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periodico del parco regionale gallipoli cognato piccole dolomiti lucane

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Fruscìo 3NUMERO<br />

PERIODICO DEL PARCO REGIONALE<br />

GALLIPOLI COGNATO PICCOLE DOLOMITI LUCANE<br />

1


3<br />

l’opinione<br />

<strong>del</strong> presidente<br />

e d i t o r i a l e<br />

Gestire un’area protetta è possibile<br />

Le aree protette diventano, giorno dopo giorno,<br />

zone sempre più importanti, perchè mettono in<br />

evidenza le caratteristiche naturali <strong>del</strong> territorio<br />

e la sua biodiversità. È una tematica, questa, che negli<br />

ultimi periodi ha assunto un’importanza centrale in<br />

molti dibattiti, da quello politico a quello scientifico.<br />

Ciò appare coerente se si pensa che per biodiversità si<br />

intende la varietà degli esseri viventi e degli ecosistemi<br />

che usiamo ogni giorno. Essere una parte di tutto,<br />

questo sottintende il concetto di biodiversità, di cui<br />

un’area come il nostro <strong>parco</strong> può diventare un emblema,<br />

in quanto esempio di ecosistema naturale.<br />

Il nostro <strong>parco</strong> ha un area con una valenza naturalistica,<br />

ambientale e paesaggistica considerevole, la cui tutela,<br />

deve essere realizzata attraverso una gestione attenta ed<br />

efficace, mirando a un coinvolgimento sempre più ampio<br />

dei cittadini e migliorare, gli strumenti gestionale di cui<br />

l’ente dispone.<br />

È determinante introdurre il principio <strong>del</strong>la<br />

partecipazione dei cittadini, cosa che non è stato fatto<br />

all’atto <strong>del</strong>la costituzione <strong>del</strong>l’Ente; è fondamentale<br />

costruire dei percorsi consapevoli e condivisi, partendo<br />

dal fatto che il <strong>parco</strong> è un area speciale da tutelare e<br />

che pertanto la gestione dei braccianti forestali e la<br />

pianificazione paesistica sono prerogative <strong>del</strong>l’Ente<br />

Parco. Pertanto, necessita lavorare politicamente tutti<br />

insieme, riunendo intorno ad un tavolo, Regione,<br />

Provincie, Comuni ed Ente Parco, affinché, attraverso<br />

operazioni economiche e finanziarie, implementino il<br />

cosiddetto sviluppo sostenibile e forniscano gli strumenti<br />

necessari per la crescita e lo sviluppo di questa area <strong>del</strong>la<br />

Basilicata.<br />

Mario Atlante<br />

Presidente f. f.


Fruscìo<br />

Distribuito gratuitamente a tutte le famiglie <strong>del</strong> <strong>parco</strong><br />

s o m m a r i o<br />

Partono dalla Basilicata le prime aquile italiane... 4<br />

Egidio Mallìa<br />

Viaggio all’interno <strong>del</strong>la Basilicata 6<br />

Angelo Labbate<br />

Sistema di monitoraggio integrato 8<br />

Marco Delorenzo<br />

Calciano: comune <strong>del</strong> <strong>parco</strong> 10<br />

Gino Verdone<br />

Parco: bilancio di una stagione 12<br />

Ceas (a cura di)<br />

Ricordo di Pietro Campagna 14<br />

Saveria Catena<br />

In copertina: monte Croccia,<br />

Lunaria Annua (moneta <strong>del</strong> papa),<br />

frutti a maturità<br />

«come il fruscìo che fan le foglie<br />

<strong>del</strong> gelso ne la man di chi le coglie<br />

silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta…».<br />

Fruscìo<br />

Periodico <strong>del</strong> Parco Gallipoli Cognato<br />

Piccole Dolomiti Lucane<br />

n. 3 ottobre 2010<br />

Direttore Mario Atlante<br />

Direttore responsabile Angelo Labbate<br />

Redazione<br />

Marco Delorenzo, Egidio Mallìa, Angela Ciliberti,<br />

Roberta Labbate<br />

progetto grafico e impaginazione studio trivigno<br />

stampato su carta riciclata<br />

fotografie Archivio famiglia Guido Sacerdoti, Ceas,<br />

Mario Dondero, Antonio Trivigno,<br />

direzione<br />

Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane<br />

c/da Palazzo - 75011 Accettura<br />

tel/fax 0835 675015<br />

fruscìo@<strong>parco</strong><strong>gallipoli</strong><strong>cognato</strong>.it<br />

www.<strong>parco</strong><strong>gallipoli</strong><strong>cognato</strong>.it<br />

