Sfruttamento minerario e metallurgia nella ... - Claudio Giardino
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Rtprintedírom<br />
Studies in Sardinian<br />
Arch aeology<br />
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Nuragtc Sardinia and the<br />
Mycen aean 'S7orld<br />
edited by<br />
Miriam S. Balmuth<br />
BAR International Series 387<br />
1987
B.A.R.<br />
5, Centremead, Osney Mead, Oxford OX2 0DQ, England.<br />
GENERAL EDITORS<br />
A.R. Hands, B.Sc., M.A., D.Phil.<br />
D.R. Walker, M.A.<br />
BAR -S387, 19E7: 'Studles ln Sardlnlan Arcbaeology III'<br />
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Printed in Great Britain<br />
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9. SFRUTTAMENTO },IINERARIO E I',IETAILURCIA NEÏ,Ï,A SARDECNA PROTOSTORÏCA<br />
<strong>Claudio</strong> <strong>Giardino</strong><br />
Fin dal secolo scorso gli studiosi di scienze paletnologiche hanno<br />
indagato su1lo sfruttanento in etâ preistoriea dei cospicui giacinenti<br />
sardi di minerali neta]lici (Spano 18622129-170; Nissardi 1884:5-10).<br />
In effetti vaste concentrazioni dl ninerali di ranÌe, pionbo e ferro<br />
sono locaLízzate in varie zorLe del f isola (lUarcel lo et a1. 1978) itt<br />
particolar modo, nel versante occidentale, nel1e regioni della Nurra,<br />
deIl'ïgtesiente e del Sulcis, €d in quel lo orj-entale nell'Ogliastra e<br />
nel Sarrabus; vi sono inoltre nunerosi altri giacimenti sparsi nel resto<br />
del1a Sardegna, specie nelle zone piü interne, tra i quali quelli del<br />
Nuorese (fig. !.1:1). Tali giacimenti sono di origine e giacitura<br />
diversa: quelli deÌ1'Arborese, della Nurra e de} Nuorese sono contenuti<br />
o nel granito ercinico, o negli scisti pal,eozoici o post-silurici,<br />
mentre quelli deI1'ïglesiente e delle parti contigue de1 Sulcis sono<br />
inveee compresi <strong>nella</strong> serie cambrica (t ).<br />
Purtroppo 1a continuitâ di sfruttanento delle mj-niere, perdurato<br />
ininterottanente sino ai giorni nostri, ha reso assai difficile poter<br />
riconoscere con certezza Ie tracce delle coltivazioni piü antiche, come<br />
è stato piü volte messo in evidenza dagli studiosi che si sono occupati<br />
di tale problena (Vardabasso 1979272; Lo Schiavo 1 981 b2275; Tylecote et<br />
41.1984:11?-118).<br />
A ciô va aggiunto che, <strong>nella</strong> seconda metà di questo secolo,<br />
f introduzione nelle niniere sarde di nuovi netodi estrattivi, con gli<br />
enormi movimenti di terra dovuti all'uso del1e pale meccaniche ed al<br />
massiccio impiego degli esplosivi, êd i1 conseguente allargamento delle<br />
gallerie, passate dalle dinensioni di o. 1 ,80 x 1 ,BO a queÌ le di n. 4r5O<br />
x 4r5O, hanno finito spesso per cancellare completamente le tracce di<br />
ogni precedente coltivazione.<br />
Nunerosi sono tuttavia gli indizi di uno sfruttanento assai precoce<br />
delle risorse ninerarie sarde.<br />
Se si osserva una carta delle mineralLzzazíoní netallifere, si puõ<br />
notare che i giacinenti pionbo zinciferi (i due netalli si rinvengono<br />
in Sardegna di norma assoeiati fra loro) r"ppresentano di gran lunga<br />
gue11i piü frequenti: essi infatti costituiscono da soli i1 541 dei<br />
giacimenti attualnente notÍ (fig. 9.1 t2). Va ricordato, a tale proposito,<br />
come ne1 1915, E. Billows avesse identificato nell'isola ben 400<br />
ubicazioni per Ia galenar sü di un totale di circa ?00 loealitâ<br />
minerari,e conplessive (nif lows 1975224-25).<br />
E' interessante riseontrare, in tale situazione, come 1'uso de1<br />
pionbo conpaia alquanto precocemente nelf isola. Alcuni piccoli frammenti<br />
di tale netallo sono stati infatti rinvenuti nel dolnen di Corte<br />
Noa (laconi-NU), in un contesto de1la facies eneolitica di Âbealzu-<br />
Filigosa (Atzeni 19e22r56-t57) (e); fin da una fase un po' avanzata<br />
delÌ'Eneolitico risulta inoltre utilízzato <strong>nella</strong> fabbricazione di grappe<br />
per la riparazione di vasellane ceramieo: tale inpiego è documentato in<br />
una ciotola con decorazione a stralucido pertinente a1la cultura di<br />
ilonte Claro rinvenuta <strong>nella</strong> grotta di Cüccuru Tiria (Iglesias) (Âtzeni<br />
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Figura 9.1 1. Prlaclpall aree dl interesse estrattivo per ninerall<br />
dl plonbo, rame, ferro<br />
2. Grafico percentuale deL le presenze nlnerarie in Sardcgna<br />
5, Area nineraria del.l. ' Iglesiente<br />
190
19Pl :X[III' figg. 22, Nl24), alle pendici occidentali del l{onte }lorganai<br />
(l).<br />
Va rilevato come Ia grotta in questione sia situata proprio nel1a<br />
regione <strong>nella</strong> quale piü fittanente sono localLzzate le presenze pionbifere,<br />
I'Iglesiente.<br />
Cone è noto, i1 pionbo viene ricavato, nediante desol.forazione, dal<br />
suo solfuro, la galena. fn questo ninerale, facilnente riconoscibile<br />
per la sua pesantezza e la sua lucentezza metallica, il pionbo è contenuto<br />
in percentual.l assai cospicue, aggirantesi tntorno a1 valore<br />
stechionetrico di 86r6fr (Deabate 1972:84), accompagnato da presenze<br />
variabili di argento, che sono, in genere, ne1Ia galena sarda, relativanente<br />
elevate.<br />
L'antico procedinento usato per estrarre iL pionbo dalla galena era<br />
alquanto conplesso: in una prima fase i1 minerale veniva arrostito,<br />
insiene a ilel conbustibile, allo scopo di elininare parzia1,nente, sotto<br />
forma di anidride sol,forosa, 1o zolfo; successivamente 1'ossido di<br />
pionbo ottenuto, i1 eosÌ detto Iitargirio, insiene aI la galena non<br />
trasfornata ed a solfato di pionbo, veniva rldotto, in nodo da ottenere<br />
netal 1o purificato (Forbes 19662j93).<br />
La conplessità deL processo sopra descritto costituisce un chiaro<br />
esenpio della perizia dei pfü antichi metallurghi sardi; va anzí rilevato<br />
come Ia precocltà del1a conparsa de11'uso del pionbo avvicini<br />
f isola piuttosto all'area deI Mediterraneo orientale, ed in particolare<br />
alle isole Egee, dove pure sono presentl giacinenti di galeãa, e nelLe<br />
quali tale netallo compare già alla fine de1 III nlllennio (Forbes<br />
19712266), piuttosto che aIl'anbiente italiano e, piü in generale,<br />
centro euroPêor dove i1 pionbo senbra conparire soltanto in nonenti<br />
alquanto successivi, durante la media e la tarda etã del bronzo (Ciardino<br />
1984:,l28).<br />
E' verosinile che 1'abbondanza di risorse pionbifere abbia incoraggiato<br />
dapprina, e poi favorito, i1 diffondersi de11'uso de1 pionbo,<br />
uso che sembra essere stato, in età nuragica, alquanto anpio. Sono<br />
infatti .ì documentati nel f isola numerosi inpieghi di taLe netaúo: per ta<br />
gid ricordata riparazione di vasi sia di grandi che di piccole dlnensioni<br />
(lo schiavo 1981b:288, fig. 2tg, I a sin.; Taranel, li 1gz1b:?i );<br />
Per saldare alle basi litiche oggetti di uso sacrale, come bronzetti ed<br />
armi votive (+); per fj.ssare i blocchi in alcune costruzioni in pietra<br />
(Taranelli 1922t72Oi Lo Schiavo l9etb:2SB); per fondervi dei nanufatti<br />
(l); come contenltore (Ferrarese Ceruti I 9gi ,íZ), verosinilnente a causa<br />
del 1a sua inalterabilitâ, nonchè talora, per foderare I'interno di<br />
vasel lane d'inpasto (lo Schiavo 1 981 b:288). Va lnol tre ricordata<br />
1'esistenza di. alcuni lingotti in pionbo, verosinilnente aventi funzione<br />
di pesi: tre di essi, contrassegnati da narchi e tacche indicanti il<br />
valore ponderale' sono venuti alla luce nel corso di recenti scavi<br />
effettuati a Sant'Anastasia di Sardara; un altro invece, pur esso marcato,<br />
proviene da Monte 0l ladiri di Mona.stir (ugas 19g4 25j1, tav. xcvïb;<br />
1 985 :216, fig. ZOi 1 986 241 -47, tav. VIII).<br />
Che il pionbo fosse oggetto di traffici conmerciali tra le varie<br />
conunità aeI I'isola è testinoniato dal rinveninento, in noL ti siti -<br />
Ploaghe (pinza t9o1:i5o), Abini (pais tBB4:148), Tuta (spano 1a7raz29),<br />
Lei, Forrari Nioi, Carros (lo Schiavo I 9gl b:2gg), Sani'Anagtasla di<br />
191
sardara (ueas rbaez42-45) - di nunerose panelle di questo netallo (O),<br />
fenomeno guesto al.quanto insolito <strong>nella</strong> protostoria europea.<br />
Va rilevato come' fra Le localitã sopre citate, soltanto Ablni e<br />
TuIa si trovino nelle vlcinanze (circa 1O e 6 kn rispettivanente) ai<br />
filoni plonbiferl, nentre le altre sono alquanto lontane da essi; Ie<br />
