luglio 2012 - Comunità psichiatrica a Gallicano nel Lazio
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Se voi chiedeste ad un b a m b i n o c h e c o s a<br />
p o t r e b b e renderlo felice, probabilmente vi risponderebbe<br />
chiedendovi il suo giocattolo preferito, di portarlo al luna park oppure di comprargli qualche dolce. Semplice,<br />
no? Proviamo a fare la stessa domanda ad una persona adulta: scommetto che, pur avendo tutto quello che si<br />
possa desiderare, pur conducendo una vita apparentemente piena, la risposta del nostro interlocutore rimarrà a<br />
lungo pendente. Con questo non voglio dire che quando si è bambini si è automaticamente felici e viceversa;<br />
semplicemente che, crescendo, cambiano molte cose all’interno dei nostri pensieri. La felicità non è materiale,<br />
non la si compra al negozio, non si acquista con l’esperienza, probabilmente non arriva nemmeno in seguito a<br />
qualcosa di bello che ci è successo. Per essere felici, o almeno provarci, bisogna innanzitutto essere se stessi,<br />
perché se non la cerchiamo dentro di noi, non troveremo mai la felicità. Ognuno di noi <strong>nel</strong>la sua vita (o per<br />
circoscrivere meglio la questione, <strong>nel</strong> suo presente) si pone degli obiettivi: uno studente universitario vorrà<br />
sbrigarsi a finire gli esami per laurearsi, un manager chiudere un contratto importante, uno sportivo<br />
raggiungere il suo traguardo e così via. Tutte queste persone hanno in comune una cosa: lottare per un<br />
obiettivo che li renderà felici. La domanda a questo punto è un’altra: prima di raggiungere i nostri traguardi,<br />
che cosa siamo? Se io sto sviluppando un tema il cui titolo è “La ricerca della felicità”, vuol dire che adesso<br />
non dovrei essere felice? L’essere umano si trova sempre in una situazione non definita: possediamo alcune<br />
cose che, probabilmente, farebbero la felicità di molte persone, ma ne andiamo cercando sempre delle altre<br />
che, essendo al momento irraggiungibili, ci danno l’idea di poterci rendere ancora più felici. E’ la nostra<br />
natura, l’istinto di chi guarda sempre avanti e non resta a compiacersi di quello che ha, tanto o poco che sia. Il<br />
giovane pensa che debba ancora trovare la felicità, il vecchio più saggiamente che l’abbia già trovata, spesso<br />
<strong>nel</strong>le piccole cose. O che non sia mai arrivata, ma questo non lo auguro mai a nessuno. Non importa quindi di<br />
che cosa siamo alla ricerca, quello che conta è che questa situazione accomuna tanto il bisognoso quanto<br />
l’insoddisfatto. Oscar Wilde diceva: “Ci sono due tragedie <strong>nel</strong>la vita, due drammi che noi viviamo: uno,<br />
quello di non avere ciò che desideriamo; l'altro, di aver soddisfatto il nostro desiderio!”. Una visione<br />
decisamente pessimistica, questo è ovvio, ma che fotografa in pieno qual è il punto della questione: ci<br />
troviamo posizionati in una linea di confine sottilissima, <strong>nel</strong>la quale non sempre riusciamo a capire con il<br />
giusto stato d’animo quello che di bello abbiamo e che, con tanta fatica, siamo riusciti a costruire. Prendo in<br />
prestito un’altra frase, stavolta dal film “Notte prima degli esami”, per spiegare quello che a mio avviso è il<br />
vero percorso di ricerca della felicità. “L’importante non è quello che trovi alla fine della corsa, ma quello che<br />
provi mentre corri”, diceva Giorgio Faletti, interpretando il professor Marti<strong>nel</strong>li. Ecco, la nostra ricerca è una<br />
corsa perenne <strong>nel</strong>la quale siamo immersi in un vortice di sensazioni, che costituiscono da sole la nostra<br />
felicità. Chi smette di sognare, smette di vivere, e l’augurio è che la corsa di ognuno possa essere sempre<br />
ininterrotta.<br />
Edoardo Ebolito<br />
Il Direttore
Anno V n. 2<br />
Luglio <strong>2012</strong><br />
Periodico trimestrale di<br />
espressività sociale<br />
iscritto al Registro della<br />
Stampa e dei Periodici del<br />
Tribunale Ordinario di<br />
Tivoli con n° 5 del 18/04/08<br />
realizzato dal gruppo<br />
operatori-utenti della<br />
Residenza Socio-Riabilitativa<br />
Rosaurora<br />
Collaboratori:<br />
Centro Diurno ASL RM/G<br />
di Colleferro<br />
Centro Diurno ASL RM/H<br />
di Anzio<br />
S.R.T.R. Reverie<br />
S.R.S.R. Il Filo di Pe<strong>nel</strong>ope<br />
S.R.S.R. Villa Palma<br />
Editore<br />
Liberi S.a.s.<br />
Ideatore del progetto<br />
Dott.ssa M. Teresa Frattini<br />
Direttore<br />
Edoardo Ebolito<br />
Capo-redattore<br />
Francesco Cagnoni<br />
Coordinatore didattico<br />
Maria Clara Guadagno<br />
Impaginazione e grafica<br />
Maria Teresa Frattini<br />
Mauro Muccioli<br />
Stampa e distribuzione<br />
Arnaldo Prudenzi<br />
Allestimento internet<br />
Mauro Muccioli<br />
Disegno: Nadia Crescenzi<br />
Lettura: M. Clara Guadagno<br />
Scrittura digitale:<br />
Arnaldo Prudenzi<br />
Il tema di questo numero<br />
La felicità è ….. pag. 3<br />
Qualcosa di personale<br />
La ricerca della felicità pag. 4<br />
Felicità e dolore pag. 10<br />
Il mio giorno più felice… pag. 13<br />
Invito alla Lettura<br />
Dai nostri collaboratori :<br />
Articoli sulla ricerca della felicità<br />
Quelli che… io ci provo<br />
1<br />
pag. 14<br />
Parliamo di noi…. pag. 17<br />
La <strong>Comunità</strong> Terapeutica Reverie<br />
Terra mia<br />
Progetto Quasi<br />
pag. 21<br />
Come si capisce se un cane è felice o infelice? pag. 25<br />
Scarabocchi di gente:<br />
Film di Gabriele Muccino<br />
pag. 26<br />
I soldi danno la felicità? pag. 27<br />
Poesie di Anto<strong>nel</strong>la pag. 28<br />
Notizie<br />
In rilievo<br />
La <strong>Comunità</strong> Terapeutica<br />
Reverie<br />
A pagina 17<br />
Pronto…<br />
Ci sei???<br />
Intervista sul Progetto<br />
Quasi<br />
A pagina 21<br />
In rilievo<br />
pag. 29
L’idea che ho della ricerca della felicità è quella di un lungo cammino che è possibile percorrere anche<br />
in un solo istante se riusciamo ad essere centrati esclusivamente sul contatto profondo con la nostra<br />
anima e con quella di altre persone.<br />
Nell’ esistenza siamo soli, ma <strong>nel</strong>lo stesso tempo essa è gremita di incontri significativi che portano<br />
sorrisi e dolori alla nostra vita. Perno centrale è l’autenticità delle esperienze, la loro verità, l’espressione<br />
sincera dei sentimenti, l’aiuto dato e ricevuto, elementi tutti fondamentali per sentirci felici.<br />
La costruzione e la realizzazione di un rapporto vero porta molta felicità, ciascun rapporto rappresenta<br />
un mattone prezioso della nostra dimora interiore, dove possiamo riposare e raccoglierci ,<br />
condividendola con le persone che ci accompagnano <strong>nel</strong>la vita.<br />
Un percorso quasi magico, che riesce a confortarci anche di fronte a grandi dolori e perdite, un percorso<br />
fatto di amore che non smette mai di farci danzare e di sorridere.<br />
Per me la felicità è in primo luogo riuscire a creare relazioni autentiche, sincere, basate sull’amore e sul<br />
rispetto reciproco e di ciò che profondamente siamo, che non ci chiedono di rinunciare ai nostri valori<br />
più profondi, ma solo di migliorarci e di correggere i nostri difetti.<br />
Altro elemento fondamentale per il raggiungimento della felicità risiede <strong>nel</strong> concetto di appartenenza<br />
alla terra tutta, popolata da tanti fratelli e sorelle, siano essi persone, animali e natura.<br />
Quando riusciamo a percepire che siamo parte di un tutto riusciamo anche ad essere felici, perché<br />
comprendiamo di appartenere ad un grande progetto che si evolve costantemente e che ogni nostra<br />
azione <strong>nel</strong> bene e <strong>nel</strong> male influisce positivamente o negativamente sull’evoluzione dell’umanità e della<br />
terra.<br />
Il sentimento di appartenenza significa sentire gli altri e la natura dentro di noi e questo ci permette di<br />
non sentirci più soli e di trovare ogni giorno conforto al nostro dolore, alla nostra sofferenza e<br />
solitudine.<br />
L’importante è tenere il cuore sempre aperto, pronto e disponibile ad accogliere gli eventi che puntuali<br />
ci indicano la strada da seguire , i comportamenti e le azioni da evitare , le rinunce che dobbiamo fare per<br />
essere coerenti con i nostri valori. La promessa fatta da ciascuno di noi a questi valori non deve mai<br />
essere tradita, non possono esserci scorciatoie, ed anche quando il loro mantenimento ci costa molto,<br />
dobbiamo far leva sul coraggio, la volontà e la nostra forza interiore per proseguire <strong>nel</strong>la nostra strada.<br />
L’apertura totale del cuore, l’accoglienza degli eventi genera un vero e proprio stato di beatitudine,<br />
spezzando il confine costruito tra noi stessi e gli altri, tra noi stessi e la terra, e ci consente di<br />
sperimentare la bellezza di essere un’unica cosa che risplende portandoci pace, serenità e tanta gioia.<br />
Il possesso di beni materiali, non è fonte di felicità, ma solo di benessere, di piacere ed a volte di serenità,<br />
perché ci rende più sicuri e stabili <strong>nel</strong>la quotidianità della vita. Rappresenta un beneficio secondario<br />
sicuramente apprezzabile ed auspicabile in quanto ci permette di vivere bene , ma non è la fonte della<br />
nostra felicità. La felicità non è un obiettivo da raggiungere al di fuori di noi, ma uno stato , un<br />
atteggiamento costante della nostra anima che come tale ci consente di vivere appieno anche il piacere<br />
comprendendone però la temporalità provvisoria e quindi restando pronti a lasciarlo andare senza<br />
turbarci troppo.<br />
La felicità é… non si possiede, è come un cielo stellato che vive <strong>nel</strong>la sua libertà , <strong>nel</strong>la bellezza e <strong>nel</strong>la<br />
preghiera risplende delle comete che lo attraversano.<br />
2
Una bella<br />
famiglia<br />
Guarire<br />
L’amicizia<br />
Viaggiare<br />
IL TEMA DI QUESTO NUMERO :<br />
Una<br />
fidanzata<br />
La felicità<br />
per me è…<br />
La<br />
libertà<br />
La mia<br />
cagnolina<br />
3<br />
Una casa<br />
tutta mia<br />
Fare<br />
shopping<br />
La<br />
natura<br />
L’amore
Storie di vita dei<br />
ragazzi percorrono<br />
le pagine di questa<br />
rubrica, concepita<br />
come spazio<br />
confidenziale, ma<br />
non privato, di<br />
verità.<br />
Si siedono<br />
<strong>nel</strong>l’atrio e hanno<br />
voglia di<br />
raccontare: alcuni<br />
cominciano a<br />
parlare, altri<br />
preferiscono<br />
scrivere.<br />
Si guardano, si<br />
confrontano, si<br />
narrano: si<br />
lasciano<br />
finalmente essere<br />
protagonisti<br />
indiscussi.<br />
È la loro storia a<br />
parlare: i loro toni<br />
sono pacati, la<br />
lucidità del<br />
discorso<br />
pregnante, lo<br />
sguardo si fa serio.<br />
La penna registra<br />
e la carta assorbe<br />
le emozioni dei<br />
loro vissuti,<br />
e<br />
Qualcosa di personale<br />
Dalla S.R.S.R. Rosaurora<br />
La felicità per me è una gioia indescrivibile, è<br />
Sonia<br />
un’emozione che sa di arcobaleno (con tutti i colori<br />
vivaci) è la gioia di avere una famiglia e la salute e<br />
anche l’uomo della tua vita. E’ avere una bella casa,<br />
un’eredità e un bel patrimonio.<br />
Io ricerco la felicità perché voglio stare bene, Voglio avere una vita sana ed<br />
equilibrata. Adesso c’è l’ho <strong>nel</strong>l’affetto della mia famiglia. La felicità per me è la<br />
preghiera a contatto con Dio.<br />
4<br />
LA RICERCA<br />
DELLA FELICITA’<br />
La felicità è una cosa soggettiva e varia da persona<br />
Marco<br />
a persona. si può essere felici anche per piccole<br />
soddisfazioni che ci capitano <strong>nel</strong> quotidiano o anche<br />
<strong>nel</strong>l’amore che si ha per una persona a noi cara o<br />
animali o piante o oggetti a noi graditi o ancora per il cibo di nostro gusto. Però<br />
la felicità può anche terminare, Come del resto tutte le cose di questo mondo<br />
perché esiste la morte. Alcune persone non sanno cos’è la felicità forse perché in<br />
fondo non esiste e se esiste non dura <strong>nel</strong> tempo.<br />
Attualmente non sono felice perché non ho un futuro tanto roseo. Mi hanno<br />
occupato l’unica casa che ho e mi hanno rovinato il progetto di reinserimento a<br />
Ciampino, però quello che desidererei più di ogni cosa al mondo è convivere con<br />
una donna che sicuramente mi tirerebbe su di morale. La mia felicità<br />
consisterebbe <strong>nel</strong>l’amarla e <strong>nel</strong>l’ essere ricambiato, e riuscire a riacquistare la mia<br />
abitazione. Finanziariamente non mi lamento.<br />
Per me la felicità non esiste perché penso che ogni<br />
Sandro<br />
uomo al mondo soffre a prescindere dal suo stato<br />
sociale. Si può essere soddisfatti della propria vita<br />
oppure no, ma non per questo felici .<br />
Solo prendendo la vita così come viene godendo delle tante piccole cose<br />
quotidiane si riesce ad essere più soddisfatti ma non per questo felici .<br />
Credo che ogni essere su questa terra cerca la sua felicità. C’è chi la cerca nei<br />
soldi, a chi basta avere una famiglia o <strong>nel</strong>la spiritualità. Comunque noi e solo<br />
noi possiamo decidere della nostra vita. Anni addietro si facevano figli su figli<br />
per poi mandarli a lavorare per otto ore al giorno con una misera paga. E questo<br />
era uno sfruttamento. Invece i ricchi potevano avere qualsiasi lavoro ed erano<br />
agiati e sfruttavano i proletari e i figli di questi. Ad oggi la situazione <strong>nel</strong> mondo<br />
non va meglio di allora .
