15.06.2013 Views

Sfruttamento minerario e metallurgia nella ... - Claudio Giardino

Sfruttamento minerario e metallurgia nella ... - Claudio Giardino

Sfruttamento minerario e metallurgia nella ... - Claudio Giardino

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

-i-<br />

\<br />

:.il<br />

Rtprintedírom<br />

Studies in Sardinian<br />

Arch aeology<br />

ilI<br />

Nuragtc Sardinia and the<br />

Mycen aean 'S7orld<br />

edited by<br />

Miriam S. Balmuth<br />

BAR International Series 387<br />

1987


B.A.R.<br />

5, Centremead, Osney Mead, Oxford OX2 0DQ, England.<br />

GENERAL EDITORS<br />

A.R. Hands, B.Sc., M.A., D.Phil.<br />

D.R. Walker, M.A.<br />

BAR -S387, 19E7: 'Studles ln Sardlnlan Arcbaeology III'<br />

Price f L6. 00 post free throughout the world. Payments made in dollars must be<br />

calculated at the current rate of exchange and $8.00 added to cover exchange charges.<br />

Cheques should be made payable to B.A.R. and sent to the above address.<br />

O The Indlvldua1 Authors, Lgg?<br />

ISBI 0 86054 500 I<br />

For details of all new B.A.R. publications in print please write to the above address.<br />

Information on new titles is sent regularly on request, with no obligation to purchase.<br />

Volumes are distributed from the publisher. All B.A.R. prices are inclusive of postage by<br />

surface mail anywhere in the world.<br />

Printed in Great Britain<br />

r<br />

I<br />

J<br />

I<br />

\\I<br />

\<br />

.:


9. SFRUTTAMENTO },IINERARIO E I',IETAILURCIA NEÏ,Ï,A SARDECNA PROTOSTORÏCA<br />

<strong>Claudio</strong> <strong>Giardino</strong><br />

Fin dal secolo scorso gli studiosi di scienze paletnologiche hanno<br />

indagato su1lo sfruttanento in etâ preistoriea dei cospicui giacinenti<br />

sardi di minerali neta]lici (Spano 18622129-170; Nissardi 1884:5-10).<br />

In effetti vaste concentrazioni dl ninerali di ranÌe, pionbo e ferro<br />

sono locaLízzate in varie zorLe del f isola (lUarcel lo et a1. 1978) itt<br />

particolar modo, nel versante occidentale, nel1e regioni della Nurra,<br />

deIl'ïgtesiente e del Sulcis, €d in quel lo orj-entale nell'Ogliastra e<br />

nel Sarrabus; vi sono inoltre nunerosi altri giacimenti sparsi nel resto<br />

del1a Sardegna, specie nelle zone piü interne, tra i quali quelli del<br />

Nuorese (fig. !.1:1). Tali giacimenti sono di origine e giacitura<br />

diversa: quelli deÌ1'Arborese, della Nurra e de} Nuorese sono contenuti<br />

o nel granito ercinico, o negli scisti pal,eozoici o post-silurici,<br />

mentre quelli deI1'ïglesiente e delle parti contigue de1 Sulcis sono<br />

inveee compresi <strong>nella</strong> serie cambrica (t ).<br />

Purtroppo 1a continuitâ di sfruttanento delle mj-niere, perdurato<br />

ininterottanente sino ai giorni nostri, ha reso assai difficile poter<br />

riconoscere con certezza Ie tracce delle coltivazioni piü antiche, come<br />

è stato piü volte messo in evidenza dagli studiosi che si sono occupati<br />

di tale problena (Vardabasso 1979272; Lo Schiavo 1 981 b2275; Tylecote et<br />

41.1984:11?-118).<br />

A ciô va aggiunto che, <strong>nella</strong> seconda metà di questo secolo,<br />

f introduzione nelle niniere sarde di nuovi netodi estrattivi, con gli<br />

enormi movimenti di terra dovuti all'uso del1e pale meccaniche ed al<br />

massiccio impiego degli esplosivi, êd i1 conseguente allargamento delle<br />

gallerie, passate dalle dinensioni di o. 1 ,80 x 1 ,BO a queÌ le di n. 4r5O<br />

x 4r5O, hanno finito spesso per cancellare completamente le tracce di<br />

ogni precedente coltivazione.<br />

Nunerosi sono tuttavia gli indizi di uno sfruttanento assai precoce<br />

delle risorse ninerarie sarde.<br />

Se si osserva una carta delle mineralLzzazíoní netallifere, si puõ<br />

notare che i giacinenti pionbo zinciferi (i due netalli si rinvengono<br />

in Sardegna di norma assoeiati fra loro) r"ppresentano di gran lunga<br />

gue11i piü frequenti: essi infatti costituiscono da soli i1 541 dei<br />

giacimenti attualnente notÍ (fig. 9.1 t2). Va ricordato, a tale proposito,<br />

come ne1 1915, E. Billows avesse identificato nell'isola ben 400<br />

ubicazioni per Ia galenar sü di un totale di circa ?00 loealitâ<br />

minerari,e conplessive (nif lows 1975224-25).<br />

E' interessante riseontrare, in tale situazione, come 1'uso de1<br />

pionbo conpaia alquanto precocemente nelf isola. Alcuni piccoli frammenti<br />

di tale netallo sono stati infatti rinvenuti nel dolnen di Corte<br />

Noa (laconi-NU), in un contesto de1la facies eneolitica di Âbealzu-<br />

Filigosa (Atzeni 19e22r56-t57) (e); fin da una fase un po' avanzata<br />

delÌ'Eneolitico risulta inoltre utilízzato <strong>nella</strong> fabbricazione di grappe<br />

per la riparazione di vasellane ceramieo: tale inpiego è documentato in<br />

una ciotola con decorazione a stralucido pertinente a1la cultura di<br />

ilonte Claro rinvenuta <strong>nella</strong> grotta di Cüccuru Tiria (Iglesias) (Âtzeni<br />

1eg


En tu<br />

M\<br />

W<br />

lo rr-<br />

Figura 9.1 1. Prlaclpall aree dl interesse estrattivo per ninerall<br />

dl plonbo, rame, ferro<br />

2. Grafico percentuale deL le presenze nlnerarie in Sardcgna<br />

5, Area nineraria del.l. ' Iglesiente<br />

190


19Pl :X[III' figg. 22, Nl24), alle pendici occidentali del l{onte }lorganai<br />

(l).<br />

Va rilevato come Ia grotta in questione sia situata proprio nel1a<br />

regione <strong>nella</strong> quale piü fittanente sono localLzzate le presenze pionbifere,<br />

I'Iglesiente.<br />

Cone è noto, i1 pionbo viene ricavato, nediante desol.forazione, dal<br />

suo solfuro, la galena. fn questo ninerale, facilnente riconoscibile<br />

per la sua pesantezza e la sua lucentezza metallica, il pionbo è contenuto<br />

in percentual.l assai cospicue, aggirantesi tntorno a1 valore<br />

stechionetrico di 86r6fr (Deabate 1972:84), accompagnato da presenze<br />

variabili di argento, che sono, in genere, ne1Ia galena sarda, relativanente<br />

elevate.<br />

L'antico procedinento usato per estrarre iL pionbo dalla galena era<br />

alquanto conplesso: in una prima fase i1 minerale veniva arrostito,<br />

insiene a ilel conbustibile, allo scopo di elininare parzia1,nente, sotto<br />

forma di anidride sol,forosa, 1o zolfo; successivamente 1'ossido di<br />

pionbo ottenuto, i1 eosÌ detto Iitargirio, insiene aI la galena non<br />

trasfornata ed a solfato di pionbo, veniva rldotto, in nodo da ottenere<br />

netal 1o purificato (Forbes 19662j93).<br />

La conplessità deL processo sopra descritto costituisce un chiaro<br />

esenpio della perizia dei pfü antichi metallurghi sardi; va anzí rilevato<br />

come Ia precocltà del1a conparsa de11'uso del pionbo avvicini<br />

f isola piuttosto all'area deI Mediterraneo orientale, ed in particolare<br />

alle isole Egee, dove pure sono presentl giacinenti di galeãa, e nelLe<br />

quali tale netallo compare già alla fine de1 III nlllennio (Forbes<br />

19712266), piuttosto che aIl'anbiente italiano e, piü in generale,<br />

centro euroPêor dove i1 pionbo senbra conparire soltanto in nonenti<br />

alquanto successivi, durante la media e la tarda etã del bronzo (Ciardino<br />

1984:,l28).<br />

E' verosinile che 1'abbondanza di risorse pionbifere abbia incoraggiato<br />

dapprina, e poi favorito, i1 diffondersi de11'uso de1 pionbo,<br />

uso che sembra essere stato, in età nuragica, alquanto anpio. Sono<br />

infatti .ì documentati nel f isola numerosi inpieghi di taLe netaúo: per ta<br />

gid ricordata riparazione di vasi sia di grandi che di piccole dlnensioni<br />

(lo schiavo 1981b:288, fig. 2tg, I a sin.; Taranel, li 1gz1b:?i );<br />

Per saldare alle basi litiche oggetti di uso sacrale, come bronzetti ed<br />

armi votive (+); per fj.ssare i blocchi in alcune costruzioni in pietra<br />

(Taranelli 1922t72Oi Lo Schiavo l9etb:2SB); per fondervi dei nanufatti<br />

(l); come contenltore (Ferrarese Ceruti I 9gi ,íZ), verosinilnente a causa<br />

del 1a sua inalterabilitâ, nonchè talora, per foderare I'interno di<br />

vasel lane d'inpasto (lo Schiavo 1 981 b:288). Va lnol tre ricordata<br />

1'esistenza di. alcuni lingotti in pionbo, verosinilnente aventi funzione<br />

di pesi: tre di essi, contrassegnati da narchi e tacche indicanti il<br />

valore ponderale' sono venuti alla luce nel corso di recenti scavi<br />

effettuati a Sant'Anastasia di Sardara; un altro invece, pur esso marcato,<br />

proviene da Monte 0l ladiri di Mona.stir (ugas 19g4 25j1, tav. xcvïb;<br />

1 985 :216, fig. ZOi 1 986 241 -47, tav. VIII).<br />

Che il pionbo fosse oggetto di traffici conmerciali tra le varie<br />

conunità aeI I'isola è testinoniato dal rinveninento, in noL ti siti -<br />

Ploaghe (pinza t9o1:i5o), Abini (pais tBB4:148), Tuta (spano 1a7raz29),<br />

Lei, Forrari Nioi, Carros (lo Schiavo I 9gl b:2gg), Sani'Anagtasla di<br />

191


sardara (ueas rbaez42-45) - di nunerose panelle di questo netallo (O),<br />

fenomeno guesto al.quanto insolito <strong>nella</strong> protostoria europea.<br />

Va rilevato come' fra Le localitã sopre citate, soltanto Ablni e<br />

TuIa si trovino nelle vlcinanze (circa 1O e 6 kn rispettivanente) ai<br />

filoni plonbiferl, nentre le altre sono alquanto lontane da essi; Ie<br />

panelle quindi non possono che esser pervenute nediante un slstena piü o<br />

meno articolato di scanbi.<br />

Sl potrebbe quindi lpotizzare che Ia galena, dopo I'estrazione,<br />

venisse ridotta e trasfornata in pionbo, forse nei pressi deIl,e aree<br />

minerarie, Pionbo'che veniva poi commerciato sotto forna di pani nel<br />

resto del l.'i.sola.<br />

Un interessante indizio sugli scanbi conmerciali di questo netallo<br />

in età nuragica ci viene fornito dalle analisi Ísotopiche effettuate su<br />

pionbo rinvenuto durante g11 scavi del nuraghe Albucciu di Arzachena.<br />

Ï risultati di taÌe studio senbrano lndlcare, cone luogo di provenienza<br />

del, netal l.o ln oggetto, le nlniere de11'IgIesiente, piuttõsto<br />

the quelle, geograficanente pi! vicine, delLa Nurra o della Barbagia<br />

(rylecote et aI. 1 984 2172-tjl), ciô parrebbe adonbrare I'esist"oo"-di<br />

una rete di scanbi a lunga distanza, a 1ive11o intercomunitario, di<br />

notevole estensione.<br />

Connessa con lo sfruttamento dei giacinenti di piombo è la produzione<br />

de I I'argento; infatti, cone si è accennato in precedenoã, I a<br />

galena sarda è assai spesso argentifera.<br />

Particolarnente nel I'Iglesiente sono frequenti affioranenti di<br />

nineralizzazíoní di galena ad alto tenore di argento detti "Ricchi<br />

Ârgento." Tale galena, con un contenuto in pionbo aãf 7Ol, ha tenorl di<br />

argento conpresi fra i 2 ed i 6 kg per tonnel lata (Brusca e Dessau 1 96g:<br />

555).<br />

Va conunque sottolineato come nei "Ricchi Argento" j.I contenuto di<br />

argento <strong>nella</strong> galena non gla costanter 18 presenti forti variazioni<br />

anche nell'anbito di aree linitrofe: a üontevecchio ed a S. Giovanni<br />

sono infatti stati riscontrati, in passato, anche filoni, rlspettivanente,<br />

con JrJ e 12 kg di argento per ton<strong>nella</strong>ta (Z), mentre a Monte<br />

