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Articolo di Franco Eugeni - Apav

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SHERLOCK HOLMES ED ALCUNI SENTIERI INESPLORATI DI RICERCA<br />

STORICA: IL PARADIGMA INDIZIARIO DEL MORELLI 1<br />

1.- INTRODUZIONE.<br />

<strong>di</strong> <strong>Franco</strong> EUGENI, a Teramo<br />

Ovvero perché Sherlock Holmes e come io vedo Sherlock Holmes .<br />

Il personaggio Sherlock Holmes, nasce nel 1887 con il romanzo A Study in Scarlet e per la penna <strong>di</strong><br />

Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) e procede fino al suo ultimo romanzo The Valley of Fear<br />

(1915) e al suo ultimo racconto sul personaggio His Last Bow (1917), per un totale <strong>di</strong> quattro<br />

romanzi e cinquantasei racconti! Tutto qui? – <strong>di</strong>rete - si tutto qui! È anche noto che Conan Doyle<br />

non amava molto il suo personaggio: lui era l’o<strong>di</strong>ato Sherlock Holmes, colui che gli impe<strong>di</strong>va <strong>di</strong><br />

essere lo storico che voleva essere nel suo immaginario in<strong>di</strong>viduale. Sir Arthur Conan Doyle non è<br />

passato alla storia come me<strong>di</strong>co, nemmeno come storico, nemmeno come spiritista, fama e denaro<br />

sono venuti, ma da Sherlock Holmes. In The Final Problem, racconto del 1891, Doyle fa morire<br />

Sherlock Holmes in una lotta con il suo feroce nemico, il Prof. Moriarty. Entrambi spariscono tra i<br />

flutti delle cascate <strong>di</strong> Reichenbach, vicino Meiringen in Svizzera. Ma Doyle è costretto a furor <strong>di</strong><br />

popolo ed anche da sua madre, a risuscitare il personaggio solo pochi anni dopo. Meno Doyle<br />

scriveva <strong>di</strong> Holmes più il pubblico desiderava nuove avventure. Nacquero imitatori, paro<strong>di</strong>sti,<br />

stu<strong>di</strong>osi, commentatori ed il mondo holmesiano ebbe la sua apertura con Doyle ancora in vita.<br />

Riservando il termine pastiche ad un qualsiasi romanzo o racconto su Sherlock Holmes, scritto da<br />

una mano <strong>di</strong>versa da quella <strong>di</strong> Conan Doyle, non è <strong>di</strong>fficile un conto approssimativo.<br />

Già nel 1944, a cura <strong>di</strong> Ellery Queen (alias il duo Manfred Lee e Frederic Dannay) usciva la prima<br />

raccolta <strong>di</strong> pastiches dal titolo The Misadventures of Sherlock Holmes 2 . Opera molto rara, mai ristampata,<br />

annoverava 33 pastiches, forse un quarto <strong>di</strong> quelli prodotti all’epoca. Da allora i ritrovamenti <strong>di</strong><br />

manoscritti, <strong>di</strong> memorie <strong>di</strong> Watson, <strong>di</strong> Holmes stesso o della Signora Hudson e/o <strong>di</strong> vari nipoti o<br />

imparentati con veri personaggi si sprecano. Ogni ritrovamento sembra avere, per i cultori del<br />

genere, lo stesso effetto che ebbe a suo tempo il ritrovamento dei rotoli del Mar Morto! Il volume<br />

<strong>di</strong> Ronald Burt De Waal, The World Bibliography of Sherlock Holmes and Dr.Watson, fa il punto della<br />

situazione all’anno 1974 ed annovera 6200 opere esattamente. Considerata l’impennata<br />

esponenziale, non è scorretto presumere che dal 1974 al 2002 ve ne siano almeno altri settemila,<br />

con un totale che, con l’aggiunta <strong>di</strong> eventuali pastiches in lingua <strong>di</strong>versa dall’inglese, può essere<br />

valutato attorno ai 15.000 volumi! La filmografia ha avuto una proporzionale esplosione ed è<br />

chiaro che non sarebbe cosa <strong>di</strong>fficile elencare quelle tremila e più videocassette, certamente<br />

esistenti del personaggio. Per il resto Musei, associazioni (quasi una per nazione, con nazioni che<br />

ne hanno anche una quarantina) oggettistica, convegni, premi ed infine Internet con i suoi


curatissimi siti, non certo in numero inferiore a quello delle associazioni 3 .<br />

Da qualche anno si è <strong>di</strong>ffuso anche il Big Game, un Grande Gioco internazionale con ampio<br />

spazio in Internet. La finzione, alla quale si partecipa, consiste nel ritenere che Sherlock<br />

Holmes, il personaggio frutto della fantasia dell’inglese Sir Arthur Conan Doyle, sia una<br />

persona realmente esistita. Così il lettore che con noi desideri partecipare al “The Game”<br />

faccia sua la frase che spesso Holmes rivolge al suo comprimario Watson: “the game is<br />

afoot”.<br />

L’avvento del Big Game ha decretato che Sherlock Holmes e il Dr. Watson sono personaggi reali,<br />

che Watson è l’autore delle storie e che un innominato ACD, è solo l’e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Watson. Chi<br />

partecipa al Big Game finge <strong>di</strong> credere in uno Sherlock Holmes reale, vivente a colloquio con il suo<br />

amico Dr. Watson, ed accetta <strong>di</strong> chiamare ACD l’innominato (vero autore), <strong>di</strong> fatto virtualmente<br />

ucciso dai suoi virtuali personaggi. Una forma patologica? un gioco perverso? Difficile da <strong>di</strong>re,<br />

certo che alla fine è Sherlock Holmes che, sopravvivendogli, ha ucciso ACD.<br />

Così dalla serie delle 230 avventure <strong>di</strong> un falso Sherlock Holmes tedesco del 1907, con quel coprimario<br />

Harry Taxon, <strong>di</strong> atteggiamento prussiano, serie ispiratrice dell’Harry Dickson (ex Taxon)<br />

<strong>di</strong>venuto franco-belga, passiamo al Solar Pons <strong>di</strong> Derleth, che ci strizza l’occhio e che spera <strong>di</strong><br />

piacerci ugualmente, ci imbattiamo in Robert Fish e le sue superlative paro<strong>di</strong>e <strong>di</strong>ssacranti,<br />

incontriamo una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> pastiches degli anni ante 1930, brevi a volte assur<strong>di</strong> o ironici altri<br />

graffianti ad altri pastiches molto recenti, alcuni <strong>di</strong> uno dei curatori <strong>di</strong> questi volumi. Ecco, una<br />

finestra sul mondo holmesiano, una piccola finestra su un mondo ampio, più <strong>di</strong> quanto si possa<br />

supporre a priori.<br />

Prima <strong>di</strong> entrare nel Big Game, vi confesso una cosa personale. La passione per Sherlock<br />

Holmes è per me una passione <strong>di</strong> vecchia data e sono anni che ho sempre avuto il desiderio <strong>di</strong><br />

fare cose come questo gioco. Essendo del segno dei gemelli, malato <strong>di</strong> un pochino <strong>di</strong><br />

narcisismo ed amante anche <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> piacere per qualche teatrale esibizione, mi sto<br />