Nonostante <strong>nel</strong> mondo vi siano tanti malintesi, una persona può essere felice <strong>nel</strong>le piccole<br />
Anto<strong>nel</strong>la<br />
cose, cioè <strong>nel</strong> modo più bello : essere una persona semplice con un carattere pieno di belle<br />
qualità che corrispondono a quello che si desidera essere. E’ così che la felicità verrà ai<br />
nostri piedi. La felicità è un mistero, che si trova <strong>nel</strong>l’aldilà dei mari impetuosi, che viene<br />
travolta da un fruscio di vento pieno di onde marine. la felicità esiste <strong>nel</strong> mondo, in un frammento lirico del via vai della<br />
mia cucina, e mi piace l’idea di rappresentarla con una torta alle mele.<br />
Vorrei dire in parole povere a chi ricerca la felicità, che non è affatto semplice trovarla. I problemi della vita non si<br />
risolvono con i soldi che comprano tutto e che ci danno un apparente senso di benessere perché non è così che scompaiono i<br />
nostri problemi, come ad esempio i miei che non possono risolversi con l’accumulo di danaro. Se crediamo <strong>nel</strong>la forza dello<br />
stare insieme allora forse qualcosa si smuoverà dentro di noi senza bisogno di comprare nulla, perché l’ amicizia non ha<br />
prezzo, così come la felicità dello stare insieme. A renderci saggi non sono di certo i soldi.<br />
Disegno di Marco<br />
La felicità per me è stare bene con<br />
Laura<br />
se stessi e con gli altri, godere di<br />
ciò che ci circonda, essere altruisti,<br />
ottimisti e se preoccupati avere<br />
sempre in se la speranza, senza scivolare <strong>nel</strong>la disperazione.<br />
Questo atteggiamento lo si può costruire <strong>nel</strong>la fede, con un buon<br />
dialogo interno con se stessi e con gli altri e avere anche una<br />
persona o un animale speciale di cui prendersi cura. La felicità<br />
sprigiona buon umore e rapporti pacifici.<br />
Io cerco la felicità <strong>nel</strong>le piccole<br />
Monica<br />
cose della vita. Sono felice quando<br />
sto con la mia famiglia, quando<br />
esco con mia sorella, quando vado<br />
a fare delle spese. Tutto questo credo che sia felicità perché sto<br />
bene.<br />
5<br />
La felicità per me è<br />
Arnaldo<br />
raggiungere le proprie<br />
soddisfazioni, i propri traguardi<br />
ed essere consapevole<br />
soprattutto di quello che si fa, per poi poter tendere alla felicità.<br />
Poi c’è una felicità che metto davanti a tutto, la scoperta di una<br />
persona di cui poi ti innamori. Si prova a constatare che quella<br />
persona è felice di stare con te, di dividere le cose di ogni<br />
giorno e quella felicità che senti nasce dalla presenza<br />
dell’altro. Ma altre cose possono renderti felice come ad<br />
esempio un fatto che si è risolto in famiglia, o quando vieni<br />
fuori da una malattia che all’inizio è incurabile. La felicità è<br />
quello che fai, quello che dici, ciò che apprezza di te la gente.<br />
In fondo in fondo non sono alla ricerca della felicità, mi<br />
accontento di quello che ho, di quello che faccio, dei rapporti<br />
che ho con le persone e vivo giorno dopo giorno la mia vita<br />
ringraziando in chi credo. Nel ricercare la felicità bisogna stare<br />
anche attenti. Si può desiderare una sfrenata felicità, non<br />
accontentarsi di quello che si ha ed alla fine ritrovarsi con un<br />
pugno di mosche in mano. Desiderare il troppo può stonare con<br />
una piccola felicità, con la quale si può assaporare la vita di<br />
ogni giorno che è un bene supremo e che è profonda felicità.<br />
Disegno di Carlo
Qualcosa di personale<br />
La felicità per me è una cosa transitoria, ossia <strong>nel</strong> mio vivere quotidiano consiste <strong>nel</strong>l’apprezzare<br />
Mario<br />
qualche gradita sorpresa che esce dal via vai di ogni giorno. Nella mia giornata in comunità fatta<br />
di cose per me monotone e ripetitive, la ricerca della felicità sta <strong>nel</strong>l’apprezzare qualunque cosa,<br />
ad esempio una sigaretta o un caffè in più, un’ uscita che non era stata preventivata. Tutti questi<br />
sprazzi di felicità, come potete intuire, sono cose molto futili e di breve durata, finito questo si torna al male di vivere una<br />
condizione di malattia mentale. Sarebbe opportuno legare la ricerca della felicità con qualcosa di più duraturo e stabile,<br />
ma per far questo dovrei avere più forza di volontà , per superare quell’abbandono in cui mi sento scivolare. Per me<br />
quindi non bastano le solite gioie quotidiane, dovrei riuscire ad apprezzare di più la felicità del mio stesso esistere,<br />
creando programmi per il futuro.<br />
Ricerco la felicità per annullare le condizioni che mi impediscono di avere rapporti positivi con tutti o quasi. Questo<br />
dipende dalla natura dei miei pensieri. Per trovare la felicità devo quindi fare i conti con me stesso, impostando dialoghi<br />
positivi con i miei compagni di comunità e fuori con i miei amici di un tempo. Trovo difficile rapportarmi con persone al<br />
di fuori di quelle elencate. Data la mia malattia penso che se riuscissi a trovare la felicità anche di un solo istante ricadrei<br />
negli stessi errori perché sento rimorso per i miei pensieri che giudico troppo cattivi. Per avere una felicità completa<br />
dovrei riuscire a vincere la malattia e non a conviverci.<br />
Per me la felicità può essere molte<br />
Alfredo<br />
cose. Tutti sappiamo, da gente<br />
comune e filosofi, che la felicità vera<br />
non esiste, ma secondo me si può<br />
essere felici in molti modi, almeno qualche volta, con piccoli eventi<br />
più o meno piacevoli, ed utilizzando mezzi diversi . Io mi sento<br />
felice quando ho delle piccole soddisfazioni, come un cd o una<br />
chiacchierata tra amici. Per me la felicità è una cosa che quando<br />
capita è di sicuro piacevole; l’importante è vivere, quando capitano<br />
questi momenti, in maniera piena. La felicità è quella che ti da<br />
soddisfazioni se conquistata, oppure semplicemente l’amore di<br />
qualunque persona. Cerco la felicità perché sono uguale a tutti gli<br />
uomini di questa terra, ovvero spero di “trovarla” . Questo<br />
argomento l’ho sentito molto fin dalle mie prime esperienze<br />
infantili, sociali e culturali. la felicità, benché spesso la raggiungo,<br />
la perdo quasi sempre subito. Il filosofo Shopenhauer diceva quanto<br />
gli uomini sono destinati ad essere infelici per sempre, perché<br />
cercano nuove cose da avere, in questa società chiamata capitalista.<br />
Si è parlato oggi in aula di come il denaro può più o meno dare le<br />
felicità. Molti filosofi cattolici e laici affermano che solo l’amore<br />
può dare felicità, e la mia esperienza mi dice che hanno ragione,<br />
Disegno di Laura<br />
6<br />
La felicità per me è<br />
Carlo<br />
un’emozione che esce al<br />
di fuori di noi. Ci fa<br />
stare meglio e ci rende<br />
più tranquilli, senza pensieri cattivi. La felicità è<br />
una cosa bella. La felicità è avere un amico che ti<br />
dona allegria e contentezza. La felicità è una cosa<br />
che ottieni e che tieni dentro di te e che non sai<br />
tirarla fuori. La felicità porta a dire cose che non<br />
sai. Delle volte pensi di averla perduta nei ricordi<br />
del tuo passato. La felicità è una cosa che non hai<br />
mai toccato, che non esiste perché è lontana da<br />
noi, come una cosa che non hai mai trovato. Ma è<br />
anche una cosa essenziale. Vivere la felicità<br />
porta a vivere meglio, contento come un<br />
arlecchino tra le cose di ogni giorno. La felicità è<br />
tante cose da dire con il mio amico di stanza. Ci<br />
scambiamo parole, qualche regalo da mettere sul<br />
comodino, ci aiutiamo l’uno con l’altro<br />
confidandoci piccoli pensieri. La felicità porta a<br />
fare buone azioni. Per me la felicità è un segno di
Dal C.D.R. di Anzio<br />
A.S.L. Roma H<br />
Anto<strong>nel</strong>lo<br />
Per me la felicità è interiore, più sei a posto con l’animo, più sei sereno, più ricerchi la felicità.<br />
Mi ricordo di un colloquio con il mio psichiatra…..Lui mi vide bene, e mi domandò: come ti senti?<br />
La risposta fù: mi sono sentito bene anche quando le cose andavano male.<br />
Perché ero sereno dentro. Come tutti gli esseri viventi abbiamo il diritto ed il dovere di essere<br />
felici.<br />
La felicità è un sentimento insito in noi, é qualcosa di astratto che noi non vediamo, ma c’è, esiste.<br />
Katya<br />
Se penso alla parola felicità posso dire tante cose….. la felicità di condividere una storia con<br />
l’uomo della mia vita, la nascita di un bambino, il sorriso di una persona a me particolarmente<br />
cara, o semplicemente lo stare insieme guardando <strong>nel</strong>la stessa direzione, senza farsi troppi<br />
problemi mentali. Infatti è porgere l’altra guancia all’altro quando si sa di aver ragione e non<br />
quando si ha torto solamente, e toccare il fondo con un dito come in “ tre metri sopra il cielo”, quell’amore impossibile che<br />
alla fine per leggi di chimica diventa possibile, e li giù lacrime a chiederci se ne è valsa la pena. Forse si…..ma<br />
l’importante é raggiungere un piccolo traguardo che poi ci porterà alla felicità.<br />
La chiave della felicità è essere sempre se stessi in ogni modo, comunque e sempre.<br />
Ho cercato assiduamente la felicità e l’ho trovata in me stesso. L’ho trovata mentre percorrevo le<br />
Celestino<br />
tappe della mia “ ricostruzione “: … Si apre il sipario, lentamente. Il pathos avvolge la sala. Il<br />
pubblico curioso attende. Il mio sguardo serpeggia. Le luci del partèr sono puntate sui miei occhi.<br />
Non vedo nessuno! Esisto solo io! Esplodo! Esplode la mia poesia! Sono libero! E’ esplosa la mia<br />
voglia di vivere! La mia fantasia! La mia creatività. Sono un istrione! Cerco il mio pubblico, cerco il consenso perché<br />
così… “ la vita mi scorre lieve, / come il cadere della neve, / e mi porta in ogni giorno, / a guardarmi sempre intorno. / A<br />
scoprire cose nuove, / a me vicine oppure altrove. / Tante storie son passate, / altre appena cominciate. / Io proseguo<br />
sempre più saggio, / dentro il mio nuovo viaggio. “ Siamo in tanti sul trapezio <strong>nel</strong> circo. Ognuno di noi oscilla e si lascia<br />
cullare. Le luci precludono la vista dell’orizzonte. Ma cos’è l’orizzonte se non il futuro? Cosa c’è dopo l’orizzonte? C’è<br />
l’infinito? Qual’é il mio infinito? E’ la mia anima! Ora mi parla! La sento! Non penso al mio infinito. Ora vivo! Amo il<br />
