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PROGETTO INTEGRAMICI

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INDICE<br />

1. PREMESSA<br />

2. SOCIOGRAMMI<br />

3. TUTORING<br />

DIREZIONE DIDATTICA DI ARGENTA<br />

Via XVIII Aprile, 2/a - 44011 ARGENTA (FE)<br />

<strong>PROGETTO</strong> <strong>INTEGRAMICI</strong><br />

Progetto di integrazione degli alunni con difficoltà di apprendimento<br />

4. L’ORGANIZZAZIONE IN CLASSE<br />

5. IL GIOCO DELLE SORPRESE<br />

6. ATTIVITÀ DIDATTICA E INTEGRAZIONE<br />

7. IL VIDEO PARTECIPATIVO<br />

8. IL DISEGNO COME MEZZO DI COMUNICAZIONE<br />

9. BIBLIOGRAFIA<br />

Premessa<br />

Docenti: Ghezzo Luisa – Bonini Roberta<br />

Pag. 1<br />

Pag. 2<br />

Pag. 8<br />

Pag. 12<br />

Pag. 14<br />

Pag. 16<br />

Pag. 21<br />

Pag. 23<br />

Pag. 30<br />

Possedere abilità sociali è una della caratteristiche fondamentali per il nostro vivere con gli altri: il<br />

loro sviluppo deve essere considerato come uno dei primi obiettivi da favorire lungo l’arco della<br />

vita.<br />

La socialità, ossia lo stare insieme in un rapporto costruttivo e reciprocamente gratificante, è una<br />

dimensione forte di ogni essere umano che si modella grazie a continui processi di apprendimento,<br />

spesso non intenzionali, ma può anche essere insegnata con una metodologia specifica.<br />

Acquisire la competenza sociale è fondamentale perché i bambini disabili possano raggiungere una<br />

reale integrazione e un buon adattamento nel contesto sociale.<br />

Le ragioni che hanno portato all’integrazione scolastica dei soggetti con handicap si fondano su<br />

motivazioni di natura giuridica, pedagogica, ideologica ed etica. La validità del modello<br />

dell’integrazione è stata supportata e giustificata da numerose ricerche che mettono in luce i<br />

vantaggi che tale modello offre rispetto a quelli ottenuti affidando il trattamento delle disabilità a<br />

strutture “speciali”.<br />

[…] La prospettiva dell’integrazione cerca di cogliere nella singolarità dell’essere persona i<br />

bisogni specifici di ciascuno al fine di comprendere l’originalità e gli aspetti di condivisione.<br />

Integrare vuol dire, quindi, “promuovere la persona dell’altro ad essere se stessa, a mantenere la<br />

sua identità e ad espandersi progressivamente verso un rapporto di intimità, di amore e<br />

collaborazione”.<br />

L’integrazione non è uno stato naturale, ma il risultato di un processo culturale; occorre quindi<br />

realizzarla, provocarla, organizzarla con lo sforzo e l’impegno della collettività. 1<br />

1 Abilità sociali contesti e qualità delle integrazioni, a cura di Giuseppe Elia, Laterza 2002


Sociogrammi classe seconda a.s. 2010-2011<br />

Il sociogramma serve a fotografare le relazioni esistenti in un gruppo in un dato momento. Sono<br />

dinamiche di gruppo. Si usa il termine dinamiche proprio perché cambiano continuamente. Dalla<br />

tabulazione dei sociogrammi si vede che alcune cose rimangono fisse, altre mutano continuamente,<br />

questi fattori hanno sempre un significato utile per la lettura delle relazioni. Il sociogramma che<br />

proponiamo analizza l’aspetto organizzativo del gruppo e l’aspetto socio-affettivo.<br />

La proposta che si fa ai bambini è molto semplice: si consegna un primo biglietto, in cui l’alunno<br />

dovrà scrivere il proprio nome seguito da una freccia. Si pone poi la domanda: se nella prossima<br />

ora dovessimo fare un lavoro a coppie, con chi desidereresti lavorare? La freccia deve portare al<br />

nome di un compagno o di una compagna della classe.<br />

Si consegna poi un secondo biglietto, su cui porre, come nel caso precedente, il nome e la freccia.<br />

Questa volta la domanda sarà: qual è un compagno di questa classe, anche diverso da quello che<br />

hai scritto prima, al quale raccontereste un segreto, se l’aveste? Alla consegna del terzo biglietto si<br />

chiederà: con chi giocheresti durante il momento del gioco libero?<br />

il biglietto<br />

Con la domanda n.1 si verifica la capacità di organizzazione.<br />

Con le domande n.2 e n.3 si verifica l’aspetto socio-affettivo del gruppo (fiducia per il segreto,<br />

affettività per il gioco).<br />

Un altro modo di somministrare il sociogramma è con il cerchio pronto con i nomi dei componenti<br />

della classe. La freccia rossa indica la risposta uno, la freccia blu la risposta due, la freccia verde, la<br />

tre.<br />

Marco<br />

Francesco<br />

Nicolas<br />

Edoardo<br />

Nada<br />

Sara<br />

Daud Riciard<br />

Rosalia<br />

Aurora<br />

Valerio<br />

2


E’ importante che i bambini capiscano il qui e ora di questo gioco: quello che scriveranno vale per<br />

quel momento, gli amici si possono cambiare, le relazioni umane sono sempre in movimento. Si<br />

può decidere di somministrare il sociogramma alla classe tutti giorni oppure una o due volte alla<br />

settimana o con scadenza ancora diversa. Noi abbiamo monitorato le relazioni una volta al mese<br />

durante tutto l’anno scolastico.<br />

Questo lavoro, che gli alunni hanno accolto sempre come un gioco divertente, ci è stato utilissimo<br />

per osservare nel corso dell’anno l’andamento dell’integrazione dei due alunni in difficoltà e<br />

naturalmente per intervenire con giochi, regole, conversazioni e azioni, sulle dinamiche sociali della<br />

classe, in modo da avere un ambiente sereno e un clima collaborativo.<br />

Un fattore non trascurabile è stata la motivazione alla scrittura spontanea per Valerio, che ha scritto<br />

per la prima volta da solo, senza alcun aiuto, sui biglietti del sociogramma di marzo.<br />

Valerio Dadu (Daud)<br />

prima scrittura spontanea<br />

nel sociogramma di marzo.<br />

Studiare i sociogrammi significa non focalizzarsi sulle singole persone, ma osservare il gruppo<br />

immaginandolo come un organismo e non un insieme di organi, un organismo che funziona tutto<br />

insieme.<br />

Dai grafici scaturiscono le coppie forti, i potenziali leader, gli isolamenti, gli alunni considerati<br />

inaffidabili, gli alunni che non distinguono i ruoli (nelle tre domande scelgono sempre lo stesso<br />

compagno), l’energia affettiva generale. Se il grafico si cristallizza significa che i bambini non<br />

sanno che l’altro ha più facce, più qualità e può rivestire diversi ruoli sociali. Se, al contrario, i<br />

grafici cambiano sempre, non ci sono ruoli all’interno del gruppo e anche questo non è da<br />

considerarsi positivo.<br />

I dati emersi ci sono serviti per programmare le attività di integrazione per Nicolas e Valerio.<br />

Porto ad esempio due sociogrammi somministrati durante l’anno, con la relativa analisi.


