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Genomica Lez.2.pdf - Dipartimento di Biologia

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Geni sovrapposti


Lo splicing alternativo aumenta in modo considerevole la complessità del<br />

trascrittoma (e quin<strong>di</strong> del proteoma).


Splicing Alternativo<br />

Oltre il 90% dei geni umani è in grado <strong>di</strong> esprimere più <strong>di</strong> un trascritto (ed è<br />

quin<strong>di</strong> soggetto a splicing alternativo). Le <strong>di</strong>verse isoforme <strong>di</strong> splicing possono<br />

avere specificità a livello <strong>di</strong> tessuto, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione fisiologica, o patologica.<br />

%<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

17,635 Human genes<br />

1 2 -5 6 -1 0 1 1 -2 0 2 1 -3 0 3 1 -5 0 >5 0<br />

Number of Transcripts/ Gene


Uno stesso gene può esprimere proteine con funzioni<br />

opposte: l’esempio dell’attività della Caspasi 9 (CASP9)<br />

La forma costitutiva della proteina (CASP9, 9 esoni, 416 aa) induce<br />

apoptosi. Essa contiene un Caspase recruitment domain (CARD) e un dominio<br />

caspasi Peptidase_C14.<br />

L’isoforma più corta della proteina (CASP9S, 5 esoni, 266 aa) contiene un<br />

dominio Caspase recruitment domain (CARD) e un dominio tronco della<br />

Peptidase_C14. Questa isoforma è priva dell’attività proteasica e agisce da<br />

inibitore dell’apoptosi.


Uno stesso gene può co<strong>di</strong>ficare per proteine in<strong>di</strong>rizzate a<br />

<strong>di</strong>versi compartimenti cellulari: l’esempio del gene NFS1<br />

La proteina co<strong>di</strong>ficata dal gene NFS1 fornisce zolfo inorganico ai cluster ferro-zolfo<br />

rimuovendo lo zolfo dalla cisteina, e formando alanina nel processo. Questo gene<br />

utilizza siti <strong>di</strong> inizio alternativi della traduzione per generare una isoforma<br />

mitocondriale ed una isoforma citoplasmatica. La selezione del sito <strong>di</strong> inizio della<br />

trascrizione è regolata dal pH citosolico.<br />

L’isoforma che co<strong>di</strong>fica per la proteina mitocondriale (457 aa) contiene un peptide<br />

segnale e un dominio aminotrasnferasico.<br />

L’altra isoforma, che deriva sa un sito <strong>di</strong> inizio alternativo della trascrizione co<strong>di</strong>fica<br />

per una proteina più corta (397 aa) priva del peptide segnale ma contenente il<br />

dominio aminotransferasico.


Uno stesso gene può co<strong>di</strong>ficare trascritti soggetti ad un <strong>di</strong>verso<br />

meccanismo <strong>di</strong> regolazione post-trascrizionale: l’esempio <strong>di</strong> SLC11A2<br />

Il gene SLC11A2 (<strong>di</strong>valent cation transporter) co<strong>di</strong>fica per (almeno) due <strong>di</strong>verse<br />

isoforme, solo una delle quali risponde alla concentrazione del ferro (i.e. i livelli della<br />

proteina aumentano sensibilmente in seguito alla carenza <strong>di</strong> ferro). Responsabile del<br />

meccanismo <strong>di</strong> regolazione è un “Iron Responsive Element (IRE)” nella regione 3’UTR<br />

presente solo in una delle due isoforme.<br />

IRE<br />

Nell’uomo il trascritto contenente l’IRE (16 exons) co<strong>di</strong>fica per una proteina <strong>di</strong> 561 aa<br />

(NM_000617). Il trascritto privo <strong>di</strong> IRE (17 exons) co<strong>di</strong>fica per una proteina <strong>di</strong> 568<br />

aa.<br />

La stessa situazione si verifica nel topo, per cui l’unica entry RefSeq<br />

corrisponde alla isoforma priva <strong>di</strong> IRE (NM_008732). Il meccanismo <strong>di</strong><br />

risposta al ferro appare specifico del tipo cellulare.<br />

IRE


Famiglie geniche<br />

• Famiglie geniche classiche (istoni, globine)<br />

• Geni co<strong>di</strong>ficanti prodotti con domini altamente<br />

conservati (Homeobox, Paired box, Forkhead,<br />

ecc.)<br />

• Geni co<strong>di</strong>ficanti proteine contenenti corti motivi<br />

conservati, correlati ad una comune funzione<br />

(DEAD box, WD domain, ecc.).<br />

• Superfamiglie (immunoglobuline, recettori G<br />

protein coupled, ecc.) .


