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S O M M A R I O S O M M A R I O<br />
ottobre/dicembre 2<strong>00</strong>0<br />
R<br />
nostrum<br />
In copertina: la banchina del porto di Stintino<br />
durante la Regata della Vela Latina.<br />
<strong>Mare</strong> <strong>Nostrum</strong> Sardegna nautica rivista trimestrale di nautica della Sardegna<br />
Anno II numero 4<br />
Ottobre/dicembre 2<strong>00</strong>0<br />
Registrazione Tribunale di Sassari n° 360 del 10 Marzo 1999<br />
Redazione: via P. Iolanda 77, 071<strong>00</strong> Sassari<br />
Tel. 0335 404630 Fax 079 295570<br />
E-mail: lettori@marenostrum.it<br />
Editore:<br />
<strong>Mare</strong> <strong>Nostrum</strong> Editrice<br />
di Simone Poddighe<br />
via P. Iolanda 77, 071<strong>00</strong> Sassari<br />
Tel. 0335 404630 Fax 079 295570<br />
30<br />
38<br />
42<br />
48<br />
56<br />
60<br />
64<br />
66<br />
70<br />
CENTO LEGNI ALLA CLASSICA DEL<br />
MEDITERRANEO<br />
di Antonio Mannu<br />
ZIO PEPPE<br />
di Paolo Ajello<br />
L’EPOCA DEGLI EX VOTO<br />
di Wally Paris<br />
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di Giampiero Dore<br />
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di Antonio Mannu<br />
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82<br />
86<br />
CAMPIONATO ITALIANO 420<br />
di Sergio Casano<br />
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MEETING E CAMPIONATO ZONALE ORI-<br />
STANO<br />
di Paolo Ajello<br />
Direttore Editoriale<br />
Simone Poddighe<br />
Direttore responsabile<br />
Graziano Cesaraccio<br />
La <strong>Mare</strong> <strong>Nostrum</strong> Editrice ringrazia:<br />
Alberto Ruiu<br />
Antonio Ruju<br />
Claudio Triglia<br />
Filippo Sanna<br />
Giampiero Dore<br />
Gianluca Manca<br />
Luigi Scotti<br />
Mauro Carta<br />
Menico Manca<br />
Paolo Ajello<br />
Paolo Pintus<br />
Pierfranco Fois<br />
Piero Ajello<br />
Sergio Casano<br />
Vittore Mannazzu<br />
Wally Paris<br />
Stampa: Stampacolor Muros (SS)<br />
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1° TROFEO ENTE GIULIANO DI SARDE-<br />
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10° TROFEO TURRITANO<br />
BIG GAME A DRIFTING<br />
di Alberto Ruiu<br />
R U B R I C H E<br />
11 EDITORIALE<br />
13 NAVIGANDO<br />
92 PAGINE DI MARE<br />
93 CIRCOLI E ASSOCIAZIONI<br />
95 ABBONAMENTI<br />
Naviga in internet<br />
www.marenostrum.it<br />
<strong>Mare</strong> <strong>Nostrum</strong><br />
viene distribuito<br />
nelle edicole della<br />
Sardegna o in<br />
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Crediti fotografici<br />
Antonio Mannu Copertina, 15,27,30-36,60-<br />
64,66-69,74-79<br />
Sandro Re 18,21,22,24,25,70-72,82-85<br />
Paolo Ajello 17,23,38-41,86,87,93<br />
Giampiero Dore 42-55<br />
Alberto Ruiu 91<br />
A.Deschamps (Expression media, Paris) 88<br />
Disegni<br />
Filippo Sanna 69<br />
David Meloni 41,37<br />
8 9<br />
88<br />
90<br />
91<br />
Questo periodico é<br />
associato alla Unione<br />
Stampa Periodica<br />
Italiana
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E D I T O R I A L E<br />
Anche quest’anno la regata della vela latina di Stintino<br />
si è conclusa con una grande partecipazione di pubblico<br />
e una flotta sempre più numerosa di imbarcazioni<br />
in gara. La vittoria della lancia carlofortina Francesca, timonata<br />
con entusiasmo dalla giovanissima Francesca Napoli,<br />
è la conferma di una tradizione marinara che si rinnova e<br />
cresce.<br />
<strong>Mare</strong> nostrum ha seguito la manifestazione in un piccolo<br />
stand che presto si é trasformato in un luogo di ritrovo per<br />
gli appassionati di mare. In particolare vogliamo ricordare<br />
gli amici dell’equipaggio di Eos che hanno improvvisato la<br />
scena di un improbabile ritrovamento di un antico fenicio<br />
disperso a bordo di un “fassoi”. Al grido di “Continentali,<br />
venite a vedere l’ultimo fenicio” hanno allegramente incitato<br />
i turisti a scoprire la bellezza selvaggia della nostra isola e la<br />
sua storia.<br />
Chi viene a visitare la Sardegna, infatti, desidera principalmente<br />
godere del mare e della natura ma non può non sentire<br />
il fascino di questo luogo mitico e leggendario. Già i<br />
viaggiatori di fine ottocento, sbarcati sull’isola per esplorare<br />
un luogo estraneo allo sviluppo culturale europeo, si imbattevano<br />
in una cultura autonoma e sconosciuta. Al centro del<br />
mediterraneo i sardi avevano elaborato un proprio percorso<br />
che solo più tardi é stato assorbito dalla cultura europea del<br />
‘9<strong>00</strong> grazie alle opere di scrittori e pittori quali, in particolare,<br />
Grazia Deledda e Giuseppe Biasi.<br />
Oggi più di allora é importante valorizzare questa cultura;<br />
cultura che proviene da un sapere antropologico che i sardi<br />
hanno sviluppato nei secoli.<br />
“Continentali, venite a vedere l’ultimo fenicio”.<br />
Simone Poddighe
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N A V I G A N D O<br />
CAPITANERIA DI PORTO<br />
Concluso il grande esodo dei turisti, che anche quest’estate<br />
hanno preso d’assalto le spiagge e le località<br />
marine della Sardegna, alla Direzione Marittima della<br />
Sardegna, che ha coordinato la marina organizzativa, si<br />
fanno i primi consuntivi della stagione. A tracciarli è Antonio<br />
Pagliettini, Comandante della capitaneria di porto<br />
di Cagliari e direttore marittimo della Sardegna. “Il bilancio<br />
non è negativo – dice Pagliettini – nonostante sia<br />
notevolmente aumentato il flusso turistico nelle coste<br />
sarde. Il numero dei morti in mare è diminuito rispetto<br />
all’anno scorso, grazie soprattutto ad una maggiore sorveglianza<br />
in alcune spiagge a rischio dove prima non vi<br />
erano postazioni. Per la prima volta, quest’ultima estate, le<br />
postazioni sono state potenziate dai volontari della Guardia<br />
Costiera Ausiliaria, che hanno dato un grande contributo<br />
alle operazioni “Spiagge sicure” e “<strong>Mare</strong> d’amare”<br />
che si sono protratte sino alla fine di Agosto”.<br />
Le campagne promosse dalle Capitanerie sembra stiano<br />
dando pian piano dei frutti per quanto riguarda il rispetto<br />
dell’ambiente marino.<br />
“In effetti, c’è stata una sensibilizzazione nei confronti<br />
dell’ambiente rivolta soprattutto ai giovani: basti pensare<br />
che poco prima dell’estate sono stati effettuati ben ventidue<br />
incontri nelle scuole e quaranta manifestazioni di<br />
pulizia delle spiagge e fondali marini in tantissimi porti<br />
turistici. Iniziative che hanno coinvolto diverse associazioni<br />
di volontari e la Guardia Costiera Ausiliaria, che sta<br />
ormai raggiungendo la piena operatività”.<br />
Per la prima volta, in Sardegna c’è stata un’ordinanza balneare<br />
unica: il turista, sia di Stintino che di Villasimius,<br />
doveva rispettare le stesse regole, uguali in tutta l’isola.<br />
“ E’ stato un successo riuscire ad avere una legislazione<br />
unica. La Sardegna si è rivelata all’avanguardia: in nessun<br />
altra parte d’Italia si è riusciti a mettersi d’accordo con<br />
tutti i presidi, come è avvenuto appunto nella nostra<br />
isola”.<br />
Quest’anno molte violazioni sono state depenalizzate. E’<br />
stato un vantaggio per i cosiddetti cafoni della spiaggia?<br />
“La legge è diventata molto più rigida ed è prevalso il<br />
buon senso del cittadino. Giocare a racchettoni o a pallone,<br />
portare un cane sulla spiaggia poteva costare una<br />
multa salatissima, fino a sei milioni. Sanzioni senz’altro<br />
sproporzionate che hanno fatto anche da deterrente,<br />
scoraggiando comportamenti che violavano l’ordinanza.<br />
Il nostro compito, tuttavia, non era reprimere ma fare<br />
anche opera di convincimento. Il cittadino che veniva<br />
disturbato in spiaggia , comunque poteva comporre il<br />
1530, il numero blu che fa intervenire rapidamente i<br />
nostri uomini”.<br />
L’estate del 2<strong>00</strong>0 è da ricordare anche per la campagna<br />
di sensibilizzazione con il pieghevole “Sardegna, un mare<br />
di tranquillità”.<br />
“Finalmente siamo riusciti, con la collaborazione del Consiglio<br />
Regionale, a distribuirlo in tutte le spiagge e approdi<br />
della Sardegna, compresi porti ed aeroporti, dove sono<br />
sbarcati i turisti. Una sorta di vademecum, di decalogo<br />
dei comportamenti del turista, che indica soprattutto le<br />
regole del buon senso, per quanto riguarda la balneazione,<br />
la nautica e la subacquea”.<br />
Sergio Casano<br />
STOP ALL’ITTICOLTURA DA<br />
SPIAGGIA<br />
Il Tribunale Amministrativo Regionale, al quale si erano<br />
rivolti gli amministratori dei comuni di Palau e Santa<br />
Teresa, hanno stabilito che le autorizzazioni regionali e<br />
la concessione a favore della società Arcipelago Itticoltura,<br />
volte a permettere la creazione di un impianto di<br />
itticoltura intensiva a Porto Liscia. Una lunga striscia di<br />
sabbia bianca situata nei pressi della foce del fiume Liscia<br />
una delle spiagge più belle del Nord Sardegna. L’impianto<br />
avrebbe dovuto avere un’estensione di dieci ettari, da 60<br />
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N A V I G A N D O<br />
a 90 vasche galleggianti suddivise in tre pennelli paralleli<br />
muniti di camminamenti ed elementi mobili di collegamento,<br />
una piattaforma di servizio di 360 mq. con un’<br />
avannottiera a terra, e produzione stimata di 4<strong>00</strong>0-5<strong>00</strong>0<br />
quintali annui di orate e spigole. Il costo annuo della<br />
concessione? Ridicolo: 5<strong>00</strong>.<strong>00</strong>0 lire. A quanto pare il TAR<br />
