14.06.2013 Views

«Colui che l'ha fatto imprimere più tosto da principe ... - Librerie Arion

«Colui che l'ha fatto imprimere più tosto da principe ... - Librerie Arion

«Colui che l'ha fatto imprimere più tosto da principe ... - Librerie Arion

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>«Colui</strong> <strong>che</strong> <strong>l'ha</strong> <strong>fatto</strong> <strong>imprimere</strong> <strong>più</strong> <strong>tosto</strong> <strong>da</strong> <strong>principe</strong> <strong>che</strong><br />

<strong>da</strong> libraio»<br />

Le edizioni di Giovanni e Gabriele Giolito de' Ferrari<br />

Mostra mercato del libro antico, di pregio e d'artista<br />

Bologna – Palazzo Re Enzo e del Podestà<br />

23 – 25 settembre 2011<br />

Stand 22<br />

<strong>Arion</strong> Montecitorio<br />

Piazza Montecitorio 59<br />

00186 ROMA<br />

tel 06-6781103<br />

montecitorio@libreriearion.it


1. Accolti, Benedetto (1415-1464). La guerra fatta <strong>da</strong> christiani contra barbari per la ricuperatione del<br />

Sepolcro di Christo et della Giudea, di Benedetto Accolti Aretino, tradotta per Francesco Baldelli <strong>da</strong><br />

Cortona. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 1549.<br />

In-8° (mm 144x93). 127 carte numerate, manca l‟ultima carta bianca. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su<br />

legno al frontespizio (Z535) e al verso della c. Q7 (U387). Capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura in<br />

pergamena antica rimontata nell‟Ottocento con al dorso il titolo manoscritto di un‟altra opera, segnalibro in seta verde.<br />

Esemplare in buono stato di conservazione, margini sobri, i numeri di alcune pagine asportati <strong>da</strong> eccessiva rifilatura del<br />

margine superiore; qual<strong>che</strong> macchia e qual<strong>che</strong> gora alle prime carte. Al frontespizio anti<strong>che</strong> firme di appartenenza<br />

manoscritte cassate; al recto del foglio di guardia anteriore lunga nota bibliografica manoscritta del secolo XIX relativa<br />

all‟edizione.<br />

Prima rara edizione di quest‟opera dell‟aretino Benedetto Accolti, arcivescovo di Ravenna e uomo di grande<br />

cultura umanistica. Pubblicato originariamente in latino nel 1532 e qui tradotto per la prima volta <strong>da</strong>l<br />

Baldelli, il testo contiene una narrazione della storia della prima crociata per la liberazione di Gerusalemme<br />

(1095); «l‟opera è quella <strong>che</strong> ispirò a Torquato Tasso la immortale Gerusalemme» (Gamba). La <strong>da</strong>ta della<br />

dedicatoria a Giovan Battista Ricasoli è il 17 settembre 1543. Questo ha <strong>fatto</strong> ritenere ad alcuni – come lo<br />

stesso Brunet e Haym – <strong>che</strong> potesse esistere una princeps stampata in quella <strong>da</strong>ta, cosa smentita <strong>da</strong>i fatti, non<br />

trovandosi in circolazione alcuna edizione simile. Bongi ritiene <strong>che</strong> «non esista la stampa del 1543, e <strong>che</strong> sia<br />

sbagliata addirittura la <strong>da</strong>ta di quell‟anno nella dedicatoria, e debba leggersi 1549». La lunga nota<br />

manoscritta nel foglio di guardia del presente esemplare tratta proprio di quest‟argomento, allineandosi per lo<br />

<strong>più</strong> alla posizione del Bongi, offrendo alcuni nuovi spunti ed ipotesi.<br />

Bongi I, 251; Gamba, 1177. € 700<br />

2. Aelianus, Claudius (ca. 170-ca. 235). De varia historia libros XIIII Iacobus Laureus Venetus e Graeco<br />

in Latinum vertebat. Adiuncta est Ode Pin<strong>da</strong>ri, quae inscribitur in Hieronem Celete, ab eodem<br />

Heroico carmine donata. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 1550.<br />

In-8° (mm 155x100). 104 carte numerate. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z538).<br />

Capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura in carta decorata del Settecento. Esemplare in discreto stato di<br />

conservazione, antico restauro all‟angolo superiore del frontespizio, <strong>che</strong> reca an<strong>che</strong> alcune gore e fioriture; alcune carte<br />

uniformemente brunite, gore e fioriture in tutto il volume. Numerosi marginalia di mano coeva in inchiostro marrone<br />

nel testo. Al frontespizio timbro di appartenenza novecentesco: „Avv. Costantino Tassara Genova Voltri‟<br />

Prima edizione giolitina latina del testo di Eliano – pubblicato per la prima volta in greco <strong>da</strong> Camillo Perusco<br />

a Roma nel 1545 – nella traduzione di Jacopo Lorio, cui seguirono altre ristampe. Il Lorio fu insigne grecista,<br />

attivo soprattutto a Venezia come traduttore nella prima metà del ‟500. Di questa sua opera non dovette<br />

trovare «gran sodisfazione [...], giacché, poco dopo pubblicata la versione latina, lo tradusse in volgare, e<br />

fece di pubblica ragione an<strong>che</strong> questa sua nuova fatica, dirigendola a Marietta Giustiniana, nello stesso anno<br />

1550 [...]» (Bongi). Questo volgarizzamento fu l‟unico per diversi secoli. La Storia varia di Eliano è una<br />

raccolta di aneddoti, aforismi e notizie su personaggi famosi della storia e della cultura antica, importante<br />

non tanto per la veridicità storica dei racconti – spesso poco attendibili o privi di fonte – quanto piut<strong>tosto</strong><br />

perché costituì la base delle leggende medievali intorno ad Alessandro Magno, Pericle, Alcibiade,<br />

Semiramide e altri.<br />

Bongi I, 276. € 480


3. Alighieri, Dante (1265-1321). La Divina Comedia di Dante di nuovo alla sua vera lettione ridotta con<br />

lo aiuto di molti antichissimi esemplari. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1555.<br />

In-12° (mm 134x74). Segnatura: * 12 , ** 6 , A-Z 12 , AA-BB 12 . 18 carte non numerate, 598 pagine, una carta non numerata.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Richiami a stampa lungo i margini. Al frontespizio marca tipografica incisa su<br />

legno con una fenice su fiamme <strong>che</strong> si sprigionano <strong>da</strong> anfora recante le iniziali G.G.F. L‟anfora e sorretta <strong>da</strong> due satiri<br />

con ramoscello in mano (A119); una variante di questa marca è presente an<strong>che</strong> al verso dell‟ultima carta (Z537). Al<br />

verso della carta *5 ritratto silografico di Dante entro ovale. Illustrato <strong>da</strong> 12 legni su 2/3 di pagina <strong>che</strong> sono libere<br />

riduzioni delle illustrazioni dell‟edizione stampata <strong>da</strong> Francesco Marcolini nel 1544, iniziali silografi<strong>che</strong> ornate nel<br />

testo. Legatura seicentesca in pergamena rigi<strong>da</strong> con titolo manoscritto al dorso. Esemplare in buono stato di<br />

conservazione, piccolo restauro all‟angolo inferiore bianco del frontespizio, una lieve gora alle ultime carte, qual<strong>che</strong><br />

piccolo foro di tarlo lungo il margine superiore bianco di alcune carte. Esemplare di illustre provenienza con, al<br />

frontespizio, il timbro lievemente abraso di Walter Ashburner (1864-1936), grande bibliofilo, professore ad Oxford e<br />

co-fon<strong>da</strong>tore del British Institute di Firenze. Ex-libris di Francesco Verlicchi al contropiatto anteriore.<br />

Edizione tra le <strong>più</strong> rare ed eleganti del XVI secolo del poema <strong>da</strong>ntesco, e prima in cui la Commedia e<br />

designata con l‟aggettivo ‘Divina’ nel titolo. In questa stampa il testo e preceduto <strong>da</strong>lla dedica a Coriolano<br />

Martirano, <strong>da</strong> un sonetto del Boccaccio con il ritratto del Poeta, <strong>da</strong>lla di lui vita scritta <strong>da</strong> Lodovico Dolce,<br />

<strong>da</strong>l Dizionario dei vocaboli <strong>più</strong> oscuri, <strong>da</strong>ll‟indice delle „apostille’ stampate lungo i margini. Benché Dante<br />

fosse già <strong>da</strong> tempo chiamato Divino, il titolo definitivo del poema, si deve al Dolce (1508-1568), <strong>che</strong><br />

compose le chiose di questa edizione, mai <strong>più</strong> ristampata <strong>da</strong> Giolito. Della presente stampa sono note due<br />

tirature <strong>che</strong> presentano rilevanti varianti nei fregi e nella impaginazione del testo e <strong>che</strong> sono facilmente<br />

riconoscibili perché una – come la presente – reca le note tipografi<strong>che</strong> al frontespizio, mentre l‟altra ne e<br />

priva. «Dei due <strong>che</strong> ne possiede la Palatina, uno ha questo di singolare, <strong>che</strong> per le prime sei facce il numero<br />

delle linee non è lo stesso, né sono gl’istessi que’ fiorami, quelle iniziali e quelle vignette <strong>che</strong> vedonsi <strong>da</strong>l<br />

principio fino al canto XVI dell’Inferno (fac.87)».<br />

De Batines II, p. 90-91; Mambelli, n. 39; Bongi, 475-76; A<strong>da</strong>ms D, 101. € 6.500<br />

4. Appianus Alexandrinus (II sec. d.C.). Historie delle guerre esterne de romani di Appiano<br />

Alessandrino. Prima parte. Tradotta <strong>da</strong> messer Alessandro Braccio Secretario Fiorentino, e di nuovo<br />

impressa, & con somma diligenza <strong>da</strong> M. Ludovico Dolce corretta. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari e<br />

fratelli, 1554. (Tomo II:) Id. Historia delle guerre civili de’ romani di Appiano Alessandrino. Secon<strong>da</strong><br />

parte. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari e fratelli, 1559. (Tomo III:) Id. Tre libri di Appiano, cioè della<br />

guerra illirica, della spagnuola: e della guerra, <strong>che</strong> fece Annibale in Italia, non <strong>più</strong> veduti, e <strong>da</strong> M.<br />

Lodovico Dolce tradotti, con la lor Tavola. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari e fratelli, 1559.<br />

Tre volumi in-12°. I: (mm 136x73). Segnatura: *-** 12 , *** 6 , a-n 12 , o 4 . 30 carte non numerate, 317 pagine, due carte<br />

bian<strong>che</strong>. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (A119) e al verso della penultima carta. La<br />

prima parola del titolo entro cornice architettonica incisa su legno. 7 capilettera animati e ornati e testatine incisi su<br />

legno nel testo. Legatura del Settecento in pergamena rigi<strong>da</strong> con i piatti ornati <strong>da</strong> una cornice a ferri floreali dorati;<br />

decorazioni in oro e titolo e numero del volume impressi in oro su tassello in pelle marrone al dorso. Esemplare in<br />

discreto stato di conservazione, fioriture alle prime e alle ultime carte. Timbro di appartenenza e nota di possesso<br />

manoscritta al frontespizio. II: (mm 136x76). Segnatura: *-*** 12 , A-V 12 , X 4 . 35 carte non numerate, una carta bianca,<br />

483 pagine, mancano le ultime due carte bian<strong>che</strong>. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio<br />

(A119) e al verso della c. X2. La prima parola del titolo entro cornice architettonica incisa su legno. 9 capilettera<br />

silografici ornati, testatine e finalini incisi su legno nel testo. Esemplare in discreto stato di conservazione, bruniture alle<br />

prime e alle ultime carte. Legatura ottocentesca in mezza pergamena con al dorso i tasselli in pelle – con titolo e numero<br />

del volume impressi in oro - recuperati della precedente legatura settecentesca uguale a quella degli altri due volumi.<br />

III: (mm 136x75). Segnatura: * 12 , A-I 12 , K 6 . 12 carte non numerate, 228 pagine. Carattere corsivo. Marca tipografica<br />

incisa su legno al frontespizio (A119). La prima parola del titolo entro cornice architettonica incisa su legno. 7<br />

capilettera silografici e testatine incise su legno nel testo. Legatura del Settecento in pergamena rigi<strong>da</strong> con i piatti ornati<br />

<strong>da</strong> una cornice a ferri floreali dorati; decorazioni in oro e titolo e numero del volume impressi in oro su tassello in pelle<br />

marrone al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione fioriture alle prime e alle ultime carte. Timbro di<br />

appartenenza e nota di possesso manoscritta al frontespizio.<br />

I: L‟edizione Giolito delle Historie di Appiano Alessandrino ripropone la traduzione di Alessandro Braccio –<br />

pubblicata per la prima volta a Roma nel 1502 e basata a sua volta sulla prima traduzione in latino


dell‟umanista Pier Candido Decembrio (uscita nel 1472) –, qui «alquanto ingentilita e corretta <strong>da</strong>l Dolce»<br />

(Bongi). Numerose furono le ristampe della traduzione del Braccio, tra cui quella famosa dei Manuzio del<br />

1545 e del 1551 dove, per la prima volta, compare an<strong>che</strong> la traduzione anonima delle guerre spagnole. Per<br />

quest‟ultima i Manuzio avevano ricevuto privilegio di stampa, motivo per cui il terzo volume di Giolito tardò<br />

a uscire.<br />

II: Ristampa della secon<strong>da</strong> parte delle Historie di Appiano Alessandrino nella traduzione di Alessandro<br />

Braccio. Nel 1559, in concomitanza con l‟uscita del terzo volume di Appiano, i Giolito ristamparono i primi<br />

due, ritirando <strong>da</strong>l commercio le copie invendute delle edizioni del 1554, cui si sostituirono le pagine<br />

preliminari con la nuova dedica a Cristofano Canale e, ovviamente, la nuova <strong>da</strong>ta.<br />

III: Nella premessa al secondo volume di Appiano pubblicato nel 1554, Giolito aveva anticipato la<br />

pubblicazione di quest‟ultimo. L‟uscita in realtà tardò alcuni anni, probabilmente per non incorrere in guai<br />

legali con i Manuzio <strong>che</strong> detenevano il privilegio di stampa di queste ultime traduzioni italiane di Appiano,<br />

per le quali non esisteva la versione del Braccio, essendo stati i testi greci <strong>da</strong> poco scoperti ed editi a Parigi.<br />

La traduzione – basata sulla versione latina re<strong>da</strong>tta <strong>da</strong> Giambattista Rasario – è di Ludovico Dolce (1508-<br />

1568).<br />

I: Bongi, I, p. 456. € 950<br />

5. Ariosto, Ludovico (1474-1533). Orlando Furioso di M. Ludovico Ariosto novissimamente alla sua<br />

integrita ridotto & ornato di varie figure, con alcune stanze del S. Aluigi Gonzaga in lode del<br />

medesimo aggiuntovi per ciascun canto alcune allegorie et nel fine una breve espositione et tavola di<br />

tutto quello, <strong>che</strong> nell'opera si contiene. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1543.<br />

In-4° (mm 212x148). Due parti in un volume. Segnatura: A-II 8 , KK 4 , *-** 8 , *** 4 . 260 pagine, 41 pagine non numerate.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica al frontespizio di ognuna della due parti (U536 e Z543).<br />

Frontespizio silografico con ricca cornice architettonica, illustrazioni silografi<strong>che</strong> all'inizio di ogni canto, ritratto inciso<br />

dell'autore al verso della c. KK4, capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura coeva in piena pelle, con<br />

cornici e fregi ornamentali impressi a secco ai piatti, dorso a tre nervi con titoli in oro, tracce di bindelle. Esemplare in<br />

buono stato di conservazione, antichi restauri al dorso con rifacimento delle cuffie, frontespizio anticamente<br />

controfon<strong>da</strong>to con lievi asportazioni marginali e integrazioni, lievi gore d'acqua sui margini delle carte, qual<strong>che</strong> fioritura<br />

e traccia d'uso. Firma di possesso manoscritta in inchiostro marrone al frontespizio ('Henry Vght re' de fortuna'),<br />

annotazioni manoscritte sulle prime carte atte a ristabilire l'ordine corretto delle pagine e del testo, anomalia presente<br />

già ad origine al momento della stampa.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione giolitina dell‟Orlando Furioso, definita, <strong>da</strong> Bongi e Agnelli Ravegnani, di pari rarità<br />

rispetto alla prima del 1542. L'esemplare si distingue per un clamoroso errore di composizione del testo sul<br />

primo fascicolo, occorso durante la stampa: salvo la carta A3, contenente l‟inizio del Poema, le ottave del<br />

primo quaderno sono state tutte stampate sulle facciate sbagliate. L‟errore è stato notato <strong>da</strong> un antico<br />

proprietario del volume, probabilmente nel corso del XVII secolo in base alla grafia, <strong>che</strong> con intervento<br />

manoscritto ha ristabilito l‟ordine preciso, numerando ogni singola ottava, rinumerando le pagine e<br />

apponendo sul margine di queste il richiamo alla successiva secondo la nuova dicitura corretta. Esemplari<br />

dell‟opera con questo tipo di anomalia non sono mai stati notati <strong>da</strong> alcun bibliografo, e neppure riscontrati<br />

nelle copie sin qui conosciute, per cui tra le ipotesi verosimili della circolazione di volumi con l'errata vi è la<br />

necessità di soddisfare la richiesta di un qual<strong>che</strong> committente a scorte ormai esaurite, con conseguente<br />

recupero del quaderno di tale prima erronea tiratura. An<strong>che</strong> il frontespizio porta segni di manomissioni ed<br />

interventi piut<strong>tosto</strong> antichi, poiché appare foderato ed integrato, e la <strong>da</strong>ta di stampa risulta accuratamente e<br />

finemente abrasa fino ad apparire corrispondente all'anno della prima impressione giolitina, il 1542. Tutte le<br />

edizioni del poema ariostesco pubblicate prima del 1550 si possono definire rare, ma in specifico questa<br />

edizione giolitina del 1543 risulta censita in pochissime bibliote<strong>che</strong> italiane e la maggior parte ne possiede un<br />

esemplare mutilo.<br />

Agnelli Ravegnani, 68 – 69; Guidi, 41; Melzi, 137; Baruffaldi, 299; Bongi, I, 69-70. € 3.800


