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My Fermi<br />

un liceo fondato sul desiderio:<br />

cinquantanni e non li dimostra.<br />

1958<br />

Nel 1958 l’ing. Nico<strong>la</strong> Longo insieme al suocero, l’ing. Attilio<br />

Maisano, una figura importante del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> privata mi<strong>la</strong>nese, ha<br />

fondato il <strong>Liceo</strong> “E. Fermi” che ha ottenuto in quello stesso anno il<br />

riconoscimento legale dal Ministero del<strong>la</strong> Pubblica Istruzione.<br />

2008<br />

La ricorrenza del cinquantesimo è stata occasione <strong>per</strong> gli insegnanti,<br />

<strong>per</strong> i genitori: <strong>per</strong> tutta l’é<strong>qui</strong>pe del Fermi <strong>per</strong> festeggiare e <strong>per</strong> rendere<br />

conto del<strong>la</strong> propria attività.<br />

Il fondatore, l’ing. Nico<strong>la</strong> Longo, non era presente - il 12 marzo 2007<br />

ha passato il testimone ai figli, Michele, Attilio e Alessandro - ma<br />

continua ad esserci attraverso il suo atto. Uomo di grandi doti, severo<br />

e leale, ha dedicato le sue energie al <strong>la</strong>voro, occupandosi a tempo<br />

pieno del<strong>la</strong> Policarbo, impresa da lui fondata nel 1949, delle altre<br />

attività imprenditoriali che spaziano dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> al<strong>la</strong> produzione<br />

vinico<strong>la</strong> e non ha mai trascurato quello che chiamava il suo “fiore<br />

all’occhiello”: il <strong>Liceo</strong> “E. Fermi”. Non un semplice ornamento,<br />

ma un’istituzione in cui Nico<strong>la</strong> Longo ha rispecchiato <strong>la</strong> propria<br />

grande onestà intellettuale e morale con quel rispetto <strong>per</strong> ognuno<br />

Albo diplomati<br />

anno sco<strong>la</strong>stico 1959/60<br />

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Materiale storico del Laboratorio di<br />

biologia<br />

Pianta del<strong>la</strong> Storia d’Italia al 1911<br />

che ha dato sempre forma al suo agire. La sua passione <strong>per</strong> <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

datava dall’immediato dopoguerra quando come giovane insegnante<br />

preparava con cura e precisione gli strumenti nel <strong>la</strong>boratorio di fisica<br />

<strong>per</strong> le lezioni ai suoi studenti in un istituto tecnico statale di Vercelli<br />

e quando in seguito, dopo le dimissioni dallo Stato, insegnava agli<br />

studenti serali nell’istituto privato L. B. Alberti di Mi<strong>la</strong>no, da lui<br />

fondato nel ‘47.<br />

Scrive uno studente sul Giornale degli studenti del liceo <strong>Scientifico</strong><br />

Fermi “Fermi…tutti!” nel 1994:<br />

“In pochi anni, in via Silvio Pellico, 8, il Fermi diviene sotto <strong>la</strong><br />

Presidenza del prof. Dante Cavallotti un istituto su<strong>per</strong>iore conosciuto<br />

e apprezzato in tutta Mi<strong>la</strong>no. Il prof. Dante Cavallotti, ottimo<br />

insegnante di lettere, è stato Preside <strong>per</strong> ben venticinque anni, dando<br />

al Fermi una credibilità invidiabile. Seguono poi due anni sotto <strong>la</strong><br />

direzione del prof. Enrico Georgiacodis, <strong>qui</strong>ndi subentra il prof.<br />

Sergio Borghi es<strong>per</strong>to in meteorologia ed insegnante di fisica.<br />

Il Prof. Sergio Borghi, l’ing. Nico<strong>la</strong> Longo e il Prof. Giuseppe D’Arrigo.<br />

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“Fermi...tutti!”<br />

Giornale degli studenti del <strong>Liceo</strong><br />

<strong>Scientifico</strong> E. Fermi, n° 0 Aprile 1994<br />

La vecchia sede del Fermi, in via Silvio<br />

Pellico 8: il cortile interno e l’ingresso<br />

Dal<strong>la</strong> Galleria Vittorio Emanuele,<br />

si vedevano le finestre del Fermi,<br />

al terzo piano.<br />

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Pagina pubblicitaria, 4° di co<strong>per</strong>tina<br />

inserto di “La Repubblica”, 1993<br />

Il Giorno, 27 Novembre 1991<br />

Una serie di corsi tenuti da Giancarlo<br />

Majorino al Centro Studi Enrico Fermi.<br />

A scuo<strong>la</strong> <strong>per</strong> diventare poeti o scrittori<br />

“Essendo io uno che scrive, ho delle<br />

predilezioni sfacciate, non mi nascondo<br />

dietro l’alibi dell’imparzialità, non<br />

faccio il professore. È forse <strong>per</strong> questo<br />

che i ragazzi partecipano volentieri ai<br />

miei corsi, amano <strong>la</strong> mia doppiezza<br />

di insegnante e poeta”. Giancarlo<br />

Majorino, nato e vissuto a Mi<strong>la</strong>no, è<br />

un poeta “che non s’alleva in casa <strong>la</strong><br />

sua solitudine, ma è capace di par<strong>la</strong>re<br />

degli altri e agli altri”. Così, adesso<br />

che ha smesso di insegnare nei licei,<br />

tiene due cicli di lezioni al Centro<br />

Studi Enrico Fermi (...)”<br />

Corriere del<strong>la</strong> Sera, 7 Febbraio 1993<br />

Lezioni illuminate nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> senza<br />

pareti.<br />

“Le pareti a strisce, in meravigliose<br />

tonalità di verde misto a blu, che<br />

sfumano verso l’alto. Tre livelli di<br />

illuminazione: <strong>la</strong>mpade che servono <strong>per</strong><br />

favorire il dialogo e <strong>la</strong> concentrazione.<br />

(...) Il regno dei colori: è il liceo<br />

scientifi co Enrico Fermi, in via Alfi eri.<br />

“Questa scuo<strong>la</strong> l’ho sempre amata.<br />

Così (...) ho deciso che l’avrei fatta<br />

bel<strong>la</strong>”. Par<strong>la</strong> l’ingegner Nico<strong>la</strong> Longo,<br />

petroliere. Proprietario da decenni del<br />

prestigioso istituto privato. (...)”<br />

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1993<br />

Nel 1993 l’Istituto si trasferisce dal<strong>la</strong> storica sede di via Silvio Pellico<br />

a via Alfieri al 12. Nel nuovo plesso sco<strong>la</strong>stico opportunamente<br />

ristrutturato e rinnovato lo spazio a disposizione degli studenti è<br />

accogliente e funzionale”<br />

Dal ’94 ad oggi al<strong>la</strong> Presidenza del Fermi c’è il prof. Giuseppe D’Arrigo<br />

che <strong>per</strong> molti anni ha insegnato lettere al <strong>Liceo</strong> Fermi. In quell’anno<br />

il Preside, sostenuto dall’ing. Nico<strong>la</strong> Longo, dà vita al Centro Studi<br />

Enrico Fermi che man mano negli anni si occupa di musica, teatro,<br />

iniziative culturali, conferenze diurne e serali pubblicizzate dai<br />

quotidiani. Tutte queste iniziative hanno l’obiettivo di contribuire ad<br />

un rinnovamento del<strong>la</strong> didattica del liceo.<br />

1985<br />

Nel 1985 Nico<strong>la</strong> Longo scrive: “una scuo<strong>la</strong> che sappia creare un<br />

clima in cui ogni studente possa sviluppare le proprie capacità,<br />

valorizzare le proprie attitudini ed ac<strong>qui</strong>sire gradualmente le<br />

necessarie conoscenze … senza inutili ed anacronistiche rigidità, ma<br />

anche senza controproducenti facilitazioni.”<br />

2008<br />

In continuità con queste parole di Nico<strong>la</strong> Longo, i suoi figli sostengono il<br />

progetto del Fermi che è anche costruire un <strong>per</strong>corso fatto “su misura”<br />

