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INCONTRI Aprile 2009 - Istituto Cortivo

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EUROPANEWS n. 26 del 06/04/<strong>2009</strong> anno XVX- Organo ufficiale dell’associazione “L’INCONTRO” - Bisettimanale di informazione, politica e attualità. - Editrice Direzione Redazione: Mopak s.r.l. - I strada 66 35129 Padova - Direttore resposabile: ALBERTO ZUCCATO<br />

Autorizzazione del Tribunale di Padova n. 1214 del 12/05/90 Spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Padova. - Sped. Abbonamento INDIRETTO - Contiene I.P. - Stampa Litocenter - via Visco 24 - 35010 Limena (PD) - Prezzo Euro 0,1295<br />

incontri<br />

il Notiziario dell’Operatore Socio Assistenziale<br />

INFANZIA<br />

Una scuola per tutti<br />

MULTICULTURALITÀ<br />

Da vittime a protagoniste<br />

DISABILI<br />

Per tanti la vita è difficile,<br />

aiutiamoli!<br />

ANZIANI<br />

Tanti nonni da amare<br />

DIPENDENZE<br />

Il rispetto delle regole come<br />

strumento di riabilitazione<br />

APRILE <strong>2009</strong>


ISTITUTO CORTIVO: diventa professionista nel sociale.<br />

Dal 1984 l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> opera nel<br />

campo della progettazione ed erogazione<br />

di attività formative nel sociale,<br />

un mondo ricco di umanità che rappresenta<br />

da sempre il suo esclusivo<br />

e coinvolgente orizzonte di impegno.<br />

Oltre vent’anni di esperienze, di scelte<br />

e di fatti concreti hanno forgiato<br />

una struttura dinamica e vitale, un<br />

potente motore che, alimentato dall’energia<br />

della volontà e della solidarietà,<br />

forma non solo personale altamente<br />

qualificato e professionalmente<br />

motivato, ma promuove e partecipa<br />

anche ad iniziative sociali e culturali<br />

rivolte a migliorare la qualità della<br />

vita nella nostra società.<br />

L’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> è presente con i suoi<br />

Centri Didattici nelle principali città<br />

italiane; la sede centrale è a Padova.<br />

Corsi di formazione per Operatori Socio<br />

Assistenziali nei seguenti ambiti operativi:<br />

Multiculturalità - Infanzia - Dipendenze<br />

Anziani - Disabili - Assistente turistico<br />

disabili - Amministratore di Sostegno<br />

Un’organizzazione efficiente, perfettamente<br />

armonizzata, che sa adeguarsi<br />

alle realtà locali senza mai<br />

venir meno agli obiettivi e ai criteri<br />

guida che uniformano tutte le attività<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>. Per consentire ai<br />

suoi allievi di svolgere l’esperienza di<br />

tirocinio pratico nella propria zona di<br />

residenza, l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> ha stipulato<br />

convenzioni con oltre 7500 Enti<br />

pubblici e privati in tutte le regioni<br />

d’Italia.<br />

A garanzia della qualità dei cicli di<br />

formazione proposti, l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

si è dotato di un Comitato Scientifico<br />

che si dedica alla valutazione della<br />

correttezza metodologica dei percorsi<br />

didattici programmati per i vari corsi<br />

di formazione, delle strategie e degli<br />

orientamenti formativi messi a punto<br />

dalla Direzione Didattica.<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

via Padre E. Ramin, 1<br />

35136 Padova<br />

www.cortivo.it<br />

per informazioni:


Certificazione di<br />

responsabilità sociale:<br />

un impegno rinnovato<br />

editoriale<br />

Recentemente l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> ha deciso di confermare la propria osservanza<br />

alle norme dettate dalla certificazione SA8000. La prima adesione, avvenuta tre<br />

anni fa, era in scadenza e si rendeva necessario un tempestivo rinnovo. È stata<br />

una decisione forte, in quanto la procedura non è solo impegnativa dal punto di<br />

vista economico ma richiede anche un approfondito lavoro di verifica su tutta la<br />

struttura aziendale eseguito sotto il controllo dei funzionari dell’ente certificatore.<br />

Cos’è la SA8000? È uno standard internazionale finalizzato a sancire il fatto che<br />

un’impresa nella propria azione rispetta alcuni fondamentali principi: il rispetto<br />

dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei<br />

minori, la sicurezza e salubrità del posto di lavoro. Nata sulla base di altri<br />

documenti quali le convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro,<br />

la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la Convenzione Internazionale<br />

sui Diritti dell’Infanzia e la Convenzione ONU per eliminare ogni forma di<br />

discriminazione nei confronti delle donne, la certificazione SA8000 coinvolge<br />

ogni aspetto dell’azienda e indaga in profondità su quella che può essere definita<br />

la “cultura d’impresa” nel senso più ampio del termine, richiedendo attenzione e<br />

partecipazione da parte di tutti i soggetti coinvolti, la direzione come il top<br />

management, i dipendenti, i fornitori, i subfornitori e, naturalmente, i clienti.<br />

Un check-up completo, quindi, ripetuto ogni tre anni e costantemente controllato<br />

dall’ente certificatore, rivolto essenzialmente a testare il valore etico delle attività<br />

che devono soprattutto promuovere la salute e la sicurezza nell’ambiente di lavoro,<br />

concedere libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva, contrastare<br />

il lavoro minorile e le discriminazioni, rispettare l’orario di lavoro e i criteri<br />

retributivi. Nel mondo ci sono attualmente circa 1.700 imprese certificate con lo<br />

standard SA8000 di cui ben 795 in Italia. Fra queste anche l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

che, anche se la sua particolare collocazione nel settore della formazione di<br />

operatori sociali lo pone per sua stessa natura in prima fila nelle azioni positive<br />

rivolte ad aiutare i più deboli e a rispettare i loro diritti, ha voluto sancire ancora<br />

una volta, con i crismi dell’ufficialità, il suo quotidiano impegno per un mondo<br />

più etico e più giusto.<br />

La redazione


04 INFANZIA<br />

Il “fanciullino” che vive in noi<br />

05 La scuola del Biancospino<br />

07 Una scuola per tutti<br />

08 MULTICULTURALITÀ<br />

Da vittime a protagoniste<br />

09 Per conoscere è necessario<br />

mettersi in gioco<br />

10 DISABILI<br />

Gli eterni bambini mi hanno<br />

sussurrato il segreto della vera felicità<br />

11 Per tanti la vita è difficile, aiutiamoli!<br />

12 AGENDA SEMINARI & CORSI<br />

13 ANZIANI<br />

Scoprire il meglio di sé<br />

a contatto con gli anziani<br />

14 Tanti nonni da amare<br />

17 ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI<br />

Diversamente in vacanza.<br />

18 Sapete ragazzi cosa si fa?<br />

Si va a Roma!<br />

20 DIPENDENZE<br />

Il rispetto delle regole come<br />

strumento di riabilitazione<br />

22 Una casa per malati di AIDS<br />

23 SPAZIO <strong>INCONTRI</strong><br />

24 EX ALLIEVI RACCONTANO<br />

28 SERVIZIO SEGNALAZIONE ALLIEVI<br />

sommario<br />

04<br />

05<br />

09<br />

11<br />

18<br />

20<br />

progetto grafico e impaginazione: immagina.biz<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 3


INFANZIA<br />

Il “fanciullino” che vive in noi<br />

Chi sono i bambini? La risposta l’ho<br />

avuta vivendo l’esperienza straordinaria<br />

del tirocinio, tre mesi di<br />

intenso coinvolgimento che mi<br />

hanno portato a conoscere da vicino<br />

il mondo dell’infanzia. Essere<br />

bambino significa vedere le cose che<br />

Sonia Geniola di Fossacesia<br />

(CH) ha svolto il tirocinio in un<br />

Nido d’Infanzia privato in<br />

provincia di Chieti, in una<br />

località situata lungo la costa<br />

adriatica. Di quel memorabile<br />

periodo le è rimasto il ricordo<br />

di giornate meravigliose, di<br />

bimbi speciali che le hanno<br />

permesso di riscoprire la sua<br />

parte ancora bambina.<br />

Vediamo cosa ci racconta<br />

della sua esperienza.<br />

La struttura, bella, colorata e<br />

luminosa, è al piano terra. Funziona<br />

non solo come nido per bambini da 0<br />

a 36 mesi ma anche come doposcuola<br />

invernale ed estivo, ludoteca, centro<br />

per corsi d’inglese e baby parking per<br />

ragazzini dai tre anni in su. I bimbi<br />

del nido erano 25, il più piccolo aveva<br />

sette mesi, i più grandi tre anni.<br />

Ognuno di loro aveva una sua<br />

particolare personalità. Tra i casi più<br />

difficili mi è capitata Alessia, una<br />

bimba di due anni. Piangeva<br />

continuamente e apparentemente<br />

senza motivo, rifiutando ogni<br />

relazione con gli altri. Pensavo<br />

fossero capricci ma, guardando nei<br />

suoi grandi occhi scuri, capii che c’era<br />

qualcosa che non andava. Quando la<br />

conobbi si era appena svegliata,<br />

piangeva e diceva che le faceva male<br />

4 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

di solito passano inosservate<br />

attraverso vie percettive e intuitive<br />

non razionali, individuare “accordi<br />

segreti” fra le cose stabilendo<br />

legami inediti, guardare il mondo<br />

con meraviglia, come se tutto fosse<br />

una continua, nuova scoperta,<br />

la testa ma le educatrici mi dissero di<br />

non preoccuparmi: Alessia faceva<br />

sempre così. La presi in braccio, cercai<br />

di parlare con lei ma senza risultato.<br />

“E ora che faccio?”, mi chiesi<br />

disperata. Mi sentivo inutile, ero<br />

convinta che fosse facile placare il<br />

pianto di un bambino. Cambiai strategia,<br />

smisi con le parole e me la strinsi<br />

al petto, cullandola e accarezzandola.<br />

Piano piano smise di piangere e si<br />

tranquillizzò. Il disagio di Alessia, mi<br />

spiegarono le educatrici, era causato<br />

dall’assenza della madre, costretta a<br />

lavorare lontano da casa per molte<br />

ore. Alessia “scaricava” il dolore del<br />

distacco anche sul cibo. Non voleva<br />

mangiare con gli altri bambini ed era<br />

molto lenta, spesso masticava a lungo<br />

per poi sputare il boccone nel piatto.<br />

Mi affidarono il compito di affiancarla<br />

sottrarre i concetti alla logica<br />

ordinaria attraverso il pensiero<br />

fantastico e simbolico...<br />

Se riuscissimo a tenere vivo in noi<br />

questo “fanciullino” saremmo tutti<br />

più creativi, artisti e poeti della<br />

nostra vita...<br />

durante i pasti: le mettevo il cibo in<br />

bocca e simulavo i movimenti che lei<br />

avrebbe fatto. La cosa la divertiva<br />

molto e questo mi permise di<br />

introdurre attimi di gioia e allegria in<br />

un’attività che lei caricava d’angoscia.<br />

Nel frattempo le educatrici avevano<br />

chiesto alla madre di assentarsi<br />

qualche ora dal lavoro per poter<br />

trascorrere più tempo con la bambina.<br />

L’intervento ebbe successo e alla fine<br />

Alessia è riuscita a superare il suo<br />

problema. Ora è più tranquilla,<br />

mangia autonomamente e sta<br />

volentieri con i compagni. Poco tempo<br />

fa l’ho incontrata al supermercato con<br />

i genitori: era abbronzata, seduta nel<br />

carrello e sembrava felice di vedermi.<br />

La madre mi ha abbracciata e ringraziata<br />

e io ho sentito di aver fatto<br />

qualcosa di veramente buono e utile!


