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EBOOK CERMIS - L'Adige

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Foto Federico Modica<br />

Cermis, venerdì 4 gennaio 2013<br />

Una motoslitta finisce nel dirupo:<br />

sei turisti russi muoiono


Venerdì 4 gennaio<br />

Poco dopo le 22 la notizia giunge in redazione. Si parla di un incidente in val di Fiemme,<br />

sul Cermis. Si parla di alcune persone che potrebbero essere morte. La redazione inizia a<br />

muoversi. Giornalisti e fotografi si preparano per una corsa contro il tempo.<br />

Su www.ladige.it alle 23 inizia la diretta dei soccorsi. Ecco il primo Tweet.<br />

LA DIRETTA DELLA NOTTATA SU WWW.LADIGE.IT<br />

Ore 23.05<br />

- Tragedia sulle nevi del Cermis nella tarda serata di venerdì (verso le 22). Una<br />

motoslitta con carrello che trasportava un gruppo di turisti russi si è ribaltata ed è<br />

finita fuori pista in una scarpata. Allo stato attuale le forze dell'ordine confermano<br />

che ci sono sei vittime, mentre una settima persona ferita in modo molto grave è<br />

stata trasportata all'ospedale Santa Chiara di Trento a bordo di un elicottero<br />

militare. C'è anche un'ottava persona ferita in modo grave.<br />

Ore 23.08<br />

- L'incidente è avvenuto lungo la pista Olimpia.<br />

Ore 23.12<br />

- I due feriti sono stati trasportati uno all'ospedale di Trento e uno a quello di<br />

Cavalese.<br />

Ore 23.15<br />

- Gli otto turisti erano partiti dal rifugio Sporting hotel sul Cermis, dove avevano<br />

noleggiato una motoslitta. Il mezzo ha perso il controllo in una pista denominata<br />

"Olimpia 2" e ha sfondato le reti. Tutti gli occupanti della motoslitta sono finiti in<br />

una scarpata profonda 100 metri.<br />

Ore 23.45


- Sul posto sono accorsi il 118 Trentino Emergenza di Cavalese, la Croce Bianca di<br />

Tesero, la Croce Rossa di Moena, il Soccorso Alpino di Fiemme e i Vigili del<br />

Fuoco dei paesi della valle.<br />

Ore 00.02<br />

- I morti sarebbero quattro uomini e due donne. I due feriti, invece, dovrebbero<br />

essere due uomini.<br />

Ore 00.15<br />

- Tra le sei vittime della tragedia ci sarebbero due minorenni.<br />

Ore 00.23<br />

- Giunti sul luogo della tragedia in questo momento altri due elicotteri militari. Lo<br />

confermano alcune persone di Cavalese che, pur nell'oscurità, sentono<br />

l'avvicinarsi dei mezzi.<br />

Ore 00.38<br />

- L'Ansa ricorda la "maledizione del Cermis": "La montagna è la stessa che il 2<br />

febbraio 1998 aveva visto 19 vittime per un aereo dei marines finito contro una<br />

cabina della funivia. E sempre la funivia aveva causato 42 morti nel 1976, per il<br />

distacco di una cabina. Proprio le piste del Cermis dovrebbero essere<br />

protagoniste domenica della tappa finale di una nota gara di sci, il Tour de Ski".<br />

Ore 00.40<br />

- Tragico incidente sul Cermis anche il 31 dicembre: morì un giovane sciatore<br />

trentino.<br />

Ore 00.48<br />

- Appena passato a Trento proprio sopra la redazione dell'Adige un elicottero.<br />

Probabilmente trasportava uno dei due feriti gravi, inizialmente portato<br />

all'Ospedale di Cavalese.


Ore 00.48<br />

- La foto con lo squarcio nella rete di protezione. La motoslitta è poi caduta nel<br />

dirupo.<br />

Foto Federico Modica<br />

Ore 00.49<br />

- Tra le sei vittime c'è la gestrice dell'hotel (anche lei russa) che aveva organizzato<br />

la gita dei turisti.<br />

Ore 00.52<br />

- Gravissimo il marito della titolare dell'hotel, che era alla guida della motoslitta.


Ore 00.59<br />

- Continuano i soccorsi. La pista Olimpia è illuminata a giorno.<br />

Foto Federico Modica<br />

Ore 01.35<br />

- Sopralluogo del presidente della Provincia autonoma di Trento Alberto Pacher:<br />

"Siamo scossi per questa tragedia. Intanto continuiamo a impegnarci nei<br />

soccorsi".<br />

Ore 01.55<br />

- Le operazioni di soccorso sono praticamente concluse. Ora l'attenzione si sposta<br />

su cause e responsabilità. E si valuta se le gare del Tour de Ski si debbano<br />

svolgere o meno.<br />

Ore 02.10<br />

- Le prime ipotesi sembrano essere confermate: la folle velocità dovrebbe essere la<br />

causa della tragedia.