stampa graficom_mt<br />

Autorizzazione Trib. Mt n. 09/2009 <strong>del</strong> 28. 10. 2009


Quando le bellezze<br />

naturali fanno rima<br />

con le ricchezze storico culturali<br />

Vincenzo Fogliano<br />

direttore<br />

Ente Parco Regionale<br />

Gallipoli Cognato<br />

Piccole Dolomiti<br />

Lucane<br />

Senza esitazione alcuna, pur essendo già<br />

largamente impegnato nella direzione<br />

<strong>del</strong>l’Ente Parco Nazionale <strong>del</strong>l’Appennino<br />

Lucano, ho accettato di mettermi al servizio, in<br />

qualità di Direttore, <strong>del</strong>la Comunità di questo<br />

Ente Parco, che è chiamato a proteggere e a<br />

tutelare uno dei tratti maggiormente caratteristici,<br />

emblematici e particolari <strong>del</strong>l’Appennino<br />

Lucano. Questo perché mi sento in qualche<br />

modo figlio di questa terra, essendo io nato a<br />

Campomaggiore, e quindi cresciuto circondato<br />

dalla bellezza <strong>del</strong>la foresta di Gallipoli Cognato,<br />

dalla maestosità <strong>del</strong> bosco di Montepiano<br />

formato da imponenti esemplari di cerro,<br />

macchia mediterranea con residui nuclei di<br />

leccio, e dalle sorprendenti forme con cui la natura<br />

ha saputo caratterizzare la roccia arenaria<br />

che forma i bizzarri profili <strong>del</strong>le Dolomiti Lucane<br />

di Castelmezzano e Pietrapertosa.<br />

In stretta armonia e proficua concertazione<br />

con la direzione politica <strong>del</strong>l’Ente, e tenendo<br />

conto <strong>del</strong> fatto che il 2010 è stato dichiarato<br />

dall’Assemblea Generale <strong>del</strong>le Nazioni Unite<br />

l’Anno Internazionale <strong>del</strong>la biodiversità, è mia<br />

intenzione concretizzare tutte le strategie e le<br />

azioni che mirino alla tutela, alla salvaguardia e<br />

alla valorizzazione di quello che si offre ai nostri<br />

occhi come uno spettacolo di vegetazione<br />

unico, costituito da alberi, fiori e specie di rara<br />

e a volte irripetibile bellezza.<br />

Penso, solo per citare alcune emergenze naturalistiche,<br />

agli anemoni bianchi e azzurri, alle<br />

orchidee e ai ranuncoli <strong>del</strong> monte Caperrino,<br />

alle radure di zafferanastro dai fiori giallo intenso<br />

e alla Knautia Lucana, un’altra specie endemica<br />

esclusiva <strong>del</strong>la nostra zona. E penso, naturalmente,<br />

anche alla grande varietà di volatili<br />

e rapaci, pettirossi, codibugnoli, capinere, allodole,<br />

usignoli, nibbi reali, poiane, gheppi, falchi<br />

pellegrini, barbagianni, gufi, civette, picchi<br />

verde e muratore, ghiandaie, upupe e rigogoli,<br />

vere e proprie risorse <strong>del</strong> nostro Parco, grazie ai<br />

quali il territorio è segnalato dalle più autorevoli<br />

riviste di “birdwatching”.<br />

5<br />

La forza <strong>del</strong> Parco di Gallipoli Cognato è dunque<br />

certamente nella sua oggettiva bellezza in<br />

termini naturalistici e ambientali, ma credo sia<br />

importante anche mettere l’accento sull’aspetto<br />

storico e culturale che lega le cinque comunità,<br />

la loro storia comune, costituita da una<br />

sorta di mosaico le cui tessere sono i nostri paesi<br />

con la loro specifica appartenenza storica,<br />

storia che rappresenta un plus valore inestimabile<br />

per offrire alla popolazione locale un maggiore<br />

senso di appartenenza e agli ospiti la visione<br />

complessiva di luoghi indimenticabili, in<br />

cui tornare e di cui parlare.<br />

Pertanto, laddove l’organo di vertice lo riterrà<br />

opportuno, mi impegnerò anche affinché siano<br />

attuati eventi e idee che tendano a rispolverare<br />

la storia dei nostri paesi, perché in ognuno<br />

di essi c’è un borgo che affonda le proprie<br />

radici nella storia plurisecolare <strong>del</strong>la nostra area<br />

e <strong>del</strong>la nostra regione e perché solo scoprendo<br />

e amando le proprie origini, si possono aiutare<br />

le nuove generazioni a capire dove andiamo,<br />

e, guardando al passato, conoscere se<br />

stessi. Ed è proprio l’attenzione verso le giovani<br />

generazioni lo sprone che mi spingerà ad incentivare<br />

le attività legate agli itinerari guidati,<br />

ai laboratori didattici, all’Orienteering e, last but<br />

not least, al Volo <strong>del</strong>l’Angelo che tanto sta dando<br />

in termini di immagine e di riconoscibilità al<br />

nostro territorio.<br />

Vorrei concludere questo mio saluto a tutte le<br />

famiglie <strong>del</strong> Parco di Gallipoli Cognato, sottolineando<br />

che, se è vero che un <strong>parco</strong> nazionale<br />

integra e completa la salvaguardia operata<br />

dai parchi regionali e viceversa, non potrò fare<br />

altro, durante il mio operato e nel rispetto<br />

<strong>del</strong>le differenze amministrative tra i due Parchi<br />

che ho l’onore di gestire, che mettere a frutto<br />

le opportunità offerte dal doppio incarico, collegando<br />

e valorizzando le diverse realtà locali<br />

che devono trovare nella bellezza e nella <strong>del</strong>icatezza<br />

<strong>del</strong> territorio su cui abitano l’elemento<br />

di coesione e la risorsa chiave <strong>del</strong> loro sviluppo.


fauna selvatica<br />

Partono dalla Basilicata<br />

le prime aquile italiane marcate<br />

con trasmittente satellitare<br />

Egidio Mallìa<br />

veterinario<br />

Una cosa che immediatamente viene rilevata<br />

da quanti si trovano a visitare gli<br />

splendidi paesaggi naturali <strong>del</strong> territorio<br />

<strong>del</strong> Parco, è la presenza di numerose specie<br />

di uccelli rapaci che ancora sorvolano i cieli di<br />

questo territorio.<br />

L’ornitofauna dal Parco infatti, è molto ricca e<br />

diversificata ed ospita ancora importanti popolazioni<br />

di Rapaci nidificanti, ed alcune quali,<br />

ad esempio il maestoso Nibbio reale (Milvus<br />

milvus), la Poiana (Buteo buteo), il Lanario (Falco<br />

biarmicus), il Falco pellegrino (Falco peregrinus),<br />

in Italia hanno ormai una distribuzione molto<br />

ridotta.<br />

Tra queste, ve né è una molto elusiva, il Biancone<br />

(Circaetus gallicus) nota anche con il nome<br />

di “aquila dei serpenti” che compie una lunga<br />

e complessa migrazione che dall’Africa sud-sahariana,<br />

in primavera, la porta fino alla Basilicata<br />

per la nidificazione e la deposizione di un<br />

unico uovo.<br />

Il Biancone (Circaetus gallicus) è un’aquila che<br />

si nutre quasi esclusivamente di serpenti che<br />

per nidificare utilizza gli ambienti mediterranei,<br />

trascorrendo l’inverno prevalentemente<br />

in Africa, compiendo, durante le migrazioni sia<br />

primaverili che autunnali, migliaia di chilometri<br />

attraverso il continente africano ed europeo.<br />

Le informazioni scientifiche disponibili su questa<br />

specie, in particolare per le popolazioni<br />

<strong>del</strong>l’Italia meridionale, sono assai carenti e per<br />

tanto, l’Ente Parco, di concerto con l’Osservatorio<br />

Regionale degli Habitat Naturali e <strong>del</strong>le<br />

Popolazioni Faunistiche - Dipartimento Ambiente<br />

<strong>del</strong>la Regione Basilicata, ha avviato un<br />

progetto di ricerca al fine di ampliare il quadro<br />

<strong>del</strong>le conoscenze circa la biologia, migrazione<br />

ed individuarne le minacce.<br />

Questo ambizioso progetto, viene svolto in<br />

collaborazione e con l’appoggio di un partner<br />

6<br />

Spagnolo <strong>del</strong>l’Università di Alicante, in possesso<br />

di notevole esperienza in questo settore e<br />

che da molti anni è impegnato in studi simili<br />

che hanno consentito di svelare le rotte migratorie<br />

seguite da molti rapaci come ad esempio<br />

l’Albanella minore, Falco <strong>del</strong>la regina, l’Aquila<br />

reale, l’Aquila <strong>del</strong> Bonelli ecc.<br />

Il progetto prevede di monitorare i siti riproduttivi<br />

di Biancone già studiati all’interno<br />

<strong>del</strong>l’area protetta, al fine di inanellare, da parte<br />

dei tecnici <strong>del</strong>l’Ente Parco i pulcini e dotarli,<br />

nella giusta fase di crescita, di trasmittente satellitare.<br />

La ricerca avviata, rappresenta la prima realizzata<br />

in Italia su questa specie mediante tecnologia<br />

GPS/Argos e consentirà di svelare le<br />

strategie adottate dai giovani bianconi nati<br />

nell’italia meridionale per attraversare il Mediterraneo<br />

e raggiungere i quartieri di svernamento<br />

africani.<br />

A partire dal mese di marzo, sono stati seguiti<br />

da ornitologi esperti, a mezzo di appositi<br />

strumenti ottici, gli esemplari adulti in arrivo<br />

dall’Africa al fine di individuare le coppie ed i<br />

siti scelti per la costruzione <strong>del</strong> nido.<br />

Nel mese di luglio 2010, è stato possibile accertare<br />

la presenza in due diversi nidi di due<br />

pulli di Biancone e quando i soggetti avevano<br />

raggiunto le giuste dimensioni corporee, sono<br />

stati inanellati e marcati con le trasmittenti ed i<br />

due soggetti sono stati chiamati “Nic e Biagio”.<br />

Le trasmittenti applicate, consistono in un leggerissimo<br />

“zainetto” posto sul dorso <strong>del</strong>le giovani<br />

aquile pochi giorni prima che le stesse si<br />

involassero dal nido.<br />

I sofisticati trasmettitori, <strong>del</strong> peso di appena<br />

45g (meno <strong>del</strong> 3% <strong>del</strong> peso <strong>del</strong>le aquile) sono<br />

alimentati da piccoli pannelli solari posti sulla<br />

superficie <strong>del</strong>la trasmittente stessa da cui vengono<br />

inviati continuamente i dati <strong>del</strong>le coordi-


nate geografiche, ora, data, altezza volo ecc.,<br />

rendendo possibile seguire costantemente le<br />

migrazioni dei soggetti marcati, visibile anche<br />

su internet al link http://www.<strong>parco</strong><strong>gallipoli</strong><strong>cognato</strong>.it/ita/web/nav.asp?nav=130.<br />

Nic e Biagio, si sono involati dal nido nei primi<br />

giorni di agosto e fino alle prime settimane<br />

di settembre sono rimasti nei pressi <strong>del</strong> luogo<br />

di nascita. Le giovani aquile, hanno intrapreso<br />

il volo migratorio alla fine di settembre<br />

e per raggiungere i quartieri di svernamento<br />

africani, stanno risalendo la penisola italiana,<br />

compiendo una migrazione contraria rispetto<br />

a quella normalmente seguita dagli uccelli in<br />

migrazione autunnale, confermando la strategia<br />

di migrazione così detta “a circuito” già descritta<br />

di recente da alcuni ricercatori.<br />

Nic e Biagio, con pochi mesi di vita, stanno affrontando<br />

un viaggio molto impegnativo di<br />

migliaia di chilometri in cui dovranno sorvolare<br />

barriere naturali come il mare ed il deserto,<br />

caratterizzate da ambienti ben diversi da quel-<br />

7<br />

li <strong>del</strong>la Basilicata, in cui hanno trascorso i primi<br />

mesi di vita.<br />

I due soggetti in circa 30 giorni hanno attraversato<br />

tutta l’Italia e costeggiando il bacino<br />

<strong>del</strong> mediterraneo passando da Arenzano (Ge),<br />

hanno lasciato l’Italia, raggiunto la Francia e la<br />

Spagna, ed attualmente Nic, partito il 16 settembre<br />

dalla Baslicata, ha già lasciato il continente<br />

europeo ed è giunto in Africa compiendo<br />

circa 2.700 chilometri, mentre Biagio, partito<br />

il 25 settembre, dopo aver costeggiato i Pirenei<br />

fino alle coste atlantiche adesso è giunto<br />

nei pressi <strong>del</strong>lo stertto di Gibilterra, compiendo<br />

2.500 chilometri.<br />

L’impegno di enti appartenenti a due diverse<br />

nazioni coinvolte in questo innovativo progetto<br />

per lo studio di una specie, che durante la<br />

propria vita frequenta due continenti diversi,<br />

evidenzia la volontà e la necessità di individuare<br />

strategie e linee di ricerca comuni, idonee a<br />

garantire il corretto mantenimento e la tutela<br />

<strong>del</strong>la biodiversità animale internazionale.


