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I SOGNI<br />
VENGONO<br />
DA FUORI<br />
esplorazioni sulla notte<br />
nelle Ande Peruviane<br />
Arianna Cecconi<br />
prefazione di Carmen Salazar-Soler<br />
CALLE AMERICA 3
CALLE AMERICA | 3<br />
Calle America è una collana di testi che vuole viaggiare nel continente latinoamericano,<br />
collocando il proprio punto di osservazione nelle v<strong>it</strong>e e nei pensieri a partire dalla strada,<br />
cioè dal luogo in cui passano le storie singolari e quelle collettive. Per questo la collana<br />
intende attraversare generi e discipline, proponendo interpretazioni e voci che sappiano<br />
disegnare l'attual<strong>it</strong>à sociale latinoamericana.
Arianna Cecconi<br />
I SOGNI VENGONO DA FUORI<br />
esplorazioni sulla notte nelle Ande Peruviane<br />
prefazione di Carmen Salazar-Soler
Proprietà letteraria riservata<br />
© 2012 ed.<strong>it</strong><br />
Via L. Viani 74, 50142 Firenze<br />
http://www.ed<strong>it</strong>press.<strong>it</strong><br />
info@ed<strong>it</strong>press.<strong>it</strong><br />
Tutti i dir<strong>it</strong>ti riservati<br />
Prima edizione: luglio 2012<br />
Printed in Italy<br />
I sogni vengono da fuori /<br />
Arianna Cecconi. -<br />
Firenze : ed.<strong>it</strong>, 2012. -<br />
312 p. ; 21 cm<br />
( Calle America ; 3. )<br />
ISBN: 978-88-89726-95-2<br />
ISBN eBook 978-88-89726-93-8<br />
Permalink formato dig<strong>it</strong>ale:<br />
http://dig<strong>it</strong>al.casalini.<strong>it</strong>/9788889726938><br />
Questa pubblicazione è stata sottoposta a<br />
peer review anonimo. La documentazione relativa<br />
è disponibile presso l’ed<strong>it</strong>ore
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289<br />
Sommario<br />
Prefazione, di Carmen Salazar-Soler<br />
Introduzione<br />
I. Dormire sulle Ande: i luoghi della ricerca<br />
II. L’anima fuori<br />
III. I sogni a Chihua e a Contay<br />
IV. Sogni, sessual<strong>it</strong>à e potere<br />
V. Sogni e guerra<br />
Alcune riflessioni conclusive<br />
Ringraziamenti<br />
Bibliografia
Aereoporto della c<strong>it</strong>tà di Ayacucho. Ande Sud Centrali del Perù.
Prefazione<br />
Carmen Salazar-Soler<br />
(Antropologa, Ricercatrice al CNRS di Parigi)<br />
È attraverso un percorso onirico che il lettore di questo appassionante<br />
libro di Arianna Cecconi penetrerà nell’universo sociale degli<br />
ab<strong>it</strong>anti della regione di Ayacucho, nelle Ande Sud Centrali del<br />
Perù. Questo prezioso studio dedicato a un’antropologia dei sogni<br />
è il frutto di una prolungata ricerca sul campo – più di un anno in<br />
totale – in una delle zone socialmente ed economicamente più sfavor<strong>it</strong>e<br />
di questo paese andino.<br />
La regione di Ayacucho, ed in particolare la zona di Huanta, dove<br />
ha lavorato Arianna Cecconi, è stata duramente colp<strong>it</strong>a dalla violenza<br />
pol<strong>it</strong>ica che si è scatenata in questo paese negli anni 1980-1990.<br />
Huanta, una delle province del dipartimento di Ayacucho, è stata in<br />
quell’epoca uno degli epicentri delle azioni di Sendero Luminoso,<br />
un movimento armato di ispirazione maoista, ed oggi continua ad<br />
essere una delle regioni più povere del Perù. Ricordiamo che il confl<strong>it</strong>to<br />
armato ha prodotto più di 60.000 morti e più di 8.500 desaparecidos.<br />
La maggior parte delle v<strong>it</strong>time appartiene alla popolazione<br />
campesina andina, la meno protetta e la più marginalizzata del<br />
paese. La lingua materna del 75% delle v<strong>it</strong>time era il quechua. È nella<br />
regione di Ayacucho, centro nevralgico del confl<strong>it</strong>to, che le v<strong>it</strong>time<br />
furono le più numerose. Secondo l’Informe della Commissione<br />
della Ver<strong>it</strong>à e Riconciliazione (CVR), Sendero Luminoso fu responsabile<br />
del 50% dei morti e desaparecidos, mentre le forze armate<br />
dello Stato furono responsabili del 35% delle v<strong>it</strong>time. Per quanto<br />
riguarda le violazioni, si stima che esse furono per l’80% prodotte<br />
dagli agenti dello Stato.<br />
La popolazione con la quale Arianna Cecconi ha lavorato è ancora<br />
molto segnata da questi anni di violenza pol<strong>it</strong>ica e mil<strong>it</strong>are. Per
8 I sogni vengono da fuori<br />
alcuni ab<strong>it</strong>anti di questa zona l’elaborazione del lutto è quasi impossibile<br />
perchè il destino dei parenti scomparsi è ancora oggi sconosciuto.<br />
Dall’altro lato lo Stato r<strong>it</strong>arda nel distribuire le riparazioni postconfl<strong>it</strong>to<br />
promesse; e questo rende difficile, per non dire impossibile,<br />
la riconciliazione. Le fer<strong>it</strong>e sono ancora aperte e il lavoro della<br />
memoria è delicato e doloroso.<br />
