Le logiche basate sulle norme triangolari e sui loro ... - Logica Fuzzy
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<strong>Le</strong> <strong>logiche</strong> <strong>basate</strong> <strong>sulle</strong> <strong>norme</strong> <strong>triangolari</strong> e <strong>sui</strong> <strong>loro</strong> residui<br />
1 Introduzione<br />
prima stesura, da rivedere<br />
Evidenziamo alcune caratteristiche della logica proposizionale di Gödel G.<br />
1. Linguaggio: l’insieme dei connettivi è L = {∧, ∨, →, ¬, ⊥, ⊤}, lo stesso della logica proposizionale<br />
Booleana B.<br />
2. L’insieme dei valori di verità è costituito dall’intervallo reale unitario [0, 1]. (Mentre la logica<br />
Booleana ha come insieme di valori di verità l’insieme di due elementi {0, 1}.) In particolare il valore<br />
0 è attribuito a un’asserzione assolutamente falsa, mentre il valore 1 a un’asserzione assolutamente<br />
vera; i valori intermedi sono attribuiti ad asserzioni sfumate, cioè vere, per così dire, fino a un certo<br />
punto.<br />
3. L’interpretazione dei connettivi è verofunzionale, vale a dire che il valore di una formula ϕ = ψ ∗ ϑ,<br />
dove ∗ è uno dei connettivi binari in L, sotto un assegnamento µ: V ar → [0, 1], dipende solo dal<br />
valore assunto sotto µ dalle sottoformule ψ e ϑ di ϕ e dalla semantica fissata I∗ : [0, 1] 2 → [0, 1] del<br />
connettivo ∗:<br />
Per esempio:<br />
dove<br />
µ(ϕ) = I∗(µ(ψ), µ(ϑ)) .<br />
µ(ψ ∧ ϑ) = I∧(µ(ψ), µ(ϑ)) ,<br />
I∧(x, y) = min{x, y} .<br />
Lo stesso discorso si applica ai connettivi di arità non binaria: per esempio ecco l’interpretazione<br />
I¬ : [0, 1] → [0, 1] del connettivo unario di negazione ¬.<br />
µ(¬ψ) = I¬(µ(ψ)), I¬(x) =<br />
1 se x = 0<br />
0 altrimenti<br />
Si noti che la verofunzionalità è un requisito piuttosto forte. Vi sono infatti forme naturali di<br />
ragionamento che non sono vero-funzionali. Consideriamo ad esempio la teoria delle probabilità.<br />
Supponiamo di valutare la probabilità di due eventi distinti A e B come P rob(A) = P rob(B) =<br />
c ∈ [0, 1]. Possiamo identificare P rob con un assegnamento µ di valori di verità agli eventi in [0, 1],<br />
vale a dire µ(A) = µ(B) = c. Gli eventi A e B hanno in genere un certo grado di interdipendenza<br />
stocastica, un certo grado di correlazione. Per concretezza supponiamo che A sia l’evento Domani<br />
pioverà e che B sia l’evento Il Brasile vincerà i prossimi mondiali di calcio. Ora, non sembra<br />
1
plausibile che i due eventi siano correlati in maniera significativa, ma il principio di verofunzionalità,<br />
se valesse nella teoria delle probabilità, ci porterebbe a concludere che µ(A → B) = 1, dato che<br />
µ(A → A) = 1 e µ(A) = µ(B), vale a dire, l’evento Se domani pioverà allora il Brasile vincerà i<br />
