in sede limite L<br />

L<br />

=<br />

B'<br />

A<br />

dp<br />

ρ<br />

B<br />

dp<br />

=<br />

ρ<br />

A<br />

+<br />

B'<br />

A<br />

d(<br />

Q<br />

trascurando le variazioni <strong>di</strong> energia potenziale e cinetica tra l’ingresso e l’uscita <strong>del</strong>la macchina.<br />

Per le pompe<br />

∆p<br />

ρ<br />

IRA 40<br />

i<br />

)<br />

L pompe = con ∆p = p0* - p0 ≈ p1 - p0 liq ≈ cost<br />

liq<br />

se anziché LIQUIDO si ha VAPORE, a parità <strong>di</strong> ∆p si avrà un lavoro molto maggiore 18 . Rispetto al lavoro <strong>del</strong>le<br />

turbine quello <strong>del</strong>le pompe è al massimo <strong>di</strong> solo qualche %; se, dunque, si fanno coincidere i due punti O e O * si<br />

commette un errore massimo, nel bilancio energetico globale, <strong>di</strong> qualche %. Osserviamo che, tanto minore è la<br />

pressione nel Condensatore, tanto più aumenta l’area <strong>del</strong> ciclo limite (cioè il lavoro) ed anche in sede <strong>di</strong> ciclo reale<br />

si avranno analoghi benefici.<br />

La temperatura <strong>del</strong>l’acqua condensata, nel Condensatore, è <strong>di</strong> circa 30 °C, molto prossima a quella <strong>del</strong>l’acqua<br />

<strong>di</strong> refrigerazione proveniente, in generale, da gran<strong>di</strong> bacini naturali. Nel Generatore <strong>di</strong> Vapore la temperatura <strong>di</strong><br />

surriscaldamento è <strong>di</strong> circa 500-550 °C. Impiegare temperature superiori prevederebbe l’utilizzazione <strong>di</strong> tubi<br />

realizzati con materiali <strong>di</strong> costo proibitivo per i fasci tuberi più cal<strong>di</strong>.<br />

Scriviamo le relazioni che esprimono i bilanci <strong>di</strong> energia nell’impianto in esame<br />

calore fornito dalle sorgenti superiori 1r 1<br />

1l<br />

= h h<br />

3<br />

I<br />

Q H − ≅H<br />

− = Q = Q<br />

dove, secondo una usuale convenzione adottata per i vapori, H in<strong>di</strong>ca l’entalpia <strong>del</strong> vapore e h l’entalpia <strong>del</strong><br />

liquido;<br />

calore ceduto alle sorgenti inferiori H4<br />

− = 0 r0<br />

⋅<br />

l x (sede limite)<br />

0 *<br />

Q2 4<br />

= h<br />

Q H4'<br />

− =<br />

2r<br />

0 r0<br />

⋅x<br />

4'<br />

3<br />

B’ ≠ B<br />

0<br />

= h (sede reale)<br />

dove r0, calore <strong>di</strong> vaporizzazione globale alla temperatura <strong>di</strong> esercizio <strong>del</strong> vapore, è pari ad H4 h0<br />

− ; mentre x4’ e<br />

x4 sono i Titoli <strong>del</strong> vapore, i cui valori sono misurati, sul <strong>di</strong>agramma entalpico, in corrispondenza ai due punti 4’ e 4<br />

<strong>del</strong> <strong>di</strong>agramma precedente; chiaramente x4’ > x4 e ne consegue che Q2r > Q2l , (le irreversibilità <strong>del</strong> ciclo si<br />

“pagano” al condensatore in termini <strong>di</strong> aumento <strong>di</strong> Q2 , ovvero <strong>di</strong> <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> L a parità <strong>di</strong> Q1).<br />

18 A causa <strong>del</strong>la grande <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> volume specifico, ovvero <strong>di</strong> densità (ρ) tra liquido e vapore, (ρLIQ >>ρVAP).


Il lavoro specifico <strong>del</strong> ciclo (per unità <strong>di</strong> massa) è, trascurando il lavoro speso per le pompe, dato dal lavoro<br />

prodotto dalla turbina:<br />

L H3<br />

− H4<br />

= Q −Q<br />

1 2<br />

≅ (sede limite)<br />

Lr H3<br />

− H4'<br />

= Q1<br />

−Q2r<br />

dove i segni <strong>di</strong> approssimazione si hanno perché si approssima P. E. P. A.<br />

In termini <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento possiamo scrivere<br />

ed inoltre<br />

L<br />

Q<br />

3<br />

h0<br />

≅ (sede reale)<br />

L + L ≅ 0<br />

1 2 3 4<br />

= = =<br />

(ren<strong>di</strong>mento limite)<br />

1<br />

−<br />

Q Q<br />

Q<br />

Q<br />

1<br />

−<br />

Q<br />

H<br />

H<br />

−<br />

−<br />

H<br />

Lr 1 2r<br />

3 4'<br />

= = H H<br />

r<br />

Q1<br />

Q1<br />

H − 3 h0<br />

−<br />

= (ren<strong>di</strong>mento reale)<br />

Sappiamo, poi, che ηr = ηi ηl dove ηi è il ren<strong>di</strong>mento interno <strong>del</strong>l’impianto, ovvero il “grado <strong>di</strong><br />

bontà” tecnica e tecnologica <strong>del</strong>l’impianto stesso.<br />

Nel caso <strong>del</strong>l’impianto a vapore, finora esaminato, possiamo scrivere<br />

−<br />

( ∆H<br />

)<br />

( ∆H<br />

T )<br />

η ≅ H3 H4'<br />

T r<br />

i<br />

η<br />

H − 3 H4<br />

= = =<br />

( L )<br />

( L )<br />

che rappresenta il ren<strong>di</strong>mento a<strong>di</strong>abatico <strong>del</strong>la Turbina, nell’ipotesi <strong>di</strong> poter confondere 19 h0 con h0*. ηi è,<br />

dunque, il rapporto fra la variazione entalpica <strong>del</strong>la Turbina, nell’espansione reale, e l’analoga variazione<br />

nell’espansione limite.<br />

Il risultato ηi ≡ ηT è, evidentemente, non valido nel caso in cui si tenga conto<br />

a) <strong>del</strong>le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> calore verso l’esterno nei vari organi <strong>del</strong>l’impianto;<br />

b) <strong>del</strong>le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico nei condotti (linee <strong>di</strong> trasferimento, fasci tubieri, etc.);<br />

c) <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong>le pompe;<br />

risultando, allora, il ren<strong>di</strong>mento interno <strong>del</strong>l’impianto funzione <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>la Turbina ma anche <strong>degli</strong> altri<br />

organi <strong>del</strong>l’impianto, comprese le tubazioni.<br />

19<br />

Nel piano (h - S) si è ipotizzato che la porzione <strong>di</strong> isobara, 0*1 coincide col tratto 01, cioè con il ramo <strong>del</strong>la curva limite inferiore che<br />

presenta una variazione <strong>di</strong> pressione continua e rilevante. Ciò non comporta errori particolarmente notevoli sul piano <strong>del</strong>le valutazioni<br />

numeriche dei bilanci energetici, per effetto <strong>del</strong>la uniforme vicinanza <strong>del</strong>le isobare fra loro nel campo <strong>del</strong> liquido.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 41<br />

T<br />

T r<br />

T


Valutiamo, infine, la potenza meccanica <strong>di</strong>sponibile alla flangia <strong>di</strong> accoppiamento Turbina-Utilizzatore<br />

P = ⋅ ∆ 3,<br />

4<br />

in SEDE LIMITE M H<br />

dove M è la portata <strong>del</strong> fluido e il ∆H è il salto entalpico limite <strong>del</strong>la Turbina (isentropico);<br />

in pratica<br />

°<br />

2<br />

in SEDE REALE r M H<br />

=<br />

membro<br />

se: P è in kW, M in kg/h, ∆H in kcal/kg;<br />

860<br />

⋅ ∆<br />

P 3,<br />

4'<br />

dove M è ancora la portata <strong>del</strong> fluido e il ∆H è il salto entalpico reale <strong>del</strong>la Turbina;<br />

in pratica<br />

°<br />

2<br />

membro<br />

se: P è in kW, M in kg/h, ∆H in kJ/kg.<br />

3600<br />

A questo punto possiamo sapere quanti kg <strong>di</strong> vapore sono necessari per ottenere un kWh <strong>di</strong> energia<br />

meccanica (da convertire in energia elettrica).<br />

Misurando ad es. Pr in kW, ∆H in kJ/kg ed M in kg/h possiamo scrivere<br />

m ⋅1200<br />

3600<br />

che, riferito ad 1 kWh prodotto, 1 = ⋅ ( 0 87 ÷ 0 91)<br />

NB. Il valore <strong>di</strong> (∆H)S ed il corrispondente<br />

valore <strong>di</strong> m sono vali<strong>di</strong> con condensatori<br />

operanti a basse pressioni e temperature;<br />

contrariamente si avrebbe un (∆H)S<br />

minore ed una m maggiore<br />

Se<br />

P<br />

kg h<br />

3.125<br />

kW<br />

( )<br />

M⋅ 3,<br />

4 ⋅ T<br />

3600<br />

, , ci consente <strong>di</strong> ricavare m<br />

m ≅ 3 ÷ 3.5 kg/kWh<br />

M = significa che in gruppi da 160, 320 e 640 MW<br />

circoleranno circa 500, 1.000 e 2.000 t/h <strong>di</strong> vapore, rispettivamente.<br />