DEAD (Asp-Glu-Ala-Asp)<br />

WD (Trp-Asp)


Superfamiglia delle Ig<br />

09_10.jpg


Famiglie geniche<br />

Le famiglie geniche possono essere generate attraverso <strong>di</strong>versi meccanismi:<br />

• poliploi<strong>di</strong>zzazione del genoma (famiglia dei geni omeotici)<br />

• duplicazione <strong>di</strong> segmenti genomici<br />

•duplicazione <strong>di</strong> un singolo gene (geni per a e b globine)<br />

• retrotrascrizione


Duplicazioni geniche: poliploi<strong>di</strong>zzazione (2R)<br />

R1<br />

R2<br />

esaploi<strong>di</strong> Duplicazioni genomiche dedotte<br />

Due “Round” <strong>di</strong> duplicazioni<br />

genomiche nei progenitori dei<br />

vertebrati, probabilmente una<br />

subito prima e una subito dopo<br />

la <strong>di</strong>versificazione degli Agnatha<br />

(lampreda e affini).<br />

One to four<br />

Invertebrati<br />

Vertebrati<br />

Sintenie; cluster <strong>di</strong> geni Hox


Duplicazioni geniche: poliploi<strong>di</strong>zzazione (2R)<br />

Successivamente alla duplicazione genomica possono intervenire eventi <strong>di</strong><br />

acquisto e per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> geni che mo<strong>di</strong>ficano la struttura dei cluster.


Famiglia dei geni omeotici<br />

Il Cluster <strong>di</strong> geni Hox è quadruplicato nei mammiferi rispetto a Drosophila<br />

Drosophila<br />

Vertebrati<br />

Evoluzione della famiglia dei geni omeotici attraverso un processo a due sta<strong>di</strong>:<br />

1) nel primo sta<strong>di</strong>o, eventi <strong>di</strong> duplicazione in cis del gene primor<strong>di</strong>ale hanno<br />

prodotto i <strong>di</strong>versi componenti del cluster negli invertebrati<br />

2) nel secondo sta<strong>di</strong>o, eventi <strong>di</strong> duplicazione in trans dell’intero cluster hanno<br />

prodotti cluster multipli<br />

Nei vertebrati, la duplicazione genica è stata accompagnata da per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> geni


Cromosoma 22<br />

Famiglia dei geni per le globine<br />

Progenitore<br />

proto-a<br />

Progenitore<br />

proto-b<br />

Cromosoma 16 Cromosoma 11


Duplicazione genica<br />

Produzione <strong>di</strong> due copie identiche <strong>di</strong> un gene<br />

Delle due copie, una continua a svolgere la propria funzione,<br />

l’altra può andare incontro a <strong>di</strong>versi destini<br />

Il gene duplicato mantiene la stessa<br />

funzione del gene ancestrale (istoni)<br />

Gene redundancy<br />

L’accumulo <strong>di</strong> mutazioni porta<br />

all’inattivazione del gene duplicato,<br />

trasformandolo in pseudogene<br />

(pseudogeni delle a e b globine)<br />

Destino geni duplicati<br />

Il gene duplicato, non essendo sottoposto<br />

alla stessa pressione selettiva del gene<br />

ancestrale, può accumulare mutazioni<br />

casuali<br />

L’accumulo <strong>di</strong> mutazioni fa sì che il gene<br />

duplicato possa acquisire una nuova<br />

funzione utile per l’organismo<br />

(le nuove funzioni acquisite possono<br />

<strong>di</strong>ventare specie-specifiche)


Una terza alternativa è che tutte le copie possono essere mantenute nella loro<br />

forma originale; l’effetto omogeneizzante dell’evoluzione concertata favorisce<br />

quest’ultima possibilità che agirebbe rallentando la <strong>di</strong>versità genetica e quin<strong>di</strong> il<br />

<strong>di</strong>vergere della funzionalità. Per esempio dall’analisi dei geni delle globine in varie<br />

specie è emerso che questi geni inizialmente sono andati incontro a questo<br />

fenomeno <strong>di</strong> omogeneizzazione me<strong>di</strong>ante conversione genica, ma quando le sequenze<br />