mondiali avrebbe la probabilità dell’evento certo. Ovviamente questa conclusione è inaccettabile<br />
nella teoria delle probabilità. Analoghe considerazioni valgono per altre forme di ragionamento,<br />
quali quelli modellati dalle <strong>logiche</strong> modali.<br />
4. I connettivi si comportano come gli analoghi connettivi Booleani <strong>sui</strong> valori Booleani. Vale a dire che<br />
l’interpretazione I∗ di un connettivo è tale cha la sua restrizione ai valori Booleani {0, 1} coincide<br />
con la tavola di verità del connettivo ∗ nella logica Booleana.<br />
Per esempio:<br />
x I¬(x)<br />
0 1<br />
1 0<br />
x y I∧(x, y)<br />
0 0 0<br />
0 1 0<br />
1 0 0<br />
1 1 1<br />
x y I→(x, y)<br />
0 0 1<br />
0 1 1<br />
1 0 0<br />
1 1 1<br />
5. Per quanto riguarda i valori intermedi (o sfumati) l’interpretazione dei connettivi gode di alcune<br />
proprietà che possiamo giudicare ragionevoli. Ad esempio, la congiunzione ∧ è interpretata da un<br />
operatore che è associativo e commutativo, monotono non-decrescente in entrambi gli argomenti,<br />
avente 0 come elemento assorbente e 1 come elemento neutro.<br />
Queste proprietà sono ragionevoli in quanto riflettono alcune caratteristiche di ciò che ci aspettiamo<br />
sia una congiunzione. La commutatività riflette il fatto che il valore di una congiunzione di asserzioni<br />
non dipenda dall’ordine in cui i congiunti sono presi. L’associatività riflette il fatto che il valore di<br />
una congiunzione di n asserzioni (per qualche n finito) può essere calcolato combinando le asserzioni<br />
in qualsiasi modo: detto altrimenti, possiamo eliminare le parentesi da ogni espressione che coinvolga<br />
solo congiunzioni. La monotonia riflette il fatto che tanto più vere sono due asserzioni tanto più vera<br />
deve essere il valore di verità della <strong>loro</strong> congiunzione. Infine, la congiunzione di un’asserzione con una<br />
falsità assoluta deve essere una falsità assoluta ed analogamente, la congiunzione di un’asserzione<br />
con una verità assoluta deve essere tanto vera quanto l’asserzione stessa.<br />
6. Nella logica di Gödel si può esprimere una versione sfumata della regola di inferenza Modus Ponens:<br />
ϕ ϕ → ψ<br />
ψ<br />
La versione sfumata del Modus Ponens si riflette nella seguente proprietà, che vale per ogni coppia<br />
di formule ϕ, ψ e ogni assegnamento µ: V ar → [0, 1]. Per ogni b ∈ {0, 1}:<br />
µ(ϕ) ∧ b ≤ µ(ψ) ⇐⇒ b ≤ µ(ϕ → ψ) .<br />
(La discussione sul modus ponens sfumato sarà ripresa nella sezione dedicata al residuo di una<br />
t-norma).<br />
7. L’interpretazione min(x, y) della congiunzione ∧ è una funzione continua 1 .<br />
1 Si ricorda che una funzione f : [0, 1] 2 → [0, 1] è continua se per ogni (x0, y0) ∈ [0, 1] 2 vale che<br />
lim<br />
(x,y)→(x0,y0) f(x, y) = f(x0, y0) .<br />
2<br />
.