P<br />

r<br />

=<br />

∆H<br />

ren<strong>di</strong>mento a<strong>di</strong>abatico<br />

<strong>del</strong>la turbina per gran<strong>di</strong><br />

impianti<br />

valore me<strong>di</strong>o <strong>del</strong><br />

∆H isoentropico nei<br />

gran<strong>di</strong> impianti<br />

IRA 42<br />

η


Sempre riferendosi al precedente Diagramma <strong>di</strong> Mollier, ricaviamo il rapporto tra la portata <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong><br />

refrigerazione che circola nel Condensatore e la portata <strong>del</strong> fluido motore, vapore: M H O M , imponendo il<br />

bilancio energetico <strong>del</strong> condensatore<br />

ovvero<br />

MH<br />

2<br />

M<br />

H<br />

c<br />

O 4' − 0 = h<br />

H2O<br />

T<br />

H2O<br />

=<br />

( H4'<br />

−h ) = 0 M H O cH<br />

T<br />

2 2O<br />

M H2O<br />

potenza termica ceduta<br />

nel condensatore dal<br />

vapore condensante potenza termica asportata<br />

dall’acqua <strong>di</strong> refrigerazione<br />

c<br />

r<br />

0<br />

H2O<br />

⋅<br />

x4'<br />

T<br />

H2O<br />

cH 2O<br />

=<br />

580⋅<br />

( 0.92 ÷ 0.95)<br />

1⋅10<br />

0<br />

0<br />

essendo r0 ≈ 580 kcal/kg ≅ 2400 kJ/kg; ≈ 1kcal/kg<br />

C = 4.186 kJ/kg C<br />

M H 2O ≅<br />

in definitiva 55<br />

M<br />

ciò significa che per ogni kg <strong>di</strong> fluido motore che circola nell’impianto occorrono più <strong>di</strong> 50 kg <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong><br />

refrigerazione da far circolare nel Condensatore. Questa quantità è davvero considerevole nel caso <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong><br />

grande o gran<strong>di</strong>ssima taglia che impongono l’onere <strong>di</strong> imponenti circuiti <strong>di</strong> refrigerazione e <strong>di</strong> una notevole spesa<br />

per il pompaggio <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> refrigerazione.<br />

In un impianto motore a vapore è conveniente, ai fini <strong>del</strong> miglioramento <strong>del</strong>le prestazioni, che la condensazione<br />

<strong>del</strong> vapore avvenga alla temperatura, ovvero alla pressione più bassa possibile (il condensatore opera in con<strong>di</strong>zioni<br />

prossime all’equilibrio). Chiaramente, il parametro che con<strong>di</strong>ziona lo stato <strong>del</strong> fluido al Condensatore è la<br />

temperatura <strong>del</strong> refrigerante <strong>di</strong>sponibile. Poiché, dunque, è essenziale mantenere basse T e p, nel Condensatore,<br />

si limita l’escursione termica <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> refrigerazione a circa 10 °C, anche a prezzo <strong>di</strong> consumarne molta<br />

(50≅60 kg per ogni kg <strong>di</strong> vapore condensato !), accettando l’onere <strong>di</strong> imponenti circuiti <strong>di</strong> refrigerazione, <strong>di</strong><br />

elevate superfici tubiere <strong>del</strong> condensatore e <strong>di</strong> una notevole potenza spesa per il pompaggio. Imponendo valori più<br />

bassi all’escursione termica <strong>del</strong>l’acqua si sconfinerebbe in soluzioni troppo onerose in termini costruttivi e <strong>di</strong><br />

esercizio.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 43<br />

2<br />

calore specifico<br />

<strong>del</strong>l’H2O liquida


Ricordando che il ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> centrali è, per gran<strong>di</strong> taglie, <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong> 40 %<br />

possiamo determinare il consumo specifico, cioè la quantità <strong>di</strong> combustibile necessaria per produrre 1 kWh.<br />

r<br />

Q 1r<br />

Lr<br />

= ≅ 0.4<br />

per Lr = 1 kWh = 860 kcal possiamo scrivere<br />

Q<br />

=<br />

1r<br />

1<br />

0.4<br />

= 2.5<br />

kWh<br />

≅ 2150<br />

kCal<br />

e, se la combustione nel Generatore <strong>di</strong> Vapore avviene con un ren<strong>di</strong>mento, (il pe<strong>di</strong>ce b sta per l’inglese “burner”)<br />

=<br />

Q<br />

1r<br />

b<br />

mcH<br />

i<br />

= 0.9 ÷ 0.95<br />

bruciando gasolio con un potere calorifico inferiore <strong>di</strong> 10.000 kcal/kg ≅ 42.000 kJ/kg, per ogni kWh prodotto<br />

dobbiamo utilizzare circa 0.23 kg <strong>di</strong> combustibile.<br />

Considerando che il rapporto tra la massa <strong>di</strong> combustibile e la massa <strong>di</strong> vapore, per unità <strong>di</strong> lavoro prodotto, è<br />

pari 0.08 ÷ 0.07 si vede che, per una Centrale da 640 MW, sono necessarie 150 t/h <strong>di</strong> combustibile. Se dovesse<br />

funzionare, con un coefficiente <strong>di</strong> utilizzazione pari a 0.8, per un anno <strong>di</strong> esercizio sarebbe necessario circa un<br />

milione <strong>di</strong> tonnellate <strong>di</strong> combustibile.<br />

Analizziamo i parametri-chiave <strong>del</strong> Ciclo al fine <strong>di</strong> sceglierne i valori più opportuni ai fini <strong>del</strong>le prestazioni<br />

<strong>del</strong>l’impianto:<br />

1° parametro: temperatura (o pressione) al Condensatore;<br />

2° parametro: pressione in Caldaia (o pressione <strong>di</strong> vaporizzazione);<br />

3° parametro: temperatura <strong>di</strong> surriscaldamento;<br />

questi 3 parametri definiscono interamente il Ciclo Limite.<br />

Il primo parametro non può essere modulato a piacere dal progettista, essendo vincolato alla temperatura <strong>del</strong>la<br />

sorgente naturale d’acqua impiegata per la refrigerazione e al ∆t che si impone all’H2O <strong>di</strong> refrigerazione (secondo<br />

un compromesso tecnico-economico); per noi, dunque, questo primo parametro può ritenersi pressoché costante.<br />

Per ciò che riguarda le con<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong> generatore <strong>di</strong> vapore, una volta fissata, al valore minimo consentito dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> progetto, la temperatura al condensatore, le prestazioni <strong>del</strong>l’impianto elementare in stu<strong>di</strong>o, in termini <strong>di</strong><br />

LAVORO RESO per kg <strong>di</strong> fluido evolvente e <strong>di</strong> RENDIMENTO TERMODINAMICO, <strong>di</strong>pendono dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong><br />

vapore all’uscita <strong>del</strong> generatore (si prescinde, <strong>di</strong>scutendo in sede limite, dal ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>l’espansione e dalle<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> carico e <strong>di</strong> calore nei condotti); le variabili sono dunque, in pratica, due: la PRESSIONE <strong>di</strong><br />

VAPORIZZAZIONE e la TEMPERATURA <strong>di</strong> SURRISCALDAMENTO.<br />

Si possono effettuare stu<strong>di</strong> intesi ad ottimizzare le scelte <strong>di</strong> p1 (pressione <strong>di</strong> vaporizzazione) e <strong>di</strong> T3 (temperatura<br />

<strong>di</strong> surriscaldamento), come illustrato ampiamente nel libro “Gli impianti convertitori <strong>di</strong> energia” <strong>del</strong> prof. C. Caputo.<br />

IRA 44


In sintesi, tuttavia, tenendo conto <strong>del</strong>l’esigenza <strong>di</strong> ottenere, a fine espansione, titoli finali x4’ sufficientemente<br />

elevati (0.92 – 0.94) e tenendo conto <strong>del</strong> massimo <strong>di</strong> T3 intorno ai 550 °C per motivi <strong>di</strong> economia, si può <strong>di</strong>re che,<br />

per il Ciclo <strong>di</strong> Hirn, le pressioni p1 possono raggiungere valori <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 40 ÷ 45 bar con temperature T3<br />

<strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 500 ÷ 550 °C.<br />

Il titolo x4’ non deve essere inferiore ai valori in<strong>di</strong>cati per evitare il danneggiamento erosivo <strong>del</strong>l’acqua liquida<br />

sulle palettature <strong>degli</strong> ultimi sta<strong>di</strong> <strong>del</strong>la turbina. D’altronde x4’ non deve essere troppo elevato, per evitare che, in<br />

certe con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio, il vapore possa uscire allo scarico <strong>del</strong>la turbina in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> surriscaldato: ciò<br />

provocherebbe un sovraccarico termico inaccettabile per il condensatore, che necessiterebbe <strong>di</strong> una sezione<br />

desurriscaldante, operante con coefficienti <strong>di</strong> scambio termico globali molto bassi e potrebbe risultare anche<br />

compromessa la stabilità <strong>di</strong> esercizio <strong>del</strong> condensatore stesso, governata dalla pressione <strong>di</strong> esercizio all’equilibrio<br />

(in condensazione).<br />

Nei gran<strong>di</strong> impianti si è imposta la scelta progettuale <strong>del</strong> doppio surriscaldamento; ve<strong>di</strong>amo quali sono i<br />

vantaggi. Innanzi tutto le potenze in gioco devono essere tali da giustificare l’elevato onere dei costi d’investimento<br />

per conseguire un maggiore lavoro specifico, a parità <strong>di</strong> potenza termica fornita.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 45


Consideriamo un impianto in cui il vapore percorra un Ciclo <strong>di</strong> Hirn e sud<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amolo nel seguente modo:<br />