panelle quindi non possono che esser pervenute nediante un slstena piü o<br />
meno articolato di scanbi.<br />
Sl potrebbe quindi lpotizzare che Ia galena, dopo I'estrazione,<br />
venisse ridotta e trasfornata in pionbo, forse nei pressi deIl,e aree<br />
minerarie, Pionbo'che veniva poi commerciato sotto forna di pani nel<br />
resto del l.'i.sola.<br />
Un interessante indizio sugli scanbi conmerciali di questo netallo<br />
in età nuragica ci viene fornito dalle analisi Ísotopiche effettuate su<br />
pionbo rinvenuto durante g11 scavi del nuraghe Albucciu di Arzachena.<br />
Ï risultati di taÌe studio senbrano lndlcare, cone luogo di provenienza<br />
del, netal l.o ln oggetto, le nlniere de11'IgIesiente, piuttõsto<br />
the quelle, geograficanente pi! vicine, delLa Nurra o della Barbagia<br />
(rylecote et aI. 1 984 2172-tjl), ciô parrebbe adonbrare I'esist"oo"-di<br />
una rete di scanbi a lunga distanza, a 1ive11o intercomunitario, di<br />
notevole estensione.<br />
Connessa con lo sfruttamento dei giacinenti di piombo è la produzione<br />
de I I'argento; infatti, cone si è accennato in precedenoã, I a<br />
galena sarda è assai spesso argentifera.<br />
Particolarnente nel I'Iglesiente sono frequenti affioranenti di<br />
nineralizzazíoní di galena ad alto tenore di argento detti "Ricchi<br />
Ârgento." Tale galena, con un contenuto in pionbo aãf 7Ol, ha tenorl di<br />
argento conpresi fra i 2 ed i 6 kg per tonnel lata (Brusca e Dessau 1 96g:<br />
555).<br />
Va conunque sottolineato come nei "Ricchi Argento" j.I contenuto di<br />
argento <strong>nella</strong> galena non gla costanter 18 presenti forti variazioni<br />
anche nell'anbito di aree linitrofe: a üontevecchio ed a S. Giovanni<br />
sono infatti stati riscontrati, in passato, anche filoni, rlspettivanente,<br />
con JrJ e 12 kg di argento per ton<strong>nella</strong>ta (Z), mentre a Monte<br />
Barlao si è raggiunto I 14 kg (noranai 1969-70:6,l).<br />
In talune aree, inoltre, quali il Sarrabus, l'Ogliastra, il Flunineae<br />
e 1'fglesiente, sono pure presenti vene argentifere costituite da<br />
argento nativo e da suoi ninerali di alterazione (A). Queste ultlne<br />
mineralízzazíoni, benchè siano carattetízzate da un elevato tenore di<br />
argento nelle uone di affioramento, hanno scarsa profondità (Traverso<br />
1909:98). Ì{on si prestano quindi ad una noderna coúivazione, ms potevano,<br />
invece, venir sfruttate vantaggiosanente in età preistorica senpre<br />
che cause accidentali, quali I'erosione delle acque, avesaero messo allo<br />
scoperto i filoni, in. genere ricoperti dall.e sostanze ocracee del cappellaccio<br />
linonitieo (Traverso t9O9:ZO-21).<br />
I'argento è documentato archeologicanente già in contesti de1 tardo<br />
neolitico e del1'eneolitico iniziale (to Schiavo 19B4zZ1-Zt): due anellini<br />
sono stati rinvenuti a Pranu l{utteddu di Goni, in una sepo l tura<br />
della cultura di Ozieri (ltzeni 1 981:XL, fig. N.l06-1O?); altri anellini<br />
192
e del le spirali,ne provengono invece dal dolnen di Corte Noa di Laconi<br />
assieme ai gi.à ricordati frustol,i di piombo associati con nateriali<br />
della facies di Abealzu - Filigosa (Atzeni 19a22776-r77). Perline di<br />
argento erano inoltre presenti <strong>nella</strong> necropoli di Anghelo Ruju (liffiu<br />
1972:58) .<br />
GIi oggetti di argento di età nuragica conosciutÍ, benchè relativamente<br />
nunerosi, sono per 1o piü costituiti da braccialetti ed anelli; il<br />
concentrarsi di tali rinveninenti <strong>nella</strong> zorLa del Nuorese ha fatto ipolízzare<br />
che essj, siano da nettere in rapporti con le niniere di galena<br />
argentifera ilel la zona (lo Schiavo l9Bl b:2BB-289).<br />
Riveste un certo interesse I'analigi conparativa del la distribuzione<br />
dei giacinenti sardi e del le presenze protostoriche, in particolare<br />
di quelJ.e costituite dai nuraghi; questi sono stati, infatti,<br />
spesso nessi in relazione ad attività netallurgiche (Balnuttr e Tylecote<br />
19761195-196), anche in considerazione delI'occagionale rinveninento, in<br />
vani dei cÍrcostanti vl1laggi, di indizi di Lavorazione del bronzo.<br />
Sono state prese i,n esame, a tale scopo, d.ue aree canpione, quaLi<br />
la Nurra e I'Ig1esiente, scelte fra quelle aventi naggiore concentrazione<br />
di giacinenti netalLiferi e, conseguentenente, naggiorl probabil.ità<br />
di aver avuto coltivazioni in atto giã in età nuragica.<br />
Nella Nurra j. nuraghi, che di norma in questa regione sono assai<br />
fittamente addensati, senbrano quasi disporsi ad aneIlo attorno aIl'area<br />
minerari"a, senza tuttavia occuparla affatto (fig. 9.2) (g). In particolare<br />
la zona piü proprianente i.nteressata alle eoltlvazioni, quella di<br />
Capo dell'Argentiera e del suo entroterra, ricca di nineralízzazíonl di<br />
pionbo (galena argentifera) e di rane (nalachite e azzurcíte), è conpletanente<br />
priva di nuraghi per un raggio di circa 7 km.<br />
Se si considera che, cone si è giâ accennato, nelle innediate<br />
adiacenze di tale area i nuraghi present-gno una concentrazione estremanente<br />
etevata, superiore ê O-r60 ier k^2, fra le piü alte delf intera<br />
isola (liftiu |972zfig. 5r), Ia loro assenza localLzzata egclusivanente<br />
nell'area nineraria sembra difficilnente essere caguale.<br />
E' purtroppo assai pericoloso ed incerto fornulare dei nodeLli<br />
insediativi in una situazione cone questa, in cui, al la scerse zza d,í<br />
dati archeologici puntuali, fa riscontro 1a naneanza di una grlglia<br />
cronologica che peruetta di anal ízzare dj-acronicanente Le diverse fasi<br />
di oceupazione de1 territorio; è infatti alquanto inprobabile che tutti<br />
i nuraghi attestati in quest'area, che amnontano ad oltre 24O, siano<br />
stati in uso, e tantomeno costruiti contemporaneanente: Ia mancanza di<br />
una suddivisione cronologica precisa obbliga quindi ad appiattire ed a<br />
sovrappome in una visione i l lusorianente sincroni-ca fenomeni e nonumenti<br />
che hanno invece avuto uno sviluppo differenziato ne1 tenpo.<br />
11 bacino <strong>minerario</strong> di lglesias, anche noto come "anel1o netallifero<br />
de11'fglesiente", è costituito prevalentenente da niniere pionbozincifere<br />
da1le caratteristiche genetiche e giacinentologiche assai<br />
sinili fra loro, alle quali si è giã accennato in precedenza; si calcola<br />
che dai giacinenti di questa zona siano state estratte, sino ai giorni<br />
nostri, oltre 1., nilloni di tonnel late di ninerali pionbo-zinciferi<br />
(Carta 1967 z?t 5),<br />
191
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Figura 9.2 Nuraghi e località di interesse ninerario <strong>nella</strong> Nurra<br />
194<br />
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L'interesser Írê1l'antiehità, p€r la coltivazione dei fiLoni netalliferi<br />
della Sardegna sud-occidentale è indicato dai nomi stessi dati<br />
dai romani ad alcune della cittã ninerarie che essi crearono in questa<br />
regione, quali Metal la e Ferraria, ne1 Fluminese, e Plurnbea, piü a sud,<br />
nel- Sulcis (Rolancli 1969-1 9?02619; Hülsen 1909:co1. 2221).<br />
Le mineraLízzazíoni, essenzialnente legate alla presenza di rocce<br />
sedinentarie cambriane, sono costituite, linitatanente aÍ rnetalli i1 cui<br />
sfruttamento poteva eostituire oggetto di interesse in etã protostorica,<br />
in prevalenza da ninerali di piornboe, in misura inferiore, di argento e<br />
di rame; questi ultimi si rinvengono, di norma, in assocíazione.con i<br />
primi.<br />
Fra i ninerali di pionbo vanno ricordati, oltre alla galena, che in<br />
quest'area è spesso argentifera, 1'anglesite (pUSOr), 1a cerussite<br />
(ruco=) e Ia fosgenite (rulcrr/co^)); fra quelli di afgento I'argentite<br />
(nerSJ e Ia pirarginite (ag.Sb3^)i'fr^ quelli di rane Ia calcopirite, la<br />
cov-e11ite, Ia cuprite, L'aázuríite, la nalachite, Ia calcocite (CurS) e<br />
la bornite (curFesa) (oe Michele 1976:146-152). E' stata anche ságnalata<br />
Ia presenáa di cinabro.<br />
NeI1'ïglesiente, tra Flumininaggiore e Gonnasfanadiga, sono inoltre<br />
presenti vene di cassiterite (SnO"), che affiorano <strong>nella</strong> parte sudoccidentale<br />
di i'lonte Linas, a Punta- Santa Vittoria; cassiterite è pure<br />
stata rinvenuta a Monte Mannu, nei pressi di ViLlacidro (Zuffardi<br />
1958:1-10). Benchè tale ninerale sia stato rinvenuto anche in notevoli<br />