6. Ariosto, Ludovico (1474-1533). Orlando Furioso di M. Ludovico Ariosto novissimamente alla sua<br />

integrita ridotto & ornato di varie figure, con alcune stanze del S. Aluigi Gonzaga in lode del<br />

medesimo aggiuntovi per ciascun canto alcune allegorie et nel fine una breve espositione et tavola di<br />

tutto quello, <strong>che</strong> nell'opera si contiene. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1546.<br />

In-4° (mm 215x144). Due parti in un volume. Segnatura: A-KK 4 , *-*** 8 , **** 6 . 264 pagine, 61 pagine non numerate.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica al frontespizio di ognuna della due parti (V364 e Z538) e al<br />

verso dell'ultima carta (Z539) Frontespizio silografico con ricca cornice architettonica, illustrazioni silografi<strong>che</strong><br />

all'inizio di ogni canto, ritratto inciso dell'autore al verso della c. *1, capilettera silografici animati e ornati nel testo.<br />

Legatura in pergamena floscia con capitelli passanti, cornici, fregi angolari ornamentali e armi impresse in oro ai piatti,<br />

dorso a tre nervi filetti in oro e segnatura manoscritta in inchiostro, tracce di bindelle. Esemplare su carta azzurra in<br />

buono stato di conservazione, gora al frontespizio, lievi fioriture, fori di tarlo su alcune carte. Sporadici marginalia in<br />

inchiostro, annotazioni di possesso manoscritte in inchiostro marrone a c. *2 verso: 'Jo Pampilio manu propria', 'Jo<br />

Domenico [...]'.<br />

Splendido esemplare impresso su carta azzurra di questa stampa giolitiana del Furioso: la prima presso il<br />

tipografo veneziano risale al 1542 e costituisce una tappa fon<strong>da</strong>mentale non solo nella storia dell'editoria e<br />

della fortuna del poema ariostesco, ma an<strong>che</strong> nella storia della sua illustrazione. I legni realizzati per<br />

l'occasione formano il primo sistematico commento per immagini all'opera e vennero successivamente<br />

riutilizzati nelle stampe del Giolito fino al 1560; i frontespizi vennero inoltre imitati e quello realizzato per il<br />

formato in-4° – quello del presente esemplare – fu integralmente copiato <strong>da</strong> tipografi come Antonio Blado a<br />

Roma (1543) e Bernardo Giunti a Firenze (1544). Distingue e rende eccellente l'impressione di Giolito an<strong>che</strong><br />

l'apparato di commento aggiunto a cura di Lodovico Dolce (1508-1568): la sua Espositione, parte integrante<br />

del progetto editoriale ma con proprio autonomo frontespizio, costituì fin <strong>da</strong>ll'inizio un valore aggiunto ed<br />

incontrò l'interesse del pubblico al punto <strong>da</strong> essere poi stampato an<strong>che</strong> in maniera indipendente (A. Nuovo –<br />

C. Coppens, I Giolito e la stampa nell'Italia del XVI secolo, Geneve, Droz, 2005, pp. 223-227).<br />

€ 24.000<br />

7. Betussi, Giuseppe (ca. 1515-ca. 1573). Il Raverta, dialogo nel qual si ragiona d’amore, e d’effetti<br />

suoi. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari 1545.<br />

In-8° (mm 153x98). 202 pagine, tre carte non numerate di cui le ultime due bian<strong>che</strong>. Carattere corsivo. Marca<br />

tipografica incisa su legno al frontespizio (Z537) e al verso della terz‟ultima carta (A123). Capilettera silografici<br />

animati e ornati nel testo. Legatura settecentesca in pergamena rigi<strong>da</strong> con capitelli passanti e unghie, tracce di un<br />

tassello asportato al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, qual<strong>che</strong> lieve gora, un foro di tarlo al margine<br />

inferiore bianco della secon<strong>da</strong> metà del volume. Annotazione manoscritta in inchiostro bruno al verso dell'ultima carta.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione – la prima era stata impressa sempre <strong>da</strong> Giolito nel 1544 – di questo dialogo incentrato sul<br />

tema dell‟amore, scritto <strong>da</strong> Giovanni Betussi – umanista e poligrafo, principale traduttore delle opere latine<br />

di Boccaccio (in particolare la Genealogia) – e dedicato a Pierfrancesco II Orsini, detto Vicino (1523-1585),<br />

signore di Bomarzo passato alla storia per avervi <strong>fatto</strong> costruire il famoso Parco “dei mostri”, vicino Viterbo.<br />

Pubblicato quando l‟Autore aveva solo vent‟anni, il Raverta è la secon<strong>da</strong> opera del bassanese Betussi, <strong>che</strong><br />

seguì un Dialogo amoroso uscito nel 1543. Fu amico dell‟Aretino, con cui condivise un aperto so<strong>da</strong>lizio<br />

letterario. Il Raverta fu ristampato quattro volte <strong>da</strong>l Giolito (1545, 1549, 1554 e 1562).<br />

Bongi I, 90 € 280<br />

8. Bruni, Leonardo (1370-1444). La prima guerra di carthaginesi con romani di M. Lionardo Aretino.<br />

Nuovamente tradotta e stampata con la tavola delle cose degne di memoria. Venezia, Gabriele Giolito<br />

de' Ferrari, 1545.<br />

In-8° (mm 142x100). 76 carte numerate, 4 carte non numerate. Carattere corsivo. Al frontespizio marca tipografica<br />

incisa su legno (Z537). Capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura coeva in pergamena floscia decorata ai<br />

piatti <strong>da</strong> uno stemma ducale in oro inquadrato <strong>da</strong> una cornice a due filetti decorata <strong>da</strong> motivi floreali dorati; dorso<br />

ornato <strong>da</strong> piccoli ferri dorati con titolo manoscritto in inchiostro marrone, tagli dorati. Esemplare in buono stato di


conservazione, una gora lungo il margine esterno di tutto il volume, alcune fioriture, legatura usurata. Numerose postille<br />

di mano coeva in inchiostro marrone ai margini del testo.<br />

Prima e unica edizione giolitina di quest‟opera, composta originariamente <strong>da</strong> Leonardo Bruni in latino, nella<br />

prima metà del secolo XV, e in seguito volgarizzata. Nei secoli, la dedicatoria al conte Clemente Pietra -<br />

citato an<strong>che</strong> nelle Vite del Vasari - aveva <strong>fatto</strong> pensare <strong>che</strong> l‟autore anonimo della traduzione fosse Lodovico<br />

Domenichi (1515-1564). In realtà non è possibile attribuire con certezza una paternità a questo<br />

volgarizzamento, <strong>che</strong> potrebbe essere del Bruni stesso, di cui si sa semplicemente recare la firma di una<br />

persona vicina a Bruni. I manoscritti superstiti – tra i quali degno di nota il ms. 966 del fondo laurenziano<br />

Ashburnham (appartenuto al Lasca) – recano infatti come titolo Libro De Primo Bello Punico composto <strong>da</strong><br />

lui in Latino, e poi translato in volgare per un suo amico. «È <strong>da</strong> aggiungersi anzi <strong>che</strong> questa stessa versione<br />

[...] era già stata messa in luce in alcune stampe del Tito Livio volgare del quattrocento e <strong>da</strong>i Giunti di<br />

Firenze nel 1526» (Bongi).<br />

Bongi, I, 98; A<strong>da</strong>ms A, 1561. € 650<br />

9. Caesar, Gaius Iulius (100 a.C.-44 a.C.). I commentari di Caio Giulio Cesare. Nuovamente tradotti<br />

<strong>da</strong> M. Francesco Baldelli di Latino in lingua Thoscana. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 1558<br />

[colophon: 1557].<br />

In-8° (mm 156x95). Segnatura: *-** 8 , *** 10 , A-H 8 , I 10 , K-P 8 , Q 10 , R-S 8 , T 10 , V-X 8 , Y 10 , Z 8 , AA-CC 8 , DD-EE 10 , FF-ZZ 8 ,<br />

AAA-BBB 8 , CCC 4 . 26 carte non numerate, 773 pagine (le pp. 132, 133, 250, 251, 298, 299, 350, 351, 436, 437,<br />

doppie), una carta non numerata. Illustrato <strong>da</strong> 6 tavole a doppia pagina incise su legno e comprese nella numerazione.<br />

Marca tipografica al frontespizio e al verso dell‟ultima carta. Legatura settecentesca in pergamena con capitelli passanti,<br />

titolo manoscritto il inchiostro al dorso, tagli azzurri. Esemplare in buono stato di conservazione, con qual<strong>che</strong> fioritura<br />

sulle carte iniziali. Sul risguardo anteriore annotazione in inchiostro: „1725‟.<br />

Nuova edizione dei Commentari di Cesare tradotti <strong>da</strong> Francesco Balzelli, pubblicati <strong>da</strong> Giolito per la prima<br />

volta nel 1554. Esistevano già traduzioni in volgare di Cesare, alcune manoscritte – come quella di Pier<br />

Candido Decembrio del 1438 –, altre stampate. La prima in assoluto a essere pubblicata fu la versione del<br />

genovese Agostino Ortica, del 1512 (con <strong>più</strong> di venti riedizioni, tra cui una dei Manuzio). In seguito, benché<br />

meno fortunata, comparve la buona traduzione di Dante Popoleschi, uscita a Firenze nel 1518. Terza, e<br />

destinata a oscurare le altre due, quella stampata <strong>da</strong>l Giolito, inizialmente commissionata al Dolce e in<br />

seguito affi<strong>da</strong>ta a Francesco Baldelli. Il privilegio con cui il Senato concesse il privilegio a Giolito <strong>da</strong>ta 1552,<br />

ma in realtà quest‟opera vide la luce solo due anni <strong>più</strong> tardi. L‟iniziale dedica al duca d‟Este venne soppressa<br />

perché questi, nel frattempo, «aveva operato contro il duca di Firenze, di cui esso traduttore era suddito»<br />

(Bongi, I, 453).<br />

Bongi I, 297. € 650<br />

10. Camillo, Giulio (1480-1544). Tutte l’opere di M. Giulio Camillo Delminio [...] nuovamente<br />

ristampate con la tavola delle cose notabili et con le postille in margine. Venezia, Giovanni e Giovanni<br />

Paolo Giolito de' Ferrari, 1581. (Segue:): Id. Il secondo tomo delle opere di M. Giulio Camillo Delminio<br />

[...]. Venezia, Giovanni e Giovanni Paolo Giolito de' Ferrari, 1581.<br />

In-12° (mm 128x70). Due tomi in un volume. I: Segnatura: * 12 , ** 6 , A-O 12 , P 6 . 24 pagine non numerate, 346 pagine, 2<br />

pagine non numerate. II: A-F 12 , G 6 . 154 pagine, 2 pagine non numerate. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca<br />

tipografica incisa su legno ai frontespizi e l'ultima carta di ogni tomo. Illustrazioni silografi<strong>che</strong>, capilettera silografici<br />

animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura settecentesca in pelle marezzata con cornici<br />

impresse in oro ai piatti, dorso con impressioni in oro e titolo aureo su tassello in marocchino (lacunoso), risguardi e<br />

sguardie in carta decorata. Esemplare in buono stato di conservazione, lavoro di tarlo alle carte iniziali, piccolo strappo<br />

al margine superiore delle pagine finali del tomo I, qual<strong>che</strong> fioritura. Nota manoscritta in inchiostro al primo<br />

frontespizio.<br />

Ultima edizione giolitina delle opere del Camillo. L'impressione reca la <strong>da</strong>ta 1581, ma viene stampata in<br />

realtà nel 1579 e riproduce la stampa del 1566, curata <strong>da</strong> Tommaso Porcacchi e dedicata a Erasmo di


Valvasone; quest'ultima era a sua volta fon<strong>da</strong>ta – almeno per quel <strong>che</strong> concerne il primo libro – su<br />

un‟edizione del 1560 curata <strong>da</strong> Lodovico Dolce. Per la loro stretta connessione i due libri si presentano<br />

frequentemente legati insieme, come avviene nel presente esemplare. Giulio Camillo era nato a Portogruaro<br />

nel 1480 circa, ma veniva soprannominato Delminio forse per l‟antica città <strong>da</strong>lmata <strong>da</strong> cui il padre si era<br />

trasferito in Friuli; fu famoso per il suo utopistico progetto legato al Teatro della memoria, un edificio ligneo<br />

costruito sul modello vitruviano in cui avrebbe dovuto essere archiviato – mediante un sistema mnemonico<br />

basato sulle immagini – tutto lo scibile umano.<br />

Bongi II, 380. € 1.200<br />

11. Capelloni, Lorenzo (1510-1590). Vita del prencipe Andrea Doria descritta <strong>da</strong> M. Lorenzo Capelloni<br />

con un compendio della medesima vita [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1569.<br />

In-4° (mm 208x147). Segnatura: * 8 , ** 6 , A-L 8 , M 6 . 24 pagine non numerate, 188 pagine, 2 pagine non numerate. Marca<br />

tipografica al frontespizio e al verso dell'ultima carta. Due tavole incise con ritratti dell'autore e di Andrea Doria,<br />

capilettera ornati e animati. Legatura coeva in pergamena floscia con capitelli passanti e titolo manoscritto al dorso in<br />

inchiostro. Esemplare in buono stato di conservazione, gore alle prime carte, lievi tracce d'uso, lacune all'angolo<br />

superiore sinistro delle ultime carte e del piatto posteriore. Bella nota d‟appartenenza manoscritta al recto della sguardia<br />

anteriore <strong>da</strong>tata 1694, annotazione in inchiostro al verso della stessa sguardia e di quella posteriore.<br />

Nuova edizione della biografia di Andrea Doria scritta <strong>da</strong>llo storico ligure Lorenzo Capelloni e pubblicata<br />

per la prima volta <strong>da</strong> Giolito nel 1565; questa edizione è «poco conosciuta, e senza paragone <strong>più</strong> rara della<br />

prima» (Bongi, II, p. 215). Capelloni operò sotto la protezione dei Doria e il libro – già pronto tre anni prima<br />

della editio princeps – assomiglia <strong>più</strong> a un panegirico <strong>che</strong> a un libro di storia, così come la vita di Camillo<br />

Orsino scritta <strong>da</strong>ll‟Orologi e pubblicata <strong>da</strong> Giolito nello stesso anno 1565 (si ve<strong>da</strong> la s<strong>che</strong><strong>da</strong> relativa), con cui<br />

spesso si trova legata assieme.<br />

Bongi, II, 215. € 750<br />

12. Castiglione, Bal<strong>da</strong>ssarre (1478-1529). Il cortegiano del conte Baltassar Castiglione. Nuovamente<br />

stampato, et con somma diligentia revisto, con la sua tavola di nuovo aggionta. Venezia, Gabriele<br />

Giolito de' Ferrari, 1541.<br />

In-8° (mm 148x96). 6 carte non numerate, due carte bian<strong>che</strong>, 5 carte non numerate, 195 carte con numerazione romana.<br />

Carattere corsivo. Frontespizio, ripetuto alla carta A1v <strong>che</strong> separa la tavola <strong>da</strong>l testo vero e proprio, con la marca del<br />

Giolito incisa su legno (Z543), presente, in una variante di dimensioni maggiori, an<strong>che</strong> al verso dell‟ultima carta<br />

(Z539). Capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura ottocentesca in pergamena rigi<strong>da</strong> con titolo<br />

manoscritto in inchiostro marrone al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi gore alle prime carte,<br />

margine superiore sobrio. Due ex-libris moderni e un‟eti<strong>che</strong>tta con l‟antica collocazione al contropiatto anteriore e al<br />

recto del foglio di guardia anteriore.<br />

Prima edizione giolitina di questo celebre dialogo: l‟impressione riprende quella uscita <strong>da</strong>i torchi della<br />

tipografia di Aldo Manuzio (1449-1515) nello stesso anno e venne realizzata al termine del decennio di<br />

privilegio dello stampatore veneziano. Il Cortigiano rappresenta una delle <strong>più</strong> genuine produzioni letterarie<br />

del Rinascimento. Pubblicata <strong>da</strong>llo stesso autore per la prima volta nel 1528, l‟opera sviluppa una riflessione<br />

mirante a calcolare gli interessi terreni e mon<strong>da</strong>ni della collettività, mediante la quale prende corpo la<br />

fisionomia del nuovo intellettuale italiano del XVI secolo.<br />

Bongi I, 30-32. € 950


13. Castiglione, Bal<strong>da</strong>ssarre (1478-1529). Il Cortegiano del conte Baldessar Castiglione nuovamente<br />

con diligenza revisto per M. Lodovico Dolce [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1562.<br />