Fissando la nostra attenzione sul ciclo reale supponiamo <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>videre l’impianto in tre impianti parziali,<br />

interfacciati <strong>di</strong>namicamente tra loro, nei quali circola la stessa portata, ciascuno dei quali opera secondo uno dei<br />

cicli I, II, III che ammettono, evidentemente, trasformazioni termo<strong>di</strong>namiche comuni (a<strong>di</strong>abatiche isoentropiche)<br />

che si svolgono, in senso opposto in due impianti contigui. I tre impianti devono, pertanto, ritenersi <strong>di</strong>namicamente<br />

connessi ed i lavori a<strong>di</strong>abatici isoentropici <strong>di</strong> interfaccia si elidono fra loro nel bilancio energetico globale.<br />

Il ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico, η, <strong>del</strong>l’impianto effettivo è η = L Q1<br />

mentre, per i tre cicli parziali, I, II e III possiamo scrivere<br />

η<br />

η<br />

η<br />

I<br />

II<br />

III<br />

si ha<br />

Ciclo I - triangolare<br />

Ciclo II - <strong>di</strong> Carnot<br />

(rettangolare)<br />

Ciclo III - trapezio<br />

mistilineo<br />

=<br />

LI<br />

Q<br />

=<br />

L<br />

II<br />

=<br />

L<br />

III<br />

1I<br />

Q<br />

1II<br />

Q<br />

1III<br />

È utile osservare che<br />

ciclo fortemente penalizzato<br />

dall’effetto <strong>di</strong> molteplicità<br />

<strong>del</strong>le sorgenti (ridotta la<br />

temperatura me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le<br />

sorgenti termiche superiori)<br />

e, ricordare che<br />

T<br />

Q1I<br />

0<br />

I<br />

Q1II<br />

ed essendo: L = LI + LII + LIII<br />

L I + L<br />

=<br />

Q + Q<br />

1I<br />

II<br />

1II<br />

+ L<br />

+ Q<br />

III<br />

1<br />

1III<br />

ηI < ηII < ηIII<br />

ξ<br />

II<br />

M.S.<br />

Q1III<br />

=<br />

2<br />

A B<br />

=<br />

I<br />

T<br />

T<br />

IRA 46<br />

III<br />

m2<br />

m1<br />

1I<br />

4<br />

3<br />

T<br />

T<br />

2<br />

1<br />

4’<br />

1II<br />

S<br />

⋅ Q 1I + II ⋅ Q 1II +<br />

Q + Q + Q<br />

Q1I , calore <strong>di</strong> riscaldamento<br />

Q1II , calore <strong>di</strong> vaporizzazione<br />

Q1III , calore <strong>di</strong> surriscaldamento<br />

Lavoro <strong>del</strong>la turbina<br />

III<br />

1III<br />

⋅ Q<br />

1III<br />

me<strong>di</strong>a pesata dei<br />

ren<strong>di</strong>menti parziali,<br />

dove i pesi sono i<br />

calori Q1 forniti dalle<br />

sorgenti superiori ai<br />

singoli impianti<br />

l’effetto <strong>del</strong>la molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti è<br />

favorevole; pertanto, questo ciclo è<br />

premiante ai fini <strong>di</strong> η, (elevata temperatura<br />

me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le sorgenti termiche superiori)<br />

ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong><br />

Carnot, operante tra T0 e<br />

T1, quin<strong>di</strong> massimo in<br />

tale intervallo termico


Il valore <strong>di</strong> ηIII è interme<strong>di</strong>o fra il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un Ciclo <strong>di</strong> Carnot operante tra T0 e T1 e quello <strong>di</strong> un altro Ciclo<br />

<strong>di</strong> Carnot operante tra T0 e T3.<br />

Per enfatizzare l’utilità <strong>di</strong> ηIII si può percorrere la strada <strong>del</strong> surriscaldamento multiplo, ovvero quella <strong>di</strong> un solo<br />

surriscaldamento, ma elevandone la temperatura. Per ridurre l’effetto negativo <strong>di</strong> ηI si può percorrere una sola<br />

strada, quella <strong>di</strong> procedere ad una rigenerazione termica (operazione molto conveniente, anche se – come<br />

vedremo – il grado <strong>di</strong> rigenerazione non dovrà mai essere unitario). Un limite alla possibilità <strong>di</strong> spingere al massimo<br />

il grado <strong>di</strong> rigenerazione termica è infatti costituito dall’effetto Clausius; non conviene, cioè, come meglio vedremo in<br />

seguito, somministrare l’intero calore <strong>di</strong> surriscaldamento <strong>del</strong> liquido per via rigenerativa.<br />

Aumentare la temperatura massima <strong>del</strong> Ciclo <strong>di</strong> Hirn (t3, temperatura <strong>di</strong> surriscaldamento) comporta due or<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong> problemi: quello <strong>del</strong> COMPORTAMENTO oltre il limite elastico <strong>del</strong> metallo impiegato per i fasci tubieri più<br />

cal<strong>di</strong> e quello <strong>del</strong>le CORROSIONI dovute, soprattutto, all’impiego <strong>di</strong> combustibili economici. Tali problemi sono<br />

imponenti per valori <strong>del</strong>la temperatura <strong>di</strong> surriscaldamento superiori a 550 °C, ma non conviene superare questi<br />

valori <strong>di</strong> t3, anche per motivi inerenti alle pressioni <strong>di</strong> ottimizzazione. Eccessive pressioni in caldaia, scelte ai fini <strong>del</strong><br />

ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> Ciclo <strong>di</strong> Hirn, condurrebbero a titoli troppo bassi <strong>del</strong> vapore alla fine <strong>del</strong>l’espansione.<br />

Soprattutto per ovviare a queste limitazioni si adottò la tecnica <strong>del</strong> DOPPIO SURRISCALDAMENTO per<br />

gli impianti <strong>di</strong> grande e gran<strong>di</strong>ssima taglia.<br />

In pratica si realizzano gran<strong>di</strong> gruppi con doppio (raramente triplo) surriscaldamento e, simultaneamente, si<br />

effettua la rigenerazione termica; negli impianti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>mensione si adotta la tecnica, più economica, <strong>del</strong><br />

semplice surriscaldamento. Con il doppio surriscaldamento la pressione p1 può salire a valori da 150 bar in poi<br />

(esistono anche soluzioni iper-critiche), mentre la pressione <strong>del</strong> secondo surriscaldamento può essere <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

40 bar).<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 47


La configurazione <strong>del</strong> Ciclo, nel caso <strong>di</strong> doppio surriscaldamento, è mostrata nel piano entalpico (si può operare<br />

a pressioni molto elevate, talvolta superiori a quella critica, ottenendo un titolo conveniente alla fine <strong>del</strong>l’espansione)<br />

h<br />

0<br />

SH<br />

(surriscaldatore)<br />

1<br />

Occupiamoci, ora, <strong>del</strong>la RIGENERAZIONE TERMICA, grazie alla quale migliorano notevolmente le<br />

prestazioni dei gran<strong>di</strong> impianti e, in particolare, il loro ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico.<br />

L’effetto <strong>di</strong> molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti è, nel ciclo I (triangolo mistilineo 01A) particolarmente severo, in quanto<br />

le sorgenti anatermiche si <strong>di</strong>stribuiscono, lungo la fase <strong>di</strong> riscaldamento <strong>del</strong> liquido, praticamente dalla temperatura<br />

minima T0 alla temperatura massima T1. Il ciclo parziale I incide pesantemente sulla me<strong>di</strong>a pesata dei ren<strong>di</strong>menti<br />

e si vuole, dunque, neutralizzarne, o per lo meno limitarne, l’effetto sfavorevole sul ren<strong>di</strong>mento complessivo.<br />

Osserviamo che ηI non comparirà nell’espressione <strong>di</strong> η se il calore Q1I non è prelevato dall’esterno, ma fornito<br />

interamente per SCAMBIO INTERNO dal fluido stesso, nel corso <strong>del</strong>la sua evoluzione, per via rigenerativa.<br />

Si può, secondo una prima ipotesi, pensare <strong>di</strong> sottrarre calore al vapore durante la sua espansione ed<br />

impiegarlo, convenientemente, per riscaldare il liquido sino alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vaporizzazione.<br />

2<br />

IRA 48<br />

3<br />

4’<br />

3*<br />

4* 4*’<br />

S<br />

N.B. 3 e 3* sono sulla medesima<br />

isoterma ossia t3 = t3*<br />

RH<br />

(risurriscaldatore)


Facciamo riferimento ad un Ciclo <strong>di</strong> Hirn nel piano (T-S), per semplicità in sede limite.<br />

Si suppone che la trasformazione 3 − 4 sia realizzata<br />

CONGRUENTEMENTE con la trasformazione 0-1<br />

Durante la fase <strong>di</strong> espansione possiamo procedere ad una espansione a<strong>di</strong>abatica isoentropica fino a 3 ;<br />

l’evoluzione 3 → 4 non è a<strong>di</strong>abatica, ovvero il vapore può drenare calore verso l’esterno: possiamo pensare <strong>di</strong><br />

sostituire l’espansione 3 → 4 con la 3 → 4 .<br />

Durante questa espansione, 3 → 4 , il calore asportato è uguale a quello utilizzato dall’acqua per riscaldarsi da<br />

0 →1. L’integrale <strong>di</strong> TdS da 0 a 1 rappresenta il calore richiesto per il riscaldamento <strong>del</strong>l’acqua. L’area sottesa da<br />

4 a 3 rappresenta il calore drenato dal vapore e ceduto all’acqua <strong>di</strong> alimento.<br />