<strong>di</strong>vertendo da matti a presentarvi questo mio amato personaggio in questo modo.<br />

Bene, ecco se siamo … pronti …. vi racconto ancora alcune interessanti bugie!<br />

Nei tentativi <strong>di</strong> ricostruire la vita e i perio<strong>di</strong> bui <strong>di</strong> quel grande investigatore, esistito nella<br />

Londra Vittoriana, che fu Sherlock Holmes sono spesso tornati utili dei fortuiti ritrovamenti <strong>di</strong><br />

manoscritti <strong>di</strong> vario genere, <strong>di</strong> varia natura e <strong>di</strong> varia atten<strong>di</strong>bilità. Della vita <strong>di</strong> Sherlock Holmes<br />

non si conoscono vari eventi. Non si conosce la precisa data <strong>di</strong> nascita e nemmeno si ha idea <strong>di</strong><br />

quella <strong>di</strong> morte.<br />

Non si conosce il luogo <strong>di</strong> nascita anche se si è sempre parlato <strong>di</strong> località nello Yorkshire. È<br />

probabile che questa scarsa conoscenza <strong>di</strong> eventi, abbia fatto ipotizzare da taluno la non esistenza<br />

reale <strong>di</strong> Sherlock Holmes. Vi è appunto chi afferma che l’investigatore sarebbe un frutto della<br />

pura fantasia <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co inglese Sir Arthur Conan Doyle, noto scrittore <strong>di</strong> avventure e mistero,<br />

e<strong>di</strong>tore del Dott. Watson e quin<strong>di</strong> legato in qualche modo alla storia Holmesiana.<br />

Spesso vi sono stati “ritrovamenti” o “pseudo-ritrovamenti” che sono stati giu<strong>di</strong>cati “esagerati”<br />

come i forzati incontri <strong>di</strong> Holmes con Freud 4 , Wilde, Marx 5 , Einstein, Popper 6 o a Dallas a<br />

risolvere il caso Kennedy (sic!) e ancora alle prese con Dracula o con Jack Lo Squartatore.<br />

Ancora incontri fantascientifici nella asimoviana “ Sherlock Holmes nel tempo e nello spazio”,<br />

o nella intelligente riscrittura <strong>di</strong> Sergio Kraisky, Sherlock Holmes e il Banchiere Italiano<br />

Ucciso a Londra Sotto il Ponte Dei Frati Neri dove “strizzandoci l’occhio” appare una specie <strong>di</strong><br />

Calvi! Altre brillanti operazioni ragionate sono state compiute da Enrico Solito nei suoi libri.<br />

Sembra non capiti a tutti <strong>di</strong> mettere le mani su un patrimonio watsoniano “originale”come è


capitato ad Enrico! ma vale anche il principio che un pastiche che non abbia “odore <strong>di</strong> zolfo<br />

watsoniano” in genere non piace agli esperti ma ancor meno ai <strong>di</strong>lettanti!<br />

Personalmente raccolgo fin dagli anni ’60 tutto quanto mi capiti su Sherlock Holmes e posseggo<br />

molto materiale del nostro e conosco, almeno <strong>di</strong> fama, tutto quello che non ho!<br />

Nel giorno della <strong>di</strong>struzione delle Torri <strong>di</strong> New York da quella città partì la mia copia del<br />

mitico " The Misadventures of SH " del 1944, che un collezionista americano ebbe a spe<strong>di</strong>rmi,<br />

volume che avevo ricercato da anni, ora nella mia biblioteca accanto al sacro testo <strong>di</strong> Baring<br />

Gould, al testo <strong>di</strong> Ronald B. De Wall con l’elenco cronologico fino al 1954 <strong>di</strong> tutto l'esistente<br />

americano 7 . Il libro <strong>di</strong> De Wall potrebbe essere il punto <strong>di</strong> partenza per un nuovo elenco<br />

sull’attuale, operazione questa che si prevede lunga ed incompleta ed eseguibile solo con una<br />

collaborazione cooperativa su Internet. Ancora vicino a questi libri posseggo una raccolta<br />

completa delle opere scritte su Solar Pons, molti libri su Harry Dickson, specialmente nelle<br />

bellissime e<strong>di</strong>zioni francesi <strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> anni fa, molti volumi <strong>di</strong> antologie <strong>di</strong> apocrifi in<br />

lingua inglese, francese ed olandese del tutto ine<strong>di</strong>te ed anche poco conosciute. Non ultimi tra<br />

i films che posseggo a centinaia, la bella raccolta <strong>di</strong> Murder Rooms della BBC, con le<br />

avventure del dott. Bell (novello SH) del suo assistente Arthur Conan Doyle (imitatore <strong>di</strong> W),<br />

nella interpretazione magistrale <strong>di</strong> Ian Richardson.<br />

Spesso ci si chiede quale sia la vera importanza del personaggio Sherlock Holmes, quale sia il<br />

motivo <strong>di</strong> questo suo successo che ci conduce dal Canone (4 romanzi e 56 racconti, veramente<br />

pochi!) ad un ammontare <strong>di</strong> oltre 15.000 volumi <strong>di</strong> apocrifi! E’ parere <strong>di</strong> chi scrive che la<br />

metafora, se si vuole il modello sherlockiano (forse doyleiano) è un invito a raccogliere in<strong>di</strong>zi, a<br />

dare le impensabili interpretazioni, a scartare gli eventi tra loro contrad<strong>di</strong>ttori, insomma è un<br />

invito ad operare con quel para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario che al tempo <strong>di</strong> Doyle era patrimonio solo del<br />

patologo e che doveva <strong>di</strong>venire strumento dello storico dell’arte, del criminologo, del biologo,<br />

del matematico, dello storico e quant’altro. Il segno dei quattro è uno dei 4 romanzi <strong>di</strong> Conan<br />

Doyle, Il segno dei tre è un volume <strong>di</strong> Umberto Eco sul para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario … dal romanzo alla<br />

speculazione filosofica in circa 100 anni. Con Doyle in vita vennero scritti numerosi apocrifi o<br />

pastiches, che altri autori hanno scritto inventando nuove avventure <strong>di</strong> Sherlock Holmes. Solo in<br />

Germania come vedremo più <strong>di</strong> 300 entro il 1911. Oggi oltre che più <strong>di</strong> 15.000 apocrifi, si<br />

contano 1000 film e centinaia <strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e teatrali. Già nel 1944, imme<strong>di</strong>ato dopoguerra, a cura<br />

<strong>di</strong> Ellery Queen (ovvero il duo Manfred Lee e Frederic Dannay) usciva la prima raccolta <strong>di</strong><br />

pastiches, tra cui l’introvabile The misadventures <strong>di</strong> Sherlock Holmes <strong>di</strong> cui ho detto sopra. Da<br />

allora il processo non ha avuto mai termine. Andate su Internet e troverete titoli a stancarvi. Il<br />

fenomeno è pauroso. Su Internet i circa sei-settecento club sparsi in tutto il mondo ritengono<br />