presente! Amo il mio essere unico! Dopo tanti anni di studio, ho imparato a vivere alla giornata, anzi, al minuto, senza però<br />
perdere di vista il mio essere. Gioisco fin dalla mattina, da quando apro gli occhi e mi affaccio dalla finestra che mi si è<br />
aperta sul mondo. La mia felicità è sentirmi in armonia con me stesso, con le persone, con la natura, dalla quale traggo la<br />
mia energia, dal tempo che scorre lentamente e che mi arricchisce con i suoi eventi. “ Sarai meno schiavo del domani se ti<br />
sarai reso padrone dell’oggi “ , ha detto Seneca duemila anni fa, e fin d’allora l’uomo ricercava assiduamente la propria<br />
felicità.<br />
La felicità è un sentimento profondo che<br />
Alberto<br />
suscita emozioni e sensazioni che<br />
possono durare per poco tempo ma<br />
essere molto intense.<br />
Quando siamo “ indaffarati “ non ci<br />
accorgiamo di tante piccole cose di cui essere felici e ci<br />
dimentichiamo che la vita è un “attimo”.<br />
Anche la felicità non è duratura e spesso non l’apprezziamo<br />
appieno perché troppo presi dalla vita quotidiana. Ma io vi chiedo:<br />
qual è la ricetta della felicità ?<br />
7
Dalla S.R.T.R. Reverie<br />
Qualcosa di personale<br />
Laura : La felicità è ...un mondo perfetto<br />
Anne Marie : Ricercare la felicità : un cuore con tutti noi… comunione d’amore<br />
8
Michele:<br />
La felicità<br />
è una donna:<br />
EVA<br />
Dolores : La felicità è essere profumata, pulita e fresca<br />
“E' felice quell'uomo che non conosce altro bene più<br />
grande di quello che lui stesso è in grado di procurarsi.”<br />
Seneca<br />
“Lungi l'affermazione che qualunque gioia sia felicità.<br />
V'è una gioia che non viene concessa agli empi, ma a coloro<br />
che ti onorano, dei quali tu formi la gioia. E la felicità è<br />
gioire in te, di te.”<br />
S. Agostino<br />
9<br />
Elisabeth:<br />
La felicità per me è come<br />
trovare una perla<br />
<strong>nel</strong>l’oceano o come avere<br />
un diamante prezioso
Qualcosa di personale<br />
FELICITA’ E DOLORE<br />
Dalla S.R.S.R. Rosaurora<br />
Se non si soffre non si può capire la gioia di vivere, <strong>nel</strong> senso che chi non ha provato momenti bui,<br />
Mario<br />
stando male fisicamente o <strong>nel</strong>l’animo, non può assaporare la felicità neanche per un momento.<br />
Purtroppo quando ci si abitua a quei momenti bui non si distingue più il bene dal male, ci si abitua<br />
all’idea di essere così ridotti male da non avere più la forza interiore che potrebbe ribaltare le<br />
proprie condizioni riuscendo a togliersi di dosso quella sofferenza per trovare spazi di felicità. Allora solo l’aiuto di<br />
qualcuno ben disposto verso te stesso può dare quell’impatto che oserei dire vitale per uscire dal marasma che ci si è creati<br />
e godere infine della gioia anche di momenti vissuti bene.<br />
Quando sto male cerco di esprimere il mio malessere con chi ho condiviso, in altri tempi, momenti di felicità, cioè cercare<br />
aiuto a chi ho dato ascolto in passato quando stava come sto io adesso, cercare quindi una condivisione con gli altri,<br />
soprattutto verbale, con qualche parola di conforto. Insomma un dare per ricevere ed il suo ritorno positivo sulla propria<br />
problematica di sofferenza interiore per poterla allontanare. Star male ora per me è una triste consuetudine, ma non nego<br />
che in me ci sia ancora spazio per qualche momento di felicità, basta cercarlo in un sorriso o in uno sguardo di affetto di chi<br />
mi vuole bene.<br />
A me capita spesso di essere in uno stato di<br />
Alfredo<br />
sofferenza e contemporaneamente in uno stato<br />
di gioia. Spesso queste due cose coesistono, e<br />
credo che ogni uomo viva almeno una volta<br />
<strong>nel</strong>la propria vita questo tipo di simbiosi.<br />
Tutta la mia vita è stata un susseguirsi di sofferenze, dall’ infanzia ad oggi,<br />
eppure sento spesso la gioia di vivere partendo dalla volontà di costruire la<br />
mia vita. Capita anche che la felicità arrivi in maniera inaspettata. Infatti<br />
quando mi sento felice è come un avvenimento, di qualunque genere sia, mi<br />
fa sentire ottimista per il mio futuro ma anche per il mio presente. La mia,<br />
certo, si può definire più una vita sofferente che felice, ma <strong>nel</strong>la quale non<br />
si spegne mai la mia gioia di vivere. Questo per quanto riguarda la mia<br />
persona, che cerca di vivere in un mondo dove esiste una società che ha<br />
cancellato la gioia di vivere. La differenza è solo questa, che non coesistono<br />
sofferenza e gioia di vivere predette, come hanno asserito molti scrittori e<br />
filosofi che giustamente hanno messo in luce la tendenza dell’uomo a<br />
soffrire, ma secondo me il tutto sta <strong>nel</strong> non cercare per forza la felicità<br />
altrimenti ci si aspettano grandi cose e se ne arrivano di piccole non si<br />
riconoscono e si continua a soffrire.<br />
A me capita di stare male spesso, molte volte per tutta un’intera settimana,<br />
per non dire tutti i giorni. Mi fanno sentire male molte cose e situazioni, per<br />
causa della mia malattia, e per questo non riesco a studiare. Però a volte<br />
riesco a stare meglio e nonostante tutto cerco di vedere molte cose come se<br />
fossero utili e ciò mi aiuta molto. E visto che sto spesso male mi dedico a me<br />
stesso e allontano le preoccupazioni, perché in fondo sono solo un uomo che<br />
deve guarire ed è come tutti gli altri.<br />
10<br />
Io vivo la<br />
Monica<br />
sofferenza tutti i<br />
giorni della mia<br />
vita, sento la<br />
mancanza dei<br />
miei genitori. Me ne faccio una ragione e<br />
mi affido ai miei operatori che mi<br />
sostengono così tanto. Per vivere ci sono i<br />
miei fratelli che mi danno sostegno.<br />
Quando mi rattristo e sono giù di morale<br />
sono le persone che mi danno la gioia di<br />
vivere. A malapena vivo la mia vita, ma la<br />
vivo insieme agli altri.<br />
Quando sto male mi sento un vuoto dentro,<br />
non riesco a stare insieme agli altri. Ma<br />
quando ho bisogno di qualcuno parlo con<br />
l’operatore che sta in turno e così mi sento
La sofferenza è una cosa negativa, ma che bisogna essere pronti a vivere durante la propria vita. La<br />
Sonia<br />
felicità invece è positiva, ma non possiamo riconoscerla se prima non si sono vissuti momenti di<br />
difficoltà ,e quando capisci, <strong>nel</strong> tempo, la differenza provi una grande gioia. Quando sto male lo<br />
dico ai miei psicologi ed operatori e le loro parole di conforto mi fanno sentire meglio. Oppure<br />
accendo la radio e mi rilasso.<br />
Abbiamo tanti momenti di vita che non riusciamo ad interpretare perché siamo attanagliati<br />
Arnaldo<br />
<strong>nel</strong>l’animo e lo sentiamo rattristato per qualcosa che ci è successo. Tutto sta a darsi una scossa, ad<br />
avere la forza di alzarci perché è sicuro che questo lo sentiamo in noi ed il coraggio possiamo<br />
trovarlo. Sentiamo quel qualcosa che cambia la sofferenza in sollievo, in pace, perché la<br />
sofferenza è passata. Forse viviamo la sofferenza troppo intensamente, ma l’importante è rifletterci sopra, per riuscire a<br />
trovare la voglia di farcela.Quando sto male, quando i pensieri si susseguono frenetici, quando le paure si fanno sentire<br />
martellanti e non si riesce a venirne fuori, uno spiraglio di ripresa lo avverto dentro di me. Cerco di reagire, vado verso le<br />
persone, magari a stento, lentamente mi riprendo e la televisione spesso mi fa sentire meglio. Torno a guardarla per pochi<br />
secondi, riuscendo a rompere quell’incantesimo in cui sono piombato. Il contatto con le persone è necessario e solo a vederle<br />
vicino a me mi dà coraggio per recuperare lo spirito di andare avanti.<br />
La sofferenza ti fa stare molto male, mentre la gioia ti fa vivere. Quando si è felici si riescono a<br />
Carlo<br />
fare tante cose e si vive meglio, ma per me è una cosa che ognuno porta dentro di se. E’ la vita di<br />
ogni persona che vive tutto con amicizia, comprensione..La sofferenza così come la felicità stanno<br />
in noi come la convivenza tra gli uomini , la concorrenza tra l’uomo ed una donna. L’unione fa la<br />
differenza perché solo se uniti si possono superare cose buone e cattive.<br />
Quando io sto male passo il mio tempo a passeggiare in giardino per scaricare le mia rabbia fuori dalla porta. Quando sto<br />
bene sono allegro e rido tanto a crepapelle e mi rimetto in sesto . Una cosa che davvero mi fa essere felice sono i compleanni,<br />
perché sono contento di condividere la giornata di festa con gli altri.<br />
A volte quando<br />
Marco<br />
rimurgino sui miei<br />
problemi ricorrenti che<br />
ogni tanto mi<br />
affliggono e mi fanno isolare dal resto del<br />
mondo, mi sento molto male e risolvo questi<br />
cattivi pensieri stando in silenzio ed in disparte,<br />
disegnando o leggendo qualche fumetto.<br />
Raramente mi confido con gli altri e la maggior<br />
parte delle volte mi affido ad un colloquio con la<br />
mia psichiatra, con gli psicologi o con Mario, un<br />
mio amico di comunità ed allora mi sento più<br />
tranquillo, anche se sono serenità passeggere<br />
perché poi gli stessi problemi ritornano alla<br />
11<br />
Disegno di Marco
Qualcosa di personale<br />
Secondo me la differenza tra gioia di vivere e sofferenza è molto sottile. La descriverò con degli<br />
Anto<strong>nel</strong>la esempi. La sofferenza si può ritrarre con i malumori, i pianti, i morti in famiglia, le brutte<br />
sensazioni, con momenti che sembrano farti sprofondare in un fiume. Mentre la gioia di vivere, si<br />
potrebbe ritrarre con feste e bei momenti lieti e spensierati.<br />
Quando sto male è perché penso a papà che non c’è più. Riesco a stare meglio mangiando un<br />
pasticcino, o distraendomi andando a mangiare una pizza con gli amici. Oppure riesco a stare meglio facendo compere o per<br />
dirla ai giorni nostri, facendo shopping. Un altro modo per distrarmi è quello di fare sport, che aiuta a scaricare le tensioni.<br />
Dal C.D.R. di Anzio<br />
A.S.L. Roma H<br />
La felicità è una chimera,<br />
Maddalena un’emozione grande che<br />
dura poco perché è<br />
fuggevole.<br />
Si ricerca la felicità perché<br />
è un sentimento che dà modo di vedere la vita in<br />
maniera positiva e l’animo si fortifica. Il giorno più<br />
felice della mia vita è e stato quando sono andata al<br />
mare con la mia nipotina Giorgia che sguazzava<br />