Barlao si è raggiunto I 14 kg (noranai 1969-70:6,l).<br />

In talune aree, inoltre, quali il Sarrabus, l'Ogliastra, il Flunineae<br />

e 1'fglesiente, sono pure presenti vene argentifere costituite da<br />

argento nativo e da suoi ninerali di alterazione (A). Queste ultlne<br />

mineralízzazíoni, benchè siano carattetízzate da un elevato tenore di<br />

argento nelle uone di affioramento, hanno scarsa profondità (Traverso<br />

1909:98). Ì{on si prestano quindi ad una noderna coúivazione, ms potevano,<br />

invece, venir sfruttate vantaggiosanente in età preistorica senpre<br />

che cause accidentali, quali I'erosione delle acque, avesaero messo allo<br />

scoperto i filoni, in. genere ricoperti dall.e sostanze ocracee del cappellaccio<br />

linonitieo (Traverso t9O9:ZO-21).<br />

I'argento è documentato archeologicanente già in contesti de1 tardo<br />

neolitico e del1'eneolitico iniziale (to Schiavo 19B4zZ1-Zt): due anellini<br />

sono stati rinvenuti a Pranu l{utteddu di Goni, in una sepo l tura<br />

della cultura di Ozieri (ltzeni 1 981:XL, fig. N.l06-1O?); altri anellini<br />

192


e del le spirali,ne provengono invece dal dolnen di Corte Noa di Laconi<br />

assieme ai gi.à ricordati frustol,i di piombo associati con nateriali<br />

della facies di Abealzu - Filigosa (Atzeni 19a22776-r77). Perline di<br />

argento erano inoltre presenti <strong>nella</strong> necropoli di Anghelo Ruju (liffiu<br />

1972:58) .<br />

GIi oggetti di argento di età nuragica conosciutÍ, benchè relativamente<br />

nunerosi, sono per 1o piü costituiti da braccialetti ed anelli; il<br />

concentrarsi di tali rinveninenti <strong>nella</strong> zorLa del Nuorese ha fatto ipolízzare<br />

che essj, siano da nettere in rapporti con le niniere di galena<br />

argentifera ilel la zona (lo Schiavo l9Bl b:2BB-289).<br />

Riveste un certo interesse I'analigi conparativa del la distribuzione<br />

dei giacinenti sardi e del le presenze protostoriche, in particolare<br />

di quelJ.e costituite dai nuraghi; questi sono stati, infatti,<br />

spesso nessi in relazione ad attività netallurgiche (Balnuttr e Tylecote<br />

19761195-196), anche in considerazione delI'occagionale rinveninento, in<br />

vani dei cÍrcostanti vl1laggi, di indizi di Lavorazione del bronzo.<br />

Sono state prese i,n esame, a tale scopo, d.ue aree canpione, quaLi<br />

la Nurra e I'Ig1esiente, scelte fra quelle aventi naggiore concentrazione<br />

di giacinenti netalLiferi e, conseguentenente, naggiorl probabil.ità<br />

di aver avuto coltivazioni in atto giã in età nuragica.<br />

Nella Nurra j. nuraghi, che di norma in questa regione sono assai<br />

fittamente addensati, senbrano quasi disporsi ad aneIlo attorno aIl'area<br />

minerari"a, senza tuttavia occuparla affatto (fig. 9.2) (g). In particolare<br />

la zona piü proprianente i.nteressata alle eoltlvazioni, quella di<br />

Capo dell'Argentiera e del suo entroterra, ricca di nineralízzazíonl di<br />

pionbo (galena argentifera) e di rane (nalachite e azzurcíte), è conpletanente<br />

priva di nuraghi per un raggio di circa 7 km.<br />

Se si considera che, cone si è giâ accennato, nelle innediate<br />

adiacenze di tale area i nuraghi present-gno una concentrazione estremanente<br />

etevata, superiore ê O-r60 ier k^2, fra le piü alte delf intera<br />

isola (liftiu |972zfig. 5r), Ia loro assenza localLzzata egclusivanente<br />

nell'area nineraria sembra difficilnente essere caguale.<br />

E' purtroppo assai pericoloso ed incerto fornulare dei nodeLli<br />

insediativi in una situazione cone questa, in cui, al la scerse zza d,í<br />

dati archeologici puntuali, fa riscontro 1a naneanza di una grlglia<br />

cronologica che peruetta di anal ízzare dj-acronicanente Le diverse fasi<br />

di oceupazione de1 territorio; è infatti alquanto inprobabile che tutti<br />

i nuraghi attestati in quest'area, che amnontano ad oltre 24O, siano<br />

stati in uso, e tantomeno costruiti contemporaneanente: Ia mancanza di<br />

una suddivisione cronologica precisa obbliga quindi ad appiattire ed a<br />

sovrappome in una visione i l lusorianente sincroni-ca fenomeni e nonumenti<br />

che hanno invece avuto uno sviluppo differenziato ne1 tenpo.<br />

11 bacino <strong>minerario</strong> di lglesias, anche noto come "anel1o netallifero<br />

de11'fglesiente", è costituito prevalentenente da niniere pionbozincifere<br />

da1le caratteristiche genetiche e giacinentologiche assai<br />

sinili fra loro, alle quali si è giã accennato in precedenza; si calcola<br />

che dai giacinenti di questa zona siano state estratte, sino ai giorni<br />

nostri, oltre 1., nilloni di tonnel late di ninerali pionbo-zinciferi<br />

(Carta 1967 z?t 5),<br />

191


o<br />

o<br />

.ìD<br />

A<br />

a ^<br />

A^lA<br />

o c(D<br />

A<br />

Pb<br />

Gu<br />

Fo<br />

Ilrnsghc<br />

a^^^? o^ ^a -^ ^a<br />

^4 aïiâ^ ^:3Ê<br />

O r,a a<br />

/<br />

f ^ì ^ r r^ o ^^^ijf ^Êì^<br />

a<br />

o a. ^ aï^^<br />

I^a^^ a a<br />

o o !' i?^ ^-+ ^; ^<br />

o ^^^ ^^^^ a ii^Ê a<br />

^^<br />

^l^ aa ^^lf^<br />

^f r -a a^aa ^<br />

{ï^:*+-^.}:i 1**;<br />

A<br />

a aa 5<br />

o, oo, ï :ì^^^^<br />

a a<br />

AÊ a A^ A<br />

)t41a<br />

r-a<br />

r Â. l-a -ra- a a<br />

^^L<br />

a,a^ ^-^<br />

I t^ 1-^^ t^:11^ ^<br />

A A AA A<br />

- ^^^.^<br />

i a<br />

^^-f ^Aa ^<br />

A1 a<br />

a<br />

Pr d ^tr:l^^^ \^ rârà I<br />

A^<br />

A<br />

^ lr:. i<br />

A<br />

A A<br />

Figura 9.2 Nuraghi e località di interesse ninerario <strong>nella</strong> Nurra<br />

194<br />

{


L'interesser Írê1l'antiehità, p€r la coltivazione dei fiLoni netalliferi<br />

della Sardegna sud-occidentale è indicato dai nomi stessi dati<br />

dai romani ad alcune della cittã ninerarie che essi crearono in questa<br />

regione, quali Metal la e Ferraria, ne1 Fluminese, e Plurnbea, piü a sud,<br />

nel- Sulcis (Rolancli 1969-1 9?02619; Hülsen 1909:co1. 2221).<br />

Le mineraLízzazíoni, essenzialnente legate alla presenza di rocce<br />

sedinentarie cambriane, sono costituite, linitatanente aÍ rnetalli i1 cui<br />

sfruttamento poteva eostituire oggetto di interesse in etã protostorica,<br />

in prevalenza da ninerali di piornboe, in misura inferiore, di argento e<br />

di rame; questi ultimi si rinvengono, di norma, in assocíazione.con i<br />

primi.<br />

Fra i ninerali di pionbo vanno ricordati, oltre alla galena, che in<br />

quest'area è spesso argentifera, 1'anglesite (pUSOr), 1a cerussite<br />

(ruco=) e Ia fosgenite (rulcrr/co^)); fra quelli di afgento I'argentite<br />

(nerSJ e Ia pirarginite (ag.Sb3^)i'fr^ quelli di rane Ia calcopirite, la<br />

cov-e11ite, Ia cuprite, L'aázuríite, la nalachite, Ia calcocite (CurS) e<br />

la bornite (curFesa) (oe Michele 1976:146-152). E' stata anche ságnalata<br />

Ia presenáa di cinabro.<br />

NeI1'ïglesiente, tra Flumininaggiore e Gonnasfanadiga, sono inoltre<br />

presenti vene di cassiterite (SnO"), che affiorano <strong>nella</strong> parte sudoccidentale<br />

di i'lonte Linas, a Punta- Santa Vittoria; cassiterite è pure<br />

stata rinvenuta a Monte Mannu, nei pressi di ViLlacidro (Zuffardi<br />

1958:1-10). Benchè tale ninerale sia stato rinvenuto anche in notevoli<br />

guantitã, nei eomplessi di Abini, FomaxÍ Nioi e Lei, è tuttavia problematico<br />

ipotizza?e uno sfruttanento dei giacinenti delf isola in età<br />

protostorica (lo Schiavo 1981a:311i Tylecote et a1. 19842122-125t 129-<br />

11O; l4assoli-lrlovelli 1986:6). Va ricordato che Cambi escluse una provenienza<br />

loeale della "cassiterite" rinvenuta nel ripostiglio di Forraxi<br />

Nioi (Cambi 1959bt427); recenti analisi effettuate su tale nateriale<br />

hanno tuttavia stabilito'trattarsi non giã di vera cassiteriter Dê di<br />

frarnmenti di lingottl di stagno ossidati (Ty1ecote et al. 1 984:150).<br />

A tale abbondanza di riechezze minerarie fa riscontro una decisa<br />

scarsità di nuraghi (fig. 9.1) (t O); nell'area dove sono piü concentrati<br />

gli affioranenti netalliferi, e cioè nel triangolo compreso fra la foce<br />

del R. Piscinaro a nord-ovest, P. Cuccurdoni Mannu ad est, e Porto<br />

Paglia a sud-ovest, si riscontra infatti una delLe piü basse concentra-<br />

zioni {i nuraghi dell'j-ntera isola, eon una densità inferiore allo Or1<br />

per kn2 (lir '<br />

riu lglz:fig. |i3).<br />

Per tentare di comprendere tale relativa scarsezza di nuraghi è<br />

necessario tener conto sia delle caratteristiche geo-litologiche - <strong>nella</strong><br />

costruzione dei nuraghi prevale I'uso di rocce basaltiche e trachitiche<br />

(Contu 1981:5-6i schena geolitologico a p. 162), pressochè assentj- in<br />

quest'area che orografiche della zorLa (Contu 1974, cartina di densità<br />

dei nuraghi rapportata all'orografia a p. 15t), che è alquanto nontuoga.<br />

Le rare testinonj.anze di strutture nuragiche alf interno de11'area<br />

mineraria delI'fglesiente sono locaLízzate con decisa prevalenza lungo<br />

1e vie di penetrazione (lrua lggz:6-t o) (rie. 9.1z7) (t t 1. ïl<br />

territorio infatti, essendo, cone si è detto, nontagnoso, prêsenta<br />

soltanto due vie obbligate di collegamento principale, una, a nord, con<br />

iI Fluninese, sttraverso una stretta valle incassata fra i nonti,<br />

I'altra, ad est, con il Campidano, lungo la valle del fiune Cirerri, E'<br />

195


Figura 9.7 Strutture nuragiche e zone di interesse <strong>minerario</strong> nelL'<br />