Angelo Labbate<br />

Viaggio all’interno<br />

<strong>del</strong>la Basilicata<br />

Sull’Appia, a metà strada tra Grassano e<br />

Tricarico, c’è ancora il Ristoro <strong>del</strong>l’Anno<br />

Santo. È ciò che resta <strong>del</strong>la Repubblica<br />

<strong>del</strong> Tricolore, fondata agli inizi degli anni ’50<br />

dall’anarco-sognatore Michele Mulieri per sanare<br />

i suoi “dolori burocratici”. Un busto, voluto<br />

dallo stesso Mulieri, quand’era ancora in vita,<br />

ricorda ai rari viaggiatori la straordinaria storia.<br />

Da qui si dirama la vecchia statale 277, una strada<br />

che attraversa perpendicolarmente quella<br />

fascia interna e sconosciuta <strong>del</strong>la Basilicata,<br />

chiamata montagna materana, stretta tra il Basento<br />

e l’Agri, per collegarsi con la Nazionale<br />

<strong>del</strong>l’Agri nel tratto tra Stigliano e Cirigliano. Chi<br />

la percorre per la prima volta è colto dallo stupore<br />

di Francois Lenormant, che nel suo viaggio<br />

“Tra le genti di Lucania annota: «In realtà,<br />

accanto all’Italia che tutti conoscono, esiste,<br />

quando ci si inoltra nell’estremo meridione,<br />

una seconda Italia, sconosciuta, non meno interessante<br />

<strong>del</strong>l’altra, né inferiore per bellezza di<br />

paesaggi e grandezza di ricordi storici».<br />

A destra, in lontananza, si scorge l’abitato di<br />

Tricarico, simile a una locomotiva. Centro antichissimo,<br />

che la leggenda vuole sia stato fondato<br />

da Diomede, dopo l’incendio di Troia. È<br />

certo che sia stata abitata dai romani, dai greci,<br />

dai bizantini e dai saraceni, che nella Saracena<br />

e nella Rabata hanno testimonianze significative<br />

<strong>del</strong> loro passaggio. Ricca di torri e palazzi<br />

che raccontano storie antiche e recenti vicende<br />

di lotte bracciantili.<br />

Superato il Basento, attraverso la porta di Calciano,<br />

si entra nel Parco di Gallipoli Cognato<br />

Piccole Dolomiti Lucane. L’area protetta è percorsa<br />

da un’intricata rete di sentieri, che corrono<br />

su vecchie mulattiere e strabelle di servizio,<br />

costruite dai prigionieri austriaci durante il primo<br />

conflitto mondiale.<br />

Attraverso gole profonde e cime elevate, sulle<br />

quali volano gli angeli, conducono agli abitati<br />

di Accettura, Oliveto Lucano e Calciano. Il per-<br />

8<br />

corso è caratterizzato da cangianti paesaggi di<br />

incantevole bellezza, dominati dagli alti e pittoreschi<br />

picchi <strong>del</strong>le Dolomiti Lucane e da folti<br />

boschi di cerri, roverelle, aceri, carpini, ornelli<br />

e ciavar<strong>del</strong>le. Sono gli ultimi residui, resistiti<br />

agli incendi e ai tagli <strong>del</strong> manto boscoso che<br />

anticamente copriva la Lucania, lucus a non lucendo.<br />

Il Parco non è solo natura. Sul territorio<br />

sono presenti emergenze storico-monumentali,<br />

che testimoniano una storia millenaria.<br />

A monte Croccia sono visibili gli imponenti resti<br />

di un’antica città lucana, fiorita tra il V e il<br />

IV secolo prima di Cristo, scoperta agli inizi <strong>del</strong><br />

1900 da Mario Lacava e Vittorio De Cicco. Secondo<br />

l’archeologo Dinu Ademesteanu sarebbe<br />

appartenuta a una tribù lucana che portava<br />

il nome di Utiani. Negli inestricabili boschi di<br />

Gallipoli sarebbe vissuto da eremita anche san<br />

Guglielmo da Vercelli, al quale è attribuita l’edificazione<br />

<strong>del</strong> Palazzo, sede amministrativa <strong>del</strong><br />

Parco, un insediamento monastico risalente al<br />

XII secolo.<br />

La boscosità <strong>del</strong> paesaggio è all’origine <strong>del</strong><br />

Maggio di Accettura, una <strong>del</strong>le 47 Fetes du Soleil,<br />

le più belle che si celebrano nei paesi bagnati<br />

dal Mediterraneo, dal Portogallo a Israele.<br />

Quello di Accettura è un antichissimo rito<br />

di culto agrario risalente all’alba <strong>del</strong>l’uomo,<br />

giunto ai nostri giorni attraverso processi di<br />

cristianizzazione e secolarizzazione. Il giorno<br />

di Pentecoste, un agrifoglio e un cerro dai boschi<br />

sono trasportati in paese, l’uno a spalle e<br />

l’altro con pariglie di buoi. Congiunti ed eretti,<br />

sono il Maggio, simbolo nuziale e auspicio di<br />

prosperità.<br />

Ai margini <strong>del</strong> Parco, definito amministativamente,<br />

su dolci declivi, ricoperti di olivi secolari,<br />

si stende Ferrandina; più in là Salandra, dove<br />

tenaci contadini, morbosamente legati alla terra,<br />

si ostinano a coltivare grano. Bisogna sentire<br />

la fragranza <strong>del</strong> pane di montagna o aver<br />

avuto la possibilità di gustare la pasta di Stiglia-


Da sinistra:<br />

Pietrapertosa,<br />

riserva antropologica<br />

di monte Croccia,<br />

Oliveto Lucano,<br />

Michele Mulieri,<br />

Carlo Levi,<br />

Castelmezzano.<br />

Mi accompagna lo zirlo dei grilli<br />

E il suono <strong>del</strong> campàno al collo<br />

Di un’inquieta capretta.<br />

Il vento mi fascia di sottilissimi nastri d’argento<br />

E là, nell’ombra <strong>del</strong>le nubi sperduto,<br />

giace in frantumi un paesetto lucano.<br />

(Rocco Scotellaro)<br />

no, prima che, per insipienza imprenditoriale,<br />

fosse chiuso il pastificio. Sono gli odori <strong>del</strong> passato<br />

racchiusi in piccoli borghi, realtà umane<br />

che costituiscono la Piccola Grande Italia, che,<br />

nell’era <strong>del</strong>la globalizzazione e <strong>del</strong>l’annullamento<br />

<strong>del</strong>le peculiarità locali, esalta il valore<br />

<strong>del</strong>l’identità e <strong>del</strong>la tradizione non mummificata.<br />

