15.06.2013 Views

Netsuke - n. 19 - Giugno 2011 - La Galliavola - Arte Orientale

Netsuke - n. 19 - Giugno 2011 - La Galliavola - Arte Orientale

Netsuke - n. 19 - Giugno 2011 - La Galliavola - Arte Orientale

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

A r t e O r i e n t a l e<br />

n . 1 9 - G i u g n o 2 0 11<br />

N e t s u k e<br />

<strong>La</strong> <strong>Galliavola</strong> <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong><br />

Via Borgogna, 9 - 20122 Milano<br />

tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708<br />

www.lagalliavola.com info@lagalliavola.com


Cari Amici,<br />

siamo felici di raggiungervi, ancora una volta, con un nuovo numero del nostro<br />

Bollettino <strong>Netsuke</strong>.<br />

Da poche settimane abbiamo terminato il restyling del nostro sito info@lagalliavola.com,<br />

ora arricchito da una veste più moderna e da una nuova gamma di servizi.<br />

I visitatori potranno godere di un migliore accesso e una visione sicuramente più<br />

completa e dettagliata degli oggetti in rete, in particolar modo dei netsuke. All’interno<br />

di questo numero del Bollettino troverete ulteriori dettagli e l’invito a visitarlo.<br />

Il Bollettino si apre questa volta con un reportage della nostra simpatica amica fiorentina<br />

Bettina Schindler che, in occasione di una sua visita di lavoro al Museo di <strong>Arte</strong><br />

<strong>Orientale</strong> di Venezia, ci introduce all’interno degli spazi espositivi di Ca’ Pesaro, invitandoci<br />

a meglio conoscere ed apprezzare questa importante realtà italiana che, con i<br />

suoi oltre 36.000 pezzi di arte orientale, meriterebbe maggior interesse da parte del<br />

pubblico e forse anche un migliore risalto dagli parte degli enti culturali preposti…<br />

Vogliamo quindi ringraziare in questo spazio la Direzione del Museo per averci dato<br />

la possibilità di pubblicare le immagini di alcuni netsuke, a corredo dell’articolo.<br />

A seguire abbiamo selezionato, all’interno della collezione della Galleria, alcuni netsuke<br />

che rappresentano diverse attività dell’antico Giappone. L’articolo si sviluppa tra<br />

le notizie storiche, che ci raccontano la loro genesi, e gli aspetti più curiosi di alcune<br />

di esse.<br />

È con vero piacere che per la prima volta annoveriamo tra i nostri collaboratori un<br />

giovane membro dell’International <strong>Netsuke</strong> Society, sezione europea (Euronetsuke): Mr.<br />

Aykin Senkul. Suo è l’interessantissimo articolo che ha come scopo di farci conoscere<br />

il modo, invero molto inusuale, di visitare un Museo, proposto dal Pitt Rivers<br />

Museum di Oxford. Gli ambienti sono appositamente poco illuminati ed i visitatori<br />

sono dotati di una torcia elettrica con la quale esaminano, di volta in volta, i pezzi. Lo<br />

ringraziamo e ci auguriamo che possano seguire altri suoi preziosissimi contributi.<br />

Il Bollettino si conclude, come di consueto, con il nostro commento sulle aste di<br />

Bonhams a New York e di Piasa a Parigi, che si sono svolte nei mesi scorsi.<br />

<strong>La</strong>sciandovi quindi ad una, speriamo, piacevole lettura, vi auguriamo le più serene e<br />

felici vacanze, in attesa di ritrovarci in autunno con nuovi eventi, tra i quali la seconda<br />

edizione del Milano <strong>Netsuke</strong> Meeting.<br />

Roberto Gaggianesi<br />

hanno collaborato a questo numero: CARLA GAGGIANeSI - ROBeRtO GAGGIANeSI - ILARIA<br />

LOMBARDI - ANNA ROSSI GuzzettI - BettINA SChINDLeR - AYkIN SeNkuL<br />

Fotolito e stampa: Grafiche San Patrignano - Ospedaletto di Coriano - Rimini<br />

In copertina e ultima di copertina: Olandese con cane, avorio, seconda metà del secolo XVIII, H mm<br />

91, firmato Masahiro di Kyoto. Appartenenze registrate: BeRheNS, I vol., n. 853, tav. XVII. VIttORIO<br />

eSkeNAzI, Illustrato e commentato da F. Meinertzhagen, vol I, p. 412: Masahiro di kyoto, Scuola di<br />

Masanao e tomotada: I lavori giunti a noi di Masahiro sono di grande scuola e molto rari, come<br />

questo olandese con il suo cane.


Una visita al Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong><br />

di Ca’ Pesaro a Venezia<br />

Il Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong> di Ca’ Pesaro a Venezia, comprendeva originariamente la collezione<br />

privata di Enrico di Borbone, conte di Bardi, raccolta che venne a costituirsi nei suoi<br />

circa 30.000 pezzi a seguito dei viaggi del conte in Estremo Oriente negli anni tra il 1887<br />

e il 1889. Conservata dapprima a Palazzo Vendramin Calergi, residenza del conte e dove<br />

quest’ultimo voleva che fosse allestita un’esposizione permanente, dopo la sua morte la collezione<br />

fu venduta per mano di un antiquario viennese, per poi essere restituita all’Italia<br />

dopo la prima guerra mondiale, in riparazione ai danni di guerra. Dal <strong>19</strong>28, a seguito di<br />

un accordo tra Venezia e lo Stato, la collezione di oggetti d’arte orientale è custodita all’interno<br />

di Ca’ Pesaro, l’antico palazzo voluto da Leonardo Pesaro, Procuratore di San Marco,<br />

e progettato da Baldassarre Longhena (1598-1692), massimo architetto del barocco veneziano,<br />

già ideatore di Ca’ Rezzonico. Terminato, a causa della morte del Longhena, da Gian<br />