Ore 02.14<br />

- "Siamo profondamente scossi di fronte a questa tragedia e impegnati in prima<br />

linea nei soccorsi". Lo afferma il presidente della Provincia autonoma di Trento,<br />

Alberto Pacher. Pacher, affiancato dal dirigente del Dipartimento della Protezione<br />

civile, Roberto Bertoldi, ha raggiunto il luogo dell'incidente assieme all'assessore<br />

Mauro Gilmozzi e al sindaco di Cavalese, Silvano Welponer, per portare un segno<br />

di immediata vicinanza dell'amministrazione provinciale alla comunità della Valle<br />

di Fiemme. Il presidente della Provincia ha avuto anche un colloquio telefonico<br />

con il Commissario del Governo, Francesco Squarcina, per concordare i<br />

necessari contatti con l'Ambasciata russa in Italia.


LʼAdige in edicola con cinque pagine speciali sulla tragedia<br />

LA RICOSTRUZIONE<br />

Sabato 5 gennaio<br />

Una motoslitta che sulla neve della pista nera si trasforma in un missile<br />

impazzito, percorre più di mille metri a folle velocità e poi, ad una curva, buca<br />

le reti di protezione e vola nel vuoto. È la dinamica del pauroso incidente che


si è consumato ieri sera, verso le 21.30, sulle piste del Cermis, tra le località<br />

Alberghi e Dos dei Laresi, a quota 1500 metri circa. I gestori dellʼhotel<br />

Sporting, due russi (la signora Raissa e il marito, soprannominato dottor<br />

Zivago), insieme ad altri sei turisti, tutti russi, alloggiati presso un residence di<br />

Cavalese, ieri sera hanno preso la motoslitta e, anziché dirigersi verso il<br />

sentiero, hanno imboccato la pista nera Olimpia 2, una discesa di tre<br />

chilometri con un dislivello di 625 metri. Il bilancio della tragedia è<br />

pesantissimo: 6 morti, quattro uomini e due donne, e due feriti. Tra le vittime<br />

ci sarebbero anche due minorenni e Raissa, la gestrice. I due feriti, tra i quali<br />

pare ci sia il gestore dellʼhotel, marito di Raissa, sono stati prima portati<br />

allʼospedale di Cavalese, dove hanno ricevuto le prime cure poi, nella notte,<br />

con un elicottero militare di stanza a Bolzano, sono stati portati a Trento,<br />

dove erano attesi dal personale del pronto soccorso, allertato dalla centrale<br />

operativa del 118 che, per ore, ha gestito lʼemergenza dalla sala di via Orsi.<br />

Un tuffo verso la morte, quello della comitiva di russi. Una discesa nel vuoto,<br />

considerato che la nera ha dei muri con pendenze elevatissime e che -<br />

dicono gli impiantisti - perfino<br />

i gatti delle nevi devono adottare misure di sicurezza particolari quando<br />

battono quei<br />

tratti, ancorando i mezzi a monte con lʼausilio di verricelli. La comitiva di<br />

turisti, che si trovava su una motoslitta con il carrello dietro, ha imboccato la<br />

pista a tutta velocità, finendo poi in un dirupo. Il mezzo ha sfondato le<br />

protezioni a bordo pista, aprendo un varco di un paio di metri, precipitando<br />

per un centinaio di metri.<br />

Agghiacciante la scena che i primi soccorritori si sono trovati davanti agli<br />

occhi. I corpi dei turisti erano stati sbalzati ovunque. Una vera e propria<br />

carneficina tra gli alberi e i sassi, con il sangue a macchiare la neve illuminata<br />

flebilmente dalla luce proveniente dalla pista e dalla luna. Comprensibili le<br />

difficoltà nel riuscire a raggiungere quelli che prima sembravano feriti e che<br />

poi sono stati invece ricoperti dal telo bianco, segno inconfondibile che, per<br />

chi giace sotto, non cʼè più nulla da fare. Anche il bilancio delle vittime è stato<br />

incerto fino allʼultimo. Prima due, poi tre, poi cinque. A mezzanotte la<br />

certezza: sei vittime e due feriti, di cui uno grave. Questi ultimi sono stati<br />

recuperati a fatica, mentre per le vittime le operazioni erano ancora in corso a<br />

notte fonda.<br />

Per ore tutta lʼattenzione è rimasta concentrata sui soccorsi, nel tentativo di<br />

ricomporre i corpi straziati. Sul posto, oltre al personale del 118, cʼerano<br />

anche gli uomini del soccorso alpino della val di Fiemme, i vigili del fuoco di<br />