ha cassato il progetto perché il nulla osta rilasciato a suo<br />
tempo dalla Capitaneria di Olbia, competente per quel<br />
territorio, si riferiva ad un altro tratto di mare, situato<br />
nella vicina baia di Porto Pozzo. Con estrema disinvoltura,<br />
a quanto pare, il luogo in cui realizzare l’impianto era<br />
cambiato durante l’ iter burocratico e amministrativo. Per<br />
questo il TAR ha decretato l’ illegittimità del tutto. Con<br />
grande soddisfazione dei sindaci dei due comuni, della<br />
Comunità Montana, di numerosi cittadini e dei membri<br />
del Comitato Salvaguardia La Sciumara (com.sciumara@<br />
tiscalinet.it). Ma non bisogna abbassare la guardia anche<br />
perché quello degli impianti di itticoltura é un problema<br />
grosso. Vi sono problemi, ancora oggetto di studi, per ciò<br />
che riguarda lo smaltimento dei rifiuti organici dei pesci<br />
allevati e la dispersione dei mangimi. Sotto un impianto<br />
di itticoltura una spessa coltre di sedimenti provenienti<br />
dall’impianto distrugge la vita della sottostante porzione<br />
di fondo marino. Pare che realizzando impianti di<br />
dimensioni modeste ed attivando una catena biologica<br />
di almeno parziale smaltimento dei residui organici e dei<br />
mangimi, sarebbe possibile contenere e quasi annullare<br />
gli effetti negativi di questo tipo di impianti. Unico svan-<br />
taggio. Minori profitti. Ma non sempre il maggior profitto<br />
può essere la ragione per cui si fanno le cose in un certo<br />
modo.<br />
Antonio Mannu<br />
CARRETTE DEL MARE<br />
Venerdì 7 settembre alle 06.45 la motonave EuroBulcker<br />
IV si é incagliata su una secca di fronte a Porto Scuso,<br />
in mezzo al canale che separa la Sardegna dall’isola di<br />
S.Pietro. La nave trasportava 17.2<strong>00</strong> tonnellate di carbone<br />
destinato alla centrale Enel di Porto Vesme. Sulla<br />
causa del disastro si sono diffuse molte voci: che la<br />
carta nautica a disposizione del comandante Kostantin<br />
Djadkov, ucraino di 41 anni, poi arrestato con l’accusa<br />
di disastro colposo, fosse la carta generale del tirreno<br />
centrale; che la nave abbia imboccato il canale senza<br />
attendere l’intervento del rimorchiatore e del pilota;<br />
che vi siano state negligenze anche a terra. Resta il fatto<br />
che, durante una notte di bufera, una nave é andata in<br />
secca, degli uomini hanno rischiato la vita, centinaia di<br />
quintali di gasolio si sono riversati in mare e il carico è<br />
ancora da recuperare, come il relitto. Si poteva evitare?<br />
Probabilmente si. Come si potrebbe evitare, con norme<br />
adeguate e fatte rispettare, che navi cisterna e petroliere<br />
lavino le sentine a mare, come pare sia accaduto<br />
N A V I G A N D O<br />
di recente al largo della Costa Smeralda. Basterebbe far<br />
obbligo alle navi, una volta scariche, di pulire le sentine in<br />
modo controllato e in modo che i reflui possano essere<br />
adeguatamente smaltiti prima che la nave riprenda il<br />
mare. Pare sia così negli Stati Uniti, ed anche in altri<br />
paesi. L’incidente riporta drammaticamente d’attualità la<br />
necessità di impedire che navi che trasportano carichi<br />
pericolosi transitino attraverso le Bocche di Bonifacio.<br />
Ma questo, pur se importante, non basta. E il mare tutto<br />
che va salvaguardato. Gli strumenti ci sono o si possono<br />
creare, basta volerlo. Basta non accettare più che navi<br />
non sicure possano transitare nei porti italiani. Esser<br />
severi con chi, dal comandante di una nave al pilota di un<br />
porto, non svolge in modo rigoroso le proprie incombenze.<br />
Varare e far rispettare le norme che servano a<br />
salvaguardare l’ambiente.<br />
Antonio Mannu<br />
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16<br />
N A V I G A N D O<br />
WIND CUP<br />
Le acque del Poetto come quelle di Auckland. Per otto<br />
giorni, dal 21 al 28 agosto, nello specchio di mare della<br />
“VI fermata” della spiaggia cagliaritana, oltre ottocento<br />
persone hanno sognato le imprese di Luna Rossa. Grazie<br />
alla Wind Cup 2<strong>00</strong>0, infatti, i frequentatori del Poetto e<br />
gli aficionados della tintarella, hanno provato l’emozione<br />
dei match races ( uno contro uno ), la spettacolare<br />
formula adottata in Nuova Zelanda, nell’ultima edizione<br />
della coppa America, la regata più antica del mondo.<br />
Per poter partecipare e sognare le imprese di Francesco<br />
De Angelis e compagni, è bastato compilare un coupon<br />
disponibile nel “beach stadium” del Poetto ( di fronte<br />
all’ippodromo ) che veniva poi sorteggiato dagli organizzatori<br />
per formare ogni giorno gli equipaggi capeggiati da<br />
tre skipper al timone delle imbarcazioni: Andrea Cittadini,<br />
Luca Pelosio e Andrea Barbera. Tre velisti con alle spalle<br />
diverse regate e maratone sul mare, come il giro d’Italia<br />
di Cino Ricci, che hanno insegnato agli improvvisati equipaggi<br />
le basi dei primi segreti dell’andar per mare, prima<br />
in un mini corso in spiaggia, poiin barca durante una vera<br />
e propria regata su un percorso a bastone con la formula<br />
del match race.<br />
A disposizione degli aspiranti velisti due Tom 28, imbarcazioni<br />
di circa otto metri e mezzo, che su scala hanno<br />
tutte le caratteristiche tecniche delle sorelle maggiori<br />
della coppa America. Due scafi molto maneggevoli,<br />
dotati di una randa di 22 metri quadri, di un genoa di<br />
15 e di uno spinnaker di 55, che hanno trovato subito<br />
il consenso di tantissimi giovani, i quali hanno fatto la fila<br />
per riuscire ad essere estratti e poter poi partecipare<br />
ai match races; “Sinceramente, non ci aspettavamo un<br />
successo di queste dimensioni – dice Susanna Molon,<br />
responsabile delle pubbliche relazioni della Wind Cup<br />
– anche se la gente non ha dimenticato le notti magiche<br />
di Luna Rossa, che in primavera ha tenuto svegli milioni<br />
di italiani. I cagliaritani, insomma, hanno scoperto la vela<br />
e gli avvincenti match races sentendosi per circa un’ora<br />
(tanto durava ogni regata) degli skipper. La formula ha<br />
funzionato e torneremo sicuramente anche la prossima<br />
estate”.<br />
La Wind Cup 2<strong>00</strong>0 è approdata a Cagliari dopo aver toccato<br />
altre cinque città italiane: Civitanova Marche, Ostia,<br />
San Benedetto del Tronto, Fregene, Sabaudia. La manifestazione,<br />
che ha preso il via il 24 giugno, si è conclusa nella<br />
spiaggia di Pescara il 24 settembre.<br />
Sergio Casano<br />
N A V I G A N D O<br />
LA MORTE DI FRANCO<br />
FOSSA GRANDE APPASSIO-<br />
NATO DELLA VELA E DEL<br />
MARE<br />
Franco Fossa se ne è andato, ha deciso di lasciarci e la notizia<br />
è arrivata come uno schiaffo sul viso di chi lo aveva<br />
visto, ancora pochi giorni prima, godere del mare, del vento<br />
e della compagnia degli amici sulla barca sulla quale era<br />
ormai da anni protagonista del circo della vela latina, la<br />
Francesca - Asinara Libera. Proprio nell’equipaggio più allegro<br />
e spensierato, è arrivata una tragedia così inaspettata e<br />
incomprensibile. L’Asinara continuerà a veleggiare ma l’allegria<br />
non sarà più la stessa. Abbiamo chiesto un ricordo<br />
a Giancarlo Acciaro, amico di Franco e armatore di Asinara<br />
Libera. (p. a.)<br />
Il soffio di una brezza amica.<br />
Era una giornata d’estate. Il risveglio da una notte passata<br />
tra insonnia e curiosità’: una liberazione!<br />
La quiete notturna attira le aspettative del giorno che sta<br />
per arrivare. Il nervosismo invade la normale vita di un<br />
uomo d’esperienza che tutte le volte prova delle sensazioni<br />
irripetibili e non comuni nella vita quotidiana: e’ il<br />
giorno della regata.<br />
Ogni cosa programmata nei giorni precedenti e’ da rifare:<br />
il ghiaccio non arriva, le cime non vanno bene, l’equipaggio<br />
tarda, la confusione e’ nell’aria.<br />
La tensione aumenta scoprendo il carattere dei nostri<br />
compagni d’avventura che sembrano trasformati da<br />
questo evento.<br />
Gli equipaggi sono eccitati, ma ognuno: timonieri, tattici,<br />
marinai, armatori e zavorre, nascondono la verità’. La<br />
verità’ e’ vincere.<br />
Questa grande esperienza, quella di vincere, che ogni<br />
giorno dell’anno si rinnova negli incontri, nelle letture di<br />
cronache di regate e che ci tiene in allenamento aspettando<br />
la data della sfida.<br />
Eccola la sfida. Si lasciano gli ormeggi, la concentrazione<br />
si fa spazio, gli uomini ritrovano le proprie conoscenze, le<br />
proprie esperienze marinare. A bordo si respira aria di<br />
regata: le manovre sono automatiche, gli sguardi ordini, il<br />
controllo degli avversari vangelo.<br />
Tutto e’ ormai vero, tutto e’ vita. Si parte finalmente.<br />
L’imbarcazione comincia a rispondere alle sollecitazioni<br />
delle manovre di mani esperte che cazzano e lascano<br />
scotte e drizze; regolano fiocchi e rande che sembrano<br />
rispondere a rumori e vibrazioni dello scafo. Equipaggio e<br />
imbarcazione sono un’unica armonia. Sembrerebbero da<br />
sempre integrati uno con l’altra per vincere il vento, per<br />
vincere il concorrente, per vincere la sfida.<br />
Le boe sono in lontananza, il vento non ci aiuta, la stanchezza<br />
comincia a subentrare all’entusiasmo, l’equipaggio<br />
comincia a sbandare. Qualcuno pensa già’ a ritirarsi, ma<br />
e’ difficile convincere tutti. Lo spirito di corpo, la convinzione<br />
di potercela fare, recuperano anche chi per un<br />
istante vorrebbe abbandonare ed ecco che una leggera<br />
brezza che sembra aver sentito le nostre invocazioni, ci<br />