Holmes e Watson personaggi realmente esistiti, è il big game, si sa che non è vero ma si fa finta<br />

che è vero, in un gioco tipicamente pirandelliano ma anche in contrasto con il freddo<br />

investigatore logico che non scherza mai.<br />

E’ questo un gioco <strong>di</strong> verità. E’ la verità quella che cerchiamo? Spesso si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> si, si <strong>di</strong>ce che<br />

cerchiamo la luce. In realtà la luce è un desiderio interpretativo <strong>di</strong> comprendere una realtà che<br />

non sempre è unica, non sempre è raggiungibile. Diceva Menone a Socrate: … venni da te a<br />

cercare una verità e ne trovai tante … Come filosofi non possiamo che ammettere che la verità<br />

assoluta non è raggiungibile. In realtà, colui che scrive, ritiene che noi siamo osservatori <strong>di</strong><br />

eventi, che ci scorrono avanti agli occhi e lungo l’asse del tempo (che sappiamo misurare senza<br />

sapere cosa sia)! Usualmente noi interpretiamo gli eventi osservati in ragione del nostro sapere,<br />

della nostra storia personale, del nostro intuito, della nostra irrazionalità e delle informazioni che<br />

posse<strong>di</strong>amo. Ne cogliamo una sfaccettatura ovvero ne <strong>di</strong>amo una interpretazione! Noi siamo<br />

inermi osservatori, a volte attori, degli eventi e la coppia evento-sfaccetatura è una verità. Una<br />

delle possibile! Guai a cogliere una sola sfaccettatura, la si potrebbe scambiare per la verità!


Nel seguito <strong>di</strong> questa nota vi presentiamo uno strumento notevole in questo tipo <strong>di</strong> ricerca: il<br />

metodo storico-in<strong>di</strong>ziario, del quale <strong>di</strong>amo una descrizione sommaria. Nei successivi numeri <strong>di</strong><br />

questa rivista seguiranno ricerche concrete con l’uso <strong>di</strong> questo importante para<strong>di</strong>gma. Noi<br />

riteniamo che l’uso del detto para<strong>di</strong>gma sia <strong>di</strong> enorme utilità seguendo il principio, nel quale<br />

cre<strong>di</strong>amo, che tali roghi pur avendo <strong>di</strong>strutto la gran mole <strong>di</strong> documenti propriamente massonici,<br />

non ha <strong>di</strong>strutto la vasta rete <strong>di</strong> documentazione, che pur non facendo sempre esplicito<br />

riferimento a notizie <strong>di</strong>rette, è atta a fornire tutta una serie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni incrociate che possono<br />

essere <strong>di</strong> supporto a chi desidera tentare <strong>di</strong> dedurre notizie <strong>di</strong>rette ed in<strong>di</strong>rette in questo vasto,<br />

occulto, misterioso mondo apparentemente parallelo a fatti <strong>di</strong> storia ufficiale.<br />

Tipico mondo nel quale applicare il metodo in<strong>di</strong>ziario è la ricerca storica in massoneria. E’ un<br />

aspetto che potrebbe corredare <strong>di</strong> nuove sfaccettature le nostre osservazioni degli eventi<br />

massonici, è la rilettura in chiave semiotica <strong>di</strong> tutti i simboli nei quali si è sviluppato e cresciuto<br />

il pensiero dei massoni. Anche ACD era massone e su ACD massone è stato scritto abbastanza.<br />

Il complesso simbolico massonico costituisce una dottrina che necessita <strong>di</strong> nuove riletture alla<br />

luce delle attuali conoscenze e capacità <strong>di</strong> interpretazioni. Il punto <strong>di</strong> partenza non può che essere<br />

il cosiddetto sogno <strong>di</strong> Leibnitz, ovvero la ricerca <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce simbolico che sia guida nell’essere.<br />

Di questo tipo <strong>di</strong> ricerca per ora non daremo che un cenno, nella speranza che guizzi d’ingegno<br />

<strong>di</strong> ricercatori originali, espressioni <strong>di</strong> quello stato grazia creativa da taluni chiamata seren<strong>di</strong>pity<br />

ne <strong>di</strong>a nuove ed avveniristiche interpretazioni.<br />

2.- DAL SOGNO DI LEIBNITZ ALLA SERENDIPITY<br />

L’esempio della ricerca storica in ambito massonico, specie in Italia, è il nostro punto <strong>di</strong><br />

partenza. La <strong>di</strong>fficoltà è spesso prodotta in carenza <strong>di</strong> documenti, così che più che meto<strong>di</strong><br />

deduttivi occorrono maggiormente meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> tipo abduttivo. Nella Storia della Massoneria <strong>di</strong><br />

fine Settecento e dell’Ottocento ma anche del primo ventennio, si presenta infatti una<br />

caratteristica che la <strong>di</strong>stingue da altri tipi <strong>di</strong> ricerca storica, caratteristica che si rilega ai vari<br />

perio<strong>di</strong>ci dei “roghi <strong>di</strong> documenti” che hanno travagliato la sua annosa esistenza. Primo tra tutti<br />

il rogo dei documenti massonici del 1925 quando il Fascismo imperante decretò la <strong>di</strong>struzione<br />

delle Logge. Va inoltre compreso che il carattere spesso riservato <strong>di</strong> una Istituzione che tenne<br />

segrete le sue determinazioni in molti momenti storici, anche recenti, come nel periodo che va<br />

dal 1925 al 1945, periodo in cui operò in modo essenzialmente clandestino. Come afferma il<br />

Ferroni 8 :<br />

“la storia della Massoneria si presenta quasi sempre come un vero e<br />

proprio rompicapo, un puzzle da risolvere avendo a <strong>di</strong>sposizione pochi<br />

pezzi, che vanno collocati l’uno accanto all’altro attraverso congetture,<br />

valutazioni <strong>di</strong> tipo probabilistico ed in<strong>di</strong>ziario.” La Storia della<br />

Massoneria seguendo Marc Bloch 9 è “un classico esempio <strong>di</strong> storia senza<br />

o con pochi documenti, un’inchiesta condotta dallo storico, giu<strong>di</strong>ce su<br />

limitate prove, esili in<strong>di</strong>zi, tante ipotesi”<br />

Ancora nel dopoguerra, periodo nel quale la massoneria, ben lungi da essere unica e unita, si<br />

presenta come un labirinto <strong>di</strong> Istituzioni con finalità e motivazioni <strong>di</strong>fferenziate nei dettagli<br />

anche se globalmente interessate ad una rinascita delle idee del libero pensiero. In questa giungla<br />

emergevano solo se<strong>di</strong>centi desideri <strong>di</strong> proclamarsi ere<strong>di</strong>, in qualche modo, delle defunte


obbe<strong>di</strong>enze chiuse irrime<strong>di</strong>abilmente, dal Fascismo, nel 1925. Ancora oggi continua una ampio e<br />

vario proliferare <strong>di</strong> Obbe<strong>di</strong>enze, ben <strong>di</strong>stinte nei particolari dei suoi statuti, più o meno attente a<br />

far interagire la tra<strong>di</strong>zione con una attenta revisione legata alle reali esigenze <strong>di</strong> una società che<br />

cambia. Tuttavia ci sembra che globalmente in quasi tutte le Obbe<strong>di</strong>enze emerge ancora<br />

prepotentemente come luogo comune uno sviluppo equilibrato e adulto del pensiero dell’uomo<br />

che centralizza il suo pensiero, e che nella sua qualità <strong>di</strong> Libero Pensatore si erge a rifiutare i<br />

luoghi comuni e le induzioni.<br />

Agire con la propria testa e ricercare le origini storiche del libero pensiero! Questo atteggiamento<br />