A Gorgoglione, un giovane ha messo a<br />

frutto i suoi studi di agrotecnico implementando<br />

un caseificio mo<strong>del</strong>lo, in cui le moderne<br />

tecnologie non hanno soffocato le tecniche<br />

tradizionali. Il canestraio di Moliterno, il caciocavallo<br />

podalico, il casiddo, tipico formaggio<br />

di capra nascono in questo piccolo santuario<br />

<strong>del</strong>la gastronomia. A Garaguso, dove si vuole<br />

che per la prima volta siano state confezionate<br />

le sapide salsicce che i veneti chiamano luganeghe;<br />

a Calciano, a Cirigliano, <strong>piccole</strong> aziende<br />

a gestione familiare producono eccellenti salami<br />

da maiali allevati allo stato brado, spesso<br />

incrociati con cinghiali.<br />

Un lontano volteggiare di corvi segnala la vecchia<br />

Craco, il paese abbandonato dopo una<br />

frana, set naturale di eventi cinematografici.<br />

È terra di calanchi, grandi distese di terra arsa<br />

dal sole, che si estendono da Montalbano a<br />

9<br />

Sant’Arcangelo, intervallate da fertili pianure,<br />

dove si producono le migliori arance d’europa.<br />

Al centro <strong>del</strong> paesaggio lunare, sospeso su<br />

spettrali colline argillose arabescate dal vento<br />

e dalla pioggia, si stende la magica Aliano, sulla<br />

quale aleggia lo spirito di Carlo Levi. Un binomio<br />

inscindibile tra un uomo e un paese. La<br />

casa <strong>del</strong> confino, la pinacoteca, il museo <strong>del</strong>la<br />

civiltà contadina ricordano il confinato e proiettano<br />

quello che era uno sperduto centro<br />

<strong>del</strong>l’interno verso prospettive di sviluppo. Da<br />

Aliano, a balzi, la strada scende verso il Sauro.<br />

Resti di un vecchio fabbricato ricordano l’antica<br />

taverna di Acinello, teatro di un sanguinoso<br />

scontro tra la banda di Crocco e la Guardia Nazionale.<br />

Su uno sperone roccioso fa capolino<br />

il pittoresco abitato di Cirigliano, appena 400<br />

abitanti, il più piccolo paese <strong>del</strong>la provincia.<br />

È il limite <strong>del</strong>la terra dei calanchi. Il paesaggio<br />

cambia. Ci soccorre la penna di Carlo Levi: «…e<br />

poi saremmo entrati nel bosco di Accettura,<br />

uno dei pochi rimasti <strong>del</strong>l’antica foresta che<br />

copriva tutto il paese di Lucania. E il rivedere<br />

finalmente gli alberi, e il fresco <strong>del</strong> sottobosco,<br />

e l’erba verde, e il profumo <strong>del</strong>le foglie, era per<br />

me come un viaggio nel paese <strong>del</strong>le fate».


Il Monitoraggio <strong>del</strong> territorio<br />

al servizio <strong>del</strong>l’antincendio<br />

Marco Delorenzo<br />

responsabile Area<br />

tecnico-programmatica<br />

Rilevatore ad infrarossi.<br />

Visualizzazione incendio<br />

infrarossi.<br />

Visualizzazione<br />

nel visibile.<br />

Nel territorio <strong>del</strong> Parco Regionale Gallipoli<br />

Cognato – Piccole Dolomiti Lucane,<br />

grazie ad un finanziamento concesso<br />

dalla Regione Basilicata è stato realizzato un<br />

sistema di monitoraggio ambientale finalizzato<br />

alla prevenzione degli incendi boschivi.<br />

Il sistema è composto da una postazione di<br />

monitoraggio e telerilevamento incendi posizionata<br />

nella parte alta <strong>del</strong>l’abitato <strong>del</strong> Comune<br />

di Accettura e monitorante l’area boscata<br />

<strong>del</strong>la Foresta di Gallipoli Cognato e parte <strong>del</strong><br />

Bosco di Montepiano.<br />

Il sistema potrà essere esteso in futuro con ulteriori<br />

postazioni di monitoraggio al fine di ottenere<br />

una copertura totale <strong>del</strong>l’area <strong>parco</strong>.<br />

La funzione <strong>del</strong>la postazione che ha lo scopo<br />

di effettuare la supervisione <strong>del</strong> territorio, nella<br />

sua configurazione standard, è equipaggiata<br />

con telecamere operanti nella banda <strong>del</strong> visibile<br />

e nella banda <strong>del</strong>l’infrarosso.<br />

È dotata inoltre di una stazione meteorologica<br />

e di un sistema di comunicazione che attraverso<br />

un ponte radio digitale, linea Adsl, Hdsl, invia<br />

i dati e le immagini alla Sala Operativa Unificata<br />

Permanente (S.O.U.P.) <strong>del</strong>la Protezione Civile<br />

di Potenza.<br />

10<br />

Le funzioni principali eseguite dalla Postazione<br />

Periferica sono le seguenti:<br />

• Controllo <strong>del</strong> territorio nella banda <strong>del</strong>l’infrarosso<br />

per l’identificazione precoce di principi<br />

di incendio;<br />

• Controllo visivo <strong>del</strong>lo scenario in modalità<br />

panoramica per l’identificazione di sottili fili<br />

di fumo e osservazione <strong>del</strong> territorio;<br />

• Controllo visivo di dettaglio attraverso la telecamera<br />

PTZ che consente di effettuare zoom<br />

elevati nei punti di interesse;<br />

• Acquisizione dei dati meteorologici e di altri<br />

parametri ambientali di interesse, con sensori<br />

direttamente connessi alla rete wireless,<br />

trasmissione automatica dei dati in centrale<br />

per l’elaborazione e la diffusione agli interessati;<br />

Una <strong>del</strong>le funzioni più importanti dal punto di<br />

vista <strong>del</strong>la protezione ambientale che tale sistema<br />

è in grado di implementare è costituita<br />

dall’individuazione di un principio di incendio<br />

nella banda <strong>del</strong>l’infrarosso.<br />

L’individuazione genera un allarme che viene<br />

inviato presso il centro di controllo. In tal caso


Telecamera nel visibile;<br />

Esempio di Panoramica<br />

visibile on line<br />

Sala operativa;<br />

Stazione meteo<br />

l’operatore avrà a disposizione i dati <strong>del</strong>l’evento:<br />

• coordinate geografiche;<br />

• posizionamento sulla cartografia;<br />

• immagine IR (infrarosso);<br />

avrà inoltre la possibilità di orientare la telecamera<br />

e quindi potrà effettuare una verifica<br />

<strong>del</strong>l’evento, stimarne l’entità, confermare<br />

l’evento incendio ed eventualmente trasferire<br />

tutte le informazioni a centri di coordinamento<br />

superiori.<br />

Il sistema, inoltre è in grado di elaborare e generare<br />

immagini panoramiche georeferenziate<br />

ed aggiornate in tempo reale.<br />

Tali immagini possono essere proiettate su un<br />

grande schermo, in modo tale da poter avere<br />

sotto controllo la situazione <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong><br />

<strong>parco</strong>.<br />

Attraverso l’utilizzo <strong>del</strong>le panoramiche, si è in<br />

grado di rilevare sottili fili di fumo generati da<br />

principi di incendio, e andare a verificare qual-<br />

11<br />

siasi altro evento che si verifichi all’interno <strong>del</strong>lo<br />

scenario panoramico, potendo effettuare<br />

zoom molto spinti attraverso un ulteriore apparto<br />

di ripresa di dettaglio.<br />

Il sistema è equipaggiato con centraline meteorologiche<br />

a sensori che trasferiscono alla centrale<br />

operativa e sul web i seguenti dati:<br />

• Velocità e direzione <strong>del</strong> vento;<br />

• Termoigrometro;<br />

• Radiazione solare globale,<br />

• Pluviometro;<br />

• Barometro:<br />

Per condividere con la comunità <strong>del</strong> web i dati<br />

<strong>del</strong> sistema, importanti per fini tecnico – ambientali,<br />

ma anche per scopi turistico – ricreativi,<br />

il <strong>parco</strong> ha istituito un apposito link sul sito<br />

www.<strong>parco</strong><strong>gallipoli</strong><strong>cognato</strong>.it sezione “Webcam<br />

e dati meteo online” oppure al link http://bsdsaccettura.dyndns.org<br />

dal quale poter<br />

visionare le panoramiche riprese dalla telecamere<br />

e i dati meteo aggiornati.