<strong>per</strong> ogni ragazzo. C<strong>la</strong>ssi in cui ogni studente possa essere accolto nel<strong>la</strong><br />

sua partico<strong>la</strong>rità; <strong>per</strong> uno studio in cui il sa<strong>per</strong>e non sovrasti e lo studente<br />

possa valorizzare le proprie risorse e seguire le proprie inclinazioni.<br />

Seguendo questo orientamento da molti anni l’é<strong>qui</strong>pe del liceo Fermi,<br />

facendo riferimento al<strong>la</strong> psicoanalisi applicata, sostiene un progetto<br />

educativo che cerca di fare una scuo<strong>la</strong> che sia attenta al singolo e che É<strong>qui</strong>pe anno sco<strong>la</strong>stico 2008/09<br />

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Laboratorio Radio Fermi,<br />

anno sco<strong>la</strong>stico 2008/09<br />

sostenga e susciti il desiderio di apprendere; gli insegnanti sono chiamati<br />

a gestire in é<strong>qui</strong>pe le difficoltà e a trasmettere entusiasmo e voglia di<br />

fare. Nel progetto del Fermi i genitori non sono semplici interlocutori,<br />

ma sono presenti nel<strong>la</strong> loro fondamentale posizione educativa ed è<br />

riconosciuto il loro ruolo insostituibile e <strong>la</strong> loro responsabilità.<br />

Il <strong>Liceo</strong> Fermi, <strong>per</strong> festeggiare i primi 50 anni dal<strong>la</strong> sua fondazione,<br />

sceglie di non concluderli con un punto, ma di inaugurarne una<br />

nuova serie socchiudendo nuovamente una porta che si apre su un<br />

rinnovato orizzonte: farsi occasione <strong>per</strong> ogni ragazzo che varchi il<br />

Fermi di un incontro che sia buono.<br />

Questa porta che ri<strong>la</strong>ncia il Fermi ha il nome di una modesta e<br />

sorprendente insegnante belga, Noëlle De Smet, che testimonia<br />

dell’impossibile arte dell’insegnare, in un volume realizzato dal <strong>Liceo</strong><br />

Enrico Fermi in occasione del suo cinquantesimo: In c<strong>la</strong>sse come al fronte<br />

- Un nuovo sentiero nell’impossibile dell’insegnare, delle Edizioni Quodlibet<br />

Studio, a cura di Donata Roma.<br />

29 Novembre 2008, una giornata <strong>per</strong> festeggiare il cinquantesimo anno<br />

dal<strong>la</strong> fondazione. Gli insegnanti, gli studenti, i genitori: tutta l’é<strong>qui</strong>pe del<br />

Fermi organizza in col<strong>la</strong>borazione con l’Istituto freudiano <strong>per</strong> <strong>la</strong> Clinica,<br />

<strong>la</strong> Terapia e <strong>la</strong> Scienza, e con l’Antenna di Pisa - SOS insegnanti:<br />

• presentazione del libro “In c<strong>la</strong>sse come al fronte”<br />

• tavo<strong>la</strong> rotonda “l’eccellenza dell’eccezione”<br />

• musica, murales e poesia: i Laboratori degli studenti.<br />

Michele Longo<br />

Giuseppe D’Arrigo<br />

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29 novembre 2008<br />

Donata Roma<br />

Giancarlo Majorino<br />

Intervento Laboratorio<br />

“Poesia e Paro<strong>la</strong>”<br />

Antonio di Ciaccia e un<br />

professore<br />

Noëlle De Smet<br />

Adele Marcelli Alberto Visini<br />

Intervento Laboratorio “Diplomati in Writing”<br />

Giuliano Spazzali<br />

Virginio Baio<br />

Sergio Borghi<br />

Studenti del <strong>Liceo</strong><br />

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insegnare Dove trovare le condizioni <strong>per</strong> far fronte a questo impossibile? Come<br />

nel diradarsi dei punti di riferimento e di autorità autentiche, creare,<br />

in é<strong>qui</strong>pe, uno strumento che consenta di “prendere a cuore <strong>la</strong> problematica<br />

di ogni allievo”, uno <strong>per</strong> uno, che sia una risposta consona al<strong>la</strong><br />

sua posizione di “soggetto”?<br />

il soggetto Se l’orientamento del Fermi riesce a dare il giusto posto e voce al<strong>la</strong><br />

“dimensione soggettiva” di ciascuno, mirando a creare una atmosfera<br />

di rispetto e di riconoscimento, questo non lo si deve ad ogni insegnante<br />

che fa passare <strong>la</strong> sua carica di desiderio, il gusto e l’entusiasmo<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> materia che insegna?<br />

A tutto questo gli alunni possono rispondere con l’amore. Per l’insegnante<br />

allora, come rispondere al sorgere di questo amore nei suoi<br />

confronti? Come ri<strong>la</strong>nciarli in un altro orizzonte?<br />

il maestro-desiderio Così Noëlle De Smet chiama l’insegnante, nel suo libro, In c<strong>la</strong>sse, come<br />

al fronte, edito dal Fermi. C’è <strong>la</strong> testimonianza di cosa abbia dovuto<br />

inventarsi <strong>per</strong> rispondere alle condizioni impossibili di c<strong>la</strong>ssi di<br />

ragazzi adolescenti. Passando dall’eccellenza all’eccezione! Scrive:<br />

“...mi son resa conto che ciò che consideravo come un handicap poteva essere invece<br />

una fortuna... <strong>la</strong>sciarmi sorprendere decidendo che soltanto incompleta posso essere<br />

insegnante”.<br />

strada facendo Si trovano studenti con i loro <strong>la</strong>boratori, i loro murales e le loro invenzioni;<br />

professori con <strong>la</strong> loro testimonianza di come abbiano saputo essere<br />

più forti del<strong>la</strong> routine e sa<strong>per</strong> inventare dei <strong>per</strong>corsi “su misura”;<br />

genitori che non smettono di battersi <strong>per</strong> far del liceo uno strumento<br />

su misura <strong>per</strong> ognuno; un Preside che dando un posto ad ognuno<br />

degli studenti, insegnanti, genitori è convinto di <strong>la</strong>vorare in un liceo<br />

ordinario. Pierre-Gilles Gueguen non è d’accordo: “...in realtà, è un liceo<br />

piuttosto straordinario, dice. Non ci sono, ed è un peccato, molti licei nei quali<br />

il Preside crede sufficientemente all’orientamento psicoanalitico <strong>per</strong> far sì che esso<br />

si possa applicare a situazioni concrete, al<strong>la</strong> città, ai problemi del<strong>la</strong> città.”<br />

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Abbiamo scelto alcune fra le numerose testimonianze <strong>per</strong> dare<br />

un’idea di come si sono affrontate le difficoltà e le numerose<br />

soluzioni che insegnanti e alunni del Fermi hanno inventato..<br />

Al passo del soggetto<br />

Durante l’anno molti ragazzi si trasferiscono da altri licei al Fermi.<br />

Uno di questi dice che un professore, già a novembre, ha letto <strong>la</strong> lista<br />

di chi avrebbe <strong>per</strong>so l’anno, e “in questa lista non c’era il mio nome,<br />

ma ogni mattina, al risveglio, sto male”. Ad un altro ragazzo che<br />

domanda aiuto <strong>per</strong>ché non riesce a stare al passo, viene risposto:<br />

“È un tuo problema!”.<br />

Lo studente deve essere al passo del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse, che deve essere al passo dei<br />

professori, che devono essere al passo del “marchio di qualità” del liceo.<br />

Il Fermi sceglie, invece di correre al<strong>la</strong> stessa corsa, di fare del liceo<br />

una scuo<strong>la</strong> “seria” che includa ogni studente, preso uno <strong>per</strong> uno,<br />

nel<strong>la</strong> sua dimensione di soggetto. Questa politica e strategia dell’é<strong>qui</strong>pe del Fermi, formata dal Preside,<br />

dai professori, dal<strong>la</strong> psicologa, dal partner del soggetto, dall’éxtime*,<br />

crea un’atmosfera nel<strong>la</strong> quale ogni studente, preso come “eccezione”,<br />

trova il suo posto e può riprendere i suoi studi.<br />

Per chi è più in difficoltà, è possibile costruire un <strong>per</strong>corso<br />

individualizzato che tenga conto, da un <strong>la</strong>to, di quello che <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

esige, e dall’altro, che egli lo possa fare con i propri ritmi.<br />

Ecco cosa è avvenuto con Stefano e i suoi genitori. “Siamo dis<strong>per</strong>ati.<br />