Cavalese, il personale degli impianti di risalita e i carabinieri. Proprio gli


impiantisti, saliti in quota per sistemare le piste, avrebbero dato lʼallarme<br />

vedendo le scie sulla neve e la rete squarciata. Secondo una prima<br />

ricostruzione pare che la comitiva di russi abbia utilizzato una motoslitta con il<br />

carrello, probabilmente la motoslitta dellʼhotel Sporting, considerato che vi<br />

erano a bordo i due gestori russi. Erano diretto alla località Dos dei Laresi.<br />

La comitiva avrebbe dovuto percorrere il sentiero chiamato «Via del bosco»,<br />

che corre a fianco della pista, e invece, fin dallʼinizio, ha imboccato la «nera».<br />

Una corsa verso la morte, perché chi conosce la pista Olimpia 2 sa che non è<br />

possibile scendere con una motoslitta senza rischiare la vita. Una corsa resa<br />

ancora più incomprensibile dal fatto che sulla motoslitta cʼerano anche i due<br />

gestori dellʼhotel, i quali, si presume conoscessero i rischi di quella discesa.<br />

Tutte e sei le persone che si trovavano sedute nel carrello sono decedute.<br />

Sul luogo della tragedia è arrivato anche il pm Davide Ognibene, che<br />

coordina le indagini, per poter verificare direttamente la dinamica della<br />

tragedia e sentire i testimoni.<br />

Resta da chiarire di chi fosse la motoslitta, se fosse stata affidata<br />

volontariamente al gruppo o sottratta, se il gruppo fosse autorizzato a guidare<br />

e a percorrere il sentiero o la pista di notte. Analisi verranno effettuate anche<br />

sullʼautista, per capire le condizioni in cui si era messo al volante del mezzo.<br />

A supporto del magistrato ieri sono arrivati anche gli uomini della scientifica<br />

della polizia, nonché il capo della squadra mobile di Trento, Roberto<br />

Giacomelli. Accanto ai soccorritori, ai magistrati, ai carabinieri e alla polizia<br />

sul luogo della tragedia cʼerano anche i rappresentanti delle istituzioni. Poco<br />

prima di mezzanotte è arrivato il sindaco di Cavalese, Silvano Welponer.<br />

«Non voglio dire nulla di quanto accaduto fino a quando non saranno chiarite<br />

bene le cause dellʼincidente», ha detto ieri visibilmente scosso. Sulle nevi<br />

insanguiate della pista Olimpia 2 nella notte sono poi giunti anche il neo<br />

presidente della Provincia Alberto Pacher e il capo della protezione civile,<br />

Roberto Bertoldi.


DURANTE LA GIORNATA EMERGONO NUOVI PARTICOLARI E<br />

ARRIVANO CONTINUE DICHIARAZIONI<br />

- Poteva essere ancora più drammatico, e salire a sette morti, il bilancio delle<br />

vittime dell'incidente del Cermis: la decisione del figlio di uno dei due uomini<br />

sopravvissuti di rimanere in hotel a Cavalese, e di non seguire la famiglia<br />

nella serata allo Sporting hotel Cermis, gli ha infatti salvato la vita. Ora il<br />

ragazzino, dopo aver salutato il padre, ricoverato in ospedale, è in volo per<br />

la Russia e si è imbarcato attorno alle diciassette. Nell'incidente ha perso la<br />

madre e la sorella. A quanto si è appreso, le salme delle sei vittime<br />

potrebbero essere rimpatriate entro martedì prossimo perché è arrivato il<br />

nulla osta dell'autorità giudiziaria e non ci saranno autopsie. Il questore di<br />

Trento, Giorgio Iacobone, si tiene in stretto contatto con il viceconsole russo<br />

per agevolare le procedure. Sempre a quanto si è appreso, non sono attesi -<br />

in Italia - i parenti delle vittime che, invece, aspettano in Russia il rientro<br />

delle bare dei loro familiari. Come da routine, in questi casi, sono stati fatti<br />

gli esame del sangue ai due uomini sopravvissuti all'incidente - che non<br />

sono in pericolo di vita - e dall'esito si saprà se avevano assunto dosi<br />

eccessive di alcolici. Durante le indagini sono stati sentiti anche dei<br />

testimoni. Uno dei feriti, il gestore dell'albergo Sporting Cermis, è stato<br />

sottoposto nel pomeriggio ad un intervento chirurgico. "Due ortopedici sono<br />

al lavoro per ricomporre le gravi contusioni e fratture che ha riportato", ha<br />

reso noto l'azienda sanitaria.<br />

- "La legge è chiara. È vietato usare le motoslitte, se non per scopi di servizio,<br />

oppure per esigenze delle forze di polizia e dei forestali". A spiegarlo è<br />

l'assessore provinciale al Turismo della Provincia autonoma di Trento,<br />

Tiziano Mellarini, che proprio della sicurezza degli impianti per lo sci in<br />