<strong>Le</strong> caratteristiche appena enumerate non sono solo appannaggio della logica di Gödel. Infatti esiste una<br />
classe contenente infinite <strong>logiche</strong> polivalenti, tutte distinte tra <strong>loro</strong>, che hanno tutte queste caratteristiche<br />
(con una piccola modifica al linguaggio L, dove saranno contemplati due simboli distinti per due tipi di<br />
congiunzione distinte, chiamate forte e debole). Rilassando opportunamente l’ultima proprietà si ottiene<br />
una classe ancora più grande di <strong>logiche</strong> che contiene propriamente la precedente.<br />
Norme Triangolari<br />
Vediamo come possiamo fissare una logica in questa classe scegliendo in maniera opportuna l’interpretazione<br />
del connettivo di congiunzione forte.<br />
Definizione 1. Una norma triangolare, o t-norma, è un operatore<br />
∗: [0, 1] 2 → [0, 1]<br />
tale che, per ogni x, y, z, y1, y2 ∈ [0, 1] valgono le seguenti proprietà:<br />
• (Associatività): x ∗ (y ∗ z) = (x ∗ y) ∗ z;<br />
• (Commutatività): x ∗ y = y ∗ x;<br />
• (Monotonia non-decrescente): Se y1 ≤ y2 allora x ∗ y1 ≤ x ∗ y2;<br />
• (Elemento assorbente): x ∗ 0 = 0;<br />
• (Elemento neutro): x ∗ 1 = x.<br />
Si noti che dalla commutatività e dalla monotonia segue che per ogni x1, x2, y ∈ [0, 1], se x1 ≤ x2 allora<br />
x1 ∗ y ≤ x2 ∗ y.<br />
Dalla definizione di t-norma si nota immediatamente che ogni t-norma ∗ soddisfa le proprietà 3, 4 e 5<br />
elencate nell’introduzione. <strong>Le</strong> t-<strong>norme</strong> si pongono quindi come candidati ideali per l’interpretazione del<br />
connettivo di congiunzione nelle <strong>logiche</strong> verofunzionali che hanno l’intervallo [0, 1] come insieme dei valori<br />
di verità.<br />
Esempio 2. Esistono infinite t-<strong>norme</strong> distinte. Eccone alcuni esempi (si vedano anche i grafici nella<br />
Figura 1).<br />
• t-norma di Gödel:<br />
• t-norma prodotto:<br />
• t-norma di ̷Lukasiewicz:<br />
• t-norma prodotto drastico:<br />
x ∧ y = min{x, y} .<br />
x · y = xy .<br />
x ⊙ y = max{0, x + y − 1} .<br />
x ∗P D y =<br />
⎧<br />
⎨<br />
⎩<br />
3<br />
x se y = 1<br />
y se x = 1<br />
0 altrimenti
• t-norma minimo nilpotente:<br />
x ∗NM y =<br />
min{x, y} se x + y > 1<br />
0 altrimenti<br />
• <strong>Le</strong> seguenti funzioni non sono t-<strong>norme</strong>: x + y, max{x, y}, min{x, 2y}, x − y, 0, max{0, x − y}.<br />
Perché?<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(a) x ∧ y.<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
1.0<br />
(d) x ∗P D y.<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(b) x · y.<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
1.0<br />
(e) x ∗NM y.<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(c) x ⊙ y.<br />
Figura 1: I grafici delle t-<strong>norme</strong> definite in Esempio 2.<br />
Si noti che le t-<strong>norme</strong> ∧, ⊙, · sono continue, mentre le t-<strong>norme</strong> ∗P D e ∗NM non lo sono. In particolare<br />
∗P D è continua da destra, vale a dire<br />
mentre ∗NM è continua da sinistra, vale a dire<br />
lim<br />
(x,y)→(x0,y0) +(x ∗P D y) = x0 ∗P D y0 ,<br />
lim<br />
(x,y)→(x0,y0) −(x ∗NM y) = x0 ∗NM y0 .<br />