Non sappiamo più cosa fare - dicono i genitori di Stefano, 17 anni, 2<br />

bocciature alle spalle - da un anno fa quello che vuole, se gli si par<strong>la</strong>,<br />

esplode”. Il Preside precisa a Stefano che ciò che conta è quello che<br />

conviene a lui e nessuno può decidere al suo posto. Stefano allora dice<br />

di voler ottenere il diploma, ma gli è insopportabile stare in c<strong>la</strong>sse.<br />

* neologismo inventato da Jacques Lacan, composto da due parole, intimità e esteriorità, <strong>per</strong><br />

indicare che <strong>la</strong> cosa più intima è in continuità con <strong>la</strong> cosa più esterna.<br />

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Gruppo Genitori 2008/2009<br />

Il progetto<br />

Il Fermi costruisce un “<strong>per</strong>corso individuale” fatto su misura <strong>per</strong><br />

Stefano. Si prevedono più partner al <strong>la</strong>voro in é<strong>qui</strong>pe con Stefano,<br />

con i genitori, con i professori. Il Preside vigilerà che il sa<strong>per</strong>e, che<br />

il programma sco<strong>la</strong>stico non escluda <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità del soggetto.<br />

Cioè facciamo leva sulle risorse di Stefano in modo tale che, al di<br />

là dell’obiettivo immediato, possa trasformare un interesse in una<br />

competenza e trovare il proprio<br />

posto nel legame sociale.<br />

Stefano ha <strong>la</strong> passione <strong>per</strong><br />

l’arte: il professore organizza<br />

con lui di visitare delle mostre<br />

e al ritorno Stefano si mette al<br />

<strong>la</strong>voro a partire dai cataloghi<br />

delle mostre visitate. Stefano<br />

si serve di tutti gli o<strong>per</strong>atori di<br />

cui può disporre, si serve degli<br />

incontri con “il partner del soggetto” <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re di sé, dei litigi con i<br />

genitori, delle risse allo stadio, delle ragazze. Per par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

si serve del Preside. Per tornare a scuo<strong>la</strong> dopo una lunga assenza usa<br />

l’ora di arte.<br />

La funzione del partner del soggetto è di creare un posto vuoto in cui<br />

il soggetto possa collocare il proprio desiderio. Antonio Di Ciaccia<br />

dà un nome a questa funzione, “suscitatore di desiderio”. Questo<br />

o<strong>per</strong>atore non sa cosa sia più giusto <strong>per</strong> lo studente: è lo studente che<br />

può dire le proprie difficoltà e utilizzare questo posto vuoto del quale<br />

l’o<strong>per</strong>atore è l’almeno-uno garante.<br />

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Il partner dei genitori si mette nel<strong>la</strong> posizione di sa<strong>per</strong>e che non deve<br />

sa<strong>per</strong>e sui genitori e su Stefano. I genitori incontrano l’o<strong>per</strong>atore ogni<br />

settimana, possono telefonare nei momenti di crisi. Il fatto che noi ci<br />

siamo, li pacifica e si li fa sentire autorizzati a intervenire <strong>per</strong> dare a<br />

Stefano dei punti di re<strong>per</strong>imento.<br />

All’inizio, i genitori sono convinti che Stefano sia capriccioso, non<br />

riescono a mettergli dei limiti; quando il padre non ce <strong>la</strong> fa più a<br />

sopportare le provocazioni del figlio, arriva allo scontro fisico.<br />

Gli frugano nelle tasche e <strong>la</strong> madre che ha paura del figlio gli somministra<br />

di nascosto dei calmanti. A poco a poco questo padre e questa madre<br />

cambiano posizione cessando di essere invadenti <strong>per</strong> loro figlio.<br />

Il Fermi nelle sue riunioni rego<strong>la</strong>ri fa il punto delle impasse <strong>per</strong><br />

capire cosa stia succedendo e <strong>per</strong> calco<strong>la</strong>re <strong>la</strong> strategia e le tattiche da<br />

mettere in o<strong>per</strong>a.<br />

Stefano ottiene il suo diploma e dice: “Mi sono tolto un peso enorme<br />

che portavo da anni”.<br />

Stefano, in quanto soggetto, ha dato lui stesso il “marchio di qualità”<br />

al Fermi?<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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Eclissi... <strong>per</strong> non eclissarsi!<br />

Ogni giorno questo ragazzo o dorme, nascosto dal cappuccio del<strong>la</strong> sua<br />

felpa e dallo zaino che mette a guisa di barriera sul banco o è impegnato<br />

a fare altro.<br />

Lo richiamo cercando di coinvolgerlo senza alcun effetto. Educatamente<br />

si scusa, ma ritorna subito alle sue attività.<br />

Nel corso dell’anno il suo atteggiamento diventa sempre più provocatorio,<br />

salta le verifiche, si rivolge a me con tono sempre più insolente.<br />

Finché un giorno durante <strong>la</strong> verifica di italiano, scrive un tema, in cui<br />

ignorando le tracce proposte, mi comunica esplicitamente il suo disagio,<br />

<strong>la</strong> sua insofferenza nei confronti del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, degli insegnanti. Prendo<br />

<strong>per</strong> me quelle “accuse”, quel “disagio”, come insegnante. Mi sento ferita<br />

e soprattutto delusa: a volte un buon <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> noi insegnanti, non lo è<br />

<strong>per</strong> i ragazzi.<br />

Faccio leggere al Preside il tema ed incontro <strong>la</strong> psicologa del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />

Mi sento sostenuta, incoraggiata a non rispondere con un’insufficienza o<br />

un tema più difficile come avevo pensato.<br />

Prendo tempo <strong>per</strong> riflettere.<br />

Dopo una settimana restituendo<br />

i temi, dico al ragazzo il mio<br />

apprezzamento <strong>per</strong> il suo tema,<br />

prendendo atto del messaggio<br />

contenuto e che se vuole, può<br />

par<strong>la</strong>re con me. Non posso<br />

<strong>per</strong>ò valutare il compito, <strong>per</strong>ché<br />

non aderente alle tre tracce<br />

proposte.<br />

Sembra stupito e soddisfatto del<strong>la</strong><br />

risposta avuta.<br />

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Da <strong>qui</strong>, forse, un effetto sorprendente! Un mese più tardi, tutta <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

vuole salire sul terrazzo a vedere l’eclissi di sole. Ma purtroppo non<br />

è possibile. Mentre sto traducendo un passo di Cesare, il ragazzo mi<br />

chiede di andare in bagno, nascosto come sempre dal suo cappuccio.<br />

Gli accordo il <strong>per</strong>messo, convinta che nul<strong>la</strong> sia cambiato.<br />

Dopo più di mezz’ora, ritorna e mi dice, mugugnando da sotto il<br />

cappuccio che, con il <strong>per</strong>messo del Preside, è andato a vedere l’eclissi.<br />

Mi arrabbio ma mi trattengo dal rimproverarlo, e sorridendo con<br />

tono sorpreso e ammirato esc<strong>la</strong>mo: “sei riuscito a vedere l’eclissi? E<br />

com’è?”<br />

Il ragazzo, passando, risponde che non si vedeva molto, ma era<br />

interessante.<br />

Replico subito, sorridendo: “Non puoi cavarte<strong>la</strong> con due parole…<br />

Visto che sei l’unico che ha avuto il privilegio di vedere l’eclissi, vieni<br />

al<strong>la</strong> cattedra e racconta al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse che cosa hai visto, fai anche un<br />

disegno al<strong>la</strong> <strong>la</strong>vagna”.<br />

Per <strong>la</strong> prima volta si toglie il cappuccio mentre par<strong>la</strong>!<br />

Ecco gli effetti di un <strong>la</strong>voro di “squadra”: condividere le informazioni<br />

con gli altri colleghi, Preside, psicologa del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, chiedere aiuto<br />

senza abbandonare <strong>la</strong> mia funzione di docente.<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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La filosofia è ‘m...’!<br />

Al corso di formazione <strong>la</strong> dott.ssa Adele Marcelli ha detto:<br />