Trentino ha potuto fare un vanto. Tutto è regolamentato, compreso l'uso<br />

delle motoslitte, in una specifico articolo di una legge provinciale. "Dire che è<br />

stata una follia è poco - ha aggiunto - e certamente è stato un gesto di totale<br />

incoscienza, se vogliamo essere benevoli. Per le normative di sicurezza noi<br />

in Trentino siamo tra i primi al mondo e quello di stanotte non è stato che un<br />

misto tra fatalità e incoscienza. Perché la motoslitta col traino serve solo per<br />

trasportare bagagli e alimenti. Non certo persone". Nel caso dell'incidente<br />

della notte sul Cermis sulla motoslitta invece erano in due, quelli che sono in<br />

ospedale, feriti, mentre sul carrello si erano sistemati in sei, le vittime. Ma<br />

c'è di più. Visto che le motoslitte sono adibite solo a trasporti di servizio "non<br />

avrebbero certo potuto percorrere la pista, ma neppure il sentiero<br />

alternativo. Essendo in dotazione all'albergo Sporting, aveva<br />

l'autorizzazione solo per i 50 metri che servono a portare cibo e borse varie


fino alla struttura ricettiva". Quel viaggio in motoslitta insomma di legale, a<br />

quanto pare, non aveva alcunché. Sarà però l'inchiesta aperta dalla Procura<br />

a doverlo accertare in termini ufficiali. "Non dimentichiamo - ha proseguito<br />

ancora l'assessore - che le piste hanno precisi orari di chiusura, dopo i quali<br />

non sono transitabili, se non dal personale al lavoro, quindi diventano una<br />

sorta di vero e proprio cantiere edile. Nel caso specifico la pista aveva<br />

chiuso alle 17 e i gatti delle nevi stavano lavorando. Persino loro, per<br />

sicurezza, sono assicurati con dei verricelli sulla pista rossa e nera. Non per<br />

caso o per scrupolo, ma per legge".<br />

- "Un atto incosciente, una totale imprudenza, che insieme alla sfortuna ha<br />

prodotto una tragedia". Così Lorenzo Dellai, che si è dimesso il 29 dicembre<br />

da presidente della Provincia autonoma di Trento dopo 14 anni, per<br />

impegnarsi per le politiche del 2013. "Il nostro - ha affermato - è un territorio<br />

molto esposto a incidenti di questo genere, come quelli marini lo sono in altri<br />

ambiti. Abbiamo regole ferree per la sicurezza, che nel 99% dei casi<br />

vengono rispettate. Il mancato rispetto e la fatalità possono causare episodi<br />

come questo, che possono avvenire ovunque". Ciò anche per dire che<br />

"l'incidente nulla ha a che fare con quanto accadde nel 1999 alla funivia del<br />

Cermis. È sbagliato accostarli dunque. Certo colpisce che questa montagna<br />

salga agli onori delle cronache un'altra volta per una tragedia", per cui ha<br />

espresso cordoglio per le vittime e i loro familiari.<br />

- "Il programma sportivo resta invariato - conferma il presidente Piero De<br />

Godenz, presidente di Nordic Ski - ma questo doloroso incidente così vicino<br />

a noi ci costringe a ridurre ed annullare ogni manifestazione di contorno, nel<br />

tentativo di mantenere uno stile sobrio e rispettoso".<br />

- "Una discesa di follia - dice l'assessore al turismo Tiziano Mellarini,<br />

presidente del Comitato Organizzatore di Fiemme 2013 - non si può parlare<br />

di fatalità, perché la legge vieta l'utilizzo delle piste durante la chiusura degli<br />

impianti e vieta allo stesso modo l'utilizzo delle motoslitte sui tracciati:<br />

nessuna autorizzazione è mai stata concessa. Da parte del Comitato e di<br />

tutto il Trentino il pensiero va ai familiari delle vittime".<br />

- Le punte di alcuni alberi sono state tranciate dalla motoslitta volata per<br />

alcune centinaia di metri fuori dalla pista Olimpia 2. Le salme sono già state<br />

portate a valle e ricomposte nella camera mortuaria di Cavalese. Sul luogo<br />

dell'incidente sono intervenuti per primi gli addetti ai gatti delle nevi,<br />

impegnati nella battitura notturna della pista, che hanno notato una scia di<br />

neve all'altezza di una curva parabolica, molto ripida, e la rete di protezione<br />