viene in aiuto facendo rivibrare l’entusiasmo e restituendoci<br />
più forza e coraggio.<br />
E’ cosi’ via, più’ carichi di prima, più’ agguerriti di prima, per<br />
concludere la sfida, per vincere.<br />
Finalmente si taglia il traguardo: non siamo primi.<br />
La sfida forse non era vincere, ma il confronto con gli<br />
altri, il confronto con la natura, la forza di esistere in<br />
mezzo agli altri con i propri mezzi, le proprie capacita’<br />
e la propria umiltà’ per poter apprendere e migliorarsi.<br />
Vivere.<br />
Franco era uno di noi, un marinaio regatante, ma soprattutto<br />
un amico disponibile ed altruista. Forte da poter<br />
imporre il suo volere, ma umile nell’accettare il parere<br />
degli altri. Questo era Franco, con il suo sorriso e la<br />
sua stazza che rassicurava tutti e che ci incoraggiava ad<br />
andare avanti.<br />
Mai ultimo nel tendere la mano, mai ultimo nel capire gli<br />
altri.<br />
Però Franco, questa volta ha voluto regatare da solo: il<br />
vento e’ calato, la stanchezza e’ aumentata, uno sbandamento<br />
ed il traguardo si e’ fatto più’ lontano, gli altri sembravano<br />
più’ bravi e veloci. Imprendibili.<br />
Neppure un soffio di quella flebile brezza amica. Non<br />
abbiamo sentito le sue invocazioni, le sue speranze e non<br />
abbiamo potuto rispondere.<br />
Così Franco si e’ ritirato. Così Franco ha abbandonato la<br />
sfida. Cosi’ tutti noi ci sentiamo sconfitti.<br />
Giancarlo Acciaro<br />
17
18<br />
N A V I G A N D O<br />
DRAGONI CAGLIARITANI IN<br />
SVEZIA<br />
Il tam- tam del dragone sardo varca il Tirreno e si fa sentire<br />
anche in Europa.<br />
L’imbarcazione porta colori del Team Kayak Sardegna,<br />
dopo aver sfiorato il podio ai Tricolori che si sono disputati<br />
lo scorso luglio a Roma, ha vinto clamorosamente a<br />
Malmoe, in Svezia, due titoli europei, conquistando anche<br />
un terzo posto. L’equipaggio cagliaritano “ targato” Quattro<br />
Mori si è imposto nella categoria Open Juniores sulla<br />
distanza dei 250 e 5<strong>00</strong> metri, precedendo squadre blasonate<br />
come la Germania e il Regno Unito, dove la disciplina<br />
del “dragon boat” è molto diffusa. Il dragone isolano,<br />
con un team composto da diversi canoisti dell’ Istituto<br />
Nautico Buccari di Cagliari, era all’esordio di una<br />
competizione internazionale. “ I ragazzi sembravano dei<br />
veterani – spiega Giorgio Carboni, presidente del Team<br />
Kayak Sardegna- tanto da non risentire il confronto con<br />
quotatissimi avversari di grande tradizione, che con il dragone<br />
pagaiano da anni. Non ci aspettavamo un successo<br />
così clamoroso con la conquista di due medaglie d’oro e<br />
una di bronzo”.<br />
I ventidue protagonisti dell’Europeo sono approdati in<br />
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Svezia dopo essersi allenati per circa un mese, tra luglio e<br />
agosto, nel mare prospiciente la spiaggia del Poetto, dove<br />
il rumore del tamburino che dà il ritmo ai pagaiatori ha<br />
suscitato la curiosità e l’interesse dei bagnanti, che per la<br />
prima volta hanno visto sfilare il dragone: “ Per la maggior<br />
parte delle persone è stata non solo una novità – conclude<br />
Giorgio Carboni – ma anche una nota di colore di<br />
quest’ultima calda estate al Poetto, dove il dragone si è<br />
incrociato con le barche a vela”.<br />
Il dragone è una canoa di origine cinese, con a prua e a<br />
poppa, rispettivamente la testa e la coda di un drago, di<br />
circa dodici metri. A condurla è un equipaggio composto<br />
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Alcuni Dragon Boat nel canale di Malmoe, in Svezia, durante i campionati europei.<br />
da ventidue elementi, al quale dà il ritmo a colpi di tamburo<br />
il capo voga. In Sardegna è approdato per la prima<br />
volta quest’anno, lo scorso maggio, in occasione della<br />
prima edizione del Festival dei Dragon Boat, che ha avuto<br />
come scenario il canale di Terramaini, che costeggia le<br />
saline e lo stagno di Molentargius, tra Cagliari e Quartu.<br />
Al Campionato europeo di Dragon Boat, che si è disputato<br />
nel canale di Malmoe dal 12 al 13 agosto, hanno partecipato<br />
nove nazioni: Svezia, Polonia, Olanda, Norvegia,<br />
Germania, Russia, Danimarca, Inghilterra e Italia.<br />
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IL LANCIO DI UNA SFIDA<br />
La SFIDA 2<strong>00</strong>0 è una manifestazione<br />
velica con regate match race che sarà<br />
lanciata dallo Yacht Club Alghero, tra un suo portacolori<br />
e il vincitore di una selezione tra gli equipaggi non<br />
professionisti dei club che aderiranno alla manifestazione.<br />
La squadra defender dello Yacht Club Alghero incontrerà<br />
lo sfidante in una serie di 7 regate.<br />
Lo sfidante sarà il vincitore degli scontri fra club, dopo<br />
una selezione articolata in tre fasi: un girone all’italiana,<br />
uno scontro fra i primi quattro classificati, una finalissima<br />
tra i primi due al meglio di 7 regate. Saranno accettate<br />
le prime 8 iscrizioni di club sfidanti che perverranno e<br />
saranno perfezionate entro il 30 ottobre prossimo. L’organizzazione<br />
si riserva la facoltà di altri due inviti.<br />
Le squadre di circolo dovranno essere formate da un<br />
equipaggio di 5 atleti. All’atto dell’iscrizione dovranno<br />
essere indicati i nomi di tutti gli atleti (massimo 10), compresi<br />
skipper e riserve. Tutti dovranno essere tesserati dal<br />
circolo sfidante. Il peso dell’equipaggio dovrà essere contenuto<br />
tra 370 e 4<strong>00</strong> chilogrammi, non potranno essere<br />
sostituiti piu’ di quattro concorrenti oltre allo skipper di<br />
riserva, previa comunicazione e approvazione della Giuria<br />
e del Comitato Organizzatore.<br />
Lo skipper, o la sua riserva, dovrà corrispondere al timoniere<br />
in regata e sarà identificato come il comandante<br />
della squadra, sarà l’unico responsabile a tutti gli effetti<br />
nei confronti dell’Organizzazione, sia dell’imbarcazione<br />
assegnata che della sua condotta, anche durante l’allenamento.<br />
Il periodo della manifestazione sarà compreso da<br />
novembre 2<strong>00</strong>0 a aprile 2<strong>00</strong>1, a domeniche alterne.<br />
Lo Yacht Club Alghero, armatore di quattro imbarcazioni<br />
ARC, monotipo di 10 metri, progettate espressamente<br />
per le regate “match race”, le metterà a disposizione delle<br />
squadre dei club che accetteranno la SFIDA 2<strong>00</strong>0.<br />
Il briefing, sarà obbligatorio per tutti gli skipper, titolari<br />
e riserve, sarà tenuto da un giudice Umpire Nazionale.<br />
Nell’occasione sarà illustrata la modalità di utilizzo delle<br />
imbarcazioni, compresi i divieti vigenti che dovranno<br />
essere osservati nell’utilizzo delle imbarcazioni.<br />
E’ previsto un deposito cauzionale. Le quote di iscrizione<br />
saranno diverse tra le squadre con o senza sponsor. In<br />
quest’ultima eventualità sarà a disposizione delle squadre<br />
un ampio spazio sulla Randa dove potrà essere applicato<br />
il marchio dello sponsor. Particolari agevolazioni sono<br />
previste per le squadre e i propri supporter che soggiorneranno<br />
ad Alghero.<br />
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Hanno già anticipato il loro gradimento: Angelo Corrias<br />
da Cagliari, Angelo Usai da Olbia, Mariolino DiFraia dalla<br />
Maddalena, Peppino Murgia da Porto Rotondo, Luigi<br />
Scotti da Stintino.<br />
Nei giorni precedenti la prima prova si scontreranno<br />
gli aspiranti defender dello Yacht Club Alghero, questa<br />
potrebbe essere un’occasione per tutti gli interessati<br />
alla SFIDA 2<strong>00</strong>0 per approfondire i contatti. Per<br />
informazioni rivolgersi alla Segreteria dello Yacht Club<br />
Alghero 079 952074 fax 079 986669 e-mail<br />
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IL CALENDARIO DI MASSIMA<br />
1. 26 NOVEMBRE 2<strong>00</strong>0<br />
2. 10 DICEMBRE<br />
3. 07 GENNAIO 2<strong>00</strong>1<br />
4. 04 FEBBRAIO<br />
5. 18 FEBBRAIO<br />
6. 04 MARZO<br />
7. 18 MARZO<br />
8. 01 APRILE<br />
9. 08 APRILE<br />
10. 15 APRILE<br />
MOTONAUTICA A CAGLIARI<br />
La tradizione non è stata rispettata. Nel Gran Premio del<br />
Mediterraneo ( valido come sesta tappa del campionato<br />
mondiale di formula 1 Inshore di motonautica ), che si è<br />
disputato a Cagliari l’1 e il 2 luglio, Guido Cappellini non è<br />
riuscito a salire sul podio, dopo due successi consecutivi<br />
conquistati nelle edizioni del 98 e del 99. ad impedire il<br />
tris al pilota comasco, diventato un beniamino del pubblico<br />
sardo appassionato di motonautica, è stato il suo<br />
eterno rivale, l’americano Scott Gillman, che si è aggiudicato<br />
la tappa mondiale cagliaritana davanti agli italiani<br />
Francesco Cantando e Massimo Roggiero<br />
Guido Cappellini, campione del mondo in carica, non ha<br />
concluso la gara: è stato tradido dal motore dopo tredici<br />
giri, proprio quando stava tentando di sferrare l’attacco<br />
decisivo allo statunitense Scott Gillman, protagonista di<br />
una buona partenza.<br />
Una gara emozionante, quella che ha avuto come scenario<br />
lo specchio di mare di Su Siccu ( di fronte alla scalinata<br />
della basilica di Bonaria ), gremito di folla come non<br />
mai, nonostante la contemporanea gara di automobilismo<br />
del Gran Premio di Francia e la giornata afosa. Ma i<br />
cagliaritani, dopo aver passato la mattinata al Poetto, non<br />
hanno voluto rinunciare allo spettacolo dei coloratissimi<br />
bolidi di formula uno e, nel primo pomeriggio, hanno<br />
preso d’assalto le gradinate e i moli della pineta di viale<br />