Un impianto <strong>del</strong> genere è, tuttavia, improponibile perché si dovrebbero avere superfici <strong>di</strong> scambio immense ai<br />

fini <strong>di</strong> un’efficienza elevata (mai comunque unitaria) <strong>del</strong>lo scambiatore rigenerativo; inoltre l’espansione 3 → 4<br />

porterebbe il vapore a titoli inaccettabili (contenuto certamente eccessivo <strong>di</strong> liquido) per un funzionamento<br />

accettabile <strong>del</strong>la turbina.<br />

La Rigenerazione Termica per sottrazione <strong>di</strong> calore dal vapore in espansione è, in pratica, IRREALIZABILE<br />

e, comunque, NON CONVENIENTE. Irrealizzabile perché le superfici <strong>del</strong>le casse <strong>del</strong>le turbine <strong>di</strong> espansione<br />

non sono sufficientemente estese – neppure praticandovi fittissime alettature – per consentire i ragguardevoli<br />

scambi <strong>di</strong> calore richiesti; non conveniente perché il titolo <strong>del</strong> vapore, al termine <strong>del</strong>l’espansione, risulterebbe troppo<br />

basso, compromettendo non solo, quanto meno, il ren<strong>di</strong>mento interno <strong>del</strong>la turbina, ma anche la sua integrità.<br />

Infine, enormi problemi <strong>di</strong> regolazione sorgerebbero ai carichi parziali <strong>del</strong>l’impianto.<br />

Lo stesso EFFETTO RIGENERATIVO si può ottenere, invece, SOTTRAENDO, durante la fase <strong>di</strong><br />

espansione, VAPORE anziché CALORE. O meglio, anziché sottrarre una parte <strong>del</strong> calore possibile all’intera<br />

portata <strong>di</strong> vapore, si sottrae l’intero calore <strong>di</strong>sponibile ad una porzione (appositamente spillata) <strong>del</strong>la portata <strong>di</strong><br />

vapore.<br />

0 °C<br />

0 K<br />

T<br />

Q1I<br />

Q1II<br />

Si può procedere quin<strong>di</strong>, prelevando una parte <strong>del</strong> vapore che si sta espandendo in turbina (SPILLAMENTO<br />

<strong>del</strong> vapore) per riscaldare l’acqua <strong>di</strong> alimento; questa porzione <strong>di</strong> vapore spillato non espande in turbina e non<br />

produce, pertanto, potenza utile, ma viene ad essere utilizzato al 100 % per scopo rigenerativo. Il vapore non<br />

spillato continua la sua espansione INDISTURBATO, raggiungendo il TITOLO che gli compete alla fine<br />

<strong>del</strong>l’espansione a<strong>di</strong>abatica.<br />

1<br />

Q1III<br />

0 A 4 B<br />

2<br />

4<br />

3<br />

3<br />

273,16 K<br />

S<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 49


Quello sopra descritto è il principio <strong>del</strong>la RIGENERAZIONE TERMICA a gra<strong>di</strong>ni, ormai universalmente<br />

applicata negli Impianti a Vapore <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a, grande e gran<strong>di</strong>ssima taglia.<br />

La rappresentazione <strong>del</strong> ciclo rigenerato è riportata, ancora sul piano (T-S) (entropico), in figura:<br />

Si definisce grado <strong>di</strong> rigenerazione (totale):<br />

R<br />

=<br />

h h<br />

h h − x1<br />

− 1<br />

il rapporto tra il calore <strong>di</strong> riscaldamento <strong>del</strong>l’acqua conferito per via rigenerativa ed il calore totale <strong>di</strong> riscaldamento<br />

<strong>del</strong>l’acqua. Se in<strong>di</strong>chiamo con λ il calore totale <strong>di</strong> riscaldamento <strong>del</strong> liquido, che è h1-h0 , si potrà scrivere:<br />

e, definendo:<br />

R i<br />

R<br />

IRA 50<br />

λ<br />

0<br />

0<br />

−<br />

= h x1<br />

h 0<br />

=<br />

h − xi h x(<br />

i+<br />

1)<br />

il generico grado <strong>di</strong> rigenerazione parziale dovuto all’i.mo rigeneratore sarà, ovviamente<br />

R<br />

=<br />

z<br />

1<br />

La RIGENERAZIONE CONTINUA, come caso limite, prevede una successione infinita <strong>di</strong> prelievi <strong>di</strong><br />

vapore <strong>di</strong> portata infinitesima, durante l’espansione (3-4’), ciascuno dei quali eleva in misura infinitesima la<br />

temperatura (e quin<strong>di</strong> anche l’entalpia) <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento. Conseguentemente, in siffatto processo, <strong>del</strong> tutto<br />

ipotetico, non sussisterebbero irreversibilità per ∆T finiti fra i due flui<strong>di</strong> entranti nel generico microscambiatore e<br />

l’effetto CLAUSIUS non entrerebbe in gioco.<br />

T<br />

0 °C ≡ 273,16 K<br />

0 K<br />

0<br />

xz<br />

x1<br />

x2<br />

x3<br />

1<br />

λ<br />

i<br />

R<br />

i<br />

2<br />

4<br />

3<br />

X1<br />

X2<br />

X3<br />

Xz<br />

4’<br />

S<br />

1° spillamento<br />

2° spillamento<br />

.<br />

.<br />

ecc.


Senza ricorrere alla RIGENERAZIONE CONTINUA, <strong>di</strong> fatto irrealizzabile, analoghi benefici, anche se in<br />

misura meno elevata, sono ottenibili se gli spillamenti sono in numero (z) finito anziché infinito (ad es. z ≤ 6÷7). Si<br />

può vedere, peraltro, che quando il numero <strong>di</strong> spillamenti è piuttosto elevato (appunto 6÷7) tale beneficio è<br />

cospicuo e <strong>di</strong> poco aumenterebbe se, pur con notevole incremento <strong>di</strong> costi e <strong>di</strong> complicazione <strong>del</strong>l’impianto, si<br />

aumentasse ulteriormente z.<br />

In conseguenza <strong>di</strong> quanto detto, oggi, quasi tutti gli Impianti a Vapore <strong>di</strong> taglia elevata sono provvisti <strong>di</strong><br />

RIGENERAZIONE a GRADINI e DOPPIO SURRISCALDAMENTO.<br />

Raggiungere un grado <strong>di</strong> rigenerazione unitario (R = 1) non risulta conveniente, perché, nella misura in cui<br />

all’aumentare <strong>di</strong> R, a parità <strong>di</strong> z, aumenta l’effetto (positivo) <strong>del</strong>la molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti per l’incremento <strong>del</strong>la<br />

temperatura me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le sorgenti superiori, aumenta simultaneamente l’effetto Clausius (negativo) legato al fatto<br />

che aumenta la <strong>di</strong>fferenza (finita) <strong>di</strong> temperatura, ∆t, tra il vapore spillato e l’acqua <strong>di</strong> alimento entranti nel generico<br />

rigeneratore.<br />

Si sceglie, allora, una soluzione <strong>di</strong> compromesso.<br />

Per z → ∞ si parla <strong>di</strong> RIGENERAZIONE CONTINUA; essa, pur se non realizzabile, è importante da un<br />

punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>dattico e costituisce un tetto superiore alle prestazioni conseguibili.<br />

Si vedrà in particolare che all’aumentare <strong>di</strong> R, per z → ∞, aumenta progressivamente il massimo ren<strong>di</strong>mento<br />

η conseguibile in quanto si risente sempre più <strong>del</strong>l’effetto migliorativo <strong>del</strong>la molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti, mentre<br />

l’effetto Clausius tende ad attenuarsi sempre più.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 51


LA RIGENERAZIONE A GRADINI. GENERALITA’<br />

L’impianto a Ciclo <strong>di</strong> Hirn dotato <strong>di</strong> rigenerazione con z gra<strong>di</strong>ni corrisponde al <strong>di</strong>agramma (h, S) ed allo schema<br />

in<strong>di</strong>cati nelle figure sottostanti.<br />

λ<br />

h<br />

R =<br />

Gli spillamenti <strong>di</strong> vapore sono numerati da 1 a z, da quello a pressione più elevata a quello a pressione più<br />

bassa.<br />

h<br />

hx1<br />

0<br />

xz<br />

x2<br />

x1<br />

1<br />

C<br />

Gli scambiatori rigenerativi (rigeneratori) sono per ora tutti a miscela.<br />

G.V.<br />

La singola pompa <strong>di</strong> ripresa (P.R.) serve a convogliare la condensa ottenuta nel rigeneratore (i), in<br />

corrispondenza allo i-esimo scambio, allo scambiatore (i-1) (ovvero al rigeneratore contiguo operante a pressione<br />

più elevata). Ogni rigeneratore a miscela <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> due ingressi (uno per il vapore spillato ed uno per l’acqua <strong>di</strong><br />

alimento) e <strong>di</strong> un’uscita (per l’acqua d’alimento preriscaldata e mescolata alla condensa <strong>del</strong>lo spillato).<br />