Iglesiente: I'area scura indica le aree di nineralízzazLone<br />

196


significativo che queste vie di transito naturale, già seguite dalla<br />

rete viaria romana (Meloni 1 980 :282-2A4, 296-297, tav. i ), vengono<br />

uti 1 ízzate ancor oggi.<br />

E'stato pfü volte ipotizzato come una delle funzioni esplicate dai<br />

nuraghi fosse quella di esercitare una efficace vigilanza su aree produttive<br />

di diversa natura, pascolative, agricole o minerarie, con finalità<br />

di controllo territoriale (Taranelli 1914:10?; Iilliu 19722290-292;<br />

Contu 1981:80), ipotesi di cui, peraltro, non è stata finora tentata una<br />

verifica.<br />

fn questa ottica si potrebbero inquadrare i nodelli distributivi<br />

osservati poc'anzi. I nuraghi infatti in tali, particolari aree, avrebbero<br />

assolto a compiti di sorveglianza e di controllo de1le risorse<br />

strategiche e clegli accessi ad esse, non tanto nei confronti di eventuaIi<br />

minacce provenienti da11'esterno, dal marer Íìâ piuttosto di pericoli<br />

localLzzabtli alI'interno delf isola, verosinilmente costituiti da altre<br />

comunità nuragiche. I singoli nuraghi, inoltre, potrebbero, talora,<br />

aver avuto un ruolo di centri di raccolta in cui effettuare anche una<br />

primaria lavorazione dei minerali.<br />

Puõ essere interessante, pêr ricavare<br />

usate ne11'estrazione e Ia lavorazione del<br />

nare alcune classi di oggetti rinvenute nel<br />

informazioni sulle tecniche<br />

metallo in Sardegna, esanif<br />

isola.<br />

Per quanto concerne Ie attività estrattive, è stato rilevato come,<br />

<strong>nella</strong> tarda età del bronzo, i sisteni impiegati <strong>nella</strong> coltivazione di<br />

cave e niniere richiedessero f inpiego di utensili in bronzo (Brornehead<br />

19662574-575). rn Spagnar reIla provineia di Huelva, recenti studi<br />

hanno sottolineato come I'uso prevalente di mazze e picconi in pietra<br />

sia da collegarsi ad una fase alquanto piü antiea (Rothenberg e Bianco-<br />

Freijeiro l9B0:jl-|.2), Nerra sardegna nuragica la notevole diffusione<br />

di strunenti litici <strong>nella</strong> vita quotidiana (tZ; dovette necessariamente<br />

riflettersi neIl'ambito delle attivitã minerarie.<br />

Le teste di mazza con foro per I'immanj"eatura rinvenute nel l'f glesiente<br />

presso Rosas e Narcao, zona ricca di filoni piombiferi (TaraneIli<br />

1921b:71), possono essere state anche impiegate aIló scopo di frantumare<br />

i1 minerale, attività che di solito veniva svolta nelle innediate vicinanze<br />

della miniera, in nodo da eliminare manualmente in via pretiminare<br />

la maggior parte possibile de1la roccia di base.<br />

TaranelIi riferisce che ne11'alta valle de1 I']unendosa sono state<br />

segnalate in plü punti tracce di tale attivitã, documentata da cunuli di<br />

minerale associati con pestelli, rnacinelli e mortai di diorite (Taramelli<br />

1921b:60-69); riporta inoltre Ia scoperta, effettuata neIl'fglesiente,<br />

a}le falde de1 Cuccuru de Zeppara, presso Guspini, in un'area çti<br />

inponenti affioramenti di galena, di "pezzí di litargirio..., scorie non<br />

perfettamente fuse, aventi vene di piombo netallico, ...teste forate di<br />

fràzza...ê fusaiole di terracotta" (Taramel 1 i 1 gzlbzTz),<br />

Nel Museo delI'Istituto Tecnico fndustriale llinerario di lglesias<br />

sono conservati vari reperti rinvenuti in passato in niniere de11'IgIesiente<br />

(15)r tra cui lucernette d'impasto rinvenute <strong>nella</strong> niniera di<br />

Ìvtasua (t+) (figg. 9.427-4;9.721-z), macinelli in granito (figg. 9.5:i;<br />

9.724), pestelli in granito ed in ematite (figg. 9,522; 9'..72à'I p"í"-<br />

197


Figura 9.5 1-5.<br />

4.<br />

p.................'..'...-a<br />

Figura 9.4 1 -2.<br />

t-4.<br />

0<br />

@<br />

Doppie asce (gritish Museun)<br />

Lucernette (da Masua)<br />

B2-<br />

llacinello, pestello, testa di mezza<br />

Testa di mazza (proveníenza ignota)<br />

r98<br />

(aa Planu<br />

D<br />

a a ,aaa.<br />

ffii-<br />

Dentis )


nienti dal,Ia nj-niera dl Planu Dentis, teste di mazza in basalto (figg.<br />

9.5:3-4i 9.7 zr rS).<br />

E' opportuno ricordare a tal,e proposito quanto gcritto da Taranelli<br />

riguardo a tracce di "antichiggine" lavorazioni ancora esistenti, agli<br />

inizi del secolo, aIIa GaLleria Romana, presso la foce del Rio Serraxinus<br />

(Funtana Raninosa, Gadoni, Nuoro): tr...eü€stê tracce consigtono in<br />

brevi gallerie interrate, sul píazzaLe delle qua1i, .sotto un nanto di<br />

terra sciolta, si trovano dei ciottoli di porfido, di dianetro variabile,<br />

da 6 a 1O cD. circa, nei quali riconobbi dei pestelli, come dei<br />

piccoli nortai si debbono riconoscere in aLtri ciottoli di rocce durigsj-me,<br />

con un incavo nel nezzo e che ancora conservano Ie tracce dei<br />

ninerali di rame che erano stati pestati e frantunati con quegli strumenti<br />

prinitivi. Le tracce della lavorazione antica sono date anche dai<br />

letti di carbone e di ceneri e dl ciottolini a superficie lucente scorificata"<br />

(Taranelli 1912:80).<br />

Pestelli litici, alcuni dei quali del peso di 7-8 kg sono stati<br />

pure rinvenuti nel Cagliaritano, nei dintorni di Barrali, presso<br />

affioranenti di filoni cupriferi (TaranelLi 1927b27O).<br />

Va inoltre segnalata La presenza di oggetti probabilnente interpretabili<br />

cone pestelli bronzei, rinvenuti nei ripostigli di Sa Madda-<br />

1ena, presso Lei (11) e di lotzorai (tg).<br />

Un diseorso a parte meritano gli utensili di bronzo, alcuni dei<br />

quali sono stati di recente oggetto di studi analitici puntuali ed<br />

accurati da parte deLla Lo Schiavo (rc Schiavo 19872295-2951 1O0-599; Lo<br />

Schiavo et al. I 9S5 214-25).<br />

Particolare interesse presentano, fra questi, i picconi, che possono<br />

essere considerati a pieno titolo gtnrnenti da ninatore (tZ); essi<br />

sono noti sino ad ora in 7 esenplari, di cui 2 integri e 5 frannentari,<br />

tutti, per altro, tipologicamente sinili fra loro; que1li di cui si<br />

conosce la provenienza sono stati rinvenuti nel nuraghe Crescioleddu di<br />

Olnedo, nel rlpostiglio di [íonte Sa fdda, a Lula ed a Fordongianus (to<br />

Schiavo 19812707).<br />

Va rilevato cone tutte queste locafità si trovino non nolto digtanti<br />

da zone ninerarie: Olnedo è situata ad una dozzLna di kn sia dai<br />

giacinenti del l,a Nurra che da quel l i dell'Algherese; Fordongianug è a<br />

circa 6 kn da nineralizzazioni di rane e di pionbo; LuLa è posta al,<br />

centro dell'area nineraria del Nuorese; Monte Sa ldda, infine, si trova<br />

a circa I kn dal filone pionbo-zincifero di Siliqua.<br />

Le doppie aEce, che costituiscono un prodotto caratteristico dell.a<br />

produzione netallurgiea sarda (figg. 9.421-2i 9.622-r) (tA)r possono<br />

anche aver avuto lnpiego neÌl'anbito delle coltivazioni ninerarie, forse<br />

piü che neIl,'estrazj.one vera e propria del ninerale, per spezzettarlo e<br />

separarlo dalla "ganga".<br />

Va ricordata l'esistenza di esemplari di doppie ascie con entranbe<br />

1e estrenità tagliate (lo Sctriavo et a1. 1985:,l6, rn. 14-15i fig. 616-<br />

7)i fra questi uno, proveniente dal nuraghe Su Cobelciu di Chiaranonti,<br />

mostra tracce di reinpiego cone marteÌlo (Contu 1960:256i Lo Schiavo et<br />

a1' 1985116),<br />

199


**.ì<br />

I<br />

I . ní)<br />

.-< "'lã<br />

iì<br />

I<br />

*J<br />

Figura 9.6 1 .<br />

2-7.<br />

I'u<br />

I<br />

ill .'<br />

$,<br />

I<br />

ì<br />

a<br />

t-c ìn-<br />

5<br />

- * M:; -<br />

9çr.)<br />

Lrd; *hi:*j.:,1*:t"*i::iri ::::<br />

()>{n<br />

Veduta di l,lonte Casula e della<br />

litonteponi dall'altura del Buon<br />

Doppie asce (nritish Museum)<br />

200<br />

zona minerari.a di<br />

Camino (Iglesias)


Figura 9.7<br />

Materiale d'impasto e litico dal<br />

Tecnico ïndustriale l4inerario di<br />

201<br />

s<br />

Iriuseo de11'Istituto<br />

ïglesias<br />

ô


i<br />

Nel f isoaa è, conunque, attestata anche Ia presenza ali veri e<br />

propri martelli in bronzo, diversi fra di loro per forma e dinensioni.<br />

Di essi uno è stato rinvenuto a Perfugas (t o Sehiavo 1 981 b2282, fig. a]<br />

19812295, f ig. 2r7) r üD al tro a Nuchis (I,o Schiavo 19812295, fig. 2,4) ,<br />

mentre un terzo, di provenienza ignota, è custodito ne11'Antiquariun<br />

Arborese di Oristano (rc Schiavo 198rt295, fig. 2,2).<br />

Pure connessi con Ie attività estrattive sono i cunei e gli scalpel1i,<br />

anch'essi docunentati archeologicanente <strong>nella</strong> Sardegna nuragica.<br />

Cunei sono stati rinvenuti nel ripostiglio di Chilivani (Taranel 1i<br />

1921e:161; Lo Schiavo 1981b:fig. 509) e nel nuraghe Su Colbeeiu di<br />

Chiaranonti (rc Schiavo 19852298, fig. 4.4); non si puõ tuttavia egcludere<br />

con certezza che in entranbi i casi non si tratti, piuttosto, di<br />

piccole incudini portatili di foggia nolto elementare (19).<br />

L'isoIa ha inoltre restituito numerosi esenplari di scalpelli, pur<br />

essi impiegati, di norma, durante le tarda età de1 bronzo, nelle coltivazioni<br />

ninerarie (Rothenberg e Blanco-Freijeiro 1980:51-52).<br />

Sea1pelli a sezione quadrangolare, con 1e estrenità assottigliate<br />

ed appiattite sono stati rinvenuti nei ripostigli di A1ã dei Sardi (aue<br />

esemplari) (taranel li 19252469, f ig. 6), di lttonte Sa Idda (Taranel li<br />

1921a251, fig. 65), di Chllivani (Taranelli 1927a2155, fig. 1 ), di Sa<br />

Maddalena (Spano 1876215, tav. n. 1 5), nel Nuraghe Buea d'ïrghiriai (m<br />

Schiavo 1 980b:1 60, tav. XLVI, 7) e nel vi l laggio di Serra Orrios (t,o<br />

Schiavo 1 98Oa:1 50, tav. XLI, 5); uno scalpeÌ 1o a sezione esegonale<br />

provJ-ene inveee dal ripostiglio di Dïonte Sa ldda (Taramelli 1921ar51 ,<br />

fig.54).<br />

Altri scalpelli provengono inoltre dai ripostigli di Tula (Spano<br />

1B7rsz28, tav. D. 7), Abini (Pinza 1901, tav. XVIï, 17), Forrixi Nioi<br />

(Nissardi 1 882 .rA9, tav. xvIII, 20), Sassu (Spano 187rb:24), Ploaghe<br />

(Pinza 19O1:1 50), Villagrande (Fiorelli 1880:108-l09), dal Nuraghe Nastasi<br />