Alla scoperta dei paesi <strong>del</strong> Parco<br />

Calciano: comune <strong>del</strong> Parco<br />

Gino Verdone<br />

Storico locale<br />

Aderendo all’invito di scrivere un articolo<br />

per il “Fruscìo”, mi è sembrato opportuno<br />

fare una sintesi <strong>del</strong>la storia di Calciano,<br />

mio paese natìo e uno dei cinque Comuni<br />

<strong>del</strong> Parco, e fornire alcuni elementi che fissino<br />

le caratteristiche e le potenzialità <strong>del</strong> sito al<br />

1991, data <strong>del</strong> Censimento Generale <strong>del</strong>la popolazione,<br />

prossima a quella <strong>del</strong>la costituzione<br />

<strong>del</strong>l’Ente. Ciò può essere utile per osservare,<br />

nel tempo, la rilevanza che ha avuto l’attività<br />

<strong>del</strong> Parco sulle comunità aderenti, e la stessa<br />

dinamicità <strong>del</strong>le amministrazioni nell’acquisire<br />

e gestire opportunità e suggerimenti.<br />

Alcuni riferimenti storici<br />

I feudatari<br />

Dopo i Normanni e gli Svevi, fra i quali è difficile<br />

la ricerca dei possessori di Calciano, il paese<br />

viene dominato dai Sanseverino principi di<br />

Bisignano e duchi di Tricarico. La loro storia,<br />

per quanto riguarda Calciano, incomincia con<br />

Ruggiero, prosegue con Giacomo, con Tommaso,<br />

altro Giacomo, altro Ruggiero, e con altri<br />

discendenti ed eredi fino al 1606 con Niccolò<br />

Berardino, ininterrottamente, tranne che in alcuni<br />

periodi storici in cui i Sanseverino furono<br />

protagonisti o comunque coinvolti in atti di ribellione,<br />

come quella <strong>del</strong>la Congiura dei Baroni,<br />

durante i quali subentrarono gli Sforza, i de<br />

Leyva e altri.<br />

Il 19 novembre 1606, con atto <strong>del</strong> notaio Amodeo<br />

Gramanzio di Napoli, il feudo di Calciano<br />

venne acquistato da Giovan Vincenzo Revertera<br />

per la somma complessiva di ducati 10.600,<br />

corrisposta al Sanseverino principe di Bisignano.<br />

Incomincia un periodo nero per i calcianesi,<br />

che dovettero subire un dominio forsennato<br />

con usurpazioni continue, angherie e sopraffazioni,<br />

negazione di diritti e di crediti di somme<br />

anche dovute alla Cappella di Santa Maria <strong>del</strong>la<br />

Serra, e di contro pretese e richieste di cosiddette<br />

donazioni alla nascita dei figli. Fu un<br />

12<br />

periodo triste, di cui è prova il fatto, che con<br />

l’arrivo dei Revertera, la popolazione di Calciano<br />

si ridusse da 300 fuochi (circa 1.500 abitanti)<br />

ai 32 <strong>del</strong> 1669-70.<br />

Non tale era stato il dominio dei Sanseverino,<br />

durante il quale Calciano godette <strong>del</strong>la loro<br />

benevolenza, testimoniata, fra l’altro, da documenti<br />

di notevole importanza. È <strong>del</strong> 1475 la<br />

concessione all’Università <strong>del</strong>la Platea <strong>del</strong> suo<br />

territorio e <strong>del</strong>le chiese in esso allogate, con la<br />

descrizione dei beni dei cittadini e <strong>del</strong>le istituzioni.<br />

Trent’anni dopo, dal signore <strong>del</strong>l’epoca<br />

fu donata alla chiesa matrice <strong>del</strong>la vecchia<br />

Calciano, allora ancora in piedi, un polittico firmato<br />

nel 1503 da Bartolomeo da Pistoia, detto<br />

il Guelfo (con all’interno un paggetto raffigurante<br />

un discendente dei Sanseverino), che, restaurato,<br />

trovasi sull’altare maggiore <strong>del</strong>l’attuare<br />

chiesa madre. Qualche hanno dopo, fu dato<br />

uno statuto, che contiene benefici in favore<br />

<strong>del</strong>l’Università circa il possesso e l’uso di armi<br />

depositate nel castello e sequestrate alla stessa<br />

durante l’occupazione degli spagnuoli.<br />

Nei secoli, il territorio di Calciano ha subito danni<br />

per crolli, alluvioni e terremoti catastrofici,<br />

siccità ed epidemie di malaria, colera e peste, e,<br />

non ultimo, il brigantaggio in diversi periodi e<br />

nelle sue diverse manifestazioni. Sono fenomeni<br />

che hanno accelerato la mobilità <strong>del</strong> sito e<br />

<strong>del</strong>la popolazione, fino al trasferimento, prima<br />

graduale e poi definitivo, <strong>del</strong>la sua ubicazione,<br />

determinando accorpamenti e separazioni<br />

e, quindi, evanescenza <strong>del</strong>la sua performanza<br />

territoriale, <strong>del</strong>la sua identità di stile, di tradizione<br />

e di cultura. La causa ultima <strong>del</strong> trasferimento<br />

<strong>del</strong> paese è stata la persistente pioggia alluvionale<br />

che ha ingrossato la portata dei torrenti<br />

Venicella e Sant’Antonio, a sud e a nord <strong>del</strong> paese,<br />

trasportando a valle verso il Basento, le rive<br />

ammollate e il pietrame <strong>del</strong>le poche strutture<br />

in muratura crollate a seguito di un forte terremoto<br />

ondulatorio e sussultorio.


Calciano<br />

vecchia chiesa diruta;<br />

Cinta di Santa Caterina e<br />

cripta omonima<br />

1] I dati sono stati<br />

assunti dal “Compendio<br />

Statistico 1996 <strong>del</strong>la Regione<br />

Basilicata, Potenza,<br />

agosto 1996”.<br />

Il nuovo sito fu scelto su di una collinetta a<br />

nord <strong>del</strong> vecchio paese, sicuramente abitato<br />

in età preistorica, ove sorgeva, da tempo immemore,<br />

la Cappella <strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong>la Serra<br />

– ora chiesa madre dedicata a San Giovanni<br />

Battista, nella quale è collocata la statua <strong>del</strong>la<br />

stessa Madonna, attuale patrona. Nacque così<br />

un nuovo agglomerato, avente la stessa denominazione<br />

<strong>del</strong> vecchio, ma con i toponimi di<br />

“paese di sopra”, “di mezzo” e “di pede”. Queste<br />

località, prima <strong>del</strong>la diffusa urbanizzazione,<br />

erano occupate da orti con olivi, frutteti vari e<br />

qualche piccolo vigneto che, col tempo, erano<br />

diventati, separatamente o globalmente,<br />

beni <strong>del</strong>la Abbazia di San Giacomo (ora Piano<br />

San Giacomo), <strong>del</strong>la Cappella di San Sebastiano<br />

(ora Tempa san Sebastiano), e <strong>del</strong>la Chiesa<br />

dei santi Biagio e Andrea, con un territorio di<br />

pochi acri chiuso fra i beni feudali, gestiti, per<br />

la Curia, da Matteo di Federico, dai figli <strong>del</strong> Comestabile<br />