Colombo.<br />
Un vero e proprio villaggio, quello allestito a Su Siccu<br />
da Event Group, dove oltre alle tribune per il pubblico<br />
sono stati montati gazebo riservati ai numerosi sponsor<br />
e i box che hanno ospitato le scuderie dei piloti. I più<br />
visitati, quest’ ultimi, non solo dagli addetti ai lavori ma<br />
da tantissimi curiosi e appassionati di motori. Uno stand<br />
anche per la Guardia Costiera e la Direzione marittima<br />
della Sardegna che ha consentito la riuscita della manifestazione.<br />
Ancora un successo, dunque, per il circo della Formula<br />
Uno del mare che ha lasciato la Sardegna per approdare<br />
in Polonia, dove si è disputata la settima tappa. Al Gran<br />
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N A V I G A N D O<br />
Premio del Mediterraneo, organizzato da Event Group<br />
con il patrocinio dell’ assessorato allo sport del Comune<br />
di Cagliari, della Regione Autonoma, della Provincia e<br />
dell’Autorità Portuale, hanno partecipato diciotto piloti<br />
in rappresentanza di una decina di nazioni.<br />
Il campionato del mondo di motonautica si conclude<br />
a novembre ad Adu Dhabi, negli Emirati Arabi, dove si<br />
appresta a suggellare il quinto titolo iridato Guido Cappellini<br />
il quale, dopo la sfortunata tappa cagliaritana, si è<br />
riscattato a suon di vittorie.<br />
Sergio Casano<br />
Classifica della sesta tappa: 1) Scott Gillman ( Emirati<br />
Arabi ), 2) Francesco Cantando ( Italia ), 3) Massimo<br />
Roggiero (Italia ), 4) Jonathan Jones ( Gran Bretagna ), 5)<br />
Fabrizio Rocca ( Italia ).<br />
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UN GOZZO SARDO SUL<br />
LAGO DI GARDA<br />
La Fraglia Vela Desenzano, sul basso Lago di Garda è uno<br />
dei circoli nautici più titolati d’Italia, regno di campioni<br />
del calibro di Bruno Fezzardi ed Oscar Tonoli, e attivissimo<br />
nel campo delle classi olimpiche e dei fantascientifici<br />
classe libera gardesani. Sulle sue banchine staziona<br />
una parata permanente di modernissimi e lucidi scafi da<br />
regata, in un trionfo di tecnologia velica. Al molo però c’è<br />
anche una barca proveniente da lontano che contrasta<br />
decisamente con la flotta circostante. Si tratta della “Maddalena”,<br />
un vero gozzo sardo armato a vela latina originario<br />
proprio dalla zona della Maddalena e ormai definitivamente<br />
trapiantato sul Lago di Garda. L’hanno portato<br />
qui i coniugi Renate e Luciano Fabbri, grandi innamorati<br />
della Sardegna, dove lo acquistarono due anni fa dopo<br />
un colpo di fulmine scoccato nella rada di Cala di Volpe.<br />
“Non avrei mai pensato di poter possedere un giorno<br />
una barca” ci dice Luciano, un po’ fuor d’acqua nei panni<br />
dell’armatore di una barca tradizionale mediterranea, “ma<br />
quando l’abbiamo vista ci è piaciuto l’oggetto, così elegante,<br />
starebbe bene anche in giardino!”. E a vederla, la<br />
Maddalena, si comprende l’immediata passione: si tratta<br />
di un gozzo di sei metri, dalle linee classiche della barca<br />
da lavoro, ma molto rifinita: coperta, falche, pernaccia e<br />
timone sono un trionfo di legni pregiati tenuti perfettamente<br />
a vista dalle cure amorevoli dei coniugi Fabbri e<br />
dalla figlia Lisa. Unico problema quasi insormontabile l’armamento<br />
della vela latina e la sua conduzione; alla Fraglia<br />
Vela, fucina di campioni, provano ad aiutare i Fabbri,<br />
ma si arrendono di fronte a questa velatura così diversa<br />
dalla moderna marconi e allora, proprio grazie a <strong>Mare</strong>nostrum,<br />
Desenzano ha chiesto aiuto a Stintino, sede di<br />
una delle rarissime scuole di vela latina, quella del Circolo<br />
Nautico Torres – Yacht Club Sassari. Infatti <strong>Mare</strong>nostrum<br />
è conosciuto anche alla Fraglia Vela e con un paio di<br />
telefonate si riesce ad organizzare una veloce spedizione<br />
sul Garda. In due giorni la Maddalena è armata e naviga<br />
agilmente sulle acque del lago tra la curiosità dei velisti<br />
gardesani. Tanto è l’entusiasmo da parte dei Fabbri che<br />
ricambiano la visita venendo ad assistere alla Regata della<br />
Vela Latina di Stintino. A quando una partecipazione delle<br />
vele latine alle regate gardesane?<br />
Paolo Ajello<br />
In alto, La “Maddalena” al molo della Fraglia Vela di<br />
Desenzano sul garda.<br />
Sotto, l’inconsueto ingresso di un gozzo a vela latina nel<br />
porto di Desenzano.<br />
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N A V I G A N D O<br />
CAMPIONATI ZONALI<br />
DERIVE<br />
A cura di Sergio Casano<br />
Si sono ormai quasi conclusi tutti i campionati zonali<br />
riservati alle derive che, come nella passata stagione agonistica,<br />
si sono disputati in un solo turno. L’unico campionato<br />
a tappe e stato quello della classe olimpica Laser,<br />
che consuma l’ultima tappa, quella decisiva, il 1° ottobre<br />
a Cagliari, dove è appunto prevista l’ottava serie di regate<br />
che dovranno assegnare il titolo.<br />
FUNBOARD<br />
Il campionato sardo della tavola a vela più spettacolare<br />
ed acrobatica, che si è disputato a Cagliari in due tappe,<br />
è stato vinto da Mario Covre. Il surfista del Windsurfing<br />
Club Cagliari ha preceduto in classifica generale il compagno<br />
di circolo Arcangelo Delogu che, pur ottenendo<br />
gli stessi punti di Covre (vincitore dell’ultima regata), ha<br />
dovuto accontentarsi del secondo posto perché il regolamento<br />
premia, in caso di parità di punteggio in graduatoria,<br />
chi si aggiudica l’ultima manche. E Mauro Covre si<br />
è imposto nella regata decisiva davanti allo stesso Arcangelo<br />
Delogu e a Francesco “Cico” Natale.<br />
Classifica: 1) Mauro Covre (Windsurfing Club Cagliari), 2)<br />
Arcangelo Delogu (Windsurfing Club Cagliari), 3) Francesco<br />
Natale (Windsurfing Club Cagliari).<br />
420<br />
Sebastiano Napoli e Mauro Arca sono i nuovi campioni<br />
sardi. L’equipaggio portacolori della Lega Navale di Carloforte<br />
ha vinto il titolo a Siniscola davanti agli algheresi<br />
Giorgio Catta e Marco Fertuzzi, campioni in carica, e ai<br />
cagliaritani Gabriele Marica e Francesco Russo. Napoli e<br />
Russo hanno soffiato il titolo ai catalani grazie ai due primi<br />
ed un terzo posto fatti registrare nelle quattro prove<br />
disputate nello specchio di mare di fronte alla Caletta.<br />
Classifica: 1) Sebastiano Napoli – Mauro Arca (Lega<br />
navale Carloforte), 2) Giorgio Catta – Marco Fertuzzi<br />
(Lega Navale Alghero), 3) Gabriele Marica – Francesco<br />
Russo (Yacht Club Cagliari).<br />
470<br />
E’ giunto due volte primo al traguardo , suggellando<br />
il campionato sardo, che si è disputato nelle acque di<br />
Oristano, anche con un secondo posto tra i parziali. Così<br />
l’equipaggio cagliaritano composto da Livio Duce e Stefano<br />
Congiu ha vinto il titolo italiano della classe olimpica<br />
470. Sulla scia del tandem dello Yacht Club Cagliari i fratelli<br />
Marco e Michele Abis che, rispetto ai vincitori, hanno<br />
ottenuto una vittoria e due terzi posti. In terza posizione<br />
gli oristanesi Pierluigi Pibi e Davide Sechi, leader della<br />
deriva olimpica nella fine degli anni Ottanta.<br />
Classifica: Livio Duce - Stefano Congiu (Yacht Club<br />
Cagliari), Marco e Michele Abis (Yacht Club Cagliari),<br />
Pierluigi Pibi e Davide Sechi (Circolo Nautico Oristano).<br />
OPTIMIST<br />
A Oristano, dove si è disputato il campionato zonale, ha<br />
messo in fila tutti i più quotati avversari, aggiudicandosi<br />
tre delle quattro prove in programma. Enrico Strazzera<br />
dello Yacht Club Cagliari ha vinto così il titolo sardo della<br />
classe più piccola delle derive, utilizzate da tutte le scuole<br />
vela per insegnare i primi segreti dell’andar per mare. In<br />
classifica generale ha preceduto i suoi compagni di circolo<br />
Andrea Fancellu e Lorenzo Gemini, vincitore della<br />
prima prova della manifestazione organizzata dal Circolo<br />
Nautico Oristano. L’anno scorso Enrico Strazzera si era<br />
piazzato al secondo gradino del podio, preceduto da<br />
Corrado Pinna anch’esso dello Yacht Club Cagliari.<br />
Classifica: 1) Enrico Strazzera (Yacht Club Cagliari), 2)<br />
Andrea Fancellu (Yacht Club Cagliari), 3) Lorenzo Gemini<br />
(Yacht Club Cagliari).<br />
HOBIE CAT<br />
I cagliaritani AntonelloCiabatti e Salvatore Paderi si sono<br />
confermati campioni sardi, ribadendo la loro leadership<br />
negli acrobatici catamarani nati negli anni Settanta in California.<br />
I velisti del Windsurfing Club Cagliari (il circolo che<br />
può vantare in Sardegna la flotta più numerosa di queste<br />
imbarcazioni) hanno vinto il campionato sardo che si è<br />
disputato a Cagliari lasciandosi nella propia scia gli equipaggi<br />
composti da Roberto Caddeo e Pierpaolo Massoni,<br />
seguiti da Gabriele Loy e Stefano Castiglione. Combattutissima<br />
e molto dura la regata che ha assegnato il<br />
titolo, disputata in condizioni meteorologiche quasi proibitive<br />
: maestrale con 30 nodi.<br />
Classifica: AntonelloCiabatti - Salvatore Paderi (Windsurfing<br />
Club Cagliari), Roberto Caddeo - Pierpaolo Massoni<br />
(Windsurfing Club Cagliari), Gabriele Loy - Stefano<br />
Castiglione (Windsurfing Club Cagliari).<br />
ISOTEX<br />
N A V I G A N D O<br />
LASER<br />
Il titolo della più diffusa deriva olimpica sarà assegnato<br />
il 1° ottobre al Poetto, dove è prevista l’ultima tappa.<br />
Al comando della classifica generale svetta il cagliaritano<br />
Mario Orlich, che sembra avviarsi a conquistare il suo<br />
ventesimo successo. L’intramontabile velista dello Yacht<br />