Legenda:<br />

Sociogramma 21 gennaio 2010<br />

scelto da 1 persona scelto da 3 persone o più scelto da 2 persone<br />

scelto da nessuno coppia forte<br />

Domanda 1 – lavoro a coppie<br />

(capacità di organizzazione)<br />

Domanda 2 – segreto (fiducia)


Domanda 3 – gioco (socialità)<br />

Il sociogramma di gennaio ci fotografa una situazione diversa, rispetto ai grafici dei mesi<br />

precedenti, in cui Valerio, Daud (l’alunno di famiglia pakistana con scarsa padronanza della lingua<br />

italiana) e Nicolas risultavano emarginati (non erano scelti da nessuno) e sceglievano compagni che<br />

riconoscevano come più capaci di loro.<br />

In gennaio si crea la coppia forte Valerio – Daud, che in questo periodo uniscono le loro capacità<br />

comunicative, ancora molto scarse, per giocare insieme. Notiamo che Valerio sa distinguere i ruoli<br />

e preferisce dare fiducia a Riciard, suo compagno fin dal primo anno della scuola materna.<br />

Per il lavoro Valerio sceglie per la prima volta Nicolas, con cui lavora spesso in coppia con<br />

materiale differenziato per lo sviluppo delle capacità linguistiche, insieme all’insegnante di<br />

sostegno.<br />

Anche Nicolas dimostra di riconoscere i ruoli all’interno della classe e sceglie tre compagni diversi<br />

per le tre domande. E’ ancora proteso verso i compagni più abili e capaci, in tutti e tre i campi.<br />

Questo perché sappiamo che la sua forte dislessia lo porta ad un senso di inferiorità che si manifesta<br />

spesso con la vergogna o con la negazione dell’errore.<br />

Tocca a noi insegnanti programmare attività che possano dare fiducia in se stesso a Nicolas, che<br />

possano accrescere la sua autostima, annientare la vergogna per vivere meglio a scuola, con gli altri<br />

e con se stesso.<br />

Se guardiamo, come si dovrebbe fare, l’organismo-classe, notiamo che si è cristallizzata da mesi la<br />

coppia forte di due bambine (Nada e Aurora) entrambe con ottimi risultati scolastici e buone<br />

organizzatrici.<br />

Si nota poi la difficoltà di Riciard che per la prima volta sceglie “nessuno” anche se il regolamento<br />

non lo prevede. Quella mattina è arrabbiato, come accade tanti altri giorni. I suoi problemi sociali<br />

derivano da un frequente stato nervoso, che va e viene, repentinamente, rendendo il bambino<br />

instabile ma affascinante nel gioco e nelle attività creative. Il potenziale leader (inconsapevole) è<br />

Marco, alunno sorridente e sbadato che affascina i suoi compagni per la semplicità e la purezza.<br />

In gennaio il nostro organismo-classe non è ancora ben amalgamato, lo si nota dai tanti “scelti da<br />

nessuno”.


Sociogramma 7 marzo 2011<br />

Domanda 1 – lavoro a coppie<br />

(capacità di organizzazione)<br />

Dai sociogrammi di marzo sull’organizzazione e la socialità (lavoro e gioco libero) vediamo un<br />

nuovo assetto della piccola società della classe.<br />

Il nostro organismo comincia a funzionare in modo armonioso, vi sono pochi “scelti da nessuno”, le<br />

coppie forti non sono più cristallizzate come nei mesi precedenti. Il lavoro di tutoring, il gioco delle<br />

sorprese, le attività collettive, il video partecipativo danno i primi frutti.<br />

Domanda 2 – segreto (fiducia)


Domanda 3 – gioco (socialità)<br />

Il sociogramma di marzo sulla fiducia è invece molto particolare: i leader indiscussi sono Marco e<br />

Aurora, molti sembrano non meritare affidamento, tranne Valerio, Nicolas e Daud, che sono<br />

finalmente considerati dagli altri per il loro valore umano, i compagni non si focalizzano più sulle<br />

loro difficoltà di comunicazione e di apprendimento, ma hanno capito le loro qualità e le loro<br />

potenzialità personali. Questo traguardo per noi è molto importante, è lo scopo dell’intero lavoro<br />

d’integrazione.<br />

Naturalmente il percorso dei sociogrammi è lungo e con ogni probabilità non ne raccoglieremo i<br />

frutti completamente nemmeno alla fine del quinquennio, ma sappiamo che questo lavoro<br />

contribuirà a formare persone con valori e competenze sociali indispensabili per la vita.


Tutoring<br />

Comenio: “ chi insegna, impara”<br />

Lo studio dei sociogrammi ci ha condotto alla ricerca di attività per l’integrazione. Un progetto<br />

educativo che si è rivelato molto efficace fin dal primo mese di quest’anno scolastico è il tutoring.<br />

Abbiamo osservato dai sociogrammi che alcuni bambini sceglievano continuamente gli stessi<br />

compagni nella risposta relativa al lavoro, mentre gli alunni in difficoltà di apprendimento e<br />

stranieri erano sempre scelti da nessuno.<br />

I bambini si sono sempre aiutati tra loro sia di propria iniziativa che stimolati dagli adulti.<br />

Per tutoring s’intende l’insegnamento reciproco tra i compagni: perché ciò avvenga bisogna<br />

abbinare con cura tutor e tutee, cioè chi insegna attivamente e chi riceve l’insegnamento.<br />

Vi sono tre modalità principali secondo cui può essere strutturato il processo di<br />

insegnamento/apprendimento: cooperativa, competitiva e individualista.<br />

Nella struttura cooperativa la riuscita di un alunno implica automaticamente anche la riuscita degli<br />

altri.<br />

In quella competitiva, invece, la riuscita di uno implica automaticamente che gli altri non riescano.<br />

In quella individualista, infine, i traguardi degli alunni sono autonomi e indipendenti e il fatto che<br />

uno raggiunga il proprio obiettivo non incide sugli altri e li lascia probabilmente indifferenti.<br />

Negli anni ‘80- ‘90 si è dedicata considerevole attenzione all’apprendimento cooperativo (Sarah,<br />

1980- A. Johnson e Johnson1983 1996) e sono stati messi a confronto studi sperimentali sugli<br />

effetti di esperienze di apprendimento cooperativo, competitivo e individualista su alunni disabili e<br />

normodotati.<br />

Dai risultati è emerso che, rispetto alle esperienze di apprendimento competitivo o individualista,<br />

quelle di apprendimento cooperativo hanno favorito una maggiore interazione fra bambini disabili e<br />

non disabili e una maggiore autostima e empatia in tutti gli alunni. L’apprendimento cooperativo<br />

stimolava inoltre l’interazione verbale e la prossimità fisica.<br />

I bambini tutor imparano a essere formativi nei confronti dei loro tutee, sviluppano un senso di<br />

orgoglio e di autorealizzazione e acquisiscono fiducia e senso di responsabilità.<br />

I bambini si dimostrano molto motivati al tutoring, appena terminano un lavoro offrono il loro aiuto<br />

per aiutare i compagni che non hanno ancora terminato. Se questo meccanismo non riscuotesse<br />

successo negli alunni e fosse solo tenuto in vita dalle insegnanti, non potrebbe durare più di qualche<br />

settimana.<br />

Un alunno presta una decina ad una compagna per il calcolo delle sottrazioni


Nella classe sono inseriti alcuni alunni molto dotati e maturi, in grado di aiutare, organizzare<br />

decidere.<br />

Abbiamo cominciato proprio da loro: essendo molto veloci nel terminare il proprio lavoro, chiedono<br />

spesso di aiutare i compagni in difficoltà. L’idea ha avuto successo e ben presto questa attività è<br />

diventata consuetudine in classe: tutti aiutano tutti. Francesco ha difficoltà nell’ortografia, ma sa<br />

aiutare in matematica, Rosalia legge scorrevolmente anche a prima vista e può aiutare Nicolas, che<br />

presenta una forte dislessia, Valerio ha difficoltà a copiare dalla lavagna e può farsi dettare le parole<br />

da Nada. Gli alunni hanno scoperto in un lasso di tempo veramente breve che ogni persona ha delle<br />

potenzialità e delle debolezze, quindi ogni componente della classe può dare secondo le sue<br />

competenze e ricevere senza sentirsi in difetto.<br />

Inoltre i tutor possono acquisire una maggiore comprensione dei processi e delle difficoltà<br />

dell’insegnamento e instaurare quindi un rapporto migliore con i propri insegnanti e adulti.<br />

Anche dal punto di vista intellettivo vi sono effetti positivi del tutoring.<br />

I tutor traggono vantaggi cognitivi da quest’esperienza: rivedono o consolidano conoscenze già<br />

acquisite, colmano lacune, individuano altri significati e riformulano le proprie conoscenze ma<br />

soprattutto dovendo utilizzare le conoscenze per uno scopo ben specifico, le assimilano meglio.<br />