e da Colella de Blanco, e poi passati<br />

a diversi cittadini, fino alla istituzione <strong>del</strong>l’ECA<br />

al cui Ente erano passati tali beni ed essere urbanizzati.<br />

Il nuovo paese è, dunque, relativamente giovane<br />

collocabile fra Sette e Ottocento. La collina<br />

su cui sorse il primo nucleo <strong>del</strong> nuovo insediamento<br />

è a 450 metri sul livello <strong>del</strong> mare, mentre<br />

gli altri due aggregati vanno degradando<br />

verso il vecchio sito, a tre chilometri dalla statale<br />

407 Basentana.<br />

La superficie territoriale è di 48,68 Kmq. con<br />

una distensione orografica che, dai 200 m.l.m.<br />

<strong>del</strong> fiume Basento, sale verso Tricarico, a Nord,<br />

finoltre i 500 metri e verso Oliveto, a Sud, con<br />

Monte Croccia, fino a 1.550 metri. È costituita<br />

in gran parte da boschi, con folta vegetazione<br />

di querce, cerri, abeti, frassini, roverelle e tante<br />

altre essenze endemiche e non, compresa<br />

un’abbondante varietà di fiori spontanei e di<br />

prodotti <strong>del</strong> sottobosco, come i funghi di numerose<br />

varietà e i tartufi neri. La macchia me-<br />

13<br />

diterranea, anch’essa molto bella, con variopinti<br />

colori, non manca di piante che offrono<br />

prodotti gustosi e singolari. Anche la fauna è<br />

numerosa e varia, andando dai volatili agli animali<br />

randagi, come il lupo e i cinghiali.<br />

Dati strutturali sul sito, sulla popolazione e<br />

sulle condizioni socio-economiche<br />

La superficie produttiva complessiva è pari<br />

a 3.071,94 ettari (Ha), di cui Agricola Utilizzata<br />

(SAU, Ha 2.191,39), composta da 1.608,68 Ha<br />

di seminativi, 195,47 di coltivazioni permanenti<br />

e 387,24 di prati e pascoli. Vi sono poi 826,94<br />

ettari di boschi e 53,61 di altra superficie. Fra<br />

le coltivazioni permanenti, predomina l’olivo<br />

con 172,64 ettari in 276 aziende, la più estesa<br />

<strong>del</strong>le quali è degli eredi De Cuzzi con impianti<br />

giovani e razionali, la cui produzione viene<br />

molita in un moderno oleificio con inscatolamento<br />

<strong>del</strong>l’olio. Confina con Tricarico, Grassano,<br />

Garaguso, Oliveto Lucano, Accettura, Albano<br />

e Campomaggiore.<br />

La popolazione, al 1991, era di 1.049 abitanti,<br />

composta da 527 maschi e 522 femmine, accentrata<br />

per il 92,1%. Il rimanente 7,9% è di residenti<br />

sparsi (il 4,3%) e nuclei (il 3,6%). La densità<br />

era di 22 abitanti per chilometro quadrato 1 .<br />

La variazione <strong>del</strong>la popolazione avvenuta tra<br />

il 1981 e il 1991 è stata, in cifre assolute, di 106<br />

abitanti in meno con un’incidenza, sul 1981, <strong>del</strong><br />

-9,2%.<br />

Gli indicatori demografici parametrati sui 1.049<br />

abitanti <strong>del</strong> 1991, hanno dato una Natalità 2<br />

<strong>del</strong>l’8,6 per mille, una Mortalità <strong>del</strong> 13,4 per mille,<br />

ed un saldo naturale <strong>del</strong> -4,8 per mille. Il saldo<br />

migratorio è stato <strong>del</strong> -9,6 per mille.<br />

Popolazione residente per sesso e stato civile<br />

- Famiglie e relativa tipologia<br />

I celibi e le nubili, erano rispettivamente 223 e<br />

176, con rapporti sulla popolazione non depurata<br />

<strong>del</strong>le classi d’età non matrimoniabili, <strong>del</strong>


Bosco Cognato:<br />

acqua <strong>del</strong> Tremolo;<br />

2] Il tasso di Natalità<br />

viene ricavato facendo il<br />

rapporto dei nati vivi per<br />

mille abitanti; quello di<br />

Mortalità ha una uguale<br />

procedura e lo si ricava<br />

con i morti per mille<br />

abitanti.<br />

3] Cfr. Relazione<br />

<strong>del</strong>l’Ufficio <strong>regionale</strong><br />

ISTAT sui dati relativi alla<br />

popolazione residente in<br />

Basilicata al 31 Dicembre<br />

1998.<br />

21,3% e <strong>del</strong> 16,8%. I coniugati erano 286 (27,3%)<br />

e le coniugate 281 (26,8%). I separati di fatto erano<br />

2 e, legalmente 1; i divorziati 2; i vedovi, 15.<br />

La situazione <strong>del</strong>le donne era di 1 separata legalmente<br />

e di 1 divorziata. Le vedove erano 63.<br />

Le famiglie erano 387 con una composizione<br />

media di 2,7 membri; prevalevano quelle mononucleari,<br />

pari a 119 famiglie. Seguivano quelle<br />

nucleari con 3 e 4 componenti in numero di<br />

68 per categoria; quindi si contavano 32 famiglie<br />

con 5, 11 con 6 e 3 con 7 o più membri.<br />

Abitazioni<br />

Le abitazioni erano 640 per un totale di 1.619<br />

stanze (3 per ab.), di cui abitate 386 con 1.284<br />

stanze. Le case non occupate, erano, sul totale,<br />

il 40,0%. Le abitazioni occupate erano per il<br />

94,8% fornite di gabinetto interno; per lo 0,4%<br />

era all’esterno. Quelle con bagno erano 315<br />

(81,6%).<br />

Popolazione residente attiva e non attiva<br />

per sesso e per occupazione<br />

Le forze di lavoro erano, sempre al 1991, il 41,0%<br />

(430) <strong>del</strong>l’intera popolazione. Di esse, il 65,6%<br />

(282) occupate, il 17,0% (73) disoccupate, e il<br />

17,4% (75) in cerca di prima occupazione.<br />

La popolazione cosiddetta non attiva, pari a<br />

619 unità, si divideva nel 15,0% (93) in casalinghe,<br />

nell’11,0% (68) in studenti, nel 36,3% (225)<br />

in ritirati dal lavoro e nel 37,6% (233) in altri. Il<br />

tasso di disoccupazione era fra il 30 e il 35,0%,<br />

tenendo presente, fra l’altro che ai disoccupati<br />

vanno aggiunti i giovani in cerca di prima occupazione.<br />

Circa le attività che svolgevano gli occupati,<br />

74 unità erano impegnate nelle Costruzioni<br />

(20,8%); 63 lavorano in Agricoltura e servizi<br />

connessi (17,7%); 45 svolgevano compiti diversi<br />

nella Pubblica amministrazione, nelle Assicurazioni<br />

e nel sociale (12,7%). 41 erano impegna-<br />

14<br />

ti nelle attività Estrattive (11,5%); 31 curavano i<br />

Trasporti ed attività similari (8,7%); 29 insegnavano<br />

(8,2%). Risultava che Calciano era uno dei<br />

7 paesi <strong>del</strong>la Provincia di Matera in cui il settore<br />

agricolo non era al primo posto fra le attività<br />

economiche, essendoci una prevalenza<br />

<strong>del</strong>l’artigianato.<br />

Istruzione<br />

Su di una popolazione di età superiore ai sei<br />

anni, pari a 986 unità, i forniti di titolo di studio<br />

erano 710 (72%), di cui 10 con laurea, 121<br />

con diploma, 269 con licenza media inferiore.<br />

Quelli che avevano la sola licenza elementare<br />

erano 310.<br />

Gli alfabeti privi di titolo scolastico erano 190<br />

(19,3), dei quali 77 con età superiore ai 65 anni.<br />

Gli analfabeti, in numero di 86, per il 72,1% (62)<br />

avevano oltre 65 anni.<br />

I dati relativi agli iscritti ai vari ordini e gradi negli<br />

anni Novanta, sono reperibili solo per le Elementari,<br />

che si sono mantenuti intorno ai 50-<br />

70 soggetti, e ai 20-30 <strong>del</strong>le Medie inferiori, per<br />

i quali, la punta minima è stata di 24 nel 1994-<br />

95. Quella massima è stata di 36 nel 90-91 e<br />

91-92.<br />

Breve analisi <strong>del</strong>l’andamento demografico<br />

degli altri Comuni <strong>del</strong> Parco al 1998 confrontati<br />

con quelli <strong>del</strong> 1991.<br />

Allo scopo di evidenziare la tendenza <strong>del</strong>l’andamento<br />

demografico registrata nei Comuni<br />

<strong>del</strong> Parco di Gallipoli-Cognato e <strong>del</strong>le Piccole<br />

Dolomiti Lucane, secondo le rilevazioni fatte<br />

dall’Uffico <strong>regionale</strong> ISTAT e pubblicate in<br />

una relazione riportante i dati relativi alla popolazione<br />

residente in Basilicata al 31 dicembre<br />

1998 3 , si ritiene opportuno riportare la seguente<br />

sintesi:<br />

La popolazione di Calciano era calata <strong>del</strong>l’11,6%<br />

rispetto al 1991, essendo risultata di 927 uni-


Bosco Cognato:<br />

cappella<br />

di San Guglielmo,<br />

facciata posteriore<br />

tà, di cui maschi 472 (-10,4%) e femmine 455<br />

(-12,8%). Gli indicatori demografici davano il<br />

tasso <strong>del</strong> 6,5 per mille per la Natalità, <strong>del</strong>l’11,9<br />