In-12° (mm 134x70). Segnatura: * 14 , A-T 8 , V 10 . 28 pagine non numerate, 476 pagine. Carattere corsivo e carattere<br />

rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (A119) e al verso dell'ultima carta (Z543). Prima parola del<br />

titolo entro cornice incisa, capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura<br />

settecentesca in marocchino verde oliva con cornici ornamentali impresse in oro ai piatti, dorso con titolo e fregi in oro,<br />

risguardi e sguardie in carta decorata, tagli dorati. Esemplare in ottimo stato di conservazione, lievi fioriture. Al<br />

contropiatto anteriore eti<strong>che</strong>tta cartacea con segnatura a stampa, sulla sguardia anteriore ex libris „Fry Family Library‟,<br />

al frontespizio timbro di possesso in inchiostro blu „Bibl. Gust. C. Galletti Flor.‟<br />

Questa «edizioncina in carattere corsivo assai elegante» (Bongi, II, 156) è l‟ultima edizione del Cortegiano<br />

stampata <strong>da</strong> Giolito. Pubblicato per la prima volta nell‟aprile del 1528 nella tipografia veneziana dei<br />

Manuzio, all‟indomani del Sacco di Roma, il trattato del Castiglione fu – insieme a pochi altri testi, come<br />

l’Orlando Furioso, il Galateo o la Gerusalemme Liberata – uno dei libri di maggior successo del<br />

Rinascimento, rappresentativo di un clima di ideali cavallereschi e aristocratici ormai in declino ma ancora<br />

sentiti nell‟Italia <strong>che</strong> si avviava a entrare nell‟epoca della Controriforma. In questa versione il testo curato <strong>da</strong><br />

Lodovico Dolce (1508-1568), con dedica a Giorgio Gradenigo (1522-1600), patrizio veneziano noto per<br />

essere stato mecenate di molti letterati. Esistono copie <strong>che</strong> presentano sul frontespizio la <strong>da</strong>ta 1563 e 1564.<br />

Bongi, II, 156. € 850<br />

14. Comitoli, Paolo [a cura di] (1544-1626). Catena in beatissimum Iob absolutissima, e quattuor &<br />

viginti Graeciae doctorum explanationibus contexta, a Paulo Comitolo, Perusino, Societatis Iesu e<br />

Graeco in Latinum conversa [...]. Venezia, Giolito, 1587.<br />

In-4° (mm 221x158). Segnatura: * 8 , **-*** 4 , A-B 8 , C 4 , D-LL 8 , MM-PP 4 . 32 pagine non numerate, 544 pagine, 24<br />

pagine non numerata. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z541) e al<br />

recto dell'ultima carta (simile a Z538). Una vignetta silografica a c. D1 recto, capilettera silografici animati e ornati nel<br />

testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura coeva pergamena floscia con capitelli passanti, dorso con titolo<br />

manoscritto in inchiostro e tassello cartaceo. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi bruniture, qual<strong>che</strong><br />

fioritura, tracce d'uso alla legatura. Nota di possesso manoscritta in inchiostro al frontespizio, al contropiatto anteriore<br />

foglio manoscritto moderno.<br />

Prima edizione giolitina di quest‟opera sapienzale attribuita non concordemente a Niceta Vescovo di Eraclea<br />

(sec. XI), oppure – come affermava il curatore Paolo Comitolo – a Olimpiodoro Diacono (V-VI sec. d.C.).<br />

La vicen<strong>da</strong> editoriale legata alla pubblicazione di questo libro fu abbastanza travagliata. Il perugino padre<br />

Comitolo, <strong>che</strong> l‟aveva tradotta e annotata, si era affi<strong>da</strong>to nel 1586 al tipografo lionese Giovanni Stazio, ma<br />

non avendo potuto seguire personalmente la stampa, si rivolse in un secondo momento a Sisto V: in un breve<br />

diretto a Giovanni Giolito il pontefice concesse il privilegio per una nuova edizione e con<strong>da</strong>nnò quella<br />

lionese. Il libro contiene una serie di commenti del profeta Giobbe alle scritture dell‟Antico Testamento. Il<br />

termine Catena richiama l‟antico vocabolo utilizzato per questo tipo di commenti, in cui si uniscono di<br />

seguito le opinioni di tutti gli interpreti precedenti. Inventore di questa tipologia di esegesi biblica, la <strong>più</strong><br />

antica, è ritenuto Procopio di Gaza (VI-VI sec. d.C.).<br />

€ 850<br />

15. [Cornelius Nepos (ca. 99-31 a.C.)]. Emillio Probo De gli huomini illustri di Grecia, tradotto per<br />

Remigio Fiorentino. Venezia, Gabriele Giolito De Ferrari, 1550. (Legato con:) Diodorus Siculus (80?-ca.<br />

20 a.C.). Diodoro Siculo delle anti<strong>che</strong> historie favolose. Novamenee con somma diligenza stampato con<br />

la tavola. Venezia, Gabriele Giolito De Ferrari, 1547. (Legato con:) Guilleo, Guglielmo (sec. XVI).<br />

Discorso di Guglielmo Guilleo alemano sopra i fatti di Annibale [...]. Tradotto per il Dolce. Venezia,<br />

Gabriele Giolito De Ferrari, 1551.<br />

Tre opere in un volume in-8° (mm 157x100). I: 4 carte non numerate, 72 carte numerate. Carattere corsivo. Marca<br />

tipografica incisa su legno al frontespizio (Z535) e al verso dell‟ultima carta (Z539). Capilettera silografici animati e<br />

ornati nel testo. II: 8 carte non numerate, 122 carte mal numerate 119. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su


legno al frontespizio (Z535) e al verso dell‟ultima carta (Z539). Capilettera silografici animati e ornati nel testo. III: 69<br />

carte numerate, una carta non numerata, mancano le ultime due carte bian<strong>che</strong>. Carattere corsivo. Marca tipografica<br />

incisa su legno al frontespizio (A119) e al verso dell‟ultima carta (Z539). Capilettera silografici animati e ornati nel<br />

testo. Legatura settecentesca in pergamena rigi<strong>da</strong> con titolo in oro su tassello in marocchino nocciola al dorso; tagli<br />

azzurri. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi fioriture alle prime e alle ultime carte; alcune carte<br />

leggermente brunite. Eti<strong>che</strong>tta in carta con l‟antica segnatura scritta a mano al contropiatto anteriore.<br />

I: Prima edizione della traduzione di Remigio Nannini dell‟opera di Probo, di cui ne esisteva una precedente<br />

firmata <strong>da</strong> Boiardo inedita fino all‟Ottocento. La dedica è rivolta a Domenico Buoninsegni, grande amico del<br />

Nannini. «È cosa nota a tutti <strong>che</strong> le prime stampe di queste brevi vite si fecero sotto il nome di Emilio Probo,<br />

come porta la maggior parte dei manoscritti, mentre <strong>da</strong>i moderni si sogliono assegnare a Cornelio Nepote»<br />

(Bongi). Pertanto Nannini non fece altro <strong>che</strong> seguire la communis opinio circolante all‟epoca, an<strong>che</strong> se<br />

nell‟edizione veronese del 1732 il nome di Probo (attivo sotto Teodosio alla fine del IV sec. d.C.) venne<br />

sostituito con quello di Nepote. La presente traduzione godette di fortuna fino all‟Ottocento. L‟opera<br />

raccoglie un catalogo di uomini illustri della Grecia antica.<br />

II: Replica della stampa del 1542, <strong>che</strong> a sua volta riproduceva l‟edizione giuntina del 1526. Sono presenti<br />

solo i primi cinque libri allora conosciuti, <strong>che</strong> Poggio Bracciolini aveva tradotto in latino. Dopo la riscoperta<br />

degli altri libri in greco, e la loro pubblicazione, Giolito fece una nuova edizione nel 1574, «nuova e<br />

compiuta versione» (Bongi). La Bibliotheca historica di Diodoro è una storia universale <strong>da</strong>lle origini del<br />

mondo fino alle campagne di Cesare in Gallia e Britannia.<br />

III: Prima edizione della traduzione in italiano del testo del Guilleo fatta <strong>da</strong> Lodovico Dolce. L‟autore,<br />

tedesco, compose quest‟opera <strong>da</strong>pprima in latino, an<strong>che</strong> se non v‟è traccia dell‟edizione a stampa. È quindi<br />

probabile <strong>che</strong> Giolito potesse aver visto un manoscritto e <strong>che</strong> <strong>da</strong> lì passasse l‟idea di tradurlo al Dolce, il<br />

quale, per conto suo, non condividendo l‟opinione dell‟autore circa la superiorità di Annibale, «lasciando<br />

l‟ufficio d‟interpetre [sic], aveva allargato ed ampliato l‟originale» (Bongi). In fine del libro si trova un<br />

sonetto dedicato a M. Carlo T., di soggetto estraneo all‟opera.<br />

Bongi I, 322; Bongi I, 37; Bongi I, 333. € 850<br />

16. Curtius, Rufus Quintus (I secolo d. C). De’ fatti di Alessandro magno, Re de macedoni, tradotto<br />

per M. Tomaso Porcacchi. Venezia, Gabriele Giolito de Ferrari, 1559.<br />

In-4° (mm 211x145). Segnatura: *-**** 8 , ***** 4, A-P 8 , Q 6 . 72 pagine non numerate, 249 pagine, 3 pagine non<br />

numerate. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z534) e al verso della carta Q5 (U89). Capilettera silografici<br />

animati e ornati, testatine e finalini incisi. Legatura settecentesca in mezza pelle con angoli e carta decorata ai piatti,<br />

dorso con impressioni in oro e due tasselli cartacei, uno con titolo manoscritto in inchiostro e l‟altro con antica<br />

segnatura a stampa, tagli marmorizzati gialli. Esemplare in discreto stato di conservazione, gore e qual<strong>che</strong> macchia ai<br />

piatti, qual<strong>che</strong> fioritura, fori di tarlo sul margine interno verticale di alcune carte, dorso lacunoso.<br />

Prima edizione della traduzione di Tommaso Porcacchi (1530-1585) delle Historiae Alexandri Magni di<br />

Quinto Curzio Rufo. Nella nota al lettore il traduttore fa sapere di aver intrapreso questo lavoro di traduzione<br />

grazie all‟invito di Lodovico Domenichi (1515-1564), ma <strong>che</strong> trovandosi in luogo dove non poteva<br />

consultare altri libri aveva dovuto portarla a termine senza verificare su altre fonti, tra cui l‟edizione recente<br />

e autorevole del testo latino fatta <strong>da</strong> Enrico Glareano (Basilea, 1556), dove l‟opera veniva divisa in 12 libri<br />

(10 per il Porcacchi); oggi sappiamo <strong>che</strong> effettivamente l‟opera era costituita <strong>da</strong> 12 libri, ma è an<strong>che</strong> vero <strong>che</strong><br />

a noi ne sono giunti solo 10. Nonostante tutto, la traduzione del Porcacchi è <strong>da</strong> ritenersi di qualità, tanto <strong>che</strong><br />

fece passare in secondo piano il primo volgarizzamento, quello di Pier Candido Decembrio (1392-1477)<br />

stampato nel 1478. Le Historiae di Curzio Rufo sono una delle principali fonti di ispirazione per i racconti<br />

medievali intorno ad Alessandro, an<strong>che</strong> in virtù dello stile romanzesco e avventuroso con cui narra le<br />

spedizioni del re macedone, spesso avvolte di un alone fiabesco e meraviglioso. La presente edizione <strong>da</strong>tata<br />

1559 è in realtà del 1558: come avviene frequentemente, le copie avanzate <strong>da</strong>ll‟anno precedente vengono<br />

rinfrescate modificando il frontespizio; al colophon si trova però la <strong>da</strong>ta 1558.<br />

Bongi, II, 62. € 1.200


17. Delfini, Cesare (m. 1566). De summo romani pontificis principatu et de ipsius temporali ditione<br />

demonstratio. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 23 giugno 1547.<br />

In-4° (mm 206x155). 16 carte non numerate. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z534)<br />

e al recto dell‟ultima carta (U59). Capilettera silografici animati e ornati. Legatura in pergamena antica rimontata,<br />

sguardia anteriore rinnovata, titolo manoscritto al dorso. Esemplare in discreto stato di conservazione, frontespizio<br />

rinforzato lungo il margine interno, margini esterni usurati, qual<strong>che</strong> gora e fioritura. Nota di possesso manoscritta coeva<br />

al frontespizio: „[…] tinorum <strong>da</strong> Bononia‟; annotazione manoscritta e disegno in inchiostro al verso della sguardia<br />

posteriore.<br />

Prima e unica edizione, rarissima, di quest‟opera di Cesare Delfini, il cui nome «<strong>che</strong> manca nel frontespizio,<br />

si palesa in testa alla dedicatoria diretta a Gio. Carlo Affaitato nobile cremonese [...] e nel titolo interno<br />

dell‟opera» (Bongi). Il Delfini, nato a Parma e morto a Roma nel 1566, fu filosofo, astronomo, medico e<br />

teologo.<br />

Bongi I, 200; STC Italian, 212. € 950<br />

18. Dolce, Lodovico (1508-1568). I quattro libri delle Osservationi di Messer Lodovico Dolce. Di novo<br />

<strong>da</strong> lui medesimo ricorrette, et ampliate, con le apostille. Quinta editione. Venezia, Gabriele Giolito de‟<br />

Ferrari, 1558.<br />

In-8° (mm 152x100). Segnatura: A-P 8 . 240 pagine. Carattere corsivo e carattere rotondo per i richiami stampati lungo i<br />

margini. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z535). La prima parola del titolo racchiusa entro cornice<br />

silografica ornata. Testatine e finalini incisi su legno e 12 capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura<br />

coeva in pergamena floscia; titolo manoscritto al dorso, tracce di bindelle. Esemplare in discreto stato di conservazione,<br />

un alone lungo il margine bianco di alcune carte; un foro di tarlo al margine inferiore bianco delle pp. 87-146 e al<br />

margine interno delle pp. 191 fino alla fine, con perdita di alcune lettere. Nota di possesso manoscritta in inchiostro<br />

marrone al verso del foglio di guardia posteriore.<br />

Bella edizione giolitina di questo trattato di lingua, la cui princeps venne stampata nel 1550. Lodovico<br />

Dolce, poligrafo e traduttore di nobile famiglia veneziana, studiò a Padova e nella città lagunare per mettersi<br />

poi a lavorare proprio sotto la protezione del Gioito. Amico di Pietro Aretino (1492-1556), ebbe attività<br />

frenetica, sempre al confine tra l‟opera di traduzione e quella di creazione.<br />

Giolitine 35; A<strong>da</strong>ms, D 747. € 550<br />

19. Dolce, Lodovico (1500-1568). Vita di Ferdinando Primo Imperatore, nella quale sotto brevità sono<br />

comprese l’historie <strong>da</strong>ll’anno M.D.III insino al M.D.LXIV. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1566.<br />

In-4° (mm 226x151). Segnatura: *- *** 4 , A-II 4 . 24 pagine non numerate, 254 pagine (con errore alle pp. 172-172,<br />

numerate 164-165), 2 pagine non numerate. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (V364) e al verso dell'ultima carta (Z539). Capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e<br />

finalini incisi su legno. Legatura coeva in pergamena floscia con capitelli e nervi passanti, dorso a tre nervi con titolo<br />

manoscritto in inchiostro. Esemplare in buono stato di conservazione, qual<strong>che</strong> fioritura, tracce d‟uso.<br />

Prima edizione di quest‟opera <strong>che</strong> segue la precedente biografia di Carlo V, sempre del Dolce. Secondo le<br />

parole dell‟autore contenute nella dedica al conte Aluigi Avogadro, anzi, queste due biografie imperiali<br />

avrebbero dovuto essere affiancate an<strong>che</strong> <strong>da</strong> quelle dei sovrani francesi contemporanei, Francesco I e Enrico<br />

II, «perché questi quattro principi erano stati i maggiori e <strong>più</strong> valorosi <strong>che</strong> per lo spazio di molti anni avesse<br />

avuto il mondo» (Bongi, II, p. 216). In realtà le due sui re francesi non videro mai la luce. Giolito era solito<br />

inviare una copia del libro a personaggi di cui desiderava la protezione; in questo caso la destinataria fu la<br />

<strong>principe</strong>ssa Giovanna d‟Austria, figlia dello stesso Ferdinando. Tra le gesta descritte nel libro, particolare<br />

interesse suscita la descrizione delle battaglie contro i Turchi, prima della famosa battaglia di Lepanto (1571)<br />

in cui la flotta della Lega Santa – gui<strong>da</strong>ta <strong>da</strong> Don Giovanni d‟Austria, figlio illegittimo di Carlo V –<br />

sconfisse l‟esercito ottomano.<br />

Brunet II, 791; Graesse II, 418; Haym I, 228.8. € 650


20. [Domenichi, Lodovico (1515-1564)]. Rime diverse di molti eccellentiss. auttori nuovamente<br />

raccolte. Libro primo con nuova additione ristampato. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 1549.<br />