Con Xi (i=1, z) si in<strong>di</strong>cano i punti sulla curva <strong>di</strong> espansione ove sono posti gli spillamenti e con xi (i=1, z) i<br />

punti corrispondenti sulla curva limite inferiore. Ai fini dei calcoli, l’acqua <strong>di</strong> alimento uscente dal generico<br />

rigeneratore (i) è considerata liquido saturo (punto xi).<br />

2<br />

P.A.<br />

R1<br />

α<br />

IRA 52<br />

3<br />

4<br />

X1<br />

S<br />

X2<br />

1 2 …<br />

P.R.<br />

R2<br />

Rx<br />

Xz<br />

P.R.<br />

4’<br />

z<br />

Rz<br />

T<br />

C<br />

P.E.<br />

A<br />

H2O<br />

λ = h1 - h 0<br />

x1<br />

− h<br />

λ<br />

0<br />

ϑh<br />

S<br />

T = ϑ<br />

p


Per R = 0 l’impianto non è rigenerato ed il ren<strong>di</strong>mento avrà l’espressione usuale valida per il Ciclo <strong>di</strong> Hirn<br />

semplice:<br />

R=<br />

0<br />

= 1−<br />

H<br />

H<br />

4'<br />

3<br />

− h<br />

− h<br />

0<br />

0<br />

= 1−<br />

H4'<br />

−<br />

( H3<br />

− h1)<br />

f( h0)<br />

≅1<br />

−<br />

f( h1)<br />

+<br />

dove f(h) rappresenta, in funzione <strong>di</strong> h, il calore <strong>di</strong>sponibile, sotto forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza entalpica, nello spillamento <strong>di</strong><br />

1 kg <strong>di</strong> vapore; si tratta <strong>del</strong> totale calore messo a <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento (dallo stato competente al<br />

prelievo sino alla condensazione completa, secondo un processo isobaro). Dunque:<br />

f(h) = H – h<br />

A parità <strong>di</strong> h, f(h) avrà un valore <strong>di</strong>pendente dall’andamento <strong>del</strong>la curva <strong>di</strong> espansione in turbina.<br />

Qualora si potesse assumere:<br />

si avrebbe:<br />

R=<br />

0<br />

f(h) = I = cost<br />

I<br />

= 1−<br />

I +<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 53<br />

h0<br />

+<br />

1<br />

= 1−<br />

1+<br />

I<br />

ed il ren<strong>di</strong>mento R= 0 <strong>di</strong>penderebbe esclusivamente dal rapporto λ/I.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che il Grado <strong>di</strong> Rigenerazione è la frazione <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> riscaldamento conferita al liquido per via<br />

rigenerativa rispetto al calore totale <strong>di</strong> riscaldamento:<br />

mentre il ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>l’impianto rigenerato fino ad x1 è<br />

η R z<br />

= 1 −<br />

h<br />

=<br />

− h<br />

λ<br />

R 0 R (hR = hx1)<br />

− h<br />

4'<br />

( 1 + m ) [ ( − 1)<br />

+ ( 1 − x1)<br />

]<br />

0<br />

H<br />

H 3<br />

h<br />

0<br />

h<br />

h<br />

Frazione (riferita al condensatore) <strong>di</strong><br />

massa spillata in totale nei punti (i) <strong>di</strong><br />

prelievo sulla curva <strong>di</strong> espansione


Ricordando, inoltre, le precedenti definizioni, si ha:<br />

R z<br />

≅ 1 −<br />

= 1 −<br />

Rλ = hx1 - h0 (1-R) λ = h1 - hx1<br />

H<br />

H 3<br />

−<br />

4'<br />

( 1 + m ) [ ( − 1)<br />

+ ( 1 − R ) ]<br />

( 1 + m ) 1 + ( 1 − R )<br />

0<br />

0<br />

1<br />

h<br />

I<br />

h<br />

0<br />

= 1 −<br />

f ( h 0 )<br />

( 1 + m ) [ f ( ) + ( 1 − R ) ]<br />

Il valore <strong>del</strong>la frazione m0 (rispetto al condensatore) <strong>del</strong>la massa spillata in totale sui prelievi effettuati lungo la<br />

linea <strong>di</strong> espansione richiede <strong>di</strong> effettuare i bilanci termici <strong>di</strong> tutti i rigeneratori.<br />

RIGENERAZIONE CONTINUA<br />

Un caso ”<strong>di</strong>dattico” <strong>di</strong> grande interesse è quello <strong>del</strong>la rigenerazione “continua”, ovvero quello <strong>di</strong> z → ∞<br />

attraverso un passaggio al limite.<br />

Ogni rigeneratore è un microrigeneratore a cui perviene una portata spillata infinitesima ed il numero <strong>di</strong><br />

rigeneratori è infinito. Il caso è privo <strong>di</strong> interesse sul piano applicativo, ma è ricco <strong>di</strong> significato sul piano<br />

concettuale, poiché conduce alla determinazione <strong>del</strong>le prestazioni – in particolare in termini <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento –<br />

<strong>del</strong>l’impianto conseguibili nelle con<strong>di</strong>zioni concettualmente più favorevoli dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong>l’effetto Clausius.<br />

Per valutare m0, massa <strong>di</strong> vapore (o meglio, frazione riferita al<br />

condensatore) globalmente spillata in turbina, bisogna effettuare il<br />

bilancio termico <strong>del</strong> generico microrigeneratore (z → ∞); se dm è la<br />

massa elementare <strong>di</strong> vapore spillato, normalizzata rispetto al<br />

condensatore, il calore <strong>di</strong>sponibile sarà<br />

dm (Hx - hx) = (1 + m) dhx<br />

dove dhx è l’incremento <strong>di</strong> entalpia <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento (<strong>di</strong> massa normalizzata, 1 + m); il 1° termine è il calore<br />

ceduto dalla massa dm <strong>di</strong> vapore spillato nel punto generico X sulla curva <strong>di</strong> espansione, il 2° termine è il calore<br />

assorbito dalla massa <strong>del</strong> liquido (acqua <strong>di</strong> alimento).<br />

Possiamo allora scrivere:<br />

dm dh<br />

x =<br />

1+<br />

m H − h<br />

dh<br />

≅<br />

f(h)<br />

dove (1+m) è la massa <strong>di</strong> liquido che giunge al rigeneratore elementare generico, <strong>di</strong> cui 1 kg proviene dal<br />

condensatore ed m conteggia le condense <strong>degli</strong> spillamenti effettuati a valle <strong>del</strong> punto X ed inviati nei<br />

rigeneneratori posti a “monte”.<br />

IRA 54<br />

x<br />

x<br />

0<br />

h<br />

1<br />

(1 + m + dm)<br />

dm<br />

h + dh<br />

H<br />

≅<br />

h<br />

(1 + m)<br />

Microrigeneratore generico


Integrando la precedente si ha<br />

m0<br />

0<br />

dm<br />

=<br />

1+<br />

m<br />

hx<br />

h0<br />

hx<br />

dhx<br />

dh<br />

≅<br />

H − h f(<br />

h)<br />

Se fosse f(h) = I = cost sarebbe ln(<br />

1+<br />

m )<br />

e quin<strong>di</strong>:<br />

x<br />

x<br />

h0<br />

m 0<br />

0<br />

h<br />

=<br />

da cui ( + ) =<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 55<br />

x1<br />

− h<br />

I<br />

λ<br />

= exp R<br />

I<br />

Una volta <strong>di</strong>segnata la curva <strong>di</strong> espansione 3 → 4’, ovvero una volta definito il ciclo reale, si stabilisce una<br />

corrispondenza biunivoca tra hx ed Hx.<br />

0<br />

=<br />

−1<br />

ln 1<br />

R<br />

I<br />

m<br />

0<br />

hx<br />

h0<br />

dh<br />

f(<br />

h)<br />

Per una generica curva <strong>di</strong> espansione, la funzione f(h) ha un andamento <strong>del</strong> tipo in<strong>di</strong>cato in figura:<br />

f(h) = H - h<br />

con entalpie misurate<br />

sulla medesima isobara.<br />

Questa funzione spesso si schematizza in prima approssimazione con f(h) ≅ cost = I dove I è il valore me<strong>di</strong>o<br />

<strong>del</strong>la f(h), nell’intervallo [h0, h1], ricordando che f(h) <strong>di</strong>pende da FORMA e POSIZIONE <strong>del</strong>la linea<br />

d’espansione nel piano (h - S).<br />

Con questa ipotesi si compie una analisi termo<strong>di</strong>namica semplice e significativa, ovvero si perviene a leggi<br />

semplici, approssimate ma vicine a quelle rigorose.<br />

In uno stu<strong>di</strong>o più approfon<strong>di</strong>to, <strong>di</strong> solito, conviene assegnare a f(h) una forma nella quale compaiono 3 costanti<br />

(forma polinomiale <strong>del</strong> 2° or<strong>di</strong>ne), <strong>del</strong> tipo<br />

f(h) = A + B h + C h 2<br />

che dà luogo a errori assai contenuti. Si può utilizzare anche una legge inversa (più comoda per la soluzione<br />

<strong>del</strong>l’integrale <strong>di</strong> 1/f(h)) <strong>del</strong> tipo:<br />

f(h)<br />

f ( h)<br />

1<br />

=<br />

a + bh<br />

+ ch<br />

I coefficienti <strong>del</strong>le leggi <strong>di</strong> cui sopra potranno essere valutati col metodo dei minimi quadrati, rendendo minimo<br />

l’errore quadratico me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> f(h) nell’intervallo (h0, h1).<br />

I<br />

h0<br />

h1<br />

2<br />

h<br />

non si hanno normalmente<br />

scostamenti superiori al 10<br />

% rispetto al valore me<strong>di</strong>o I


Nel caso in cui si assuma f(h) = cost, l’espressione <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>venta ovviamente:<br />

R (z→∞<br />

)<br />

= 1−<br />

exp R<br />

I<br />

( 1−<br />

R)<br />

che mostra come tale ren<strong>di</strong>mento, per un ciclo definito (p0, p1, T3 e curva <strong>di</strong> espansione assegnati), sia funzione<br />

soltanto <strong>del</strong> Grado <strong>di</strong> Rigenerazione, R. Il massimo <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento si ottiene cercando il massimo <strong>del</strong> denominatore<br />