La scuola del Biancospino<br />

La mattina, al mio arrivo, trovavo la<br />

scuola piena di vita. C’erano i pianti<br />

dei bambini che non riuscivano a<br />

staccarsi dai genitori ma che,<br />

rimasti soli, passavano dalle lacrime<br />

al sorriso in un istante, pronti a<br />

farsi coinvolgere dalla meraviglia<br />

del gioco.<br />

Poi c’erano quelli felici di ritrovare<br />

la maestra, i più sfrenati che<br />

correvano a perdifiato nei corridoi<br />

per poi nascondersi e cercarsi, i<br />

birichini che si divertivano a farsi i<br />

dispetti.<br />

Era bello iniziare la giornata con il<br />

sorriso sul viso e nel cuore. Tutte le<br />

mattine del mio tirocinio ho vissuto<br />

queste emozioni, ogni volta più vive e<br />

più intense.<br />

Si iniziava a ridere sin dall’appello<br />

e in quel momento gioioso<br />

prendevano vita sempre nuove<br />

fantasie.<br />

Era così che veniva dato il via a<br />

una nuova meravigliosa giornata da<br />

trascorrere insieme.<br />

Mi divertivo a osservare le<br />

insegnanti che con naturalezza e<br />

vero piacere riuscivano a catturare<br />

l’attenzione di tutti, anche di quelli<br />

che tendevano ad isolarsi.<br />

Da loro ho imparato che il lavoro, se<br />

svolto con autentico amore, può<br />

diventare davvero più leggero, più<br />

gratificante. Non ho mai sentito la<br />

fatica, le giornate volavano...<br />

Ogni attimo, da quello più bello a<br />

quello più difficoltoso, è stato per<br />

me fonte di crescita.<br />

Mi sono confrontata con la<br />

didattica, con il modo di insegnare,<br />

con le difficoltà e, alla fine di quei<br />

tre mesi, mi sono ritrovata diversa,<br />

più competente, sensibile e paziente.<br />

È stato triste salutarsi: i bambini<br />

hanno preso congedo da me lasciandomi<br />

in ricordo i loro disegni, belli,<br />

colorati, emozionanti.<br />

È stato un colpo di fulmine: il<br />

tirocinio è stato per me “il primo<br />

amore”, un’esperienza che mi ha<br />

iniziato per sempre al magico<br />

mondo dell’infanzia.<br />

Spazi e attività<br />

Uno degli ambienti più densi di<br />

calore era la sala mensa, vicina alla<br />

piccola cucina interna.<br />

Era il luogo dove le tre classi si<br />

ritrovavano, dove le maestre si<br />

scambiavano le novità e si organiz-<br />

INFANZIA<br />

Si considera fortunata Irina Mihaela Mocanu, tirocinante presso una splendida scuola dell’infanzia<br />

nella periferia sud-ovest di Roma, a pochi passi dalla Via Laurentina. Situata in un quartiere popolare, è<br />

una piccola scuola che Irina definisce “intima e familiare”, dove le otto maestre, sempre in perfetto<br />

accordo tra loro, offrono ai bambini il calore affettuoso di un autentico spirito materno.<br />

zavano sulle cose da fare. Ampio e<br />

luminoso era il corridoio, che si<br />

estendeva per l’intera lunghezza<br />

della scuola. Qui si tenevano le<br />

recite e gli spettacolini delle grandi<br />

occasioni ma, all’occorrenza,<br />

diventava una pista per tricicli<br />

o una palestra per divertenti<br />

esercizi.<br />

C’erano inoltre il laboratorio di<br />

ceramica e la sala per il cinema,<br />

utilizzata non solo per proiettare<br />

film e cartoni animati ma anche per<br />

le riunioni con i genitori e per le<br />

esposizioni dei lavori fatti con i<br />

bambini.<br />

Le attività erano le più diverse:<br />

ceramica, pittura, teatro, giochi,<br />

strumenti musicali, lavori manuali<br />

con forbici e colla.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 5


Una scuola per tutti<br />

INFANZIA<br />

Il racconto di Antonella Prestimonaco di Torrenova (ME) inizia con la descrizione dell’<strong>Istituto</strong><br />

Valdese La Noce di Palermo, presso il quale ha svolto il tirocinio. La struttura, conosciuta in<br />

tutta Europa, è oggi composta da una scuola materna di quattro classi e da una scuola elementare<br />

di cinque, per un totale di circa 200 alunni.<br />

L’<strong>Istituto</strong> Valdese La Noce<br />

di Palermo<br />

Era il 1959 quando il pastore Pietro<br />

Valdo Panascia fondò, presso la chiesa<br />

valdese di Via Spezio a Palermo, una<br />

scuola evangelica per le prime cinque<br />

classi elementari. In seguito fu aperta<br />

anche nel quartiere della Noce dando<br />

vita, a partire dalle attività di<br />

doposcuola, a un processo non solo di<br />

espansione scolastica ma anche di<br />

“penetrazione tattica” in una zona di<br />

Palermo da sempre roccaforte di<br />

analfabetismo, criminalità e mafia. Le<br />

scuole sono aperte a tutti i bambini<br />

senza distinzione di razza, religione,<br />

stato sociale e condizione psicofisica e<br />

sono frequentate da bambini<br />

provenienti da tutte le zone della città.<br />

Ogni classe è formata da un massimo<br />

di 25 alunni e ospita anche bimbi<br />

disabili o in situazioni di svantaggio<br />

socio-culturale inviati, grazie a una<br />

convenzione con il Comune, dai<br />

Servizi Sociali del Territorio e dal<br />

Tribunale dei Minori. È inoltre favorita<br />

l’iscrizione e la frequenza di bambini<br />

immigrati. A tale scopo la scuola mette<br />

a disposizione delle borse di studio che<br />

riducono la retta sino al 90%.<br />

Progetti educativi<br />

“Impara l’arte...”. Musica, danza, arti<br />

visive e teatro nella scuola dell’infanzia...<br />

L’idea di fondo è quella di<br />

seguire un itinerario che favorisca<br />

l’espressione spontanea del bambino<br />

sino alla consapevolezza dell’espressione<br />

artistica. Nasce così una<br />

scuola-laboratorio sperimentale dove<br />

ogni bambino può trovare il suo<br />

posto e sviluppare al meglio le sue<br />

potenzialità.<br />

“Accoglienza e primo inserimento”.<br />

Ogni dettaglio viene curato per<br />

poter gestire con attenzione e<br />

creatività l’ingresso dei nuovi bimbi,<br />

soprattutto quello dei bambini<br />

stranieri, disabili e svantaggiati.<br />

“Dare continuità”. Vengono organizzate<br />

esperienze che preparano i<br />

bambini al passaggio nella scuola<br />

elementare. Gli alunni delle sezioni<br />

III e IV della materna incontrano<br />

gli alunni di V elementare con la<br />

presenza delle rispettive insegnanti<br />

e con l’insegnante che li seguirà a<br />

partire dalla prima elementare. I<br />

bimbi di V fanno da tutor ai più<br />

piccoli guidandoli nelle attività e nei<br />

giochi organizzati per l’occasione.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 7


MULTICULTURALITÀ<br />

“Ho svolto il mio tirocinio in un<br />

centro in provincia di Udine. È stata<br />

un’esperienza più forte di quanto mi<br />

aspettassi, ho dovuto confrontarmi<br />

con storie di vita molto intense,<br />

spesso difficili da ascoltare, segnate<br />

da soprusi al di là dell’immaginabile.<br />

Giorno dopo giorno sono venuta a<br />

conoscenza di un mix di fattori<br />

culturali, emotivi e psicologici che<br />

mi hanno resa più consapevole di un<br />

mondo, quello delle vittime della<br />

tratta, verso il quale non potevo non<br />

provare profonda empatia pur<br />

mantenendo il distacco imposto dal<br />

mio ruolo di Operatore<br />

Multiculturale. Ma cos’è la tratta? O<br />

meglio, usando la terminologia<br />

specifica, cos’è il trafficking?<br />

Anzitutto è un giro d’affari enormemente<br />

redditizio, solo in Europa<br />

totalizza 10 miliardi di dollari<br />

all’anno: per venire in Italia dalla<br />

Cina si spendono 13.000 euro e dalla<br />

vicina Ungheria 500. E qui parlo<br />

solo dello spostamento delle<br />

persone, non del loro sfruttamento.<br />

Il fatturato della vendita delle donne<br />

frutta diverse decine di milioni, lo<br />

sfruttamento sessuale delle stesse<br />

varie centinaia di milioni. Una<br />

La relazione sul percorso<br />

formativo di Laura Sedola di<br />

Tavagnacco (UD), oggi Operatore<br />

Multiculturale, racconta di una<br />

realtà poco conosciuta i cui<br />

contorni possono essere ben<br />

compresi solo con il contatto<br />

quotidiano, attraverso il lavoro<br />

di assistenza in una struttura<br />

appunto dedicata all’accoglienza<br />

di donne in difficoltà e vittime<br />

della tratta.<br />

Da vittime a protagoniste<br />

8 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

donna rende in media ogni mese dai<br />

12 ai 15.000 euro di cui solo meno di<br />

2.000 vengono lasciati alla ragazza<br />

che però con questa cifra deve<br />

pagare l’affitto, sostenere le spese<br />

personali e, soprattutto, inviare soldi<br />

alla famiglia d’origine. È chiaro che<br />

le resterà in mano ben poco per<br />

pagare il debito contratto con i<br />

trafficanti che le hanno permesso di<br />

entrare illegalmente in Italia ed è<br />

per questo che spesso passano molti<br />

anni prima che riescano a sottrarsi<br />

alla loro condizione di schiavitù”.<br />

Ma non sono loro le prime ad<br />

accettare una situazione di illegalità?<br />

Anche per questa domanda Laura ha<br />

una ben precisa risposta…<br />

“No, sono solo vittime. Vengono<br />

individuate già nel loro paese e<br />

convinte con false promesse. E se<br />

anche in qualche caso avessero dato<br />

il proprio consenso a una situazione<br />

di illegalità, questo non implica che<br />

acconsentano anche al lavoro<br />

forzato, all’espropriazione del<br />

proprio corpo e della propria libertà.<br />

Posso affermarlo in base ai dati reali<br />

che ho personalmente acquisito<br />

parlando con queste donne, soprattutto<br />

nigeriane, albanesi e dei paesi<br />

dell’Est. Le prime poverissime e<br />

assoggettate con riti voodoo, le<br />

seconde ferocemente ingannate e<br />

violentate dai clan, le terze vendute,<br />

scambiate, battute in aste… Sono<br />

situazioni intollerabili, cui possiamo<br />

rispondere solo con veri progetti di<br />

integrazione, gestiti lungo percorsi<br />

che conducano queste persone a<br />

riappropriarsi della propria<br />

immagine, personalità e corporeità<br />

attraverso attività di socializzazione<br />

che non prevedano solo momenti<br />

ludici, gite o altre cose del genere.<br />

Credo invece che la comunità<br />

dovrebbe accogliere queste ragazze<br />

valorizzando la loro cultura e la loro<br />

storia, organizzare incontri, eventi e<br />

convegni nei quali non fossero<br />

relegate al ruolo di partecipanti ma<br />

elevate a protagoniste, profonde<br />

conoscitrici di una realtà che molto<br />

danno reca alla nostra società e a<br />

quelle da cui provengono. Da questa<br />

loro nuova condizione potrebbe<br />

scaturire un primo punto di concreto<br />

contatto da cui costruire, con<br />

reciproco rispetto, un reale processo<br />

di inserimento sociale”.