Club Cagliari (classe 1950) precede in graduatoria, con<br />
13 punti di vantaggio, il sassarese Alessandro Masala,<br />
seguito da Filippo Masia. Il Campionato sardo della classe<br />
Laser è senz’altro quello più impegnativo: è infatti articolato<br />
in otto tappe e ha toccato tutte le località della Sardegna:<br />
Porto Rotondo, Cagliari, Carloforte, Stintino, Oristano,<br />
Arbatax e Alghero.<br />
Classifica:1) Mario Orlich (Yacht Club Cagliari), 2) Alessandro<br />
Masala (Lega Navale Alghero), 3) Filippo Masia<br />
(Lega Navale Alghero).<br />
A PORTO RAFAEL<br />
IL TROFEO FORMENTON<br />
Il 20 agosto, a Porto Rafael, si é disputata la dodicesima<br />
edizione del Trofeo Mario Formenton, una giornata di<br />
vela e di mare organizzata dallo Sporting Club Sardinia,<br />
dallo Yacht Club Costa Smeralda e dallo Yacht Club Punta<br />
Sardegna in ricordo di Mario Formenton, velista appassionato<br />
e presidente della Mondadori. Vi han preso parte<br />
una trentina di barche, divise nelle classi crociera, regata,<br />
monotipo J24 e Smeralda 888, barche classiche e vele<br />
latine. Nella classe crociera vittoria del Mascalzone Latino,<br />
seguito da La Tartaruga di Gianni Marchetti, con Giancagì<br />
di Claudio Germiniasi in terza posizione. Nella classe<br />
regata primo posto per Nafta, con Red Red Wine di<br />
Umberto Carrara in seconda posizione e Shedir di Paolo<br />
Generali al terzo posto. Tra i J 24 vittorioso Babitours,<br />
seguito da Botta Dritta e Breeze, mentre nell’altra classe<br />
monotipo partecipante, gli Smeralda 888, Giada ha avuto<br />
la meglio su Smeralda tre e Smeralda due. Infine, tra le<br />
barche d’epoca, primo posto per Famalù di Paolo Benetti<br />
e, tra le vele latine, vittoria di Miriella di Franco Degortes.<br />
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LETTERE DI VELA LATINA<br />
Al Presidente del Comitato Organizzatore<br />
della Regata della Vela Latina<br />
Gentilissimi<br />
Dopo le discussioni e le chiacchere di banchina che<br />
hanno seguito la Regata della Vela Latina di Stintino 2<strong>00</strong>0,<br />
sull’attribuzione dei compensi, il loro calcolo, nonchè sulle<br />
Regole di ammissione alla Regata, desideriamo esprimere<br />
alcune nostre brevi considerazioni, perché a nostro<br />
modesto avviso è necessario che siano forniti dei chiarimenti<br />
inequivocabili da parte degli organi competenti<br />
che rappresentate.<br />
Il rispetto dei principi, prima ancora delle regole, che<br />
sono esposti quali fondamentali dovrebbero essere la<br />
linea guida da seguire nella manifestazione stintinese,<br />
ovvero “la preservazione del patrimonio storico, culturale<br />
ed estetico costituito dalle imbarcazioni tradizionali a Vela<br />
Latina d’Epoca e Classiche è assolutamente preminente.<br />
Questi giusti principi sembrano ormai divenuti derogabili,<br />
considerato il continuo evolversi degli scafi partecipanti<br />
e delle loro armature, pertanto un nuovo sistema di valutazione<br />
dovrebbe essere preso in considerazione per le<br />
prossime edizioni, affinché l’aspetto storico riprenda la<br />
sua rilevanza su quello agonistico.<br />
La stesura di una classifica prevede che i metodi di handicap<br />
assegnati alle imbarcazioni partecipanti, nel caso in<br />
cui una regata si disputi in tempo compensato sia assolutamente<br />
neutro ed inequivocabile, ed i relativi controlli<br />
di veridicità sulle caratteristiche dichiarate. Quanto accaduto<br />
quest’anno ha lasciato troppi dubbi, alimentando<br />
non poche perplessità circa il metodo ed il calcolo dei<br />
compensi. Il ritorno a dei sistemi più semplici e comprensibili,<br />
per esempio dei nuovi raggruppamenti delle classi,<br />
sia per la lunghezza al galleggiamento con alcuni correttivi<br />
secondo la superfice, il taglio ed il materiale delle vele,<br />
ed anche un’ulteriore suddivisione in barche d’epoca e<br />
ricostruzioni o nuovi scafi.<br />
Per concludere auspichiamo l’emanazione di norme certe<br />
e tempestive, per evitare che gli armatori osservanti delle<br />
regole non si trovino a confrontarsi in regata con quelli<br />
che dei regolamenti fanno una più elastica interpretazione.<br />
In particolare: Rapporto massimo ammesso per la vela<br />
ed applicazione corretta delle formule della Lunghezza<br />
Teorica di Stazza.<br />
Riconoscendo alla Regata di Stintino il merito indiscusso<br />
del successo e della rivalutazione della Vela Latina, nonché<br />
il riarmo e la costruzione di numerose imbarcazioni,<br />
riteniamo che un’attenta osservanza di tutte le regole,<br />
proprie della Regata di Stintino e soprattutto del Regolamento<br />
di Regata ISAF, porterà sicuramente maggiori<br />
consensi e soddisfazione tra i partecipanti e incrementare<br />
ancora gli armatori appassionati di Vela Latina.<br />
Buon vento<br />
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RISPONDE IL PRESIDENTE<br />
Rispondo alle osservazioni avanzate da un gruppo di<br />
armatori della marineria algherese in merito alle regole<br />
che stanno alla base della Regata della Vela Latina, con<br />
alcune considerazioni:<br />
1. Nel corso dell’ultima edizione della Regata nessuna<br />
protesta o ricorso in forma regolare avverso l’ammissione<br />
e l’attribuzione della lunghezza di stazza<br />
(comunemente detta rating) di alcuna fra le imbarcazioni<br />
iscritte è pervenuto al Comitato di Regata,<br />
le qui citate chiacchiere di banchina, come in tutte le<br />
regate, restano tali. Anche in mancanza di proteste il<br />
Comitato di Stazza ha provveduto, come ogni anno,<br />
a eseguire dei controlli d’ufficio sulle misure dichiarate<br />
senza peraltro rilevare irregolarità.<br />
2. Proprio grazie alle “Norme di Ammissione” in vigore<br />
dal 1997 si sono tutelati i valori e i principi della<br />
preservazione delle caratteristiche tradizionali delle<br />
imbarcazioni, contro le ricorrenti tentazioni di cedimento<br />
ai ritrovati della moderna tecnica nautica,<br />
come è ben testimoniato dalle vicende delle ultime<br />
edizioni della Regata.<br />
3. Le misurazioni richieste e la formula di compenso<br />
adottata nelle Norme di Ammissione, sono il frutto<br />
della massima semplificazione e sono state studiate<br />
anche per consentire il calcolo della lts (rating) a chi<br />
è in possesso della licenza media. Il criterio alla base<br />
del raggruppamento in classi, basato esclusivamente<br />
sulla lunghezza dello scafo, è di gran lunga più semplice<br />
e più preciso e comprensibile di quello che<br />
mi sembra di capire sia qui prospettato (lunghezza<br />
al galleggiamento corretta con la superficie velica<br />
ecc.).<br />
4. Tra i firmatari delle osservazioni in questione l’imbarcazione<br />
Barbara non era iscritta, mentre Penelope<br />
non correva in tempo compensato.<br />
5. Senza pretendere di affermare che l’attuale regolamento<br />
non sia perfettibile, debbo tuttavia rilevare<br />
che le Norme di Ammissione hanno avuto un ruolo<br />
determinante nel forgiare il “fenomeno vela latina”<br />
e dare alla nostra isola una flotta di imbarcazioni<br />
tradizionali tanto ammirata in Italia e all’estero.<br />
Ringraziando gli Amici della Vela Latina di Alghero per<br />
i suggerimenti, ricordo che Il Comitato Organizzatore<br />
resta aperto all’esame di qualunque osservazione, critica<br />
o suggerimento riguardo al Regolamento e alle modalità<br />
di svolgimento della Regata della Vela Latina.<br />
Il Presidente del Comitato Organizzatore della Regata<br />
della Vela Latina di Stintino<br />
Piero Ajello<br />
A destra in alto, Quinta da Masque e, in basso, Maria C.<br />
durante la regata di Stintino.<br />
27
Cento<br />
legni<br />
alla classica<br />
del Mediterraneo<br />
Testo e foto di Antonio Mannu<br />
L’edizione 2<strong>00</strong>0 della<br />
Regata della Vela Latina<br />
di Stintino ha raggiunto<br />
le cento barche iscritte,<br />
un grande successo che<br />
premia gli organizza-<br />
Sardegna e per il successo e la coerenza<br />
di questa manifestazione ha fatto tanto;<br />
non lo si potrà mai ringraziare abbastanza.<br />
La vittoria assoluta é andata a<br />
Francesca Napoli, una bionda e simpatica<br />
ragazzina di soli 15 anni. E’<br />
membro della squadra olimpica della<br />
classe Tornado, e i cugini Stefano<br />
e Antonello Cambedda. Tutti carlofortini,<br />
tutti allievi o ex diplomati dell’Istituto<br />
Nautico, a parte papà Gianfranco.<br />
Nella prima regata, disputata sabato 26<br />
Barracuda, il gozzo di Cecconi Roberto<br />
da Varazze, ormai ribattezzato il carabiniere<br />
della vela latina (“nei secoli<br />
fedele”-é dappertutto); Buriana, la<br />
lancia della Marina Militare, si classificava<br />
in terza posizione. Domenica 27<br />
tori, gli armatori più fedeli, gli appas- la prima volta che una donna vince<br />
agosto con una leggerissima brezza la seconda prova, disputata con un maesionati<br />
e il comune di Stintino, che la regata e, a giudicare dalla grinta<br />
da grecale, Francesca, dopo una gara strale leggero ma sufficiente per andare<br />
molto ha fatto, negli ultimi anni, per della signorina, non sarà vita facile per<br />
impeccabile, tagliava la linea del tra- a vela; vittoria dell’Altair con France-<br />
far crescere questa bellissima manife- i maschietti latini nelle prossime ediguardo<br />
davanti a tutti gli altri concorsca seconda, e ancora dei carlofortini<br />
stazione. Non tutte le barche iscritte zioni. Francesca ha vinto al timone di<br />
renti, anche davanti alle velocissime al terzo posto: il bel gozzo Maria C.,<br />
hanno partecipato alle regate, ma lo Francesca, una lancia costruita a Car-<br />