è <strong>di</strong> notevole importanza oggi più che mai. Molti modelli sicuri dell’Ottocento ed oltre sono in<br />

totale crisi. Non ultimo e per fortuna anche il modello economico. Il modello economico che ha<br />

finora dominato è quello che si deve al pensiero <strong>di</strong> Vilfredo Pareto (1848-1923) e <strong>di</strong> Max Weber<br />

(1864-1920), modello ove sono centrali i termini <strong>di</strong> utilità economica, valore d’uso, valore <strong>di</strong><br />

scambio, capitalismo e nel quale domina come valutazione la sola massimizzazione del profitto!<br />

Oggi si affacciano nel modello economico nuovi valori e si desiderano aggiungere nuovi profitti,<br />

anche meno quantizzabili e talora impalpabili quali quei profitti connessi all’etica, al benessere,<br />

agli ideali.<br />

Il simbolismo introdotto da Leibnitz (1646-1717) a proposito del calcolo <strong>di</strong>fferenziale, da lui<br />

costruito e scoperto in contemporanea ad Isaac Newton (1642-1727), influenzò fortemente il suo<br />

pensiero così da indurlo a concepire la “characteristica universalis” , uno dei motivi ispiratori<br />

della sua filosofia. Leibnitz aspirava a risolvere problemi complessi riducendoli alla esprimibilità<br />

degli stessi, attraverso pochi simboli caratteristici, dai quali, con opportune regole sintattiche e<br />

logiche, avrebbero dovuto ottenersi sia verità note che verità nuove! Scrive Leibnitz:<br />

“ai simboli è da richiedere che essi si prestino alla ricerca; ciò succede<br />

principalmente quando essi esprimono in modo conciso e quasi <strong>di</strong>pingono l’intima<br />

natura della cosa, perché essi allora risparmiano mirabilmente lo sforzo del<br />

pensiero”.<br />

Da notare, inoltre, che in Leibnitz sembrano acquistare grande importanza le cosiddette “petit<br />

percetions”, le piccole <strong>di</strong>fferenze, che si presentano nell’analisi infinitesimale, ma anche in<br />

natura, quasi preludendo alle idee future del Morelli e della sua analisi “quasi infinitesimale”<br />

delle opere d’arte. Il Carruccio 10 commenta un passo <strong>di</strong> Leibnitz, riportato dal Couturat, nel<br />

quale si afferma:<br />

“De iu<strong>di</strong>ce controversiarum humanorum, seu Metodo infallitatis et quomodo effici<br />

possit, ut omnes nostri errores sint tantum errores calculi, et per esamina<br />

quadeam facile possint justificari.”<br />

ed ancora la frase descrittiva del cosiddetto sogno <strong>di</strong> Leibnitz:<br />

“ Quo facto, quando orientur controversiae, non magis <strong>di</strong>sputae opus erit inter<br />

duos philosofos, quam inter duos computistas. Sufficiet enim calamos in manus su<br />

mere sedereque ad abbacos et sibi mutuo <strong>di</strong>cere, calculemos.”<br />

In sintesi : il sogno <strong>di</strong> Leibnitz fu questa immagine <strong>di</strong> un simposio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi in <strong>di</strong>saccordo e in<br />

contrapposizione e dell’utilizzo della characteristica per <strong>di</strong>rimere i contrasti. La characteristica<br />

sarebbe <strong>di</strong>venuta il giu<strong>di</strong>ce delle controversie ridotte a puri errori <strong>di</strong> calcolo. Inoltre nelle<br />

controversie tra filosofi, al momento del <strong>di</strong>rimere il contrasto sarebbe bastato <strong>di</strong>re: ebbene,<br />

senz’altro indugio, calcoliamo! Sembra così risorgere in Leibnitz quel sogno, che in forma più<br />

vaga, da molti autori viene ritrovato nelle idee del logico me<strong>di</strong>oevale Raimondo Lullo (1234-<br />

1315) ed alla sua affannosa ricerca <strong>di</strong> un elisir <strong>di</strong> lunga vita, ma anche, come afferma il


Carruccio, alla sua aspirazione ad un proce<strong>di</strong>mento meccanico capace <strong>di</strong> fornire tutte le<br />

deduzioni a partire da dati principi.<br />

I1 sogno <strong>di</strong> Leibniz <strong>di</strong> trovare gli elementi semplici della conoscenza furono riprese dal Lambert.<br />

L'idea <strong>di</strong> sostituire il linguaggio or<strong>di</strong>nario con un più perfetto linguaggio formale è presente in<br />

logici matematici inglesi del secolo XIX quali A. De Morgan (1806-1876), G. Boole (1815-<br />

1864), C.S. Peirce (1839- 1914).<br />

Taluni autori, tra i quali Eco e Gisburg 11 , ad esempio, hanno evidenziato una connessione tra<br />

Peirce, figura mitica, reale e <strong>di</strong> misteriosa grandezza con l'indecifrabile essere virtuale che<br />

risponde al nome <strong>di</strong> Sherlock Holmes, creazione letteraria <strong>di</strong> Sir Artur Conan Doyle, ma che ha<br />

assunto un ruolo <strong>di</strong> personaggio virtuale reale, personaggio <strong>di</strong>ventato per antonomasia il simbolo<br />

dell’uomo con forti caratteristiche abduttive. E cosi un personaggio dotato <strong>di</strong> "forte emergenza"<br />

ad<strong>di</strong>rittura uccide sia pure virtualmente il suo creatore, sia pure emergente ma in dose minore,<br />

creatore che a sua volta aveva tentato – senza riuscirci- s fsar motrire il personaggio risuscitato a<br />

furor <strong>di</strong> popolo!<br />

La "esperable uberty" (o auspicabile valore <strong>di</strong> produzione) <strong>di</strong> peirciana 11 memoria deriva dai tre<br />

tipi canonici <strong>di</strong> ragionamento, per la precisione: deduzione, induzione e abduzione. E l ' ubertà,<br />

cioè la produttività, <strong>di</strong> quest'ultimo tipo <strong>di</strong> ragionamento che, afferma Peirce, si accresce. La<br />

deduzione, secondo Peirce <strong>di</strong>pende dalla fiducia che abbiamo nella nostra abilità <strong>di</strong> analisi del<br />

significato dei segni. L'induzione, invece, <strong>di</strong>pende dalla fiducia che 1'esperienza non verrà<br />

mutata. L'abduzione, ancora <strong>di</strong>pende dalla nostra speranza <strong>di</strong> indovinare, ovvero <strong>di</strong> raccogliere<br />

adeguate informazioni che lo permettono. I <strong>di</strong>versi elementi <strong>di</strong> un'ipotesi sono nella nostra mente<br />

ancor prima che noi stessi ne <strong>di</strong>ventiamo coscienti. L'idea <strong>di</strong> mettere insieme quello che prima non<br />

avremmo mai sognato <strong>di</strong> mettere insieme e la luce che fa da faro alla nuova suggestione. Peirce<br />