Vi sono vantaggi anche per i tutee: nel rapporto personale l’apprendimento è maggiormente<br />

individualizzato. Il tutee nel rapporto uno a uno riceve un feedback regolare e partecipe sulla<br />

correttezza dei propri sforzi ed è soggetto a un attento monitoraggio che porta a massimizzare il<br />

tempo dedicato all’attività.<br />

Glynn (1985) sostiene che gli alunni generalmente hanno un minimo controllo sulle interazioni<br />

dell’apprendimento e perciò dipendono eccessivamente dal controllo esterno degli insegnanti.<br />

L’autore specifica quattro caratteristiche fondamentali degli ambienti che favoriscono un<br />

apprendimento attivo e indipendente.<br />

La prima consiste nella capacità dell’alunno di avviare il processo, anziché limitarsi a reagire a<br />

stimoli controllati da altri.<br />

La seconda è rappresentata dalla condivisione dell’attività da parte di allievi più abili e meno abili,<br />

fra i quali esiste una relazione sociale positiva, in modo che l’apprendimento risulti funzionale per<br />

entrambe le parti.<br />

La terza caratteristica è la reciprocità o influsso reciproco, in cui ciascun partecipante all’interazione<br />

modifica il comportamento dell’altro.<br />

La quarta caratteristica del contesto di apprendimento attivo, infine, riguarda l’intensità e il tipo di<br />

feedback fornito agli alunni.<br />

Dalle ricerche svolte emerge che applicarsi attivamente per il raggiungimento dell’obiettivo<br />

produce un apprendimento più efficace. Attraverso il tutoring si costruiscono delle procedure di<br />

feedback democratiche che consentano agli alunni di acquisire un controllo sempre maggiore sulla<br />

propria crescita e sul proprio sviluppo.<br />

Sia il tutor che il tutee sviluppano attività sociali e atteggiamenti positivi, oltre migliorare entrambi<br />

il proprio rendimento.<br />

Il tutoring permette di migliorare il rapporto tra gli alunni e aiuta a sviluppare la coesione sociale.<br />

I sociogrammi sul lavoro hanno svolto una duplice funzione: il monitoraggio dell’opinione che gli<br />

alunni hanno dei compagni nel campo dell’organizzazione e il controllo delle coppie tutor tutee che<br />

via via si andavano formando. I sociogrammi sono stati quindi il punto di partenza ma anche quello<br />

di arrivo, perché ci sono serviti per l’osservazione sistematica e la verifica.<br />

Glynn sostiene che lasciando all’alunno più controllo, gli insegnanti favorirebbero la capacità di<br />

estendere ciò che viene appreso a nuovi contesti ed in particolare a quei contesti in cui è necessario<br />

agire autonomamente, senza il sostegno o il controllo dell’insegnante.<br />

Vi sono anche dei vantaggi o aspetti positivi per gli insegnanti nell’applicazione del tutoring, infatti<br />

non essendo gli insegnanti onniscienti è possibile attraverso questo metodo agire da gestori di un<br />

apprendimento efficace, piuttosto che proporsi come fonte di tutto lo scibile.<br />

Il tutoring si può applicare a progetti estesi ma il progetto tutoring prende la sua forza se la prima


volta che è proposto ha successo e perché ciò avvenga occorre che il progetto sia semplice e<br />

limitato.<br />

Per organizzare le coppie di tutor e tutee il livello delle abilità non dev’essere l’unico fattore<br />

discriminante, poiché anche le relazioni sociali nel gruppo degli alunni hanno molta importanza.<br />

Meglio evitare le coppie di migliori amici così come crearne tra bambini che già hanno rapporti<br />

interpersonali problematici. E’ necessario avere cautela se i tutee sono timidi o poco autonomi e i<br />

tutor hanno un carattere dominante se non autoritario.<br />

E’ auspicabile tenere in considerazione le proposte dei singoli alunni, poiché talvolta dimostrano<br />

una sorprendente maturità nella scelta di un tutor adeguato.<br />

Poiché avvenga un progetto tutoring sono necessarie alcune importanti abilità: abilità sociali per<br />

stabilire buone relazioni interpersonali, capacità di padroneggiare il materiale didattico, ed abilità di<br />

controllo e di registrazione dei risultati.<br />

E’ molto importante la disposizione del tutor verso il compito che lo aspetta, è opportuno suscitare<br />

negli alunni fin dall’inizio un orientamento positivo verso questo ruolo, per stabilire buone relazioni<br />

con i tutee e stimolarne positivamente la motivazione.<br />

Il progetto può sembrare ambizioso e complesso ma in realtà molti alunni svolgono spontaneamente<br />

attività di aiuto in contesti diversi, il progetto di tutoring si basa su un repertorio di comportamenti<br />

che i bambini possiedono già.<br />

Un progetto di questo tipo può porre problemi sia a livello sociale che cognitivo: per avviare il<br />

progetto è consigliabile proporre esercizi ripetitivi e semplici in modo che anche bambini con<br />

disturbi di apprendimento possono offrirsi per aiutare compagni magari a livello cognitivo normale<br />

ma molto lenti o facili alle distrazioni.<br />

Un alunno aiuta un compagno a costruire la tabellina del 6<br />

E’ ciò che è accaduto con Valerio. Il giorno che Valerio si è proposto come tutor di Riciard è stato<br />

un grande traguardo per noi. Riciard, alunno dotato di buone capacità, non è in grado di mantenere<br />

l’attenzione per tempi prolungati, il suo lavoro risulta lento e impreciso. Valerio, pur avendo grosse<br />

difficoltà di linguaggio e di apprendimento della letto-scrittura, lo ha aiutato a mantenere la<br />

concentrazione sul lavoro.<br />

Anche Nicolas si è offerto spesso come tutor durante l’anno scolastico: sceglie come tutee bambini<br />

che considera più deboli di lui e fortemente bisognosi d’aiuto. Con loro esercita una pazienza<br />

infinita e una dolcezza che si notano difficilmente nei modi di fare in bambini così piccoli. Nicolas<br />

aiuta spesso un alunno gravemente disabile iscritto in classe quarta: gli parla, sfoglia libri e riviste<br />

insieme a lui, lo fa giocare, lo loda ogni volta che qualcosa gli riesce bene, lo incoraggia quando<br />

sbaglia. Come già detto nel profilo dell’alunno, Nicolas mostra enorme sensibilità e soffre per la sua


dislessia. Il tutoring gli ha dato la possibilità di esercitare un comportamento di protezione verso i<br />

più deboli, questo ha innescato il meccanismo dell’autostima, che nel corso della classe prima<br />

sembrava totalmente assente.<br />

Nel tutoring gli alunni devono lavorare facendo riferimento agli insegnanti per qualsiasi problema, e<br />

devono sapere che possono rivolgersi all’insegnante per ricercare le soluzioni più opportune qualora<br />

vi siano incomprensioni o fasi di stallo.<br />

L’alunna tutor detta dalla malacopia un testo libero al suo tutee


L’organizzazione in classe: le routine<br />

Fin dalla classe prima, il neuropsichiatra degli alunni in difficoltà ci hanno consigliato vivamente di<br />

utilizzare routine nel nostro metodo educativo. Abbiamo quindi cercato un modo pratico e consueto<br />

di procedere nell'attività quotidiana, non solo per dare sicurezza ad ogni singolo componente del<br />

gruppo, ma anche per responsabilizzare ciascuno ed insegnare un modo di vivere corretto nella<br />

piccola società della classe. Per saper rispettare le regole ogni individuo deve sentirsi libero, spiega<br />

Maria Montessori: dalla libertà deve emergere la disciplina.<br />

Un individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole<br />

di vita. Il lavoro è lungo, la strada è tortuosa soprattutto con le generazioni a cui insegniamo oggi,<br />

che ricevono un’educazione improntata solo sul concetto di libertà e poco sul concetto di rispetto<br />

delle regole. Molti genitori ai colloqui ci dicono di non saper far rispettare semplici regole di<br />

convivenza famigliare ai loro bambini. Un clima sereno, che tenga conto del bambino come<br />

individuo che può partecipare alla propria educazione, pur tenendo presente che è compito<br />

dell’adulto trovare l’input per educare, possa fare dei nostri alunni future persone responsabili.<br />