In-8° (mm 165x97). 374 pagine, 13 carte non numerate. Carattere corsivo. Marca tipografica al frontespizio (Z538) e al<br />

verso dell‟ultima carta (U89). Due capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura di fine Ottocento in pelle<br />

marrone decorata ai piatti <strong>da</strong> una sottile cornice in oro; titolo e decorazioni oro al dorso, dentelles interne, risguardi e<br />

sguardie in carta marmorizzata. Esemplare in discreto stato di conservazione, gore e fioriture alle prime e alle ultime<br />

carte, frontespizio controfon<strong>da</strong>to, con un alone nella parte superiore; mancanza di pelle nell‟estremità superiore del<br />

dorso della legatura, cerniere molto usurate.<br />

Terza e ultima edizione del primo libro delle rime, <strong>che</strong> riprende in tutto e per tutto la secon<strong>da</strong> del 1548 (la<br />

prima è del 1546). Unica differenza la soppressione degli errata alla fine del volume, sostituiti <strong>da</strong>l registro, e<br />

la <strong>da</strong>ta della dedicatoria del Domenichi, qui 1546 invece <strong>che</strong> 1545 come nelle altre due. Il volume contiene le<br />

rime di Francesca Bassa, Laodomia Forteguerri, Laura Terracina, Vittoria Colonna, Veronica Gambara.<br />

Bongi I, 241. € 450<br />

21. Domenichi, Lodovico (1515-1564). La nobiltà delle Donne di M. Lodovico Domenichi. Corretta, &<br />

di nuovo ristampata. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari e fratelli, 1551.<br />

In-8° (mm 164x101). Segnatura: * 8 , A-Z 8 , AA-LL 8 , MM 4 . 8 carte numerate, 275 carte numerate, una carta non<br />

numerata. Carattere corsivo. Marca tipografica al frontespizio (Z538) e al recto dell‟ultima carta (Z539). 9 capilettera<br />

silografici animati e ornati nel testo. Legatura ottocentesca in mezza pelle con carta marmorizzata ai piatti, titolo e<br />

decorazioni in oro al dorso. Esemplare in discreto stato di conservazione, alcuni aloni marginali e alcune fioriture,<br />

restauro al margine bianco esterno del frontespizio; un foro di tarlo lungo il margine bianco di alcune carte; piatti della<br />

legatura usurati lungo i bordi. Alcune note manoscritte in inchiostro marrone di mano coeva nel testo.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione della Nobiltà delle donne del Domenichi, <strong>che</strong> riproduce la princeps del 1549 an<strong>che</strong> nella<br />

dedicatoria al Belprato e nelle due lettere finali al Gottifredi e al Ciceri. Libro non rarissimo ma sempre di<br />

grande interesse e curiosità, per il quale il Domenichi venne accusato di plagio, complici le sue stesse<br />

dichiarazioni nelle lettere di dedica e agli amici contenute nel volume. In queste il Domenchi afferma<br />

«d‟aver ragionato della nobiltà ed ecellenza delle donne replicando quello <strong>che</strong> ne avevano scritto gli antichi<br />

ed i moderni autori, aggiungendovi bensì alcuna cosa, e non <strong>più</strong> detta, di suo» (Bongi). Più grave l‟accusa<br />

proveniente <strong>da</strong> Domenico Bruni, autore di un libro sullo stesso argomento <strong>che</strong> Domenichi sac<strong>che</strong>ggiò prima<br />

<strong>che</strong> venisse pubblicato: nella Excusatione ai lettori presente nella stampa del 1552 è lo stesso Bruni a svelare<br />

il furto, precisando <strong>che</strong> le cose in comune tra il suo libro e quello uscito l‟anno prima del Domenichi sono <strong>da</strong><br />

imputarsi solo alla mancanza di scrupoli di quest‟ultimo. Il tema, come si vede, era comunque di quelli <strong>che</strong><br />

riscuotevano maggior successo alla metà del secolo, sulla scia dei trattati amorosi e della lirica petrarchista.<br />

Rileggendo gli autori antichi, come Plutarco, e i moderni, come il Castiglione o lo Speroni, Domenichi<br />

compose questo trattato in forma di dialogo con il fine di passare in rassegna i principali argomenti della<br />

letteratura misogina e di destituirli di fon<strong>da</strong>tezza citando esempi di anti<strong>che</strong> eroine e contemporanei esempi di<br />

virtù, <strong>da</strong>ndo luogo a brevi racconti <strong>che</strong> in taluni casi raggiungono quasi lo statuto di novella.<br />

Bongi I, 247. € 650<br />

22. Domenichi, Lodovico (1515-1564). Dialoghi di M. Lodovico Domenichi; cioè, D’amore [...] et della<br />

stampa. [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1562.<br />

In-8° (mm 146x96). Segnatura: * 8 , ** 10 , A-BB 8 . 36 pagine non numerate, 399 pagine, una pagina non numerata.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (A119) e al verso dell'ultima<br />

carta (simile a Z539). La prima parola del titolo entro cornice silografica ornata. Capilettera silografici animati e ornati<br />

nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura ottocentesca in mezzo marocchino verde con carta decorata ai<br />

piatti, al dorso titoli e impressioni in oro, segnalibro in seta. Esemplare in buono stato di conservazione, lieve brunitura<br />

delle carte iniziali, isolate fioriture. Timbro di possesso in inchiostro nero al frontespizio: 'ex libris S. Baglioni'.<br />

Prima e unica edizione completa dei Dialoghi del Domenichi, scrittore, traduttore e collaboratore del Giolito<br />

<strong>che</strong> tra le altre diede alle stampe – circa quindici anni prima – le sue traduzioni dell‟opera di Senofonte (cfr.


supra). Singolarmente alcuni dialoghi avevano già visto la luce in opere precedenti: quello Dell'Imprese –<br />

genere assai in voga all‟epoca – era uscito nel 1556 a seguito della pubblicazione del Dialogo sulle imprese<br />

militari ed amorose di Paolo Giovio; quello Della Stampa era invece uscito nel 1562 nel libro dei Marmi,<br />

dopo una prima circolazione nel 1552 sotto la falsa paternità di Anton Francesco Doni (1513-1574). A<br />

questo proposito va ricor<strong>da</strong>to <strong>che</strong> proprio per quest‟ultimo tentativo di plagio il Domenichi aveva interrotto<br />

la sua amicizia con il Doni, di cui si vendicò inserendo nell‟edizione del 1562 un passo molto critico e feroce<br />

nei confronti del vecchio amico, «dove non solo è trattato di plagio per la traduzione delle Lettere di Seneca,<br />

ma è vituperato per altre scritture inette, e per la malvagità dell‟indole sua» (Bongi, II, 166). Il dialogo in<br />

questione è un‟operetta di grande interesse ancora per il lettore d‟oggi: nella conversazione immaginata tra<br />

Alberto Lollio, Francesco Coccio e Paolo Crivello, il Domenichi traccia una storia della stampa a circa un<br />

secolo <strong>da</strong>lla sua invenzione, riconoscendo l‟importanza <strong>che</strong> aveva avuto nello sviluppo e nella diffusione<br />

della letteratura e tributando i giusti riconoscimenti a «Giovanni Cuthembergo <strong>da</strong> Magontia, inventore delle<br />

stampe l‟anno MCCCCXL» (p. 371).<br />

Bongi II, 165; Gamba, 1361; A<strong>da</strong>ms, D-779. € 780<br />

23. [Doni, Anton Francesco (1513-1574)]. La Fortuna di Cesare, tratta <strong>da</strong> gl’Autori Latini. Venezia,<br />

Gabriele Giolito de‟ Ferrari e fratelli, 1550.<br />

In-8° (mm 151x96). Segnatura: A-F 8 . 8 carte non numerate, di cui l‟ultima bianca, 40 carte numerate. Carattere corsivo.<br />

Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z537) e al recto dell‟ultima carta (U89). 10 capilettera silografici<br />

animati e ornati nel testo. Legatura coeva in pergamena floscia con capitelli passanti, titolo manoscritto in inchiostro<br />

marrone al dorso, tracce di bindelle. Esemplare in discreto stato di conservazione, una gora lungo il margine esterno di<br />

tutto il volume; frontespizio leggermente brunito.<br />

Prima rara edizione di quest‟opera del Doni, il cui nome non compare nel frontespizio ma si ricava <strong>da</strong>lla<br />

sottoscrizione della dedica a Giovan Battista Gravardo. Nell‟avviso ai lettori, l‟autore incentra il suo discorso<br />

facendo un parallelismo tra Cesare e Augusto <strong>da</strong> un lato, e Alessandro e Cosimo I de‟ Medici <strong>da</strong>ll‟altro. Il<br />

libro, scritto in forma di dialogo, si diffonde sulle azioni e sui casi di Giulio Cesare, confrontando le fortune<br />

avverse e propizie. Secondo Bongi, non si tratta di uno dei migliori lavori del Doni perché «essendo scritto<br />

seriamente, manca della principale attrattiva degli scritti del Doni, cioè la stranezza e la bizzarria».<br />

Quest‟opera ebbe due ristampe nel Seicento. Anton Francesco Doni, nato a Firenze nel 1513 e morto a<br />

Monselice nel 1574, è famoso soprattutto per un‟altra sua opera, La libraria, primo tentativo di repertorio<br />

bibliografico dei libri stampati in volgare <strong>da</strong>ll‟invenzione della stampa alla metà del Cinquecento.<br />

Bongi I, 305; A<strong>da</strong>ms D, 815; STC Italian, 225. € 600<br />

24. Equicola, Mario (1470-1525). Libro di Natura d'amore di Mario Equicola. Di nuovo con somma<br />

diligenza ristampato e corretto <strong>da</strong> M. Lodovico Dolce. Con nuova tavola delle cose <strong>più</strong> notabili, <strong>che</strong><br />

nell'opera si contengono. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari e fratelli, 1554.<br />

In-12° (mm 138x79). Segnatura: *-** 12 , *** 8 , A-R 12 , S 4 . 32 carte non numerate, 412 pagine, una di due carte non<br />

numerate, manca l‟ultima bianca. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (A119) e al verso<br />

della c. S3 (U387); la prima parola del titolo racchiusa <strong>da</strong> una cornice architettonica in silografia. Frontespizio ripetuto<br />

alla c. A1, alla fine della tavola e prima dell‟inizio del testo vero e proprio. 50 capilettera animati e ornati e testatine in<br />

silografia nel testo. Legatura settecentesca in pergamena con titolo manoscritto al dorso, tagli rossi. Esemplare in<br />

discreto stato di conservazione; frontespizio usurato con qual<strong>che</strong> macchia e il margine superiore restaurato; qual<strong>che</strong><br />

gora e qual<strong>che</strong> fioritura in tutto il volume, uno strappo alla c. I5. Nota di possesso manoscritta cassata al frontespizio;<br />

alcuni marginalia di mano coeva nel testo.<br />

Prima edizione giolitina di quest‟opera, la <strong>più</strong> importante dell‟umanista di origini partenopee, la cui princeps<br />

venne impressa a Venezia <strong>da</strong> Lorenzo Lorio <strong>da</strong> Portes nel 1525. In base alla stesura originale, della quale si è<br />

conservato il manoscritto autografo, l‟opera è stata creduta per molto tempo composta originariamente in<br />

latino e solo in seguito tradotta in italiano <strong>da</strong>l nipote dell‟Equicola, Francesco Prudenzio. Si tratta in realtà<br />

semplicemente di un artificio letterario dell‟autore, al quale va ascritta dunque la primigenia composizione in<br />

volgare. Il trattato è dedicato ad Isabella d‟Este (1474-1539), di cui il letterato fu a lungo precettore e


factotum, e si inserisce nel quadro del neoplatonismo rinascimentale, mescolando elementi derivati <strong>da</strong>lla<br />

riflessione di Marsilio Ficino (1433-1499) con echi stilnovisti. «A giudicare <strong>da</strong>lle numerose riedizioni, <strong>che</strong> si<br />

protrassero fino all‟inizio del secolo XVII, sembrerebbe <strong>che</strong> il Libro abbia goduto di un successo duraturo. Il<br />

rapido mutare del gusto e soprattutto la rivoluzione linguistica messa in atto <strong>da</strong>l Bembo resero tuttavia<br />

necessari interventi sull‟aspetto formale dell‟opera. I tipografi si sentirono liberi, già a partire <strong>da</strong>l 1526 (<strong>da</strong>ta<br />

della prima ristampa, a un anno di distanza <strong>da</strong>lla morte di Equicola), di ritoccare, com‟era del resto normale,<br />

la veste linguistica del testo, <strong>che</strong> nella prima edizione appariva ancora vicina alla volontà dell‟autore, e <strong>che</strong><br />

suscitò, proprio per la distanza <strong>da</strong>l canone linguistico già dominante, giudizi poco benevoli» (La re<strong>da</strong>zione<br />

manoscritta del Libro de natura de amore, a cura di L. Ricci. Roma, 1999, p. 35). € 900<br />

25. Ferentilli, Agostino (sec. XVI). Discorso universale di M. Agostino Ferentilli nel quale,<br />

discorrendosi per le sei età, et quattro Monarchie, si raccontano tutte l’Historie, & l’origine di tutti<br />

gl’Imperii, Regni & Nationi, cominciando <strong>da</strong>l principio del Mondo sino all’anno MDLXIX [...].<br />

Aggiuntavi la Creatione del Mondo descritta <strong>da</strong> Filone Hebreo, & tradotta <strong>da</strong>l medesimo Ferentilli.<br />

Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1570.<br />

In-4° (mm 209x148). Due parti in un volume. I: Segnatura: * - ** 4 , A-P 4 , Q 2 . 16 pagine non numerate, 244 pagine. II:<br />

a 4 , b-d 8 ; 56 pagine non numerate. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno ai frontespizi.<br />

Illustrazioni silografi<strong>che</strong>, capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura in<br />

pergamena floscia con capitelli passanti, dorso con titoli manoscritti in inchiostro, residui di laccetti di chiusura, tagli<br />

rossi. Esemplare in buono stato di conservazione, gora al margine esterno delle carte iniziali, foro di tarlo alle prime<br />

carte non lesivo del testo. Al contropiatto anteriore eti<strong>che</strong>tta cartacea con segnatura manoscritta in inchiostro,<br />

annotazione manoscritta in inchiostro marrone al recto della sguardia anteriore.<br />

Prima edizione di quest‟opera firmata <strong>da</strong>l Ferentilli, collaboratore di Gabriele Giolito e successore di<br />

Lodovico Dolce. In realtà l‟opera venne probabilmente iniziata <strong>da</strong>l Dolce - dopo <strong>che</strong> nel 1561 il Senato<br />

aveva concesso privilegio di 15 anni per un‟opera intitolata Discorso di tutte l’età e di tutte le nazioni, <strong>da</strong>lla<br />

creazione del mondo fino all’età presente - , ma, in seguito alla sua morte, dovette essere affi<strong>da</strong>ta al<br />

Ferentilli, cui peraltro spettò negli anni a seguire di portare a compimento molte altre opere rimaste<br />

inconcluse <strong>da</strong>l letterato. Qualunque fosse la paternità, l‟opera incontrò notevole successo, tanto <strong>che</strong> venne<br />

ristampata a brevi intervalli. Il libro fu messo all‟Indice nel 1580 e nel 1590, fin tanto <strong>che</strong> non fu tolta la<br />

parte relativa alla durata del mondo (6000 anni <strong>da</strong>lla sua creazione), <strong>che</strong> poneva la fine nell‟anno 2000.<br />

Agostino Ferentelli fu storico e poligrafo, nato a Terni nella secon<strong>da</strong> metà del XVI secolo. La prima sezione<br />

è dedicata alla figura di Oratio Naro. Parte integrante dell‟impressione è il secondo testo, <strong>che</strong> tratta della<br />

creazione del mondo dell‟alessandrino Filone Ebreo (20 a. C. – 50 d. C.).<br />

Bongi, II, 330. € 1.100<br />

26. Ferentilli, Agostino (sec. XVI). Discorso universale di M. Agostino Ferentilli nel quale,<br />

discorrendosi per le sei età, et quattro Monarchie, si raccontano tutte l’Historie, & l’origine di tutti<br />

gl’Imperii, Regni & Nationi, cominciando <strong>da</strong>l principio del Mondo sino all’anno MDLXIX [...].<br />

Aggiuntavi la Creatione del Mondo descritta <strong>da</strong> Filone Hebreo, & tradotta <strong>da</strong>l medesimo Ferentilli.<br />

Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1572.<br />

In-4° (mm 195x136). Due parti in un volume. I: Segnatura: * - ** 4 , A-O 8 , P 4 . 16 pagine non numerate, 231 pagine, una<br />

pagina non numerata. II: a 4 , b-d 8 ; 56 pagine non numerate. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica<br />

incisa su legno ai frontespizi. Illustrazioni silografi<strong>che</strong>, capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e<br />

finalini incisi su legno. Legatura mezza pelle settecentesca con angoli e carta decorata ai piatti, tassello al dorso con<br />

titoli in nero. Esemplare in buono stato di conservazione, legatura restaurata, gora al margine esterno delle carte iniziali.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione, «ripetizione materiale della prima stampa del 1570» (Bongi, II, p. 330) di quest'opera<br />

firmata <strong>da</strong> Ferentilli, collaboratore di Gabriele Giolito e successore di Lodovico Dolce nel completamento<br />

della stesura. Il successo del Discorso è ben testimoniato <strong>da</strong> questa nuova impressione, cui ne seguì una terza


nel 1574 <strong>da</strong> cui venne però tolto il passo relativo alla durata del mondo, fissata in 6000 anni <strong>da</strong>lla sua<br />

creazione. Invariata la dedicatoria iniziale a Orazio Naro.<br />

Bongi, II, 330. € 650<br />

27. Fiocco, Andrea Domenico (m. 1452). Il Fenestella d’i sacerdotii, e d’i magistrati romani. Tradotto<br />

di latino alla lingua Toscana, Al Magnifico M. Angelo Motta. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1544.<br />

In-8° (mm 147x96). 43 carte numerate, una carta non numerata. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (Z537). Numerosi capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura in pergamena moderna, tagli<br />

spruzzati di rosso. Esemplare in ottimo stato di conservazione, margine superiore sobrio.<br />

Prima edizione in volgare di questa interessante opera sulle anti<strong>che</strong> magistrature romane <strong>che</strong> venne scritta<br />

alla fine del ‟400 <strong>da</strong> Domenico Fiocco fingendo <strong>che</strong> si trattasse di un libro composto mille anni prima. La<br />

traduzione <strong>da</strong>l latino all‟italiano è opera di Francesco Sansovino (1521-1583), <strong>che</strong> la dedicò a Cortese<br />

Angelo Motta, inserendola, qual<strong>che</strong> anno <strong>più</strong> tardi, nella raccolta di scritti intitolata Trattato dei Governi.<br />

Molto particolare è il capolettera silografico istoriato „H‟ alla c. C1r <strong>che</strong> raffigura il „Jeu de Paume‟ e <strong>che</strong><br />

anticipa dunque di 12 anni la pubblicazione dello Scaino sui giochi con la palla. L‟opera venne ristampata <strong>da</strong><br />

Giolito nel 1547. Benedetto Volpe, in una lettera dell‟agosto 1544 al Doni, s<strong>che</strong>rzando sulla tendenza diffusa<br />

di tradurre qualunque tipo di opera in volgare, scrisse: «Hora voi siate a Vinegia fra le stampe & i traduttori<br />

vi piovono, i quali hanno <strong>da</strong>to di naso infino a Fenestella» (Bongi).<br />

Bongi I, 76; STC Italian, 246. € 750<br />

28. Franco, Niccolò (1515-1570). Il Petrarchista, dialogo di M. Nicolò Franco, nel quale si scuoprono<br />

nuovi secreti sopra il Petrarca, e si <strong>da</strong>nno a leggere molte lettere <strong>che</strong> il medesimo Petrarca, In lingua<br />

Thoscana scrisse a diverse persone. Venezia, Giovanni Giolito de' Ferrari, 1539.<br />

In-8° (mm 155x102). 55 carte numerate, manca l‟ultima carta non numerata con la marca tipografica. Carattere corsivo.<br />

Al frontespizio ritratto silografico del Petrarca entro me<strong>da</strong>glione ovale, ripreso <strong>da</strong>ll‟edizione delle Rime dell‟anno<br />

precedente stampate per cura del Giolito presso lo Zanetti. Nel testo due capilettera silografici animati e ornati (cc. A2r<br />

e A4r). Brossura ottocentesca in carta azzurra. Esemplare in buono stato di conservazione, fallo di carta anticamente<br />

restaurato all‟angolo superiore esterno dell‟ultima carta senza perdita di testo, secondo piatto staccato. Nota manoscritta<br />

quattrocentesca in inchiostro marrone al frontespizio e al verso dell‟ultima carta: „Di ta perte labeur‟.<br />

Prima edizione del Petrarchista di Niccolò Franco, con una dedica iniziale <strong>da</strong>tata settembre 1539 a<br />

Bonifazio Pignoli, segretario di Leone Orsino (vescovo di Fregius e corrispondente epistolare di Lodovico<br />

Domenichi), e una finale a Francesco Alunno. Si tratta di un dialogo immaginario tra due interlocutori,<br />

Sannio e Coccio, <strong>che</strong> discorrono in maniera parodistica delle origini di Laura, dei luoghi <strong>che</strong> la videro<br />

crescere e della presenza di Petrarca e dell‟amore <strong>che</strong> ebbe per lei, inserendo per dileggio finte lettere<br />

petrar<strong>che</strong>s<strong>che</strong>. Ripubblicato altre due volte <strong>da</strong>l Giolito, questo dialogo venne ripresentato in forma purgata<br />

all‟inizio del ‟600, insieme a quello omonimo composto <strong>da</strong> Ercole Giovannini. Il noto erudito Apostolo Zeno<br />

(1668-1750) ebbe a dire <strong>che</strong> l‟opera del Franco era piena solo «di ghiribizzi e di grilli».<br />

Bongi I, 23; A<strong>da</strong>ms F, 960. € 480<br />

29. Garimberti, Girolamo (XVI sec.). La prima parte, delle vite, overo fatti memorabili d'alcuni papi,<br />

et di tutti i cardinali passati di Hieronimo Garimberto vescovo di Gallese. Venezia, Gabriele Giolito de'<br />

Ferrari, 1568.<br />

In-4° (mm 195x142). Segnatura: a-e 4 , A-HH 8 , II 10 . 40 pagine non numerate, 515 pagine, una pagina non numerata.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (V363). Capilettera silografici<br />

animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura in pelle agli acidi, dorso a 5 nervi con impressioni<br />

in oro e titoli aurei su tassello in marocchino, tasselli di rinforzo in carta decorata, risguardi e sguardie in carta


marmorizzata, tagli marmorizzati azzurri. Esemplare in buono stato di conservazione,frontespizio con alcune coloriture,<br />

fori di tarlo marginali <strong>che</strong> non ledono il testo, gora al margine esterno delle prime carte.<br />

La prima e unica edizione è del 1567: le copie recanti l'indicazione 1568 – come la presente – sono<br />

probabilmente le medesime della princeps con la <strong>da</strong>ta del frontespizio modificata. «Il Garimberto nella<br />

dedicatoria al Madruccio racconta come avendo messo insieme un sommario de‟ fatti riguar<strong>da</strong>nti Papi e<br />

Cardinali, <strong>che</strong> gli erano sembrati degni di memoria, si era risoluto di pubblicare per allora la sola prima parte,<br />

<strong>che</strong> in verità può dirsi compiuta, e <strong>che</strong> di <strong>fatto</strong> non ebbe altro seguito» (Bongi, II, p. 245). Le storie dei papi,<br />

molto sommarie, sono organizzate non in chiave cronologica, ma secondo un ordine <strong>che</strong> raggruppa insieme<br />

determinate caratteristi<strong>che</strong> morali o caratteriali (ad esempio bontà, virtù religiosa, fortuna, vizi ecc.). Per un<br />

eccesso di ingenuità del vescovo di Gallese, <strong>che</strong> finì con il registrare connotazioni poco decorose degli alti<br />

prelati, il libro non venne messo in vendita in molte città, benché non finisse nell‟Indice dei libri proibiti.<br />

A<strong>da</strong>ms C 249; Bongi II, pp. 244-245: 550. € 800<br />

30. Giraldi, Giovanni Battista (1504-1573). Discorsi di M. Giovambattista Giraldi Cinthio nobile<br />

ferrarese, e segretario dell'illustrissimo et eccellentiss. duca di Ferrara intorno al comporre de i<br />

Romanzi, delle Comedie, e delle Tragedie, e di altre maniere di Poesie. Con la tavola delle cose piu<br />

notabili in tutti essi discorsi contenute. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari e fratelli, 1554.<br />

In-4° (mm 214x153). Segnatura: * 4 , A-S 8 , * 4 , ** 4 , *** 8 . 4 carte non numerate, 287 pagine, 14 carte non numerate, una<br />

di due carte bian<strong>che</strong>, manca l‟ultima, anch‟essa bianca. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (Z534) e al verso della c. S8. 6 capilettera silografici animati e ornati e testatine incise su legno nel testo.<br />

Legatura coeva in pergamena floscia, con titolo manoscritto al dorso in inchiostro marrone, tracce di bindelle.<br />

Esemplare in ottimo stato di conservazione, ad ampi margini; una mancanza al dorso, parzialmente scucito. Nota di<br />

possesso manoscritta in inchiostro marrone e di mano coeva al frontespizio: „Vts d‟Arezzo‟.<br />

Prima edizione di questo importante contributo del Giraldi alla teoria letteraria e alla codificazione di nuovi e<br />

vecchi generi (tragedia, tragicommedia, satira, egloga, commedia, romanzo, poema eroico), di cui egli stesso<br />

nel corso della sua carriera diede vari esempi. La presente impressione comprende sia il Dialogo intorno al<br />

comporre delle commedie e delle tragedie – composto nel 1543 -, sia il Discorso intorno al comporre dei<br />

romanzi – risalente invece al 1549 e dedicato a Giovan Battista Pigna (1530-1575) – <strong>che</strong> ebbero inizialmente<br />

solo diffusione manoscritta, ma testimonianze fon<strong>da</strong>mentali e imprescindibili per comprendere la grande<br />

stagione poetica della secon<strong>da</strong> metà del secolo XVI, dominata <strong>da</strong> Giovanni Battista Guarini (1538-1612) e<br />

Torquato Tasso (1544-1595).<br />

Bongi I, 427-429; CNCE 21262; A<strong>da</strong>ms, G 701. € 1.200<br />

31. Giustiniani, Lorenzo (1381-1456). Trattato della disciplina et della perfettion monastica del beato<br />

Lorenzo Giustiniano, primo patriarca di Vinetia, tradotto <strong>da</strong>l R. P. Gregorio Marino [...] con<br />

l’aggiunta della vita del medesimo Auttore, tradotta <strong>da</strong>lla latina nella volgar lingua <strong>da</strong> M. Giovanni<br />

Giolito de’ Ferrari [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1569.<br />

In-4° (mm 205x144). Segnatura: a-g 4 , A-BB 4 , CC 6 . 210 pagine erroneamente numerate 9-240 per salto di paginazione<br />

tra le p. 169 e p. 200. Carattere corsivo e carattere rotondo. Mar<strong>che</strong> tipografi<strong>che</strong> incise su legno al frontespizio (Z538 e<br />

U703 nel fregio), alle cc. a2 recto e a8 verso (U704) e all'ultima carta (Z539). Illustrazione silografica a c. g4 verso,<br />

capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura decorativa legatura<br />

settecentesca in pergamena con capitelli passanti, cornice impressa in oro e colorata in rosa ai piatti, dorso a 5 nervi con<br />

impressioni in oro e titolo aureo su tassello in marocchino, tagli spruzzati in rosso. Esemplare in buono stato di<br />

conservazione, piatto anteriore macchiato in inchiostro, bruniture della carta. Al recto della sguardia anteriore eti<strong>che</strong>tta<br />

ex libris 'St. Dominic's Convent, Stone'.<br />

Prima edizione giolitina della traduzione di quest‟opera, originariamente scritta in latino e già circolante in<br />

almeno due versioni volgari col titolo Dottrina della vita monastica (Venezia, 1494 e Venezia, 1527), di cui<br />

è senz‟altro debitrice. «Il Zeno, avendo confrontata la traduzione del Quattrocento con questa del Marino<br />

stampata <strong>da</strong>l Giolito, dichiara nelle note al Fontanini, <strong>che</strong> l‟ultima, piut<strong>tosto</strong>chè versione nuova, era un<br />

ripolimento della vecchia» (Bongi, II, p. 293). Il tipografo Giovanni Giolito ebbe parte attiva nella


preparazione dell'impressione trovandosi, per l‟improvvisa morte di Gregorio Marino, a dover tradurre la<br />

Vita di Lorenzo Giustiniani, primo Patriarca di Venezia. L‟opera venne dedicata a Pietro Giustiniano, allora<br />

Riformatore dello Studio di Padova. Non in A<strong>da</strong>ms.<br />

Bongi, II, 293; Argelati II 331; Capponi 197. € 320<br />

32. Gonzaga, Bonaventura (m. 1586). Ragionamenti del reverendo padre Frate Bonaventura Gonzaghi<br />

<strong>da</strong> Reggio [...] sopra i sette peccati mortali e sopra i sette salmi penitentiali del Re David [...]. Venezia,<br />

Gabriele Giolito de' Ferrari, 1566.<br />

In-4° (mm 208x145). Segnatura: *- *** 4 , A-Q 4 , R 6 . 24 pagine non numerate, 138 pagine (ma numerate 134 a causa di<br />

alcuni errori di paginazione), 2 pagine. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (V364) e al verso dell'ultima carta (A123). 14 illustrazioni silografi<strong>che</strong>, capilettera silografici animati e<br />

ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura in pergamena floscia, tracce di bindelle. Esemplare in buono<br />

stato di conservazione, dorso lacunoso restaurato, lieve taglio al margine esterno bianco delle prime carte senza <strong>da</strong>nni al<br />

testo. Nota di possesso manoscritta in inchiostro al frontespizio, annotazione ad inchiostro al recto della sguardia<br />

anteriore.<br />

Prima edizione dell‟opera di Bonaventura Gonzaghi, scrittore ascetico francescano nato a Reggio Emilia e<br />

morto a Parma nel 1586, autore di <strong>più</strong> opere affi<strong>da</strong>te alla stampa del veneziano Giolito. La dedica del<br />

giovane Gonzaghi – «uccello di prime piume», come si definisce lui stesso – reca la <strong>da</strong>ta 25 marzo 1565 ed è<br />

indirizzata a Domenico Paruta, abate di San Gregorio a Venezia. I Salmi sono tradotti in versi con metrica<br />

variabile, e ciascuno è seguito <strong>da</strong> una dichiarazione in prosa, fatta in forma di dialogo tra Tullio e Cesare.<br />

Testo latino a margine.<br />

Bongi, II, pp. 225-226. € 380<br />

33. Grenier (o Granier), Nicolas (1505-1570). Dialogo di due pellegrini, intitolato Scudo e spa<strong>da</strong> della<br />

fede; tradotto di latino et francese in lingua thoscana <strong>da</strong>l Reverendo M. Antonio Buonagratia [...].<br />

Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1561. (Legato con:) Borja y Aragon, Francisco de (1510-1572).<br />

Tutte l’opere spirituali, dell'illustrissimo S. D. Francesco Borgia, duca di Gandia [...] divise in VIII<br />

trattati, e tradotte <strong>da</strong>l loro volgar Castigliano, per l'Eccellente Medico M. Vincenzo Buondi<br />

Mantouano [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1561.<br />

In-8° (mm 153x100). I: Segnatura: * 8 , ** 4 , A-M 8 , N 4 . 24 pagine non numerate, 198 pagine, 2 pagine non numerate di<br />

cui una bianca. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z535) e al recto<br />

dell'ultima carta (Z539). La prima parola del titolo entro cornice silografica ornata. Capilettera silografici animati e<br />

ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Nota di possesso manoscritta in inchiostro marrone al frontespizio,<br />

timbri in inchiostro nero al frontespizio e al recto della carta *4. II: Segnatura: * 8 , A-O 8 , P 6 . 16 pagine non numerate,<br />

235 pagine, una pagina non numerata. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (Z535) e al verso dell'ultima carta (Z539). La prima parola del titolo entro cornice silografica ornata.<br />

Capilettera silografici animati e ornati nel testo, una cornice, testatine e finalini incisi su legno. Annotazione manoscritta<br />

cassata in inchiostro marrone al verso dell'ultima carta. Legatura ottocentesca in mezza pergamena con carta decorata ai<br />

piatti, al dorso titoli e antica segnatura in inchiostro bruno; nota manoscritta ad inchiostro marrone al contropiatto<br />

anteriore. Esemplare in discreto stato di conservazione, gora al margine inferiore delle carte iniziali e finali, isolate<br />

fioriture. Nota di possesso manoscritta in inchiostro marrone al primo frontespizio, varie sottolineature in inchiostro<br />

bruno.<br />

Prima edizione, rara, della traduzione in italiano dell‟opera di Nicolas Grenier (o Granier), «oriundo<br />

ungarese e religioso di San Vittore» (Bongi, II, p. 138). Alcune notizie si ricavano <strong>da</strong>lla dedicatoria: l‟opera<br />

fu stampata per la prima volta a Parigi in latino, ma in seguito lo stesso autore ne procurò una versione in<br />

francese <strong>che</strong>, portata in Italia <strong>da</strong> Giovanni Buonvicini, mosse il Buonagrazia a tradurla in italiano, affinché<br />

«ciascuno si potesse guar<strong>da</strong>re <strong>da</strong>gli heretici» (Bongi, II, p. 138). Tra i fautori e sostenitori dell‟impresa vi<br />

furono Pompeo Della Barba – medico e filosofo suo conterraneo, autore di un trattatello sugli effetti benefici<br />

delle acque di Montecatini – e Lodovico Domenichi. Nell'esemplare è legata di seguito al Dialogo la prima<br />

edizione giolitina delle opere dello spagnolo Francisco de Borja y Aragon nella traduzione di Vincenzo


