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BOLLATE, LA NOSTRA STORIA - Pro Loco Bollate

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con il patrocinio<br />

Città di <strong>Bollate</strong><br />

Ass. alla Cultura<br />

<strong>BOL<strong>LA</strong>TE</strong>, <strong>LA</strong> <strong>NOSTRA</strong> <strong>STORIA</strong><br />

Una città, prima un paese, con tanta storia, molta dimenticata.<br />

È di questi giorni la conferenza su Hemingway, presso la Biblioteca comunale di <strong>Bollate</strong>.<br />

Il famoso scrittore americano arrivò a Castellazzo di <strong>Bollate</strong> il 7 giugno 1918, come<br />

soccorritore, dopo lo scoppio della fabbrica di munizioni Sutter-Thevenot, la tragica<br />

esperienza ed il ricordo delle vittime, quasi tutte femminili, rimase indelebile nella mente<br />

e negli scritti dell’autore nel libro i ‘quarantanove racconti’. Molto più indietro nel tempo<br />

è la presenza del Monastero Agostiniano di S.M. del Bosco, XII sec., ad Ospiate di <strong>Bollate</strong>.<br />

Papa Clemente III, nel 1190, confermava la regola di S. Agostino alla Chiesa S. Maria e tutti<br />

i Santi, che si identificava con il Monastero bollatese.<br />

Esempi di grande storia e di grande cultura, inserita in un territorio che è sempre stato,<br />

data la ricchezza di corsi d’acqua e di una terra fertile, un importante centro agricolocommerciale<br />

a nord di Milano. Fin dalla fine del cinquecento si producevano: olio, vino,<br />

formaggi ed ancora frumento, segale, orzo, fagioli, ceci, lenticchie, rape, lino ed orzo.<br />

Le ‘corti’, centro della vita sociale diffuse su tutto il territorio bollatese, completavano il<br />

quadro di un paese che è arrivato quasi fino ai nostri giorni. L’industrializzazione prima, e<br />

l’immigrazione poi, continuata fino ai recenti anni sessanta e settanta, hanno cambiato il<br />

volto del paese, le ‘splendide’ corti hanno spesso lasciato il posto alla ‘speculazione edilizia’<br />

