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sino alla fine? Non ricordare le nostre iniquità passate. Sentivo infatti di essere prigioniero di queste. Emettevo<br />

lamenti miserevoli: «Quanto tempo ancora, quanto tempo ancora "domani e domani"? Perché non ora?<br />

Perché non adesso la fine della mia vergogna?».<br />

Dicevo queste cose e piangevo con amarissima contrizione del mio cuore. Ed ecco sento una voce da una<br />

casa vicina, come di un bambino o una bambina, non so, che diceva cantando e ripeteva più volte: «Prendi<br />

e leggi, prendi e leggi». E subito, cambiata espressione, cominciai a pensare con grandissima concentrazione<br />

se i bambini fossero soliti in qualche loro tipo di gioco canticchiare un simile ritornello, e non mi veniva<br />

assolutamente in mente di averlo udito in qualche luogo e, posto un freno allo sgorgare delle lacrime, mi<br />

alzai congetturando che per divina ispirazione mi veniva ordinato niente altro se non aprire il libro e leggere<br />

il primo capoverso che avessi trovato. Avevo infatti sentito di Antonio, che aveva ricevuto un avvertimento<br />

da una lettura del Vangelo a cui era arrivato, come se ciò che leggeva fosse detto apposta per lui –<br />

Va', vendi tutto ciò che hai , dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni e seguimi – e che per tale voce divina si<br />

era immediatamente convertito a te. Così tornai emozionato in quel posto dove stava Alipio: lì infatti avevo<br />

lasciato il libro dell'Apostolo, quando mi ero alzato di là. Presi, aprii e lessi in silenzio il primo passo su<br />

cui caddero i miei occhi: Non in gozzoviglie e in ubriachezze, non tra alcove e impudicizie, non nelle contese<br />

e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nei suoi desideri. Non<br />

volli leggere oltre né ce n'era bisogno. Subito infatti, terminata la lettura di questo passo, come se nel mio<br />

cuore si fosse diffusa una luce di tranquillità, tutte le tenebre dell'incertezza si dileguarono.<br />

I regni ingiusti sono magna latrocinia (T12, pp. 597-598)<br />

Eliminata dunque la giustizia, che cosa sono i regni se non grandi bande di ladri? Perché le stesse bande di<br />

ladri che cosa sono se non piccoli regni? Anche essi sono un gruppo di uomini, guidato dal potere di un<br />

capo, legato da un patto sociale, e il bottino si divide secondo una regola accettata. Se questo male si<br />

espande, per l'ingresso di uomini disonesti, tanto da controllare territori, stabilire basi, occupare città,<br />

soggiogare popoli, più chiaramente assume il nome di regno, che chiaramente ormai gli conferisce non la<br />

perdita dell'avidità ma l'aggiunta dell'impunità. Infatti un pirata catturato rispose brillantemente e con<br />

parole veritiere a quel famoso Alessandro Magno. Infatti poiché il re in persona gli aveva chiesto perché<br />

avesse deciso di infestare il mare, quello, con franca sfacciataggine disse: «Lo stesso motivo per cui tu hai<br />

deciso di infestare il mondo: ma siccome io lo faccio con una piccola nave, sono chiamato pirata; poiché tu<br />

lo fai con un grande esercito, sei chiamato generale».

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