“Guzzette”, le belle lance monotipo costruito ad Alghero ma di proprietà<br />
spettacolo a mare e in banchina é stato loforte, nel 1985, dal mastro d’ascia<br />
progettate dall’ing. Luigi Scotti e della famiglia Greco, i “padroni” della<br />
comunque di grande effetto. Non ha Quintino Rivano, bisnonno della signo-<br />
costruite amatorialmente, che parteci- Tonnara di Carloforte. Al timone<br />
partecipato alle regate, e non ha neprina, in occasione della sua nascita.<br />
pano alla Regata facendo classe a se “Siaula” Salvatore Aste. La classifica<br />
pure preso parte alla veleggiata non A bordo insieme a lei il padre Gian-<br />
stante. A causa del poco vento la prima finale vedeva vincitrice Francesca, che<br />
competitiva che ha portato la flotta franco, felicissimo di questa vittoria e<br />
prova é stata corsa su un percorso per l’ennesima volta porta nel Sulcis<br />
all’Asinara, la barca iscritta con il autodefinitosi “papà zavorra”, Giampa-<br />
ridotto, appena quattro miglia e mezzo; il Trofeo Presidente della Repubblica,<br />
numero cento: Carmenia, la bella spaolo Serventi, il tattico, già vincitore a<br />
soltanto venticinque barche conclude- Barracuda si classificava al secondo<br />
gnoletta algherese di Angelo Dessì, Stintino nel 97 con l’Altair, la lancia<br />
vano la regata prima dello scadere del posto e l’Altair, tre volte vincitore nel<br />
30 che, per la rinascita della vela latina in dell’Istituto Nautico di Carloforte, e<br />
tempo massimo. Dietro Francesca il passato, terminava in terza posizione. Il<br />
31
Nella foto a destra Trofeo Antonio Addis, messo in palio Il premio “Città di Stintino”, istituito<br />
alcuni momenti dal Comune di Stintino per premiare quest’anno, va all’imbarcazione stinti-<br />
del Venerdi pre- il primo classificato in tempo reale, nese meglio classificata. Lo ha vinto<br />
regata a Cala è andato a Penelope, una delle lance Anna, la guzzetta di Eugenio De Negri.<br />
Sant’Andrea sul- “Guzzette”, terza in reale nella prima Un riconoscimento é andato alla feluca<br />
l’isoladell’Asi- prova e al secondo posto nell’ultima. Il tunisina Mahfoud Ellah di Mohamed<br />
nara.<br />
maddalenino Nuovo Aquilone di Enzo Ben Mrad, proveniente dal Marina di<br />
La passeggiata Di Fraia vinceva tra i velieri, aggiu- Capo Monastir: la barca giunta dal<br />
all’Asinara, che dicandosi il prestigioso Trofeo Presi- porto più distante. Non son molte le<br />
precede la due dente del Senato; secondo il Miriella, di barche nord africane che partecipano a<br />
giorni di regate, Francolino Degortes, altro scafo mad- manifestazioni veliche nel nostro paese.<br />
è diventata il dalenino, e terzo posto per il Piranha La Mahfoud Ellah, una barca da pesca<br />
momento di di Angelo Moretti. Nella classe lance senza motore e con la sola maestra,<br />
incontro tra gli prima Francesca, seguita da Altair e durante la prima prova ha ricordato ai<br />
equipaggi e la da Buriana; tra i gozzi primo Barra- tutti come si andava a pesca, quando<br />
caratterizzazione cuda, con Antioco il Moro 1 di Stefano il vento é poco: a remi! In Tunisia e<br />
di una mani- Radaelli al secondo posto e Quinta in tante altre parti del mondo, nonofestazione<br />
unica da Masque di Raffaele La Picca in stante Internet, a volte si fa ancora<br />
che rappresenta terza posizione. Tra le guzzette, vittoria così. E a bordo non ci sono ne gps,<br />
la Sardegna nel di Calasettana, seguita dalla stintinese ne radio, ne verricelli idraulici. A<br />
mondo.<br />
Anna di Eugenio De Negri e da Lui- Giuseppe “Zio Peppe” Benenati, 95<br />
sella di Franco Cherchi. Infine Guz- anni, mitico mastro d’ascia stintinese, é<br />
zetta, la capostipite delle lance mono- andato il Trofeo istituito dal Presidente<br />
tipo, ha vinto la classifica in tempo del Consiglio Regionale della Sarde-<br />
reale della classe monotipo Guzzette. gna. Purtroppo, nel frattempo, “Zio<br />
Le Guzzette, infatti, non sono ammesse Peppe” ci ha lasciati, é andato a riposar<br />
a partecipare al Trofeo Challenge Pre- per sempre. Naturalmente anche quesidente<br />
della Repubblica, e a rientrare st’anno non sono mancate le polemi-<br />
nella classifica in tempo compensato. che, seppur non concretizzate in una<br />
Corrono soltanto in tempo reale. protesta formale ma limitatesi a discus-<br />
Secondo posto per Alubè e terzo posto sioni tra i concorrenti. La quistione,<br />
per Penelope, vincitrice del Trofeo vecchia di qualche hanno, riguarda il<br />
Addis. Questo perché nella classifica rapporto tra la base e l’altezza della<br />
di classe Penelope risultava al secondo maestra ed é stata posta per le vele di<br />
posto in entrambe le prove e veniva Francesca e di qualche altro scafo. A<br />
quindi superata da Guzzetta, al terzo polemizzare col comitato organizzatore<br />
posto nella prima prova ma vincitrice é stato soprattutto Pasquale Chessa,<br />
nell’ultima e con una miglior somma giornalista di Panorama e armatore<br />
di tempi rispetto ad Alubè, che con- di Paolina, una spagnoletta algherese.<br />
cludeva anch’essa con un primo e Chessa, a proposito delle vele di Fran-<br />
un terzo posto. Come sempre sono cesca, ha sostenuto che non sia più<br />
stati assegnati diversi premi speciali: il corretto chiamarle vele latine e che<br />
Trofeo Challenge Ministro della Pub- inoltre il loro utilizzo sia espressamente<br />
blica Istruzione, riservato agli equi- proibito dal regolamento della regata.<br />
paggi formati da studenti di istituti Secondo il regolamento della Regata di<br />
medi superiori o da universitari, é Stintino questo non deve essere supe-<br />
stato vinto dall’Altair. A bordo Mario riore ad 1,75 mentre alla manifesta-<br />
Maurandi al timone, Angelo Aste, zione erano presenti diverse barche con<br />
Carlo Olla, Fabio Parodo, Francesco un altezza più che doppia della base.<br />
Lastretto, tutti studenti del Nautico di Questo rende le barche più efficienti<br />
Carloforte, e due ex allievi dello stesso di bolina, un po’ il punto debole del-<br />
32 istituto, Alberto Serventi e Luca Rosso. l’armo latino, ma se si va a vela<br />
33
Un riconoscimento<br />
é andato<br />
alla feluca tunisina<br />
Mahfoud<br />
Ellah di<br />
Mohamed Ben<br />
Mrad, proveniente<br />
dal Marina<br />
di Capo Monastir:<br />
la barca giunta<br />
dal porto più<br />
distante. Non son<br />
molte le barche<br />
nord africane che<br />
partecipano a<br />
manifestazioni<br />
veliche nel nostro<br />
paese. La<br />
Mahfoud Ellah,<br />
una barca da<br />
pesca senza<br />
motore e con la<br />
sola maestra,<br />
durante la prima<br />
prova ha ricordato<br />
ai tutti come<br />
si andava a pesca,<br />
quando il vento é<br />
poco: a remi!<br />
latina occorre conservare, ed é questo<br />
forse il significato principale della<br />
manifestazione stintinese, le caratteristiche<br />
di quest’armo, e non v’é dubbio<br />
alcuno che il rapporto tra la base e l’altezza<br />
della maestra sia fondamentale.<br />
Riguardo a questo problema vi sono<br />
comunque dei retroscena: nel 1997 le<br />
norme di ammissione alla regata stabilirono<br />
la proibizione dell’uso di maestre<br />
con un rapporto altezza/base superiore<br />
ad 1,75. Quell’anno i sulcitani,<br />
in massa, disertarono Stintino, con<br />
la sola eccezione dell’Eos del comandante<br />
Pietro Luigi Cossu da Sant’Antioco,<br />
tacciato in patria di quasi alto<br />
tradimento. Le barche sulcitane quasi<br />
tutte armate con vele realizzate dal<br />
velaio cagliaritano Andrea Mura con<br />
basi molto corte rispetto all’altezza<br />
e non conformi alla nuova regola,<br />
si ritennero fortemente penalizzati, e<br />
anche danneggiati economicamente. In<br />
verità, per por rimedio ad una situazione<br />
delicata, il comitato organizzatore<br />
decise di introdurre una norma<br />
transitoria che permetteva l’uso di vele<br />
non rispondenti alla tradizione con una<br />
penalizzazione che sarebbe poi dovuta<br />
crescere col tempo. Questo avrebbe<br />
permesso agli armatori di usare vele<br />
anche appena realizzate e alla tradizione<br />
di venir,col tempo, pienamente<br />
rispettata. I sulcitani comunque quell’anno<br />
non presero parte alla manifestazione<br />
stintinese, ma tornarono l’anno<br />
successivo, come al solito facendo man<br />
bassa di premi. Si badi bene. I sulcitani<br />
vincono perché vanno bene in barca<br />
non perchè hanno le vele con la base<br />
stretta. Anche armatori “nordisti” si son<br />
fatti fare le vele da Andrea Mura, con<br />
base corta e antenne verticalizzate, ma,<br />
pur facendo buoni risultati, non hanno<br />
colto i successi dei “sudisti”. Fatto é<br />
che la norma transitoria non é stata<br />
rimossa, la penalizzazione é rimasta la<br />
stessa e non é aumentata nel tempo, e<br />
qualcuno ha continuato a fare vele che<br />
sembran più rande marconi che altro.<br />
Questo ha portato Pasquale Chessa a<br />
prender posizione e a criticare il comitato<br />
organizzatore, colpevole di non<br />
rispettare norme stabilite dallo stesso<br />
comitato. Probabilmente é necessario<br />
porre rimedio alla quistione rendendo<br />
definitiva e tassativa la regola che proibisce<br />
l’uso di vele con un rapporto base<br />
U Can Neigru<br />
altezza superiore ad 1,75. La Regata<br />
della Vela Latina é una manifestazione<br />
importante e nel suo spirito occorre<br />
disciplinare al meglio una serie di particolari<br />
e privilegiare l’aspetto della conservazione<br />
rispetto al lato agonistico,<br />
che ha certo la sua importanza, ma non<br />
deve essere anteposto al rispetto della<br />
tradizione e delle barche. La regola<br />
poi servirà anche da stimolo ai velai<br />