Abbiamo quindi programmato alcune routine allo scopo di inserire nella maniera migliore Gli<br />

alunni in difficoltà. Queste attività si sono rivelate utili per tutta la classe.<br />

La giornata in classe<br />

Si tratta di un cartello che riporta gli spazi per le foto degli insegnanti, le materie, il giorno della<br />

settimana. A turno, ogni mattina, l’alunno che in mensa farà il cameriere (la rotazione è<br />

giornaliera), deve di primo mattino completare il cartello applicando le foto, i simboli delle materie<br />

e il nome del giorno della settimana. Deve poi leggere ai compagni il programma della giornata.<br />

Il cartello della giornata a scuola<br />

La scatola nera<br />

Nonostante il nome non sia dei più invitanti, si tratta soltanto di una scatola di metallo nero<br />

contenente il materiale di cancelleria comune alla classe. A volte gli alunni non trovano la penna o<br />

la gomma e si ferma l’intera lezione a causa del materiale mancante. Abbiamo quindi fornito la<br />

classe di materiale comune, con la raccomandazione di tenerlo in ordine e di usarlo con cura. Invece<br />

dopo i primi mesi di scuola le penne e le matite di classe erano andate perse, nessuno considerava<br />

questo materiale come anche proprio. Così abbiamo programmato un nuovo intervento educativo: il<br />

responsabile della scatola nera. La rotazione del ruolo è settimanale, compito del responsabile è fare<br />

l’inventario del materiale ogni lunedì e controllare durante la settimana chi prende e chi consegna la<br />

cancelleria. E’ necessario saper contare coordinando il movimento con la voce, è necessario


possedere il concetto di quantità e saper sommare tutto il materiale. Gli alunni in difficoltà hanno<br />

appreso lentamente queste abilità durante i mesi di scuola.<br />

Nicolas giudicava questo compito troppo difficile, ha quindi voluto assumere il ruolo di<br />

responsabile per ultimo. Il materiale non è più andato perso, gli alunni hanno acquisito il concetto di<br />

oggetti comuni e hanno imparato il corretto comportamento da tenere con le cose di tutti.<br />

Il gioco libero<br />

La scatola nera del materiale di cancelleria comune<br />

Per l’integrazione dei due alunni in difficoltà abbiamo dato molta importanza al gioco libero, sia in<br />

giardino che in classe. Il gioco è il terreno adatto per instaurare relazioni sociali positive: giocando,<br />

i bambini imparano la vita e i rapporti con gli altri. Anche in questo contesto i bambini hanno a<br />

disposizione dei giocattoli comuni, da tenere con cura e da riporre ogni volta che si è finito di<br />

giocare. Oppure gli alunni hanno la possibilità di utilizzare giochi di società portati per la giornata<br />

delle sorprese. In classe prima e all’inizio di quest’anno scolastico, durante le osservazioni del<br />

gioco libero, vedevamo un alunno isolarsi e un altro assumere un comportamento passivo di fronte<br />

ad atteggiamenti aggressivi di alcuni compagni. Durante l’anno abbiamo dedicato qualche<br />

conversazione sul gioco libero. Riflettere sui propri atteggiamenti è importante e aiuta a modificare<br />

il proprio comportamento sul campo, in un secondo momento, anche se questa operazione nell’età<br />

della scuola primaria è molto difficile. Le richieste di andare d’accordo, di non prevaricare, di<br />

includere tutti nel gioco, di mettere in comune i giocattoli, sembrano semplici o addirittura banali,<br />

ma in un gruppo di bambini queste abilità sono le basi per la convivenza civile.<br />

Riordino dell’aula dopo il gioco libero


Il gioco delle sorprese<br />

Questo gioco ha un titolo inventato dai bambini lo scorso anno, all’inizio della classe prima. Si<br />

tratta però di un’attività didattica antica, che ha le sue radici nel metodo pedagogico delle sorelle<br />

Agazzi, che alla fine del 1800 inclusero nella loro didattica il museo delle cianfrusaglie: una sala<br />

adibita a museo che raccoglieva materiali ritrovati dai bambini come spaghi, rocchetti e sassolini.<br />

L’attività, largamente usata nella scuola dell’infanzia, utilizza con un metodo assai semplice il<br />

concetto che l’alunno è attore del suo processo formativo.<br />

Il gioco delle sorprese ha avuto molti nomi nel corso degli anni e nelle diverse realtà scolastiche: da<br />

museo delle cianfrusaglie, alla miniuniversità nelle scuole primarie degli anni ’70. Nella nostra<br />

classe è stato proposto dall’insegnante prevalente nei primi giorni di scuola della prima, allo scopo<br />

di far portare in classe oggetti transazionali che facilitassero il passaggio tra scuola dell’infanziascuola<br />

primaria e tra famiglia e scuola.<br />

Un’alunna mostra il suo notebook giocattolo nell’ambito del gioco delle sorprese<br />

Gli alunni mostrano l’oggetto, il disegno, il giocattolo o il gioco di società, il manufatto creato da<br />

loro stessi, o ancora fanno ascoltare un brano selezionato in precedenza da un CD di loro proprietà,<br />

per condividerlo con le insegnanti e i compagni. L’esperienza doveva durare pochi giorni, ma ha<br />

avuto molto successo all’interno della classe, sia per i bambini normodotati, che tenevano via via<br />

piccole lezioni ai compagni, sia per gli alunni in difficoltà di linguaggio, che avevano la possibilità<br />

di parlare, di esprimersi su oggetti a familiari che perciò infondevano loro sicurezza. Ancora oggi il<br />

lunedì dedichiamo mezz’ora al gioco delle sorprese. Tutti possono partecipare con qualcosa portato<br />

da casa, ma naturalmente non è obbligatorio presentare oggetti ogni settimana. Questo gioco non<br />

solo sviluppa l’autostima dell’alunno e aiuta con una forte motivazione lo sviluppo dell’espressione<br />

orale, ma anche amalgama socialmente la classe, favorisce la fiducia e la stima negli altri, nelle loro<br />

capacità.


Osservazione di un piccolo mappamondo mostrato durante il gioco delle sorprese<br />

Costruzione di forme geometriche solide nell’ambito del gioco delle sorprese


Un esempio di attività didattica e integrazione: le lettere<br />

Oltre all’integrazione nella vita sociale in classe, abbiamo cercato nel corso dell’anno di far<br />

partecipare il più possibile alle attività didattiche curricolari i bambini seguiti dall’insegnante di<br />

sostegno. A volte però abbiamo programmato delle attività appositamente per loro, da svolgere con<br />

tutti. L’attività sulle lettere nasce da due unità didattiche: il gesto grafico e l’espressione artistica.<br />

Abbiamo svolto il lavoro in tre lezioni di due ore ciascuna.<br />

Prima lezione: le lettere adesive<br />

Su un cartoncino nero formato A4 gli alunni dovevano applicare lettere in stampato maiuscolo e<br />

minuscolo, forme geometriche e forme di animali, disponendole in modo da comunicare qualcosa,<br />

che poi avrebbero spiegato a voce alla fine della lezione. L’attività è stata importantissima per la<br />

sicurezza con cui gli alunni in difficoltà di apprendimento hanno condotto il lavoro. Avevano a che<br />

fare infatti con contenuti a loro familiari: le lettere e le forme.<br />

I due alunni hanno potuto quindi concentrarsi sull’espressione artistica, sulla comunicazione di ciò<br />

che volevano esprimere. Abbiamo introdotto i lavori con la presentazione di alcuni elaborati del<br />

Manifesto Futurista, spiegando a livello elementare come i poeti di quell’epoca disponessero sul<br />

foglio le lettere in modo da comunicare pensieri e sentimenti e non per comporre parole e frasi di<br />

senso compiuto. Sembra un concetto difficile per bambini di sette anni, ma in realtà non lo è. L’arte<br />

moderna e contemporanea si presta molto più dell’arte di altre epoche per le attività coi bambini,<br />

che hanno caratteristiche di spontaneità e immediatezza, come l’arte del nostro tempo.<br />