sfondata. Nel dirupo sottostante i soccorritori hanno quindi individuato la


motoslitta ribaltata e il rimorchio, con i passeggeri sbalzati ad alcune decine<br />

di metri di distanza. Sui rami degli alberi spezzati sono stati trovati alcuni<br />

scarponi. L'operazione di soccorso e recupero delle salme e dei feriti è stata<br />

condotta da quattro equipaggi di Trentino Emergenza ed enti convenzionati,<br />

35 vigili del fuoco volontari di Cavalese e di altri corpi dell'Unione distrettuale<br />

di Fiemme, una ventina di persone del Soccorso alpino, il personale della<br />

Società Impianti a Fune Alpe Cermis. Con loro anche tre esperti<br />

dell'associazione Psicologi per i popoli.<br />

- La procura di Trento ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo<br />

sull'incidente avvenuto nella notte sul Cermis. Titolare del fascicolo è il<br />

sostituto procuratore Davide Ognibene, che già intorno alla mezzanotte era<br />

salito fino al luogo dove la motoslitta si è ribaltata. Il magistrato sta<br />

coordinando le forze dell'ordine nelle indagini sull'accaduto e sta cercando<br />

di ricostruire l'incidente anche attraverso testimonianze. Fondamentali<br />

potrebbero essere quelle dei due sopravvissuti.<br />

- Sono tutte di nazionalità russa le sei vittime e i due feriti dell'incidente<br />

avvenuto la scorsa notte sulle pista del Cermis, in Trentino. Due le vittime di<br />

sesso maschile, quattro quelle di sesso femminile, fra cui Larissa Rafilya<br />

Pshenichnaya, di 51 anni, residente a Predazzo (Trento), moglie del gestore<br />

dell'hotel Sporting Cermis, Iaroslav Iagafarov Azat, di 58 anni, ricoverato in<br />

prognosi riservata all'ospedale S.Chiara di Trento. Le altre vittime sono<br />

turisti alloggiati all'hotel Des Alpes di Cavalese: Liudmila Iudina, 48 anni e i<br />

figli Denis e Julia rispettivamente di 16 e 25 anni; Irina Kravchenko, 45 anni<br />

e Viacheslav Sleptsov, 52 anni. All'ospedale di Trento, oltre al gestore<br />

dell'albergo, è ricoverato Boris Iudin, di 47 anni. Entrambi non sono in<br />

pericolo di vita: uno è ricoverato nel reparto di ortopedia, l'altro in quello di<br />

neurochirurgia. La prognosi è di un mese.<br />

- Misconel (funivie Cermis): «Dolore, ma anche tanta rabbia di fronte a tanta<br />

follia. Quel tratto dell'Olimpia 2 è talmente pericoloso che anche i nostri<br />

operatori in quel punto lavorano col verricello».<br />

- Pacher, presidente della Provincia: «Ieri notte sul Cermis cʼè stata una<br />

sequenza di imprudenze che hanno portato quasi inevitabilmente alla<br />

tragedia. Da parte di tutti cʼè il cordoglio, ma le regole vanno rispettate,<br />

soprattutto in montagna. Grazie ai tanti soccorritori che si sono prodigati fino<br />

a tarda notte».


- Welponer, sindaco di Cavalese: «La dinamica dellʻincidente, dobbiamo dirlo,<br />

rivela incoscienza. Avevano chiesto autorizzazione a scendere, ma io<br />

l'avevo negata»<br />

- Angelo Corradini di Fiemme 2013: «Noi procediamo con tutta la parte<br />

sportiva senza variazioni. Per oggi e domani vengono sospese tutte le feste,<br />

le musiche e attività serali. Non verranno venduti alcolici e questo è quello<br />

che possiamo fare in questa circostanza, pur nel dispiacere di quello che è<br />

successo. Vorrei aggiungere che è un incidente, pur nella sua tragicità,<br />

equiparabile ad un incidente dʼauto. Non centrano i Mondiali e il Tour de Ski.<br />

E' un incidente causato da imperizia. Dispiace anche che proprio in questo<br />

momento l'immagine del Cermis venga nuovamente messa in cattiva luce,<br />

perché seppur drammatico, si è trattato di un incidente che nulla ha a che<br />

vedere con le piste e lo sport».