“Se voglio che gli studenti studino <strong>la</strong> disciplina che insegno,<br />

dovrò fare in modo di preparar<strong>la</strong> in modo che abbiano desiderio di<br />

imparar<strong>la</strong>, a partire da un mio desiderio sul <strong>la</strong>voro che faccio. Come<br />

fare? Occorre che lo studente intraveda che nel progetto didattico,<br />

che è stato redatto <strong>per</strong> <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse o <strong>per</strong> lui, ci sia il posto <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua<br />

soggettività, <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua partico<strong>la</strong>rità. Che non sia un tutto pieno, senza<br />

un minimo di possibilità <strong>per</strong> lui di ritrovare qualcosa che gli <strong>per</strong>metta<br />

di esprimere una sua scelta, anche se picco<strong>la</strong>, una sua opinione, un<br />

suo pensiero che magari non collima col sa<strong>per</strong>e ufficiale. Un posto<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> sua partico<strong>la</strong>rità che lo fa soggetto, che non lo faccia sentire<br />

schiacciato sull’universale del tutti uguali, che esiste solo in astratto<br />

mentre nel concreto ci sono solo diversità”.<br />

È quello che, dopo essermi confrontata con il Preside e <strong>la</strong> psicologa del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>, ho cercato di mettere<br />

in atto. Così <strong>per</strong> comprendere<br />

<strong>la</strong> materia, ad inizio anno<br />

faccio un’introduzione re<strong>la</strong>tiva<br />

al significato del<strong>la</strong> filosofia e<br />

all’utilità del suo studio. Al<strong>la</strong><br />

prima lezione decido di partire<br />

così. Entrata in c<strong>la</strong>sse chiedo<br />

agli studenti di venirsi a sedere<br />

vicino al<strong>la</strong> cattedra, distribuisco<br />

loro le fotocopie delle mappe<br />

concettuali e chiedo a uno di loro<br />

di scrivere al<strong>la</strong> <strong>la</strong>vagna tutto ciò<br />

che i suoi compagni avrebbero<br />

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isposto al<strong>la</strong> domanda “Che cos’è <strong>la</strong> filosofia? Idee e aspettative”.<br />

Le risposte devono essere scritte in ordine sparso intorno al termine<br />

filosofia.<br />

Risponde <strong>per</strong> primo uno studente che di solito non partecipa: “La<br />

filosofia è merda!” Il termine è stato scritto al<strong>la</strong> <strong>la</strong>vagna insieme alle<br />

definizioni date dai compagni.<br />

Lo studente quando vede che <strong>la</strong> sua provocazione non suscita<br />

reazione, mi dice: “ma no prof, non lo scriva, stavo scherzando”. Gli<br />

rispondo che il suo pensiero è valido al pari di quello degli altri e potrà<br />

spiegare <strong>per</strong>ché secondo lui <strong>la</strong> filosofia è merda. Da quel momento<br />

anche questo studente partecipa al <strong>la</strong>voro, facendo emergere spunti<br />

di riflessione significativi. Nessun studente si è sottratto a questo<br />

<strong>la</strong>voro.<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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“Lei non può...”<br />

Sempre al<strong>la</strong> ricerca di nuove modalità di <strong>la</strong>voro in c<strong>la</strong>sse, mi è<br />

capitato di arrivare a un punto di crisi di fronte a un atteggiamento<br />

partico<strong>la</strong>rmente aggressivo dei ragazzi. Crisi, reazione violenta, a<br />

mio avviso immotivata e che mi sembrava vio<strong>la</strong>sse <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>.<br />

Al<strong>la</strong> reazione aggressiva ho opposto una reazione altrettanto forte<br />

innescando così una sorta di esca<strong>la</strong>tion giunta ad un punto tale che<br />

non si poteva andare oltre.<br />

Nel silenzio che si era creato “Tu non puoi comportarti in questo<br />

modo, - dico - sei maleducato”. “No, lei non può...” replica il ragazzo,<br />

arrivando a un punto di rottura o a un punto di stasi.<br />

Mi chiedo allora: “a questo punto cosa faccio? Si va avanti?” Lì <strong>per</strong><br />

lì mi sono preso un attimo di pausa, ho evitato cioè di occuparmi di<br />

lui <strong>per</strong>ché non sapevo come intervenire.<br />

Poi, sorpresa, <strong>la</strong> risposta è arrivata in un certo qual modo da so<strong>la</strong>.<br />

Dopo un compito in c<strong>la</strong>sse, nel consegnarglielo (il compito era andato<br />

bene <strong>per</strong>altro) ci siamo confrontati par<strong>la</strong>ndo di qualcosa d’altro,<br />

cioè del compito in c<strong>la</strong>sse, ritrovando così un modo di re<strong>la</strong>zionarci e<br />

ritrovare un dialogo a un livello civile.<br />

Ho fatto mia questa modalità: tutte le volte che con un ragazzo c’è stato<br />

uno screzio, non si è più arrivati a tali estremi, ma ho preso tempo,<br />

trovando a volte utile un momento di ascolto al<strong>la</strong> fine dell’ora fuori<br />

c<strong>la</strong>sse.<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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La scorciatoia è sempre una curva<br />

Ho cominciato ad insegnare da un anno.<br />

Il disturbo<br />

Lo studente, fonte inesauribile di comportamenti, che riescono a farmi<br />

innervosire… Par<strong>la</strong> in continuazione con il compagno di fianco, dietro e<br />

davanti al suo banco… contemporaneamente! Non ha niente da dire se gli<br />

domando qualcosa di scuo<strong>la</strong>: spesso ha preso note o è finito fuori dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse.<br />

La mia reazione. Reagisco ur<strong>la</strong>ndo, sgridandolo davanti a tutti, ormai<br />

sfinita dai continui richiami che deve piantar<strong>la</strong>, che non ha rispetto.<br />

Lui si sente aggredito e risponde che non ha fatto niente; io mi innervosisco<br />

ancora di più di fronte al<strong>la</strong> sua sfacciataggine e gli elenco tutto ciò che ha<br />

fatto dall’inizio dell’ora; lui mi risponde ur<strong>la</strong>ndo a sua volta, fino a che gli<br />

metto <strong>la</strong> nota e lo mando fuori.<br />

Dopo, riflettendoci con attenzione, mi rendo conto che in fondo se è finito<br />

fuori è colpa mia o che comunque potevo evitare quello che è accaduto<br />

tra i primi richiami e <strong>la</strong> nota. Risultato: mi sono innervosita, lui anche<br />

peggio, <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse è ammutolita e forse pensa che non ho i nervi a posto.<br />

Il ragazzo ora è fuori dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse e non potrà seguire questa lezione. Decido<br />

allora che in futuro cercherò di non arrivare allo scontro frontale.<br />

Minaccio<br />

Senza innervosirmi gli dico che <strong>la</strong> prossima volta che aprirà bocca lo<br />

manderò fuori. Lui resiste ma poi ricomincia a chiacchierare.<br />

Gli metto <strong>la</strong> nota e lo mando fuori <strong>per</strong> un po’. Ho fatto un passo avanti, ma<br />

mi rendo conto che il ragazzo è sempre fuori e non seguirà questa lezione.<br />

Lo sposto<br />

Gli chiedo di spostarsi ai primi banchi, vicino agli studenti che prendono<br />

appunti e fanno commenti intelligenti, s<strong>per</strong>ando che prenda esempio. Lui<br />

riesce a traviare anche loro raccontando chissà quale avventura con qualche<br />

ragazza in discoteca.<br />

Lo sposto al primo banco, di fronte a me, attaccato al<strong>la</strong> cattedra. Gli<br />

dico di scrivere questo e di sottolineare quello. Lui lo fa ma, appena mi<br />

rivolgo a tutti, diventa un incubo. Borbotta, commenta quello che dico, mi<br />

interrompe continuamente. Non va.<br />

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Lo ignoro<br />

Decido allora di ignorare i suoi interventi, fingo di non aver sentito e<br />

proseguo <strong>la</strong> lezione. Ma se questo giova al<strong>la</strong> mia lezione, non giova<br />

allo studente, il quale continua a disinteressarsi e <strong>per</strong>severa in questo<br />

comportamento. Mi rendo conto che forse questo gli serve proprio <strong>per</strong><br />

attirare l’attenzione e forse ignorarlo non è del tutto una buona idea.<br />

Lo sguardo assassino<br />

Al<strong>la</strong> fine sviluppo <strong>la</strong> tecnica dello “sguardo assassino”, l’occhiataccia<br />

dell’insegnante che, senza parole, vuole dire: “attento. Se continui sono<br />

guai”. È una via di mezzo tra l’ignorare e lo sgridare. Lui ridacchia<br />

ma non insiste ed io ho <strong>la</strong> sensazione che <strong>per</strong> lui sia un gioco.<br />