Come vedremo nella nostra discussione sul connettivo di implicazione, restringeremo lo spettro delle possibili<br />
interpretazioni del connettivo di congiunzione forte solo alle t-<strong>norme</strong> continue da sinistra (ovviamente<br />
una t-norma continua è anche continua da sinistra).<br />
Consigli pratici<br />
<strong>Le</strong> proprietà definitorie delle t-<strong>norme</strong> sono quasi tutte riscontrabili con semplici accorgimenti nel grafico<br />
delle t-<strong>norme</strong> stesse.<br />
In particolare, sia f : [0, 1] 2 → [0, 1] una funzione di due variabili. Allora<br />
4
• f è commutativa se e solo se il suo grafico è simmetrico rispetto alla retta y = x.<br />
• f è non decrescente se e solo se per ogni (x0, y0) ∈ [0, 1] 2 la funzione g : [0, 1] 2 → [0, 1] definita da<br />
g(x, y) = f(x, y) − f(x0, y0) è tale che<br />
g(x, y) ≥ 0 ⇐⇒ (x, y) ∈ [x0, 1] × [y0, 1] .<br />
• Se f è una t-norma allora il comportamento di f ai bordi del dominio di definizione [0, 1] 2 è fissato:<br />
per ogni x, y ∈ [0, 1],<br />
f(x, 0) = f(0, y) = 0, f(x, 1) = x, f(1, y) = y .<br />
In principio anche l’associatività di f può essere riscontrata attraverso caratteristiche geometriche del<br />
suo grafico, ma queste caratteristiche sono considerevolmente più complicate da verificare.<br />
Il Residuo di una t-norma<br />
Stiamo cercando di definire una classe di <strong>logiche</strong> polivalenti verofunzionali. Abbiamo deciso che il connettivo<br />
di congiunzione forte dovrà essere interpretato da una t-norma. Introdurremo ora la classe di<br />
operatori che interpreteranno il connettivo di implicazione.<br />
Anche in questo caso, stiliamo una lista di proprietà considerate ragionevoli per un tale operatore<br />
⇒: [0, 1] 2 → [0, 1].<br />
In primo luogo richiediamo le proprietà elencate ai punti 3, 4 e 5 nell’introduzione. Dunque richiediamo<br />
che ⇒ coincida <strong>sui</strong> valori Booleani 0 e 1 con la tavola di verità dell’implicazione nella logica Booleana.<br />
Richiediamo anche che:<br />
Se x ≤ y allora x ⇒ y = 1 .<br />
Infatti è ragionevole aspettarsi, da un’implicazione verofunzionale, che ogni volta che la premessa è meno<br />
vera della conclusione, allora l’intera implicazione sia assolutamente vera.<br />
Inoltre richiediamo che tali operatori siano non-crescenti nel primo argomento e non-decrescenti nel<br />
secondo argomento.<br />
Un operatore ⇒: [0, 1] 2 → [0, 1] è detto:<br />
• non-crescente nel primo argomento se per ogni x1, x2, y ∈ [0, 1] vale che<br />
x1 ≤ x2 implica x1 ⇒ y ≥ x2 ⇒ y .<br />
• non-decrescente nel secondo argomento se per ogni x, y1, y2 ∈ [0, 1] vale che<br />
y1 ≤ y2 implica x ⇒ y1 ≤ x ⇒ y2 .<br />
La giustificazione di questa richiesta deriva dal fatto che è ragionevole aspettarsi che, nel caso in cui il<br />
valore di verità della premessa supera quello della conclusione, quanto più piccola è la differenza tra i<br />
valori di verità di premessa e conclusione, tanto più grande (vicino a 1) deve essere il valore di verità<br />
dell’intera implicazione.<br />
Queste richieste non fissano ancora la semantica del connettivo di implicazione. Per determinare un unico<br />