di Tertenia (nasoli 19802454), daI villaggio auragico di Costa<br />

Nighedda (Desantis e Lo Schiavo 1982:290) e ctal conplesso dl Sant'<br />

Anastasia di Sardara (Ugas 1 984 2511).<br />

Va in particolare ricordato iI rinveninento di uno scal.pel lo in<br />

ferro a sezione quadrata, frannentario, nel ripostlglio di Sa ltÍaddalena<br />

(t o Schiavo 19792821 tav. Vïf , 4).<br />

Taluni degli arnesl sopra esaninati, quali nartelli, cunei, scalpe11i,<br />

oltre che ne11'attività estratti,va, possono anche essere stati<br />

impiegati nell'anbito di officine fusorie, del cui strunentario, altamente<br />

special ízzato, sono attestate in Sardegna numerose testinonlanze.<br />

Per alcuni elenenti di tale strunentario, quali le pinze fusorie e le<br />

palette da fornace, sono state recentemente sottolineate le influenze da<br />

modelli ciprioti (Ëo Schiavo 1981t291-299,117-718; Lo Schiavo et a1.<br />

1985222-28). Il grosso sviluppo che deve aver avuto La metal, lurgia<br />

nelf isola durante I'etâ nuragica ci è documentato, oltre che dal1a<br />

notevolissina produzione di oggetti in bronzo, ancbe dal numero, oltre<br />

una quarantina, delle natrici di fusione in pietra univalvi, bivalvi e<br />

multiple f inora note clal1a letteratura (eO); va rilevato ehe non si<br />

conosce, per 1a Sardegna, alcun esenplare in bronzo (lo Schiavo<br />

19Blb:2?8), a differenza di quanto riscontrabile in altre aree geografico<br />

culturali, pure assai viciner couÌe I'Ita1ia continentale (Zt) e<br />

la Sicilia (ZZ).<br />

202


E' stata inoltre recentenente data comunicazione del rinvenimento<br />

anche di forne di fusione fittiti, nel Santuario di Sant'Anagtasia di<br />

Sardara (Cagliari) (Ueas e Usai 1 986). Tracce, indirette, di forne in<br />

terracotta per la fusione a cera perduta si hanno pure, forere, nel1e<br />

basi di alcuni bronzetti: ad esenpio, iI piedistallo a cinque bracci che<br />

sostiene i1 noto modellino di nuraghe da Olmedo (TaraureLli 19152112-117,<br />

tav. 1,2i l,illiu 19662785-587, fig. 5r2, con bibliografia precedente) è<br />

probabilnente da interpretarsi cone i1 residuo de1la coppa di colata da<br />

cui si dipartivano i canali di getto e di sfiato.<br />

La possibilità di loeal ízzare con precisione i giacinenti sfruttati<br />

in etã preistorica è esempre stata fonte di notevole interesse da parte<br />

degli archeologi, che hanno talora effetuato analisi chinico-fisiche sui<br />

reperti metallici con questo specifico seopo.<br />

Purtroppo l'uso di rifondere gli oggetti in bronzo, assai diffuso<br />

ne11'Europa protostoriea, costituisee un grosso ostacolo di base per<br />

tali tipi di ricerche (25).<br />

E' infatti ben noto cone, con 1a rifusione, risultino nescolati<br />

insiene metalli ricavati da nateriali di origine e provenienza assai<br />

diversa, modificando cosi in maniera sostanziale ed irreversibile le<br />

percentuali degli elenenti presenti <strong>nella</strong> lega originari-a.<br />

Tale altetazione, ovvianente, è tanto piü mareata, quanto piü<br />

piecole sono le tracce che si intendono prendere in esane, come appunto<br />

avviene solitanente nei tentativi di identificazione delle miniere. Va<br />

ricordato poi che, anche nel ninerale, vi sono spesso significative<br />

differenze di composizione fra una miniera e I'altra ali una stessa area,<br />

nonchè, talorar rÌê11'anbito di uno stesso giacinento, f ra eanpioni<br />

raccolti a profondità diverse.<br />

Ben diversa è invece 1a situazj-one qualora si desideri invece<br />

ricavare dalle analisi infomazioni sul le conoscenze netal lotecniche<br />

degli antichi artigiani e sulle scelte tecnologiche da queeti operate<br />

nell'anbito del loro lavoro.<br />

Va tuttaviar pürtroppor sottolineato come Le analisi chinicofisiche<br />

siano state guasi senpre effettuate in modo episodico; nanca<br />

quindi quella necessaria sistenatieitâ, anehe nell'uso costante di una<br />

stessa tecnica di esane, tale da eonsentire agevolnente la conparazione<br />

dei dati riportati dai diversi autori,<br />

La profonda differenza esistente fra i varj. netodi di indagine,<br />

infatti, rend.e insi.cura ed ardua l'opera di raffronto (Richards e Blin-<br />

Stoyle 1961$ü, specie qualora si consideri che, particolarmente nel<br />

passato, non si era neppure soliti esplicitare la metodologia seguita.<br />

Inizialnente 1e analisi venivano fatte esclusivamente per via chinica,<br />

e miravano quasi soltanto a rilevare se l'oggetto era di rame o di<br />

bronzo; oggi vengono invece inpiegati a questo scopo i piü noderni<br />

sisteni di laboratorio, come la spettroscopia, I'attivazione neutronica,<br />

1a spettrometria di nassa, Ia fluorescenza a raggi X. Va tuttavia<br />

rilevato che anch'essi pongono probleni di natura interpretativa: ad<br />

esempio, 1a fluorescenza a raggi X è in grado soltanto di analízzare la<br />

conposizione superficiale dell'oggetto, e conseguentemente i suoi risul-<br />

201


tati differiscono cla quel1i delle analisi chiniche, in genere effettuate<br />

su saggi interessanti anche il nucleo interno.<br />

Va inoltre ricordato come in tali indagini presenti speciale inportanza,<br />

e vada quindi tenuta in particolare conto, la posizione del punto<br />

in cui, neI reperto, è stato effettuato i1 prelievo anal íazato. ïn<br />

oggetti nolto piceoli (Clayton 1974:80), quaì,i fusti di spiJ. loni e<br />

ardiglioni di fibule, o assai sottili, eome braccialetti. di lamina, l,ane<br />

di arui, puõ infatti, 8d esenpio, risultare di difficile applicabilità<br />

l'ovvia regola di evitare assolutanente aree di corrosion€.<br />

Non va poi dinenticata 1'esistenza dei processi di segregazione,<br />

per eui uno stesso oggetto presenta, in punti diversir pêrcentuali<br />

differenti clei varÍ elenenti chimici.<br />

Durante Ia solidificazj.one che segue i proceesi fusori, il costituente<br />

pfü pesante di una lega si dispone infatti verso i1 basso, a<br />

causa del la forza di gravità, cosicchè, in una lega di rane e pionbo, ad<br />

esempio, il pionbo sarà piü concentrato da una parte del 1'oggetto<br />

piuttosto che da11'a1tra (c.d. "segregazione gravítazionale"). Si<br />

osserva inoftre che, nelLe 1eghe, 1a parte piü esterna de11'oggetto<br />

tende ad essere piü ricca di. quel metaÌIo che ha iL punto di fusione piü<br />

alto. 11 bronzo, 8d esempio, è costituito da rame, con punto di fusione<br />

di 1083 Co, e di stagno, con punto di fusione di 2r2 Co; quando, dopo la<br />

fusione, Ia lega inizia a perdere calore nelLa forma, sarà il rane i1<br />

prirno conponente a raffreddare, e quindi a solidificarer cosicchè 1e<br />

parti irunediatanente piü esterne saranno piü ricche in rane e, di contro,<br />

quelle piü interne, in stagno (Scott 1985:lO; Slater e Charles<br />

197O221O-21 I ) .<br />

Sarebbe quindi essenziale, pêr una corretta interpretazíone dei<br />

dati, disporre di piü prelievi per ogni canpione, effettuati in diversi<br />

punti del lo stesso oggetto, e che la localízzazíone di tali punti venj.sse<br />

chiaramente esplicitata.<br />

Questa premessa indica i liniti dello<br />

si è tentato di utilízzare i risultati di<br />

autori con netodi diversi 1Z+).<br />

studio che segue, nel quale<br />

analÍsi effettuate da vari<br />

Purtroppo, sia per Ia carenza di indicazioni precise sugli oggetti<br />

esaminati, che a causa del1a mancanza di una stretta cronologia per<br />

buona parte dei bronzi sardi (ZS), si è stati costretti ad appiattire in<br />

una visj-one apparentenente unitaria tutta una serie dÍ proeessi tecnologici<br />

che si sono invece verosimilrnente svlluppati ne1L'aÍco di vari<br />

secoli lzí),<br />

Uno dei naggiori probleni clel le antiche netg.l J.urgie dovette essere<br />

costituito ilalla raritã e quindi dal1'eLevato valore dei leganti, prino<br />

fra tutti 1o stagno. Esso infatti, ancora intorno alla netã deIl'vIII<br />

sec. B.C.r era considerato un nateriale prezioso, 81 pari deL l'oro,<br />

de11'argento e del,I'avorio (tqunty 1977:406).<br />

Sarebbe quindi logico aspettarsi un suo impiego soltanto in easi di<br />

reale utilitâ, in cui necessitasse un oggetto particolarnente duro e<br />

resistente.<br />

204


DaI 1'esame del 1e analisi disponibili sui bronzi sardi si rlcava<br />

anzitutto cone vi sia un'elevata percentuale di oggetti (+ll ôei reperti)<br />

in cui 1o stagno è presente in valori che si aggirano fra L'1r1fr e<br />

I'11lí, con una punta fra iI 9,11 ed 11 10% (fig. 9.8:1 ). Questo fenomeno,<br />

se da un lato indica che un esatto controllo del.l-a percentuale di<br />

stagno non senpre era ovvianente possibile da parte deIl'antico artigiano,<br />

dall'aItro suggerisce una chiara volontã di ottenere una lega con<br />

un preciso tenore di bronzo. Va rilevato che il valore di 10Í di stagno<br />

coincide con quello che senbra essere stato i1 plü frequente <strong>nella</strong><br />

netal lurgica preistorica (Coghlan 1975:Bl ).<br />

Un certo numero di oggetti (lgfr) presenta invece percentuali di<br />

stagno assai basse, fra 1o O ed il zfr.<br />

A questi dati si contrappongono quelli riguardanti iI pionbo, che<br />

indicano una scarsa presenza di tale elenento nei bronzi sardi, nonostante<br />

I'abbondanza dei suoi giacinentl (fig. 9.9:1). I1 74í dei<br />

manufatti anal ízzatí hanno infatti un tenore di pionbo conpreso fra 1o 0<br />

e l' 11, i1 che discosta f isola dalle metallurgie "oceidentali", cui<br />

pure 1a Sardegna si richiana per alcuni tipi metallici, quali quelte<br />

del la Penisola f berica e de11'ïnghilterra, dove i,nvece di norna i<br />

reperti presentano valori di pionbo assai elevati (Craddock 1 980:54-55i<br />

Northover 1 980: 66-67),<br />

Si è distinto iI naterial.e archeologico in cinque classi di oggetti:<br />

gli utensili (conprendendo fra questi le asce), le armi (escluse in<br />

via prudenziale quelle di fogge a carattere vistosamente votivo), gli<br />

ornamenti, i bronzetti ed i lingotti; riguardo a questi ultimi si è<br />

preferito tener separata La controversa classe dei lingotti "ox-hide"<br />

(zz).<br />

Dai diagranni a blocchi ricavati (fig. 9.8:1 -5), senbra che nel 1a<br />

Sardegna nuragica 1o stagno venisse usato con naggiore frequenza, ed in<br />

percentuali relativanente piü alte, pêr armi (fig. !.8:4)r utensiti<br />

(fig.9.8:5) ed ornamenti (fig.9.8:2), per quanto concerne in particolare<br />

le prine due classi di nateriali, si rileva cone Ie ar-ni presentino<br />

in genere una concentrazione di stagno inferiore a que I la degL i<br />

utensi li. D' verosinile che agli strunenti di combattinento fosse<br />

richiesta una ninore rigidità rispetto a quelli di lavoro, e quincli un<br />

minor eontenuto di stagno, giacchè I'incremento di stagno, nel bronzo,<br />

se da un lato aunenta la sua durezza, dall'altro ne dininuisce la flessibilitâ.<br />

E'inoltre da rilevare l.'alta percentuaLe di stagno negl,i<br />

ornamenti: il gofr di essi presenta un tenore di stagno superiore aI 9%,<br />

nè ve ne ã alcuno con una percentuale inferiore al 611í. E'noto come<br />

si riscontrl, negli oggetti di ornanento protostoricir ütr piü alto<br />

tenore di stagno rispetto agli altri manufatti (Canbi 1959a319r-194);<br />

ciô è stato messo in rapporto, oltre che a1la naggiore dure?,za del la<br />

lega, anche al,la perslstenza della lucentezza neI prodotto finito,<br />

nonchè all'abbassanento della tenperature di fusione e ad una buona<br />

scorrevol ezza nel la colata, necessaria in "getti" piccoli e delicati<br />

(Cambi 1959a2197; Fornigll 1971 t154).<br />

E- anche interessante osservare come, nei lingotti (fig. 9.8:6), Io<br />

stagno sia praticanente assente <strong>nella</strong> quasi totalità dei caei osservati<br />