<strong>nel</strong>l’acqua come una papera, ma è durato poco….La<br />
felicità è un’emozione che ci fa sorridere.<br />
Il dolore è un sentimento che distrugge l’essere,<br />
penetra <strong>nel</strong>l’animo e lo ferisce.<br />
La felicità dovrebbe essere spartita come una torta<br />
perché tutte le persone ne hanno diritto.<br />
Dalla S.R.S.R. Il Filo di<br />
Pe<strong>nel</strong>ope<br />
Quante volte mi sono chiesta “Sei felice?” e la<br />
Francesca<br />
risposta è sempre stata “No, non sono felice!”.<br />
Sono stanca di questa vita vuota, senza una<br />
meta, senza un futuro, non c’è più uno scopo,<br />
nulla. Non ho più niente ormai. Una casa, una famiglia tutta mia, dei figli, un<br />
lavoro…nulla. Ho costruito solo castelli di sabbia che le onde del mare<br />
hanno spazzato via. La vita mi ha riservato sempre brutte sorprese, era<br />
questo il mio destino ed anche lottando con tutte le mie forze non ho potuto<br />
cambiarlo.<br />
Il giorno più bello della mia vita è quando aspettavo mio figlio. Amo e adoro i bimbi. Quando ero<br />
Laura<br />
piccola volevo fare il medico, però i miei genitori erano poveri. Quando ho raggiunto il mio scopo<br />
era troppo tardi. Comunque nonostante tutto devo dire che a volte rimpiango molte cose. Volevo<br />
avere più figli, ma lo stipendio di mio marito era troppo modesto. Con tutta sincerità mi sarebbe<br />
piaciuto nascere il secolo prima di questo, perché le cose erano più facili e romantiche e forse sarei stata più felice.<br />
12<br />
Disegno di<br />
Anto<strong>nel</strong>la
Ho fatto la prima<br />
comunione ed ho<br />
festeggiato con i<br />
parenti e regali<br />
Sonia<br />
Ho mangiato in<br />
un bel posto con<br />
un amico di<br />
scuola<br />
Carlo<br />
Ho comprato un<br />
giubbotto di<br />
pelle detto<br />
“Chiodo”<br />
Anto<strong>nel</strong>la<br />
IL MIO GIORNO PIU’ FELICE<br />
E’ STATO QUANDO...<br />
Stavo con la mia<br />
famiglia e le mie<br />
amiche.<br />
Monica<br />
Ho preso la<br />
patente ed un<br />
ottimo voto alla<br />
maturità classica<br />
Mario<br />
Gli operatori mi<br />
hanno tolto dalla<br />
strada e dato un<br />
posto dove vivere<br />
Arnaldo<br />
13<br />
Abbiamo fatto<br />
con amici ed<br />
operatori le<br />
riprese per un<br />
dvd.<br />
Sandro<br />
Ho preso la mia<br />
cagnolina<br />
Laura<br />
Ho fatto la cresima<br />
insieme ad una<br />
ragazza di cui mi<br />
ero invaghito<br />
Alfredo
Invito alla lettura<br />
DAI NOSTRI COLLABORATORI :<br />
ARTICOLI SULLA RICERCA DELLA FELICITA’<br />
La filosofia in genere ha sempre trattato il tema della felicità, ed in particolar modo della sua ricerca. Nei secoli si sono<br />
sviluppate diverse ipotesi su come raggiungerla, partendo da Socrate che ce ne parla sotto forma di virtù e di conoscenza, a<br />
Kant che la ricerca <strong>nel</strong> rispetto delle regole civili. La riflessione sul tema in questione è inevitabilmente infinita, dato il fatto<br />
che siamo e pensiamo tutti in maniera diversa. Socrate dimostra che commettere un’ingiustizia sia un male peggiore<br />
piuttosto che riceverla, dando per scontato che ogni individuo sceglierà il bene e, tra i due mali, quello minore. Fare il<br />
bene, per Socrate non è dunque fare il proprio dovere, ma una scelta “conveniente” per l’individuo. Ma Socrate è vissuto<br />
<strong>nel</strong> 400 A. C., altri tempi direbbe qualcuno, diversi dai nostri dove vediamo ogni giorno tanta gente che con la propria<br />
disonestà si procura soldi e benessere a discapito di tutti e di tutto. Mi chiedo allora se sia giusto cercare prima la felicità<br />
che la virtù, anche se le due cose dovrebbero camminare di pari passo. Forse si dovrebbe pensare ad una rieducazione<br />
collettiva sui valori che possono portare alla felicità, come la virtù intesa da Socrate, l’amore professato da Gesù ed il<br />
rispetto gli uni con gli altri come decantava Kant, piuttosto che essere felici in maniera veloce e disonesta. Non meno<br />
rilevante è, poi, il pensiero secondo cui la felicità derivi in ogni caso dal possesso della ricchezza, del potere o, più<br />
recentemente, della notorietà pubblica, in particolare se raggiunta attraverso il mezzo televisivo. Spesso la ricchezza, il<br />
reddito o il successo diventano solo “strumentali”, in quanto vengono concepiti come condizione essenziale per essere più<br />
liberi di condurre il tipo di vita che, per una ragione o per un’altra, viene maggiormente apprezzato. L’utilità della ricchezza<br />
o della notorietà, in questo caso, risiede <strong>nel</strong>le opportunità che esse consentono di cogliere e una fonte di rassicurazione<br />
personale. Nella religione, negli affetti familiari o <strong>nel</strong>l’amicizia, anche il meno abbiente può avere le occasioni per la<br />
felicità, ma le circostanze che accompagnano la povertà estrema, specialmente in luoghi densamente popolati, tendono a<br />
deprimere, a soffocare la speranza di una vita migliore, poiché la vita che si conduce è piena di privazioni. I giovani di<br />
oggi non hanno più la speranza di raggiungere la felicità, in quanto lontani dalla natura (intesa come forma primitiva di<br />
relazione col proprio territorio) e anche perché ricercare l’affermazione economica, il successo personale, la ricchezza non<br />
costituiscono sicuramente “il vero”… Sicuramente il benessere economico può contribuire notevolmente a risollevare delle<br />
condizioni di disagio materiale o psicologico: tuttavia il beneficio sembra, secondo l’esperienza umana, poco duraturo e<br />
portatore di un nuovo periodo di insoddisfazione…<br />
Nella Costituzione Italiana non è espressamente sancito il diritto alla felicità, in quanto esso viene considerato un fatto<br />
personale e/o perché lo Stato deve impegnarsi solo a garantire le condizioni minime di benessere per ogni cittadino perché<br />
possa perseguire la propria felicità.<br />
Si può indirettamente ricavare il concetto di felicità dalla lettura dell’art. 32, in cui la Repubblica tutela la salute come<br />
fondamentale diritto dell’individuo, l’art. 3, 2° c., ove si promuove lo stato di benessere socio-economico, l’art. 34, sul<br />
benessere culturale (“La scuola è aperta a tutti”), l’art. 2, in cui si riconosce e si garantisce la libertà di vivere la propria<br />
vita. Ma potrebbe essere anche sufficiente impegnarsi a realizzare ciò che concretamente è già previsto <strong>nel</strong> nostro<br />
ordinamento giuridico e che assicurerebbe il raggiungimento della giustizia sociale: offrire concrete opportunità di lavoro<br />
che rendano l’esistenza dei cittadini veramente libera e dignitosa - che diano ai giovani la possibilità di progettare il proprio<br />
futuro - e una serie di garanzie poste a tutela dei più deboli, perché così, forse, ognuno potrebbe essere veramente più libero<br />
di ricercare la propria felicità ...<br />
Maria Clara Guadagno<br />
S.R.S.R. Rosaurora<br />
“La felicità va cercata come si cerca ogni altra<br />
cosa della vita e non è mai troppo tardi per<br />
trovarla. Essa arriva se la cerchiamo con tutte<br />
le forze e spesso è più vicina di quanto<br />
pensiamo.”<br />
Eleonora Stella<br />
14<br />
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Mi sono addormentato dolcemente. Davanti ai<br />
miei occhi ho visto un popolo devastato da una<br />
guerra fratricida. I bambini affamati, aggrappati<br />
alle gambe delle loro mamme, piangevano<br />
disperati. I padri, dignitosamente, andavano a<br />
procurarsi l’acqua per bere e qualcosa da<br />
mangiare. Gli anziani, indeboliti dall’età e dalla<br />
vita trascorsa piena di sacrifici, erano seduti<br />
lungo la via, ai bordi delle povere capanne.<br />
Improvvisamente ho visto un popolo andare in<br />
aiuto di quei poveri esuli. La guerra fratricida era<br />
terminata, i bambini iniziarono a giocare tra loro<br />
indisturbati. Gli adulti a colloquiare<br />
fraternamente, e per gli anziani iniziava una<br />
nuova vita. Nel frastuono provocato dall’allegria<br />
di quei popoli mi sono svegliato. La mia anima<br />
aveva fatto nascere in me quel sogno, è stata la<br />
coscienza a scuotere l’anima e portarmi verso<br />
quel sogno o era il desiderio di veder ristabiliti i<br />
rapporti di quei popoli? L’amore tra i popoli fa scaturire una felicità immensa. Sono i fatti del mondo che ci circonda a<br />
smuovere in noi il sogno ed<br />
in esso la voglia di cambiare qualcosa? La felicità è migliorare noi stessi, e con noi il mondo.<br />
Celestino Romani<br />
C.D.R. Anzio-A.S.L. Roma H<br />
Prima di riflettere sulla ricerca della felicità, vorrei piuttosto rispondere alla domanda: “che cos’è la felicità?”. Domanda da<br />
un milione di dollari. Provo a dare una risposta: la felicità è un istante di vita che ti concede solo il ricordo di essere stato<br />
un’emozione improvvisa, è difficile riconoscerla anche se si è consapevoli che può essere solo lei.<br />
La felicità si raggiunge solo con il cuore e può presentarsi in tanti modi, tipo in un battito del cuore incontrollato, una risata<br />
molto forte, un pianto improvviso, un urlo, una danza, ecc. La cosa importante è ricordarla, perché si prova poche volte <strong>nel</strong>la<br />
vita ed è per questo che va ricercata con tutte le proprie forze. La felicità si presenta in varie misure a seconda dell’età e a<br />
seconda degli obiettivi che uno si pone. Ad esempio, la felicità per un bambino può essere ricevere un nuovo giocattolo, per<br />
un giovane provare per la prima volta il sentimento chiamato “amore”, per un adulto raggiungere una carriera che gli<br />
permetta di condurre una vita dignitosa. Gli obiettivi possono essere tanti, anche la realizzazione di un sogno o solamente<br />
immaginare qualcosa che ci renda felici. Chiaramente la felicità non si può calcolare quantitativamente e non sono presenti<br />
nemmeno le istruzioni per ricercarla, perché se fosse così facile tutti cercherebbero di raggiungerla in qualche modo.<br />
Purtroppo chi non riesce a ricercarla, volge il suo sguardo verso una “falsa felicità” che può essere data dalla sensazione di<br />
brio quando si beve un bicchiere di troppo oppure quando si fa uso di sostanze stupefacenti. Chi si trova in queste situazioni è<br />
insoddisfatto della propria vita, vorrebbe realizzare la sua passione ma per un motivo o per un altro non vi riesce. Quello che<br />
non deve mancare mai è la forza ed il coraggio che ci permette di superare ogni ostacolo e di trovare quello che cerchiamo in<br />