MULTICULTURALITÀ<br />

Per conoscere è necessario<br />

mettersi in gioco<br />

Il rapporto con gli stranieri in difficoltà non può diventare completo sino a quando non ci si propone<br />

come persone, ognuna con la propria vita, le proprie esperienze e i propri problemi, ma in fondo e<br />

sostanzialmente uguali fra uguali.<br />

“Il tirocinio mi ha coinvolto in profondità,<br />

mi ha portato a mettermi completamente<br />

in gioco e mi ha fatto crescere,<br />

personalmente e umanamente. Sono<br />

state 350 ore indimenticabili, piene di<br />

idee, sentimenti contrastanti, volti<br />

nuovi, tanti problemi simili e diversi,<br />

tante sofferenze e speranze, lacrime,<br />

sorrisi, pensieri e nuovi amici. Mi sono<br />

confrontata con storie disperate e<br />

senza soluzione, altre in grado di far<br />

intravedere un futuro. All’inizio mi è<br />

stato difficile gestire l’emozione e la<br />

rabbia che provavo, poi mi sono resa<br />

conto che dovevo andare oltre il loro<br />

passato e assumere un atteggiamento<br />

costruttivo, guardare con lucidità alle<br />

loro esigenze e fare con tenacia tutto il<br />

possibile per farli vivere meglio. Già<br />

prima di iniziare sapevo che avrei<br />

dovuto affrontare situazioni difficili,<br />

frustranti e angoscianti, ma non<br />

sapevo che avrei trovato persone vive e<br />

vivaci anche se in difficoltà, intelligenti,<br />

spesso desiderose di riscatto”.<br />

Francesca Ponzo ha svolto il suo<br />

periodo di tirocinio per diventare<br />

Operatore Multiculturale in un Centro<br />

d’Ascolto in provincia di Roma. Fra le<br />

tante persone che ha conosciuto due in<br />

particolare le sono rimaste nel cuore:<br />

Ernesto e Pietro…<br />

“Era una coppia di amici polacchi.<br />

Entrambi nella seconda metà dei loro<br />

cinquant’anni, erano educati, silenziosi,<br />

gentili e pazienti. Venivano da noi<br />

regolarmente quando eravamo aperti<br />

per la distribuzione e, alle volte, anche<br />

fuori orario per alcune richieste specifiche<br />

come le medicine, le candele visto<br />

che dove abitano non avevano né luce<br />

né acqua, gli appuntamenti con i<br />

medici, le coperte. Tutti i giorni, al<br />

mattino presto, si mettevano in strada<br />

ad aspettare qualcuno che li chiamasse<br />

per lavorare. Sapevano fare bene<br />

qualsiasi cosa, avevano esperienza<br />

come giardinieri, custodi, muratori e<br />

cuochi. Purtroppo, però, erano mal<br />

pagati, alle volte non li pagavano del<br />

tutto e capitava spesso che venissero<br />

trattati con poco rispetto e addirittura<br />

offesi. Avevano difficoltà a mantenersi<br />

puliti perché abitavano in una casa<br />

abbandonata e avevano cominciato ad<br />

avere problemi fisici: Pietro aveva<br />

anche preso a bere e ubriacarsi, più<br />

volte abbiamo dovuto chiamare l’ambulanza<br />

e farlo ricoverare perché versava<br />

in uno stato davvero disastroso.<br />

Sono venuti in Italia perché in Polonia<br />

non riuscivano più a sopravvivere. Mi<br />

hanno raccontato che per arrivare da<br />

noi hanno viaggiato con pullman,<br />

camion e container e che due loro<br />

conoscenti sono morti durante il<br />

viaggio per il disagio e le fatiche.<br />

Comunque sono arrivati pieni di<br />

speranza ed entusiasmo ma, dopo più<br />

di dieci anni, si trovavano in estreme<br />

difficoltà. Quando li ho conosciuti<br />

provavo pena per loro, e sbagliavo. Mi<br />

sono resa conto che, nei loro panni, mi<br />

sarei molto arrabbiata se qualcuno<br />

avesse provato pena per la mia<br />

condizione. Quindi ho cambiato<br />

atteggiamento, li trattavo da persone<br />

normali e non bisognose, con<br />

comprensione e senza compassione.<br />

Ma il nostro rapporto rimaneva<br />

freddo, distaccato… stavo sbagliando<br />

ancora. Un giorno decisi di cercare di<br />

instaurare con loro un rapporto più<br />

umano, più concreto e completo. Gli<br />

raccontai della mia vita e dei miei<br />

studi, con fiducia e disponibilità, e loro<br />

mi ricambiarono facendomi nuove<br />

domande, dimostrandomi interesse e<br />

simpatia. Questa era la giusta strada e<br />

fui felice quando anche loro decisero di<br />

aprirsi con me e di raccontarmi storie<br />

personali e familiari. Da quel momento<br />

fui pienamente accettata e con enorme<br />

gioia mi presi cura di loro. Li aiutavo,<br />

gli spiegavo i loro diritti, eravamo<br />

entrati in piena empatia. Finito il<br />

tirocinio, sono tornata a trovarli:<br />

Ernesto ha deciso di tornare in patria<br />

mentre Pietro ha smesso di bere, vive<br />

in una piccola casa e continua a<br />

lavorare…”.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 9


DISABILI<br />

Gli eterni bambini<br />

mi hanno sussurrato<br />

il segreto della vera<br />

felicità<br />

Due frasi hanno guidato Sandra Nicosia di<br />

Gagliano Castelferrato (EN) durante il suo<br />

tirocinio, una di Jean Vanier “L’amore per gli<br />

altri non è fare cose straordinarie ed eroiche,<br />

ma fare cose ordinarie con tenerezza”,<br />

e l’altra di Giuseppe Pontiggia “I disabili<br />

nascono due volte: la prima li vede impreparati<br />

al mondo, la seconda è affidata all’amore e<br />

all’intelligenza degli altri”.<br />

“Alla fine del tirocinio come<br />

Operatore Assistenziale per disabili<br />

si è fatta più forte la mia grande<br />

ambizione: dare il meglio di me<br />

stessa a chi ne ha bisogno per<br />

ricevere, e qui devo confessare una<br />

punta di egoismo, le straordinarie<br />

emozioni e insegnamenti che in<br />

questi tre mesi hanno lasciato un<br />

segno indelebile nella mia esistenza”.<br />

Le parole di Sandra Nicosia sulla<br />

sua esperienza presso un centro di<br />

assistenza ai disabili in provincia di<br />

Enna illuminano un aspetto che<br />

molti tirocinanti hanno già sottolineato:<br />

le attività svolte al servizio<br />

dei diversamente abili danno vita a<br />

rapporti estremamente ricchi, nei<br />

quali molte spesso si riceve più di<br />

quanto si dà. Una verità che Sandra<br />

spiega più approfonditamente nel<br />

prosieguo del suo racconto…<br />

“Stare accanto a queste persone non<br />

è facile: ci vuole tanto tatto, equilibrio,<br />

affetto, amore, pazienza,<br />

10 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

dolcezza, serenità ma anche tanta<br />

preparazione ed esperienza per<br />

riuscire a cogliere le loro esigenze, a<br />

captare attraverso le urla e gli<br />

sguardi sofferenti i loro stati<br />

d’animo e i loro sentimenti, a capire<br />

i loro problemi per risolverli come<br />

meglio possibile. Non tutti riescono<br />

ad agire così e, all’inizio, anch’io<br />

pensavo di non farcela. Poi, invece,<br />

con mia grande sorpresa, ci sono<br />

riuscita ed ora so per certo che ciò<br />

che si prova aiutando i portatori di<br />

handicap afflitti da problemi<br />

veramente gravi e non risolvibili è<br />

qualcosa di grande, meraviglioso,<br />

un’emozione difficile da descrivere.<br />

Grazie a loro ho scoperto di me cose<br />

che neppure immaginavo, ho<br />

imparato a fare silenzio, a riflettere<br />

sulla mia esistenza, sul significato di<br />

ciò che mi circonda, sull’importanza<br />

della salute e della vita che Dio mi ha<br />

dato in dono, sulla futilità e l’inutilità<br />

delle cose materiali di cui ci circon-<br />

diamo e da cui purtroppo a volte<br />

dipendiamo. Grazie ai diversamente<br />

abili ho imparato ad ascoltare i suoni<br />

della natura, a vedere i colori della<br />

vita, a sentire gli odori, a percepire le<br />

vibrazioni del vento, a godere di ogni<br />

piccola cosa scoprendo mano a mano<br />

la sua grandezza e importanza. Sono<br />

stati i miei maestri di vita, mi hanno<br />

insegnato a guardare oltre le<br />

apparenze, hanno aperto una finestra<br />

nel mio piccolo mondo, fatta di gioia,<br />

innocenza… comprensione. Ho<br />

compreso quanto sia importante<br />

saperli ascoltare, prestare attenzione<br />

ai loro gesti, sguardi, lamenti e<br />

movimenti, leggere fra le righe i loro<br />

disagi, come fa una mamma con il<br />

bambino che ancora non sa parlare.<br />

Questi ‘eterni bambini’ con i quali<br />

ho condiviso tre mesi della mia vita<br />

hanno saputo tirare fuori la mia<br />

grinta e la mia voglia di vivere,<br />

sussurrandomi il segreto della<br />

vera felicità”.