guantitã, nei eomplessi di Abini, FomaxÍ Nioi e Lei, è tuttavia problematico<br />
ipotizza?e uno sfruttanento dei giacinenti delf isola in età<br />
protostorica (lo Schiavo 1981a:311i Tylecote et a1. 19842122-125t 129-<br />
11O; l4assoli-lrlovelli 1986:6). Va ricordato che Cambi escluse una provenienza<br />
loeale della "cassiterite" rinvenuta nel ripostiglio di Forraxi<br />
Nioi (Cambi 1959bt427); recenti analisi effettuate su tale nateriale<br />
hanno tuttavia stabilito'trattarsi non giã di vera cassiteriter Dê di<br />
frarnmenti di lingottl di stagno ossidati (Ty1ecote et al. 1 984:150).<br />
A tale abbondanza di riechezze minerarie fa riscontro una decisa<br />
scarsità di nuraghi (fig. 9.1) (t O); nell'area dove sono piü concentrati<br />
gli affioranenti netalliferi, e cioè nel triangolo compreso fra la foce<br />
del R. Piscinaro a nord-ovest, P. Cuccurdoni Mannu ad est, e Porto<br />
Paglia a sud-ovest, si riscontra infatti una delLe piü basse concentra-<br />
zioni {i nuraghi dell'j-ntera isola, eon una densità inferiore allo Or1<br />
per kn2 (lir '<br />
riu lglz:fig. |i3).<br />
Per tentare di comprendere tale relativa scarsezza di nuraghi è<br />
necessario tener conto sia delle caratteristiche geo-litologiche - <strong>nella</strong><br />
costruzione dei nuraghi prevale I'uso di rocce basaltiche e trachitiche<br />
(Contu 1981:5-6i schena geolitologico a p. 162), pressochè assentj- in<br />
quest'area che orografiche della zorLa (Contu 1974, cartina di densità<br />
dei nuraghi rapportata all'orografia a p. 15t), che è alquanto nontuoga.<br />
Le rare testinonj.anze di strutture nuragiche alf interno de11'area<br />
mineraria delI'fglesiente sono locaLízzate con decisa prevalenza lungo<br />
1e vie di penetrazione (lrua lggz:6-t o) (rie. 9.1z7) (t t 1. ïl<br />
territorio infatti, essendo, cone si è detto, nontagnoso, prêsenta<br />
soltanto due vie obbligate di collegamento principale, una, a nord, con<br />
iI Fluninese, sttraverso una stretta valle incassata fra i nonti,<br />
I'altra, ad est, con il Campidano, lungo la valle del fiune Cirerri, E'<br />
195
Figura 9.7 Strutture nuragiche e zone di interesse <strong>minerario</strong> nelL'<br />
Iglesiente: I'area scura indica le aree di nineralízzazLone<br />
196
significativo che queste vie di transito naturale, già seguite dalla<br />
rete viaria romana (Meloni 1 980 :282-2A4, 296-297, tav. i ), vengono<br />
uti 1 ízzate ancor oggi.<br />
E'stato pfü volte ipotizzato come una delle funzioni esplicate dai<br />
nuraghi fosse quella di esercitare una efficace vigilanza su aree produttive<br />
di diversa natura, pascolative, agricole o minerarie, con finalità<br />
di controllo territoriale (Taranelli 1914:10?; Iilliu 19722290-292;<br />
Contu 1981:80), ipotesi di cui, peraltro, non è stata finora tentata una<br />
verifica.<br />
fn questa ottica si potrebbero inquadrare i nodelli distributivi<br />
osservati poc'anzi. I nuraghi infatti in tali, particolari aree, avrebbero<br />
assolto a compiti di sorveglianza e di controllo de1le risorse<br />
strategiche e clegli accessi ad esse, non tanto nei confronti di eventuaIi<br />
minacce provenienti da11'esterno, dal marer Íìâ piuttosto di pericoli<br />
localLzzabtli alI'interno delf isola, verosinilmente costituiti da altre<br />
comunità nuragiche. I singoli nuraghi, inoltre, potrebbero, talora,<br />
aver avuto un ruolo di centri di raccolta in cui effettuare anche una<br />
primaria lavorazione dei minerali.<br />
Puõ essere interessante, pêr ricavare<br />
usate ne11'estrazione e Ia lavorazione del<br />
nare alcune classi di oggetti rinvenute nel<br />
informazioni sulle tecniche<br />
metallo in Sardegna, esanif<br />
isola.<br />
Per quanto concerne Ie attività estrattive, è stato rilevato come,<br />
<strong>nella</strong> tarda età del bronzo, i sisteni impiegati <strong>nella</strong> coltivazione di<br />
cave e niniere richiedessero f inpiego di utensili in bronzo (Brornehead<br />
19662574-575). rn Spagnar reIla provineia di Huelva, recenti studi<br />
hanno sottolineato come I'uso prevalente di mazze e picconi in pietra<br />
sia da collegarsi ad una fase alquanto piü antiea (Rothenberg e Bianco-<br />
Freijeiro l9B0:jl-|.2), Nerra sardegna nuragica la notevole diffusione<br />
di strunenti litici <strong>nella</strong> vita quotidiana (tZ; dovette necessariamente<br />
riflettersi neIl'ambito delle attivitã minerarie.<br />
Le teste di mazza con foro per I'immanj"eatura rinvenute nel l'f glesiente<br />
presso Rosas e Narcao, zona ricca di filoni piombiferi (TaraneIli<br />
1921b:71), possono essere state anche impiegate aIló scopo di frantumare<br />
i1 minerale, attività che di solito veniva svolta nelle innediate vicinanze<br />
della miniera, in nodo da eliminare manualmente in via pretiminare<br />
la maggior parte possibile de1la roccia di base.<br />
TaranelIi riferisce che ne11'alta valle de1 I']unendosa sono state<br />
segnalate in plü punti tracce di tale attivitã, documentata da cunuli di<br />
minerale associati con pestelli, rnacinelli e mortai di diorite (Taramelli<br />
1921b:60-69); riporta inoltre Ia scoperta, effettuata neIl'fglesiente,<br />
a}le falde de1 Cuccuru de Zeppara, presso Guspini, in un'area çti<br />
inponenti affioramenti di galena, di "pezzí di litargirio..., scorie non<br />
perfettamente fuse, aventi vene di piombo netallico, ...teste forate di<br />
fràzza...ê fusaiole di terracotta" (Taramel 1 i 1 gzlbzTz),<br />
Nel Museo delI'Istituto Tecnico fndustriale llinerario di lglesias<br />
sono conservati vari reperti rinvenuti in passato in niniere de11'IgIesiente<br />
(15)r tra cui lucernette d'impasto rinvenute <strong>nella</strong> niniera di<br />
Ìvtasua (t+) (figg. 9.427-4;9.721-z), macinelli in granito (figg. 9.5:i;<br />
9.724), pestelli in granito ed in ematite (figg. 9,522; 9'..72à'I p"í"-<br />
197
Figura 9.5 1-5.<br />
4.<br />
p.................'..'...-a<br />
Figura 9.4 1 -2.<br />
t-4.<br />
0<br />
@<br />
Doppie asce (gritish Museun)<br />
Lucernette (da Masua)<br />
B2-<br />
llacinello, pestello, testa di mezza<br />
Testa di mazza (proveníenza ignota)<br />
r98<br />
(aa Planu<br />
D<br />
a a ,aaa.<br />
ffii-<br />
Dentis )
nienti dal,Ia nj-niera dl Planu Dentis, teste di mazza in basalto (figg.<br />
9.5:3-4i 9.7 zr rS).<br />
E' opportuno ricordare a tal,e proposito quanto gcritto da Taranelli<br />
riguardo a tracce di "antichiggine" lavorazioni ancora esistenti, agli<br />
inizi del secolo, aIIa GaLleria Romana, presso la foce del Rio Serraxinus<br />
(Funtana Raninosa, Gadoni, Nuoro): tr...eü€stê tracce consigtono in<br />
brevi gallerie interrate, sul píazzaLe delle qua1i, .sotto un nanto di<br />
terra sciolta, si trovano dei ciottoli di porfido, di dianetro variabile,<br />
da 6 a 1O cD. circa, nei quali riconobbi dei pestelli, come dei<br />
piccoli nortai si debbono riconoscere in aLtri ciottoli di rocce durigsj-me,<br />
con un incavo nel nezzo e che ancora conservano Ie tracce dei<br />
ninerali di rame che erano stati pestati e frantunati con quegli strumenti<br />
prinitivi. Le tracce della lavorazione antica sono date anche dai<br />
letti di carbone e di ceneri e dl ciottolini a superficie lucente scorificata"<br />
(Taranelli 1912:80).<br />
Pestelli litici, alcuni dei quali del peso di 7-8 kg sono stati<br />
pure rinvenuti nel Cagliaritano, nei dintorni di Barrali, presso<br />
affioranenti di filoni cupriferi (TaranelLi 1927b27O).<br />
Va inoltre segnalata La presenza di oggetti probabilnente interpretabili<br />
cone pestelli bronzei, rinvenuti nei ripostigli di Sa Madda-<br />
1ena, presso Lei (11) e di lotzorai (tg).<br />
Un diseorso a parte meritano gli utensili di bronzo, alcuni dei<br />
quali sono stati di recente oggetto di studi analitici puntuali ed<br />
accurati da parte deLla Lo Schiavo (rc Schiavo 19872295-2951 1O0-599; Lo<br />
Schiavo et al. I 9S5 214-25).<br />
Particolare interesse presentano, fra questi, i picconi, che possono<br />
essere considerati a pieno titolo gtnrnenti da ninatore (tZ); essi<br />
sono noti sino ad ora in 7 esenplari, di cui 2 integri e 5 frannentari,<br />
tutti, per altro, tipologicamente sinili fra loro; que1li di cui si<br />
conosce la provenienza sono stati rinvenuti nel nuraghe Crescioleddu di<br />
Olnedo, nel rlpostiglio di [íonte Sa fdda, a Lula ed a Fordongianus (to<br />
Schiavo 19812707).<br />
Va rilevato cone tutte queste locafità si trovino non nolto digtanti<br />