Buondi (m. 1570). Di origini nobili, l'autore era nato in Spagna nel 1510. Si sposò ed ebbe 8 figli, e fu an<strong>che</strong><br />

al seguito dell‟imperatore Carlo V, ma dopo la morte della moglie, Eleonora de Castro, entrò a far parte della<br />

Compagnia di Gesù: venne proclamato beato nel 1624 e poi santo nel 1670, molti anni dopo la sua morte<br />

avvenuta nel 1572. Gli scritti inclusi nel volume risalgono al periodo precedente la conversione alla vita<br />

religiosa; in Spagna finirono all‟Indice – probabilmente an<strong>che</strong> per la stampa in concomitanza con il<br />

diffondersi dell‟eresia degli alumbrados – ma in seguito la stessa Inquisizione li riabilitò. «Tuttavia non<br />

farebbe maraviglia <strong>che</strong> la rarità di questo libro in tutte le lingue provenisse <strong>da</strong> quella prima proibizione.<br />

Infatti an<strong>che</strong> la stampa giolitina [...] è difficile a trovarsi» (Bongi, II, 133).<br />

I: Bongi, II, 137-183; CNC 21756; Giolito e la stampa, 421. II: Bongi II, 133. € 400<br />

34. Guevara, Antonio de (m. 1545). La institutione del prencipe christiano di M. Mambrino Roseo <strong>da</strong><br />

Fabriano con l’aggiunta delle apostille, et d’un trattato intorno all’ufficio del Consiglio & Consigliere,<br />

tratto per M. Lodovico Dolce <strong>da</strong>l libro Spagnuolo di Furio Ceriolo. [...]. Venezia, Gabriele Giolito de'<br />

Ferrari, 1560. Segue: Furio y Ceriol, Fadrique (1532-1592). Il Concilio, ovvero consiglio, et i consiglieri<br />

del prencipe. Opera dottiss. Di Furio Ceriolo [...] Tradotta di lingua Spagnuola nella Volgare Italiana,<br />

per M. Lodovico Dolce. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1560.<br />

In-8° (mm 150x102). Due parti in un volume. Segnatura: *8, **8, A-BB8; *8, A-G8, H4. 32 pagine non numerate, 397<br />

pagine, 3 pagine non numerate di cui due bian<strong>che</strong>; 16 pagine non numerate, 119 pagine, una pagina non numerata<br />

bianca. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z535) e all'ultima carta<br />

(U89) di ciascuna della due parti. La prima parola del titolo di ciascuna opera racchiusa entro cornice silografica ornata.<br />

Capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura in pergamena coeva<br />

rimontata, con titoli calligrafici in inchiostro bruno al piatto anteriore, al dorso e ai tagli di piede e di testa, dorso a due<br />

nervi. Esemplare in buono stato di conservazione, gora al margine inferiore delle carte iniziali e finali, isolate fioriture.<br />

Nota di possesso manoscritta in inchiostro marrone al primo frontespizio, varie sottolineature in inchiostro bruno.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione giolitina, dopo quella del 1553 <strong>che</strong> reca comunque an<strong>che</strong> la marca tipografica di Valgrisi,<br />

di questa traduzione di passi scelti <strong>da</strong>l Libro del emperador Marco Aurelio di Antonio de Guevara, condotta<br />

ad opera di Mambrino Roseo <strong>da</strong> Fabriano (m. 1580 circa). La princeps di questo volgarizzamento venne<br />

stampata a Roma nel 1543 per i torchi della contra<strong>da</strong> dei Pellegrini per i tipi di 'Madonna Girolama', moglie<br />

di Bal<strong>da</strong>ssare Cartolari. Come scrive il Bongi, «il libro [...] della Istituzione del Principe Christiano, <strong>da</strong>l titolo<br />

parrebbe opera tuta sua; ma nella lettera [...] a Rodolfo Pio [...], dicendo di aver ridotte in compendio le cose<br />

<strong>da</strong> alcuni savi scritte sui modi onde i buoni principi debbono regolare le loro azioni, dà segno d‟essere pure<br />

in quest‟opera raccoglitore, piut<strong>tosto</strong> <strong>che</strong> scrittore originale» (I, 386). Mambrino Roseo, attivo soprattutto<br />

come traduttore <strong>da</strong>llo spagnolo, operò come notaio a Perugia e partecipò all‟assedio di Firenze al servizio di<br />

Malatesta Baglioni: l'esperienza gli ispirò il suo Assedio di Firenze, poema in ottave di non grande valore<br />

letterario, ma importante fonte storica di cui si servì an<strong>che</strong> Benedetto Varchi. In prima edizione è invece la<br />

secon<strong>da</strong> opera – <strong>da</strong> considerarsi parte integrante nel volume, ancorché dotata di frontespizio autonomo – <strong>che</strong><br />

consiste nella traduzione del Consejo y Consejero del prencipe del teologo e umanista di Valencia Fadrique<br />

Furio y Ceriol. Egli visse an<strong>che</strong> in Germania, dove pubblicò un volume in cui si diceva favorevole alla<br />

riduzione in volgare delle Sacre Scritture: il libro venne con<strong>da</strong>nnato nell‟Indice tridentino del 1564, tra gli<br />

autori di secon<strong>da</strong> classe («Federici Furii Curiolani Valentini Bononia, diue de libris sacris in uernaculam<br />

conuertendis»), ma Furio Y Ceriol riuscì evitare persecuzioni grazie all‟intervento di Carlo V, <strong>che</strong> lo chiamò<br />

nei Paesi Bassi al fianco del figlio Filippo II. Esistono del libro an<strong>che</strong> versioni in lingua latina. Il nome di<br />

Lodovico Dolce (1508-1568) compare in qualità di curatore dell'edizione per Giolito. € 500<br />

35. Iustinus, Marcus Iunianus (I-II d.C.). Giustino historico nelle Historie di Trogo Pompeo, tradotto<br />

per Thomaso Porcacchi. [...]. Venezia, Gabriele Giolito de Ferrari, 1561.<br />

In-4° (mm 202x149). Segnatura: * 8 , A-P 8 . 16 pagine non numerate, 239 pagine, una pagina non numerata. Carattere<br />

corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z534) e al verso dell'ultima carta (Z539).<br />

Capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura in pergamena, al dorso<br />

filetti impressi in oro e titoli aurei su tassello in marocchino marrone, risguardi in carta decorata, tagli marmorizzati.<br />

Esemplare in buono stato di conservazione, lievi bruniture, qual<strong>che</strong> fioritura e tracce d‟uso, fori di tarlo sui margini


delle carte <strong>che</strong> non ledono il testo. Annotazione manoscritta in inchiostro marrone alla sguardia anteriore, sulla stessa<br />

eti<strong>che</strong>tta cartacea con segnatura manoscritta.<br />

Prima edizione giolitina dell‟opera di Giustino, nella traduzione italiana condotta <strong>da</strong> Tommaso Porcacchi<br />

(1530-1585). Nel 1477 era già stata edito un volgarizzamento attribuito a Gasparo Squarciafico, <strong>che</strong> ne fu<br />

an<strong>che</strong> editore, ma questa traduzione era rozza, nettamente inferiore a quella del Porcacchi stampata <strong>da</strong><br />

Giolito, la quale oscurò tutti gli altri tentativi fino all‟epoca moderna (basti ricor<strong>da</strong>re l‟oblio <strong>che</strong> coprì quasi<br />

subito la versione di Bartolomeo Zucchi uscita a Venezia nel 1590). Il testo del Porcacchi si ritrova in alcuni<br />

Indici dei libri proibiti: quelli spagnoli degli inquisitori Valdes e Quiroga – «por las malas addicciones» – e<br />

in quello portoghese del 1581, dove viene registrato come «Iustino en romance», cioè in volgare (come noto,<br />

i volgarizzamenti cadevano spesso nelle reti dell‟Inquisizione). L‟opera di Giustino è un compendio delle<br />

perdute Storie filippi<strong>che</strong> di Pompeo Trogo (vissuto tra I a. C. e I d. C.), una sorta di storia universale in 44<br />

libri, <strong>da</strong>i tempi di Babilonia fino al I sec. d.C.<br />

Bongi II, 128; BMC STC 683; Brunet III, 622, Paitoni II, 153. € 450<br />

36. Landsperger, Johann Justus [a cura di] (1489-1539). Vita della Beata Vergine Gertru<strong>da</strong>, ridotta<br />

<strong>da</strong>l Reverendo Frate Giovanni Lanspergio Monaco della Certosa in cinque libri. [...] Tradotta per<br />

l’eccellente medico M. Vicenzo Buondi. Et in quest’ultima edittione aggiuntivi gl’essercitii di detta<br />

Santa. [...]. Venezia, appresso i Gioliti, 1586.<br />

In-4° (mm 213x153). Segnatura: * 6 , ** 4 , A-MM 8 , NN 6 . 20 pagine non numerate, 571 pagine, una pagina non numerata.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z541). Capilettera silografici<br />

animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura coeva in piena pergamena con capitelli passanti,<br />

dorso a 5 nervi con titoli in oro su tassello in marocchino ed eti<strong>che</strong>tta cartacea con segnatura manoscritta in inchiostro,<br />

tagli gialli. Esemplare in buono stato di conservazione, isolate fioriture, frontespizio lacunoso dell'angolo superiore<br />

destro senza perdita di testo, piatto anteriore macchiato in inchiostro blu. Nota di possesso manoscritta in inchiostro al<br />

frontespizio, timbro di collezione 'Vincentius Columna' a c. *2 recto, diverso timbro di collezione 'Domenico Clemente'<br />

a c. NN5 verso.<br />

Ristampa di questo libro «<strong>che</strong> fu molto letto, specialmente <strong>da</strong>lle donne pie e <strong>da</strong>lle claustrali, onde ebbe<br />

numerose ristampe» (Bongi, II, p. 163), curato <strong>da</strong>l certosino Johann Justus Landsperger (vero nome era<br />

Johann Gerecht), nato a Landesperg in Baviera e morto a Colonia. Nella ristampa del 1585, come nella<br />

presente, si trovano an<strong>che</strong> Li sette essercitii spirituali, e in quella del 1588 si aggiungeranno le Rivelationi e<br />

le Visioni di santa Matilde e di santa Elisabetta <strong>da</strong> Schönhausen. Santa Geltrude nacque a Eisleben, in<br />

Germania, nel 1256, e morì nel monastero cistercense di Helfta, dove era entrata assai giovane e dove aveva<br />

conosciuto la grande Matilde di Magdeburgo. Interessante la dedica 'Alla religiosiss. et sereniss. donna,<br />

Lucenia Farnese', <strong>che</strong> richiama alla memoria la sfortunata vita di Margherita Farnese (1567-1643), figlia del<br />

duca di Parma e Piacenza Alessandro Farnese (1545-1592), grande condottiero, e sorella del cardinal<br />

Odoardo Farnese (1573-1626). Margherita sposò giovanissima Vincenzo I Gonzaga (1562-1612), duca di<br />

Mantova, ma il suo matrimonio venne presto annullato per una malformazione fisica <strong>che</strong> non le consentiva di<br />

consumare il matrimonio. Nel 1583 – quindi soltanto tre anni prima della presente edizione – venne costretta<br />

a entrare in convento (dove in futuro avrebbe intrecciato una relazione amorosa con il suo maestro di musica,<br />

per questo arrestato), con il nome di Suor Maura Lucenia. Fu badessa e morì nel 1643, all'età di 76 anni.<br />

€ 240<br />

37. Muzio, Girolamo (1496-1576). Rime diverse del Mutio Iustinopolitano. Venezia, Gabriele Giolito de‟<br />

Ferrari e fratelli, 1551.<br />

In-8° (mm 155x96). Segnatura: A-T 8 . 152 carte numerate. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (Z535) e al verso dell‟ultima carta (A123). 9 capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura<br />

coeva in pergamena con capitelli passanti. Esemplare in discreto stato di conservazione, restauro a porzione al<br />

frontespizio, forse per asportazione di una nota di possesso, senza perdite; alcune gore e alcune fioriture marginali;<br />

restauro a porzione al margine inferiore bianco dell‟ultima carta.


Prima edizione del libro delle Rime, dedicato <strong>da</strong>ll‟autore a Domenico Venier. Il volume raccoglie i<br />

componimenti poetici del letterato padovano Girolamo Muzio suddivisi, come dichiara egli stesso<br />

nell‟introduzione, secondo la classificazione oraziana in canzoni, sonetti e ballate (equivalenti alle odi<br />

latine), arte poetica, epistole e sermoni. Mancano i sermoni satirici poiché l‟autore non si è mai «dilettato di<br />

tal maniera di composizioni» (Bongi). La prima parte delle rime è d‟argomento amoroso, con un evidente<br />

richiamo alla figura ispiratrice della poetessa Tullia d‟Aragona, ma non mancano componimenti a soggetto<br />

politico – come la poesia contro l‟amicizia tra Francesco I e i Turchi, o quelle indirizzate ai sovrani inglesi –<br />

e i riferimenti alla vita e ai costumi contemporanei. I tre libri dell‟Arte poetica sono, a detta di studiosi quali<br />

lo Zeno e il Vannetti, una delle opere migliori del Muzio, dove è <strong>più</strong> evidente il richiamo al modello dell‟Ars<br />

poetica di Orazio, <strong>che</strong> proprio intorno alla metà del secolo an<strong>da</strong>va diffondendosi al pari di Aristotele.<br />

Bongi I, 330; Gamba, 1524. € 650<br />

38. [Nannini, Remigio (1521-1581)]. Orationi in materia civile, e criminale, tradotte <strong>da</strong> gli historici<br />

greci, e latini, antichi, e moderni, raccolte, e tradotte per M. Remigio Fiorentino [...]. Venezia, Gabriele<br />

Giolito de' Ferrari, 1561.<br />

In-4° (mm 212x140). Segnatura: * 8 , A-FF 8 , GG 10 . 16 pagine non numerate, 483 pagine, una pagina non numerata.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (V364) e al verso dell'ultima<br />

carta (A123). Capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura settecentesca<br />

in pergamena con capitelli passanti, titoli e motivi ornamentali in oro al dorso, tagli spruzzati. Esemplare in ottimo stato<br />

di conservazione, lievi fioriture alle carte iniziali. Firma di possesso manoscritta in inchiostro seppia al frontespizio,<br />

isolati marginalia sempre in inchiostro, nota in inchiostro al contropiatto anteriore.<br />

Prima edizione di questa raccolta di testi, orazioni e arringhe di diversi autori, antichi ma an<strong>che</strong><br />

contemporanei, tra i quali Leonardo Bruni (1370-1444), Poggio Bracciolini (1380-1459), Bernardino Corio<br />

(1459-1519), Paolo Giovio (1483-1552) e Niccolò Machiavelli (1469-1527). Il teologo domenicano Remigio<br />

Fiorentino, al secolo Remigio Nannini, aveva concepito questo libro come complemento e integrazione<br />

dell‟altro volume <strong>da</strong> lui composto, la collezione delle Orazioni militari, uscito pochissimo tempo prima. Le<br />

traduzioni – eccezion fatta per i testi del Corio e del Machiavelli (il cui nome è prudenzialmente taciuto) –<br />

non sono però sempre attribuibili a lui, <strong>che</strong> di <strong>fatto</strong> si servì probabilmente di traduzioni già esistenti.<br />

Bongi II, 125; BMC STC 460; Gamba 1546; Bertelli-Innocenti n. 132. € 650<br />

39. Onosander (I sec. a.C.). Onosandro platonico dell’ottimo capitano generale, et del suo ufficio,<br />

tradotto di greco in lingua volgare italiana per Messer Fabio Cotta nobil romano. Venezia, Gabriele<br />

Giolito de' Ferrari, 1546.<br />

In-4° (mm 221x154). 48 carte numerate. Carattere corsivo. Al frontespizio grande marca tipografica incisa su legno<br />

(Z534). Capilettera animati e ornati e fregi silografici nel testo. Legatura coeva in pergamena rigi<strong>da</strong> con titolo<br />

manoscritto al dorso. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi bruniture.<br />

Prima edizione giolitina della traduzione in volgare dello Strategikos del filosofo greco Onosander, un<br />

succinto ma esaustivo trattato sui doveri del perfetto generale. Commissionata al Cotta <strong>da</strong>l Giolito nel 1545,<br />

la traduzione – dedicata a Iacopo Leonardi, letterato ed esperto di cose belli<strong>che</strong> – risente molto di precedenti<br />

versioni latine, in particolare di quella di Niccolò Sagundino - uscita a stampa a Roma nel 1494 insieme a<br />

Vegezio e ad altri scrittori militari - nonostante nel frontespizio si asserisca essere stata eseguita<br />

direttamente sul testo greco. Il libro venne ristampato in formato minore nel 1548.<br />

Bongi I, 118; A<strong>da</strong>ms, O 188; Graesse V, 24. € 700


40. Orologi, Giuseppe (m. 1576). Vita dell’illustrissimo signor Camillo Orsino, descritta <strong>da</strong> Gioseppe<br />

Horologgi, nella quale si vengono brevemente a narrare tutte le guerre successe <strong>da</strong>lla venuta di Carlo<br />

