RIALL, Nazionalismo e risorgimento
RIALL, Nazionalismo e risorgimento
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Lucy RiaLL<br />
Il ruolo del nazionalismo nell’unificazione italiana<br />
L’ideologia nazionalista ebbe un ruolo importante nel promuovere il processo di unificazione italiana, mentre<br />
non riuscì a costituire una base sufficientemente solida per garantire stabilità al nuovo Stato. È questa la<br />
tesi sviluppata in questo brano dalla storica Lucy Riall. In realtà il nazionalismo si alimentava di suggestioni<br />
culturali eterogenee, maturate entro la cultura romantica, ma non individuava un definito modello politico<br />
istituzionale. Al patriottismo si poterono così richiamare sia i liberal-moderati, sia i democratici; ma se<br />
questo riferimento comune favorì la lotta contro lo straniero, non riuscì a coagulare queste stesse forze<br />
nella costruzione di un’effettiva identità nazionale. Il paese appena unificato era pronto a spezzarsi sia<br />
pure lungo nuove linee di divisione, non più statali, ma economiche, sociali e culturali.<br />
Dopo la sconfitta della rivoluzione del 1848-49, un numero sempre crescente di liberali in Italia presero a<br />
considerare l’unità come l’obiettivo principale della loro attività politica. Prima del 1848 i liberali moderati<br />
tendevano ad essere antiaustriaci e non pro-italiani; il loro interesse per «l’Italia» era confinato agli aspetti<br />
storici e culturali. Dopo l’esperienza del 1848 fu sempre più arduo distinguere tra le due posizioni. […]<br />
Il nazionalismo in tal modo iniziò a dominare il dibattito politico. I mazziniani abbandonarono, seppure<br />
lentamente, il sogno di una Repubblica unitaria per accettare l’idea di un’Italia unita sotto una qualunque<br />
forma costituzionale; dal canto loro i moderati iniziarono a identificare progresso economico e libertà<br />
individuale con la nozione dell’autodeterminazione nazionale. […]<br />
La svolta dello Stato piemontese e dei liberali moderati verso il nazionalismo politico laico alterò radicalmente<br />
la dinamica interna del movimento nazionale. Come compresero molti mazziniani, l’accettazione degli<br />
interessi dell’Italia da parte dei moderati offrì al movimento nazionalista un’opportunità unica. Per la prima<br />
volta un gruppo politico al potere era pronto a promuovere la questione nazionale, anche se per motivi<br />
contingenti e in termini che insistevano più sull’indipendenza che sull’unità 1. Come risultato dell’attività<br />
politica di Cavour negli anni cinquanta, il nazionalismo acquisì grande rispettabilità fino a venire collegato<br />
alla stabilità politica piuttosto che ai tumulti rivoluzionari. […]<br />
La Società Nazionale 2 ebbe un ruolo vitale nel fornire alla causa nazionalista una base tra la borghesia colta.<br />
L’organizzazione della Società Nazionale segna anche un’importante trasformazione nel discorso politico<br />
del nazionalismo italiano, lontano dal linguaggio cospirativo rivoluzionario e dall’insurrezione popolare, ma<br />
orientato verso la rispettabilità del dibattito parlamentare e giornalistico. I suoi leader persuasero Cavour<br />
che esisteva una possibile via nazionalista alternativa al repubblicanesimo rivoluzionario. […]<br />
In una spiegazione dei motivi dell’unificazione italiana del 1860, la crescente egemonia del Piemonte tra gli<br />
Stati italiani non può di fatto essere distinta dall’incremento di popolarità del nazionalismo culturale o dallo<br />
sviluppo di una cultura politica nazionalista. Se comunque la relazione tra unificazione nazionale e cultura<br />
delle élites sembra innegabile, lo stesso non si può dire per la cultura popolare. Poiché il nazionalismo<br />
fu, prima del 1860, un movimento confinato alle élites urbane colte, i suoi legami con il resto della<br />
popolazione, in particolare quella rurale, sono difficili da esplorare in dettaglio. Sembra chiaro che, per<br />
quanto le idee nazionaliste suscitassero forti simpatie popolari, ciò avveniva nelle città più grandi. Esistono<br />
prove, ad esempio, di un impegno popolare nei movimenti nazionalisti a Roma, Milano e Venezia durante<br />
le rivoluzioni del 1848-49, forse perché la presenza in quelle città degli eserciti austriaco o francese rese<br />
immediatamente comprensibili le rivendicazioni nazionaliste 3. Anche in questi casi, comunque, si sa poco<br />
sulla «visione dal basso» – sulle forme di risposta popolare o sulla loro partecipazione nelle organizzazioni<br />
volontarie. […]<br />
Il lento sviluppo di una cultura nazionale in Italia e la diffusione di un linguaggio politico nazionalista tra le<br />
élites colte influenzò fortemente la natura e l’esito della crisi del 1859-60. L’unificazione nazionale, sotto<br />
questo aspetto, non è molto difficile da spiegare. In Italia e in Europa, la grande forza del nazionalismo fu<br />
la sua capacità di richiamarsi, a diversi livelli, a gruppi sociali differenti. Il nazionalismo diede significato ai<br />
diversi movimenti di opposizione e alle forme di risentimento diffuso verso i governi della Restaurazione.<br />
Sia i mazziniani che i moderati potevano trovare nel discorso politico nazionalista una giustificazione per il<br />
loro credo politico e per le loro azioni. Usando il linguaggio politico della nazionalità i mazziniani e i moderati<br />