da zone ninerarie: Olnedo è situata ad una dozzLna di kn sia dai<br />
giacinenti del l,a Nurra che da quel l i dell'Algherese; Fordongianug è a<br />
circa 6 kn da nineralizzazioni di rane e di pionbo; LuLa è posta al,<br />
centro dell'area nineraria del Nuorese; Monte Sa ldda, infine, si trova<br />
a circa I kn dal filone pionbo-zincifero di Siliqua.<br />
Le doppie aEce, che costituiscono un prodotto caratteristico dell.a<br />
produzione netallurgiea sarda (figg. 9.421-2i 9.622-r) (tA)r possono<br />
anche aver avuto lnpiego neÌl'anbito delle coltivazioni ninerarie, forse<br />
piü che neIl,'estrazj.one vera e propria del ninerale, per spezzettarlo e<br />
separarlo dalla "ganga".<br />
Va ricordata l'esistenza di esemplari di doppie ascie con entranbe<br />
1e estrenità tagliate (lo Sctriavo et a1. 1985:,l6, rn. 14-15i fig. 616-<br />
7)i fra questi uno, proveniente dal nuraghe Su Cobelciu di Chiaranonti,<br />
mostra tracce di reinpiego cone marteÌlo (Contu 1960:256i Lo Schiavo et<br />
a1' 1985116),<br />
199
**.ì<br />
I<br />
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*J<br />
Figura 9.6 1 .<br />
2-7.<br />
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Veduta di l,lonte Casula e della<br />
litonteponi dall'altura del Buon<br />
Doppie asce (nritish Museum)<br />
200<br />
zona minerari.a di<br />
Camino (Iglesias)
Figura 9.7<br />
Materiale d'impasto e litico dal<br />
Tecnico ïndustriale l4inerario di<br />
201<br />
s<br />
Iriuseo de11'Istituto<br />
ïglesias<br />
ô
i<br />
Nel f isoaa è, conunque, attestata anche Ia presenza ali veri e<br />
propri martelli in bronzo, diversi fra di loro per forma e dinensioni.<br />
Di essi uno è stato rinvenuto a Perfugas (t o Sehiavo 1 981 b2282, fig. a]<br />
19812295, f ig. 2r7) r üD al tro a Nuchis (I,o Schiavo 19812295, fig. 2,4) ,<br />
mentre un terzo, di provenienza ignota, è custodito ne11'Antiquariun<br />
Arborese di Oristano (rc Schiavo 198rt295, fig. 2,2).<br />
Pure connessi con Ie attività estrattive sono i cunei e gli scalpel1i,<br />
anch'essi docunentati archeologicanente <strong>nella</strong> Sardegna nuragica.<br />
Cunei sono stati rinvenuti nel ripostiglio di Chilivani (Taranel 1i<br />
1921e:161; Lo Schiavo 1981b:fig. 509) e nel nuraghe Su Colbeeiu di<br />
Chiaranonti (rc Schiavo 19852298, fig. 4.4); non si puõ tuttavia egcludere<br />
con certezza che in entranbi i casi non si tratti, piuttosto, di<br />
piccole incudini portatili di foggia nolto elementare (19).<br />
L'isoIa ha inoltre restituito numerosi esenplari di scalpelli, pur<br />
essi impiegati, di norma, durante le tarda età de1 bronzo, nelle coltivazioni<br />
ninerarie (Rothenberg e Blanco-Freijeiro 1980:51-52).<br />
Sea1pelli a sezione quadrangolare, con 1e estrenità assottigliate<br />
ed appiattite sono stati rinvenuti nei ripostigli di A1ã dei Sardi (aue<br />
esemplari) (taranel li 19252469, f ig. 6), di lttonte Sa Idda (Taranel li<br />
1921a251, fig. 65), di Chllivani (Taranelli 1927a2155, fig. 1 ), di Sa<br />
Maddalena (Spano 1876215, tav. n. 1 5), nel Nuraghe Buea d'ïrghiriai (m<br />
Schiavo 1 980b:1 60, tav. XLVI, 7) e nel vi l laggio di Serra Orrios (t,o<br />
Schiavo 1 98Oa:1 50, tav. XLI, 5); uno scalpeÌ 1o a sezione esegonale<br />
provJ-ene inveee dal ripostiglio di Dïonte Sa ldda (Taramelli 1921ar51 ,<br />
fig.54).<br />
Altri scalpelli provengono inoltre dai ripostigli di Tula (Spano<br />
1B7rsz28, tav. D. 7), Abini (Pinza 1901, tav. XVIï, 17), Forrixi Nioi<br />
(Nissardi 1 882 .rA9, tav. xvIII, 20), Sassu (Spano 187rb:24), Ploaghe<br />
(Pinza 19O1:1 50), Villagrande (Fiorelli 1880:108-l09), dal Nuraghe Nastasi<br />
di Tertenia (nasoli 19802454), daI villaggio auragico di Costa<br />
Nighedda (Desantis e Lo Schiavo 1982:290) e ctal conplesso dl Sant'<br />
Anastasia di Sardara (Ugas 1 984 2511).<br />
Va in particolare ricordato iI rinveninento di uno scal.pel lo in<br />
ferro a sezione quadrata, frannentario, nel ripostlglio di Sa ltÍaddalena<br />
(t o Schiavo 19792821 tav. Vïf , 4).<br />
Taluni degli arnesl sopra esaninati, quali nartelli, cunei, scalpe11i,<br />
oltre che ne11'attività estratti,va, possono anche essere stati<br />
impiegati nell'anbito di officine fusorie, del cui strunentario, altamente<br />
special ízzato, sono attestate in Sardegna numerose testinonlanze.<br />
Per alcuni elenenti di tale strunentario, quali le pinze fusorie e le<br />
palette da fornace, sono state recentemente sottolineate le influenze da<br />
modelli ciprioti (Ëo Schiavo 1981t291-299,117-718; Lo Schiavo et a1.<br />
1985222-28). Il grosso sviluppo che deve aver avuto La metal, lurgia<br />
nelf isola durante I'etâ nuragica ci è documentato, oltre che dal1a<br />
notevolissina produzione di oggetti in bronzo, ancbe dal numero, oltre<br />
una quarantina, delle natrici di fusione in pietra univalvi, bivalvi e<br />
multiple f inora note clal1a letteratura (eO); va rilevato ehe non si<br />
conosce, per 1a Sardegna, alcun esenplare in bronzo (lo Schiavo<br />
19Blb:2?8), a differenza di quanto riscontrabile in altre aree geografico<br />
culturali, pure assai viciner couÌe I'Ita1ia continentale (Zt) e<br />
la Sicilia (ZZ).<br />
202
E' stata inoltre recentenente data comunicazione del rinvenimento<br />
anche di forne di fusione fittiti, nel Santuario di Sant'Anagtasia di<br />
Sardara (Cagliari) (Ueas e Usai 1 986). Tracce, indirette, di forne in<br />
terracotta per la fusione a cera perduta si hanno pure, forere, nel1e<br />
basi di alcuni bronzetti: ad esenpio, iI piedistallo a cinque bracci che<br />
sostiene i1 noto modellino di nuraghe da Olmedo (TaraureLli 19152112-117,<br />
tav. 1,2i l,illiu 19662785-587, fig. 5r2, con bibliografia precedente) è<br />
probabilnente da interpretarsi cone i1 residuo de1la coppa di colata da<br />
cui si dipartivano i canali di getto e di sfiato.<br />
La possibilità di loeal ízzare con precisione i giacinenti sfruttati<br />
in etã preistorica è esempre stata fonte di notevole interesse da parte<br />
degli archeologi, che hanno talora effetuato analisi chinico-fisiche sui<br />
reperti metallici con questo specifico seopo.<br />
Purtroppo l'uso di rifondere gli oggetti in bronzo, assai diffuso<br />
ne11'Europa protostoriea, costituisee un grosso ostacolo di base per<br />
tali tipi di ricerche (25).<br />
E' infatti ben noto cone, con 1a rifusione, risultino nescolati<br />
insiene metalli ricavati da nateriali di origine e provenienza assai<br />
diversa, modificando cosi in maniera sostanziale ed irreversibile le<br />
percentuali degli elenenti presenti <strong>nella</strong> lega originari-a.<br />
Tale altetazione, ovvianente, è tanto piü mareata, quanto piü<br />
piecole sono le tracce che si intendono prendere in esane, come appunto<br />
avviene solitanente nei tentativi di identificazione delle miniere. Va<br />
ricordato poi che, anche nel ninerale, vi sono spesso significative<br />
differenze di composizione fra una miniera e I'altra ali una stessa area,<br />
nonchè, talorar rÌê11'anbito di uno stesso giacinento, f ra eanpioni<br />
raccolti a profondità diverse.<br />
Ben diversa è invece 1a situazj-one qualora si desideri invece<br />
ricavare dalle analisi infomazioni sul le conoscenze netal lotecniche<br />
degli antichi artigiani e sulle scelte tecnologiche da queeti operate<br />
nell'anbito del loro lavoro.<br />
Va tuttaviar pürtroppor sottolineato come Le analisi chinicofisiche<br />
siano state guasi senpre effettuate in modo episodico; nanca<br />
quindi quella necessaria sistenatieitâ, anehe nell'uso costante di una<br />
stessa tecnica di esane, tale da eonsentire agevolnente la conparazione<br />
dei dati riportati dai diversi autori,<br />
La profonda differenza esistente fra i varj. netodi di indagine,<br />
infatti, rend.e insi.cura ed ardua l'opera di raffronto (Richards e Blin-<br />
Stoyle 1961$ü, specie qualora si consideri che, particolarmente nel<br />
passato, non si era neppure soliti esplicitare la metodologia seguita.<br />
Inizialnente 1e analisi venivano fatte esclusivamente per via chinica,<br />
e miravano quasi soltanto a rilevare se l'oggetto era di rame o di<br />
bronzo; oggi vengono invece inpiegati a questo scopo i piü noderni<br />
sisteni di laboratorio, come la spettroscopia, I'attivazione neutronica,<br />
1a spettrometria di nassa, Ia fluorescenza a raggi X. Va tuttavia<br />
rilevato che anch'essi pongono probleni di natura interpretativa: ad<br />