(piü dell'8OÍ), il che senbra suggerire che iI rane venisse conmerciato<br />

ed imrnagazzinato pressochè puro; venno tuttavla rilevate due eceezi.oni,<br />

costituite da panel le con una percentuale stannica superiore aI 1'8í,<br />

205


probabi lmente ricavate dal,1a rifusione di vecchi bronzi (Vodret<br />

19592258)i in una di esser proveniente da 0Lnedo, è stato addirittura<br />

riseontrato un valore del 15r67fr.<br />

Per quanto concerne i bronzetti (fig. 9.gt7), Í.nvece, si puõ notare<br />

cone essi presentino un campo assai anpio di variabilità nel contenuto<br />

di stagno, che va dal ZrZl aI 19r6fr. Va rilevato come una piü vasta<br />

gamma di variazione nelle percentuaLi ali stagno delle statuette rispetto<br />

a quella riscontrabile nelle arni e negli utensili è stata pure osservata<br />

da Craddock in nanufatti greci della tarda etâ del bronzo; anche i<br />

bronzetti sub-ni.noici sono caratterizzati da un largo campo di variabilità<br />

nel tenore di stagno (Craddock 19762101-1O1, figg. 5;6).<br />

Esaninando invece i diagranni relativi al eontenuto di piombo (fig.<br />

9.9:1-5), notiano, cone già indicato in preceden?,a, come I'asãoluta natgioranza<br />

dei reperti, indipendentenente dalla classe di appartenenza, si<br />

addensino intorno a valori inferiori all'1 11í, concentrazioni queste<br />

troppo basse per essere considerate frutto di una scelta volontaria<br />

(Branigan 19742?1 ).<br />

V-i sono tuttavia alcuni, rari casi, nei quaJ,i iL<br />

tenore di piornbo è piü elevato, tanto da dover ipot ízzare una intenzionalità<br />

neIIa scelta deLla lega, probabilnente al fine di abbassare Ia<br />

tenperature di fusione e di fluidificare la colata. Va conÌunque rilevato<br />

ehe, tranne nel caso di alcuni lingotti (fig. 9.9:6), non vengono<br />

superati i vqlori, rispettivamente, deI 5% per gli ornanenti (fig.<br />

9.922), del 5í ,per Ie arni (fig. 9.9:4), del A{ per gli utensili (riã.<br />

9.925) e de1 Ifr p* i bronzetti (fig. 9.927).<br />

Dal conplesso_ delle analisi si rieava f inpressione che la Sardegna<br />

possedesse' in età nuragica, una tecnologia metallurgica notevohnente<br />

conplessa e- sviluppata, e che gli artigiani fossero in grado di dosare<br />

1e quantità dei vari metalli onde ottenere leghe divãrsifieate che<br />

potessero rispondere nel nigliore dei nodi alla funzione degli oggetti<br />

che si volevano ottenere. Un chiaro esenpio di ciò è costituito dall,e<br />

"bandel le" bronzee del ripostiglio cli Abini, fascette utili zzate per<br />

legare assieme un gruppo di spade votive, che presentano un bassissino<br />

tenore di stagno ( rispett j.vanente 1 ,15fr ed t ,eZfr), ta I e da conf erire<br />

alla lega un notevole grado di flessibiLità, indispensabile ia questo<br />

particolare caso, glacchè esse dovevano venire attorcigliate attorno<br />

aI le arni (Voaret 1959t262). AL l'opposto, in un frannento di 11na,<br />

strumento per il quale è Índispensabile una notevole durezza, si è<br />

riscontrato un valore di stagno assai superiore alla nedia, del 11r11fr,<br />

L'elevato grado di sviluppo tecnologico raggiunto dalla netallurgia<br />

sarda puõ essere stato indotto ed aver ricevuto inpulso sia dalla rj.cchezza<br />

di naterie prime, quali rame, pionbo e, forse, in qualche nisura,<br />

anche stagno che, come si è visto, sono alquanto diffuse nelf isola, sia<br />

dai contatti' talora, verosinilnente, assai intensi, intercorsi con<br />

altre cuLture anche geograficanente assai lontane. La <strong>metallurgia</strong> sarda,<br />

infatti' pur presentando specifici aspetti di un'evoluzione per<br />

nolti versi local,e (si pensi., a puro titolo esenplificativo, ad alcüne<br />

classi di nateriali peculiari delf isola, quali ]e barchette bronzee,<br />

gli stocchl, i pugnali ad elsa gammata, le faretre votive, ecc.), è<br />

anche fortenente permeata da influssi provenienti da vari anbiti del<br />

bacino del. Iíediterraneo: Ia Sardegna è infatti, pêT la sua stessa co1-<br />

Iocazione geografica, aIla confluenza di aree di scanbio ed arnbienti<br />

culturali moltepliei.<br />

206


Questa pluralità di caratteri è resa ben evidente dal1'esame tipologico<br />

dei bronzi, alcuni dei quali, come si è già, in parte, riLevato<br />

in precedenza, costituiscono chiari indizl dell'eglstenza di influenze e<br />

di rapporti con iI nondo del !íediterraneo 0rientaLe, ed in special nodo<br />

con Cipro, cone è stato sottoLineato da recenti studi (lo Schiavo et a}.<br />

1985262-65), AItre forne netalliche, invece, costituiscono chiare testinonianze<br />

di contatti con i1 bacino occidentale del Meditemaneo, ed in<br />

particolare con la Penisola Iberica, eontatti già nessi in rilievo, in<br />

passato, da vari autori (Taranelti 1921a:89-90; Bosch-Gimpera 1929214-<br />

18; Alnagro 1940:141 - 142t Coffyn 19852147-158).<br />

A tale quadro vanno inoltre aggiunti i rapporti, che pure dovettero<br />

essere assai intensi, con la vicina ltalia tirrenica e con la Sicilla<br />

(Taranel 1i 1929245-49; Bartoloni e Delpino 1975240-44; Lo Schiavo<br />

19Bl a1299-7O8, 314i Lo Schiavo 1985z26A-261, 264-269; Gras 19852113-162i<br />

<strong>Giardino</strong> I 986).<br />

La Sardegna nuragica, quindi, lungi dal rappresentare un mondo<br />

chiuso ed isolato, costituisce invece un punto chiave per comprendere la<br />

complessa dinamica degli antichi traffici mediterranei, di cui essa,<br />

anche grazie alla rLcchezza dei suoi giacinenti netalliferi, deve aver<br />

costituito un polo fondanentale.<br />

Ringrazianenti<br />

Desidero esprinere 1a nia gratitudine a1 prof. Renato Peronj, ed<br />

alla dott.ssa Fulvia Lo Schiavo per i preziosi suggerinenti fornitini<br />

<strong>nella</strong> realizzazione del presente lavoro. Ringrazio inoltre i prof.<br />

Ercole Contu, Giorgio Padalino e Luciano AIba per i numerosi consigJ.i ed<br />

informazionj.. Sono grato aI Departnent of Prehistoric and Ronano-<br />

British Antiquities deI British Museum ed a1la preside deIl'Istituto<br />

Tecnico Industriale Minerario "0. Asproni" di fglesiae, prof. Anna Maria<br />

tandisr pêr averni permesso di studiare i reperti illustrati in questo<br />

contributo. Rivolgo un particolare ringrazianento alla prof. Mirian S.<br />

Balmuth, editrice del presente volune, che ni ha cortesemente permêsso<br />

di apportare alcune necessarie nodifiche a1 testo della relazione da ne<br />

letta durante i1 convegno e di chiarlre cosi neglio i1 nio pensiero.<br />

Sono pure riconoscente al si.g. Gianfranco Mieli ed alla sig.na Crlstina<br />

A I tonare per aver lucidato i disegni da ne eseguiti di nateriale<br />

archeologico.<br />

Note<br />

1.-Sul1'origine e la giacitura dei giacinenti sardi di minerali<br />

rnetal licir cfr. Brusca, Dessau 1 968: 472-477; Garbarino, Gril lo, Mari,ni,<br />

Mazzella, Melis, Padalino, Tocco, Violo 198t22A2-222.<br />

2. E' significativo che <strong>nella</strong> stessa sepoltura dolnenica sÍano stati<br />

rinvenuti anche, come si dirà piü oLtre, anellini e spiraline in argento<br />

(Atzeni 19822577).<br />

t. Sull,a localizzazíone e Ia struttura della grotta di Cuccuru Tiria,<br />

cfr. Forti, Perna 19A2264, tavv. 1 O5-1 06.<br />

4. TaIe uso è stato riscontrato in nunerosi siti archeologici: cfr.<br />

Âbini (pais 1884:118-1r9), A1à aei Sardi (TaraneIli 19252465); 0lnedo<br />

(Taranel 1i 1957:1 1 I , 1ZO); Sant'Anastasia di Sardara (TaraneI 1i<br />

1 918:66) ; S. Vittoria di Serri (Tarane}li 19222720) .<br />

207


5. Si veda, a tale proposito, il nodel lino di nave in piourbo dal<br />

conplesso nuragico di Antigori di Sarroch (Caeliari): Lo Schlavo<br />

19862197-194, fig. l.<br />

6. Sia a Ploaghe che a Tula furono rinvenute 12 paneLle di pionbo; in<br />

quest'ul timo sito ease pesavano cj,rca 2 Kg. ognuna (Birocchi 49, 52). A<br />

Sant'Anastasia di Sardara i lingotti di piombo erano 15, per un peso<br />

conplessivo di Kg. 192 (Ugas 1986242-43).<br />

'1 . Padalino, comunicazione verbal,e. Per questa e per altre<br />

informazioni eortesenente fornitemi sui giacinenti netal tiferl sardi,<br />

desidero esprimere la mia gratitudine al prof. G. Padalino de11'Istituto<br />

di Giacinenti I'linerari, Geofisica e Scienze Geologiche della FacoLtà di<br />

Ingegneria ilell'Università di Cagliari.<br />

8. Sui giacimenti di argento sardi sono di particolare interesse alcuni<br />

lavori del ta fine del secolo scorso e deL l' j.nizio di questo: cfr.<br />

Traverso 1 890 226-27; 1 909 212-19.<br />

9. Per 1a locaLízzazione topografica dei nuraghi clel la Nurral cf r.<br />

Pinza 1901 :tav. ïX; I'le1is 1967:tavv. I-II.<br />

10. Per la localízzazíone topografica dei nuraghi deLl'ïglesiente, cfr.<br />

Melis 1967:tav. V.<br />

I 1. Desidero esprinere un particolare ringrazianento al. Prof. ïruciano<br />

Alba per 1e indieazioni e le precisazioni sul1'ubicazione delle<br />

strutture nuragiche riportate in questa carta di distribuzione.<br />

1 2. Per I'uso degli strumenti in pietra in etâ nuragica, cfr. Lo<br />

Schiavo 1 981 b2297. Può essere interessante notare che nel1a capanna<br />

,6/rZ di Barunini, fase d, furono rinventui, tra 1'altro, i seguenti<br />

manufatti litieÍ: nove teste di nazza dÍ granito, calcare e basalto da1<br />

dainetro di 7-8 cm.1 con foro biconico; quattro pietre sferoidali di<br />

arenaria; numerosi pestelli; tre nacinelli di J,ava; tre affilatoi; una<br />

cinquantina di ciottoli fluviali tondeggianti, usati cone coti o cone<br />

lisciatoi (liftiu 1952-1954.555). Vari oggetti in pletra sono stati<br />

anche rinvenuti neI villaggio di Su lluru Mannu (Santoni 1985296-97,<br />

fieg. 1 1 -12).<br />

17. I nateriali illustrati, conservati aI Museo de11'Istituto Tecnlco<br />

ïndustriale Minerarj.o "G. Asproni" di Iglesias, recanor sü vecchie<br />

etichette, 1e segenti indicazioni di provenienza: Le lucernette<br />

d'inpasto (tavv . 4r5-4i 7 11-2) a.11a niniera di Masua; i1 pestel lo di<br />

enatite (tavv. 5 r7i 7 16), i1 nacinel lo in granito (tavv. 511i 7 14) e Ia<br />

testa di mazza in basalta (tavv. 5r3; 7 r5) da Planu Dentis. Del<br />

f rammento di testa di maz,za in basa l to ( tavv. 5 r4i 7 ,5) non è invece<br />

nota 1a provenj,enza; va tuttavia sottolineato cone 1a col lezione<br />

archeologiea del museo di Iglesias raccolga prevalentenente, se non<br />

esclusi.vamente, reperti rinvenuti in passato in miniere o in localitã<br />

minerari.e, per 1o piü deIl'Iglesiente.<br />

14. Tali lucernette, d'inpasto brunastro, alcune delle quali presentano<br />

aneora, al f interno, traeee di af furnicatura e residui di sostanze<br />

carboniose conbuste, trovano confronti con esenplari di età nuragica dal<br />

nuraghe Losa di Abbasanta, Cagliari (f,it f iu 1952-195421 18, tav. Vf ,4),<br />