operatore ⇒∗ associato alla t-norma ∗, dobbiamo introdurre un vincolo ulteriore.<br />
5
Una versione sfumata del Modus Ponens<br />
Richiediamo la correttezza di una versione sfumata della regola di inferenza Modus Ponens (si veda il<br />
punto 6 nell’elenco riportato nell’introduzione). In particolare chiediamo che, per ogni assegnamento µ e<br />
ogni coppia di formule ϕ, ψ valga quanto segue.<br />
Da (una stima inferiore del) valore di verità µ(ϕ) e da (una stima inferiore del) valore di verità<br />
µ(ϕ → ψ), si deduce (una stima inferiore del) valore di verità µ(ψ).<br />
Vale a dire:<br />
Se a ≤ µ(ϕ) e b ≤ µ(ϕ → ψ) allora c ≤ µ(ψ) , (1)<br />
dove il valore di c è calcolato a partire dai valori a e b.<br />
Dunque c dipende da a e b. Assumendo, nello spirito della verofunzionalità, che c dipenda solo da a e b e<br />
dalla logica in cui stiamo lavorando, possiamo richiedere l’esistenza di un operatore MP0 : [0, 1] 2 → [0, 1]<br />
tale che<br />
• MP0(a, b) = c.<br />
Abbiamo richieste ulteriori anche su MP0. In particolare,<br />
• MP0 deve essere non-decrescente in entrambi gli argomenti.<br />
• Per ogni d ∈ [0, 1], deve valere che MP0(d, 1) = MP0(1, d) = d.<br />
• Per ogni d ∈ [0, 1], deve valere che MP0(d, 0) = MP0(0, d) = 0.<br />
Queste richieste riflettono il fatto che ci aspettiamo che quanto maggiori sono le nostre stime dei valori<br />
delle premesse tanto maggiori deve essere la nostra stima del valore di verità della conclusione. In<br />
particolare, se una delle due premesse è assolutamente vera (vale 1), allora la conclusione deve valere<br />
tanto quanto la premessa. Se, invece, una delle due premesse è assolutamente falsa, ci aspettiamo che<br />
anche la conclusione sia assolutamente falsa.<br />
È dunque ragionevole chiedere che<br />
MP0(a, b) = a ∗ b ,<br />
dove ∗ è la t-norma che interpreta la congiunzione forte nella nostra logica. (Ovviamente una generica<br />
t-norma possiede altre proprietà, vale a dire la commutatività e l’associatività: si potrebbero enunciare<br />
criteri di ragionevolezza per l’operatore MP0 che si traducano in queste ultime due proprietà, ma per<br />
semplicità ci accontentiamo di quelle già discusse.)<br />
Dunque (1) si riscrive come segue:<br />
Se a ≤ µ(ϕ) e b ≤ µ(ϕ → ψ) allora a ∗ b ≤ µ(ψ) . (2)<br />
Supponiamo ora che la nostra stima sul valore di verità di ϕ sia la migliore possibile, vale a dire: a = µ(ϕ).<br />
Allora (2) diventa:<br />
Se b ≤ µ(ϕ → ψ) allora µ(ϕ) ∗ b ≤ µ(ψ) . (3)<br />
Ricordiamo che il nostro obiettivo è definire il valore di µ(ϕ) ⇒∗ µ(ψ) = µ(ϕ → ψ). A tal fine richiediamo<br />
ora che µ(ϕ → ψ) sia un confine superiore ai valori b ∈ [0, 1] tali che µ(ϕ) ∗ b ≤ µ(ψ), dunque:<br />
Se µ(ϕ) ∗ b ≤ µ(ψ) allora b ≤ µ(ϕ → ψ) . (4)<br />
6
Da (3) e (4) immediatamente concludiamo:<br />
La soluzione a (5) è data dall’espressione:<br />
µ(ϕ) ∗ b ≤ µ(ψ) se e solo se b ≤ µ(ϕ → ψ) . (5)<br />
µ(ϕ) ⇒∗ µ(ψ) = µ(ϕ → ψ) = sup{b ∈ [0, 1] | µ(ϕ) ∗ b ≤ µ(ψ)} . (6)<br />
Se infine chiediamo che µ(ϕ) ∗ µ(ϕ → ψ) ≤ µ(ψ), da (6) otteniamo:<br />
µ(ϕ) ⇒∗ µ(ψ) = µ(ϕ → ψ) = max{b ∈ [0, 1] | µ(ϕ) ∗ b ≤ µ(ψ)} . (7)<br />
Sostituendo in (5) µ(ϕ), µ(ψ) e b con generici valori x, y, z ∈ [0, 1], troviamo la condizione nota in<br />