noi. La sola istruzione che posso darvi è di liberare la mente da ogni pensiero negativo e ricordare quel momento di felicità<br />
<strong>nel</strong> cuore, solo così potrete essere sempre in grado di ricercare nuovi modi di essere felici. E se vi spaventa provare felicità<br />
perché forse pensate che essere troppo felici vi recherà in futuro un qualcosa di triste, allora siate solo sereni e cercate di<br />
trovare un vostro equilibrio interno. Penso che essere tranquilli con se stessi sia la giusta dose di saggezza.<br />
Donatella De Stefano<br />
“Il segreto della felicità è trovare la<br />
propria gioia <strong>nel</strong>la gioia dell'altro.”<br />
Georges Bernanos<br />
15<br />
“Quando una persona è benefica e umana<br />
allora dalla sua azione derivano alla<br />
società felicità e soddisfazione. Ciò che è<br />
moralmente buono quindi è anche utile e<br />
benefico. E crea felicità.”<br />
D. Hume
Tra le massime ed i pensieri che Epicuro ci ha tramandate,<br />
una di queste afferma che: "Il limite ultimo della grandezza<br />
dei piaceri è riuscire ad eliminare il dolore. Ovunque sia il<br />
piacere, e per il tempo in cui dura, non c'è dolore né<br />
sofferenza, né le due cose insieme". Questa raccolta di<br />
massime e pensieri si chiama, semplicemente, La Felicità.<br />
Nonostante la felicità sia un concetto talmente alto, luminoso,<br />
infinitamente denso di significati, ed estremamente<br />
complesso da interpretare, comprendere, spiegare, meno che<br />
mai ridurlo a "cosa", sembra che il pensiero di Giacomo<br />
Leopardi indichi la stessa strada per la ricercarla:[...] piacer<br />
figlio d'affanno; gioia vana che è frutto del passato timore,<br />
onde si scosse e paventò la morte chi la vita aborria, onde in<br />
un lungo tormento, fredde tacite, smorte sudar le genti,<br />
vedendosi mossi alle nostre offese, folgori, nembi e vento...".<br />
E, ancora, il pensiero leopardiano, che emerge dal fondo<br />
malinconico della sua anima, ci avverte che:" La natura non<br />
ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno;<br />
vero bisogno, come quel di cibarsi. Perché chi non possiede<br />
la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce<br />
di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità<br />
di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità <strong>nel</strong><br />
mondo. Gli animali non han più di noi, se non il patir meno;<br />
così i selvaggi: ma la felicità nessuno." Forse la felicità è una<br />
aspirazione, qualcosa verso cui tendere per dare senso<br />
all'esistenza, perchè se la gioia è l'estasi di un momento, la<br />
felicità è una condizione stabile, verosimilmente improbabile.<br />
Penso all'innamoramento come ad alla tonalità emotiva che<br />
maggiormente si assimila alla felicità, eppure anche questa<br />
condizione deriva dalla fine della solitudine. Allora io credo<br />
che sia vero, gioia e dolore, tristezza malinconia, solitudine,<br />
noia e, per contro la felicità sono tra loro fortemente<br />
embricati e dall'uno, sempre deriva l'altro. Felicità e<br />
sofferenza, come bianco e nero, come Bene e Male e via<br />
dicendo gli opposti, non possono darsi alla nostra<br />
comprensione se non come coesistenti. Senza dimenticare,<br />
altrimenti sarebbe spaventoso, che come tra bianco e nero<br />
sappiamo che esistono una infinità varietà di grigi, anche tra<br />
felicità e dolore esistono tantissime possibilità. Infine,<br />
ripropongo la convinzione che ciò che meglio rappresenta la<br />
felicità è l'amore, inteso come lo ha inteso Ludwig<br />
Biswanger: " Questa spazialità, ove è possibile che “là” dove<br />
“tu sei” si schiuda un luogo “per me”, indipendentemente<br />
dal fatto che “tu sia presente e vicino(a) oppure assente e<br />
lontano(o)”; questa spazialità sfuggente a ogni presa (e che<br />
pur si impone come veridica <strong>nel</strong>la sua evidenza) può essere<br />
detta, con felice denominazione, Patria dell'Amore (Heimat<br />
der Liebe). Patria: in quanto chi in essa si costituisce, vive<br />
l’esperienza di essere pervenuto “al luogo che massimamente<br />
gli è proprio, di aver ritrovato, per così dire, il “dove” della<br />
propria origine, verso cui da sempre tendeva e in cui più<br />
pienamente può rivelare se stesso.”<br />
Anto<strong>nel</strong>lo Caruso<br />
S.R.T.R. Reverie<br />
Invito alla lettura<br />
Questa é una piccola canzone che ho scritto<br />
forse vuoi cantarla nota dopo nota<br />
non preoccuparti, sii contento<br />
In ogni vita abbiamo dei problemi<br />
ma se ti preoccupi, questi si raddoppiano<br />
non preoccuparti, sii contento<br />
Non hai posto dove distenderti<br />
qualcuno ti ha portato via il letto<br />
non preoccuparti, sii contento<br />
II padrone di casa dice che sei in ritardo con l’affitto<br />
forse hai da litigare<br />
non preoccuparti, sii contento<br />
guarda me, io sono contento<br />
Non preoccuparti, sii contento<br />
Ti do il mio numero di telefono,<br />
quando sei triste chiama.. ti farò sorridere<br />
non preoccuparti, sii contento<br />
Non ho soldi, non ho stile<br />
non ho doni per farti sorridere<br />
ma non preoccuparti, sii contento<br />
perché quando sei preoccupato, il tuo viso diventa cupo<br />
e questo rende tutti infelici<br />
allora non preoccuparti, sii contento, sii contento ora<br />
Non preoccuparti, sii contento<br />
Ora c’é questa canzone<br />
spero la impari nota dopo nota, come un bravo bambino<br />
non preoccuparti, sii contento<br />
Ascolta quello che dico<br />
<strong>nel</strong>la tua vita, aspettati dei problemi<br />
quando sei preoccupato questi si raddoppiano<br />
non preoccuparti, sii contento, sii contento ora<br />
Non preoccuparti, sii contento<br />
Non preoccuparti, non preoccuparti<br />
non fare così, sii felice<br />
metti un sorriso sul tuo viso<br />
non rendere tutti tristi cosi<br />
non preoccuparti<br />
presto passerà, qualunque cosa sia<br />
non preoccuparti, sii contento<br />
Io non sono preoccupato<br />
io sono felice<br />
16<br />
NON PREOCCUPARTI,<br />
SII CONTENTO<br />
Bobby McFerrin
Imparare a farsi<br />
un’idea propria e<br />
divulgarla;<br />
imparare a fare,<br />
creare, inventare;<br />
a provare anche<br />
senza averlo mai<br />
fatto;<br />
imparare a<br />
riconoscere <strong>nel</strong><br />
prodotto la propria<br />
espressione;<br />
imparare a<br />
misurarsi e a<br />
mettersi in gioco;<br />
sempre e comunque<br />
avere la voglia di<br />
imparare.<br />
“Quelli che...io ci<br />
provo” è lo spazio<br />
del confronto, della<br />
prova, dell’esercizio<br />
e soprattutto della<br />
relazione tra l’Io e il<br />
Mondo,<br />
quel mondo che<br />
sempre di più<br />
appare distante e<br />
poco vivibile.<br />
Questa rubrica<br />
vuole offrire un<br />
pretesto per essere<br />
attivi in esso, un<br />
modo per essere<br />
“dentro”<br />
Quelli che…...Io ci provo!<br />
Come spiegare la comunità terapeutica? La nostra comunità<br />
terapeutica, la Reverie. Questo nome, oltre che ad una visione poetica<br />
che rimanda a quello stato sognante che può favorire l'accesso alla<br />
fantasia ed alle emozioni, evoca le straordinarie intuizioni di uno dei<br />
massimi psicoanalisti del secolo scorso: quando Wilfred Bion asserisce<br />
che Reverie sta a designare lo stato mentale aperto alla ricezione di<br />
tutti gli “oggetti” provenienti dall'oggetto amato, quello stato cioè<br />
capace di recepire le identificazioni proiettive del bambino,<br />
indipendentemente dal fatto che costui le avverta come buone o<br />
cattive”, allora sembra che ci stia dicendo qualcosa di molto astruso.<br />
Eppure, se trasponiamo questo concetto <strong>nel</strong>la pratica quotidiana della<br />
<strong>Comunità</strong> Terapeutica, allora altro non verrà fuori se non la capacità<br />
degli operatori di accogliere in sé i vissuti degli ospiti. Tutti i vissuti,<br />
ma in particolare quelli densi di angoscia, dolorosi, terribili, quelli che<br />
li hanno condotti alla “malattia”. Certo, bisogna aver cura di<br />
distinguere le proprie emozioni da quelle altrui! Ricordo i primi tempi<br />
in cui ho frequentato la comunità: finito di lavorare, litigavo, anche per<br />
motivi futili, con tutti quelli che incontravo. Ci volle un po' di tempo<br />
per comprendere che questa mia aggressività era prodotta da ciò che<br />
incameravo <strong>nel</strong>le ore trascorse con i nostri assistiti!<br />
Prima di fare accenno al funzionamento della Reverie vorrei provare a<br />
dire qualcosa sulla follia, forse presuntuosamente, intorno a ciò che io<br />
penso sia la follia.<br />
La follia ci fa paura: sembra lontana ed estranea dalla nostra vita<br />
comune eppure, per quanto enigmatica, camaleontica al limite del<br />
comprensibile, è una esperienza che non è mai lontana dalla<br />
condizione umana. I grandi alienisti del '900 ci dicono che la follia è<br />
una delle infinite possibilità dell'umano, uno dei modi possibili di<br />
essere <strong>nel</strong> mondo: ogni gesto, atto, parola, pensiero, espressione<br />
compiuto da quel sublime ente che ha il privilegio di dirsi umano non<br />
può essere alieno da ciò che siamo noi, ognuno di noi.<br />
Un'altro modo di intendere la realtà? Certo, quando la realtà intorno<br />
diventa insostenibile è bene allontanarsene; ci si astrae dalla ragione<br />
comune, dal plurale, dalla certezza che, pure se tutte le cose sono<br />
polivalenti in quanto al loro significato, esistono convenzioni che<br />
regolano tutto questo. Alcuni autori sostengono "l'inevitabilità del<br />
delirio": se non ci si nasconde dietro assunti teoretici, fredde diagnosi<br />
reificanti, allora si potrà comprendere che, in quel determinato<br />
momento, di fronte a quella precisa serie di circostanze l'unica risposta<br />
possibile è il delirio. Allontanandosi drasticamente dal Mitwelt, dal<br />
"mondo comune" inteso come realtà condivisibile, si costruisce un<br />
nuovo sistema di pensiero orientato soggettivamente, un sistema in cui<br />
le cose assumono significati del tutto particolari, lontani<br />
dell'interpersonalità e dall'essere con gli altri. Inizia con una sensazione<br />
di forte incertezza, di insicurezza, le cose intorno cominciano ad<br />
incombere e il giudizio di realtà si altera, si incorre in un senso di<br />
trasformazione del mondo, perplessità e minaccia<br />
e<br />
PARLIAMO DI NOI …….<br />
LA COMUNITA’ TERAPEUTICA<br />
REVERIE<br />
17