Ciò nonostante, Arianna Cecconi ha saputo superare queste difficoltà<br />
e ha condotto in maniera intelligente e sensibile un’eccellente<br />
ricerca sul campo, attraverso una vera e propria “etnografia<br />
onirica”, che include “l’osservazione partecipante” a livello onirico.<br />
L’antropologa si è infatti “inclusa” nella sua ricerca di campo<br />
non solo raccontando i propri sogni; anche le icone oniriche locali<br />
e la realtà delle comun<strong>it</strong>à campesine hanno popolato i suo sogni.<br />
Inoltre questa etnografia è stata integrata con una ricerca realizzata<br />
negli archivi della Commissione della Ver<strong>it</strong>à e Riconciliazione<br />
(CVR) a Lima.<br />
In questo interessante libro, l’autrice propone una prospettiva di<br />
analisi e di interpretazione dei sogni realmente innovatrice, costru<strong>it</strong>a<br />
intorno ad un’idea centrale: l’esterior<strong>it</strong>à del sogno. Propone questa<br />
idea a partire dalle interpretazioni locali secondo le quali il sogno<br />
sembra essere provocato da ent<strong>it</strong>à esterne che vis<strong>it</strong>ano il sognatore<br />
e agiscono su di lui. In questo modo i sogni possono essere interpretati<br />
come fonti di rivelazioni, di sapere e di potere che influiscono<br />
nelle azioni e nelle pratiche dei campesinos dei villaggi andini. La<br />
separazione tra il sogno, come esperienza interna e soggettiva, e lo<br />
stato di veglia, come esperienza esterna e oggettiva, è stata elaborata<br />
nel contesto occidentale e non può essere generalizzata ad altri contesti.<br />
È a partire da queste considerazioni che l’autrice studia la tipologia<br />
dei sogni dei campesinos: sogni significativi (che vengono da fuori)<br />
e sogni non significativi (che vengono da dentro).<br />
Le proposte di Arianna Cecconi non si lim<strong>it</strong>ano a questa idea. La<br />
sua analisi la porta ad esplorare altre ipotesi ugualmente innovatrici<br />
e interessanti. Ad esempio esplora la dialettica tra il sogno come esperienza<br />
individuale e al tempo stesso come esperienza culturalmente<br />
determinata. Da un lato, ha infatti incontrato la presenza di un co-
Prefazione 9<br />
dice di interpretazione condiviso dalla collettiv<strong>it</strong>à, e dall’altro lato una<br />
profonda somiglianza tra alcune trame oniriche. Tutto ciò sembra testimoniare<br />
la presenza di un immaginario collettivo e di un vissuto<br />
sociale che influenzano le esperienze notturne individuali.<br />
La ricerca affronta ugualmente il movimento circolare che si<br />
instaura tra le narrazioni oniriche, i racconti m<strong>it</strong>ici, le pratiche sociali<br />
e gli avvenimenti storici e sociali. Mostra come i sogni possano,<br />
in alcune occasioni, incorporare le narrazioni m<strong>it</strong>iche che<br />
circolano riguardo allo spir<strong>it</strong>o della Montagna, l’Apu, e attivare dei<br />
r<strong>it</strong>uali. Allo stesso tempo, alcuni sogni attualizzano e confermano<br />
la presenza e il potere dell’Apu all’interno dei villaggi. In questo<br />
lavoro si può anche vedere come l’esperienza del sogno sia associata<br />
alla manifestazione di alcuni disturbi somatici e forme di<br />
guarigione.<br />
L’autrice riflette inoltre sul contesto storico e sociale nel quale<br />
si manifesta il sogno. Esplora l’ipotesi secondo la quale i sogni possono<br />
essere analizzati come dei «sismografi che registrano gli effetti<br />
degli avvenimenti storici nell’interior<strong>it</strong>à degli uomini» (Beradt<br />
1984). Le vestigia e i comportamenti di certi personaggi la cui presenza<br />
è attestata storicamente (hacendados, preti, mil<strong>it</strong>ari) sembrano<br />
essere stati incorporati all’interno dell’icona onirica dell’Apu. Attraverso<br />
la sua analisi, l’antropologa ci mostra come nei sogni avvenga<br />
l’incorporazione di un discorso m<strong>it</strong>ico e sociale nel vissuto individuale,<br />
il che permette di rimettere in discussione la rappresentazione<br />
del sogno come esperienza soltanto visiva.<br />
Arianna Cecconi suggerisce inoltre l’importanza di contestualizzare<br />
la narrazione onirica. Mostra come l’esterior<strong>it</strong>à del sogno,<br />
inteso come la vis<strong>it</strong>a di un’anima o di una divin<strong>it</strong>à, permetta in certi<br />
casi di leg<strong>it</strong>timare scelte, decisioni o desideri che sono attribu<strong>it</strong>i<br />
a qualcosa di “esteriore” la cui autor<strong>it</strong>à non può essere confutata.<br />
In questo modo mette in relazione certi racconti di sogni con le testimonianze<br />
della storia degli ab<strong>it</strong>anti di queste comun<strong>it</strong>à.<br />
In questo senso, questo lavoro non riguarda unicamente un’antropologia<br />
del mondo onirico, ma anche un’antropologia pol<strong>it</strong>ica, sociale<br />
e religiosa.