DISABILI<br />

Per tanti la vita è difficile, aiutiamoli!<br />

Marilyn Renna di Monopoli (BA) ha svolto il suo tirocinio per diventare Operatore Socio<br />

Assistenziale per disabili in una casa di riposo e residenza protetta in provincia di Bari<br />

attrezzata per accogliere sia disabili che anziani.<br />

È stata un’esperienza che mi ha fatto<br />

scoprire tutto un altro mondo di cui<br />

conoscevo, e pressappoco, solo<br />

l’esistenza. Giorno dopo giorno e ora<br />

dopo ora ho avuto modo di prendere<br />

atto di tante realtà e delle tante<br />

difficoltà che, nonostante la struttura<br />

fosse accogliente e moderna con<br />

grandi sale di intrattenimento,<br />

un’enorme e luminosa mensa, bellissimi<br />

alloggi e un verde giardino con<br />

tante panchine, continuavano ad affliggere<br />

gli utenti. Tanti disagi legati al<br />

loro vissuto e alle loro patologie, che<br />

molti di loro affrontavano ogni giorno<br />

con coraggio, col sorriso e la gioia di<br />

vivere. Gli altri erano proprio giù di<br />

morale e proprio a loro dedicavo più<br />

attenzione per riuscire a vederli più<br />

sereni. Alle volte ci riuscivo, altre<br />

volte no. Si facevano varie attività, per<br />

la terza età c’era la psicologa che<br />

cercava di lenire le sofferenze legate<br />

alla solitudine e alla lontananza dei<br />

figli, per i disabili c’era una ludoteca<br />

per farli divertire facendo teatro o<br />

Voglio dedicare questa<br />

mia tesi all’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>Cortivo</strong>: le sue persone<br />

e la sua organizzazione<br />

mi hanno permesso<br />

di realizzarmi e<br />

finalmente posso dire:<br />

“Ho un mestiere<br />

specializzato”.<br />

giocando a carte e una grande sala<br />

dedicata alla fisioterapia. I primi<br />

momenti del mio intervento sono stati<br />

molto complicati per me: sinceramente<br />

non sapevo dove mettere le mani e<br />

devo ringraziare i miei colleghi che,<br />

con calma, mi hanno spiegato cosa<br />

dovevo fare. Poi tutto è diventato più<br />

facile, il rapporto con l’équipe<br />

talmente perfetto che bastava uno<br />

sguardo per capirci. Svegliavamo gli<br />

utenti, li aiutavamo a lavarsi e vestirsi,<br />

riordinavamo i letti e servivamo la<br />

colazione. Poi preparavamo il pranzo e<br />

aiutavamo quelli con difficoltà a<br />

mangiare, sparecchiavamo e<br />

mettevamo in ordine per la sera.<br />

Nel corso del tirocinio ho potuto<br />

avvicinare diversi utenti, ognuno con<br />

la sua storia particolare, la sua<br />

personalità e il suo modo di<br />

esprimersi. Tra i tanti uno mi ha<br />

particolarmente coinvolto: si tratta di<br />

un ragazzo Down generoso,<br />

affettuoso, sempre pronto a giocare e<br />

scherzare. In parte autonomo, richie-<br />

deva però una serie di attenzioni:<br />

bisognava stargli dietro quando si<br />

lavava e vestiva perché se lo lasciavi<br />

fare prendeva a caso altri vestiti<br />

dall’armadio e quando mangiava<br />

bisognava controllarlo perché tendeva<br />

a fagocitare troppo velocemente il<br />

cibo. Parlava in modo poco chiaro ma<br />

con i gesti si faceva intendere<br />

benissimo, dimostrava un’inaspettata<br />

agilità nei giochi sportivi di gruppo ed<br />

aveva sempre con sé una busta con<br />

dentro un quaderno sui cui amava<br />

disegnare e colorare con grande<br />

sensibilità cromatica. Tra di noi è nata<br />

un’immediata simpatia, ricordo che un<br />

giorno, mentre eravamo in palestra ad<br />

ascoltare Zucchero, si è alzato in piedi<br />

e ha cantato la canzone. Eccitato<br />

dall’esibizione, mi ha fatto uno scherzo<br />

nascondendosi dietro una colonna.<br />

Prima l’ho assecondato, poi gli sono<br />

arrivata di sorpresa alle spalle. Dopo<br />

un sobbalzo, si è messo a ridere a<br />

crepapelle e la sua allegria ha<br />

contagiato tutti…<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 11


agenda seminari & corsi<br />

Il prossimo Seminario di studio<br />

riservato agli studenti dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> per tutte le specializzazioni<br />

LA RELAZIONE EFFICACE<br />

Approfondimenti dei temi: autismo e iperattività<br />

Laboratori tematici<br />

Obiettivi e programma:<br />

organizzato dall’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> avrà luogo<br />

a Villa Ottoboni a Padova<br />

nei giorni 28, 29, 30 Maggio <strong>2009</strong><br />

Tutti i giorni entriamo in relazione con l’altro cercando di creare relazioni<br />

positive. Ma cosa succede se ogni sforzo per creare un contatto risulta<br />

vano? È quello che molti operatori vivono nella relazione con bambini<br />

autistici o iperattivi. Partendo dal vissuto personale e lavorativo di ognuno,<br />

impariamo ad incanalare la nostra energia, passione ed esperienza in<br />

percorsi che ci permettano di instaurare una “relazione efficace”.<br />

Destinatari:<br />

Il Seminario è rivolto a tutti gli allievi ed ex allievi dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

interessati a conoscere o ad approfondire i temi proposti dal programma.<br />

Durata e sedi:<br />

Il Seminario si svolgerà il 28, 29, 30 maggio <strong>2009</strong> a Padova presso Villa<br />

Ottoboni, sede dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>, Via E. Ramin, 1.<br />

Partecipazione:<br />

La partecipazione al Seminario è gratuita per allievi, ex allievi ed insegnanti<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>. Le spese di trasferta, vitto e alloggio sono a carico del<br />

singolo partecipante.<br />

Pernottamento<br />

Per la sistemazione alberghiera durante il Seminario vi sono diverse opportunità<br />

sia a Padova che ad Abano Terme. Ad Abano segnaliamo la nostra convenzione<br />

con l’Hotel Lanterna in via Volta n° 10, tel. 049 8669018. Consigliamo<br />

di prenotare in tempo utile per assicurarsi la sistemazione preferita.<br />

Giovedì 28 maggio<br />

Comunicare verso<br />

L’importanza della comunicazione nel lavoro d’équipe: impariamo a conoscere<br />

e riconoscere, attraverso la sperimentazione in prima persona, le dinamiche<br />

che sottendono la comunicazione stessa.<br />

Venerdì 29 maggio<br />

Alla ricerca della relazione<br />

Il bambino con diagnosi di autismo generalmente evita lo sguardo e il<br />

contatto fisico e di interazione sociale; non usa il linguaggio per comunicare<br />

e tende ad isolarsi. L’operatore dovrà perciò attivarsi per individuare i<br />

possibili canali per ricercare la relazione efficace. Impariamo insieme,<br />

anche attraverso laboratori, ad individuare le nostre risorse, strategie e<br />

metodologie per instaurare un contatto con questi bambini.<br />

Sabato 30 maggio<br />

La relazione in movimento<br />

Il bambino iperattivo ha difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo<br />

degli impulsi e di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente<br />

dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione<br />

del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste<br />

dell’ambiente. Appare in continuo movimento e necessita perciò di una<br />

relazione in “movimento”. Impariamo ad individuare le nostre risorse e<br />

ad acquisire le competenze necessarie per creare un contatto anche<br />

attraverso laboratori specifici di clownterapia centrati sulle capacità<br />

d’ascolto e sui linguaggi del corpo.<br />

Il corso è riservato ad allievi ed ex-allievi ed è gratuito.<br />

Per informazioni: <strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>, Centro di Formazione Professionale, Via E. Ramin, 1 - 35136 Padova<br />

Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 - e-mail: ssa@cortivo.it<br />

12 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

ISTITUTO CORTIVO - Via E. Ramin, 1 - 35136 Padova - Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 - www.cortivo.it