LʼINCHIESTA: OMICIDIO COLPOSO PLURIMO<br />

Domenica 6 gennaio<br />

SullʼAdige in edicola 8 pagine speciali<br />

Foto Federico Modica<br />

Omicidio colposo plurimo: un'accusa pesante come un macigno quella di cui<br />

deve rispondere il conducente della motoslitta finita fuori pista sull'Alpe<br />

Cermis, trascinando in un volo mortale le persone, che stava trainando su un<br />

carrello.<br />

L'iscrizione nel registro degli indagati, in questo caso, è un atto dovuto, fatto a<br />

tutela dello stesso conducente, che durante gli accertamenti avrà la<br />

possibilità di nominare dei propri consulenti di fiducia.<br />

Sei le vittime - morte sul colpo - due i feriti gravi. Tra i sopravvissuti c'è lo<br />

stesso conducente Iagafarov Azat, 58 anni, gestore dell'hotel Sporting. Si era<br />

sposato a Cavalese con rito civile un anno fa. Sua moglie Rafilya «Raissa»<br />

Pshenichnaya, 52 anni, è tra le vittime.<br />

Alle 21.30 di venerdì un operatore che stava battendo la pista con il gatto<br />

delle nevi aveva dato l'allarme: c'era uno squarcio impressionante nella rete<br />

di protezione della Olimpia 2. Recisi alcuni rami e le cime degli abeti alti


trenta metri che spuntano dalla curva, nella parte in cui c'è una<br />

sopraelevazione artificiale della pista nera. Quando i primi soccorritori sono<br />

partiti da Cavalese non pensavano di trovarsi di fronte ad una strage: c'erano<br />

sei corpi senza vita sparpagliati nel bosco, una settantina di metri sotto la<br />

curva, nel punto in cui la motoslitta era uscita di pista.<br />

Il recupero delle salme, ricomposte all'ospedale di Cavalese, è terminato alle<br />

tre di ieri notte; i due feriti sono stati trasportati con un elicottero militare<br />

abilitato al volo notturno all'ospedale di Trento.<br />

Al buio, in discesa lungo una pista nera, con un carrello portabagagli<br />

utilizzato per accompagnare un gruppo di turisti russi a valle dopo una cena<br />

al rifugio, l'ultima sera di vacanza: cosa ci faceva la motoslitta venerdì sera<br />

sulla Olimpia 2? Un interrogativo che si è sovrapposto a molti altri<br />

all'indomani della tragedia. «Norme di sicurezza e di buon senso violate» ha<br />

commentato duramente il presidente della provincia Alberto Pacher. Dello<br />

stesso parere il predecessore Lorenzo Dellai. Per fugare il dubbio che<br />

l'incidente possa essere stato causato dall'abuso di alcol sono stati disposti<br />

gli esami in ospedale del conducente della motoslitta. L'uomo è stato messo<br />

al corrente della disgrazia. Ricoverato all'ospedale Santa Chiara in ortopedia<br />

(e ieri sottoposto a intervento chirurgico), sa che tra le vittime dell'incidente<br />

c'è anche la moglie. «Non sono riuscito a controllare la direzione della moto.<br />

C'è stato un guasto», sono le prime dichiarazioni raccolte dalla polizia<br />

giudiziaria. E poi un desiderio: «Vorrei che mia moglie sia sepolta in Russia».<br />

La motoslitta è stata posta sotto sequestro in attesa di una perizia tecnica.<br />

Ferito il passeggero, Boris Iudin, 47 anni, che si trova nel reparto di<br />

neurochirurgia: nell'incidente sono morte la moglie Liudmila Iudina, 48 anni, e<br />

la figlia maggiore Julia, 24 anni. Salvo il figlio diciassettenne, che aveva<br />

deciso venerdì sera di rimanere nel residence nel quale erano alloggiati. E c'è<br />

un'altra famiglia distrutta nel disastro dell'Olimpia 2: sono morti sul colpo<br />

Denis Kravchenko, 16 anni, la madre Irina, 45 anni, e il compagno di lei,<br />

Vyacheslav Sleptsov, 52 anni.<br />

Le indagini sono condotte da carabinieri e polizia, con il coordinamento del<br />

pm Davide Ognibene. Le salme hanno avuto il nulla osta per il rimpatrio in<br />

Russia, che avverrà probabilmente martedì.


UNA CORSA PER SALVARE I FERITI<br />

Foto Federico Modica<br />

L'allarme è scattato alle 21.30 e già pochi minuti dopo la macchina dei<br />

soccorsi era in piena attività, con i primi uomini trasportati sul luogo<br />

dell'incidente dai gatti delle nevi, mentre tre-quattro ambulanze arrivavano nel<br />

parcheggio della funivia.<br />

Era stato proprio un operatore delle piste, al lavoro di notte sulla «Olimpia 2»,<br />

ad allertare il «118», come spiega l'ispettore distrettuale dei vigili del fuoco,<br />