Lavoro d’é<strong>qui</strong>pe<br />

Al Gruppo Insegnanti in formazione vengono discusse le impasse che<br />

incontriamo <strong>per</strong> capirne <strong>la</strong> logica. Per esempio, come sorprendere lo<br />

studente non facendo le cose che lui si aspetta che il docente faccia,<br />

come tutto quello che ho provato fino a quel momento? Come<br />

sfruttare i commenti o gli interventi di questo ragazzo a favore del<strong>la</strong><br />

lezione? Forse giocando sul<strong>la</strong> prontezza?<br />

Ecco, un esempio. Mentre sto par<strong>la</strong>ndo, lui se ne esce con: “prof, ieri<br />

ha visto <strong>la</strong> puntata di ‘Smallville’ ”? Ovviamente tutti accantonano<br />

il Tasso <strong>per</strong> fare dei commenti sul telefilm. Quel giorno mi ci butto<br />

e li sorprendo dicendo che conosco “Smallville” e rispondendo alle<br />

domande delle ragazze, che mi chiedono se mi piace l’attore che<br />

interpreta C<strong>la</strong>rk Kent. Faccio così notare che, in fondo, <strong>la</strong> storia<br />

di Su<strong>per</strong>man e del suo nemico Lex Luthor non par<strong>la</strong> d’altro che<br />

del<strong>la</strong> affascinante ed eterna lotta tra il Bene e il Male. Come <strong>la</strong> si<br />

ritrova anche nel<strong>la</strong> Gerusalemme Liberata del Tasso, dove i Cristiani<br />

rappresentano il Bene e i Mori, il Male. Solo che, invece che a<br />

Metropolis, <strong>la</strong> lotta avviene a Gerusalemme. Poi attacco a par<strong>la</strong>re<br />

del<strong>la</strong> Controriforma e sono tutti al <strong>la</strong>voro.<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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Chiedergli scusa!<br />

Anno 2000, insegno da molti anni. Situazione in una c<strong>la</strong>sse: ci sono<br />

ore in cui riesco a svolgere le lezioni, altre in cui - quasi all’improvviso - <strong>la</strong><br />

situazione diventa ingestibile.<br />

Alcuni ragazzi, uno in partico<strong>la</strong>re, mi impedisce letteralmente di far<br />

lezione. Al<strong>la</strong> fine di un’ora in cui questo ragazzo ha fatto a pezzettini<br />

un foglio, lo ha <strong>la</strong>nciato contro un compagno e non ha prestato <strong>la</strong><br />

minima attenzione ai miei rimproveri, gli ho detto: “bisogna che ci<br />

parliamo, andiamo insieme dal Preside, così non può continuare, tu<br />

stai distruggendo <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse”.<br />

Uscendo da scuo<strong>la</strong> <strong>per</strong>ò ho cominciato a ripensarci. C’era qualcosa<br />

che non riuscivo a capire. Mi sono venute in mente una serie di<br />

questioni: l’anno precedente gli era morto il padre…, quest’anno ha<br />

accumu<strong>la</strong>to una serie di insufficienze…<br />

Ne ho par<strong>la</strong>to subito con il Preside e abbiamo capito che <strong>la</strong><br />

situazione è <strong>per</strong> lui effettivamente difficile. Io con <strong>la</strong> mia frase gli<br />

offrivo l’occasione di portare avanti un ruolo che aveva sin dall’inizio<br />

sostenuto in c<strong>la</strong>sse: quello del distruttore. Ho deciso che durante <strong>la</strong><br />

riunione con il Preside avrei cominciato io a chiedergli scusa e solo<br />

dopo gli avrei detto che non capivo il suo comportamento.<br />

Il fatto che gli ho chiesto scusa lo ha sorpreso e ha capovolto <strong>la</strong><br />

situazione: lui ha potuto dire le sue difficoltà familiari e <strong>la</strong> paura di<br />

fronte a una serie di voti negativi. Abbiamo fatto un programma<br />

di studio guidato e le cose sono migliorate. Mi è sembrato che una<br />

miccia all’interno del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse si è disinnescata.<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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Passare da...<br />

Da alcuni mesi sono partico<strong>la</strong>rmente in difficoltà con un allievo<br />

<strong>per</strong>ché non riesco a sintonizzarmi con lui: non riesco ad interessarlo,<br />

a fargli preferire un disegno meglio eseguito ad uno tecnicamente<br />

più scadente, ecc... In una paro<strong>la</strong>, non riesco a stabilire con lui una<br />

comunicazione costruttiva. Esegue quanto gli chiedo, mostra anche<br />

capacità di attenzione, ma è “sordo” e “sciatto”, sembra insensibile.<br />

Mi fa pensare ad una campana che <strong>per</strong>cossa non emetta suono.<br />

Mi è difficile <strong>la</strong> sua presenza <strong>per</strong>ché il <strong>la</strong>voro che faccio con lui mi<br />

sembra senza sviluppo. In attesa di idee migliori, gli domando di<br />

eseguire disegni nei quali mettere a frutto le capacità di attenzione e<br />

di orientamento spaziale che ho notato in lui.<br />

Porto queste mie difficoltà al Gruppo degli insegnanti in formazione<br />

(o, meglio, richiesta di aiuto). Questo ha sortito l’effetto di aver messo<br />

insieme, tra i diversi insegnanti, alcuni tasselli di questo ragazzo: si è<br />

riaccesa <strong>la</strong> mia curiosità nei suoi confronti.<br />

Infatti, quel<strong>la</strong> che a me sembrava opacità può essere una sorta di<br />

invenzione, messa in atto da lui <strong>per</strong> motivi a me sconosciuti, nelle<br />

sue re<strong>la</strong>zioni con i diversi insegnanti in un gioco di rimandi che mi<br />

sembra, tra l’altro, molto divertente.<br />

Evidentemente, vederlo sotto una luce diversa, da un altro punto di vista,<br />

mi ha molto divertita. Me lo fa vedere con più simpatia e, soprattutto,<br />

mi indica nuove piste <strong>per</strong> cercare di stabilire con lui un contatto.<br />

Ora ho <strong>la</strong> sensazione che il mio approccio al<strong>la</strong> lezione, più sereno e<br />

divertito, sia <strong>per</strong>cepito dallo studente e porti piccoli frutti. Il <strong>la</strong>voro è<br />

ancora tutto da inventare, ma io ho ritrovato le motivazioni e <strong>la</strong> fantasia<br />

<strong>per</strong> farlo. Da so<strong>la</strong>, senza l’aiuto del gruppo, non ci sarei mai arrivata.<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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Esposizione di una foto che manca<br />

Lavorare insieme, insegnanti, preside, segretarie, bidelli, amministratrice, psicopedagogisti<br />

è non solo progetto, ma necessità.<br />

Un f<strong>la</strong>sh. Un bidello, durante l’ultima ora di lezione, dice al preside che una professoressa<br />

gli chiede di andare in 1°A. Durante l’anno il numero dei ragazzi di questa c<strong>la</strong>sse è<br />

passato da 7 a 30. I docenti sono in difficoltà e spesso chiamano il preside in aiuto.<br />

Il preside va in c<strong>la</strong>sse, ma c’è un malinteso: <strong>la</strong> professoressa non ha chiesto <strong>la</strong> presenza<br />

del preside.<br />

Il preside, trovandosi spiazzato, coglie <strong>la</strong> pal<strong>la</strong> al balzo e si mette ad inventare. Colpito<br />

da un piccolo dettaglio (quasi su tutti i banchi ci sono delle scritte), propone ai ragazzi di<br />

fotografarle (prima che siano cancel<strong>la</strong>te) <strong>per</strong> poi farne una mostra fotografica <strong>per</strong> il 50°<br />

anniversario del Fermi.<br />

I ragazzi sono subito in fermento, si danno da fare (“io porto <strong>la</strong> macchina fotografica”),<br />

soprattutto quelli più in difficoltà (“ma io che non ho scritte come faccio?”)<br />

Nel pomeriggio, il preside resta di stucco scoprendo che tutti i banchi sono stati puliti e le<br />

scritte cancel<strong>la</strong>te. Cosa è successo?<br />

La mattina prima, un’altra professoressa, aveva chiesto ad un bidello di procurare <strong>per</strong><br />

il giorno dopo il materiale <strong>per</strong> far cancel<strong>la</strong>re ai ragazzi le scritte sui banchi. Il bidello,<br />

pensando che erano materiali nocivi e che <strong>qui</strong>ndi non li si poteva dare ai ragazzi, pulisce lui<br />

stesso tutti i banchi. Il preside ha preso in giro gli studenti? No! Perché? Al Fermi, ognuno<br />