per fare vele migliori ma rispettando i<br />
canoni. Quest’anno ad esempio Francesca<br />
indossava vele di Ulmer & Kolius,<br />
realizzate da Giorgio Zuccoli, già campione<br />
mondiale della classe Tornado.<br />
Alta tecnologia al servizio della velocità<br />
e della competizione, vele progettate<br />
col computer e tracciate col plotter.<br />
Niente di male, il mondo cambia, ma<br />
il tennis si gioca con le racchette e<br />
con una palla di gomma piena, per<br />
quanto ultramoderne, non con la leggiadra<br />
piuma del badminton. Le polemiche<br />
e le diversità di opinione nulla<br />
tolgono comunque al successo di una<br />
manifestazione che è oggi la più importante<br />
del mediterraneo dedicata alle<br />
barche da lavoro. Eventuali lacune<br />
del regolamento di ammissione pos-<br />
34 35
36<br />
La vittoria<br />
assoluta é andata<br />
a Francesca<br />
Napoli, una<br />
bionda e simpatica<br />
ragazzina<br />
di soli 15 anni.<br />
E’ la prima volta<br />
che una donna<br />
vince la regata e,<br />
a giudicare dalla<br />
grinta della<br />
signorina, non<br />
sarà vita facile<br />
per i maschietti<br />
latini nelle prossime<br />
edizioni.<br />
Francesca ha<br />
vinto al timone di<br />
Francesca (sotto<br />
e a destra)<br />
sono essere colmate, di modo che si<br />
vada sempre più a tutelare la tradizione<br />
e la storia della vela latina. Basta avere<br />
buona volontà e provare a ragionare<br />
nella prospettiva di andare avanti crescendo.<br />
Tenendo presente che la Regata<br />
è anche uno spettacolo, un’occasione di<br />
incontro ed una festa. Tra i protagonisti<br />
indiscussi di questa festa vi erano anche<br />
quest’anno, bellissimi e ben restaurati,<br />
i velieri. Ricordiamo il leudo Nuovo<br />
Aquilone di Enzo Di Fraia, proveniente<br />
da La Maddalena e vincitore di classe,<br />
l’altro leudo proveniente dall’arcipelago,<br />
il Miriella di Francolino Degortes,<br />
restaurato di recente dal cantiere<br />
Carrano di La Maddalena; l’aragostiera<br />
Asinara Libera di Giancarlo Acciaro;<br />
Giovanna D’Arco di Giovanni Del Rio,<br />
il Maria di Giampiero Degortes; il<br />
Piranha di Angelo Moretti e infine<br />
l’Isla Bonita di Marco Rossi. A corollario<br />
della Regata molte, forse troppe,<br />
manifestazioni collaterali: dalla fiera<br />
dell’antiquariato agli stand di diversi<br />
comuni della Sardegna, da quello della<br />
nostra rivista, che ospitava un tipico<br />
fassoi, a quello che ospitava la mostra<br />
“La Rinascita della Vela Latina”, realizzato<br />
dall’Associazione ligure “Storie di<br />
Barche”. Moltissimi i visitatori e molto<br />
da fare per tutti quelli che hanno contribuito<br />
al successo di questa edizione:<br />
in particolare Piero Ajello, presidente<br />
del comitato organizzatore della Regata<br />
e Antonio Diana, onnipresente e attivissimo<br />
assessore al turismo del Comune<br />
di Stintino. E uno spettacolo nello spettacolo<br />
l’ha offerta, il giorno della<br />
passeggiata non competitiva all’Asinara,<br />
Cala Sant’Andrea, dove si trova<br />
una delle più belle spiagge dell’isola.<br />
Per un giorno presa d’assalto dai<br />
gozzi e dalle lance. Chissà che un<br />
giorno all’Asinara non possa nascere<br />
una scuola, con corsi anche per mastri<br />
d’ascia, dove imparare a costruire, condurre<br />
e rispettare queste meravigliose,<br />
gentilissime barche.<br />
MENZIONI SPECIALI<br />
Centesima imbarcazione iscritta: Carmenia di Angelo Dessì<br />
Prima imbarcazione araba a partecipare: feluca tunisina Marina di Cap Monastir di Mohamed e<br />
Moncef Mrad<br />
Mario Marzari e Carlo Delfino quali autore ed editore del libro “La Regata della Vela Latina”<br />
Targa dell’Associazione Vela Latina Tradizionale per il miglior restauro:bilancella Miriella di Franco<br />
Degortes restaurata dal cantiere Vincenzo Carrano.<br />
L’associazione Storie di Barche per l’allestimento della mostra “La Rinascita della Vela Latina”<br />
Imbarcazione giuria: schooner Grande Zot di Tomaso Manca<br />
Imbarcazione più antica: U Can Neigru di A. Perrando (Varazze 1895)<br />
Joseph Frigara, presidente della Societè Nautique di Ajaccio per l’organizzazione della Regata<br />
“Ajacciu 2<strong>00</strong>0”<br />
L’unica imbarcazione ad aver partecipato a tutte le edizioni della Regata della Vela Latina: Antares<br />
II di Rodolfo Pinnaparpaglia<br />
Esordio di un’imbarcazione di Propriano (Corsica): Santa Libertà di Giacomo Fieschi<br />
Saggio finale del corso di vela latina: Istituto Nautico “Paglietti” di Porto Torres<br />
Un gradito ritorno dopo qualche anno di assenza: Istituto Nautico “Millelire” La Maddalena e<br />
Barceloneta (Palomba – Alghero)<br />
Le matricole: Isla Bonita (Rossi), V. di Valverde (Masu), Maria C. (Greco)<br />
I migliori allestimenti fra gli espositori: Arcipelago del Sulcis e 16^ Comunità Montana Monte Arci<br />
- Grighine<br />
Targa del Comitato Organizzatore per la flotta più numerosa: Porto Torres (10 vele latine)<br />
Trofeo Citta di Stintino : Anna di Eugenio Denegri<br />
Un fitto scambio di doni e riconoscimenti si è svolto fra il Sindaco di Stintino, il Comitato Organizzatore,<br />
Il Consorzio Operatori Turistici e la Pro Loco di Stintino da una parte e le delegazioni ufficiali<br />
dell’Ente Nazionale del Turismo della Tunisia, del Comune di Pieve Ligure e della Societè Nautique<br />
di Ajaccio dall’altra.<br />
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Luigi Scotti<br />
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scomparsa<br />
di<br />
Zio Peppe<br />
Benenati:<br />
fine di un<br />
epoca.<br />
Con la morte di Giuseppe Benenati<br />
, da tutti chiamato affettuosamente<br />
“Zio Peppe”, il mastro<br />
proprio aprendo una bottega in Via Tonnara.<br />
Inizialmente si occupò di falegnameria<br />
e riparazioni o rifacimenti di<br />
in circa tre anni, nel 1978, una goletta<br />
di dodici metri, la “Beatrice”, progettata<br />
ugualmente su modellino dello<br />
d’ascia stintinese , il più anziano, con vecchie barche, prevalentemente i gozzi<br />
stesso Fortunato, che ancora oggi<br />
i suoi 94 anni, dei carpentieri della Sar- da pesca stintinesi, ma in breve tempo,<br />
naviga nelle acque dell’arcipelago della<br />
degna, termina davvero l’epoca della man mano che faceva esperienza e<br />
Maddalena. Non lascia eredi della sua<br />
costruzione delle barche tradizionali seguendo il suo estro, iniziò a tracciare<br />
attività e della sua abilità se non il figlio<br />
da lavoro nell’isola. La sua vita fu le linee delle prime barche di nuova<br />
dedicatosi però alla falegnameria, solo<br />
legata esclusivamente al lavoro, alla costruzione, individuate dapprima sul<br />
una bottega stipata di modellini e di<br />
famiglia e alle vicende della piccola modellino costruito in scala, e poi<br />
“beddi pezzi di legno” come li chia-<br />
comunità stintinese da cui si allontanò riportate sul tavolato, secondo il<br />
mava spesso, e tante barche che ancora<br />
in rarissime occasioni, proprio secondo metodo prevalentemente adottato in<br />
vivono e spesso lavorano nelle acque<br />
Testo e foto di le regole di vita di un’altra età ormai Liguria. Così avviò e mantenne la sua<br />
del golfo dell’Asinara. Pochi giorni<br />
Paolo Ajello<br />
definitivamente tramontata. Era nato vita successiva, trasferendo la sua bot-<br />
prima di morire, ricevette un premio,<br />
proprio a Stintino, fondata da appena tega più avanti in via Tonnara, con la<br />
riconoscimento alla sua lunghissima<br />
vent’anni, nel 1906, penultimo di una barca in costruzione sulla strada e il<br />
carriera: il Trofeo del Presidente della<br />
numerosa famiglia, della quale faceva melograno sulle scale, e tante barche<br />
Regione Sardegna messo in palio da<br />
parte, come marito di una sorella, che uscirono dalle sue mani, anche<br />
Efisio Serrenti durante la 18° Regata<br />
un falegname, Antonio Vallebella, che quattro all’anno nel pieno dell’attività<br />
della Vela Latina di Stintino. Lungo<br />
durante la stagione della pesca del che si prolungò fino a tardissima età.<br />
la sua lunga esistenza fu testimone<br />
tonno lavorava come caposquadra Più di cento furono le barche costruite<br />
dei cambiamenti di un secolo di navi-<br />
presso il cantiere del locale stabili- o ricostruite da Zio Peppe, e altrettante<br />
gazione e di vita, dai tempi in cui Stinmento<br />
della Tonnara Saline. Fu proprio quelle su cui in varia misura intervenne<br />
tino era praticamente isolata e collegata<br />
grazie alla Tonnara che venne intro- con riparazioni o modifiche, quasi tutte<br />
col resto del mondo dal Postale a vela<br />
dotta a Stintino l’arte costruttiva ligure, barche tradizionali da lavoro, gozzi e<br />
latina, all’attuale affollamento estivo,<br />
infatti i carpentieri che costruivano e guzzette da pesca, ma non solo, anche<br />
passando per la fine della vela e l’av-<br />
riparavano i caratteristici barconi pro- gozzi e lance da diporto, armate a<br />
vento del motore nelle piccole barche<br />
venivano ogni anno dalla Liguria e, in vela latina, come la Cassiopea (oggi di<br />
da pesca, dal periodo di splendore e di<br />
quel periodo, in particolare da Alassio. Mario Segni), la S. Rita, la Lorella oggi<br />
fervente attività della Tonnara, una vera<br />
All’età di undici anni Giuseppe venne tristemente e scandalosamente abban-<br />
industria, alla sua decadenza e chiusura<br />
introdotto al lavoro nella Tonnara come<br />
aiuto carpentiere proprio dal cognato<br />
che ne aveva notato l’abilita nelle attività<br />
manuali. Alla Tonnara zio Peppe<br />
imparerà l’arte e il mestiere dai maestri<br />