Via Madonna Due Ponti, 74<br />
00060 -Capena (RM)<br />
18<br />
Si avverte il dissolversi dei punti di riferimento che connettono<br />
al mondo, che diventa indefinito, imprecisato e mutevole,<br />
gettandoci in uno stato di totale perplessità. È la distruzione<br />
della propria esstenza che viene esperita come sensazione della<br />
distruzione della vita e del mondo. Questo è la tonalità emotiva<br />
delirante (la Stimmung delirante) ed è una tappa obbligata per<br />
giungere al delirio.<br />
Ed è qui, <strong>nel</strong> delirio, che si afferma una condizione di assoluta<br />
staticità, bloccati alla fine su di un unico tema da cui non ci si<br />
può sottrarre, per cui sembra che non accada più nulla di nuovo,<br />
anzi, non accade più nulla: meglio l'esperienza del “Nulla”<br />
piuttosto che una realtà generatrice di angoscia. Un'altra<br />
possibilità, che distingue e caratterizza gli esseri umani è il<br />
libero arbitrio, la condizione, in poche parole, di poter scegliere,<br />
di fronte alle infinite possibilità che si dispiegano in tutte le<br />
circostanze in cui ognuno di noi si imbatte. Nella follia (psicosi)<br />
questa possibilità non è data: la tal cosa è così: "C'è un satellite<br />
spia che controlla ogni mio movimento!". Ed è inutile (anche<br />
molto fastidioso!), che qualcuno provi a far credere che forse è solo un frutto di una fantasia abnorme quanto<br />
persecutoria: il delirio è inattaccabile e non offre scelta. Ed infine non si può non ricordare che esiste un<br />
pensiero che è trasversale ad ogni epoca: la paura del diverso. Il diverso, il folle in questo caso, è l'anormale, il<br />
cosiddetto sano è normale. E così si affonda <strong>nel</strong>le sabbie mobili dell'ambiguità di dicotomie come sano/malato,<br />
giusto/sbagliato, etico e non etico e via dicendo. Queste polarizzazioni non spiegano nulla, non permettono di<br />
comprendere e di dare senso e significato a ciò che si agita <strong>nel</strong>l'animo umano. Tra il bianco ed il nero esiste<br />
una infinita gamma di sfumature: si provi a far corrispondere la gamma dei toni di colore all'infinita<br />
molteplicità delle possibilità umane e, così facendo, da qualche parte, lungo questo continuum, si incontrerà la<br />
follia, che altro non è che un altro modo di "leggere il mondo".Queste persone sofferenti, loro che ci<br />
consentono di cercare e ri-cercare la possibilità di un discorso sulla sofferenza dell’anima, un discorso sulla<br />
psicopatologia: noi con loro per provare, insieme, ad attribuire o ri-attribuire senso e significato, a fare<br />
donazione di senso, a delle esistenze sperdute <strong>nel</strong>la follia. Noi siamo gli Operatori, Loro sono i Pazienti, lo<br />
spazio (mentale, vissuto, la spazialità) in cui si svolge l’azione è quello della <strong>Comunità</strong> Terapeutica, il tempo<br />
(vissuto) è quello con-diviso. Lo spazio della comunità è il luogo in cui <strong>nel</strong> tempo diventiamo coscienti delle<br />
nostre esistenze e delle esistenze altrui, esistenze disperate, le loro, che non mentono (mai) sul loro modo di<br />
essere. Scopriremo, con semplicità, che <strong>nel</strong> vivere in comunità, <strong>nel</strong> colloquio, siamo persone che incontrano<br />
altre persone e <strong>nel</strong> separarsi nessuno deve “restituire” niente all’altro, in quanto nulla si è preso e nulla si è<br />
dato; quanto è accaduto si concretizza <strong>nel</strong>l’incontro, <strong>nel</strong> con-dividere, <strong>nel</strong> con-partecipare, <strong>nel</strong> co-esistere,<br />
<strong>nel</strong>l’autenticità che diventa un segno ed una promessa per incontri futuri, perché <strong>nel</strong> potere di progettare il<br />
futuro c’è un segno che indica la guarigione.<br />
Tornando alla Reverie, vi è un' argomento degno di nota, ed è quello dell'affido terapeutico. Cito testualmente<br />
dalla descrizione del modello operativo della <strong>Comunità</strong> come descritto sul sito della Reverie: "L'affido<br />
terapeutico, specifica modalità operativa dei programmi della Reverie, è centrato, infatti, sul prendersi cura<br />
globalmente del paziente accogliendone, da un lato la parte infantile e bisognosa di dipendere, dall'altro<br />
facendo leva sulle sue capacità di espressione adulta. Per quanto l'intero programma sia strutturato per<br />
sostenere queste funzioni, esse sono principalmente concentrate sull'operatore di affidamento. L'operatore<br />
dovrebbe avere un comportamento flessibile e non essere vittima delle regole, larghe o strette che siano.<br />
Dovrebbe avere la capacità di entrare nei panni dell'affidato e spianargli la via. Dovrebbe quindi essere un<br />
sostegno valido e <strong>nel</strong>lo stesso tempo accogliente... il potere che l'operatore ha non deve in nessun caso<br />
annullare il suo affidato, dovrebbero averne entrambi. Insomma ci vuole ben altro che una laurea in psicologia<br />
per far bene l'operatore: c'è bisogno di forza, energia positiva, sensibilità, apertura, disponibilità."<br />
In realtà questi concetti, così ben espressi da Roberto Quintiliani, uno dei fondatori della nostra <strong>Comunità</strong>,<br />
sono il centro intorno a cui si costituisce ed esiste la comunità terapeutica Reverie. Il gruppo è diviso in tre<br />
"gruppetti", ogni gruppetto è composto da, mediamente, sei pazienti, due operatori di affidamento, due<br />
operatori di programma, la cui funzione, molto sinteticamente, è quella di supporto all'operatore di<br />
affidamento nonché di presenza partecipante nei turni di lavoro e, infine, da un tutor che supervisiona tutto il<br />
gruppo: in tale contesto, in questa spazialità, dovrebbe costituirsi tra l'operatore ed i suoi assistiti la relazione di<br />
Reverie. Naturalmente i fattori che entrano in gioco <strong>nel</strong>la relazione tra gli operatori ed i pazienti, l'idea che
Quelli che…...Io ci provo!<br />
ra avrebbero bisogno, per essere descritte, di uno spazio ben maggiore di queste poche pagine, ed io mi fermo a<br />
queste brevi note.<br />
Ed infine, grazie al contributo di Piergiorgio, ecco descritta una giornata tipo, meglio ancora una settimana tipo :<br />
La <strong>Comunità</strong> Terapeutica Reverie è una struttura in cui si condivide lo spazio, sia fisico che mentale tra pazienti<br />
ed operatori. Lo spazio è essenzialmente costituito da tante piccole sfaccettature che rappresentano il vivere<br />
quotidiano. Si comincia con il caffè che ci viene portato <strong>nel</strong>le nostre stanze dagli operatori. Ci alziamo tra le<br />
nove e le nove e mezzo, facciamo la doccia e, a turno puliamo le stanze, in ogni stanza abitano due di noi. Alle<br />
dieci si fa la prima colazione. Lo spazio di cui ho parlato all'inizio e che è condiviso da tutti i pazienti è<br />
rappresentato al mattino dal laboratorio di cucina durante il quale si prepara il pranzo e si avvia la cena che<br />
verrà completata <strong>nel</strong> tardo pomeriggio. Nel pomeriggio, a secondo dei giorni c'è il laboratorio di musicoterapia<br />
il lunedì, il martedì è completamente dedicato ai gruppi terapeutici, il mercoledì si svolge lo psicodramma<br />
analitico, il giovedì c'è un laboratorio di teatro ed infine, il venerdì, il laboratorio di scrittura. Sabato e domenica<br />
proviamo a rilassarci un po'! Attraverso gli scambi con gli operatori, le psicoterapie individuali ed i suddetti<br />
laboratori prende forma il percorso terapeutico di ognuno di noi. Il programma è costruito intorno alle<br />
possibilità ed ai bisogni individuali di ogni ospite e dura all'incirca tre anni. Trascorso questo periodo, se l'ospite<br />
verrà ritenuto in grado di confrontarsi con la propria autonomia verrà avviato un periodo di reinserimento per<br />
giungere allo svincolo definitivo dalla <strong>Comunità</strong>, oppure, laddove sussistano ancora delle difficoltà, saranno<br />
inviati ad altre strutture, dopo aver confrontato questa possibilità con il servizio di salute mentale, la famiglia<br />
d'origine e con il beneplacito della équipe della <strong>Comunità</strong>.<br />
Anto<strong>nel</strong>lo Caruso e Piergiorgio Marotti<br />
Non so più cosa vuol dir sognare<br />
“Sognare è una cosa molto bella, peccato che da quando ho avuto le voci ho fatto molti sogni strani, ad<br />
esempio sognare di avere la sensazione che mia madre fosse ancora viva, oppure sognare che qualcuno mi<br />
volesse male e mi considerasse uno stupido. Mi piacerebbe fare un sogno bello, di quelli che te li ricordi<br />
appena sveglio e non li dimentichi per tutto il giorno. La colpa di non sognare più la do anche ai farmaci che<br />
spero, un giorno, di poter eliminare.<br />
Per il momento continuo a sperare in un bel sogno.”<br />
19<br />
Gabriele
Cosa cura <strong>nel</strong>la comunità terapeutica?<br />
“E' difficile dire cosa cura <strong>nel</strong>la comunità terapeutica , per me è un insieme di cose: sicuramente una buona<br />
farmacoterapia aiuta, ma in generale è il clima affettivo che si respira in comunità la formula vincente di<br />
questo posto magico.<br />
Come dimenticare le tavolate all'aperto <strong>nel</strong>le giornate di festa o i tornei di calcetto, i compleanni festeggiati in<br />
comunità con le torte di Maria, i Natali e i Capodanni.<br />
Certo ci sono anche momenti impegnativi come i laboratori, oppure toccanti come gli incontri familiari.<br />
Io, che oggi esco dalla comunità posso dire che a me ha fatto bene, e sono felice di esserci stato.<br />
Ho imparato finalmente a gestire la mia vita, grazie alle regole e all'aiuto degli operatori, sempre pronti a<br />
soccorrermi nei momenti di bisogno.<br />
Io vi ringrazio e vi porterò sempre <strong>nel</strong> cuore.”<br />
Guglielmo<br />
“Secondo me il percorso che c'è da fare in comunità è molto importante per una guarigione. Attraverso i<br />
laboratori si cerca di curare le ansie e le preoccupazioni che noi ragazzi abbiamo. Ogni laboratorio è mirato a<br />
guarire diversi malesseri. Ad esempio, attraverso il laboratorio di cucina viene richiesta una parte più<br />
manuale rispetto agli altri laboratori e comunque penso che tutti i laboratori possano curare. Al laboratorio di<br />
scrittura esponiamo gli argomenti più importanti e quando li leggiamo ad alta voce ci sentiamo gratificati. Poi<br />
c'è il laboratorio di musica attraverso il quale, secondo me, grazie alle note del pianoforte ed il canto<br />
riusciamo a guarire la solitudine e la malinconia, il laboratorio di teatro ci da la possibilità di metterci in<br />