(<strong>la</strong> professoressa, il bidello) si è preoccupato di far sì che i banchi siano in ordine.<br />

È vero che il preside è rimasto deluso: ha <strong>per</strong>so l’occasione <strong>per</strong> giocare al “preside dei<br />

murales” sui banchi di scuo<strong>la</strong>. Sono rimasti delusi gli alunni <strong>per</strong> l’occasione <strong>per</strong>sa di essere<br />

<strong>per</strong> un istante una c<strong>la</strong>sse simpaticamente isterica. Ma i delusi soprattutto saranno coloro, il<br />

29 novembre, che al<strong>la</strong> esposizione delle foto cercheranno quelle con le scritte sui banchi…<br />

Almeno il preside può <strong>la</strong>mentarsi di… non potersi <strong>la</strong>mentare di un’é<strong>qui</strong>pe troppo<br />

impeccabile!<br />

Gli insegnanti del Fermi<br />

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Come suscitare il desiderio di studiare, di <strong>la</strong>vorare?<br />

Ecco un impossibile: far desiderare di svegliarsi!<br />

Il Laboratorio può essere qualcosa che innova <strong>la</strong> didattica <strong>per</strong>ché<br />

crea un diverso spazio al soggetto. È necessario sempre dare spazio al<br />

soggetto, ma nel Laboratorio c’è <strong>la</strong> condizione migliore dal momento<br />

che l’insegnante può mettersi in una posizione diversa, un po’ più di<br />

<strong>la</strong>to rispetto al ragazzo.<br />

Una strada alternativa, serve <strong>per</strong> creare delle condizioni in cui lo<br />

studente possa attivarsi.<br />

Il Laboratorio <strong>per</strong>mette allo studente di s<strong>per</strong>imentare un avere a che<br />

fare col sa<strong>per</strong>e che passa attraverso il suo consenso, attraverso un sì.<br />

Il Laboratorio può essere impostato a partire dall’incontro di due<br />

desideri: l’insegnante o l’es<strong>per</strong>to e lo studente.<br />

Più i ragazzi hanno l’opportunità di essere partecipativi e attivi,<br />

dunque possono produrre un sa<strong>per</strong>e, più potranno studiare anche gli<br />

altri sa<strong>per</strong>i che sono obbligati a studiare.<br />

È<strong>qui</strong>pe del Fermi 2008/2009<br />

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Diplomati in writing<br />

Diario di un’es<strong>per</strong>ienza didattica. Fermi! Tutti al muro!<br />

In occasione del cinquantenario, il preside mi propone di organizzare<br />

un Laboratorio <strong>per</strong> lo studio e <strong>la</strong> realizzazione di un manifesto<br />

celebrativo.<br />

Al<strong>la</strong> riunione dei rappresentanti di c<strong>la</strong>sse, il preside e io, proponiamo<br />

l’obiettivo del Laboratorio e che gli interessati si presentino al<br />

prossimo appuntamento. Nessun allievo si presenta.<br />

Alcuni ragazzi, <strong>per</strong>ò, si candidano <strong>per</strong> un graffito sui muri del cortile<br />

interno. Il preside mi chiede di far parte di questo gruppo, mi presenta<br />

Matteo e Filippo, i quali chiederanno ulteriori adesioni.<br />

Primo incontro<br />

Si presentano cinque studenti. Mi raccontano cosa pensano di fare;<br />

Matteo mostra alcuni suoi disegni ed il bozzetto del graffito che<br />

intendono realizzare. Guardiamo insieme alcune foto di graffiti che<br />

ho scattato ai muri intorno al<strong>la</strong> Normale di Pisa. Andiamo in cortile<br />

<strong>per</strong> prendere visione delle pareti sulle quali <strong>la</strong>vorare e faccio alcune<br />

foto <strong>per</strong> calco<strong>la</strong>re <strong>la</strong> parete interessata dai graffiti e comprare <strong>la</strong><br />

pittura necessaria.<br />

I ragazzi sono ansiosi di iniziare il <strong>la</strong>voro e ci diamo appuntamento <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

settimana seguente <strong>per</strong> scegliere i colori e fare un preventivo di spesa.<br />

Si presentano due ragazzi. Una volta scelti i colori e ipotizzata <strong>la</strong><br />

spesa, incontriamo il preside che sollecita un bozzetto da proporre al<br />

gestore <strong>per</strong> il finanziamento.<br />

I ragazzi chiedono di poter <strong>la</strong>vorare durante l’orario sco<strong>la</strong>stico, salvo<br />

presentarsi ad eventuali interrogazioni in programma. Garantisco <strong>la</strong><br />

mia presenza durante le mattine di <strong>la</strong>voro.<br />

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Piove<br />

Telefono in segreteria e mi dicono che i ragazzi sono al <strong>la</strong>voro. Corro<br />

al Fermi e li trovo intenti a discutere su come procedere. Sui muri<br />

destinati al graffito sono state applicate quattro strisce di nastro<br />

adesivo e appaiono alcuni segni abbastanza casuali.<br />

Capisco da subito che devo seguire i tempi e le modalità di <strong>la</strong>voro<br />

degli allievi: il <strong>la</strong>voro deve essere a tutti gli effetti un loro prodotto.<br />

La garanzia <strong>per</strong> me è legata all’interesse e al<strong>la</strong> passione dei ragazzi<br />

<strong>per</strong> questa iniziativa. Mi limito ad essere presente, fotografarli e ad<br />

assicurare una partecipazione discreta. Sotto una continua pioggerel<strong>la</strong><br />

iniziano a <strong>la</strong>vorare tracciando con il bianco le lettere del<strong>la</strong> scritta<br />

“Fermi”.<br />

Specializzazione in... lettere!<br />

La prima sorpresa è che decidono di scrivere le lettere che compongono<br />

<strong>la</strong> scritta secondo le capacità individuali: Federico traccerà <strong>la</strong> F <strong>per</strong>ché<br />

è bravo con le F, Matteo si cimenterà con <strong>la</strong> E e <strong>la</strong> R, Filippo con <strong>la</strong><br />

M e così via. Tutto viene deciso collegialmente ed ogni traccia viene<br />

commentata dal gruppo e rie<strong>la</strong>borata secondo i consigli di ognuno.<br />

Partecipo ad una es<strong>per</strong>ienza straordinaria: assisto ad una modalità<br />

di <strong>la</strong>voro veramente di gruppo, dove ognuno è valorizzato <strong>per</strong> le<br />

sue specifiche abilità. A poco a poco, tra commenti, cancel<strong>la</strong>ture e<br />

riprese, <strong>la</strong> scritta prende forma e corpo. Dopo <strong>la</strong> traccia bianca si<br />

ripassa con una traccia gial<strong>la</strong>; sempre con il giallo si riempiono gli<br />

spazi vuoti e gli occhielli tra le lettere.<br />

Intanto a sinistra, sull’altra porzione di muro, Filippo inizia a tracciare<br />

<strong>la</strong> scritta “liceo scientifico”; anche <strong>qui</strong>, le varie lettere sono scritte da<br />

uno o l’altro secondo le abilità. Se qualche traccia è considerata poco<br />

riuscita si cancel<strong>la</strong> e ridisegna in un’atmosfera di coralità veramente<br />

ammirevole.<br />

Viene campito lo sfondo giallo su<strong>per</strong>iore - le bande di nastro adesivo<br />

delimitano tre diverse tonalità di giallo usate come sfondo - e questo<br />

<strong>la</strong>voro viene affidato con naturalezza ai meno es<strong>per</strong>ti.<br />

