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patrimonio storico culturale - Comune di Castelsilano

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Probabilmente in quell’occasione fu demolito e <strong>di</strong>sperso anche il soppalco che sovrastava l’ingresso del tempio<br />

e che era retto da colonne in legno. Su una <strong>di</strong> esse era stata collocata una cassetta delle elemosine con<br />

scolpito un bassorilievo della Morte e la scritta “Come tu sei io fui; come io sono tu sarai.”<br />

Negli anni ’60 e ’70 il degrado del monumento subì un’accelerazione finché, nel 1972, crollò il tetto e la<br />

chiesa rimase scoperchiata per otto anni. Negli anni ’80 l’amministrazione del tempo provvide, con fon<strong>di</strong><br />

propri e con contribuiti della Provincia e della Regione, ad eseguire alcuni interventi urgenti che impe<strong>di</strong>rono<br />

la per<strong>di</strong>ta definitiva del bene. Attualmente sono in corso lavori per impe<strong>di</strong>rne l’ulteriore degrado della importante<br />

chiesa.<br />

Tra le opere più significative <strong>di</strong> quelle che si sono salvate e sono giunte fino a noi nonostante l’incuria,<br />

l’abbandono e gli sfregi arrecati al monumento, figura un bellissimo ambone intagliato, un crocifisso ligneo,<br />

le statue <strong>di</strong> San Vincenzo, Sant’Antonio e San Francesco <strong>di</strong> Paola e quella della Madonna del Rosario.<br />

Sante Maria dei Tre Fanciulli (Trium Puerorum)<br />

La chiesa <strong>di</strong> S. Maria dei Tre Fanciulli in località Patia, sulla strada per Fantino e San Giovanni<br />

in Fiore, è tutto ciò che resta dell’antichissimo monastero basiliano <strong>di</strong> Santa Maria Trium Puerorum o <strong>di</strong> S.<br />

Maria la Nova o della Paganella, come fu denominata, nel corso dei secoli, la chiesa annessa al cenobio.<br />

“Della sua fondatione et erettione non si have memoria certa per essersi <strong>di</strong>sperse le scritture” è scritto in una<br />

relazione del priore Gregorio Ricciuti e del sacerdote Michelangelo Prospero commissionata da papa Innocenzo<br />

X e datata 20 marzo 1650, ma l’origine del monastero risale, quasi certamente, al periodo compreso<br />

tra il V e il IX secolo e fu opera <strong>di</strong> anacoreti bizantini.<br />

Il declino del convento basiliano, che pure si <strong>di</strong>stinse per il notevole spirito battagliero contro l’invadenza<br />

monacale latina, ebbe inizio con la donazione dell’imperatore Enrico VI del 1195 con la quale il sovrano<br />

concedeva all’abate Gioacchino da Fiore un vasto territorio appartenuto fino a quel momento ai monaci greci.<br />

Da allora il monastero dei “Tre fanciulli” perse ogni importanza fino a <strong>di</strong>venire una proprietà dell’or<strong>di</strong>ne<br />

florense. Nella citata relazione del XVII secolo si fa cenno al pessimo stato dell’eremo attribuendone la causa<br />

al fatto che, per molto tempo, era rimasto <strong>di</strong>sabitato. Ma, forse la vera causa del declino e dell’abbandono<br />

va ricercata nella decisione <strong>di</strong> papa Alessandro VI Borgia del 13 settembre del 1500 <strong>di</strong> dare l’abbazia in<br />

commenda.<br />

Da allora i commendatari si preoccuparono soltanto <strong>di</strong> riscuoterne le ren<strong>di</strong>te lasciando nell’incuria e<br />

nell’abbandono ogni cosa. Poi, per volere <strong>di</strong> Pio IV, Pio V e, soprattutto <strong>di</strong> Sisto V, il monastero riacquistò<br />

importanza e vi fu reintrodotto il culto. Nel 1560, comunque, come appren<strong>di</strong>amo dalla stessa relazione, oltre<br />

alla chiesa che misurava “<strong>di</strong> lunghezza 58 palmi ed uguale larghezza col suo altare maggiore”, vi era un cortile<br />

grande circondato da mura. “Nel piano <strong>di</strong> detto cortile” vi erano cinque stanze abitabili ed una scoperta<br />

“le quali servono per cocina, forno, cellaro (cantina), magazeno e stalla.” All’epoca fra le proprietà del monastero<br />

vi erano Forestella e Casale nuovo (Casalinuovo), donati in parte alla chiesa da Francesco Antonio<br />

Parise, il Tenimentello e Vignali ed il commendatario era Ottavio Protospataro. Nel 1650, cioè quando fu stilata<br />

la relazione citata, commendatario era, invece, il car<strong>di</strong>nale Prapacioli.<br />

Pochi anni prima che i due religiosi stilassero la relazione il complesso monastico era stato danneggiato dallo<br />

spaventoso terremoto del 1638 che provocò notevoli danni anche nella vicina Caccuri. Nei secoli successivi<br />

fu completamente abbandonato tanto che crollò. Attualmente la chiesa restaurata una ventina d’anni fa, è<br />

compresa nel territorio <strong>di</strong> San Giovanni in Fiore, ma il confine con Caccuri, il cui abitato <strong>di</strong>sta meno <strong>di</strong> due<br />

chilometri dal luogo <strong>di</strong> culto, passa ad una ventina <strong>di</strong> metri dall’ingresso.<br />

Santa Maria delle Grazie<br />

Di epoca me<strong>di</strong>oevale, la chiesa sorge nel centro <strong>storico</strong>. Nel XV secolo fu largamente<br />

rimaneggiata, tanto da cambiare completamente aspetto. Testimoniano tale intervento alcuni resti <strong>di</strong> monofore<br />

tufacee alla base della torre campanaria ed il fonte battesimale litico <strong>di</strong> chiara origine quattrocentesca.<br />

Subì gravi danni in occasione del catastrofico terremoto del 1638 (che provocò, fra l’altro, anche il crollo <strong>di</strong><br />

parte del rione Pizzetto), <strong>di</strong> un incen<strong>di</strong>o nel 1769 e poi, ancora, a seguito del terremoto del 1908.<br />

18/04/2013 10.30.19 7

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