10<br />
I sogni vengono da fuori<br />
Sebbene questo libro, nella sua total<strong>it</strong>à, cost<strong>it</strong>uisca un lavoro fondamentale<br />
per l’antropologia andina, il cap<strong>it</strong>olo dedicato allo studio<br />
dei sogni e della guerra lo è in particolare. L’autrice mostra in<br />
modo chiaro e convincente come i sogni possano rappresentare<br />
un luogo dove la memoria della guerra e le sue cicatrici si manifestano<br />
e si rielaborano. È attraverso i sogni che le persone raccontano<br />
il violento confl<strong>it</strong>to armato che è avvenuto in Perù tra gli anni<br />
1980 e 1990 e le tracce che ha lasciato nel presente.<br />
Il sogno appare come il luogo della memoria collettiva, in cui<br />
si incontrano, nel presente, le tracce lasciate dall’epoca delle haciendas<br />
e poi dalla guerra interna. Arianna Cecconi propone, in modo<br />
stimolante, di estendere la categoria di storia alla “v<strong>it</strong>a notturna”.<br />
In questo senso, questo lavoro cost<strong>it</strong>uisce un importante contributo<br />
per un’antropologia della violenza.<br />
Questo libro analizza in modo brillante la dialettica e le porose<br />
frontiere tra interior<strong>it</strong>à ed esterior<strong>it</strong>à, mostrando come il sogno<br />
sia una categoria fluida. Ha il mer<strong>it</strong>o di essere un’analisi del sogno<br />
sincronica e al tempo stesso diacronica. Cost<strong>it</strong>uisce un apporto fondamentale<br />
all’antropologia dei sogni e riempe un vuoto nell’antropologia<br />
andina, che fino ad oggi è stata molto marcata da analisi<br />
strutturaliste e semiotiche del mondo onirico.<br />
L’interesse del libro trascende un’etnologia dei sogni, poiché si<br />
rivolge anche all’analisi dell’ambigu<strong>it</strong>à della categoria di religios<strong>it</strong>à andina<br />
e della definizione di sincretismo, alla compless<strong>it</strong>à del processo<br />
di evangelizzazione e della “colonizzazione dell’immaginario” e<br />
infine alla polisemia di certe categorie (come anima, corpo, divin<strong>it</strong>à,<br />
ecc.) che vengono utilizzate degli attori sociali nelle Ande.<br />
Il lettore scoprirà in queste pagine un’analisi sottile dell’universo<br />
onirico degli ab<strong>it</strong>anti delle Ande Sud del Perù. Potrà apprezzare<br />
la precisione, e al tempo stesso la sensibil<strong>it</strong>à, delle descrizioni. In sintesi,<br />
si tratta di un lavoro serio, interessante, innovatore, che colma<br />
un vuoto nella letteratura antropologica andina. Non mi resta che<br />
inv<strong>it</strong>are il lettore ad immergersi nelle sue pagine.
I sogni vengono da fuori<br />
Esplorazioni sulla notte nelle Ande peruviane<br />
E se un artigiano fosse sicuro di sognare ogni notte,<br />
per dodici ore, di essere un re,<br />
credo che sarebbe altrettanto felice che un re che sognasse ogni notte,<br />
per dodici ore, di essere un artigiano<br />
(Pascal, Pensieri, sez VI)
Coltivare la montagna. Ande Sud Centrali del Pérù.
Introduzione<br />
Perché i sogni sulle Ande peruviane?<br />
– Ho sognato questa roccia... Tutta questa terra (nel sogno) era una bella gringa<br />
(donna bianca), c’era gente... era come un paese, c’erano molti uomini... io<br />
ero arrivata lì, in quel momento, e li ho visti. Gli uomini erano tutti gringos<br />
(bianchi). C’erano delle belle ragazzine, tutte con i capelli chiari.<br />
– Perché hai sognato questo zia?<br />
– Perché questa roccia mi rivela (mi fa sognare) 1 .<br />
Questo è il sogno di Eudalia, una contadina che parla quechua 2 e<br />
che vive a Contay, una comun<strong>it</strong>à campesina sulle Ande Peruviane.<br />
Dopo questo sogno Eudalia è andata nel luogo che aveva sognato,<br />
sul monte di fronte alla sua casa, ed ha portato un’offerta<br />
di fiori, frutta e foglie di coca, perché nel suo villaggio sognare uomini<br />
e donne bianchi (gringos) può essere interpretato come una rivelazione<br />
della divin<strong>it</strong>à della Montagna (Apu) o della Terra (Pachamama)<br />
e un presagio di malattia. Eudalia crede nei sogni e nel loro<br />
potere di dire delle cose che ci sfuggono quando siamo svegli, o<br />
cose che stanno per arrivare e che ancora non possiamo vedere con<br />
gli occhi del giorno. Eudalia sogna spesso la Montagna ed è lei che<br />
a volte le rivela la sorte dei suoi animali; sa che se sogna pecore è<br />
meglio non partire, se sogna agua turbias (acqua sporca) potrà ammalarsi<br />
e se sogna mais arriverà fortuna e denaro. Eudalia sogna<br />
spesso la guerra e le anime dei parenti desaparecidos (scomparsi), perché<br />
il villaggio in cui vive è stato segnato da una lunga epoca di<br />
violenza.