Stefano Sandri , che l'Adige ha incontrato ieri pomeriggio in caserma:<br />

«L'addetto ha notato le tracce della motoslitta sulla neve e uno squarcio nelle<br />

reti di protezione, ha fermato il suo mezzo e ha sentito che dal bosco in<br />

basso provenivano le grida dei feriti». Poco dopo è sopraggiunta la squadra<br />

del soccorso alpino fiemmese, seguita a breve distanza dai vigili del fuoco<br />

guidati dal comandante del corpo di Cavalese, Roberto Marchi , mentre<br />

Sandri ha coordinato l'azione dalla centrale operativa, prima di salire a sua<br />

volta sul Cermis. Sul luogo dell'impatto, i soccorritori hanno trovato otto<br />

persone e tutt'attorno vari oggetti appartenenti alle vittime, i rottami della<br />

motoslitta e del carrello.<br />

«Siamo arrivati sul punto preciso - racconta Marchi - risalendo a piedi un<br />

breve tratto del ripido pendio nel bosco, alla base del terrapieno sotto la<br />

curva in cui la motoslitta è uscita di pista. Al seguito delle squadre


d'intervento c'erano il nostro medico e quello del soccorso alpino, che<br />

purtroppo hanno constatato che per sei delle persone coinvolte non c'era più<br />

nulla da fare. Altre due, invece, erano ferite e sono state rapidamente<br />

stabilizzate sulla barella, trasportate a mano fino alla pista e da qui a valle sul<br />

gatto delle nevi».<br />

Che tipo di impatto può aver provocato conseguenze così tragiche?<br />

«È difficile farsi un'idea precisa della dinamica. La traiettoria della uscita di<br />

pista su quel ripido muro ha fatto precipitare la motoslitta sugli alberi<br />

sottostanti, probabilmente l'impatto letale per sei degli occupanti è stato<br />

proprio contro gli abeti sotto il curvone».<br />

Avevate anche il problema di sincerarvi che non ci fossero altre vittime<br />

disperse fra gli alberi.<br />

«Con l'ausilio delle torce - spiega Sandri - è stata perlustrata a tappeto tutta<br />

l'area circostante e naturalmente si sono fatti anche controlli incrociati<br />

contattando gli alberghi. In tutto, fra noi e il soccorso alpino, erano impegnate<br />

nell'intervento notturno 50-60 persone».<br />

Si è profilato fin da sùbito il quadro di una tragedia dovuta all'imprudenza.<br />

«Oltretutto, come ha ricordato il presidente Pacher, la pista di notte è una<br />

sorta di cantiere per livellare il manto bianco. E in tratti ripidi come questo, i<br />

gatti delle nevi, devono utilizzare anche il verricello, quindi c'è una fune<br />

d'acciaio tirata sul tracciato, il che aggrava il rischio per mezzi che<br />

sopraggiungessero. Scendere in quel contesto è un comportamento<br />

pericolosissimo», osserva Sandri.<br />

Vi ricordate altri incidenti gravi con motoslitte qui in valle?<br />

«Veramente no - risponde Marchi - e direi che in genere questi mezzi sono<br />

guidati da esperti, da addetti ai lavori. Piuttosto, assistiamo a una casistica di<br />

un certo rilievo per quanto riguarda le slitte o i bob».<br />

Le motoslitte si usano per trasportare i clienti delle serate in quota?<br />

«Nei rifugi si organizzano feste e credo che parecchi gestori si siano<br />

attrezzati con queste slitte, più o meno adatte al trasporto di persone. Ma di<br />

certo non percorrono piste impraticabili come quella del Cermis».


LA MOTOSLITTA COME UN PROIETTILE<br />

Lunedì 7 gennaio<br />

Foto Paolo Pedrotti<br />

Ai primi sobbalzi, forse, hanno anche sorriso divertiti. Ma poi, quando la<br />

motoslitta ha iniziato ad acquistare velocità e il carrello a perdere aderenza,<br />

le grida disperate devono avere tagliato il silenzio della sera.<br />

Il gestore dell'Hotel Sporting Cermis, che si trovava alla guida, ha cercato<br />

invano di governare il mezzo - «Non riuscivo più a tenerlo», ha raccontato - e<br />

deve avere stretto il volante con tutte le sue forze, quando ha bucato la rete,<br />

prima del salto nel vuoto. Dietro di lui, sul sellino, immaginiamo<br />

disperatamente aggrappata al corpo del marito, la moglie Rafilya,<br />

Pshenichnaya, che tutti conoscono come Raissa: lei è stata sbalzata lontano,<br />

come gli altri quattro passeggeri seduti sul carrello. Uno di loro, invece, Boris<br />

Iudin, unico superstite insieme al gestore e ora ricoverato nel reparto di<br />

neurochirurgia, quasi certamente non si trovava sul carrello quando questo è<br />

volato nel dirupo, tagliando le cime degli altberi.<br />

È questo uno dei particolari che emerge sulla folle discesa sulla pista Olimpia<br />