esempio, 1a fluorescenza a raggi X è in grado soltanto di analízzare la<br />
conposizione superficiale dell'oggetto, e conseguentemente i suoi risul-<br />
201
tati differiscono cla quel1i delle analisi chiniche, in genere effettuate<br />
su saggi interessanti anche il nucleo interno.<br />
Va inoltre ricordato come in tali indagini presenti speciale inportanza,<br />
e vada quindi tenuta in particolare conto, la posizione del punto<br />
in cui, neI reperto, è stato effettuato i1 prelievo anal íazato. ïn<br />
oggetti nolto piceoli (Clayton 1974:80), quaì,i fusti di spiJ. loni e<br />
ardiglioni di fibule, o assai sottili, eome braccialetti. di lamina, l,ane<br />
di arui, puõ infatti, 8d esenpio, risultare di difficile applicabilità<br />
l'ovvia regola di evitare assolutanente aree di corrosion€.<br />
Non va poi dinenticata 1'esistenza dei processi di segregazione,<br />
per eui uno stesso oggetto presenta, in punti diversir pêrcentuali<br />
differenti clei varÍ elenenti chimici.<br />
Durante Ia solidificazj.one che segue i proceesi fusori, il costituente<br />
pfü pesante di una lega si dispone infatti verso i1 basso, a<br />
causa del la forza di gravità, cosicchè, in una lega di rane e pionbo, ad<br />
esempio, il pionbo sarà piü concentrato da una parte del 1'oggetto<br />
piuttosto che da11'a1tra (c.d. "segregazione gravítazionale"). Si<br />
osserva inoftre che, nelLe 1eghe, 1a parte piü esterna de11'oggetto<br />
tende ad essere piü ricca di. quel metaÌIo che ha iL punto di fusione piü<br />
alto. 11 bronzo, 8d esempio, è costituito da rame, con punto di fusione<br />
di 1083 Co, e di stagno, con punto di fusione di 2r2 Co; quando, dopo la<br />
fusione, Ia lega inizia a perdere calore nelLa forma, sarà il rane i1<br />
prirno conponente a raffreddare, e quindi a solidificarer cosicchè 1e<br />
parti irunediatanente piü esterne saranno piü ricche in rane e, di contro,<br />
quelle piü interne, in stagno (Scott 1985:lO; Slater e Charles<br />
197O221O-21 I ) .<br />
Sarebbe quindi essenziale, pêr una corretta interpretazíone dei<br />
dati, disporre di piü prelievi per ogni canpione, effettuati in diversi<br />
punti del lo stesso oggetto, e che la localízzazíone di tali punti venj.sse<br />
chiaramente esplicitata.<br />
Questa premessa indica i liniti dello<br />
si è tentato di utilízzare i risultati di<br />
autori con netodi diversi 1Z+).<br />
studio che segue, nel quale<br />
analÍsi effettuate da vari<br />
Purtroppo, sia per Ia carenza di indicazioni precise sugli oggetti<br />
esaminati, che a causa del1a mancanza di una stretta cronologia per<br />
buona parte dei bronzi sardi (ZS), si è stati costretti ad appiattire in<br />
una visj-one apparentenente unitaria tutta una serie dÍ proeessi tecnologici<br />
che si sono invece verosimilrnente svlluppati ne1L'aÍco di vari<br />
secoli lzí),<br />
Uno dei naggiori probleni clel le antiche netg.l J.urgie dovette essere<br />
costituito ilalla raritã e quindi dal1'eLevato valore dei leganti, prino<br />
fra tutti 1o stagno. Esso infatti, ancora intorno alla netã deIl'vIII<br />
sec. B.C.r era considerato un nateriale prezioso, 81 pari deL l'oro,<br />
de11'argento e del,I'avorio (tqunty 1977:406).<br />
Sarebbe quindi logico aspettarsi un suo impiego soltanto in easi di<br />
reale utilitâ, in cui necessitasse un oggetto particolarnente duro e<br />
resistente.<br />
204
DaI 1'esame del 1e analisi disponibili sui bronzi sardi si rlcava<br />
anzitutto cone vi sia un'elevata percentuale di oggetti (+ll ôei reperti)<br />
in cui 1o stagno è presente in valori che si aggirano fra L'1r1fr e<br />
I'11lí, con una punta fra iI 9,11 ed 11 10% (fig. 9.8:1 ). Questo fenomeno,<br />
se da un lato indica che un esatto controllo del.l-a percentuale di<br />
stagno non senpre era ovvianente possibile da parte deIl'antico artigiano,<br />
dall'aItro suggerisce una chiara volontã di ottenere una lega con<br />
un preciso tenore di bronzo. Va rilevato che il valore di 10Í di stagno<br />
coincide con quello che senbra essere stato i1 plü frequente <strong>nella</strong><br />
netal lurgica preistorica (Coghlan 1975:Bl ).<br />
Un certo numero di oggetti (lgfr) presenta invece percentuali di<br />
stagno assai basse, fra 1o O ed il zfr.<br />
A questi dati si contrappongono quelli riguardanti iI pionbo, che<br />
indicano una scarsa presenza di tale elenento nei bronzi sardi, nonostante<br />
I'abbondanza dei suoi giacinentl (fig. 9.9:1). I1 74í dei<br />
manufatti anal ízzatí hanno infatti un tenore di pionbo conpreso fra 1o 0<br />
e l' 11, i1 che discosta f isola dalle metallurgie "oceidentali", cui<br />
pure 1a Sardegna si richiana per alcuni tipi metallici, quali quelte<br />
del la Penisola f berica e de11'ïnghilterra, dove i,nvece di norna i<br />
reperti presentano valori di pionbo assai elevati (Craddock 1 980:54-55i<br />
Northover 1 980: 66-67),<br />
Si è distinto iI naterial.e archeologico in cinque classi di oggetti:<br />
gli utensili (conprendendo fra questi le asce), le armi (escluse in<br />
via prudenziale quelle di fogge a carattere vistosamente votivo), gli<br />
ornamenti, i bronzetti ed i lingotti; riguardo a questi ultimi si è<br />
preferito tener separata La controversa classe dei lingotti "ox-hide"<br />
(zz).<br />
Dai diagranni a blocchi ricavati (fig. 9.8:1 -5), senbra che nel 1a<br />
Sardegna nuragica 1o stagno venisse usato con naggiore frequenza, ed in<br />
percentuali relativanente piü alte, pêr armi (fig. !.8:4)r utensiti<br />
(fig.9.8:5) ed ornamenti (fig.9.8:2), per quanto concerne in particolare<br />
le prine due classi di nateriali, si rileva cone Ie ar-ni presentino<br />
in genere una concentrazione di stagno inferiore a que I la degL i<br />
utensi li. D' verosinile che agli strunenti di combattinento fosse<br />
richiesta una ninore rigidità rispetto a quelli di lavoro, e quincli un<br />
minor eontenuto di stagno, giacchè I'incremento di stagno, nel bronzo,<br />
se da un lato aunenta la sua durezza, dall'altro ne dininuisce la flessibilitâ.<br />
E'inoltre da rilevare l.'alta percentuaLe di stagno negl,i<br />
ornamenti: il gofr di essi presenta un tenore di stagno superiore aI 9%,<br />
nè ve ne ã alcuno con una percentuale inferiore al 611í. E'noto come<br />
si riscontrl, negli oggetti di ornanento protostoricir ütr piü alto<br />
tenore di stagno rispetto agli altri manufatti (Canbi 1959a319r-194);<br />
ciô è stato messo in rapporto, oltre che a1la naggiore dure?,za del la<br />
lega, anche al,la perslstenza della lucentezza neI prodotto finito,<br />
nonchè all'abbassanento della tenperature di fusione e ad una buona<br />
scorrevol ezza nel la colata, necessaria in "getti" piccoli e delicati<br />
(Cambi 1959a2197; Fornigll 1971 t154).<br />
E- anche interessante osservare come, nei lingotti (fig. 9.8:6), Io<br />
stagno sia praticanente assente <strong>nella</strong> quasi totalità dei caei osservati<br />
(piü dell'8OÍ), il che senbra suggerire che iI rane venisse conmerciato<br />
ed imrnagazzinato pressochè puro; venno tuttavla rilevate due eceezi.oni,<br />
costituite da panel le con una percentuale stannica superiore aI 1'8í,<br />
205
probabi lmente ricavate dal,1a rifusione di vecchi bronzi (Vodret<br />
19592258)i in una di esser proveniente da 0Lnedo, è stato addirittura<br />
riseontrato un valore del 15r67fr.<br />
Per quanto concerne i bronzetti (fig. 9.gt7), Í.nvece, si puõ notare<br />
cone essi presentino un campo assai anpio di variabilità nel contenuto<br />
di stagno, che va dal ZrZl aI 19r6fr. Va rilevato come una piü vasta<br />
gamma di variazione nelle percentuaLi ali stagno delle statuette rispetto<br />
a quella riscontrabile nelle arni e negli utensili è stata pure osservata<br />
da Craddock in nanufatti greci della tarda etâ del bronzo; anche i<br />
bronzetti sub-ni.noici sono caratterizzati da un largo campo di variabilità<br />
nel tenore di stagno (Craddock 19762101-1O1, figg. 5;6).<br />
Esaninando invece i diagranni relativi al eontenuto di piombo (fig.<br />
9.9:1-5), notiano, cone già indicato in preceden?,a, come I'asãoluta natgioranza<br />
dei reperti, indipendentenente dalla classe di appartenenza, si<br />
addensino intorno a valori inferiori all'1 11í, concentrazioni queste<br />
troppo basse per essere considerate frutto di una scelta volontaria<br />
(Branigan 19742?1 ).<br />
V-i sono tuttavia alcuni, rari casi, nei quaJ,i iL<br />