14<br />
I sogni vengono da fuori<br />
Quando sono arrivata per la prima volta sulle Ande Peruviane<br />
non pensavo che mi sarei occupata di sogni. La mia doveva essere<br />
una ricerca sulla paura o meglio sulla “malattia della paura” che<br />
avevo incontrato per la prima volta alcuni anni prima, durante una<br />
ricerca sui guar<strong>it</strong>ori in Toscana, e che volevo continuare ad esplorare.<br />
Sulla montagna pistoiese la paura non viene descr<strong>it</strong>ta soltanto<br />
come un’emozione o uno stato d’animo momentaneo. La paura<br />
«ti entra dentro e te la porti addosso» come una malattia, dicono<br />
le persone; ed è così cresciuto in questi luoghi un r<strong>it</strong>uale per<br />
curarla e “lavarla via” con un’erba chiamata erba lavandaia o “erba<br />
di paura”. R<strong>it</strong>uale che viene ancora oggi praticato dai guar<strong>it</strong>ori della<br />
montagna pistoiese che nei giorni con la “r” ricevono nelle loro<br />
case quelli che vogliono farsi lavare la paura (Cecconi 2003).<br />
Una simile patologia, nominata in modi diversi, ma che vede sempre<br />
la paura come causa scatenante, la si r<strong>it</strong>rova in differenti contesti<br />
culturali, ed avevo così cominciato ad interessarmi al susto, la<br />
“malattia dello spavento” diffusa in tutta l’America Centrale ed il<br />
Sud America. Frequentando la comun<strong>it</strong>à di Peruviani residenti a<br />
Parigi 3 ho iniziato ad avvicinarmi a quelle paure che diventano malattie,<br />
e ai r<strong>it</strong>uali per curarle. Una volta un guar<strong>it</strong>ore peruviano emigrato<br />
in Francia mi aveva detto che qui (alludendo all’Europa) tutti<br />
avevano il susto, senza saperlo, e aveva poi aggiunto che se volevo<br />
fare una ricerca sulla paura forse era perché io stessa ero ammalata.<br />
È spesso difficile comprendere il perché si scelga un tema e un<br />
luogo di ricerca. Quello che posso dire consapevolmente è che la<br />
“malattia della paura” è stata il filo che mi ha portato sulle Ande<br />
Peruviane: dopo la montagna pistoiese volevo avvicinarmi a montagne<br />
con altre storie, altre paure e altri modi per curarle.<br />
El tiempo del miedo (il tempo della paura) è l’espressione che viene<br />
spesso usata per descrivere la s<strong>it</strong>uazione che si respirava sugli<br />
altipiani andini in segu<strong>it</strong>o al confl<strong>it</strong>to armato tra il movimento rivoluzionario<br />
Sendero Luminoso 4 e le Forze Armate (FFAA), che<br />
ha colp<strong>it</strong>o il Perù negli anni ottanta e novanta. Come si cura il susto<br />
5 in luoghi in cui la paura e il trauma della violenza hanno rap-
Introduzione 15<br />
presentato per molti anni un’esperienza quotidiana e un “modo di<br />
vivere” è stata la domanda che mi ha spinto a scegliere come luogo<br />
di ricerca la regione di Ayacucho (Ande Sud Centrali del Perù),<br />
che è stata l’epicentro di questa guerra. È qui che è iniziata nel luglio<br />
del 2004 fino al luglio del 2008 6 questa eetnografia; ed è nei<br />
mesi trascorsi su queste montagne che la ricerca sul susto si è a poco<br />
a poco trasformata in una ricerca sui sogni. Fin dall’inizio l’interpretazione<br />
onirica mattutina, a cui partecipavo nella famiglia che<br />
mi osp<strong>it</strong>ava nel villaggio di Contay, e l’emergere imprevisto di narrazioni<br />
di sogni in contesti e discorsi che parlavano d’altro (malattie,<br />
decisioni, confl<strong>it</strong>ti familiari, la guerra) hanno cominciato ad attirare<br />
la mia attenzione, finché mi sono accorta che i sogni erano<br />
diventati il centro di grav<strong>it</strong>à di questa ricerca. <strong>Ed</strong> è attraverso la dimensione<br />
onirica che mi sono avvicinata anche alla paura.<br />
In questo libro i sogni che vengono fatti sulle Ande Peruviane<br />
diventano una porta per vis<strong>it</strong>are mondi “altri”, un punto di vista<br />
per guardare la v<strong>it</strong>a diurna e la storia delle persone che ab<strong>it</strong>ano<br />
su queste montagne. I sogni saranno la bussola per orientarsi<br />
in un’esperienza dalle vertigini categoriali, dove fluida è la frontiera<br />
che separa i sogni e la realtà, l’anima dal corpo, le persone dai<br />
luoghi, il presente, il passato e il futuro.<br />
Per un approccio antropologico al sogno: nodi problematici della<br />
ricerca<br />
Realtà e Sogni<br />
Nel rapporto del missionario Grub, che si trovava a fine Ottocento<br />
presso i Lengua del Gran Chaco in Brasile, viene riportata la storia<br />
di un indigeno che si era recato dal missionario chiedendogli<br />
un’indenn<strong>it</strong>à per alcune zucche che lui aveva rubato dal suo giardino.<br />
Il missionario aveva spiegato all’indiano che ciò era impossibile<br />
perché non si era recato nel suo villaggio, ma l’indiano gli aveva<br />
risposto che lo aveva sognato andare nel suo giardino e pren-
16<br />
I sogni vengono da fuori<br />