gioco; infine lo psicodramma secondo me è il più impegnativo e richiede più attenzione ma ci aiuta tanto sul<br />
piano emotivo.<br />
Penso che i laboratori siano molto importanti ma è importante anche il dialogo con gli altri ragazzi e con gli<br />
operatori. Questa estate sono entrata in un negozio di abbigliamento con Dusca e ho acquistato una maglietta.<br />
Grazie a lei sono riuscita a guarire la difficoltà <strong>nel</strong>l'acquistare alcune cose, quindi penso che il contatto con gli<br />
operatori sia molto utile.”<br />
Carla<br />
“Le ferite del cuore,le ferite delle emozioni, sono ferite dell'anima: angoscia disperazione,<br />
inquietudine, tristezza, estraneità, smarrimento, nostalgia, dissociazione, la frantumazione del<br />
tempo e dello spazio. Non è facile lenire queste ferite.”<br />
Eugenio Borgna da: L'arcipelago delle emozioni<br />
20
Ancor prima di<br />
esprimere<br />
l’amore e il<br />
rispetto per ciò<br />
che ci circonda e<br />
per ciò che<br />
quotidianamente<br />
viviamo,<br />
dovremmo<br />
essere in grado<br />
di osservare <strong>nel</strong><br />
cuore delle cose<br />
per scoprire<br />
l’aspetto<br />
insolito, poco<br />
noto o dato per<br />
scontato.<br />
Questa rubrica è<br />
non solo spazio<br />
dedicato alla<br />
natura e alle sue<br />
creature ma è<br />
invito ad<br />
osservare, ad<br />
apprezzare e a<br />
riflettere sul<br />
valore della sua<br />
esistenza<br />
e<br />
PROGETTO QUASI<br />
INTERVISTA A FABIANA ROSA<br />
(TERAPISTA DELLA RIABILITAZIONE NEUROCOGNITIVA)<br />
Il tema del nostro giornale in questo numero tratta la ricerca della felicità. Negli<br />
animali si deve parlare di felicità o di piacere?<br />
Anche gli animali la ricercano, forse inconsapevolmente, dobbiamo essere noi a<br />
costruirgliela, penso che non sia una ricerca come la nostra, loro possono percepire<br />
di stare bene o stare male ma non possono trovarla, la felicità gliela dobbiamo dare<br />
noi. Anche per il cane si può parlare di felicità, soprattutto <strong>nel</strong>le piccole cose come<br />
per esempio tirare una pallina. Nelle persone parlare di felicità è più complesso,<br />
prende tutti gli aspetti della vita, mentre il cane ha poche necessità in fondo. Per<br />
l’uomo ci deve essere tanta soddisfazione, sia <strong>nel</strong>l’ambito creativo, lavorativo, in<br />
quello del proprio nutrimento, per il cane è più semplice: per il cane è importante il<br />
bere, il mangiare, annusare, camminare, stare vicino alle persone, ricevere il nostro<br />
affetto. Io ho un cane che ho preso al canile, ha già dieci anni, l’ho preso già anziano,<br />
è stato abbandonato ma, il giorno dopo che io l’avevo preso era già felice e quindi<br />
non si preoccupava del futuro, viveva il momento e diceva dentro di sé “ io ora sto<br />
bene”.<br />
Come nasce e di cosa si occupa il vostro Progetto Quasi?<br />
Il progetto Quasi è nato da un cane di nome Quasi che ho adottato due anni fa che ha<br />
una malformazione genetica che gli ha procurato una deformità della colonna<br />
vertebrale, quindi ha tutte le vertebre completamente fuse tra loro; le zampe dietro<br />
sono più lunghe di quelle davanti, quella destra è più corta della sinistra, quindi<br />
somiglia un po’ ad un maialetto. Ho continuato con un altro cane che si chiama<br />
Mongo ed ho fatto fare delle magliette con la sua faccia per farmi rilasciare<br />
un’offerta per un intervento ad una zampa, intervento che ho dovuto far fare due volte.<br />
Dato che l’intervento ha funzionato, allora mi sono data da fare per fare interventi ad<br />
altri cani. Così ho iniziato a fare dei progetti per allestire lotterie con oggetti che<br />
venivano regalati, con il ricavato venivano effettuate delle visite veterinarie per un<br />
cane alla volta che tiravo fuori da canili brutti, e portavo in questo modo aiuto ai<br />
cani. Ho anche creato qui come una casa famiglia, ho raccolto dei fondi, ho sistemato<br />
il giardino che abbiamo, mi hanno donato delle cucce per i miei cani, ho assunto<br />
quaranta volontari che a loro volta donano dieci euro al mese a testa. .<br />
21
Chi si occupa principalmente degli animali che accogliete?<br />
Se ne occupa Betania che è la ragazza della casa famiglia e poi ci sono i volontari che si adoperano all’interno del<br />
progetto Quasi con i cani anziani e giovani, paghiamo le vaccinazioni e le cure con dei sovvenzionamenti.<br />
Che sentimenti si provano <strong>nel</strong> salvare una vita innocente dalla strada?<br />
Ci sono tanti cani da salvare. Che sentimenti si provano ? E’ una cosa molto bella, io mi dedico ai cani perché reputo la<br />
cosa doverosa e lo faccio molto volentieri, si fa il possibile perché il lavoro riesca, è anche una mia necessità dedicarmi a<br />
loro, come in tutte le relazioni d’aiuto ci vuole passione e impegno, non deve essere una cosa da fare tanto per fare..<br />
Come mai la disabilità, sia pur negli animali, spaventa così tanto la gente?<br />
Perché spaventa… perché è diverso, io sono una grande amante della diversità e questa vita me la sono scelta da sola, mi<br />
piace e quando vedo situazioni particolari mi incuriosisco, probabilmente bisogna vedere le cose in un altro modo, tutti i<br />
cani che ho adottato li ho visti in un modo particolare. Quasi è un mostro per la strada quando lo vedono cambiano<br />
strada, gli danno del mostro più volte, lo prendono, lo giudicano per la sua bruttezza.<br />
22
Io ho cercato di cambiare l’aspetto del cane fermandomi<br />
qualche volta a parlare con la gente, e sono riuscita a<br />
cambiare Quasi in una cosa divertente, anche quando ho<br />
fatto delle foto che lo ritraggono mentre guarda la<br />
televisione, sembra proprio un cinghiale e per il suo aspetto<br />
qualche volta ho anche litigato con le persone, perché la<br />
mancanza di rispetto anche verso un cane non manca mai.<br />
Quanti cani e gatti ospitate?<br />
Il numero varia da un minimo di quattro a un massimo di<br />
sette, anche perché di più non possiamo permettercelo, io<br />
faccio il possibile, meglio pochi cani ma tenuti bene. Di<br />
gatti io non ne prendo, ne ho avuto giusto qualcuno che si è<br />
sfracellato sotto una macchina o ha avuto dei<br />
maltrattamenti..<br />
A quale tipo di famiglia affidate un cane disabile? Fate una selezione?<br />
Sì, facciamo una selezione, facciamo riempire un questionario per ogni cane, ci sono delle domande come che cosa mangia<br />
il cane, a chi viene lasciato quando si va in vacanza, poi un volontario va a casa della famiglia, vede se il giardino è ben<br />
recintato, se ci sono altri cani, se ci sono segni di maltrattamento, se può essere in regola la famiglia che lo ospita. E’<br />
anche avvenuto che famiglie hanno perso cani avuti in adozione e che poi ho ritrovato io, è logico che non lo hanno più<br />
rivisto.<br />
Come mai gli animali, ed in particolar modo i cani, subiscono le influenze del nostro umore?<br />
Perché i cani vivono per il padrone, per stare accanto al padrone, quindi probabilmente loro sono alquanto simbiotici, se<br />
sta male il padrone sta male pure il cane, il loro è un amore incondizionato, che non esiste tra le persone; neanche l’affetto<br />
tra una madre e un figlio si può paragonare a quello di un cane, un cane non ti chiede niente, vuole stare insieme a te,<br />
accanto a te e basta..<br />
La felicità spesso è sintomo di libertà. Come si lega questo con il tenere un cane o un gatto in casa?<br />
La felicità è anche responsabilità, non è solo libertà, un cane ti da tanto e non limita la tua libertà, però ci sono degli<br />
obblighi da rispettare. In questo senso qualsiasi affetto, anche quello con un figlio, può mettere dei limiti alla nostra<br />
libertà..<br />
Spesso si crede che basti una cuccia e una ciotola piena per essere felici. È davvero così?<br />
No, non è davvero così, al cane serve la compagnia, la cuccia e la ciotola la trovano anche <strong>nel</strong> canile, ma <strong>nel</strong> canile il cane<br />
non è felice, il cane può avere anche la ciotola vuota ma ti vuole bene lo stesso..<br />
Un cane che è stato a lungo maltrattato come riesce a ritrovare la felicità di vivere?<br />
Dipende, anche dalla educazione che può ricevere un cane, e dal recupero che può anche non riuscire. Un cane che viene<br />
picchiato tutti i giorni o che vive in un box di un metro per un metro, è un cane traumatizzato e non con tutti sarà gioioso,<br />
avrà voglia di vivere, tutto dipende poi in seguito dalla sua rieducazione.<br />
23
Sappiamo che avete partecipato alla manifestazione a Roma per la chiusura di Green Hill. Ce ne può parlare<br />
meglio?<br />
Ci sono andata ed è durata tre ore, che poi sarebbero cinque, le due ore in più mi sono servite per raccontare la storia del<br />
cane , ho parlato del nostro progetto, ho fatto fotografare il cane. Green Hill è un allevamento in provincia di Brescia, dove<br />
vengono allevati cani bigol, e dove fanno anche sperimentazione animale, cosa di cui sono completamente contraria, non<br />
solo per questioni emotive, ma come studiosa posso affermare che sono contraria alla sperimentazione dei farmaci sugli<br />
animali, perché un topo, un cane, una scimmia non funzionano come una persona, ma purtroppo ci sono dei forti interessi<br />
dietro.<br />
Siamo noi a rendere felici gli animali o viceversa?<br />
La cosa è reciproca. Noi facciamo felice un cane, e un cane fa felice noi.<br />
Come si capisce se un cane è felice?<br />
In tanti modi, domandiamolo a loro, Prugna sei felice? Nano sei felice? E domandiamolo anche a Frodo e Lisa , i cani<br />
della vostra comunità, se sono felici. Sicuramente con voi si..<br />
24
LA PAROLA AGLI ESPERTI<br />
COME SI CAPISCE SE UN CANE<br />
E’ FELICE O INFELICE?<br />
La felicità sfugge a definizioni statiche e circoscritte. Volendo<br />
sintetizzare si tratta di un sentimento di contentezza, benessere,<br />
piacere, fortuna…Con i cani il discorso si semplifica: i loro<br />
sentimenti sono palesi e poco ambigui, contentezza e benessere<br />
sono facilmente individuabili, sempre che sappiamo dove e cosa<br />
guardare.<br />
Secondo gli esperti un cane felice dovrebbe dormire per circa 8-<br />
10 ore al giorno, soprattutto di notte. Svegliarsi presto e partire<br />
immediatamente alla ricerca di cibo.<br />
Dopo colazione, i fedeli amici a quattro zampe appaiono brillanti,<br />
attenti, attivi, e sollecitano l’attenzione dei loro proprietari. Inoltre,<br />