Antonio Gaspari nel 1710, il grandioso palazzo figura come un compendio di sontuosità e<br />

armonia, a partire dalla meravigliosa facciata, che si specchia nel Canal Grande, per giungere<br />

fino al regale androne, in perenne contrasto cromatico con la luminosa armonia del<br />

cortile.<br />

All’interno di questo contesto<br />

sfarzoso, al terzo piano, è<br />

possibile ammirare una delle<br />

più importanti collezioni<br />

mondiali di arte giapponese<br />

del Periodo Edo (1603-1868),<br />

una raccolta che, ad oggi,<br />

comprenderebbe circa 36.000<br />

oggetti d’arte tra lacche, porcellane,<br />

pugnali, avori, imponenti<br />

armature e katane<br />

ancora racchiuse nei loro<br />

foderi originali.<br />

Una tappa obbligatoria per<br />

tutti gli appassionati e gli<br />

studiosi di arte <strong>Orientale</strong>, e<br />

anche per chi, di questa, è<br />

chiamato ad occuparsi...<br />

di Bettina Schindler<br />

Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong> Ca' Pesaro<br />

www.arteorientale.org<br />

3


Nell’Autunno del 2010 sono stata invitata a Venezia<br />

per un sopralluogo dalla Direzione del Museo di<br />

<strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong>, nella persona della Dott.ssa Fiorella<br />

Spadavecchia.<br />

L’arrivare con “l’immancabile” acqua alta è stata per<br />

me una nuova esperienza, vissuta con disinvoltura<br />

grazie ai provvidenziali stivali portati appresso.<br />

<strong>La</strong> Dott.ssa Spadavecchia mi porta nella bellissima<br />

Ca’ Pesaro, sede della Galleria Internazionale d’<strong>Arte</strong><br />

Moderna e del Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong>. Scopro di<br />

trovarmi in uno dei Palazzi della Fondazione Musei<br />

Civici di Venezia, ospite di una delle gallerie del Polo<br />

Museale Veneziano; è un aspetto insolito e inatteso.<br />

<strong>Netsuke</strong>, topo, legno, firmato Masanao, 1850 ca.<br />

L’attraversamento dell’atrio di Ca’ Pesaro con sguar-<br />

Venezia, Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong>.<br />

di fuggitivi verso sculture di arte moderna immerse<br />

nel contesto dell’architettura seicentesca è sicuramente<br />

più emozionante che entrare al Centre Pompidou. Purtroppo, però, non è previsto<br />

del tempo per soffermarsi alle modernità, dal momento che la gentilissima e ospitale<br />

Dott.ssa Spadavecchia è impaziente di farmi vedere il suo museo, ai piani superiori…<br />

E ha sicuramente ragione la Direttrice a voler accelerare i nostri tempi: un’altra sorpresa<br />

mi attende, infatti, nello scoprire una moltitudine di opere e oggetti, uno più interessante<br />

e affascinante dell’altro.<br />

Le armature dei samurai, la serie di lance e katane in bella vista lungo la scala, kimono<br />

meravigliosamente ricamati in allestimenti interessanti, le ampie sale con gli oggetti di<br />

lacca, il cui effetto sul visitatore è di assoluto stupore sia per la grande quantità che per<br />

la buona qualità di questi, e, finalmente, gli avori.<br />

Da un lato per dovere, dall’altro lato per deformazione<br />

professionale e, non ultimo per passione,<br />

mi concentro immediatamente sugli avori.<br />

Entriamo infatti nella sala ad illuminazione attenuata,<br />

relativamente piccola e scarna dal punto<br />

di vista museale, dove si trova tutta la collezione<br />

eburnea e plurimaterica, oggetto del mio sopralluogo:<br />

per prima esaminiamo insieme una grande<br />

vetrina verticale con una trentina di opere, fra<br />

cui okimono di varie grandezze, scatole lignee ret-<br />

<strong>Netsuke</strong>, un coniglio che si lecca una zampa,<br />

avorio, firmato Yoshinaga, fine XVIII secolo.<br />

Venezia, Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong>.<br />

4<br />

tangolari, intarsiate con avorio e altri materiali,<br />

pissidi con coperchi, katane con impugnature e<br />

guaine d’avorio, tutti di ottima fattura.


Ovviamente sono impaziente di vedere anche i netsuke,<br />

conservati in una vetrina orizzontale nella stessa<br />

sala. <strong>La</strong> scarsa illuminazione impedisce un’analisi<br />

approfondita dei netsuke - effettivamente conviene<br />

portarsi appresso una pila potente per riuscire a leggere<br />

meglio i dettagli - ma, nonostante questo, riesco<br />

ad individuarne alcuni sicuramente curiosi.<br />

Infine, passando nella sala attigua, rimango attratta<br />

dall’enorme collezione delle lacche, davvero straordinarie,<br />

per concludere la mia visita imparando una<br />

bella lezione a proposito di illustrazioni tecnicodidattiche,<br />

in un’altra stanza del Museo.<br />

Tirando le somme<br />

della giorna- <strong>Netsuke</strong>, acrobata, avorio, anonimo, periodo Edo.<br />

ta, devo assoluta- Venezia, Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong>.<br />

mentesottolineare quanto mi abbia colpito il grande entusiasmo<br />

della Dott.ssa Spadavecchia per il suo Museo, per i<br />

lavori di allestimento, per le idee originali di alcuni<br />

aspetti museali e per i restauri, attuati con finanziamenti<br />

faticosamente conquistati.<br />

È sicuramente da segnalare, però, la grande<br />

mancanza di un Museo che potrebbe configurarsi,<br />

di per sé, con i suoi 36.000 oggetti, di cui<br />

17.000 in esposizione, come fonte di attrazione<br />

<strong>Netsuke</strong>, il mitico cavallo di Chōkaro, avorio,<br />

per un pubblico<br />

anonimo, periodo Edo, fine XVIII secolo.<br />

Venezia, Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong>. non solo italiano,<br />

ma anche<br />

internazionale. E questo neo risiede soprattutto<br />

nel suo decentramento “nelle soffitte” di un<br />

Palazzo adibito a tutt’altro scopo artistico, così<br />

da lasciare ben poca visibilità al Museo di <strong>Arte</strong><br />

<strong>Orientale</strong>, che meriterebbe sicuramente di vedere<br />

esposta, se non tutta, almeno una larga parte<br />

della sua collezione.<br />

Raccolta che, se maggiormente nota al pubblico,<br />

sono sicura andrebbe ad essere incrementata da<br />

donazioni, che i collezionisti italiani sono sempre<br />

stati ben disposti ad elargire.<br />

<strong>Netsuke</strong>, frutto con giocatori di scacchi all’interno,<br />

legno intagliato, periodo Edo, XIX secolo.<br />

Venezia, Museo di <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong>.<br />