VIII [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1565.<br />

In-4° (mm 200x145). Segnatura: * 12 , A-S 4 . 24 pagine non numerate, 141 pagine, 3 pagine non numerate di cui una<br />

bianca. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (V364) e al verso<br />

dell'ultima carta (A123). Capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura in<br />

pergamena con capitelli passanti, al dorso titoli impressi in oro e eti<strong>che</strong>tta cartacea con numero „48‟ manoscritto,<br />

risguardi in carta decorata, tagli azzurri. Esemplare in buono stato di conservazione, frontespizio restaurato, mutilo della<br />

carta con il ritratto calcografico di Camillo Orsini .Al verso del frontespizio eti<strong>che</strong>tta adesiva ex libris „collezione<br />

Clemente Domenico‟, dello stesso possessore il timbro in inchiostro blu al recto delle carte *11 e S3.<br />

Prima edizione della biografia di Camillo Orsini (1492-1559) scritta <strong>da</strong> Giuseppe Orologi e curata <strong>da</strong><br />

Lodovico Dolce (1508-1568), protetto e amico della nobile famiglia: a Paolo, Giovanni e Latino – figli di<br />

Camillo – il letterato indirizza infatti la dedicatoria all‟inizio del libro. Il testo raccoglie e ordina le vicende e<br />

le gesta del capitano di ventura Camillo Orsini fino al 1559, anno della sua morte. L‟Orologi – traduttore e<br />

collaboratore di Giolito – scrive quest‟opera in maniera celebrativa, nascondendo o ignorando particolari<br />

scomodi, come la presunta vicinanza del condottiero al movimento protestante. Il libro venne ristampato nel<br />

1669 senza la lettera del Dolce, ma con l‟aggiunta di una serie di documenti dell‟Orologi <strong>che</strong> erano rimasti<br />

manoscritti alla Marciana di Venezia: questa edizione «è detta terza; qual fosse la secon<strong>da</strong> non [...] è riuscito<br />

di trovarlo» (Bongi, II, p. 213).<br />

Bongi, II, 213. € 250<br />

41. Orologi, Giuseppe (m. 1576). Vita dell’illustrissimo signor Camillo Orsino, descritta <strong>da</strong> Gioseppe<br />

Horologgi, nella quale si vengono brevemente a narrare tutte le guerre successe <strong>da</strong>lla venuta di Carlo<br />

VIII [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1565.<br />

In-4° (mm 195x141). Segnatura: * 12 , A-S 4 . 24 pagine non numerate, 141 pagine, 3 pagine non numerate di cui una<br />

bianca. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (V364) e al verso<br />

dell'ultima carta (A123). Ritratto calcografico a piena pagina di Camillo Orsini, capilettera silografici animati e ornati<br />

nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura moderna in marocchino verde con cornice a filetto e fregio<br />

ornamentali impressi a secco ai piatti, dorso a quattro nervi con titoli in oro e impressioni a secco, tagli rossi. Esemplare<br />

in ottimo stato di conservazione, frontespizio restaurato.<br />

Prima edizione della biografia di Camillo Orsini (1492-1559) scritta <strong>da</strong> Giuseppe Orologi e curata <strong>da</strong><br />

Lodovico Dolce (1508-1568), protetto e amico degli Orsini: a Paolo, Giovanni e Latino – figli di Camillo –<br />

il letterato indirizza infatti la dedicatoria all‟inizio del libro. Il testo raccoglie e ordina le vicende e le gesta<br />

del capitano di ventura Camillo Orsini fino al 1559, anno della sua morte. L‟Orologi – traduttore e<br />

collaboratore di Giolito – scrive quest‟opera in maniera celebrativa, nascondendo o ignorando particolari<br />

scomodi, come la presunta vicinanza del condottiero al movimento protestante. Il libro venne ristampato nel<br />

1669 senza la lettera del Dolce, ma con l‟aggiunta di una serie di documenti dell‟Orologi <strong>che</strong> erano rimasti<br />

manoscritti alla Marciana di Venezia: questa edizione «è detta terza; qual fosse la secon<strong>da</strong> non [...] è riuscito<br />

di trovarlo» (Bongi, II, p. 213).<br />

Bongi, II, 213. € 550<br />

42. Parabosco, Girolamo (ca. 1524-1557). Lettere amorose di M. Girolamo Parabosco, con alcune altre<br />

di nuovo aggiunte nella fine. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 1549. (Legato con:) Id. Delle Lettere<br />

amorose di M. Girolamo Parabosco. Libro secondo con alcune sue novelle et rime. Venezia, Comin <strong>da</strong><br />

Trino per Paolo Gherardo, 1548.<br />

Due opere in un volume in-8° (mm 151x94). I: 79 carte numerate, una non numerata. Carattere corsivo. Marca<br />

tipografica incisa su legno al frontespizio (Z537) e al verso dell‟ultima carta (U89). Capilettera silografici animati e<br />

ornati nel testo. II: 55 carte numerate, una non numerata. Carattere corsivo. Al frontespizio marca tipografica di Paolo<br />

Gherardo incisa su legno, raffigurante un‟aquila coronata ad ali spiegate poggia gli artigli su caduceo piantato su libro


aperto e, ai lati del caduceo, due cornucopie e due mani <strong>che</strong> si stringono (Z124). Capilettera silografici animati e ornati<br />

nel testo. Legatura settecentesca in vitello agli acidi; dorso a quattro nervi decorato <strong>da</strong> ferri floreali dorati con titolo in<br />

oro su tassello in marocchino rosso; tagli decorati a secco al bulino. Esemplare in buono stato di conservazione, piccola<br />

mancanza all‟angolo bianco inferiore delle prime tre carte, una gora lungo il margine inferiore di alcune carte, qual<strong>che</strong><br />

fioritura; perdita di pelle al piatto inferiore della legatura. Timbro della collezione di Clemente Domenico al recto del<br />

foglio di guardia anteriore e al verso, timbro di appartenenza in inchiostro rosso, ripetuto al verso del foglio di guardia<br />

posteriore.<br />

I: Nuova edizione del primo libro delle lettere amorose del Parabosco, con l‟aggiunta di ulteriori sette lettere,<br />

come nell‟edizione del 1547. Uscito la prima volta nel 1545, con dedica a Gottardo Occagna, fu poi riedito<br />

singolarmente fino al 1558, mentre nel 1561 e 1567 comparve, insieme agli altri tre libri, in un unico volume<br />

edito <strong>da</strong>l Porcacchi. La movimentata e ricca vicen<strong>da</strong> editoriale di queste raccolte, continuamente accresciute<br />

e riviste, è rappresentativa del successo immediato e diffuso <strong>che</strong> circondò le lettere amorose del Parabosco,<br />

indirizzate a un pubblico colto – prima ancora <strong>che</strong> a un destinatario reale – in cerca di modelli di retorica<br />

amorosa. Cresciuto in un clima di mon<strong>da</strong>nità e raffinatezza, nella pratica quotidiana della musica e della<br />

letteratura, il Parabosco – autore an<strong>che</strong> di un libro di madrigali – seppe incarnare pienamente i sentimenti e le<br />

richieste di tutti quelli <strong>che</strong> vedevano nel suo epistolario prima di tutto un prontuario di formule e di<br />

convenzioni <strong>che</strong> i manuali allora in circolazione, come il Flos Amoris di Andrea Zenofonte, non erano<br />

evidentemente in grado di soddisfare. Scritto con «stile elegante, pomposo e fiorito, corrispondente al gusto<br />

dei tempi» (Bongi), il libro deve il suo successo in parte an<strong>che</strong> alla presenza di alcuni componimenti poetici<br />

di buon livello e all‟inserzione di alcuni racconti esemplari alla maniera della novellistica. Durante la<br />

Controriforma, le lettere amorose del Parabosco furono guar<strong>da</strong>te con sempre maggior sospetto <strong>da</strong>i censori,<br />

fino al 1590, anno in cui entrarono nell‟indice dei libri proibiti voluto <strong>da</strong> Sisto V, per uscirne subito dopo con<br />

la pubblicazione dei nuovi indici nel secolo XVII.<br />

II: Prima edizione del secondo libro delle Lettere del Parabosco, <strong>che</strong>, grazie al favore incontrato nel<br />

pubblico, venne nuovamente ristampata nel 1552 e nel 1556 sempre <strong>da</strong> Paolo Gerardo. L‟opera del<br />

Parabosco fu ben presto accresciuta <strong>da</strong> altre due parti (Libro III, Venezia, Giovanni Griffio, 1553 e Libro IV,<br />

Venezia, Giolito, 1554), <strong>che</strong> vennero raccolte in un unico volume <strong>da</strong> Tommaso Porcacchi con le stampe<br />

Giolito nel 1561.<br />

Bongi I, 103. € 480<br />

43. Plato (ca. 428-347 a. C.). La Repubblica di Platone tradotta <strong>da</strong>lla lingua greca nella thoscana<br />

<strong>da</strong>ll’eccellente phisico messer Pamphilo Fiorimbene <strong>da</strong> Fossembrone. Con gli argomenti per ciascun<br />

Libro et con la Tauola di tutte le cose piu notabili, <strong>che</strong> in quelli si contengono. Venezia, Gabriele Gioito<br />

de‟ Ferrari, 1554.<br />

In-8° (mm 151x90). 16 carte non numerate, 471 pagine mal numerate 451. Carattere corsivo. Al frontespizio marca<br />

tipografica incisa su legno (Z535). Iniziali silografi<strong>che</strong> animate e ornate nel testo. Legatura ottocentesca in mezza pelle<br />

nocciola con carta marmorizzata ai piatti, titolo in oro su tassello al dorso; tagli spruzzati. Esemplare in discreto stato di<br />

conservazione, alcune gore, specialmente lungo i margini superiori di alcune carte; il margine esterno delle ultime<br />

cinque carte rinforzato; alcune bruniture. Antica nota di possesso manoscritta al frontespizio.<br />

Prima rara edizione della prima traduzione della Repubblica di Platone, realizzata <strong>da</strong>l medico originario di<br />

Fossombrone Panfilo Fiorimbene, «<strong>che</strong> condusse il suo lavoro, per quanto asserisce, sul testo greco, e lo<br />

dedicò a Francesco Clementi, nobile fiorentino, con una lettera senza <strong>da</strong>ta, lunga ed importante. Ad ognuno<br />

de‟ dieci libri antepose gli Argomenti colla sostanza delle dottrine insegnate in que‟ luoghi. Come egli<br />

riuscisse nella difficil prova di tradurre per primo l‟opera maggiore di Platone non troviamo scritto» (Bongi<br />

I, 454). La traduzione di Fiorimbene ha conosciuto un‟edizione moderna nel 1929 presso l‟editore Sonzogno,<br />

a cura e con note di Augusto Castaldo.<br />

Bongi I, 454; Nuovo-Coppens, I Giolito e la stampa, p. 546, n. 218; A<strong>da</strong>ms P, 1468. € 2.200


44. Polybius (ca. 205-120? a.C.). Polibio istorico greco tradotto per M. Lodovico Domenichi et<br />

nuovamente <strong>da</strong> lui riveduto e corretto, con due fragmenti, nei quali si ragiona delle Repubbli<strong>che</strong> &<br />

della grandezza di Romani. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1546. Id. Undici libri di Polibio<br />

nuovamente trovati, et tradotti per M. Lodovico Domenichi. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1553.<br />

Due volumi in-8° (mm 158x101 e mm 159x96). I: 291 carte numerate, 9 carte non numerate. Carattere corsivo. Marca<br />

tipografica incisa su legno al frontespizio (Z537) e al verso della c. OO3; capilettera silografici animati e ornati nel<br />

testo. Esemplare in buono stato di conservazione, tracce d‟usura al frontespizio, qual<strong>che</strong> lieve gora e alcune fioriture<br />

alle prime e alle ultime carte. Piccola perdita al tassello al dorso della legatura. Timbri di appartenenza del mar<strong>che</strong>se<br />

Pandolfo Ricasoli al recto e al verso del frontespizio. II: 325 pagine numerate, 5 carte non numerate. Carattere corsivo.<br />

Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z535) e al recto dell‟ultima carta (U89). Capilettera silografici<br />

animati e ornati e testatine incise su legno nel testo. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi gore alle prime e<br />

alle ultime carte. Piccola perdita al tassello al dorso della legatura. Timbri di appartenenza asportati e restaurati a<br />

porzione, senza perdita di testo, al frontespizio e alla penultima carta. Legatura uniforme per i due volumi in mezza<br />

pelle ottocentesca con angoli con carta marmorizzata ai piatti; titolo e numero del volume impressi in oro su tassello<br />

rosso e nero al dorso.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione dei primi sei libri delle Storie di Polibio nella traduzione di Lodovico Domenichi, la prima<br />

essendo uscita l‟anno precedente. Cambia la dedica, <strong>che</strong> nella princeps è indirizzata a Girolamo Pallavicino,<br />

mentre in questa secon<strong>da</strong> viene rivolta al duca di Firenze Cosimo I de‟ Medici. La composizione del testo<br />

risulta «ritoccata qua e là, leggendovisi an<strong>che</strong> dei periodi del tutto cambiati» (Bongi I, 117). Il secondo<br />

volume del 1553 è la prima edizione in italiano degli ultimi 11 libri della Storia – riscoperti e pubblicati in<br />

greco a Basilea nel 1549 –, <strong>che</strong> vanno quindi a formare il continuamento e la conclusione del primo volume<br />

(sia nell‟edizione del 1545 <strong>che</strong> in quella del 1546). Polibio fu lo storico greco del mondo mediterraneo, a cui<br />

dobbiamo soprattutto il resoconto dettagliato della secon<strong>da</strong> e della terza guerra punica tra Roma e Cartagine.<br />

Bongi I, 117; Paitoni III, 175, mancano entrambi ad A<strong>da</strong>ms. € 520<br />

45. Polybius (ca. 205-120? a.C.). Polibio istorico greco tradotto per M. Lodovico Domenichi et<br />

nuovamente <strong>da</strong> lui riveduto e corretto, con due fragmenti, nei quali si ragiona delle Repubbli<strong>che</strong> &<br />

della grandezza di Romani. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1546.<br />

In-8° (mm 152x95). 291 carte numerate, 9 carte non numerate. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (Z537) e al verso della c. OO3. Capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura in cartoncino con<br />

carta marmorizzata ai piatti, al dorso autore e titolo manoscritti in inchiostro bruno su tassello cartaceo, tagli spruzzati<br />

in rosso. Esemplare in buono stato di conservazione, tracce d‟usura sulla legatura, restauri al frontespizio e all‟ultima<br />

carta, alcune fioriture, piatto anteriore parzialmente scollato lungo la cerniera interna anteriore. Anti<strong>che</strong> segnature in<br />

inchiostro, di cui una erasa, al contropiatto anteriore, ex libris cartaceo di Fernando Palazzi al recto della sguardia<br />

anteriore.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione di questa traduzione dei primi sei libri delle Storie di Polibio ad opera del noto erudito e<br />

poligrafo Lodovico Domenichi, la prima essendo uscita l‟anno precedente. In questa impressione la dedica,<br />

<strong>che</strong> nella princeps è indirizzata a Girolamo Pallavicino, viene rivolta invece al duca di Firenze Cosimo I de‟<br />

Medici, come recita la lettera prefatoria <strong>da</strong>tata 3 agosto 1546.<br />

Bongi I, 117. € 400<br />

46. Possevino, Giovanni Battista (1520-1549). Dialogo dell’honore di Giovanni Battista Possevini<br />

Mantovano, nel quale si tratta a pieno del duello, con la tavola di quanto vi si contiene fatta con<br />

diverso ordine <strong>da</strong>ll’altre. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari e fratelli, 1553.<br />

In-4° (mm 220x151). Segnatura: * 4 , A-T 8 , V 10 , X-Y 8 , Z 4 . 4 carte non numerate, 322 pagine, 21 carte non numerate.<br />

Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (Z534) e al verso dell‟ultima carta (U89). 10<br />

capilettera silografici animati e ornati e testatine incise su legno nel testo. Legatura settecentesca in vitello nocciola con<br />

filetti impressi a secco ai piatti e motivi ornamentali aurei sui labbri, titolo e decorazioni in oro al dorso; risguardi e<br />

sguardie in carta a pettine, tagli rossi, segnalibro in seta azzurra. Esemplare in buono stato di conservazione, lievi


fioriture. Ex-libris nobiliare inciso al contropiatto anteriore, con nome del proprietario abraso, segnatura manoscritta al<br />

foglio di guardia anteriore. Numerose postille di mano coeva in inchiostro marrone nel testo.<br />

Prima edizione di questo trattato del gesuita Giovanni Battista Possevino (nipote del <strong>più</strong> celebre Antonio) sul<br />

duello e sulle mo<strong>da</strong>lità di ricomporre la pace tra i duellanti, <strong>che</strong> ebbe un notevole successo an<strong>da</strong>ndo incontro<br />

a numerose edizioni. L‟opera, uscita postuma, fu <strong>da</strong>ta alla luce con una dedicatoria al cardinale di Santa<br />

Fiore scritta <strong>da</strong>l fratello dell‟autore, Antonio Possevino (1533-1611), allora appena ventenne e non ancora<br />

famoso come scrittore e diplomatico: la sua ascesa inizierà dopo il 1559 e l‟ingresso nell‟ordine dei Gesuiti.<br />