e solo alcune, sebbene modificate, sono arrivate fino a noi.<br />

Assessore alla Cultura<br />

Dott. Ubaldo Bartolozzi


ARGOMENTIAMO UNA INIZIATIVA:<br />

<strong>LA</strong> “SPARGIADA” DI CASSINA NUOVA<br />

Difficile, molto difficile,<br />

condensare<br />

in poche parole la<br />

storia agricola plurisecolare<br />

della nostra<br />

Cassina Nuova: ogni<br />

avvenimento accaduto<br />

diventa causa<br />

del successivo, che<br />

ne è la sua diretta<br />

conseguenza, e così<br />

via…<br />

Da dove cominciare<br />

allora? Ritengo che<br />

possa essere utile e<br />

curioso parlare di una<br />

serie di nomi.<br />

Eccoli: Campo della Stradella, Campo La vigna<br />

de la foppa, Campo La Foppa, Campo<br />

de la Vezzolo, Campo Campazzo del conte<br />

Pecchio, Campo de la noce, Campo detto il<br />

Vignolo, Campo dell’Olmetto, Campo detto<br />

La Mizzorina … Siamo agli inizi del 1700 e<br />

quelli che avete letto sono solo alcuni dei<br />

nomi degli appezzamenti di terreno che si<br />

trovavano nei dintorni della vecchia chiesa<br />

di San Bernardo, talvolta appezzamenti<br />

molto piccoli, ma tutti correttamente denominati,<br />

nomi che, purtroppo,<br />

sono andati persi con l’evolversi<br />

della Storia. Non è difficile<br />

intuire, dunque, come l’anima<br />

economica di Cassina Nuova<br />

fosse quella legata all’agricoltura,<br />

come ormai avveniva da alcuni<br />

secoli, da quando la nobile<br />

famiglia dei Dugnani, feudataria<br />

della zona, ne promosse lo sviluppo.<br />

Il diciottesimo secolo è il secolo degli<br />

Asburgo nel Lombardo – Veneto: all’amministrazione<br />

austriaca nulla deve sfuggire e<br />

la loro politica economica fa sì che tutto<br />

ciò che rientra in tale campo debba essere<br />

documentato, catalogato, accatastato. Si<br />

viene così a sapere dai documenti dell’epoca<br />

che i grandi possedimenti terrieri di Cassina<br />

Nuova non appartengono a residenti<br />

cassinanovesi, ma solo dati in affitto ai suoi<br />

contadini; i proprietari, quasi tutti nobili,<br />

risiedono a Milano, a Como e lasciano ai<br />

fattori il compito, talvolta ingrato,<br />

di vigilare sui loro affari.<br />

Le centinaia di pertiche<br />

di terreno erano coltivate a<br />

foraggio, cereali ed ortaggi;<br />

non mancavano i boschi e, sui<br />

confini delle proprietà, crescevano<br />

i gelsi, alberi fondamentali


per l’allevamento dei bachi da seta, attività<br />

complessa spesso destinata alle donne e ai<br />

bambini.<br />

Per i contadini di Cassina Nuova e per le<br />

loro famiglie la vita è faticosa e, fondamentalmente,<br />

povera; per questo nelle nostre<br />

cascine si sviluppa una economia parallela,<br />

anche questa gestita principalmente dalle<br />

donne, le “regiure”, che ha lo scopo di integrare<br />

con i suoi guadagni la poco brillante<br />

economia famigliare.<br />

E’ in questo ambito che vengono gestiti i<br />

pollai e le conigliere, che si allevano i piccioni,<br />

che si dà vita a piccoli orti realizzati<br />

in parti poco pregiate dei terreni agricoli<br />

per non rubare spazio alla fertilità dei campi<br />

dei padroni. Ed è proprio in questo ambito<br />

che prende forma anche la coltivazione<br />

degli asparagi, per potere sfruttare quelle<br />

porzioni di terreno poste tra un gelso e l’altro<br />

altrimenti non sfruttabili dal punto di<br />

vista agricolo. La composizione del terreno<br />

dei nostri campi si rivelò subito ottimale<br />

per questo genere di prodotto, così che la<br />

sua coltivazione, nata come sussidiaria, diventò<br />

ben presto una importante fonte di<br />

reddito.<br />

Coltivare asparagi non<br />

era, e non è, affatto<br />

semplice: essa richiede<br />

un’area appositamente<br />

dedicata dei<br />

terreni e disponibile<br />

per alcuni anni, esclusa<br />

quindi dal normale<br />

regime di alternanza<br />

delle coltivazioni.<br />

L’asparago, che si adatta<br />

bene ai climi temperati<br />

in pianura o in zone<br />

collinari, va disposto su<br />

terreno ben drenante, tendenzialmente<br />

sabbioso e in una zona soleggiata.<br />

Ciò che adesso segue è il percorso che deve<br />

essere seguito dal bravo coltivatore e vuole<br />

