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RadiciGroup - Lady Radici prophesied the crisis 12 ... - Polyestertime

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La Regina <strong>Radici</strong> profetizzò la crisi<br />

«Ora rialziamoci»<br />

Luciana Previtali: «Leffe è fermo, non c'è più niente, ma noi per<br />

questo paese ci saremo sempre». Ricordo che «i nostri figli<br />

andavano in colonia con quelli dei dipendenti. E i nostri amici<br />

erano sempre quelli della piazza».<br />

Luciana Previtali <strong>Radici</strong><br />

Alla villa della «Regina Madre» ci si arriva per una stradina<br />

che sembra portare in cima al mondo. È il mondo in cui vive<br />

Luciana Previtali <strong>Radici</strong>, la seconda anima dell'impero che il<br />

marito Gianni ha costruito quasi dal niente. Si erano conosciuti<br />

in paese, dove la famiglia Previtali era sfollata nel 1943 per la<br />

continua minaccia dei bombardamenti sulla città, Bergamo.<br />

Da questo eremo lussuoso Luciana <strong>Radici</strong> ha ancora contatti diretti con i figli. Ne ha<br />

avuti sei: Paolo, Maria Grazia, Brunella, Angelo, Fausto e Maurizio. La «Regina Madre»<br />

ricorda volentieri i tempi del pionierismo imprenditoriale, dei pellegrinaggi aziendali (ha la<br />

fotona dei leffesi a Roma per l'anno santo del 1950) e getta uno sguardo sconsolato su<br />

una Leffe schiantata dalla crisi, dove la gente sembra annichilita e rassegnata. Come<br />

Cassandra aveva visto i primi segni della crisi quattro anni fa: «Non c'è più niente e il<br />

governo cosa fa? Non si fa vedere nessuno. Qui l'autunno durerà anni, altro che quattro<br />

mesi». Era il novembre del 2008 e come la profetessa omerica nessuno le diede retta.<br />

E adesso hanno spento davvero la luce. Leffe era un simbolo, il cuore economico (e di<br />

contorno anche calcistico) della Valle Seriana. Il paese del futuro, del progresso, aperto al<br />

mondo, conquistatore di mercati, un nugolo di grandi e piccoli imprenditori e inventori (i<br />

telai belgi rielaborati e brevettati con trovate innovative che hanno fatto la fortuna del


meccanotessile italiano). Poi si è inceppato qualcosa. Anche l'orgoglio. Il cuore economico<br />

ha smesso di battere e non corre nessuno al capezzale, «non si fa vedere nessuno»<br />

anche dopo quattro anni. Il paese è andato svogliato al voto, due liste senza acuti.<br />

L'AlbinoLeffe (con quel nome del paese della bassa valle mai amato, che precedeva<br />

quello storico e glorioso del Leffe degli Inzaghi e dei Signori) che sprofonda, perché sono<br />

le bandiere le prime a cadere nella polvere.<br />

«E pensare che una volta arrivavano tutti, ma proprio tutti - racconta Luciana Previtali<br />

<strong>Radici</strong> - venivano per lavorare e la manodopera non bastava mai». Luciana <strong>Radici</strong> a<br />

Leffe ci è cresciuta e si ricorda bene gli anni Cinquanta che avevano portato il paese in<br />

cima alla classifica del reddito pro-capite, non solo d'Italia. Primi in Europa, a seguire<br />

c'era una città «da niente», Londra. Leffe negli anni Cinquanta era il regno del tessile,<br />

da lì erano partite quelle che qui chiamano «le» famiglie: <strong>Radici</strong>, Zambaiti, Pezzoli.<br />

Copertifici, tessiture e poi l'indotto, aziende che hanno riempito la Valle Seriana e<br />

anche i conti in banca di migliaia di persone. Il boom è continuato sino a qualche anno<br />

fa, poi l'inversione di tendenza e il crollo, negli ultimi anni il baratro con più dell'80%<br />

delle ditte tessili che ha chiuso e adesso la ditta che ha più dipendenti è la... casa di<br />

Riposo, 80 addetti, un segno beffardo che sa di cimitero degli elefanti. E inevitabilmente<br />

si è scesi anche sotto la soglia dei 5000 abitanti, comincia anche qui l'emigrazione, dove<br />

una volta c'era la fila per venire a vivere.<br />

La «Regina Madre» fa qualche puntata a Nizza, ma dalla sua villa in cima al monte,<br />

dove il mondo sembra finire, non se ne va, qui è nato l'impero un mucchio di anni fa.<br />

Lì abitano i <strong>Radici</strong>, il marchio del tessile nel mondo, lì il marito, Gianni <strong>Radici</strong>,<br />

capostipite della famiglia, cominciò nel 1945 facendo coperte. «Mio marito anticipò le<br />

scelte di mercato e comprò telai in Belgio e li importò, a suo padre diceva che aveva<br />

comprato due o tre telai, invece ne aveva presi venti. Conoscevamo persone importanti,<br />

ma gli amici restavano quelli della piazza del paese. I miei figli andavano in colonia, a<br />

Cesenatico, con i figli dei dipendenti. Si partiva insieme in pullman». Adesso è cambiato<br />

tutto: «I miei figli vanno avanti, caparbiamente, non hanno mai mollato e sono fiera di<br />

loro. Certo, a Leffe è un disastro, si fa fatica, si fa troppa fatica». Luciana Previtali<br />

<strong>Radici</strong> non ci sta: «Leffe è fermo, d'accordo che c'è la crisi ma non ci si può sedere<br />

ad aspettare che passi, qualcuno deve pur muoversi, invece a Leffe si muove solo la<br />

disperazione». Comunque i leffesi le vogliono bene, non dimenticano e magari si<br />

aspettano che lei cambi le cose. Sui blog postelettorali qualcuno ha scritto che sarebbe<br />

stato meglio per Leffe se si fosse candidata lei alla carica di sindaco. «Se avessi avuto<br />

vent'anni di meno magari lo avrei anche fatto. Anche da qui mi pare di sentire l'affetto


della gente, io voglio bene a Leffe e Leffe ricambia». E adesso? «Adesso devo cercare<br />

di rimettermi in forze, non sto benissimo in questo periodo e poi proviamo a ripartire, noi<br />

per Leffe ci saremo sempre...».<br />

Piero Bonicelli agosto 20<strong>12</strong> |

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