descrive la formazione <strong>di</strong> un'ipotesi come "un atto <strong>di</strong> insight", <strong>di</strong> interiorizzazione per in<strong>di</strong>care<br />

quella "suggestione abduttiva" che viene a noi "come un lampo <strong>di</strong> luce", lampo <strong>di</strong> luce da taluni<br />

battezzato seren<strong>di</strong>pity! La sola <strong>di</strong>fferenza tra un giu<strong>di</strong>zio percettivo e un'inferenza abduttiva e<br />

che il primo, a <strong>di</strong>fferenza della seconda, non è soggetto ad una analisi logica. Utilizziamo quella<br />

che noi abbiamo chiamato la metafora dei matematici : due matematici sono al lavoro, stanno<br />

lavorando su una nuova idea. Cosa fanno? In primo luogo costruiscono esempi - devono farsi<br />

una idea <strong>di</strong> ciò che succede - raccolgono in<strong>di</strong>zi. Poi il processo abduttivo prende corpo, si fa una<br />

ipotesi, si tenta una <strong>di</strong>mostrazione, la prova riesce, il gioco e fatto. La prova non riesce, si fa una<br />

nuova ipotesi oppure si tenta <strong>di</strong> trovare un controesempio, se va bene nuove informazioni si<br />

ottengono e si fa luce su ciò che è ovvero su ciò che non è. Come afferma anche Pierce, nel<br />

metodo scientifico l’abduzione è propedeutica sia all'induzione, intesa come prova sperimentale<br />

della ipotesi, che alla deduzione. L' abduzione si presenta come un istinto che utilizza percezioni<br />

inconsce e connessioni tra aspetti <strong>di</strong>versi delle informazioni possedute; sembra essere l'unico tipo<br />

<strong>di</strong> argomento che generi nuove idee. II giu<strong>di</strong>zio percettivo sarebbe invece un caso limite <strong>di</strong> abduzione<br />

con "poche informazioni".<br />

Con il termine "para<strong>di</strong>gma" 12 si in<strong>di</strong>ca, per solito, una conquista <strong>di</strong> tipo scientifico,<br />

universalmente accettata net settore cui si riferisca, la quale, per un periodo <strong>di</strong> tempo<br />

apprezzabile, fornisca un modello <strong>di</strong> natura qualsiasi (epistemologico nel caso in esame) atto ad<br />

inquadrare alcuni problemi ottenendone relative soluzioni, accettabili per quelli che si occupano<br />

<strong>di</strong> quel campo <strong>di</strong> ricerca.<br />

II modello epistemologico ben utilizzato fin dalla fine dell'Ottocento, anche se non perfettamente<br />

teorizzato, permette in molti casi <strong>di</strong> uscire dalla contrapposizione tra razionalismo<br />

e irrazionalismo. II modello abduttivo, che siamo oramai soliti chiamare para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario,


è sostanzialmente una metodologia scientifica universalmente riconosciuta per un certo periodo<br />

storico, le cui conclusioni sono state accettate da gruppi operanti in determinati settori <strong>di</strong> ricerca.<br />

3.- LA RICERCA STORICA IN MANCANZA DI DOCUMENTI: DALLA SERENDIPITY AL<br />

METODO DI MORELLI.<br />

Riguardo a questo interessante para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario è parere <strong>di</strong> molti che una sua origine e<br />

rintracciabile nelle pieghe delle fiabe e precisamente in una novella orientale, che apparve forse<br />

per la prima volta, in Occidente, in una raccolta <strong>di</strong> Sercambi, in cui si parla... <strong>di</strong> tre fratelli che<br />

interpretando/comprendendo una vasta serie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>zi riescono a fornire una descrizione <strong>di</strong> un<br />

animale che essi non hanno visto. Successivamente, sulla metà del Cinquecento, riapparve a<br />

Venezia in una raccolta <strong>di</strong> novelle, piuttosto ampia, con il titolo Peregrinaggio. L'opera era<br />

presentata come una traduzione dal persiano, traduzione curata da tale Cristoforo Armeno. Si<br />

narra dei tre giovani figliuoli del re Seren<strong>di</strong>ppo. Il libro ebbe molte ristampe e venne tradotto non<br />

solo in tedesco ma anche nelle principali lingue europee. Il successo anche popolare della storia<br />

dei tre fratelli/figli <strong>di</strong> Sere<strong>di</strong>ppo fu tanto e tale che venne coniato it neologismo "seren<strong>di</strong>pity" ad<br />

in<strong>di</strong>care it para<strong>di</strong>gma delle "scoperte impreviste, fatte grazie al caso e alla intelligenza" – cioe <strong>di</strong><br />

fatto le emergenze."<br />

Anche Voltaire, pochi anni prima, nel terzo capitolo <strong>di</strong> Za<strong>di</strong>g 13 , aveva scritto una riscrittura<br />

della novella del Peregrinaggio, Nella riscrittura <strong>di</strong> Voltaire il cammello originale si era<br />

sdoppiato in una cagna e un cavallo. II saggio Za<strong>di</strong>g, "specialista in abduzioni ante litteram"<br />

descriveva minutamente gli animali decifrandone le tracce sul terreno. La sua capacità abduttiva<br />

lo rese sospetto, venne condotto <strong>di</strong>nanzi ai giu<strong>di</strong>ci e accusato. Si <strong>di</strong>scolpò raccontando ad alta<br />

voce il processo mentale che lo aveva portato ad "abdurre" il ritratto degli animali che mai aveva<br />

visto. Qusta è la storia che riporta Voltaire.<br />

"All'epoca <strong>di</strong> Re Moabdar c'era in Babilonia un giovane <strong>di</strong> nome Za<strong>di</strong>g, <strong>di</strong> buona<br />

indole nativa rafforzata dall'educazione". Non stiamo ad entrare nei dettagli del<br />

suo carattere generoso "...quando mangi da mangiare ai cani, anche se dovessero<br />

morderti..." non parleremo delle sue ricchezze, della sua scienza, del suo amore<br />

per Semira, delle sue nozze con la leggera Azura, ripu<strong>di</strong>ata dopo un mese, ma<br />

dell'episo<strong>di</strong>o del cane e del cavallo. Un giorno passeggiando vide corrergli<br />

incontro 1'eunuco della Regina che con vari ufficiali cercavano it cane della<br />

Regina e il Cavallo del Re."Giovanotto, non avete visto il cane della Regine –<br />

chiese 1'eunuco – E’ una cagna, non un cane. E’ una cagnetta spagnola<br />

minuscola che ha fatto da poco i cuccioli, zoppica dal piede anteriore sinistro e ha<br />

le orecchie assai lunghe –, rispose Za<strong>di</strong>g – l'avete allora vista? – <strong>di</strong>sse 1'eunuco –<br />

No – rispose Za<strong>di</strong>g – non ho mai saputo che la Regina avesse un cane".<br />

Anche il capocaccia gli chiese se avesse visto il cavallo, "E’ il cavallo che galoppa<br />

meglio, è alto cinque pie<strong>di</strong>, ha zoccoli piccolissimi, ha la coda lunga tre metri<br />

e mezzo, le borchie del morso sono d'oro a 23 carati, i ferri sono d'argento <strong>di</strong><br />

un<strong>di</strong>ci denari – <strong>di</strong>sse Za<strong>di</strong>g – quale strada ha preso chiese il capocaccia – non 1'<br />

ho visto – rispose ancora Za<strong>di</strong>g".<br />

Fini davanti al Gran Desterham (Giu<strong>di</strong>ce-tesoriere) che lo condannò allo knut, uno staffile <strong>di</strong> nerbi<br />