208


dal nuraghe di "Santa LuI Ia'!, Orune (lo Schiavo 1978294, tavv. XXXrr) e<br />

dal nuraghe Palnavera di Alghero (rc Schiavo 1981bzfíg.579),<br />

15. 11 pestello, di forma tronco-conica, è lungo cD. 8: Vivanet 1890:<br />

1r5.<br />

16. 11 pez?,o, pressochè cilindrico, è privo di foro per il mani.co, ed è<br />

lungo co. 1 1 ,5, ed il dianetro di co. 3 12; Taranelli 1921b2497, fig. 1 .<br />

1'1. Sul1'uso dei picconi nel1'età de} bronzo nel1'anbito del-le attività<br />

estratt j.ve , cf r. Shepherd 1 980: I 82 .<br />

18. Le doppie asce tavv. 411-2i 6r2-t sono conservate a Londra, al<br />

British Museun; appartenevano, rispettivamente, Ia 4r1 alla GreenreLl<br />

Collection (n. inv. hIC 1089), e la 4r2 alla l{ellcone Collection (p 1964<br />

12-1 18?). Per quanto eoncerne 1a prinar Írêl.f inventario dell,a<br />

collezione Greenwell è inaicata cone provenienza CagJ.iari; della seeonda<br />

si sa soltanto che fu acquistata ne1 1911 a Rona.<br />

19. Tale dubbio, giâ fornulato da Taramelli (tgZJaz16l), è stato<br />

recentenente riproposto daL la Lo Schiavo ( t ggr: 299-rOO). Un probabi J.e<br />

esenpLare di incudine, di foggia conpletanente diversa, proviene dal<br />

ripostiglio di Sanrle: G. Spano 1876t16, tav. 17.<br />

20. Sul le forme di fusione sarde, cfr. Lo Schiavo 198,lb:2?8; 198222'13,<br />

fig.5. Vedi ancher sü questo argomento, 1o studio di M.J. Becker<br />

1984t167-208.<br />

21. Cfr. la forna di fusione da1 ripostiglio di Casaleechio (Montelius<br />

1895 2171-172, p1. 7016) e 1'esempLare, frammentario, dal ripostiglio di<br />

Piediluco-Contigliano (Ponzi Bononi 1 9?O 2172-154i fig. 1414).<br />

22. Si vedano i framnentJ., verosini lnente pertinenti a forne di<br />

fusione, rinvenuti nei ripostigli di Monte S. Mauro, Caltagirone (Orsi<br />

1927238-59, f ig. 1A-B) e di Lipari (Bernabõ Brea, Cavalier l98O 2741,<br />

tav. CCIXXXVI,56 ) .<br />

2r. Va ..ìricordato<br />

comer pê? altre aree e, soprattutto, per periodi<br />

storiei piü antichi, e quindi caratterizzatí da tecnologie alquanto<br />

dlverse, siano strati effettuati, con interessanti risultati, tentativi<br />

di individuazione delle aree estrattive sulla base di analisi<br />

netallurgiche: cfr. Berthoud 1979; 1980; Berthoud, Francair 1980. Negli<br />

ultini anni è stata inpiegata, <strong>nella</strong> ricerca dei giacimenti sfruttati in<br />