5


Il carver giapponese, per intagliare i suoi capolavori, attingeva con<br />

la fantasia anche al mondo che lo circondava. Sicuramente fu<br />

attratto inizialmente da quei soggetti che più lo emozionavano e<br />

che più attiravano la curiosità dei clienti: le divinità, i Sennin, i personaggi<br />

leggendari, gli animali fantastici e quelli che popolavano<br />

il mondo dello Zodiaco. In seguito, guardandosi attorno, fu attirato<br />

anche dalle comuni scene di vita che incontrava quotidianamente<br />

sulla strada e volle quindi rappresentare le arti e i mestieri<br />

del suo tempo.<br />

Citeremo e mostreremo alcune “scene di vita” tra le più conosciute,<br />

utilizzando i netsuke che abbiamo a disposizione nella<br />

collezione della Galleria.<br />

Durante il periodo Edo (1603-1868), alla fine del XVII secolo, la<br />

società giapponese, seguendo i precetti del Confucianesimo Figura 1<br />

cinese, iniziò a configurarsi in quattro classi sociali: i guerrieri, i contadini, gli artigiani,<br />

i mercanti. Alla classe dei guerrieri appartengono anche i dottori, gli scienziati,<br />

i maestri del the, soggetti non molto rappresentati all’interno del mondo dei<br />

netsuke.<br />

<strong>La</strong> seconda classe per ordine di importanza, dal momento che il loro lavoro contribuiva<br />

attivamente al sostentamento della corte e della nobiltà, era rappresentata dai<br />

contadini e comprendeva anche i pescatori. Classificati come persone del popolo<br />

(heimin), i pescatori sono spesso riconoscibili dal perizoma o dalla gonna di paglia<br />

che indossano. Il netsuke della figura n. 1 è un pescatore di awabi, in avorio tinto con<br />

inchiostro, non firmato e risalente alla fine del 1700. Le Ama erano generalmente<br />

donne, pescatrici di conchiglie, che con molta fatica si immergevano a profondità ai<br />

limiti delle possibilità umane, per staccare<br />

dalla roccia questi grandi molluschi detti<br />

“Orecchie marine” o Awabi.<br />

Un altro pescatore è rappresentato in questo<br />

netsuke in avorio della prima metà del XIX<br />

secolo, seduto su un’enorme awabi, intento a<br />

ritirare le reti di pesca (figura n. 2).<br />

Il netsuke in questione viene a colorarsi di un<br />

significato simbolico, sottolineando così la<br />

dicotomia tra la realtà, raffigurata nella piccola<br />

scultura, e l’allegoria dell’esistenza: il<br />

pescatore (l’amante) tratterrebbe con tutte le<br />

Figura 2<br />

sue forze la conchiglia (la donna) attraverso<br />

6<br />

Arti e mestieri<br />

nell’antico Giappone


la rete, simboleggiando così un amore, platonico<br />

o meno, da cui l’uomo non vuole assolutamente<br />

allontanarsi.<br />

Gli artigiani e i mercanti sono raggruppati<br />

insieme come “gente di città” (chonin) ed essendo<br />

loro i principali acquirenti di netsuke, è quindi<br />

naturale che motivi della loro vita quotidiana<br />

costituissero una buona parte dell’iconografia<br />

dei netsuke.<br />

Ancora in epoca moderna esisteva nella vecchia<br />

Tokyo una piccola strada interamente occupata<br />

da ammaestratori di scimmie (Saru Mawashi),<br />

solitamente bertucce, che fin dall’antichità servivano<br />

ad intrattenere e divertire non solo i<br />

Figura 3<br />

bambini ma tutta la popolazione. Il netsuke in<br />

avorio, di tipo a sigillo, databile intorno alla<br />

fine del 1700, riprodotto a figura 3, rappresenta un monkey trainer intento ad accudire<br />

la sua scimmietta, seduta su di un sacco. Medesimo personaggio nella figura<br />

n. 4, un netsuke in avorio della metà del 1800 che rappresenta un altro ammaestratore,<br />

seduto su un tronco d’albero, intento a fumare la pipa, in atteggiamento d’attesa<br />

di clienti che la scimmietta al suo fianco dovrà far divertire.<br />

Alcuni di loro, inoltre, erano attori itineranti che, bussando di porta in porta durante<br />

i festeggiamenti del Nuovo Anno, facevano esibire la loro scimmia come buon augurio.<br />

<strong>La</strong> vestivano con i costumi di manzai o sambaso dancer e insegnavano alla bertuccia<br />

ad imitare le danze. Uno dei motivi della<br />

popolarità degli ammaestratori poteva rintracciarsi<br />

nell’uso tipico di travestire,<br />

camuffandole, le scimmie, così che le loro<br />

esibizioni offrissero l’opportunità di prendersi<br />

gioco della nobiltà e dei dignitari.<br />

I Saru Mawashi potevano entrare nelle residenze<br />

dei samurai, dove le scimmie, solite a<br />

spaventarne i cavalli, venivano sopportate<br />

perché divertivano i nobili guerrieri durante<br />

i festeggiamenti per il Nuovo Anno.<br />

Si dice, inoltre, che alcune spie, approfittando<br />

dell’ospitalità di cui i Saru Mawashi<br />

usufruivano, si travestissero da ammaestratori<br />

di scimmie in modo da riuscire a<br />

entrare, senza destare sospetti, nella residenza<br />

di uno shogun o di un daimyo.<br />

Figura 4<br />

7


Tra gli artigiani rappresentati nei netsuke si trovano, inoltre, calzolai, cappellai, realizzatori<br />

di ventagli, intagliatori di maschere, pulitori di vetri e di specchi.<br />

Il netsuke delle figure n. 5, 5a, in avorio con inserti in pietre dure, firmato Koju, artista<br />

attivo intorno alla metà del XIX secolo, raffigura un giovane pulitore di specchi.<br />