<strong>di</strong> bue, con punte <strong>di</strong> metallo e alla deportazione in Siberia. Ma il cavallo e la cagna furono


itrovati e gli fecero pagare quattrocnto once <strong>di</strong> ammenda per aver detto <strong>di</strong> non aver visto ciò<br />

che aveva, secondo i giu<strong>di</strong>ci visto, anche allora che Za<strong>di</strong>g ebbe a fornire le seguenti spiegazioni.<br />

"Vi<strong>di</strong> sulla sabbia le impronte <strong>di</strong> un animale – racconto Za<strong>di</strong>g – e capii facilmen<br />

che erano le orme d'un piccolo cane. Dai solchi lunghi e leggeri rimasti impressi<br />

minimi rilevi della sabbia proprio tra le tracce lasciate dalle zampe compresi che<br />

trattava d'una cagna con le mammelle penzoloni, quin<strong>di</strong> doveva aver figliato da<br />

pochi giorni. Riguardo at cavallo, ho scorto le tracce dei ferri sui viottoli tutte ad<br />

eguale <strong>di</strong>stanza: un cavallo che galoppa in modo perfetto... it morso deve essere<br />

d'oro, striscio infatti contro una pietra ...osservando i segni sui ciottoli <strong>di</strong> altra<br />

specie ho ritenuto che i fern erano d' argento..." I giu<strong>di</strong>ci ammirarono la profon<strong>di</strong>ta<br />

del <strong>di</strong>scernimento, tutti parlarono bene <strong>di</strong> Za<strong>di</strong>g, anche i1 Re, ma i giu<strong>di</strong>ci<br />

trattennero trecentonovantotto once per le spese e gli uscieri chiesero la mancia.”<br />

Ecco in queste storie, in queste favole, l'origine dell' abduzione e dell' emergenza, l'embrione della<br />

seren<strong>di</strong>pity. Non vi è dubbio che nella seren<strong>di</strong>pity, si rintraccino in embrione i germi delle idee che<br />

si intrecciano nella patologia me<strong>di</strong>ca, i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> riconoscimento <strong>di</strong> opere d' arte alla Morelli, i<br />

para<strong>di</strong>gmi in<strong>di</strong>ziari per le ricostruzioni storiche alla Ginsburg ovvero le brillanti in<strong>di</strong>cazioni che da<br />

Peirce a Umberto Eco ci lasciano pensare per “abdurre”! Il metodo è nello stesso tempo<br />

antichissimo e moderno. Dalla sua essere antico, quasi senza memoria si è detto. Per la sua<br />

modernità, citeremo quanto segue:<br />

oggi basta vedere l'impronta <strong>di</strong> un piede forcuto per concludere che 1'animale che<br />

ha lasciato impronta era un ruminante, e questa conclusione e altrettanto certa <strong>di</strong><br />

qualunque conclusione della fisica o della morale. Basta quest'orma per dare<br />

all'osservatore la forma dei denti, la forma delle mascelle, la forma delle vertebre,<br />

la for-ma <strong>di</strong> tutte le ossa delle gambe, delle cosce, ' delle spalle e del bacino<br />

dell'animale che e appena passato: si tratta <strong>di</strong> un segno più sicuro <strong>di</strong> tutti quelli<br />

<strong>di</strong> Za<strong>di</strong>g. (Elogio <strong>di</strong> Cuvier della scienza paleontologica).<br />

Fin dalla fine dell' Ottocento si ebbe conoscenza <strong>di</strong> questi processi. Si pensi che perfino il grande<br />

Thomas Huxley in un famoso ciclo <strong>di</strong> Conferenze inneggianti alla dottrina Darwiniana ebbe a parlare<br />

del cosiddetto "metodo <strong>di</strong> Za<strong>di</strong>g" per in<strong>di</strong>care il processo in<strong>di</strong>ziario, quale metodo <strong>di</strong> indagine<br />

comune a vari campi quali l'archeologia, l'arte, l'astronomia, la criminologia, la fisica, la geologia,<br />

la matematica, la me<strong>di</strong>cina, la paleontologia, la patologia, e infine la storia.<br />

Per andare nei meandri del cosiddetto “metodo del para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario” ricor<strong>di</strong>amo che risalgono<br />

al periodo 1874 -75 una serie <strong>di</strong> articoli, sulla nota rivista tedesca Zeitschrift fur bidendeKunst,<br />

proponenti un metodo per datare quadri antichi. L'articolo era firmato da un ignoto autore russo,<br />

tale Ivan Lermolieff 14 , tradotto da un ancora tedesco Johannes Schwarze, essendo questi nomi<br />

semplici pseudonimi dell’italiano Giovanni Morelli (1816-1891), illustre storico dell’arte che<br />

rivoluzionò il metodo <strong>di</strong> smascheramento dei quadri falsi, che fu professore a Basilea e<br />

successivamente Senatore del Regno. Il metodo <strong>di</strong> Morelli rivoluzionò anche le attribuzioni <strong>di</strong><br />

celebri quadri in svariati gran<strong>di</strong> Musei d’Europa.<br />

Morelli insisteva sul fatto che per riconoscere il vero autore <strong>di</strong> un quadro occorreva basarsi su<br />

dettagli secondari, tali da influenzare ben poco gli imitatori e gli allievi, quali ad esempio i lobi<br />

degli orecchi, le unghie, le aureole ed altro. II metodo <strong>di</strong> Morelli è stato paragonato da molti autori<br />

all’uso <strong>di</strong> tecniche psicoanalitiche. Lo stesso Freud conosceva ed apprezzava i lavori <strong>di</strong> Morelli,<br />

specie per quella caratteristica penetrazione nelle cose segrete e nascoste, in base ad elementi<br />

poco apprezzati a prima vista, quasi rifiuti o detriti delle nostre osservazioni. Sono parole più o<br />

meno dello stesso Freud contenute nella parte iniziale del secondo, paragrafo del suo saggio: “II<br />

Mosè <strong>di</strong> Michelangelo”(1914). Sembra chiaro che il punto <strong>di</strong> contatto tra Morelli e Freud sia


questo desiderio <strong>di</strong> riconoscimento <strong>di</strong> una in<strong>di</strong>vidualità artistica attraverso elementi scaturenti<br />

dalla coscienza in modo non controllato. II falsario, nell’esecuzione <strong>di</strong> forme secondarie, si<br />

lascerebbe condurre più dall’inconscio che non dalle sue capacità <strong>di</strong> imitazione 15 .<br />