<strong>del</strong>la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento, che – come può verificarsi facilmente – si trova in corrispondenza <strong>di</strong> R = 1; possiamo<br />

tracciare il grafico seguente che mostra l’andamento <strong>del</strong> guadagno relativo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento all’aumentare <strong>di</strong> R da 0 a<br />

1.<br />

∆η<br />

η<br />

η<br />

=<br />

R(z→∞)<br />

η<br />

− η<br />

R = 0<br />

R=<br />

0<br />

R=<br />

0<br />

“guadagno” <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento<br />

∆ η<br />

η<br />

Il ren<strong>di</strong>mento è sempre crescente con R, grazie al progressivo miglioramento offerto dall’effetto <strong>di</strong> molteplicità<br />

<strong>del</strong>le sorgenti senza l’intervento <strong>del</strong>l’effetto Clausius mentre, ovviamente, non muta l’effetto Carnot. L’effetto<br />

Clausius dominante, quello dovuto alla <strong>di</strong>fferenza finita <strong>di</strong> temperatura fra vapore spillato condensante ed acqua <strong>di</strong><br />

alimento entrante, è infatti nullo grazie al numero infinito <strong>di</strong> spillamenti (rigenerazione continua).<br />

R= 0<br />

0<br />

IRA 56<br />

1<br />

1+<br />

Rz 1 R<br />

I<br />

il massimo si ha<br />

per R = 1


LA RIGENERAZIONE A GRADINO CON UN SOLO SPILLAMENTO DI VAPORE<br />

Esaminiamo, quale caso particolare, un impianto dotato <strong>di</strong><br />

un solo rigeneratore, ovvero un solo spillamento in<br />

corrispondenza al punto X <strong>del</strong>la linea <strong>di</strong> espansione. Il<br />

consueto <strong>di</strong>agramma (h -S) è accanto.<br />

In generale le incognite <strong>del</strong> problema <strong>di</strong> progetto sono due<br />

per ogni rigeneratore: portata <strong>di</strong> vapore spillato e posizione,<br />

sulla linea <strong>di</strong> espansione (punto X), in corrispondenza <strong>del</strong>la<br />

quale si ha lo spillamento.<br />

Lungo l’isobara Xx, la massa m <strong>di</strong> vapore spillato cede il calore m⋅(Hx- hx).<br />

Questo calore viene somministrato al kg <strong>di</strong> liquido, in uscita dal condensatore, il quale acquista l’incremento<br />

entalpico (hx - h0) = R λ, essendo R = (hx - h0)/(h1 - h0) = (hx - h0)/λ , per definizione <strong>di</strong> Grado <strong>di</strong><br />

Rigenerazione.<br />

Cerchiamo, allora, quel valore o quei valori <strong>di</strong> X più favorevoli in termini <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento<br />

η R , z=<br />

1<br />

= 1−<br />

( 1+<br />

m)<br />

[ ( H − h ) + ( h − h ) ]<br />

massa al condensatore<br />

(= 1 kg)<br />

1 m<br />

massa normalizzata corrispondente<br />

all’unico spillamento effettuato<br />

Lo schema <strong>del</strong>l’impianto sarà il seguente<br />

ed in questo caso non ci sono pompe <strong>di</strong> ripresa (P.R.), che in genere sono presenti in numero <strong>di</strong> (z-1) essendo z<br />

il numero <strong>di</strong> rigeneratori.<br />

G.V.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 57<br />

H<br />

3<br />

R<br />

4'<br />

P.A.<br />

h<br />

− h<br />

1<br />

0<br />

x [hx]<br />

0<br />

1<br />

X<br />

C<br />

1<br />

T<br />

x<br />

P.E.<br />

A<br />

H2O<br />

2<br />

3<br />

4<br />

X [Hx]<br />

4’<br />

S


Il bilancio termico <strong>del</strong>l’unico gra<strong>di</strong>no <strong>di</strong> rigenerazione si può scrivere, per quanto già detto:<br />

da cui<br />

m<br />

si avrà allora<br />

h<br />

H<br />

x<br />

− h<br />

− h<br />

x<br />

Rλ<br />

Rλ<br />

= ≅<br />

f ( h)<br />

I<br />

m(Hx - hx) = 1 ⋅ (hx - h0)<br />

x 0 = dove λ = h1 - h0 ed<br />

η<br />

R , z=<br />

1<br />

= 1−<br />

f ( h<br />

( 1+<br />

m)<br />

[ f ( h ) + ( 1−<br />

R)<br />

λ]<br />

1<br />

0<br />

)<br />

hx<br />

− h<br />

R =<br />

h − h<br />

relazione valida per uno scambiatore a miscela 20 . Per f(h) = I = cost si avrà:<br />

η<br />

R , z=<br />

1<br />

dove η risulta funzione <strong>di</strong> R.<br />

= 1−<br />

λ<br />

1+<br />

R<br />

I<br />

I<br />

= 1−<br />

IRA 58<br />

1<br />

0<br />

0<br />

h<br />

=<br />

[ ( ) ] ( ) λ<br />

λ<br />

I + 1−<br />

R λ 1+<br />

R 1+<br />

1−<br />

R<br />

Si ha poi η = ηmax per il massimo valore <strong>del</strong> denominatore Ψ(R) <strong>del</strong>la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento:<br />

ovvero<br />

d (R)<br />

0<br />

dR<br />

=<br />

Ψ<br />

p er<br />

λ<br />

I<br />

Ψ(R) = ( ) λ<br />

1 + R 1+<br />

1−<br />

R<br />

R =<br />

R<br />

ottimo =<br />

Se non avessimo considerato f(h) = cost avremmo<br />

ottenuto un risultato <strong>di</strong> poco <strong>di</strong>fferente; sostituendo R=<br />

0,5 si ha l’espressione <strong>di</strong><br />

η<br />

max<br />

=<br />

1<br />

1 λ<br />

1+<br />

2 I<br />

1− 2<br />

1<br />

2<br />

Nel <strong>di</strong>agramma si vede che il valore ηmax si ha in corrispondenza al punto M che giace sulla congiungente i<br />

punti estremi A e B.<br />

Con un solo rigeneratore, per R crescente da 0 a ½ il ren<strong>di</strong>mento cresce. Per R = 1, il guadagno <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>mento è nullo come se non si effettuasse la rigenerazione. Quin<strong>di</strong>, la rigenerazione completa, effettuata con un<br />

solo gra<strong>di</strong>no, non apporta alcun beneficio al ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico <strong>del</strong> ciclo. All’aumentare <strong>di</strong> R, da 0 a 0,5<br />

prevale il progressivo effetto positivo <strong>del</strong>la molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti. Da 0,5 a 1 prevale invece l’effetto negativo <strong>di</strong><br />

Clausius dovuto all’incremento <strong>del</strong> ∆T tra i flui<strong>di</strong> entranti nel rigeneratore. Per R = 0,5 si ha il compromesso<br />

ottimale.<br />

20 Il RIGENERATORE a MISCELA, <strong>di</strong> notevole volume, assolve anche alla funzione <strong>di</strong> POLMONE <strong>del</strong>l’impianto e, perciò, sostituisce, tra<br />

l’altro, il serbatoio a cielo aperto <strong>del</strong>l’impianto a circuito elementare.<br />

η<br />

− η<br />

η<br />

R=<br />

0<br />

I<br />

R=<br />

1 R=<br />

0 ⋅<br />

I<br />

100<br />

A<br />

1<br />

I<br />

x<br />

M<br />

− h<br />

λ<br />

0 1<br />

R = 0,5 R<br />

0<br />

Z=∞<br />

Z=1<br />

B


CENNO AI CASI DI RIGENERAZIONE A GRADINI CON PIÙ SPILLAMENTI DI VAPORE<br />

Si supponga ancora l’impianto <strong>di</strong> base a ciclo Hirn semplice e si ipotizzi che tutti i rigeneratori siano a miscela. Il<br />

grado <strong>di</strong> rigenerazione totale R:<br />

h x1 − h0<br />

R = ( = h − h<br />

può essere considerato somma dei gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> rigenerazione parziali Rk<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 59<br />

z<br />

R = R<br />

k=<br />

1<br />

k<br />

1<br />

0<br />

)<br />

(k= 1,z):<br />

essendo z il numero <strong>di</strong> spillamenti (e quin<strong>di</strong> il numero <strong>di</strong> rigeneratori presenti); il k-mo grado <strong>di</strong> rigenerazione<br />

parziale Rk sarà ovviamente:<br />

e sarà anche: hx (z+1) = h0, avendo al solito approssimato<br />

R<br />

k<br />

=<br />

h x k − h x (k+<br />

1)<br />

* h 0 con h0.<br />

L’espressione generale <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico <strong>del</strong> ciclo sarà:<br />

e, ammettendo l’approssimazione:<br />

R, z<br />

R, z<br />

= 1−<br />

= 1−<br />

1+<br />

z<br />

k=<br />

1<br />

m<br />

f ( h )<br />

k<br />

0<br />

f(h) ≈ I = cost<br />

1+<br />

z<br />

k=<br />

1<br />

m<br />

k<br />

[ f ( h ) + R ]<br />

1<br />

1<br />

1+<br />

R<br />

I<br />

Il caso <strong>di</strong> z = 2 è particolarmente interessante dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>dattico, essendo analizzabile con facilità per<br />

via grafica.<br />

Dal bilancio termico dei due rigeneratori:<br />

m2 f(hx2) = 1 × (hx2 - h0)<br />

m1 f(hx1) = (1 + m2)(hx1 - hx2)<br />

che, con l’ammissione semplificativa <strong>di</strong> f(h) ≈ I = cost , <strong>di</strong>ventano:<br />

per cui<br />

m2 I ≅ R 2 λ<br />

m1 I ≅ (1 + m2) R1 λ<br />

λ<br />

m2 = R 2<br />

I<br />

λ λ<br />

m1 = 1+<br />

R 2 R1<br />

I I<br />

( +<br />

m + m ) = 1+<br />

R 1+<br />

R<br />

(a)<br />

1 1 2<br />

1<br />

2<br />

I<br />

I


Il grafico in figura mostra gli andamenti <strong>di</strong> m1, m2 e <strong>del</strong>la loro somma al variare <strong>di</strong> R2 per un determinato valore<br />

prefissato <strong>di</strong> R; tale grafico mostra come il massimo valore <strong>del</strong>la somma (m1 + m2), e quin<strong>di</strong> anche il massimo<br />

<strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento si consegua, a parità <strong>di</strong> R = R1 + R2 , per R1 = R2 = R/2.<br />

Per z qualsiasi, si <strong>di</strong>mostra facilmente 21 la generalizzazione <strong>del</strong>la (a)<br />

z<br />

z<br />

( 1 + mk<br />

) = ∏ =<br />

1<br />

1+<br />

R<br />

e si perviene, per R totale prefissato, alla <strong>di</strong>stribuzione ottimale dei gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> rigenerazione parziali:<br />

IRA 60<br />

k 1<br />

Rk = R/z<br />

che risulta essere quella uniforme. In corrispondenza <strong>di</strong> essa, risulterà:<br />

z ( + mk<br />

)<br />

1 = 1+<br />

1<br />

e si perviene facilmente alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento ottimale assoluto per z spillamenti in corrispondenza <strong>di</strong>:<br />

R<br />

z<br />

z<br />

R = R opt =<br />

z + 1<br />

tale con<strong>di</strong>zione tende ad Ropt = 1 al tendere <strong>di</strong> z all’infinito, come dedotto in<strong>di</strong>pendentemente analizzando<br />

la rigenerazione continua.<br />

m1<br />

m2<br />

m2<br />

m1 + m2<br />

m1<br />

0 R2 ottimo R<br />

21 Per maggiore dettaglio, si consulti il libro <strong>di</strong> testo “Gli impianti convertitori <strong>di</strong> energia” <strong>di</strong> C. Caputo, Casa E<strong>di</strong>trice Ambrosiana.<br />

I<br />

z<br />

k<br />

λ<br />

I<br />

Somma <strong>del</strong>le portate<br />

normalizzate spillate<br />

R2


La figura che segue mostra l’andamento <strong>del</strong> massimo guadagno <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento:<br />

in funzione <strong>di</strong> R rispetto al caso <strong>di</strong> ciclo non rigenerato:<br />

0<br />

=<br />

1<br />

−<br />

1<br />

+<br />

1 I<br />

0<br />

=<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 61<br />

R<br />

opt<br />

, z<br />

−<br />

0<br />

0<br />

nell’ipotesi <strong>di</strong> f(h) ≈ I = cost .<br />

Si può notare che, incrementando z <strong>di</strong> uno, in corrispondenza <strong>di</strong> R=1 (rigenerazione completa) si ottiene lo stesso<br />

vantaggio, in termini <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento, che si otteneva con z spillamenti e per R ottimale (R = z/(z+1) = Ropt); ciò<br />

è facilmente verificabile a mezzo <strong>di</strong> una semplice analisi energetica.<br />

Le curve hanno un massimo per R = Ropt. A sinistra <strong>del</strong> massimo, prevale il beneficio in termini <strong>di</strong> effetto <strong>di</strong><br />

molteplicità <strong>del</strong>le sorgenti rispetto al nocumento in termini <strong>di</strong> effetto Clausius; a destra prevale invece il secondo. E’<br />

infatti evidente che, a parità <strong>di</strong> z, all’aumentare <strong>di</strong> R aumenta la temperatura me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>le sorgenti superiori <strong>del</strong> ciclo<br />

(ferma rimanendo la temperatura <strong>del</strong>le sorgenti inferiori, pari alla temperatura <strong>di</strong> condensazione), mentre aumenta il<br />

∆T finito fra la temperatura dei due flui<strong>di</strong> entranti nel generico rigeneratore.<br />

Il grafico dei ren<strong>di</strong>menti evidenzia anche che, all'aumentare <strong>di</strong> z, l'incremento <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento ottenibile con<br />

l'aggiunta <strong>di</strong> uno spillamento è sempre più modesto. Per tale motivo non conviene incrementare il numero <strong>di</strong><br />

rigeneratori oltre un certo limite; per impianti <strong>di</strong> taglia (potenza nominale) molto piccola può essere presente un solo<br />

rigeneratore (che sarà a miscela, ovvero il degassatore), mentre z sarà, in linea <strong>di</strong> massima, crescente con la taglia<br />

<strong>del</strong>l'impianto sino a raggiungere valori <strong>di</strong> 7-8 per le taglie più elevate (molte centinaia <strong>di</strong> MW) dei gruppi a<br />

surriscaldamenti multipli. La scelta <strong>di</strong> z va condotta nell'ambito <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità tecnico-economica<br />

<strong>del</strong>l'impianto, quale compromesso ottimale fra il guadagno conseguibile in termini <strong>di</strong> economia <strong>di</strong> esercizio (grazie<br />

all'aumento <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento) e l'incremento <strong>degli</strong> oneri <strong>di</strong> investimento per la realizzazione <strong>del</strong>l'impianto, tenuto anche


conto <strong>del</strong>l'affidabilità <strong>del</strong>l'impianto stesso che, a parità <strong>di</strong> livello tecnologico dei suoi componenti, decresce<br />

all'aumentare <strong>del</strong> loro numero.<br />

IL CIRCUITO DELL’ACQUA DI ALIMENTO NELLE PRATICHE APPLICAZIONI DEGLI<br />

IMPIANTI RIGENERATI<br />

Si è fin qui ipotizzato, ai fini <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> calcolo semplice capace <strong>di</strong> fornire risultati in termini<br />

espressioni semplici, generali e facilmente utilizzabili nei calcoli, <strong>di</strong> ammettere f(h) ≈ I = cost e <strong>di</strong> impiegare<br />

rigeneratori esclusivamente a miscela. Questi ultimi presentano il vantaggio innegabile <strong>di</strong> un’altissima efficienza<br />

termica, ma sono per contro ingombranti e pesanti, richiedono elevati spessori <strong>del</strong> mantello soprattutto per elevate<br />

pressioni <strong>di</strong> spillamento e, infine, richiedono una pompa <strong>di</strong> ripresa, posta alla loro mandata, per convogliare l’acqua<br />

<strong>di</strong> alimento al successivo rigeneratore, funzionante a pressione più elevata <strong>del</strong> precedente. Se z sono i rigeneratori,<br />

l’impianto necessita <strong>di</strong> (z-1) pompe <strong>di</strong> ripresa che si aggiungono alle due pompe <strong>di</strong> base: quella <strong>di</strong> estrazione (dal<br />

condensatore) e quella <strong>di</strong> alimento. Ogni pompa <strong>di</strong> ripresa, tra l’altro, dovrà essere <strong>di</strong>mensionata per una portata<br />

<strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>la portata massima circolante nell’impianto.<br />

Pertanto, nella pratica realizzazione <strong>degli</strong> impianti a vapore, vengono impiegati quasi esclusivamente rigeneratori<br />

a superficie, tipicamente costruiti a fasci tubieri; dal lato mantello passa il vapore spillato e dal lato tubi l’acqua <strong>di</strong><br />

alimento. La condensa <strong>del</strong>lo spillato <strong>di</strong> un generico rigeneratore può essere convogliata, anziché al rigeneratore<br />

successivo a mezzo <strong>di</strong> pompa <strong>di</strong> ripresa, a quello precedente (funzionante a pressione inferiore) a mezzo <strong>di</strong> una<br />

valvola <strong>di</strong> regolazione, come mostrano le due figure successive; la prima figura, (a), corrisponde ad un impianto a<br />

semplice surriscaldamento (ciclo <strong>di</strong> base Hirn) e la seconda, (b), ad un impianto a doppio surriscaldamento.<br />

Sotto il profilo <strong>del</strong>l’efficienza termica, il rigeneratore a superficie è meno vantaggioso <strong>di</strong> quello a miscela. Il<br />

progetto <strong>di</strong> un rigeneratore a superficie, e in particolare il <strong>di</strong>mensionamento <strong>del</strong>la sua superficie <strong>di</strong> scambio, è<br />

dettato dall’assegnazione <strong>del</strong>le due <strong>di</strong>fferenze terminali <strong>di</strong> temperatura (v. figura):<br />

∆t1 = te – tw out<br />

∆t2 = tc out – tw in<br />

dove si è in<strong>di</strong>cato con:<br />

(es. 2, 1, 0, -1 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>)<br />

(es. 5 gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>).<br />

t = temperatura <strong>del</strong> vapore spillato (t ≥ te)<br />

te = temperatura <strong>di</strong> equilibrio alla pressione <strong>di</strong> esercizio <strong>del</strong><br />

rigeneratore<br />

tw = temperatura acqua (water) <strong>di</strong> alimento<br />

tc = temperatura <strong>del</strong>la condensa<br />

in = in<strong>di</strong>ce ingresso nel rigeneratore<br />

out = in<strong>di</strong>ce uscita dal rigeneratore.<br />

t ≥ te<br />

I valori <strong>di</strong> ∆t1 sono <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2 °C per rigeneratori funzionanti a vapore saturo, possono scendere sino a -<br />