dere tre zucche, ed era proprio quelle che voleva farsi rimborsare.<br />
Pur ammettendo che il missionario non avesse preso realmente<br />
le zucche, al tempo stesso affermava che se fosse stato là le avrebbe<br />
prese, mostrando come l’atto compiuto in sogno dalla sua anima<br />
dimostrava la sua intenzione (Lévy-Bruhl 1922).<br />
L’incapac<strong>it</strong>à di differenziare l’esperienza del sogno dalla realtà<br />
venne considerata dai primi antropologi, influenzati dalle teorie<br />
dell’evoluzionismo, proprio una delle prove e dei luoghi comuni<br />
per caratterizzare “l’altro prim<strong>it</strong>ivo”. «Perfino durante la sua<br />
sana v<strong>it</strong>a da sveglio, il selvaggio e il barbaro non hanno mai imparato<br />
a distinguere nettamente il soggettivo e l’oggettivo, l’immaginazione<br />
e la realtà, cosa resa possibile dai principali es<strong>it</strong>i della<br />
cultura scientifica» 7 , affermava l’antropologo <strong>Ed</strong>ward Tylor<br />
(1871). Anche secondo Lévy-Bruhl (1922) la “mental<strong>it</strong>à prim<strong>it</strong>iva”<br />
era caratterizzata dall’incapac<strong>it</strong>à di distinguere tra “questo” mondo<br />
e il mondo “dell’aldilà”; gli indigeni erano costantemente condizionati<br />
dall’esperienza onirica, non differenziavano gli atti<br />
commessi in sogno da quelli commessi nello stato di veglia, proprio<br />
perché, per la “mental<strong>it</strong>à prim<strong>it</strong>iva”, queste due forme di esperienza<br />
erano equivalenti.<br />
La separazione, elaborata nel contesto occidentale, tra il sogno<br />
come esperienza “interna” e soggettiva, e lo stato di veglia come<br />
esperienza “esterna” oggettiva (intesa come l’unica forma di realtà<br />
riconosciuta collettivamente), veniva considerata dai primi antropologi<br />
un assunto ovvio e a priori, e tutte quelle società che non<br />
riconoscevano questa separazione appartenevano ancora ad uno<br />
stadio “prim<strong>it</strong>ivo” dell’uman<strong>it</strong>à. Solo nel corso del tempo gli antropologi<br />
si sono accorti che quella categoria di realtà fino ad allora<br />
considerata «un concetto tranquillamente posseduto dalla mente,<br />
al riparo da ogni aporia» (De Martino 1973) non potesse essere<br />
considerata come un ovvio presupposto. Si accorsero che quel<br />
solido terreno su cui credevano di camminare aveva la consistenza<br />
delle sabbie mobili, perché non solo differenti contesti culturali<br />
possono elaborare diverse concezioni della realtà, ma anche all’interno<br />
di uno stesso contesto possono coesistere simultaneamen-
Introduzione 17<br />
te visioni differenti. Il punto di vista di un bambino e quello di un<br />
adulto, di una donna e di un uomo, di uno sciamano o di una persona<br />
comune possono alludere a rappresentazioni molto diverse<br />
della realtà (Tedlock 1987).<br />
Rimettere in discussione e problematizzare l’opposizione stessa<br />
tra sogno e realtà è così diventato il punto di partenza. Nell’avvicinarsi<br />
al sogno da una prospettiva antropologica è necessario<br />
domandarsi innanz<strong>it</strong>utto quello che viene considerato reale, e che<br />
cosa rappresenta l’esperienza del sogno nei diversi contesti culturali.<br />
Se sognare è un’attiv<strong>it</strong>à universale, a seconda di dove nasciamo<br />
e cresciamo sogniamo diversamente così come diverso è<br />
il significato e l’importanza che quest’esperienza assume nelle nostre<br />
v<strong>it</strong>e. In molti gruppi sociali viene supposta una continu<strong>it</strong>à tra<br />
v<strong>it</strong>a notturna e attiv<strong>it</strong>à diurna (Perrin, 1990): i sogni sono considerati<br />
delle forme di sapere e di potere, essi possono interferire<br />
con le attiv<strong>it</strong>à materiali, con le pratiche quotidiane: la realtà diurna<br />
si costruisce anche attraverso i sogni. Vi sono società che agiscono<br />
non in funzione dei sogni, come sostenevano i primi antropologi<br />
evoluzionisti, ma piuttosto con i sogni (Poirier 1994).<br />
Nel contesto andino vedremo come la categoria di “realtà” include<br />
la possibil<strong>it</strong>à di incontri e relazioni con diverse ent<strong>it</strong>à (anime<br />
dei morti, divin<strong>it</strong>à) che interagiscono con gli umani attraverso<br />
i sogni e le visioni. Per gli ab<strong>it</strong>anti dei villaggi di Chihua e Contay<br />
la v<strong>it</strong>a diurna e quella onirica sono connesse l’una all’altra, sono<br />
una dentro l’altra. Le persone agiscono e si trasformano anche<br />
attraverso le esperienze oniriche, esse possono influenzare le decisioni<br />
e le azioni della v<strong>it</strong>a quotidiana, ispirare scelte, viaggi, ed<br />
interferire nelle relazioni interpersonali. I sogni sono considerati<br />
delle esperienze che influenzano e interagiscono con quella realtà<br />
che si costruisce ogni giorno, e al tempo stesso sono percep<strong>it</strong>i<br />
come delle forme di sapere che permettono di comprenderla<br />
meglio.