Non è escluso, come accennato sopra, che il Morelli fosse stato influenzato da quello che alcuni<br />

chiamano il modello della semeiotica me<strong>di</strong>ca, che è appunto una <strong>di</strong>sciplina me<strong>di</strong>ante la quale si<br />

fanno le <strong>di</strong>agnosi, a parti del corpo inaccessibili all'osservazione <strong>di</strong>retta, me<strong>di</strong>ante i sintomi, sia<br />

pure minimi, sia pure secondari, che si rivelano solo ad un osservatore attento e principalmente<br />

esercitato ad osservare dotato quasi <strong>di</strong> quel “ terzo occhio” che taluno chiama occhio clinico, e che<br />

appunto si sviluppa nel tempo alimentato da intelligenza ed esperienza. Tale occhio, oggi, ha un<br />

potente ausilio sia nel vasto mare delle analisi alle quali possiamo sottoporre il paziente sia<br />

all’aumento delle osservazioni <strong>di</strong>rette che possono essere eseguite attraverso l’ausilio delle<br />

complesse apparecchiature che il me<strong>di</strong>co-macchina, nuovo attore nel para<strong>di</strong>gma cooperativo della<br />

equipe me<strong>di</strong>ca, o come siamo portati a <strong>di</strong>re agenzia-me<strong>di</strong>ca multiagente 16 .<br />

L'altro aspetto che desideriamo evidenziare è il parallelo naturale tra i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> Morelli, la<br />

ricerche storica <strong>di</strong> tipo in<strong>di</strong>ziario e le sorprendenti tecniche <strong>di</strong> tipo investigativo, che<br />

nell’immaginario collettivo, sono in<strong>di</strong>cati come “i meto<strong>di</strong> alla Sherlock Holmes”.<br />

Ci occorre ancora un parallelo importante: una <strong>di</strong>sciplina in cui il metodo del para<strong>di</strong>gma<br />

in<strong>di</strong>ziario è strumento principe d’indagine è la Crittoanalisi, ramo importante <strong>di</strong> quella<br />

<strong>di</strong>sciplina, antica come il mondo, che è la Crittografia. Fin dai tempi in cui l’uomo iniziò a<br />

riunirsi in gruppi sociali e ad occuparsi, nei fatti, <strong>di</strong> Politica e <strong>di</strong> comunicazioni quin<strong>di</strong> tra<br />

gruppi sociali, ebbe la necessità <strong>di</strong> trasmettere segreti ovvero <strong>di</strong> scoprire segrete scritture <strong>di</strong><br />

altri gruppi.Con il passare dei tempi inoltre nacque anche il problema <strong>di</strong> tornare a scoprire<br />

antiche scritture <strong>di</strong> cui si era perso del tutto il significato. Così da un lato antiche scritture<br />

vennero rinvenute, da un altro lato nuove scritture segrete iniziarono a circolare, messaggi<br />

questi cifrati, me<strong>di</strong>ante co<strong>di</strong>ci sempre più complessi e misteriosi. Nacque una importante<br />

casta: i decrittatori o crittoanalisti, abili in<strong>di</strong>vidui che <strong>di</strong> fronte ad un messaggio cifrato da un<br />

co<strong>di</strong>ce segreto, senza conoscerne il segreto, da piccoli in<strong>di</strong>zi, labili tracce, frammenti <strong>di</strong><br />

testo, da ar<strong>di</strong>te ipotesi, dall’esame <strong>di</strong> ripetizioni e perio<strong>di</strong>, dal confronto <strong>di</strong> messaggi <strong>di</strong>versi,<br />

formulando statistiche <strong>di</strong> simboli, <strong>di</strong> doppie e <strong>di</strong> triple, e me<strong>di</strong>ante intuiti che a volte<br />

sembravano rasentare poteri parapsicologici, pervenivano alla comprensione del testo chiaro<br />

<strong>di</strong>etro il cifrato ovvero riscoprivano il senso e l’origine <strong>di</strong> un linguaggio scomparso. E’<br />

interessante pensare alla loro opera, li ve<strong>di</strong>amo davanti ad un ammasso <strong>di</strong> simboli<br />

incomprensibili, abilmente nascosti dal crittografo, tranquillo progettista <strong>di</strong> nuovi meto<strong>di</strong> per<br />

cifrare il testo, loro i crittoanalisti, schizofrenici ed irrequieti come il un Lewis Carroll<br />

(Charles Dodgson) che fu uno <strong>di</strong> loro, nel loro caos <strong>di</strong> ipotesi e tentativi, ricchi del ricordo<br />

storico <strong>di</strong> altre tecniche, con la loro esperienza, utilizzando notizie ottenute dallo spionaggio,<br />

tra tecniche ed improvvisazione, ecco che dalla loro opera i brani sparsi <strong>di</strong> informazione si<br />

completano e quasi d'incanto, <strong>di</strong> colpo, si fa or<strong>di</strong>ne in quei simboli e appare il messaggio<br />

segreto nascosto: tutto ora è chiaro, il messaggio e stato decrittato! Decrittare non è<br />

applicare un co<strong>di</strong>ce per decifrare ma è forzare un segreto, rompere un co<strong>di</strong>ce, come suole<br />

<strong>di</strong>rsi, parafrasando quel “to break a code” del così espressivo inglese. L'opera<br />

dell'investigatore è la medesima : leggere il colpevole sulle tracce che egli stesso ha lasciato.<br />

Compito del me<strong>di</strong>co è scovare il male dalle tracce che il male stesso ha manifestato. Così lo<br />

psichiatra può risalire, e se riesce risale, al trauma d’origine, attraverso i <strong>di</strong>sturbi che esso<br />

stesso ha provocato. Ma anche lo storico può a volte, da in<strong>di</strong>zi vari, notizie incrociate, brani<br />

<strong>di</strong> storia anche parallela risalire o convincersi <strong>di</strong> quanto è nelle pieghe della storia 17 .<br />

Nell'ambito <strong>di</strong> una qualsiasi ricerca <strong>di</strong> tipo storico spesso va a prevalere quella tendenza<br />

richiedente le "prove documentarie" ad ogni più piccolo passo della ricerca. Dunque sembrerebbe<br />

ovvio, anzi legittimo, il richiedere che ogni affermazione vada suffragata da una “prova<br />

documentata”. Quando questo è possibile, si ottengono “ricostruzioni” della passata realtà, fuori


dubbio molto atten<strong>di</strong>bili, nessuno si sognerebbe <strong>di</strong> criticare un metodo siffatto. Altre volte le<br />

documentazioni sono “leggermente incomplete” ma tali che, da esse sia possibile dedurre una<br />

“realtà coerente” con la documentazione a <strong>di</strong>sposizione. In tali casi si usano meto<strong>di</strong> deduttivi. II<br />

problema naturalmente si esaspera allora che le prove documentate siano in quantità e/o qualità<br />

nettamente inferiori ai fini della ricostruzione. Le deduzioni da un lato non costituiscono prove<br />

documentali ma d'altro canto non si può negare che, a partire da innegabili dati documentali, non si<br />

può non tenere conto, anche <strong>di</strong> una eventuale insieme <strong>di</strong> frammenti d’informazione ottenuti per<br />

varie vie, non necessariamente documentali. Per intenderci tali frammenti, vanno ripartiti in varie<br />

classi, quali ad esempio le seguenti: allusioni in testimonianze scritte, raccolta <strong>di</strong> testimonianze<br />

orali, <strong>di</strong> voci popolari, <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vario genere, proce<strong>di</strong>menti per analogia quali ad esempio,<br />

ricavare da altre opere più o meno riguardanti episo<strong>di</strong> dei medesimi tempi, lo spirito, la morale, i<br />

costumi, in altre parole i dettami d'epoca più probabili, se non ad<strong>di</strong>rittura certi.<br />