Pagina del Movimento Futurista


Opera di Valerio Opera di Nicolas<br />

Valerio ha composto le uniche due parole che sa scrivere con sicurezza: il suo nome e quello della<br />

sua sorellina. Con la matita bianca ha poi prodotto una parola che voleva essere l’unione dei due<br />

nomi: VANNA. Nella spiegazione finale Valerio illustra che la sua opera d’arte rappresenta le cose<br />

della vita, un po’ di tutto. La casa è in basso a sinistra, la Z più sopra sta a simboleggiare il sonno, il<br />

riposo, gli animali gialli in basso a destra sono la rabbia, l’elefantino e la palla in alto vogliono<br />

rappresentare il gioco.<br />

Nonostante la sua forte difficoltà di linguaggio, Valerio spiega bene ciò che ha creato. Si sente<br />

sicuro perché si è espresso prima con il linguaggio iconico, poi con la parola.<br />

Nicolas, nel suo elaborato, ricorda un film per ragazzi: Un ponte per Terabithia. Durante tutto il<br />

lavoro e nella spiegazione finale Nicolas non è stato in grado di spiegare a cosa si stava riferendo.<br />

Ha detto solo, alla fine, che Terra Bitia è un paese. Il film, americano, è di genere fantasy, i<br />

protagonisti sono un ragazzino e una ragazza, che scoprono dall’altra parte del fiume un mondo<br />

fantastico, che viene appunto chiamato Terabithia. Nel lungometraggio si trattano gli argomenti del<br />

bullismo, della fantasia, della musica. Nel film muore la protagonista, ecco perché nella spiegazione<br />

finale del proprio elaborato Nicolas dice che la sua opera parla della morte. Nicolas è un bambino<br />

molto sensibile, a volte ha sopportato silenziosamente piccoli aggressioni verbali da parte di alunni<br />

che lo prendono in giro.<br />

Abbiamo dedicato molto tempo, durante l’anno scolastico, a quest’argomento, per aiutare Nicolas a<br />

parlare e a non vergognarsi, e per aiutare a sua volta un altro alunno a non aggredire e schernire i<br />

compagni giudicati da lui più deboli. Nicolas ama la fantasia, i supereroi, i mondi inesistenti. Ha<br />

trascorso molto tempo, fin da piccolissimo, davanti alla tv, è un grande fruitore di film, non solo per<br />

bambini. Ai colloqui con i genitori abbiamo trattato questo argomento fin dai primi incontri: ci<br />

eravamo accorte infatti che i suoi interventi erano monotematici su ciò che aveva visto per<br />

televisione, al punto da confondere la realtà con la finzione. Ancora oggi Nicolas sostiene che i<br />

supereroi esistono. Il film citato propone proprio questo contenuto: i genitori vogliono che la figlia<br />

impari ad usare la fantasia e non si distrugga davanti alla televisione. Un’altra passione di Nicolas è<br />

la musica, anche se a causa della forte dislessia ha difficoltà ritmico-motorie e di intonazione. Nella<br />

spiegazione orale del suo lavoro, Nicolas fatica ad illustrare a parole ciò che ha creato. Non trova i<br />

termini, sostituisce ogni sostantivo con “coso” e “cosa”. Quanto più Nicolas vorrebbe condividere<br />

con gli altri i suoi sentimenti profondi, tanto più si rende conto di non essere in grado di spiegarsi a<br />

parole. Anche in questo caso l’alunno ha avuto come mezzo facilitatore per la comunicazione orale<br />

una rappresentazione iconica, una sorta di scudo che l’ha aiutato a parlare.


Elaborato di Aurora<br />

La cosa importante è che questa modalità è stata offerta a tutti in maniera uguale. Tutti hanno<br />

parlato del loro disegno utilizzando il loro disegno come mediatore.<br />

Questa attività è utile anche per lo scopo contrario: per chi sa esprimersi oralmente, ma non riesce a<br />

tradurre i pensieri in espressione artistica.


Seconda lezione: la pasta di sale<br />

La seconda attività è manipolativa. Con i bambini ho preparato la pasta di sale colorata e abbiamo<br />

usato gli stampini con lettere e numeri. Anche in questo caso il linguaggio principale è stato quello<br />

dell’arte. Gli alunni sono stati invitati a scegliere gli stampini per comporre sequenze di lettere,<br />

numeri o parole. L’espressione orale è stata curata durante il lavoro: ogni alunno doveva spiegare<br />

cosa stava creando. Anche in questo caso abbiamo programmato un’attività che potesse essere<br />

valida per tutti e contemporaneamente mettere in luce le capacità di Valerio e Nicolas, che tanto<br />

amano le attività manipolative. Il lavoro è servito anche per il ripasso dell’alfabeto stampato<br />

maiuscolo e la lettura dei numeri con due cifre, campo in cui gli alunni in difficoltà di linguaggio<br />

sono ancora deboli.<br />

Colore nella pasta impasto formine lettere e numeri<br />

Stampo lettere e numeri prodotti dagli<br />

alunni in difficoltà<br />

Elaborati finiti


Terza lezione: la cera da modellare<br />

Questa terza e ultima lezione è stata programmata tenendo conto del lavoro svolto lo scorso anno<br />

sul gesto grafico. Ad ogni alunno vengono consegnati 6 cartoncini rigidi di piccole dimensioni. In<br />

ogni cartoncino bisognerà creare e applicare una lettera in corsivo, prodotta con una cordicella<br />

preparata con la cera da modellare. Questo lavoro, ancora una volta di manipolazione, aiuta il<br />

bambino a prendere coscienza del segno grafico. La dott.ssa Venturelli ci ha insegnato a spiegare ai<br />

bambini il verso da seguire nelle lettere in corsivo, staccando il meno possibile la matita dal<br />

quaderno, per avere una scrittura fluida.<br />

Oggi gli alfabetieri propongono un andamento eccessivamente statico e rotondo, in cui le singole<br />

lettere sono spesso composte da più tratti spezzati. Tutto questo non significa che si tratta di un<br />

modello facile, adatto a un bambino; al contrario, la continua interruzione del tracciato, se<br />

rispettata, obbliga a rallentare il movimento, con talvolta anche ritorni anomali verso sinistra<br />

(come nelle lettere con l’ovale: ad esempio la lettera ‘a’).<br />

( Alessandra Venturelli, Dal gesto gesto alla scrittura, 2009)<br />

L’attività tende allo sviluppo della motricità fine, della coordinazione per quanto riguarda l’aspetto<br />

manipolativo e allo sviluppo dell’espressione orale, ancora una volta mediato da un lavoro pratico.<br />

Gli alunni sono invitati, durante l’operazione, a descrivere i loro movimenti, le loro intenzioni,<br />

l’obiettivo del loro lavoro.<br />

Preparazione delle cordicelle di<br />

cera<br />

creazione di una “i” Creazione del numero uno<br />

elaborato finale elaborato finale


“61” “m 7” Alla fine i cartoncini vengono<br />

impacchettati col cellophane<br />

Il video partecipativo<br />

L’idea del video partecipativo scaturisce dall’osservazione diretta che praticavamo ogni giorno nel<br />

momento del gioco libero, allo scopo di monitorare le relazioni sociali in contesti non strutturati.<br />

Il video partecipativo vero e proprio si muove sulla frontiera fra audiovisivo e azione sociale<br />

attraverso laboratori di formazioni e produzione. E’ processo e dinamica sociale: lavora sulla<br />

possibilità di innescare micro- trasformazioni sociali tramite l’esperienza orizzontale di video<br />

produzione. Il video partecipativo è anche vera produzione audiovisiva, capace di creare<br />

comunicazione inaspettata e creare ponti fra mondi separati da frontiere. E’ cinema del reale, che<br />

consente agli spettatori di essere autori e narratori consapevoli.<br />

Nelle realtà sociali difficili il video partecipativo è utilizzato per prendere coscienza delle situazioni<br />

problematiche così come sono nella realtà. Si creano piccole troupe cinematografiche, in genere<br />

gruppi di giovani che vivono quelle stesse situazioni, e si formano le persone fornendo loro le<br />

competenze di base per le riprese e il montaggio video. Saranno i componenti della troupe che<br />

sceglieranno i contenuti da raccontare, producendo un documentario costruito con gli occhi di chi<br />

vive, ogni giorno in prima persona, la realtà raccontata.<br />

Abbiamo dunque pensato di proporre il video partecipativo all’interno della nostra classe. I bambini<br />

hanno imparato la grammatica cinematografica di base durante la visione di film di animazione: le<br />

principali inquadrature, la colonna sonora, lo zoom, i movimenti di macchina. Dopo questo breve<br />

elementare lavoro, abbiamo dato direttamente in mano ad ognuno, a turno, la videocamera con la<br />

consegna di raccontare la realtà del gioco libero dei compagni. Ne è scaturito un video partecipativo<br />

in cui tutti hanno potuto spiegare i motivi delle riprese, la scelta dei soggetti e delle situazioni.<br />