letteratura come residuazione:<br />
x ∗ z ≤ y se e solo se z ≤ x ⇒∗ y . (8)<br />
Il seguente teorema ci dice esattamente per quali t-<strong>norme</strong> ∗ è possibile definire il residuo ⇒∗ come<br />
nell’equazione (7).<br />
Teorema 3. Condizione necessaria e sufficiente affinchè una t-norma ∗ sia residuata, vale a dire, che<br />
esista l’operatore<br />
x ⇒∗ y = max{z ∈ [0, 1] | x ∗ z ≤ y} , (9)<br />
è che ∗ sia continua da sinistra.<br />
Quando una t-norma ∗ è residuata diciamo anche che l’implicazione è ottenuta dalla congiunzione tramite<br />
residuazione.<br />
Esempio 4. Ecco i residui associati alle t-<strong>norme</strong> continue da sinistra dell’Esempio 2. Dato che essi costituiscono<br />
l’interpretazione del connettivo di implicazione, con un leggero abuso di linguaggio li chiamiamo<br />
direttamente implicazioni. Si veda anche la Figura 2.<br />
• Implicazione di Gödel:<br />
• Implicazione del prodotto:<br />
• Implicazione di ̷Lukasiewicz:<br />
x →⊙ y =<br />
• Implicazione del minimo nilpotente:<br />
x →∧ y =<br />
x →· y =<br />
1 if x ≤ y<br />
y altrimenti<br />
1 if x ≤ y<br />
y/x altrimenti<br />
1 if x ≤ y<br />
1 − x + y altrimenti<br />
x →NM y =<br />
= min{1, 1 − x + y}<br />
1 if x ≤ y<br />
max{1 − x, y} altrimenti<br />
Dal Teorema 3 segue immediatemente che la t-norma prodotto drastico non ha residuo associato. Si noti<br />
anche che l’unica funzione continua fra quelle elencate è l’implicazione di ̷Lukasiewicz.<br />
Un utile esercizio consiste nel calcolare i residui elencati sopra a partire dalla t-norma associata e<br />
dall’equazione (9).<br />
7
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(a) x →∧ y.<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(b) x →· y.<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(c) x →⊙ y.<br />
Figura 2: I grafici dei residui riportati in Esempio 4.<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(d) x →NM y.<br />
Il seguente <strong>Le</strong>mma elenca alcune proprietà significative del residuo ⇒∗ di una t-norma ∗.<br />
<strong>Le</strong>mma 5. Per ogni x, y, x ′ , y ′ ∈ [0, 1]:<br />
1. Se x ≤ y allora x ⇒∗ y = 1;<br />
2. Se x ≤ x ′ allora x ⇒∗ y ≥ x ′ ⇒∗ y;<br />
3. Se y ≤ y ′ allora x ⇒∗ y ≤ x ⇒∗ y ′ ;<br />
4. x ⇒∗ 1 = 1;<br />
5. x ⇒∗ x = 1;<br />
6. 1 ⇒∗ x = x.<br />
Dimostrazione: Facili esercizi di verifica, usando la definizione di residuo e le proprietà delle t-<strong>norme</strong>.<br />
La negazione<br />
Abbiamo visto che la scelta di una t-norma ∗ continua da sinistra determina la semantica del connettivo<br />
di congiunzione forte, interpretato dalla t-norma stessa, e del connettivo di implicazione, interpretato<br />
dal residuo ⇒∗ di ∗. Anche la semantica del connettivo di negazione è fissata dalla scelta di ∗, infatti<br />
definiamo la negazione come pseudocomplemento (rispetto a 0).<br />
Dunque, da (9), ¬∗x = max{z ∈ [0, 1] | x ∗ z = 0}.<br />
¬∗x = x ⇒∗ 0 .<br />
Esempio 6. Ecco le negazioni associate alle t-<strong>norme</strong> continue da sinistra dell’Esempio 2.<br />
• Negazione di Gödel:<br />
• Negazione del prodotto:<br />
¬∧x =<br />
¬·x =<br />