ANZIANI<br />

Scoprire il meglio di sé<br />

a contatto con gli anziani<br />

Per lavorare in una Residenza Sanitaria per Anziani bisogna<br />

possedere particolari doti di sensibilità e pazienza: solo così è<br />

possibile trasmettere, soprattutto ai più sofferenti, tranquillità e<br />

fiducia. Lo ha capito bene Giannangelo Meleo che, tirocinante<br />

in una RSA della provincia di Alessandria, ha fatto tesoro della<br />

sua esperienza.<br />

La Residenza ospita una settantina<br />

di utenti con un’età che varia da 57<br />

ai 95 anni per gli uomini e dai 67 ai<br />

99 per le donne. Il grado di autonomia<br />

non dipende dall’età: ci sono<br />

ottantenni e novantenni ancora in<br />

grado di autogestirsi e altre persone<br />

molto più giovani non autosufficienti<br />

in quanto colpite da patologie<br />

come il morbo di Parkinson o<br />

l’Alzheimer. Altri utenti sono invece<br />

diventati disabili in seguito a ictus o<br />

incidenti gravemente traumatici.<br />

Fra i tanti casi mi è rimasto un<br />

particolare ricordo di un uomo di 58<br />

anni con demenza senile, insorta in<br />

seguito a un ictus verificatosi a 50<br />

anni. La patologia ha causato una<br />

forte degenerazione delle capacità<br />

cognitive con conseguente perdita<br />

della memoria. Nel dettaglio<br />

l’utente soffriva di problemi motori<br />

e di incontinenza nonché di ripetuti<br />

vuoti mnemonici sino a non riconoscere<br />

le persone e i luoghi. Ben<br />

seguito dalla famiglia, veniva<br />

assistito durante i pasti dai figli,<br />

sempre molto collaborativi con gli<br />

operatori, pronti a promuovere tutte<br />

le attività necessarie per salvaguardare<br />

l’autonomia residua del padre.<br />

L’utente svolgeva inoltre un<br />

programma fisioterapico di riabilitazione,<br />

anche in questo spronato<br />

pazientemente dai familiari. Il mio<br />

compito era di supportarlo nelle<br />

piccole attività di cura quotidiane: lo<br />

aiutavo a lavarsi e a vestirsi, lo<br />

accompagnavo in sala mensa, riordinavo<br />

le sue cose con la collaborazione<br />

della famiglia e lo accompagnavo<br />

alle sedute di fisioterapia nei<br />

confronti delle quali esprimeva<br />

sempre una forte avversione. A<br />

volte era difficile convincerlo, si<br />

ribellava e bisognava armarsi di<br />

molta pazienza per convincerlo a<br />

sottoporsi alle cure. Dovevo<br />

mantenere la calma e rassicurarlo<br />

che non lo avrei abbandonato e gli<br />

sarei stato sempre accanto. I<br />

momenti più piacevoli erano invece<br />

quando riuscivo a coinvolgerlo nelle<br />

attività occupazionali, piccoli lavori<br />

in cartapesta o pittura che faceva<br />

volentieri insieme agli altri anziani.<br />

Assistere gli anziani mi ha<br />

insegnato molto. Grazie a<br />

loro mi sono rafforzato<br />

interiormente e oggi sono<br />

in grado di affrontare con<br />

più determinazione le<br />

situazioni di difficoltà.<br />

Sono diventato più riflessivo<br />

e, quando si tratta di<br />

prendere una decisione, lo<br />

faccio senza superficialità.<br />

Sono anche diventato più<br />

aperto e disponibile verso<br />

gli altri. Ho capito di<br />

possedere le doti giuste<br />

per aiutare veramente chi<br />

ha bisogno non solo di<br />

assistenza ma anche di<br />

vero affetto.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 13


ANZIANI<br />

Tanti nonni da amare<br />

Lidia Cariati di Torano Castello (CS)<br />

ha svolto il suo periodo di tirocinio<br />

presso una casa di riposo con<br />

annessa casa famiglia in provincia<br />

di Cosenza.<br />

“Non avevo mai avuto esperienze<br />

di contatto diretto con gli anziani -<br />

racconta - perché quand’ero<br />

bambina i miei nonni erano lontani.<br />

Per questo mi ero fatta dei pregiudizi<br />

che però si sono sciolti come<br />

neve al sole.<br />

Pensavo fossero solo vecchi pronti<br />

a lamentarsi di tutto e invece ho<br />

vissuto con persone stupende, con<br />

una vita da raccontare, dalle quali<br />

abbiamo molto da imparare.<br />

Per me è stato un po’ come<br />

ritornare piccola e crescere circondata<br />

da tantissimi nonni: è stata<br />

una sensazione molto bella, resa<br />

ancora più preziosa dall’emozione<br />

di sentirsi utili e di ricevere la loro<br />

riconoscenza”.<br />

Tanti nonni da amare per Lidia,<br />

quindi, ognuno dei quali è stato<br />

capace di trasmetterle qualcosa<br />

con la sua esperienza e la sua<br />

umanità.<br />

“Li ricordo tutti, uno per uno.<br />

Giovanni aveva più di settant’anni:<br />

deluso dalla famiglia ha deciso di<br />

entrare nella casa di riposo.<br />

Di giorno usciva in macchina per<br />

andare in campagna dove aveva<br />

degli animali e coltivazioni di<br />

frutta e verdura mentre la sera<br />

andava dagli amici al bar.<br />

Mi ha insegnato che anche da<br />

anziani si può avere tanta voglia di<br />

vivere.<br />

Maria invece era sugli ottanta.<br />

Vedova, con tre figlie in Germania,<br />

dopo un’operazione al ginocchio ha<br />

scelto di sistemarsi nella struttura.<br />

14 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

Socievole, sorridente, sempre<br />

pronta a scherzare, mi ha colpito<br />

per la sua facilità nell’adattarsi a<br />

una nuova vita.<br />

La stessa età aveva Mario, attivo e<br />

sempre pronto a lanciarsi nel ballo<br />

o a giocare a carte. Da lui ho<br />

imparato i passi del liscio ma anche<br />

a perdere tantissime partite.<br />

Genoveffa era il suo<br />

contrario, non amava partecipare<br />

alle attività collettive e se ne stava<br />

tranquillamente seduta nei<br />

corridoi.<br />

Era molto affettuosa, con lei ho<br />

trascorso belle ore in cui mi<br />

raccontava della sua vita e mi<br />

insegnava divertenti filastrocche e<br />

indovinelli.<br />

Massimo andava verso i novanta.<br />

Nella struttura si sentiva come in<br />

prigione, si definiva un Don<br />

Giovanni con le donne e una<br />

pecora nera per la famiglia. Veniva<br />

da una stirpe di studiosi ma non<br />

aveva avuto nessuna attrazione per<br />

i libri: preferiva di gran lunga<br />

vagabondare e fare conquiste<br />

amorose. Dopo una vita in libertà<br />

si sentiva rinchiuso<br />

e spesso diceva: chi troppo vuole<br />

nulla ottiene”.<br />

I modi di vivere la vecchiaia<br />

possono essere i più diversi, alle<br />

volte gradevoli, altre davvero<br />

difficili, come quello descritto da<br />

Lidia nella sua relazione…<br />

“Addolorata era un’ottantenne da<br />

cinque anni in casa di riposo.<br />

Non presentava veri problemi di<br />

salute ma il suo sguardo esprimeva<br />

solitudine, dolore, insoddisfazione e<br />

soffriva di una forte depressione.<br />

Alternava momenti di lucidità ad<br />

episodi di vera e propria pazzia. In<br />

uno dei suoi momenti bui mi sono<br />

avvicinata a lei: aveva tanto<br />

bisogno di parlare e di essere<br />

ascoltata: era nata in un piccolo<br />

paese di origine albanese dove<br />

viveva con la madre, il padre e il<br />

fratello.<br />

Era sempre stata trascurata in<br />

quanto femmina, tutte le attenzioni<br />

erano rivolte al maschio e questo la<br />

fece crescere con un senso di<br />

inferiorità rispetto al fratello.<br />

Diventata signorina, parecchi


pretendenti si fecero avanti<br />

chiedendola in sposa ma il padre li<br />

faceva rinunciare perché diceva che<br />

non avrebbe dato alcuna dote alla<br />

figlia, tutto doveva rimanere al<br />

maschio.<br />

Di conseguenza non si sposò, visse<br />

con i genitori sino alla loro morte e<br />

poi da sola sino al suo arrivo in<br />

questa struttura.<br />

La sua storia mi fece capire che ciò<br />

che la consuma è proprio l’insoddi-<br />

sfazione di una vita sofferta e<br />

decisa dagli altri. Quante cose<br />

avrebbe voluto fare ma non ha<br />

potuto e adesso è una vecchietta<br />

senza più voglia e forza di vivere:<br />

nei momenti di crisi urla, scalcia,<br />

non è facile calmarla. Ho cercato di<br />

starle vicino, di confortarla, di<br />

distrarla con la musica e le lunghe<br />

passeggiate, ma non credo di essere<br />

mai riuscita ad allontanare dalla<br />

sua mente i brutti ricordi”.<br />

ANZIANI<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 15


Diversamente<br />

in vacanza<br />

Per un diversamente abile il solo fatto di<br />

andare al mare può diventare un’odissea<br />

come racconta Maria Grazia Catena di<br />

Genzano di Lucania (PZ), tirocinante come<br />

Assistente Turistico per disabili in tre strutture<br />

della provincia di Lecce e di Potenza. Di queste<br />

tre esperienze la più significativa è stata quella<br />

presso una Cooperativa Sociale che si occupa<br />

da anni di offrire valide risposte al problema<br />

dell’handicap.<br />

Accompagnare gli utenti sulle<br />

splendide spiagge del Salento<br />

richiede una fatica enorme. Ricordo<br />

la nostra avventura ad Ugento:<br />

troppe barriere architettoniche e<br />

pochissimi accessi per i disabili.<br />

Non c’erano passerelle per le<br />

carrozzine ed eravamo quindi<br />

costretti a spingerle sulla spiaggia,<br />

impresa a dir poco massacrante.<br />

Inoltre non c’erano spazi riservati,<br />

la distanza tra gli ombrelloni era<br />

ridottissima e mancavano i servizi<br />

igienici per disabili. Nonostante ciò<br />

è stata un’esperienza entusiasmante.<br />

Eravamo in tre assistenti turistici e<br />

tra noi si era creato un buon feeling.<br />

Eravamo all’opera sin dal primo<br />

mattino: svegliavamo i ragazzi, li<br />

aiutavamo a lavarsi e a vestirsi e poi<br />

facevamo colazione insieme.<br />

Alcuni avevano bisogno di noi per<br />

mangiare, altri erano autonomi.<br />

Arrivava così l’ora della partenza, il<br />

momento in cui aiutavamo i ragazzi<br />

a salire sull’autobus.<br />

Il tragitto era una festa, ci si<br />

divertiva, si cantava, si raccontavano<br />

storie. Una volta in riva al mare,<br />

nonostante la difficoltà, ci godevamo<br />

il sole, l’acqua pulita e cristallina.<br />

Al ritorno noi assistenti aiutavamo<br />

i ragazzi a lavarsi, davamo una<br />

mano in mensa, aiutavamo i meno<br />

autosufficienti a mangiare.<br />

Importante era la riunione d’équipe<br />

che si svolgeva il pomeriggio<br />

mentre gli utenti riposavano:<br />

discutevamo degli eventuali<br />

problemi e organizzavamo le<br />

attività.<br />

Cercavo sempre di essere propositiva,<br />

anche se, a causa dell’inesperienza,<br />

le mie proposte erano a volte<br />

difficilmente realizzabili.<br />

Ad esempio in una riunione proposi<br />

di accompagnare la sera stessa i<br />

ragazzi a un concerto dei<br />

“Tammuria”.<br />

Gli operatori mi fecero subito<br />

presente che per organizzare una<br />

serata così ci volevano almeno due<br />

giorni. Comunque l’idea piacque<br />

talmente tanto che, in via eccezionale,<br />

riuscimmo a organizzare la<br />

cosa in pochissime ore: telefonammo<br />

ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI<br />

agli organizzatori del concerto,<br />

facemmo in modo che ci fossero gli<br />

adeguati posti a sedere, chiedemmo<br />

l’autorizzazione ai genitori,<br />

prenotammo l’autobus e<br />

preparammo i ragazzi all’evento.<br />

Fu un successo, ma solo perché<br />

tutto filò liscio come l’olio. In<br />

quell’occasione, infatti, capii che per<br />

fare le cose bene e senza ansie è<br />

necessario pianificare tutto con<br />

qualche giorno di anticipo.<br />

Grazie al tirocinio ho<br />

scoperto di possedere<br />

una vera inclinazione<br />

non solo per l’assistenza<br />

ai disabili ma anche<br />

come organizzatrice di<br />

iniziative rivolte al loro<br />