<strong>di</strong>versero sufficientemente per rendere inefficace questo meccanismo, i geni<br />

iniziarono ad evolvere in<strong>di</strong>pendentemente.<br />

Tutti i primati hanno 2 α globine. Assumiamo quin<strong>di</strong> che l’antenato comune dei<br />

primati avesse due geni α-globinici.<br />

• Se α1 e α2 della stessa specie si sono separati circa 300 milioni <strong>di</strong> anni fa<br />

dovrebbero aver accumulato molti cambiamenti AA.<br />

• Si osserva un’alta omogeneità intraspecifica:<br />

la conclusione e che i geni α1 e α2 non si sono evoluti in modo in<strong>di</strong>pendente, ma in<br />

maniera concertata.


La maggior parte delle sequenze ripetute, sia co<strong>di</strong>ficanti che non co<strong>di</strong>ficanti,<br />

presentano la capacità <strong>di</strong> evolvere in maniera concertata. Quando vengono<br />

comparati i membri <strong>di</strong> una famiglia ripetuta, la maggiore similarità <strong>di</strong><br />

sequenza si trova all’interno della specie (Paralogia) piuttosto che tra le<br />

specie (Ortologia), suggerendo che i membri della famiglia non evolvono<br />

in<strong>di</strong>pendentemente gli uni dagli altri.<br />

Il processo molecolare che conduce alla omogenizzazione delle sequenze <strong>di</strong><br />

DNA appartenenti ad una data famiglia ripetuta è chiamata evoluzione<br />

concertata. L’evoluzione concertata avviene a causa <strong>di</strong> vari meccanismi<br />

genetici che producono scambio tra le sequenze <strong>di</strong> DNA non alleliche<br />

all’interno <strong>di</strong> un genoma. Questi meccanismi comprendono il crossing-over<br />

ineguale, lo scambio ineguale tra cromati<strong>di</strong> fratelli e meccanismi simili alla<br />

conversione genica ed amplificazione che sono particolarmente attivi nel caso<br />

<strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong> DNA ripetuto in tandem.


Con il termine <strong>di</strong> conversione genica si intende invece un trasferimento non<br />

reciproco <strong>di</strong> sequenze tra una coppia <strong>di</strong> sequenze <strong>di</strong> DNA non alleliche<br />

(conversione genica interlocus) o alleliche (conversione genica interallelica).<br />

Delle due sequenze che interagiscono una, la sequenza donatrice, rimane<br />

immutata, mentre l’altra, la ricevente, viene mo<strong>di</strong>ficata.<br />

Un possibile meccanismo ipotizza la formazione <strong>di</strong> un eteroduplex tra un<br />

filamento della sequenza donatrice e quello complementare della ricevente,<br />

con successiva conversione del ricevente grazie al meccanismo della riparazione<br />

degli accoppiamenti errati: gli enzimi <strong>di</strong> riparazione del DNA riconoscono che<br />

i due filamenti dell’eteroduplex non sono perfettamente appaiati e<br />

correggono la sequenza del ricevente per renderla perfettamente<br />

complementare alla sequenza del filamento donatore.


EVOLUZIONE CONCERTATA<br />

Negli eucarioti alcuni geni sono presenti in copie multiple. Negli organismi complessi,<br />

per esempio, i geni per l’RNA ribosomale sono tipicamente presenti in centinaia o<br />

anche migliaia <strong>di</strong> copie. Senza dubbio alcuno, queste copie si sono originate per<br />

duplicazione. In seguito alla duplicazione ci si potrebbe attendere che ogni singola copia<br />