donata sullo scalo di Stintino, e barche<br />
meno tradizionali e più impegnative,<br />
su progetto, come quelle per l’Ingegner<br />
Battista Succhi (noto Titino, un Lightning,<br />
deriva a spigolo che a Stintino<br />
definitiva, all’attuale periodo di introduzione<br />
della vetroresina anche nel<br />
mondo della pesca, con conseguente<br />
demolizione obbligatoria delle storiche<br />
barche di legno, alla riscoperta della<br />
Foto di Zio Peppe Benenati, già novantenne, al lavoro su<br />
un gozzo di Stintino.<br />
Sopra, la Lorella 2°, una delle barche più belle costruite da<br />
Zio Peppe, ora in abbandono nel porto di Stintino.<br />
alassini, come Mastro Ciccio Fassio, soprannominarono subito “cassa per<br />
vela latina e della nautica tradizionale;<br />
portatori della progredita tradizione aragoste”), o la Franca Testarda, pro-<br />
ma vedendolo camminare lungo i moli,<br />
cantieristica ligure, ma non solo, divengettata dall’Ingegner Diana. Unica<br />
all’età di novant’anni, col suo gremterà<br />
particolarmente abile anche nella pausa e periodo di lontananza da Stinbiule<br />
di mastro d’ascia e la cassetta da<br />
preparazione e conservazione dei tonni, tino, di cui si dilungava a parlare sulle<br />
calafato, per andare a lavorare su qual-<br />
fino a mantenere il legame con la ton- banchine stintinesi, fu il servizio miliche<br />
gozzo, si manifestava lampante la<br />
nara per tutto il periodo di attività di tare, svolto in marina su una grossa<br />
forza di una tradizione e di un mondo<br />
questa, ogni primavera, sia a terra, in nave officina, la “Pola”, con la quale<br />
che sopravviveva a tutto, ancora ele-<br />
cantiere, che in mare, durante la pesca, compì una lunga crociera lungo le coste<br />
mento fondamentale della vita e del<br />
imparando anche il dialetto alassino europee, attraverso la quale conobbe<br />
lavoro sul mare.<br />
che parlava correntemente. Dopo alcuni il mondo degli anni venti e l’alto<br />
anni, nel 1926, Giuseppe venne autoriz- mare, quel tanto che servì per dare alle<br />
zato dalla Capitaneria di Porto Torres sue barche la grande marinità che le<br />
all’esercizio della professione di mae- ha sempre contraddistinte. Zio Peppe<br />
stro d’ascia, grazie alla dichiarazione di lavorò sempre da solo, col solo aiuto, a<br />
Mastro Fassio, così come prevedevano periodi, del figlio Fortunato, anch’egli<br />
40 le norme dell’epoca, e poté mettersi in falegname, con il quale portò a termine<br />
41
Il mare, affascinante universo evocatore<br />
di immagini straordinarie,<br />
comprende anche l’uomo e le<br />
imbarcazioni dalle più piccole alle<br />
grosse navi, nonché gli innumerevoli<br />
oggetti inventati dall’uomo stesso per<br />
lavorare, per vivere e per sopravvivere<br />
in un rapporto molto stretto con l’acqua.<br />
E attraverso alcuni di questi<br />
oggetti, come ad esempio le navi<br />
votive, si entra nel sentimento che ha<br />
legato l’uomo in tutte le epoche con il<br />
mare.<br />
Esiste un’arte del modellismo navale<br />
che riporta lontano nel tempo sino<br />
alle antiche sepolture, allorquando il<br />
defunto era circondato da tutto quello<br />
di cui poteva avere bisogno per il suo<br />
viaggio ultraterreno. Fra i vari oggetti<br />
del corredo funebre non si tralasciava,<br />
talvolta, di fornirgli un veicolo galleggiante:<br />
una barca per i morti nella quale<br />
l’anima poteva navigare verso l’aldilà.<br />
Fu un archeologo a scoprire in Caldea<br />
un modello di barca in argento databile<br />
4<strong>00</strong>0 anni a.C.: un oggetto legato<br />
sempre al corredo funerario che gli<br />
stessi egizi sentivano proprio. Essi<br />
infatti non si sottraevano al rito della<br />
morte e lasciavano nelle tombe barche<br />
votive per il trasporto dell’anima oltre il<br />
fiume del paese dei morti.<br />
Non furono da meno neppure i popoli<br />
scandinavi poiché i vichinghi seppellivano<br />
i capi nei “drakkar ”, ossia nel<br />
tipo di imbarcazioni da loro comandate<br />
in vita. Questo rispetto per il modello<br />
in grandezza naturale da parte degli<br />
artefici nella traduzione in miniatura<br />
costituisce grande interesse per l’archeologo<br />
navale; archeologo che non può<br />
Le foto che illu-<br />
L’epoca degli<br />
di Wally Paris studiare altri reperti del genere sino al<br />
strano questo arti-<br />
foto di Giampiero Medioevo in quanto sono tutti scom-<br />
ex voto<br />
colo riproducono<br />
Dore<br />
parsi.<br />
Si continuò ancora a realizzare model-<br />
alcuni ex voto che<br />
lini votivi, ma le distruzioni per motivi<br />
si trovano a Val-<br />
diversi hanno depauperato noi converde<br />
a Alghero.<br />
temporanei di queste preziose testimo-<br />
Arte,<br />
nianze del lontano passato.<br />
I modellini ex voto ricompaiono verso<br />
artigianato e<br />
il sec. XIV e più frequentemente<br />
42 passione<br />
nel sec. XVI, sebbene con uno spirito 43
mutato non avendo più la funzione di<br />
migliore ebbero i modelli con i mate-<br />
Nel Sei, Sette e Ottocento si predisposero<br />
modelli oggi in possesso degli<br />
antiquari: modelli barattati da parroci<br />
scarsamente coscienziosi in cambio di<br />
simulacri della Vergine o di Santi per<br />
ringraziarli di un evitato pericolo in<br />
mare.<br />
E’ stato riscontrato che queste opere<br />
denunciano le preoccupazioni del<br />
costruttore, per cui ne deriva a volte la<br />
cura particolare di uno scafo da parte<br />
di un carpentiere, che trascurava però<br />
l’attrezzatura: per contro un gabbiere<br />
impiegava maggiore impegno nell’attrezzatura<br />
piuttosto che nello scafo e un<br />
addetto alle manovre preferiva il pennone<br />
o un’asta di un fiocco su altre<br />
parti.<br />
I modelli eseguiti dai marinai generalmente<br />
sono lunghi un metro per non<br />
disporre, a bordo, di spazi superiori per<br />
una loro ampiezza maggiore. La più<br />
parte di questi modelli sono molto precisi<br />
nei dettagli perché il marinaio li<br />
realizzava sulla nave nella quale era<br />
imbarcato e aveva i commenti severi<br />
degli altri componenti di viaggio.<br />
I materiali impiegati sono perlopiù di<br />
legno tenero, di abete o di pino americano,<br />
per lo scafo e la pittura è rappresentata<br />
in relazione al campionario<br />
esistente nel magazzino del carpentiere.<br />
I pezzetti di piombo erano presi in<br />
prestito dallo scandaglio per creare le<br />
ancore, i cannoni, la ferramenta e le<br />
trozze dei pennoni.<br />
Il bozzellame veniva confezionato in<br />
osso, con le ossa degli avanzi di un<br />
pasto o di quegli uccelli marini catturati<br />
e, benchè i collanti non esistessero<br />
ancora, i pezzi venivano tenuti molto<br />
saldamente insieme con gomma arabica<br />
e colla da falegname. Non veniva<br />
usata la tela per le vele, ma si preferiva<br />
trasportare le anime, ma di semplici<br />
riali più umili in quanto furono com- lamierino molto sottile e leggero. Dalla<br />
offerte per grazie ricevute. Ne consegue<br />
promessi dal tempo e dall’incuria. finezza di tutti questi particolari si giu-<br />
che la stessa materia sia adeguata al rin-<br />
Se qualche esempio è rimasto, il merito dicava il lavoro del marinaio e taluni<br />
graziamento reso, per cui oltre al legno<br />
è di quei marinai cultori di questi per simulare i vetri dell’osteriggio del<br />
e alla tela sono impiegati l’oro, l’ar-<br />
oggetti degradati ai quali hanno ridato salone si servivano anche della mica.<br />
gento, gli intarsi e le pietre preziose.<br />
vita con ringiovanimenti di gusto perso- Si vuole infine rammentare che i<br />
Simili tesori non si poterono conservare<br />
nale, quindi con criteri lontani da un modelli a tutto tondo descritti sopra<br />
44<br />
a lungo integri e neppure un destino<br />
rispetto archeologico.<br />
scomparvero insieme alla navigazione<br />
45
a vela, invece i mezzi scafi in diorama<br />
sono rimasti anche nei tempi della navigazione<br />
a vapore.<br />
Un cenno è rivolto altresì alle navi in<br />
bottiglia, le quali risalivano ai primi<br />
decenni del XIX secolo; probabilmente<br />
non furono iniziate prima a causa<br />
della produzione del vetro per bottiglia<br />
più scuro e meno trasparente: condizione<br />
indispensabile per godere di un<br />
lavoro tanto puntuale e accurato. La<br />
tecnica impiegata richiedeva innanzi-<br />
tutto la colatura all’interno del mare<br />
con un mastice da modellare con spatole<br />
di fil di ferro per meglio imitare<br />
le onde. Seguiva una prima mano di<br />
colore e la messa a posto della scena<br />
del diorama con porto, pontile, faro,<br />
case e alberi, dopodichè si introduceva<br />
la nave, naturalmente limitata alla linea<br />
di galleggiamento. Sistemata l’alberatura,<br />
i pennoni erano tenuti accostati<br />
agli alberi, le sartie e gli stragli erano<br />
incappellati al loro posto e, dopo aver<br />
tutto dipinto, si introduceva questo<br />
insieme affusolato attraverso il collo<br />
della bottiglia e con spatoline lo si<br />
affondava nel mare di mastice. Attraverso<br />
fili di ferro si raddrizzavano gli<br />
alberi e si tendevano gli stragli e si<br />
finiva l’opera con le vele di carta.<br />
Le navi di recente fattura che si trovano<br />
in commercio non hanno la finezza<br />
degli esemplari dell’Ottocento. In esse<br />
viene meno quella proporzione tanto<br />
misurata, vanto di una pazienza straordinaria,<br />
propria di marinai avvezzi a<br />
trascorrere giornate e giornate in mare<br />
in attesa di toccare terra.<br />
SAMER<br />
SAMER s.r.l.<br />
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