Questi netsuke nascondono inoltre un significato recondito: si tratta della frase<br />

augurale “che il tuo cuore sia sempre puro”, suggerita dalla forma della base, che<br />

ricorda l’ideogramma “cuore”.<br />

Un altro artigiano molto rappresentato è l’intagliatore di maschere che vediamo<br />

nel piccolo okimono in avorio, seconda metà del XIX secolo, firmato Gyokumin, rappresentato<br />

insieme con le sue opere, intento a intagliare una maschera di Okame e<br />

ad esporre in vendita quella di Usofuki (figure n. 6, 6a).<br />

8<br />

Figure 5, 5a<br />

Figure 6, 6a


Figura 7<br />

Soggetto molto comune<br />

sono anche le occupazioni<br />

che possono offrire<br />

un potenziale spunto<br />

comico o grottesco.<br />

I ciechi costituivano una<br />

grossa fonte d’ispirazione<br />

per le elucubrazioni<br />

mentali dei carvers del<br />

1800. Sono usualmente<br />

rappresentati con un<br />

occhio gonfio, uno chiuso<br />

e un bernoccolo, che<br />

la tradizione giapponese<br />

voleva come segni di<br />

un primo stadio della<br />

Figura 7a<br />

cecità, quando la congiuntiva dell’occhio malato inizia a diventare infiammata e<br />

un grumo fuoriesce dal lato opposto della testa.<br />

Alle figure 7 e 7a, un netsuke in avorio ben patinato, dell’inizio del 1800, illustra la<br />

disavventura capitata ad un usuraio cieco che, volendo scacciare con il suo bastone<br />

una farfalla che gli si era posata sulla testa, naturalmente la manca e si provoca<br />

un bel bozzo. Il netsuke riprende il tradizionale accanimento ironico che i carvers<br />

giapponesi erano soliti dimostrare nei confronti dei ciechi e, in questo caso, anche<br />

degli usurai, mai particolarmente amati.<br />

Inoltre, grazie alla loro estrema sensibilità tattile, i ciechi spesso lavoravano come<br />

massaggiatori, come il soggetto rappresentato nel piccolo okimono in avorio, della<br />

metà dell’800, alla figura 8, dove il cieco, con molta abilità, sta massaggiando le<br />

mani di un cliente, intento alla lettura.<br />

Figura 8<br />

9


Lo stesso senso ironico veniva applicato anche ai cacciatori di topi, di frequente<br />

mostrati in situazioni tali da provocare un sorriso malizioso.<br />

Ecco il Cacciatore di topi, in ebano, firmato Tomochika, XIX secolo (fig. n. 9),<br />

netsuke di difficile lettura per la tipologia del materiale ma di raffinato intaglio<br />

e grande maestria nell’evidenziare i particolari (fig. n. 9a); inusuale e raramente<br />

visto è invece questo netsuke che rappresenta due cacciatori di topi, in avorio,<br />

firmato Ryokinsai, XIX secolo, ad indicare quasi una impresa familiare ante<br />

litteram (fig. n. 10).<br />

10<br />

Figura 9 Figura 9a<br />

Figura 10


Figura 11<br />

Infine il più classico dei netsuke di questa tipologia, non firmato, databile tra la<br />

fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, in morbido legno di bosso giustamente<br />

consunto e patinato: il topo, salito sulle spalle del cacciatore e sfuggito così alla<br />

cattura, provoca nel malcapitato un ghigno di stizza (fig. n. 11).<br />

Molte erano, quindi, le occupazioni stravaganti, ma la più curiosa forse era<br />

quella dello “starnutitore” professionista. Il netsuke è in legno di ciliegio, la<br />

piuma con cui l’uomo si provoca lo starnuto è in avorio, la firma è Hokei, e risale<br />

al 1860 circa (fig. n. 12).<br />

<strong>La</strong> possibilità di farne una professione derivava dalla credenza giapponese che<br />

lo starnuto portasse fortuna: capitava così che gli uomini d’affari, nel recarsi<br />

agli appuntamenti di lavoro, pagassero questi “professionisti”, posti agli angoli<br />

delle strade, affinché si provocassero uno starnuto trasmettendo al committente<br />

la fortuna.<br />

Figura 12<br />

11


All’inizio dell’anno ho passato alcuni giorni ad Oxford con Rosemary Bandini e<br />

Max Rutherston della Galleria Rutherston&Bandini, e con Finn Daley della SL<br />

Moss.<br />

Lo scorso anno, insieme ai membri europei dell’International <strong>Netsuke</strong> Society, ero<br />

stato così fortunato da riuscire a visitare l’Ashmolean Museum di Oxford, tanto bene<br />

da poterlo apprezzare completamente. Al gruppo erano stati presentati sessanta<br />

oggetti, mentre era seduto tutto attorno ad una larga scrivania all’interno dei<br />

moderni uffici del museo.<br />

In quell’occasione mi ricordo come il mio sguardo si spostasse da un oggetto all’altro<br />

nella sala, per ritornare costantemente alle pulite, ben organizzate e illuminate<br />

vetrinette all’interno dell’Ashmolean.<br />

Questa volta, però, prima di giungere all’Ashmolean scendiamo dall’autobus cittadino<br />

per fermarci al Pitt Rivers Museum of Anthropology and World Archaeology.<br />

12<br />

Pitt Rivers Museum<br />

a Oxford di A. Senkul


Il museo è un palazzo di media grandezza, in stile vittoriano, completo di orme di<br />