per mille per la Mortalità, con un saldo Naturale<br />

<strong>del</strong> –5,4 per mille. Il saldo Migratorio si attestava<br />

sul 9,7 per mille e quello Totale registrava<br />

il 4,3 per mille.<br />

Non migliore sorte toccava ad Oliveto Lucano<br />

che, in quel rilevamento ISTAT, risultava “il<br />

primo paese <strong>del</strong>la Basilicata ad avere il più alto<br />

tasso di emigrazione e diminuzione <strong>del</strong>le nascite”,<br />

con l’amara osservazione <strong>del</strong> vice Sindaco:<br />

«Calo demografico record a Oliveto Lucano»<br />

e «I giovani vanno via». Infatti, il saldo<br />

negativo “totale” era <strong>del</strong> 42,1 per mille!<br />

I quozienti relativi alle singole voci riportavano,<br />

per la Natività il tasso <strong>del</strong> 3,1 per mille, per<br />

la Mortalità il tasso <strong>del</strong> 21,8 per mille (il più alto<br />

<strong>del</strong>la Provincia di Matera, eguagliato a livello<br />

<strong>regionale</strong> da Guardia Perticara e seguito con il<br />

21,1 per mille da Carbone), ed il saldo naturale<br />

a meno 18,7 per mille. Infine, il saldo migratorio<br />

raggiungeva meno 23,3 per mille, superato<br />

a livello <strong>regionale</strong> solo da Venosa con il –30,9<br />

per mille.<br />

Accettura, altro comune <strong>del</strong> Parco, mentre nel<br />

1991 guadagnava il 2,5% <strong>del</strong>la popolazione rispetto<br />

al 1981, nel 1998 perdeva l’8,4% sul 1991,<br />

attestastandosi sulle 2.511 unità residenti. Il tasso<br />

di Natalità era <strong>del</strong> 9,9 per mille e quello di<br />

Mortalità <strong>del</strong>l’11,9 per mille, con un saldo Naturale<br />

<strong>del</strong> –2,1 per mille. Il saldo Migratorio era<br />

<strong>del</strong> –6,1 per mille e quello Totale <strong>del</strong> –7,9 per<br />

mille.<br />

Circa i due Comuni <strong>del</strong>la Provincia di Potenza<br />

appartenenti al Parco, Castelmezzano perdeva<br />

l’8,8% <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong> 1991, che, dai<br />

1.063 residenti scendeva ai 962 (477 M e 458 F),<br />

con il tasso di Natalità <strong>del</strong>l’8,3 per mille, di Mortalità<br />

<strong>del</strong> 10,6 per mille, e Naturaledi –2,1 punti.<br />

Il saldo è stato di –9,3 per mille, e quello Totale<br />

di -11,4 per mille.<br />

Pietrapertosa aveva perduto il 10,1% <strong>del</strong>la popolazione<br />

nel 1991 rispetto a quella di dieci<br />

anni prima, e il 6,6% tra il 1991 e il 1998 passando,<br />

in valori assoluti, da 1.447 residenti ai<br />

1.352 (667 M e 685 F). il tasso di Natalità è stato<br />

<strong>del</strong>l’11,1 per mille, quello di Mortalità <strong>del</strong> 17,7<br />

per mille, (maggiore di ben 8,2 punti <strong>del</strong>la media<br />

<strong>del</strong>l’omologo tasso registrato dalla Provincia<br />

di Potenza), con il saldo Naturale <strong>del</strong> –6,6<br />

per mille. I saldi di Emigrazione e Totale erano<br />

rispettivamente <strong>del</strong> –1,5 per mille e di –8,1 per<br />

mille.<br />

15<br />

Luoghi e storie da conoscere<br />

Posto di rilievo è, oltre i ruderi di una città fortificata<br />

(IV sec. a. C.), in località Croccia Cognato,<br />

a valle, nello stesso agro di Calciano, la Cappella<br />

di San Guglielmo (pervenuta a noi con la<br />

denominazione di Chiesa di Santa Maria di Cognato,<br />

ora restaurata). Fu fondata da San Guglielmo<br />

da Vercelli intorno al 1125-29 insieme a<br />

due Conventi (uno maschile e uno femminile).<br />

Lì, in quegli anni, fu raggiunto da San Giovanni<br />

da Matera. Successivamente, l’uno se ne partì<br />

per il Laceno e fondò il Convento di Montevergine;<br />

l’altro partì per il Gargano, ove fondò il<br />

Convento di Pulsano, a valle di Monte Sant’Angelo.<br />

Altri siti interessanti sono quelli <strong>del</strong>la villa romana<br />

(III-IV sec. a. C.), con pavimenti di mosaico<br />

in marmo policromo, messi in luce dalla Intendenza<br />

alle Belle Arti, in località Sant’Agata, e<br />

resti di opere <strong>del</strong>la stessa epoca, in località San<br />

Martino, entrambi in sinistra Basento, in agro<br />

di Calciano. Ma non sarebbe da trascurare anche<br />

una visita alle rovine <strong>del</strong> vecchio paese, e<br />

<strong>del</strong>la Chiesa ai piedi <strong>del</strong> masso tufaceo (Mocta)<br />

che costituiva il Castello, e, di rimpetto, la Cripta<br />

di S. Caterina, scavata nella facciata centrale<br />

<strong>del</strong>l’omonima Cinta – pressoché irragiungibile<br />

–, che contiene tracce d’intonaco con le immagini<br />

di S. Antonio Abate e <strong>del</strong>la stessa santa<br />

titolare.<br />

Alcune considerazioni<br />

La funzione <strong>del</strong> Parco (e <strong>del</strong>le istituzioni infracomunali<br />

di programmazione e di attuazione<br />

dei programmi di sviluppo) sarebbe sterile, se<br />

non ci fosse il contributo attivo e il coinvolgimento<br />

<strong>del</strong>le comunità che ne fanno parte. Si<br />

vuol dire che il Parco non deve vivere per se<br />

stesso e di se stesso, ma spendersi per i Comuni<br />

che lo compongono.<br />

Quando c’è una programmazione di opere di<br />

rivitalizzazione degli ambienti umani, sociali e<br />

territoriali, importante è l’equilibrio nella distribuzione<br />

<strong>del</strong>le risorse fatta in rapporto alle effettive<br />

necessità e non per criteri politici, o demografici,<br />

o addirittura campanilistici. Se ciò<br />

è possibile – ed è possibile -, altro elemento<br />

da valutare è il rapporto stratificato tra il peso<br />

economico-finanziario <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> Parco<br />

e l’entità <strong>del</strong>le realizzazioni sul piano <strong>del</strong>la<br />

necessità-utilità, <strong>del</strong>la funzionalità operativa e<br />

gestionale e degli oneri relativi. In breve, anche<br />

per il Parco dovrebbe valere il principio <strong>del</strong><br />

rapporto Costi-Benefici complessivi.


Parco: bilancio<br />

di una stagione<br />

A cura <strong>del</strong> Ceas Dolomiti Lucane<br />

Il Parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole<br />

Dolomiti <strong>lucane</strong> registra un nuovo bilancio<br />

positivo per la stagione turistica 2010,<br />

con dati molto incoraggianti relativi alla differenziazione<br />

dei servizi didattico-turistici ed alla<br />

crescita in termini di ricettività territoriale.<br />

Il C.E.A.S. “Dolomiti Lucane”, gestito dalla cooperativa<br />

“Nuova Atlantide”, promotore <strong>del</strong>le<br />

iniziative volte all’incremento <strong>del</strong> turismo scolastico<br />

e privato, annovera tra le sue molteplici<br />

iniziative rivolte al mondo <strong>del</strong>la scuola la realizzazione<br />

di un importante progetto PON denominato<br />

“Piccoli scienziati crescono”, che ha interessato<br />

gli alunni <strong>del</strong> XIV C. d. “Re David” <strong>del</strong>la<br />