antico, una tecnj,ea di indagine nirante a deterninare la provenienza del<br />

metallo dei bronzL archeologici mediante 1'esane della composizione<br />

isotopica del pionbo, elemento questo presente in tracce nei ninerali<br />

cupriferi, e quindi, nelle leghe da essi ottenuti: cfr. Gale, Stos-Gale<br />

19AZ:1 2-1 8. E' tuttavia opportuno, neI valutare i risul tati, tenere<br />

conto delle critlche e delle precisazioni effettuate da Muhly 198tt212-<br />

218 .<br />

24. Nella real Lzzazíone del presente studio sono state utiL ízzate le<br />

analisi pubblicate clai seguenti autori: Canbi 1959b; Vodret 1959i<br />

Junghans, Sangmeister, Schrijder 196V 1968; 1974i Stodulski 1975-1977;<br />

Riederer 1980; Tylecote, Balmuth, Massoli-Novelli 1984.<br />

25. Cfr., a questo proposito, Lo Schiavo, l4acnamara, Vagnetti 1985 256.<br />

209


26. Tale prob3,ena era già stato messo in risalto da Vodret: cfr. Vodret<br />

19592266.<br />

27. Sul complesso problema dei lingotti "ox-hide" sardi, della loro<br />

origine e provenienza, già dibattuto aL tenpo del rinvenimento dei prini<br />

esemplari a Serra I lixi (Nissardi 1 884:6; Pigorini 1 904:105-10?), cfr.<br />

Lo Schiavo, Macnamara, Vagnetti 1985:1O-19, con relativa bibJ.iografia.<br />

BIBTIOGRAFIA<br />

AÏ,BA, L.<br />

1982 Contributo ad un Catalogo dei beni Archeologici<br />

preistorica del conune di lglesias. Speleologia<br />

41:1-1O.<br />

AI,I{40R0, M.<br />

I 940<br />

ATZENI, E.<br />

198t<br />

1982<br />

BALI,IUTH, M.S.<br />

1976<br />

BART0LoNI, G.<br />

1975<br />

BAS0II, P.<br />

1 980<br />

BECKERe M. J.<br />

1 984<br />

BERNABO BREA,<br />

1 980<br />

BERTH0UD, T.<br />

1 979<br />

1 980<br />

L'architettura<br />

tenia (Nuoro).<br />

440. Firenze.<br />

di età<br />

Sarda<br />

El hallazgo de Ia rìa de Huelva y el final de la Edad del<br />

Bronce en el Oceidente de Europa. Ampurias 2285-1 47.<br />

AspettÍ e sviluppi culturali del Neolitico e della prina<br />

etã del metalli in Sardegna. Ichnussa:XXI-LI.<br />

Notiziario: Laeoni. RSP tTU -2) 2716-777 .<br />

& R.F. TYTECOTE<br />

Ancient Copper and Bronze in Sardinia: Excavations and<br />

Ana1ysis. JFA lQ) 2195-2Q1 .<br />

& F. DELPINO<br />

Un tipo di orciolo a lane1le netalliche. Considerazionj.<br />

sulla prina fase vi l lanoviana. StEtr 4725-45.<br />

e i materiali del l{uraghe Nastasi di Ter-<br />

Atti XXII Riunione Scientifica IïPP:429-<br />

Sardinian Stone Moulds: An Indirect Ìt[eans of Evaluating<br />

Bronze Àge Metallurgical TechnologJr. SSA: 16t-2O8.<br />

L. & I{. CAVAIIER<br />

Melisunìs lilb IV.<br />

1'analyse de traces et Lp nodelisation de 1_g<br />

Ell{"<br />

filiation<br />

Iar<br />

entre ni,nerai de cuivre et objets archeolo-<br />

.rr<br />

:-l-= -:':tF<br />

@ffeffieËãG;-i'ffiffi<br />

Marie Curie. - Paris VI.<br />

---<br />

De la mine a<br />

srótauigues.<br />

1'objet<br />

Dossiers<br />

é.'=-<br />

étude de la provenance des objets<br />

de 1'archêolgig 42t24-27 .<br />

210<br />

--.--


BERTHoUD, T.<br />

1 980<br />

BILLoUS, E.<br />

1915<br />

BïR0CCHr, E.<br />

19r4<br />

BoscH GïMPERA,<br />

1 g2g<br />

BRANÏGAN,<br />

197 4<br />

BROMEHEAD,<br />

1 966<br />

BRUSCA, C.<br />

1 968<br />

CA},18I , L.<br />

1 959a<br />

1 959b<br />

0ARTA, M.<br />

1 967<br />

ctAYToN, B.<br />

1974<br />

C0FFïN, A.<br />

I 985<br />

K.<br />

coGHtAN, H.H.<br />

1975<br />

& J. FRANCAIX<br />

contribution a 1'étude de la nétalrureie de suse aux<br />

Trr@<br />

IVêne et IIIéne nillenaires. Analyse des elements-traóeà<br />

r-ã-rsp-ecFnetffi oãTaïãf rffi<br />

spectrometrie de masse a etinCelfes, ffi -<br />

Considerazioni geochiniche sulla frequenza degli elementi<br />

---.{-- nei ninerali della Sardegna. Rendiconti<br />

--deI<br />

Seninario<br />

della Facoltà di scienze 49.4a@@ifai@ffiï<br />

ffili;:ã;ãí;_-- ----<br />

I ripostigli nuragici<br />

1 257 -1 oB.<br />

P.<br />

Le relazioni mediterranee<br />

etrusco. StEtr 729-41.<br />

Aegean<br />

Oxford.<br />

e Ie panelle di rame grezzo. StSar<br />

postmicenee ed i1 problema<br />

Metalwork of the Early and Middle Bronze 499..<br />

C.N.<br />

Coltivazione delle miniere e delle c8vê. Storia delta<br />

tecnologia 12567-58o. Torino. (ed. orig.<br />

ffiïãF?ï-t, @<br />

oxrord 1s54)<br />

& C. DESSAU<br />

ï giacimenti pionbo-zineiferi di S.<br />

ne1 quadro de1 La geologia deI<br />

L'industria nineraria Serie II 19(9-11<br />

Ricerche chimico neta I lurgiche su reghe cupriche di<br />

oggetti ornanentali preistorici e protostorici de11'<br />

rtalia centrale e settentrionale. stEtr 27:I9r-,|98.<br />

Probleni della netallurgia etrusca. stEtr 272415-452.<br />

Sar{ggna. Guida d'Italia del TCï. MiLano.<br />

Metal Analyses<br />

Ear1y Bronze Age<br />

of Arc,haeo l ogy of<br />

Giovanni (Iglesias)<br />

Canbrico sardo.<br />

):4?0 sss.<br />

their linitation and application to the<br />

in freland. BuLletin of the Institute<br />

London 11t75ffi ---<br />

Le Bronze Fina I Atlantique dans la Peninsule I be rique.<br />

Paris.<br />

Notes on the Prehistoric lrÍetallursv of Conner<br />

ffine-urqrroffi--<br />

211<br />

and<br />

Bronze


C0NTU, E.<br />

1960 Notiziario: Sardegna. FSp 1jz?56-241,<br />

1974 La Sardegna del}'età nuragica. PCil 72145-207.<br />

198,l L'architettura nuragj.ca. f chnussa:g- 175.<br />

CRADDoCK, P.T.<br />

1976 The Conposition of the Copper Alloys used by the Greek,<br />

Etnrscan and Roman Civilization. l. The Greeks before<br />

the Archaic Perj,od. JAS jz93-117.<br />

1980 The Composition of Iberlan Bronze Age Metal.work in the<br />

British Museun. BII{OP 17 251 -62.<br />

DEABATE, P.<br />

1972 Solfuri. Encigfggglg Italiana del le Sgi.enze. l'Íiqerall<br />

eRocce13ffi<br />

DE MICHELE, V.<br />

1974 Guida mine,ralogica d'Italia 2. Novara.<br />

DESÂNTIS, P. & F. t0 SCHIAV0<br />

1982 Rinveninento di bronzi nuragici a Costa Nighedda (Oliena,<br />

Nuoro) . RSp 57 zzBT-291 .<br />

FERRARESE CERUTï1 M,L.<br />

1 985 Un bronzetto nuragico da Ossi (Sassari). Studi in onore<br />

di 0iovanni tilIiu per il suo settantesino@<br />

6ï.-TEE;r--<br />

FToREILI , G.<br />

1880 Villagrande (Strisaili). NSc: tOB-í09.<br />

F0RBES, R. J.<br />

1966 Estrazione, fusione e leghe. Storia della tecnoloeia<br />

1 :581 -609. Torino.<br />

1971 Studies in Ancient Technologrr VïIf<br />

-<br />

. Lej.den. -<br />

--=-<br />

FORI'ïïGLI , E.<br />

1971 La tecnica cli lavorazione di alcuni bronzi etruschi,<br />

StEtr 792127-45.<br />

FORTI, P. & G. PERNA (a cura di)<br />

19ez L" Sgllli gqturaf i de,I 1'Iglesiente. Irtenorie del l.'<br />

ÏítiTü6-ÏtaTGïõìïspme Títifiïõ-Tt"Tffiilsp@" Ìï--Gãieffiãã<br />

m-<br />

GAÏ,E, N.H. & 7".A. SToS-GALE<br />

1982 Bronze Age copper sources in the Mediterranean: a ner<br />

approach. Science 216:l I -I 9.<br />

GARBARIN0, C., S.ü. gRIttO, C. IvlARINf, A. IttALaELLA) F. ÌÍELIS, G.<br />

PADAüïNo, S. T0CC0, & M. vï0t0<br />

1985 The Paleozoic Metallogenic Epochs of the SardinÍan Microplate<br />

(Ìfestern Mediterranean)3 an Attempt of Synthesis on<br />

212


Geodynanic Evolution and Mineralizing Processes. Rendiconti<br />

Societâ ïtaliana di Mineral-ogia. e Petro@<br />

3ef1T1W<br />

GïARDINo, C.<br />

1984 Insedianenti e sfruttanento <strong>minerario</strong> del territorio<br />

durante la nedia e Ia tarda età de1 bronzo nel LazLoz<br />

GRAS, M.<br />

HUISEN, C.<br />

--<br />

ipotesi e considerazioni. NBAS 1:127-1.41,<br />

1 986 Sicilia e Sardegna fra la tarda età del bronzo e la prina<br />

etâ del ferro. Aspetti di contatti neI Ìrlediterraneo<br />

centro-occidentale ne I1'anbito della rnetal lurgia. Conunicazione<br />

effettuata duraate i1 II Convegno di Studi "Un<br />

mi l lennio di relazioni f ra la Sardegna e i Paesi ctel<br />

Mediterraneo (XV-V secolo B.C.)". Selargius-Cagliari 27-<br />

50 novembre 1986. ïn corso di stanpa negli Atti del<br />

Conv.egno.<br />

1 985 TTA.<br />

1 909 RE Vf:coL. 2221.<br />

JUNGHANS, S., E. SANGMEISTEn & lI. SCHRoEDER<br />

1960-74 Kupfer und B,ronze i.n der friihen M_et_al lzeit IlIgEg..<br />

BerIin: Bd. 112.<br />

tïttïu, G.<br />

1952-54 11 nuraghe di Barunini e Ia stratigrafta nuragica. StSar<br />

1 2-17 t9O-469.<br />

1966 Sculture della Sardegna nuragica. Cagl j.arj. .<br />

1972 La civiltà dei Sardi. Dal neolitico all'etã dei nuraghi.<br />

fo'rffi-<br />

t0 scHrAv0, F.<br />

1978 Nuraghe di "Santa Lul 1ar " Orune. Sardegna Centro-<br />

sãõãõi:<br />

orientale da1 Neolitico a1la fine del mondo antico:95-96.<br />

1979 I1 materiale preistori.eo de1la collezione Spano. - Contributi<br />

su Giovanni Spa.no 1 80, - I 3Zg,r 67 -86. Sassari;--<br />

1980a I1 villaggio nuragieo di Serra 0rrios: i bronzí.<br />

Dorgali. Docunenti arcbeologici: 1 45-154, Sassari.<br />

1 98Ob La produzione netal lurgica del territorio di DorgaIi.<br />

Dorgali. Documenti archeologici:1 55-1 60. Sagsari.<br />

1981a Osservazioni sul problema dei rapporti fra Sardegna ed<br />

Etruria in età nuragica. L'Etruria minerarj.a. Atti ilel<br />

xrï convegno di studi EtruffiiãT]ffigffiffi<br />

FiFeããt-<br />

-<br />

21'<br />

-<br />

-<br />

-


198í b<br />

1982<br />

1983<br />

I gB4<br />

I 985<br />

1 986<br />

1 986<br />

MELIS, E.<br />

1 967<br />

II'IETONÏ , P.<br />

I 9eo<br />

MoNTEIIUS,0.<br />

1 895<br />

I'IIUHIY1 J.D.<br />

1 977<br />

1981<br />

NISSARDI, tr'.<br />

I 882<br />

1 884<br />

Eeononia e Socletà nell'etâ dei nuraghi.<br />

147.<br />

Ichnuss a2255-<br />

Copper Metal lurgy in Sardinia during the Late Bronze Age:<br />

New Prospeets on its Aegean connections. EIrÍc: 27I -zez.<br />

Le componenti Egea e cipriota <strong>nella</strong> netallurgia delra<br />

trada età del bronzo in ïtaria. Magna Grecia e Mondo<br />

$ice.neo. Atti del XXII Convegno jW di sul la fr'agna llaena<br />

Grecia 1 982 2285-120. Taranto.<br />

---<br />

t0 scHIAvo, F., E. MACNAMARA & L. VAGNETTI<br />

1 985 ïnports.<br />

MARCELLo, A., S. PRETTI & r. SALVAD0RI<br />

1978 Car,ta I'ietallogenisa della lardegna. FireÍrzê .<br />

MASSoüï-N0VELLI, R.<br />

Appunti sul 1'evoluzione culturale<br />

dei metalli. NBAS 1221 -40.<br />

de I la Sardegna ne I 1'etã<br />

La sardegna nuragica e i 1 nondo meditematrêo. sardegna<br />

preis to ric_a z 255 -269 .<br />

una reinterpretazíone: nodeLlino di nave in pionbo da<br />

Antigori (Sairoch, Cagliari). TMM: 1gt-197.<br />

The geo I ogïr environment, and natura I resources of<br />

Sardinia. SSA IIzT-7 .<br />

Carta dei nurgghi della<br />

nel comune di llanoiada.<br />

La Sardegna romaaa. Sasgari.<br />

I,a Ciyilisàtion prinitive en<br />

des métaux I. Stockholm.<br />

Italie<br />

!Íonumenti preigtorici<br />

depuis f introduction<br />

Tin Trade Routes of the Bronze Age. Anerican Scientist<br />

61 z 404-417 .<br />

Lead Isotope Analysis and<br />

21 0-21 8.<br />

In Fiorelli, Nuragus. IEr t}5-r11 .<br />

the Kingdon of A1ashiya. RIAC:<br />

rntorno ai due ripostigli di Abini e di Forraxi Nioi<br />

presso Nuragus. BAS parte II, suppL.35-29.<br />

214


NOnTH0VER, J.P.<br />

1980 Bronze in the British Bronze Age. Aspects of Early<br />

Metallurgy = Bll.0P 17 267-70.<br />

oRsr , P,<br />

1927 Nuovi Ripostigli di bronzi siculi. BPI 47 zJi-57 .<br />

PArS., E.<br />

1BB4 I1 ripostiglio di bronzi di Abini presrio Teti. BAS serie<br />

ïI, fasc. 5-10:67-179.<br />

PïGORINI, L.<br />

1904 Pani di rame provenienti da11'Egeo scoperti a Serra llixi<br />

in provincia di Cagliari. BPI 70291-107.<br />

PTNZA, G.<br />

19Ol Monunenti prinitivi della Sardegna. MonAnt 11 :5-280.<br />

PoNZï B0NoIII , L.<br />

1g7O 11 Ripostiglio di Contigliano. BPI 79295-156.<br />

RTOHARDS, E.E. & A.E. BLIN-ST0ÏLE<br />

1961 Â Study of the Homogeneity in Composition of an lrish<br />

Thick-Butted Axe. A"@, 4257-55.<br />

RIEDERER, J.<br />

1 980<br />

Metal lanalysen sardi.scher BroazêtLo Kunst Sa{4inlens 2156-<br />

1 60.<br />

R0IANDI, G.<br />

1969-70 ta netal l,urgia in Sardegna. L'Industria Mi,neraria, serie<br />

rr, 2o(t z)26í>-azgi z1(í)z5g-Ti7<br />

RoTHENBERG, 8., & A. BLANC0-FRETJEIRo<br />

1 9BO Ancient copper nining and snelting at Chinflon (Huelva,<br />

s.l{. spain). llulQl 20241 -62.<br />

SANToNI, V.<br />

1985 I I vi I laggio nuragico di Su Muru lllannu. RSf 15(1)257-<br />

1 40.<br />

scoTT, D.<br />

1985 lvletal log.raphy o_f Ancient Metals. Co]tr,lg 4andbgok -g,t th"<br />

Consèrvation Sunmer SchooL of the Instltute of Ârchaeo-<br />

+---fgg.<br />

London.<br />

SHEPHERD, R.<br />

1980 Prehistorie Ivlining and Allied Industries. London.<br />

SLATER' E.A. & J.A. CHARIES<br />

l9?O Archaeological Classification by l{eta} Analyses.<br />

Aqti.quity 642207 -21, .<br />

SPANo, G.<br />

1862 Miniere sarde dei tempi antichi. BAS 8:129-172.<br />

215<br />

-


1875a<br />

1875b<br />

1876<br />

sToDuLsKI, L.P.<br />

1975-77<br />

TARAIT{EILI , A.<br />

1912<br />

1 918<br />

1921 a<br />

1921b<br />

1922<br />

1925a<br />

lgzrb<br />

1925<br />

1929<br />

1915<br />

19r4<br />

TnAVERSo, G.B.<br />

1 909<br />

TRAVERSo, S.<br />

1 890<br />

Memoria sopra I'antica cattedral,e di GaItel lÌ e Seoperte<br />

mFõiõe-ïãïtTã@.ïãTrïíôi@'ãn;ïïõ'7ã<br />

Cagl1ari.<br />

9goperte Archeologiche<br />

I'anno 1871. Cag1iarj..<br />

Scoperte Archeoloqiche<br />

I'anno 1876. Cag1iari..<br />

In ![.S. Balnuth, Sardinian<br />

StSar 24t154-156.<br />

fattesi in<br />

fattesi in<br />

Note di preistoria sarda. !E! 78267-87.<br />

Sardegna in<br />

Fardegna in<br />

tutto<br />

tutto<br />

Bronzetti in Anerican lrÍuseuns.<br />

ï1 tenpio nuragico di S. Anastasia in Sardara (prov. di<br />

Cag}iari). MonAnt 252co!. 5-116.<br />

rl ripostigrio dei bronzi nuragici di ì{onte sa rdda di<br />

Decinoputzo ( Cagliari ) . Morúnt 27 z5-1 OB.<br />

Lotzorai (caeliari). Ripostiglio di oggetti di bronzo<br />

di età pre-ronana, rinvenuto in regione "cenna Tranonti."<br />

NSc:496-498.<br />

serri. Nuovi scavi ner santuario nuragico presso la<br />

chiesa di s. Irlaria della vittoria sulI'artopiano del.la<br />

Giara. Ilgt 296-rt4.<br />

Ripostiglio di arni e strunentl in bronzo di età nuragica<br />

rinvenuto a chillvani (Ozieri) in provincia di sassari.<br />

B,PI 47 z 150-164 .<br />

rn u. Re I I ini, Miniere e fonderie d'età nuraglca in<br />

Sardegna. BPI 45267-72.<br />

A1ã dei sardi (sassari). Rinveninento ali bronzi votivi<br />

di etâ nuragica in regione "gu ped,righinosü.'f NSc: 462-<br />

470.<br />

Sardi ed Etrusehi. StEtr 3245-49.<br />

Tenpietto protosardo del canposanto di 0lnedo (sassari).<br />

BPI 57211O-122.<br />

Le fonti elassiche ricordano i Nuraghi? stsar l:lo9-115.<br />

Le m].n].ere d' arge,nto il Sardegna. ALba.<br />

Note sulla geologia e sui giacinenti arsentiferi del<br />

Sarrabus (Serdegna) . Torino.<br />

216


TïüECoTE, R.F.1 M.S. BAü.IUTH & R. I'{ASS0[I-N0VE[LI<br />

I 984 Copper and Bronze Metallurgy in Sardinia. ElAt115-162.<br />

UGASr G.<br />

1984<br />

1 985<br />

1 986<br />

ucAS, G. & L.<br />

1 986<br />

VARDABASS0, S.<br />

lgrg<br />

VIVANET, F.<br />

1 890<br />

V0DRET, F.<br />

1959<br />

ZUFFARDI, P.<br />

1 958<br />

Sardara (Caeliari). StEtr 57z57O-jt1 .<br />

I1 mondo rel.igioso nuragico. Sardegng preistorica z2O9-<br />

225.<br />

ta produzione nateriale nuragica. Note su1 I'apporto<br />

etrusco e greco. Società g Cultura in Sardegna nei<br />

pe ri o d i o ri en ta I i z@ a r.cãïffi a-í-póETï-ïçfsF<br />

gnar r,'enÌet, üïruscn]. e ErffiTti Gf€c]-. Attl, qel I uonvegno 01<br />

Studi udi "UÌ1 ni I Lennio di -- re lazloni f ra Ia Sardesna Sardegna g e i<br />