1 per spillamenti <strong>di</strong> surriscaldato (zone più alte <strong>del</strong>l’espansione).<br />

IRA 62


Nonostante i vantaggi specifici dei rigeneratori a superficie, un rigeneratore a miscela è sempre inserito<br />

nell’impianto (v. ancora figg. (a) e (b)). A valle <strong>di</strong> esso sarà presente una pompa che coinciderà con la pompa <strong>di</strong><br />

alimento. Se le condense <strong>degli</strong> spillati sono convogliate a monte, a mezzo <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> regolazione, nel circuito<br />

<strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento saranno presenti due sole pompe: quella <strong>di</strong> estrazione, posta tra il condensatore ed il<br />

rigeneratore a miscela (degassatore) e quella <strong>di</strong> alimento, posta tra quest’ultimo ed il generatore <strong>di</strong> vapore.<br />

Il rigeneratore a miscela porta il nome <strong>di</strong> degassatore: operando in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio, assolve<br />

brillantemente la funzione <strong>del</strong> degassagio <strong>del</strong> fluido, che non può essere garantita, con le desiderate tolleranze, dal<br />

solo condensatore, ove viene operato un primo degassagio (a mezzo, or<strong>di</strong>nariamente, <strong>di</strong> eiettori funzionanti con<br />

vapore ad elevate p e T spillato appositamente da una linea <strong>del</strong> vapore “vivo”).<br />

Oltre a quella <strong>di</strong> rigeneratore a miscela, il degassatore assolve ad ulteriori funzioni:<br />

quella <strong>di</strong> degasare, asportando buona parte <strong>del</strong>l’ossigeno <strong>di</strong>sciolto nell’acqua (e <strong>di</strong> altri residui gassosi),<br />

indesiderabile sia per gli effetti <strong>del</strong>la sua pressione parziale sulle prestazioni <strong>del</strong> ciclo sia per la sua<br />

aggressività chimica nelle zone ad elevata temperatura <strong>del</strong>l’impianto;<br />

quella <strong>di</strong> polmone <strong>di</strong> liquido, sostituendo il serbatoio a cielo aperto <strong>del</strong>l’impianto elementare stu<strong>di</strong>ato in<br />

precedenza, garantendo una stabile pressione <strong>di</strong> base <strong>del</strong>l’impianto stesso;<br />

quella <strong>di</strong> separatore <strong>del</strong> circuito <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento in due linee: una alla pressione <strong>del</strong> degassatore<br />

(garantita dalla pompa <strong>di</strong> estrazione) ed una alla pressione <strong>del</strong> generatore <strong>di</strong> vapore (garantita dalla<br />

pompa <strong>di</strong> alimento), frazionando convenientemente l’altissimo ∆p <strong>del</strong> circuito <strong>del</strong>l’acqua <strong>di</strong> alimento.<br />

Per impianti <strong>di</strong> grande taglia, il degassatore<br />

viene realizzato secondo la configurazione a serbatoio<br />

in pressione ad asse orizzontale e colonna a piatti (v.<br />

fig.). La parte inferiore <strong>del</strong> serbatoio (S) è occupata dal<br />

liquido, quella superiore dal vapore saturo in equilibrio<br />

alla pressione <strong>di</strong> esercizio (prossima alla pressione <strong>del</strong><br />

vapore spillato). La colonna a piatti porta alla sua<br />

sommità un orifizio destinato allo sfogo spontaneo dei<br />

gas. Alla base <strong>del</strong>la colonna viene convogliato il vapore<br />

spillato, alla sommità la condensa già preriscaldata nei<br />

rigeneratori a pressione più bassa. Il vapore,<br />

ascendendo, condensa, la condensa, <strong>di</strong>scendendo, si<br />

riscalda e si accumula in (S). I gas incoercibili trovano<br />

l’uscita attraverso l’orifizio superiore opportunamente<br />

<strong>di</strong>mensionato. La pompa <strong>di</strong> alimento, come quella <strong>di</strong> estrazione, è installata sotto battente per scongiurare<br />

l’insorgere <strong>di</strong> cavitazione. La pressione <strong>di</strong> esercizio <strong>del</strong> degassatore deve essere sufficientemente elevata per<br />

favorire convenientemente la fuoriuscita <strong>del</strong> gas, ma non eccessivamente per non elevare troppo la pressione <strong>di</strong><br />

esercizio, che incide sullo spessore (e sul costo) <strong>del</strong> grande serbatoio ad asse orizzontale. In pratica, si adotta una<br />

pressione <strong>di</strong> 4÷5 bar negli impianti a semplice surriscaldamento (fig. a) ed una <strong>di</strong> 6÷10 bar per quelli a<br />

surriscaldamenti multipli (fig. b). Tali scelte sono dettate anche da motivi <strong>di</strong> ottimizzazione termo<strong>di</strong>namica<br />

<strong>del</strong>l’impianto; <strong>di</strong> solito a monte ed a valle <strong>del</strong> degassatore si ha un numero <strong>di</strong> rigeneratori a superficie <strong>del</strong>lo stesso<br />

or<strong>di</strong>ne, ad es. 2 o 3 negli impianti <strong>di</strong> grande taglia, per un totale massimo <strong>di</strong> 7÷8 rigeneratori o poco più.<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 63


In <strong>di</strong>versi casi, per uno a al massimo due rigeneratori a superficie, la condensa <strong>del</strong>lo spillato viene inviata, a<br />

mezzo <strong>di</strong> pompa <strong>di</strong> ripresa, a valle anziché a monte, conseguendosi così un piccolo vantaggio in termini <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico. E’ in tale caso necessaria una pompa <strong>di</strong> ripresa, per il convogliamento <strong>del</strong>la condensa<br />

<strong>del</strong>lo spillato, e non più una valvola <strong>di</strong> regolazione. Ciò comporta un maggior onere <strong>di</strong> costo <strong>del</strong>l’impianto; la<br />

presenza <strong>del</strong>la pompa richiede fra l’altro l’installazione <strong>di</strong> una seconda pompa <strong>di</strong> back-up per garantire la continuità<br />

<strong>di</strong> funzionamento in caso <strong>di</strong> avaria <strong>del</strong>la pompa stessa. Peraltro, il costo <strong>del</strong>la macchina risulta più contenuto,<br />

rispetto a quanto avviene in un impianto con rigeneratori tutti a miscela, poiché la portata <strong>del</strong>la pompa <strong>di</strong> ripresa per<br />

scambiatore a superficie è modesta, corrispondendo ad una contenuta percentuale (spillamenti) <strong>del</strong>la portata<br />

massima (<strong>di</strong> ammissione in turbina).<br />

La fig. (b) riporta uno schema <strong>di</strong> impianto a duplice surriscaldamento in cui l’alta pressione (AP) e la me<strong>di</strong>a<br />

pressione (MP) sono realizzate con un unico corpo <strong>di</strong> turbina, mentre la bassa pressione (BP) è realizzata su due<br />

corpi (simmetrici per il bilanciamento <strong>del</strong>le spinte assiali sull’albero).<br />

In altri casi, là dove le elevate portate lo richiedano, la crescita <strong>del</strong> volume specifico <strong>del</strong> vapore nel corso<br />

<strong>del</strong>l’espansione impone già alla MP la realizzazione a “doppio corpo” e quella <strong>del</strong>la BP a due “doppi corpi”,<br />

ciascuno alimentato dalla mandata <strong>di</strong> un corpo <strong>di</strong> MP.<br />

Un moderno gruppo a vapore a doppio surriscaldamento per centrale termoelettrica, dotato <strong>di</strong> appropriata<br />

catena rigenerativa, può funzionare, a carico nominale, con un ren<strong>di</strong>mento termo<strong>di</strong>namico <strong>del</strong>l'or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong> 40-42%.<br />

Si sottolinea che l'adozione <strong>di</strong> un circuito <strong>del</strong>l'acqua <strong>di</strong> alimento semplificato (scambiatori tutti a miscela),<br />

unitamente all'assunzione semplificativa <strong>di</strong> f(h) costante, ha permesso <strong>di</strong> condurre comodamente una facile<br />

analisi termo<strong>di</strong>namica <strong>degli</strong> impianti, conseguendo risultati espressi da formule molto semplici e <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> tutto<br />

generale, con precisioni numeriche non esemplari ma tali da non stravolgere gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> grandezza <strong>del</strong>la realtà. Nel<br />

caso <strong>di</strong> analisi termo<strong>di</strong>namiche fini, sia <strong>di</strong> progetto che <strong>di</strong> verifica, è ovviamente necessario fare ricorso ad un<br />

mo<strong>del</strong>lo fisico-matematico <strong>del</strong>l'impianto che rispetti la reale architettura <strong>del</strong> circuito <strong>del</strong>l'acqua <strong>di</strong> alimento e che<br />

schematizzi realisticamente la legge f(h), consentendo <strong>di</strong> raggiungere, a mezzo <strong>di</strong> procedura <strong>di</strong> calcolo numerica,<br />

risultati molto accurati per lo specifico gruppo analizzato.<br />

IRA 64


Fig. impianto (a).<br />

Appunti <strong>di</strong> Macchine 65


Pa<br />

R 8<br />

R 6<br />

R 1<br />

R 2 R 3 R 4<br />

R 5<br />

Pe<br />

R 7<br />

IRA 66<br />

BP<br />

AP MP<br />

Fig. impianto (b).

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