Tyrannosaurus Rex sul giardino d’ingresso…Museo più piccolo se confrontato ad altri<br />

di quel tipo, ma, in definitiva, la sua grandezza non rappresenta una delusione.<br />

All’entrata veniamo accolti immediatamente da scheletri di dinosauri preistorici e<br />

da collezioni e resti di fossili: ogni metro dell’ingresso principale esibisce qualcosa<br />

di interessante, particolare e meraviglioso. È veramente facile farsi distrarre dai<br />

principali oggetti della nostra visita!<br />

Successivamente veniamo indirizzati verso un’ampia sala a due livelli, che dà l’impressione<br />

di essere sottoposta a restauri o, comunque, fuori dall’orario di apertura.<br />

Non vi è illuminazione naturale, nessuna vetrinetta illuminata a Led, nessun lampadario<br />

e nemmeno lampade alogene.<br />

L’aria è immobile e la stanza silenziosa, debolmente illuminata da tenui punti luce<br />

che si diramano da ogni manufatto.<br />

In un angolo della grandiosa vecchia stanza, il personale distribuisce torce a molla<br />

provenienti dal negozio di souvenir del museo, ma, fortunatamente, abbiamo avuto<br />

l’accuratezza di portare con noi le nostre pile, sicuramente più adatte.<br />

Una volta spostato il raggio di luce della pila sulle affascinanti e appropriate vetrine<br />

da esposizione, scorgo due o tre netsuke e inro sparsi qua e là. Muovendomi in<br />

quella direzione, ne trovo, con sorpresa, sempre di più.<br />

E poi, finalmente, trovo la “vena d’oro”: una vetrina completamente piena di netsuke<br />

in legno, avorio, lacca e porcellana.<br />

Mi sento come un esploratore, mentre, pezzo per pezzo, all’interno di una caverna<br />

abbandonata, riporta alla luce i netsuke. In più di un’occasione pezzi di ottima<br />

fattura sono investiti dal raggio di luce della mia torcia, che si muove qua e là,<br />

ignara del fatto che, a nemmeno un metro di distanza, nascosto nell’ombra, si<br />

trovi un netsuke<br />

ancora più<br />

splendido degli<br />

altri.<br />

Mi assicuro di<br />

osservare ogni<br />

pezzo approfonditamente,<br />

ben<br />

consapevole del<br />

fatto che non<br />

potrò vederlo di<br />

continuo e sapendo<br />

anche quanto<br />

sia vicino al-l’impossibile<br />

poterlo<br />

ricollocare nell’oscurità.<br />

Riesco a scattare<br />

13


un paio di fotografie sfocate, la maggior<br />

parte delle quali non abbastanza belle per<br />

essere pubblicate.<br />

Tra i miei favoriti, ad ogni modo, individuo<br />

sicuramente uno Shishi in avorio, con<br />

la testa rivolta verso il basso e la parte<br />

posteriore del corpo sollevata: il carver ha<br />

voluto sicuramente catturarne l’indole<br />

giocosa e la natura protettiva.<br />

Il netsuke sfida lo sfondo nero e io appoggio<br />

più volte la testa contro il vetro nel<br />

tentativo di osservarlo tutto intorno. Non<br />

è sicuramente lo Shishi più bello che io<br />

abbia mai visto, ma è audace e intenso a<br />

sufficienza da attirare la mia attenzione.<br />

Un altro netsuke, di cui ho tentato di fare<br />

una foto, rappresenta un guerriero con la<br />

testa di tigre della Behrens Collection.<br />

È un soggetto che non ho mai incontrato<br />

prima e il mio amore per i netsuke raffiguranti<br />

tigri si è immediatamente esteso ad esso. Il museo raccoglie circa 800<br />

pezzi, la maggior parte dei quali proviene dalla Herman Gunther Collection,<br />

donata al museo nel <strong>19</strong>44, in prestito per 100 anni. Con una non ovvia categorizzazione,<br />

ordine o classificazione, sicuramente non “vecchia”, la disposizione<br />

di questo calderone di oggetti è adeguata, anche se si dispone solo di poco<br />

tempo per l’esplorazione del museo.<br />

<strong>La</strong> collocazione degli oggetti conduce i visitatori<br />

a soffermarsi anche sugli altri works of art<br />

giapponesi, come le maschere del teatro Nō,<br />

degli inizi del XVII secolo, armi e armature e<br />

altri oggetti di popoli e culture antiche, come<br />

gioielli, sculture e molto, molto altro.<br />

In contrasto con la bizzarra disposizione nella<br />

galleria pubblica, abbiamo inoltre la possibilità<br />

di vedere oggetti in una sala di visione al piano<br />

superiore, sotto la luce fluorescente.<br />

Il curatore del museo ci distribuisce un certo<br />

numero di vassoi di netsuke ben catalogati, che<br />

abbiamo selezionato uno ad uno e studiato.<br />

Uno che, in particolare, spicca particolarmente<br />

è un netsuke Fukusuke, una bambola tradizionalmente<br />

associata alla buona sorte. I suoi occhi<br />

sono assurdamente gonfi e la lingua sbuca fuori<br />

14


dalla bocca prendendosi gioco di me, sebbene l’enorme testa renda il netsuke<br />

molto più accattivante e amabile.<br />

Il museo Pitt Rivers offre una stimolante ed affascinante esibizione: una grande<br />

opportunità di vedere netsuke in un contesto grezzo, senza scampanellio di campane<br />

e infiorettature.<br />

Offre il tipo di esibizione che vaga da un modo tradizionale di osservare e<br />

ammirare l’arte e che fornisce ancora una divertente e profondamente piacevole<br />

esperienza visiva.<br />

Raccomanderei ad ogni amante dei netsuke e ad ogni appassionato del mondo dei<br />

manufatti di visitare il museo, che raccoglie più di un quarto di un milione di<br />