E’ interessante vedere come i bambini con una videocamera in mano si sentano diversi e importanti.<br />

C’è chi chiama gli amici inquadrati, chi sceglie la posizione migliore come se fosse un vero video<br />

reporter, chi dimentica la timidezza. Nicolas, ad esempio, pare usi la videocamera come uno scudo<br />

contro la vergogna, parla con Francesco attraverso il piccolo monitor in modo spigliato ed<br />

entusiasta. Ma è importante osservare anche chi sa di essere ripreso: Riciard ringrazia o si<br />

improvvisa in piccoli show, un altro alunno, così aggressivo nella vita quotidiana, si vergogna e si<br />

nasconde. Anche da queste osservazioni abbiamo imparato a conoscere gli alunni della classe,<br />

oppure abbiamo avuto conferme di ciò che pensavamo: Francesco aggredisce nella vita sociale<br />

perché è insicuro, Marco rimane nelle nuvole anche davanti ad un obiettivo, Riciard è sempre<br />

spontaneo.


Guardando il video partecipativo a posteriori si notano particolari delle dinamiche sociali tra<br />

bambini, impossibili da cogliere durante i momenti del gioco libero dal vivo. E’ uno strumento<br />

molto utile per la conoscenza dei propri alunni e per l’intervento nell’integrazione.<br />

Video partecipativo durante il gioco libero


Il disegno come mezzo di comunicazione<br />

Il disegno è un ottimo strumento sia per osservare la crescita cognitiva del bambino, sia per cogliere<br />

i tratti caratteriali, le dinamiche affettive e relazionali e i conflitti in cui il bambino stesso è<br />

immerso.<br />

Alcuni test come il disegno della persona, dell’albero, della famiglia, per citare i più famosi, sono<br />

ancora attualmente utilizzati per la psicodiagnosi in età evolutiva.<br />

L’attività grafica spontanea ci accompagna per tutto l’arco della vita, a volte i bambini disegnano<br />

per scaricare un eccesso di energia emotiva e fisica, altri disegnano per passare il tempo, altri per<br />

sperimentare e perfezionare le abilità necessarie per diventare adulti o per esercitare e migliorare le<br />

proprie abilità pittoriche. La soddisfazione del comunicare qualcosa è un’altra risposta alla<br />

domanda del perchè si disegna: per condividere anche con gli altri qualcosa di sè.<br />

Attraverso il disegno il bambino sviluppa aspetti fondamentali per la sua evoluzione:<br />

i prerequisiti essenziali della lettura e scrittura, la fiducia in se stesso, l’esperienza della motivazione<br />

interna, la creatività.<br />

Per gli alunni in difficoltà di linguaggio è molto importante poter esprimersi con il linguaggio<br />

iconico, poiché è un linguaggio nascosto, silenzioso, non verbale e ciò rende la loro comunicazione,<br />

in questo campo, uguale a quella dei compagni.<br />

Il disegno è un modo per raccontare e raccontarsi, è un canale di comunicazione.<br />

Si può parlare di disegno solo quando il bambino dà un significato al suo tracciato: il disegno ha<br />

inizio quando il bambino comprende il valore simbolico del suo segno grafico.<br />

Con l’analisi del disegno si possono rilevare tratti del carattere, sia normali che patologici.<br />

Reperire queste caratteristiche aiuta l’insegnante a relazionarsi meglio col bambino.<br />

Abbiamo deciso di far disegnare alla classe sia soggetti tipici proposti dalla psicodiagnosi: famiglia,<br />

casa, albero; sia elementi relativi al percorso sull’integrazione, legati al concetto di amicizia.<br />

Per poterli interpretare abbiamo utilizzato gli studi della dottoressa Raugna psicoterapeuta,<br />

pedagogista clinica, docente di psicologia della scrittura e interpretazione del disegno<br />

impiegata presso l’ISFAR (Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca di Firenze) e<br />

presso l’UIM (Università Internazionale della nuova Medicina, di Milano).<br />

L’evoluzione del disegno infantile viene descritta dalla psicoterapeuta Raugna come una sequenza<br />

di fasi.<br />

La fase del realismo intellettuale avviene tra i 5 e i 9 anni di età, ed è quella in cui si trovano i nostri<br />

alunni.<br />

In questa fase il bambino tende a disegnare non ciò che oggettivamente vede delle cose intorno a sé,<br />

ma ciò che sa delle cose, ad esempio disegna cose che non potrebbe vedere e non altre visibili nella<br />

realtà (gambe sotto i pantaloni, come se questi fossero trasparenti).<br />

Come si osserva dai disegni dei nostri alunni, in questa fase avviene il cambiamento del punto di<br />

vista del bambino. Ogni oggetto ha una forma esemplare: l’uomo è rappresentato frontalmente;<br />

mentre gli animali, i mezzi di trasporto sono di profilo.<br />

Il bambino disegna nella forma che gli sembra più significativa. Ogni elemento dovrebbe avere la<br />

propria base d’appoggio, mentre nei disegni della famiglia di Valerio e Nicolas ciò non avviene,<br />

entrambi lasciano i soggetti sospesi nella parte centrale del foglio che è quella che rappresenta l’IO<br />

freudiano. Il fatto che i personaggi galleggino, indica che il bambino è perso nella sua fantasia, che<br />

tende a vivere nella sua dimensione fantastica. Questi bambini possono alterare molto la realtà,<br />

spesso sono consapevoli che la realtà di quel momento è la loro dimensione e altri non vi possono<br />

entrare. Sono bambini ricchi di idee e creativi, a volte fuggono nella fantasticheria, l’alterazione<br />

della realtà è così potente che la può sostituire.


Disegno della famiglia di Valerio Disegno della famiglia di Nicolas<br />

In questo disegno, sempre seguendo l’interpretazione fornita dalla dottoressa Raugna, è possibile<br />

vedere che entrambi inseriscono la madre nella parte sinistra come è previsto, e ciò rappresenta<br />

l’interiorizzazione della figura materna ed il passato. Nella parte destra è rappresentato invece il<br />

futuro, lì Valerio ha disegnato sua sorella minore, in questa parte del foglio è rappresentato<br />

l’andare verso.<br />

Nicolas invece nella parte destra del foglio inserisce il padre che peraltro è anziano (perciò<br />

difficilmente può indicare il futuro), forse ha preferito metterlo alla destra per poter inserire se<br />

stesso al centro, in mezzo ai genitori.<br />

Al centro viene raffigurato il presente e Valerio inserisce sé stesso e il padre, mentre Nicolas<br />

inserisce se stesso.<br />

Valerio nei disegni dimostra di avere un tratto retto, spigoloso, ciò significa che il bambino è<br />

introverso, che ha un temperamento d’indipendenza e chiusura, usa cautela nelle relazioni fino ad<br />

avere difficoltà di adattamento all’esterno, ciò è tipico dei bambini che faticano a stabilire contatti.<br />

Per questi bambini, persone nuove, nuovi gruppi, creano problemi.<br />

Sono bambini che hanno capacità d’azione, decisi, determinati nella scelta.<br />

Il tratto spigoloso indica anche una critica accentuata del mondo esterno, ed una scarsa capacità<br />

autocritica, la tendenza a mantenere l’irreversibilità delle decisioni ed una difficoltà di adattamento.<br />

Vi sono anche altre caratteristiche riconducibili al tratto retto ma non tutte rappresentano Valerio,<br />

ad esempio il fatto che questi bambini mostrino spesso un atteggiamento di difesa e polemico, e che<br />

dicono di no per difendersi.<br />

Al contrario di Valerio, Nicolas nei disegni mostra un tratto curvo.<br />

Il tratto curvo è femminile, indica una recettività passiva (cioè l’accoglienza delle cose esterne<br />

posticipandone la critica, l’accettare le cose per poi vagliarle, ed una recettività intelligente e<br />

intuitiva).<br />

Una dose di curvità nel tratto facilita l’apprendimento. La curvità descrive il bambino come<br />

estroverso e con capacità di adattamento.<br />

Il tratto curvo definisce la persona con un temperamento di dipendenza (persona che dipende dagli<br />

altri perché si fida che gli altri gli vorranno bene: questi bambini hanno una grande voglia di<br />

appartenere e di essere accettati). In questi bambini in generale non c’è diffidenza, hanno una forte<br />

capacità di socializzazione e comunicabilità.<br />

Nicolas non è un bambino diffidente ma può apparirlo poiché spesso tende a non accettare i consigli<br />

soprattutto relativi alle strategie didattiche, perché è caparbio, vorrebbe farcela da solo.