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Anche oggi piove<br />

Trovo che su entrambe le porzioni di muro sono state dipinte delle<br />

strisce sinuose (celeste - azzurro - verde chiaro) che partono da un<br />

punto a sinistra e si aprono a ventaglio verso destra e viceversa<br />

specu<strong>la</strong>rmente: l’effetto di colore sul giallo di fondo è vivace e<br />

l’andamento sinuoso conferisce movimento all’insieme.<br />

Entra in azione Matteo e ridelinea le lettere del<strong>la</strong> scritta “Fermi”<br />

con <strong>la</strong> bomboletta blu; poi le campisce sempre di blu e le sfuma<br />

in verde. Matteo <strong>la</strong>vora con mano sicura: il suo gesto è preciso ed<br />

efficace. Imparo come si ottengono le sfumature con le bombolette:<br />

erogando il colore da sfumare con direzione non ortogonale al muro,<br />

ma radente. Matteo è abile e vederlo <strong>la</strong>vorare mi riempie di gioia. A<br />

tratti piove abbondantemente e i ragazzi si riparano con l’ombrello.<br />

Ogni tanto bisogna anche interrom<strong>per</strong>e il <strong>la</strong>voro <strong>per</strong>ché sul muro<br />

bagnato il colore non fa presa. Durante gli intervalli tra le ore di<br />

lezione, prima che gli alunni scendano in cortile, si raccolgono i<br />

materiali e si interrompe il <strong>la</strong>voro.<br />

“È da paura…!”<br />

Tutti i ragazzi del Fermi si interessano all’avvenimento con commenti<br />

che giungono dalle finestre e con visite direttamente sul posto.<br />

“... È da paura!” Frase sul<strong>la</strong> bocca di tutti, che indica l’alto indice<br />

di gradimento, nel gergo dei ragazzi che mi diverto ad ascoltare<br />

sintonizzandomi allo stesso tempo con le dinamiche del gruppo.<br />

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Una valutazione al rovescio<br />

È una grande lezione <strong>per</strong> me: ogni avanzamento del <strong>la</strong>voro è valutato<br />

e commentato da tutti i ragazzi, e le decisioni definitive sono prese<br />

coralmente; non vedo gelosie o atteggiamenti offesi di rivalsa.<br />

Anche se <strong>la</strong> maggiore abilità di alcuni è chiaramente considerata ed<br />

apprezzata, il <strong>la</strong>voro è o<strong>per</strong>a di tutti.<br />

Tra un acquazzone e l’altro a fine mattina <strong>la</strong> scritta “Fermi” appare<br />

campita e sfumata e anche gli sfondi sono completati. La scritta “liceo<br />

scientifico” procede a sua volta.<br />

Presidi d’accordo...<br />

Arrivo presto. I ragazzi sono già al <strong>la</strong>voro ed il gruppo si è arricchito di<br />

Nicolò, un amico di Matteo. Nicolò ha avuto il <strong>per</strong>messo dal preside<br />

del<strong>la</strong> sua scuo<strong>la</strong>, in accordo con il preside del Fermi, <strong>per</strong> venire a<br />

col<strong>la</strong>borare al<strong>la</strong> ultimazione del graffito.<br />

Ogni lettera del<strong>la</strong> scritta ”Fermi” viene contornata di nero, mentre<br />

Nicolò esegue tutt’intorno al<strong>la</strong> scritta un <strong>per</strong>imetro bianco che<br />

decidiamo di comune accordo debba essere rilevante.<br />

Tutti i componenti del gruppo <strong>la</strong>vorano a<strong>la</strong>cremente <strong>per</strong>ché si è<br />

deciso di finire tassativamente entro <strong>la</strong> mattinata. Matteo, Nicolò<br />

e Filippo sono i più impegnati, ma tutti i ragazzi si rendono utili<br />

secondo le loro capacità.<br />

Ragazzi sovreccitati<br />

Durante gli intervalli piombano in cortile ragazzi sovreccitati<br />

dall’imminente fine delle lezioni: fanno ressa davanti al <strong>la</strong>voro dei<br />

“writers” con commenti di apprezzamento, mi chiedono di essere<br />

fotografati insieme agli artefici del<strong>la</strong> scritta. L’atmosfera è elettrica<br />

e gioiosa. Matteo, Filippo e il nuovo arrivato sono impegnatissimi e<br />

desiderano finire entro <strong>la</strong> mattina.<br />

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Una professoressa a lezione<br />

Mi sembra impossibile che ci riescano, ma in questi giorni ho imparato che se i loro criteri e le loro<br />

modalità sono diversi dai miei, non <strong>per</strong> questo, sono meno efficaci.<br />

Vengono tolti i nastri adesivi e lo spazio da loro occupato, viene ridefinito da altri nastri e poi dipinto di<br />

rosso. L’aggiunta del rosso dà risalto a tutti i colori precedentemente stesi. Le quattro strisce rosse così<br />

ottenute saranno oggetto di altre rifiniture che le interrom<strong>per</strong>anno ad arte sugli sfondi o sulle lettere.<br />

Il “gruppo graffiti”<br />

Verso le tredici e trenta il <strong>la</strong>voro è quasi ultimato, mancano solo alcuni dettagli.<br />

L’ultima campanel<strong>la</strong> è suonata, <strong>la</strong> gioiosa confusione generale è somma e decido di fotografare il “gruppo<br />

writers”. Faccio due foto e poi un allievo che non ha partecipato al <strong>la</strong>voro si offre <strong>per</strong> fare una foto al<br />

gruppo, sotto <strong>la</strong> scritta Fermi, me compresa. Ci siamo messi in posa e lo studente ha scattato <strong>la</strong> foto, che<br />

ha sancito il mio far parte del gruppo. Sono stata promossa sul campo!<br />

La lezione che ne ho tratto è che ero io a scuo<strong>la</strong>, una professoressa a scuo<strong>la</strong>, ad imparare dal<strong>la</strong> passione<br />

degli alunni.<br />

Franca, una professoressa di arte del Fermi<br />

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Laboratorio di Poesia e di Paro<strong>la</strong> degli studenti del<br />

Fermi con il poeta Giancarlo Majorino<br />

Gli studenti hanno inventato questo slogan scelto tra altri da Majorino:<br />

“Cinquantanni son trascorsi, al Fermi siamo corsi!”<br />

Domanda: qual è l’autore che più l’ha ispirata?<br />

Majorino: ma direi tanti, non ne ho uno in modo preciso. Se fossi<br />

presuntuoso direi Dante che ho sempre lì sul tavolo che ha questa<br />

grandezza e insieme bellezza.<br />

Però proprio uno no, un po’ qua e là. Anche <strong>la</strong> narrativa mi ha<br />

interessato, non i best seller, ma quelli veri.<br />

Domanda: che cosa prova quando scrive le poesie?<br />

Majorino: sono tutte domande che ci vogliono due o tre mesi <strong>per</strong><br />

rispondere. Come un livello più alto, alzato di intensità, cioè sono nel<strong>la</strong><br />

cosa e mi emoziona, poi come nel caso di certi libri che sono lunghi e<br />

artico<strong>la</strong>ti non c’è quel<strong>la</strong> tensione immediata e si spande.<br />

Però una cosa di grande felicità <strong>per</strong> me quando le faccio, poi dopo i<br />

libri vanno, non si sa dove vadano, nel bene e nel male sono lì come dei<br />

fili staccati che viaggiano.<br />

Domanda: quali temi le piace evidenziare?<br />

Majorino: sì, ho due o tre tematiche: una Mi<strong>la</strong>no, sono nato <strong>qui</strong>,<br />

abito <strong>qui</strong>, sono uno dei pochissimi che dice che Mi<strong>la</strong>no è bel<strong>la</strong>, ci<br />

sono affezionato, poi ormai è da tanti di quegli anni che ci abito che<br />

ogni angolo mi dice cosa avevo fatto lì ventanni prima, <strong>per</strong> esempio<br />

questa scuo<strong>la</strong>.<br />

Mi<strong>la</strong>no è sicura come tematica privilegiata e poi l’idea del rapporto di<br />

sé con gli altri, anche questo mi interessa. Sono queste due tematiche.<br />

E naturalmente una grande città è meglio di una picco<strong>la</strong> <strong>per</strong> chi<br />

voglia avere questi rapporti con tanta gente, con i cambiamenti.<br />

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Domanda: quando ha capito di voler fare il poeta e <strong>per</strong>ché proprio<br />

il poeta?<br />

Majorino: credo di averlo capito molto presto, <strong>per</strong>ò come una roba<br />

in più, non come una cosa del<strong>la</strong> mia vita. Infatti ho fatto un sacco di<br />

<strong>la</strong>vori di tipo diverso prima di insegnare. Anzi mi piaceva fare delle<br />

es<strong>per</strong>ienze diverse, di tipo anche strano: il bookmaker, il maestro<br />

di tennis, robe che non c’entravano niente, <strong>per</strong>ò così facevo come<br />

es<strong>per</strong>ienza di tante <strong>per</strong>sone, tanti <strong>la</strong>vori.<br />