furono capaci di presentare i loro programmi come la personificazione della libertà e del progresso, e i loro<br />
obiettivi come un complesso di evidenti e inevitabili imperativi nazionali.<br />
Tuttavia proprio i fattori che resero il nazionalismo irresistibile nel 1860 crearono grandi difficoltà. Malgrado<br />
le affermazioni fatte dai suoi sostenitori, l’unità nazionale era un’aspirazione culturale e politica, e non<br />
una necessità storica 4. C’era scarso accordo su cosa dovesse significare la «nazione italiana». Le<br />
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appresentazioni romantiche della nazione non avevano nulla in comune con le descrizioni scientifiche<br />
degli esperti. Il messaggio laico del nazionalismo italiano si scontrò con le credenze consolidate e i costumi<br />
morali della Chiesa cattolica 5. Per i liberali moderati gli «interessi nazionali» consistevano nell’unione<br />
dell’Italia settentrionale e in un sistema politico riformato controllato da una élite fautrice del progresso<br />
materiale. Dal canto loro i mazziniani identificavano la nazione con la sovranità popolare e con un’idea di<br />
repubblicanesimo unitario e rivoluzionario che allarmò profondamente i moderati liberali.<br />
Per le élites italiane, il termine «nazionalismo» fu spesso considerato un eufemismo per significare<br />
«regionalismo»; il senso che essi davano alla parola «patria» potrebbe infatti essere definito in termini<br />
localistici. L’entusiasmo per le idee nazionaliste mascherava il risentimento che, ad esempio, i liberali di<br />
Palermo provavano per Napoli, oppure la gelosia tra i riformatori toscani e piemontesi. I membri dei circoli<br />
borghesi che leggevano giornali nazionalisti e partecipavano ai dibattiti tenuti dalla Società Nazionale si<br />
curavano poco, se non per nulla, delle richieste dei contadini siciliani che avevano visto in Garibaldi il loro<br />
salvatore. […]<br />
Dopo l’Unità, la formazione di un’identità nazionale andò di pari passo con la costituzione del nuovo<br />
Stato; ma il fatto stesso che questa sfera pubblica includesse solo i più ricchi e i colti 6, fece sì che coloro<br />
che si sentirono partecipi del processo di costruzione della nazione fossero molto pochi.<br />
Non solo i poveri e gli analfabeti ma tutte le donne, il cui ruolo nel Risorgimento fu definito da Mazzini come<br />
quello di «madri, sorelle e mogli», furono escluse dalla partecipazione attiva al nuovo sistema politico. Allo<br />
stesso tempo la ferma opposizione della Chiesa 7 incrinò il richiamo unitario del nazionalismo e fornì una<br />
fonte alternativa di identità culturale.<br />
Sotto tutti questi punti di vista, il nazionalismo non offrì alcuna base stabile sulla quale poter unire gli italiani<br />
(o se vogliamo siciliani, toscani o veneziani) e nessuna alternativa politica coerente alla disintegrazione<br />
dei governi della Restaurazione. Gli eventi del 1859-60, accompagnati come furono da una guerra<br />
contro lo straniero, dal collasso istituzionale degli antichi regimi e dalle rivolte popolari, intensificarono<br />
grandemente quelle stesse rivalità, conflitti e tensioni che avevano portato gli Stati preunitari all’instabilità<br />
politica. È difficile quindi sorprendersi del fatto che le formulazioni mazziniane dell’identità nazionale e<br />
dell’autodeterminazione, che nei sessant’anni successivi l’Unità rese l’Italia un esempio e un modello per<br />
altre aspiranti «nazioni», non riuscisse a soddisfare nessuno nel suo paese d’origine.<br />
(da L. Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, trad. di P. Di Gregorio, Donzelli, Milano 1997, pp. 113-115, 118-122]<br />
Note<br />
1 Per Cavour e, in genere, per i moderati, la liberazione dalla dominazione austriaca costituiva un obiettivo prioritario rispetto<br />
alla costituzione di uno Stato unitario.<br />
2 La Società Nazionale fu fondata a Torino nel 1857 dai patrioti Daniele Manin e Giuseppe La Farina con lo scopo di<br />
sostenere il movimento unitario raccolto intorno al Piemonte.<br />
3 Alimentate dall’ostilità verso quelle che apparivano a tutti gli effetti come truppe di occupazione.<br />
4 Non costituiva cioè l’esito inevitabile del processo che si era avviato nel 1859.<br />
5 L’unità storica e morale del popolo, romanticamente inteso, pur riconoscendo nella religione una delle sue componenti,<br />
rivendicava la propria indipendenza dall’istituzione ecclesiastica.<br />
6 Anche come conseguenza dei rigidi criteri censitari che regolavano il diritto di voto, la classe politica postunitaria fu<br />
espressione di un settore molto ristretto della società.<br />
7 La protesta di Pio IX alla conquista dello Stato della Chiesa e alla fine del potere temporale papale si tradusse di lì a poco<br />
nel divieto rivolto ai cattolici di partecipare alla vita pubblica.<br />
Per la comprensione del testo<br />
1 Perché, secondo l’autrice, l’adesione dei liberal-moderati piemontesi costituì un fattore decisivo per la<br />
costruzione di uno Stato unitario?<br />
2 Presso quali ceti sociali era maggiormente diffuso il nazionalismo? Per quali motivi può essere<br />
considerato un’ideologia elitaria?<br />
3 Come influì la formazione del nuovo Stato sulle precedenti rivalità regionali e locali?<br />
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