tempo libero.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 17


ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI<br />

Sapete ragazzi cosa si fa?<br />

Si va a Roma!<br />

18 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

“Ho svolto il tirocinio per specializzarmi<br />

come Assistente Turistico<br />

per Disabili in un centro in<br />

provincia di Salerno.<br />

L’intervento mi ha impegnato su<br />

due fronti, diversi ma complementari:<br />

presso la struttura, dove ho<br />

partecipato alle attività quotidiane,<br />

e in uno stabilimento balneare.<br />

Due ambienti molto diversi, il<br />

primo specializzato nell’accoglienza<br />

pomeridiana di persone disabili cui,<br />

oltre a varie attività ricreative,<br />

musicali e di laboratorio con la<br />

cartapesta, il gesso, la ceramica, la<br />

pittura e la creta, propone anche<br />

uscite e visite guidate.<br />

Fra queste molto apprezzate dagli


utenti erano proprio le gite al<br />

mare, favorite da una struttura ben<br />

organizzata, senza barriere<br />

architettoniche, con una bella<br />

spiaggia e tutte le necessarie<br />

attrezzature”.<br />

Il resoconto di Caterina Barile<br />

di Celle di Bulgheria (SA) è particolarmente<br />

interessante perché, come<br />

spiega lei stessa, descrive una<br />

realtà in cui l’Assistente Turistico<br />

per disabili trova la sua giusta<br />

collocazione…<br />

“Il mio ruolo era principalmente<br />

quello di accompagnare e<br />

sostenere nel tempo libero, nei<br />

viaggi, nelle vacanze e nelle<br />

escursioni, persone con disabilità<br />

mentali, fisiche o sensoriali.<br />

Ogni settimana c’era un nuovo<br />

programma.<br />

A giorni alterni accompagnavo i<br />

ragazzi allo stabilimento balneare,<br />

nei weekend si raggiungevano mete<br />

più distanti e nei pomeriggi si<br />

facevano lunghe passeggiate.<br />

Fra le iniziative interne al centro e<br />

quelle esterne gli utenti avevano il<br />

loro bel daffare ed erano piuttosto<br />

contenti ma io volevo cogliere<br />

l’occasione per regalargli qualcosa<br />

di più: un vero viaggio”.<br />

L’iniziativa di un operatore<br />

molte volte può dare<br />

nuovi sbocchi per garantire<br />

una migliore assistenza.<br />

È questo il caso<br />

di Caterina, che ha saputo<br />

trasformare il suo sogno<br />

in una bella realtà.<br />

“Volevo portarli in un luogo dove<br />

non si sentissero diversi dagli altri.<br />

Ne ho parlato con il Presidente<br />

che al momento mi ha un po’<br />

scoraggiato ma poi, quando ha<br />

visto che non mi arrendevo e che,<br />

attraverso internet, avevo fatto una<br />

ricerca molto approfondita sulle<br />

opportunità di soggiorno a Roma,<br />

non solo si è convinto ma ha<br />

ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI<br />

cominciato ad aiutarmi.<br />

Prima della partenza mi sono<br />

recata personalmente nella<br />

Capitale per verificare che<br />

l’albergo fosse come appariva nei<br />

dépliant, ho individuato percorsi<br />

e mezzi di trasporto, ho preso<br />

informazioni sui costi dei musei<br />

e sulle altre cose che valeva la<br />

pena di vedere.<br />

Così siamo partiti per quattro<br />

giorni straordinari, tutto è andato<br />

benissimo e i ragazzi erano<br />

felicissimi.<br />

Mi sono sentita responsabile<br />

del gruppo, era la prima volta<br />

che guidavo un viaggio<br />

a quella distanza, è stata<br />

un’esperienza impegnativa ma<br />

estremamente gratificante,<br />

soprattutto per il grande<br />

piacere di scoprire giorno dopo<br />

giorno, in una città così speciale,<br />

persone altrettanto speciali,<br />

capaci di affrontare qualsiasi<br />

situazione sempre con il sorriso<br />

sulle labbra”.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 19


DIPENDENZE<br />

Il rispetto delle regole come<br />

Donatella Ciotti di Sant’Elpidio<br />

a Mare (AP) ha scelto<br />

di fare tirocinio come<br />

Operatore Socio<br />

Assistenziale per le<br />

dipendenze in una<br />

struttura di accoglienza e<br />

recupero per giovani<br />

tossicodipendenti della<br />

provincia di Ascoli Piceno.<br />

20 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

Solitudine, mancanza di valori e<br />

punti di riferimento, crisi della<br />

famiglia, della scuola e della<br />

società.<br />

Il disagio dei giovani è espressione<br />

di un malessere trasversale di cui le<br />

istituzioni devono farsi carico.<br />

La dipendenza dalle droghe è uno<br />

dei rischi maggiori in un’epoca<br />

come la nostra in cui il sistema<br />

educativo nel suo insieme non è<br />

all’altezza del suo compito.<br />

Oggi a lottare nella bufera è<br />

soprattutto la famiglia, spesso<br />

carente nella sua funzione<br />

educativa, incapace di dare un<br />

senso e un contenimento ai<br />

problemi esistenziali dell’adolescenza.<br />

In un mondo dominato dal pensiero<br />

materialista e consumistico, il<br />

giovane fa fatica a trovare un<br />

efficace modello di riferimento<br />

che lo aiuti a confrontarsi con gli<br />

altri, a formarsi un carattere<br />

solido, a indirizzare le sue scelte<br />

verso sani obiettivi.<br />

La comunità in cui ho svolto il<br />

tirocinio offre sostegno materiale<br />

e morale ai tossicodipendenti<br />

purché motivati a intraprendere<br />

un percorso di recupero e<br />

riabilitazione con il sostegno di<br />

volontari, operatori sociali e<br />

professionisti.<br />

Le giornate trascorrono tra attività<br />

quotidiane relative alla gestione<br />

della casa e il lavoro in campagna.


strumento di riabilitazione<br />

Tutte le settimane vengono analizzati<br />

il rendimento, il senso di<br />

responsabilità e le eventuali attitudini<br />

a specifiche mansioni.<br />

Orari e regole sono ferrei: la<br />

giornata inizia alle sette del<br />

mattino.<br />

La prima mezz’ora è riservata<br />

all’igiene personale e al riordino<br />

della stanza.<br />

Alle 7.30 si fa colazione tutti<br />

assieme poi iniziano le pulizie<br />

degli spazi collettivi e il lavoro<br />

agricolo, organizzato da un<br />

coordinatore scelto tra i ragazzi<br />

più anziani, a sua volta supervisionato<br />

da un operatore.<br />

Dalle 12 alle 12.45 ogni utente<br />

dispone di tempo libero da dedicare<br />

a se stesso o alla socializzazione<br />

con i compagni.<br />

Alle 13 pausa pranzo: è un<br />

momento molto atteso perchè<br />

permette di rilassarsi, parlare con<br />

l’operatore delle proprie esperienze,<br />

leggere, riposare.<br />

Alle 15 i ragazzi tornano nei campi<br />

o si dedicano ad altre attività<br />

terapeutiche ed educative. Alla cena<br />

delle 20 seguono attività ricreative<br />

di vario genere.<br />

Alle 23 tutti a dormire.<br />

Le regole da rispettare non sono<br />

molte ma devono essere seguite<br />

con scrupolosa attenzione: è vietato<br />

usare violenza fisica e verbale, non<br />

è possibile avere rapporti sessuali,<br />

non si può fumare in bagno e nelle<br />

DIPENDENZE<br />

camere, non si mangia fuori orario,<br />

non si entra nelle stanze altrui.<br />

Tutto questo per insegnare a<br />

rispettare se stessi e gli altri.<br />

Ogni trasgressione comporta un<br />

richiamo o una forma di punizione<br />

come la riconsegna delle sigarette<br />

assegnate giornalmente.<br />

Il percorso riabilitativo prevede<br />

incontri settimanali per fare il<br />

punto sul programma seguito da<br />

ogni ragazzo, sedute settimanali di<br />

psicodramma, colloqui individuali<br />

con gli operatori e attività culturali<br />

e ricreative mirate.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> 2008 21


DIPENDENZE<br />

Sono stati giorni intensi quelli<br />

vissuti nella Casa. Un periodo della<br />

mia vita che mi ha consentito di<br />

conoscere persone meno fortunate<br />

di me, uomini e donne feriti, malati,<br />

spesso respinti o considerati ai<br />

margini della società.<br />

Tante storie diverse legate da un<br />

unico comune denominatore:<br />

l’AIDS.<br />

La Casa non era però un luogo<br />

triste, non sembrava per nulla un<br />

cimitero degli elefanti.<br />

Anzi, era una vera e propria casa<br />

dalle atmosfere familiari, dove era<br />

permesso ridere e piangere, dove ci<br />

si sentiva bene accolti e dove,<br />

nonostante tutto, la speranza era<br />

più forte della paura. Tra gli ospiti<br />

c’era anche Gaspara, poco più che<br />

quarantenne.<br />

A vent’anni iniziò a drogarsi e a<br />

vivere per strada. Prima abitava con<br />

il padre, ormai morto da molti anni,<br />

con la madre attualmente ricoverata<br />

in istituto, e con un fratello poco più<br />

grande di lei.<br />

I rapporti con la famiglia erano<br />

conflittuali e così, dopo solo due<br />

anni di scuola media superiore,<br />

Gaspara abbandonò gli studi e<br />

comincio a lavorare: piccoli e<br />

22 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

Una casa<br />

per malati di AIDS<br />

La tossicodipendenza e l’AIDS sono spesso le<br />

due facce della stessa medaglia. Una realtà<br />

problematica che Alice Ghiselli di Peglio (PU)<br />

ha conosciuto da vicino come tirocinante<br />

presso una casa di accoglienza per persone<br />

sieropositive in provincia di Pesaro-Urbino.<br />

saltuari lavoretti come commessa e<br />

baby sitter. A vent’anni mollò tutto<br />

e, sino a quaranta, visse senza fissa<br />

dimora, in giro per le strade d’Italia.<br />

La sua non è una storia di uso di<br />

sostanze, bensì di abuso. Gaspara<br />

assumeva contemporaneamente<br />

alcool, eroina, morfina, anfetamine,<br />

metadone, psicofarmaci, marijuana...<br />

Diventò una barbona che, per<br />

procurarsi la “roba”, spacciava e<br />

rubava. Ebbe anche vari problemi<br />

con la giustizia, fu più volte<br />

denunciata e scontò anche qualche<br />

giorno di prigione. Nel 1990 scoprì<br />

di aver contratto il virus dell’Hiv.<br />

Continuò comunque la sua vita da<br />

vagabonda e, solo un paio d’anni fa,<br />

chiese aiuto a un convento dove<br />

venne ospitata per un breve periodo<br />

in attesa di essere inserita nella<br />

Casa.<br />

Gaspara scelse il programma di<br />

recupero perché voleva realmente<br />

smettere di assumere sostanze e, in<br />

mancanza di una rete familiare<br />

(il fratello non vuole nemmeno<br />

incontrarla), l’unica risposta<br />

possibile era l’accoglienza in una<br />

struttura residenziale protetta, dove<br />

avrebbe potuto essere curata con<br />

continuità.<br />

Quando la conobbi diceva che voleva<br />

“un tetto sulla testa e non farsi più”.<br />

Nonostante la sua disponibilità nei<br />

confronti degli altri, Gaspara era<br />

però confusa, non ricordava date e<br />

sembrava non serbare nessuna<br />

memoria del suo passato e parlava a<br />

monosillabi.<br />

Ora, dopo circa due anni dal suo<br />

ingresso, sembra essersi inserita<br />

bene ma è molto ansiosa e ha molta<br />

paura della solitudine.<br />

Ai richiami o anche al più piccolo<br />

rimprovero reagisce piangendo e<br />

brontolando, si calma solo dopo<br />

lunghe conversazioni che la rassicurano<br />

sulla sua permanenza nella<br />

casa. Attualmente percepisce anche<br />

una piccola pensione di invalidità<br />

civile che la fa sentire più autonoma.<br />

Ha degli hobby: la musica, il cucito,<br />

la lettura.<br />

È stata incoraggiata a seguire<br />

qualche attività esterna e così mi<br />

sono ritrovata ad accompagnarla in<br />

palestra.<br />

È piuttosto incostante, manca di<br />

volontà e va continuamente incoraggiata<br />

e supportata. Spero vivamente<br />

che continui a fare ginnastica.<br />

Anche le più piccole cose, infatti,<br />

possono dare un senso alla vita.