Dall’analisi dei disegni, si può comprendere che Nicolas che predilige la forma al colore.<br />

Non ama colorare, non usa il colore come elemento determinante, ma come riempitivo, i colori a<br />

pastello sono sfumati.<br />

Nicolas crea figure relativamente piccole, con attenzione ai particolari.<br />

Queste caratteristiche definirebbero Nicolas all’interno della tipologia razionale.<br />

Disegno di Nicolas “Amici”<br />

La tipologia razionale descrive il bambino come un soggetto con buon senso del dovere,<br />

responsabile, dotato di intelligenza logica; un bambino che ha scarsa capacità intuitiva e percettiva<br />

(se gli manca un passaggio non comprende).<br />

Nei disegni Nicolas rispetta i margini ciò indica che è in equilibrio, ma non sfrutta tutti gli spazi.<br />

I soggetti di Nicolas sono piccoli, questo dimostra un complesso di inferiorità che è legato<br />

all’impressione di essere un soggetto di minor diritto.<br />

Chi disegna in piccolo vorrebbe essere trasparente, non si fida degli altri.<br />

I bambini che disegnano soggetti piccoli giocano più con la testa che con il corpo. Faticano a<br />

trasformare con la fantasia, la funzione degli oggetti ad esempio l’armadio resta l’armadio, il<br />

bastone resta il bastone, ecc..<br />

Il disegno piccolo indica che la persona non è curiosa e ciò può pregiudicare la possibilità di fare<br />

esperienza; il bambino non osa.<br />

Se nei disegni però vi sono particolari, come nel caso di Nicolas, significa scarsa fiducia in se<br />

stesso.<br />

Disegno di Nicolas “Harry Potter” Disegno di Nicolas “Kirikù e la strega Karabà”


Nei disegni di Nicolas ogni elemento ha la sua base d’appoggio. Utilizza la parte bassa del foglio, e<br />

i soggetti hanno i piedi appoggiati a terra, ciò indica che Nicolas è un bambino stabile di carattere e<br />

l’interpretazione psicologica direbbe privo di entusiasmo, che agisce senza coinvolgimento; io però<br />

credo che ciò non si verifichi in Nicolas, in quanto è un bambino che accetta con grande esaltazione<br />

ogni proposta.<br />

Questi bambini possono essere contenti della vita senza troppe domande, senza perché. Conducono<br />

una vita regolare: giocano, studiano, mangiano, corrono, ma sono privi di fantasia ed hanno<br />

difficoltà nella drammatizzazione.<br />

Il tratto del segno grafico può essere anche definito legato o slegato.<br />

Sia Nicolas, che Valerio, hanno un tratto legato, ciò dimostra coerenza tra pensiero e azione,<br />

atteggiamento di perseveranza, stabilità e costanza negli affetti e nelle azioni, capacità di sintesi e<br />

capacità di collegamento. Nonostante l’analisi dei disegni di Nicolas porti per molti aspetti alla<br />

conclusione che rientra nella tipologia razionale, il suo tratto legato stempera un po’ questo<br />

concetto. Nicolas, pur non essendo intuitivo in molti campi, ha la capacità di collegare certe cose,<br />

soprattutto se di suo interesse (ad esempio fatti che accadono realmente a episodi visti alla<br />

televisione).<br />

Il tratto di Nicolas però, a differenza di quello di Valerio, mostra talvolta una pressione discontinua,<br />

cioè nello stesso andamento alterna momenti di pressione forte a debole. Il tratto è abbastanza lento,<br />

non fluido, ciò indica un alto grado di emotività, un ingorgo energetico, un conflitto tra i propri<br />

bisogni, le proprie pulsioni e l’impatto con la realtà. Il disegno dà la sensazione di disegno sporco,<br />

da ciò si può capire che il bambino ha un elevato grado d’ansia.<br />

L’analisi del disegno prevede la misurazione della pressione del tratto grafico.<br />

La pressione indica l’energia vitale del soggetto. La forza che il bambino esprime nell’imprimere la<br />

propria volontà nell’ambiente.<br />

Per decifrare la pressione viene utilizzata una scala graduata<br />

Entrambi, disegnando, dimostrano una pressione nella norma, cioè il loro tratto si inserisce nel<br />

intervallo compreso tra i valori 40 e 70. Ciò indica che sono bambini equilibrati e che hanno una<br />

sufficiente capacità di imprimersi nell’ambiente.


Il colore<br />

Nella fase del realismo intellettuale c’è un periodo in cui i bambini fanno il disegno a matita,<br />

colorano e fanno il contorno nero, come si può vedere nel disegno di Valerio.<br />

Ciò blocca l’energia dei colori. Questa caratteristica può indicare che il bambino ha problemi<br />

psicologici di chiusura, di comprensione: conoscendo Valerio questo lo si può affermare.<br />

L’utilizzo del colore è molto importante.<br />

E’ opportuno guardare sempre la predominanza del colore. Togliendo il cielo e l’erba, bisogna<br />

osservare: figura umana (vestiti), pareti case, soggetti.<br />

E’ importante guardare anche i colori rifiutati (colori non utilizzati dell’astuccio).<br />

Il colore rappresenta il mondo emotivo. Il rapporto con il colore è di reciprocità: è oggettivo e<br />

soggettivo al tempo stesso, permette di far uscire ciò che uno ha dentro, contemporaneamente si è<br />

influenzati dalla visione dei colori stessi.<br />

Il bambino dovrebbe utilizzare una media di cinque o sei colori per disegno. Sia Valerio che<br />

Nicolas hanno un vario utilizzo del colore, usando sia i colori caldi che freddi.<br />

I colori freddi viola, blu, azzurro, manifestano calma, riflessione interiore, passività.<br />

Se vengono utilizzati con molto nero o molte zone bianche si è in presenza di un temperamento<br />

introverso con tendenza alla tristezza e alla malinconia.<br />

I colori caldi giallo, arancione, rosso, esprimono, provocano, suscitano attività, eccitazione,<br />

vengono utilizzati da soggetti attivi, vivaci, curiosi, con buona gioia di vivere e impulsività.<br />

Disegno di Valerio “amici” Disegno di Valerio “la casa”<br />

Valerio e Nicolas usano il verde, colore che indica un punto di equilibrio dove tutto riposa e si<br />

acquieta: nel disegno della famiglia di Valerio è utilizzato per i pantaloni del padre, per i propri e<br />

per la sua maglia. Mentre Nicolas lo utilizza nella porta della casa: ciò potrebbe indicare il senso di<br />

pace che Nicolas prova entrando in casa.<br />

Il verde indica un affetto stabile, solido, persistente. Dimostra una potenziale energia interna, senso<br />

dell’orgoglio, volontà di operare, autocontrollo e superiorità.<br />

Viene utilizzato dai soggetti che sostengono la propria convinzione indipendentemente da<br />

circostanze esterne, indica volontà ostinata nel perseguire un proprio fine, il bisogno di affermarsi;<br />

il soggetto che usa il verde deve controllare che tutto vada secondo le sue aspettative, ha una<br />

memoria accurata dei fatti e capacità di analisi critica delle situazioni.<br />

Il verde è il colore della crescita: la crescita dell’Io, crescita del processo di maturazione e crescita<br />

della sfera intellettuale con tutti i problemi di relazione con gli altri.<br />

Per il bambino il verde è il colore della crescita come consapevolezza di sé, io sono.