ottenere dei buoni raccolti; come potrete<br />

leggere la strada è piuttosto articolata …<br />

L’interramento delle piantine si deve effettuare<br />

in autunno o all’inizio della primavera;<br />

si inizia dalla “zampa” che è costituita<br />

da rizoma, radice e gemme. Le zampe devono<br />

essere collocate ad una profondità nel<br />

terreno di circa 20 – 30 centimetri.<br />

E’ importante fare ogni anno una abbondante<br />

concimazione organica e stare attenti<br />

all’apporto di acqua: infatti, in estate,


il fabbisogno idrico richiesto è elevato e<br />

non si deve mai lasciare per troppo tempo<br />

il terreno asciutto. Durante la raccolta,<br />

che di solito avviene da metà marzo a metà<br />

giugno, le innaffiature devono essere sospese<br />

o limitate.<br />

Quando la temperatura del suolo al livello<br />

dei rizomi è intorno ai 10 - 12 gradi, la<br />

pianta inizia ad emettere i “turioni” (ciò che<br />

noi mangiamo) germogli carnosi di colore<br />

bianco, verde o violaceo; turioni si raccolgono<br />

quando sporgono di alcuni centimetri<br />

dal terreno, senza strapparli, ed utilizzando<br />

un apposito utensile. Nei primi due anni di<br />

vita dell’asparagiaia è consigliabile moderare<br />

la raccolta dei turioni per potere favorire<br />

l’apparato radicale delle piante stesse.<br />

Vediamo adesso quali sono le tre fasi riguardanti<br />

l’intero ciclo vitale della pianta<br />

dell’asparago.<br />

La prima fase è quella denominata dell’allevamento,<br />

periodo di circa due anni in cui il<br />

raccolto è limitato e si ha un forte sviluppo<br />

vegetativo.<br />

La seconda fase è detta produttiva: la<br />

produzione dell’asparagiaia cresce fino ad<br />

assestarsi attorno al quarto anno per poi<br />

rimanere costante sino al decimo, anno in<br />

cui si inizia a delineare la fase decrescente<br />

con il calo, sempre più evidente, della produzione<br />

dei turioni.<br />

Un lavoro non facile, dunque, quello della<br />

coltivazione dell’asparago che tuttavia serviva<br />

a fare giungere nelle tasche dei nostri<br />

progenitori contadini qualche lira in più,<br />

prima che esso diventasse una concreta<br />

realtà economica: e gli asparagi cassinanovesi<br />

erano davvero molto pregiati se si<br />

considera che le mazzette di prima qualità<br />

andavano letteralmente a ruba nei mercati<br />

ortofrutticoli di Milano.<br />

Ivano Denti<br />

Si ringraziano per la cortese<br />

collaborazione:<br />

L’assessorato alla Cultura e<br />

L’Assessorato Sport e Tempo Libero<br />

L’Assessore Dott. Ubaldo Bartolozzi<br />

il Maestro Ivano Denti<br />

e Giordano Minora<br />

Immagini fornite da<br />

Archivio fotografico Città di <strong>Bollate</strong><br />

U.O. Cultura - P.zza Gen. Dalla Chiesa - <strong>Bollate</strong> (M)


HEMINGWAY A <strong>BOL<strong>LA</strong>TE</strong><br />

Sia pure per una tragica circostanza il celebre scrittore<br />

americano Ernest Hemingway fu di passaggio sul territorio<br />

di <strong>Bollate</strong>.<br />

Avvenne il 7 giugno 1918 a seguito di una devastante<br />

esplosione avvenuta nello stabilimento di munizioni<br />

Sutter & Thevenot, situato a Castellazzo, che provocò oltre<br />

una sessantina di vittime fra le operaie addette alla lavorazione.<br />

Il giovane Hemingway, arruolatosi volontariamente nella<br />

Croce Rossa Americana come guidatore di autoambulanze,<br />

provenendo da Parigi, arrivò a Milano alla stazione di<br />

Porta Garibaldi proprio la mattina stessa dell’episodio.<br />

Nel primo pomeriggio, non appena giunse la notizia di<br />

quanto accaduto, entrò immediatamente in servizio e fu<br />

inviato sul luogo del disastro per prestare i soccorsi.<br />

Per il diciannovenne Ernest la vista dei corpi dilaniati dell’esplosione e soprattutto<br />

la scoperta che quasi tutte le vittime fossero donne fu un trauma tremendo.<br />

Da questa visione non si liberò mai, tanto da portarlo a scriverne, quattordici<br />

anni dopo, nel racconto “Una storia naturale dei morti”.<br />

Ecco come ricorda la sua terribile esperienza:<br />

“Quanto al sesso dei defunti, è un dato di fatto che ci si abitua talmente all’idea che<br />

tutti i morti siano uomini che la vista di una donna morta risulta davvero sconvolgente.<br />