Questa pagina fa parte della storia del nostro<br />

giornale. Sin dai primi numeri, infatti, abbiamo<br />

voluto riservare uno spazio alle parole che ci<br />

giungevano direttamente dai nostri allievi o ex<br />

allievi: storie e notizie, successi e difficoltà,<br />

problemi e soddisfazioni. Come una finestra sul<br />

mondo del nostro <strong>Istituto</strong>, è una rubrica pronta<br />

ad accogliere qualsiasi genere di contributo,<br />

individuale o collettivo, felice o preoccupato,<br />

spazioincontri<br />

riflessivo o divertente. È un luogo attraverso il<br />

quale puoi comunicare ai tanti altri giovani e<br />

meno giovani lettori di Incontri il tuo stato<br />

d’animo, le tue sensazioni, le tue emozioni e i tuoi<br />

propositi, le tue piccole e grandi scoperte, i tuoi<br />

consigli che potrebbero rivelarsi preziosi per chi<br />

deve affrontare le esperienze che tu hai già fatto.<br />

Scrivici adesso, entra anche tu a far parte della<br />

nostra grande famiglia, ti aspettiamo con gioia.<br />

È sempre piacevole ricevere attestati di affetto e gratitudine come questa bella lettera della nostra ex allieva<br />

Maria Teresa Rainis di Tolmezzo (UD) che, oltre a raccontarci gli ultimi anni della sua vita professionale, ci<br />

testimonia il grande coraggio con cui ha affrontato un momento difficile della sua vita. Lo fa con pudore, senza<br />

entrare nei dettagli, perchè il suo obiettivo è trasmetterci quella straordinaria carica di fiducia che appartiene<br />

solo alle persone veramente forti. Brava Maria Teresa, e soprattutto grazie per averci resi partecipi della tua<br />

“rinascita”.<br />

Caro <strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>,<br />

sono ormai trascorsi sette anni da quando ho concluso con successo il Corso<br />

per Operatore Socio Assistenziale per l’infanzia. Da allora ne ho fatta di<br />

strada: ci sono stati momenti di vittoria e altri di sconfitta. Ma anche nei<br />

periodi più difficili ho sempre trovato la forza di rialzarmi, di sentirmi più<br />

forte di prima. Quando ho terminato il corso sono riuscita a ottenere una<br />

borsa di lavoro e ho frequentato con profitto il progetto di formazione<br />

professionale “Operatore per l’Infanzia” di 1322 ore complessive, autorizzato<br />

dalla regione Friuli Venezia Giulia e cofinanziato dal fondo sociale europeo.<br />

È stato in quel periodo che ho lavorato presso una cooperativa di servizi per<br />

l’infanzia. In seguito i miei interessi si sono spostati sul mondo degli anziani<br />

e così, dopo una breve parentesi come baby sitter di tre bambine, sono stata<br />

assunta presso varie case di riposo dove, anche senza un titolo specifico, ho<br />

lavorato per circa un anno e mezzo. Conclusa l’esperienza, ho deciso di<br />

riprendere gli studi (come voi mi avete insegnato la formazione non finisce<br />

mai...) e ho conseguito il titolo di Operatore Socio Sanitario. In seguito ho scelto di lavorare nel campo della<br />

disabilità e sono stata assunta come assistente scolastica per disabili. Per due anni mi sono occupata di una<br />

bimba con ritardo psicofisico mentre, contemporaneamente, per alcuni pomeriggi lavoravo anche presso una<br />

comunità per disabili e seguivo una bimba nel dopo scuola. Ero contenta ma, purtroppo, a causa di seri problemi<br />

di salute, ho dovuto smettere di lavorare. Per fortuna sono “rinata” e, dopo un anno, sono stata riassunta. Ora<br />

ho appena concluso la sostituzione di una maternità presso un CSRE. Inoltre lavoro presso una comunità per<br />

disabili e faccio sostituzioni nelle scuole e in strutture per diversamente abili. Se me lo permettete, vorrei dare<br />

dei suggerimenti ai vostri allievi: anzitutto non mollate mai, anche quando vi sembra che non ci sia speranza.<br />

Sappiate che c’è sempre un dopo, una rinascita. Non spaventatevi di fronte ai dubbi, è normale quando bisogna<br />

prendere decisioni importanti. Inoltre, se vi trovate a lavorare in rapporto uno a uno con l’utente, non lasciatevi<br />

mai coinvolgere troppo emotivamente poiché potrebbe nuocere a entrambi. Sperando vivamente di vedere<br />

pubblicata la mia lettera, vi saluto abbracciandovi e augurandomi di risentirci al più presto<br />

Cordialissimi saluti Maria Teresa Rainis<br />

Inviate le vostre lettere a: <strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> - Via E. Ramin, 1 - 35136 Padova, e le vostre mail a: incontri_didattica@cortivo.it<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 23


24 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

ex allievi raccontano<br />

Questa rubrica è dedicata alle esperienze e alle testimonianze di ex allievi dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>.<br />

Storie in presa diretta di persone in cammino verso la piena realizzazione personale e professionale.<br />

Dalla volontà di Maria Teresa Magurno è nata “In Peter Pan”,<br />

una ludoteca a marchio <strong>Cortivo</strong> Baby Planet.<br />

Da quali motivazioni, sogni e<br />

ambizioni nasce un’impresa sociale?<br />

Ce lo racconta Maria Teresa<br />

Magurno di Diamante, in provincia di<br />

Cosenza. Ex allieva dell’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>Cortivo</strong> con attestato di Operatore<br />

Socio Assistenziale per l’infanzia, già<br />

nella relazione finale aveva manifestato<br />

l’intenzione di aprire una<br />

struttura tutta sua.<br />

“È vero. Ricordo che durante l’esame<br />

di fine corso la docente mi disse di<br />

non mollare, di dare ascolto alle mie<br />

motivazioni profonde.<br />

Disse anche che avevo tutte le<br />

capacità per riuscire a portare a<br />

termine il mio progetto. Ho ascoltato<br />

i suoi consigli e, incoraggiata in<br />

questo anche da mio marito, ho<br />

inaugurato la mia ludoteca nell’agosto<br />

del 2008.<br />

È una bella struttura, allegra e<br />

colorata, a soli quattro chilometri<br />

dal mare”.<br />

Hai frequentato il Corso di Impresa<br />

Sociale organizzato dall’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>Cortivo</strong>?<br />

“Sì, certamente. Ed è stato utilissimo<br />

per pianificare tutte le procedure,<br />

superare gli intoppi burocratici e<br />

raggiungere gli obiettivi.<br />

Grazie al corso ho acquisito le<br />

informazioni e le competenze necessarie<br />

per avviare la struttura e per<br />

gestirla al meglio”.<br />

Prima di parlare della tua ludoteca<br />

“In Peter Pan”, raccontaci un po’ della<br />

tua vita: cosa è successo finita la terza<br />

media?<br />

“Tutto è partito da lontano: terminata<br />

la scuola dell’obbligo mi sono trovata<br />

a dover crescere molto in fretta. Mio<br />

padre era gravemente ammalato,<br />

eravamo in tre fratelli e ho sentito la<br />

responsabilità di dover dare subito il<br />

mio contributo per sostenere la<br />

famiglia.<br />

Così ho cercato lavoro e ho trovato<br />

impiego in una sartoria. Non mi<br />

dispiaceva cucire: mi dava la possibilità<br />

di stare sola con i miei pensieri... I<br />

miei sogni però erano altri. Avrei<br />

voluto continuare a studiare. Non<br />

avevo un progetto di vita ben chiaro,<br />

sapevo solo che mi piacevano molto i<br />

bambini e gli animali”. Hai conosciuto<br />

la sofferenza e le difficoltà della vita<br />

sin da giovanissima...<br />

“È stato difficile ma devo dire che, per<br />

quanto negativa, la scomparsa di mio<br />

padre mi ha fatto crescere, maturare,<br />

affinare la mia sensibilità. Sono<br />

cresciuta in fretta e a 19 anni mi sono<br />

sposata. Volevo una famiglia tutta<br />

mia. I primi anni mi sono dedicata a<br />

mio marito. Poi è nato il nostro<br />

bambino. È stato un periodo bellissimo<br />

e molto impegnativo, coinvolgente<br />

e totalizzante. Ero felice ma<br />

sentivo che mi mancava la mia<br />

autonomia e così, quando mio figlio


ha iniziato la scuola materna, ho<br />

ricominciato a lavorare nella piccola<br />

azienda di sartoria aperta da quattro<br />

ex colleghe e mie care amiche”.<br />

Quando hai deciso di iscriverti<br />

all’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>?<br />

“Beh, diciamo che ricominciare a<br />

lavorare fu un primo passo. Ma non<br />

era proprio ciò che volevo. Ogni tanto<br />

riflettevo e mi chiedevo cosa ci stavo<br />

ancora a fare tra stoffe, aghi e fili.<br />

Non ricordo con precisione dove e<br />

quando, ma a un certo punto mi capitò<br />

fra le mani una rivista con la proposta<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>. La lasciai sul<br />

tavolo qualche giorno, poi ne parlai<br />

con mio marito.<br />

Gli comunicai che la cosa mi interessava<br />

e che volevo almeno chiedere<br />

informazioni. Fu mio complice anche<br />

in quell’occasione.<br />

È un uomo speciale, ha sempre<br />

appoggiato le mie scelte.<br />

Telefonammo, affrontai il colloquio e<br />

fui ritenuta idonea per l’iscrizione.<br />

Non nego di aver avuto molti dubbi<br />

sulla mia possibilità di farcela. Avevo<br />

abbandonato da anni gli studi e mi<br />

sentivo insicura. Invece è andato tutto<br />

ex allievi raccontano<br />

bene e sono riuscita ad ottenere<br />

ottimi voti soprattutto nelle materie<br />

che più mi interessavano, psicologia,<br />

sociologia, psicopedagogia... “.<br />

Parliamo di In Peter Pan...<br />

“Ho utilizzato dei locali di proprietà<br />

di mio marito. Sono in una bella zona,<br />

tra mare e collina, il paesaggio è bello<br />

e c’è tanto verde. Gli intoppi burocratici<br />

sono stati numerosi ma io sono<br />

cocciuta e determinata, non mi fermo<br />

davanti a nessun ostacolo. Mi sono<br />

persino iscritta a un corso di informatica,<br />

ho imparato a navigare su<br />

Internet e ho utilizzato questo mezzo<br />

per trovare le soluzioni migliori per<br />

allestire la struttura. Insomma, mi<br />

sono rimboccata le maniche. Certo,<br />

per ora gli iscritti sono pochi ma sono<br />

fiduciosa: sto organizzando attività<br />

per il Carnevale e per l’occasione ho<br />

contattato una brava animatrice. Sto<br />

inoltre lavorando al progetto per una<br />

colonia estiva da proporre ai turisti in<br />

vacanza sulle nostre belle spiagge. Ho<br />

pianificato la promozione: cartelloni<br />

pubblicitari, inserzioni su una rivista<br />

a distribuzione capillare, sito<br />

Internet www.inpeterpan.it e tutto<br />

ciò che può richiamare l’attenzione di<br />

chi è interessato a un buon servizio<br />

per l’infanzia. Altra cosa di cui mi<br />

sto occupando è il rapporto con le<br />

istituzioni. A breve avrò un incontro<br />

con il sindaco: l’intenzione è chiedere<br />

una convenzione con il Comune che<br />

vada incontro alle esigenze delle<br />

famiglie. Ciò che mi preme è<br />

promuovere una vera e propria<br />

cultura dell’infanzia, far capire a chi<br />

abita da queste parti che la mia è una<br />

struttura dove i bambini possono<br />

stare insieme, fare esperienze ludiche,<br />

divertirsi e crescere in modo sano.<br />

È un’opportunità per uscire dalle<br />

quattro mura di casa, dove la<br />

relazione è sempre e solo strettamente<br />

parentale”.<br />

Da qualche tempo la tua ludoteca si<br />

fregia del marchio <strong>Cortivo</strong> Baby<br />

Planet....<br />

“È un riconoscimento in più per la<br />

qualità della mia ludoteca.<br />

Un’ulteriore garanzia per i genitori<br />

che desiderano offrire ai propri figli<br />

l’occasione di vivere nuove<br />

esperienze in una struttura seria,<br />

affidabile, all’avanguardia”.<br />

<strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong> 25


Operatore Socio Assistenziale per l’Infanzia con l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>, Sara Casula ha trovato subito il<br />