manufatti e…Non dimenticatevi le pile!<br />

Pitt Rivers Museum<br />

http://www.prm.ox.ac.uk<br />

15


<strong>La</strong> <strong>Galliavola</strong><br />

<strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong><br />

Cari Amici,<br />

il nuovo sito de <strong>La</strong> <strong>Galliavola</strong> <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong> è online,<br />

arricchito da tutte le opere presenti in Galleria, nuove acquisizioni<br />

e dettagli particolareggiati di ogni singolo oggetto.<br />

Troverete, inoltre, la possibilità di sfogliare online il Bollettino,<br />

lasciare un commento o richiedere un parere.<br />

Abbiamo pensato ad una registrazione personalizzata:<br />

a richiesta, vi forniremo una password, che vi consentirà di guardare in esclusiva<br />

oggetti per voi selezionati.<br />

I netsuke, in particolare, avranno un ingrandimento<br />

che vi consentirà di vederli nei più minuziosi dettagli.<br />

Nella sezione Eventi troverete tutti i nostri ultimi appuntamenti<br />

e la possibilità di richiedere direttamente l’invito.<br />

Speriamo vi piaccia!<br />

Carla e Roberto Gaggianesi<br />

www.lagalliavola.com


Giustizia per lo Straniero!<br />

In diverse occasioni abbiamo consigliato di non dare giudizi<br />

affrettati sui netsuke affidando le nostre valutazioni<br />

critiche solo alle fotografie pubblicate sui cataloghi d’asta.<br />

Quindi con un pizzico di autocritica e molta autoironia,<br />

riprendiamo il commento dell’ultimo netsuke pubblicato<br />

sul Bollettino del Marzo scorso; lo stesso abbaglio, a quanto<br />

pare, è stato preso anche dall’International <strong>Netsuke</strong><br />

Society Journal, il cui parere non si<br />

distanziava molto dal nostro. Lo<br />

straniero con tromba campeggia<br />

sull’ultimo catalogo degli amici<br />

Rutherston&Bandini pubblicato<br />

in occasione della convention dell’International<br />

<strong>Netsuke</strong> Society a<br />

Los Angeles nello scorso mese di<br />

Maggio. Abbiamo così saputo da<br />

chi sia stato acquistato il netsuke<br />

in questione. Vogliamo ripubblicare<br />

il netsuke, corredandolo,<br />

però, con i commenti degli amici<br />

Rutherston e Bandini che danno<br />

il giusto risalto al pezzo:<br />

Un alto netsuke in legno di uno<br />

straniero nell’atto di portare alla<br />

bocca una lunga tromba. Indossa<br />

una giacca dalle larghe maniche in<br />

broccato cinese, impreziosita da cerchi<br />

al cui interno figurano chiaramente<br />

dei draghi arcaici, sopra a<br />

pantaloni soffici e stretti. <strong>La</strong> giacca è<br />

chiusa sul collo con un bottone, elemento che intrigava particolarmente<br />

i Giapponesi. Sulla testa porta un cappello a tesa larga<br />

infiocchettato, di foggia coreana. I lunghi capelli vanno ad arricciarsi<br />

sul collo e sfoggia una barba, anch’essa arricciata, e dei<br />

mustacchi. I caratteri dell’espressione facciale del netsuke rappresentano<br />

la caricatura giapponese dell’Olandese, dagli occhi<br />

tondi e sporgenti e dal lungo naso a punta. Il costume del perso-<br />

17


naggio rappresenta un interessante assortimento di elementi di altre nazioni. I capitani<br />

di marina olandesi erano noti per le loro vesti alla moda e una giacca di seta cinese<br />

sarebbe stata molto chic. Alto cm 15,3. Epoca circa 1780.<br />

Memori di quanto abbiamo detto sopra ci apprestiamo a commentare alcuni netsuke<br />

delle recenti aste tenute da Bonhams a New York e da Piasa a Parigi, rammentando<br />

a tutti, ancora una volta, che le riflessioni che seguono sono da considerarsi<br />

come giudizi del tutto personali.<br />

New York: Asta Bonhams, 22 marzo<br />

Iniziamo con l’asta Bonhams del 22 Marzo a New York Fine Japanese Works of Art,<br />

all’interno della quale sono stati messi in vendita circa 50 netsuke di diverse provenienze<br />

o, se meglio volete leggere, messi in asta da mercanti.<br />

Lotto 3003 - <strong>Netsuke</strong> in avorio, dragone attorcigliato a un<br />