<strong>nel</strong> caso ci siano altri cani <strong>nel</strong>la stessa abitazione, dovrebbero<br />
interagire positivamente.<br />
Al mattino amano le passeggiate, i giochi e le attività sociali, e<br />
riposano tra un’attività e l’altra.<br />
Nel pomeriggio, i cani possono passare un po’ di tempo masticando<br />
un giocattolo, esplorando in cortile, o socializzando con altri cani o<br />
persone. L’attività del cane si intensifica con l’avvicinarsi del<br />
tardo pomeriggio e in prima serata, quando l’emozione per il<br />
rientro a casa dei membri della famiglia e per l’avvicinarsi dei pasti<br />
diventa incontenibile. Le varie azioni e interazioni che hanno luogo<br />
in questo momento sono caratterizzate da interesse e gioia. Gli<br />
occhi sono brillanti, le orecchie sono attente, e la coda partecipa<br />
all’eccitazione.<br />
In seconda serata il cane ricerca le coccole del padrone e si<br />
acquatta tranquillamente ai suoi piedi. Molti cani sollecitano le<br />
carezze e e le attenzioni. La pace regna sovrana.<br />
E per quanto riguarda un cane infelice?<br />
L’infelicità nei cani scaturisce da esperienze avverse, interazioni<br />
incompatibili con i loro proprietari, la mancanza di esercizio<br />
fisico, una routine instabile, noia da mancanza di giochi e stimoli. I<br />
proprietari devono ricordare che tutti i “comfort” realizzati per il<br />
piacere e l’intrattenimento umano, come telefoni, videoregistratori,<br />
computer, mobili e arredamento elegante, non sono molto<br />
apprezzati dal cane. Per fare la felicità del cane, bisogna pensare<br />
come un cane. Se fossimo un cane ci piacerebbe non avere niente<br />
da fare tutto il giorno? Ricevere poche attenzioni dal nostro adorato<br />
padrone? Non avere la possibilità di uscire spesso all’aria aperta, di<br />
giocare, socializzare, correre senza guinzaglio?<br />
Quando le cose vanno male, gli aspetti della “sindrome del cane<br />
infelice” iniziano ad emergere. I cani scontenti spesso dormono di<br />
più in un periodo di 24 ore, entrando in uno stato confinante con la<br />
depressione e la letargia. Di notte fanno sonni agitati.<br />
La mancanza di attività ludica porta a sviluppare numerosi<br />
problemi di comportamento: il cane abbaia e disturba il nostro<br />
sonno e quello dei vicini. Distrugge i mobili di casa. Mangia<br />
troppo.<br />
I cani con problemi sociali possono essere coinvolti in scontri tra<br />
loro o con i loro padroni, non ubbidiscono ai loro proprietari, sono<br />
difficili da controllare, e si estraniano. I loro occhi non brillano per<br />
l’emozione, ma piuttosto appaiano spenti e vacui. Questi cani<br />
possono adottare posture accovacciate, intimidite ed una mancanza<br />
di attenzione e curiosità. Molti sono asociali e manifestano<br />
25<br />
GRAZIE ZIRA<br />
Lei se ne andò lentamente<br />
Cullando il mio cuore infranto<br />
Annusando e scoprendo<br />
Di giorno in giorno<br />
Le profondità nascoste<br />
Dei suoi rifugi.<br />
Tranquilla e dignitosa<br />
Come la marea<br />
Che si ritira dalla terra<br />
Portò con sé<br />
Gli occhi delle mie colline<br />
Il gorgoglio increspato del torrente<br />
I fiocchi sorridenti della neve<br />
Il pensiero tuffato <strong>nel</strong> tramonto<br />
Lo stupore trepidante dell’alba<br />
Le melodie che scivolano<br />
Sulle ali degli uccelli<br />
Il crepitare saporito del fuoco<br />
La dolcezza liquefatta della luna<br />
Ed il silenzio che sovrano<br />
Contempla la bellezza dei monti.<br />
Non so<br />
Se perduto od eterno<br />
Fu il seguire della mia gioia<br />
Quando l’accompagnai<br />
Nei pascoli del paradiso …<br />
Ma<br />
Sbirciando tra le mie lacrime<br />
Certamente so<br />
Che il nostro amore<br />
Germoglierà per sempre<br />
Nel profumo giallo della mimosa<br />
Ad ogni primavera.<br />
Maria Teresa Frattini
“Scarabocchi di<br />
gente” è lo<br />
spazio della<br />
creatività.<br />
Vari i soggetti,<br />
molteplici i<br />
mezzi ma unico<br />
il fine:<br />
l’espressione.<br />
Protagonista<br />
indiscussa è<br />
l’esperienza<br />
estetica, fatta<br />
non di canoni e<br />
di criteri<br />
accademici ma<br />
di libera e<br />
incondizionata<br />
espressività.<br />
L’Io non si<br />
improvvisa<br />
artista, perché<br />
in verità è<br />
sempre stato<br />
tale. La rubrica<br />
offre però<br />
l’occasione per<br />
manifestarlo.<br />
e<br />
LA RICERCA DELLA FELICITA’<br />
Film diretto da Gabriele Muccino, ispirato al romanzo autobiografico di<br />
Chris Gardner<br />
Questo film tratto da una storia vera parla di un uomo di colore ridotto sul lastrico e<br />
con un figlio a carico di soli cinque anni. Abbandonato dalla moglie, si ritrova a<br />
vivere per strada . Vendendo dei macchinari per l’ospedale riesce ad iscriversi ad un<br />
corso per diventare venditore di azioni in borsa. La sua forza d’animo lo porta a<br />
riuscire <strong>nel</strong> suo intento e a diventare ricco.<br />
Il film ci ha trasmesso:<br />
La capacità di reagire anche in momenti di grande difficoltà<br />
Voglia di vivere e di vincere<br />
L’importanza di avere uno scopo per cui lottare<br />
Un po’ di tristezza per una vita difficile, ma anche allegria per il<br />
successo finale<br />
Avere grinta e non darsi mai per vinto, credendo in quello che facciamo,<br />
provando e riprovando<br />
Amare e sostenere chi ci sta accanto<br />
Avere il coraggio di correggersi<br />
Cercare <strong>nel</strong>la famiglia e <strong>nel</strong> lavoro la propria felicità<br />
Gli ospiti della S.R.S.R. Rosaurora<br />
26
I SOLDI DANNO LA FELICITA’?<br />
I soldi attraggono tutti, specialmente i più deboli , servono spesso al<br />
ricco per soddisfare i vizi e con i vizi sorgono i problemi. Non<br />
sempre i soldi danno la felicità.<br />
Anto<strong>nel</strong>la<br />
I soldi non fanno la felicità, anche perché quando compri un oggetto<br />
che ti piace, dopo un po’ di tempo lo accantoni, non ti affascina più.<br />
Non sono i soldi che fanno innamorare un uomo ed una donna ed<br />
avere un amico. I soldi devono essere necessari per vivere, anche<br />
perché qualche volta portano l’uomo alla rovina<br />
.<br />
Arnaldo<br />
I soldi fanno la felicità perché servono per vivere decentemente ed<br />
a comprare quello che ti piace.<br />
Carlo<br />
Il denaro, come dicono i Pink Floyd in un loro celeberrimo album, é<br />
come un gas che quando finisce ci lascia amaramente.La felicità è<br />
solo <strong>nel</strong>l’amore e <strong>nel</strong>l’affetto degli altri.<br />
Alfredo<br />
Il denaro non serve a niente , specialmente quando è poco. Se si<br />
hanno pochi soldi non si può essere felici perché bisogna fare molte<br />
peripezie per poter sopravvivere. Troppi soldi però non possono<br />
fare la felicità, quando mancano altre cose importanti come la<br />
salute.<br />
Mario<br />
I soldi non fanno la felicità. Essere ricchi o essere poveri non è il<br />
problema principale, il problema sorge quando ti manca ciò che ti<br />
serve per poter vivere dignitosamente.<br />
Monica<br />
I soldi sono un mezzo per comprare quello che occorre. Di certo la<br />
felicità non sono i soldi. Si è felici per un figlio, una famiglia e la<br />
salute. Ma molte volte non ci si accontenta delle “piccole” cose.<br />
Sandro<br />
I soldi non fanno la felicità, perché si può essere anche miliardari e<br />
stare male di salute. Avere tanti soldi inoltre può dare delle<br />
preoccupazioni, e cioè che questi possono essere rubati. Quindi non<br />
si può neanche dormire tranquilli.<br />
Sonia<br />
Dalla S.R.S.R. Rosaurora<br />
27<br />
“Io non ho bisogno di denaro<br />
ho bisogno di sentimenti<br />
di parole<br />
di parole scelte sapientemente<br />
di fiori detti pensieri<br />
di rose dette presenze<br />
di sogni che abitino gli alberi<br />
di canzoni che facciano danzare le statue<br />
di stelle che mormorino<br />
all'orecchio degli amanti.<br />
Ho bisogno di poesia<br />
questa magia che brucia<br />
la pesantezza delle parole<br />
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.”<br />
Alda Merini
Dalla S.R.S.R. Rosaurora POESIE DI ANTONELLA<br />
LA NEVE<br />
Ho cercato il caldo in mezzo al freddo,<br />
tra i fiocchi di neve che cadevano fitti, fitti<br />
Uno spettacolo sulle pianure montuose<br />
dove si distendeva la culla novella del primo passeggero,<br />
dove i bimbi giocavano con palle di neve e pupazzi.<br />
IL TEMPO<br />
Tante volte il tempo sfugge<br />
travolto da un minuto giocoliere<br />
Il tempo è solo,<br />
magico ed attivo<br />
rappresenta gli attimi dorati del mondo,<br />
oppure una strada ripida senza ornamenti.<br />
Dalla S.R.S.R. Il Filo di<br />
Pe<strong>nel</strong>ope<br />
28<br />
IL CUORE<br />
Tutti al mondo abbiamo un cuore,<br />
piccolo o grande,<br />
tanto caldo e pieno di gioia<br />
un cuore che porta amore<br />
Anche un bimbo capriccioso<br />
che la madre non riesce a calmare,<br />
ha dentro un cuore colmo di amore<br />
da offrire ad una mamma piena di<br />
grazia.
N<br />
O<br />
T<br />
I<br />
Z<br />
I<br />
E<br />
La<br />
realizzazione della mostra, promossa dalla Liberi s.a.s., si svolge con la<br />
collaborazione del Centro<br />
Diurno della A.S.L. Roma G di Colleferro e con il Centro Diurno della A.S.L. Roma H di Velletri.<br />
La mostra verrà presentata <strong>nel</strong>la giornata di premiazione del Concorso Letterario Graphein, Ed. 3.<br />
IL TEMA<br />
Descrivere come in un viaggio l’esperienza della malattia di un paziente immaginario, che racconta i suoi ricordi ed esprime<br />
le sue sensazioni, sentimenti, desideri ed obiettivi, difficoltà riscontrate, aiuti ricevuti, soluzioni trovate o da ricercare,<br />
attraverso la produzione di un racconto, di disegni e di un DVD.<br />
Rappresentare l’opinione ed il vissuto dell’ambiente sociale esterno sulla malattia mentale attraverso uno scambio sociale<br />
con gli studenti di una scuola superiore.<br />
C’E’ POSTA PER NOI ?<br />
Ricordati che puoi scriverci chiedendo informazioni e consigli.<br />
Ti risponderanno esperti <strong>nel</strong>l’ambito educativo<br />
sanitario e psicologico<br />
Manda le tue domande a :<br />
Posta elettronica : residenza.rosaurora@tiscali.it<br />
Posta normale : Liberi s.a.s.—Via Mai<strong>nel</strong>lo n. 10<br />
00010 <strong>Gallicano</strong> <strong>nel</strong> <strong>Lazio</strong> (RM)<br />
29<br />
MOSTRA<br />
ARTE E PSICHIATRIA<br />
IMMAGINE E IMMAGINARIO