18<br />
Interior<strong>it</strong>à ed esterior<strong>it</strong>à: le categorie del sogno<br />
I sogni vengono da fuori<br />
Come la dicotomia sogno-realtà non aiuta a comprendere l’intima<br />
relazione che può stabilirsi tra queste dimensioni, così per avvicinarsi<br />
ai sogni che vengono fatti su queste montagne sarà necessario<br />
riflettere sulle parole e problematizzare alcune categorie elaborate<br />
dalle discipline psicologiche con pretese universalizzanti 8 .<br />
I primi antropologi, influenzati dall’opera di Sigmund Freud,<br />
si erano preoccupati di comprovare le sue teorie applicandole ai<br />
sogni incontrati in altre culture (Seligman 1923), e di verificare l’ipotesi<br />
che esistessero simboli universali e type dreams 9 . Non si erano<br />
tuttavia accorti che le categorie e le griglie interpretative che utilizzavano<br />
fossero il prodotto di uno specifico contesto socio-culturale,<br />
e che non erano pertinenti per descrivere l’esperienza del<br />
sogno in altre culture (Crapanzano 1975, Tedlock 1987, Perrin 1992).<br />
Nel corso del tempo la peculiar<strong>it</strong>à dell’approccio antropologico al<br />
sogno è diventata proprio quella di problematizzare queste stesse<br />
categorie. Come ha sottolineato Vincent Crapanzano (1975), la<br />
psicologia ha infatti costru<strong>it</strong>o un vocabolario (psiche, inconscio,<br />
sub-conscio, esperienza soggettiva) per nominare le articolazioni<br />
del sé che è connotato culturalmente e che non può essere utilizzato<br />
per descrivere le concezioni della “persona” e le rappresentazioni<br />
del sogno in altri contesti culturali.<br />
In questo libro si cercherà allora di partire dalle parole e dalle<br />
categorie che circolano sulle Ande Peruviane e che rimandano ad<br />
una visione del sogno diversa da quella che sembra prevalere nel<br />
contesto occidentale. “I sogni vengono da fuori” è un’espressione<br />
che si r<strong>it</strong>rova spesso nei discorsi che vengono fatti su queste montagne,<br />
ed è proprio l’esterior<strong>it</strong>à del sogno che verrà esplorata a partire<br />
dalle interpretazioni dei comuneros di Chihua e Contay secondo<br />
cui il sogno, in alcune circostanze, sembra essere provocato dall’anima<br />
che esce durante il sonno o da ent<strong>it</strong>à esterne (anime, divin<strong>it</strong>à)<br />
che “vis<strong>it</strong>ano” portando informazioni e rivelazioni.<br />
Per esplorare i sogni che vengono fatti in questi luoghi sarà inoltre<br />
necessario superare l’arb<strong>it</strong>raria dicotomia tra le categorie del-
Introduzione 19<br />
l’immaginario mentale e le sensazioni fisiche. Se nel contesto occidentale<br />
quando si parla di sogni si tende a fare un implic<strong>it</strong>o riferimento<br />
alla dimensione visiva e a concepirli come rappresentazioni<br />
mentali, si analizzerà come su queste montagne i sogni vengano<br />
invece considerati delle esperienze in cui i corpi sono spesso<br />
i protagonisti: vi sono sogni che fanno ammalare, e sogni che<br />
curano, sogni che lasciano tracce della loro presenza proprio sulla<br />
e dentro la pelle delle persone.<br />
Sogni individuali e collettivi<br />
Il sogno come esperienza individuale e allo stesso tempo collettiva,<br />
e culturalmente determinata, ha rappresentato un altro dei nodi<br />
problematici centrali nella riflessione antropologica sul sogno. La<br />
separazione proposta da Lincoln (1935) tra sogni individuali che<br />
predominerebbero nelle società che lui definiva complesse, e culture<br />
pattern dream, che sarebbero tipici delle società semplici, è stata<br />
oggi rimessa in discussione. Avvicinandosi ai sogni che fanno<br />
le persone, in qualsiasi luogo e contesto, ci si può accorgere di come<br />
essi siano inev<strong>it</strong>abilmente influenzati dalla dimensione sociale e culturale<br />
in cui si vive. Il sogno non può essere descr<strong>it</strong>to solo come<br />
il prodotto della fisiologia celebrale o della psicologia individuale;<br />
la società entra inev<strong>it</strong>abilmente nella nostra v<strong>it</strong>a notturna. Nei<br />