paesi i<br />

-- GT @ rlãiuslõïerEnÍ ---------- t t'eEãì izt-.<br />

--íffi-- CagIiari.<br />

---<br />

---<br />

USAI<br />

I I santuario<br />

Conunieazione<br />

"Un nillennio<br />

Ivlediterraneo<br />

50 novembre<br />

.99199..<br />

di Sant'Anagtasia di Sardara (Caeliari).<br />

effettuata durante il II Convegno di Studi<br />

di relazioni fra Ia Sardegna e i Paesi del<br />

(XV-V secolo B.C.)". Selargius-Cagllari 27-<br />

1986. fn corso di stanpa negli A_t_ti del<br />

L'industria ninerarÍa in Sardegna al<br />

d oninaz ione ronaÍra. Sardegnq $omana.<br />

II: 1 g-tï. Rons. -<br />

tempo de 11a<br />

Italia Ronana<br />

Lei. Avanzi di una fonderia delL'età del bronzo scoperti<br />

nel territorio clel comune. NSc 3114-576.<br />

Sui bronzi preistoriei del I'epoca nuragica. Rendiconti<br />

deI Seninario della Facoltâ ali Seienze ctel1'UniìõìiãÏiFãÏ<br />

W----<br />

Su una nuova segnalazione di cassiterite in Sardegna e<br />

sul la presenze di tracce di stagno in alcuni adunanenti<br />

idroternali sardi. Resoconti de1I'Aseociazione l4ineraria<br />

Sarda 62(4)27-15.<br />

217


t<br />

ro<br />

"/" Frequenza<br />

r<br />

I<br />

I<br />

.a<br />

;r<br />

ir I<br />

a<br />

a<br />

7" Frequenza<br />

tr<br />

I<br />

I<br />

tl<br />

t<br />

a<br />

a<br />

a<br />

o otu Ir lr ar lt 3t tt<br />

-r-t-t-a-t-a-t{<br />

.ltll trltalltatlt<br />

--r-t-t-a-3{'ta<br />

lt ü ttrtt rant't.tltttE tl<br />

-t -! ír {{f -ta {t t-rr {-t<br />

t'r<br />

1<br />

ï:*sïH3ï<br />

a fil, t I 'll ft at ll al ü lltltÚtt|ltÜrlr<br />

-t { { -a{ { -, a {-ít-{t-rl-a<br />

ft<br />

3<br />

5<br />

7" Frequenza<br />

t<br />

t<br />

I<br />

(I|<br />

a<br />

I<br />

I<br />

a<br />

Frequenz_4<br />

'.<br />

I<br />

I<br />

rt<br />

I<br />

t<br />

I<br />

a<br />

' 7o Frequenza<br />

r<br />

T<br />

I<br />

rI)<br />

I<br />

I<br />

a<br />

a<br />

ollq q r'.t lr at ü ll I lrlilrt<br />

a llu<br />

-r{<br />

r-<br />

alllt It I al It It |, It I lrtrrÚtrtaratrl'<br />

-í - - - a l - a .-lt-t{td-l<br />

r-<br />

I<br />

t,rarl'arIt<br />

{-a{{-ta<br />

2<br />

lt ü lültltrtrtl!-r,<br />

a-f l-{tt{tt-l<br />

ft<br />

Figura $.8 Diagramni a blocchi relativi aI contenuto percentuale<br />

di stagno: 1 ) generale; 2) ornamenti; 7) bronzetti;<br />

4) armi; 5) utensili; 6) lingotti<br />

218<br />

-r { -! {{ { -r. {-rrtiia--õ<br />

6<br />

--lt


Frequenza<br />

ao<br />

ta<br />

ao<br />

x<br />

to<br />

to<br />

o<br />

Frequenza<br />

t<br />

r<br />

a<br />

r<br />

rl<br />

T<br />

I<br />

l.<br />

a<br />

7" Frequenza<br />

t<br />

t<br />

t<br />

t<br />

.l<br />

x t<br />

l.<br />

a<br />

o oJ r.t tJ<br />

-t -t -t<br />

a a.t It t, tl tlt<br />

-l -t -l -. -l<br />

oaru t,<br />

-r -t -t<br />

at 1l tt<br />

{-t-l<br />

IDa<br />

3<br />

Frequenza'<br />

a<br />

at cr Lr a.r Lt ar 1r tr rr.t rtJ<br />

-. -l -a -t -a -f -ro -il -rt -tt<br />

a a.r lt tt 'lr tu<br />

-l -t -l -.<br />

7ea<br />

-l<br />

1<br />

f, ttl al 1l ll<br />

-.-l{-t-a tua<br />

5<br />

at al lt tll tl,<br />

{ -t -tl -lt -t.<br />

l, lt ll lal ll,<br />

-o -t -rl -lt -rt<br />

t<br />

I<br />

T<br />

-<br />

a<br />

D<br />

l.<br />

7. Frequenza<br />

t<br />

a<br />

I<br />

T<br />

r|.<br />

t<br />

ta<br />

ta<br />

a<br />

7. Frequenza<br />

- t<br />

a<br />

r<br />

.t<br />

x<br />

t<br />

l.<br />

a<br />

olrrt l,<br />

-r -t -f<br />

ar lf tr<br />

{-t-l<br />

t.oa<br />

2<br />

at rll al at lr<br />

-.-3{-t-a t?a<br />

1<br />

fi Ll lt ttt tu<br />

-a -f -í -tt -rt<br />

It l,l lt rt.r rt,<br />

-a -f -Í -rt -|'<br />

o al u t, ll .u at a'l tf 1l l'l ll I'l lu<br />

-r -t -t -t -l a -t -a -a -t -ll -ü -rt<br />

ral<br />

Figura 9.9 Diagrammi a blocchi relativi al contenuto percentuale<br />

di pionbo: 1 ) generale; 2) ornamenti; 3) bronzetti;<br />

4) armi; 5) utensili; 6) lingotti<br />

219<br />

6


THE EARTÏ EXPIOIIATION OF I.IINES AÌ{D YORKINC OF UETAI IN SARDINÏA<br />

<strong>Claudio</strong> <strong>Giardino</strong><br />

Sumary<br />

For over a century, many scholars have been ionducting research<br />

into the prehistoric exploitation of Sardinian netallic ores. Large<br />

concentrations of these ores of copper, i,ron and lead, are }ocated in<br />

many plaees on the island, especially on the restern side in the Nurra,<br />

the lglesiente and the Sulcis, and, on the eastern side ia the Ogliastra<br />

and the Sarrabus. There are also nany other mines on the rest of the<br />

island, particularly in the inner zones, such as the l[uorese.<br />

Unfortunately, there is no direct evidence for the prehistoric use<br />

of Sardinian nineral resources '<br />

Much of this evidence nay have been<br />

destroyed by the continuous use of these nines. There are, horever, many<br />

indications of the early exploitation of the mines. The high level of<br />

technology can probably be explained by the richness of Sardinian mines<br />

and to contacts with other cultures.<br />

Lead<br />

There is evj,dence for the widespread use of lead in prehistoric and<br />

protohistoric Sardinia, nost probably because the presence of large lead<br />

deposits encouraged early rorking of the netal. Small fragments of lead<br />

come fron the dolnen of Corte Noa (Laconi NU), associated with specimens<br />

of the Chalcolithic culture of Abealzu-Filigosa. A Chalcolithic<br />

(Monte Claro) cüp, repaired with lead clanps, was found at the Cüccuru<br />

Cave in the lglesiente, a regi-on rich in netal deposits, especially<br />

lead. Lead. ras used in Nuragic tines to prepare clanps for repairing<br />

pottery; to attach bronze figurines and votive reapons to their stoae<br />

bases; for the production of objects; as a container; to coat the inside<br />

of vessels; and to make weights.<br />

Finds of a large number of lead ingots in nany places in Sardinia<br />

testify to the existence of an exchange systen betreen Nuragic communities;<br />

some isotopic analyses point to long-dlstance exchange as<br />

welI.<br />

Si lve r<br />

-----Tfre production of silver is related to the exploitation of lead<br />

deposits ' especially in the lglesiente rhere there is a kind of galena<br />

knorn as 'ryli argento' or silver-rich ores because of very high<br />

silver contãF-Cz-6E per ton of silver) . Si1ver ores are also knorn<br />

from the Sarrabus, the Ogliastra and the Fluminese. The concentration of<br />

silver objects found in the l{uorese is probably related to the exploitation<br />

of the local argentiferous galena.<br />

tíorked silver appears as early as a Late t{eolithic and Ear1y<br />

Chalcolithic context: tro snall rings in an Ozieri culture burial at<br />

Pranu Muteddu (Coni), and snall rings and spirals fron the dolnen Corte<br />

Noa (Laconi) of the Abealzu-Filigosa culture (ttre saqe findspot for 1ead<br />

fragnents).<br />

220


Metalworking and the Dlstribution of Nuraghi<br />

The author considers it appropriate to compare the distribution of<br />

nuraghi rith that of the nineral resources. The tro regi-ons rith the<br />

greatest concentration of netal ores, the Nurra and the Iglesiente, were<br />

selected for investigation, since nany scholars associate nuraghi rith<br />

netallurgical activities, suggesting that access control of the natural<br />

resources night have been one Nuragic functÍon. Ia fact, traces of<br />

netalworking rere found in the huts of the surrounding villages. It j-s<br />

necessary' houever, to remind ourselves how difficult and d,angerous it<br />

is to present nodels in situations of this kind, rith so little<br />

archaeological data and no chronological framerork for an analytical,<br />

diaehronic analysis.<br />

In the Nurra, the nuraghi are distrÍbuted in a ring outsÍde the<br />

mineralized area, with none located within that area.<br />

The lglesiente is well known as an inportant producer of lead and<br />

zínc ores. Other metal ores of interest are copper and silver; the<br />

exploitation of tin ores at Monte Lj.nas, betreen Flunininaggi-ore and<br />

GonnosfanadÍ-ga, and. at ItÍonte Mannu in Villacidro in prehistorie tines is<br />

stil1 unconfilued..<br />

In the lglesiente, as in the Nurra, the large number of nines in<br />

the main nineralized, area contrasts with the lowest density of nuraghi<br />

on the island: 0.1 per square kilometer. [his scarcity, if inaeea it<br />

accurately represents the situation in antiquity, night be related to<br />

the geographical and geological situation of the area. Remarkably, those<br />

few structures that do erist in the ore deposit area are located along<br />

the access roads. In fact, there are only tso natural roads in this<br />

nountainous district: one in the ÌÍorth rith Fluminese, and the other in<br />

the East, along the Cirerri river va1ley.<br />

Many scholars have suggested that the location of the nuraghj. nay<br />

have been for control of the access to natural rêsoürcês. The function<br />

of some night also have been the collection of minerals, and of others<br />

the prinary rorking of the ore.<br />

TooIs<br />

re infornation about prehistoric Sardinian nining and netallurgy<br />

can be found by an examination of the tools used. For gxample, many<br />

-ltto stone harnmers rere found in the various extractive places on the Í-sIand,<br />

such as Rosas and Narcao. In the Flumendosa Rj.ver valley, Taranelli<br />

recorded broken ore associated with round hanmergtones, mortars and<br />

pestles of diorite. On1y seven bronze picks are knorn to have come from<br />

Sardi-nia all<br />

'<br />

fron close to nlneralized areas. Doub1e axes typical<br />

Nuragic objects night have been used for breaking up ores, but there<br />

were also bronze hanners. Ì{any chisels come fron the island, one of then<br />

made of iron (S" Maddalena hoard). There is evj.dence for more than 40<br />

stone noulds, but none known of bronze. Recently clay noulds rere found<br />

at Sant'Anastasia (Sardara) . The manufaeture of some bronze figurines<br />

nay mean that clay noulds for use in the lost rax casting process.<br />

221


Analysis<br />

Me tallurgical analysis is capable of supplying infomation on the<br />

technology enployed by ancient netalrorkers, but there is great<br />

difficulty in understanding results nade by different scientists in<br />

different laboratories using different methods.<br />

One Ìray to approach the exanination of Nuragic netallurgy is to<br />

divide bronze objects into five types and look into the lead and tin<br />

components. |[he types include:<br />

tools (excluding axes) ;<br />

TÍeapons ( excluding votives ) ;<br />

ornaments;<br />

figurines; and<br />

ingots ( excluding the oxhide) .<br />

In the case of tin, the percentage was high for tools, ïeapons and<br />

ornaments; but there is no tin in 3)fr of the ingots, implying tbat the<br />

netal was probably traded as rar copper.<br />

The lead analysis shows that there is no significant concentratj.on<br />

in any of the objects, indicating that any presence of lead was probably<br />

nostly unintentional. This is in contrast to other restern metalwork<br />

(Spanish, Portugese and English) showing a difference in netallurgical<br />

techniques despite a sinilarity in typology.<br />

Sardinia had a conplex and well developed netal technology in the<br />

Nuragic period. An illustration of this can be seen in the ability to<br />

control tin eontent according to the requirements of the object's<br />

functj.on: the snall bronze bands ( "b.od"11"") fron Abini used to bind<br />

swords together had a very lor tin content, while a file that had to be<br />

hard had a tin content of 15.05%.<br />

222

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!