tenore di piornbo è piü elevato, tanto da dover ipot ízzare una intenzionalità<br />
neIIa scelta deLla lega, probabilnente al fine di abbassare Ia<br />
tenperature di fusione e di fluidificare la colata. Va conÌunque rilevato<br />
ehe, tranne nel caso di alcuni lingotti (fig. 9.9:6), non vengono<br />
superati i vqlori, rispettivamente, deI 5% per gli ornanenti (fig.<br />
9.922), del 5í ,per Ie arni (fig. 9.9:4), del A{ per gli utensili (riã.<br />
9.925) e de1 Ifr p* i bronzetti (fig. 9.927).<br />
Dal conplesso_ delle analisi si rieava f inpressione che la Sardegna<br />
possedesse' in età nuragica, una tecnologia metallurgica notevohnente<br />
conplessa e- sviluppata, e che gli artigiani fossero in grado di dosare<br />
1e quantità dei vari metalli onde ottenere leghe divãrsifieate che<br />
potessero rispondere nel nigliore dei nodi alla funzione degli oggetti<br />
che si volevano ottenere. Un chiaro esenpio di ciò è costituito dall,e<br />
"bandel le" bronzee del ripostiglio cli Abini, fascette utili zzate per<br />
legare assieme un gruppo di spade votive, che presentano un bassissino<br />
tenore di stagno ( rispett j.vanente 1 ,15fr ed t ,eZfr), ta I e da conf erire<br />
alla lega un notevole grado di flessibiLità, indispensabile ia questo<br />
particolare caso, glacchè esse dovevano venire attorcigliate attorno<br />
aI le arni (Voaret 1959t262). AL l'opposto, in un frannento di 11na,<br />
strumento per il quale è Índispensabile una notevole durezza, si è<br />
riscontrato un valore di stagno assai superiore alla nedia, del 11r11fr,<br />
L'elevato grado di sviluppo tecnologico raggiunto dalla netallurgia<br />
sarda puõ essere stato indotto ed aver ricevuto inpulso sia dalla rj.cchezza<br />
di naterie prime, quali rame, pionbo e, forse, in qualche nisura,<br />
anche stagno che, come si è visto, sono alquanto diffuse nelf isola, sia<br />
dai contatti' talora, verosinilnente, assai intensi, intercorsi con<br />
altre cuLture anche geograficanente assai lontane. La <strong>metallurgia</strong> sarda,<br />
infatti' pur presentando specifici aspetti di un'evoluzione per<br />
nolti versi local,e (si pensi., a puro titolo esenplificativo, ad alcüne<br />
classi di nateriali peculiari delf isola, quali ]e barchette bronzee,<br />
gli stocchl, i pugnali ad elsa gammata, le faretre votive, ecc.), è<br />
anche fortenente permeata da influssi provenienti da vari anbiti del<br />
bacino del. Iíediterraneo: Ia Sardegna è infatti, pêT la sua stessa co1-<br />
Iocazione geografica, aIla confluenza di aree di scanbio ed arnbienti<br />
culturali moltepliei.<br />
206
Questa pluralità di caratteri è resa ben evidente dal1'esame tipologico<br />
dei bronzi, alcuni dei quali, come si è già, in parte, riLevato<br />
in precedenza, costituiscono chiari indizl dell'eglstenza di influenze e<br />
di rapporti con iI nondo del !íediterraneo 0rientaLe, ed in special nodo<br />
con Cipro, cone è stato sottoLineato da recenti studi (lo Schiavo et a}.<br />
1985262-65), AItre forne netalliche, invece, costituiscono chiare testinonianze<br />
di contatti con i1 bacino occidentale del Meditemaneo, ed in<br />
particolare con la Penisola Iberica, eontatti già nessi in rilievo, in<br />
passato, da vari autori (Taranelti 1921a:89-90; Bosch-Gimpera 1929214-<br />
18; Alnagro 1940:141 - 142t Coffyn 19852147-158).<br />
A tale quadro vanno inoltre aggiunti i rapporti, che pure dovettero<br />
essere assai intensi, con la vicina ltalia tirrenica e con la Sicilla<br />
(Taranel 1i 1929245-49; Bartoloni e Delpino 1975240-44; Lo Schiavo<br />
19Bl a1299-7O8, 314i Lo Schiavo 1985z26A-261, 264-269; Gras 19852113-162i<br />
<strong>Giardino</strong> I 986).<br />
La Sardegna nuragica, quindi, lungi dal rappresentare un mondo<br />
chiuso ed isolato, costituisce invece un punto chiave per comprendere la<br />
complessa dinamica degli antichi traffici mediterranei, di cui essa,<br />
anche grazie alla rLcchezza dei suoi giacinenti netalliferi, deve aver<br />
costituito un polo fondanentale.<br />
Ringrazianenti<br />
Desidero esprinere 1a nia gratitudine a1 prof. Renato Peronj, ed<br />
alla dott.ssa Fulvia Lo Schiavo per i preziosi suggerinenti fornitini<br />
<strong>nella</strong> realizzazione del presente lavoro. Ringrazio inoltre i prof.<br />
Ercole Contu, Giorgio Padalino e Luciano AIba per i numerosi consigJ.i ed<br />
informazionj.. Sono grato aI Departnent of Prehistoric and Ronano-<br />
British Antiquities deI British Museum ed a1la preside deIl'Istituto<br />
Tecnico Industriale Minerario "0. Asproni" di fglesiae, prof. Anna Maria<br />
tandisr pêr averni permesso di studiare i reperti illustrati in questo<br />
contributo. Rivolgo un particolare ringrazianento alla prof. Mirian S.<br />
Balmuth, editrice del presente volune, che ni ha cortesemente permêsso<br />
di apportare alcune necessarie nodifiche a1 testo della relazione da ne<br />
letta durante i1 convegno e di chiarlre cosi neglio i1 nio pensiero.<br />
Sono pure riconoscente al si.g. Gianfranco Mieli ed alla sig.na Crlstina<br />
A I tonare per aver lucidato i disegni da ne eseguiti di nateriale<br />
archeologico.<br />
Note<br />
1.-Sul1'origine e la giacitura dei giacinenti sardi di minerali<br />
rnetal licir cfr. Brusca, Dessau 1 968: 472-477; Garbarino, Gril lo, Mari,ni,<br />
Mazzella, Melis, Padalino, Tocco, Violo 198t22A2-222.<br />
2. E' significativo che <strong>nella</strong> stessa sepoltura dolnenica sÍano stati<br />
rinvenuti anche, come si dirà piü oLtre, anellini e spiraline in argento<br />
(Atzeni 19822577).<br />
t. Sull,a localizzazíone e Ia struttura della grotta di Cuccuru Tiria,<br />
cfr. Forti, Perna 19A2264, tavv. 1 O5-1 06.<br />
4. TaIe uso è stato riscontrato in nunerosi siti archeologici: cfr.<br />
Âbini (pais 1884:118-1r9), A1à aei Sardi (TaraneIli 19252465); 0lnedo<br />
(Taranel 1i 1957:1 1 I , 1ZO); Sant'Anastasia di Sardara (TaraneI 1i<br />
1 918:66) ; S. Vittoria di Serri (Tarane}li 19222720) .<br />
207
5. Si veda, a tale proposito, il nodel lino di nave in piourbo dal<br />
conplesso nuragico di Antigori di Sarroch (Caeliari): Lo Schlavo<br />
19862197-194, fig. l.<br />
6. Sia a Ploaghe che a Tula furono rinvenute 12 paneLle di pionbo; in<br />
quest'ul timo sito ease pesavano cj,rca 2 Kg. ognuna (Birocchi 49, 52). A<br />
Sant'Anastasia di Sardara i lingotti di piombo erano 15, per un peso<br />
conplessivo di Kg. 192 (Ugas 1986242-43).<br />
'1 . Padalino, comunicazione verbal,e. Per questa e per altre<br />
informazioni eortesenente fornitemi sui giacinenti netal tiferl sardi,<br />
desidero esprimere la mia gratitudine al prof. G. Padalino de11'Istituto<br />
di Giacinenti I'linerari, Geofisica e Scienze Geologiche della FacoLtà di<br />
Ingegneria ilell'Università di Cagliari.<br />
8. Sui giacimenti di argento sardi sono di particolare interesse alcuni<br />
lavori del ta fine del secolo scorso e deL l' j.nizio di questo: cfr.<br />
Traverso 1 890 226-27; 1 909 212-19.<br />
9. Per 1a locaLízzazione topografica dei nuraghi clel la Nurral cf r.<br />
Pinza 1901 :tav. ïX; I'le1is 1967:tavv. I-II.<br />
10. Per la localízzazíone topografica dei nuraghi deLl'ïglesiente, cfr.<br />
Melis 1967:tav. V.<br />
I 1. Desidero esprinere un particolare ringrazianento al. Prof. ïruciano<br />
Alba per 1e indieazioni e le precisazioni sul1'ubicazione delle<br />
strutture nuragiche riportate in questa carta di distribuzione.<br />
1 2. Per I'uso degli strumenti in pietra in etâ nuragica, cfr. Lo<br />
Schiavo 1 981 b2297. Può essere interessante notare che nel1a capanna<br />
,6/rZ di Barunini, fase d, furono rinventui, tra 1'altro, i seguenti<br />
manufatti litieÍ: nove teste di nazza dÍ granito, calcare e basalto da1<br />
dainetro di 7-8 cm.1 con foro biconico; quattro pietre sferoidali di<br />
arenaria; numerosi pestelli; tre nacinelli di J,ava; tre affilatoi; una<br />
cinquantina di ciottoli fluviali tondeggianti, usati cone coti o cone<br />
lisciatoi (liftiu 1952-1954.555). Vari oggetti in pletra sono stati<br />
anche rinvenuti neI villaggio di Su lluru Mannu (Santoni 1985296-97,<br />
fieg. 1 1 -12).<br />
17. I nateriali illustrati, conservati aI Museo de11'Istituto Tecnlco<br />
ïndustriale Minerarj.o "G. Asproni" di Iglesias, recanor sü vecchie<br />
etichette, 1e segenti indicazioni di provenienza: Le lucernette<br />
d'inpasto (tavv . 4r5-4i 7 11-2) a.11a niniera di Masua; i1 pestel lo di<br />
enatite (tavv. 5 r7i 7 16), i1 nacinel lo in granito (tavv. 511i 7 14) e Ia<br />