sogni avviene una circolazione costante tra “immaginario e memoria<br />
individuale” e “immaginario collettivo” (Augé 1997), tra simboli<br />
privati e pubblici (Obeyesekere 1981).<br />
Nell’avvicinarsi alle narrazioni degli ab<strong>it</strong>anti di Chihua e Contay<br />
analizzeremo da un lato la presenza di un codice di interpretazione<br />
condiviso dalla collettiv<strong>it</strong>à, e dall’altra una profonda somiglianza<br />
tra alcune trame oniriche. Frammenti di discorsi m<strong>it</strong>ici legati<br />
alle storie degli Apu (la divin<strong>it</strong>à della Montagna), della Pachamama<br />
(la Terra), dei Gentiles (antenati), così come alcuni eventi storici<br />
(la recente guerra), sembrano rappresentare elementi di collettivizzazione<br />
e socializzazione dei sogni. Si esploreranno allora quei<br />
contenuti e quelle trame oniriche collettive che, seppure con alcu-
20<br />
ne varianti, possono venire sperimentati in uno stesso contesto sociale<br />
da diverse persone. Ci si addentrerà nella reciproca influenza<br />
e nel movimento circolare che spesso si instaura tra i sogni, i<br />
m<strong>it</strong>i, le pratiche r<strong>it</strong>uali e gli avvenimenti storico-sociali. I sogni non<br />
verranno considerati solo come una strada per avvicinarsi alle storie<br />
di v<strong>it</strong>a individuali, ma anche come un punto di vista per analizzare<br />
il contesto sociale e la storia vissuta in queste montagne. Le<br />
narrazioni di sogni dialogheranno con le testimonianze raccolte a<br />
Chihua e a Contay che riguardano il regime delle haciendas (le grandi<br />
proprietà terriere presenti in questi luoghi fino agli anni settanta),<br />
e la recente guerra. L’ipotesi che si esplorerà in questo libro è<br />
se e come alcuni sogni possano essere analizzati anche come dei<br />
«sismografi che registrano gli effetti degli avvenimenti storici nell’interior<strong>it</strong>à<br />
degli uomini» (Beradt 1985).<br />
Percorso del testo<br />
I sogni vengono da fuori<br />
Dopo aver familiarizzato, nel primo cap<strong>it</strong>olo, con i luoghi in cui<br />
si è svolta quest’etnografia, nel secondo si analizzeranno alcuni concetti<br />
chiave nell’analisi dei sogni, come quelli di interior<strong>it</strong>à ed esterior<strong>it</strong>à,<br />
di anima e corpo. Camminando sull’ambigua frontiera che<br />
separa queste categorie ci si addentrerà poi, nel terzo cap<strong>it</strong>olo, nelle<br />
interpretazioni oniriche, nella distinzione che le persone fanno<br />
tra sogni che vengono da dentro e da fuori, tra sogni significativi<br />
e insignificanti, tra premonizioni quotidiane e sogni in cui appaiono<br />
alcune divin<strong>it</strong>à come l’Apu (lo spir<strong>it</strong>o della montagna), la Pachamama<br />
(lo spir<strong>it</strong>o della terra), o come la Vergine e i Santi. La religios<strong>it</strong>à<br />
andina, e la compless<strong>it</strong>à del processo di evangelizzazione<br />
e di colonizzazione dell’immaginario (Gruzinski 1992), saranno analizzati<br />
“dal punto di vista dei sogni”, e si vedrà come divin<strong>it</strong>à di provenienze<br />
diverse convivano insieme nell’immaginario onirico. Poiché<br />
le apparizioni dell’Apu o delle Vergini e Santi vengono collegate<br />
dagli ab<strong>it</strong>anti dei villaggi andini alla manifestazione di alcune<br />
malattie o di alcune forme di guarigione, ci si addentrerà nell’intima<br />
relazione tra sogni, corpi e credenze. Nel labirinto di sogni
Introduzione 21<br />
incontrati in questi luoghi sarà lo spir<strong>it</strong>o della Montagna (Apu) uno<br />
dei principali protagonisti e sarà necessario imparare a riconoscerlo<br />
dietro le diverse sembianze attraverso cui può manifestarsi; le<br />
stesse persone possono sognare l’Apu sia nella forma di un condor,<br />
un animale molto importante nella m<strong>it</strong>ologia andina, sia nelle<br />
sembianze di un gringo (un uomo bianco, ben vest<strong>it</strong>o), di un prete<br />
o di un mil<strong>it</strong>are. L’Apu è detto apparire (nei sogni o nelle visioni)<br />
per farsi pagare (ovvero per esigere un’offerta r<strong>it</strong>uale), per engañar<br />