città di Bari.<br />

L’esperienza ormai collaudata dei laboratori<br />

didattici e <strong>del</strong>le visite guidate sta dunque<br />

avendo il suo naturale prosieguo non soltanto<br />

nell’inserimento all’interno <strong>del</strong>la progettazione<br />

scolastica, ma anche nel raggiungimento<br />

di un obiettivo importante: la permanenza<br />

dei gruppi per più giorni, che incide positivamente<br />

sulle strutture ricettive <strong>del</strong>l’area Parco e<br />

<strong>del</strong>le zone limitrofe.<br />

In termini quantitativi si registrano circa ottomila<br />

presenze nella stagione turistica <strong>del</strong> 2010,<br />

di cui 1400 pernottamenti, a fronte <strong>del</strong>le cinquemila<br />

presenze senza pernottamenti <strong>del</strong><br />

2009.<br />

16<br />

Di fondamentale importanza sono state le<br />

scelte strategiche <strong>del</strong>l’Ente Parco, con la stesura<br />

<strong>del</strong> “Piano di Marketing per lo sviluppo<br />

<strong>del</strong> turismo scolastico nel Parco Regionale di<br />

Gallipoli Cognato e <strong>del</strong>le Dolomiti Lucane”, finanziato<br />

dall’Apt Basilicata, le cui azioni principali<br />

sono consistite in Educational tours per<br />

Dirigenti scolastici, Workshop a domicilio nelle<br />

grandi città <strong>del</strong> sud Italia, Promozione porta a<br />

porta, che hanno condotto ad un netto incremento<br />

di gruppi provenienti da Puglia, Campania<br />

e Lazio.<br />

Il Piano Marketing ha condotto ad immediati<br />

riscontri in termini di presenze, tanto da far<br />

pensare alla stesura di un Piano triennale, in<br />

cui ampio spazio sarà dedicato al settore <strong>del</strong>la<br />

comunicazione multimediale, al settore editoriale<br />

ed al web.<br />

Il CEAS, d’altro canto, negli ultimi mesi ha ampliato<br />

ulteriormente l’offerta, elaborando e proponendo<br />

attività che includessero non soltanto<br />

gli aspetti naturalistici <strong>del</strong>l’area, ma anche la<br />

visita ai Comuni culturalmente significativi e le<br />

attività sportive <strong>del</strong> Lucania Outdoor Park, assecondando<br />

così i gusti di target diversificati.<br />

Il risultato immediatamente tangibile, soprattutto<br />

nel caso <strong>del</strong> turismo di prossimità, è che<br />

i ragazzi che svolgono attività didattiche con


la scuola ritornano con la famiglia perché interessati<br />

ed affascinati da ciò che lo straordinario<br />

territorio <strong>del</strong> Parco offre ad ogni angolo.<br />

La stagione estiva ha fatto invece registrare un<br />

trend positivo per quel che riguarda il turismo<br />

escursionistico, ospitando numerosi gruppi ed<br />

associazioni specializzate in trekking, e la presenza<br />

di gruppi scout provenienti da tutta la<br />

penisola, con permanenze di più giorni ed inaspettatamente<br />

volte alla scoperta dei comuni,<br />

<strong>del</strong>la gente, <strong>del</strong>le tradizioni locali. La nuova<br />

tendenza è quella di voler “scoprire” il Parco<br />

Rocco Lombardi, 65 anni, ex funzionario <strong>del</strong>la Regione Basilicata,<br />

è il nuovo presidente <strong>del</strong> Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole<br />

Dolomiti Lucane. È stato nominato dal presidente <strong>del</strong> Consiglio<br />

Regionale, Vincenzo Folino, con i poteri sostitutivi.<br />

Lombardi, figura storica <strong>del</strong>la Democrazia Cristiana nell’area <strong>del</strong>le<br />

Dolomiti Lucane, colombiano di ferro, ha seguito il leader Colombo<br />

prima nei popolari e successivamente nel Partito Democratico.<br />

Giovanissimo, per oltre un decennio, è stato sindaco <strong>del</strong> suo paese,<br />

Castelmezzano; è stato consigliere, assessore e vice presidente <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Potenza. È stato tra gli artefici <strong>del</strong>lo sviluppo turistico<br />

<strong>del</strong> territorio, gestendo, con capacità manageriali nei lontani anni<br />

1970, importanti strutture ricettive.<br />

Appena avuta notizia <strong>del</strong>la nomina, il nuovo presidente ha<br />

dichiarato il suo impegno «a continuare l’opera intrapresa dai<br />

predecessori per la valorizzazione <strong>del</strong>l’area protetta».<br />

Angelo Labbate<br />

17<br />

nella sua totalità, nelle sue tante sfaccettature,<br />

non più soltanto nella sua dimensione prettamente<br />

naturalistica, ma ricercandone tradizioni<br />

gastronomiche, usi, modi di vita. In previsione<br />

per l’autunno numerosi eventi a tema,<br />

volti alla valorizzazione <strong>del</strong>l’enogastronomia e<br />

<strong>del</strong>la cultura locale, con la possibilità di gustare<br />

castagne, funghi, olio di maiatica e vino novello.<br />

Molta soddisfazione dunque, che lascia<br />

ben sperare per la prossima stagione alla quale<br />

si sta già lavorando, soprattutto per potenziare<br />

la ricettività.


Ricordo di Pietro Campagna<br />

Saveria Catena<br />

presidente<br />

Olea-Proloco<br />

Oliveto Lucano<br />

Pietro Campagna<br />

il primo a sx<br />

Brevi vivens tempore… explevit tempora multa<br />

Pietro Campagna nacque ad Oliveto Lucano<br />

in via Gra<strong>del</strong>li dei fiori il 4 agosto<br />

1914, da Giovanni e da Maria Isabella<br />

Innella. All’età di tre anni restò orfano <strong>del</strong> padre,<br />

deceduto in seguito alle ferite riportate in<br />

combattimento sul Monte Grappa. Da piccolo<br />

mostrò una straordinaria attitudine allo studio,<br />

che la madre assecondò con grandi sacrifici.<br />

Conseguita l’abilitazione magistrale a Potenza,<br />

fu ammesso alla Scuola allevi ufficiali di fanteria.<br />

Prestò il servizio di prima nomina nel 31°<br />

Reggimento Fanteria di Potenza.<br />

Tornato alla vita civile nel 1937, ottenne l’insegnamento<br />

nelle scuole elementari di Oliveto<br />

Lucano, di Garaguso e di Potenza. Il 15 settembre<br />

1940 fu richiamato alle armi col grado di<br />

sottotenente. Sarà congedato solo al termine<br />

<strong>del</strong> conflitto con il grado di Capitano e l’autorizzazione<br />

a fregiarsi <strong>del</strong> distintivo <strong>del</strong>la guerra<br />

di Liberazione. Dal matrimonio con la vagliese<br />

Teresa Avigliano, contratto il 1941, ebbe tre figli:<br />

Giovanni, Luciano e Pietro, quest’ultimo nato<br />

postumo. Partecipò attivamente alla vita politica<br />

<strong>del</strong> dopoguerra e fu tra i fondatori, insieme<br />

con Michele Marotta e Claudio Merenda, <strong>del</strong>la<br />

Democrazia Cristiana.<br />

Del partito ricoprì la carica di segretario <strong>del</strong>la<br />

provincia di Potenza e fu uno dei principali<br />

artefici <strong>del</strong>l’affermazione <strong>del</strong>lo scudo crociato<br />

nelle elezioni politiche <strong>del</strong> 18 aprile 1948. Da<br />

“politico cristiano socialista”, come era stato definito,<br />

secondo la testimonianza <strong>del</strong> figlio Pietro,<br />

partecipò intensamente alle vicende sindacali<br />

<strong>del</strong> dopoguerra, favorendo, insieme con<br />

Michele Trombone, la scissione dalla C.G.I.I.L. e<br />

la nascita <strong>del</strong>la Confederazione Italiana Sindacato<br />

Lavotatori e promuovendo la costituzione<br />

<strong>del</strong>le A.C.L.I. e <strong>del</strong> movimento cooperativo di<br />

ispirazione cattolica. Nel fervore <strong>del</strong>la vita vita<br />

politica e sindacale, quando sembrava proiet-<br />

18<br />

tato verso una brillante carriera, Pietro Campagna<br />

si spense a Potenza il 15 marzo 1949.<br />

Una morte improvvisa e prematura, che nel<br />

paese di origine suscitò sgomento e incredulità.<br />

Si diffusero anche acritiche supposizioni<br />

sulle cause e le circostanze <strong>del</strong>la morte, non<br />

ancora <strong>del</strong> tutto sopite. Certamente con Pietro<br />

Campagna scomparve un astro nascente <strong>del</strong>la<br />

politica italiana.<br />

Per consegnare alle future generazioni il ricordo<br />

di un uomo che in breve tempo di vità<br />

compì egregie cose, il 1968, l’amministrazione<br />

comunale, sindaco Mimì Onorati, gli intitolò<br />

una strada cittadina.


Fruscìo 3<br />

PERIODICO DEL PARCO REGIONALE GALLIPOLI COGNATO PICCOLE DOLOMITI LUCANE<br />

È POSSIBILE RICHIEDERE<br />

L’INVIO A MEZZO POSTA<br />

DELLA RIVISTA CONTATTANDO<br />

GLI UFFICI DEL PARCO<br />

TEL 0835 67 50 15<br />

E-MAIL fruscio@<strong>parco</strong><strong>gallipoli</strong><strong>cognato</strong>.it<br />

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