<strong>di</strong> un gene acquisisca delle mutazioni e <strong>di</strong>verga. La selezione potrebbe limitare la<br />

mutazione nelle regioni co<strong>di</strong>ficanti, ma, se ne esistono molte copie, ci aspetteremmo,<br />

specie a livello delle sequenze non co<strong>di</strong>ficanti, che sussista un certo grado <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vergenza. Al contrario <strong>di</strong> quanto atteso, numerosi stu<strong>di</strong> hanno rivelato che spesso le<br />

sequenze nucleoti<strong>di</strong>che risultano alquanto omogenee in seno alle <strong>di</strong>verse copie <strong>di</strong> un<br />

gene.<br />

Inoltre, anche le sequenze non co<strong>di</strong>ficanti risultano omogenee, il che suggerisce che la<br />

selezione non sia responsabile <strong>di</strong> questa purificazione. Quando gli stessi geni vengono<br />

esaminati in una seconda specie strettamente correlata, si trova che anche le<br />

sequenze <strong>di</strong> quest’ultima sono omogenee, ma spesso <strong>di</strong>verse dalle sequenze omogenee<br />

trovate nella prima specie.<br />

Queste osservazioni hanno fatto concludere che un qualche processo a livello molecolare<br />

mantenga <strong>di</strong> continuo l’uniformità tra copie multiple della stessa sequenza all’interno<br />

<strong>di</strong> una specie. Allo stesso tempo, il processo permette una rapida <strong>di</strong>fferenziazione tra<br />

specie: il meccanismo dell’evoluzione concertata non è chiaramente compreso, ma<br />

l’evoluzione concertata ha conseguenze importanti su come evolvano i geni e<br />

rappresenta una forza evolutiva <strong>di</strong> cui si ignorava l’esistenza prima che alla genetica <strong>di</strong><br />

popolazioni fossero applicate le moderne tecniche molecolari.


Duplicazioni intra-geniche<br />

Nuove funzioni geniche possono essere acquisite me<strong>di</strong>ante riarrangiamento <strong>di</strong> segmenti<br />

genici co<strong>di</strong>ficanti per domini proteici strutturali<br />

2 meccanismi:<br />

- duplicazione dei domini<br />

- rimescolamento dei<br />

domini


Duplicazioni intra-geniche<br />

Esempio <strong>di</strong> duplicazione <strong>di</strong> domini strutturali: gene per il collagene a2 <strong>di</strong> tipo<br />

338 ripetizioni Gly-X-Y, presenti in 42<br />

dei 52 esoni del gene. Ogni esone<br />

co<strong>di</strong>fica per un numero completo <strong>di</strong><br />

ripetizioni.<br />

Evoluzione del gene me<strong>di</strong>ante<br />

duplicazione degli esoni che ha portato<br />

alla ripetizione <strong>di</strong> domini strutturali<br />

Esempio <strong>di</strong> rimescolamento dei domini strutturali: gene per l’attivatore<br />

del plasminogeno tissutale<br />

TPA<br />

4 esoni co<strong>di</strong>ficanti domini strutturali<br />

<strong>di</strong>versi: 1° esone simile a quelli della<br />

fibronectina, proteina che lega la<br />

fibrina, 2° esone co<strong>di</strong>fica per un<br />

dominio tipico dei fattori <strong>di</strong> crescita<br />

3° e 4° esone co<strong>di</strong>ficano per<br />

strutture kringle (legano i coaguli <strong>di</strong><br />

fibrina) presenti nel gene per<br />

plasminogeno


Pseudogeni<br />

• Copie <strong>di</strong>fettive dell’intera sequenza <strong>di</strong> un gene funzionale (o<br />

della sua porzione co<strong>di</strong>ficante), o copie troncate, mancanti<br />

<strong>di</strong> porzioni al 5’, al 3’, o frammenti interni.


Pseudogeni non processati<br />

• Contengono tutte le regioni funzionali del gene<br />

• Presentano codoni <strong>di</strong> stop inappropriati<br />

• Originati per duplicazione genica o crossing-over ineguale<br />

Pseudogeni processati (retropseudogeni)<br />

• Contengono solo le sequenze esoniche e una sequenza oligo dA/dT<br />

• Copiati dall’mRNA in cDNA e reintegrati nel genoma<br />

• Se sono espressi sono detti retrogeni


Pseudogeni<br />

La Trascrittasi Inversa co<strong>di</strong>ficata da elementi LINE può retrotrascrivere un<br />

mRNA in cDNA che successivamente può essere integrato a caso in un<br />

cromosoma. Se sul sito <strong>di</strong> inserimento è casualmente presente un promotore<br />

il retrogene può essere eventualmente espresso e <strong>di</strong>ventare funzionale.<br />

Normalmente, questo non accade e lo pseudogene comincia ad accumulare<br />

mutazioni casuali che <strong>di</strong>struggono la ORF (eventualmente) funzionale.

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