(sedurre-incantare-ingannare), per proteggere o castigare e<br />
l’analisi delle sue rivelazioni oniriche diventerà occasione per riflettere,<br />
nel quarto cap<strong>it</strong>olo, sul contesto storico-sociale in cui questi<br />
sogni si manifestano. Le caratteristiche e i comportamenti di alcuni<br />
personaggi, la cui presenza è attestata storicamente (hacendados,<br />
preti, mil<strong>it</strong>ari), sembrano infatti essere state incorporate dentro la<br />
figura onirica dell’Apu. I riferimenti al confl<strong>it</strong>to armato tra Sendero<br />
Luminoso e l’eserc<strong>it</strong>o saranno trasversali a tutta l’etnografia, ma<br />
è nell’ultimo cap<strong>it</strong>olo che ci si addentrerà nella relazione tra i sogni<br />
e la guerra. Gli ab<strong>it</strong>anti di Chihua e Contay raccontano molti<br />
sogni legati all’epoca della violenza; sogni che hanno anticipato il<br />
confl<strong>it</strong>to armato come premonizioni, e sogni che continuano a manifestarsi<br />
anche dopo che la guerra è fin<strong>it</strong>a, in cui le anime dei parenti<br />
scomparsi tormentano le notti dei sopravvissuti o li aiutano<br />
a ricucire le fer<strong>it</strong>e della memoria.
22 I sogni vengono da fuori<br />
Casa di Damasina Linares Rua, Comun<strong>it</strong>à campesina di Contay.
Introduzione<br />
Note<br />
1 Chaytaqa suyñurqani. Chay, todo pacha chay suma-sumaq gringo, kasqa runa. Chaypi mama ...<br />
llaqtapi kasqa. Hinaptinmi tantullay tantu kasqa. Hinaptinmi ñuqañataq chayman chayarusqani. Hinaptin<br />
puraminti, waqtata qawani. Hinaptin tudo gringo qarikuna kasqa, señor<strong>it</strong>akuna suma-sumaq<br />
niñakuna kakusqa, todo yuraq chukchayuq.- Imapaqya suyñuranki chaytaqa, tiya?. Qaqa sikin mama<br />
suyñuchawarqa.<br />
2 Quechua o Kichwa è una lingua autoctona del sudamerica. Fu la lingua ufficiale dell’impero Inca,<br />
ed è oggi parlata in svariati dialetti da quasi dieci milioni di ab<strong>it</strong>anti in molti stati del Sud America.<br />
In Perù e in Bolivia il quechua è considerato lingua ufficiale accanto allo spagnolo, all’aymara ed altre<br />
lingue indigene.<br />
3 Questa ricerca etnografica è stata condotta nel 2002. Mémoire du DEA (Diplôme d’Hautes Etudes):<br />
La migration du susto: contribution à l’étude du susto dans la communauté péruvienne de Paris, sotto la<br />
direzione del Professor Jean Pierre Dozon, EHESS.<br />
4 Anche il Movimiento Revolucionario Tupac Amaru ha partecipato al confl<strong>it</strong>to armato, ma con un ruolo<br />
molto meno rilevante. Non si deve tuttavia minimizzare la sua importanza, dato che nel 1990<br />
mise in scena uno spettacolare piano di liberazione di 48 mil<strong>it</strong>anti rinchiusi nel carcere di massima<br />
sicurezza di Cantogrande, e nel 1996 occupò l’ambasciata Giapponese a Lima, prendendo in<br />
ostaggio 490 persone.<br />
5 Il susto è generalmente descr<strong>it</strong>to come una patologia “individuale”, generata da alcune cause specifiche,<br />
e mi chiedevo se durante e dopo la guerra la “collettivizzazione della paura” avesse provocato<br />
delle “epidemie di susto” e come esse venissero curate.<br />
6 Questa ricerca etnografica si è articolata in diversi periodi di permanenza sul campo: tre mesi nel<br />
2004, otto mesi nel 2005, sette mesi nel 2006 e 4 mesi nel 2008.<br />
7 Tylor E., Alle origini della cultura, IV Animismo. L’anima e le anime. Dottrina e funzioni, Ist<strong>it</strong>uti <strong>Ed</strong><strong>it</strong>oriali<br />
e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma 2000, p. 35 (ed. or. 1871).<br />
8 È a partire dagli anni cinquanta che la scuola americana Culture and Personal<strong>it</strong>y ha cominciato ad<br />
indagare i possibili contenuti trans-culturali dei sogni, e gli effetti della cultura e dell’educazione<br />
sui processi immaginativi degli individui (Eggan 1964), e a rimettere in discussione alcuni assunti<br />
elaborati dal discorso psicologico sul sogno che venivano inizialmente dati per scontati.<br />
9 Seligman G., Type dreams: a Request, in Folklore, vol. 34, n. 4, 1923, pp. 376-378.<br />
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