Con questi dati poi, si può tentare <strong>di</strong> “effettuare cuciture <strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> informazione in modo<br />

coerente.'' La separazione tra i dati certi e le relative conseguenze e l’esame delle alternative<br />

parallele possibili conduce a costruire il grafo delle realtà possibili. Del resto se la ricostruzione<br />

storica che si sta operando è relativamente povera <strong>di</strong> documenti può accadere che da essi non sia<br />

possibile dedurre alcun evento, ma solo intuire le realtà possibili. L'intuito tuttavia non sempre può<br />

essere messo a fondamento, almeno a fondamento scientifico <strong>di</strong> una ricostruzione storica. Siamo<br />

pronti a dare una introduzione alle tecniche morelliane <strong>di</strong> abduzione. Lo spirito in esse operante può<br />

sintetizzarsi nel modo seguente: raccogliere i dati e i frammenti <strong>di</strong> informazione <strong>di</strong> ogni genere e<br />

quando ciò sia possibile assumere il seguente:<br />

POSTULATO DI ELIMINAZIONE (CONAN DOYLE) : Se si è eliminato tutto quello che è<br />

impossibile, quello che rimane, per quanto assurdo, non può che essere la verità (come<br />

sfaccettatura osservabile, ma non osservata, dell’evento in esame).<br />

Date per scontate le analogie tra indagine storica ed indagine investigativa, vale la pena ricordare<br />

che può accadere talvolta, anzi accade. che in una prima fase si possano ricostruire più realtà o<br />

anche delle parti dedotte <strong>di</strong> realtà con delle alternative <strong>di</strong> vario genere. Allora il Ricercatore si<br />

sentirà spronato a ricercare altri in<strong>di</strong>zi, che avvalorino una delle tante alternative in parallele. In<br />

ogni grande congettura <strong>di</strong> questo tipo 18 , per usare un linguaggio proprio nella "Teoria dei Grafi” vi<br />

è quello che si chiama "un albero delle realtà possibili". Si tratta, all'interno del Grafo, delle<br />

possibilità <strong>di</strong> trovare il “cammino della certezza” o almeno pochi e significativi cammini<br />

alternativi.<br />

1 Questo articolo eccettuata l’introduzione ed una parte del paragrafo 1, riproduce quasi integralmente l’articolo<br />

F.<strong>Eugeni</strong>, Alcuni sentieri inesplorati <strong>di</strong> ricerca storica: il para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario del Morelli, academia, 1 (2006),<br />

rivista il cui <strong>di</strong>rettore responsabile F.<strong>Eugeni</strong>.<br />

2 Da non confondere con l’omonima raccolta e<strong>di</strong>ta da Sebastian Wolfe nel 1991, che contiene 14 racconti apocrifi <strong>di</strong> altri<br />

autori tra cui P. Anderson, A.Boucher, J. Dickson Carr, Mark Reynolds, R. Fish, P. Jose Farmer, S.Leacock, P.G.<br />

Woodehouse.<br />

3 Questo intero capoverso è ripreso dall’introduzione dei volumi: F.<strong>Eugeni</strong>-L.Marchetti (a cura <strong>di</strong>), Sherlock Holmes “il<br />

grande detective internazionale”, vol. I,II – Panfilus ed., Iasi (Romania), 2002. L’opera è esaurita ma è reperibile in<br />

www.apav.it ed è scaricabile.<br />

4 M. Sheppard, Sherlock Holmes e il caso del dottor Freud, avverbi ed, Roma, 2002.<br />

5 A.Lecaye, Marx e Sherlock Holmes, Lucarini Ed., Roma, 1987.<br />

6 M.Bal<strong>di</strong>ni, Karl Popper & Sherlock Holmes, Armando Ed, Roma, 1998.<br />

7 Le gran<strong>di</strong> opere che citiamo sono: W.Baring Gould, The annotated Sherlock Holmes, C.N. Potter Inc., N.Y. 1967 (2 voll<br />

per un totale <strong>di</strong> 1500 pagine <strong>di</strong> grande formato ed e<strong>di</strong>zione pregiata), R.B.De Wall, The world Bibliography of Sherlock


Holmes and Dr. Watson, Bramhall House, N.Y.1974, J. Van Herp, Harry Dickson, Le Sherlock Holmes american (étude<br />

de J.Van Herp, vol. 32-33, RectoVerso Ed, Bruxelles, 1983.<br />

8 V. Ferroni, La massoneria settecentesca in Piemonte e nel Regno <strong>di</strong> Napoli, Il Viesseux (4) 11,(1991), 103-130.<br />

9 M. Bloch, Apologia della storia o mestiere dello storico, Torino 1975.<br />

10 E.Carruccio, Matematica e Logica nella storia e nel pensiero contemporaneo, Gheroni, Torino, 1958<br />

11 T.A.Sebeok, One, Two, Three … Uberty, in Il segno dei tre (a cura <strong>di</strong> Eco e Sebeok), Bompiani, 1983.<br />

12 T.S.Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino (1969), p.10.<br />

13 Voltaire, Za<strong>di</strong>g ed altri racconti filosofici, Feltrinelli, Milano, 1994.<br />

14 G. Morelli (Ivan Lermolieff), Della pittura italiana. Le gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Stu<strong>di</strong><br />

storico critici. Milano, 1897. (5) G. Morelli (Ivan Lermolieff), Della pittura italiana. Le gallerie Borghese e<br />

Doria Pamphili in Roma, Stu<strong>di</strong> storico critici. Milano, 1897.<br />

15 La voce enciclope<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> E.Castelnuovo: Attribution in Enciclope<strong>di</strong>a Universalis (vol. II pg.782),1968. ove<br />

appare l’interessante paragone. In A.Hauser, . Lae Teoria dell’arte,Torino, 1969,. appare un paragone tra i<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> un detec-tive, i meto<strong>di</strong> alla Freud e i meto<strong>di</strong> alla Morelli.<br />

16 E. Cortellini-F.<strong>Eugeni</strong>-G.<strong>Eugeni</strong>-R.Mascella, Epistemologia e fondamenti dell’Informatica nella Società delle<br />

Comuni -ca zioni. L’uomo-macchina e il para<strong>di</strong>gma cooperativo, Quaderni <strong>di</strong> Ratio Math. 2, Teramo, 2000 in<br />

www.apav.it voce Ratio Mathematica.<br />

17 Si veda: Carlo Ginsburg, Spie.Ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> un para<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario, in Crisi della ragione (a cura <strong>di</strong><br />

C.Gargani), Einau<strong>di</strong>1979. Ve<strong>di</strong> anche in: Il segno dei tre (a cura <strong>di</strong> Eco e Sebeok), Bompiani, 1983.<br />

18 Si veda come applicazione: F.<strong>Eugeni</strong>, Lavori preparatori per il processo Cagliostro, E<strong>di</strong>mai 1995 e l’appen<strong>di</strong>ce<br />

al volume: F.<strong>Eugeni</strong>-Edoardo Ruscio, Carlo Forti, ingegnere sul campo, E<strong>di</strong>lgrafital Teramo, 2005.

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