Ken, periodo Edo, XVIII secolo, alto cm 8,6, stimato<br />

5.500/6.500 US$, aggiudicato a 7.930. Non è la prima<br />

volta (vedi Bollettino n. 16 di Settembre 2010) che incontriamo<br />

il Ken, la spada giapponese a doppia lama, avvolto<br />

tra le spire di un drago: leggenda vuole, infatti, che<br />

Fudo Myo-o, il più conosciuto dei Tre Re della Luce, si<br />

fosse trasformato nel drago Kutikara per combattere un<br />

nemico e che, gettandosi incontro al Ken del contendente,<br />

avesse iniziato ad ingoiarlo a cominciare dalle affilatissime<br />

punte. Ancora una volta un soggetto molto<br />

apprezzato e ben pagato.<br />

Lotto 3005 - <strong>Netsuke</strong> in avorio marino, un Kirin, stile di<br />

Mitsuharu, periodo Edo, XVIII<br />

secolo, alto cm 6, valutato<br />

Lotto 3003<br />

2.500/3.500 e venduto per 3.782<br />

US$. Prezzo, per la verità, molto<br />

basso per un kirin, soggetto generalmente<br />

ricercato dai collezionisti,<br />

oltre tutto di dimensioni discrete e impreziosito dall’intarsio<br />

in corno degli occhi. Queste aggiudicazioni, che<br />

solitamente commentiamo come regali, possono nascondere,<br />

per la verità, altre cause che possono spaziare da un<br />

banale restauro ad un clamoroso falso. Come nel caso del<br />

netsuke Rutherston&Bandini, questo più che mai ci ricorda<br />

di non valutare un oggetto solo dalle immagini,<br />

soprattutto se queste vogliono volontariamente mostrarne<br />

solo il lato migliore...<br />

Lotto 3005<br />

18


Lotto 3018<br />

<strong>Netsuke</strong> raffigurante una tigre venduto<br />

dalla Galleria Bernaerts di Anversa.<br />

Lotto 3018 - <strong>Netsuke</strong> in avorio, una tigre che si<br />

lecca una zampa, firmato Okatori di Kyoto, periodo<br />

Edo, XIX secolo, alto cm 4,8, stimato<br />

8.000/10.000 US$ viene confermato a 10.370.<br />

Una bella tigre, con il pelo finemente inciso e<br />

colorato con inchiostro, gli occhi intarsiati in<br />

corno nero e firmata dentro una riserva rettangolare.<br />

<strong>La</strong> buona provenienza, anche se non<br />

garantisce, è sempre ben accetta: Collezione<br />

Bushell, lotto n. 231 venduto dalla Christie’s a<br />

Londra il 27 ottobre <strong>19</strong>87.<br />

Lotto 30<strong>19</strong><br />

Lotto 30<strong>19</strong> - <strong>Netsuke</strong> in avorio, una tigre, stile di Sadayoshi, Periodo Edo, XIX secolo,<br />

lungo cm 4,4, con una stima di 2.500/3.500 US$ è ceduto a 4.630. Una tigre con<br />

una lunga coda che le percorre tutto il corpo, pelo inciso, colorato con inchiostro,<br />

occhi intarsiati in corno. Un soggetto che ultimamente si vede spesso nelle aste,<br />

forse fin troppo. A tale proposito, una molto simile è stata recensita dall’INS<br />

Journal, Winter <strong>2011</strong>, venduta in Belgio dalla<br />

Galerie Bernaerts di Anversa, per 2.600 euro. Per<br />

soddisfare la vostra curiosità le pubblichiamo<br />

entrambe per un raffronto.<br />

Lotto 3021 - <strong>Netsuke</strong> in avorio, un serpente attorcigliato,<br />

firmato Ransen, periodo Edo, XIX secolo,<br />

alto cm 2,5, valutato 1.500/2.000 US$, venduto a<br />

2.684. Un serpente attorcigliato in tre spire a formare<br />

gli himotoshi naturali, occhi intarsiati in<br />

corno, firmato in una riserva ovale. Un piccolo netsuke<br />

pagato il giusto.<br />

Lotto 3021<br />

<strong>19</strong>


20<br />

Lotto 3032<br />

Lotto 3032 - <strong>Netsuke</strong> in legno, una lumaca, firmata<br />

Hidari Issan, periodo Edo, XIX secolo,<br />

lungo cm 4,4, parte con una stima di<br />

3.000/3.500 dollari ma non ha trovato compratori.<br />

<strong>La</strong> provenienza dalla Raymond and<br />

Frances Bushell Collection, questa volta non è<br />

stata sufficiente per attirare l’attenzione su<br />

questa lumaca, forse incisa con troppa<br />

approssimazione e penalizzata da un’antenna<br />

danneggiata.<br />

Lotto 3036 Lotto 3037<br />

Lotto 3036 - <strong>Netsuke</strong> in avorio, un gallo, una chioccia e un pulcino, non firmato,<br />

periodo Edo, alto cm 4,1, con una stima di 2.500/3.000 US$ trova un compratore,<br />

o quasi sicuramente una compratrice, a 2.440 dollari. Un gallo in piedi che, come<br />

dice la didascalia, guarda con attenzione la sua famiglia. Dettagli molto fini e avorio<br />

tinto con inchiostro per farli meglio apprezzare. Un soggetto che lascia qualche<br />

perplessità ma che, evidentemente, può piacere.<br />

Lotto 3037 - <strong>Netsuke</strong> in avorio, un asceta con un discepolo, firmato Ryumin, periodo<br />

Edo, XIX secolo, lungo cm 4,4, stimato 2.000/2.500 US$, rimasto invenduto. Un<br />

asceta con l’attendente dentro una grotta, spiati da un Tengu. Il soggetto è particolare,<br />

di bella fattura, sicuramente meno lezioso del precedente, peccato non abbia<br />

trovato apprezzamento in sala.


Parigi: Asta Piasa, 17 maggio<br />

Ci trasferiamo ora a Parigi, sala 12 dell’Hotel Drouot,<br />

dove il 17 maggio PIASA ha disperso circa cento netsuke<br />

provenienti da diverse collezioni private.<br />

Lotto 45 - <strong>Netsuke</strong> in avorio a patina gialla, Sennin Tekkai,<br />

non firmato, XIX secolo, alto cm 10, stimato 1.500/2.000<br />

euro, venduto a 2.805. Un soggetto classico, Tekkai che si<br />

appoggia al suo bastone, con la zucca che pende da un<br />

fianco, il Sennin che si è reincarnato in un mendicante.<br />

Un’altezza considerevole e una buona patina: forse,<br />

come periodo, si sarebbe potuto azzardare anche una<br />

fine del XVIII secolo.<br />

Lotto 57 - <strong>Netsuke</strong> in legno, una Chimera accucciata, firmata<br />