Poi pian piano si è consolidato questo desiderio, questa voglia di<br />

scrivere dei versi e ho cominciato.<br />

Domanda: qual è il suo lettore ideale?<br />

Majorino: anche questa è una domanda da centomi<strong>la</strong> dol<strong>la</strong>ri,<br />

boh…! Ma, il lettore ideale è uno possibilmente giovane che capisca<br />

a fondo, che sia interessato davvero. Un volta mi avevano chiesto<br />

di andare al<strong>la</strong> televisione da Costanzo, ma non sono andato <strong>per</strong>ché<br />

dicevo “cosa vado a fare lì?” Lì cercano sempre cose strane, una<br />

volta capita lì una ragazza con tre braccia e tutta <strong>la</strong> sera su quel<strong>la</strong><br />

stranezza, dico <strong>per</strong> dire … Tu sei lì, sei un poeta, <strong>la</strong>vori a fondo e<br />

diventi una comparsa <strong>per</strong>ché loro sono al<strong>la</strong> ricerca di cose di questo<br />

genere. Quindi un lettore giovane, non lo dico <strong>per</strong> attirare voi, ma<br />

insomma giovane <strong>per</strong>chè ha davanti cose.<br />

Domanda: ha meno es<strong>per</strong>ienza un lettore giovane …<br />

Majorino: esatto, bel<strong>la</strong> seconda risposta. Il rischio è che non abbia<br />

neanche competenza, che non capisca bene <strong>per</strong>ché le poesie sono<br />

così importanti non solo <strong>per</strong> me, <strong>per</strong>ò da giovani si può imparare, da<br />

vecchio quel che c’è c’è, a volte anche da adulto ci si ferma un po’.<br />

Domanda: c’è una figura femminile che l’ha partico<strong>la</strong>rmente<br />

ispirato?<br />

Majorino: sì, tutte. No, non vorrei diventarvi troppo simpatico, ma le<br />

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donne mi piacciono tutte molto <strong>per</strong>ché sono così diverse, hanno altre<br />

caratteristiche. Poi, in partico<strong>la</strong>re, c’è <strong>la</strong> mia consorte che conosco da<br />

quando aveva 17 anni, a me piace dire “consorte” invece che moglie,<br />

<strong>la</strong> stessa sorte … Siamo un po’ come cresciuti insieme.<br />

Domanda: <strong>per</strong>ché ha accettato di essere il Direttore artistico di<br />

questo Laboratorio?<br />

Majorino: un po’ <strong>la</strong> storia di prima, io sono sempre in mezzo ai<br />

giovani, insegno da una infinità di anni. Prima ho insegnato <strong>qui</strong> al<br />

liceo Fermi <strong>per</strong> 15 anni e il Laboratorio <strong>per</strong>ché secondo me voi a volte<br />

siete un po’ attirati da cose che non danno <strong>la</strong> felicità, non dico che<br />

tutti dobbiate mettervi a scrivere le poesie o leggere le poesie, <strong>per</strong>ò c’è<br />

anche questo, mettere come degli avvisi anche <strong>per</strong> voi… Ancora una<br />

volta lo si può fare con dei giovani e non con delle <strong>per</strong>sone anziane o<br />

adulti che ormai hanno <strong>la</strong> loro vita precisa e chi si è visto si è visto.<br />

Domanda: cosa ha pensato leggendo i nostri <strong>la</strong>vori?<br />

Majorino: finora ne ho visti mica poi tanti! Ma secondo me c’è<br />

sempre una cosa interessante, cioè mi sembra che voi da questi<br />

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incontri abbiate un po’ avuto una specie di carica ulteriore, diciamo<br />

così. Non è una roba da niente, vengo <strong>qui</strong> e bevo un caffè e ce ne<br />

andiamo ognuno <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua strada … E <strong>qui</strong>ndi i vostri <strong>la</strong>vori sono <strong>per</strong><br />

me da un <strong>la</strong>to molto semplici, non avete ancora <strong>la</strong> competenza <strong>per</strong><br />

fare delle cose, <strong>per</strong>ò magari siete su una strada di questo tipo dove si<br />

guadagnano pochi soldi, <strong>per</strong>ò i soldi sono importanti, ma non è tutto<br />

lì, se no avremmo i ricchi sempre con dei faccioni che ridono…<br />

Professoressa: c’è qualche altra domanda?<br />

Majorino: lei vuol farmi una domanda indiscreta da adulta?<br />

Professoressa: magari se poteva par<strong>la</strong>re brevemente del<strong>la</strong> sua<br />

ultima o<strong>per</strong>a, del poema.<br />

Majorino: sì, è un poema e <strong>qui</strong>ndi ha un po’ del romanzo e un po’<br />

del<strong>la</strong> poesia. Anche <strong>per</strong>ché c’è stato un <strong>per</strong>iodo in cui mia mamma<br />

scriveva romanzi e novelle, allora io fin da ragazzo <strong>la</strong> aiutavo, ero<br />

diventato un es<strong>per</strong>tone a 15 anni. E adesso in questo poema, questo<br />

libro enorme ho messo in campo un po’ di cose che sapevo, ma le<br />

o<strong>per</strong>e d’arte servono anche <strong>per</strong> esplorare, <strong>per</strong> capire di più, non è<br />

semplicemente … potrei par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> un’oretta, ma non esageriamo.<br />

Domanda: riguardo al<strong>la</strong> domanda sul<strong>la</strong> figura femminile… Ha fatto<br />

mai una poesia dedicata a una <strong>per</strong>sona a lei vicina?<br />

Majorino: certo, una <strong>la</strong> so anche a memoria, rapida <strong>per</strong>ò. Si chiama<br />

Enrica questa <strong>per</strong>sona e le ho detto questa roba <strong>qui</strong>:<br />

Fatica, l’Enrica, a <strong>la</strong>sciare, lo vedo, lo sento,<br />

l’età giovanile,<br />

erba soffice e luminosa carica d’acque<br />

cielo sul capo a sbocco.<br />

Il corpo ancora fulgido non si piega<br />

l’andatura eretta pare una preghiera<br />

alle s<strong>per</strong>anze del mutamento.<br />

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Laboratorio DI MUSICA DEGLI STUDENTI DEL FERMI CON IL MAESTRO LUDOVICO<br />

EINAUDI<br />

Gruppo radio E. Fermi: <strong>per</strong>chè ha deciso di suonare il pianoforte e non un altro strumento?<br />

Ludovico Einaudi: mia madre suonava il pianoforte e <strong>qui</strong>ndi è il primo strumento che ho avuto in casa.<br />

Anche se ho suonato <strong>per</strong> molti anni <strong>la</strong> chitarra e mi piace ancora farlo ogni tanto col pianoforte ho trovato<br />

un modo di suonare più artico<strong>la</strong>to e completo con cui riesco meglio ad esprimere le mie idee musicali.<br />

Gruppo radio E. Fermi: quali sono le emozioni che prova quando sale sul palcoscenico?<br />

Ludovico Einaudi: c’è sempre un misto di emozioni: paura, eccitazione, pensieri vari che si<br />

accaval<strong>la</strong>no.<br />

Gruppo radio E. Fermi: <strong>per</strong>chè ha scelto <strong>la</strong> strada musicale e non<br />

quel<strong>la</strong> politica come suo nonno?<br />

Ludovico Einaudi: non ho mai pensato di seguire una strada<br />

politica. La musica mi ha sempre attratto e a un certo punto ho<br />

capito che non avrei potuto starle lontano.<br />

Gruppo radio E. Fermi: da cosa è nata <strong>la</strong> sua idea di questo<br />

progetto Radio nel nostro liceo?<br />

Ludovico Einaudi: l’idea di sviluppare un progetto <strong>per</strong> <strong>la</strong> musica<br />

nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> è una cosa a cui ho pensato spesso e ne ho par<strong>la</strong>to in<br />

varie occasioni tra cui con il vostro Preside che mi ha poi ricontattato<br />

<strong>per</strong> sviluppare il progetto che stiamo facendo.<br />

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<strong>Liceo</strong> <strong>Scientifico</strong> <strong>Paritario</strong> “E. Fermi” - via Alfieri, 12 - Mi<strong>la</strong>no<br />

tel. 02 3315414 - www.liceofermi.com<br />

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