testa di mazza in basalta (tavv. 5r3; 7 r5) da Planu Dentis. Del<br />
f rammento di testa di maz,za in basa l to ( tavv. 5 r4i 7 ,5) non è invece<br />
nota 1a provenj,enza; va tuttavia sottolineato cone 1a col lezione<br />
archeologiea del museo di Iglesias raccolga prevalentenente, se non<br />
esclusi.vamente, reperti rinvenuti in passato in miniere o in localitã<br />
minerari.e, per 1o piü deIl'Iglesiente.<br />
14. Tali lucernette, d'inpasto brunastro, alcune delle quali presentano<br />
aneora, al f interno, traeee di af furnicatura e residui di sostanze<br />
carboniose conbuste, trovano confronti con esenplari di età nuragica dal<br />
nuraghe Losa di Abbasanta, Cagliari (f,it f iu 1952-195421 18, tav. Vf ,4),<br />
208
dal nuraghe di "Santa LuI Ia'!, Orune (lo Schiavo 1978294, tavv. XXXrr) e<br />
dal nuraghe Palnavera di Alghero (rc Schiavo 1981bzfíg.579),<br />
15. 11 pestello, di forma tronco-conica, è lungo cD. 8: Vivanet 1890:<br />
1r5.<br />
16. 11 pez?,o, pressochè cilindrico, è privo di foro per il mani.co, ed è<br />
lungo co. 1 1 ,5, ed il dianetro di co. 3 12; Taranelli 1921b2497, fig. 1 .<br />
1'1. Sul1'uso dei picconi nel1'età de} bronzo nel1'anbito del-le attività<br />
estratt j.ve , cf r. Shepherd 1 980: I 82 .<br />
18. Le doppie asce tavv. 411-2i 6r2-t sono conservate a Londra, al<br />
British Museun; appartenevano, rispettivamente, Ia 4r1 alla GreenreLl<br />
Collection (n. inv. hIC 1089), e la 4r2 alla l{ellcone Collection (p 1964<br />
12-1 18?). Per quanto eoncerne 1a prinar Írêl.f inventario dell,a<br />
collezione Greenwell è inaicata cone provenienza CagJ.iari; della seeonda<br />
si sa soltanto che fu acquistata ne1 1911 a Rona.<br />
19. Tale dubbio, giâ fornulato da Taramelli (tgZJaz16l), è stato<br />
recentenente riproposto daL la Lo Schiavo ( t ggr: 299-rOO). Un probabi J.e<br />
esenpLare di incudine, di foggia conpletanente diversa, proviene dal<br />
ripostiglio di Sanrle: G. Spano 1876t16, tav. 17.<br />
20. Sul le forme di fusione sarde, cfr. Lo Schiavo 198,lb:2?8; 198222'13,<br />
fig.5. Vedi ancher sü questo argomento, 1o studio di M.J. Becker<br />
1984t167-208.<br />
21. Cfr. la forna di fusione da1 ripostiglio di Casaleechio (Montelius<br />
1895 2171-172, p1. 7016) e 1'esempLare, frammentario, dal ripostiglio di<br />
Piediluco-Contigliano (Ponzi Bononi 1 9?O 2172-154i fig. 1414).<br />
22. Si vedano i framnentJ., verosini lnente pertinenti a forne di<br />
fusione, rinvenuti nei ripostigli di Monte S. Mauro, Caltagirone (Orsi<br />
1927238-59, f ig. 1A-B) e di Lipari (Bernabõ Brea, Cavalier l98O 2741,<br />
tav. CCIXXXVI,56 ) .<br />
2r. Va ..ìricordato<br />
comer pê? altre aree e, soprattutto, per periodi<br />
storiei piü antichi, e quindi caratterizzatí da tecnologie alquanto<br />
dlverse, siano strati effettuati, con interessanti risultati, tentativi<br />
di individuazione delle aree estrattive sulla base di analisi<br />
netallurgiche: cfr. Berthoud 1979; 1980; Berthoud, Francair 1980. Negli<br />
ultini anni è stata inpiegata, <strong>nella</strong> ricerca dei giacimenti sfruttati in<br />
antico, una tecnj,ea di indagine nirante a deterninare la provenienza del<br />
metallo dei bronzL archeologici mediante 1'esane della composizione<br />
isotopica del pionbo, elemento questo presente in tracce nei ninerali<br />
cupriferi, e quindi, nelle leghe da essi ottenuti: cfr. Gale, Stos-Gale<br />
19AZ:1 2-1 8. E' tuttavia opportuno, neI valutare i risul tati, tenere<br />
conto delle critlche e delle precisazioni effettuate da Muhly 198tt212-<br />
218 .<br />
24. Nella real Lzzazíone del presente studio sono state utiL ízzate le<br />
analisi pubblicate clai seguenti autori: Canbi 1959b; Vodret 1959i<br />
Junghans, Sangmeister, Schrijder 196V 1968; 1974i Stodulski 1975-1977;<br />
Riederer 1980; Tylecote, Balmuth, Massoli-Novelli 1984.<br />
25. Cfr., a questo proposito, Lo Schiavo, l4acnamara, Vagnetti 1985 256.<br />
209
26. Tale prob3,ena era già stato messo in risalto da Vodret: cfr. Vodret<br />
19592266.<br />
27. Sul complesso problema dei lingotti "ox-hide" sardi, della loro<br />
origine e provenienza, già dibattuto aL tenpo del rinvenimento dei prini<br />
esemplari a Serra I lixi (Nissardi 1 884:6; Pigorini 1 904:105-10?), cfr.<br />
Lo Schiavo, Macnamara, Vagnetti 1985:1O-19, con relativa bibJ.iografia.<br />
BIBTIOGRAFIA<br />
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Bronce en el Oceidente de Europa. Ampurias 2285-1 47.<br />
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etã del metalli in Sardegna. Ichnussa:XXI-LI.<br />
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Ell{"<br />
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Ricerche chimico neta I lurgiche su reghe cupriche di<br />
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1978 Nuraghe di "Santa Lul 1ar " Orune. Sardegna Centro-<br />
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Dorgali. Docunenti arcbeologici: 1 45-154, Sassari.<br />
1 98Ob La produzione netal lurgica del territorio di DorgaIi.<br />
Dorgali. Documenti archeologici:1 55-1 60. Sagsari.<br />
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Etruria in età nuragica. L'Etruria minerarj.a. Atti ilel<br />
xrï convegno di studi EtruffiiãT]ffigffiffi<br />
FiFeããt-<br />
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21'<br />
-<br />
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-
198í b<br />
1982<br />
1983<br />
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Copper Metal lurgy in Sardinia during the Late Bronze Age:<br />
New Prospeets on its Aegean connections. EIrÍc: 27I -zez.<br />
Le componenti Egea e cipriota <strong>nella</strong> netallurgia delra<br />
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La sardegna nuragica e i 1 nondo meditematrêo. sardegna<br />
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21 0-21 8.<br />
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fattesi in<br />
fattesi in<br />
Note di preistoria sarda. !E! 78267-87.<br />
Sardegna in<br />
Fardegna in<br />
tutto<br />
tutto<br />
Bronzetti in Anerican lrÍuseuns.<br />
ï1 tenpio nuragico di S. Anastasia in Sardara (prov. di<br />
Cag}iari). MonAnt 252co!. 5-116.<br />
rl ripostigrio dei bronzi nuragici di ì{onte sa rdda di<br />
Decinoputzo ( Cagliari ) . Morúnt 27 z5-1 OB.<br />
Lotzorai (caeliari). Ripostiglio di oggetti di bronzo<br />
di età pre-ronana, rinvenuto in regione "cenna Tranonti."<br />
NSc:496-498.<br />
serri. Nuovi scavi ner santuario nuragico presso la<br />
chiesa di s. Irlaria della vittoria sulI'artopiano del.la<br />
Giara. Ilgt 296-rt4.<br />
Ripostiglio di arni e strunentl in bronzo di età nuragica<br />
rinvenuto a chillvani (Ozieri) in provincia di sassari.<br />
B,PI 47 z 150-164 .<br />
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Sardegna. BPI 45267-72.<br />
A1ã dei sardi (sassari). Rinveninento ali bronzi votivi<br />
di etâ nuragica in regione "gu ped,righinosü.'f NSc: 462-<br />
470.<br />
Sardi ed Etrusehi. StEtr 3245-49.<br />
Tenpietto protosardo del canposanto di 0lnedo (sassari).<br />
BPI 57211O-122.<br />
Le fonti elassiche ricordano i Nuraghi? stsar l:lo9-115.<br />
Le m].n].ere d' arge,nto il Sardegna. ALba.<br />
Note sulla geologia e sui giacinenti arsentiferi del<br />
Sarrabus (Serdegna) . Torino.<br />
216
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etrusco e greco. Società g Cultura in Sardegna nei<br />
pe ri o d i o ri en ta I i z@ a r.cãïffi a-í-póETï-ïçfsF<br />
gnar r,'enÌet, üïruscn]. e ErffiTti Gf€c]-. Attl, qel I uonvegno 01<br />
Studi udi "UÌ1 ni I Lennio di -- re lazloni f ra Ia Sardesna Sardegna g e i<br />
paesi i<br />
-- GT @ rlãiuslõïerEnÍ ---------- t t'eEãì izt-.<br />
--íffi-- CagIiari.<br />
---<br />
---<br />
USAI<br />
I I santuario<br />
Conunieazione<br />
"Un nillennio<br />
Ivlediterraneo<br />
50 novembre<br />
.99199..<br />
di Sant'Anagtasia di Sardara (Caeliari).<br />
effettuata durante il II Convegno di Studi<br />
di relazioni fra Ia Sardegna e i Paesi del<br />
(XV-V secolo B.C.)". Selargius-Cagllari 27-<br />
1986. fn corso di stanpa negli A_t_ti del<br />
L'industria ninerarÍa in Sardegna al<br />
d oninaz ione ronaÍra. Sardegnq $omana.<br />
II: 1 g-tï. Rons. -<br />
tempo de 11a<br />
Italia Ronana<br />
Lei. Avanzi di una fonderia delL'età del bronzo scoperti<br />
nel territorio clel comune. NSc 3114-576.<br />
