periodico del parco regionale gallipoli cognato piccole dolomiti lucane

Da sinistra:
Pietrapertosa,
riserva antropologica
di monte Croccia,
Oliveto Lucano,
Michele Mulieri,
Carlo Levi,
Castelmezzano.
Mi accompagna lo zirlo dei grilli
E il suono del campàno al collo
Di un’inquieta capretta.
Il vento mi fascia di sottilissimi nastri d’argento
E là, nell’ombra delle nubi sperduto,
giace in frantumi un paesetto lucano.
(Rocco Scotellaro)
no, prima che, per insipienza imprenditoriale,
fosse chiuso il pastificio. Sono gli odori del passato
racchiusi in piccoli borghi, realtà umane
che costituiscono la Piccola Grande Italia, che,
nell’era della globalizzazione e dell’annullamento
delle peculiarità locali, esalta il valore
dell’identità e della tradizione non mummificata.
A Gorgoglione, un giovane ha messo a
frutto i suoi studi di agrotecnico implementando
un caseificio modello, in cui le moderne
tecnologie non hanno soffocato le tecniche
tradizionali. Il canestraio di Moliterno, il caciocavallo
podalico, il casiddo, tipico formaggio
di capra nascono in questo piccolo santuario
della gastronomia. A Garaguso, dove si vuole
che per la prima volta siano state confezionate
le sapide salsicce che i veneti chiamano luganeghe;
a Calciano, a Cirigliano, piccole aziende
a gestione familiare producono eccellenti salami
da maiali allevati allo stato brado, spesso
incrociati con cinghiali.
Un lontano volteggiare di corvi segnala la vecchia
Craco, il paese abbandonato dopo una
frana, set naturale di eventi cinematografici.
È terra di calanchi, grandi distese di terra arsa
dal sole, che si estendono da Montalbano a
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Sant’Arcangelo, intervallate da fertili pianure,
dove si producono le migliori arance d’europa.
Al centro del paesaggio lunare, sospeso su
spettrali colline argillose arabescate dal vento
e dalla pioggia, si stende la magica Aliano, sulla
quale aleggia lo spirito di Carlo Levi. Un binomio
inscindibile tra un uomo e un paese. La
casa del confino, la pinacoteca, il museo della
civiltà contadina ricordano il confinato e proiettano
quello che era uno sperduto centro
dell’interno verso prospettive di sviluppo. Da
Aliano, a balzi, la strada scende verso il Sauro.
Resti di un vecchio fabbricato ricordano l’antica
taverna di Acinello, teatro di un sanguinoso
scontro tra la banda di Crocco e la Guardia Nazionale.
Su uno sperone roccioso fa capolino
il pittoresco abitato di Cirigliano, appena 400
abitanti, il più piccolo paese della provincia.
È il limite della terra dei calanchi. Il paesaggio
cambia. Ci soccorre la penna di Carlo Levi: «…e
poi saremmo entrati nel bosco di Accettura,
uno dei pochi rimasti dell’antica foresta che
copriva tutto il paese di Lucania. E il rivedere
finalmente gli alberi, e il fresco del sottobosco,
e l’erba verde, e il profumo delle foglie, era per
me come un viaggio nel paese delle fate».