Dal Io voglio del viola, che come si vedrà viene utilizzato da Nicolas sia nel disegno della famiglia<br />

che in quello della casa, il bambino passa all’Io sono del verde.<br />

Il verde è consigliato per i bambini che hanno paura di crescere, di diventare grandi e rifiutano di<br />

avviare il processo di maturazione.<br />

Talvolta Nicolas si è dimostrato molto infantile attuando comportamenti egocentrici che hanno<br />

richiesto interventi decisi e severi per migliorare la situazione. Ciò è avvenuto soprattutto nella<br />

prima parte dell’anno, Nicolas interveniva inesorabilmente senza rispettare il turno. Voleva sempre<br />

esprimersi, anche durante i momenti di lavoro individuale borbottava o elaborava ad alta voce i<br />

ragionamenti. Talvolta canticchiava o pronunciava parole al di fuori del contesto. Dopo i richiami<br />

Nicolas ha compreso ed ha imparato a contenere gli impeti, probabilmente ha accettato di avviare il<br />

suo processo di maturazione.<br />

Valerio utilizza il blu per la maglia del papà, e per altri soggetti dei suoi disegni.<br />

Il blu indica la necessità di pace, tranquillità emotiva. Il bisogno fisiologico di riposo, mette in moto<br />

un meccanismo di autoprotezione.<br />

Se nel disegno al blu corrisponde una netta dominanza di rosso, e nel disegno dell’amicizia di<br />

Valerio ciò accade, significa che vi è agitazione mentale, con difficoltà di apprendimento per<br />

incapacità di fermarsi sulle cose.<br />

Il blu può essere usato dall’esterno per stimolare bambini dispersivi, vivaci, può essere usato per<br />

entrare di più dentro sé stessi.<br />

Valerio usa molto il rosso.<br />

Il rosso è il colore più caldo in assoluto dello spettro. Psicologicamente significa eccitazione,<br />

stimolazione.<br />

I simboli del rosso sono il sangue e il fuoco, essi possono avere elementi negativi e positivi.<br />

Il rosso è il colore che lascia meno indifferenti: o piace o non piace.<br />

Dall’esterno va proposto con cautela; se viene vissuto positivamente il rosso è stimolante attivo, è il<br />

colore della conquista, indica desiderio espansivo;<br />

Il sentimento corrispondente al rosso è l’appetito come desiderio intenso in tutte le sue forme (lotta,<br />

sessualità, ….).<br />

Chi usa il rosso dimostra un’energia tenace, entusiasmo ed eccesso, coscienza di sé, fiducia in se<br />

stesso. Questo colore indica l’intensità con cui viene agita e vissuta un’azione.<br />

Il rosso può venire anche rifiutato, come nel caso di Nicolas, perché la sua energia viene anche<br />

percepita come una minaccia rivolta a sé. Chi non utilizza il rosso lo fa perché questo colore in lui<br />

provoca una sovreccitazione, si verificherebbe un carico di energia che la persona non riuscirebbe a<br />

sopportare. L’assenza può anche significare una momentanea pausa di riflessione, ma se l’assenza<br />

persiste può indicare uno stato di esaurimento psico-fisico che può essere dovuto a malattia o stress.<br />

Valerio utilizza anche il giallo e l’arancione, mentre Nicolas fa uno scarso uso del giallo ma<br />

utilizza molto l’arancione.<br />

Il giallo simboleggia il sole, comunica leggerezza, tende a dilatarsi, ad irradiare.<br />

Simbolicamente indica la sensazione del libero sfogo. E’ la ricerca del nuovo in tutte le sue forme.<br />

Chi ama il giallo è sempre alla ricerca di cose nuove, posti lontani.<br />

Rappresenta il rilassamento psichico inteso come assenza di preoccupazione.<br />

E’ un colore instabile, nulla deve diventare impegnato e impegnativo.<br />

Il giallo indica spontaneità, capacità di scelta istintiva. Il bambino che utilizza frequentemente il<br />

giallo mette in atto delle scelte legate alla sua sensazione di benessere.<br />

E’ importante osservare la tonalità di giallo utilizzata. Quello di Valerio è chiaro e delicato, indica<br />

spontaneità artistica.<br />

A Valerio piace molto utilizzare il giallo oro, ciò indica felicità raggiante, totalmente sbloccata.<br />

La presenza di giallo generalmente ci dice che il bambino ha un grande desiderio di rilassamento, di<br />

liberarsi dalle preoccupazioni e di speranza di felicità.


L’arancione, è la vivacità del giallo stemperata dall’energia del rosso. Indica la capacità di vivere le<br />

proprie scelte, vivere totalmente la funzione attribuita all’oggetto (ad esempio giocare finchè il<br />

gioco non è finito). Non è spontaneamente presente nei colori primari e presuppone una scelta.<br />

Utilizzarlo indica che è avvenuto un processo di evoluzione, che permette di vivere fino in fondo le<br />

proprie scelte.<br />

L’arancione è utile per stimolare la positività. Proporre l’utilizzo dell’arancione è consigliato per<br />

risolvere i conflitti con l’ambiente e i conflitti interiori; l’uso dell’arancione è valido per stimolare<br />

le positività presenti nel bambino.<br />

Sia Nicolas che Valerio utilizzano il marrone.<br />

Il marrone è il colore della gioia di vivere, legato al legno, alle radici e alla terra.<br />

Esso rappresenta la gioia determinata dal soddisfacimento dei bisogni corporei primari, lo star bene<br />

con il proprio corpo.<br />

La presenza di questo colore è importante perché indica un rapporto positivo con l’aspetto fisico –<br />

biologico del sé.<br />

Colorare con il marrone significa concedersi il piacere di avvertire la propria esistenza anche<br />

attraverso i propri sensi.<br />

Può essere utile proporre l’utilizzo del marrone a bambini depressi con scarsa fiducia in se stessi,<br />

con atteggiamenti rinunciatari.<br />

Le zone bianche, non disegnate, tra i vari personaggi sono zone pericolose, che il soggetto non osa<br />

andare a toccare.<br />

Disegno di Nicolas “la casa”<br />

Nicolas colora di viola l’antenna della casa.<br />

Il viola non è un colore massicciamente presente in natura, perciò chi lo usa lo fa volutamente.<br />

L’utilizzo del viola si rivolge al misticismo, ad una tendenza magica e si traduce come il desiderio<br />

di conquistare, sedurre, affascinare il mondo e al tempo stesso essere sedotti e conquistati.<br />

Il viola indica l’urgenza di esprimere un bisogno, segnala che il bambino sta vivendo una situazione<br />

di conflitto con l’ambiente vissuto come limitante (limitazione dello spazio, uso limitante del<br />

linguaggio inteso come il fatto di non poter cambiare nome alle cose).<br />

Tutto ciò che si colora di viola tende a esprimere uno stato interno.


Nicolas utilizza il viola insieme ad altri colori, ciò indica che il bambino ha trovato la modalità per<br />

esprimere i propri bisogni.<br />

L’uso dell’azzurro come si vede nelle finestre, nel tetto e nel camino della casa di Nicolas, indica<br />

serenità, libertà, leggerezza, sensibilità percettiva ed intuitiva, indica che il bambino ha la capacità<br />

di cogliere l’essenza della realtà oltre i cinque sensi.<br />

L’utilizzo dell’azzurro dimostra che il bambino vuole muoversi, che ha mezzi disponibili per agire<br />

ma che non ha ancora la forza di utilizzarli.<br />

E’ consigliato proporre l’utilizzo dell’azzurro ai bambini, che presentano difficoltà espressive di<br />

linguaggio, sia nel senso di difficoltà gravi che nel rifiuto di parlare. E’ consigliato per quei bambini<br />

che hanno un comportamento timido e sono molto sensibili.<br />

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