Sui bronzi preistoriei del I'epoca nuragica. Rendiconti<br />
deI Seninario della Facoltâ ali Seienze ctel1'UniìõìiãÏiFãÏ<br />
W----<br />
Su una nuova segnalazione di cassiterite in Sardegna e<br />
sul la presenze di tracce di stagno in alcuni adunanenti<br />
idroternali sardi. Resoconti de1I'Aseociazione l4ineraria<br />
Sarda 62(4)27-15.<br />
217
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4) armi; 5) utensili; 6) lingotti<br />
218<br />
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Figura 9.9 Diagrammi a blocchi relativi al contenuto percentuale<br />
di pionbo: 1 ) generale; 2) ornamenti; 3) bronzetti;<br />
4) armi; 5) utensili; 6) lingotti<br />
219<br />
6
THE EARTÏ EXPIOIIATION OF I.IINES AÌ{D YORKINC OF UETAI IN SARDINÏA<br />
<strong>Claudio</strong> <strong>Giardino</strong><br />
Sumary<br />
For over a century, many scholars have been ionducting research<br />
into the prehistoric exploitation of Sardinian netallic ores. Large<br />
concentrations of these ores of copper, i,ron and lead, are }ocated in<br />
many plaees on the island, especially on the restern side in the Nurra,<br />
the lglesiente and the Sulcis, and, on the eastern side ia the Ogliastra<br />
and the Sarrabus. There are also nany other mines on the rest of the<br />
island, particularly in the inner zones, such as the l[uorese.<br />
Unfortunately, there is no direct evidence for the prehistoric use<br />
of Sardinian nineral resources '<br />
Much of this evidence nay have been<br />
destroyed by the continuous use of these nines. There are, horever, many<br />
indications of the early exploitation of the mines. The high level of<br />
technology can probably be explained by the richness of Sardinian mines<br />
and to contacts with other cultures.<br />
Lead<br />
There is evj,dence for the widespread use of lead in prehistoric and<br />
protohistoric Sardinia, nost probably because the presence of large lead<br />
deposits encouraged early rorking of the netal. Small fragments of lead<br />
come fron the dolnen of Corte Noa (Laconi NU), associated with specimens<br />
of the Chalcolithic culture of Abealzu-Filigosa. A Chalcolithic<br />
(Monte Claro) cüp, repaired with lead clanps, was found at the Cüccuru<br />
Cave in the lglesiente, a regi-on rich in netal deposits, especially<br />
lead. Lead. ras used in Nuragic tines to prepare clanps for repairing<br />
pottery; to attach bronze figurines and votive reapons to their stoae<br />
bases; for the production of objects; as a container; to coat the inside<br />
of vessels; and to make weights.<br />
Finds of a large number of lead ingots in nany places in Sardinia<br />
testify to the existence of an exchange systen betreen Nuragic communities;<br />
some isotopic analyses point to long-dlstance exchange as<br />
welI.<br />
Si lve r<br />
-----Tfre production of silver is related to the exploitation of lead<br />
deposits ' especially in the lglesiente rhere there is a kind of galena<br />
knorn as 'ryli argento' or silver-rich ores because of very high<br />
silver contãF-Cz-6E per ton of silver) . Si1ver ores are also knorn<br />
from the Sarrabus, the Ogliastra and the Fluminese. The concentration of<br />
silver objects found in the l{uorese is probably related to the exploitation<br />
of the local argentiferous galena.<br />
tíorked silver appears as early as a Late t{eolithic and Ear1y<br />
Chalcolithic context: tro snall rings in an Ozieri culture burial at<br />
Pranu Muteddu (Coni), and snall rings and spirals fron the dolnen Corte<br />
Noa (Laconi) of the Abealzu-Filigosa culture (ttre saqe findspot for 1ead<br />
fragnents).<br />
220
Metalworking and the Dlstribution of Nuraghi<br />
The author considers it appropriate to compare the distribution of<br />
nuraghi rith that of the nineral resources. The tro regi-ons rith the<br />
greatest concentration of netal ores, the Nurra and the Iglesiente, were<br />
selected for investigation, since nany scholars associate nuraghi rith<br />
netallurgical activities, suggesting that access control of the natural<br />
resources night have been one Nuragic functÍon. Ia fact, traces of<br />
netalworking rere found in the huts of the surrounding villages. It j-s<br />
necessary' houever, to remind ourselves how difficult and d,angerous it<br />
is to present nodels in situations of this kind, rith so little<br />
archaeological data and no chronological framerork for an analytical,<br />
diaehronic analysis.<br />
In the Nurra, the nuraghi are distrÍbuted in a ring outsÍde the<br />
mineralized area, with none located within that area.<br />
The lglesiente is well known as an inportant producer of lead and<br />
zínc ores. Other metal ores of interest are copper and silver; the<br />
exploitation of tin ores at Monte Lj.nas, betreen Flunininaggi-ore and<br />
GonnosfanadÍ-ga, and. at ItÍonte Mannu in Villacidro in prehistorie tines is<br />
stil1 unconfilued..<br />
In the lglesiente, as in the Nurra, the large number of nines in<br />
the main nineralized, area contrasts with the lowest density of nuraghi<br />
on the island: 0.1 per square kilometer. [his scarcity, if inaeea it<br />
accurately represents the situation in antiquity, night be related to<br />
the geographical and geological situation of the area. Remarkably, those<br />
few structures that do erist in the ore deposit area are located along<br />
the access roads. In fact, there are only tso natural roads in this<br />
nountainous district: one in the ÌÍorth rith Fluminese, and the other in<br />
the East, along the Cirerri river va1ley.<br />
Many scholars have suggested that the location of the nuraghj. nay<br />
have been for control of the access to natural rêsoürcês. The function<br />
of some night also have been the collection of minerals, and of others<br />
the prinary rorking of the ore.<br />
TooIs<br />
re infornation about prehistoric Sardinian nining and netallurgy<br />
can be found by an examination of the tools used. For gxample, many<br />
-ltto stone harnmers rere found in the various extractive places on the Í-sIand,<br />
such as Rosas and Narcao. In the Flumendosa Rj.ver valley, Taranelli<br />
recorded broken ore associated with round hanmergtones, mortars and<br />
pestles of diorite. On1y seven bronze picks are knorn to have come from<br />
Sardi-nia all<br />
'<br />
fron close to nlneralized areas. Doub1e axes typical<br />
Nuragic objects night have been used for breaking up ores, but there<br />
were also bronze hanners. Ì{any chisels come fron the island, one of then<br />
made of iron (S" Maddalena hoard). There is evj.dence for more than 40<br />
stone noulds, but none known of bronze. Recently clay noulds rere found<br />
at Sant'Anastasia (Sardara) . The manufaeture of some bronze figurines<br />
nay mean that clay noulds for use in the lost rax casting process.<br />
221
Analysis<br />
Me tallurgical analysis is capable of supplying infomation on the<br />
technology enployed by ancient netalrorkers, but there is great<br />
difficulty in understanding results nade by different scientists in<br />
different laboratories using different methods.<br />
One Ìray to approach the exanination of Nuragic netallurgy is to<br />
divide bronze objects into five types and look into the lead and tin<br />
components. |[he types include:<br />
tools (excluding axes) ;<br />
TÍeapons ( excluding votives ) ;<br />
ornaments;<br />
figurines; and<br />
ingots ( excluding the oxhide) .<br />
In the case of tin, the percentage was high for tools, ïeapons and<br />
ornaments; but there is no tin in 3)fr of the ingots, implying tbat the<br />
netal was probably traded as rar copper.<br />
The lead analysis shows that there is no significant concentratj.on<br />
in any of the objects, indicating that any presence of lead was probably<br />
nostly unintentional. This is in contrast to other restern metalwork<br />
(Spanish, Portugese and English) showing a difference in netallurgical<br />
techniques despite a sinilarity in typology.<br />
Sardinia had a conplex and well developed netal technology in the<br />
Nuragic period. An illustration of this can be seen in the ability to<br />
control tin eontent according to the requirements of the object's<br />
functj.on: the snall bronze bands ( "b.od"11"") fron Abini used to bind<br />
swords together had a very lor tin content, while a file that had to be<br />
hard had a tin content of 15.05%.<br />
222