lavoro giusto dopo essersi trasferita dalla Sardegna a Milano.<br />

“Ho sempre pensato che mi sarebbe<br />

piaciuto lavorare con i bambini –<br />

racconta Sara Casula di Milano,<br />

Operatore Socio Assistenziale per<br />

l’infanzia – ma da ragazzina, quando<br />

è venuto il momento di iscrivermi<br />

alle scuole medie superiori, ho scelto<br />

gli studi di ragioneria. Dopo il<br />

diploma, però, mi sono anche resa<br />

conto che non era quella la professione<br />

che faceva per me. Non sapevo<br />

cosa fare, ero veramente indecisa, per<br />

un periodo sono stata anche male, il<br />

tempo passava e non vedevo sbocchi.<br />

Poi, un giorno, mi giunse una telefonata<br />

da un promotore dell’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>Cortivo</strong>. Accettai l’incontro informativo<br />

a casa mia e, chiariti bene i<br />

dettagli, mi iscrissi al corso per<br />

Operatore Socio Assistenziale per<br />

l’infanzia.”<br />

Come ti sei trovata?<br />

“Benissimo, il mio Centro Didattico<br />

era a Cagliari ma la maggior parte<br />

delle materie le ho studiate da sola,<br />

cercando di approfondire gli<br />

26 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

ex allievi raccontano<br />

Questa rubrica è dedicata alle esperienze e alle testimonianze di ex allievi dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>.<br />

Storie in presa diretta di persone in cammino verso la piena realizzazione personale e professionale.<br />

argomenti su altri libri o navigando<br />

su Internet. Mi sono interessate<br />

moltissimo soprattutto le materie che<br />

per me erano nuove, che non avevano<br />

nulla a che fare con la contabilità, la<br />

gestione aziendale o il marketing. Più<br />

di tutte mi sono piaciute psicologia e<br />

puericultura. Anche il tirocinio è<br />

stato un momento determinante.<br />

L’ho svolto in una scuola elementare<br />

pubblica seguendo dei bambini affetti<br />

da dislessia e discalculia, con buoni<br />

risultati. È stato entusiasmante<br />

vedere i loro progressi, sentirmi<br />

apprezzata dall’insegnante e dai<br />

genitori. Devo dire che proprio in<br />

quel periodo ho maturato dentro di<br />

me la definitiva convinzione che<br />

questa era la mia strada.”<br />

E poi?<br />

“Poi ho passato un periodo un po’<br />

complicato, alla fine del quale ho<br />

deciso di trasferirmi a Milano, per<br />

staccare da alcuni problemi di non<br />

facile soluzione. Una volta giunta qui,<br />

ho provato a darmi da fare per<br />

trovare un’occupazione e, dopo un<br />

primo impiego in un asilo nido dove<br />

però ho trovato varie difficoltà, ecco<br />

che mi è successo un miracolo. Solo<br />

due o tre giorni dopo aver lasciato il<br />

lavoro, ho incontrato una persona che<br />

mi ha segnalato una possibilità presso<br />

un altro asilo. Ho inviato il curriculum<br />

e sono stata immediatamente<br />

convocata. Il giorno dopo, era il 3<br />

settembre del 2007, sono stata<br />

assunta.. Fantastico! Si trattava del<br />

micronido dove lavoro tuttora e spero<br />

per tanto tempo ancora. Fa parte di<br />

una catena in franchising, la Happy<br />

Child, ed è una struttura familiare,<br />

piccola e molto piacevole, con 14<br />

bambini dai sei mesi ai tre anni. Ben<br />

organizzata, con sale giochi e cinema,<br />

cameretta, cucina con cuoca, è un<br />

luogo in cui l’armonia regna assieme<br />

alla professionalità, peraltro costantemente<br />

rafforzata dai corsi organizzati<br />

su vari aspetti del servizio dalla<br />

stessa Happy Child. Il rapporto con i<br />

bambini, con i genitori e con la<br />

datrice di lavoro è davvero ottimo,<br />

dopo più di un anno e mezzo mi<br />

sembra ancora un sogno, invece è<br />

tutto vero.”<br />

Hai un contratto a tempo<br />

indeterminato?<br />

“No, in realtà è un contratto a tempo<br />

determinato sino al prossimo luglio,<br />

ma mi è già stato rinnovato l’anno<br />

scorso e non ho motivi per pensare<br />

che non lo sia anche questa volta.<br />

Sono veramente serena e soddisfatta:<br />

i bambini sono bravissimi, sono delle<br />

spugnette che tirano su tutto in<br />

fretta, cambiano ogni giorno,<br />

imparano a fare e a parlare, è un’esperienza<br />

bellissima. Non sento la fatica,<br />

anche se dal lunedì al venerdì sono<br />

impegnata dalle otto del mattino sino<br />

alle sei e mezza di sera, arrivo a casa<br />

stanca ma sto imparando molto<br />

anch’io.”<br />

Hai mai pensato di aprire<br />

una tua realtà?<br />

“Ho sentito parlare dei corsi di<br />

Impresa Sociale dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>.<br />

Non li ho finora frequentati perché<br />

ritengo di dover ancora maturare,<br />

personalmente e professionalmente.<br />

Comunque so che l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

continuerà a essere anche in futuro<br />

un sicuro punto di riferimento se<br />

dovessi decidere qualcosa in questo<br />

senso. Sto solo aspettando il<br />

momento per me più giusto...”


L’ISTITUTO CORTIVO è convenzionato con ADECCO per la creazione di opportunità lavorative per i propri allievi


Le strutture interessate a ottenere nominativi di allievi che hanno concluso il corso<br />

nelle diverse specializzazioni possono farne richiesta all’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>.<br />

28 <strong>INCONTRI</strong> <strong>Aprile</strong> <strong>2009</strong><br />

servizio segnalazione allievi<br />

In quanto scuola di formazione esclusivamente<br />

dedita ad attività didattiche, l’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> non<br />

cura direttamente iniziative di collocamento al<br />

lavoro ma sviluppa invece attività di segnalazioni dei<br />

propri allievi alle strutture interessate. A questo fine<br />

offre gratuitamente agli allievi che hanno concluso il<br />

corso il Servizio Segnalazione Allievi, che consiste<br />

nel segnalare, attraverso il proprio ufficio aperto dal<br />

lunedì al venerdì dalle 9 alle 12, i nominativi degli<br />

allievi che hanno conseguito l’attestato di studio ad<br />

enti e strutture che ne fanno richiesta attivi nel<br />

sociale in tutto il territorio nazionale.<br />

Si ricorda agli allievi interessati a questo tipo di servizio che<br />

per consentire la segnalazione del loro nominativo per un<br />

eventuale inserimento professionale nel mondo del sociale sono<br />

tenuti a rilasciare l’autorizzazione al trattamento dei dati come<br />

previsto dalla legge 196/03 compilando il modulo disponibile<br />

presso la Segreteria Didattica dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong> di Padova.<br />

Il servizio fornisce inoltre agli allievi un orientamento<br />

su come condurre un’indagine occupazionale, come<br />

scrivere un curriculum e quali documenti e informazioni<br />

allegarvi, per individuare le strutture più<br />

idonee presenti nella propria zona di residenza.<br />

Servizio riservato alle strutture<br />

Servizio riservato agli allievi<br />

Gli allievi interessati a conoscere le richieste pervenute all’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

relativamente alla propria specializzazione e alla propria zona di residenza<br />

possono farne richiesta.<br />

SERVIZIO SEGNALAZIONE ALLIEVI<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

Centro di Formazione Professionale<br />

Via E. Ramin, 1 - 35136 Padova<br />

Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213<br />

e-mail: ssa@cortivo.it


Centro Congressi Villa Ottoboni:<br />

fuori dai luoghi comuni.<br />

Il Centro Congressi Villa Ottoboni, immerso nel verde dell’ampio parco che gli fa da naturale cornice<br />

e inserito in un suggestivo contesto storico e culturale, è il luogo ideale per incontri,<br />

meeting e conferenze. L’interno si sviluppa su più livelli e comprende un’ampia reception,<br />

tre sale conferenza, uno spazio eventi flessibile, salette riservate e servizio di ristorazione.<br />

Tutto questo (assieme alla favorevole posizione*) fa del Centro Congressi Villa Ottoboni<br />

un posto davvero speciale e... fuori dai luoghi comuni.<br />

Centro Congressi Villa Ottoboni<br />

via Padre E. Ramin, 1 - 35136 Padova<br />

* Villa Ottoboni si trova a pochi chilometri dal casello di Padova Ovest<br />

ed è facilmente raggiungibile dalle principali arterie della città.


siamo stati<br />

promossi!<br />

Gli esami non finiscono mai, anche per noi. L’<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong><br />

ha conseguito il rinnovo della Certificazione Etica SA8000:<br />

per noi vuol dire aver scelto la qualità globale, una gestione<br />

responsabile e trasparente, precisi valori etici. Per voi significa<br />

studiare in un ambiente che dà valore alla persona, alla<br />

preparazione, alla realizzazione professionale.<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>Cortivo</strong>. La scuola con il massimo dei voti.<br />

Ambiti di specializzazione: Infanzia - Multiculturalità - Dipendenze - Anziani<br />

Disabili - Assistente turistico per disabili - Amministratore di sostegno<br />

Corsi e frequenze personalizzati - 300 ore di tirocinio pratico - Assistenza<br />

alla ricerca di impiego - Centri didattici in tutta Italia<br />

Essere professionista nel sociale<br />

Centro Formazione Professionale<br />

per Operatori Socio Assistenziali<br />

ISTITUTO CORTIVO Sede centrale - Via E. Ramin, 1 - 35136 PADOVA - Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 - info@cortivo.it<br />

www.cortivo.it<br />

immagina.biz

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