La prima volta che sperimentai quest’inversione fu dopo lo scoppio di<br />

una fabbrica di munizioni che sorgeva nelle campagne intorno a Milano, in Italia.<br />

Arrivammo sul luogo del disastro in autocarro, lungo strade ombreggiate da pioppi<br />

e fiancheggiate da fossi formicolanti di animaletti che non potei osservare chiaramente<br />

a causa delle grandi nuvole di polvere sollevate dai camion. Arrivando nel<br />

luogo dove sorgeva lo stabilimento, alcuni di noi furono messi a piantonare quei<br />

grossi depositi di munizioni che, chissà perché, non erano saltati in aria, mentre<br />

altri venivano mandati a spegnere un<br />

incendio divampato in mezzo all’erba<br />

di un campo adiacente; una volta conclusa<br />

tale operazione ci ordinarono di<br />

perlustrare gli immediati dintorni e i<br />

campi circostanti per vedere se ci fossero<br />

dei corpi. Ne trovammo parecchi<br />

e li portammo in una camera mortuaria<br />

improvvisata e, devo ammetterlo<br />

francamente, la sorpresa fu di scoprire<br />

che questi morti non erano uomini<br />

ma donne”.


Hemingway prosegue poi nella descrizione di quanto avvenuto “ricordo<br />

che dopo aver frugato molto attentamente dappertutto per trovare i corpi rimasti<br />

interi ci mettemmo a raccogliere i brandelli. Molti di questi furono staccati<br />

da un fitto recinto di filo spinato che circondava l’aerea dove prima sorgeva la<br />

fabbrica e delle parti di edificio ancora esistenti, da cui raccogliemmo molti di<br />

questi pezzi staccati che illustravano fin troppo bene la tremenda energia dell’alto<br />

esplosivo. Trovammo molti di questi brandelli nei campi, a una distanza<br />

considerevole, dove erano stati portati dal loro stesso peso”.<br />

Al termine del servizio, sulla strada del ritorno il giovane Ernest riflette<br />

con i commilitoni sulla terribile esperienza vissuta “Al nostro rientro a<br />

Milano ricordo che qualcuno di noi parlò dell’episodio e riconobbe il suo aspetto<br />

irreale. Anche il viaggio attraverso la bella campagna lombarda, piacevole benché<br />

polveroso, rappresentò un compenso all’ingratitudine del servizio, e al ritorno,<br />

mentre ci scambiavano le nostre impressioni, fummo tutti d’accordo che l’incendio<br />

scoppiato poco prima del nostro arrivo, fosse stato domato così in fretta<br />

e prima che potesse raggiungere uno di quei depositi, apparentemente enormi,<br />

di munizioni inesplose. Fummo anche d’accordo che la raccolta dei brandelli<br />

era stata un’esperienza straordinaria, essendo stupefacente che il corpo umano,<br />

investito da uno scoppio andasse in pezzi che non rispettavano in alcun modo la<br />

sua struttura anatomica, ma piuttosto si dividevano capricciosamente come la<br />

frammentazione nello scoppio di un protettile ad alto esplosivo”.<br />

Le lunghe ore trascorse a Castellazzo nella pietosa missione rappresentarono<br />

quindi per il futuro<br />

scrittore un impatto sconvolgente<br />

con la realtà della morte, destinato<br />

a lasciare, per il resto della sua<br />

esistenza, una traccia profonda<br />

ed indelebile nella sensibilità del<br />

suo animo.<br />

Due giorni dopo il giovane Hemingway<br />

lascia Milano per proseguire<br />

il suo viaggio verso Schio<br />

dove aveva sede la sezione della<br />

Croce Rossa Americana cui era<br />

stato assegnato.<br />

Dalla pubblicazione “Il Santuario della Fametta di Castellazzo”<br />

ed. 2010.<br />

Le foto sono riprodotte su concessione n. 26/2010<br />

Ministero Beni e Attività Culturali.<br />

Archivio di Stato di Perugia Sez. di Spoleto.<br />

Divieto di ulteriore riproduzione.<br />

Giordano Minora


PER AIUTARTI A CONOSCERE <strong>LA</strong> TUA CITTà<br />

La <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> <strong>Bollate</strong> è un’associazione<br />