1 se x = 0<br />
0 altrimenti<br />
1 se x = 0<br />
0 altrimenti<br />
8
• Negazione di ̷Lukasiewicz:<br />
• Negazione del minimo nilpotente:<br />
¬⊙x = 1 − x<br />
¬NM x = 1 − x<br />
Come si può notare le negazioni associate alla t-norma di Gödel e alla t-norma prodotto coincidono,<br />
sono la stessa funzione. Anche le negazioni associate alla t-norma di ̷Lukasiewicz e a quella del minimo<br />
nilpotente coincidono. Si veda la Figura 3.<br />
Consigli pratici<br />
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
(a) ¬∧x = ¬·x.<br />
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
(b) ¬⊙x = ¬NM x.<br />
Figura 3: I grafici delle negazioni riportate in Esempio 6.<br />
Il grafico della negazione ¬∗ associata a una t-norma ∗ si può ricavare facilmente dal grafico della t-norma<br />
∗ stessa. Infatti basta considerare il confine superiore dell’insieme {(x, y) ∈ [0, 1] 2 | x ∗ y = 0}. Questo<br />
segue immediatamente dalla definizione: per ogni x ∈ [0, 1], ¬∗x = max{y ∈ [0, 1] | x ∗ y = 0}. Come<br />
applicazione di questo metodo si confrontino le figure 1.a e 3.a, e le figure 1.c e 3.b.<br />
Una tecnica analoga può essere applicata anche per determinare il comportamento dell’implicazione. In<br />
particolare il grafico di ogni funzione della forma fy0(x) = x ⇒∗ y0, per ogni y0 ∈ [0, 1], si ottiene come<br />
confine superiore dell’insieme {(x, y) ∈ [0, 1] 2 | x ∗ y ≤ y0}. Il grafico dell’implicazione è costituito dalla<br />
famiglia infinita di funzioni fy0 al variare di y0 in [0, 1]. Ecco in Figura 4 alcuni grafici di questo tipo.<br />
Stiamo delineando un quadro semantico per le <strong>logiche</strong> di cui vogliamo parlare. In particolare abbiamo<br />
deciso che la congiunzione (forte, o monoidale) sarà interpretata da una t-norma continua a sinistra,<br />
l’implicazione dal residuo associato e la negazione dallo pseudocomplemento (rispetto a 0).<br />
In particolare, il linguaggio scelto per queste <strong>logiche</strong> è<br />
L = {&, →, ⊥} ,<br />
dove & denota la congiunzione forte, → l’implicazione e ⊥ la costante 0.<br />
La negazione è dunque un connettivo derivato rispetto a L in quanto ¬ϕ è esprimibile come abbreviazione<br />
di una formula in L, uniformemente rispetto a ϕ. Vale a dire, per ogni formula ϕ di L,<br />
¬ϕ := ϕ → ⊥ .<br />
9
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
(a) x →∧ 1/4.<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
(e) x →⊙ 1/4.<br />
I connettivi reticolari<br />
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
(b) x →∧ 1/2.<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
(f) x →⊙ 1/2.<br />
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
1.0<br />
0.8<br />
0.6<br />
0.4<br />
0.2<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
(c) x →∧ 3/4.<br />
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0<br />
(g) x →⊙ 3/4.<br />
Figura 4: Grafici di alcune funzioni x ⇒∗ y0.<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.0<br />
0.5<br />
0.5<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(d) x →∧ y.<br />
0.5<br />
1.0<br />
1.0<br />
(h) x →⊙ y.<br />
Data una t-norma continua (la continuità a sinistra per questo discorso non è sufficiente) si definiscono altre<br />