Tametaka, inizio del XIX secolo, alto cm 3, parte con<br />

una stima di 600/700 euro e viene aggiudicato a 3.825.<br />

Una Chimera, o Shishi, molto espressiva, con la testa<br />

rivolta verso la coda leonina, con una patina affascinante<br />

e una firma prestigiosa. Il netsuke è stato probabilmente<br />

sottovalutato dalla stima, che non ha tenuto conto<br />

della firma di Tametaka, caposcuola di Nagoya<br />

della metà del XVIII secolo, artista che prediligeva<br />

l’intaglio di animali, chiocciole, serpenti<br />

e, appunto, shishi, nel legno di ciliegio,<br />

come nel caso di questo netsuke.<br />

Complimenti a chi ne ha individuato l’esatta<br />

collocazione ed è riuscito a inserirlo nella<br />

propria collezione!<br />

Lotto 59 - <strong>Netsuke</strong> in legno, una gru, firmato<br />

Horaku, inizio del XIX secolo, lungo cm 4,<br />

valutato 1.000/1.200 euro, aggiudicato, dopo<br />

un’intensa battaglia tra i presenti e i telefoni,<br />

ad una coppia di collezionisti in sala a 8.160<br />

euro. Anche in questa valutazione sembra<br />

esserci molta approssimazione: Horaku,<br />

scuola di Kyoto, attivo intorno alla metà del<br />

1800, era famoso per netsuke aventi per soggetto<br />

paesaggi e animali. Gli anziani coniugi<br />

che, seduti in seconda fila, aspettavano<br />

impazienti questo netsuke, una volta acquistatolo,<br />

erano visibilmente soddisfatti.<br />

Lotto 57<br />

Lotto 59<br />

Lotto 45<br />

21


Lotto 67 - <strong>Netsuke</strong> in legno, un contadino che danza, non<br />

firmato, XIX secolo, alto cm 7,5, stimato 1.200/1.500<br />

euro finisce anche lui per entrare a fare parte della collezione<br />

dei fortunati coniugi della Gru in legno, per 8.925<br />

euro. Il soggetto è piacevole e non comune, intagliato<br />

con maestria nella rotazione del corpo, in atteggiamento<br />

danzante, con un drappo, decorato con una testa di<br />

drago, che lo avvolge. È inoltre impreziosito dall’intarsio<br />

in corno degli occhi del personaggio e da quelli in<br />

madreperla del drago, mentre gli himotoshi sono rinforzati<br />

con avorio colorato. I nostri coniugi, una volta<br />

acquisito anche questo pezzo, soddisfatti, si sono avvicinati<br />

alla cassa, hanno pagato e, una volta ritirato i due<br />

agognati netsuke, sono corsi a casa per inserirli nella loro<br />

collezione, ora un po’ più ricca...<br />

Lotto 94 -<br />

Lotto 67<br />

<strong>Netsuke</strong> del tipo<br />

manju in corallo<br />

rosso, roccia con un ragno e formiche,<br />

non firmato, XIX secolo, lungo cm 3,8,<br />

proposto a 400/500 euro viene ceduto a<br />

1.530. Un curioso manju in corallo a<br />

forma di roccia con applicate formiche e<br />

un ragno in bronzo e rame (shibuichi)<br />

p ro v e n i e n t e<br />

Lotto 146<br />

Lotto 94<br />

dalla collezione di Louis Cartier. Soggetto sicuramente<br />

inusuale, che ricorda i capolavori di Gambun.<br />

Lotto 146 - <strong>Netsuke</strong> in legno laccato, Chidori stilizzato,<br />

non firmato, XIX secolo, alto cm 3, è stimato solo<br />

200/300 euro ma rimane invenduto. Il piviere stilizzato,<br />

uccello che i giapponesi associano ad una vita spericolata,<br />

eseguito in lacca rossa e nera ad imitazione<br />

della lacca Negoro, è pubblicato da Bushell in <strong>Netsuke</strong><br />

familiar and unfamiliar, <strong>19</strong>75, pag. 163. Nonostante queste<br />

buone premesse non ha trovato acquirenti.<br />

Lotto 222 - <strong>Netsuke</strong> in legno, una scimmia che si spulcia,<br />

firmato Koichi, XIX secolo, alto cm 3,5, parte con<br />

una stima di 600/800 e non viene aggiudicato. Una<br />

bella scimmia, anche se soggetto molto usuale, con il<br />

pelo finemente inciso, gli occhi incrostati in corno, in<br />

22


atteggiamento simpatico.<br />

Non viene<br />

s u ff i c i e n t e m e n t e<br />

apprezzata, forse<br />

per le dimensioni<br />

leggermente ridotte.<br />

Lotto 228 - <strong>Netsuke</strong><br />

in legno, una lumaca<br />

su un mastello, firmato<br />

Gyokuryusai,<br />

Lotto 222<br />

XIX secolo, alto cm<br />

3,5, proposto a<br />

Lotto 228<br />

300/400 euro e aggiudicato a 765. Un prezzo<br />

molto buono, forse il solito regalo che ogni asta riserva ai fortunati, per un<br />

netsuke di bella fattura e una patina di grande fascino. Una buona firma,<br />

Gyokuryusai, artista attivo<br />

verso la fine del XVIIIinizi<br />

del XIX secolo con<br />

predilezione per gli intagli<br />

di animali.<br />

Lotto 233 - <strong>Netsuke</strong> in legno,<br />

tartaruga minogame su una<br />

roccia, firmato Yoshimichi,<br />

XIX secolo, lungo cm 7,8,<br />

una valutazione di<br />

800/1.000 euro viene stravolta<br />

da una aggiudicazione<br />

di 11.475 euro. Una tartaruga<br />

millenaria su una roccia,<br />

venduta ad un prezzo apparentementeincomprensibile,<br />

specialmente se confrontata<br />

con quella molto simile,<br />

ma a nostro parere qualitativamente<br />

superiore, firmata<br />

Gyokusho, Iwami, XIX secolo,<br />

Lotto 233<br />

<strong>Netsuke</strong> raffigurante Minogame, firma Gyokusho.<br />

Galleria Rutherston&Bandini"<br />

pubblicata nel catalogo della Galleria Rutherston&Bandini. Ci asteniamo<br />

comunque prudenzialmente dal dare giudizi affrettati, pubblicando entrambi i<br />

netsuke per un vostro confronto.<br />

Altrimenti gli sbagli a cosa servono?<br />

23


<strong>La</strong> <strong>Galliavola</strong> <strong>Arte</strong> <strong>Orientale</strong><br />

Via Borgogna, 9 - 20122 Milano<br />

tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708<br />

www.lagalliavola.com info@lagalliavola.com

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!