2. Se è vivo, Boris Iudin, lo deve probabilmente a questo: forse è stato


sbalzato dal mezzo in corsa, durante i violenti sobbalzi. In alcuni punti, infatti,<br />

la motoslitta letteralmente «volava», come conferma l'assenza di tracce sulla<br />

neve. Ma appare anche verosimile che sia stato lui a gettarsi, una volta<br />

capito che la corsa non si sarebbe arrestata. Che si sia trattato di un salto<br />

volontario o meno, Boris deve essere poi rotolato sulla pista e, da qui, è<br />

precipitato nel dirupo. Una caduta che gli ha causato fratture alle vertebre e<br />

al bacino, ma priva della violenza con cui i corpi dei suoi compagni - ha perso<br />

anche la moglie e la figlia - sono stati orrendamente scagliati contro alberi e<br />

rocce. Anche il gestore, Azat Jagafarov, probabilmente è riuscito a salvarsi<br />

aggrappandosi al mezzo. Nella caduta, tuttavia, ha riportato decine e decine<br />

di fratture (caviglie, ginocchia, bacino): traumi che hanno richiesto un lungho<br />

intervento chirurgico. Sabato pomeriggio è entrato in sala operatoria verso le<br />

15 per uscirne solo alle 21.30. Poco prima, con il supporto degli psicologi dei<br />

popoli, gli avevano comunicato che la moglie e gli altri cinque amici erano<br />

morti.<br />

Una croce pesantissima da portare, alla quale si aggiunge la responsabilità di<br />

cui dovrà rispondere sul piano penale: il pubblico ministero Davide Ognibene<br />

ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo. Sabato pomeriggio (ma<br />

lo aveva già detto nella notte alla polizia giudiziaria) il gestore, dopo avere<br />

appreso che tutti gli altri erano stati spazzati via per sempre, con l'eccezione<br />

di Boris Iudin, ha ripetuto di avere perso il controllo: «Non riuscivo più a<br />

tenerla, non riuscivo a controllare la motoslitta. C'è stato un problema, un<br />

difetto tecnico». Se davvero il mezzo possa avere avuto un'avaria lo diranno<br />

le perizie. Certo può avere influito l'assenza del doppio freno (una sorta di<br />

«mano» di acciaio che arpiona la neve, montato a richiesta), che peraltro<br />

forse non sarebbe bastato: circostanza che ha trasformato il mezzo in un bob<br />

impazzito, sempre più veloce. Come pure la presenza di quel carrello a<br />

traino, privo di freno e destinato solo al trasporto di viveri e bagagli, che<br />

invece accoglieva sei persone: la spinta del rimorchio carico è stata come<br />

una spinta sull'acceleratore. Ed è probabile che il gestore non conoscesse<br />

nemmeno bene il mezzo, acquistato da poco. Il primo tentativo di portarla<br />

dalla base della funivia all'hotel, peraltro, pare si fosse concluso con un<br />

intervento del gatto delle nevi per liberare il mezzo piantato nella neve e<br />

trasportarlo in quota. Ma se questi elementi possono avere concorso<br />

all'epilogo finale, all'origine della tragedia vi è l'azzardo iniziale, una grave<br />

negligenza, consistita nell'ignorare il buonsenso, prima ancora dei divieti:<br />

scendere con la motoslitta, fino a quel giorno testata solo nelle zone limitrofe,<br />

e il carrello carico di persone. Pare che Jagafarov avesse deciso di fare un<br />

giro con la moglie e, con l'occasione, accompagnare gli ospiti a valle. Ma<br />

quella prima discesa in pista è stata per sei persone il capolinea della vita.<br />

Lui, provato e scosso, in ospedale ripete: «Pregate per mia moglie e per le<br />

altre vittime».


NON ALCOL MA IMPRUDENZA<br />

La tragedia del Cermis non si può attribuire all'abuso di alcolici da parte del<br />

conducente della motoslitta, ma ad un comportamento imprudente. Queste le<br />

prime conclusioni delle indagini condotte dalla Procura di Trento. Il tasso<br />

alcolemico dell'albergatore russo, che era alla guida del mezzo e che risulta<br />

l'unico indagato per omicidio colposo plurimo, era di poco superiore al limite<br />

consentito, ha reso noto il procuratore capo di Trento, Giuseppe Amato<br />

LE SEI VITTIME


Articoli e diretta web: Flavia Pedrini, Lorenzo Ciola, Marica Viganò, Zenone Sovilla, Leonardo<br />

Pontalti, Sergio Damiani, Patrizia Todesco, Federica Giobbe, Luisa Patruno, Benjamin Zulian,<br />

Matteo Lunelli<br />

Fotografie: Federico Modica e Paolo Pedrotti

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