due operazioni associate ai connettivi di congiunzione e disgiunzione deboli o reticolari, rispettivamente<br />
denotati da ∧ e ∨.<br />
Tali connettivi sono derivati rispetto a L. In particolare, per ogni coppia di formule ϕ e ψ di L:<br />
ϕ ∧ ψ := ϕ & (ϕ → ψ) .<br />
ϕ ∨ ψ := ((ϕ → ψ) → ψ) ∧ ((ψ → ϕ) → ϕ) .<br />
Dunque, data una t-norma continua ∗, le operazioni che interpretano i connettivi reticolari sono definite<br />
come segue (dove usiamo gli stessi simboli ∧ e ∨ per denotarle). Per ogni x, y ∈ [0, 1]:<br />
x ∧ y = x ∗ (x ⇒∗ y) , x ∨ y = ((x ⇒∗ y) ⇒∗ y) ∧ ((y ⇒∗ x) ⇒∗ x) .<br />
Mostriamo ora che per ogni t-norma continua ∗ le operazioni associate ai connettivi reticolari sono sempre<br />
min e max.<br />
<strong>Le</strong>mma 7. Per ogni t-norma continua ∗ e per ogni x, y ∈ [0, 1]:<br />
Dimostrazione: Analizziamo una casistica esaustiva. Se x ≤ y allora<br />
x ∧ y = min{x, y} . (10)<br />
x ∧ y = x ∗ (x ⇒∗ y) = x ∗ 1 = x = min{x, y} .<br />
10
Se x > y, consideriamo la funzione F ∗ x : [0, 1] → [0, 1] definita come<br />
Si noti che (si veda Figura 5):<br />
1. F ∗ x (0) = 0;<br />
2. F ∗ x (1) = x;<br />
3. F ∗ x è una funzione continua su tutto [0, 1].<br />
4. F ∗ x è monotona non decrescente.<br />
F ∗ x (z) = x ∗ z , per ogni z ∈ [0, 1] .<br />
x<br />
y<br />
0<br />
Figura 5: Grafico qualitativo di una funzione avente le 4 proprietà elencate nel <strong>Le</strong>mma 7.<br />
Dalle proprietà 1–3 segue 2 che esiste z ∗ ∈ [0, 1] tale che F ∗ x (z ∗ ) = y, vale a dire x ∗ z ∗ = y. Dunque<br />
z ∗ ∈ {z ∈ [0, 1] | x ∗ z ≤ y}. Possiamo concludere che<br />
per qualche z ∗∗ ∈ [0, 1], z ∗∗ ≥ z ∗ , tale che<br />
Quindi,<br />
max{z ∈ [0, 1] | x ∗ z ≤ y} = z ∗∗ ,<br />
z <br />
x ∗ z ∗∗ = y .<br />
x ∗ (x ⇒ y) = x ∗ max{z ∈ [0, 1] | x ∗ z ≤ y} = x ∗ z ∗∗ = y = min{x, y} .<br />
Dato che non ci sono altri casi, l’equazione (10) è valida.<br />
<strong>Le</strong>mma 8. Per ogni t-norma continua ∗ e per ogni x, y ∈ [0, 1]:<br />
1<br />
x ∨ y = max{x, y} . (11)<br />
Dimostrazione: Procediamo per casi: Se x ≤ y allora x ⇒∗ y = 1 e dunque<br />
x ∨ y = (1 ⇒∗ y) ∧ ((y ⇒∗ x) ⇒∗ x) = y ∧ ((y ⇒∗ x) ⇒∗ x) .<br />
Dato che stiamo supponendo x ≤ y dobbiamo mostrare che x ∨ y = y, per cui ci basta provare che<br />
2 Si noti che la proprietà 4 non è necessaria per la dimostrazione del <strong>Le</strong>mma.<br />
(y ⇒∗ x) ⇒∗ x ≥ y . (12)<br />
11
Ora notiamo che per il <strong>Le</strong>mma 7, abbiamo che<br />
dunque<br />
e quindi<br />
y ∗ (y ⇒∗ x) = min{x, y} = x ,<br />
y ∈ {z ∈ [0, 1] | (y ⇒∗ x) ∗ z ≤ x} ,<br />
y ≤ max{z ∈ [0, 1] | (y ⇒∗ x) ∗ z ≤ x} = (y ⇒∗ x) ⇒∗ x .<br />
Abbiamo provato l’equazione (12) e dunque se x ≤ y allora x ∨ y = max{x, y}. Per quanto riguarda<br />
l’altro caso x > y, grazie alla simmetria della formula che definisce x ∨ y, scambiando x con y possiamo<br />
ragionare nella stessa maniera. Abbiamo provato la validità dell’equazione (11).<br />
<strong>Le</strong>mma 7 e <strong>Le</strong>mma 8 mostrano che per ogni assegnamento µ: V ar → [0, 1] e per ogni coppia di formule<br />
ϕ, ψ vale che:<br />
µ(ϕ ∧ ψ) = min{µ(ϕ), µ(ψ)} , µ(ϕ ∨ ψ) = max{µ(ϕ), µ(ψ)} .<br />
12