base volontaria di natura privatistica<br />

senza scopo di lucro, ma con rilevanza<br />

pubblica e finalità di promozione sociale,<br />

turistica, di valorizzazione di realtà e di<br />

potenzialità naturalistica culturale storica<br />

ed enogastronomica del comune di <strong>Bollate</strong>.<br />

(Art. 2 dello statuto).<br />

La <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> <strong>Bollate</strong>, proponendo<br />

queste pubblicazioni periodiche, vuole<br />

raggiungere l’obbiettivo di far conoscere<br />

gli usi, i costumi, le attività agricole, la vita<br />

contadina, le vicende e gli avvenimenti<br />

accaduti, le caratteristiche del territorio,<br />

la storia di cui la nostra città è stata<br />

protagonista.<br />

Con questa prima pubblicazione si vuole<br />

contribuire a far conoscere l’originaria<br />

vocazione dell’attività produttiva agricola;<br />

la corte come luogo privilegiato della<br />

socialità contadina.<br />

22 ° incontro di primavera<br />

13 MAGGIO 2012<br />

via S. Bernardo - Cassina Nuova (MI)<br />

Si è poi voluto ricordare il tragico evento<br />

del 7 giugno del 1918: una tremenda<br />

esplosione nello stabilimento di munizioni<br />

Sutter & Thevenot che provocò la morte<br />

di una sessantina di vittime - quasi tutte<br />

giovani donne - e numerosi feriti. Abbiamo<br />

ritenuto utile contribuire a portare a<br />

conoscenza vicende come queste, che<br />

crediamo siano sconosciute alla stragrande<br />

maggioranza dei cittadini bollatesi.<br />

Riteniamo che sia importante, per ogni<br />

cittadino, avere la conoscenza della storia<br />

della propria città, oltre che dei servizi, della<br />

cultura, dei costumi, dei diritti e doveri<br />

amministrativi; questo farà di ogni cittadino<br />

un protagonista della collettività.<br />

Il Presidente<br />

<strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> <strong>Bollate</strong><br />

Alfonso Di Pasqua<br />

EVENTI<br />

PROGRAMMATI<br />

PER L’ANNO 2012<br />

33ª MOsTRA d’ARTE CANTuN sCIATIN<br />

e 1ª MOsTRA fOTOGRAfICA “LO sCATTO”<br />

27 maggio 2012 - <strong>Bollate</strong> - Piazze A. Moro e C.A. Dalla Chiesa<br />

9° INCONTRO<br />

d’AuTuNNO<br />

14 ottobre 2012<br />

Via S. Bernardo<br />

Cassina Nuova<br />

MERCATINI dI NATALE<br />

1 e 2 dicembre 2012<br />

Via S. Bernardo - Cassina Nuova<br />

14-15-16 dicembre 2012<br />

Piazza Aldo Moro - <strong>Bollate</strong>


in collaborazione con:<br />

Le Scuole, le Associazioni Sportive e Culturali,<br />

le Attività Commerciali,<br />

l’Ass.to allo Sport e Tempo Libero del Comune di <strong>Bollate</strong>,<br />

le Associazioni affiliate<br />

CAMPER CLUB<br />

<strong>BOL<strong>LA</strong>TE</strong><br />

Via S. Bernardo, 26 - <strong>Bollate</strong> (MI)<br />

Tel. 02.33260188 - Cell. 339.5817313<br />

E-mail: alfonso.dipasqua@tiscali.it<br />

Via San Bernardo, 30 - CASSINA NUOVA - <strong>BOL<strong>LA</strong>TE</strong> (MI)<br />

Sede legale: Via Alberto da Giussano, 23 (Mi)<br />

Sede amministrativa e operativa:<br />

Via Madonna in Campagna, 4<br />

20021 <strong>BOL<strong>LA</strong>TE</strong> (MI)<br />

Tel. 02.33300688 - 02.3505445

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