Bongi I, 383-384; CNCE 48677; BM STC, 538; Cockle, 881. € 1.000<br />

47. Rocca, Bernardino (1515-1587). Imprese, stratagemi, et errori militari di M. Bernardin Rocca<br />

piacentino detto il Gamberello, divise in tre libri [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1566.<br />

In-4° (mm 206x145). Segnatura: * 4 , b-g 4 , h 2 , A-GG 8 . 60 pagine non numerate, 477 pagine, 3 pagine non numerate.<br />

Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca tipografica incisa su legno al frontespizio (V364). Capilettera silografici<br />

animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura in mezza pergamena con angoli, al dorso resti di<br />

tassello con titoli in oro. Esemplare in buono stato di conservazione, un paio di fascicoli bruniti, qual<strong>che</strong> macchia e<br />

traccia d'uso, alcune fioriture.<br />

Prima edizione di questo libro <strong>che</strong> doveva figurare come la quarta Gioia della Collana historica voluta <strong>da</strong><br />

Tommaso Porcacchi (1530-1585): Le Gioie costituivano degli apparati complementari ai volumi facenti<br />

parte della collana di storici greci intrapresa <strong>da</strong> Giolito. In questa quarta Gioia sono raccolte e spiegate<br />

alcune imprese militari, prima sintetizzate in uno s<strong>che</strong>ma astratto e poi esemplificate facendo ricorso a casi<br />

concreti in cui hanno agito personaggi della storia <strong>più</strong> o meno recente. Tra questi spesso viene citato come<br />

modello di perfezione guerresca il dedicatario dell‟opera, Sforza Pallavicino, famoso condottiero. Di<br />

Bernardino Rocca scarse sono le notizie fornite <strong>da</strong>gli storici e <strong>da</strong>i biografi: di lui sappiamo <strong>che</strong> dopo una vita<br />

trascorsa «esercitando la milizia» (Bongi, II, p. 228), passò gli ultimi quattro anni della sua vita – dopo la<br />

morte della moglie – come religioso, morendo nel 1587. Le sue spoglie si trovano nella chiesa di<br />

Sant‟Andrea de Zira<strong>da</strong>, secondo quanto riferisce il Cicogna nel suo libro sulle iscrizioni veneziane.<br />

Bongi, II, 227-229, 303; Graesse, VI, 142; Hain, 1 p. 12; A<strong>da</strong>ms, R-635; Cockle, n. 534; BM-STC Italian, p.<br />

558; Olschki, Choix, nn. 119-120. € 750<br />

48. Sannazaro, Iacopo (1457-1530). Del Parto della Vergine libri tre, tradotti in versi toscani <strong>da</strong><br />

Giovanni Giolito de Ferrari. Venezia, Giovanni Giolito de' Ferrari, 1588.<br />

In-4° (mm 205x144). Segnatura: p 4 , A-R 4 , S 2 . 74 carte non numerate. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca<br />

tipografica incisa su legno al frontespizio (Z544). Frontespizio silografico, tre illustrazioni incise e piena pagina entro<br />

cornice, capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno, testo entro cornici incise.<br />

Legatura settecentesca in pelle marmorizzata e cornice a filetti impressa a secco ai piatti, dorso con impressioni in oro e<br />

titolo aureo su tassello in marocchino nocciola, risguardi e sguardie in carta decorata a pettine, tagli rossi. Esemplare in<br />

buono stato di conservazione, frontespizio rifilato. Al contropiatto anteriore ex-libris nobiliare del XVIII sec. e breve<br />

s<strong>che</strong><strong>da</strong> bibliografica su frammento cartaceo, timbro di possesso in inchiostro 'Luigi Boccioni' al recto della prima carta,<br />

lunga annotazione manoscritta in inchiostro al verso della prima carta.<br />

Prima edizione di questa traduzione condotta <strong>da</strong> Giovanni Giolito dell'opera latina del Sannazaro De partu<br />

Virgini. Si tratta di una delle <strong>più</strong> belle impressioni uscite <strong>da</strong>lla tipografia veneziana dei Giolito - «stampato<br />

con particolare industria» (Bongi, II, 428-429) - per il ricco apparato illustrativo ed ornamentale a partire <strong>da</strong>l<br />

frontespizio architettonico. Ognuno dei tre libri si apre con un'illustrazione silografica a piena pagina entro<br />

bordura ornamentale: si tratta di scene della vita della Vergine, in specifico l'Annunciazione, la Visitazione e<br />

la Natività. La preziosità del volume risiede an<strong>che</strong> nella cura grafica dell'impaginazione, con il testo inserito<br />

entro cornici silografi<strong>che</strong> ornamentali.<br />

Bongi, II, 428-429; Graesse VI, 266; BMC STC It., 605; A<strong>da</strong>ms S-332. € 1.250


49. Scandianese, Tito Giovanni [Ganzarini, Tito Giovanni] (1518-1582). La dialettica di Tito Giovanni<br />

Scandianese divisa in tre libri [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1563.<br />

In-8° (mm 196x145). Segnatura: * 8 , A-G 8 , H 10 . 16 pagine non numerate, 131 pagine, una pagina non numerata.<br />

Carattere corsivo e rotondo. Marca tipografica al frontespizio e al verso dell'ultima carta. Capilettera silografici ornati e<br />

animati, testatine e finalini incisi. Legatura in pergamena rigi<strong>da</strong> con capitelli passanti, dorso a 3 nervi con titoli<br />

manoscritti in inchiostro, tagli rossi. Esemplare in buono stato di conservazione, lacerazione lungo la cerniera anteriore<br />

della legatura, gora all‟angolo superiore destro, qual<strong>che</strong> macchia. Sulla sguardia anteriore nota di possesso manoscritta<br />

in inchiostro <strong>da</strong>tata 1749.<br />

Prima edizione di questo trattato dello Scandianese sulle origini e le finalità della dialettica. Dopo la dedica a<br />

Camillo Falieri, le tavole riassuntive e un breve proemio, l‟autore affronta il tema iniziando <strong>da</strong>lla definizione<br />

di dialettica e dimostrando, sulla scorta di autori classici, come questa sia parte della filosofia, ma an<strong>che</strong><br />

dell'arte. Importante il riferimento platonico alla dialettica come «arte del disputare», <strong>che</strong> si serve<br />

dell‟affermazione e della negazione come strumenti per raggiungere la verità (alternanza <strong>che</strong> si esprime nel<br />

genere del dialogo, così diffuso nel Rinascimento grazie a Platone). Lo Scandianese, così detto <strong>da</strong> Scandiano<br />

ove nacque nel 1518, in realtà si chiamava Tito Giovanni Ganzarini; fu insegnante di lettere prima a Modena<br />

e poi in provincia di Treviso dove morì nel 1582. Fu an<strong>che</strong> autore di un poema sulla caccia in 417 ottave<br />

intitolato I quattro libri della caccia (1556) e del poema celebrativo La fenice (1555). «Questa Dialettica, di<br />

cui i bibliografi si contentano di citare il titolo, è probabile <strong>che</strong> non avesse neppure gran fortuna presso i<br />

contemporanei» (Bongi, II, 179).<br />

Bongi, II, 179; CNCE, 26445; I Giolito e la stampa, 204 p. 522. € 450<br />

50. Tazio, Giovanni (sec. XVI). La Imagine del Rettore della bene ordinata città di Giovanni Tatio<br />

Giustanopolitano [...] Alla quale segue l’institutione del Cancelliero <strong>che</strong> deve servire al detto Rettore<br />

del medesimo Auttore. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1573.<br />

In-8° (mm 203x144). Due parti in un volume. I: Segnatura: * 8 , A-G 8 , H 10 . 16 pagine non numerate, 132 pagine. II: * 8 ,<br />

A-C 8 , D 10 . 16 pagine non numerate, 67 pagine, una pagina non numerata. Carattere corsivo e carattere rotondo. Marca<br />

tipografica incisa su legno ai frontespizi (Z538) e al verso dell'ultima carta della secon<strong>da</strong> parte (Z539). Illustrazioni<br />

silografi<strong>che</strong>, capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura coeva in<br />

pergamena floscia con capitelli passanti, titolo manoscritto in inchiostro al dorso. Esemplare in buono stato di<br />

conservazione, legatura restaurata, qual<strong>che</strong> fioritura. Nota di possesso manoscritta al primo frontespizio: 'De i libri del<br />

Dottor Franco Gastaldo 1644 adì 12 di Marzo in Genova', alcune glosse manoscritte anti<strong>che</strong>.<br />

Prima edizione di queste due opere politico-giuridi<strong>che</strong> del Tazio (latinizzazione del cognome Tacco),<br />

letterato "giustinopolitano" (ossia nativo di Edessa, o Urfa, in Turchia, l'antica Giustinopoli), dedicate,<br />

rispettivamente, al governo delle città e ai principati e ai cancellierati, ossia alle cari<strong>che</strong> dei giudici addetti<br />

alla Curia del Rettore nella Repubblica di Venezia. Annota il Bongi: «L'autore, il cui vero cognome era<br />

Tacco, dedicò il Rettore ad Ottaviano Valiero Podestà di Verona, con lettera scritta <strong>da</strong> Venezia il 15 aprile<br />

1573, dove lo<strong>da</strong> molto esso Valiero e narra dei governi <strong>da</strong> lui in <strong>più</strong> luoghi sostenuti. Benchè il discorso del<br />

Tazio sul Rettore, ch'è diviso in due libri, si trattenga per lo <strong>più</strong> sulle generali, ha pure alcune importanti<br />

avvertenze per i tempi, per i costumi e per le leggi della Repubblica Veneziana. Il Cancelliere, <strong>che</strong> ha dedica<br />

a parte, per quanto anch'esso pecchi per trattenersi assai sulle generali, tuttavia deve tenersi come un buon<br />

compendio, an<strong>che</strong> professionale, per un Cancelliere o giudice addetto alla Curia del Rettore. Il Rettore era<br />

l'autorità mista, giuridica e politica, come i Podestà, o Governatori <strong>che</strong> i Veneziani man<strong>da</strong>vano nelle<br />

provincie. Il Cancelliere era il suo giudice in civile ed in criminale».<br />

Bongi, II, p. 334. STC Italian Books, p.662. € 550


51. Toscanella, Orazio (XVI sec.). Gioie istori<strong>che</strong>, aggiunte alla prima parte delle vite di Plutarco [...].<br />

Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1567. (Segue:) Id. Gioie istori<strong>che</strong>, aggiunte alla secon<strong>da</strong> delle vite di<br />

Plutarco [...]. Venezia, Gabriele Giolito de' Ferrari, 1567.<br />

In-4° (mm 205x149). Due parti in un volume. I: Segnatura: * 4 - ** 6 , A-Q 8 , R 6 . 20 pagine non numerate, 268 pagine. II:<br />

* 6 - ** 4 , A-O 4 , P 6 ; 20 pagine non numerate, 121 pagine, 3 pagine non numerate. Carattere corsivo e carattere rotondo.<br />

Marca tipografica incisa su legno ai frontespizi (Z540) e al verso dell'ultima carta della secon<strong>da</strong> parte (Z539).<br />

Capilettera silografici animati e ornati nel testo, testatine e finalini incisi su legno. Legatura coeva in pergamena floscia<br />

con capitelli e nervi passanti, dorso con titolo manoscritto in inchiostro, residui di laccetti di chiusura. Esemplare in<br />

buono stato di conservazione, alone <strong>che</strong> interessa la parte inferiore del volume. Annotazione manoscritta in inchiostro<br />

marrone al frontespizio.<br />

Prima edizione di questo singolare lavoro di Orazio Toscanella, collaboratore di Giolito <strong>da</strong>ll‟anno<br />

precedente. Si tratta di una serie di tavole o repertori analitici delle Vite di Plutarco organizzati per materia<br />

(Feste dei Romani, Invenzioni militari, Cose <strong>da</strong> vestire, Vasi, Nomi propri ecc.), corrispondente alla prima<br />

parte delle vite stampata <strong>da</strong> Giolito (la secon<strong>da</strong> parte è del 1568). Opera considerata di grande utilità, ma non<br />

priva di alcuni difetti, è stato in passato libro molto ricercato.<br />

€ 650<br />

52. Xenophon (430 a.C.-354 a.C.). Xenophonte della vita di Ciro Re de Persi, tradotto per messer<br />

Lodovico Dominichi. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 1548 [colophon: 1549].<br />

In-8° (mm 147x94). 159 carte numerate, manca l‟ultima carta bianca. Carattere corsivo. Marca tipografica incisa su<br />

legno al frontespizio (Z535) e al verso della c. V7 (U387). Capilettera silografici animati e ornati nel testo. Legatura<br />

settecentesca in pergamena rigi<strong>da</strong> con capitelli passanti, titolo in oro su tassello dipinto al dorso; tagli azzurri,<br />

segnalibro in seta verde. Esemplare in buono stato di conservazione, alcune carte uniformemente brunite, qual<strong>che</strong><br />

rossura, margini sobri. Sottolineature e note manoscritte coeve in inchiostro marrone lungo i margini bianchi, alcune<br />

delle quali parzialmente asportate <strong>da</strong> rifilatura.<br />

Prima edizione della prima traduzione del Domenichi di quest‟opera e ultimo degli scritti di Senofonte ad<br />

essere volgarizzato <strong>da</strong>l poligrafo piacentino, <strong>che</strong> fu assiduo collaboratore dell‟officina tipografica del Giolito.<br />

La Vita di Ciro – meglio nota come Ciropedia – seguì a distanza di breve tempo le Opere morali e la<br />

Impresa di Ciro (cioè l‟Anabasi) del 1547 e i Fatti de’ Greci della primavera del 1548. Le traduzioni<br />

senofontee erano state oggetto di critica <strong>da</strong> alcuni umanisti dell‟epoca, <strong>che</strong> ravvisavano i principali difetti<br />

nell‟impiego di precedenti traduzioni in latino poco affi<strong>da</strong>bili e nella scarsa conoscenza del greco <strong>da</strong> parte di<br />

Domenichi. Le opere vennero tuttavia ristampate <strong>da</strong>l Giolito nel 1558. In particolare, furono interamente<br />

ristampate le Opere morali e i Fatti de’ Greci, mentre dell‟Anabasi e della Ciropedia – <strong>che</strong> avevano avuto<br />

meno successo delle altre due, con conseguente accumulo di copie invendute – si riprodussero solo i primi<br />

fascicoli con i nuovi frontespizi e la nuova <strong>da</strong>ta. La presente edizione della Ciropedia, <strong>che</strong> chiude il ciclo di<br />

traduzioni, contiene alla fine una biografia di Senofonte scritta <strong>da</strong> Raffaele Maffei (umanista attivo alla corte<br />

di papa Pio II, allievo del Trapezunzio e traduttore <strong>da</strong>l greco) e una dedica iniziale – con lettera dell‟8 luglio<br />

1548 – a Luc‟Antonio Cuppano <strong>da</strong> Montefalco, uno dei capitani delle Bande Nere, allora dignissimo<br />

colonnello del Duca di Firenze.<br />

Bongi I, 235-236; STC Italian, P, 738; A<strong>da</strong>ms X, 36. € 520


53. Xenophon (430 a.C.-354 a.C.). I sette libri di Xenophonte della impresa di Ciro Minore, tradotti<br />

per messer Lodovico Domenichi. Venezia, Gabriele Giolito de‟ Ferrari, 1558.<br />

In-8° (mm ).Segnatura: A-V 8 . 154 carte numerate, 6 carte non numerate. Marca tipografica incisa su legno al<br />

frontespizio (Z535). La prima parola del titolo racchiusa entro cornice silografica ornata. Capilettera silografici animati<br />

e ornati, testatine e finalini incisi. Legatura settecentesca in pergamena con capitelli passanti, titolo in oro al dorso, tagli<br />

rossi. Esemplare in buono stato di conservazione, fori di tarlo sul margine esterno verticale delle carte, lievi bruniture<br />

della carta, qual<strong>che</strong> fioritura. Sul risguardo anteriore annotazione in inchiostro: „1725‟.<br />

Secon<strong>da</strong> edizione della traduzione dell‟Anabasi senofontea del Domenichi, pubblicata per la prima volta alla<br />

fine del 1547. Questo è l‟anno in cui Giolito decide di ripubblicare le opere di Senofonte stampate nel 1547.<br />

Per quanto riguar<strong>da</strong> l‟Anabasi in particolare, potendo disporre nei magazzini di numerose copie rimaste<br />

invendute – perché stampate in tiratura maggiore, o perché ebbero poco successo presso il pubblico –,<br />

Giolito decise di conservare i fascicoli del 1547 ristampando solamente il frontespizio (vi sono copie con la<br />

soscrizionie finale con quella <strong>da</strong>ta). Non è <strong>da</strong> escludere <strong>che</strong> Giolito si affrettasse a far uscire un‟altra edizione<br />

del 1558 perché quello era l‟anno in cui sarebbe scaduto il privilegio decennale concesso <strong>da</strong>l Senato<br />

veneziano il 14 dicembre 1548. L‟opera descrive la spedizione, cui partecipò lo stesso Senofonte, di<br />

diecimila greci gui<strong>da</strong>ti <strong>da</strong> Ciro il Giovane alla conquista del trono di Persia.<br />

Haym 4/5; Paitoni Volgarizzatori IV, 41; Bongi, I, 204. € 450

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!